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Sommario del 11/02/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa nella Memoria della Beata Vergine di Lourdes: la misura dell’umanità si determina nella cura che abbiamo per i malati
  • Presentata la visita del Papa di domenica prossima ai centri Caritas di Roma nell'ambito dell'Anno di lotta alla povertà e all'esclusione sociale in Europa
  • Laurea honoris causa al cardinale Tarcisio Bertone in Polonia. La lectio magistralis sul tema "democrazia e Chiesa"
  • Ottantuno anni fa, con la firma dei Patti Lateranensi, nasceva lo Stato della Città del Vaticano
  • Plenaria della Pontificia Accademia per la Vita su bioetica e legge naturale: la riflessione di mons. Fisichella
  • Concluso il Simposio sull'ecumenismo: intervista con il vescovo anglicano Tom Wright
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L'anniversario della Rivoluzione in Iran tra scontri di piazza e tensioni
  • Violenze in Sri Lanka dopo lo scioglimento anticipato del parlamento
  • Gli stati generali delle Cure Palliative vicino Caserta. Il coordinatore Gianluigi Zeppetella: sedare il dolore è importante, ma anche stare vicino al malato
  • Chiesa e Società

  • L’America Latina si mobilita per i terremotati di Haiti: raccolti circa 4 milioni di dollari
  • Haiti: le Ong cattoliche chiedono di proteggere i minori dai trafficanti umani
  • Sri Lanka: migliaia di fedeli hanno pregato la Vergine Maria per la pace
  • Europarlamento: risoluzione sui diritti delle donne "nasconde" contraccezione ed aborto
  • Le Commissioni “Giustizia e Pace” d’Europa: l’importanza della solidarietà nella lotta alla povertà
  • Mongolia: molte famiglie ridotte alla fame dal freddo invernale
  • Usa: tendenze religiose dei giovani in una ricerca dei Cavalieri di Colombo e Maristi
  • Hong Kong: i leader religiosi chiedono di combattere disagio giovanile e droga
  • A Santo Domingo il XXII Congresso interamericano dell'Educazione cattolica
  • Colombia: i vescovi smentiscono il sostegno della Chiesa ad un candidato per le presidenziali
  • Amnesty International chiede all’Iran di consentire manifestazioni pacifiche
  • Spagna: il cardinale Rouco Varela dice no all'uso sconsiderato dei beni della terra
  • Croazia: la Chiesa ha ricordato ieri il Beato cardinale Stepinac
  • Svizzera: sì, con riserva, della Commissione di bioetica alla ricerca scientifica sugli esseri umani
  • Presentato il rapporto Media e Minori 2009. Sky non applica il Codice a tutela dei bambini
  • Agesci: parrocchie e movimenti hanno la comune responsabilità di educare le coscienze
  • L’Ospedale Bambin Gesù sperimenta innovazioni per la riabilitazione pediatrica
  • Al via la 60.ma edizione del Festival del cinema di Berlino
  • 24 Ore nel Mondo

  • L'Europa in soccorso della Grecia: decise misure straordinarie per aiutare l'economia di Atene
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa nella Memoria della Beata Vergine di Lourdes: la misura dell’umanità si determina nella cura che abbiamo per i malati

    ◊   Nella Chiesa, i malati e i sofferenti sono testimoni dei prodigi dell’amore: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nella Messa celebrata stamani in San Pietro in occasione della Memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes e nella 18.ma Giornata Mondiale del Malato. La solenne celebrazione è stata preceduta dall’arrivo, nella Basilica Vaticana, delle Reliquie di Santa Bernadette Soubirous, portate in processione da Castel Sant’Angelo. Nell’omelia, il Papa ha ribadito la particolare sollecitudine che la Chiesa assicura a quanti soffrono, segno dell’amore premuroso di Dio. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Canto: Salve, O dolce Vergine

    “La misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente”: Benedetto XVI riprende un passo della Spe Salvi per sottolineare quanto la Chiesa abbia a cuore i malati. E all’inizio della sua omelia, ricorda che la Chiesa “non può disattendere queste due opere essenziali: evangelizzazione e cura dei malati nel corpo e nello spirito”:

     
    “Noi viviamo una gioia che non dimentica la sofferenza, anzi, la comprende. In questo modo i malati e tutti i sofferenti sono nella Chiesa non solo destinatari di attenzione e di cura, ma prima ancora e soprattutto protagonisti del pellegrinaggio della fede e della speranza, testimoni dei prodigi dell’amore, della gioia pasquale che fiorisce dalla Croce e dalla Risurrezione di Cristo”.
     
    Attraverso i secoli, è la sua riflessione, la Chiesa “mostra i segni dell’amore di Dio, che continua ad operare cose grandi nelle persone umili e semplici”. Non sono forse miracoli dell’amore, si chiede il Papa, “la sofferenza accettata e offerta, la condivisione sincera e gratuita”. E definisce miracolo “il coraggio di affrontare il male disarmati” con la sola “forza della fede e della speranza nel Signore”. Un miracolo che “la grazia di Dio suscita continuamente in tante persone che spendono tempo ed energie per aiutare chi soffre”. Ricorda così il racconto evangelico della Visitazione che ci mostra come la Vergine dopo l’annuncio dell’Angelo “non tenne per sé il dono ricevuto, ma partì subito per andare ad aiutare l’anziana cugina Elisabetta”:

     
    “Nel sostegno offerto da Maria a questa parente che vive, in età avanzata, una situazione delicata come la gravidanza, vediamo prefigurata tutta l’azione della Chiesa a sostegno della vita bisognosa di cura”.
     
    “Quale prima e perfetta discepola del suo Figlio”, constata il Papa, Maria, “Salute dei malati”, “ha sempre mostrato, nell’accompagnare il cammino della Chiesa, una speciale sollecitudine per i sofferenti”, come “danno testimonianza le migliaia di persone che si recano nei santuari mariani per invocare la Madre di Cristo e trovano in lei forza e sollievo”. Quindi, si sofferma sul “Magnificat”, il cantico della Vergine che "esalta le meraviglie di Dio nella storia della salvezza”:

     
    “Il Magnificat non è il cantico di coloro ai quali arride la fortuna, che hanno sempre 'il vento in poppa'; è piuttosto il ringraziamento di chi conosce i drammi della vita, ma confida nell’opera redentrice di Dio. È un canto che esprime la fede provata di generazioni di uomini e donne che hanno posto in Dio la loro speranza e si sono impegnati in prima persona, come Maria, per essere di aiuto ai fratelli nel bisogno”.
     
    Nel Magnificat, afferma, “sentiamo la voce di tanti Santi e Sante della carità”. E aggiunge: “Chi rimane a lungo vicino alle persone sofferenti, conosce l’angoscia e le lacrime, ma anche il miracolo della gioia, frutto dell’amore”. Rivolge così il pensiero alla maternità della Chiesa, “riflesso dell’amore premuroso di Dio”:

     
    “Una maternità che parla senza parole, che suscita nei cuori la consolazione, una gioia intima, una gioia che paradossalmente convive con il dolore, con la sofferenza. La Chiesa, come Maria, custodisce dentro di sé i drammi dell’uomo e la consolazione di Dio, li tiene insieme, lungo il pellegrinaggio della storia”.

     
    Non manca poi di richiamare “il ruolo dei malati nella Chiesa”. Un ruolo, che il Papa definisce “attivo nel provocare, per così dire, la preghiera fatta con fede”:

     
    “In questo Anno Sacerdotale, mi piace sottolineare il legame tra i malati e i sacerdoti, una specie di alleanza, di 'complicità' evangelica. Entrambi hanno un compito: il malato deve 'chiamare' i presbiteri, e questi devono rispondere, per attirare sull’esperienza della malattia la presenza e l’azione del Risorto e del suo Spirito”.
     
    Così, prosegue il Papa, “possiamo vedere tutta l’importanza della pastorale dei malati, il cui valore è davvero incalcolabile, per il bene immenso che fa in primo luogo al malato e al sacerdote stesso, ma anche ai familiari” e “attraverso vie ignote e misteriose, a tutta la Chiesa e al mondo”. Benedetto XVI ricorda quindi la nascita, 25 anni fa, del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, voluto fortemente da Giovanni Paolo II. E conclude l’omelia proprio con un pensiero di Karol Wojtyla, “che egli – sottolinea – ha testimoniato con la propria vita”:

     
    “Cristo allo stesso tempo ha insegnato all’uomo a far del bene con la sofferenza e a far del bene a chi soffre. In questo duplice aspetto egli ha svelato fino in fondo il senso della sofferenza”

    Oggi pomeriggio, alle 17.30, il Papa si affaccerà dalla finestra del suo studio privato per benedire i fedeli che hanno partecipato alla processione mariana in via della Conciliazione, con la statua della Madonna di Lourdes. Tra gli animatori della processione c’è l’Unitalsi, Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali. Fabio Colagrande ha raccolto la testimonianza di Alessandro Pinna, presidente Unitalsi di Roma:

    R. – Camminiamo insieme in un cammino di fede, cercando di far compiere quegli atti quotidiani che le persone comuni compiono normalmente. Noi volontari ci mettiamo a disposizione di queste persone per aiutarle a proseguire nel loro cammino nonostante la loro malattia e la loro sofferenza.

     
    D. – Che significato ha, per voi dell’Unitalsi, la presenza di queste reliquie di Santa Bernadette a Roma?

     
    R. – Per noi dell’Unitalsi – in particolare noi volontari – è un modello di vita, servire umilmente chi soffre, non mettersi in evidenza. Come diceva Bernadette: “Essere una scopa, che nel momento in cui non serve più viene riposta dietro una porta”. Questo dovrebbe essere il nostro modello come volontari dell’Unitalsi. L’emozione è sempre molto forte. Anche in tanti volontari giovani, nel momento in cui la salutano, vedo tante lacrime, tanta commozione di questi giovani. Si sente parlare sempre della gioventù che non è vicina ai problemi, alla malattia e al volontariato. E’ una commozione veramente forte.

