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Sommario del 12/02/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ai vescovi della Romania: vincere le insidie della secolarizzazione testimoniando i valori cristiani nella società
  • Convocato dal Papa per il 19 febbraio il Concistoro per la Canonizzazione di sei Beati
  • Nel pomeriggio, la visita di Benedetto XVI al Seminario Romano Maggiore. Intervista con il rettore, mons. Giovanni Tani
  • Il saluto del Papa ai malati in Piazza San Pietro al termine del pellegrinaggio dell'Unitalsi
  • Mons. Fisichella sulle nuove sfide della bioetica: “La ricerca della verità passa per i criteri della legge naturale”
  • L'accoglienza e il rispetto della dignità dei migranti ribadite nel documento conclusivo del Congresso mondiale della Pastorale per i Migranti
  • I 79 anni della Radio Vaticana, voce del Papa e della Chiesa tra i territori del continente digitale
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • A un mese dal terremoto, per Haiti è ancora emergenza: l’Ue lancia una missione militare
  • Un convegno ricorda Vittorio Bachelet a 30 anni dalla morte per mano delle Br
  • Il "Red Hand Day" promosso dalla Coalizione contro l'arruolamento dei bambini soldato
  • Conto alla rovescia per l'inaugurazione dei 21.mi Giochi olimpici invernali a Vancouver
  • Roma coperta dalla neve, non accadeva dal 1986
  • Chiesa e Società

  • La Caritas in prima linea per l’Anno Europeo per la lotta alla povertà
  • Spagna: 24 ore di digiuno per chiedere attenzione per il miliardo di persone che soffre la fame
  • Segni di speranza per la Chiesa cattolica di Haiti: ordinati due diaconi ad un mese dal sisma
  • Per l'attivista indiano Raghuvanshi, “il Papa indica al mondo la via per la pace”
  • Appello dell’arcivescovo di Algeri per la revoca della legge sui culti non islamici
  • Indonesia: folla di musulmani impedisce la costruzione di una chiesa cristiana
  • Cina: il mondo cattolico si prepara al Capodanno lunare nel segno dell’evangelizzazione
  • Colombia: per i vescovi il dialogo con le bande armate è un impegno pastorale, non politico
  • Argentina: la pastorale dell’educazione di fronte alla seria emergenza educativa
  • Sud Corea: a Seoul una Fondazione per tenere vivo lo spirito del cardinale Kim
  • Olimpiadi invernali: appello alla sportività delle Chiese tedesche
  • Giornata del malato: per il cardinale Bagnasco nessuno può sopprimere un altro o sopprimersi
  • Presto a Roma un centro di accoglienza per i pellegrini australiani
  • Rinnovamento dello Spirito: "Progetto Sicomoro" per il recupero dei detenuti
  • Berlino applaude “Apart Together”. Il melodramma storico apre il 60.mo Festival del cinema
  • 24 Ore nel Mondo

  • ‘No’ della Cina ad un incontro tra Obama e il Dalai Lama
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI ai vescovi della Romania: vincere le insidie della secolarizzazione testimoniando i valori cristiani nella società

    ◊   Occorre promuovere i valori cristiani nelle società secolarizzate: è l’esortazione rivolta da Benedetto XVI ai vescovi romeni, ricevuti stamani in Vaticano in occasione della visita ad Limina. Il Papa si è inoltre soffermato sulla necessità di valorizzare le radici cristiane dell’Europa e sul dialogo tra ortodossi e cattolici di Romania. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto dall’arcivescovo di Bucarest, Ioan Robu, presidente dell’episcopato romeno, che ha invitato il Papa a visitare la Romania. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Benedetto XVI ha innanzitutto reso omaggio alle comunità cristiane della Romania e della Repubblica di Moldova, che “nel tempo della persecuzione hanno mostrato indomito attaccamento a Cristo e alla sua Chiesa e hanno conservata intatta la loro fede”. Tuttavia, ha avvertito il Papa, anche in Romania non mancano le insidie, specie verso la famiglia, di una “società secolarizzata e disorientata”:

     
    “Le famiglie cattoliche dei vostri Paesi, che, durante il tempo della prova, hanno testimoniato, talora a caro prezzo, la fedeltà al Vangelo, non sono immuni dalle piaghe dell'aborto, della corruzione, dell'alcolismo e della droga, come pure del controllo delle nascite mediante metodi contrari alla dignità della persona umana”.

     
    Per combattere queste sfide, è stato l’invito del Papa ai presuli, “occorre promuovere consultori parrocchiali che assicurino un'adeguata preparazione alla vita coniugale e familiare” organizzando meglio la pastorale giovanile. E ciò soprattutto perché “la trasformazione del sistema industriale e agricolo, la crisi economica, l’emigrazione all’estero, non hanno favorito la tenuta dei valori tradizionali, che vanno, perciò, riproposti e rafforzati”:

     
    “Occorre, soprattutto, un deciso impegno per favorire la presenza dei valori cristiani nella società, sviluppando centri di formazione dove i giovani possano conoscere i valori autentici, impreziositi dal genio della cultura dei vostri Paesi, così da poterli testimoniare negli ambienti dove vivono. La Chiesa vuole dare il suo contributo determinante alla costruzione di una società riconciliata e solidale, capace di far fronte al processo di secolarizzazione in atto”.

     
    Il Pontefice ha così rivolto il pensiero al rapporto tra cattolici e ortodossi, auspicando che la “testimonianza di fraternità tra loro” prevalga “sulle divisioni e sui dissidi e apra i cuori alla riconciliazione”:

     
    “Sono consapevole delle difficoltà che devono affrontare, in questo ambito, le comunità cattoliche; auspico che si possano trovare soluzioni adeguate, in quello spirito di giustizia e carità che deve animare i rapporti tra fratelli in Cristo”.

     
    Benedetto XVI ha così ricordato “la storica visita” di Giovanni Paolo II in Romania. “Il desiderio di unità suscitato da quella visita – è stato il suo auspicio – alimenti la preghiera e l’impegno a dialogare nella carità e nella verità e a promuovere iniziative comuni”. Ed ha indicato nella difesa delle radici cristiane dell’Europa e dei valori cristiani un ambito di collaborazione importante tra ortodossi e cattolici. In particolare, su temi come “la famiglia, la bioetica, i diritti umani, l’onestà nella vita pubblica, l’ecologia”:

     
    “L’impegno unitario su tali argomenti offrirà un importante contributo alla crescita morale e civile della società. Un costruttivo dialogo tra ortodossi e cattolici non mancherà di essere fermento di unità e di concordia non solo per i vostri Paesi, ma anche per l’intera Europa”.

     
    D’altro canto, il Papa non ha mancato di esortare i presuli a “proporre ai fedeli un itinerario di fede cristiana matura e responsabile”, sottolineando che “conservare e tramandare il patrimonio della fede è un compito di tutta la Chiesa ma soprattutto dei vescovi”. Infine, nell’Anno Sacerdotale, il Papa ha chiesto ai presuli romeni di interessarsi alle condizioni spirituali e materiali e al loro aggiornamento teologico e pastorale.

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    Convocato dal Papa per il 19 febbraio il Concistoro per la Canonizzazione di sei Beati

    ◊   Benedetto XVI ha convocato per venerdì prossimo, 19 febbraio, alle ore 11, il Concistoro ordinario pubblico per la Canonizzazione di sei Beati: si tratta del sacerdote Stanislaw Soltys (Kazimierczyk), dei Canonici Regolari Lateranensi, del religioso André (Alfred) Bessette, religioso della Congregazione di Santa Croce, della fondatrice della Congregazione delle Figlie di Gesù, Candida Maria de Jesus (Juana Josefa) Cipitria Y Barriola, di Maria della Croce MacKillop, fondatrice della Congregazione delle Suore di San Giuseppe del Sacro Cuore; di Giulia Salzano, fondatrice della Congregazione delle Suore Catechiste del Sacro Cuore, e di Battista Varano, monaca dell’Ordine di Santa Chiara.

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    Nel pomeriggio, la visita di Benedetto XVI al Seminario Romano Maggiore. Intervista con il rettore, mons. Giovanni Tani

    ◊   Il Papa, questo pomeriggio alle 18, visita il Seminario Romano Maggiore. Come accade tradizionalmente ogni anno, in occasione della Festa della Patrona dell’istituto - la Madonna della Fiducia, che viene celebrata domani - il Pontefice incontra i seminaristi e si intrattiene con loro a cena. Quest’anno, ad incontrare Benedetto XVI ci saranno anche gli studenti degli altri seminari della capitale. Ma qual è la realtà del Seminario Romano Maggiore? Tiziana Campisi lne ha parlato col rettore, mons. Giovanni Tani:

    R. – La realtà del Seminario Romano Maggiore è quella di un seminario diocesano con la caratteristica particolare di accogliere anche alunni da altre diocesi, che torneranno poi nelle loro diocesi per svolgere il servizio sacerdotale. In questo momento, accoglie 85 studenti, di questi 28 sono della diocesi di Roma. Le altre diocesi che sono accolte, sono 21. Ci sono poi le diocesi straniere che comprendono 14 alunni. Quest’anno, per la prima volta, in occasione della festa della Madonna della Fiducia, che è la festa patronale del Seminario Romano Maggiore, si raccoglieranno al Seminario Romano per incontrare il Papa tutti i seminaristi della diocesi di Roma e quindi quelli del Redemptoris Mater, dell’Almo Collegio Capranica, del Seminario della Madonna del Divino Amore ed anche del Seminario Romano Minore.

