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Sommario del 02/02/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa presiede nel pomeriggio i Vespri della Festa per la Presentazione al Tempio nella Giornata mondiale della vita consacrata
  • Il cardinale Rodé: in preparazione due nuovi documenti sulla vita consacrata
  • Il Papa chiede ai fedeli di pregare per l’annuncio del Vangelo, consapevoli dell’identità missionaria della Chiesa
  • Nomine
  • Conferenza stampa di mons. Nichols a conclusione della visita ad Limina dei vescovi d'Inghilterra e Galles
  • Concluso l’incontro della Commissione per il dialogo tra Chiesa cattolica e Chiese ortodosse orientali
  • Il cardinale Bertone in visita al Presepio dei Carabinieri della Stazione Porta Cavalleggeri
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il vescovo di Latina: formare le coscienze per superare l’emergenza criminalità
  • In Burkina Faso accanto ai bambini di strada: l'impegno dell'associazione Keoogo
  • Successo di ascolti per il film su Sant'Agostino
  • Chiesa e Società

  • Roma: 170 docenti universitari rilanciano l'appello del Papa per la pace
  • Pio XII: nessuna novità dagli archivi inglesi
  • Haiti: quasi mezzo milione gli sfollati
  • Il cardinale Lopez: i dominicani continuano ad accogliere i superstiti del terremoto di Haiti
  • Francia: le radio cristiane si mobilitano per salvare l’emittente cattolica di Haiti “Radio Soleil”
  • Africa: ha preso il via l’Anno della pace e della sicurezza
  • Conferenza interreligiosa per la pace in Congo e contro le violenze dei ribelli ugandesi
  • Congo: celebrazione a Isiro per le vittime dei ribelli ugandesi
  • Nigeria: giudizio positivo della Chiesa sul meeting di Abuja sulla crisi di Jos
  • Sudafrica: i vescovi diffondono “la preghiera per i Mondiali di calcio”
  • I presidenti africani creano "Alma", alleanza contro la malaria
  • La donna in Asia, fra violenza e povertà, trova forza nell’Eucaristia
  • India: un “apologeta” americano mette in guardia dalle falsità delle sette evangeliche
  • Messico: messaggio della Chiesa per la Giornata Mondiale contro il cancro
  • Primo rapporto globale dell’Onu sui popoli indigeni
  • Australia: nuovo Rapporto per la tutela delle minoranze aborigene
  • Spagna: al responsabile delle scuole cattoliche prestigioso premio del governo per l'educazione
  • Cordoglio dei vescovi spagnoli per la morte di un soldato in Afghanistan
  • Incontro di preghiera con Obama: presente una delegazione del Rinnovamento nello Spirito
  • Medici Senza Frontiere: condizioni di vita insopportabili in molti centri italiani per immigrati
  • 24 Ore nel Mondo

  • ‘No’ della Cina a incontro tra Obama e Dalai Lama
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa presiede nel pomeriggio i Vespri della Festa per la Presentazione al Tempio nella Giornata mondiale della vita consacrata

    ◊   Il mondo non è attirato tanto dai maestri, quanto dai testimoni. Una delle massime più importanti e note del magistero dei Papi si può ben adattare alla vita dei religiosi, che si consacrano a Dio in uno specifico Istituto per servire la causa del Vangelo nel mondo. Questa convinzione ha orientato negli anni il pensiero di Benedetto sulla vita consacrata, in particolare quando il 2 febbraio - Festa della Presentazione al Tempio - il Papa si rivolge ai religiosi nel giorno che ricorda e celebra la loro specifica vocazione. Anche oggi pomeriggio, alle 17.30, nel presiedere il rito dei Vespri in San Pietro Benedetto XVI tornerà a soffermarsi sull’importanza della vita religiosa per la Chiesa e la società. Alessandro De Carolis ripropone alcuni dei passaggi più salienti dell'insegnamento del Pontefice sull’argomento:

    La scena del Vangelo di Luca che mostra l’anziano israelita Simeone andare incontro al piccolo Gesù presentato al Tempio da Maria e Giuseppe, toglierlo dalle loro mani per abbracciarlo ed esprimere tutta la sua gioia a Dio per quell’incontro lungamente atteso, è come una “finestra” attraverso la quale l’Antico Testamento si “affaccia” nel Nuovo. Negli occhi del vecchio Simeone si riflettono gli occhi dei Profeti che annunciarono il Messia senza vederlo: nell’abbraccio del vecchio al neonato è il tempo della prima Alleanza che tocca fisicamente quello della salvezza. Benedetto XVI ha messo in luce l’esperienza di Simeone in una delle omelie del 2 febbraio:

     
    “In quel Bambino riconosce il Salvatore, ma intuisce nello Spirito che intorno a Lui si giocheranno i destini dell'umanità, e che dovrà soffrire molto da parte di quanti lo rifiuteranno; ne proclama l'identità e la missione di Messia con le parole che formano uno degli inni della Chiesa nascente (…) L'entusiasmo è così grande che vivere e morire sono la stessa cosa, e la ‘luce’ e la ‘gloria’ diventano una rivelazione universale”. (2006)
     
    “I miei occhi hanno visto la tua salvezza” afferma con gratitudine l’anziano Simeone. Ma il desiderio di questa rivelazione, spiega ancora il Papa, non si è mai spento. “Come gli anziani Simeone e Anna – sottolinea – erano desiderosi di vedere il Messia prima della loro morte” e parlavano di lui “a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme”:
     
    “…così anche in questo nostro tempo è diffuso, soprattutto tra i giovani, il bisogno di incontrare Dio. Coloro che sono scelti da Dio per la vita consacrata fanno proprio in modo definitivo questo anelito spirituale. In essi abita infatti una sola attesa: quella del Regno di Dio: che Dio regni nelle nostre volontà, nei nostri cuori, nel mondo. In essi brucia un’unica sete d'amore, che solo l'Eterno può appagare”. (2007)
     
    “Più volte anch’io – ha affermato Benedetto XVI il 18 febbraio 2008, incontrando un gruppo di rappresentanti di Istituti religiosi e di società di vita consacrata – ho voluto ribadire che gli uomini d’oggi avvertono un forte richiamo religioso e spirituale, ma sono pronti ad ascoltare e seguire solo chi testimonia con coerenza la propria adesione a Cristo”. Dunque, osserva:

     
    “L’odierna ricorrenza è quanto mai opportuna per chiedere insieme al Signore il dono di una sempre più consistente ed incisiva presenza dei religiosi, delle religiose e delle persone consacrate nella Chiesa in cammino sulle strade del mondo. Cari fratelli e sorelle, la festa che oggi celebriamo ci ricorda che la vostra testimonianza evangelica, perché sia veramente efficace, deve scaturire da una risposta senza riserve all’iniziativa di Dio che vi ha consacrati a sé con uno speciale atto d’amore”.

     
    Il Papa non ha nascosto le difficoltà che da tempo attraversa la vita consacrata – calo delle vocazioni, anagrafe non più “verde” per tanti dei religiosi, e talora – ha notato - anche a una “stanchezza spirituale e carismatica”. Ma accanto a situazioni difficili, “che è bene guardare con coraggio e verità”, vanno tuttavia registrati, ha aggiunto nel citato intervento del 2008, “segni di positiva ripresa, specialmente quando le comunità hanno scelto di tornare alle origini per vivere in maniera più consona lo spirito del Fondatore”. E rinnovando l’esortazione di Giovanni Paolo II, contenuta nella Novo millennio ineunte, Benedetto XVI ha ripetuto: si deve “ripartire da Cristo”:
     
    “Si sceglie Cristo, anzi ci si lascia ‘conquistare’ da Lui senza riserve. Dinanzi a un simile coraggio, quanta gente assetata di verità resta colpita ed è attratta da chi non esita a dare la vita, la propria vita, per ciò in cui crede. Non è questa la radicale fedeltà evangelica a cui é chiamata, anche in questo nostro tempo, ogni persona consacrata? Rendiamo grazie al Signore perché tanti religiosi e religiose, tante persone consacrate, in ogni angolo della terra, continuano ad offrire una suprema e fedele testimonianza di amore a Dio e ai fratelli, testimonianza che non raramente si tinge del sangue del martirio”.

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    Il cardinale Rodé: in preparazione due nuovi documenti sulla vita consacrata

    ◊   Il 2 febbraio è come sempre una Giornata di preghiera, di riflessione e d’incontro, ma anche l’occasione per fare il punto sui progetti della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Romilda Ferrauto ne ha parlato con il cardinale Franc Rodé, prefetto del dicastero:

    R. – In questi ultimi tempi abbiamo riflettuto sulla figura del fratello laico nelle Congregazioni religiose di fratelli e nelle Congregazioni religiose miste di sacerdoti e fratelli. Costatiamo che negli ultimi decenni il numero dei fratelli laici è calato molto: i fratelli delle scuole cristiane – ad esempio - erano 16 mila nel ’65; oggi non arrivano a 5 mila. Si tratta di un calo enorme. Dobbiamo dire che purtroppo tutte le Congregazioni di fratelli hanno delle grandi difficoltà. E questo anche riguardo alle Congregazioni miste di sacerdoti e fratelli: il numero dei fratelli è calato molto di più rispetto al numero dei sacerdoti. C’è dunque un problema e c’è qualcosa da fare. Noi pensiamo che una delle ragioni del calo di queste vocazioni di fratelli laici sia dovuta proprio ad una certa mancanza di attenzione da parte della Chiesa a questa figura di cristiano consacrato del fratello laico: né il Vaticano II, né i documenti post-conciliari hanno infatti ribadito l’importanza di questa vocazione. Ci sono delle allusioni qua e là, ma non c’è niente di più. Noi vogliamo fare un documento dedicato specificatamente a questa figura del fratello laico, che è una figura autonoma, una figura che ha un senso in se stessa, che ha un’identità propria. Un fratello laico non è – come si pensa spesso e come la gente crede – qualcuno che non ha potuto, non ha voluto o non poteva per qualche ragione diventare prete. Si tratta di una vocazione che ha una logica in se stessa, che ha una missione particolare nella Chiesa: e la storia lo prova ampiamente. Pensiamo, ad esempio, al ruolo importante che hanno avuto le Congregazioni dei fratelli nella formazione e nell’educazione dei giovani, con tantissimi collegi ed università in tanti Paesi. Pensiamo anche alla santità: sono tanti i fratelli che sono stati canonizzati, soprattutto fratelli delle Società miste, tra i Cappuccini così come tra i Gesuiti ci sono tantissimi fratelli che sono stati canonizzati. Si tratta, dunque, di una bella figura del cristiano consacrato, impegnato nella missione della Chiesa e che deve ora essere valorizzata nella Chiesa.