     
    D. – Volontario accanto alle persone che soffrono, ai malati più gravi… Cosa ha imparato davvero?

     R. – Ho imparato che tante volte andiamo per aiutare e invece sono loro che aiutano noi. Ci danno una lezione di vita immensa. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Presentata la visita del Papa di domenica prossima ai centri Caritas di Roma nell'ambito dell'Anno di lotta alla povertà e all'esclusione sociale in Europa

    ◊   Si è tenuta questa mattina nella Sala Marconi della Radio Vaticana la conferenza stampa di presentazione del programma della visita del Papa ai centri della Caritas diocesana di Roma, in programma per domenica prossima. Il Santo Padre visiterà uno dei luoghi simbolo della solidarietà della capitale, aderendo idealmente e concretamente all’Anno di lotta alla povertà e all’esclusione sociale che l’Unione Europea ha proclamato per il 2010. A mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma, Davide Dionisi ha chiesto il significato di questo incontro di Benedetto XVI con i poveri:

    R. – Innanzitutto, un incoraggiamento, quindi un riconoscere la ricchezza di tante persone che si mettono a servizio dei poveri. E’ come se lui dicesse: “La mia presenza vi incoraggia”. Il secondo aspetto mi sembra riguardi il discorso pedagogico, un discorso che il Papa ci fa con il suo gesto: “Lo faccio io e quindi se lo faccio io cercate di farlo anche voi”. Pedagogicamente ci insegna ad essere anche noi attenti agli ultimi e ai poveri.

     
    D. – Come avete preparato la visita del Santo Padre?

     
    R. – Da un punto di vista tecnico-pratico, è stato ovviamente tutto un susseguirsi di impegni pratici per arrivare a far sì che sia un momento significativo e bello e soprattutto tranquillo. Un momento in cui il Santo Padre possa rendersi conto dell'attività, ma anche per coloro che metteremo al centro dell’attenzione, soprattutto i poveri, coloro che beneficiano abitualmente dell’ostello, in modo che ci sia un incontro tra loro e il Santo Padre. Da un punto di vista spirituale, è ovvio che sia presente la nostra preghiera, la nostra attenzione, la nostra sensibilizzazione. Abbiamo scritto continuamente alle persone, ai volontari, agli operatori, a coloro che usufruiscono delle strutture di essere attenti a questa realtà.

     
    Davide Dionisi ha chiesto a mons. Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italiana, quale sia l'importanza di poter ricorrere ai centri Caritas da parte delle persone in difficoltà:

    R. – Da una parte, il bello di essere colti sul territorio, di trovare un luogo di ascolto e di accoglienza, di trovare un pezzo di pane, ma soprattutto di trovare comunque un gesto, una relazione, un’appartenenza al territorio ed in questo caso alla comunità che, credendo in Dio e credendo in un Dio che è Amore, non può che manifestare poi tutta una serie di gesti e di azioni.

     
    D. – Al di là degli intenti dell’Unione Europea, le notizie non sembrano molto confortanti, almeno dai dati che pervengono. Che cosa manca ancora agli Stati Europei, secondo lei, per un impegno più concreto?

     
    R. – Penso sia importante che entrino nell’ottica d’individuare almeno tre grandi attenzioni su cui misurare le proprie forze ed anche condividerle: il lavoro – che è l’elemento base, l’elemento strutturale della vita di ogni persona - il contesto familiare, che contempla la presenza del piccolo, dell’anziano, della persona in salute precaria, del disabile e chi ha bisogno di garanzie tali che gli permettano di vivere con serenità la propria realtà di vita. E poi, in modo particolare, quel fenomeno, che purtroppo stiamo cogliendo, di una contrazione del tessuto sociale, quando invece bisognerebbe incrementare, aumentare la solidarietà garantita all’interno del territorio, a cui si aggiunga quella solidarietà da complementare a quanto gli Stati, le politiche sociali in ogni Stato dovrebbero in un certo senso garantire come tessuto base su cui costruire poi la vita dignitosa di ognuno. (Montaggi a cura di Maria Brigini)
     

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    Laurea honoris causa al cardinale Tarcisio Bertone in Polonia. La lectio magistralis sul tema "democrazia e Chiesa"

    ◊   “Democrazia e Chiesa”: il titolo della lectio magistalis che il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha tenuto questa mattina alla Pontificia Facoltà Teologica presso l’Università di Wroclaw, in Polonia, in occasione del conferimento al porporato della Laurea honoris causa. La cerimonia è stata preceduta da una celebrazione eucaristica nella cattedrale cittadina di San Giovanni Battista. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Un tema certo di grande attualità. Il cardinale Bertone è partito dalla definizione di diritti umani detti “universali non perché approvati e riconosciuti da maggioranze parlamentari e della pubblica opinione”, ma perché riferiti alla natura dell’essere umano, inalterata “nel mutare delle condizioni sociali e storiche”. Altra cosa è parlare di diritti individuali – ha chiarito il porporato – “trasformando desideri da soddisfare in diritti” senza fondamento universale.

     
    Il cardinale Bertone si è chiesto poi se il principio della sovranità popolare, fondante le moderne democrazie elettive, si possa applicare anche alla Chiesa, considerato “quanto sia differente la natura” di Stato democratico e di Chiesa. Diverse le origini e i fini assegnati, sebbene “non manchino - ha osservato - anche nella Chiesa elementi di forte affinità “che la fanno respirare democraticamente”, a partire dalla “centralità della persona umana”: e non c’è dubbio – ha detto – che “un impulso decisivo” in tal senso sia arrivato dal Concilio Vaticano II.

     
    Ma la Chiesa non può diventare una democrazia, ha sostenuto il segretario di Stato vaticano, sebbene diversi movimenti oggi ne reclamino la “democratizzazione” “per passare da una Chiesa considerata paternalistica”, “calata giù dall’alto”, “ad una Chiesa-comunità”. A queste critiche e aspirazioni corrisponde “una Chiesa che si costituisce attraverso discussioni, accordi, decisioni e che, nel dibattito, fa emergere ciò che può essere richiesto al fedele”. E “anche la liturgia non sfugge a questo processo, in quanto non deve corrispondere ad uno schema previo già stabilito”, ma sorgere “ad opera della comunità per la quale viene celebrata”. “Di questo passo – ha spiegato il cardinale Bertone – può diventare un ostacolo anche la Sacra Scrittura”, che viene pure affrontata con ampia libertà di scelta. Una Chiesa, frutto di autodeterminazione democratica pone però precise domande: “A chi spetta il diritto di prendere decisioni? Su quale base ciò avviene?”. “Una Chiesa che riposi solamente sulle decisioni della maggioranza diventa una Chiesa puramente umana, ridotta al livello di ciò che è fattibile e plausibile”, “dove l'opinione sostituisce la fede.”

     
    Allora, come “superare una simile crisi?". Il cardinale Bertone ha indicato anzitutto la via della “comunione” ecclesiale, facendo e decidendo assieme, perché – ha sottolineato – convocati da Cristo a costruire la Chiesa per annunciare la salvezza del mondo, puntando sulla testimonianza piuttosto che sulla rappresentanza. Ecco che il rapporto tra vescovi e fedeli non può essere risolto in termini “di controllo di potere”, quanto “di esperienza di comunione”. “La comunione, tuttavia, se non vuole ridursi a un’espressione solo sentimentale e perciò facilmente eludibile – ha concluso – esige dai vescovi di vivere in comunione con i propri fedeli, collaborando in tutti i settori della vita ecclesiale”.

     
    Prima di pronunciare la lectio magistralis, il cardinale Bertone aveva celebrato una Messa nella Cattedrale di Wroclaw, sottolineando nell’odierna Giornata mondiale del malato, festa della Beata Vergine di Lourdes, il modello di Maria, che “in quel luogo benedetto” è veramente la “Consolatrice” degli infermi. Poi, l’invito a tutti i presbiteri in questo Anno sacerdotale a confidare sempre sullo sguardo premuroso di Maria, “quando sentiamo – ha detto – tutto il contrasto con i nostri limiti e le nostre fragilità” e “in certi momenti di particolare difficoltà o stanchezza, possiamo anche sperimentare qualcosa di analogo a ciò che accadde nelle nozze di Cana: il vino scarseggia, cioè il fervore e la gioia interiore dei primi anni di sacerdozio possono affievolirsi; le trascuratezze, specialmente nella preghiera, portano il cuore a una certa aridità; emerge un senso di insoddisfazione e di frustrazione...” “Allora – ha concluso – non abbiamo paura! Solo, preoccupiamoci sempre che nella nostra vita siano sempre presenti il Signore Gesù e Maria, Madre sua e nostra”.

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    Ottantuno anni fa, con la firma dei Patti Lateranensi, nasceva lo Stato della Città del Vaticano

    ◊   Un anniversario importante, oggi, per la Chiesa universale: compie 81 anni lo Stato della Città del Vaticano. L’11 febbraio del 1929, i Patti Lateranensi hanno suggellato il mutuo riconoscimento tra Regno d’Italia e Stato Vaticano, ponendo fine alle tensioni sorte all’indomani dell’Unità d’Italia. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    L’antica distinzione tra Chiesa e Stato è sfociata nella realizzazione storica di un nuovo paradigma con la firma, l’11 febbraio del 1929, dei Patti Lateranensi. In un contesto europeo, segnato da derive totalitarie, il Trattato del Laterano ha riconosciuto l’esigenza di garantire alla Sede Apostolica piena libertà di svolgimento del suo servizio a favore della Chiesa universale. Con il ritorno della democrazia, i Patti Lateranensi si sono poi rivelati appropriati anche per nuovi contesti e modelli politici. Ancora oggi, le garanzie contemplate nel Trattato appaiono funzionali per assicurare la libertà istituzionale all’organo di governo della Chiesa universale. Dal momento della sua nascita – ricorda l’Osservatore Romano – lo Stato della Città del Vaticano ha svolto un servizio prezioso e insostituibile per la Santa Sede, assicurandole un crescente complesso di risorse e servizi che risultano “sempre più necessari per agire nella realtà contemporanea”. Per renderlo più aderente alla società di oggi, il testo del Concordato lateranense ha poi subito delle modificazioni con l’Accordo di Villa Madama del 18 febbraio 1984, che ha risposto ai principi della Costituzione italiana del 1948 e agli insegnamenti del Concilio Vaticano II assicurando al tempo stesso la laicità dello Stato.

