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Sommario del 09/02/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Comunicato della Segreteria di Stato sulle notizie riguardanti le vicende connesse con le dimissioni del direttore di Avvenire
  • L’11 febbraio, Messa di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale del Malato. Il Papa: la sofferenza umana ha un senso nel disegno d’amore di Dio
  • Simposio internazionale in Vaticano per i 25 anni del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari
  • I vescovi romeni in visita ad Limina. Mons. Robu: cattolici in fuga all'estero per la povertà
  • Il cardinale Antonelli: difendere il diritto dei bambini ad avere una madre e un padre
  • Mons. Marchetto: compiere passi decisivi nella pastorale diretta ai pescatori
  • Convegno sull'ecumenismo. Il teologo metodista Wainwright: necessario un Ministero universale che unisca i cristiani
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La morte di Eluana un anno dopo. Mons. Fisichella: vicenda triste e strumentalizzata
  • Minacce di Al Qaeda contro ebrei e cristiani
  • Giornata europea per la sicurezza on line: i rischi della Rete
  • Restaurato dopo il terremoto il Seminario regionale umbro
  • Chiesa e Società

  • Libano: si apre oggi il Giubileo dei 1600 anni della morte di san Marone, padre dei maroniti
  • Indonesia: la rinascita di Aceh nel dopo-tsunami, speranza per Haiti
  • Haiti: il sostegno degli haitiani della diaspora
  • Africa: in tutto il continente migliaia di migranti in fuga da povertà e conflitti
  • Amnesty International preoccupata per l’inquinamento nello Stato indiano di Orissa
  • Salvo il bambino di Gaza colpito da tumore al fegato
  • Sinodo per il Medio Oriente: al lavoro anche le comunità cattoliche di espressione ebraica
  • Nord Irlanda: soddisfazione del cardinale Brady per il disarmo di uno dei gruppi dell'Ira
  • Irlanda: i vescovi incontrano le vittime degli abusi sessuali
  • Il cardinale Ruini: la centralità della persona umana fondamentale per lo sviluppo
  • Alla riunione del Celam il rafforzamento del coordinamento ecclesiale alla luce di Aparecida
  • Costa Rica: no alla nomina dei professori di religione da parte della Chiesa
  • Francia: solidarietà delle comunità cristiane ai musulmani di Saint-Etienne per un attacco razzista
  • Sinodo Anglicano: al centro dei lavori l'ordinazione episcopale delle donne
  • Filippine: concluso il “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra” della comunità di Taizé
  • Senegal: celebrata la memoria di Santa Joséphine Bakhita
  • Hong Kong: dalla Giornata della vita consacrata un nuovo impulso per le vocazioni
  • Brasile: gli indigeni a difesa del Rio São Francisco
  • Unicef: un “regalo per la vita” in occasione di San Valentino
  • Telefono Arcobaleno: in aumento la pedofilia in internet
  • Celebrati a Roma i funerali di padre Rozzi: tra i presenti gli ex alunni Draghi e De Gennaro
  • 24 Ore nel Mondo

  • Maltempo in Afghanistan: morte almeno 60 persone, tra cui donne e bambini
  • Il Papa e la Santa Sede



    Comunicato della Segreteria di Stato sulle notizie riguardanti le vicende connesse con le dimissioni del direttore di Avvenire

    ◊   “Dal 23 gennaio - afferma un comunicato pubblicato oggi dalla Segreteria di Stato - si stanno moltiplicando, soprattutto su molti media italiani, notizie e ricostruzioni che riguardano le vicende connesse con le dimissioni del direttore del quotidiano cattolico italiano 'Avvenire', con l’evidente intenzione di dimostrare una implicazione nella vicenda del direttore de 'L’Osservatore Romano', arrivando a insinuare responsabilità addirittura del cardinale segretario di Stato. Queste notizie e ricostruzioni - sottolinea il comunicato - non hanno alcun fondamento.

    In particolare, è falso che responsabili della Gendarmeria vaticana o il direttore de 'L’Osservatore Romano' abbiano trasmesso documenti che sono alla base delle dimissioni, il 3 settembre scorso, del direttore di 'Avvenire'; è falso che il direttore de 'L’Osservatore Romano' abbia dato – o comunque trasmesso o avallato in qualsiasi modo – informazioni su questi documenti, ed è falso che egli abbia scritto sotto pseudonimo, o ispirato, articoli su altre testate.

    Appare chiaro dal moltiplicarsi delle argomentazioni e delle ipotesi più incredibili – ripetute sui media con una consonanza davvero singolare – che tutto si basa su convinzioni non fondate, con l’intento di attribuire al direttore de 'L’Osservatore Romano', in modo gratuito e calunnioso, un’azione immotivata, irragionevole e malvagia. Ciò sta dando luogo a una campagna diffamatoria contro la Santa Sede, che coinvolge lo stesso Romano Pontefice.

    Il Santo Padre Benedetto XVI, che è sempre stato informato - conclude il comunicato della Segreteria di Stato - deplora questi attacchi ingiusti e ingiuriosi, rinnova piena fiducia ai suoi collaboratori e prega perché chi ha veramente a cuore il bene della Chiesa operi con ogni mezzo perché si affermino la verità e la giustizia”.

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    L’11 febbraio, Messa di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale del Malato. Il Papa: la sofferenza umana ha un senso nel disegno d’amore di Dio

    ◊   Benedetto XVI celebrerà giovedì prossimo, alle ore 10.30, una Messa per i malati, nella Basilica Vaticana, in occasione della memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes e nella 18.ma Giornata Mondiale del Malato incentrata quest’anno sul tema “La Chiesa al servizio dell’amore per i sofferenti”. Al valore della dignità umana nella malattia e nella sofferenza, il Papa ha dedicato numerosi interventi. Ripercorriamo alcune riflessioni di Benedetto XVI sull'argomento nel servizio di Alessandro Gisotti:

    “Perché soffriamo? Può ritenersi positiva l'esperienza del dolore? Chi ci può liberare dalla sofferenza e dalla morte?”: sono questi, riconosce Benedetto XVI, interrogativi esistenziali. Domande, afferma il Papa, che “restano umanamente il più delle volte senza risposta”, giacché il soffrire “costituisce un enigma imperscrutabile alla ragione”. Eppure, la sofferenza non è senza senso:

    “Nella prova e nella malattia Dio ci visita misteriosamente e, se ci abbandoniamo alla sua volontà, possiamo sperimentare la potenza del suo amore” (Discorso all’Ospedale “San Giovanni Battista” di Roma, 2 dicembre 2007).

     
    La malattia, sottolinea il Papa, “è una prova ben dolorosa e singolare, ma davanti al mistero di Dio, che ha assunto la nostra carne mortale, essa acquista il suo senso e diventa dono e occasione di santificazione”. La sofferenza, nel mistero di Dio, diventa amore per gli altri:

     
    “Quando la sofferenza e lo sconforto si fanno più forti, pensate che Cristo vi sta associando alla sua croce perché vuole dire attraverso voi una parola di amore a quanti hanno smarrito la strada della vita e, chiusi nel proprio vuoto egoismo, vivono nel peccato e nella lontananza da Dio. Infatti, le vostre condizioni di salute testimoniano che la vita vera non è qui, ma presso Dio, dove ognuno di noi troverà la sua gioia se avrà umilmente posto i suoi passi dietro a quelli dell’uomo più vero: Gesù di Nazaret, Maestro e Signore”. (Discorso all’Hospice Sacro Cuore di Roma, 10 dicembre 2009)

     
    Ecco perché, avverte il Papa, bisogna contrastare la mentalità efficientista che tende ad emarginare le persone malate, ritenendole “un peso ed un problema per la società”:

     
    “Chi ha il senso della dignità umana sa, invece, che esse vanno rispettate e sostenute mentre affrontano le difficoltà e la sofferenza legate alle loro condizioni di salute”. (Discorso all’Hospice Sacro Cuore di Roma, 10 dicembre 2009).

     
    Gli ospedali e la case di cura, è la riflessione del Pontefice, possono diventare “luoghi privilegiati dove testimoniare l’amore cristiano che alimenta la speranza”. Questa grande speranza, sottolinea ancora, “può essere solo Dio, che abbraccia l’universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere”:

     
    "Chi può eliminare il potere del male è solo Dio. Proprio per il fatto che Gesù Cristo è venuto nel mondo per rivelarci il disegno divino della nostra salvezza, la fede ci aiuta a penetrare il senso di tutto l'umano e quindi anche del soffrire". (Discorso alla Casa Sollievo della Sofferenza, San Giovanni Rotondo, 21 giugno 2009)

     
    Un’esortazione speciale il Papa la rivolge agli operatori sanitari chiamati, ogni giorno, a testimoniare l’amore di Dio a chi soffre. La carità, sottolinea, “trova un’attenzione particolarmente significativa nella cura dei malati”. E indica nell’Eucaristia il fondamento della pastorale della salute:

     
    "E’ proprio dall’Eucaristia che la pastorale della salute può continuamente attingere la forza per soccorrere efficacemente l’uomo e promuoverlo secondo la dignità che gli è propria” (Discorso al Pontificio Consiglio per la Pastorale per la Salute, 22 marzo 2007).

     
    L’Eucaristia, è l’incoraggiamento del Papa, “è la linfa vitale" che conforta i malati e "infonde nel loro animo luce interiore per vivere con fede e con speranza la condizione di infermità e di sofferenza”.

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    Simposio internazionale in Vaticano per i 25 anni del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari

    ◊   500 delegati ed esperti da 35 Paesi di tutto il mondo sono riuniti oggi e domani in Vaticano, per partecipare al Simposio internazionale promosso dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, nell’ambito delle celebrazioni per il 25.mo della nascita del Dicastero, che si chiuderanno l’11 febbraio, festa della Beata Vergine Maria di Lourdes, dal cui Santuario oggi pomeriggio giungeranno nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma le reliquie di Santa Bernadette, accolte dal cardinale Bernard Francis Law, arciprete della Basilica Liberiana, alla presenza del sindaco capitolino Gianni Alemanno. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Ad aprire i lavori del Simposio, nell’Aula nuova del Sinodo, il presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, l’arcivescovo Zygmunt Zimowski che ha portato il suo saluto alla variegata platea di personalità ecclesiastiche e politiche, cardinali e vescovi, ambasciatori e ministri, insieme ad accademici, operatori sanitari, volontari, studenti e rappresentanti di altre religioni, tutti chiamati a riflettere sul significato della sofferenza umana, a partire dalla Lettera pastorale di Giovanni Paolo II, “Salvifici Doloris”, una ‘perla’ da scrutare con rinnovato interesse, ha esortato il presule:

    "A 25 anni di distanza, è doveroso ma anche proficuo soffermarsi a rileggere con la dovuta attenzione il documento pontificio e chiedersi quali siano state l'ampiezza e l'efficacia del suo impatto reale sulla vita della Chiesa nella sua varia ed articolata struttura, in rapporto alla pastorale del mondo della sofferenza, della malattia e della salute. Inoltre, diventa imperativo dopo un quarto di secolo fare il raffronto tra le sfide di ieri, cui intendeva rispondere la "Salvifici Doloris", il cammino finora percorso, e le problematiche odierne e future del mondo sanitario, cui i credenti di oggi come quelli di domani sono chiamati a confrontarsi correttamente alla loro fede in Cristo".
     