     
    D. – Nel percorso di formazione, quali aspetti è necessario approfondire e quali ancora devono essere migliorati?

     
    R. – L’attenzione principale è quella alla persona affinché riesca a comprendersi, a conoscersi e a capire veramente che la chiamata viene da Dio, che non è un’autochiamata, che non è un autopromuoversi al sacerdozio, ma è veramente un rispondere alla volontà di Dio, alla sua richiesta, al suo invito a dedicare la vita per l’annuncio della salvezza che troviamo soltanto nel Signore Gesù. Ci vuole una dedizione di sé alla preghiera, al dialogo col Signore, che sia intensa e che sia profonda. Che la preghiera non sia soltanto rituale ed esterno, ma che sia veramente un dialogo profondo dell’io con il Signore. Poi, ci vuole una capacità di relazione con gli altri, che sia soprattutto saper mettere gli altri al primo posto e non ricercare se stessi, ma cercare veramente il bene dell’altro.

     
    D. – Un anno particolare, questo, perché dedicato al sacerdozio. Ma c’è una festa per voi che è annuale ed è quella dedicata alla vostra Patrona…

     
    R. – Per noi, è la festa più bella e più grande dell’anno. Siamo come una famiglia che ha il suo momento culminante in questa festa. La festa della Madonna della Fiducia dà richiama ai segni fondamentali della spiritualità che si forma all’interno del Seminario Romano. Una spiritualità che viene indicata da questa immagine della Madonna della Fiducia, che accompagna ormai da più di 200 anni la vita del Seminario Maggiore Romano. Nel cammino degli anni di formazione, gli alunni imparano a comprendere cosa significhi fiducia: che è sì fede, ma è una fede di abbandono, una fede di apertura, di confidenza tramite Maria da vivere nei confronti del Signore.

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    Il saluto del Papa ai malati in Piazza San Pietro al termine del pellegrinaggio dell'Unitalsi

    ◊   La Giornata mondiale del malato celebrata ieri, che ha visto Benedetto XVI presiedere la Messa nella Basilica vaticana, ha avuto nel pomeriggio la tradizionale conclusione con il pellegrinaggio dell’Unitalsi in Via della Conciliazione. Migliaia di malati e di volontari si sono recati in preghiera in Piazza San Pietro per accogliere il breve saluto del Papa, alla presenza delle reliquie di Santa Bernadette, la veggente di Lourdes. Il servizio di Alessandro De Carolis:

     
    Cosa misura il grado civiltà del mondo? I sentimenti di umanità che sa mostrare verso i malati. Benedetto XVI lo ha detto ieri mattina, nella Messa in San Pietro nella memoria della Beata Vergine di Lourdes. Poi, nel pomeriggio, candele nelle mani e voci intonate alla preghiera, all’Ave Maria di Lourdes, proprio i malati sono stati i protagonisti della processione che ha attraversato Via della Conciliazione per ricompattarsi in Piazza San Pietro, sotto la finestra del Papa. Cinquemila persone, molte delle quali disabili, barellieri e volontari, e in mezzo a loro le reliquie di Santa Bernadette Soubirous, che hanno riportato nel luogo simbolo della Chiesa universale l’atmosfera e il senso di devozione che ogni giorno si respirano nel Santuario francese sui Pirenei. Benedetto XVI non ha fatto mancare il suo saluto e la sua benedizione a questa piccola folla, dimostrazione visibile di quanto affermato nella celebrazione della mattina:

     
    “Cari amici! Grazie per la vostra preghiera, grazie per il vostro amore per gli ammalati, per Nostro Signore! Con tutto il cuore vi imparto la benedizione apostolica: Sit nomen Domini benedictum… Grazie, il Signore vi benedica!”.

     
    Concluso da uno spettacolo pirotecnico, il breve pellegrinaggio ha visto come sempre in prima linea i suoi promotori, i membri dell’Unitalsi, l’organismo di solidarietà che oggi – con i suoi circa 120 mila soci effettivi e i 300 mila ausiliari – accompagna a Lourdes dai 70 agli 80 mila malati all’anno. Ma numerose sono le sigle che vivono hanno nella Giornata mondiale del malato, ieri alla 18.ma edizione, uno dei momenti salienti dell’anno. Fabio Colagrande ha parlato con il responsabile di una di esse, Giuseppe Casale, coordinatore sanitario e scientifico di Antea, associazione che da oltre 20 anni assiste gratuitamente i malati terminali:

     
    "Quando arriva una malattia grave, non è soltanto la persona ad essere coinvolta, ma è tutta la struttura familiare, tutta la struttura amicale, cioè tutti gli amici: tutti partecipano – e questa è l’unità sofferente – alla sofferenza del paziente. Chi più chi meno, però tutti vanno aiutati. E questo è anche un principio fondamentale di “Antea”: noi non assistiamo soltanto pazienti o persone, ma assistiamo famiglie intere, cioè ci prendiamo cura di tutti loro, perché chiaramente anche loro stanno attraversando un momento particolare della loro vita in cui rivisitano qualsiasi concetto dal punto di vista etico, religioso, mettono in discussione tutto … Perché è un dramma, un dramma che cade all’interno di una famiglia come una bomba che scoppia e ferisce tutti: non ferisce soltanto la persona che la riceve addosso, ma vengono coinvolti tutti".

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    Mons. Fisichella sulle nuove sfide della bioetica: “La ricerca della verità passa per i criteri della legge naturale”

    ◊   “La legge naturale come criterio ineliminabile per giungere alla verità”. Un nuovo richiamo a una rinnovata presa di coscienza dei valori etici della legge morale è stato lanciato ieri dall'arcivescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, in occasione dell’apertura dell’assemblea plenaria del dicastero pontificio. “La vita personale – ha ammonito il presule – non può essere ridotta a pura materia né relegata in un limbo, priva di passione per la verità; essa dovrà sempre essere capace di approdare alla risposta definitiva che ruota intorno alla domanda di senso per la propria esistenza”. Quanto alle questioni di bioetica, per Fisichella “rimarranno ancora per diverso tempo sul tappeto dei nostri dibattiti perché il progresso della scienza è inarrestabile, così come la conquista tecnologica entrerà ancora di più a determinare la vita dei singoli e delle società”.

    In questa prospettiva, “gli interrogativi della ragione avranno motivo di moltiplicarsi” e il richiamo etico “troverà in questo contesto ancora maggior urgenza per approdare a una risposta giusta e rispettosa della dignità della vita umana”. Si arriva così a “una situazione realmente paradossale: più aumenta la capacità di conquista scientifica e maggiormente si accresce il divario con la questione fondamentale della vita che ruota intorno al bene e al male come premessa indispensabile per dare senso all'esistenza personale”. La scienza e la tecnica sembrano dunque addolcire il divario esistente con la domanda etica sul bene e sul male, senza tuttavia dirci come essa sarà vissuta dal punto di vista della qualità”. Per questi motivi, secondo Fisichella, l’uomo ha perso la sua profonda relazione con la natura e di conseguenza “il confine tra la vita umana e la natura si è rogressivamente, ma inarrestabilmente allargato così che perso il contatto con la natura anche la vita personale sembra acquisire i tratti di piena autonomia dalla natura e in modo quasi sprezzante si rivendica per sé una libertà che faticosamente ha acquistato con il predominio sulla natura stessa”. (A cura di Marco Guerra)

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    L'accoglienza e il rispetto della dignità dei migranti ribadite nel documento conclusivo del Congresso mondiale della Pastorale per i Migranti

    ◊   “La Chiesa deve aprire le braccia a tutti i migranti, qualunque sia la loro età, il loro credo o la convinzione”. E’ una delle conclusioni contenute nel documento finale del sesto Congresso Mondiale della Pastorale per i Migranti e i Rifugiati, che si è tenuto dal 9 al 12 novembre 2009 in Vaticano. Il testo ribadisce la necessità di porre come priorità nell’affrontare questa “sfida pluridimensionale” la centralità della persona e la sua dignità. Ce ne parla Benedetta Capelli:

    “Un segno dei tempi” così viene definito il fenomeno della migrazione che “influenza profondamente – si legge nel documento – le nostre società”. Analizzandone le conseguenze drammatiche, si evidenzia come la “ricerca di modelli migliori di accompagnamento per gli immigrati” passino attraverso una ridefinizione della società, chiamata a porre come prioritaria la centralità della persona e la sua dignità. Attraverso questa nuova prospettiva si può intravedere “una vera speranza”, anche se la migrazione, essendo “una sfida pluridimensionale”, indica che “i temi della sicurezza e della paura sociale possono facilmente portare a un aumento della discriminazione”, “del razzismo”, della “criminalizzazione dei migranti”. Elementi che mettono la società del 21.mo secolo di fronte al “traffico di esseri umani”, ai “falsi matrimoni” a “nuove forme di schiavitù”. Una “sofferenza umana” fatta di respingimenti, di “detenzione arbitraria” e a volte anche di “tortura nei campi di accoglienza”. “È chiaro – si legge nel documento - che un atteggiamento difensivo e politiche migratorie restrittive dividono e distruggono le famiglie” e “che i disordini sociali tra i migranti sono causati pure dall’ingiustizia sociale”.

     
    “In evidente contrasto con gli atteggiamenti restrittivi – prosegue il testo – le economie mondiali hanno bisogno in genere di una maggiore mobilità umana” e pertanto il documento esorta a promuovere questo aspetto. Inoltre, “per la Chiesa il macrofenomeno delle migrazioni è una questione pastorale prioritaria”: può aiutare i migranti a mantenere la loro cultura e far sì che il Paese ospitante si apra alla cultura del Paese d’origine degli stessi migranti. In questo contesto, nuovo slancio può arrivare dall’Istruzione Erga Migrantes Caritas Christi, “pietra miliare per quanto riguarda la ‘categorizzazione’ dei migranti”, che contribuisce a “rafforzare i meccanismi di coordinamento pastorale nazionali e diocesani”. Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti segnala anche la “corresponsabilità e comunione tra Chiese di origine e Chiese di accoglienza”, che hanno permesso una migliore comprensione del fenomeno migratorio e hanno suggerito misure concrete per la stessa pastorale. Invitando a guardare agli immigrati come “protagonisti del loro futuro”, sia nei Paesi d’arrivo che in quelli di partenza, il documento raccomanda il rafforzamento delle strutture ecclesiali attraverso una maggiore collaborazione, per meglio proteggere le comunità locali e gli stessi migranti.