     
    Come sottolinea ancora il quotidiano della Santa Sede, uno Stato autenticamente laico, come quello delineato dalla Costituzione italiana, “non può limitarsi a garantire l’immunità da coercizioni esterne in materia di coscienza ma, nel rispetto dell’eguaglianza senza discriminazioni, deve favorire la positiva esplicitazione delle scelte religiose da parte di individui e comunità”. All’Accordo di Villa Madama sono seguiti, scrive l'Osservatore, risultati “apprezzabili e apprezzati”, anche se “non del tutto raggiunti”. L’auspicio è che, portando a compimento il disegno normativo, si dia “piena attuazione all’articolo 11 riguardante l’assistenza spirituale nelle strutture di convivenza obbligatoria”. “La Repubblica italiana – afferma tale articolo – assicura che l’appartenenza alle forze armate, alla polizia, o ad altri servizi assimilati, la degenza in ospedali, case di cura o di assistenza pubbliche, la permanenza negli istituti di prevenzione e pena non possono dar luogo ad alcun impedimento nell’esercizio della libertà religiosa e nell’adempimento delle pratiche di culto dei cattolici”. Ma tale diritto alla libertà religiosa, se non è aiutato da disposizioni dirette a renderlo concretamente esercitabile, rischia di rimanere “una mera affermazione di principio”.

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    Plenaria della Pontificia Accademia per la Vita su bioetica e legge naturale: la riflessione di mons. Fisichella

    ◊   Si apre questo pomeriggio, in Vaticano, la 16.ma plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, sul tema “Bioetica e Legge Naturale”. Ad aprire i lavori sarà il presidente dell’organismo, mons. Rino Fisichella. Sabato prossimo i partecipanti alla plenaria saranno ricevuti dal Papa. Sugli obiettivi della plenaria ascoltiamo lo stesso mons. Fisichella, al microfono di Fabio Colagrande:

    Insieme si cercherà di confrontarsi, non soltanto per le competenze diverse, ma confrontarsi anche per le posizioni differenti che ci sono, giustamente, cercando, però, davanti ai grandi temi che la bioetica propone, di ritrovare quel denominatore comune che si ritrova nella legge naturale e che, come più volte ha ricordato Papa Benedetto XVI, non è un’invenzione della Chiesa cattolica. La legge naturale è una realtà che tutti noi siamo chiamati a scoprire continuamente e, in primo luogo, forse, il legislatore. La legge naturale è uno di quei contenuti che prima ancora che nascesse il cristianesimo, già i greci, i testi di Cicerone, il diritto romano, ma anche contenuti presenti in altre religioni, riconoscono tutti come quel nucleo fondamentale, attraverso il quale è possibile scoprire e compiere un primo discernimento tra ciò che è bene e ciò che è male, alla luce di quello che è impresso nella natura stessa. E la natura in questo caso non fa distinzione alcuna: la natura non fa che richiamare a quell’ordine cosmico che è presente dappertutto e che noi possiamo solo riconoscere, certamente interpretare, ma in primo luogo rispettare.

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    Concluso il Simposio sull'ecumenismo: intervista con il vescovo anglicano Tom Wright

    ◊   Si è chiuso ieri a Roma, un Simposio sull’ecumenismo promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Rappresentanti cattolici, luterani, anglicani, riformati e metodisti hanno fatto il bilancio di 40 anni di dialogo ecumenico. Durante l’incontro è stata messa in luce la necessità di una testimonianza comune dei cristiani nel mondo secolarizzato di oggi. Philippa Hitchen ne ha parlato col vescovo anglicano Tom Wright:
     
    R. – I think there are many complexities…
    Penso che ci siano molte difficoltà nella vita di tutte le Chiese di oggi perché, come tutti sappiamo, c’è stata una sorta di frammentazione che alcune persone chiamano “post-modernismo”, per cui ognuno dice tutto e il contrario di tutto; la domanda quindi è: chi parla con autorità a nome della Chiesa? E questo accade non solo all’interno dell’anglicanesimo. Ci sono voci diverse e noi dobbiamo tentare di capire se queste voci sono compatibili l’una con l’altra. In un certo senso, ogni Chiesa è una sorta di movimento ecumenico in miniatura: ha la sua ala destra, la sua ala sinistra, i tradizionalisti, i radicali o comunque si vogliano chiamare. Ovviamente, la Comunione anglicana si è trovata a lavare i suoi panni sporchi in pubblico negli ultimi anni e questo, sfortunatamente, per molte ragioni. Questo significa che altre Chiese, guardando a noi, dicano: “quando parliamo con gli anglicani, non siamo sicuri con chi stiamo parlando!”. Tutto quello che possiamo dire come anglicani in questo momento è che abbiamo dei cosiddetti “strumenti” di comunione come l’arcivescovo di Canterbury, la Conferenza di Lambeth, l’incontro dei Primati, l’Anglican Consultative Council, che hanno mantenuto una linea costante su alcune questioni chiave; quindi, se si parla dall’interno di quel vasto consenso si può rivendicare il diritto di parlare per la Comunione anglicana, anche se qualunque cosa tu dica, sai che qualcuno dietro l’angolo dirà “quella non è la mia visione”.

     
    D. – Lei considera tutto questo come un chiaro danno per il dialogo: per questo la Chiesa cattolica vede nel Papato un ministero di unità…

     
    R. – Yes, that’s true, …
    Sì, è vero, sebbene il modo in cui il Papato rappresenti questo ruolo e lo abbia esercitato in realtà è cambiato nel corso dei tempi. La questione dell’autorità all’interno della Chiesa è assolutamente cruciale. Noi sappiamo che l’autorità appartiene a Dio in Gesù Cristo: la questione è come si realizzi questa autorità. Per gli anglicani si manifesta in molti modi, e tra questi la lettura comunitaria delle Scritture è veramente cruciale.

     
    D. – Lei vede una tensione tra Scritture e Tradizione?

     
    R. – It isn’t a tension …
    Non è una tensione tra le Scritture e la Tradizione. C’è un’interrelazione dinamica. Una delle grandi definizioni della Tradizione – credo che risalga a Tommaso d’Aquino – è: “la Tradizione è quello che ottieni quando la Chiesa medita sui significati delle Scritture”. Quindi, la tradizione è la saggezza che la Chiesa ha accumulato attraverso la lettura delle Scritture. Secondo gli anglicani la Chiesa deve essere pronta a rivedere la sua Tradizione alla luce delle Scritture. E questo non significa che la Tradizione non sia una buona cosa: la Tradizione è necessaria, ma tra Tradizione e Scritture deve esserci scambio continuo. Per esempio se nella tua Tradizione ti ritrovi a fare affermazioni che potrebbero mettere in discussione alcuni contenuti delle Scritture stesse, allora devi anche dire: “Forse non è lo Spirito che ci ha portato a questo punto. Forse questo è lo spirito del tempo o della nostra cultura”. La relazione d’apertura del cardinale Kasper è stata molto chiara quando ha detto che tutti noi dobbiamo cambiare, dobbiamo muoverci, nessuno può semplicemente sedere con le braccia conserte, aspettando di essere raggiunto dall’illuminazione. Penso che a questo proposito, ogni Chiesa meriti di essere affettuosamente rimproverata. Tutti dobbiamo dire: “Ok, qui e là abbiamo fatto un po’ di confusione, ma tutti confessiamo l’unico Dio in Gesù Cristo, tutti leggiamo le stesse Scritture. Quindi, andiamo avanti, secondo gli accordi raggiunti, e non indietro, andiamo avanti in missione, su queste basi.

     
    D. – Nel Simposio avete fatto un bilancio di 40 anni di dialogo ecumenico. Cosa intendono gli anglicani per obiettivo dell’unità?

     
    R. – I think, 40 years ago …
    Penso che 40 anni fa vivevamo ancora in quello che si potrebbe chiamare un “sogno modernista”: il mondo si univa, tutti ci univamo ed era meraviglioso. E questo era il grande sogno anche della Conferenza Missionaria di cento anni fa, ad Edimburgo, nel 1910. Lei pensi all’ottimismo dell’Occidente, a quei tempi, mandato in frantumi poi dalla Prima Guerra Mondiale. In un certo senso, gli eventi del XX secolo hanno frantumato quest’ottimismo. Oggi ci troviamo in un mondo molto diverso e credo che tutti noi siamo consapevoli del fatto che una maggiore intesa tra di noi sarebbe veramente una buona cosa. Ma siamo solo all’inizio!

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Dio vuole guarire tutto l'uomo: il Papa auspica che il mondo sia capace di accogliere e curare i malati come persone.

    Il dolore, il piacere e l'inganno del relativismo: in prima pagina, un fondo di Carlo Bellieni sul rischio di manipolazione dell'idea di malattia.

    Nell'informazione internazionale, Marco Bellizi sull'iniziativa della Caritas Europa "Zero poverty".

    Il limite cancellato; bioetica e legge naturale: in cultura, l'intervento introduttivo dell'arcivescovo Rino Fisichella all'assemblea plenaria della Pontificia Accademia per la Vita.

    Giovanni Bachelet ricorda il padre Vittorio a trent'anni dalla sua uccisione.

    Non era particolarmente bella e non aveva alcuna cultura: Antonio Paolucci sul libro di Flora Fraser "Paolina Bonaparte. La Venere dell'impero".