    A prendere quindi la parola è stato l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura:

     
    "Il dolore, si dice in questa Lettera, è essenziale alla natura dell'uomo; è inseparabile dall'esistenza terrena dell'uomo. Detto in altri termini, il dolore spiega l'identità nostra di creature; il dolore è la nostra carta d'identità, è la nostra specificità. Perché? Perché rappresenta il limite della creatura, che è di sua natura finita, che di sua natura è anche colpevole. C'è anche il gioco della libertà; quindi ci sono due volti nel dolore, nel soffrire: il volto della sofferenza fisica, psicologica e il volto della sofferenza morale, del dolore morale, del male morale".

     
    Ad arricchire il dibattito, la mattinata si è chiusa con una Tavola Rotonda sulla concezione del dolore e della sofferenza nella religione ebraica, induista, islamica e buddista, cui hanno partecipato Gianfranco Di Segni, Arvind K. Singhal, Abdelah Redouane e Huei Kai.

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    I vescovi romeni in visita ad Limina. Mons. Robu: cattolici in fuga all'estero per la povertà

    ◊   I vescovi della Conferenza episcopale della Romania hanno iniziato in Vaticano la loro visita "ad Limina". Mons. Ioan Robu, arcivescovo di Bucarest e presidente dei vescovi romeni ha incontrato ieri Benedetto XVI. Padre Anton Lucaci, responsabile del Programma romeno della Radio Vaticana, gli ha chiesto di parlarci della Chiesa cattolica in Romania:

    R. – La Conferenza episcopale romena rispecchia nella sua struttura la fisionomia variegata della Chiesa cattolica in Romania. Ci sono tre riti - latino, bizantino e armeno - e tre lingue liturgiche principali: romeno, ungherese e tedesco. E’ in definitiva un po’ l’immagine della stessa Chiesa universale.

     
    D. – Quale azione svolge la Chiesa cattolica in Romania?

     
    R. – Essa svolge un’attività che rassomiglia sempre di più alla vita delle Chiese che non hanno attraversato un periodo di persecuzione come noi. Mentre prima dell’89 si poteva compiere un’attività pastorale solo nelle chiese e cioè tra le mura delle chiese, oggi i campi della pastorale si sono allargati, per esempio i mass media, le scuole, università, gli ospedali, l’esercito, le carceri, l’attività con i giovani, con gli anziani e altre attività sociali.

     
    D. – Quali sono i rapporti con la Chiesa ortodossa?

     
    R. - Non so se possiamo parlare di rapporti e cioè di relazioni frequenti, quanto piuttosto di una convivenza nella quale ci sentiamo più vicini attraverso un vero rispetto reciproco. Non mancano però alcune tensioni anche dopo la visita del Santo Padre Giovanni Paolo II. Ci sono ancora delle tensioni, per esempio, tra la Chiesa ortodossa romena e la Chiesa greco-cattolica a causa delle proprietà: chiese, canoniche, monasteri, etc., confiscati abusivamente dal regime comunista e fatte passare nel patrimonio della Chiesa ortodossa.

     
    D. – Come sta cambiando la società romena?

     
    R. - L’influsso del mondo occidentale da questo punto di vista è sempre più forte e questo per via dei mass media, dell’emigrazione e dell’immigrazione, del turismo, etc. Come difficoltà maggiore la prima cosa che mi viene in mente è l’emigrazione di tante famiglie cattoliche, quindi l’invecchiamento molto rapido di parecchie comunità. Quelli che sono andati via per ragioni di lavoro sono principalmente i giovani. Così in un momento nel quale si cercava di più la stabilità e la crescita delle nostre comunità parrocchiali si è verificata questa fuga all’estero a causa della povertà materiale. Purtroppo le autorità statali non si mostrano sensibili a tale inquietante problema.

     
    D. – Quanto ha influito la dittatura comunista nello spirito dei romeni?

     
    R. – Penso piuttosto a ciò che si è edificato nelle anime dei nostri fedeli in questi venti anni di libertà, una cosa non facile da misurare. Noi pastori, vescovi e sacerdoti siamo abituati a questa difficoltà. Sappiamo che nell’attività pastorale non possiamo toccare e misurare i frutti maturati in seguito al nostro lavoro e per questo dicevo che preferisco non parlare di frutti maturati quanto piuttosto di ciò che la grazia di Dio ha fatto crescere in quelli che ci sono stati affidati. In ogni modo possiamo assicurare il Santo Padre che la nostra Chiesa locale ha conservato bene la sua identità cattolica e la mantiene.

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    Il cardinale Antonelli: difendere il diritto dei bambini ad avere una madre e un padre

    ◊   Oltre a parlare di diritti degli adulti, bisognerebbe parlare di uno specifico diritto dei bambini: quello ad avere una madre e un padre. Lo ha affermato ieri il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, al cospetto delle centinaia fra vescovi sacerdoti, studiosi ed operatori pastorali che prendono parte da ieri alla plenaria del dicastero, in programma fino a domani. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    I figli hanno bisogno di essere amati da una madre e un padre per poter crescere con una personalità ben sviluppata e il divorzio non è mai senza conseguenze. Così aveva parlato il Papa nell’udienza di apertura concessa ai partecipanti alla 19.ma plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia sul tema dei diritti dell’infanzia. Subito dopo, in apertura dei lavori, il cardinale Ennio Antonelli, presidente del dicastero, ha fornito esempi e cifre a sostegno dell’affermazione di Benedetto XVI. “In Francia – ha esposto – i figli di genitori separati, nella percentuale del 25%, continuano a presentare, anche a distanza di anni, problemi psicologici, di adattamento sociale e di rendimento scolastico e lavorativo; costituiscono il 50% dei tossicomani e l’80% dei ricoverati in psichiatria”. In questo contesto di “Non-famiglia”, come lo ha definito il porporato – ovvero una “famiglia disgregata, incompleta, ricomposta, ridotta a convivenza di fatto etero o omosessuale” – le conseguenze, ha sostenuto, portano "sofferenza e danni fisici, psicologici, sociali, economici, oltre che etici e religiosi”.

     
    Il cardinale Antonelli ha presentato anche dei dati riguardanti gli Stati Uniti. Lì, ha detto, “i figli cresciuti senza la presenza paterna costituiscono il 60% degli stupratori, il 63% dei giovani suicidi, il 69% delle vittime di abusi sessuali, il 72% degli adolescenti omicidi, l’85% dei giovani in carcere, il 90% dei senza fissa dimora”. Dati “riportati dalla stampa, da verificare ancora rigorosamente, ma comunque impressionanti”, ha commentato il presidente del dicastero pontificio, che ha osservato riecheggiando Benedetto XVI: “Si parla tanto dei diritti degli adulti; è ora di dare la priorità ai diritti dei bambini. Non diritto degli adulti ad avere un figlio o a non averlo a qualsiasi costo; ma diritto del bambino ad avere un padre e una madre che si amano e lo amano, a crescere insieme con loro”, o eventualmente, ha precisato, “ad essere adottato da una coppia formata da un uomo e una donna”. “Se si guardassero le cose dal punto di vista dell’interesse del bambino - ha proseguito - cambierebbe la percezione del divorzio, della procreazione artificiale, della pretesa di singles e di coppie omosessuali all’adozione, della priorità data alla professione e alla carriera, dell’organizzazione del lavoro, di tante altre cose ancora”. “Nella prospettiva-bambini – ha osservato il cardinale Antonelli – verrebbe a cadere ogni motivo per concedere il matrimonio o un qualsiasi riconoscimento pubblico a una coppia omosessuale, che rimarrebbe così collocata tra le varie forme private di relazioni interpersonali. Il matrimonio, invece, da un punto di vista civile, risalta nel suo pieno significato in rapporto ai figli e al futuro della società, come istituzione di protezione e di ordinato sviluppo. “E’ soltanto a motivo dei bambini – ha concluso il porporato – che le relazioni sessuali diventano importanti per la società e degne di essere prese in considerazione da una istituzione legale”.
     
    Non meno incisivi sono stati i numeri offerti, su un altro aspetto dell’infanzia sofferente, dall’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra. “Ogni 5 secondi – ha riferito – un bambino muore come risultato di malattie che si possono prevenire o trattare e di malnutrizione. Sono milioni i bambini a cui non è permesso di nascere”. Circa 200 milioni di bambini, ha ulteriormente spiegato, “sono costretti a lavorare, e metà di questi in condizioni che mettono a rischio la loro salute e la loro vita”, mentre 100 milioni “non hanno accesso all’educazione, e due terzi di questi sono bambine”, e altri 270 milioni “non hanno accesso a cure mediche”.