     
    Una particolare preoccupazione viene espressa per i bambini rimasti nei Paesi d’origine che “pagano un prezzo molto elevato” per la separazione delle famiglie; un trauma che può mettere in pericolo la loro educazione e la società di domani. La Chiesa è quindi chiamata ad un ruolo di mediazione, di sostegno sotto ogni punto di vista, e di vigilanza di fronte alla violazione dei diritti umani. “Trasformando la Chiesa in un punto di incontro, soprattutto per i giovani migranti, si può neutralizzare - prosegue il doccumento - l’effetto negativo della secolarizzazione, contribuendo così a trasformare la migrazione in opportunità per l’evangelizzazione, nel pieno rispetto della scelta di ciascuno”. Infine, il testo esorta a sviluppare una cooperazione con i Governi, la società civile, la comunità internazionale per promuovere il concetto di “un’Autorità politica mondiale” che si occupi di immigrazione a livello globale. Importante è anche il richiamo ai mass media, affinchè si impegnino a controbilanciare "la copertura mediatica negativa" del fenomeno migratorio con esempi positivi di immigrati che, con il loro lavoro e il loro contributo, favoriscono la ricchezza del Paese d'accoglienza quanto in quello d'origine, al loro ritrono.

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    I 79 anni della Radio Vaticana, voce del Papa e della Chiesa tra i territori del continente digitale

    ◊   La Radio Vaticana compie oggi 79 anni. Dalla “Statio radiofonica” creata da Guglielmo Marconi per volontà di Pio XI all’emittente odierna sempre più flessibile e multimediale, sulla base delle continue evoluzioni aperte dal digitale e dal web, la Radio del Papa ha cambiato volto innumerevoli volte. Non ha cambiato mai lo spirito di fondo sintetizzato dai suoi Statuti: “Annunciare con libertà, fedeltà ed efficacia il messaggio cristiano”, collegare le Chiese locali con la Chiesa di Roma, diffondere il magistero del Papa. Il servizio si Alessandro De Carolis:

    Un anno e mezzo fa, descrivendo il felice connubio tra la Radio Vaticana e Internet, un vaticanista italiano commentava: “Senza questa sua radio la Chiesa si ritroverebbe imbavagliata e muta”. In effetti, se si confronta la crisalide dell’emittente pontificia di 79 anni addietro con la “farfalla” di ciò che è oggi la Radio del Papa basta uno sguardo, e un ascolto, per capire cosa abbia rappresentato per la comunità cattolica internazionale e non solo la possibilità di diffondere via etere, e oggi nelle mille forme del digitale, la voce del Pontefice, il suo magistero, i contenuti della fede, ma anche la visione cristiana della Chiesa sulle vicende del mondo. Certamente, non poteva esservi un’idea definita di cosa avrebbe rappresentato lo “sfondamento” dei confini offerto da un mezzo di comunicazione a un comunicatore per eccellenza come un Papa. Non poteva Pio XI – quando, dalle 16,49 del 12 febbraio 1931, pronunciò le parole del primo radiomessaggio vaticano della storia – avere la medesima consapevolezza del primo Papa eletto nel 21.mo secolo, Benedetto XVI, quando il 3 marzo 2006 si accostò al microfono della “sua” Radio per celebrarne i 75 anni di vita:

     
    “Sì! La vostra è la “buona battaglia della fede”, secondo le parole dell’apostolo Paolo, per diffondere il Vangelo di Cristo (...) Nel mondo dei mezzi di telecomunicazione non mancano, come sappiamo, anche voci contrastanti. E tanto più è importante che esista questa voce che vuole realmente mettersi al servizio della verità di Cristo, e così mettersi al servizio della pace e della riconciliazione del mondo”.

     
    Questi impegni che permeano le fibre del lavoro redazionale e tecnico della Radio Vaticana si colgono meglio alla luce dei numeri più recenti: 400 dipendenti, trasmissioni in 45 lingue, una dozzina di alfabeti, l’intero pianeta come target – grazie alla radiofonia su satellite, oltre che su onda, e oggi grazie al web – ascolti e innumerevoli ri-ascolti, grazie alla ritrasmissione dei programmi da parte di oltre mille radio locali e all’audio scaricabile in podcast. Nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, il Papa ribadisce che “anche nel mondo digitale deve emergere che l'attenzione amorevole di Dio in Cristo per noi non è una cosa del passato e neppure una teoria erudita, ma una realtà del tutto concreta e attuale”. Quella consapevolezza ancora sfumata 79 anni or sono in chi aveva aperto il primo microfono al Papa è oggi ideale e prassi di lavoro il quale, come sottolineò Benedetto XVI nella sua visita alla Radio del 2006, non può poggiare solo su una “solida preparazione culturale” e su “tecnologia d’avanguardia”, ma sull’essere in sintonia con uno spirito più alto:

     
    “Continuate, cari amici, ad operare nel grande areopago della comunicazione moderna (…) Ma non dimenticate che, per portare a compimento la missione affidatavi, occorre certo un’adeguata formazione tecnica e professionale, ma è necessario soprattutto che coltiviate incessantemente in voi uno spirito di preghiera e di fedele adesione agli insegnamenti di Cristo e della sua Chiesa”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Cattolici e ortodossi uniti per la crescita morale e civile della società: il discorso del Papa ai vescovi della Romania in visita “ad Limina”.

    L'Europa che non c'è: in prima pagina, Luca M. Possati sul vertice di Bruxelles dedicato alla crisi greca.

    Nuovi studi per antichi valori: in cultura, la conferenza, all'Accademia dei Lincei, del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che invita a utilizzare le celebrazioni per i 150 anni dall'Unità come occasione per rilanciare l'approfondimento storico sui fondamenti della Nazione.

    Quanti ipotesi (superflue) sulla Didachè: Manlio Simonetti su come orientarsi nella lettura dell'antichissimo testo  dell'“Insegnamento degli apostoli”.

    Il vocabolario di re Porsenna: Maurizio Sannibale sull'ultima edizione dell'indice lessicale “Thesaurus Linguae Etruscae”.

    Nell'informazione religiosa, un articolo sulle conclusioni del sinodo della Chiesa d'Inghilterra.

    Nell'informazione vaticana, interviste di Nicola Gori a monsignor Giovanni Tani, rettore del Seminario Romano Maggiore, in occasione della visita, oggi pomeriggio, di Benedetto XVI, e di Mario Ponzi a mons. Jean-Marie Mpendawatu, sottosegretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari.

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    Oggi in Primo Piano



    A un mese dal terremoto, per Haiti è ancora emergenza: l’Ue lancia una missione militare

    ◊   L'Unione Europea, con il vertice di ieri, ha lanciato una missione militare per Haiti e ha stanziato altri 90 milioni di euro a favore della popolazione, che, a parte gli altri bisogni, dovrebbe poter contare su un riparo prima della stagione delle piogge, che inizia a marzo. Da parte sua, l’Onu chiede a tutti i Paesi di sospendere eventuali “rimpatri involontari di haitiani, vista la persistente crisi umanitaria”. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Prima ancora delle stagionali piogge torrenziali, ad un mese dal terribile terremoto, a Port-au-Prince s'è abbattuta una forte pioggia che ha peggiorato le condizioni, già precarie, delle centinaia di migliaia di superstiti senzatetto, che dal 12 gennaio ancora vivono assiepati negli accampamenti improvvisati nei parchi della città. Nonostante tutto, nei quartieri distrutti di Port-au-Prince migliaia di haitiani oggi vestono di nero e di bianco, colori scelti per il giorno di lutto nazionale, per ricordare gli almeno 217 mila morti. Si parlava di 230 mila, ma il ministro degli Interni ribadisce che il bilancio non arriverà a tanto. In ogni caso, l’Onu parla di un milione e 200 mila senzatetto e di condizioni igieniche difficili. È allarme anche per la diffusione dei batteri influenzali, soprattutto tra i bambini piccoli. A proposito di bambini, c'è da dire che nel primo pomeriggio in Italia arriveranno 35 bambini haitiani con loro familiari, su inziativa della Croce Rossa Italiana che si occuperà delle cure di cui hanno bisogno. Ad accogliere allo scalo di Pratica di Mare i terremotati ci saranno il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, e il vicepresidente del parlamento europeo, Roberta Angelilli. Ad Haiti, a 30 giorni dalla tragedia, è forse solo più chiaro il bisogno di solidarietà. Ascoltiamo la responsabile della comunicazione per la Caritas Internationalis, Michelle Hough:

     
    "Caritas Internationalis sta puntando proprio sui bisogni essenziali, quelli dell'acqua, del cibo, delle tende per dormire. Abbiamo fornito dei centri medici mobili e diamo anche un sostegno morale e psicologico. Caritas stava lavorando ad Haiti da prima del terremoto e ci resterà a lungo termine, aiutando la gente a riprendere fiducia nella vita e a vivere in modo dignitoso".

     
    Michelle Hough, appena saputo della terribile scossa, ha preso un aereo per Haiti. Tra le immagini che conserva di quei primi drammatici momenti, racconta:

     
    "Una delle immagini che mi ha colpito di più è stata una scuola a Port-au-prince. Gran parte di questa scuola era crollata e dentro c'erano molti bambini. Fuori della scuola c'era gente che aspettava e che mi ha fatto vedere delle foto dei bambini che stavano dentro, che erano volate via da una delle finestre e che erano finite per terra".
     
    Per raccogliere fondi per Haiti, tra le varie iniziative, ieri sera insieme con l’Ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede, Caritas internationalis ha organizzato un concerto Gospel a Roma presso la Chiesa di Sant’Antonio da Padova.

     
    (Musica)

     
    Una scelta che la cantante Amy Stewart ha spiegato così:

     
    "Nei giorni successivi al terremoto, il popolo haitiano ha cercato conforto nella preghiera, nella musica, intonando canzoni durante la notte, per allontanare la paura, la tristezza e la solitudine".

