Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 05/02/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai vescovi scozzesi: difendete il Vangelo da chi vuole diluirne la forza. Intervista con il cardinale O'Brien
  • Nomina
  • Lettera del Papa al presidente di Malta
  • Mons. Zimowski per la Giornata del malato: la persona sia al centro dell'impegno sanitario
  • Mons. Migliore sull'integrazione sociale: rispettare i diritti di tutti
  • Comunicare la solidarietà: così mons. Celli al Mutirão sulla comunicazione a Porto Alegre
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L'Europa trema per la crisi in Spagna. La Caritas: 8 milioni di spagnoli poveri
  • La Chiesa ricorda don Andrea Santoro: le testimonianze di mons. Padovese e mons. Di Tora
  • Presentata la Lettera di aggiornamento per la Settimana sociale dei cattolici italiani
  • Iniziative per l'Ostensione della Sindone: con noi mons. Ravasi e mons. Verdon
  • Chiesa e Società

  • La Chiesa in Kenya: no a modifica costituzionale che sposta l’inizio della vita alla nascita
  • Filippine: i vescovi chiedono ai candidati alla presidenza chiarezza sulla difesa della vita
  • L’Arcivescovo di Medan: c’è dialogo e amicizia interreligiosa a Sumatra
  • Appello del cardinale Rodríguez Maradiaga per la riconciliazione in Honduras
  • Nuove ricerche scientifiche sullo stato vegetativo : un giovane risponde agli stimoli
  • I trappisti di Hong Kong festeggiano, dopo tanti anni, i voti perpetui di due monaci
  • Messa del cardinale Bertone nella solennità di Sant’Andrea Corsini
  • Il cardinale Bagnasco presiede la Messa nel 42.mo anniversario della Comunità di Sant’Egidio
  • Presto libero l’attivista americano per i diritti umani arrestato in Nord Corea
  • Domani la Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali
  • 24 Ore nel Mondo

  • Iraq: 31 pellegrini sciiti uccisi durante le celebrazioni religiose a Kerbala
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai vescovi scozzesi: difendete il Vangelo da chi vuole diluirne la forza. Intervista con il cardinale O'Brien

    ◊   Formare nuove generazioni di sacerdoti e laici perché sappiano testimoniare la verità cristiana in ogni ambito ecclesiale e professionale, ne difendano l’integrità dei principi e la libertà di manifestarli pubblicamente. E’ questo il mandato che Benedetto XVI ha affidato ai vescovi scozzesi, ricevuti questa mattina in Vaticano per la loro visita ad Limina. Il Papa ha affrontato i temi della tutela della vita dalle derive scientifiche che la minacciano, chiedendo ai presuli una piena adesione al Magistero ecclesiale in ogni circostanza. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Le parole del Papa sono risuonate quasi come un anticipo, e soprattutto una preparazione, di ciò che avverrà durante il viaggio apostolico in Gran Bretagna previsto entro la fine dell’anno. Un anticipo incisivo nei contenuti e nei toni, che hanno toccato i nodi più attuali della realtà ecclesiale e sociale scozzese. Alla base, Benedetto XVI ha posto il capitolo della formazione delle forze cristiane del Paese, clero e laici. Servono, ha detto con chiarezza, sacerdoti che “si impegnino seriamente nella preghiera e vivano con gioia il loro ministero”, perché è questo tipo di testimonianza che “porta frutto non solo nella vita spirituale dei fedeli, ma anche per ciò che riguarda le nuove vocazioni”:

     
    “Emphasize the indispenable role of the priest…
    Sottolineate il ruolo indispensabile del sacerdote nella vita della Chiesa, soprattutto nel provvedere all'Eucaristia dalla quale la Chiesa stessa riceve la vita. E incoraggiate le persone preposte alla formazione dei seminaristi a compiere tutto il possibile per preparare una nuova generazione di sacerdoti impegnati e zelanti, ben formati umanamente, dal punto di vista accademico e spirituale per svolgere il ministero nel ventunesimo secolo”.

    Senza confondere i propri ambiti di apostolato con quello dei sacerdoti – come talvolta accade, ha rilevato il Papa – anche i laici hanno bisogno di un’adeguata preparazione, perché è grazie a questo, ha affermato il Pontefice, che è possibile “dare un forte impulso al compito di evangelizzare la società”. La formazione dei laici parte dalle scuole e di quelle cattoliche in particolare, ha osservato Benedetto XVI, “si può essere fieri” del contributo offerto “nel superare il settarismo e nella creazione di buoni rapporti tra le comunità”, grazie alla loro “potente forza di coesione sociale”:
     
    “As you encourage Catholic teachers…
    Nell’incoraggiare gli insegnanti cattolici nel loro lavoro, ponete un accento particolare sulla qualità e la profondità dell’educazione religiosa, in modo da preparare un articolato e ben informato laicato cattolico, in grado e disposto a svolgere la sua missione. Una forte presenza cattolica nei media, nella politica locale e nazionale, nella magistratura, nelle professioni e nelle università può solo servire ad arricchire la vita nazionale della Scozia, con persone di fede che danno testimonianza della verità, soprattutto quando la verità è messa in discussione”.

    Non è mancato un passaggio, nel discorso del Pontefice, dedicato alle sfide poste, ha detto ai presuli, “dalla marea montante del secolarismo” che si registra in Scozia. “Il sostegno all'eutanasia – ha stigmatizzato fra l’altro - colpisce al cuore la concezione cristiana della dignità della vita umana”:
     
    “Recent developments in medical ethics…
    Recenti sviluppi in materia di etica medica e alcune delle pratiche promosse nel campo dell'embriologia destano grande preoccupazione. Se l'insegnamento della Chiesa viene compromesso, anche leggermente, in uno di tali settori, diventa difficile difendere la pienezza della dottrina cattolica in modo integrale”.
     
    “I pastori della Chiesa, ha incalzato il Papa, devono pertanto “continuamente richiamare i fedeli alla completa fedeltà al Magistero della Chiesa, sostenendo e difendendo allo stesso tempo, il diritto della Chiesa a vivere liberamente nella società secondo le proprie convinzioni”. Anche perché, ha soggiunto:

    “All too often the Church’s doctrine…
    Troppo spesso la dottrina della Chiesa è percepita come una serie di divieti e posizioni retrograde, mentre la realtà, come sappiamo, è che essa è creativa e vitale, ed è diretta alla realizzazione più completa possibile del grande potenziale di bene e di felicità che Dio ha inscritto in ognuno di noi”.
     
    Benedetto XVI si è anche congratulato per i miglioramenti in campo ecumenico. Quattrocentocinquanta anni dopo quella che ha definito una “dolorosa rottura” dell’unità della Chiesa cattolica in Scozia, il Papa ha posto in risalto “i progressi compiuti nel guarire le ferite che sono l’eredità di quel periodo, in particolare per ciò che concerne il settarismo che ha continuato ad alzare la testa, anche in tempi recenti”. Nel “resistere alle pressioni che intendono diluire il messaggio cristiano – ha concluso il Pontefice – orientatevi al traguardo della piena e visibile unità, per essere pienamente in grado di rispondere alla volontà di Cristo”.