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    Mons. Marchetto: compiere passi decisivi nella pastorale diretta ai pescatori

    ◊   La Chiesa non può ignorare “la difficile situazione” in cui vivono molti pescatori e le loro famiglie. E’ perciò urgente che si compiano “passi decisivi” per sviluppare “vecchi modelli” e idearne di “nuovi per la pastorale diretta ai pescatori”. E’ quanto si legge nel discorso che domani l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, rivolgerà al Comitato internazionale dell’Apostolato del Mare per la Pesca. “La capacità della natura - si sottolinea nel testo reso noto in anticipo alla Radio Vaticana - è stata forzata fino al limite e non è più possibile continuare in questo modo”. I governi devono sentirsi responsabili dell’osservanza rigorosa delle leggi per “proteggere gli oceani specialmente dalla pesca illegale”. Fin da tempi immemorabili, la pesca è stata una delle maggiori “fonti di cibo per l’umanità e di impiego e benessere economico”. Tuttavia in anni recenti – osserva il presule - “lo sviluppo tecnologico e la globalizzazione hanno creato un profondo impatto sulla situazione generale”. Lo scenario attuale desta particolare preoccupazione. Nel mondo i pescatori sono oltre 30 milioni e di questi 15 milioni lavorano a tempo pieno su pescherecci, spesso “in condizioni difficoltose”. In numerosi Paesi – ricorda poi il segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti - la pesca è “l’occupazione lavorativa più pericolosa”. Centinaia di milioni di persone, che tradizionalmente dipendono da questo settore per vivere, si trovano inoltre a dovere affrontare il “problema dell’esaurimento delle risorse, la competizione delle flotte industriali e l’impossibilità di accedere alle tradizionali risorse di cibo marino”. Nelle quindici maggiori aree di pesca del mondo – sottolinea mons. Agostino Marchetto - “quattro sono esaurite e nove in via di esaurimento”. Non si riesce quindi a mantenere “la quantità tradizionale del pescato” e la pesca di alcune specie è stata vietata o molto limitata. L’arcivescovo precisa infine che “la Convenzione per il lavoro nella Pesca, del 2007, rappresenta il più importante strumento internazionale degli ultimi 40 anni” in questo settore. Ma il cammino verso la ratifica di questa Convenzione “procede con molta più lentezza rispetto a quella per il lavoro marittimo”. L’Apostolato del Mare, essendo direttamente impegnato con numerose comunità di pescatori ed essendo in contatto con molti uffici governativi – conclude mons. Marchetto - “potrebbe svolgere in questo momento un ruolo importante in vista della ratifica”. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Convegno sull'ecumenismo. Il teologo metodista Wainwright: necessario un Ministero universale che unisca i cristiani

    ◊   Si è aperto ieri a Roma, presso la sede del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, un Simposio di tre giorni sull’ecumenismo con la partecipazione di rappresentanti cattolici, luterani, anglicani, riformati e metodisti. Spunto dei lavori è un libro del cardinale Walter Kasper sulla “raccolta dei frutti” di 40 anni di dialogo ecumenico. Il presidente del dicastero vaticano per l’unità ha auspicato ieri che i cristiani possano guardare sempre di più a ciò che li unisce per offrire una testimonianza comune al mondo. Philippa Hitchen ne ha parlato con il teologo metodista Geoffrey Wainwright, co-presidente della Commissione internazionale congiunta per il dialogo cattolico-metodista:

    R. – We have discovered...
    Abbiamo scoperto quanto effettivamente abbiamo in comune negli aspetti fondamentali della fede cristiana. Per esempio, il metodismo è stato storicamente un movimento missionario e quindi noi comprendiamo questo aspetto apostolico della Chiesa cattolica.

     
    D. – Quali sono le difficoltà maggiori?

     
    R. – Well, some of the traditional...
    Alcune delle questioni storiche tradizionali riguardano l’Eucaristia o il ministero sacerdotale. Il problema più difficile è la questione del Papato, il Ministero petrino. Ovviamente per la maggior parte dei protestanti ci sono delle difficoltà per quanto riguarda l’affermazione dell’infallibilità e dell’autorità del Papa. Per me una delle cose più promettenti è che si possa accettare tutto questo. Perché non vedo cos’altro possa tenere uniti i cristiani, essendoci una grande varietà in tutto il mondo, con una crescita della fede in Africa e in Asia. Abbiamo bisogno di un Ministero universale che ci unisca. Una delle cose migliori che ho visto nei rapporti ecumenici è stata l’Enciclica di Papa Giovanni Paolo II, Ut unum sint, che era aperta nel cercare nuove vie con cui il Ministero tradizionale del Vescovo di Roma potesse essere esercitato nelle varie circostanze. E penso che dobbiamo concentrarci su questo. Come ho detto, storicamente è molto difficile, ma penso che, guardando al futuro, sia una delle cose più promettenti cui possiamo guardare insieme.

     
    D. – Quell’Enciclica è uscita 15 fa. Ci sono state delle risposte incoraggianti?

     
    R. – Yes, there have been some…
    Sì, ci sono state delle risposte positive. Il mio disappunto è stato che il dialogo che il Santo Padre aveva richiesto non è mai stato avviato nel modo in cui aveva previsto: lui lo chiamava un “dialogo appassionato e fraterno”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, il comunicato della Segreteria di Stato, approvato dal Papa, sulle notizie e ricostruzioni - senza alcun fondamento - riguardanti le vicende connesse con le dimissioni del direttore di “Avvenire”.

    Rosso di Spagna: in rilievo, nell’informazione internazionale, le critica situazione economica del Paese, allarmante per l’Europa che stenta a uscire dalla crisi.

    In cultura, l’arcivescovo Gianfranco Ravasi (con un articolo di Mario Ponzi)  sul simposio internazionale - in Vaticano il 9 e il 10 febbraio - sulla Lettera apostolica “Salvifici doloris” e sul motu proprio “Dolentium hominum” di Giovanni Paolo II, con un articolo di Mario Ponzi.

    Stralci dell’intervento del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, alla presentazione del quaderno di “Limes” ‘Quando il Papa pensa il mondo’.

    Mondo ovvero lo scacco dello scientismo: Maria Maggi ricorda, a cent’anni dalla nascita, il premio Nobel per la medicina 1965.

    Matrimoni in chiesa, istruzioni per l’uso: nell’informazione vaticana, Gianluca Biccini sulla plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia.

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    Oggi in Primo Piano



    La morte di Eluana un anno dopo. Mons. Fisichella: vicenda triste e strumentalizzata

    ◊   Diciassette anni e 31 giorni trascorsi nella condizione di cosiddetto “stato vegetativo”. Poi la morte, sopraggiunta per interruzione dell’idratazione e dell’alimentazione artificiali. Il 9 febbraio di un anno fa si spegneva così Eluana Englaro, la donna italiana di Lecco che entrò in coma in seguito a un incidente stradale nel 1992. La sentenza della Cassazione che nel novembre 2008 accolse definitivamente la volontà del padre di Eluana, Beppino Englaro, di interrompere il sostentamento artificiale per la figlia fu preceduta e seguita da un acceso dibattito a livello politico e sociale mai del tutto sopito. Un dibattito che produsse l’avvio dell’iter parlamentare di una legge sul fine vita rimasto però tuttora in fase di stallo. Fabio Colagrande ha chiesto all’arcivescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, quali siano i suoi attuali sentimenti sulla vicenda:
     
    R. – Innanzitutto, ancora tanta tristezza e tanta amarezza. Tristezza e amarezza perché innanzitutto è morta una ragazza nel peggiore dei modi. Una pagina certamente triste nella storia del nostro Paese, perché per una sentenza è stata tolta idratazione e alimentazione a una ragazza in cosiddetto “stato vegetativo”. Una tristezza che oggi diventa in qualche modo ancora più forte, per due fatti. Il primo, perché si è capito ancora di più che questa vicenda è stata strumentalizzata nel peggiore dei modi, per l’affermazione di un principio che contraddice l’intero impianto e sistema giuridico, che è invece quello dell’inviolabilità e indisponibilità della vita umana. Ma una tristezza che diventa ancora più forte perché proprio in questi giorni, finalmente, si incomincia a conoscere ancora di più la verità scientifica che contraddice molti commentatori “tuttologi” che nei mesi passati volevano far credere che le persone in stato vegetativo non hanno alcuna attività cerebrale. Davanti a questi fatti, io non posso che ribadire un impegno costante che la Chiesa, la comunità cristiana, continuerà, perché non abbia mai a perdersi di vista il bene più prezioso che noi abbiamo da custodire e da promuovere fedelmente.

     
    D. – Eppure, c’è ancora chi considera la figura di Eluana un po’ come un simbolo della vittoria della libertà individuale, rispetto ad uno Stato che vuole imporre delle regole sulla vita …

     
    R. – Una libertà individuale che deve contraddire, di fatto, l’impianto su cui una società vive, si relaziona, credo che abbia una visione poco lungimirante. Se diventiamo esclusivamente difensori di libertà individuali, la prima ad entrare in crisi è la stessa società, è lo Stato, perché significa che non esiste più una realtà di persone che si relazionano tra di loro, ma esiste solo ed esclusivamente la prepotenza del più forte sul più debole.

     
    D. – Le decisioni dei tribunali che portarono poi alla morte di Eluana Englaro, furono prese in Italia in presenza di un vuoto legislativo. Ad un anno dalla morte di Eluana, il disegno di legge sul fine-vita è ancora fermo in Parlamento. Quali riflessioni fare?

     
    R. – Innanzitutto, io ribadisco la dimensione di grande sorpresa nel dovere costantemente valutare un ingresso – direi a gamba tesa! – di alcuni organi della magistratura davanti non solo a dei vuoti legislativi, ma anche a interpretazioni della legge che non corrispondono affatto né alla lettera né allo spirito della legge. Penso, ad esempio, in questo momento a quello che è la legge 40 in Italia. Certamente, il vuoto legislativo non si può riempire attraverso sentenze, obbligando il Parlamento ad intervenire con fretta per evitare casi simili e non permettendo che ci sia un confronto tra le diverse posizioni, anche ideologiche, che inevitabilmente sono presenti in una società multiculturale. Quello che bisogna notare è che dopo un incremento alla legge realizzata in prima lettura al Senato, al momento – da quanto io conosco – la legge sta procedendo nella Commissione alla Camera dei Deputati e si presume, si spera!, che possa presto diventare legge dello Stato in quanto, in questo modo, si potrà garantire a tante persone che nel nostro Paese sono in questa condizione di cosiddetto “stato vegetativo”, non soltanto di poter avere un aiuto concreto, ma di poter anche essere consapevoli che lo Stato e che la società non li abbandona.

     
    E’ necessario che il Parlamento non affermi un principio eutanasico a tutto appannaggio della tutela della vita fino al suo termine naturale. Così il professor Lucio Romano, presidente dell’Associazione Scienza e Vita. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:

    R. – E’ assolutamente necessario che si arrivi ad una definizione, per quanto riguarda il disegno di legge che è stato già approvato al Senato e che attualmente è in discussione alla Camera; perché le derive cui si potrebbe andare incontro sono facilmente prevedibili: vale a dire quella del riconoscimento assoluto di un principio di autodeterminazione incompatibile con il principio fondamentale, altrettanto riconosciuto - ad esempio - nella Costituzione italiana, del diritto alla vita.

     
    D. – Quali sono i punti principali che non devono essere derogati in questo dibattito?

     
    R. – Il primo è la non vincolabilità per i medici delle dichiarazioni anticipate di trattamento, e dall’altro, riconoscere il dato inconfutabile che alimentazione ed idratazione assistite non rappresentano una terapia ma essenzialmente un sostegno vitale.