     (Musica)

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    Un convegno ricorda Vittorio Bachelet a 30 anni dalla morte per mano delle Br

    ◊   Si apre oggi pomeriggio all’Università “La Sapienza” di Roma, il 30.mo Convegno Bachelet, dal titolo “Vittorio Bachelet testimone della speranza”, dedicato al presidente dell’Azione Cattolica Italiana, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1980. All’evento interverrà anche il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Questa sera, in occasione del Convegno, verranno inoltre presentati un Dvd e un volume su Bachelet, presso la Domus Mariae. Un evento a cui prenderà parte anche Franco Miano, presidente nazionale dell'Azione Cattolica. Intervistato da Luca Collodi, ricorda Bachelet come uomo della speranza:

    R. – L’Azione Cattolica, insieme a tante altre istituzioni, lo ricorda, avendo scelto il titolo “Testimone di speranza”, perché ritiene che la speranza, proprio in quanto non vuota illusione, sia regola esigente e programma di vita che conduce a scelte precise di radicamento del tessuto sociale e ha un grande investimento sul futuro. La speranza, nel caso di Bachelet, fu la scommessa sul dialogo, sull’onestà, sul rispetto per l’altro, sulla perseveranza nell’impegno, sul credere fortemente nel valore dell’educazione.

     
    D. – Lei crede, presidente, che vi sia la possibilità di tornare a crescere in un Paese dove i valori cristiani siano fermento di progresso sociale?

     
    R. – Secondo me sì. Questa speranza è una speranza fondata comunque sull’impegno di tanti - e innanzitutto di tanti giovani - che stanno riproponendo con forza il significato vivo del valore della solidarietà. In Azione Cattolica, stiamo cercando di intensificare al massimo l’impegno di formazione a partire dalla Dottrina Sociale della Chiesa, in molteplici direzioni, sia nella direzione di una formazione globale della persona - in cui l’elemento sociale e politico sia sempre più parte di ogni itinerario formativo, e non sia esperienza staccata estemporanea che affidiamo ad altri - sia nella direzione di acquisire specifiche competenze, che sappiano mettere le persone all’altezza dei compiti che in futuro potrebbero loro essere affidati.

     
    D. – C’è chi sostiene che il rapporto tra valori e prassi sociale debba essere riconsiderato. Questo è un passaggio cruciale: lei cosa ne pensa?

     
    R. – Ciò che noi proponiamo è proprio un continuo esercizio di incontro, di coniugazione, di mediazione, di emulazione tra gli elementi ideali e gli elementi vissuti. Il problema è quello di fare continue buone esperienze in questa direzione, perché da un lato l’ideale è sempre davanti a noi ma, dall’altro, siamo chiamati, come cristiani, a dare alcuni segni di realizzazione possibile: siamo chiamati a dire che il bene è possibile, che la giustizia è possibile, che la condivisione è possibile, che la solidarietà è possibile, che il rispetto della vita è possibile. E tutto questo è uno sforzo costante, che deve mettere insieme formazione seria ed integrale e buone pratiche di vita. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il "Red Hand Day" promosso dalla Coalizione contro l'arruolamento dei bambini soldato

    ◊   Dare una mano dipingendola di rosso. E’ il segno che oggi contraddistingue quanti intendono esprimere la propria contrarietà all’impiego dei bambini soldato nei contesti di guerra. In occasione dell’odierno “Red Hand Day” – Giornata della mano rossa - la Coalizione italiana “Stop all’uso dei bambini soldato” invita a non dimenticare gli oltre 250 mila minori che prendono parte ai combattimenti in 35 Paesi del mondo. Benedetta Capelli ha intervistato in proposito Viviana Valastro, portavoce della Coalizione:

    R. – Il “Red Hand Day” è la Giornata della mano rossa, il 12 febbraio: si ricorda l’anniversario dell’entrata in vigore del Protocollo opzionale sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, ed è una Giornata alla quale la Coalizione internazionale “Stop all’uso dei bambini soldato” ha deciso di dare ampio rilievo, per ricordare questo importante passo avanti compiuto dalla comunità internazionale nel contrastare l’utilizzo dei bambini nei conflitti armati.

     
    D. – Andando nello specifico, quali sono le linee-guida di questo Protocollo?

     
    R. – Il Protocollo ha rappresentato un passo avanti molto importante, perché ha elevato a 18 anni l’età minima perché i ragazzi possano far parte degli eserciti. Era un limite contenuto nella Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che indicava in 15 anni l’età minima, in contrasto poi con il primo articolo della Convenzione stessa, che definisce “bambino” chi ha un’età compresa tra gli 0 ed i 18 anni.

     
    D. – Quanti sono, ad oggi, i bambini soldato nel mondo?

     
    R. – Si stima siano 250 mila: è un dato in ribasso, rispetto al precedente che era di 300 mila. Però, questo non implica un abbassamento dell’attenzione rispetto a questo fenomeno, perché chiaramente si tratta di una stima: un’indicazione precisa non è possibile. I contesti di conflitto sono sempre più in aumento e quindi la preoccupazione è che anche i bambini vengano coinvolti negli stessi conflitti, come soldati.

     
    D. – Quali sono i Paesi più interessati da questo fenomeno?

     
    R. – Sono l’Afghanistan, il Burundi, il Ciad, la Colombia, la Costa d’Avorio, la Liberia, il Myanmar, il Nepal, le Filippine, la Repubblica Democratica del Congo e la Somalia, lo Sri Lanka, il Sudan e l’Uganda. Questi sono i principali. Diciamo che su 250 mila bambini e bambine soldato, ben 120 mila sono quelli presenti nel continente africano.

     
    D. – Quali sono le iniziative previste per oggi, da parte della coalizione italiana della campagna “Stop all’uso dei bambini soldato”?

     
    R. – Il nostro è un invito a tutte le persone anche comuni, a casa, in ufficio, di attivarsi per dare una mano in un modo molto semplice: colorarsi la mano di rosso e testimoniare la propria contrarietà all’utilizzo dei bambini soldato.

     
    D. – Voi siete nati nel 1999: quali sono gli obiettivi che avete raggiunto su questo fronte?

     
    R. – La coalizione era nata nel 1999 con un obiettivo importantissimo: quello di fare in modo che l’Italia ratificasse il Protocollo opzionale sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, e questo è avvenuto l’11 marzo 2002: quindi, questo è stato il risultato più importante che abbiamo raggiunto. Quello che ora è importante per noi è che, a livello nazionale per esempio, l’Italia ritiri quella dichiarazione di riserva che ha reso nel momento in cui ha ratificato il Protocollo opzionale, nel quale ammette la possibilità dell’arruolamento volontario di ragazzi di 17 anni. Questo è un nostro primo obiettivo, molto importante, che abbiamo ancora. L’altro è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno del coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati e questa iniziativa di oggi mira, appunto, a raggiungere questo obiettivo.

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    Conto alla rovescia per l'inaugurazione dei 21.mi Giochi olimpici invernali a Vancouver

    ◊   Si inaugurano oggi a Vancouver, in Canada, i XXI Giochi olimpici invernali. La cerimonia di apertura avrà inizio davanti a circa 60 mila spettatori, quando in Italia saranno le tre di notte. Sull’attività frenetica di queste ore e sugli imprevisti della vigilia, Luca Collodi ha sentito don Mario Lusek, cappellano della squadra nazionale italiana:

    R. – A parte la neve che non c’è, la sensazione è quella proprio di una nuova avventura in cui ancora una volta vengono riproposti – come ci ha ricordato benissimo Papa Benedetto – i valori dell’incontro tra le civiltà e del dialogo tra i popoli. Ci offre l’occasione di mettere a confronto tradizioni, culture e storie e soprattutto quell’agonismo sano che non è aggressività, che non è violenza, ma che è proprio partecipazione alla vita degli altri.

     
    D. – Don Lusek, lei sarà il cappellano della nazionale italiana alle Olimpiadi italiane in Canada. Cosa pensa di fare?

     
    R. – A tutti gli atleti intanto consegneremo un piccolo fascicolo elaborato dal nostro ufficio, e abbiamo preso in prestito proprio le frasi più significative che Papa Benedetto ha utilizzato nei confronti dello sport in questi ultimi periodi: attraverso di esse, vogliamo riproporre i valori eterni dello sport.

     
    D. – Don Lusek, il messaggio del Papa ancora una volta ribadisce l’interesse della Chiesa per lo sport…

     
    R. – Sì, questo è il terzo messaggio che Benedetto indirizza al mondo olimpico: Pechino, Torino e Vancouver. E’ più che essenziale, perché va subito al nocciolo dei problemi evidenziando la caratteristica dello sport a livello mondiale: l’incontro, il dialogo e l’educazione, dando modelli positivi e significativi alle giovani generazioni.

     
    D. – Non possiamo, però, nascondere che i Giochi invernali, come altre manifestazioni sportive, siano anche occasioni commerciali ed economiche…

     
    R. – Non c’è dubbio. Senza esorcizzare il problema o addirittura rimuoverlo, noi siamo lì, appositamente, come Chiesa per farci prossima e per dare un’anima al mondo dello sport e a fare emergere invece quello che a volte è sepolto dalla generalizzazione della dinamica economica e dalla pervasività dell’economica all’interno dello sport. E quindi, se ci sono presenze educative significative, come anche quella della Chiesa, sicuramente non saranno sepolti definitivamente i valori tradizionali dello sport.

     
    D. – Secondo lei, gli atleti cercano i cappellani delle varie nazionali?

     
    R. – Io ho notato che non c’è indifferenza verso la presenza del sacerdote, oppure rifiuto o ostilità. E poi, ci sono tutte le dinamiche che un prete vive nella sua parrocchia, nella sua comunità, con incontri diretti, con momenti di confronto… Esiste dunque la ricerca del cappellano: non in maniera così massiccia, perché l’evento olimpico porta ad una razionalizzazione dei tempi. I tempi sono strettissimi, sia per le gare sia per gli allenamenti sia per altri tipi di momenti. All’interno di queste dinamiche, ci inseriamo anche noi.