     
    D. – Dunque ci sarà la pubblicazione di un documento…

     
    R. – Sì, la pubblicazione di un documento sui fratelli laici mi auguro possa uscire già per l’autunno prossimo.

     
    D. – La Congregazione è anche impegnata su una riflessione sull’importanza della preghiera…

     
    R. – Alcuni dicono che oggi i religiosi e le religiose pregano troppo poco. Io non lo so, non so se sia vero e certo mi auguro che non lo sia. La preghiera presenta oggi delle difficoltà, che forse in un tempo passato, in un tempo in cui il ritmo della vita era un po’ più umano e non c’era tanto stress, non c’era tanto rumore, forse la preghiera, il raccoglimento, la concentrazione, il pensiero, la mente che si elevava verso Dio erano molto più facili. Oggi in un mondo così movimentato come il nostro, la preghiera diventa certamente più difficile. Noi dobbiamo mettere l’accento sulla assoluta necessità della preghiera nella vita spirituale di un consacrato e di una consacrata. Questo vogliamo cercare di farlo con la realizzazione di un documento che stiamo preparando. C’è poi anche un altro punto di vista: il cardinale Cañizares, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha avuto l’idea – che mi ha proposto – di fare un documento interdicasteriale, con una prima parte affidata al nostro dicastero ed una seconda curata dal dicastero per il Culto Divino, sulla formazione liturgica dei religiosi e delle religiose. Anche questo mi sembra di grande importanza perché da una parte c’è una certa “ignoranza”, una certa mancanza di conoscenza e di formazione liturgica nei giovani religiosi e religiose; dall’altra ci sono anche delle fantasie liturgiche che non sono sempre di buon gusto e che non corrispondono al desiderio e alla volontà della Chiesa e allo spirito stesso della Liturgia. Certi correttivi appaiono, dunque, necessari. Questa parte sarà compito della Congregazione per il Culto Divino e faremo insieme un documento unico, composto da due parti, quella relativa alla preghiera e quella relativa alla formazione liturgica. Io penso che ambedue le parti siano necessarie e saranno – mi auguro – di profitto per la vita spirituale dei religiosi e delle religiose.

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    Il Papa chiede ai fedeli di pregare per l’annuncio del Vangelo, consapevoli dell’identità missionaria della Chiesa

    ◊   “Perché la Chiesa, consapevole della propria identità missionaria, si sforzi di seguire fedelmente Cristo e di proclamare il suo Vangelo a tutti i popoli”: è questa l’intenzione missionaria di preghiera di Benedetto XVI per il mese di febbraio. Il Papa sottolinea dunque che tutti i fedeli sono chiamati ad annunciare il Vangelo, a essere missionari nel contesto in cui vivono. Un’esortazione su cui si sofferma padre Mario Menin, presidente del Centro Saveriano di Animazione Missionaria, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. – Questa riscoperta della universalità della vocazione missionaria ci è stata ricordata in maniera particolare dall’ultimo Concilio Ecumenico Vaticano II dove in vari documenti si sottolinea questa universalità. Siamo cristiani e quindi missionari nel senso che non si può essere cristiani e, cioè, discepoli di Gesù Cristo senza essere anche missionari, annunciatori e testimoni del dono del Vangelo di Gesù Cristo.

     
    D. - Nell’intenzione di preghiera, il Papa mette l’accento sulla fedeltà a Cristo quale condizione necessaria per proclamare il suo Vangelo. E’ certo un richiamo che interroga il missionario come tutti gli altri membri della Chiesa…

     
    R. – Senz’altro! Direi che è un richiamo opportuno questo della fedeltà a Gesù Cristo perché la missione oggi, soprattutto in un contesto di pluralismo religioso, ha bisogno di scoprire la sua singolarità nella fedeltà a Gesù Cristo: ha bisogno, cioè, la missione di riscoprire i suoi fondamenti! Il primo di questi è senz’altro Gesù Cristo. Noi siamo chiamati ad essere missionari come Lui lo è stato e quindi c’è anche un impegno a essere configurati missionariamente come Gesù Cristo, cioè ad essere discepoli di Gesù Cristo anche come missionari.

     
    D. - Dialogare e al tempo stesso evangelizzare. In che modo si possono armonizzare queste due esigenze in contesti difficili per l’annuncio del Vangelo?

     
    R. – Siamo chiamati come ci diceva Giovanni Paolo II nell’ultima Enciclica missionaria del secolo scorso, la “Redemptoris missio”, a svolgere la nostra missione sempre anche in clima di dialogo. Giovanni Paolo II ci ha richiamati tutti a questa identità della missione anche come dialogo. Il che non vuol dire lasciare in secondo piano l’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo ma annunciare Gesù Cristo, proclamare il suo Vangelo a tutti i popoli fino agli estremi confini della terra con uno stile dialogico. Vuol dire annunciare il Vangelo di Gesù Cristo seguendo fedelmente Gesù Cristo, il quale nella sua missione ha sempre dialogato. Questo modo di fare lo dobbiamo riproporre anche oggi nel mondo, anche in quelle circostanze dove il cristianesimo è minoranza e dove il cristianesimo è perseguitato.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Mahajanga (Madagascar), presentata da mons. Joseph Ignace Randrianasolo, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. Roger Victor Rakotondrajao, coadiutore della medesima diocesi.

    Il Papa ha nominato vescovo di Socorro y San Gil (Colombia) mons. Carlos Germán Mesa Ruiz, finora vescovo di Arauca. Mons. Carlos Germán Mesa Ruiz è nato a Duitama, nella diocesi di Duitama-Sogamoso, il 4 settembre 1943. È stato ordinato sacerdote l'11 novembre 1967, per il clero dell’arcidiocesi di Tunja. Nominato vescovo di Arauca il 20 marzo 2003, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 26 aprile successivo.

    Sempre in Colombia, il Santo Padre ha nominato vescovo di Girardota mons. Guillermo Orozco Montoya, finora vescovo di San José del Guaviare. Mons. Guillermo Orozco Montoya è nato a Sonsón, nella diocesi di Sonsón - Rionegro, il 15 agosto 1946. È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1970 per la diocesi di Sonsón – Rionegro. Nominato vescovo di San José del Guaviare il 17 gennaio 2006, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 10 marzo successivo.

    In Messico, il Papa ha nominato vescovo di Tehuantepec mons. Oscar Armando Campos Contreras, finora vescovo titolare di Summa ed ausiliare di Antequera, Oaxaca. Mons. Oscar Armando Campos Contreras è nato a Guadalajara, Jalisco, il 18 settembre 1947. È stato ordinato sacerdote il 27 dicembre 1978, incardinandosi nella diocesi di Tuxtla Gutierrez, Chiapas. Nominato vescovo titolare di Summa e Ausiliare di Antequera, Oaxaca il 23 maggio 2006, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 12 luglio successivo.

    In Burkina Faso ha quindi nominato vescovo della diocesi di Ouahigouya il rev. Justin Kientega, del clero di Koudougou, Economo della diocesi. Il rev. Justin Kientega è nato il 7 luglio 1959 nella parrocchia di Temnaoré, nella diocesi di Koudougou. È stato ordinato sacerdote il 25 luglio 1987 per la diocesi di Koudougou.

    Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Nigeria mons. Augustine Kasujja, arcivescovo titolare di Cesarea di Numidia, finora nunzio apostolico in Madagascar, in Maurizio e nelle Seychelles; delegato apostolico nelle Isole Comore, con funzione di delegato apostolico in La Réunion.

    Infine, il Santo Padre ha nominato membro della Congregazione per il Clero il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi.

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    Conferenza stampa di mons. Nichols a conclusione della visita ad Limina dei vescovi d'Inghilterra e Galles

    ◊   Si è svolta ieri pomeriggio a Roma una conferenza stampa a conclusione della visita “ad Limina” della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. In mattinata c’era stato l’incontro dei vescovi con il Papa. L’arcivescovo di Westminster, Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale, ha tracciato un bilancio di questo importante appuntamento:
     
    R. – This our ad Limina visit...
    Questa nostra visita ad Limina è stata un’esperienza davvero positiva e incoraggiante. Abbiamo parlato, per esempio, della necessità per la Chiesa di dare una testimonianza pubblica nella vita politica del nostro Paese. Abbiamo parlato del nutrimento della fede attraverso la liturgia e la preghiera. Abbiamo parlato della vocazione al sacerdozio nella vita religiosa, abbiamo parlato delle sfide che si trova ad affrontare la Chiesa. Abbiamo parlato poi anche del servizio che noi diamo. Il cardinale Re ci ha ricordato la frase di Papa Giovanni Paolo II quando disse che una visita ad Limina dovrebbe essere un’occasione per uno scambio di doni. E io devo dire che questa è stata proprio la nostra esperienza. Abbiamo trovato i dicasteri pronti ad ascoltare quello che avevamo da dire, così come noi siamo stati pronti ad ascoltare e ricevere quello che loro avevano da dire. Quindi, complessivamente penso che questa sia stata una visita estremamente positiva.

     
    D. - Nel suo discorso Benedetto XVI ha parlato del diritto della Chiesa di parlare, in un contesto come quello inglese, tra l’altro, che riconosce tradizionalmente la libertà di parola e di coscienza; nello stesso tempo ha sottolineato la necessità di un dialogo rispettoso…

     
    R. – I think in the Pope’s speech…
    Penso che nel discorso del Papa sia molto importante vedere come collochi quella riflessione nel contesto di una tradizione di libertà di parola forte e molto positiva. Chiaramente siamo molto fieri di quella tradizione, frutto molto positivo dell’Illuminismo, dal punto di vista della dignità dell’individuo e della libertà di coscienza. Penso che qualche volta, particolarmente negli estremismi, le visioni offerte sembrano essere quasi interamente negative ed hanno pochi intenti positivi. Questo può accadere nelle visioni cattoliche radicali e certamente nelle visioni laiciste. E penso che queste espressioni radicali che mancano di rispetto per gli altri, caratterizzate da una sorta di acidità, non contribuiscano al tipo di dibattito che vogliamo.