     
    D. – Per quanto riguarda il dibattito parlamentare strettamente: secondo lei, c’è stato un rallentamento o si vuole arrivare ad una definizione rapida?

     
    R. – Indubbiamente, c’è stato un rallentamento; adesso si ritiene che la legge possa essere approvata prima dell’estate e sicuramente si ritiene di rimandare l’ulteriore discussione a dopo l’elezione di fine marzo. Senza dubbio, le dimensioni partitiche possono andare ad influenzare questa dialettica, e credo che sia veramente opportuno l'approfondimento su questo tema e l'assunzione di responsabilità, così come fu fatto - circa un anno fa - l'avallo nel definire in maniera inequivocabile e chiara il diritto alla vita e non la ratifica di una surrogata azione di ordine eutanasico.

     
    D. – Quanto è importante anche tutto quello che riguarda le cure palliative, l'assistenza ai malati in condizioni estreme, come può essere quella di un tetraplegico oppure di chi è in stato vegetativo persistente? Quanto è importante creare anche una rete di sostegno per i familiari e per i malati?

     
    R. – E’ assolutamente necessario che si intervenga in maniera molto concreta per quanto riguarda tutto il tema che già è in avanzata fase di realizzazione a livello parlamentare, sulla ratifica delle cure palliative. Ma sembra anche che il ministero della salute sia ampiamente intenzionato a mettere in essere dei provvedimenti idonei ad assicurare l’assistenza ai familiari, in quanto non pienamente in grado di poter svolgere la funzione di vicinanza e di aiuto nei confronti dei familiari. E qui si segna realmente una civiltà etica, qui si segna veramente il "plus" di una società che, più che sopprimere, si avvicini alle stesse persone con gravi disabilità e che quindi le accompagni nel pieno rispetto della loro identità umana e nel riconoscimento dell’intrinseca dignità della vita.

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    Minacce di Al Qaeda contro ebrei e cristiani

    ◊   L’ala di Al Qaeda basata nello Yemen ha chiamato tutti i musulmani della penisola arabica alla jihad contro i cristiani e gli ebrei presenti nella regione attraverso un messaggio audio diffuso su internet del numero due dell’organizzazione, Saeed al-Shehri. Lo Yemen, dunque, si conferma un Paese strategico per l’organizzazione terroristica, che vuole prendere il controllo dello stretto di Aden, passaggio obbligato per le petroliere che trasportano greggio dal Mar Rosso all’Oceano Indiano. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Emanuele Schibotto, coordinatore editoriale della rivista di Geopolitica e Relazioni Internazionali Equilibri.net.

    R. – Lo Yemen sta diventando - secondo gli esperti - la roccaforte di Al Qaeda perché in Afghanistan soffre di gravi deficienze economiche, finanziarie e logistiche. In Iraq è lo stesso: Al Qaeda è presente dopo la caduta di Saddam Hussein, ma sta subendo la strategia americana e della Nato.

     
    D. – Si ha l’impressione che Al Qaeda sia sempre più interessata a prendere il controllo del Corno d’Africa. Perché è così importante?

     
    R. – E’ importante da un punto di vista strategico; vediamo quale è il traffico commerciale che c’è al largo delle coste della Somalia ed è molto importante anche lo Yemen. E' molto importante controllare questa regione La Somalia e lo Yemen sono i due punti caldi del terrorismo, sui quali Paesi gli americani stanno investendo risorse molto importanti. Questi due Paesi, e in parte il Pakistan, dimostrano la strategia di Al Qaeda di andare a cercarsi gli Stati cosiddetti 'falliti', quei Paesi che formalmente detengono ancora personalità giuridica internazionale ma che in realtà non hanno un effettivo controllo sulla maggioranza del territorio. La strategia di Al Qaeda è di andarsi a cercare uno Stato a maggioranza musulmana dove poter fare proselitismo, uno Stato povero e un Paese con un governo centrale assente, o comunque se non assente connivente, o con gravi deficit a livello di controllo.

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    Giornata europea per la sicurezza on line: i rischi della Rete

    ◊   Si celebra oggi il "Safer Internet Day", Giornata dedicata in Europa alla promozione di un utilizzo sicuro e responsabile di Internet e delle nuove tecnologie. Istituita nel 2004 dalla Commissione Europea, l’iniziativa ha l’obiettivo di stimolare una riflessione sulla gestione della privacy in rete. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il tema di quest’anno è la gestione dei dati e delle immagini personali su Internet. L’avviso ai naviganti da parte delle istituzioni di vari Paesi europei è soprattutto rivolto agli utenti dei social network, “piazze virtuali” della Rete dove si condividono fotografie, filmati e pensieri. In molti, soprattutto ragazzi, confidano nelle conoscenze informatiche ma non evitano le insidie della Rete. La perdita del controllo dei dati inseriti è uno dei rischi più frequenti. Le informazioni fornite possono ad esempio essere diffuse e rielaborate anche a distanza di anni. I profili personali possono essere disattivati ma non cancellati e i dati inseriti on line possono essere conservati nei server e negli archivi informatici. A questo panorama virtuale seguono effetti reali: la pubblicità basata sul comportamento degli utilizzatori dei social networks analizza, ad esempio, le abitudini e gli interessi dei naviganti per una commercializzazione mirata dei prodotti. Basta inoltre la foto, il nome e qualche informazione sulla vita di una persona per impadronirsi on line della sua identità. Poche informazioni, come nome, luogo e data di nascita, sono sufficienti per ricavare il codice fiscale. Alcuni dati possono poi essere utilizzati da società di selezione del personale che, sempre più spesso, cercano informazioni sui candidati tramite motori di ricerca. Altri dati, inseriti incautamente, possono compromettere la sicurezza della password o far risalire qualche malintenzionato alle coordinate del conto in banca. E’ sempre più diffuso inoltre il cyber bullismo, cioè una serie di molestie compiute da ragazzi a danno di coetanei tramite nuove tecnologie. Tutelarsi è dunque una priorità e il miglior difensore della privacy è l’utente stesso. Il vademecum stilato da Adiconsum per un uso consapevole di Internet e in particolare dei social network, suggerisce di selezionare con cura le impostazioni sulla privacy per scegliere con chi condividere determinate informazioni. Si consiglia poi di non pubblicare dati personali, come la data di nascita, l’indirizzo e il numero di telefono. Non si devono inoltre pubblicare foto e informazioni di altre persone senza averne ricevuto il consenso. Il suggerimento è di segnalare alle autorità competenti eventuali abusi o contenuti sgradevoli. Il controllo della Rete è infatti la vera sfida nel "mare magnum" di Internet. Ma il monitoraggio completo resta un’utopia: ogni giorno, infatti, vengono pubblicate in Rete quasi tre miliardi di nuove pagine.

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    Restaurato dopo il terremoto il Seminario regionale umbro

    ◊   E’ stato inaugurato, ieri, ad Assisi il Pontificio Seminario regionale umbro Pio XI, gravemente danneggiato dal terremoto del 1997. Lunghi lavori di restauro e consolidamento hanno permesso la riapertura di questa struttura. La cerimonia di ieri si è aperta con il saluto di benvenuto di mons. Vincenzo Paglia, presidente della conferenza episcopale umbra. Quindi, è stata celebrata una Messa di ringraziamento. Un momento di gioia, dichiara mons. Nazareno Marconi, rettore del seminario. Debora Donnini lo ha intervistato:

    R. – L’importanza del seminario regionale è notevole, in Umbria, perché è l’unico seminario maggiore di tutta l’Umbria, già dalla sua costituzione, cioè dal 1912. Quindi, tutti i preti umbri sono stati formati qui. Questo è un elemento che unifica fortemente il clero delle otto diocesi umbre e che lega a questo edificio affettivamente un po’ tutto il nostro clero. Poi, il seminario regionale è anche centro di attività pastorali. Qui molto spesso le parrocchie si ritrovano per fare incontri. E’ la casa delle diocesi umbre in Assisi.

     
    D. – Quanti seminaristi studiano, riprenderanno adesso a studiare, all’interno di questo seminario?

     
    R. – I seminaristi delle otto diocesi umbre sono 29. Poi ci sono, nell’edificio, - perché c’è anche il settore propedeutico - altri otto giovani che stanno facendo l’anno di preparazione. Spesso qui vengono giovani per periodi di discernimento, prima del propedeutico. Questo seminario ha una bella tradizione anche tra i suoi ex alunni. Noi abbiamo, tra gli ex alunni, il cardinale Antonelli, il vescovo di Firenze, mons. Betori e ben 21 vescovi che hanno studiato qui dall’anno della fondazione, in questi 98 anni di vita.

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    Chiesa e Società



    Libano: si apre oggi il Giubileo dei 1600 anni della morte di san Marone, padre dei maroniti

    ◊   Si apre oggi e si concluderà il 2 marzo 2011, giorno della sua festa liturgica, il Giubileo dei 1600 anni della morte di san Marone, eremita, sacerdote e padre della chiesa libanese. Ad annunciarlo, nella sua 25° lettera pastorale “San Marone, i maroniti e il Libano” è il cardinale Mar Nasrallah Boutros Sfeir, patriarca maronita. “Il Giubileo – si legge – ha lo scopo di pregare, pensare, pentirsi, tornare indietro nella storia, meditarla, apprenderne la lezione, per disegnare una nuova strategia per la nostra Chiesa nel Terzo Millennio”. Per il patriarca, “celebrando questo Giubileo la Chiesa maronita risponde a tre desideri: tempo come dimensione per Dio, questo è un anno a Lui consacrato, il Sinodo come un palcoscenico nella storia della nostra chiesa, che vive nella sinodalità, e Giubileo come anno della giustizia, della riconciliazione e del pentimento, un anno di grazie speciali per le persone e per le comunità. Un anno di gioia non solo interiore ma che deve riflettersi anche all’esterno”. Per organizzare al meglio gli eventi di questo anno - riferisce l'agenzia Sir - la chiesa maronita ha istituito un Comitato guidato dal vescovo, mons. Boulos Emile Saade, coadiuvato da mons. Youssef Anis Abi Aad e mons. Semaan Atallah e Youssef Mahfouz. Ne fanno parte anche rappresentanti di ordini religiosi e fedeli laici. (R.P.)