     
    D. – Qual è la sua previsione per la nazionale italiana, a questi Giochi?

     
    R. – Dicono che non sia una stagione positiva, però credo che ogni evento vada vissuto con ottimismo e con fiducia, e quindi che non ssia tanto il numero delle medaglie che qualifica una spedizione, anche se quelle sono importanti… Ci sono tempi di semina e tempi di raccolta: questo potrebbe essere un tempo di semina che faccia prevedere una raccolta significativa. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Roma coperta dalla neve, non accadeva dal 1986

    ◊   Roma è stata spazzata in mattinata da un’insolita bufera di neve. Uno spettacolo desueto, che mancava nella capitale italiana da oltre 20 anni. Pesanti le ripercussioni sul traffico cittadino e negli aeroporti capitolini. Ce ne parla Salvatore Sabatino:

    (musica: "Nevicava a Roma" - R. Rascel
    "...Nevicava a Roma e la gente si chiedeva: ma cos'è?...")

     
    In tanti, stamattina, si saranno posti questa domanda. Per una Roma, che ha saputo stupire, ancora una volta, svegliandosi sotto una nevicata come non si vedeva da anni. Suggestiva come mai: la “Città eterna” ha regalato uno spettacolo unico, con monumenti imbiancati a disegnare un profilo tanto straordinario quanto raro. Ed i più strabiliati sono loro, i turisti, che cercano in tutti i modi di immortalare l’insolito spettacolo, e che non si aspettavano di trovare una Roma così. Ma anche i romani esprimono così il loro stupore.

     
    R. - Bello! E’ la prima volta che la vedo ed è molto bello!

     
    R. - Mi piace! Bellissimo!

     
    D. – Ma lei se le ricorda le altre nevicate?

     
    R. – Sì, nell’’85. Poi nel ’95 ne ha fatta poca.

     
    D. – Signora, e lei?

     
    R. – Nel 2005. Per me è bellissima. E’ proprio una cosa desiderabile, la neve.

     
    D. – Poi una città così bella, vederla con la neve è suggestivo...

     
    R. – E, infatti, infatti, perché nevica proprio ogni cento anni qua.

     
    R. – ‘Na fiaba, ‘na fiaba proprio!

     
    (musica: "La nevicata del '56" - M. Martini
    "...La nevicata del '56. Roma era tutta candidata ....".)

     
    Certo i disagi non mancano. La nevicata di stamattina ha avuto pesanti ripercussioni sul traffico della capitale italiana, nonostante la macchina per il piano-neve messa a punto dal sindaco, Gianni Alemanno, sia entrata immediatamente in azione. Situazione piuttosto critica, per qualche ora, negli aeroporti capitolini, dove si sono registrati notevoli ritardi, mentre nessuna conseguenza è stata segnalata sulla rete ferroviaria. L’ultima volta che aveva nevicato sulla capitale era il 2005, anche se Roma si era completamente imbiancata, per l’ultima forte nevicata, solo nell’86. E come non ricordare il 1956, quando l’intera Italia venne colpita da un’ondata di maltempo senza precedenti: anche in quella occasione Roma seppe incantare il mondo.

     
    (musica: M. Martini
    "... la nevicata del '56. Roma era tutta candida...)

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    Chiesa e Società



    La Caritas in prima linea per l’Anno Europeo per la lotta alla povertà

    ◊   In Europa 79 milioni di persone, circa 17% della popolazione, vivono in condizioni di povertà, un cittadino su 5 soffre di condizioni abitative malsane e il 9% dei nuclei familiari sono privi di lavoro. Si stima inoltre che, a causa della crisi del lavoro e dello stato socio-assistenziale, nella seconda metà del 2010 il tasso di disoccupazione toccherà il 10%, con 57 milioni di disoccupati. I drammatici dati sulla povertà nel vecchio continente sono stati presentati da mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, nel suo intervento di ieri alla conferenza stampa sull’Anno europeo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, di cui riferisce il Sir. La fotografia offerta dal direttore della Caritas riflette le rivelazioni della rete Caritas presente in tutta Europa con circa 700mila volontari e 560mila operatori, per dare sostegno e aiuto a 22 milioni e 500 mila poveri. Per l’Anno europeo per la lotta alla povertà Caritas Europa ha quindi lanciato una grande campagna e una petizione per raccogliere 1 milione di firme, invitando tutte le Caritas ad organizzare eventi ed iniziative, fra cui spicca la visita del Papa all’Ostello della Caritas di Roma, domenica prossima. Tra gli appuntamenti si segnala anche il convegno internazionale sulla povertà in Europa che si svolgerà il 4-5 giugno, a Madrid. In estate sono poi previsti seminari su povertà infantile, welfare state, migranti, rom, povertà-studio-lavoro in diversi Paesi d’Europa; mentre a settembre, a Trieste, si svolgerà una conferenza sui progetti anti-esclusione tra Italia, Austria, Slovenia e Croazia. E ancora il 13 ottobre, a Roma, sarà presentato il decimo rapporto Caritas-Zancan su povertà ed esclusione sociale in Italia; il 17 ottobre, in Europa e in Italia, si parteciperà alla Giornata mondiale ‘Stand Up’di lotta alla povertà e, infine, a dicembre, si svolgerà il meeting di chiusura della campagna Caritas e la presentazione in Parlamento europeo delle firme raccolte alla petizione di Caritas Europa. Ogni cittadino viene inoltre invitato a compiere 10 semplici gesti quotidiani, tra cui comprare equo e solidale e la rivista del venditore di strada, rinunciare ad un regalo e fare una donazione. In Italia, ha spiegato mons. Nozza, oltre al “Prestito della speranza” promosso dalla Conferenza episcopale italiana per rispondere alla crisi economico-finanziaria, sono in atto a livello diocesano almeno 125 iniziative: 72 nell’ambito del microcredito, 29 fondi speciali per famiglie; otto empori/spese solidali o carte acquisti; cinque consulenze lavoro e cinque sostegno e consulenza casa. (M.G.)

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    Spagna: 24 ore di digiuno per chiedere attenzione per il miliardo di persone che soffre la fame

    ◊   Unirsi al più di un miliardo di persone che soffrono la fame nel mondo. Con questo lo spirito si celebra oggi in Spagna il Giorno del digiuno volontario, iniziativa promossa promossa dalla Ong cattolica spagnola “Manos Unidas”. “L'unico ostacolo insuperabile nella lotta contro la fame – riferisce al Sir un responsabile della Ong – sarebbe credere che la vittoria è impossibile. Perciò, invitiamo gli spagnoli a mobilitarsi e a solidarizzare con i milioni di persone per i quali mangiare non è una questione di orario né di appetenza, bensì un esercizio quotidiano di sopravvivenza”. Di qui l'invito a essere generosi verso “quel miliardo di affamati”. Infatti, se l'obiettivo della giornata è far sì che ciascuno “senta nella propria carne la carenza di cibo che altri fratelli provano tutto l'anno”, i soldi risparmiati nel pranzo o nella cena che si salterà potranno essere devoluti per i progetti di Manos Unidas contro la fame. Infatti, domenica inizia la nuova campagna della Ong cattolica contro la fame che ha l'obiettivo di realizzare il primo e il settimo degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, “sradicare la povertà estrema e la fame” e “assicurare la sostenibilità ambientale”. In tutta la Spagna ci saranno iniziative per pubblicizzare la campagna. (M.G.)

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    Segni di speranza per la Chiesa cattolica di Haiti: ordinati due diaconi ad un mese dal sisma

    ◊   Per la comunità cattolica haitiana il lento e difficile ritorno alla normalità è segnato anche dall’ordinazione di due diaconi delle Delegazione camilliana, don Robert Daudier e don Verna Cineus. Un evento che assume un significato per alcuni versi di rinascita a un mese esatto dal sisma che ha portato morte e devastazione anche per la Chiesa locale con la scomparsa dell’Arcivescovo Miot e di numerosi religiosi, nonché la distruzione di chiese, scuole e centri di assistenza per la popolazione. Il rito di ordinazione, di cui riferisce il Sir, è stato presieduto da mons. Bernardito Auza, nunzio apostolico ad Haiti, nella cappella dedicata a Notre Dame de la Santé, nel Foyer Saint Camille di Port-au-Prince. Oggi le comunità dei Camilliani ad Haiti sono due, la prima a Port au Prince con un ospedale generale diretto da padre Gianfranco Lovera, un poliambulatorio, un centro di accoglienza diurno e notturno per bambini sieropositivi o orfani di genitori morti di Aids, una scuola per bambini bisognosi, uno studentato per i religiosi autoctoni. La seconda casa è a circa 300 km dalla capitale, a Jeremié, dove i Camilliani hanno un noviziato e offrono il servizio spirituale e sanitario all’ospedale locale, oltre a visitare i malati a domicilio. Tra i Camilliani ci sono tre italiani religiosi professi e un sacerdote del Burkina Faso, due diaconi locali e 5 professi temporanei locali. (M.G.)