     
    D. - Il Papa vi ha anche confermato una sua visita pastorale in Gran Bretagna…

     
    R. – Well, we were very delighted…
    Siamo stati molto felici di sentire dal Papa stesso la conferma che verrà in Inghilterra, in Galles e Scozia. Noi siamo davvero contenti. I dettagli della visita non sono ancora definiti e quello che ho potuto dire al Santo Padre è quanto sono felice che questo invito sia venuto ufficialmente e formalmente dalla Regina, poche settimane fa, e che la preparazione per la visita rappresenta un buon esercizio di collaborazione tra il governo, la Chiesa cattolica e la Chiesa anglicana. Solo una settimana fa ho partecipato ad un meeting dei ministri, che contano su questa collaborazione: era presente l’arcivescovo di Canterbury, i rappresentanti della Chiesa di Scozia, come anche i rappresentanti cattolici. Avrà le caratteristiche di una visita ufficiale ad altissimo livello, anche se, giustamente, avrà il titolo di visita pastorale in Gran Bretagna.

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    Concluso l’incontro della Commissione per il dialogo tra Chiesa cattolica e Chiese ortodosse orientali

    ◊   “In un clima amichevole e cordiale” si è concluso in Libano, il settimo incontro della Commissione internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali, presso la sede del Catholicossato armeno di Cilicia in Antelias, che riferisce in una nota i contenuti della riunione. La riunione chiusa domenica scorsa, si è svolta sotto la co-presidenza del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, e del metropolita di Damiette, Anba Bishoy, segretario generale del Santo Sinodo della Chiesa copta. Al tavolo dei lavori, con i delegati della Chiesa cattolica, hanno partecipato i rappresentanti della Chiesa copta ortodossa, della Chiesa etiope ortodossa, della Chiesa sira ortodossa, del Catholicossato di tutti gli Armeni, della Chiesa apostolica armena, della Chiesa sira del Malabar, mentre la Chiesa di Eritrea non ha potuto partecipare. Come è d'uso, il primo giorno dei lavori, il 27 gennaio, le due delegazioni si sono incontrate separatamente. Poi dal 28 al 30, hanno preso il via le sessioni plenarie durante le quali i membri della Commissione hanno analizzato i rapporti delle singole Chiese riguardo al documento pubblicato lo scorso anno dal titolo "Natura, costituzione e missione della Chiesa". I membri della Commissione hanno poi incontrato il 27 gennaio il presidente del Libano Michel Sleiman, presso il Palazzo presidenziale e fatto visita al cardinale Mar Nasrallah Butros Sfeir, Patriarca della Chiesa maronita, il quale riferendosi al documento approvato dalla Commissione nel gennaio scorso, ha osservato come questo testo presenti “la tradizione ecclesiologica comune a tutte queste Chiese, una tradizione che è rimasta abbondante e sana, a dispetto dei 1500 anni di separazione". Il patriarca Sfeir ha parlato anche delle relazioni ecumeniche positive che esistono tra le Chiese del Libano ed ha augurato ai membri della Commissione “grande successo per il loro incontro”, “segno di incoraggiamento e di speranza”. Il 28 gennaio, i membri della Commissione sono stati quindi ricevuti dal Catholicos Sua Santità Aram I. Infine il cardinale Kasper, in una conferenza stampa, ha parlato dell’“importanza della partecipazione dei fedeli al dialogo perché – ha detto - l’unità della Chiesa riguarda tutto il popolo di Dio e non solo i teologi”. Prossimo appuntamento per la Commissione a Roma, presso il Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, dal 24 al 29 gennaio 2011. (R.G.)

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    Il cardinale Bertone in visita al Presepio dei Carabinieri della Stazione Porta Cavalleggeri

    ◊   Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha visitato stamani il Presepio dei Carabinieri della Stazione “Porta Cavalleggeri” di Roma. “I nostri presepi – ha affermato il porporato – pur riproducendo ogni anno schemi e modelli antichi, diventano attuali” perché ci fanno cogliere che, “nel Bambino appena nato, Dio è qui, accanto alle gioie, alle sofferenze e alle speranze dell’umanità”. Il cardinale Bertone ha ringraziato le forze dell’ordine impegnate a svolgere il proprio servizio attorno al Vaticano. L’immagine del presepe – ha detto il cardinale Bertone rivolgendosi ai carabinieri – "vi aiuti a vivere, sull’esempio del Verbo incarnato, una vicinanza premurosa e responsabile verso quanti incontrate nel vostro lavoro”. All’avvenimento hanno preso parte, tra gli altri, il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, e mons. Vincenzo Pelvi, Ordinario Militare per l’Italia.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La faccia triste dell'America: in rilievo, nell'informazione internazionale, la guerra tra bande che sta gettando il Messico nella violenza più cupa.

    Ho voluto riportare Dio al centro della comunicazione: in cultura, Luca Pellegrini intervista Ettore Bernabei, per oltre cinquant'anni al servizio di un'idea di cultura, ed Emilio Ranzato ripercorre i vent'anni di attività di Lux Vide, fondata da Bernabei, durante i quali è stata promossa - attraverso televisione e cinema - un'opera di divulgazione storica e culturale.

    Una pietra è per sempre: Antonio Paolucci alla presentazione del volume “Studi di glittica”.

    Un articolo di Alfredo Tradigo dal titolo “Il difensore dei bambini”: la Cappella dell'Arca, dopo il restauro, si appresta a riaccogliere le reliquie di sant'Antonio di Padova.

    Iliadi e Odissee dipinte su corteccia di eucalipto: Silvia Guidi recensisce una mostra, a Roma, dedicata all'arte degli aborigeni.

    Nell'informazione vaticana, Nicola Gori intervista il cardinale Keith Michael Patrick O'Brien, arcivescovo di Saint Andrews and Edinburgh e presidente della Conferenza episcopale di Scozia.

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    Oggi in Primo Piano



    Il vescovo di Latina: formare le coscienze per superare l’emergenza criminalità

    ◊   E’ sempre più alta l’emergenza criminalità a Latina, teatro negli ultimi tempi di gravissimi episodi malavitosi che hanno provocato la morte di due pregiudicati e il ferimento di una persona, in gravi condizioni. La recrudescenza della violenza ha profondamente scosso il capoluogo pontino e fatto impennare l’allarme sociale. Proprio la piaga della criminalità è stata al centro, ieri, del Consiglio comunale straordinario al quale ha partecipato anche il vescovo di Latina, mons. Giuseppe Petrocchi, che al microfono di Amedeo Lomonaco sottolinea la gravità della situazione:

    R. – Da quanto sembra emergere dalle indagini si tratta probabilmente di una lotta tra clan rivali locali. In ogni caso è il segno di un passaggio molto grave dalla microcriminalità alla macrocriminalità.

     
    D. – Quello della criminalità a Latina non è un fenomeno nuovo ma negli ultimi tempi la situazione si è aggravata. A cosa è dovuto questo deterioramento?

     
    R. – E’ certamente dovuto al fatto che questi gruppi si contengono traffici di droga e altre attività criminose. Quello che ci lascia davvero sgomenti è questa sorta di furia omicida che sembra essersi scatenata. Se non si vuole assistere impotenti ad una infiltrazione sempre più vasta di queste organizzazioni malavitose occorre che la società civile reagisca in modo unanime. Qui c'è un fatto che ha radici anche sociali: la storia dell’area pontina mette insieme anche le popolazioni che sono venute per effetto della bonifica, circa 75 anni fa. Abbiamo una popolazione che non è ancora diventata un popolo. Abbiamo un’aggregazione, un insieme di persone. Per questo è necessario formare le coscienze.

     
    D. – Per diventare popolo molte speranze sono riposte anche nei giovani e in particolare nella loro partecipazione alla vita pubblica…

     
    R. – Questi fatti di sangue hanno anche una ricaduta molto negativa proprio nella formazione. Temiamo che si generino emulazioni, che in alcuni giovani possa attecchire il virus di una mancata speranza verso il futuro. Quindi anche per le nuove generazioni abbiamo l’obbligo di parlare con un linguaggio molto deciso. Al tempo stesso dobbiamo però anche fare appello a tutte le persone di buona volontà, affinché raggiungano quelle intese che ci sembrano necessarie. Ieri ho partecipato al Consiglio straordinario comunale e ho dato il mio esplicito e pubblico consenso al fatto che sia stato emanato un documento unitario, firmato cioè da tutte le forze politiche.

     
    D. – Cosa può significare per il territorio di Latina questa sinergia fra istituzioni e Chiesa per affrontare una simile emergenza?

     
    R. – Come è noto la Chiesa è sopra le parti, ma questo non vuol dire che sia assente dalle vicende della storia. Noi vogliamo - così come ci ha invitato a fare il Santo Padre - cercare di coniugare la grammatica universale dei valori etici con l’attenzione ai fatti che scandiscono la nostra storia. Si devono trovare le vie che portano al cielo, ma si deve anche vivere da uomini autentici su questa terra.

     
    D. – Quale appello vuole rivolgere a quanti sono coinvolti in questa rete criminale presente a Latina?

     R. – Il mio richiamo è al fatto che siamo davanti a Dio e dovremo rispondere a Lui di quello che abbiamo fatto. Non dimentichiamo che ciò che abbiamo fatto, fosse anche all’ultimo degli uomini, il Signore lo sente come fatto a sé.