    I cattolici in Scozia sono appena il 13% della popolazione totale, che conta circa 5 milioni di abitanti. Ma è una comunità vivace e impegnata. Quale tipo di collaborazione c’è con le altre comunità cristiane sulle sfide principali del Paese? Philippa Hitchen lo ha chiesto al cardinale Keith Patrick O'Brien, arcivescovo di St. Andrews and Edinburgh e presidente della Conferenza episcopale scozzese:
     
    “Abbiamo una collaborazione stretta, anche se come cattolici ci capita di intervenire su questioni nelle quali altri leader cristiani non si esprimono: a volte si dice che noi siamo l’unica voce cristiana su alcuni grandi temi come l’aborto, la proposta di legge sulla fecondazione umana e l’embriologia, in discussione al Parlamento, il suicidio assistito. Noi abbiamo una posizione molto netta su tutte queste questioni e non abbiamo timore di esprimerci per offrire un orientamento cristiano nel Paese: cosa che a volte altri leader cristiani non fanno. Cerchiamo di far capire quello che potrebbe succedere con alcune nuove leggi. Ci rivolgiamo a tutti in modo molto semplice: per esempio contro l’eutanasia abbiamo coniato lo slogan ‘Non uccidere tua nonna!’ e contro le manipolazioni genetiche abbiamo parlato di ‘Legge Frankenstein’. Siamo molto impegnati anche sul fronte della crisi economica e come Chiesa cattolica mettiamo a disposizione strutture per distribuire aiuti, cibo, e fornire alloggi, invitando i nostri politici a intervenire contro la povertà, in particolare nelle grandi città. C’è poi la nostra difesa del matrimonio e della famiglia minata nella sua stabilità. Se la famiglia non regge, la società, il Paese nel suo insieme, non regge”.

    inizio pagina

    Nomina

    ◊   Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Vilnius (Lituania) mons. Arūnas Poniškaitis, finora vicario generale di Vilkaviškis, assegnandogli la sede titolare vescovile di Sinna. Mons. Arūnas Poniškaitis è nato a Šakiai, diocesi di Vilkaviškis, il primo agosto 1966. È stato ordinato sacerdote il 31 maggio 1992 per la diocesi di Vilkaviškis. Nel 2005 è stato nominato cappellano di Sua Santità.

    inizio pagina

    Lettera del Papa al presidente di Malta

    ◊   "Non vedo l'ora di unirmi" ai maltesi "per commemorare l’importante anniversario dell'arrivo di San Paolo sulle loro coste": è quanto scrive il Papa in una lettera inviata al presidente di Malta, George Abela, per ringraziarlo dell’invito a visitare l’isola i prossimi 17 e 18 aprile. Nella lettera, pubblicata dal Times of Malta, Benedetto XVI sottolinea come questo evento sarà un'occasione importante per riflettere e ad approfondire la fede cristiana. Occasione della visita pastorale è il 1950.mo anniversario del naufragio di San Paolo nell’arcipelago, che secondo la tradizione avvenne nel 60 durante il suo viaggio verso Roma. Il Papa, secondo quanto reso noto da un comunicato dell’arcidiocesi di Malta, arriverà nell’isola nel pomeriggio del 17 aprile. Dopo l’incontro con le autorità civili, il Pontefice visiterà la Grotta di San Paolo a Rabat. La mattina del 18 aprile, il Papa celebrerà una Messa nella città di Floriana. Nel pomeriggio, quindi, incontrerà i giovani maltesi a La Valletta per fare poi ritorno a Roma. Quello a Malta è il 14.mo viaggio apostolico internazionale di Benedetto XVI, il terzo di un Pontefice nell’arcipelago del Mediterraneo dopo le visite Giovanni Paolo II nel 1990 e nel 2001.

    inizio pagina

    Mons. Zimowski per la Giornata del malato: la persona sia al centro dell'impegno sanitario

    ◊   Sono diverse le celebrazioni e le iniziative previste per il 25.mo anniversario dell’istituzione del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari e per la 28.ma Giornata Mondiale del Malato. A presentarli sono stati stamani, nella Sala Stampa della Santa Sede, mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, e mons. Jean-Marie Musivi Mpendawatu, sottosegretario del medesimo dicastero. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    “La Chiesa al servizio dell’amore per i sofferenti” - titolo del Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale del Malato - sarà il motivo conduttore delle celebrazioni, in programma dal 9 all’11 febbraio prossimi. Per il 25.mo anniversario dell’istituzione del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari e per la 28.ma Giornata Mondiale del Malato sono stati organizzati un concerto, una mostra di pittura ed un simposio internazionale. Il prossimo 11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, la Giornata Mondiale del Malato sarà inoltre scandita dalla Santa Messa presieduta da Benedetto XVI e dalla processione eucaristica - con le reliquie di Santa Bernadette e la Statua della Vergine di Lourdes - che terminerà in Piazza San Pietro. Presentando questi eventi mons. Zimowski ha affermato che la persona malata deve essere il “punto focale” dell'impegno nell'ambito sanitario. L’obiettivo della pastorale della salute - ha aggiunto - è di dare sostegno a chi soffre, anche quando la guarigione non è possibile:
     
    “La pastorale della salute, la sua attenzione all’integrità della persona è necessaria alla medicina, non soltanto per fornire le basi degli impegni etici e morali, ma anche per sostenere gli atteggiamenti e la prassi degli operatori sanitari per un’adeguata assistenza nel tempo a chi si trova nel dolore della malattia”.

     
    Mons. Mpendawatu ha aggiunto che i malati sono i veri protagonisti dell’azione del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari:

     
    “Sono loro che offrendo le loro sofferenze, in comunione con Cristo sofferente, contribuiscono spiritualmente alla salvezza degli uomini. In questo senso vengono lette le parole del Papa nel suo messaggio quando chiede ai malati di pregare e di offrire la loro malattia, le loro sofferenze per la santificazione dei loro sacerdoti, per la fecondità del loro ministero sacerdotale”.

     
    Nel mondo la Chiesa ha oltre 117 mila centri sanitari per il supporto e la formazione degli agenti della pastorale sanitaria. Il fulcro di questo apostolato è iscritto nel rapporto con il malato, come sottolinea mons. Jean Marie Musivi Mpendawatu:

     
    “L’importanza è di umanizzare anche questo rapporto con il malato che rimane una persona con una dignità, con dei diritti; ad esempio il diritto di essere sempre riconosciuto non solo come un mezzo ma come un fine, come il centro di tutto il sistema socio-sanitario, della politica sanitaria, non l’ultimo. Noi lavoriamo per la persona del malato, la sua dignità e il suo rispetto”.

    inizio pagina

    Mons. Migliore sull'integrazione sociale: rispettare i diritti di tutti

    ◊   “Il bene integrale della persona nelle sue diverse dimensioni compresa quella spirituale” deve essere al centro delle riflessioni di coloro che si occupano di integrazione sociale. Intorno a questo importante concetto è ruotato ieri l’intervento di mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, alla 48.ma sessione della Commissione per lo sviluppo sociale a New York. Ricordando un passaggio della Caritas in veritate di Benedetto XVI: “la società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli”, il presule ha evidenziato come l’integrazione debba passare attraverso “l’eliminazione della povertà e un lavoro dignitoso per tutti”. Mons. Migliore ha poi aggiunto che la crescita economica e sociale si sviluppa attraverso la “maggiore connessione tra le persone” e le loro relazioni. E sono molti gli ambiti nei quali questo può accadere: “le cure mediche, la cultura, l’educazione, l’arte e lo sport”. “Lo sviluppo sociale e l'integrazione – ha detto l’arcivescovo - non deriverà unicamente da soluzioni tecnologiche ma principalmente dai rapporti umani”. Un obiettivo che “richiede necessariamente un’apertura alla vita” mentre troppo spesso la crescita della popolazione è stata considerata una causa di povertà e la mancanza di lavoro una conseguenza. “L’imperativo per i Paesi – ha proseguito l’osservatore vaticano – è quello di trovare soluzioni adeguate per assicurare alle persone le competenze, la formazione e l’istruzione in modo da promuovere lo sviluppo e i diritti umani”. Dunque è necessario creare una società aperta, dove si promuova la vita e la famiglia, anche nel caso in cui i tassi di crescita siano diminuiti. Mons. Migliore ha indicato proprio nel nucleo famigliare “il primo contesto dove i bambini imparano determinate abilità, atteggiamenti e virtù che li preparano al mondo del lavoro, consentendogli così di contribuire alla crescita economica e allo sviluppo sociale”. In questo modo educazione e formazione diventano “un investimento a lungo termine”; pertanto la richiesta è che “le politiche famigliari siano basate sulla giustizia economica e sociale”. Infine l’arcivescovo ha posto l’accento sul fenomeno dell’immigrazione irregolare, che sta creando contrasti crescenti, ma le cui soluzioni si possono trovare ancora “nell’integrazione e nella coesione sociale”. L’integrazione richiede un tempo lungo e il pieno rispetto dei diritti fondamentali di tutti – dei cittadini come dei nuovi arrivati – e di una cultura basata sulla giustizia sociale. (A cura di Benedetta Capelli)
     

    inizio pagina

    Comunicare la solidarietà: così mons. Celli al Mutirão sulla comunicazione a Porto Alegre

    ◊   E’ in corso a Porto Alegre, in Brasile, il Mutirão, ovvero un confronto, sulla comunicazione promosso dai vescovi brasiliani insieme con il Consiglio episcopale latinoamericano e l’Organizzazione cattolica latinoamericana e caraibica per la comunicazione. L’evento riunisce 37 Paesi dell’area: al centro dell'incontro le sfide comunicative della Chiesa. Il nostro inviato Silvonei Protz ne ha parlato con mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, che il 3 febbraio scorso ha aperto l’appuntamento:

    R. - Il problema non è solamente guardare gli aspetti sociologici, ma rivedere che cosa per noi significa comunicare. Quindi per me l’accento non va posto unicamente sulle nuove tecnologie, ma dobbiamo fare uno sforzo profondo per domandarci tutti insieme che cosa significa per noi nella Chiesa comunicare e dentro la Chiesa un comunicare in un dialogo di apertura con chi è fuori dalla Chiesa. Ora credo che questo momento sia molto importante, perché ci aiuta a riscoprire chi siamo, riscoprire che cosa significa per noi comunicare, e allora il tema di fondo sarà riscoprire che nelle nostre mani, nel nostro cuore c’è una Parola che abbiamo ricevuto, ed è una Parola che dobbiamo annunciare nel mondo di oggi. Che non è un atteggiamento di proselitismo, ma è l’essere testimoni di ciò in cui noi crediamo e che abbiamo accolto nella nostra vita. Poi sarà un atteggiamento di dialogo rispettoso con gli altri. Mi sembra che una cosa particolarmente affascinante per tutti noi è il vedere se la rete, il mondo digitale, può diventare il "patio dei gentili", dove ogni uomo può ritrovarsi e trovare un aiuto nella sua ricerca dei valori che contano.

    D. – Come le è sembrato vedere tanti comunicatori di tutta l’America Latina e dei Caraibi, riuniti insieme per discutere sulla comunicazione? Che messaggio anche per il Vecchio continente?

     
    R. – Per me ancora una volta, l’America Latina dà un esempio di questo voler camminare insieme. Qui i due idiomi sono i medesimi, brasiliano e spagnolo, ma credo che al di là di questa distinzione esterna di idiomi ci sia una sostanziale condivisione. C’è una condivisione di una fede cristiana, ma mi sembra che ci sia il desiderio di voler fare qualche cosa, di volere camminare insieme e in questo camminare, è servire l’uomo di oggi. Allora, credo, che qui sia la grande tematica di fondo. Proprio questo servizio che la comunicazione, una comunicazione sempre più solidale. Questo direi è l’impegno che si assume ogni persona che vive nel mondo della comunicazione. Questa promozione di una cultura più solidale, è quindi direi una diaconia della cultura.

     
    D. – Lei ha ricordato nella sua relazione d'apertura che il Brasile possiede più emittenti cattoliche di tutta l’Africa...

     
    R. – Si, questo purtroppo è vero, ci stiamo accorgendo che ci sono dei gravi problemi a livello mondiale. E’ quello che in inglese chiamiamo “digital divide”, nel senso che settori dell’umanità di oggi non hanno accesso ai mezzi di comunicazione che sono ormai diventati una normalità per altri popoli. Facevo notare appunto come l’Africa ha meno possibilità dell’America Latina. Il solo Brasile ha più radio cattoliche operanti di tutta l’Africa, e questo ci pone seri problemi, interrogativi e credo che ci inviti a prendere consapevolezza di quale sia la nostra missione. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La Chiesa difende senza compromessi la dignità della vita umana: il Papa ai vescovi della Scozia in visita "ad limina".

    L'epidemia spagnola: in rilievo, nell'informazione internazionale, i timori sulla tenuta dell'economia spagnola che fanno crollare le Borse mondiali.

    Se la storiografia ignora le testimonianze: in cultura, Roberto Pertici su documenti che confermano che la resistenza tedesca antinazista chiese a Pio XII di non intervenire direttamente contro Hitler.

    Il mistero ha un volto e un corpo: Raffaele Alessandrini sulle iniziative di "Imago Veritatis" per l'ostensione della Sindone.

    "En plein air" nel segreto del proprio atelier: Sandro Barbagallo recensisce una mostra, a Francoforte, dedicata a Georges-Pierre Seurat.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    L'Europa trema per la crisi in Spagna. La Caritas: 8 milioni di spagnoli poveri

    ◊   Dopo il tonfo di ieri, le Borse europee sono ancora in calo. A far paura ai mercati è la grave situazione del debito di Portogallo e Spagna, il cui debito è salito nel 2009 al 55,2% del Pil e che nel 2012 potrebbe superare il 74%, mentre il deficit è volato oltre l’11%. Il premier Zapatero in visita negli Usa ha dichiarato che l’economia spagnola è forte e saprà reagire, ma senza riuscire a rassicurare i mercati finanziari. Forte la denuncia della Caritas spagnola: nel Paese ci sono otto milioni di persone al di sotto della soglia di povertà e un altro milione e mezzo è ad alta esclusione sociale: miseria e disoccupazione coinvolgono sempre più persone. L'organismo cattolico chiede politiche di equità sociale. Per quanto riguarda il Vecchio Continente, il momento economico nero che vive la Spagna è solo l’ultimo capitolo di una crisi che ha già toccato altri Paesi europei. Stefano Leszczynski ne ha parlato con Mario Deaglio, docente di Economia internazionale all’Università di Torino:

    R. – C’è una debolezza strutturale spagnola, perché è vero che il debito spagnolo non è particolarmente elevato – è più basso di quello italiano –, sta però crescendo ad una velocità che è circa tre volte quello italiana ed è fuori controllo. Esiste più in generale un problema dell’Unione Europea e dell’area Euro, perché i Paesi cosiddetti periferici che oltre alla Spagna sono il Portogallo, l’Irlanda e la Grecia, hanno tutti situazioni analoghe, ma il vero interrogativo che non è stato risolto è se l’Unione Europea sosterrà questi bilanci oppure se non li sosterrà. Se non li sosterrà, il debito pubblico di tutti questi Paesi e forse anche di qualcun altro, perderà rapidamente valore e i mercati avranno di nuovo a livello mondiale un grosso rospo da inghiottire.

     
    D. – La Banca Centrale Europea in questo contesto ha un qualche ruolo da giocare, oltre a quello della gestione dell’andamento dei tassi di interesse?

     
    R. – Purtroppo a livello di statuto il compito della Banca Europea è esclusivamente quello di mantenere l’inflazione sotto il livello del 2%. Non esiste nessun potere e neanche nessuna vera capacità di iniziativa al di fuori di quello che fa.

     
    D. – Professore, lei ritiene che quello che sta accadendo anche a livello politico nell’Unione Europea sia da leggere nel contesto di questa situazione di crisi più allargata, e mi riferisco ad esempio al Vertice che c’è stato a Parigi tra il cancelliere Angela Merkel e il presidente Sarkozy con l’elaborazione di questo complesso e lungo piano di collaborazione franco-tedesco?

     
    R. – Direi proprio di sì. Direi che questa è la risposta dell’Europa forte, almeno finanziariamente e come struttura, dell’Europa che ha fatto l’Unione Europea e che vede adesso questa sua creatura avere delle fratture, delle crepe. A questo punto l’ipotesi di un’Europa a due velocità è purtroppo una prospettiva da prendere comunque in considerazione seriamente.

     
    D. – Detto in termini molto semplici, questo può mettere in pericolo l’Unione monetaria?

     
    R. – Direi che al momento attuale non siamo ancora a quel livello, ma può sicuramente cambiare in tempi non brevissimi il perimetro di questa unione. Finora è stato cambiato con l’ingresso di sempre nuovi Paesi, forse dovremmo anche prendere in considerazione la possibilità di qualche uscita.

    inizio pagina

    La Chiesa ricorda don Andrea Santoro: le testimonianze di mons. Padovese e mons. Di Tora

    ◊   Proseguono le celebrazioni per ricordare la figura di don Andrea Santoro, il sacerdote fidei donum ucciso quattro anni fa nella chiesa di Santa Maria a Trabzon, in Turchia. Ieri la veglia di preghiera presieduta dal vescovo ausiliare del settore est di Roma, mons. Giuseppe Marciante. Questa sera il vescovo ausiliare del settore nord della capitale, mons. Guerino Di Tora, celebrerà la Messa nella parrocchia romana di Gesù di Nazareth. Davide Dionisi ha chiesto all’ex direttore della Caritas diocesana quale eredità ha lasciato don Andrea:

    R. – L’eredità che ci lascia è quella di una coerenza di testimonianza nel silenzio di quello in cui lui credeva profondamente: il riportare l’idea del cristianesimo in quelli che erano i luoghi dove la cristianità è nata, le Chiese dell’Apocalisse, la Turchia, le comunità evangelizzate da San Paolo, e riportarlo dove oggi è abbastanza dimenticato.