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    Indonesia: la rinascita di Aceh nel dopo-tsunami, speranza per Haiti

    ◊   Ad Aceh, lo tsunami del dicembre 2004 ha devastato il territorio, lasciando 160mila morti e oltre 500mila sfollati, radendo al suolo intere città e villaggi. Aceh, era definita “provincia ribelle”, luogo movimenti terroristi e separatisti. E’ la provincia indonesiana dove dal 2002 è in vigore la sharia, che preoccupa i non musulmani. A cinque anni dal disastro, oggi Banda Aceh, capitale della provincia, è il simbolo del “trionfo sullo tsunami”, un luogo dove la qualità della vita è alta, dove si respira l’armonia interreligiosa, dove “vi è stata una rinascita che offre speranze a tutto il mondo, specialmente alla gente di Haiti”, dice all’agenzia Fides mons. Antonius Sinaga, arcivescovo di Medan, la principale città di Nord Sumatra. Lo tsunami ha dato l’impulso per un nuovo inizio. Mons. Sinaga sottolinea a Fides che: “la gente oggi è molto aperta, umanamente e socialmente. Banda Aceh è divenuta una città internazionale e dalla tragedia dello tsunami è rinata una città socialmente molto diversa. C’è grande riconoscenza per gli aiuti giunti dall’esterno, soprattutto dagli Stati Uniti e dai paesi europei, chiamati ‘paesi cristiani’, che hanno permesso di ricostruire oltre 140mila case”. Grazie agli aiuti, per un valore complessivo di oltre 6,7 miliardi di dollari, si sono ricostruite anche 1.700 scuole, 996 edifici pubblici, 36 aeroporti e porti, 3.800 moschee, 363 ponti e oltre 20.000 chilometri di strade. “Si comprende perché oggi i cittadini dei paesi donatori sono chiamati amici o perfino fratelli”, nota l’arcivescovo. “Il miglioramento è sensibile: la città è pacificata a tutti i livelli. Non vi è tensione sociale, nè interreligiosa, e il clima politico è molto favorevole. Il benessere sociale ed economico è più alto che in altre zone di Sumatra”, continua il presule. “I cristiani vivono liberamente e in tranquillità. La Chiesa cattolica ha instaurato un ottimo rapporto con il governo e le autorità civili, in un clima di dialogo e di sereno confronto. Anche le relazioni con i leader musulmani locali sono più che buone”, dice l’arcivescovo, rassicurando anche su altro punto: la sharia. “La legge islamica, in vigore nella provincia, non rappresenta un problema: le autorità, i mass-media, i tribunali ripetono che essa è valida per i cittadini musulmani e che i credenti di altre religioni possono vivere liberamente. Va detto che questo è molto chiaro a livello ufficiale, mentre a livello popolare – soprattutto nei villaggi remoti e culturalmente tradizionalisti, che non sono venuti a contatto con la modernità – la situazione è più difficile e vi sono restrizioni che a volte causano problemi alla popolazione”. Per questo alcuni gruppi attivi per la tutela dei diritti umani, come l’Ong indonesiana “Kontras”, hanno denunciato “la violazione dei diritti umani e della stessa legislazione statale indonesiana, nell’applicazione delle punizioni previste dalla sharia. Nonostante tutto, nel complesso le condizioni sociali della popolazione e dei cristiani (4.000 fedeli su 3,5 milioni di abitanti di Aceh) sono notevolmente migliorate – sottolinea l’arcivescovo – e vi sono buone prospettive. (R.P.)

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    Haiti: il sostegno degli haitiani della diaspora

    ◊   Rientrati in patria per partecipare alle operazioni di soccorso ed assistenza alle vittime del sisma dello scorso 12 gennaio. Sono gli haitiani residenti in Nordamerica, per lo più infermieri, medici, psicologi e tecnici, come riferisce l’agenzia Misna. Stanno mettendo a disposizione di Haiti le loro professionalità con il vantaggio di parlare creolo e francese, le due lingue ufficiali del Paese caraibico. In effetti, proprio il problema della lingua ha caratterizzato il coordinamento degli aiuti, gestiti in massima parte dagli Stati Uniti. Si sono dunque registrati problemi di comunicazione che hanno portato a diversi problemi nel campo dei soccorsi. Ora, con l’arrivo di haitiani madrelingue, la situazione dovrebbe migliorare. Intanto, il numero ufficiale delle vittime del terremoto è salito a 212.000, mentre almeno 1 milione di persone risultano sfollate. (F.C.)

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    Africa: in tutto il continente migliaia di migranti in fuga da povertà e conflitti

    ◊   Sono più di 17.000 i migranti irregolari che ogni anno partono dalla Somalia e dall’Etiopia per raggiungere, attraversando a piedi mezzo continente, il sogno di una vita migliore in Sudafrica. Lo riferisce l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) secondo cui “a forzare decine di migliaia di giovani a partire per viaggi lunghi e pericolosi sono soprattutto la povertà e i conflitti in corso nel Corno d’Africa”. Secondo le Nazioni Unite, - riferisce l'agenzia Misna - la guerra in corso in Somalia ha causato negli ultimi tre anni 21.000 vittime tra i civili e oltre un milione e mezzo di sfollati. “Conflitti come quello somalo, ma anche la ricerca di maggiore libertà e autonomia per abitanti di regioni come l’Ogaden in Etiopia, sono un motivo sufficiente a spingere queste persone ad affrontare il viaggio” afferma Tal Raviv, rappresentante regionale dell’Oim, secondo cui queste migrazioni “sono agevolate dalla mancanza di controlli alle frontiere e dalla corruzione diffusa, che consente di acquistare documenti falsi e passaggi incolumi da un posto all’altro. Secondo l’organizzazione, quello dell’immigrazione illegale in Sudafrica di cittadini provenienti dalla Somalia e dall’Etiopia è un affare che frutta oltre 40 milioni di dollari all’anno. (R.P.)

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    Amnesty International preoccupata per l’inquinamento nello Stato indiano di Orissa

    ◊   “Non minate la nostra esistenza: come la raffineria e la miniera di bauxite devastano la vita in India”. È il titolo del rapporto che Amnesty International ha presentato oggi a Delhi. Nel documento l’organizzazione accusa il governo indiano di aver fornito informazioni insufficienti o fuorvianti sul possibile impatto di due attività intraprese da imprese sussidiarie della compagnia britannica “Vedanta Resources”: una raffineria di alluminio ed i lavori di scavo di una miniera di bauxite, nello stato dell’Orissa. L’Organismo statale di controllo sull’inquinamento ha documentato i danni provocati all’aria e all’acqua dalla raffineria, confermando i timori di Amnesty International per la salute della popolazione locale. Tuttavia, le autorità governative non hanno ancora preso provvedimenti ed, anzi, meditano di ingrandire le imprese sussidiarie della “Vedanta Resources”. Amnesty International chiede pertanto di intervenire e di istituire un meccanismo per chiedere il libero consenso dei cittadini coinvolti direttamente da simili attività economiche. (F.C.)

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    Salvo il bambino di Gaza colpito da tumore al fegato

    ◊   È stato operato e sta bene. Si tratta di Muath, il piccolo palestinese giunto con suo padre a Roma il 17 dicembre scorso, dopo aver lasciato la Striscia di Gaza. “Anna Clerico, direttrice del reparto di oncologia pediatrica del Policlinico Umberto I, ha atteso qualche giorno prima di rendere la notizia ufficiale”. Lo ha riferito Benedetta Paravia, portavoce dell’associazione “Angels Onlus” che, grazie alla Farnesina, ha potuto organizzare il ricovero di Muath, colpito da una massa tumorale situata al centro del fegato. Lo scorso 3 febbraio il piccolo, su decisione dei medici, è stato trasferito al Bambin Gesù e sottoposto ad un complesso intervento chirurgico di asportazione del cancro. L’operazione, durata 7 ore, è stata condotta dal professor De Ville, dell’ospedale pediatrico e dal professor Cozzi, dell’Umberto I, dove il piccolo ha fatto ritorno. Se Muath fosse rimasto nella striscia di Gaza, vi sarebbero state poche speranze di sopravvivenza, a causa della mancanza di strutture ospedaliere idonee e delle critiche condizioni igieniche. Il papà del piccolo ha ringraziato tutti coloro che hanno permesso a suo figlio di salvarsi. “Ora non vedo l’ora di tornare a Gaza da mia moglie e da mia figlia”, ha dichiarato felice. (F.C.)

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    Sinodo per il Medio Oriente: al lavoro anche le comunità cattoliche di espressione ebraica

    ◊   Le comunità cattoliche di espressione ebraica di Haifa, Jaffa e Gerusalemme sono al lavoro per preparare l’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi che si terrà in Vaticano dal 10 al 24 ottobre di quest'anno sul tema “La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. ‘La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola’ (At 4, 32)”. Secondo quanto riferisce il vicariato ebreofono, guidato dal gesuita David Neuhaus, si sono tenuti diversi incontri nelle comunità di Haifa, Jaffa e Gerusalemme per discutere sui Lineamenta e per dare risposta alla domande in essi riportate: “è chiaro che la nostra situazione di cattolici di lingua ebraica, in quanto parte della società israeliana, ci distingue dai nostri fratelli e sorelle nella fede arabi in Terra Santa e in Medio Oriente. Questo ci assegna una grande responsabilità per cercare di servire ed essere un ponte nel processo di preparazione per il Sinodo, e di dare così la nostra testimonianza”. Tutte le risposte alle domande dei Lineamenta - riferisce l'agenzia Sir - saranno raccolte dal vicario patriarcale delle comunità cattoliche di espressione ebraica, padre Neuhaus, che le sottoporrà a coloro che nel Patriarcato sono responsabili per la preparazione al Sinodo. Non si hanno dati certi sul numero dei cattolici di espressione ebraica che, tuttavia, dovrebbe attestarsi sulle 400 unità. (R.P.)

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    Nord Irlanda: soddisfazione del cardinale Brady per il disarmo di uno dei gruppi dell'Ira

    ◊   Anche il cardinale Seán Brady, arcivescovo di Armagh e primate di tutta l'Irlanda, ha accolto con favore l’annuncio dato ieri dall’Esercito irlandese di liberazione nazionale (Inla), uno dei più vecchi gruppi dissidenti dell'Ira, di aver completato il suo disarmo. “L'annuncio – si legge in un comunicato diffuso in serata e ripreso dall'agenzia Sir – evocherà sicuramente ricordi dolorosi a coloro che hanno sofferto in qualche modo a causa delle attività paramilitari dell’Inla. Rendo omaggio e ringrazio coloro che hanno rischiato per rendere la buona notizia di oggi una realtà. Chiedo a coloro che hanno influenza di fare tutto il possibile per dissuadere i giovani di seguire il percorso distruttivo della violenza. Chi desidera una stabilità a lungo termine della nostra società può rallegrarsi per le notizie di oggi”. L’Inla che ha ucciso 147 persone fra il 1974, anno della sua fondazione, e il cessate-il-fuoco del 1998, ha confermato di aver smantellato il suo intero arsenale con la supervisione della Commissione internazionale indipendente per il disarmo (Iicd). L'Inla è quindi l'ultimo grosso gruppo a disarmare nell'ambito dell'Iicd, dopo che a gennaio è stata la volta del più grande gruppo paramilitare, l'Associazione di difesa del'Ulster (Uda). (R.P.)