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    In Burkina Faso accanto ai bambini di strada: l'impegno dell'associazione Keoogo

    ◊   Sono quasi 30 mila i bambini di strada nel Burkina-Faso, più di 8 mila nella sola capitale Ouagadougou. I più piccoli hanno solo 5 anni, più del 70% proviene dalle zone rurali. Accanto a loro, da 6 anni, lavorano gli operatori dell’associazione Keoogo specializzati nel fornire assistenza sanitaria, psicologica e sociale. Alcuni di loro in questi giorni sono a Roma per raccontare la loro esperienza. Benedetta Capelli li ha incontrati:

    Ci sono situazioni di emergenza che rendono i bambini del mondo tutti uguali. La violenza, la prostituzione, la tratta e la tossicodipendenza diventano il comune denominatore soprattutto di coloro che vivono in strada. Per le vie di Ouagadougou si occupano di loro gli operatori di Keoogo, un tempo anche loro bambini di strada, che in soli 6 anni hanno ottenuto risultati notevoli. Ecco la testimonianza di Lasinà Zampou, infermiere:
     
    "Più di 5 mila bambini sono regolarmente curati, vengono vaccinati e questo avviene soprattutto per le epidemie di meningite e di rosolia che altrimenti sarebbero gravissime. Abbiamo poi 200 bambini che sono ritornati in famiglia perché tra le nostre varie attività c’è anche il ricongiungimento famigliare. Importanti risultati sono stati raggiunti in collaborazione con i commissariati di polizia: quando gli agenti arrestano i bambini poi li consegnano a noi ed è l’associazione che se ne occupa".
     
    E’ dunque l’approccio che li contraddistingue, a renderli diversi; un approccio fatto di discrezione, di ascolto e prima di tutto di cura perché l’intento non è di toglierli dalla strada per portarli in centri specializzati ma quello di rendere i bambini prima di tutto consapevoli dei loro diritti. Ancora Lasinà Zampou:

     
    "L’approccio di Keoogo è quello di andare verso il bambino considerandolo come parte del progetto e quindi come persona che ha cose da dire e le cui idee e decisioni vengono ascoltate. Tutto l’approccio di Keoogo si basa sui diritti dei bambini".
     
    La strada diventa per i bambini un’opportunità, nella maggioranza dei casi sfuggono dalla povertà e dai maltrattamenti che subiscono soprattutto in famiglia e, nel 43% dei casi, nelle scuole coraniche:

     
    "La scuola coranica dura tanti anni quindi i bambini vengono totalmente sradicati dalla loro famiglia e il maestro coranico, a volte in certe scuole, maltratta questi bimbi. Di solito vengono mandati in giro a chiedere l’elemosina finchè poi gli stessi bambini preferiscono la vita di strada al maltrattamento".
     
    “Keogoo” nella lingua locale sta ad indicare il rito di passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Un passaggio che i bambini di strada non conosceranno mai; ancora più difficile è la situazione delle bambine. La sfida oggi per l’organizzazione ha il loro volto e le loro storie segnate, già a 11 anni, dalla prostituzione, dalla violenza e dall’Aids. Bambine che non parlano per il "giuramento di sangue" fatto con il loro carnefice.

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    Successo di ascolti per il film su Sant'Agostino

    ◊   Ottimi ascolti domenica e ieri per la fiction su Sant’Agostino che è andata in onda su Rai Uno. Una media di circa 7 milioni di persone ha seguito le due puntate sulla vita del vescovo di Ippona. Tanti i pareri positivi dei telespettatori che hanno riscoperto l’attualità di questo grande Padre della Chiesa sul quale lo stesso Benedetto XVI aveva consigliato la realizzazione di un film. E proprio il Papa ha espresso il suo apprezzamento per la produzione ricordando il suo suggerimento, alla proiezione dell’anteprima a Castel Gandolfo il 2 settembre scorso. Ecco le sue parole in questo servizio di Tiziana Campisi:

    “E’ una grande gioia che un’osservazione piuttosto casuale fatta tre anni fa, sia stata l’inizio di un cammino che è finito in questa grandiosa rappresentazione della vita di Sant’Agostino”.

    Queste le parole di Benedetto XVI al termine della proiezione l’estate scorsa. Il Papa ha anche aggiunto le sue impressioni sulla pellicola, spiegando il messaggio fondamentale del film:

    “Mi sembra che il film sia un viaggio spirituale in un continente spirituale molto distante da noi e tuttavia molto vicino a noi, perché il dramma umano è sempre lo stesso. Abbiamo visto come, in un contesto per noi molto lontano, si rappresenta tutta la realtà della vita umana, con tutti i problemi, le tristezze, gli insuccessi, come pure il fatto che, alla fine, la Verità è più forte di qualunque ostacolo e trova l'uomo”.

    E sulla vicenda umana di Sant’Agostino, il Pontefice ha osservato:

    "Esternamente la vita di sant'Agostino sembra finire in modo tragico: il mondo per il quale e nel quale è vissuto finisce, viene distrutto. Ma come è stato qui affermato, il suo messaggio è rimasto e, anche nei cambiamenti del mondo, esso perdura, perché viene dalla Verità e guida alla Carità, che è la nostra comune destinazione”.

    E a Pavia, dove dall’VIII secolo si trovano le reliquie di Sant’Agostino dopo il loro viaggio dall’Africa alla Sardegna, portate via dai suoi frati che temevano potessero essere profanate dai barbari, ampi i consensi degli agostiniani. Religiosi e laici hanno visto la fiction nella sala multimediale del Centro culturale di Sant’Agostino la cui prima pietra è stata posta da Benedetto XVI durante la sua visita nell’aprile del 2007. Il priore della comunità agostiniana di San Pietro in Ciel d’Oro, padre Giustino Casciano:

    R. - Sono state due serate molto belle. La gente è rimasta molto contenta. Agostino è stato presentato bene inserito nella storia e nella società del suo tempo, molto sensibile a tutte le vicende umane, politiche, sociali del suo tempo. E’ piaciuta anche molto la capacità di presentare le vicende affettive di Agostino in maniera molto delicata.

     
    D. – Milioni di telespettatori hanno visto la fiction. Secondo lei, perché?

     
    R. – Io credo che noi lo percepiamo come un nostro contemporaneo - proprio come ha sottolineato tante volte Papa Benedetto XVI - capace di conoscere il cuore umano, con i suoi slanci e con le sue paure, con le sue gioie e sofferenze, con le proprie sconfitte, ma anche con le proprie conquiste. Credo che oggi la gente desideri proprio dei testimoni, delle figure di riferimento importanti per la propria vita, per il proprio lavoro, per il proprio impegno nel mondo.

    In tanti forse adesso si sentiranno più attratti dalle pagine delle Confessioni di Agostino, ma è questo l’auspicio del Papa:

    “Speriamo che molti, vedendo questo dramma umano, possano essere trovati dalla Verità e trovare la Carità”.

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    Chiesa e Società



    Roma: 170 docenti universitari rilanciano l'appello del Papa per la pace

    ◊   "Come docenti universitari inseriti nella comunità scientifica internazionale intendiamo accogliere l’invito di Sua Santità Benedetto XVI, contenuto nel messaggio sul tema 'Se vuoi coltivare la pace custodisci il creato', formulato in occasione della celebrazione della XLIII Giornata Mondiale della pace". Inizia così la dichiarazione di 170 docenti delle Università di Roma indirizzata al Santo Padre su iniziativa dell’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria. I docenti - tra cui figurano anche presidi di facoltà - appartengono ad atenei pontifici, ecclesiastici, cattolici, statali e rappresentano varie aree di ricerca, in particolare Ingegneria, Medicina, Diritto, Economia. "Le parole custodire e coltivare utilizzate dal Santo Padre – sottolineano nel documento - richiamano l’attenzione dei credenti e di tutti gli uomini di buona volontà sulla necessità di un impegno della comunità scientifica per fornire soluzioni soddisfacenti ed armoniose alla relazione tra l’uomo e l’ambiente anche per arginare i rischi potenziali di un uso improprio delle risorse naturali e ambientali rispetto alla pacifica convivenza". I firmatari, che confermano l’impegno nella "promozione di una nuova cultura della convivenza umana fondata sulla centralità della persona", si dicono convinti che la scienza e la tecnologia "possono contribuire ad una più consapevole dinamica del processo di sviluppo sociale ed economico, più attenta alla sostenibilità, alla salvaguardia della biodiversità e alle esigenze ed aspettative delle persone, con uno spirito di rinnovamento culturale consapevole dei diritti, ma anche dei doveri di ciascuno". Auspicando "nuovi più elevati livelli di efficienza e di compatibilità ambientale", i docenti affermano che "gli standard più elevati non devono limitare o frenare lo sviluppo dei Paesi più poveri ai quali deve essere assicurata la collaborazione allo sviluppo oltre che l’accesso alle tecnologie pulite". (R.P.)

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    Pio XII: nessuna novità dagli archivi inglesi

    ◊   Nessuna novità su Pio XII. Lo ha affermato ieri un articolo dell’Osservatore Romano in merito alle presunte rivelazioni degli archivi britannici che accuserebbero Papa Pacelli di silenzio o indifferenza nei confronti degli ebrei perseguitati durante la Seconda Guerra Mondiale. I documenti in questione, resi noti dallo storico Giuseppe Casarrubea, sono un telegramma del 19 ottobre 1943 ed una lettera del 10 novembre 1944. Come riporta l’agenzia Zenit, nel primo testo, l’incaricato d’affari statunitense Harold Tittmann descrive la “cautela formale di Pio XII all’indomani della deportazione degli ebrei romani”. Il cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali ed entrato nel servizio diplomatico vaticano nel 1953, ha dichiarato che il Pontefice “si adoperava logicamente a non incrinare il rispetto mostrato per la Santa Sede fino a quel momento dai tedeschi”. “In quel tragico periodo – ha proseguito il porporato – il Papa aveva la preoccupazione che i tedeschi lasciassero Roma tranquilla e ne rispettassero il carattere sacro”. Pio XII, che era stato nunzio in Germania, conosceva bene il nazismo e la discrezione mostrata negli anni del conflitto mondiale non fu “una scelta contro gli ebrei” ma, come riferisce l’articolo del quotidiano della Santa Sede, “proprio quell’atteggiamento prudente avrebbe permesso di agire in modo efficace e concreto per gli ebrei e per tanti altri perseguitati. Ogni gesto plateale di protesta o di ribellione sarebbe stato controproducente”. Il cardinale Silvestrini, infatti, ha sostenuto che “il Papa si prodigava affinché nelle chiese e negli istituti cattolici fossero ospitati quanti più ebrei possibile”. “Una protesta esplicita – ha continuato – avrebbe procurato più danni che vantaggi”. L’altro documento al centro del dibattito storico di questi giorni si riferisce ad un colloquio intercorso tra l’ambasciatore britannico Francis D’Arcy Osborne e Papa Pacelli, relativamente ai massacri degli ebrei ungheresi. In quei giorni del 1944, oltre all’invito a condannare le stragi antisemite naziste, giungevano alla Santa Sede anche continue richieste di denuncia dei crimini stalinisti nei Paesi sotto occupazione sovietica. Pio XII preferì attenersi alla sua linea di prudenza: condannò il peccato, ma non il peccatore. Dopo tutto, come ha ricordato il cardinal Silvestrini, il Papa “considerava quanto accaduto ai vescovi olandesi un monito a non fare altrettanto. L’episcopato d’Olanda aveva scritto una lettera che condannava ‘lo spietato ed ingiusto trattamento riservato agli ebrei’. Quel documento venne letto nelle chiese olandesi nel luglio 1942”. I risultati di un simile gesto furono disastrosi, tanto che nei Paesi Bassi “ci furono più deportazioni che in qualunque altro Stato dell’Europa Occidentale”. “Di fronte alla Shoah – ha concluso il porporato – hanno taciuto gli Alleati e tutti quanti, ma ne viene chiesto conto solo a Pio XII”. (F.C.)