    Quando il gioco si fa serio: l'intervento di Gherardo Ortalli alla conferenza, all'Accademia Nazionale dei Lincei, che ripercorre le lunghe vicende storiche del sistema ludico, con un articolo di Marcello Filotei dal titolo "Mettiamo alla porta la fata turchina".

    Quelle vignette che fecero imbestialire McCarthy e Nixon: Giulia Galeotti recensisce la mostra - alla Library of Congress di New York - dedicata alla matita acuta e ironica di Herblock.

    Nell'informazione vaticana, un articolo sulla lectio magistralis tenuta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone nell'aula magna dell'università di Wroclaw, in Polonia (l'occasione è stata la cerimonia di consegna al porporato del dottorato honoris causa in teologia e del conferimento della Gran Croce dell'ordine al merito della Repubblica di Polonia).

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    Oggi in Primo Piano



    L'anniversario della Rivoluzione in Iran tra scontri di piazza e tensioni

    ◊   E' il 31.mo anniversario della Rivoluzione islamica oggi per l’Iran. Da una parte, le celebrazioni ufficiali,volute dalle autorità di Teheran, e dall’altra gli oppositori dell’onda verde che sono tornati in piazza. Per le strade della capitale, si sono verificati scontri, com’era nei timori della vigilia: poliziotti e miliziani Basiji, massicciamente schierati, hanno sparato in aria e sulla folla. Una ragazza di 27 anni sarebbe morta, secondo quanto riportato da blog e social network. I feriti sarebbero diverse decine. In piazza Azadi si è tenuto il discorso del presidente, Mahmud Ahmadinejad, che è tornato ad attaccare la comunità internazionale e in particolare Stati Uniti e Israele, aggiungendo che è stato completato nel sito di Natanz l'arricchimento al 20% del primo pacchetto di uranio. Sulla situazione a Teheran, ascoltiamo Alberto Zanconato, corrispondente Ansa dall’Iran, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – Ai giornalisti stranieri non è consentito scendere direttamente tra la gente. Oggi, avrebbero potuto raggiungere solo piazza Azadi, dove parlava il presidente Ahmadinejad, non potevano nemmeno seguire i cortei ufficiali del regime per paura che potessero testimoniare delle infiltrazioni degli oppositori. Quindi, le notizie che si hanno vengono un po’ da testimonianze che si raccolgono in giro. I siti dell’opposizione parlano di gente che è stata regolarmente attaccata dalla polizia e dai miliziani Basiji.

     
    D. – Ahmadinejad ha colto l’occasione per annunciare che il primo pacchetto di uranio al 20% è stato completato a Natanz. Il nucleare, la repressione delle proteste, le tensioni con la comunità internazionale e le minacce a Israele fanno parte di una strategia particolare?

     
    R. – La strategia è quella del "muro contro muro": ovvero, contro l’opposizione interna nessuna apertura e impedire ogni manifestazione. Sul piano internazionale, da quello che sembra negli ultimi giorni, l’Iran vuole continuare sulla sua strada rinunciando per il momento ad ogni possibilità di accordo. Il messaggio che si ricava da quanto è successo oggi, in questo anniversario della Rivoluzione, è che Teheran continua dritta per la sua strada senza dare segni di compromessi.

     
    D. – Tra l’altro, gli Stati Uniti hanno già annunciato sanzioni a compagnie legate ai Pasdaran: che reazioni ci sono a Teheran?

     
    R. – Non ci sono reazioni. Del resto, misure del genere erano state annunciate dagli Stati Uniti anche in passato: sanzioni selettive, che però non riguardavano interventi più generali. Provvedimenti invece si aspettano eventualmente dalle Nazioni Unite.

     
    D. – Sono ormai otto mesi che l’opposizione iraniana è tornata in piazza. Quale sarà la linea dell’onda verde nei prossimi giorni?

     
    R. – Quello che si può prevedere è che si cercherà di continuare nelle manifestazioni di protesta non solo nelle piazze, in queste occasioni ufficiali: anche nelle università la tensione continua ormai da mesi, quindi non si vede uno sbocco né in un senso né nell’altro. Non si può prevedere una “vittoria” dell’opposizione, del movimento verde, e nemmeno sembra che il regime possa veramente mettere fine a questa protesta.

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    Violenze in Sri Lanka dopo lo scioglimento anticipato del parlamento

    ◊   Violenti scontri si sono verificati per tutta la giornata di ieri a Colombo, capitale dello Sri Lanka, in seguito all’arresto del generale, Sarath Fonseka, leader dell’opposizione e principale avversario politico dell’attuale presidente, Mahinda Rajapaksa. L’arresto è coinciso con lo scioglimento anticipato del parlamento e l’indizione di nuove elezioni legislative per l’8 aprile prossimo. Una situazione di grave tensione, dunque, che preoccupa anche il segretario generale dell’ONnu, Ban Ki-moon. Sulle ragioni di questa nuova crisi, l'opinione di Marzia Casolari, esperta dell’area per l’associazione Asia Maior, al microfono di Stefano Leszczynski:

    R. – La candidatura di Fonseca alle elezioni presidenziali – peraltro esse stesse anticipate – ha spiazzato un po’ tutto il mondo politico, anche perché Fonseca è stato effettivamente un candidato abbastanza minaccioso per l’attuale presidente Rajapakse, in virtù del consenso che ha conseguito soprattutto tra le fila dei militari, anche grazie alla vittoria della campagna militare che ha portato poi all’annientamento delle tigri Tamil.

     
    D. – Uno degli aspetti di quanto sta dicendo è anche il fatto che dei Tamil non se ne parla praticamente più dopo la sconfitta militare. Adesso qual è la situazione?

     
    R. – Verso la fine del 2009, la situazione dei campi profughi era quella di luoghi pieni di gente che attendeva di essere identificata per essere poi rinviata ai propri posti d’origine, alle proprie case, villaggi e via dicendo. Le procedure per l’identificazione di queste persone erano molto lente e queste persone erano letteralmente detenute all’interno di questi campi profughi, non gestiti da personale umanitario bensì dai militari.

     
    D. – L’Onu può effettivamente fare qualcosa o è impotente di fronte ad una situazione del genere?

     
    R. – L’Onu credo che, al di là delle preoccupazioni e delle prese di posizione, non possa fare molto altro. Il timore è che la situazione nello Sri Lanka evolva in un direzione simile a quella della Birmania.

     
    D. – L’opposizione che si sta formando nei confronti di Rajapaksa può avere, secondo lei, forza sufficiente?

     
    R. – Nello Sri Lanka, l’opposizione – sia essa Tamil o di altro genere – è un’opposizione che può essere anche molto radicale, che può essere anche molto forte politicamente. Una delle caratteristiche dei meccanismi politici dello Sri Lanka è quella degli attacchi personali all’opposizione. Attacchi personali che vengono poi sempre seguiti o accompagnati da manifestazioni che possono anche sfociare nella violenza. In più, il sequestro politico nello Sri Lanka o la sparizione di esponenti politici giudicati “scomodi” è un dato di fatto.

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    Gli stati generali delle Cure Palliative vicino Caserta. Il coordinatore Gianluigi Zeppetella: sedare il dolore è importante, ma anche stare vicino al malato

    ◊   E’ necessario creare una rete sanitaria nazionale per sostenere i malati terminali e le loro famiglie. Si sono aperti con questo imperativo gli stati generali delle Cure palliative, organizzati a Santa Maria Capua Vetere, nei pressi di Caserta. Tre giorni di lavori faranno il punto sulle terapie del dolore, il contrasto ad ogni forma di eutanasia e accanimento terapeutico. Il nostro inviato Massimiliano Menichetti:

    E’ con l’inaugurazione del “Polo del Sollievo - Scienza della Vita”, primo centro della regione Campania specializzato nella lotta al dolore e nel sostegno nei confronti dei malati terminali, che hanno preso il via gli stati generali nazionali delle Cure palliative. Una conquista importante in un panorama italiano frammentato, che vede soltanto 200 strutture in tutto il territorio, pensate per assistere, sotto ogni profilo, il malato terminale. Gianluigi Zeppetella, coordinatore scientifico degli stati generali:

    R. - L’inaugurazione del Polo del Sollievo e dell’Hospice "Nicola Falde" rappresenta una straordinaria opportunità, a mio avviso. Io ho fiducia, anzi sono convinto che l’iniziativa sarà in grado di mettere in moto un processo che renderà possibile, in breve tempo, la piena realizzazione di quanto affermato anche nel decreto legge di prossima approvazione, che riguarda per l'appunto la rete per le cure palliative e per le terapie del dolore, che vincola le regioni a realizzare dei percorsi e dei progetti di salute per i malati terminali, con un’attenzione speciale alle loro famiglie.

     
    D. – Lo ribcordiamo: cosa sono le cure palliative?

     
    R. – Le cure palliative rappresentano la cura attiva, non rinunciataria, di pazienti giunti al termine della loro vita a causa di malattie non più guaribili, non più controllabili, che hanno un andamento progressivo e che richiedono tutta una serie di interventi, perché il pianeta “sofferenza” è composto di elementi di natura somatica, di natura psicologica, di natura spirituale e di natura sociale.

     
    D. – Quindi, interventi, ad esempio, per sedare il dolore, ma anche stare accanto al paziente...

     
    R. – Sedare il dolore è fondamentale, ma naturalmente la persona malata e la famiglia non devono essere lasciati soli a gestire una condizione nella quale la solitudine è distruttiva quanto la malattia.

     
    D. – Possiamo dire che le cure palliative sono assolutamente contro logiche eutanasiche e contro accanimento terapeutico...