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    Irlanda: i vescovi incontrano le vittime degli abusi sessuali

    ◊   Si è svolto ieri un incontro tra una delegazione di vescovi irlandesi ed i rappresentanti di quattro associazioni di sopravvissuti agli abusi sessuali. Come riporta l’agenzia Sir, mons. John Mc Areavey, vescovo di Dromore, ha definito il momento “costruttivo ed utile” in vista dell’incontro dei presuli d’Irlanda con Benedetto XVI, la prossima settimana. “Si è parlato delle preoccupazioni continue dei sopravvissuti. Abbiamo intenzione di riferirle al Papa, sia verbalmente che in forma di osservazioni scritte, come ci sono state presentate dai sopravvissuti, che rappresentano direttamente il loro punto di vista”. L’incontro di ieri a Maynooth è stato il secondo di una serie iniziata l’11 dicembre scorso, per volontà della Conferenza episcopale irlandese. (F.C.)

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    Il cardinale Ruini: la centralità della persona umana fondamentale per lo sviluppo

    ◊   “'Caritas in veritate': i fondamenti antropologici dell’enciclica”. Questo il tema della conferenza tenuta ieri a Roma, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, dal cardinale Camillo Ruini, presidente del Comitato per il progetto culturale della Conferenza episcopale italiana. Nel contesto degli “Incontri in cattedrale 2010”, come riferisce l’agenzia Sir, il porporato ha sottolineato che l’enciclica di Benedetto XVI considera come “principio chiave di una corretta e feconda attuazione allo sviluppo”, la “centralità della persona umana” che esprime “la verità dell’uomo”. Nel corso della sua relazione, il cardinal Ruini ha dichiarato che nella "Caritas in veritate" “riguardo alle problematiche ecologiche ed al rapporto uomo-natura, viene sottolineato in primo luogo che sia l’uomo sia la natura non sono il frutto del caso o del determinismo evolutivo, ma dell’intervento creativo di Dio”. Per questo motivo, alla base dell’orientamento etico allo sviluppo sta la legge naturale, perché “l’ambiente naturale reca in sé una ‘grammatica’ che indica finalità e criteri per il suo utilizzo”. Dall’enciclica di Benedetto XVI, ha precisato il porporato, emerge che “l’elemento nuovo e specifico all’origine dell’attuale questione antropologica è costituito dai recenti sviluppi scientifici e tecnologici che hanno dato all’uomo un nuovo potere di intervento su se stesso”. Il “grande appello” contenuto nella "Caritas in veritate", ha spiegato il cardinale, è quello di “orientare a favore dell’uomo la nuova fase che si sta aprendo per il fatto che l’uomo sta diventando capace di modificare fisicamente se stesso”. “È questo infatti – ha proseguito il porporato – il cuore della nuova ‘questione antropologica’”. Spetta in primo luogo ai popoli eredi della tradizione cristiana, in particolare l’Italia, “mantenere e far fruttificare la centralità dell’uomo nella nuova fase storica che si apre davanti a noi”. Infine, ogni individuo, “all’interno della situazione in cui ciascuno si trova a vivere”, deve orientare il potere che l’umanità sta acquistando per modificare fisicamente se stessa “a favore dell’uomo, considerato in ogni singola persona ed in ogni fase della vita sempre come fine e mai come mezzo” (F.C.)

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    Alla riunione del Celam il rafforzamento del coordinamento ecclesiale alla luce di Aparecida

    ◊   Nei giorni 4 e 5 febbraio presso la sede del Celam (il Consiglio episcopale latinoamericano) a Bogotà, si sono riuniti tutti i membri della massima direzione dell’organismo regionale di coordinamento ecclesiale per studiare, come si legge nel resoconto dell’incontro, la “linea di continuità con Aparecida della Missione continentale in corso e dei programmi in atto dei centri e dei dipartimenti”. Al tempo stesso i vescovi membri della presidenza e responsabili dei diversi dipartimenti e sezioni hanno riflettuto “sul momento che vive l’America Latina e sul come illuminare questa realtà nell’ottica del documento di Aparecida”. Tali linee di lavoro sono state indicate nell’omelia di mons. Ricarzo Ezzati Andrello arcivescovo di Concepción (Cile) che ha aperto i lavori con una celebrazione eucaristica. Sugli scopi della riunione sono intervenuti successivamente sia mons. Raymundo Damasceno Assís, arcivescovo di Aparecida (Brasile), attuale Presidente del Celam, sia il segretario generale mons. Leopoldo González, vescovo ausiliare di Guadalajara (Messico). Nella sua relazione, mons. Damasceno Assís ha percorso brevemente le principali tappe del lavoro della presidenza in quest’ultimo anno, sottolineando subito che le azioni attuali e prossime vanno tutte lette “all’interno della Missione continentale e dell’Anno sacerdotale” così come parte del grande sforzo che si realizza per ammodernare i sistemi di comunicazione sia all’interno sia all’esterno delle comunità ecclesiali della regione. D’altra parte, nell’ottica della congiuntura latinoamericana, fortemente caratterizzata dalle celebrazioni dei 200 anni delle indipendenze nazionali di numerose nazioni dell’area, e tenendo conto anche delle serie difficoltà della situazione economica e finanziaria interna, grandemente determinata dalla realtà internazionale, il Presidente del Celam ha considerato molto importante il rafforzamento del coordinamento ecclesiale. In concreto, l’arcivescovo di Aparecida ha rilevato la centralità della “comunione episcopale latinoamericana” al servizio tra l’altro, ha osservato, “dell’animazione necessaria per migliorare sempre di più i servizi che il Celam può offrire alle diverse conferenze episcopali”. Tale rafforzamento, ancorato al documento di Aparecida e al magistero di Benedetto XVI che inaugurò personalmente, il 13 maggio 2007 la V Conferenza generale degli episcopati dell’America latina e dei Caraibi, trova a giudizio di mons. Raymundo Damasceno Assís un punto di riferimento saldo e condiviso nel “Piano pastorale organico”. (A cura di Luis Badilla)

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    Costa Rica: no alla nomina dei professori di religione da parte della Chiesa

    ◊   I giudici della IV Sezione del Tribunale costituzionale del Costa Rica, dopo lunghe delibere, e accogliendo un ricorso di un privato, con quattro voti contro tre, ha sancito giorni fa che la Chiesa cattolica non ha più il diritto a nominare o vietare la nomina dei professori di religione. Previamente, il medesimo tribunale aveva annullato l’articolo 34 della legge sulla carriera dei docenti del 1972 che stabiliva precisamente che per essere nominato professore di religione occorreva un esplicito nulla osta della Conferenza episcopale costaricense. Il non riconoscimento della “missio canonica” che sino ad oggi consentiva ai vescovi il rilascio di quest’autorizzazione per la nomina di professori di religione nelle scuole dipendenti dal Ministero della Pubblica Istruzione, secondo quanto si osserva sulla stampa del Paese centroamericano, potrebbe creare una “querelle” giuridica poiché lo Stato del Costa Rica, così come accade nella maggioranza dei Paesi latinoamericani, in passato ha firmato con la Chiesa cattolica degli accordi con lo scopo di definire i requisiti che deve avere una persona che aspira a fare l’insegnante di religione cattolica. Randall Trejos Alvarado, la persona che ha presentato il ricorso presso il Tribunale costituzionale, tramite i suoi avvocati ha sostenuto che quest’articolo di legge concedeva alla Chiesa locale di intromettersi negli affari dello Stato e al tempo stesso favoriva una sorta di “licenziamento nascosto” al di fuori delle norme legali. Ma sembra che la vicenda avrà ancora qualche coda giuridica poiché non sono pochi coloro che contestano la costituzionalità della soppressione dell’articolo 34 deciso dalla maggioranza dei giudici della IV Sezione. (L.B.)

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    Francia: solidarietà delle comunità cristiane ai musulmani di Saint-Etienne per un attacco razzista

    ◊   Tutta la solidarietà dei rappresentanti delle comunità cristiane di Saint-Etienne ai “nostri cari amici della comunità musulmana” che sono stati vittime nella notte tra il 7 e l’8 febbraio di un attacco razzista da parte di sconosciuti. Iscrizioni razziste e anti-musulmane sono state scoperte ieri mattina sui muri della grande moschea di Saint-Etienne che è in corso di costruzione. “Noi, rappresentanti delle comunità cristiane – si legge nella lettera ripresa dall'agenzia Sir – desideriamo esprimervi tutta la nostra indignazione”. “Credendo che Dio è venuto a piantare la sua tenda tra gli uomini, siamo particolarmente sensibili all'importanza e al rispetto dei luoghi di culto. Per questo ci rammarichiamo per l'odio, la stigmatizzazione e gli anatemi ingiustificati che mirano soltanto a rafforzare un clima di sospetto e sfiducia per l’altro. Vi ribadiamo la nostra convinzione che è possibile vivere insieme e partecipare alla costruzione di una società attraverso la ricchezza delle nostre differenze”. “Vi diamo dunque il nostro benvenuto perché al più presto possiate inaugurare la grande moschea”. La lettera porta la firma del vescovo di Saint-Etienne, mons. Domenique Lebrun, del vescovo di Algeria mons. Paul Desfarges e dei rappresentanti ortodossi e protestanti. (R.P.)