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    Haiti: quasi mezzo milione gli sfollati

    ◊   Tra le tante famiglie che piangono i morti sotto le macerie è la grande famiglia delle Nazioni Unite. Sono almeno 92 i funzionari dell’Onu caduti sul lavoro mentre operavano ad Haiti, travolti dal sisma il 12 gennaio scorso. Altri 7 mancano ancora all’appello. Ultima vittima confermata ieri l’italiana Cecilia Corneo, 39 anni, da 7 nell’isola caraibica, impegnata a ridurre la violenza armata, sovente di baby gang, nelle poverissime comunità haitiane. Intanto prosegue l’evacuazione della popolazione superstite, oltre 480 mila persone hanno lasciato la capitale, Port-au-Prince, per raggiungere nelle regioni periferiche parenti o amici, che ora – sollecita l’Onu - vanno sostenuti con urgenza. L'arrivo degli sfollati ha causato infatti il rialzo dei prezzi di alimenti di base, come riso e zucchero. Si spera quindi nell’onda lunga di una solidarietà, oltre la risposta immediata che c’è stata: le Nazioni Unite hanno ricevuto oltre l’80 per cento dei 575 milioni di dollari chiesti alla comunità internazionale per finanziare i primi aiuti alle vittime. Da segnalare la nuova versione dopo 20 anni per aiutare Haiti di “We are the world” con la partecipazione di 70 star dello spettacolo. Sul piano logistico annunciata la partenza da Haiti dopo due settimane della portaerei american “Carl Vinson”, che lascerà però 19 dei suoi elicotteri e l’arrivo della portaerei italiana Cavour. Attenzione particolare anche alla sicurezza di Haiti: oggi l’Onu segnala che un gruppo armato ha attaccato un convoglio di cibo e che 33 detenuti evasi dalle prigioni sono stati arrestati. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Il cardinale Lopez: i dominicani continuano ad accogliere i superstiti del terremoto di Haiti

    ◊   L’agenzia Fides ha ricevuto un messaggio del cardinale arcivescovo di Santo Domingo e presidente della Conferenza episcopale della Repubblica Dominicana, Nicolas de Jesús Lopez Rodriguez, in cui racconta la situazione del Paese “fratello” di Haiti dopo il terremoto: la distruzione di gran parte della città di Port-au-Prince e l’enorme quantità di morti e feriti.“Per quanto riguarda i feriti, - scrive il cardinale - sebbene le truppe straniere e i medici abbiano potuto assistere molti sul posto, in diversi ospedali, cliniche e altre istituzioni nella Repubblica Dominicana, continuano ad arrivare adulti, adolescenti e bambini che hanno bisogno di un intervento chirurgico, altri trattamenti clinici, medicine e ospedalizzazione. E’ stata veramente un’opera ammirabile di solidarietà del popolo Dominicano con il popolo fratello di Haiti. Per quanto riguarda il lavoro della Chiesa cattolica, sia le due arcidiocesi di Santo Domingo e Santiago, che le altre nove diocesi, sono state attive in ogni momento, molti gruppi parrocchiali sono andati ad Haiti portando personale per sostenere i senzatetto e agli infermieri, ci sono state numerose raccolte di denaro, abbiamo consegnato alla Conferenza episcopale di Haiti - scrive il cardinale Lopez Rodriguez - 100 mila dollari oltre a diverse raccolte di generi alimentari, medicine, acqua potabile, vestiti, ecc., che sono stati inviati da varie istituzioni.” (R.P.)

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    Francia: le radio cristiane si mobilitano per salvare l’emittente cattolica di Haiti “Radio Soleil”

    ◊   La radio cristiane di Francia – tra cui Radio Notre Dame, Radio Jérico, Radio Accords e molte altre - insieme all’Aiuto Cattolico e all’Aiuto alla Chiesa che Soffre francese, si mobilitano per ricostruire “Radio Soleil”, la radio cattolica di Port-au-Prince, distrutta dal terremoto che, il 12 gennaio scorso, ha devastato Haiti. “Per partecipare alla ricostruzione di Haiti – si legge in un comunicato congiunto – bisogna far rinascere “Radio Soleil”. Nata nel 1978 con il beneplacito della Conferenza episcopale haitiana, “Radio Soleil” è diretta da padre Desinord Jean e va in onda sulle frequenze locali di 105.7, ma è ascoltabile anche tramite web. Evangelizzare, informare, educare e divertire i suoi ascoltatori: questi sono gli obiettivi dell’emittente così vengono presentati sul suo sito Internet. “Alla luce della Sacra Scrittura e del Magistero della Chiesa – si legge ancora – Radio Soleil vuole far breccia nel mondo dei mass media e proporre la visione cristiana in questa nuova cultura così detta ‘mediatica’ perché creata, appunta, dai mass media” “L’enciclia Evangelii Nuntiandi – continua il sito Internet dell’emittente haitiana – afferma che evangelizzare, per la Chiesa, significa portare la Buona Novella a tutta l’umanità e, attraverso il suo impatto, trasformarla dal di dentro, renderla nuova”. Quindi, l’obiettivo primario di Radio Soleil è sempre stato quello di “permettere all’uomo di incontrare i suoi simili in uno slancio di fraternità che culminerà nell’incontro con Dio”. Il palinsesto dell’emittente, oltre a vari momenti di musica sacra, prevede anche una rubrica settimanale dedicata alle notizie della Chiesa Universale e locale. Per contribuire all’iniziativa di solidarietà, basterà fare una donazione attraverso l’Aiuto Cattolico (Secours Catholique – BP 455 – 75327 Paris Cede 7) menzionando, nella causale, “Haiti Radio Soleil”. La donazione può essere fatta anche on line, tramite il sito www.secours-catholique.org. (I.P.)

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    Africa: ha preso il via l’Anno della pace e della sicurezza

    ◊   È stato ufficialmente inaugurato l’ “Anno della Pace e della Sicurezza in Africa”, indetto per il 2010 dall’Unione Africana (UA). La fiaccola della pace è stata consegnata nelle mani del presidente del Malawi e dell’organismo panafricano, Bingu Wa Mutharika, come riporta l’agenzia Misna. Durante la cerimonia di avvio delle celebrazioni, gli interventi dei dirigenti dell’UA hanno avuto come tema principale il ridare la speranza per un futuro migliore alle popolazioni colpite dalle crisi armate e dai conflitti, che rappresentano la vera piaga del continente. Le guerre “uccidono migliaia di persone ogni anno, provocano disastri umanitari, cancellano la vita della gente comune e rendono impossibile uno sviluppo economico sostenibile”, ha detto il commissario dell’Unione Africana per la Pace e la Sicurezza, Lamara Ramtane. Per questo, “il 2010 sarà un anno pieno di sfide”. La fiaccola, nel corso dell’anno, viaggerà in tutta l’Africa e sarà accompagnata da manifestazioni ed iniziative a favore della pace, nelle quali verranno coinvolte attivamente la popolazione e la società civile. (F.C.)

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    Conferenza interreligiosa per la pace in Congo e contro le violenze dei ribelli ugandesi

    ◊   Riflettere sulle violenze perpetrate dai ribelli ugandesi dell’Lra (l’Esercito di resistenza del Signore) e cercare una via concreta alla pace: con questi obiettivi si svolgerà nella Repubblica Democratica del Congo, da oggi a giovedì, una conferenza interreligiosa. A promuovere l’evento è stato mons. Marcel Utembi Tapa, arcivescovo di Kisangani, provincia ecclesiastica che raccoglie nove diocesi. Di queste, cinque sono particolarmente colpite dalle violenze della Lra: si tratta delle diocesi di Mahagi-Nioka, Dungu-Doruma, Isiro-Niangara, Buta et Bondo. All’incontro, parteciperanno vescovi cattolici, pastori protestanti ed anglicani provenienti dall’Uganda, dal Sudan, dalla Repubblica Centrafricana e dalla stessa Repubblica Democratica del Congo. “La conferenza – spiega mons. Utempi Tapa – è organizzata con il sostegno di Pax Christi Internationalis e permetterà ai leader religiosi di impegnarsi nello studio e nell’analisi della problematica della Lra”. “I capi religiosi – continua il presule – cercheranno insieme le vie ed i mezzi per ottenere la pace, così da proporre allo Stato la loro esperienza”. E conclude: “Da cinque anni, l’Lra ha una configurazione regionale. Bisogna, dunque, trovare una soluzione regionale”. “I ribelli ugandesi – si legge in una nota dell’arcidiocesi di Kisangani – incendiano le case, massacrano le popolazioni, compiono mutilazioni e violenze, rapiscono i bambini, li trasformano i soldati e schiavi sessuali, li costringono a trasportare i bottini di guerra”. “Lo Stato congolese – continua la nota – agisce relativamente ai propri mezzi, ma il risultato previsto per la sicurezza e la restaurazione della pace non è ancora vicino”. Secondo un rapporto diffuso dall’Onu alla fine dello scorso anno, tra il dicembre 2008 e il dicembre 2009 i ribelli dell’Lra hanno ucciso oltre 1300 civili e compiuto 1400 sequestri in un’ampia regione, che si estende fra il nord-est della Repubblica democratica del Congo, il Sudan meridionale e il sud-est della Repubblica Centrafricana. (I.P.)