    D. – Quanto è attuale il messaggio di don Andrea?

    R. – L’attualità è quella di riportare la presenza cristiana in ogni luogo: nei nostri luoghi di lavoro, negli ambienti che frequentiamo, nelle scuole. Quindi, questa idea di poter e voler riportare una presenza di testimonianza cristiana nel luogo dove la Divina Provvidenza ci ha fatto trovare.

    La testimonianza di don Santoro in Turchia ha aggiunto un ulteriore tassello a quello che è l’impegno della Chiesa locale sul fronte del dialogo e del confronto pacifico tra le varie religioni. Il sacrificio del missionario nella testimonianza di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico in Anatolia:

    R. - Mi piace rilevare che sia stato ucciso come simbolo, come realtà di sacerdote cattolico. Non è stata uccisa soltanto la persona, ma si è voluto colpire il simbolo che la persona rappresentava: ricordarlo in questo momento, all’interno dell’anno dedicato ai sacerdoti, è quanto mai significativo, per ricordare a tutti noi che la sequela di Cristo può arrivare anche all’offerta del proprio sangue.

    D. – A che punto è il dialogo in Turchia, mons. Padovese?

    R. – Il dialogo in Turchia, segue momenti alterni. Ci sono tante espressioni di buona volontà da parte anche delle autorità. Si intende il dialogo con la parte civile. Devo dire però che effetti vistosi di questo dialogo ancora non se ne vedono tanti. Un buon rapporto si è creato con il nuovo ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede, anche con alcune autorità locali, ci sono attestazioni di volontà di collaborazione. Ecco su questo punto devo dire che i segni ci sono. Per quello che riguarda poi certe richieste concrete che sono state fatte, come ad esempio la Chiesa di Tarso, ci troviamo in una situazione ancora di stallo.

    D. – Quale è l’impegno della Chiesa, quotidiano e a medio termine, per incentivare il dialogo?

    R. – Abbiamo avuto l’incontro della Conferenza Episcopale turca, e pensiamo che il dialogo debba innanzitutto partire da una presa di coscienza dei cristiani stessi in Turchia, cioè essere coscienti della propria identità e di quello che sono. E’ inutile pensare ad un dialogo con chi non è cristiano, quando non si è pienamente consapevoli di quello che si è. Quindi buona parte della nostra azione pastorale quest’anno, è, e sarà concentrata nel rendere i cristiani più consapevoli della propria identità. A parte questo ci saranno i momenti di incontri a livello nazionale per i sacerdoti del Paese e i vescovi a Efeso. E’ la prima volta che comunità cristiane di diversi riti, ci ritroviamo a pregare e a riflettere insieme sulle situazioni della Chiesa in Turchia. (Montaggio di Maria Brigini)

    inizio pagina

    Presentata la Lettera di aggiornamento per la Settimana sociale dei cattolici italiani

    ◊   Una Lettera di aggiornamento sul cammino percorso finora in preparazione della 46.ma Settimana sociale dei cattolici italiani che si terrà a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre prossimo. E’ quanto presentato oggi dal Comitato organizzatore dell’evento promosso dalla Cei sul tema: “Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del Paese”. Nell’aprile 2009 un simbolico “biglietto d’invito” richiamava le realtà ecclesiali e d’ispirazione cristiana nazionale a elaborare un percorso condiviso in vista di ottobre, facendo emergere i temi su cui discutere e su cui impegnarsi per contribuire alla realizzazione del bene comune.”Un po’ di strada è stata fatta”, dice Edoardo Patriarca, segretario del Comitato Scientifico e organizzativo, al microfono di Gabriella Ceraso:

    R. – Abbiamo incontrato quasi tutte le realtà associative e i movimenti, tutti i consigli nazionali, quasi 15-20 incontri. Abbiamo coinvolto ormai una trentina di diocesi, abbiamo avviato quasi una decina di seminari di approfondimenti monotematici ed una serie di audizioni con esperti di alcuni settori, soprattutto l’economia, la famiglia e i temi che riguardano la bioetica.

     
    D. – Quali sono i problemi principali emersi finora e quali sono i soggetti sociali attivi e pronti a risolvere questi problemi?

     
    R. – I filoni su cui ci si sta concentrando sempre di più sono sostanzialmente cinque: il tema del lavoro ma soprattutto la possibilità, in questo Paese, di fare impresa, d’intraprendere, poi il tema dell’immigrazione e quindi l’integrazione e l’accoglienza, il tema dell’emergenza educativa e in particolare il ruolo che hanno i genitori e gli insegnanti in questo recupero della speranza educativa, il tema delle riforme istituzionali ed infine questo tema della mobilità, cioè il fatto che questo Paese risulta bloccato per i ragazzi e per i giovani e quindi la possibilità per loro, una volta acquisite competenze e titoli, di poter svolgere finalmente la propria vocazione lavorativa. I soggetti sono tanti. Noi abbiamo scoperto che la comunità cristiana, che a volte viene raccontata malamente a livello nazionale, sui territori è davvero piena di risorse. Noi siamo rimasti davvero stupiti: tante associazioni, tante famiglie, tante imprese e anche istituzioni. I soggetti sono tanti e noi vorremmo convocarli tutti a Reggio Calabria.

     
    D. – In questo arco di tempo è stata pubblicata anche la “Caritas in veritate”. Quale input vi ha dato nel lavoro che si sta svolgendo e in prospettiva di quello che sarà poi l’appuntamento di ottobre?

     
    R. – Direi di non disgiungere l’etica della vita dall’etica sociale. A me piace ribadire anche quest’invito che ha fatto il Papa al “pensiero nuovo”, alle cose nuove, ad indagare di più. Ha parlato di un pensiero un po’ più lungo. Noi quest’appello lo stiamo raccogliendo offrendo un’agenda, dicendo a questo Paese che una visione si può costruire insieme”.

     
    D. – Che cosa aspettarsi dall’agenda? Voi metterete giù dei punti su cui poi ci si confronterà. Che cosa ci si deve aspettare?

     
    R. – Sui cinque ambiti su cui abbiamo percepito grande attenzione pensiamo ed immaginiamo dieci “punte di cono” – li chiamiamo così -, dieci interruttori da cui partire per innescare un processo virtuoso e di mobilitazione delle coscienze. Ci aspettiamo quindi che dopo Reggio Calabria questi punti molto specifici ed anche un po’ aggressivi, sanamente rudi che proporremo, possano provocare questa mobilitazione di risorse e di energie nel territorio e proseguire quindi la riflessione anche nei mesi successivi. Ci piace dire che per noi la Settimana sociale di Reggio Calabria sarà quella dopo, non sarà quella che faremo lì. Ci misureremo sulla capacità che ha avuto di riprendere in mano un impegno, una passione per il civile, una passione ad intraprendere, una passione per il bene comune.

    inizio pagina

    Iniziative per l'Ostensione della Sindone: con noi mons. Ravasi e mons. Verdon

    ◊   Dibattiti, lectio magistralis, concorsi per le scuole, ma anche concerti e mostre, una su tutte quella dal titolo “Gesù, il corpo, il volto nell’arte”: sono tante le iniziative previste in concomitanza con l’Ostensione della Sindone, che si terrà a Torino dal 10 aprile al 23 maggio prossimi. Alla presentazione degli eventi, all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, c’era per noi Cecilia Seppia:

     
    150 opere, tra dipinti, sculture, arazzi, affreschi e paramenti sacri, che spaziano dall’età paleocristiana al barocco, sono allestite presso la Venaria Reale di Torino: tra di esse spiccano le tele di Mantegna, Tintoretto, Bellini poi Michelangelo con il suo magnifico Crocifisso in legno, immagine simbolo della mostra, capolavori autentici che si snodano in un percorso capace di regalare al visitatore una sintesi perfetta tra la corporeità espressiva e l’amore spirituale che traspare dalle innumerevoli rappresentazioni di Cristo. Sentiamo il curatore della mostra, mons. Thimoty Verdon, professore di storia dell’arte presso la Stanford University di Firenze:

     
    Il modo in cui l’arte cristiana ha rappresentato Cristo normalmente - e perfino in quelle raffigurazioni di Gesù Bambino o di Gesù già morto - non perde l’occasione di evidenziare, in un modo o in un altro, il fatto che la sua umanità, la sua corporeità e la sua personalità sono il riflesso di un cuore più grande che normalmente presumiamo sia il cuore umano. Lui è immagine di quel Dio, che è amore per i cristiani”.