     
    R. – Assolutamente. No all’accanimento, no all’abbandono terapeutico, no a logiche eutanasiche: occorre essere chiari.

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    Chiesa e Società



    L’America Latina si mobilita per i terremotati di Haiti: raccolti circa 4 milioni di dollari

    ◊   Ammonta a circa quattro milioni di dollari USA la cifra raccolta in Brasile, Ecuador e Repubblica Dominicana, e destinata alle vittime del terremoto che ha devastato Haiti il 12 gennaio scorso. A circa un mese dal sisma, dunque, le Caritas e gli episcopati locali tracciano un bilancio dei fondi di solidarietà disponibili fino ad ora e ne spiegano la destinazione. In particolare, in Ecuador, la campagna di raccolta delle donazioni è iniziata il 14 gennaio ed ha raggiunto la cifra di circa 1.600.000 dollari americani. “La Conferenza episcopale dell’Ecuador (Cee) – si legge in una nota – ringrazia tutte le persone di buona volontà che, con generosità, hanno offerto il loro contributo per aiutare i nostri fratelli di Haiti”. “La colletta – si legge ancora – che è stata realizzata in tutte le curie diocesane, negli Istituti di educazione cattolica e nelle parrocchie, dimostra ancora una volta lo spirito di solidarietà che caratterizza la nostra popolazione”. Quindi, la Cee spiega che gli aiuti raccolti verranno distribuiti attraverso la Pastorale Sociale-Caritas e che, secondo le richieste della Caritas di Haiti, l’85% dei fondi verrà destinato principalmente alla ricostruzione, mentre il 15% rimanente verrà impiegato nell’acquisto e nell’invio di alimenti, nell’arco di 15 giorni. E dell’invio di cibo e materie prime per l’edilizia si occuperà anche la Caritas brasiliana che ha raccolto, finora, circa 3 milioni di real (pari a 1.600.000 dollari USA) e 15 tonnellate di alimenti. Nell’arco di sette giorni, quindi, sei navi trasporteranno fino a Port-au-Prince, capitale haitiana, riso, latte pastorizzato, kit sanitari e tende di emergenza. “Attraverso la Caritas statunitense – informa inoltre una nota – nelle zone terremotate arriverà anche un’equipe dell’Università del Maryland, specializzata nel trattamento medico delle vittime di disastri naturali. Tra le priorità della squadra, la realizzazione di 16 interventi chirurgici particolarmente delicati”. Prevista, inoltre, la presenza di personale addetto al sostegno psicologico. Sulla stessa linea anche i vescovi della Repubblica Dominicana, che ieri hanno convocato una conferenza stampa per fare il punto sugli aiuti raccolti finora, anche grazie alla maratona radio-televisiva del 17 gennaio scorso, intitolata “Viva il Paese per Haiti!”. Nelle 12 ore continue di trasmissione, ha spiegato padre Francisco Antonio Jiménez Rosario, Segretario generale della Conferenza episcopale dominicana (Ced), sono stati raccolti oltre 27.660.000 pesetas, pari a circa 744mila dollari statunitensi. Il denaro, ha continuato padre Jiménez, verrà impiegato secondo le necessità dettate dalla Conferenza episcopale e dalla Caritas haitiane. Allo stesso tempo, l’esponente della Ced ha espresso apprezzamento per la solidarietà dimostrata dal popolo dominicano ed ha esortato tutti a proseguire negli aiuti. (I.P.)

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    Haiti: le Ong cattoliche chiedono di proteggere i minori dai trafficanti umani

    ◊   Delineare le misure adeguate che si dovrebbero adottare per garantire la protezione dei bambini soli. Lo chiedono i responsabili delle cinque Ong cattoliche del mondo impegnate nei soccorsi ai terremotati di Haiti. In una lettera indirizzata ai tre segretari di gabinetto degli Stati Uniti, Hillary Clinton, Janet Napolitano e Kathleen Sebelius, le agenzie cattoliche propongono la creazione di centri di accoglienza per minori ad Haiti, l’assegnazione di psicologi ed esperti di benessere infantile, l’impegno nella ricerca delle famiglie per consentire ai bambini il ricongiungimento con i propri genitori o con i parenti, il collocamento degli orfani in affido con lo status di “rifugiati” per ragioni umanitarie e lo snellimento dell’iter consolare. Come riporta “L’Osservatore Romano”, secondo i responsabili delle Ong impegnate ad Haiti, “nel lungo termine il governo statunitense dovrebbe assicurare che i fondi per la ricostruzione del Paese comprendano le risorse per la tutela dei bambini soli per evitare che cadano nella rete di trafficanti umani o di bande criminali”. (F.C.)

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    Sri Lanka: migliaia di fedeli hanno pregato la Vergine Maria per la pace

    ◊   Hanno pregato per la pace migliaia di devoti mariani radunati domenica scorsa nel santuario di Nostra Signora di Lanka, nella diocesi di Mannar, nello Sri Lanka. Come riferisce l’agenzia AsiaNews, si è trattato della prima celebrazione dopo la sconfitta delle Tigri tamil, il movimento indipendentista del nord che per tre decenni ha combattuto contro l’esercito di Colombo. Le speranze di pace, però, sembrano messe in pericolo da una lotta politica interna tra governo ed opposizione, che potrebbe sfociare in una nuova fase di violenze nel Paese. A presiedere la Messa più solenne in onore della Madonna è stato l’arcivescovo emerito di Colombo, mons. Oswald Gomis. Il presule ha chiesto ai 3mila fedeli presenti nel santuario di ringraziare la Vergine Maria, per aver fatto cessare la guerra. Il prelato ha quindi invitato tutti ad “ascoltare la Madonna, mettere in pratica i suoi insegnamenti, standole sempre più vicino”, soprattutto nei momenti di difficoltà che si presentano nella vita di ogni giorno. La basilica dedicata alla Vergine di Lanka, proclamata patrona del Paese da Pio XII, è stata costruita nel 1951, per ringraziare la Madonna di aver preservato lo Sri Lanka dagli orrori della seconda Guerra Mondiale. (F.C.)

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    Europarlamento: risoluzione sui diritti delle donne "nasconde" contraccezione ed aborto

    ◊   A proposito della risoluzione sulla parità tra i sessi e i diritti delle donne, adottata dall’Euroassemblea, il rappresentante maltese Simon Busuttil estende l’analisi dal campo politico-istituzionale a quello sociale e culturale. Nel testo, costituito da una ventina di “considerando” e da 41 paragrafi, - riferisce l'agenzia Sir - si fa riferimento alle politiche volte a favorire la conciliazione tra vita professionale e familiare, alla lotta contro la violenza domestica e alle molestie, al miglioramento dei servizi per bambini e anziani, a maggiori opportunità formative e occupazionali per le donne. Ma lo stesso documento afferma che le donne “dovrebbero avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto”. “La risoluzione approvata, - afferma Busuttil - benché priva di valore giuridico, viola il principio di sussidiarietà e, dove parla di aborto, minaccia il diritto alla vita del nascituro. Qui c’è una battaglia culturale da fare, oltre a quella cui siamo chiamati a compiere nelle istituzioni”. “Il gruppo dei Popolari – tiene ad aggiungere – su questo tema ha dato indicazioni precise, anche se con rammarico dobbiamo registrare tante defezioni. E d’altro canto occorre moltiplicare le iniziative di discussione e di confronto, anche con le altre famiglie politiche, per trovare dei punti di contatto su materie così rilevanti”. Dal canto suo l'eurodeputata slovacca Anna Zaborska,osserva che con questa risoluzione “registriamo un segnale negativo per la tutela della vita umana, e allo stesso tempo si va ben oltre le competenze comunitarie, minacciando la sovranità degli Stati su materie come questa, legate alla vita o alla famiglia”. Così “si lede il principio di sussidiarietà e si apre la porta dell’Europa a una sorta di diritto di aborto. Questo non lo possiamo accettare”. L’esponente slovacca al Parlamento Ue ribadisce la “necessità di impegnarsi, sia sul piano culturale che educativo, per evitare questi risultati politici”. (R.P.)

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    Le Commissioni “Giustizia e Pace” d’Europa: l’importanza della solidarietà nella lotta alla povertà

    ◊   Mettere in atto misure efficaci contro la povertà, sviluppare la trasparenza economica, tassare le transazioni finanziare con un’imposta a favore degli aiuti allo sviluppo, sopprimere lo squilibrio commerciale, rafforzare la lotta al cambiamento climatico. Sono queste le raccomandazioni che la Conferenza delle Commissioni Giustizia e Pace d’Europa, composta da rappresentanti di 29 nazioni, lancia a tutti i Paesi del Vecchio Continente. In una nota diffusa oggi, Giustizia e Pace ribadisce l’importanza della solidarietà in tempo di crisi e ricorda che il 2010 è stato dichiarato “Anno europeo di lotta alla povertà e all’esclusione sociale”. In questa occasione, si legge nella nota, “dobbiamo riconoscere che la sola possibilità che abbiamo di trovare una risposta duratura alla crisi attuale risiede nel rinnovare i nostri sforzi per la solidarietà globale e la cooperazione”. L’attuale crisi economica e finanziaria, continua Giustizia e Pace, è “un avvertimento urgente di fronte al potenziale distruttivo di una crescita economica non regolata e di un modello di sviluppo che non ponga la giustizia al primo posto”. Di qui, l’appello lanciato dall’organo episcopale a tutti i Paesi europei perché intraprendano un cammino preciso nella lotta alla povertà. Nello specifico, il percorso si articola in sei punti: innanzitutto, viene richiesta la messa in atto di “misure efficaci contro la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, partendo dalla convinzione che questa lotta, per l’avvenire di un Paese, è importante tanto quanto la protezione del sistema finanziario”. Poi, Giustizia e Pace raccomanda “l’introduzione di un sistema di norme e di direttive per far sì che le attività economiche e finanziarie non siano a detrimento dello sviluppo umano, né vadano contro il dovere della solidarietà internazionale o i diritti umani”. E ancora: viene richiesto “lo sviluppo della trasparenza economica attraverso l’introduzione di standard e di certificazioni per i settori bancari e finanziari e per le imprese che rispettano le norme e le direttive (ad esempio, l’obbligo, per le multinazionali, di versare un’imposta sul luogo di produzione)”. Quindi, le Commissioni Giustizia e Pace d’Europa suggeriscono “l’introduzione di una tassa, da imporre sulle transazioni finanziarie e da destinare agli aiuti allo sviluppo o al finanziamento di strutture di pubblica utilità”, così come “il sostegno ad una politica di sviluppo basata su condizioni di vita e di lavoro che rispettino la dignità umana in tutti i Paesi”. Infine, la nota episcopale raccomanda “la soppressione delle condizioni di squilibrio nello sviluppo e nel commercio” e “maggiori sforzi, in tutta Europa, per limitare le cause e le conseguenze del cambiamento climatico”. Una strategia d’azione che va accompagnata, concludono i vescovi, dal “sostegno ai Paesi in via di sviluppo perché riescano ad avere le risorse finanziarie e tecniche necessarie per affrontare le sfide climatiche”. (I.P.)