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    Congo: celebrazione a Isiro per le vittime dei ribelli ugandesi

    ◊   Sono almeno 100 le persone uccise nell’ultimo mese in Repubblica Democratica del Congo dai ribelli ugandesi dell’Esercito di resistenza del Signore (Lord’s resistance army, Lra): il bilancio, che va dalla fine di dicembre 2009 a gennaio 2010, è stato diffuso dalle Nazioni Unite sulla base di “informazioni affidabili” raccolte dall’Ufficio Onu per il coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha). Secondo una nota diffusa dalle Nazioni Unite ripresa dall'agenzia Misna, in realtà si tratta di un bilancio che probabilmente andrà rivisto al rialzo, visto che le conseguenze di alcuni degli ultimi attacchi a villaggi avvenuti il mese scorso (come quello contro Mabanga del 13 gennaio) non sono ancora note. Per ricordare le vittime delle violenze dell’Lra, domenica per le strade di Isiro (principale città della zona nel nord-est del Congo dove si trovano i ribelli ugandesi) si è snodata una lunga processione di fedeli conclusasi nella cattedrale cittadina. Alla presenza del vicario del vescovo, e con una decina di sacerdoti concelebranti, i fedeli di Isiro hanno pregato per le vittime e chiesto ripetutamente l’intervento del governo e della comunità internazionale nella soluzione del problema Lra. “Anche se si considera che i ribelli in territorio congolese siano solo un centinaio – aveva detto alla fine del 2009 un portavoce militare della Missione Onu in Congo – il gruppo continua a rappresentare una minaccia per la popolazione soprattutto laddove non ci sono né le autorità né i militari congolesi”. (R.P.)

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    Nigeria: giudizio positivo della Chiesa sul meeting di Abuja sulla crisi di Jos

    ◊   “È stato un incontro positivo e proficuo” dice all’agenzia Fides mons. Ignatius A. Kaigama, arcivescovo di Jos, che ha partecipato ad un incontro nella residenza presidenziale di Abuja, con il vicepresidente della Nigeria, Goodluck Jonathan, sugli incidenti scoppiati il 17 gennaio a Jos, la capitale dello Stato di Plateau. Al meeting hanno partecipato, oltre al Governatore dello Stato di Plateau e a diverse personalità locali, anche alcuni importanti esponenti nazionali, tra cui mons. John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja e Presidente della Christian Association of Nigeria (Can), organo che riunisce le principali confessioni cristiane della Nigeria. Mons. Kaigama descrive con queste parole a Fides il meeting: “Abbiamo avuto un incontro molto franco e diretto, nel quale ognuno ha potuto esprimere l’amarezza, la rabbia e i timori della propria comunità, che sia cristiana o musulmana. In questo modo abbiamo compreso meglio le reciproche posizioni e le cause profonde della crisi. Posso affermare che dal dibattito è emerso che la religione non è affatto la causa degli scontri. Le cause reali delle tensioni e delle violenze sono sociali, politiche, etniche, economiche e persino di scontri tra personalità diverse. Quando si attacca una chiesa o una moschea lo si fa perché entrambe sono il simbolo più evidente della comunità che si vuole colpire, ma non in quanto luogo di culto”. Nel suo intervento il Vicepresidente Jonathan (che di fatto esercita le funzioni di Capo dello Stato perché il Presidente Umaru Yar'Adua è ricoverato da novembre in un ospedale all’estero) ha sottolineato che lo Stato di Plateau è uno Stato-cerniera che serve da collegamento tra il nord musulmano e il sud cristiano e che “sebbene in passato vi siano stati alcuni conflitti sociali di minore entità, quello che abbiamo visto di recente è alquanto imbarazzante e dobbiamo esaminare insieme come mettere fine a tutto questo”. Al termine dell’incontro è stato creato un comitato di 15 personalità (tra le quali mons. Kaigama) per cercare una soluzione definitiva alla ricorrenti crisi dello Stato di Plateau. Mons. Kaigama esprime a Fides una prima valutazione su quale contributo possono offrire i leader religiosi al problema: “I capi religiosi devono impedire che quando si manifestano delle tensioni tra le comunità, la religione venga strumentalizzata. Bisogna intervenire subito per cercare di riportare la pace, evitando di usare un linguaggio che inciti gli animi, e invece predicando la pace e la riconciliazione”. (R.P.)

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    Sudafrica: i vescovi diffondono “la preghiera per i Mondiali di calcio”

    ◊   In vista dei Mondiali di Calcio, che si terranno per la prima volta in Sudafrica dall’11 giugno all’11 luglio, anche la Chiesa locale “scende in campo”. “La Chiesa sudafricana – si legge sul sito web della Conferenza episcopale (Sacbc)– vuole contribuire al successo dei Mondiali e mostrare la sua ospitalità a tutti i visitatori in questa particolare occasione”. “Il mondo ha bisogno di riunire popoli, nazioni, lingue, religioni, culture ed etnie – sottolineano i vescovi – E la Chiesa vuole offrire il proprio particolare contributo”. Per questo, sempre nella speciale sezione del sito Internet dedicata alla Soccer World Cup, la Sacbc ha diffuso una preghiera per l’evento calcistico. “Dio Onnipotente – recita il testo – Creatore di tutte le cose, nel momento in cui le genti di tutte le nazioni si riuniscono con gioia ed entusiasmo per i Mondiali di calcio 2010, possano i sudafricani essere ospitali, i nostri visitatori siano ospiti benvenuti ed i giocatori di tutte le squadre siano benedetti dalla lealtà e dalla salute”. “Possa il tuo Spirito di equità, giustizia e pace – è scritto ancora nella preghiera – prevalere fra i giocatori e tutte le persone coinvolte. Possa ciascuno contribuire, secondo le proprie possibilità, a prevenire, controllare e combattere il crimine e la corruzione, ogni genere di tifo violento, di sfruttamento e di abuso, specialmente a danno dei più deboli”. Ed infine, la Sacbc prega affinché “coloro che sono lontani da casa e quelli che vivono in famiglia trovino, in questa occasione, la gioia di celebrare la bellezza del calcio e la bellezza della vita, secondo il Tuo progetto di bene comune per tutti. Amen”. (I.P.)

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    I presidenti africani creano "Alma", alleanza contro la malaria

    ◊   Uno strumento efficace per sconfiggere la malaria. Si tratta di Alma (African Leaders Malaria Alliance), la nuova alleanza africana lanciata ieri, a margine del vertice dell’Unione Africana in corso ad Addis Abeba, per sconfiggere una malattia che colpisce pesantemente il continente. Come riferisce l’agenzia Misna, i 26 presidenti africani hanno fatto il punto della situazione insieme ad esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e delle Nazioni Unite. Dai colloqui è emerso che, negli ultimi anni, la lotta alla malaria ha fatto registrare notevoli progressi. In effetti, secondo Ray Chambers, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la lotta alla malattia, oltre un terzo dei Paesi colpiti da malaria ha registrato riduzioni dei casi superiori al 50%. La ricetta che finora ha dato i risultati migliori e su cui i membri di Alma intendono puntare comprende la distribuzione gratuita di zanzariere trattate con insetticidi e l’accesso a cure adeguate. (F.C.)

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    La donna in Asia, fra violenza e povertà, trova forza nell’Eucaristia

    ◊   “La violenza sulle donne è molto diffusa in Asia meridionale. La povertà delle donne è fortissima. Nelle società dei Paesi dell’Asia meridionale il pregiudizio e la discriminazione delle donne sono nella cultura dominante. La religione, e in particolare la fede cattolica, sono per le donne una strada per recuperare la propria dignità, autostima e identità”: è quanto afferma in un colloquio con l’agenzia Fides, Virginia Saldhana, responsabile dell’ufficio dedicato alle donne, nell’ambito dell'Ufficio per il Laicato e la Famiglia della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc), a margine di una recente seminario della Fabc dedicato alle donne in Asia del Sud. Al Forum, tenutosi a Dacca (in Bangladesh), e intitolato “Donne che vivono l’Eucaristia in Asia meridionale”, hanno partecipato religiosi, laici e in prevalenza donne cattoliche dei paesi dell’area. Il Seminario ha focalizzato i principali problemi che toccano la condizione femminile, incoraggiando le Chiese locali a rispondere con impegno alle sfide imposte dalla mancanza di diritti e dignità delle donne. “Abbiamo cercato di spiegare alle donne che possono vivere l’Eucaristia con un senso e un significato nuovo: non solo come rifugio per le loro sofferenze, ma come sorgente di forza per agire nella promozione umana e sociale della loro condizione”, spiega a Fides Virginia Saldhana. “Impegnarsi e prendere l’iniziativa a volte comporta dei rischi. Ma dall’Eucaristia le nostre donne possono attingere il coraggio di farsi pane spezzato per gli altri” aggiunge, come hanno spiegato le esperienze raccontate da diverse donne durante il meeting. “Abbiamo riflettuto sulla vita di Maria e su come la Vergine ha vissuto l’Eucaristia nella sua vita. Il suo esempio è stato di forte impatto su tutte le donne partecipanti, che hanno apprezzato il modello di Maria come donna che parla loro nel XXI secolo”, nota la responsabile Fabc. “Le donne sono parte essenziale della missione della Chiesa e per loro vivere in pienezza la vita cristiana significa anche portare avanti senza paure il discorso sulla propria dignità”, sottolinea Saldanha. “Da parte nostra vogliamo incoraggiare ogni Chiesa locale in Asia e riconoscere il ruolo fondamentale della donna nella missione della Chiesa: nella famiglia, nella comunità, nella pastorale ecclesiale, nel dialogo interreligioso”, conclude. (R.P.)