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    Per l'attivista indiano Raghuvanshi, “il Papa indica al mondo la via per la pace”

    ◊   Il messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima del 2010 “dimostra che il Pontefice conosce benissimo e comprende i problemi che affliggono l’umanità. Inoltre, è importantissimo il sostegno che esprime agli attivisti per i diritti umani e a coloro che combattono per la democrazia”. Lo dice all'agenzia AsiaNews Lenin Raghuvanshi, direttore della Commissione indiana per i diritti umani e premio Gwanju (il “Nobel asiatico”) nel 2007. Il bene comune e la dignità umana, che il Papa sottolinea come requisiti fondamentali per l’umanità intera, “sono imperativi etici per tutti noi. La mancanza di cibo, acqua, lavoro e salute sono fattori che incidono sull’uomo e creano disparità inaccettabili. Esistono situazioni, che Benedetto XVI dimostra di conoscere, in cui gli uomini vivono in una situazione sub-umana: ebbene, queste sono inaccettabili”. Secondo il Papa, la giustizia non rende all’uomo la totalità del suo dovere: “Questo pensiero è il più importante, per la situazione attuale dell’India. Soltanto questa mattina ho incontrato un ragazzo musulmano, vittima di violenze interreligiose a cui la polizia non ha reso giustizia. Ora non può lavorare, e non si può curare: dove si trovano la responsabilità e il senso di giustizia dello Stato, in casi come questi? Persone innocenti diventano vittime e , con la compiacenza del governo, perdono il diritto a vivere con dignità la propria vita”. Per questo, “è fondamentale che i governi e i leader mondiali ascoltino e accolgano l’invito di Sua Santità. Che, da parte sua, ha ricordato come i cristiani siano chiamati a contribuire alla creazione di società giuste, dove tutti possano ricevere quello che serve a vivere secondo i propri bisogni e dove la giustizia sia resa più viva dall’amore”. Benedetto XVI “parla di amore e oggi, in società come quella indiana segnata dalle tensioni, è essenziale che venga ascoltato. Il sospetto e la sfiducia devono piegarsi alla verità. Il messaggio del Papa è un sentiero verso una cultura della pace che possa sradicare le fonti di ingiustizia, provvedere a una vera ed uguale distribuzione delle risorse, in cui tutte le persone possano vivere con dignità e senza distinzione di ogni tipo. La giustizia e i diritti umani devono divenire la strada verso la pace”. (R.P.)

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    Appello dell’arcivescovo di Algeri per la revoca della legge sui culti non islamici

    ◊   Rivedere la legge che regola l’esercizio di culto non musulmano in Algeria. Lo ha chiesto il l’arcivescovo di Algeri Ghaleb Bader durante un colloquio sulla libertà di culto organizzato dal ministro della religione, Bouabdallah Ghlamallah. Secondo quanto riferisce Avvenire la legge in questione obbliga chi pratica una religione diversa dall’islam a costituire una religione a carattere religioso e a chiedere permesse per la celebrazione delle cerimonie che devono tenersi in luoghi autorizzati. Rischia invece dai due ai cinque anni di prigione e multe fino a 10mila euro chiunque tenti di convertire un musulmani ad un’altra regione, costringendolo o usando mezzi di persuasione. Secondo il presule queste norme impediscono a molti cattolici di professare la propria fede poiché in molte zone non esistono chiese e per questo non si può limitare l’esercizio del culto a luoghi prefissati. Dal canto suo il ministro algerino ha detto che la legge del 2006 non prende di mira nessuna religione ma “organizza il settore”. (M.G.)

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    Indonesia: folla di musulmani impedisce la costruzione di una chiesa cristiana

    ◊   Una protesta contro il permesso di costruzione di una chiesa protestante. L’ha inscenata una folla di oltre 150 musulmani del villaggio di Curug Mekar, nel sotto distretto di West Bogor, in Indonesia. Come riferisce l’agenzia AsiaNews, la manifestazione ha spinto le autorità a revocare l’autorizzazione, giustificando la decisione con presunte irregolarità nella raccolta delle firme necessarie per edificare il luogo di culto cristiano. Bambang Gunawan, segretario esecutivo dell’amministrazione locale, ha assicurato ai dimostranti che sarà necessario rivedere il percorso che ha portato al rilascio del permesso di costruzione. Ora spetta al sindaco decidere. Resta il fatto che, al momento, l’edificazione della chiesa resta bloccata e non si sa se potrà riprendere in futuro. Contro le ripetute ed improvvise revoche dei permessi di costruzione è intervenuta anche la Conferenza episcopale indonesiana, che ha avanzato una protesta formale in Parlamento. Infatti, nella provincia di West Java, i musulmani hanno bloccato anche l’edificazione della chiesa cattolica di Santa Maria a Purwakarta, nonostante i fedeli abbiano ottenuto tutti i permessi. (F.C.)

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    Cina: il mondo cattolico si prepara al Capodanno lunare nel segno dell’evangelizzazione

    ◊   In vista del Capodanno lunare, che ricorre il 14 febbraio, la grande festa della cultura tradizionale cinese, il mondo cattolico, dal continente ad Hong Kong, si prepara ad accoglierlo e a celebrarlo nel segno dell’evangelizzazione. Secondo le informazioni arrivate all’agenzia Fides, la parrocchia di Nan Qi Tian della diocesi di Wei Nan della provincia di Shaan Xi ha aperto i preparativi della festa con una solenne processione eucaristica domenica scorsa. Tutti i fedeli della parrocchia e dei villaggi vicini hanno partecipato alla processione di due chilometri intonando canti e preghiere. Infine è stata impartita la solenne benedizione eucaristica. La parrocchia di Song Shu della diocesi di Lan Zhou, nella provincia di Gan Su, ha radunato 75 giovani cattolici lavoratori emigrati, che sono tornati a casa per la festa. In 5 giorni di incontri si sono scambiati le loro esperienze di fede, come veri pellegrini nell’ambiente di lavoro. Il sacerdote ha raccomandato loro: “oltre a non perdere la propria fede vivendo lontano da casa, avete anche il dovere di evangelizzare i vostri compagni di lavoro”. Sempre nella diocesi di Lan Zhou, i fedeli della parrocchia di Wu Wei hanno visitato la casa degli anziani, l’orfanotrofio statale e quello cattolico, portando la testimonianza dell’amore cristiano a 200 persone sole, ammalate, disabili. Oltre 30 fedeli della parrocchia della cattedrale di Jing Xian, nella provincia dell’He Bei, hanno allestito in diversi villaggi uno spettacolo sull’evangelizzazione. Il pubblico ha apprezzato i cattolici dicendo “non avremmo mai immaginato che la Chiesa cattolica fosse così buona, vicino alla gente semplice come noi”. Nella diocesi di Hong Kong la comunità cattolica è presente alla Fiera di Capodanno con oggetti di evangelizzazione, inoltre hanno aperto la “linea verde” cattolica per rispondere alle domande delle gente che frequenta la fiera. Tutte le entrate dell’iniziativa saranno destinate alla Casa degli anziani San Giuseppe, alla Casa dell’Amore che accoglie le bambine ed al Centro dei lebbrosi. Inoltre, come di consueto, i leader delle sei maggiori comunità religiose di Hong Kong hanno pubblicato un Messaggio per il Capodanno cinese invitando ad uno sforzo comune per costruire l’armonia sociale. Mons. John Tong, vescovo della diocesi di Hong Kong, ha firmato il Messaggio in qualità di leader della comunità cattolica. (R.P.)

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    Colombia: per i vescovi il dialogo con le bande armate è un impegno pastorale, non politico

    ◊   Ieri, dopo che le autorità colombiane hanno precisato che qualsiasi dialogo con i cosiddetti “gruppi emergenti” - ex paramilitari delle “Autodifese unite colombiane” (Auc) che non si sono smobilitate – condizionato dalla necessità che gli stessi si facciano giudicare dagli organi giudiziari della Colombia, l’episcopato colombiano ha ribadito la sua disponibilità a dialogare con queste organizzazioni. Per i vescovi, tuttora riuniti nella loro Assemblea plenaria, “nel caso delle azioni pastorali” che nulla hanno a che fare con la politica “non occorre nessuna autorizzazione governativa”. Se questi gruppi, eventualmente, avessero l’intenzione di rientrare nella cornice legale, ovviamente si tratterebbe di una cosa politica e ciò rientrerebbe esclusivamente nell’ambito dei poteri delle autorità dello Stato. Mons. Rubén Salazar Gómez, presidente della Conferenza episcopale, arcivescovo di Barranquilla, ha dichiarato: “In quanto pastori abbiamo l’obbligo di dialogare con tutti e per condurre queste colloqui non dobbiamo attendere il permesso di nessuno”. Mons. Jaime Prieto Amaya, vescovo di Cúcuta per spiegare meglio quest’idea ha usato un’immagine concreta: “I medici esistono per i malati. Chi si sente bene e ritiene di essere sano non avvicina il medico. Se un altro invece avvicina un pastore è suo dovere offrirgli tutte cure pastorali possibili. Il pastore, come il medico, non può in questa rifiutare chi lo avvicina. Dal punto di vista evangelico sarebbe una cosa grave”. Intanto, numerose organizzazioni non-governative e umanitarie così come il Comitato dei parenti delle vittime della violenza hanno salutato con speranza la disponibilità della Chiesa di dialogare con i dirigenti di questi gruppi emergenti. In particolare il sostegno delle associazioni dei gruppi di Montería, Córdoba, Antioquia e Chocó, che rappresentano i familiari di oltre 4000 vittime, hanno dichiarato che i propositi dei vescovi “sono benvenuti poiché è urgente trovare uno sbocco alla situazione”. La Chiesa in Colombia, definita in tutti gli studi demoscopici come l’istituzione che gode del più alto prestigio e del tasso di affidabilità maggiore nel Paese, da molti anni è impegnata nella ricerca del dialogo con tutti i gruppi armati, di destra e di sinistra e anche della delinquenza organizzata, con il solo scopo di aprire i cuori dei responsabili accompagnandoli eventualmente, come è già accaduto in passato, in percorso riabilitativo a partire delle rinuncia all’uso della violenza. Al riguardo, come a più riprese hanno precisato i vescovi, l’avvicinamento pastorale esclude qualsiasi dimensione politica non solo perché non rientra nella missione della Chiesa, ma anche perché sono questioni che la Costituzione e la legge affidano alle autorità liberamente elette dal popolo. Essendo la “cultura della morte” ciò che spesso predonomina nello scenario colombiano i pastori di questo Paesi lavorano per contrastarla e sconfiggerla con i principi e i valori della vita proclamati dal Vangelo. (A cura di Luis Badilla)

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    Argentina: la pastorale dell’educazione di fronte alla seria emergenza educativa