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    Mongolia: molte famiglie ridotte alla fame dal freddo invernale

    ◊   Migliaia di famiglie rischiano di morire di fame in Mongolia a causa del freddo polare che ha colpito il Paese. Le temperature sono infatti scese fino a 50 gradi sotto zero, mettendo a repentaglio le attività economiche. “Quasi 2 milioni di capi di bestiame sono già morti; ora si teme per i prossimi mesi, nel corso dei quali il numero potrebbe raddoppiare, lasciando altre migliaia di persone senza cibo”, ha scritto padre Ernesto Viscardi, Superiore dei missionari della Consolata in Mongolia. Come riferisce l’agenzia Misna, la popolazione fatica a trovare legna e carbone per scaldarsi. La situazione è dunque molto critica, tanto che l’Onu ed il governo mongolo hanno stimato che saranno necessari aiuti per 6 milioni di dollari nel corso dei prossimi tre mesi, in modo da permettere alla gente di superare l’inverno. Per questo motivo, i missionari e le missionarie della Consolata hanno aperto una raccolta fondi a cui è possibile partecipare visitando il sito www.missioni consolataonlus.it/mco. (F.C.)

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    Usa: tendenze religiose dei giovani in una ricerca dei Cavalieri di Colombo e Maristi

    ◊   I comportamenti dei giovani americani, e in particolare dei giovani cattolici statunitensi, sono al centro di una ricerca condotta dai Cavalieri di Colombo e dai padri Maristi. In base al sondaggio, l’85% dei giovani cattolici dai 18 ai 29 anni continua a credere in Dio. Tra le priorità ci sono il matrimonio e la famiglia, la realtà spirituale o la vicinanza a Dio. L’82% dei giovani cattolici americani ritiene inoltre che l’istituzione del matrimonio sia sottovalutata. Per il 66% l’aborto è moralmente sbagliato. Il 63% esprime lo stesso giudizio sull’eutanasia. Tra quanti hanno partecipato al sondaggio, l’80% dei giovani considera la religione almeno come qualcosa di “alquanto importante” nella propria vita. Alla luce di questo panorama, Anderson, cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo, ha ribadito che “è molto importante per la Chiesa comprendere il punto di vista dei giovani cattolici”. La Chiesa - ha sottolineato Anderson- ha una grande opportunità di evangelizzare e può costruire molto con la nuova generazione di cattolici. (A.L.)

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    Hong Kong: i leader religiosi chiedono di combattere disagio giovanile e droga

    ◊   Per il nuovo Anno lunare cinese, che inizia il 14 febbraio, i membri del Colloquium dei sei leader religiosi a Hong Kong hanno indicato la volontà di affrontare il diffuso disagio giovanile e combattere gli stupefacenti. Nel loro messaggio, rilasciato l’8 febbraio per l’Anno della Tigre, essi augurano a tutti “progresso, pace, prosperità e l’aiuto divino” e indicano come “priorità l’impegno comune per costruire una società armoniosa e migliorare la cultura sociale”. Il gruppo (che raccoglie i leader buddisti, cattolici, confuciani, islamici, protestanti e taoisti) esprime anche preoccupazione per i giovani che “agiscono in modo dissoluto, cadono vittime degli stupefacenti e così rovinano il proprio futuro; nella società tengono conto anzitutto del denaro, senza alcuna vergogna; e provocano suicidi di massa via internet”. Per questo essi chiedono al governo locale di combattere la droga colpendo chi la fornisce. I giovani sono “i successori e il futuro di Hong Kong” e devono “avere una corretta educazione e soprattutto sviluppare un alto senso morale”. Ma destano preoccupazione quei giovani “abituati all’auto-indulgenza, che mostrano un sempre minore rispetto per genitori e insegnanti e che non curano le proprie virtù”. Lee Kwan-kit, della Associazione buddista di Hong Kong, ha spiegato ad AsiaNews che i leader religiosi vogliono combattere l’abuso di stupefacenti, problema che diventa sempre più grave. Padre Edward Chau King-fun, presidente della Commissione cattolica per il dialogo inter-religioso, dice che occorre combattere il consumo di droga sia tra gli studenti che in tutta la società. I leader religiosi hanno sottolineato che la prosperità sociale dipende da un’efficace educazione dei giovani. La Cina ha una consolidata reputazione per la sua diffusa cultura e uno Stato civile si fonda sulle virtù morali. Sono essenziali le otto virtù: pietà, amore fraterno, fedeltà, essere meritevoli di fiducia, cortesia, giustizia, integrità e modestia, che oggi sembrano sempre meno interessanti. Nella misura in cui la popolazione si allontana dalla tradizione, aumentano crimini e truffe e appare in pericolo il benessere futuro della società. I leader religiosi vogliono anche promuovere uno sviluppo sociale basato su modestia, riconoscenza, perdono e amore e portare le persone, grazie alla fede, a lasciare il sentiero del peccato e a edificare insieme un mondo migliore. Il Colloquium si riunirà di nuovo, per scambiare gli auguri, in un incontro conviviale il 21 febbraio. Il messaggio è stato firmato da Ayub Yuet Che Yin presidente dell’Associtazione culturale e fraterna cinese islamica, dal vescovo Nicholas Tai Ho-fai presidente del Consiglio cristiano di Hong Kong, da Tong Wai Ki presidente dell’Associazione taoista di Hong Kong, dal venerabile Kwok Kwong presidente dell’Associazione buddista di Hong Kong, dal vescovo John Tong Hon della diocesi cattolica di Hong Kong e da Tong Yun Kai presidente dell’Accademia confuciana. (R.P.)

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    A Santo Domingo il XXII Congresso interamericano dell'Educazione cattolica

    ◊   Quasi 1.000 congressisti di 23 Paesi americani si sono riuniti a Santo Domingo, capitale della Repubblica Dominicana, per celebrare il Congresso Interamericano dell'Educazione Cattolica, sul tema "La qualità della nostra educazione partendo dalla sua identità". La riflessione si è concentrata su due temi fondamentali: l'identità e la qualità della scuola cattolica. Nei loro messaggi, sia il cardinale arcivescovo di Santo Domingo Nicolás de Jesús López Rodríguez che Melanio Paredes, Ministro dell'Istruzione, hanno insistito sul fatto che la scuola cattolica è un modello che le altre istituzioni possono imitare. Nei vari interventi, - riferisce l'agenzia Zenit - sono state analizzate le sfide che affronta l'istruzione, le varie risposte che si potrebbero dare, le esigenze poste dall'identità della scuola cattolica e la pastorale educativa missionaria che devono assumere le scuole che vogliono educare i giovani di oggi. Le strategie per un'istruzione di qualità, si è detto, passano sempre per la formazione e l'aggiornamento dei docenti, che devono inoltre prepararsi ad essere agenti della pastorale educativa. I presenti hanno anche ascoltato la testimonianza di due religiose sopravvissute al terremoto di Haiti, che hanno fatto sentire chiaramente che il loro Paese è più vivo che mai e che il lavoro di ricostruzione sarà ingente, ma ancor di più lo sarà l'accompagnamento a tutte le persone che hanno sofferto, soprattutto ai bambini che hanno perso la propria famiglia. Nella loro Dichiarazione finale, gli educatori dei Paesi del continente americano dicono di volere e proporre "una scuola che abbia come centro e obiettivo la persona, partecipi alla comunità ecclesiale (parrocchia), sia aperta alle istanze sociali e impegnata con le culture emergenti, coinvolga la famiglia nei processi educativi e sia segno profetico dei valori del Regno". Per raggiungere questo obiettivo propongono varie misure, a partire dal "porre in modo chiaro e consistente Cristo al centro del progetto educativo-pastorale delle istituzioni" e dal "coinvolgere la famiglia nei processi educativo-evangelizzatori". I congressisti confessano infine di sentirsi "molto vicini al dolore che stanno soffrendo i nostri fratelli di Haiti" e invitano "gli educatori americani alla solidarietà effettiva con l'opera di ricostruzione futura dell'istruzione haitiana, unendosi ai programmi delle varie organizzazioni educative nazionali e internazionali". (R.P.)

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    Colombia: i vescovi smentiscono il sostegno della Chiesa ad un candidato per le presidenziali

    ◊   La Conferenza episcopale colombiana (Cec) non appoggia in alcun modo José Luján Zapata, candidato alle elezioni presidenziali del prossimo maggio. La categorica smentita di un presunto sostegno, da parte della Chiesa, all’ex viceprocuratore in corsa per la poltrona di Capo dello Stato, è arrivata attraverso mons. Juan Vicente Córdoba Villota, segretario generale della Cec: il presule ha definito “una mancanza di rispetto” i manifesti di Zapata in cui è scritto che il candidato conta sull’appoggio di "migliaia di colombiani appartenenti a diversi partiti o che mai hanno militato in politica, come arcivescovi, vescovi, sacerdoti”. Nella lista degli “Amici del Candidato”, compaiono nomi come quello di mons. Luis Augusti Castro Quiroga, arcivescovo di Tunja; di mons. Alberto Giraldo Jaramillo, arcivescovo di Medellín; di mon. Nel Beltrán Santamaría, vescovo di Sincelejo, e di padre Darío Echeverri González, segretario della Commissione di conciliazione nazionale. Mons. Córdoba ha quindi chiesto che questi nomi siano cancellati dalla lista di sostenitori di Zapata, ipotizzando azioni legali contro il candidato presidente e ricordando che, se qualche religioso fosse coinvolto in un partito politico, andrebbe incontro a sanzioni o, in casi estremi, alla scomunica. Sulla stessa linea padre Echeverri González, il quale ha smentito di aver firmato una qualunque proposta politica: “Né i vescovi, né i sacerdoti danno mai appoggio politico. Il nostro compito è solo di suggerire l’orientamento al bene comune”. Ed ha concluso: “Chi si appropria dei nomi delle persone per trovare sostegno alle proprie ambizioni non merita la fiducia dell’elettorato colombiano” (I.P.)

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    Amnesty International chiede all’Iran di consentire manifestazioni pacifiche

    ◊   “Consentire lo svolgimento di manifestazioni pacifiche”. È l’appello lanciato ieri da Amnesty International al governo iraniano in occasione del 31° anniversario della Rivoluzione islamica, che si celebra oggi. Come riporta l’agenzia Sir, l’organizzazione internazionale per i diritti umani si è detta preoccupata dalle affermazioni fatte nei giorni scorsi da alcuni rappresentanti del potere giudiziario e della polizia. Si teme che “le dimostrazioni contro il governo non saranno tollerate” e che vi siano le premesse “per ulteriori atti di violenza da parte dello Stato iraniano”. Amnesty ha ricordato che le manifestazioni seguite al contestato esito delle elezioni presidenziali dello scorso giugno sono state duramente represse dal governo di Ahmadinejad. Le autorità hanno ammesso oltre 40 morti, ma secondo l’organizzazione sarebbero almeno il doppio, se non addirittura di più. Migliaia di persone sono state arrestate, molte di esse sottoposte a tortura e numerose decine incriminate con “vaghe accuse” e condannate a seguito di “processi spettacolo” che hanno rappresentato una “parodia della giustizia”. È per questo che Amnesty International continua a chiedere all’Iran “la commutazione di tutte le condanne a morte” e “l’immediato ed incondizionato rilascio di tutti i prigionieri” per motivi politici. (F.C.)

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    Spagna: il cardinale Rouco Varela dice no all'uso sconsiderato dei beni della terra

    ◊   Un invito a “rivedere l'uso delle risorse della terra date da Dio a beneficio di tutti gli uomini e non per il benessere e il guadagno di pochi”. Lo ha fatto l'arcivescovo di Madrid, cardinale Antonio Maria Rouco Varela, nella lettera pastorale che ha scritto in occasione del lancio della nuova campagna contro la fame della ong cattolica Manos Unidas, che inizierà domenica 14 febbraio. “L'utilizzo sconsiderato dei beni della terra – ha scritto il porporato – ha un innegabile effetto negativo, che colpisce con particolare forza i popoli meno sviluppati, quindi esso soffrono con maggior virulenza le conseguenze del comportamento egoista dei paesi più sviluppati”. Il cardinale - riferisce l'agenzia Sir - esorta a “prendere coscienza una volta di più dell'urgente necessità morale di una rinnovata solidarietà inter-generazionale, soprattutto nelle relazioni tra paesi in via di sviluppo e quelli molto industrializzati”. La difesa della creazione, ha osservato il cardinale Rouco Varela, “non può prospettarsi al margine dei problemi che colpiscono la persona umana, centro dell'universo, come generalmente si fa”. Perciò, ha concluso, “sono particolarmente luminose le parole del Papa che rilevano la contraddizione di posizioni attuali nel campo della difesa della ecologia quando non è accompagnata dalla difesa della persona umana”. (R.P.)

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    Croazia: la Chiesa ha ricordato ieri il Beato cardinale Stepinac

    ◊   In occasione del 50.mo anniversario della sua morte, ieri il cardinale Jospi Bozanic, arcivescovo di Zagabria, ha ricordato il suo predecessore, il beato Alojzije Stepinac, eroico martire della fede durante il periodo più buio della persecuzione comunista nei Paesi dell’Est Europa. Come riporta l’agenzia Sir, nell’omelia pronunciata durante la Santa Messa celebrata in cattedrale, il porporato ha affermato che il beato Stepinac “ha lasciato una testimonianza della sapienza della Croce. Tutte le ideologie del suo tempo hanno voluto dominare la verità, ma sono state costrette ad ammettere la sconfitta. Crocifisso ed umiliato, è diventato ancora più forte. Stepinac ha scelto la fedeltà a Dio ed alla Chiesa”. Il cardinale Bozanic ha poi aggiunto che “ci sono valori che non possono essere negati, perché non si può negare la verità”. Infine, concludendo la sua omelia, il cardinale ha detto che, dopo 50 anni, la memoria del beato Stepinac “indica sempre più chiaramente l’urgenza di proclamare il Vangelo” e suggerisce a tutti come si dovrebbe vivere per raggiungere la vetta della santità. (F.C.)

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    Svizzera: sì, con riserva, della Commissione di bioetica alla ricerca scientifica sugli esseri umani

    ◊   È un sì che invita comunque alla vigilanza quello pronunciato dalla Commissione di bioetica della Conferenza episcopale svizzera (Ces), a proposito dell’articolo costituzionale concernente la ricerca scientifica sugli esseri umani. In una nota diffusa ieri, i presuli ricordano, innanzitutto, i prinicipi-cardine di tale articolo che verrà sottoposto a referendum il prossimo 7 marzo. Tali principi, si legge nella nota, mirano a “proteggere la dignità e la personalità dell’essere umano nella ricerca medica, guardando alla libertà della ricerca stessa e tenendo conto della sua importanza per la salute e la società; mirano a promuovere la qualità e la trasparenza di tale ricerca e, infine, hanno l’obiettivo di creare una base di partenza per regolamentare la ricerca sull’essere umano in modo uniforme in tutta la Svizzera”. Quindi, la Commissione di bioetica della Ces approva l’articolo costituzionale in questione, nella misura in cui “il principio della dignità umana, in quanto diritto fondamentale, gode di una protezione assoluta e prevale sulla libertà di ricerca, dandole il giusto orientamento”. D’altro canto, i vescovi elvetici esprimono perplessità sull’applicazione del principio di ricerca alle persone incapaci di intendere e di volere e chiedono che, a loro riguardo, “la legge rispetti a perfezione” le loro esigenze. Di qui, l’appello affinché il Parlamento adotti una legge sulla ricerca sugli esseri umani solo ed esclusivamente nel caso in cui vengano “scrupolosamente rispettati” i principi direttivi dell’art. 118b, ovvero: “evitando tutte le ideologie utilitaristiche che considerano solo gli interessi dei singoli, a scapito del bene oggettivo della persona umana e della sua dignità; evitando l’utilitarismo che guarda solo al rapporto rischi/benefici; mettendo in pratica il principio secondo il quale la dignità impone di trattare con rispetto la vita dal concepimento fino alla morte naturale; facendo in modo che ci sia rispetto per l’embrione e vigilando affinché, sulle persone incapaci di intendere e di volere, sia praticabile solo una ricerca a rischio minimo”. La nota si conclude ribadendo che “la Commissione di bioetica della Ces si pronuncia dunque a favore dell’articolo costituzionale 118b, che verrà sottoposto al voto popolare il 7 marzo 2010. Questo articolo rispetta il principio della dignità umana, al quale la libertà di ricerca resta subordinata. Esso crea una base che permetterà di regolamentare la ricerca medica in modo uniforme in Svizzera, promuovendo, nel contempo, la qualità e la trasparenza di tale ricerca”. (I.P.)

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    Presentato il rapporto Media e Minori 2009. Sky non applica il Codice a tutela dei bambini

    ◊   Aumentano le violazioni al codice Media e Minori, che delinea una serie di principi per tutelare i più piccoli davanti alla tv. Nel 2009 sono stati considerati 264 casi, contro i 228 del 2008; le infrazioni sono state 46 mentre nel 2008 erano 28. Ed è la Rai che registra il maggior numero di risoluzioni, 14 contro le 7 di Mediaset. Il Comitato ministeriale che ha l’obbligo di far applicare il codice si è comunque interessato anche delle tv satellitari, ora più visibili grazie anche al digitale terrestre. E da qui è nato il caso Sky. L’emittente di Murdoch infatti pretende di non applicare il codice perché non lo ha sottoscritto e poi perché Sky è un’emittente non in chiaro ma criptata. Giustificazioni rigettate dal presidente del Comitato, Franco Mugherli, che ha chiesto un intervento dell’Autorità delle Comunicazioni. I generi più sanzionati sono stati i film e le fiction. Poi viene l’informazione. Troppo spesso infatti, secondo il Comitato, nei servizi giornalistici la morte viene banalizzata o a volte trattata come una fiction. E’ il caso dell’uomo ucciso a Napoli dalla camorra, e il cui video è stato diffuso dai tg. Attenzione poi ai programmi d’intrattenimento che, nella fascia protetta tra le 16 e le 19, trattano sempre più spesso cronaca nera, attualità o affrontano temi che hanno a che fare con il sesso. (A cura di Alessandro Guarasci)

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    Agesci: parrocchie e movimenti hanno la comune responsabilità di educare le coscienze

    ◊   La sfida educativa è e resta “un’esigenza costitutiva e permanente della Chiesa” per la quale i giovani “rappresentano una priorità stabile”. E’ quanto ha detto l’arcivescovo di Potenza, Muro Lucano, Marsico Nuovo, mons. Agostino Superbo, chiudendo ieri ad Assisi il terzo Convegno nazionale degli assistenti ecclesiastici dell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (Agesci). “La chiave di tutto – ha aggiunto il presule – sta nell’educare le coscienze ad essere esigenti, perché è la coscienza del singolo da porre al centro dell’azione educativa”. In questo percorso da compiere per affrontare le sfide poste dall’educazione – ha detto mons. Agostino Superbo - “la Chiesa deve mostrare le qualità che il suo Signore le ha donato”. Parrocchie, associazioni e movimenti devono “sentire la responsabilità comune” in direzione di un impegno da cui dipende il futuro delle nuove generazioni. In questo sforzo di collaborazione, un “compito decisivo è quello che spetta ai sacerdoti” che per questo devono recuperare in pieno la loro “dimensione ministeriale, di servizio, a partire dal seminario”. Si tratta di una priorità perché “una Chiesa ministeriale – ha detto il presule - può amare il mondo, una Chiesa non ministeriale non riesce neppure ad mare se stessa”. Ad Assisi - riferisce Avvenire - sono arrivati per il convegno 250 assistenti ecclesiastici, con rappresentanze anche da Belgio, Francia, Svizzera e Finlandia. Il convegno nazionale degli assistenti ecclesiastici dell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (Agesci) è un’occasione, ogni anno, per approfondire gli aspetti teologici, fondativi e pastorali della catechesi narrativa, con lo sguardo sempre attento al cammino della Chiesa italiana (A.L.)

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    L’Ospedale Bambin Gesù sperimenta innovazioni per la riabilitazione pediatrica

    ◊   Un buon recupero funzionale e motorio può garantire una qualità della vita migliore sia per il bambino sia per la sua famiglia. È quanto si sostiene al Dipartimento di riabilitazione pediatrica dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, che è uno dei primi prototipi nazionali di Centro per le disabilità gravi in età evolutiva. In modo particolare, nella sede di santa Marinella, in provincia di Roma, è stata attivata, come riferisce l’agenzia Sir, una struttura finalizzata alla riabilitazione multidisciplinare di pazienti con patologia del sistema nervoso centrale, congenita o acquisita successivamente, nonché lo sviluppo di un progetto ad ampio raggio che riguarda la riabilitazione robotica di bambini con disturbi dell’equilibrio conseguenti a danni di tipo neurologico. In tal senso, particolarmente importanti sono le innovazioni tecnologiche legate allo sviluppo originale ed all’impiego di sistemi robotizzati per la valutazione e la rieducazione delle disabilità. Questa attività, frutto della collaborazione con il Dipartimento di Meccanica ed Aeronautica dell’Università “La Sapienza” di Roma ed il Massachusetts Institute of Technology, ha portato alla progettazione ed alla realizzazione di un sistema robotico per la riabilitazione delle disabilità motorie dell’arto superiore, introdotto nella pratica clinica con buoni risultati. (F.C.)

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    Al via la 60.ma edizione del Festival del cinema di Berlino

    ◊   Reduci di guerra, giovani criminali, storie di famiglia, rievocazioni della Beat Generation o della propaganda nazista, ambientazioni artiche o californiane, commedie e drammi, finzioni e documentari, esordienti e vecchi maestri: tutto questo si mescola nell’affollatissimo programma della 60.ma edizione del Festival di Berlino, che prende il via questa sera con “Apart Together” di Wang Quan’An, già ispirato regista di un film come “Il matrimonio di Tuya”, Orso d’Oro quattro anni fa. Ambientato nella Cina contemporanea, il film racconta del viaggio compiuto da alcuni ex-militanti del Kuomingtang da Taiwan alla Cina per ritrovare a sessant’anni dalla fine della guerra civile ciò che resta delle loro antiche famiglie. Un po’ rievocazione storica, un po’ melodramma fiammeggiante, il film sembra perfetto per celebrare il sessantesimo compleanno di un Festival, che nel corso del tempo è diventato sempre più attento alle dinamiche del mondo contemporaneo, ai problemi sociali e civili, al Sud e all’Est del mondo, senza dimenticare il “glamour” che da sempre contraddistingue manifestazioni di questo genere. Se le star non mancheranno sul tappeto rosso della Berlinale, si farebbe tuttavia un gran torto caratterizzando il Festival solo per i volti celebri che vi appariranno. Se sul piano dell’organizzazione non si può che rimarcare positivamente l’efficienza, la logistica, lo sviluppo del mercato, la gentilezza di tutti quelli che coordinano i lavori, sul piano dei contenuti il Festival è per pubblico e addetti ai lavori un luogo dove i film commuovono e divertono ricordando allo spettatore il peso e la speranza della condizione umana. (A cura di Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    L'Europa in soccorso della Grecia: decise misure straordinarie per aiutare l'economia di Atene

    ◊   Mobilitazione dell’Unione Europea per sostenere la Grecia. A Bruxelles è in corso un vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dei 27 e, poco prima dell’inizio della riunione, è stato annunciato un accordo sugli aiuti che l’Ue destinerà ad Atene. L’intesa è stata trovata nel corso di un colloquio tra il cancelliere tedesco Merkel, il presidente francese Sarkozy, il premier greco Papandreou e il presidente della Banca centrale europea Trichet. Ad Atene sono richieste misure supplementari per rispettare le “regole comuni” sul deficit pubblico e il governo greco dovrà presentare a metà marzo un primo rapporto sullo stato di attuazione del piano di risanamento. La prossima settimana inoltre i ministri economici e finanziari dell'Unione Europea dovranno adottare le “raccomandazioni” per aiutare la Grecia. Intanto, ad Atene proseguono le agitazioni sindacali in vista della manifestazione del 24 febbraio contro i tagli salariali e pensionistici decisi per far fronte alla crisi.

    Bce-crisi
    Un allarme sui conti pubblici dei Paesi europei è stato lanciato oggi dal bollettino di febbraio della Banca Centrale Europea che parla di una ripresa nel segno della discontinuità per il 2010 e di una disoccupazione ancora in aumento. L’istituto di Francoforte ha comunque assicurato sostegno alle banche nel quadro di un “miglioramento della situazione in atto nei mercati finanziari”. Pertanto ha invitato a non tenere troppo a lungo le misure anti-crisi. In proposito è atteso un pronunciamento per marzo.

    Ucraina-politica
    Braccio di ferro in Ucraina dopo le elezioni presidenziali che hanno visto l’affermazione di Viktor Ianukovich. Un risultato non riconosciuto dalla rivale Yulia Tymoshenko che oggi, dopo tre giorni di silenzio, ha annunciato che il suo governo non si dimetterà volontariamente e che Ianukovich ha fatto “promesse menzognere” al Paese. Il riferimento è ad alcune norme di carattere sociale non votate in Parlamento dal partito dell’ex presidente. Solo ieri Yanukovich aveva esortato la Tymoshenko, che subito dopo il voto aveva denunciato brogli elettorali, ad ammettere la sconfitta per evitare una nuova crisi politica.

    Haiti-terremoto
    E’ stato nuovamente aggiornato il bilancio del terremoto che ha devastato Haiti. I morti accertati sono 217 mila e non 270 mila come aveva annunciato il presidente Preval. Intanto, domani – ad un mese dal sisma – il governo ha decretato un giorno di lutto nazionale. E' prevista una cerimonia ecumenica a Port-au-Prince. Saranno presto rilasciati, come stabilito da un tribunale haitiano, i 10 cittadini americani arrestati a fine gennaio con l'accusa di aver rapito 33 bambini.

    Medio Oriente-cronaca
    In un raid israeliano sulla Striscia di Gaza in risposta a tiri di mortaio dai Territori palestinesi, un miliziano di Hamas è stato ucciso e altri due sono rimasti feriti. Fonti mediche riferiscono del ferimento di tre bambini palestinesi da parte dell’artiglieria israeliana.

    Afghanistan-Francia
    Visita del premier francese Fillon in Afghanistan. Di oggi l’annuncio dell’invio di almeno 80 istruttori da parte di Parigi per formare l’esercito di Kabul. Un numero che però ha deluso le attese degli Stati Uniti. Fillon ha anche incontrato il presidente afghano Karzai.

    Italia-Bertolaso
    Si terranno domani a Roma e a Milano gli interrogatori di garanzia per le 4 persone arrestate, ieri, tra questi anche esponenti della Protezione Civile, accusati di corruzione nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla procura di Firenze sugli appalti per i grandi eventi come il G8 alla Maddalena. Intanto, la politica si divide sulle dimissioni di Guido Bertolaso, respinte dal premier Berlusconi, soprattutto dopo la pubblicazione sui giornali di intercettazioni telefoniche. La maggioranza difende l’operato del sottosegretario alla Presidenza del consiglio mentre l’opposizione chiede che rimetta il mandato.

    Uruguay-condanna ex presidente
    Condanna a 30 anni per l’ex presidente uruguayano Juan Maria Bordaberry, 81 anni, ritenuto attore principale del golpe del 23 giugno 1973. Bordaberry è anche accusato di aver ordinato alcuni omicidi politici e di “sparizioni forzate”. Arrestato nel 2006, da allora era agli arresti domiciliari per gravi problemi di salute.

    Cina-condanna scrittore
    Unione Europea e Stati Uniti hanno lanciato un appello per l’immediata liberazione di Liu Xiaobao, scrittore e professore cinese. Ieri, un tribunale di Pechino ha riconfermato la condanna a 11 anni di prigione per “sovversione anti-statale”. Molto noto in Occidente anche per la sua candidatura al Nobel per la Pace, Liu Xiaobao è stato uno dei promotori di “Carta 08”, un manifesto nel quale si chiedeva alla Cina di applicare riforme previste dalla Costituzione come il suffragio universale, la libertà di stampa e la fine del sistema del partito unico.

    Sudafrica-Mandela
    Giornata di celebrazioni oggi in Sudafrica per Nelson Mandela. Vent’anni fa, infatti venne liberato dal carcere di Victor Verster, vicino a Città del Capo, dopo 27 anni trascorsi trascorsi in prigione per il suo impegno nella lotta all’apartheid. Oggi almeno in 20mila ripercorreranno i passi del premio Nobel per la pace nel 1993. Alla presenza dello stesso Mandela, il presidente sudafricano Zuma terrà un discorso in Parlamento.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 42

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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