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    Sinodo Anglicano: al centro dei lavori l'ordinazione episcopale delle donne

    ◊   Nessuna misura speciale per accomodare le parrocchie contrarie all’ordinazione delle donne vescovo con vescovi indipendenti o diocesi separate all’interno della Chiesa di Inghilterra. Questa la conclusione cui è giunto il “Revision committee”, comitato al quale la Chiesa anglicana ha affidato nei mesi scorsi il compito di trovare una soluzione che potesse accomodare chi si oppone all’ordinazione delle donne vescovo e sperava di vedersi riconoscere autonomia rispetto a un eventuale vescovo donna. Ieri pomeriggio il vescovo di Manchester e presidente del comitato, Nigel Mc Culloch, è intervenuto per fare al Sinodo generale (riunito fino al 12 febbraio a Londra) il punto dei lavori del Comitato. La decisione - riferisce l'agenzia Sir - di permettere alle donne di diventare vescovo ha provocato una forte protesta da parte dell’area più conservatrice della Chiesa anglicana che aveva chiesto il permesso di rifiutarsi di servire sotto una donna vescovo. “Dopo oltre sei mesi di lavoro abbiamo respinto ogni ipotesi che comportasse il conferimento di qualche forma di giurisdizione a qualcuno che non fosse il vescovo diocesano”, ha concluso il vescovo Mc Culloch. Sono insomma i vescovi diocesani - uomini o donne - a decidere. La parola torna al Sinodo che nei prossimi mesi dovrà riesaminare l’intera legislazione sulla quale ha lavorato il comitato di revisione. (R.P.)

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    Filippine: concluso il “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra” della comunità di Taizé

    ◊   Si è concluso domenica a Makaty City (Manila), il 5° “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra” della comunità di Taizé, iniziato lo scorso 3 febbraio. L’agenzia AsiaNews riferisce che hanno partecipato all’evento oltre 3mila giovani cristiani e musulmani. Scopo del pellegrinaggio è stato quello di sostenere i ragazzi nella loro ricerca di Dio e nel loro desiderio di impegnarsi nella Chiesa e nella società, soprattutto grazie alle testimonianze e alla preghiera comune. “È stata un’occasione per stare insieme, essere più vicini a Cristo e alla Chiesa ed incontrare ragazzi di altri Paesi e culture – ha affermato uno studente filippino – ma ciò che mi ha colpito di più è stato vedere tanti giovani pregare insieme in silenzio”. Si è trattato di “un pellegrinaggio di riconciliazione”, come ha dichiarato il priore di Taizé, fratel Alois Löser, il quale ha aggiunto che si è cercato “di raccogliere giovani di differenti fedi e culture” per favorire la conoscenza reciproca e la condivisione della loro esperienza religiosa. Secondo fratel Alois, il mondo deve riscoprire la solidarietà universale, nell’economia, così come nella giustizia sociale. E questo può avvenire solo con un cambiamento nel cuore di ogni uomo. Ha partecipato alle celebrazioni anche il cardinale Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila, che ha invitato tutti ad essere testimoni della fede cristiana nel mondo e a promuovere la pace e la speranza all’interno delle rispettive culture di appartenenza. (F.C.)

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    Senegal: celebrata la memoria di Santa Joséphine Bakhita

    ◊   E’ stata presieduta dal nunzio apostolico in Senegal, mons. Mariano Montemayor, domenica scorsa ad Hann la Messa solenne in memoria di Santa Joséphine Bakhita. La celebrazione si è svolta lì dove è in costruzione la nuova chiesa che accoglierà i fedeli della parrocchia che prenderà il nome della santa africana. Diverse le iniziative durante il week-end per commemorare la morte della santa africana avvenuta l’8 febbraio del 1947. Padre Xavier Bechetoille, parroco della chiesa dedicata a Joséphine Bakhita, ha ricordato la schiavitù della giovane sudanese e il suo peregrinare prima dell’incontro con Dio che la portò al battesimo e in seguito alla consacrazione religiosa tra le suore canonichesse della carità. “Riconosciuta come persona degna di essere imitata, ha amato la giovinezza e noi vorremmo camminare sui suoi passi affinché la parrocchia sia un centro per la formazione dei giovani che si ispiri allo stile, all’umiltà e alle qualità di Santa Joséphine Bakhita” ha detto padre Bechetoille. La parrocchia dedicata a Joséphine Bakhita, eretta sotto l’autorità del cardinale Théodore Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar, raduna una numerosa comunità cristiana dislocata in vari quartieri e che con grande partecipazione celebra ogni anno la festa della patrona. (T.C.)

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    Hong Kong: dalla Giornata della vita consacrata un nuovo impulso per le vocazioni

    ◊   Le persone che hanno scelto la vita consacrata devono essere un ponte di comunione “con intelligenza, saggezza e discrezione”, inoltre tutti si devono prendere cura delle vocazioni, “non solo sacerdotali, ma anche per la vita religiosa”: sono le raccomandazione di mons. John Tong, vescovo della diocesi di Hong Kong, durante la celebrazione della Giornata della vita consacrata, svoltasi il 2 febbraio nella parrocchia di Cristo Re. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), oltre 400 tra sacerdoti, religiosi e religiose, hanno partecipato alla solenne e suggestiva liturgia della festa della Presentazione al Tempio di Gesù, rinnovando i voti di povertà, castità ed obbedienza. Mettendo in luce lo stretto legame dei religiosi con la realtà diocesana, il vescovo ha raccomandato ai presenti di dare la massima attenzione alla formazione delle vocazioni, alla pastorale della Chiesa e ai fedeli immigrati presenti nel territorio, soprattutto si deve mobilitare a tutto campo il gruppo per la promozione delle vocazioni costituito in ogni parrocchia. Infine mons. Tong ha sottolineato di “aver visto con gioia l’attiva partecipazione dei laici alla vita della Chiesa”, tuttavia “il ruolo dei sacerdoti e delle persone di vita consacrata rimane insostituibile”. (R.P.)

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    Brasile: gli indigeni a difesa del Rio São Francisco

    ◊   Si è concluso ieri il viaggio in Europa della delegazione indigena brasiliana che lotta contro la trasposizione del fiume São Francisco, nel nordest del Brasile. Come riferisce l’agenzia Sir, la delegazione ha incontrato a Ginevra alcuni rappresentanti dell’Onu e dell’Organizzazione internazionale del lavoro, che ha chiesto chiarimenti al governo di Lula. Gli indigeni hanno formulato il proposito di dialogare con le autorità brasiliane ed hanno trovato l’appoggio degli organismi europei ed internazionali. Il fiume São Francisco è minacciato da un grande progetto governativo di deviazione delle acque a favore di poche imprese esportatrici e multinazionali. L’opera avrà un impatto ambientale devastante sui territori circostanti e soprattutto su ben 33 popolazioni indigene residenti in quelle zone. I lavori di trasposizione hanno preso inizio 4 anni fa, nonostante le numerose proteste sorte dopo aver riscontrato delle irregolarità, prima fra tutte la violazione della Costituzione brasiliana, che riconosce il diritto alla terra alle popolazioni indigene. Al rientro in Brasile, le delegazioni chiederanno un colloquio con il presidente Lula ed un’udienza pubblica con il Supremo Tribunale federale. (F.C.)

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    Unicef: un “regalo per la vita” in occasione di San Valentino

    ◊   A San Valentino è possibile sostituire il classico regalo con un dono davvero importante. Lo propone l’Unicef suggerendo di acquistare i suoi “Regali per la vita”. Si tratta di articoli che possono salvare la vita di un bambino, come vaccini antimorbillo, biscotti proteici, zanzariere contro la malaria e sali reintegranti. Collegandosi al sito o chiamando il numero verde 800 745 000, è possibile acquistare uno dei regali, che saranno fisicamente comprati, stoccati nella Supply Division di Copenaghen (il magazzino centrale dell’Unicef), per poi essere distribuiti in tutti i Paesi in cui l’organizzazione internazionale opera. L’Unicef si impegna, inoltre, a fornire informazioni puntuali su dove saranno destinati gli articoli e sul numero di adesioni, pubblicando periodicamente i dati aggiornati sul sito internet. (F.C.)

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    Telefono Arcobaleno: in aumento la pedofilia in internet

    ◊   Ogni giorno nascono nel mondo 135 nuovi siti pedofili e la pedofilia in internet nell’ultimo anno è aumentata del 16,5%. È ciò che emerge dal Rapporto annuale sulla pedofilia on line, diffuso dall’Osservatorio Internazionale di Telefono Arcobaleno. “Il mercato della pedofilia in internet – è detto in una nota – ha come merce di scambio bambini sempre più piccoli”. In termini geografici, Europa e Stati Uniti sono ai primi posti sia per diffusione sia per consumo di materiali pedopornografici. “Il dato più preoccupante – ha affermato Giovanni Arena, presidente di Telefono Arcobaleno – è che sullo sfondo delle immagini degli abusi sono recentemente comparse anche le inserzioni pubblicitarie delle più rinomate aziende commerciali, segno questo che la pedofilia in internet è talmente impunita e tollerata che il pedo-business rischia di essere legittimato come uno dei tanti mercati della new economy”. (F.C.)

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    Celebrati a Roma i funerali di padre Rozzi: tra i presenti gli ex alunni Draghi e De Gennaro

    ◊   “Era un uomo determinato, ma la sua severità ed il suo rigore nascevano da un amore profondo per i suoi allievi, dal desiderio di trasportarli al di là della mediocrità”. Sono le parole che padre Michele Lavra, superiore della Chiesa del Gesù a Roma, ha pronunciato ieri nella stessa al funerale di padre Franco Rozzi, morto domenica all’età di 94 anni. Come riporta il Corriere della Sera, numerosi erano, tra i banchi della chiesa, i suoi allievi più famosi ed affezionati, come Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, Luigi Abete e Gianni De Gennaro. Tutti ex alunni dell’Istituto “Massimiliano Massimo”, dove padre Rozzi ha insegnato per 50 anni storia e filosofia, diventando anche preside del liceo classico. Durante la messa, presieduta da mons. Franco Croci, padre Lavra ha ricordato il defunto nella sua attività di pastore di anime, che celebrava matrimoni degli ex alunni e ne battezzava i figli, di confessore, di sacerdote capace di ascoltare e risolvere dubbi ed incertezze umane anche a chi appartiene alla classe dirigente ed appare sicurissimo. (F.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Maltempo in Afghanistan: morte almeno 60 persone, tra cui donne e bambini

    ◊   Almeno 60 persone, bloccate dalla neve, sono morte in Afghanistan nella provincia di Parwan. Fra le vittime, vi sono numerose donne e bambini. Le forti nevicate degli ultimi giorni, e alcune valanghe, hanno reso impraticabile la strada che collega il nord dell'Afghanistan con Kabul, paralizzando il traffico all'altezza del Passo Salang, che attraversa la catena montagnosa dell'Hindu Kush. La situazione si è fatta particolarmente drammatica fuori e dentro il tunnel costruito nel 1964 dai sovietici a 3.400 metri di quota. È qui che centinaia di auto e autocarri sono rimasti bloccati. Squadre di soccorso civili e militari sono arrivate sul posto riuscendo a trasferire al sicuro almeno mille persone ed estraendo da varie auto decine di persone morte assiderate.