    ◊   “Stiamo attraversando una profonda emergenza educativa, che, se non venisse superata con intelligenza e celerità, finirà per gravare pesantemente sulle future generazioni”. Così, mons. Héctor Aguer, arcivescovo de La Plata, responsabile episcopale della pastorale per l’educazione, nel discorso con il quale ha aperto i lavori della 47.mo Corso per rettori organizzato dal consiglio superiore per l’educazione cattolica. Il presule, parlando ad oltre 1500 responsabili dell’insegnamento cattolico argentino a tutti livelli, ha rilevato con forza la gravità del fatto che esistano più di 900mila giovani che non lavorano e non studiano. Questo, ha indicato, “ci dà una fotografia della gravità dell’emergenza educativa nel Paese e perciò”, è stata la sua esortazione, “attendiamo dalle autorità le risposte adeguate e tempestive”. A giudizio di mons. Aguer si tratta di trovare “gli accordi di base che consentano di attuare politiche di Stato per combattere la povertà e l’esclusione sociale”, ma anche riflessioni serie per affrontare i contenuti dell’educazione che consentano di formare veri cittadini. Tali progetti, ha precisato il vescovo, al contrario di quanto si legge su alcuni organi di stampa che attribuiscono alla Chiesa comportamenti ostili all’educazione sessuale, esigono la presenza di questo tipo di formazione che però deve essere seria e rispettosa della dignità umana. “Non basta e non serve trasmettere informazione parzializzata” limitandosi a credere che l’educazione sessuale si esaurisca nelle norme per fare un corretto uso del preservativo e degli anticoncezionali. Ricordando che la sessualità è una dimensione inseparabile dell’amore, e ribadendo al riguardo il magistero episcopale e dei papi, mons. Aguer ha molto insistito sul carattere etico e morale dell’educazione perché al servizio della crescita integrale della persona umana. Una corretta educazione, ha concluso, non si affida solo “alle linee politiche e strategiche”; anzi, “occorre tener conto del contributo insostituibile della famiglia, dei genitori, dei valori spirituale e della propria fede religiosa”. (L.B.)

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    Sud Corea: a Seoul una Fondazione per tenere vivo lo spirito del cardinale Kim

    ◊   L’arcidiocesi cattolica di Seoul ha lanciato ieri la Fondazione Babo Nanum, che si propone di tenere vivo e promuovere lo spirito del defunto e compianto arcivescovo, il cardinale Stephen Kim Sou-hwan. La parola “babo” significa in coreano “folle”, ed è il termine che lo stesso porporato scrisse sotto una sua fotografia. Lo scopo è quello di rispettare il cardinale per come era, e tenere sempre in mente il suo impegno sociale. La Fondazione, spiegano la Caritas di Seoul e l’organizzazione cattolica “Un corpo, uno spirito”, è stata approvata dalle autorità civili: lo scopo fondativo è quello di stabilire una rete nazionale “per tenere viva nella comunità cattolica l’idea di buon cristiano che aveva il porporato: un uomo che si dedicava ai poveri e ai bisognosi”. Inoltre, - riferisce l'agenzia AsiaNews - sono previste delle attività di raccolta fondi e delle conferenze per risvegliare la coscienza sociale del Paese. Queste si svolgeranno sotto l’autorizzazione dell’arcidiocesi nel corso di tutto l’anno, un modo in più per tenere vivo lo spirito comunitario dei cattolici locali. Un altro dei più importanti scopi della nuova Fondazione è quello di promuovere la cultura della condivisione. Quindi, la Babo Nanum si propone di sostenere quegli individui e quelle comunità che si vogliono impegnare nello sviluppo caritatevole della società intera. Secondo il principio dell’uguaglianza dei benefici, caro al cardinale Kim, i progetti saranno totalmente interreligiosi. (R.P.)

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    Olimpiadi invernali: appello alla sportività delle Chiese tedesche

    ◊   Gli atleti sono tenuti a confrontarsi continuamente con la "responsabilità verso gli altri membri della squadra o verso gli avversari sportivi, senza la quale non esisterebbero le gare". Così suona l’appello della Chiesa cattolica e la Chiesa evangelica tedesca diffuso ieri alla vigilia dell’inaugurazione delle Olimpiadi invernali di Vancouver. In un opuscolo citato dal Sir e distribuito agli atleti tedeschi che partecipano alla manifestazione, mons. Robert Zollitsch, Presidente della Conferenza episcopale tedesca e Margot Käßmann, Presidente del consiglio della Chiesa evangelica sottolineano l’importanza dell’evento che riunisce persone di tante nazioni e culture: “Quale immagine di Dio, l'essere umano riconosce i suoi limiti, così come la sua responsabilità per gli altri e l'ambiente in cui vive". La brochure contiene testi biblici, preghiere e meditazioni. Gli atleti tedeschi saranno inoltre accompagnati a Vancouver dai rispettivi cappellani olimpici Hans-Gerd Schütt (cattolico) e Thomas Weber (evangelico). Anche la squadra polacca a Vancouver sarà accompagnata dal suo cappellano, il vescovo Marian Florczyk, responsabile per conto dell'episcopato dell'assistenza spirituale degli sportivi, coadiuvato da padre Edward Plen. (M.G.)

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    Giornata del malato: per il cardinale Bagnasco nessuno può sopprimere un altro o sopprimersi

    ◊   “Nessuno può sopprimere un altro, come nessuno può sopprimersi o chiedere di esserlo perché anche la libertà ha un limite”. Lo ha affermato ieri, in occasione della Giornata del Malato, il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana. “In un momento storico in cui tutto sembra dominato dall’economia – ha affermato il porporato – è quanto mai necessario riaffermare la centralità della persona del malato”. Come riferisce l’agenzia Sir, il presidente della Cei ha sottolineato che la vera civiltà consiste nel prendersi cura di coloro che sono colpiti dalla malattia. Vi sono casi davvero encomiabili di familiari completamente dediti alla cura dei propri cari malati, ma, allo stesso tempo, mons. Bagnasco non ha potuto fare a meno di rilevare che in altre situazioni “gli infermi vivono in una sostanziale solitudine”. “La fragilità – ha aggiunto il cardinale – chiede di essere accolta, curata, possibilmente superata, ma mai soppressa con interventi diretti o con l’abbandono. L’universale esperienza della fragilità – ha concluso – ci deve rendere tutti più umili, più altruisti, più grati per il dono della vita”. Infatti, “il mito della vita senza età, di una bellezza che non sfiorisce, di una guarigione certa e rapida per ogni malattia ci allontana dalla realtà e ci condanna in un mondo vuoto, fatto di apparenza e di illusioni, un mondo effimero e quindi terribilmente triste”. (F.C.)

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    Presto a Roma un centro di accoglienza per i pellegrini australiani

    ◊   “Sarà un ulteriore segno della vicinanza e della fedeltà della Chiesa cattolica australiana al Pontefice romano”. Così l’arcivescovo di Sydney, il cardinale George Pell, ha parlato della “Domus Australia”. Si tratta, come riferisce l’agenzia Sir, di un immobile acquistato a marzo del 2009 con il contributo delle diocesi australiane e situato nei pressi della Stazione Termini, a Roma. L’inaugurazione del nuovo centro, che potrà ospitare fino a 80 persone, è previsto per i primi mesi del 2011. “Domus Australia”, visitata nei giorni scorsi dal cardinale Pell, avrà al suo interno anche una cappella con 200 posti e verrà arredata con una serie di opere di artisti australiani, tra cui il ritratto della patrona d’Australia, “Nostra Signora della Croce del Sud” e della prossima santa Mary MacKillop. Il cardinale Pell ha auspicato poi la presenza di un sacerdote in servizio nel centro e la celebrazione della messa quotidiana. Si stima che siano circa 60mila i turisti australiani che ogni anno visitano la Città Eterna: il centro potrà aiutarli ad ottenere tutte le informazioni sulla Santa Sede, sui luoghi da visitare e sulle celebrazioni a cui partecipare nelle chiese più famose. (F.C.)

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    Rinnovamento dello Spirito: "Progetto Sicomoro" per il recupero dei detenuti

    ◊   Al via “Progetto Sicomoro” per le carceri d'Italia, l’iniziativa di Rinnovamento nello Spirito Santo e del Prison Fellowship International che propone un percorso di recupero per i detenuti attraverso il dialogo e il confronto con le vittime dei loro reati. Lo spirito è far far incontrare e dialogare gli autori dei reati e chi li ha subiti, per cercare di capire i motivi, le azioni e le reazioni degli uni e degli altri. Due, quindi, gli obiettivi: la “giustizia restitutiva” per chi ha subito il crimine e la riabilitazione morale e spirituale per chi l’ha commesso. Nel “Progetto Sicomoro” sia la componente morale che quella spirituale saranno accentuate e la partecipazione sarà aperta a detenuti di tutte le fedi religiose. Gli incontri si articoleranno in un percorso a tappe. Otto saranno le sessioni che, partendo da racconti biblici e da esempi concreti di vita, porteranno all’assunzione della responsabilità, al perdono ed alla riconciliazione. Tutto il processo redenzione spirituale e morale dei detenuti sarà seguito e guidato da oltre 100 volontari che saranno formati con appositi corsi che si terranno nei prossimi due week end - da oggi al 14, a Pontenure (Pc) e dal 19 al 21 febbraio a Castellammare (Na). A formare questi volontari che opereranno prevalentemente nelle carceri di cinque regioni (Lombardia, Veneto, Lazio, Campania e Sicilia) saranno alcuni esperti di Prison Fellowship International. Introdurranno gli incontri il presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez; e il presidente di Prison Fellowship Italia, Marcella Reni. “Dal Giubileo nelle Carceri del 2000 – commenta Martinez – si è rafforzata in noi la coscienza che non c’è bene comune senza buone prassi educative e rieducative. Mancano cammini di redenzione e di crescita personale e familiare, che diano credito e soggettività sociale ai detenuti e agli ex detenuti”. “Per questo – prosegue Martinez -, d’intesa con il Ministro della Giustizia, stiamo dando vita all’Agenzia Nazionale Reinserimento e Lavoro (A.N.R.eL.) per detenuti ed ex detenuti, un progetto di rete nazionale che metterà a sistema tante ricchezze spirituali e materiali finora inespresse e non capitalizzate a vantaggio del mondo carcerario”. “Ma il successo di queste iniziative – spiega infine il presidente del Rinnovamento nello Spirito - sarà direttamente proporzionale alla capacità morale e spirituale di un volontariato specializzato d’ispirazione cristiana, disposto ad accompagnare con passione e responsabilità chi ha sbagliato e chi ha subìto lo sbaglio” . (M.G.)