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    India: un “apologeta” americano mette in guardia dalle falsità delle sette evangeliche

    ◊   Almeno 2500 persone hanno affollato per tre giorni - dal 29 al 31 gennaio - la St Peter’s Church di Bandra per ascoltare le lezioni di Steve Ray, un cattolico convertito dal protestantesimo, sul valore e l’autenticità della fede cattolica, in polemica con le sette evangeliche presenti in India, che cercano di staccare fedeli dalla Chiesa cattolica. Steve Ray, americano 50enne, nato da una famiglia di battisti, ha lasciato la Chiesa evangelica perchè permetteva l’aborto. Dopo un lungo periodo di riflessione, lui, sua moglie e i suoi 6 figli sono entrati a far parte della Chiesa cattolica e da allora Steve è divenuto un “apologeta”, spiegando la fede della Chiesa cattolica e rispondendo ad alcuni luoghi comuni delle sette protestanti sul credo e sulla tradizione. Gli incontri di Steve Ray servono soprattutto a rendere più cosciente e più personale l’adesione alla Chiesa. Nei tre giorni a Bandra, egli ha incoraggiato i cattolici ad essere decisi e diretti nella loro fede, senza timore o vergogna. Nei suoi incontri ha parlato della presenza reale di Gesù Cristo nell’eucarestia; del rapporto fra Scrittura e tradizione; del primato pietrino, della Madonna. Mons. Agnelo Gracias, vescovo ausiliare di Mumbai, spiega ad AsiaNews il motivo di queste giornate: “Purtroppo, alcuni cattolici hanno lasciato la Chiesa per unirsi a qualche setta. Solo a Mumbai vi sono almeno 600 gruppi pentecostali. Siccome molti nostri fedeli stanno andando in queste sette, è un’urgenza pastorale aiutarli a capire. Per questo abbiamo domandato alla Family of Faith Foundation - l’organizzazione di Steve Ray - di dare una serie di programmi di formazione, partendo proprio da quei punti che vengono spesso attaccati, per far comprendere ai nostri fedeli che quanto crediamo è fondato sulla Bibbia letta nell’alveo della tradizione”. (R.P.)

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    Messico: messaggio della Chiesa per la Giornata Mondiale contro il cancro

    ◊   “Il cancro è un problema di salute pubblica e richiede una risposta congiunta di tutta la società”: si legge così nel messaggio di mons. José Luis Chávez Botello e di mons. Oscar Campos Contreras, rispettivamente arcivescovo e vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Antequera-Oaxaca, in Messico. I presuli hanno redatto il documento in vista della Giornata mondiale contro il cancro, che ricorre il 4 febbraio, sul tema “Prevenire il cancro è possibile”. “La Chiesa – scrivono i presuli – considera la salute come un’esigenza del bene comune e, di conseguenza, come un diritto ed un dovere al quale tutti dobbiamo collaborare, ognuno secondo le proprie responsabilità e capacità”. “Non possiamo – si legge ancora nel messaggio – trascurare la salute del corpo con indifferenza, poiché, nella misura in cui manteniamo sano il fisico, la salute della mente incontra condizioni migliori di sviluppo”. Ricordando gli alti indici di cancro presenti sul territorio – in particolare quello all’utero, ma anche il tumore alla prostata, al seno e la leucemia, che colpisce soprattutto i bambini ed i giovani - mons. Chávez e mons. Campos riconoscono gli sforzi del governo per ampliare la copertura sanitaria ai settori meno protetti. Tuttavia, ribadiscono i vescovi, “non basta la costruzione di più ospedali se, insieme a questo, non si cerca di migliorare la qualità della vita e dell’educazione, che permettono un comportamento responsabile di tutti davanti alla questione sanitaria”. “La povertà – aggiungono i presuli messicani – la disoccupazione, l’ignoranza e la mancanza di informazione sono i veri ostacoli alla prevenzione delle malattie”. Poi, mons. Chávez e mons. Campos riportano i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo i quali 40 casi di cancro su 100 potrebbero essere evitati se diagnosticati per tempo. Per questo, i presuli invitano alla prevenzione e concludono con un appello a rivedere lo stile di vita di ognuno di noi, poiché “tutti siamo chiamati a fare uno sforzo ulteriore a favore della nostra salute, che ha ripercussioni sul benessere familiare e sullo sviluppo della società”. (I.P.)

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    Primo rapporto globale dell’Onu sui popoli indigeni

    ◊   Le popolazioni indigene rappresentano il 5% degli abitanti del Pianeta, circa 370 milioni, sparse in 70 Paesi. A loro è dedicato il primo rapporto globale stilato dalle Nazioni Unite, intitolato “Lo stato delle popolazioni indigene nel mondo”. Presentato da Victoria Tauli Corpuz, presidente del Forum permanente dell’Onu sulle questioni indigene, lo studio – di cui riferisce l’agenzia Misna - riempie una lacuna sulla conoscenza dei popoli autoctoni, che troppo spesso dimenticati o discriminati dai propri Governi, a volte anche per mancanza d’informazioni. Si tratta di circa 5000 gruppi – indica il rapporto – ognuno dei quali ha una propria storia, una propria lingua, una propria cultura, una propria identità, proprie credenze ed un proprio sistema ‘politico’. “Nonostante i progressi realizzati negli ultimi 40 anni, per molti di questi popoli, il riconoscimento dei diritti rimane un’utopia” sostengono gli autori della ricerca. Nel corso degli ultimi tre decenni, sottolineano, molti hanno abbandonato le loro terre ancestrali spostandosi verso i centri urbani, in parte per trovare nuove opportunità educative e lavorative, ma anche perché costretti a farlo da aziende o governi interessati allo sfruttamento di risorse naturali o nell’ottica di politiche di assimilazione forzata. Nel 2007 le Nazioni Unite hanno adottato una Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni, che dovrebbe servire di base universale. (R.G.)

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    Australia: nuovo Rapporto per la tutela delle minoranze aborigene

    ◊   Ridurre la presenza degli aborigeni nelle carceri australiane; proteggere il linguaggio indigeno; sostenere lo sviluppo delle comunità aborigene locali: lungo tali linee d’azione si articola il nuovo Rapporto del Consiglio per i diritti umani in Australia, organo governativo, che ha condotto un’inchiesta sul campo e uno studio sulle condizioni e le prospettive delle comunità aborigene australiane. I risultati dello studio, inviati all’agenzia Fides, sono stati presentati al Parlamento australiano che si impegnerà a proseguire sulla strada dello sviluppo economico e sociale degli aborigeni e della loro progressiva integrazione nel tessuto sociale australiano, pur conservando la propri identità culturale. Attualmente gli aborigeni nella società australiana sono circa 470.000. Il governo, con l’ausilio di numerose Ong e un forte impegno della Chiesa cattolica, ha avviato programmi di sviluppo umano, istruzione, e solidarietà per contribuire alla crescita e allo sviluppo delle comunità. L’impegno del governo australiano si pone nella scia delle raccomandazioni offerte dal recente Rapporto Onu sulla condizione dei popoli indigeni nel mondo (“State of the World’s Indigenous People”). Secondo il documento, oltre 370 milioni di indigeni nel mondo vivono in povertà e soffrono di privazioni nel campo della salute, dell’istruzione, dell’occupazione, del rispetto dei diritti umani, ed è compito dei governo intervenire per promuovere i loro diritti umani, economici e sociali. (R.P.)

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    Spagna: al responsabile delle scuole cattoliche prestigioso premio del governo per l'educazione

    ◊   Il Consiglio dei ministri spagnolo ha concesso a don Manuel de Castro, salesiano, l’ingresso nell’Ordine Civile di Alfonso X il Saggio. L’ex segretario generale delle Scuole cattoliche, spiega l’agenzia salesiana Ans, riceverà il più prestigioso riconoscimento nazionale in ambito educativo, con un encomio e una targa, il 18 febbraio nella sala plenaria del Consiglio Scolastico di Stato, in una cerimonia presieduta dal ministro dell’Istruzione Ángel Gabilondo. È la seconda volta che il governo concede questo riconoscimento ad una personalità dellaChiesacattolica.Precedentemente l’aveva ricevuta la segretaria della provincia ecclesiastica di Madrid e membro del Consiglio scolastico di Stato, María Rosa de la Cierva. “È il riconoscimento che abbiamo fatto bene il nostro lavoro, anche in situazioni difficili, e il riconoscimento del ruolo delle scuole cattoliche per il dialogo” commenta don de Castro, sostenendo tuttavia l’importanza di restare vigili “per la difesa del presente e del futuro delle scuole cattoliche”. “Voglio estendere il premio a tutta la Federazione spagnola religiosi e insegnanti (Fere), a alla Confederazione Centri educativi e di gestione (Eyg)” conclude il salesiano, al quale è succeduto Juan Antonio Ojeda, religioso dell’ordine lassalliano. (R.P.)

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    Cordoglio dei vescovi spagnoli per la morte di un soldato in Afghanistan

    ◊   Il Segretario generale della Conferenza episcopale spagnola (Ces), mons. Juan Antonio Martínez Camino, ha inviato un messaggio di cordoglio al Ministro della Difesa iberica, Carme Chacón Piqueras, e all’Ordinario militare, mons. Juan del Río Martín. Le condoglianze del rappresentante della Ces sono giunte a causa dell’attentato che ha avuto luogo ieri in Afghanistan e che ha visto la morte di un soldato spagnolo, John Felipe Romero Meneses. La vittima aveva 21 anni e apparteneva al reggimento di Jaca. L'attacco è avvenuto ieri mattina ed ha preso di mira un blindato spagnolo che scortava un convoglio del Programma Alimentare Mondiale nella località di Sang Ates, a nord di Qala e Naw. Nel messaggio, mons. Martínez Camino esprime vicinanza e solidarietà, in particolare ai familiari del militare ucciso. Il presule augura poi la pronta guarigione degli altri soldati rimasti feriti nel medesimo attacco, quindi conclude: “Siamo grati per il servizio prestato dai soldati spagnoli a favore della pace e della giustizia che a volte, come in questa occasione, è a costo della vita”. (I.P.)