     
    Accanto a questa esposizione, sono moltissime le iniziative previste in concomitanza con l’Ostensione della Sindone: lo scopo non è solo celebrare il volto e il corpo di Cristo, riscoprendone la centralità nel pensiero europeo, ma anche avvicinare il pubblico all’esperienza profonda dell’incontro con quel “telo di lino” che secondo la tradizione avvolse le spoglie di Gesù conservandone l’impronta: segno indelebile del dolore e della passione, ma anche dello sguardo misericordioso del Figlio di Dio per l’uomo. Quale il filo conduttore degli eventi? Mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura:

     
    “Il filo conduttore è forse quello dell’umanità di Cristo. Un’umanità che è sicuramente la rappresentazione della sua vicinanza all’uomo e in maniera profonda, totale ed assoluta, soprattutto attraverso l’esperienza del dolore e della morte. Ma, dall’altra parte, attraverso questo percorso nell’umanità, si vuole quasi scoprire quell’Epifania segreta, che è in essa, e che è il mistero di Colui che rimane pur sempre il Figlio di Dio per il credente e che quindi irradia, trasfigura e trasforma quell’umanità, quella carne dolente, sofferente, morta che diventa però la carne della speranza e della Resurrezione”.

     
    Un’occasione dunque quanto mai propizia – secondo anche l’auspicio di Benedetto XVI che sarà a Torino per l’Ostensione - "per contemplare quel misterioso Volto, che silenziosamente parla al cuore degli uomini, invitandoli a riconoscervi il volto di Dio".

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    La Chiesa in Kenya: no a modifica costituzionale che sposta l’inizio della vita alla nascita

    ◊   Sta suscitando la forte opposizione della Chiesa del Kenya la proposta della Commissione Parlamentare per la Revisione della Costituzione di modificare la clausola che definisce l’inizio della vita. Secondo la nuova proposta l’inizio della vita verrebbe spostato dal concepimento alla nascita. Padre Pascal Mwambi, sacerdoto keniano esperto in bioetica, ha inviato all’Agenzia Fides un contributo nel quale spiega le motivazioni religiose, etiche e scientifiche che dimostrano la necessità di riconoscere i diritti dell’embrione. “La commissione parlamentare incaricata di proporre una bozza della revisione costituzionale non può affermare che la vita inizia al momento della nascita, a meno che non sia mossa da motivazioni egoistiche e da una mentalità anti-vita pronta a distruggere molte vite prima della nascita” afferma il sacerdote. “Biologi, scienziati e medici, non devono vergognarsi di affermare i fatti empirici sul processo di formazione del nuovo organismo umano a partire dalla fecondazione. Dopo sette settimane (stadio embrionale), il nuovo organismo ha tutti gli organi formati in attesa di uno sviluppo graduale.. In nessun momento possiamo dire che l’embrione non sia una persona umana. Vi è una crescita autonoma e continua del bambino insieme a un dialogo incrociato con la madre, che dovrebbe essere il primo "ventrus Advocatus" (avvocato del ventre) del bambino”. Se dovesse passare la concezione che la vita inizia solo al momento del parto, implicitamente negando i diritti dell’embrione, secondo p. Mwambi, “si aprirebbero le porte ad ogni forma di manipolazione, ricerca e sperimentazione sull’embrione”. Inoltre “la diagnosi di eventuali indicazioni di anomalie ereditarie o di patologie cromosomiche porterà all’aborto eugenetico o selettivo perché il feto non è una persona vivente giuridicamente riconosciuta. La negazione stessa porterà a modalità di fecondazione medicalmente assistita che ignorano o sostituiscono l’atto coniugale, portando alla separazione tra l’unione sessuale e la procreazione”. Siamo ancora in tempo ad agire perché il progetto non è ancora stato approvato. Non si tratta solo di modificare una clausola della bozza di revisione costituzionale, ma si tratta di salvare le vite umane delle generazioni future” conclude p. Mwambi.

    inizio pagina

    Filippine: i vescovi chiedono ai candidati alla presidenza chiarezza sulla difesa della vita

    ◊   “I candidati alla presidenza della Repubblica devono esser chiari sulle questioni che toccano il rispetto della vita e della famiglia. Se si definiscono cattolici, non può esserci dicotomia fra la fede e il servizio pubblico a cui sono chiamati”: è quanto afferma in un colloquio con l’Agenzia Fides mons. Paciano Aniceto, arcivescovo di San Fernando e presidente della Commissione Episcopale su Vita e famiglia. La Commissione ha pubblicato, sul finire del 2009, un “Catechismo su famiglia e vita per le elezioni del 2010”, in cui si illustra la posizione della Chiesa e si chiede ai governanti di “coltivare una moralità illuminata dalla fede”, non appoggiando perciò leggi che violino il diritto alla vita e i diritti delle famiglie. Il documento ha generato un ampio dibattito sulla stampa, nell’opinione pubblica e nella politica delle Filippine, in questa “fase calda” della campagna elettorale, in vista delle elezioni presidenziali del maggio prossimo. Il Catechismo, in particolare, ha avuto l’effetto di “costringere” i candidati alla residenza a esprimere un parere favorevole o contrario a un testo di legge in discussione al Congresso Filippino, il “Documento sulla salute riproduttiva” (Reproductive Health Bill). Il progetto di legge intende legalizzare e promuovere nelle Filippine pratiche come l’aborto e la contraccezione fra i giovani come strumenti di controllo delle nascite. Di recente il Congresso Filippino, data la delicatezza della materia e le divisioni nell’opinione pubblica, ha rinunciato a esaminare e votare la legge, rinviandola a dopo le elezioni. La rinuncia del Congresso ha causato forti reazioni sulla stampa che ha duramente attaccato la Chiesa cattolica, accusata dal principale quotidiano filippino, il Philippine Daily Inquirer, di essere "ingiusta e immorale al suo interno", di voler imporre una morale alla nazione, di voler limitare le libertà dei cittadini e impedire il controllo demografico. Mons. Aniceto anticipa all’Agenzia Fides la risposta a questa accuse, che diffonderà in un comunicato pubblico: “Più volte abbiamo condannato ingiustizia e immoralità, nella vita pubblica come nella Chiesa. Più volte abbiamo parlato contro la corruzione e chiesto la trasparenza nella politica, specialmente in vista delle elezioni. Oggi la questione della cosiddetta ‘salute sessuale e riproduttiva’ è nuova nell’agenda politica nazionale, ed esige una risposta chiara della Chiesa e degli uomini pubblici. Intendiamo seguire e presentare al popolo filippino gli orientamenti della dottrina sociale della Chiesa. Vogliamo smascherare le trappole presenti nel testo di legge in discussione al Congresso e le pressioni che, in materia, fanno sulle Filippine alcune agenzie dell’Onu e degli Stati Uniti, favorevoli a mezzi di controllo demografico che violano il diritto alla vita. Vogliamo informare i cittadini su una delicata questione di coscienza che necessita la luce della fede”.