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    Berlino applaude “Apart Together”. Il melodramma storico apre il 60.mo Festival del cinema

    ◊   A più di cinquant’anni dalla nascita della Cina Popolare e della Repubblica di Taiwan, in occasione di un riavvicinamento diplomatico fra i due Stati, alcuni ex-militanti del Kuomingtang sono autorizzati a visitare Shanghai, per ritrovare ciò che resta delle loro antiche famiglie. Fra di loro uno ha un compito particolare: incontrare la donna che ha amato e che ha dovuto lasciare, sola con suo figlio, per seguire l’esercito in fuga. L’amarezza della sconfitta e la malinconia dei ricordi non hanno tuttavia scalfito il tenero rapporto che legava i due innamorati. E qualcosa fra loro vive ancora. Tuttavia lei si è rifatta una famiglia e i corpi sentono il peso degli anni. Si è aperto così, sulle tracce di un amore che non si è mai perduto, con “Apart Together” del regista cinese Wang Quan’an, il concorso internazionale del 60.mo Festival di Berlino. Riflessione quasi “verghiana” sui vinti della Storia, epopea della gente comune che non rinuncia ai suoi sogni, melodramma senile, esplorazione della Cina contemporanea, il film conferma il talento di Wang Quan’an, che già si era rivelato al grande pubblico con “Il matrimonio di Tuya”, affresco indimenticabile della Mongolia cinese. Ieri, a parte questo, il Festival ha offerto poco altro: “The Oath” di Laura Poitras, un documentario su un ex-terrorista che è riuscito a emanciparsi dall’influenza di Al-Qaida, e “Nenette” di Nicolas Philibert su un orangutango dello zoo di Parigi che finisce per essere lo specchio della condizione umana. Oggi la competizione internazionale continua con “Howl” (L’urlo) di Robert Epstein e Jeffrey Friedman, immersione nel clima della Beat Generation, misto di finzione, documenti d’archivio e animazione. E poi “My Name is Khan” di Karan Johar, odissea di un mussulmano nell’America del dopo 11 settembre, in piena fobia antiterroristica; e soprattutto “The Ghost Writer” di Roman Polanski, un poliziesco fantapolitico che mescola tutti gli ingredienti del mondo contemporaneo. Se sono rose fioriranno. E ne parleremo nei prossimi giorni. (Da Berlino: Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    ‘No’ della Cina ad un incontro tra Obama e il Dalai Lama

    ◊   La Cina ha chiesto agli Stati Uniti di annullare “immediatamente” l’incontro alla Casa Bianca, previsto il prossimo 18 febbraio, tra il presidente Barack Obama e il Dalai Lama, leader spirituale tibetano. Il governo cinese esorta in particolare Washington a comprendere “il carattere molto sensibile della questione tibetana” e a rispettare scrupolosamente l’impegno statunitense “sull’appartenenza del Tibet alla Cina”. L’incontro tra Obama e il Dalai Lama, secondo diversi osservatori, sembra destinato a rafforzare gli attriti esistenti tra Cina e Stati Uniti su diverse questioni, tra cui la vendita di armi a Taiwan, che la Cina considera una provincia ribelle. Altre questioni cruciali sono il rispetto dei diritti umani in Cina, il tasso di cambio dello yuan e la censura di Internet.

    Iran, emittenti internazionali condannano il blocco delle trasmissioni
    All’indomani delle manifestazioni per i 31 anni dalla rivoluzione islamica in Iran, la televisione pubblica britannica Bbc, l’emittente tedesca Deutsche Welle e quella statunitense Voice of America hanno denunciato con un comunicato congiunto il blocco delle loro trasmissioni via satellite verso l’Iran. “Le autorità iraniane - si legge nella nota - utilizzano gli stessi servizi satellitari per trasmettere nel mondo e allo stesso tempo proibiscono al proprio popolo l'accesso a programmi che provengono dal resto del mondo”.

    Uccisi 20 guerriglieri in Inguscezia
    Almeno 20 guerriglieri ribelli sono morti nel corso di un’operazione condotta nel villaggio di Arshti, nella zona centrale della Repubblica caucasica russa dell’Inguscezia. E’ quanto rendono noto i servizi segreti russi aggiungendo che tra le forze militari inviate da Mosca non si registra nessuna perdita. Secondo i servizi segreti russi, le vittime facevano parte di un gruppo legato a Doku Umarov, leader dei ribelli del Caucaso.

    Yemen, ribelli violano la tregua
    Ribelli sciiti yemeniti hanno violato il cessate il fuoco dichiarato, ieri sera, aprendo il fuoco contro un rappresentante del ministero degli Interni locale. Lo riferisce la tv panaraba satellitare al Arabiya. I ribelli, seguaci dell'Imam Abdel Malik al-Houthi, sono attivi nella zona di Sa'da, nel nord del Paese, lungo il confine con l’Arabia Saudita.

    Iraq, iniziata la campagna elettorale
    E’ iniziata ufficialmente oggi in Iraq la campagna elettorale per le elezioni parlamentari in programma il prossimo 7 marzo. Nelle strade principali di Baghdad e delle maggiori città e villaggi del Paese sono apparsi da questa mattina i primi manifesti con le foto di alcuni dei circa 6.000 candidati che si contenderanno i 325 seggi della futura nuova assemblea.

    Afghanistan, la Nato lancia volantini prima dell’offensiva
    Gli elicotteri della Nato hanno lanciato volantini sulla città di Marijah, nel sud dell’Afghanistan, per avvertire gli 80 mila abitanti di non dare rifugio ai talebani in vista dell'imminente offensiva militare “Mushtarak” (Insieme). Marijah si trova nella turbolenta provincia di Helmand e dista 12 chilometri dal capoluogo, Lashkar Gah. Almeno 400 famiglie hanno già lasciato Marjah. L’offensiva dovrebbe scattare nelle prossime ore.

    Negoziati tra India e Pakistan
    Il prossimo 25 febbraio riprenderanno a New Delhi i negoziati ad alto livello tra India e Pakistan. Ad annunciarlo sono fonti di Islamabad. Il processo di pace fra i due Paesi, che riguarda tra le varie quiestioni la sovranità sul Kashmir, era stato sospeso alla fine del 2008 dopo gli attentati di Mumbai, costati la vita a 170 persone.

    Impegno di Ue e Bce per affrontare la crisi in Grecia
    La Banca Centrale Europea (Bce) e la Commissione Europea uniranno le loro forze per monitorare la situazione in Grecia e valuteranno “necessarie misure aggiuntive” per mantenere la stabilità della zona euro. Lo ha detto il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, aggiungendo che il governo greco è impegnato a fare “tutto ciò che è necessario” al fine di raggiungere gli “ambiziosi obiettivi” di riduzione del deficit.

    Possibile svolta nella questione nucleare nordcoreana
    Le trattative sulla ripresa dei negoziati a Sei i per il nucleare nordcoreano, fermi dalla fine del 2008, si avvicinano all’attesa svolta. Un alto diplomatico di Pyongyang è in partenza per gli Stati Uniti per discutere della questione. A rivelarlo è una fonte diplomatica a Pechino citata dalla stampa sudcoreana. Da giorni è in corso un’intensa attività diplomatica a Pyongyang e a Pechino: dopo la visita di lunedì nella capitale nordcoreana dell'alto funzionario cinese Wang Jiarui, il vice ministro degli Esteri di Pyongyang, Kim Kye-gwan, è partito martedì per la capitale cinese.

    Myanmar, annunciata la liberazione del numero due del partito di San Suu Kyi
    In Myanmar, il numero due della lega nazionale per la democrazia, il partito di San Suu Kyi, leader dell’opposizione birmana, sarà liberato domani. Lo hanno reso noto fonti ufficiali del Paese asiatico. Tin Oo, generale in pensione di 83 anni, è stato arrestato nel 2003. Il suo partito assicura che è pronto a riprendere l’ attività politica.

    Nelson Mandela, 20 anni di leadership antiapartheid
    Il Sudafrica ha celebrato, ieri, il ventennale da uomo libero di Nelson Mandela, simbolo della lotta contro l’apartheid. Come primo presidente nero è riuscito nell’impresa, all’epoca giudicata impossibile, di traghettare il Paese verso una democrazia multirazziale.

    Furto dell’insegna ad Auschwitz, arrestato un uomo in Svezia
    Anders Hoegstroem, ex leader dei neonazisti svedesi, è stato arrestato a Stoccolma perché sospettato di essere il mandante del furto dell’insegna “Arbeit macht frei” (Il lavoro rende liberi) nel lager di Auschwitz. L’insegna, rubata lo scorso 18 dicembre, è stata ritrovata tre giorni dopo. Sono attualmente indagati 5 polacchi.

    Bill Clinton sta bene dopo l’operazione al cuore
    Sta bene Bill Clinton, ex presidente degli Stati Uniti e coordinatore dell’Onu per gli aiuti internazionali ad Haiti, all’indomani dell’intervento chirurgico a New York. Bill Clinton potrà tornare al lavoro già a partire da lunedì prossimo. A rendere necessario l’intervento non è stato un attacco di cuore come si era ipotizzato in un primo momento, ma un’arteria bloccata. (Panoramica a cura di Amedeo Lomonaco)
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 43

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