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    Incontro di preghiera con Obama: presente una delegazione del Rinnovamento nello Spirito

    ◊   Si terrà da oggi fino al 5 febbraio la 58° edizione del National Prayer Breakfast, a Washington. All’annuale incontro di preghiera parteciperà anche una delegazione italiana del Rinnovamento nello Spirito Santo, guidata dal suo presidente nazionale, Salvatore Martinez. Come da tradizione, prenderanno parte all’evento il presidente degli Stati Uniti Barak Obama ed i principali rappresentanti del mondo politico statunitense. Politici, diplomatici, leader religiosi e promotori di speciali iniziative sociali si confronteranno, in spirito di amicizia e di fraternità ispirate al Vangelo, per sostenere collaborazioni internazionali su progetti di solidarietà, sviluppo e promozione umana. La delegazione italiana del Rinnovamento nello Spirito Santo interverrà anche alla Georgetown University di Washington in collaborazione con la Fondazione degli italiani in America, per la presentazione delle iniziative internazionali legate a don Luigi Sturzo. “Da sette anni – ha dichiarato Martinez – ho il privilegio di guidare la delegazione italiana a questo speciale evento di ‘cultura della Pentecoste’: uomini di ogni lingua, cultura e tradizione religiosa trovano in Gesù e nel suo Vangelo il modello antropologico e sociale più alto ed efficace per dinamizzare l’amore al tempo della globalizzazione. Una sorta di ‘diplomazia parallela’, che avvicina nazioni contrapposte e provvede a creare sacche di solidarietà umana improntate alla moralità cristiana in luoghi del globo dove i primari diritti naturali sono ancora negati od oltraggiati”. “Quest’anno – ha proseguito – nel segno di Sturzo, vogliamo esportare la sua concezione della storia, il suo lungimirante sguardo sociale, che diede dignità e soggettività creativa agli ultimi, ai poveri dimenticati e sfruttati di Sicilia. Un disegno ancora oggi valido e non solo in Italia, un monito di democrazia che ritorna profetico per l’Europa e per il mondo” (F.C.)

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    Medici Senza Frontiere: condizioni di vita insopportabili in molti centri italiani per immigrati

    ◊   I centri per gli immigrati (Cie, Cara, Cda) sono organizzati con un ''approccio emergenziale” e sono nei fatti “centri di detenzione”. E’ la conclusione a cui è arrivata l’organizzazione Medici Senza Frontiere, che ha organizzato un'indagine realizzata, fra dicembre 2008 ed agosto 2009, in 21 centri sul territorio italiano. Questi centri, afferma l’indagine, danno servizi scadenti, mancano i beni di prima necessità. Le Asl, in genere le autorità sanitarie, sono assenti''. Tra i vari centri visitati, Msf ritiene che i Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Trapani e Lamezia Terme ''andrebbero chiusi subito perché totalmente inadeguati a trattenere persone in termini di vivibilità''. A Roma, poi, ''mancano persino beni di prima necessità come coperte, vestiti, carta igienica o impianti di riscaldamento consoni''. Sui Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo), pesanti situazioni sono state rilevate a Foggia e Crotone, dove, secondo l’organizzazione, ''12 persone sono costrette a vivere in container fatiscenti di 25 o 30 metri quadrati, distanti anche un chilometro dai servizi. Fra l'altro, l'assenza di mensa obbliga centinaia di persone a consumare i pasti sui letti o a terra''. (A cura di Alessandro Guarasci)

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    24 Ore nel Mondo



    ‘No’ della Cina a incontro tra Obama e Dalai Lama

    ◊   Nuovo confronto tra Cina e Stati Uniti. Dopo le accuse americane per la vicenda del controllo in Internet di Google e le rimostranze della Repubblica Popolare per l’annunciata vendita di armi americane a Taiwan, stamani duro scambio sull’eventuale prossimo incontro tra il presidente americano, Barack Obama, ed il Dalai Lama. Per Pechino ricevere il leader spirituale tibetano “minerebbe seriamente” le relazioni tra Cina e Stati Uniti. Ma che cosa c'è dietro il ripetersi di contrasti tra le due superpotenze? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Stefano Vecchia, esperto di politica internazionale:

    R. – C’è sostanzialmente un braccio di ferro in corso. L’amministrazione di Barack Obama ha deciso di impegnarsi maggiormente in Asia ed evidentemente questo a Pechino crea qualche problema supplementare in un momento in cui la Cina è lanciata non soltanto come grande potenza economica, ma è anche alla ricerca di un ruolo diverso e certamente preponderante nel contesto asiatico.

     
    D. – Si rischia di coinvolgere in tale questione un po’ tutta la Comunità internazionale e di ricreare blocchi contrapposti?

     
    R. – Non necessariamente, perché l’intento di Pechino è soprattutto quello di dimostrare di esserci e di valere sul piano internazionale. Ci sono differenti visioni, evidentemente, a Pechino come a Washington su diverse questioni che riguardano l’Estremo Oriente. Taiwan è ancora una questione irrisolta e sebbene tutti e due i Paesi spingano per una soluzione simile a quella di Macao ed Hong Kong - quella di un Paese e due sistemi - si è però ancora molto lontani dal raggiungere una definizione che serva appunto a Taiwan. D’altro canto, gli Stati Uniti continuano a portare avanti la loro politica di grande democrazia, spingendo sui diritti umani e sull’apertura alle istanze anche delle minoranza in Cina, a partire dai tibetani. Evidentemente, è un confronto tra due grandi Paesi che non può non coinvolgere anche gli altri Stati della regione.

     
    Iran, nuove dichiarazioni di Moussavi
    In Iran il leader dell’opposizione, Hossein Moussavi, traccia un parallelismo tra la rivoluzione khomeinista del 1979 e l’attuale fase politica. Secondo Moussavi il governo attuale ha fallito e non si discosta troppo dalla dittatura dello scià Reza Pahlevi. “Soffocare i media, riempire le carceri e uccidere brutalmente la gente che manifesta pacificamente per i suoi diritti – aggiunge il leader dell’opposizione - sono segnali che mostrano che le radici della dittatura sono rimaste intatte”. In Iran, intanto, le autorità hanno annunciato che saranno eseguite nei prossimi giorni le condanne a morte di 9 persone arrestate in seguito alle proteste post-elettorali.

    Usa, finanziaria da 3800 miliardi
    Una finanziaria all’insegna dell’austerità. E’ quanto ha annunciato ieri il presidente americano, Barack Obama, che ha chiesto agli statunitensi di ''risparmiare dove si può, per comprare - ha aggiunto - ciò di cui c'è bisogno''. Annunciati anche tagli nei viaggi all'estero del capo della Casa Bianca, che comunque a fine marzo sarà in Indonesia e Australia. Il servizio di Elena Molinari:

    Ha chiesto all’America di stringere la cinghia Barack Obama con una finanziaria da 3800 miliardi di dollari all’insegna dell’austerità. La manovra congela per tre anni alcune spese non essenziali. Fra queste spicca anche il programma della Nasa per riportare l’uomo sulla Luna. Perfino il bilancio della Difesa non è esente dal risparmio, con i due miliardi e mezzo di dollari per la costruzione di cargo C17. Il bilancio penalizza anche un centinaio di programmi per l’agricoltura, il commercio, la sanità, la casa e la giustizia. Quest'ultima però iscrive tra le voci di spesa 63 milioni di dollari per i processi di Guantanamo e 250 milioni per requisire un super carcere in Illinois, dove verranno trasferiti alcuni detenuti da Guantanamo. Il presidente Obama ha poi attribuito ad un decennio di "mani bucate" la colpa di una nazione in profondo rosso. Tra le voci di spesa ci sono, inoltre, 33 miliardi di dollari aggiuntivi per il 2010 per i rinforzi in Afghanistan, 159 miliardi per l’Afghanistan e il Pakistan e 54 per nuove centrali nucleari. Nonostante i tagli, il budget fa salire il deficit di 100 miliardi, portandolo a 1600 miliardi di dollari. Ora la manovra passa nelle mani del Congresso.

    Vertice bilaterale italo-israeliano
    Con la firma di diversi accordi bilaterali che vanno dalla collaborazione culturale a quella scientifica, entra oggi nel vivo il vertice bilaterale italo-israeliano in corso a Gerusalemme. Intanto, il premier Berlusconi si prepara al discorso che terrà domani al Parlamento israeliano. Oggi le due delegazioni avranno una serie di incontri bilaterali.

    In Sud Sudan 4,3 milioni di persone bisognose di cibo
    Il numero delle persone che nel sud del Sudan hanno bisogno di assistenza alimentare è più che quadruplicato, passando da un milione nel 2009 a 4,3 milioni. E’ quanto rendono noto le agenzie agroalimentari delle Nazioni Unite e il ministero per l'Agricoltura del sud Sudan. L’aggravamento della situazione è dovuto al conflitto interno che sta devastando e la regione e alla siccità.

    Italia, manifestazioni contro licenziamenti
    Sono attesi oggi a Roma, davanti a Palazzo Chigi, 800 lavoratori dell’Alcoa che manifesteranno contro la chiusura degli stabilimenti di Portovesme in Sardegna e a Fusina, vicino Venezia. Un’iniziativa convocata in concomitanza con il confronto tra il governo, azienda e sindacati previsto in serata. Resta intanto difficile la situazione per i tremila lavoratori di Agile-Omega, ex Eutelia, senza stipendio da 7 mesi. La loro vicenda sarà al centro di una riunione istituzionale convocata per il 22 febbraio.

    Spagna, disoccupazione
    Sono più di 4 milioni i disoccupati spagnoli: per il sesto mese di fila, è cresciuto il numero dei senza lavoro. Al centro della crisi, il settore dei servizi, che da solo conta l’82% dei licenziamenti di gennaio. Catalogna e Andalusia le regioni più colpite. In controtendenza soltanto le Baleari. Il 2009 si era chiuso in Spagna con un tasso di disoccupazione pari al 18,8% della forza lavoro, con un aumento di 720 mila disoccupati rispetto al 2008. Secondo il governo, la tendenza dovrebbe invertirsi nel secondo semestre 2010. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco).
      
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 33

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