    inizio pagina

    L’Arcivescovo di Medan: c’è dialogo e amicizia interreligiosa a Sumatra

    ◊   Non c’è tensione interreligiosa nel Nord dell’isola di Sumatra dopo i recenti episodi di violenza contro due aule di culto protestanti: “Si tratta di episodi rari, avvenuti in precise circostanze. Negli ultimi cinque anni la situazione a Sumatra – in particolare nella provincia di Aceh – è molto migliorata a livello sociale, umano, interreligioso”: è quanto dice in un’intervista all’Agenzia Fides mons. Antonius Sinaga, arcivescovo di Medan, arcidiocesi metropolitana a cui fanno riferimento le altre due diocesi di Nord Sumatra, Padang e Sibolga. “Per i rapporti interreligiosi, soprattutto fra musulmani e cristiani, non sono preoccupato, anzi, sono molto fiducioso. Gli episodi isolati di violenza anticristiana (soprattutto contro le denominazioni protestanti) dipendono da fattori contingenti e non sono conseguenza di un odio diffuso. Ad esempio l’ultimo incidente (due aule di preghiera di una comunità Pentecostale incendiate a Padang, nel Nord Sumatra), è stato il frutto dell’incitamento di un leader musulmano radicale che è venuto a visitare la provincia e di un gruppo di fanatici che lo ha seguito. L’episodio è stato condannato da numerosi leader musulmani locali”. Importante, sottolinea il vescovo, è la politica del governo locale: “A livello pubblico il governo locale a Sumatra ha fatto sua e difende l’idea di pluralismo e pluriformità della società, come accade a livello nazionale, nel rispetto del Pancasila, i cinque principi cardine della nazione indonesiana, che garantiscono libertà ai credenti delle comunità religiose riconosciute”. E’ vero che una forma di controllo e di pressione sulla crescita delle comunità cristiane protestanti è quella esercitata negando o allungando molto l’iter dei permessi per la costruzione di nuove chiese. Ed anche la “visibilità e rumorosità” delle liturgie cristiane delle denominazioni Pentecostali a volte suscitano le reazioni di piccoli gruppi fondamentalisti islamici, che temono il proselitismo cristiano. Inoltre a Nord Sumatra una potenziale situazione di conflitto si trova all’interno della comunità di etnia batak, che vive soprattutto nel Sud della provincia di Aceh: tale comunità include cristiani e musulmani, e vi sono dunque forti pressioni per la conversione all’islam dei batak cristiani, nel tentativo di riallineare i due fattori, gruppo etnico e religione. Ma, pur considerando questo scenario e tale complessità di elementi, come notano a Fides fonti della Chiesa indonesiana, “occorre ricordare anni dolorosi nemmeno tanto lontani (verso la fine degli anni ‘90) in cui le chiese bruciate ogni anno in Indonesia erano un fenomeno preoccupante e raggiungevano cifre molto alte: circa 800 chiese incendiate o attaccate fra il 1996 e il 2000. Oppure si pensi alla violenza anticristiana che si è generata nelle Molucche e in Sulawesi fra il 1999 e il 2001. Da allora i passi avanti sono evidenti”. Inoltre le maggiori organizzazioni islamiche indonesiane – come Muhammadiyah (circa 30 milioni di seguaci) e Nahdlatul Ulama (circa 40 milioni di seguaci) – condannano simili episodi. Anche autorevoli e influenti mass-media hanno deplorato la violenza, come mostra l’ultimo editoriale del Jakarta Post, titolato “Stop Church burning”. “La valutazione complessiva dell’armonia interreligiosa a Sumatra e in tutta l’Indonesia – conclude la fonte di Fides – è dunque positiva e speriamo in continui miglioramenti”.

    inizio pagina

    Appello del cardinale Rodríguez Maradiaga per la riconciliazione in Honduras

    ◊   “Dobbiamo crescere nelle verità dell’umanesimo cristiano per costruire così una nazione dignitosa, sovrana, indipendente, nobile, giusta e piena di amore”. Con queste parole, lo scorso 3 febbraio, l’arcivescovo di Tegucigalpa, il cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, ha riassunto le sfide principali dell’Honduras, in occasione dell’inizio del nuovo corso costituzionale del Paese dopo sette mesi di crisi e incertezza. Per il porporato honduregno oggi la questione principale è la “riconciliazione” necessaria “non solo per ricostruire il Paese, ma soprattutto per la convivenza delle persone e la pacificazione dei loro cuori”. Nell’ambito delle celebrazioni della Madonna di Suyapa, patrona del popolo dell’Honduras, nella sua omelia il cardinale ha ricordato alle nuove autorità che “occorre guardare specialmente verso i più poveri”. Pochi giorni fa, infatti, sono stati affidati i nuovi incarichi di governo; il messaggio del cardinale era diretto anche al presidente Porfirio Lobo, la cui elezione ha messo fine alla crisi in atto dal 28 giugno dopo la destituzione dell’ex capo di Stato Zelaya. “Tutti noi - ha osservato il porporato - dobbiamo avere speciale cura dei più bisognosi, degli emarginati ed esclusi, degli anziani e malati, dei bimbi e dei giovani perché loro sono la nostra più grande ricchezza e la speranza dell’Honduras”. La stampa locale ha sottolineato l’importanza delle parole dell’arcivescovo perché al rito eucaristico, presso il Santuario nazionale della Madonna di Suyapa, erano presenti il presidente Lobo, tutti i suoi ministri e le Forze armate rappresentate dal generale Romeo Vásquez Velásquez. Con riferimento alla crisi politica e istituzionale dei mesi scorsi, il cardinale Rodríguez Maradiaga ha voluto rilevare il ruolo positivo del presidente ad interim Roberto Micheletti, e insieme a lui delle Forze armate, che a suo avviso, hanno saputo difendere la nazione in un’ora difficile e incerta. “Ci rallegriamo nel Signore – ha proseguito il porporato - per la capacità di prendersi cura dell’Honduras e di non aver permesso a nessuno, né dentro né fuori dal Paese, di manovrare la nostra libertà, la nostra Costituzione e la nostra indipendenza”. “Tutti noi – ha aggiunto - vogliamo che regni la comunione, la comunicazione, la fratellanza, la riconciliazione e la pace tra noi”. Prima di concludere la sua omelia, ringraziando il Signore e la Madre Santissima, l’arcivescovo di Tegucigalpa ha voluto ricordare all’intero Paese “che tutti dobbiamo essere parte attiva delle soluzioni alle nostre difficoltà e non un insieme di problemi”. “Non dobbiamo attendere per celebrare con entusiasmo la nostra libertà a 200 anni dall’indipendenza nazionale. Lo dobbiamo fare adesso poiché dobbiamo costruire un nuovo Paese nella prospettiva della riconciliazione e della giustizia sociale”.(A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Nuove ricerche scientifiche sullo stato vegetativo : un giovane risponde agli stimoli

    ◊   E’ una scoperta che ha del sorprendente tanto che lo stesso team di ricercatori, composto da neuroscienziati belgi e britannici, è rimasto stupito per i risultati ottenuti con l’utilizzo di uno scanner di ultima generazione. Lo studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, è stato condotto su 54 pazienti, 31 diagnosticati come minimamente consci e gli altri 23 in stato vegetativo; 4 di loro hanno mostrato attività cerebrale in risposta a comandi nelle stesse aree di soggetti sani. Oltre alla conferma che, nello stato vegetativo, ci sono alcune aree che possono attivarsi a fronte di stimoli esterni, lo studio dimostra ancora che un paziente può modulare l'attività cerebrale per comunicare. E’ quanto è successo a un ragazzo di 29 anni, in stato vegetativo da 5 dopo un incidente stradale, ad una domanda precisa: “Tuo padre si chiama Thomas?” lui ha risposto: “No”. Sarebbe più corretto dire che nel momento in cui è stato posto il quesito, si sono attivate le stesse aree di una persona sana, il paziente ha poi modulato il suo pensiero, a sua volta decodificato dalla macchina. Innovazioni di fronte alle quali gli stessi studiosi si mostrano prudenti anche perché le risposte sono arrivate solo nei casi di stato vegetativo dovuto a un trauma e non, ad esempio, per una mancanza prolungata di ossigeno. Grande eco ha avuto a scoperta in America, il Paese di Terri Schiavo, la donna scomparsa nel 2005 dopo una lunga battaglia medico-legale. (A cura di Benedetta Capelli)

    inizio pagina

    I trappisti di Hong Kong festeggiano, dopo tanti anni, i voti perpetui di due monaci

    ◊   I trappisti del monastero di Hong Kong dedicato a “Nostra Signora della Gioia” hanno accolto in un clima di festa e preghiera il dono di due nuove vocazioni. Dopo tanti anni, due monaci hanno emesso, lo scorso 30 gennaio, i voti perpetui ribadendo con fermezza il loro impegno di dedicarsi alla vita contemplativa “osservando il silenzio, la preghiera, il lavoro e una vita di santificazione”. L’abate Anastasius Li ha auspicato “che tutti si ricordino particolarmente delle vocazioni della diocesi, degli istituti religiosi e del monastero”. L’abbazia “Nostra Signora della Gioia” di Hong Kong – ricorda l’agenzia Fides - è stata costruita da 16 monaci. Il monastero si trova in un’area dell’isola concessa dall’Amministrazione di Hong Kong ai monaci fuggiti dal continente nel 1950. Con il loro duro lavoro, hanno trasformato il luogo in un’oasi spirituale. I trappisti cistercensi arrivarono in Cina, nella provincia dell’He Bei, nel 1883 e fondarono la “Our Lady of Consolation Abbey”, il primo monastero cistercense in Asia. Nel 1928 ne fondarono un altro, “Our Lady of Joy Abbey”, sempre nell’He Bei. L’ordine fu sciolto con la forza nel luglio 1947 e il monastero fu distrutto nell’agosto dello stesso anno. I monaci nel 1947 si trasferirono nella città di Cheng Du e poi ad Hong Kong nel 1950. Oggi nel monastero di Hong Kong vivono 17 monaci. (A.L.)