    L'Iran ha avviato la produzione di uranio arricchito al 20%
    La Tv di Stato iraniana ha annunciato che l'arricchimento al 20% dell'uranio deciso da Teheran avviene a partire da stamani nel sito di Natanz, nel centro del Paese, sotto la supervisione dell'Aiea, l'Agenzia per l'energia atomica dell'Onu. Le operazioni si svolgono nell'impianto per l'arricchimento nella provincia centrale di Isfahan. L'Aiea, da parte sua, ha confermato che una sua equipe di ispettori è presente al sito nucleare di Natanz.

    Morto e sostituito il leader del più importante gruppo talebano in Pakistan
    Hakimullah Mehsud, leader del più importante gruppo talebano pakistano, Tehrik-i-Taliban Pakistan (Ttp), è morto ed è stato sostituito da Maulvi Noor Jamal: lo scrive oggi l'agenzia afghana Pajhwok. Citando fonti talebane basate nella Aurakzai Agency, l'agenzia precisa che Mehsud era stato gravemente ferito il 14 gennaio scorso nell'attacco di un drone. La sua morte, hanno detto le stesse fonti, sarebbe avvenuta nella zona di Multan, mentre veniva trasferito a Karachi dal Waziristan meridionale. Hakimullah Mehsud aveva assunto il comando del Ttp dopo l'uccisione il 23 agosto 2009 di Baitullah Mehsud. Per due volte i responsabili talebani del Pakistan avevano smentito la morte di Mehsud, che però fonti della sicurezza pakistana e statunitense avevano confermato. Jamal, che secondo fonti pakistane ha quasi 40 anni, è originario della regione tribale di Orakzai e ha cominciato la sua carriera militare come capo dei talebani nell'area tribale di Kurram. Nell'ottobre scorso, quando è cominciata una offensiva militare pakistana contro il Waziristan meridionale, era stato nominato dal defunto leader del Ttp anche responsabile di Orakzai.

    Presidenziali in Ucraina: la Timoshenko denuncia brogli
    In Ucraina, la premier filoccidentale, Iulia Timoshenko, ha dato mandato ai suoi avvocati di impugnare in tribunale i risultati del ballottaggio presidenziale, suggerendo l'ipotesi di un terzo turno. Intanto, il partito del suo avversario uscito vincitore dalle urne, Viktor Ianukovich, lascia filtrare dichiarazioni che preannunciano l'imminente creazione di una nuova maggioranza in parlamento. La nuova coalizione comprenderebbe i comunisti - che al ballottaggio hanno appoggiato Ianukovich - del partito centrista del presidente del parlamento, Volodimir Litvin, e del partito Nostra Ucraina del presidente uscente, Viktor Iushenko. Nel 2004, le proteste di piazza della rivoluzione arancione portarono all'annullamento per brogli della vittoria del leader filorusso, Viktor Ianukovich - vincitore dell'attuale ballottaggio - e al successo del presidente uscente, Viktor Iushenko. Nel partito della Timoshenko, qualcuno conferma che si farà “tutto il possibile per garantire che si tenga un terzo turno” delle elezioni presidenziali, sostenendo che si potrebbero contestare circa 1,5 milioni di voti, mentre “il divario tra i candidati è di 800 mila voti”.

    Barroso presenta al parlamento europeo la squadra dell’euroesecutivo
    “Questa è una squadra per la quale potete votare con fiducia. Merita il vostro sostegno”. È quanto ha affermato il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Durao Barroso, presentando i nuovi commissari, che hanno ricevuto stamane il voto di fiducia dell’europarlamento. Barroso ha sottolineato che l'euro “continuerà ad essere uno strumento fondamentale per lo sviluppo europeo e ha raccomandato la necessità di adottare politiche per creare posti di lavoro e una crescita sostenibile. Il periodo è “difficile ed è inutile negarlo” – ha aggiunto – ma la zona euro è “in grado” di gestire la situazione. Per quanto riguarda la Grecia, Barroso ha ricordato l'approvazione da parte della Commissione del pacchetto di risanamento dei conti pubblici, sottolineando che questo richiede “l'azione del governo greco”.

    Negoziati a Cipro: uno dei tre partiti al governo abbandona la coalizione
    Uno dei tre partiti della coalizione di governo greco-cipriota, il socialdemocratico Edek, è uscito nella tarda serata di ieri dalla coalizione stessa perchè in disaccordo con la gestione dei colloqui per la riunificazione di Cipro portati avanti da oltre un anno e mezzo dal presidente cipriota, Demetris Christofias, e dal leader turco-cipriota, Mehmet Ali Talat. Lo riferisce oggi con evidenza tutta la stampa dell'isola. Nel corso di una conferenza stampa, il leader dell'Edek, Yiannakis Omirou, al termine di una riunione del Comitato Centrale del partito ha affermato che, secondo la sua formazione politica, Christofias ha fatto “pericolose ed inaccettabili concessioni” durante i colloqui con Talat. “Non possiamo approvare queste strategie dannose e di conseguenza uscire da questo governo è al momento la cosa politicamente responsabile e moralmente giusta da fare”, ha concluso Omirou. L'uscita dell'Edek dal governo non provocherà comunque crisi nè elezioni anticipate in quanto la Repubblica di Cipro ha un sistema di governo presidenziale con un esecutivo forte.

    Haiti
    Dopo aver scoperto tessere alimentari contraffatte, l'Onu ha bloccato temporaneamente uno dei suoi siti di distribuzione di cibo a Port-au-Prince, la capitale haitiana sconvolta dal terremoto del mese scorso. La distribuzione di riso è stata interrotta ieri a Petion-Ville, nella periferia di Port-au-Prince, colpendo circa centomila persone, secondo quanto segnalato da una fonte ufficiale del Programma alimentare mondiale (Pam). La distribuzione dovrebbe comunque riprendere già oggi. Nell'agglomerato di Port-au-Prince, dove il terremoto del 12 gennaio ha causato circa un milione di senzatetto, il Pam ha allestito 16 punti di distribuzione di cibo.

    Sri Lanka
    Amnesty International (Ai) ha accusato il governo dello Sri Lanka di aver accentuato la “repressione dell'opposizione politica” con l'arresto ieri dell'ex comandante dell'esercito, Sarath Fonseka. In una dichiarazione pubblicata oggi dai media a Colombo, il direttore per l'area Asia Pacifico di Ai, Sam Zarifi, ha detto che “l'arresto di Fonseka è un nuovo passo della escalation della repressione post-elettorale contro l'opposizione politica”. Intanto, Vijitha Herath, deputato del partito di sinistra Jvp, membro della coalizione che Fonseka ha guidato alle elezioni presidenziali del 26 gennaio scorso, ha detto che l'ex generale “è stato arrestato da uomini che si sono presentati come appartenenti al Ministero della difesa, e non dalla polizia, come avrebbe dovuto essere”. L'ex generale cingalese, Sarath Fonseka, arrestato ieri sera per non meglio specificate “offese militari”, sarà giudicato da una corte marziale. Lo ha reso noto il direttore generale del Centro per i media per la sicurezza nazionale, Laksham Hullugala. In passato, Fonseka è stato accusato di aver rivelato segreti militari e di aver progettato l'assassinio del presidente Mahinda Rajapaksa. L'ex comandante dell'esercito, che ha abbandonato la divisa nell'autunno scorso, ha sfidato senza fortuna come leader dell'opposizione il capo dello Stato nelle elezioni presidenziali anticipate del 26 gennaio scorso. Le forze dell'opposizione cingalese, guidate dal Partito nazionale unito (Unp), hanno annunciato per oggi una conferenza stampa per denunciare l'accaduto.

    Filippine
    Nelle Filippine, 197 persone – fra cui il potente ex governatore della provincia di Meguindanao, Andal Ampatuan senior e suo figlio – sono state incriminate per il massacro del 23 novembre scorso, quando nel sud dell'isola di Mindanao furono trucidate 57 persone, fra cui almeno 30 giornalisti e molte donne. Le vittime, solo quattro i sopravvissuti, stavano recandosi all'ufficio elettorale per registrare la candidatura a governatore della provincia, per le elezioni del prossimo maggio, di Esmael Mangudadatu, vicesindaco di una città vicina e membro di un potentato rivale di quello degli Ampatuan. Una candidatura - ritiene l'accusa - che minacciava i piani del governatore di una successione padre-figlio alla carica. Il figlio di Ampatuan, Andal Ampatuan junior, sindaco di Meguindanao, è stato personalmente incriminato per l'uccisione di 25 delle vittime e per aver diretto il massacro. Si è dichiarato "non colpevole".

    Kashmir: seconda valanga in 24 ore
    Appena 24 ore dopo la valanga che ha sepolto un gruppo di militari nel Kashmir indiano causando 17 morti, un'altra massa di neve si è abbattuta oggi su un posto militare nel settore Tangdhar della Linea di Controllo (frontiera con il Pakistan), causando la morte di un soldato, mentre altri 13 sono stati salvati in extremis dalle squadre di soccorso. L'incidente è avvenuto in piena notte ed un portavoce del Ministero della difesa ha detto che “un gruppo di soldati è stato sepolto sotto la valanga. Il pronto intervento dei soccorritori ha permesso di estrarli in tempi brevi, anche se uno di essi è morto per le gravi ferite riportate”. Una fonte militare sul posto, che ha chiesto di rimanere anonima, ha però detto che sotto la neve vi forse sono altri soldati non ancora localizzati.

    Nepal
    Un gruppo di 268 persone che anni fa furono arruolate nell'esercito maoista in Nepal, pur essendo minorenni, sono state reintegrate nella società civile dopo tre anni di permanenza in una base militare sotto controllo delle Nazioni Unite. Nel mese appena trascorso, 2.394 giovani arruolati prima del 2006 dai maoisti quando erano di minore età hanno lasciato gli accampamenti e possono ora beneficiare di uno speciale progetto di riabilitazione finanziato dal governo nepalese e dall'Onu. Gli ultimi 268 giovani hanno lasciato l'accampamento militare di Rolpa, 280 chilometri ad ovest di Kathmandu, che è stata la loro residenza negli ultimi tre anni. Come parte dell'accordo di pace del 2006, circa 24 mila ex combattenti dell'allora guerriglia maoista furono confinati in caserme sotto la supervisione dell'Onu alla fine di un sanguinoso conflitto decennale col governo nepalese. Nel dicembre 2007, la Missione dell'Onu in Nepal (Unmin) concluse un processo di verifica dal quale emerse che 2.973 ex guerriglieri erano minorenni e che di essi circa un terzo erano ragazze. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 40

     
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