    inizio pagina

    Messa del cardinale Bertone nella solennità di Sant’Andrea Corsini

    ◊   Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha presieduto ieri, nella Basilica romana di San Giovanni in Laterano, la Santa Messa in occasione della festa liturgica di Sant’Andrea Corsini. “Anche nel mondo contemporaneo, profondamente segnato dalla dittatura del relativismo e dell’oblio dei valori autentici” - ha detto il porporato - la sua vicenda spirituale “può diventare per i consacrati e per ogni credente un forte stimolo a vivere la misura alta della vita cristiana, nella piena fedeltà al proprio tempo e alla verità del Vangelo”. L’esempio di Sant’Andrea Corsini – ha aggiunto – invita gli uomini e donne del terzo millennio ad accogliere l’esortazione dell’apostolo Paolo, “Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione”, ponendo ogni cura “perché l’amore di Cristo sia il cuore e il motore di ogni azione personale e pastorale”. Il cardinale segretario di Stato ha sottolineato poi che figura e l’opera di Sant’Andrea Corsini costituiscono un modello per quanti annunciano il Vangelo: il suo esempio esorta ad “essere infiammati dal fuoco dello Spirito”, ad avere “passione per Dio e per l'umanità” e ad essere “attenti ai bisogni e alle domande degli uomini del proprio tempo”. Sant’Andrea Corsini, nato a Firenze nel palazzo di famiglia il 30 novembre del 1301, pur nel frastuono di “quella spensierata e rissosa città”, udì il soffio dello Spirito che si tradusse “in un irresistibile richiamo alla mistica pace del Carmelo”. “A 15 anni – ha affermato il cardinale Tarcisio Bertone – vestì l’abito religioso del Convento del Carmine, mostrando da subito una pietà soccorrevole verso i più bisognosi e, dopo l’ordinazione sacerdotale, venne mandato a completare gli studi nell’università di Parigi”. Tornò poi a Firenze quando già imperversava la terribile peste del 1348. In quel periodo “si distinse per carità e coraggio, ponendosi con eroica dedizione al servizio degli ammalati”. “Come vescovo – ha ricordato il porporato – volle risiedere a Fiesole, rinunciando al comodo palazzo fiorentino che era stato sede dei suoi predecessori”. “Manifestò singolare zelo nella predicazione, nella preghiera, nell’austerità della vita, nella visita alle parrocchie, nella difesa della libertà della Chiesa contro soprusi e ingerenze, come pure nella carità verso gli umili e diseredati”. Speciale cura dedicò inoltre “ai suoi preti, percorrendo i dettami del Concilio di Trento e stabilendo precise norme circa la preparazione culturale e spirituale dei candidati al presbiteriato”. Morì la sera dell’Epifania del 1374, dopo una vita “spesa interamente nel portare il lieto annunzio agli uomini e alle donne del suo tempo con la parola, ma soprattutto con la testimonianza di una vita che si nutriva di preghiera e di intensa obbedienza al divino Maestro”. In questo Anno Sacerdotale – ha concluso il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone – Sant’Andrea Corsini costituisce “un modello per ogni presbitero”. (A.L.)

    inizio pagina

    Il cardinale Bagnasco presiede la Messa nel 42.mo anniversario della Comunità di Sant’Egidio

    ◊   “E’ dal cuore infuocato di Cristo che fluisce la fiamma di ogni autentica prossimità ai sofferenti e ai poveri”. E’ uno dei passaggi centrali dell’omelia pronunciata ieri sera dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma in occasione del 42.mo anniversario della fondazione della comunità di Sant’Egidio. Ricordando il “cambiamento” del ’68, il porporato ha evidenziato come allora quella “magica parola d’ordine” venne declinata da Sant’Egidio secondo una prospettiva nuova. “La comunità è sorta – ha affermato - ricordando ciò che la Chiesa ha sempre predicato e cioè che il vero cambiamento nasce dal cuore, e solo da qui s’irradia e informa rapporti, strutture, società”. Proprio l’incontro con Cristo favorisce la vicinanza a chi ha bisogno; “è al fuoco dello Spirito – ha proseguito il cardinale Bagnasco - che si alimenta e si sviluppa la ‘fantasia della carità’ che prende corpo nelle molteplici forme di servizio, dagli anziani ai senza fissa dimora, dagli zingari ai disabili, dai bambini di strada ai carcerati e ai malati”. Il presidente dei vescovi dicendosi “testimone ammirato” del servizio della comunità ha aggiunto che “l’unica fonte possibile ed efficace della fedeltà al povero è Dio: è Dio che, nella sua radicale vicinanza agli uomini, mostra la sua assoluta fedeltà, fedeltà che resiste al logorio del tempo e non si abbatte di fronte alle risposte alterne dell’uomo”. “Se la carità – ha poi proseguito - è una forma dell’annuncio del Vangelo, Gesù è la sorgente di ogni opera buona e sta all’origine di ogni efficacia”. Un concetto evidenziato anche dal presidente della comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi che ha ricordato come l’anniversario sia “la festa dei deboli, degli immigrati, delle persone in difficoltà, degli anziani soli che hanno trovato in Sant'Egidio il calore di una famiglia e il sostegno di un'amicizia fedele”. Una famiglia composta da oltre 50 mila membri sparsi in 70 Paesi del mondo ed impegnati in programmi specifici per la cura dell’Aids ma anche in scuole di lingua per gli immigrati, centri per portatori di handicap, per anziani, ambulatori medici e strutture per persone con disagio psichico.(B.C.)

    inizio pagina

    Presto libero l’attivista americano per i diritti umani arrestato in Nord Corea

    ◊   A Natale Robert Park, attivista cattolico americano, era stato fermato con l’accusa di ingresso illegale in Corea del Nord. Notizia di ieri è che le autorità di Pyongyang ne hanno deciso il rilascio dovuto, secondo alcune fonti, “al suo pentimento”. Park, 28 anni, leader di “Freedom and Life for All North Koreans”, era arrivato nel Paese attraversando il fiume Tumen dalla Cina, con l'obiettivo di consegnare una lettera al leader nordcoreano Kim Jong-il in favore del rilascio di alcuni detenuti politici. Park, secondo quanto afferma l’agenzia ufficiale nordcoreana Kcna, avrebbe ammesso che la sua visione della Corea del Nord era “falsa, perché basata sulla propaganda occidentale”. (B.C.)

    inizio pagina

    Domani la Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali

    ◊   Si celebra domani la Giornata contro le mutilazioni genitali femminili. L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di donne infibulate: oltre 40 mila, Milano la città che ne ospita di più. In proposito il comune del capoluogo lombardo ha lanciato una campagna: “Insieme per dire mai più” un motto che campeggerà su mille manifesti formato 70x100 che verranno affissi in tutta la città. L'iniziativa di sensibilizzazione si chiuderà simbolicamente l'8 marzo, giorno della Festa della donna. L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stima che nel mondo sono già state sottoposte alla pratica 130 milioni di donne e che 3 milioni di bambine sono a rischio ogni anno. Le vittime in Europa sarebbero 500 mila. Nella conta non entrano soltanto le donne adulte – 26 mila con più di 40 anni - e maggiorenni che sono 60 mila tra i 19 e i 40 anni, ma anche 400 bambine e 3.500 ragazze dai 14 ai 18 anni. In Italia l'infibulazione è un reato contro la persona riconosciuto con una legge del 2006. Nel 2008 anche l’Egitto ha giudicato questa pratica illegale punendola con 2 anni di carcere e una pena pecuniaria.(B.C.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Iraq: 31 pellegrini sciiti uccisi durante le celebrazioni religiose a Kerbala

    ◊   Nuova strage di sciiti in Iraq. Almeno 31 pellegrini radunati nella città santa di Kerbala sono morti a seguito di un attacco a colpi di mortaio. Circa 250 i feriti. Si tratta del terzo grave attentato di questa settimana che avviene contro i gruppi di persone che partecipano alle celebrazioni per la morte del nipote di Maometto. La recrudescenza degli attacchi contro gli sciiti avviene in un clima di grande tensione politica, scaturito dell’esclusione e della successiva riammissione alle elezioni legislative del 7 marzo di numerosi canditati ex baathisti, molti dei quali sunniti. E proprio oggi, il presidente del parlamento iracheno ha convocato per domenica prossima una sessione straordinaria per discutere il provvedimento della commissione su richiesta del premier al-Maliki.

    Afghanistan, più truppe dai Paesi Nato
    Un maggiore contrasto ai micidiali ordigni esplosivi, il miglioramento delle cure mediche per i militari impegnati sul campo e l'impiego di più elicotteri. Sono le priorità riguardo all’impegno in Afghanistan messe a fuoco nella riunione informale dei ministri della Difesa Nato, tenutasi oggi a Istanbul, in Turchia: 36 dei 44 Paesi della coalizione hanno inoltre espresso la disponibilità ad inviare più truppe. Intanto, sul terreno la violenza prosegue senza soste: una motocicletta-bomba è esplosa a Lashkar Gah, capoluogo della provincia meridionale di Helmand, causando la morte di almeno tre persone ed il ferimento di altre 26. Nell’ovest del Paese, inoltre, un soldato statunitense è morto per lo scoppio di un ordigno rudimentale. I nuovi attacchi arrivano in concomitanza dell’avvio di un’offensiva congiunta fra esercito afghano e truppe Nato, condotta proprio nella turbolenta provincia di Helmand, alla quale parteciperanno migliaia di uomini per riprendere il controllo di alcune roccaforti talebane.

    Pakistan violenze
    È' di almeno 22 morti e 40 feriti il bilancio del doppio attentato che ha scosso la città di Karachi, città del sud del Pakistan. In mattinata, una motocicletta imbottita di esplosivo si è lanciata contro un minibus, che transitava nel distretto finanziario, causando 12 vittime. Poco più tardi, altre 10 persone sono morte per lo scoppio di una bomba nell’ospedale dov'erano stati ricoverati i feriti del precedente attentato.

    Irlanda del Nord
    Dopo 10 giornate di intense trattative, quando si è temuto il peggio per il governo di coalizione del Nord Irlanda, oggi è stato raggiunto e siglato un accordo miliare per la devoluzione del sistema giudiziario e di quello della sicurezza all’Assemblea del Nord. La firma è stata apposta alla presenza dei primi ministri della Repubblica d’Irlanda e del Regno Unito. Ascoltiamo il nostro inviato Enzo Farinella:

    Passaggio del sistema giudiziario e di quello di sicurezza da Londra a Belfast, nuove norme per le sfilate pubbliche, spesso contenziose, e per l’uso della lingua gaelica, figurano nell’importante accordo raggiunto tra unionisti e nazionalisti per un migliore funzionamento del parlamento del Nord Irlanda. Il nuovo accordo è venuto dopo 10 giorni di intense e a volte tese trattative tra i rappresentanti politici delle due comunità di unionisti e nazionalisti, che hanno minacciato più volte il governo di coalizione della regione, costringendolo per oltre un anno alla quasi totale paralisi. Già nei giorni scorsi, il cardinale Sean Brady, primate di tutta l’Irlanda, insieme agli altri leader religiosi, aveva implorato i vari partiti politici del Nord, impegnati nelle trattative, a duplicare i loro sforzi per raggiungere l’accordo da tutti invocato e continuare così a progredire nel processo di pace e giustizia per tutti. E Gerry Adams, leader dei nazionalisti, ha dichiarato questa mattina: “Con il presente accordo le varie istituzioni del Nord Irlanda potranno lavorare con maggiore serenità in spirito di uguaglianza, giustizia e partnership per tutti i cittadini della regione”. Garanti del nuovo accordo saranno i governi di Londra e Dublino, rappresentati a Belfast dal primo ministro della Repubblica d’Irlanda, Cowen, e dal suo omologo britannico, Brown, i quali hanno sottolineato oggi ancora una volta l’importanza della politica del dialogo, unica via per progredire nella convivenza pacifica.

     
    Accordi Francia-Germania
    Rilanciare l'asse Parigi-Berlino in 80 mosse. Tanti sono infatti i punti del programma siglato, ieri a Parigi, dal presidente francese, Nicolas Sarkozy, e dalla cancelliera tedesca, Angela Merkel, in occasione del 12.mo Consiglio dei ministri franco-tedesco. Sul tavolo ''progetti concreti'' in tutti gli ambiti dell’economia, della politica e della scienza per alimentare il motore franco-tedesco del dopo-crisi.

    Dati Ocse sulla ripresa economica
    Si rafforzano i segnali della ripresa nelle principali economie mondiali. A dicembre, il superindice dell'Ocse sale da 102,2 a 103,2 ed è ancora l'Italia a mostrare i valori più elevati con un 107,7, seguita da Francia, Germania e Gran Bretagna. Bene anche gli indicatori di Stati Uniti e Giappone.

    India: vertice Clima
    La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui mutamenti climatici deve essere l'elemento centrale dei colloqui miranti a mettere sotto controllo il riscaldamento del Pianeta. E’ quanto ribadito oggi dal premier indiano, Manmohan Singh, all’apertura del decimo Vertice di New Delhi sullo sviluppo sostenibile. Si tratta del primo appuntamento di rilievo dopo il Vertice dell'Onu sui mutamenti climatici di Copenaghen. Salvatore Sabatino ha raccolto il commento di Vincenzo Altale, climatologo dell’Enea:

    R. - Sicuramente, questo è un vertice importante, perché sottolinea uno degli aspetti che ci toccano più da vicino nella vita quotidiana: i cambiamenti climatici non solo a Nuova Delhi e nell’Oceano Indiano, nei territori maggiormente inquinati, ma anche in Europa, nel Mediterraneo. Stiamo osservando, non solo per effetto dei cambiamenti climatici, ma anche per gli apporti legati all’attività normale dell’uomo, notevoli cambiamenti nella struttura della biodiversità terrestre. E non solo terrestre, ma anche marina, di tutto l’ambiente col quale noi in qualche modo entriamo in contatto. Questo, al di là di tutte le polemiche che si sono innescate dopo il vertice di Copenhagen sui dati corretti o non corretti, sulla questione dei ghiacciai. Le modificazioni climatiche noi le tocchiamo con mano quotidianamente, e quindi abbiamo un riscontro oggettivo sui cambiamenti climatici.

     
    D. – Il Vertice di Nuova Delhi è dedicato allo sviluppo sostenibile. Perché è così difficile trovare un accordo su questo punto?

     
    R. – Perché più si va avanti e più c’è una ricaduta economica. Sostanzialmente, la pressione che arriva dalla base è quella di cambiare paradigma socio-economico. Soprattutto, questo sta diventando sempre più forte perché gli attori principali non sono più gli Stati Uniti, la Cina, la Russia ma - e da un punto di vista democratico è molto meglio - tutti i Paesi del globo. Quello che noi chiamiamo il Terzo mondo, i Paesi in via di Sviluppo, probabilmente stanno avviandosi ad essere gli Stati che traineranno l’economia mondiale nei prossimi decenni: India, Brasile e, speriamo, anche l’Africa. Quindi, i fattori economici determinano un progresso che sta distribuendosi su tutti i 200 Paesi che appartengono all’Onu.

     
    Corea del Nord negoziati sul nucleare
    Un funzionario cinese si recherà in Corea del Nord la prossima settimana per rilanciare i “negoziati a Sei” sul nucleare con il governo di Pyongyang. Secondo alcune indiscrezioni della stampa sudcoreana, il capo del Dipartimento internazionale del partito comunista dovrebbe incontrare anche il leader nordcoreano, Kim Jong-il. La Corea del Nord, tuttavia, negli ultimi mesi ha più volte ribadito che non intende tornare al tavolo dei negoziati - cui partecipano le due Coree, Cina, Usa, Russia e Giappone - se prima non saranno risolti alcuni nodi giudicati vincolanti, come lo stop alle sanzioni internazionali. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 36

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina