Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 01/02/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ai vescovi di Inghilterra e Galles: la Chiesa ha il diritto di partecipare al dibattito pubblico, in dialogo con la società
  • Gratitudine in Sicilia e Sardegna dopo l’appello del Papa in favore degli operai degli stabilimenti di Termini Imerese e Portovesme
  • La visita privata di Benedetto XVI alla mostra di Palazzo Venezia "Il Potere e la Grazia. I Santi Patroni dell'Europa"
  • Visita di tre giorni in Messico del cardinale Ennio Antonelli, a un anno dal sesto Incontro mondiale delle famiglie
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La spiritualità di Nennolina nel libro "Carissimo Dio Padre..." dedicato alla bambina vissuta negli anni '30 e dichiarata Venerabile dal Papa
  • Progetto della Fondazione Di Liegro a sostegno dei disabili psichici e delle loro famiglie. Intervista con Alessandro Romelli
  • La Chiesa di fronte alle sfide della post modernità nell’ultimo libro del filosofo Vittorio Possenti, “Dentro il secolo breve”
  • Chiesa e Società

  • Haiti: per il vescovo di Les Cayes "il terremoto non è stato un castigo di Dio"
  • Rep. Dominicana: il cardinale Rodríguez difende gli emendamenti alla Costituzione sulla vita
  • Lettera dei vescovi salvadoregni per la Beatificazione di mons. Romero, a 30 anni dall’assassinio
  • Chiuso a Manila il Congresso nazionale dei sacerdoti filippini
  • India: nel ricordo di Ghandi cristiani del Karnataka in marcia contro la persecuzione
  • Kyrgyzstan: le nuove restrizioni non toccano la minoranza cattolica
  • Indonesia: a East Java arrestato un terrorista sospettato di violenze anticristiane
  • Nigeria: documento dell’Associazione dei cristiani di Jos sulle recenti violenze
  • Rapporto Onu: la popolazione nel mondo sta invecchiando
  • Caritas Internationalis: riportare la persona al centro dell’azione economica
  • Guatemala: messaggio dei vescovi al termine dell’Assemblea annuale
  • Paraguay: a maggio incontro sulla missione continentale dei Santuari
  • Vescovi francesi: controproducente vietare il velo integrale
  • Portogallo: il patriarca di Lisbona auspica una società più giusta
  • Chiesa d'Inghilterra: il piano dell'Ue per i prossimi 10 anni non riflette i bisogni dei poveri
  • Nasce in Irlanda il Partenariato delle Scuole cattoliche
  • Roma: targa nella Basilica di San Paolo in ricordo dell’apertura dell’Anno Paolino
  • Inaugurato l'Anno centenario della morte del Beato Michele Rua, primo successore di don Bosco
  • Tavola rotonda a Castellammare di Stabia su Igino Giordani
  • Ad Ostia un nuovo servizio per le famiglie, promosso dal Centro per la Vita
  • 24 Ore nel Mondo

  • Almeno 41 pellegrini sciiti uccisi in un attentato a Baghdad
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI ai vescovi di Inghilterra e Galles: la Chiesa ha il diritto di partecipare al dibattito pubblico, in dialogo con la società

    ◊   In un contesto dove sono forti le spinte della secolarizzazione, i cattolici hanno il diritto di testimoniare la verità del Vangelo: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nel suo discorso ai vescovi di Inghilterra e Galles, ricevuti stamani in udienza in occasione della visita ad Limina. Nel suo intervento, il Papa ha parlato della libertà delle comunità religiose, a volte messa a rischio da un certo tipo di legislazione. Né ha mancato di far cenno al suo prossimo viaggio apostolico in Gran Bretagna. Evento, ha detto il presidente della Conferenza episcopale, l’arcivescovo di Westminster, Vincent Nichols, che sarà occasione di crescita non solo per i cattolici ma per tutti i cittadini del Paese. Il servizio di Alessandro Gisotti:

     
    La Gran Bretagna, ha detto il Papa, è ben nota “per il suo fermo impegno sull’eguaglianza delle opportunità per tutti i membri della società”. Tuttavia, ha osservato, l’effetto di alcune leggi “volte a raggiungere questo obiettivo” è stato quello di “imporre delle ingiuste limitazioni alla libertà delle comunità religiose di agire in accordo con le loro convinzioni”. Per certi versi, ha proseguito Benedetto XVI, ciò viola “la legge naturale su cui è fondata l’uguaglianza di tutti gli uomini”. Di qui, l’esortazione ai presuli a far sì che “gli insegnamenti morali della Chiesa siano sempre presenti nella loro integralità e siano difesi con convinzione”:

     
    “Fidelity to the Gospel in no way restricts…”
    “La fedeltà al Vangelo – ha detto il Papa – non restringe la libertà degli altri in alcun modo”. Anzi, “serve la loro libertà offrendogli la verità”. I vescovi devono dunque “continuare ad insistere sul diritto di partecipare al dibattito pubblico attraverso un dialogo rispettoso con gli altri elementi della società”. Così facendo, ha aggiunto, “non state solo conservando le antiche tradizioni britanniche di libertà di espressione e onesto scambio di opinioni”, ma state anche dando voce “alle convinzioni di molte persone che non hanno i mezzi per esprimerle”:

     
    “When so many of the population claim to be Christian…”
    “Quando così tanta gente si proclama cristiana – si chiede il Papa – come può qualcuno criticare il diritto di poter ascoltare il Vangelo?”. La comunità cattolica inglese e gallese “deve parlare con una voce unita”, ha soggiunto, affinché il messaggio salvifico di Cristo sia presentato in modo convincente al mondo. Ciò richiede non solo dai vescovi, ma anche dai sacerdoti e dai catechisti, una particolare attenzione alla voce dello Spirito, “che guida l’intera Chiesa nella verità” e nell’unità. Benedetto XVI si è quindi soffermato sul ruolo dei laici chiamati a trasmettere la fede alle nuove generazioni. “In un contesto sociale che incoraggia l’espressione di una varietà di opinioni su ogni questione” è importante “riconoscere il dissenso per ciò che è”:

     
    “It is the truth revealed through Scripture…”
    “E’ la verità rivelata attraverso la Scrittura e la Tradizione e articolata dal Magistero della Chiesa che ci rende liberi”, ha detto il Papa. Né ha mancato di offrire una riflessione sui rapporti ecumenici ed interreligiosi che in Gran Bretagna assumono una grande importanza in ragione del variegato profilo demografico della popolazione. Allo stesso tempo, ha chiesto ai vescovi di “implementare con generosità” le disposizioni della Costituzione apostolica Anglicanorum Coetibus per accogliere quei gruppi di anglicani che vogliono entrare in piena comunione con la Chiesa cattolica. Sono convinto, ha detto il Pontefice, che “questi gruppi saranno una benedizione per la Chiesa intera”:

     
    “On the occasion of my forthcoming Apostolic Visit…”
    “In occasione della mia prossima visita apostolica in Gran Bretagna – ha quindi affermato – potrò vedere personalmente” e confermare la fede dei credenti. Ha così richiamato “l’esempio straordinario” del cardinale Newman, fedele alla Verità rivelata, anche a costo personale:

     
    “Great writers and communicators of his stature…”
    “Nella Chiesa di oggi, abbiamo bisogno di grandi scrittori e comunicatori” della statura del cardinale Newman, ed ha espresso la speranza che la devozione per lui “ispirerà molti a seguire i suoi passi”. Quindi, ha sottolineato che il cardinale Newman, celebre per i suoi studi, fu innanzitutto un sacerdote. Nell’Anno sacerdotale, ha così invitato i presuli a seguire il suo esempio di dedizione alla preghiera, “di sensibilità pastorale per i bisogni del proprio gregge e passione per l’annuncio del Vangelo”. Ancora, il Pontefice ha chiesto ai presuli di non risparmiare energie “per incoraggiare le vocazioni ed evidenziare il reale significato come anche la necessità del sacerdozio” per i fedeli. Questi ultimi, ha ribadito Benedetto XVI, devono sostenere i loro preti e riconoscere le difficoltà che oggi devono affrontare. I fedeli, ha detto ancora, devono evitare di guardare ai preti come a dei meri funzionari, ma piuttosto devono gioire per questo dono del ministero sacerdotale.

    inizio pagina

    Gratitudine in Sicilia e Sardegna dopo l’appello del Papa in favore degli operai degli stabilimenti di Termini Imerese e Portovesme

    ◊   Ha ricevuto vasta eco l’appello di Benedetto XVI, ieri all’Angelus, in favore di chi rischia di perdere il proprio posto di lavoro. Il Papa, esortando a fare tutto il possibile per tutelare l’occupazione, ha ricordato in particolare le difficili realtà in Italia di Termini Imerese, in provincia di Palermo, e di Portovesme, frazione del comune sardo di Portoscuso, in provincia di Carbonia-Iglesias. Proprio oggi in Sicilia, dove rischiano il licenziamento oltre 1300 persone, gli operai della Fiat sono tornati al lavoro dopo la sospensione, nei giorni scorsi, della produzione. L’appello del Papa giunge in un momento particolarmente complesso, come sottolinea al microfono di Fabio Colagrande l’arciprete del Duomo di Termini Imerese, padre Francesco Anfuso:

    R. – Come comunità ecclesiale, come operai, come famiglie, come città ci si sentiva soli, terribilmente soli, abbandonati dalla politica, abbandonati un po’ da tutti. Risentire in questo momento cruciale la voce del Papa per gli operai è come ridare vigore ai muscoli stanchi. Adesso, possono continuare a sperare. Dico quello che mi ha detto un operaio che si sentiva schiacciato, oppresso. Come responsabile della sua famiglia, con tre bambini e la moglie, si è sentito proprio rafforzato, rinfrancato a rimettersi in piedi e a camminare. Adesso c’è qualcuno con lui. E questo penso che esprima al meglio quello che è l’animo dei lavoratori, delle loro famiglie e della Chiesa di Termini Imerese. Adesso la voce del Papa ci ridà fiato.

     
    D. – Sono previsti scioperi nei prossimi giorni?

     
    R. – Si aspetta il giorno 5 per il tavolo della concertazione, per vedere proposte, altre cordate: a quanto pare, la Fiat passa la mano a queste nuove cordate. Comunque, ciò che interessa è il posto di lavoro, a prescindere dal fatto che sia assicurato o non dalla Fiat.

     
    D. – Don Francesco, può raccontarci una storia di un operaio di Termini Imerese, una persona che con la sua sofferenza, il suo affetto per la famiglia, il suo sacrificio in qualche modo è un modello anche per gli altri operai...

     
    R. – Un esempio è stato offerto proprio dall’operaio che ho incontrato questa mattina. E’ venuto in Chiesa, si è messo in ginocchio davanti all’Immacolata e poi ha espresso la propria gratitudine. Vedeva i figli senza un futuro e a casa non voleva sentire certi discorsi. Poi, oggi mi ha abbracciato e mi ha detto: “Dica grazie al Papa”.

     
    D. – Assicurare un lavoro dignitoso, adeguato sostentamento delle famiglie è un impegno che deve essere garantito proprio da tutti i cristiani...

     
    R. – E’ ovvio che non possiamo demandarlo né al Papa né ad un sacerdote. Ognuno deve fare la sua parte e soprattutto i politici devono cercare nuovi percorsi. I politici usino bene ciò che il Signore ha affidato loro e lo mettano a servizio della comunità.

    Vivono giorni di grande preoccupazione anche gli operai dello stabilimento Alcoa di Portovesme, che rischiano il posto di lavoro per la chiusura della fabbrica. Anche in Sardegna le parole del Santo Padre sono state accolte con gratitudine e commozione. Ascoltiamo il vescovo di Iglesias, mons. Giovanni Paolo Zedda, intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. – Sono state graditissime, perché realmente la tensione di questo ultimo periodo, che resiste nel territorio ha bisogno anche di questa presenza e di questa insistenza sull’impegno di tutti. Dà sicuramente una spinta ulteriore per una ricerca seria di soluzione a questi problemi. In relazione col numero degli abitanti, è una crisi che realmente incide tantissimo su tutto il territorio: interessa più di 2500 operai e famiglie, su un numero complessivo di 125-130 mila abitanti. Venendo a mancare il sostegno per queste famiglie, indubbiamente si creano tante altre situazioni di disagio, soprattutto a livello giovanile.

     
    D. – A far riflettere sono anche episodi drammatici come, ad esempio, quello del ragazzo bergamasco che si è dato fuoco dopo aver perso il proprio posto di lavoro. Come arginare anche nella vostra terra il rischio di rimanere indifferenti di fronte al grido di allarme di famiglie colpite dal licenziamento, dalla cassa integrazione o dal precariato?

     
    R. – Da noi c’è sensibilità, perché realmente è una situazione molto avvertita. Indubbiamente, i problemi di quest'ultimo anno hanno inciso ancora più profondamente su questa sensibilità e purtroppo ciò che può venirsi a creare è la sfiducia se non ci dovesse essere un risultato positivo.

     
    D. – Facendo tesoro di questa sensibilità, quale strada indica la Chiesa ad imprenditori, lavoratori e autorità per trovare una soluzione?

     
    R. - L’insistenza è continua, anche nella pastorale ordinaria delle nostre parrocchie, perché, intanto, ci sia l’assunzione di responsabilità. Poi, contemporaneamente, stiamo facendo di tutto per essere vicini a quelli che soffrono di più per questa crisi, anche attraverso l’aiuto concreto, per quello che ci è possibile, e soprattutto attraverso l'insistenza sul creare stili di vita diversi, dando maggiore attenzione alle persone più in difficoltà.

     
    D. - Ripercorrere la strada della responsabilità, che poi è una delle vie guida anche nell’Enciclica Caritas in veritate del Santo Padre: evitare quindi che la crisi economica prenda il sopravvento sulla dignità della persona?

     
    R. - Cercando di vivere la crisi assumendosene la responsabilità e cercando di trovare anche a livello personale e famigliare degli atteggiamenti nuovi per non lasciarsi vincere e anche per affrontarla con serenità e con sapienza. Già ieri, per esempio, in un paese vicino, San Giovanni Suergiu, che tradizionalmente ogni fine gennaio fa una fiaccolata per la pace si sono uniti anche molti operai e hanno marciato proprio dicendo che pace e lavoro marciano insieme: non c’è la possibilità di essere veramente in pace anche tra di noi se non c’è anche un minimo di certezza nel poter esprimere la propria attività lavorativa con serenità. 

    inizio pagina

    La visita privata di Benedetto XVI alla mostra di Palazzo Venezia "Il Potere e la Grazia. I Santi Patroni dell'Europa"

    ◊   Una visita ai capolavori dell’arte che hanno espresso lungo i secoli l’influenza del cristianesimo nella storia dell’Europa. E’ quella che ieri pomeriggio ha compiuto, in forma privata, Benedetto XVI a Palazzo Venezia, dove si concludeva l’esposizione intitolata “Il Potere e la Grazia. I Santi Patroni dell’Europa”. Il Papa ha iniziato la sua visita verso le 18, mentre il flusso dei visitatori veniva interrotto per permetterne lo svolgimento, durato circa 40 minuti. Ad accompagnare Benedetto XVI, fra gli altri, il sottosegretario alla Presidenza italiana del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, l'ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi, e il curatore della mostra, don Alessio Geretti. Visitata da oltre 60 mila persone dall'ottobre scorso, e curata dal Comitato di San Floriano in collaborazione col Pontificio Consiglio della Cultura, la mostra ha proposto, fra le altre, tele di Leonardo, Tiziano, Caravaggio, van Dyck, El Greco, Mantegna. Antonella Palermo ha parlato della visita del Papa con lo stesso curatore, don Alessio Geretti:

    R. - Un chiaro richiamo alle radici cristiane della civiltà europea che non è svolto attraverso concetti e dibattiti ma attraverso delle prove storiche. Le radici cristiane sono un fatto non una ipotesi su cui dibattere. In secondo luogo, senz’altro, si rinnova ancora una volta il sodalizio tra la fede e la bellezza: la bellezza si addice alla fede e la fede ha bisogno della bellezza. La bellezza è la forma compiuta attraverso cui si può esprimere il tocco nella vita umana della grazia di Dio che lascia tutto più incantevole e più brillante dopo averlo attraversato e abitato.

     
    D. – Dal punto di vista culturale che cosa voleva presentare questa mostra?

     
    R. – La storia della civiltà occidentale attraverso la storia della santità. Vale a dire, i vari capitoli della storia della Chiesa nei quali di epoca in epoca la grazia di Dio ha suscitato una tipologia prevalente di santi rispetto a tutte le altre possibili forme in cui la santità si manifesta nel mondo umano. E’ come se il Signore avesse chiamato ad assumere un ruolo di protagonisti nella storia alcuni santi ben precisi, di una tipologia ben determinata, per rispondere alle necessità e ai problemi tipici di quell’epoca.

     
    D. – Questa esposizione così bella che senso ha avuto per l’Italia di oggi?

     
    R. – E’ un invito ad ammirare l’eredità stupenda che il cristianesimo ha lasciato in 20 secoli di storia alla civiltà europea e anche a quella italiana in particolare. Un invito, quindi, ad avere consapevolezza delle nostre radici cristiane. E’ un incoraggiamento a continuare anche noi sulla strada tracciata da tanti santi e a raccogliere la sfida di essere noi i santi del nostro tempo. Ed è anche una memoria della feconda cooperazione che ci può essere da un lato tra l’arte e l’esperienza religiosa e dall’altro tra la vita politica e la fede. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

    inizio pagina

    Visita di tre giorni in Messico del cardinale Ennio Antonelli, a un anno dal sesto Incontro mondiale delle famiglie

    ◊   E’ ritornato in Messico, un anno dopo il sesto Incontro mondiale delle famiglie, il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, per partecipare al secondo Congresso dedicato alla salute, alla vita e alla famiglia, promosso dall’arcidiocesi di Yucatan, Merida. Il Congresso si è svolto dal 29 al 31 gennaio scorsi, nel "Centro de Convenciones Yucatan Siglo XXI", ed ha avuto come filo conduttore lo slogan “L’amore della famiglia sana la vita”. Servizio di Gianfranco Grieco:

     
    Conferenze, dibattiti, concelebrazioni, mostre, incontri hanno animato una tre giorni che ha affrontato le numerose problematiche che oggi coinvolgono la famiglia e la vita nel mondo intero. Quattro, in totale, sono stati gli interventi del cardinale Antonelli. Voi cristiani laici, ha esortato, potete evangelizzare in famiglia con la preghiera, l’ascolto della Parola, l’amore reciproco, il servizio, il dialogo e l’educazione dei figli. Potete evangelizzare nelle relazioni con i vicini. Potete evangelizzare partecipando alla vita di parrocchia, di Movimenti e associazioni, in modo coerente con il Vangelo e la Dottrina sociale della Chiesa. Sempre e dovunque, consideratevi mandati in missione dalla preghiera, dall’ascolto della Parola di Dio, potete ricevere il coraggio, la passione, l’entusiasmo che sono particolarmente necessari.

     
    La relazione del cardinale presidente sulla famiglia, prima scuola di umanità, di socialità e di vita cristiana, è stata ascoltata con notevole interesse e con viva partecipazione dai congressisti. Queste, le tematiche calde da affrontare e da risolvere, ha aggiunto il cardinale Presidente: sostegno economico alle famiglie numerose, prelievo fiscale equo e commisurato al carico familiare, prevenzione dell’aborto mediante provvedimenti di sostegno alla maternità - in modo da offrire alle donne una concreta alternativa - riconoscimento legale dell’obiezione di coscienza per gli operatori sanitari e dei farmacisti a favore della vita e contro l’aborto, opposizione dura ai tentativi di introdurre nella legislazione il diritto all’aborto, tutela del diritto dei bambini ad avere il padre e la madre e a crescere insieme con i genitori, incentivi alla stabilità della coppia contro il divorzio, conciliazione delle esigenze della maternità e della paternità con quelle del lavoro, diritto dei genitori a scegliere la scuola per i loro figli senza oneri economici penalizzanti, ricongiungimento delle famiglie dei migranti, divieto alle coppie omosessuali di adottare bambini in nome del diritto di essi ad avere un padre ed una madre. Questi ed altri importanti temi attendono l’azione intelligente, decisa e perseverante, soprattutto da parte delle associazioni familiari. In sintesi, ha concluso il cardinale Antonelli, sia sul versante ecclesiale che su quello civile, bisogna sviluppare un impegno per e con le famiglie, un impegno arduo, ma necessario, perché il futuro della famiglia e della civiltà passa attraverso la famiglia.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Accanto ai cristiani di Terra Santa in preghiera per la pace: all'Angelus Benedetto XVI ricorda la giornata mondiale dei malati di lebbra e saluta i ragazzi dell'Azione Cattolica.

    La fedeltà al Vangelo serve la verità e l'unità: nell'informazione vaticana, il discorso di Benedetto XVI ai presuli della Conferenza episcopale d'Inghilterra e del Galles in visita "ad limina".

    Beato il sacerdote che oggi offre al Padre il Figlio del Padre: in prima pagina, Manuel Nin sulla festa dell'Ingresso del Signore nel Tempio nella tradizione siro-occidentale.

    Riparte da Davos il progetto di una finanza globale: in rilievo, nell'informazione internazionale, il World Economic Forum, conclusosi con la proposta di un'authority per evitare fallimenti delle grandi banche.

    Novità che novità non sono: in cultura, Raffaele Alessandrini su documenti (dagli archivi britannici di Kew Gardens) che riaccendono il dibattito su Pio XII e la testimonianza di un colloquio privato del 1942 tra Pacelli e il gesuita Paolo Dezza che quell'anno predicò gli esercizi spirituali, con un articolo di Dimitri Cavalli intitolato "I nazisti lo conoscevano bene e per questo lo temevano" e pubblicato su "Haaretz", quotidiano israeliano.

    Un articolo di Marcello Filotei dal titolo "In precario equilibrio tra semplicità e adulazione": la musica di Arvo Part tra l'aspirazione alla trascendenza e il rischio di un estetismo fine a se stesso.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    La spiritualità di Nennolina nel libro "Carissimo Dio Padre..." dedicato alla bambina vissuta negli anni '30 e dichiarata Venerabile dal Papa

    ◊   “Carissimo Dio Padre…” si chiama così il libro di Maria Rosaria del Genio interamente dedicato alla figura di Antonietta Meo, meglio conosciuta come “Nennolina”. Scomparsa a soli 7 anni a causa di una malattia inguaribile, la bimba romana è stata dichiarata Venerabile da Benedetto XVI nel 2007. Il volume, presentato nei giorni scorsi presso la libreria internazionale Paolo VI, raccoglie le lettere e i pensieri che Nennolina aveva dettato alla mamma. Ascoltiamo il servizio di Benedetta Capelli:

    Caschetto e frangia scura, un sorriso appena accennato e lo sguardo sicuro di chi sa che sta andando verso l’offerta di sé a Gesù. E’ l’immagine che molti devoti di Nennolina conoscono, una posa realizzata qualche giorno prima dell’amputazione della sua gamba e che il padre le volle regalare per non dimenticare com’era. Non che quel triste evento incise sul suo temperamento, rimasto invece sempre vivace e forte. Vissuta negli anni ’30 a Roma, “Nennolina – scrive l’autrice del libro Maria Rosaria del Genio – è calata nel suo tempo ma lo trascende per la capacità mostrata di immergersi nell’infinito di Dio":

     
    (musica)
    Caro Gesù Eucarestia
    Ti voglio tanto bene!...Ma molto!...Non solo perché sei il padre di tutto il mondo, ma anche perché sei il Re di tutto il mondo, io voglio essere sempre la piccola lampada Tua che arde notte e giorno davanti e vicino a Te nel Sacramento dell’altare.
    Gesù io vorrei queste tre grazie
    La prima – fammi santa e questa è la cosa più importante
    La seconda – dammi delle anime
    La terza – fammi camminare bene, veramente questa non è molto importante. Non dico che mi ridai la gamba, quella te l’ho donata!...
    (musica)

     
    E’ solo una delle 162 letterine che Antonietta dettò alla mamma, cui vanno aggiunti alcuni pensierini scritti da lei stessa in prima elementare. Gesù, la Madonna, lo Spirito Santo ma anche i propri famigliari sono i destinatari, senza alcuna distinzione tra visibile e invisibile. Frutto di una spiritualità spontanea e profonda. Una spiritualità totalizzante che la rende ancora oggi, a distanza di oltre 70 anni, una figura attuale. Maria Rosaria del Genio:

    “E’ attuale nei termini in cui la si presenta ai bambini: non come la bimba che ha sofferto, ma la bimba che ha risposto sì all’amore di Dio. Io credo che dobbiamo vederla sempre inserita nel progetto di Dio, che è sempre lo stesso ed è un progetto di amore. Questo progetto di amore è sempre attuale. Più si entra in questo progetto e più diventa attuale”.

     
    A stupire, leggendo le sue lettere, è la sua maturità nel conoscere la Trinità, nel sapere che lo Spirito Santo illumina e accanto a questo c'è lo stupore tipico dei bambini che la fa preoccupare per il dolore provato da Gesù sulla paglia “che – scriveva – ti pungeva tutto”. Espressioni che sono specchio della santità di Dio anche tra i piccoli. Ancora Maria Rosaria del Genio:

     
    “Nennolina un giorno ha detto alla mamma: “Io quando sarò morta farò scendere tanti gigli, farò fare una pioggia di gigli”. La mamma allora le disse: “Farai come Santa Teresina?”, prendendola in giro. “No, io farò cadere una pioggia di gigli, perché io sono il giglio davanti a Gesù”. Nennolina infatti voleva essere la lampada e il giglio davanti a Gesù sacramentato. La lampada perché brilla sempre ed è il sacrificio e il giglio perché profuma.

     
    Ad oggi, Nennolina resta “quel capolavoro di Dio che si compiace di attirare a sé grandi e piccoli, facendoli partecipi della vita di fede, di carità e di speranza”.

    inizio pagina

    Progetto della Fondazione Di Liegro a sostegno dei disabili psichici e delle loro famiglie. Intervista con Alessandro Romelli

    ◊   Volontari e famiglie in rete per la salute mentale, è il progetto promosso dalla Fondazione internazionale Don Luigi Di Liegro per dare una risposta concreta all’emarginazione derivante dal disagio psichico. Giunta al suo quarto anno, l’iniziativa si avvale della collaborazione dei Dipartimenti di Salute mentale delle Asl di Roma: iniziato in questi giorni, il nuovo ciclo formativo per i futuri volontari si concluderà l’8 maggio prossimo. Il direttore della Fondazione, Alessandro Romelli, illustra le finalità della proposta, nell’intervista di Davide Dionisi:

    R. – La nostra finalità non è di carattere terapeutico, nel senso che noi non offriamo un supporto di questo tipo. La nostra è una finalità di carattere sociale e solidale: cioè, mettere a disposizione i volontari per costruire intorno alla persona che soffre e alla sua famiglia una rete di rapporti che consenta loro di condividere quello che stanno vivendo e di non sentirsi soli in quello che stanno vivendo. Sicuramente, poi, essendo la salute mentale un tema molto delicato abbiamo ritenuto che le persone da mettere a disposizione dovessero essere adeguatamente preparate, per entrare con consapevolezza all’interno del mondo del disagio mentale e offrire un contributo all’altezza delle persone che ne hanno bisogno.

     
    D. – Un bilancio delle passate edizioni di questa iniziativa?

     
    R. - Da una parte, sgomberiamo il campo dall’idea che attraverso un gruppo di volontari si possano risolvere tutti i problemi del mondo. Ovviamente, non è in questo senso che il bilancio è positivo, ma è positivo in almeno due altri significati. Il primo perché è una esperienza altamente positiva per le persone che la vivono, quindi per i volontari, perché in qualche modo il mondo della salute mentale è un mondo che ti consente di conoscere te stesso oltre che le persone che incontri. Dall’altro, abbiamo avuto riscontri positivi nelle realtà in cui i volontari sono presenti: in particolare ci è stato detto - proprio dalle stesse strutture all’interno delle quali i volontari operano - che la presenza del volontario è in grado di cambiare il tipo di rapporti che si respirano all’interno della struttura. Mentre tali rapporti sono, di solito, di tipo specialistico, medico, puramente sanitario, il volontario cambia il clima portando in qualche modo la qualità umana che è propria del suo intervento.

     
    R. - Quindi, il volontario, una volta formato, entra nella struttura a sostegno del lavoro della Asl?

     
    R. – Sì, anche dei pazienti presenti nella struttura e si offre anche come appoggio per i familiari che in qualche modo la frequentano per incontrare i propri congiunti. Grazie appunto alla presenza di questi volontari preparati, abbiamo dato vita come Fondazione ad alcuni gruppi di auto-aiuto per familiari, tuttora esistenti e funzionanti, che si riuniscono una volta a settimana per dare l’opportunità ai familiari di incontrarsi con persone che stanno vivendo la loro stessa esperienza, per avere un luogo di ascolto e anche di confronto rispetto al loro vissuto.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

    inizio pagina

    La Chiesa di fronte alle sfide della post modernità nell’ultimo libro del filosofo Vittorio Possenti, “Dentro il secolo breve”

    ◊   Paolo VI, Maritain, Mounier, La Pira e Giovanni Paolo II: sono le cinque straordinarie figure al centro del nuovo libro del filosofo Vittorio Possenti, intitolato “Dentro il secolo breve”. Edito dalla casa editrice Rubbettino, il volume è stato presentato in questi giorni a Roma, presso il Centro Saint-Louis de France. Alla conferenza ha partecipato, tra gli altri, il cardinale Paul Poupard. Al prof. Possenti, Alessandro Gisotti ha chiesto di indicare il tratto comune dei protagonisti del suo libro:

    R. – Abbiamo dinanzi ciò che potrei anche chiamare una “famiglia di spiriti”, perché le sintonie tra di loro, pur avendo temperamenti e caratteri diversissimi, erano sintonie profonde. Intanto, li accomunava la comune fede cristiana, il fatto che furono sostanzialmente contemporanei e quindi operarono in un’epoca – quella della secolarizzazione, quella dei totalitarismi, quella dell’attacco alla persona – e, dal punto di vista politico, del movimento di difesa e di rilancio dell’essere umano attraverso il personalismo, i diritti umani, la ricerca della pace. Temi che hanno attraversato la storia religiosa e la storia civile del XX secolo e che hanno ancora una rilevanza assoluta.

     
    D. – Il XX secolo: secolo tragico. La Chiesa ha assunto posizioni profetiche …

     
    R. – La Chiesa è riuscita a contenere, da un lato, l’avvento di una secolarizzazione aggressiva e, dall’altro, l’attacco alla persona, soprattutto nel momento dei grandi totalitarismi. Questi due aspetti non sono tuttora venuti meno, ma hanno cambiato volto. La secolarizzazione non è regredita, ma nello stesso tempo sta avanzando una ripresa del ruolo pubblico delle grandi religioni mondiali, in particolare anche del cristianesimo, in maniera che l’assenza di Dio e la presenza di Dio sono nuovamente al centro dei nostri problemi. E rimane importante la grande frase di Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi, ossia che l’uomo può certamente organizzare la terra senza Dio, ma non potrà che organizzarla contro l’uomo. Questo significa che dobbiamo riprendere i tre grandi nodi che sono all’interno di ogni civiltà, vale a dire il problema di Dio, il problema dell’uomo e il problema della cultura. Penso che siamo a questo punto: la Chiesa del XX secolo e quella del XXI si sta confrontando con le nuove sfide, forte del suo bagaglio di una sapienza che viene dall’al di là del mondo attraverso una Parola di vita che orienti nelle difficili scelte del presente.

     
    D. – Dopo il secolo dei totalitarismi, la Chiesa si confronta con il cosiddetto "pensiero debole" – la dittatura del relativismo, per richiamare una celebre formula-definizione dell’allora cardinale Ratzinger…

     
    R. – Noi dobbiamo affrontare questo problema come fa la Chiesa – pensiamo in particolar modo alla Fides et Ratio di Giovanni Paolo II, in maniera da riprendere l’alleanza tra fede e ragione così da prospettare all’avanzata anche aggressiva delle scienze un orizzonte di senso diverso da quello che le scienze da sole vedono. Abbiamo bisogno, per vincere questa battaglia – che è poi una battaglia "per" l’uomo e non "contro" l’uomo – della sapienza metafisica e di un’antropologia integrale, visto che le linee fondamentali del confronto e, in qualche modo, dello scontro contemporaneo passano attraverso l’uomo.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Haiti: per il vescovo di Les Cayes "il terremoto non è stato un castigo di Dio"

    ◊   Il sisma non è stato un castigo di Dio, ma un semplice fenomeno naturale. Lo ha detto il vescovo di Les Cayes, mons. Guy Poulard, in un messaggio rivolto al popolo haitiano, come riporta l'agenzia Zenit. Sottolineando che il disastro non poteva essere prevenuto, il presule ha poi lodato gli sforzi nazionali ed internazionali per aiutare le vittime. "Noi siamo qui, siamo vivi. La fiaccola della speranza è stata accesa! Lavoriamo insieme per ricostruire Haiti!", ha dichiarato il vescovo. Intanto, oggi riaprono molte scuole. A distanza di circa 20 giorni dal terribile terremoto che ha devastato il Paese il 12 gennaio scorso, questa scelta appare come il segno di una volontà di riprendere la vita di tutti i giorni e di pensare al futuro. Tuttavia, come riferisce l’agenzia Misna, ci vorranno forse ancora alcuni mesi perché le lezioni riprendano nella capitale Port-au-Prince, dove il 90% degli edifici scolastici è distrutto o gravemente danneggiato. Inoltre, ha preso avvio un ampio piano di distribuzione di aiuti da parte del Programma alimentare mondiale. Da ieri l’organismo dell’Onu consegna in 16 siti della capitale sacchi di riso di 25 chilogrammi, che possono essere ritirati solo dalle donne e che dovrebbero rispondere ai bisogni più urgenti di circa 2 milioni di persone. (F.C.)

    inizio pagina

    Rep. Dominicana: il cardinale Rodríguez difende gli emendamenti alla Costituzione sulla vita

    ◊   Sabato scorso il cardinale primate dell’America, arcivescovo di Santo Domingo, Nicolás de Jesús López Rodríguez, dopo aver parlato con numerosi vescovi di Haiti, ha riferito alla stampa che la situazione “è tuttora grave e non solo nell’area della capitale ma anche in altre zone del Paese”. Il porporato ha ricordato la gratitudine dei vescovi haitiani per gli aiuti ricevuti e sottolineato l’opera della Chiesa cattolica, così come di altre Chiese, aggiungendo di aver inviato 100mila dollari raccolti nella sua arcidiocesi. Il cardinale López Rodríguez ha spiegato che raccolta di aiuti non si ferma e dunque altri contributi saranno inviati prossimamente poiché vi sono ancora persone “che hanno bisogno di molta assistenza”. A suo avviso non sarà possibile ricostruire “il Paese in due o tre mesi: occorrerà molto tempo e molto denaro”. In risposta alle domande dei giornalisti circa l’entrata in vigore di alcuni emendamenti costituzionali in certi casi molto importanti rispetto al testo precedente, il cardinale ha commentato che “si è fatto ciò che era possibile fare “tenendo conto delle differenze politiche esistente nel Paese. Consapevole che per alcuni settori si tratta di buone riforme e per altri invece di cambiamenti negativi. Ad ogni modo, ha precisato, “si tratta della migliore Costituzione possibile”. Fra gli aspetti positivi del nuovo testo costituzionale molti osservatori segnalano le parti in cui, per la prima volta in America latina, un documento di questa importanza difende la vita in un modo integrale affermando espressamente che “va tutelata dal suo concepimento fino alla morte naturale”. Le modifiche costituzionali dominicane sono il frutto di una discussione parlamentare durata oltre sette mesi all’interno dell’Assemblea nazionale che, in questo caso specifico, ha costituito una Commissione speciale per la revisione della Costituzione. Lo stesso presidente della Repubblica, Leonel Fernández, ha definito il documento lo scorso 26 gennaio, giorno dell’entrata in vigore degli emendamenti, una “vera Costituzione del secolo XXI” e ricordando l’importanza dell’articolo 37 che afferma: “Il diritto alla vita è inviolabile dal suo concepimento sino alla morte”. La nuova Costituzione, oltre ad impedire che l’aborto possa essere introdotto tramite leggi ordinarie, stabilisce inoltre che neanche la pena di morte potrà essere mai applicata in nessun caso. (L.B.)
     

    inizio pagina

    Lettera dei vescovi salvadoregni per la Beatificazione di mons. Romero, a 30 anni dall’assassinio

    ◊   Nel corso del tradizionale incontro con la stampa, dopo la Messa domenicale, mons. Luis Escobar Alas, arcivescovo di San Salvador ha confermato ieri la decisione della recente plenaria episcopale del suo Paese di inviare una lettera alla Congregazione delle cause dei santi, riguardo il processo di beatificazione di mons. Oscar Arnulfo Romero, ucciso 30 anni fa, il 24 marzo 1980. Si tratta, ha precisato il presule, di un ulteriore sostegno al processo in corso in “quanto espressione del nostro grande desiderio, e quello del popolo cattolico salvadoregno, di vedere sugli altari mons. Romero il più presto possibile”. La lettera dovrà essere redatta da una Commissione episcopale che è stata creata nel corso dell’Assemblea plenaria. “Ci auguriamo - ha spiegato mons. Escobar - che la firma di tutti i nostri vescovi sia un contributo al processo” che si trova in una fase che non conosciamo poiché si tratta di una procedura riservata”. D’altra parte l’arcivescovo della capitale del Salvador ha anche rilevato che la medesima Plenaria episcopale ha approvato in linea di massima gli eventi ecclesiali, religiosi e culturali con i quale si ricorderà in tutte le diocesi del Paese il trentesimo dell’assassinio di mons. Romero che, tra l’altro, sarà ricordato anche in tutte le chiese dell’America Latina per attualizzare la sua eredità spirituale e pastorale. Interpellato dai giornalisti su un'altra questione, mons. Escobar Alas ha confermato che la Chiesa si è rivolta al presidente della Repubblica Mauricio Funes per chiedergli di “intercedere” presso il capo di Stato del Guatemala affinché siano prese misure adeguate sulla miniera di ‘Cerro Blanco’ posta al confine tra i due Paesi, le cui attività estrattive creano gravi conseguenze d’inquinamento di alcuni fiumi e laghi salvadoregni. “Lo sfruttamento della miniera di oro e argento ci preoccupa moltissimo ora che ha tutti i permessi e si prepara ad entrare nella fase preliminare di produzione. Questo rappresenta una minaccia reale di inquinamento per il lago salvadoregno Güija e per le acque del fiume ‘Lempa’ ”. Il presule ha ricordato al riguardo la vicinanza fisica della miniera guatemalteca a territori salvadoregni strategici dal punto di vista ambientale e, al tempo stesso, la pericolosità delle sostanze chimiche di scarto con cui si lavora nelle miniere di oro e argento. Per queste ragioni, ha concluso mons. Escobar Alas, chiediamo “al nostro governo di parlare sulla questione con il Guatemala e trovare una soluzione”. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Chiuso a Manila il Congresso nazionale dei sacerdoti filippini

    ◊   “Il sacerdote deve gridare a tutto il mondo e per tutta la vita la propria appartenenza a Dio”. Con questo invito del cardinale Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila, si è chiuso venerdì scorso il secondo Congresso nazionale dei sacerdoti filippini, ospitato presso il World Trade Center della capitale, di cui riferisce l’agenzia AsiaNews. L’incontro, aperto il 25 gennaio dal titolo “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”, è stato organizzato dalla Conferenza episcopale filippina in occasione dell’Anno sacerdotale. Oltre 5 mila i sacerdoti presenti su 7 mila residenti nel Paese asiatico. “Grazie a questo Congresso preti e vescovi hanno ricordato e rinvigorito le ragioni del loro sacerdozio – afferma mons. Jacinto Agacoili Jose, vescovo di Urdaneta (Pangasinan) – donando se stessi al servizio della Chiesa con rinnovata fedeltà e zelo missionario”. L’incontro è stato scandito da ritiri di preghiera, seminari e testimonianze incentrati sul significato della missione sacerdotale e sul ruolo del presbitero all’interno della società moderna. Ha visto anche la partecipazione di padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia incaricato di guidare i momenti di ritiro spirituale e Maria Voce, presidente del Movimento dei focolari. “Il dono del sacerdozio e la missione sono inseparabili - afferma mons. Fiorentino Lavarias responsabile della Commissione per il clero della Conferenza episcopale filippina – i sacerdoti sono fragili e imperfetti come tutti gli uomini ed hanno bisogno della grazia di Dio e della divina Provvidenza per vivere il mistero della propria vocazione e missione,  aiutati in questo dalla preghiera quotidiana”. Secondo il prelato la vita del sacerdote è un viaggio che va dalla realizzazione di sé alla conversione del proprio cuore. Il primo Congresso nazionale dei sacerdoti era stato organizzato nel 2004. L’evento aveva coinvolto circa 3 mila sacerdoti ed era incentrato sul tema: “Un clero rinnovato, una Chiesa rinnovata, un Paese rinnovato”. (R.G.)

    inizio pagina

    India: nel ricordo di Ghandi cristiani del Karnataka in marcia contro la persecuzione

    ◊   Oltre duemila cristiani hanno sfilato in silenzio per celebrare la Giornata mondiale della pace e chiedere al governo indiano protezione contro la persecuzione religiosa che cresce di giorno in giorno. Secondo il Consiglio generale dei cristiani indiani, un gruppo con base a Bangalore, - riferisce l'agenzia AsiaNews - nel solo 2009 si sono verificati 159 attacchi violenti contro la minoranza; di questi, 72 nel solo Karnataka, lo Stato dove si è svolta la marcia silenziosa. In un comunicato congiunto - firmato dal presidente del Consiglio Sajan George e dal vescovo cattolico di Mysore Thomas A. Vazhapilly, e indirizzato al governatore del Karnataka - si legge: “Noi, membri della comunità cristiana di Mysore, nel giorno dedicato al martirio del Mahatma Gandhi rendiamo omaggio al padre della nazione. Ma siamo qui anche per presentare la nostra protesta contro le atrocità perpetrate ai danni della comunità. Vogliamo inoltre - continua il testo - portare la sua attenzione sul fatto che sono in aumento gli attacchi contro le minoranze, e in particolare quella cristiana. Soltanto negli ultimi dieci giorni, se ne sono verificati 4. Ma nel 2009 sono stati 159, di cui 72 nel Karnataka. Questi attacchi sono una minaccia all’anima laica della nostra nazione, ai diritti umani e all’inalienabile diritto di professare e propagare liberamente la propria religione. Un diritto garantito dalla Costituzione”. Ma il testo contiene anche un’accusa precisa: “Siamo dispiaciuti nel dover constatare che gli attacchi ai cristiani si sono intensificati sin da quando è arrivato al potere l’attuale governo statale. È stato fatto molto poco da parte delle autorità, per garantire protezione ai fedeli e alle loro chiese. La risposta dei cristiani è sempre stata pacifica; ma ci aspettiamo che lo Stato, locale e centrale, e la comunità internazionale si rendano conto che esiste un piano specifico contro di noi e vengano in nostro aiuto”. In conclusione, i firmatari chiedono al governatore “un intervento per proteggere le minoranze, cristiane e non; l’emanazione di un ordine diretto alle forze di sicurezza, affinché intervengano per investigare sugli attacchi e punire i responsabili; un’adeguata rappresentanza dei membri delle comunità cristiane all’interno degli organi di governo statale; un impegno a fermare la campagna d’odio in atto”. (R.P.)

    inizio pagina

    Kyrgyzstan: le nuove restrizioni non toccano la minoranza cattolica

    ◊   Le nuove restrizioni sulla libertà religiosa applicate nei giorni scorsi dal governo del Kyrgyzstan “non toccano la piccola Chiesa cattolica del Paese, che prosegue il suo cammino, nella cura pastorale fedeli, nell’opere sociale e umanitaria”. Lo dice all’agenzia Fides mons. Nikolaus Messmer, amministratore apostolico del Kyrgyzstan. Il governo ha diramato di recente un nuovo regolamento sulla presenza e l’attività dei gruppi religiosi nel Paese. La nuova legge prevede che ogni gruppo, per essere registrato ufficialmente e dunque operare legalmente, debba avere un minino di 200 fedeli. Il provvedimento mette in difficoltà alcune denominazioni cristiane di area protestante che contano piccoli gruppi di fedeli. Ma ha sollevato proteste anche da gruppi musulmani (spesso piccoli) che intendono aprire nuove moschee e scuole islamiche. Il capo della Commissione governativa sulle religioni, Kanibek Osmonaliyev, ha spiegato che il governo intende soprattutto controllare e limitare il proliferare delle sette, riconducibili a qualsiasi credo religioso. “La Chiesa cattolica non viene invece toccata in alcun modo – spiega all’agenzia Fides mons. Messmer – in quanto siamo già ampiamente riconosciuti e abbiamo più di 200 fedeli”. “Certo, il numero dei cattolici resta ancora molto basso. Siamo meno di mille in tutto il Paese, e per la maggioranza i fedeli sono di estrazione polacca o tedesca. Va detto anche che molti cittadini cattolici di origine tedesca negli anni scorsi hanno preferito lasciare il Paese e tornare in Europa, e così il numero di cattolici è diminuito. Ma in ogni caso non abbiamo alcun problema con le autorità civili. Qualche difficoltà esiste nel rilascio dei visti per i missionari, che devono essere rinnovati ogni sei mesi”. La piccola comunità cattolica nel Paese “continua nel suo cammino, operando soprattutto per l’assistenza spirituale e la cura pastorale dei fedeli. Inoltre siamo impegnati in opere sociali e lavoro umanitario, aiutando chiunque abbia bisogno, senza alcun discriminazione”. Le risorse sono comunque limitate: la Chiesa in Kyrgyzstan, su circa cinque milioni di abitanti, ha 6 sacerdoti, 2 religiosi e 4 suore. Solo due preti sono di nazionalità kyrgysa, gli altri sono missionari. “Dobbiamo crescere, con l’aiuto della Provvidenza, per portare la Buona Novella del Regno di Dio nel cuore dell’Asia”, conclude l’amministratore. (R.P.)

    inizio pagina

    Indonesia: a East Java arrestato un terrorista sospettato di violenze anticristiane

    ◊   La squadra speciale anti-terrorismo indonesiana ha arrestato Eko Budi Wardoyo, presunto autore di una serie di violenze contro i cristiani a Poso, Tentena e Palu – nelle Sulawesi centrali – fra il 2000 e il 2007. Lo ha confermato oggi il generale Tito Sumardi, capo della polizia indonesiana, aggiungendo che il fermo è avvenuto lo scorso 26 gennaio a Sidoarjo, cittadina 25 km a sud di Surabaya, capoluogo dell’East Java. L’ufficiale - riferisce l'agenzia AsiaNews - precisa che il sospetto terrorista è “sotto stretta sorveglianza” ed è “interrogato dagli inquirenti in un reparto speciale” del quartier generale delle forze armate a Depok, città del West Java. Oltre alla cattura di Eko, gli agenti hanno recuperato “documenti importanti” in mano all’uomo. Egli era ricercato da oltre cinque anni perché coinvolto nell’omicidio del reverendo Susianti Tinulele, pastore donna uccisa a South Palu, nelle Sulawesi centrali, il 18 luglio 2004. La leader della locale chiesa protestante di Effata è morta mentre illustrava il sermone domenicale ai fedeli. Nell’attacco sono rimasti feriti anche quattro giovani membri della comunità. Vi sarebbe inoltre la mano di Eko Budi Wardoyo negli attentati sanguinari a Poso del maggio 2005, tra cui l’attacco a un mercato tradizionale che ha causato 22 morti e 93 feriti gravi. Sempre nel 2005, egli avrebbe fatto esplodere una bomba in un mercato di carne a Palu. “È un assassino di professione” commenta l’ispettore di polizia Edward Aritonang, ed è “furbo nel nascondersi utilizzando nomi di fantasia, che hanno reso difficile la sua cattura”. Le violenze anti-cristiane sono proseguite anche negli anni successivi. Il 16 ottobre 2006 muore il reverendo Irianto Kongkoli, del sinodo delle Chiese protestanti delle Sulawesi centrali, freddato a colpi di arma da fuoco da un anonimo assalitore. All’indomani dell’omicidio, fonti locali di AsiaNews spiegavano che il pastore era diventato un “bersaglio” dei fondamentalisti islamici per i suoi interventi a favore dei cristiani perseguitati. Una campagna di violenze, secondo il reverendo Kongkoli, “architettata” di proposito senza però rivelare chi fossero gli “autori”. Intanto la polizia di Jakarta ha avviato le procedure per processare 50 estremisti islamici. Tra questi vi sono Muhammad Jibriel Abdul Rahman, elemento chiave nella raccolta fondi per finanziare il terrorismo islamico e il cittadino saudita Al Khelaiw Ali Abdullah, che ha fornito il denaro per realizzare gli attentati al Marriot e Ritz-Carlton hotel di Jakarta nel luglio 2009. (R.P.)

    inizio pagina

    Nigeria: documento dell’Associazione dei cristiani di Jos sulle recenti violenze

    ◊   “Il persistere di continue crisi nello Stato di Plateau è un fatto profondamente traumatico, triste, imbarazzante e involutivo per i suoi abitanti” afferma una dichiarazione della Christian Association of Nigeria (Can, organismo che raggruppa le principali confessioni cristiane della Nigeria) dello Stato di Plateau, sugli incidenti scoppiati il 17 gennaio, a Jos, la capitale dello Stato. Il rapporto, inviato all'agenzia Fides, è firmato da mons. Ignatius A. Kaigama, arcivescovo cattolico di Jos e presidente del Can di Plateau, e dal reverendo Chuwang C. Davou, Segretario del Can di Plateau. “Siamo profondamente amareggiati dal facile ricorso alla violenza e condanniamo tutte le azioni che provocano la perdita di vite umane e la distruzione di proprietà. La posizione della Chiesa rimane quella che il governo deve intraprendere passi decisivi per approfondire alla radice le cause della crisi e deve condurre di fronte alla giustizia gli autori delle violenze” afferma il comunicato. “La Chiesa dello Stato di Plateau ha sempre lavorato per mantenere la pace, non ha mai provocato né iniziato una crisi e continuerà a pregare, a insegnare, a consigliare, a invocare, a ricercare e a promuovere con ogni mezzo la coesistenza pacifica”. Il documento ricorda che “in simili esplosioni di violenza in altre parti della Nigeria settentrionale la Chiesa è stata sempre bersaglio e vittima degli attacchi settari. Per anni ha atteso che la giustizia facesse il suo corso, invano”. Il documento invita alla prudenza nel rilanciare in maniera acritica le notizie finora diffuse sulla crisi: “Gli accertamenti finora svolti dal Can sulla recente crisi rivelano che buona parte dei resoconti diffusi dai gruppi interessati, da persone colpite dalle violenze e dai media, locali e internazionali, riflettono poco la verità del terreno, che è ora ricercata intensamente”. “Le nostre investigazioni preliminari - continua il documento - dimostrano che un incidente che avrebbe potuto essere facilmente risolto è stato invece gestito male con conseguente scoppio ed escalation della violenza. Inoltre, invece di placare la situazione, abbiamo ricevuto delle testimonianze sul fatto che gli organi di sicurezza, in particolare l’esercito, si sono schierati con una parte e hanno peggiorato la situazione”. “Nel complesso, apprezziamo e ringraziamo gli agenti di sicurezza che hanno operato per ripristinare un’atmosfera di tranquillità a Jos e nei suoi dintorni”. La Nigeria ha avuto nel recente passato una serie di governi militari e solo da qualche anno è stata ristabilita la democrazia. Il documento suggerisce infine una serie di misure per evitare il ripetersi delle violenze, tra le quali vi sono: l’identificazione e la messa in sicurezza di aree di crisi; la messa in luce dei fattori politici delle crisi, spesso nascosti dietro motivazioni religiose ed etniche; la fine degli arresti arbitrari e la liberazione degli innocenti, per portare di fronte alla giustizia i responsabili delle violenze. (R.P.)

    inizio pagina

    Rapporto Onu: la popolazione nel mondo sta invecchiando

    ◊   Le Nazioni Unite hanno di recente pubblicato un rapporto - ripreso dall'agenzia Zenit - incentrato sui problemi derivanti dal rapido invecchiamento della popolazione mondiale. Si tratta del rapporto "World Population Aging 2009", redatto dal dipartimento per gli affari economici e sociali. Tra le principali conclusioni dal rapporto emerge che l'attuale ritmo di invecchiamento non ha eguali nella storia. Nel 2045 il numero delle persone ultrasessantenni è previsto ad un livello superiore rispetto al numero dei minori di 15 anni. Nelle regioni più sviluppate, dove l'invecchiamento è in fase più avanzata, il superamento si è già verificato nel 1998. Oggi - si legge nel rapporto - l'età media nel mondo è di 28 anni: metà della popolazione è al di sopra e metà al di sotto. Entro la metà del secolo l'età media dovrebbe raggiungere i 38 anni. Inoltre l'invecchiamento riguarda quasi tutti i Paesi del mondo ed è caratterizzato da una riduzione della fertilità che è diventata quasi universale. L'invecchiamento - si sottolinea del documento dell'Onu - avrà un impatto dirompente sulla crescita economica, sui risparmi, gli investimenti, il mercato del lavoro e la riscossione dei tributi. Poiché non è previsto per il futuro un significativo aumento nei livelli di fertilità, l'invecchiamento della popolazione risulta praticamente irreversibile e la presenza di giovani, che fino a poco tempo fa era diffusa, diventerà sempre più esigua nel corso del XXI secolo. Nel mondo - sottolinea il rapoporto - vi sono attualmente circa 9 persone in età lavorativa per ogni persona anziana. Nel 2050 questo rapporto crollerà a quattro, con gravi conseguenze per i sistemi pensionistici. L'attuale crisi economica ha inoltre provocato una brusca riduzione nel valore dei fondi pensione. (R.P.)

    inizio pagina

    Caritas Internationalis: riportare la persona al centro dell’azione economica

    ◊   Riportare nell’economia gli autentici valori umani. È l’auspicio formulato da Lesley-Anne Knight, Segretario generale di Caritas Internationalis, a Davos (Svizzera), dove ieri si è concluso il Forum Economico Mondiale. Come riporta l’agenzia Zenit, la Knight ha chiesto di rimodellare le istituzioni e le strutture globali per riportare l’etica, i valori, ed il rispetto della persona umana al centro dei sistemi finanziari internazionali. Durante il Forum annuale, che riunisce leader del mondo dell’imprenditoria, politici, Capi di Stato, artisti, accademici, guide religiose ed altri rappresentanti della società civile, la Knight ha dichiarato che “la finanza si è concentrata sui meccanismi finanziari, i profitti ed i bonus”, ma in questo modo “gli esseri umani sono stati messi da parte con terribili conseguenze soprattutto per i poveri”. “È piuttosto semplice individuare i valori ed i principi che dovrebbero rappresentare la base dei sistemi e delle istituzioni – ha osservato – ma ciò che è più difficile è assicurare che questi valori vengano applicati”. Si tratta di un compito che spetta a ciascuno e alla propria “capacità di essere solidali, compassionevoli ed animati da un’autentica carità”. A conclusione della sua relazione, il Segretario generale di Caritas Internationalis ha anche esortato tutto il mondo ad unirsi in uno sforzo comune per preservare l’ambiente ed evitare i catastrofici effetti del cambiamento climatico. (F.C.)

    inizio pagina

    Guatemala: messaggio dei vescovi al termine dell’Assemblea annuale

    ◊   Al termine della loro Assemblea annuale, i vescovi del Guatemala hanno pubblicato un documento conclusivo intitolato: "Viviamo la Carità nella Verità". Durante l’incontro - riferisce l'agenzia Fides - i presuli hanno valutato i due anni trascorsi e hanno eletto il Consiglio permanente della Conferenza Episcopali del Guatemala (Ceg): presidente è Mons. Pablo Vizcaíno, vicepresidente è Mons. Rodolfo Valenzuela, segretario è stato eletto Mons. Bernabé Sagastume. Il documento inizia ringraziando tutti coloro che si sono impegnati, in modo silenzioso, nell’azione pastorale: sacerdoti, religiosi (e) e laici, in modo speciale i catechisti. Presentando quindi la situazione del Paese, i vescovi rilevano che “il numero degli omicidi non è diminuito. Conducenti di autobus, donne, intere famiglie sono state assassinate, in alcuni casi in modo selvaggio ed estremamente crudele”. I presuli proseguono: “Sebbene la legge su armi e munizioni sia stata emanata, non è stato messo in atto un effettivo disarmo, ed in molte parti del Paese uomini armati esercitano il controllo sulla popolazione, secondo la propria volontà e capriccio”. Nel documento si rileva inoltre che la situazione sanitaria è ancora molto precaria e nell'area rurale sussistono ampie fasce di povertà. I vescovi invitano ad applicare il Vangelo per fermare la violenza, e ricordano: “La povertà in Guatemala è il risultato di un sistema in cui lo Stato protegge gli interessi di pochi a scapito del beneficio della maggioranza. Questo sistema genera disuguaglianza ed esclusione. Il piano originario di Dio era un progetto di armonia tra il Creatore, l'umanità e la creazione”. Dopo aver ribadito che “come Chiesa, abbiamo la responsabilità e il dovere di proporre i principi che proteggono la vita degli uomini e delle donne del Guatemala”, i vescovi indicano a questo proposito 6 punti importanti: prendere rapidamente iniziative per nuove leggi, sviluppare un modello integrale per la promozione del bene comune, ricordare che la finanza pubblica si orienta al bene comune, considerare altre misure nell’attività mineraria, approvare la legge di sviluppo rurale, tutti i Guatemaltechi fondino il loro futuro nella libertà, nella giustizia, nella verità e nella solidarietà per avere una pace duratura. (R.P.)

    inizio pagina

    Paraguay: a maggio incontro sulla missione continentale dei Santuari

    ◊   L'obiettivo è condividere, analizzare e riflettere sul lavoro pastorale svolto nell’ambito della pietà popolare e sulla sua capacità di promuovere lo studio sulla pietà popolare ed i Santuari nella cultura latino-americana, dalla prospettiva biblica, catechetica, liturgica e missionaria della Chiesa. Mons. Marco Antonio Órdenes, Vescovo di Iquique in Cile, responsabile dell'area della pietà popolare e Santuari del Celam, ha invitato tutti i rettori dei Santuari della regione dei Paesi del Cono Sud, a partecipare alla riunione sul tema: "La pietà popolare nel documento di Aparecida; missione continentale nei Santuari e dai Santuari." Il dipartimento di Missione e Spiritualità del Celam ha programmato questo incontro per i giorni 24-27 maggio 2010, e si realizzerà presso la Casa Marianella ad Atyrá, in Paraguay. Benedetto XVI ha sottolineato la "ricca e profonda religiosità popolare, che è l'anima dei popoli latino-americani" e l’ha presentata come "il prezioso tesoro della Chiesa cattolica in America Latina." Egli ha invitato a promuoverla e a proteggerla. Questo modo di esprimere la fede è presente in varie forme in tutti i settori sociali, in una grande quantità di persone che meritano il nostro rispetto e affetto, perché la loro pietà "riflette una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere." "La religione del popolo latino americano è l'espressione della fede cattolica. Si tratta di un cattolicesimo popolare", profondamente inculturato, che contiene la dimensione più preziosa della cultura latino-americana. "Il pellegrino vi si trova a vivere l'esperienza di un mistero che lo supera, non solo la trascendenza di Dio, ma anche della Chiesa, che trascende la sua famiglia e il suo quartiere. Nei Santuari, molti pellegrini prendono decisioni che segnano la loro vita. Queste mura contengono molte storie di conversione, di perdono e di doni ricevuti, che milioni possono raccontare." (R.P.)

    inizio pagina

    Vescovi francesi: controproducente vietare il velo integrale

    ◊   Se la Francia dovesse vietare l’uso del velo integrale, si rischierebbe di ottenere l’effetto contrario a quello ricercato. Questa la posizione dei vescovi francesi, espressa, come riporta l’agenzia Sir, in una nota firmata da mons. Michel Santier, vescovo di Crétiel e presidente del Consiglio per le relazioni interreligiose. Il presule ha espresso dispiacere per il fatto che la Commissione parlamentare che si è detta favorevole al divieto del velo integrale non abbia “creduto necessario ascoltare il parere dei responsabili religiosi cristiani ed ebrei”, dal momento che sono state ascoltate altre correnti di pensiero. “Se un testo di legge fosse adottato – ha proseguito il vescovo – il rischio per le donne musulmane che portano il velo integrale” è “quello che queste donne non escano più di casa e siano ancora più marginalizzate. Il risultato condurrebbe, per reazione, ad un aumento del numero delle donne che indossano questo tipo di abito”. Nella nota, mons. Crétiel ha invitato al dialogo. “I cittadini francesi e tra loro i cattolici, non devono lasciarsi prendere dalla paura e dalla teoria dello scontro delle civiltà. È essenziale distinguere la maggioranza dei cittadini musulmani che chiedono di poter praticare liberamente il loro culto ed una minoranza che, richiamandosi all’Islam, cerca di destabilizzare le democrazie. Se vogliamo che i cristiani in situazione di minoranza nei Paesi a maggioranza musulmana dispongano di tutti i loro diritti, noi dobbiamo nel nostro Paese rispettare i diritti di tutti i credenti all’esercizio del loro culto. Il dialogo nella verità tra credenti – ha detto il presule - permette di superare pregiudizi reciproci. Il cammino sarà lungo ed esigente. La via del rispetto reciproco permetterà di migliorare la convivenza nel nostro paese”. (F.C.)

    inizio pagina

    Portogallo: il patriarca di Lisbona auspica una società più giusta

    ◊   Una migliore amministrazione della giustizia ed una società più giusta. È l’invito lanciato dal Patriarca di Lisbona, il cardinale José Policarpo, come riferisce l’agenzia Zenit. Nell’omelia della Messa di apertura dell’Anno Giudiziario, celebrata nella cattedrale di Lisbona, il porporato ha auspicato “il perfezionamento del sistema giudiziario”, che è fortemente domandato da più parti. Tuttavia, secondo il cardinale, “è un peccato che non si senta lo stesso clamore nel chiedere che tutta la società sia giusta, che tutta la vita sociale sia alla ricerca della Giustizia”. Secondo il Patriarca, l’uomo giusto “è colui che cerca la giustizia in tutta la sua vita ed una società più giusta – ha proseguito - può essere solo opera di uomini giusti. C’è una fecondità del giusto nella costruzione della comunità”. Coloro che si sforzano di vivere secondo i principi della giustizia, come ha dichiarato il porporato, “hanno la forza silenziosa del seme gettato a terra nella trasformazione della società”. È necessario, secondo mons. Policarpo, che i cristiani, testimoni del “mondo migliore che Gesù ha definito Regno di Dio”, partecipino attivamente alla costruzione di una società che cresca nella giustizia. (F.C.)

    inizio pagina

    Chiesa d'Inghilterra: il piano dell'Ue per i prossimi 10 anni non riflette i bisogni dei poveri

    ◊   Un gruppo di vescovi anglicani ha detto all’Unione Europea che i suoi piani per i prossimi dieci anni “non riflettono i bisogni dei più svantaggiati e di quei cittadini ordinari che contribuiscono alla sua esistenza finanziaria e politica”. Rispondendo al documento “UE 2020” - riferisce l'agenzia Sir - che delinea la strategia futura dell’Unione europea, i vescovi anglicani inglesi guidati dal rev. Christopher Hill, vescovi di Guildford, spiegano: “Se la crisi finanziaria e la recessione ci hanno dimostrato qualcosa, questo qualcosa è che lo stesso motore della nostra economia e della nostra società non erano stabili. I cittadini europei cercano qualcosa di più stabile e sostenibile”. I vescovi esprimono anche la “speranza” che venga assicurato nella strategia europea per il prossimo decennio “il sostegno attivo delle parti interessate, quali le parti sociali e la società civile” perché ciò renderebbe più facile affiancare alle necessità del “mercato economico” le “politiche per la solidarietà” per “aiutare i più svantaggiati". Con la loro presa di posizione, i vescovi della “Chiesa di Inghilterra” fanno eco alla Conferenza delle Chiese Europee (Kek) che la scorsa settimana ha lanciato un appello all’Unione perché “rafforzi la dimensione etica delle sue politiche economiche”. (R.P.)

    inizio pagina

    Nasce in Irlanda il Partenariato delle Scuole cattoliche

    ◊   Promuovere la condivisione di progetti e finalità tra istituzioni educative del mondo cattolico in Irlanda. Questo l'obiettivo del Partenariato delle Scuole cattoliche (Catholic schools partnership), inaugurato venerdì scorso, alla presenza del cardinale Seán Baptist Brady, arcivescovo di Armagh. Il nuovo organismo - riferisce “L’Osservatore Romano” - offrirà uno spazio comune per trattare questioni rilevanti pur rispettando l'autonomia e la diversità delle scuole. “Le scuole cattoliche in Irlanda - ha sottolineato padre Michael Drumm, presidente esecutivo del Partenariato - danno un enorme contributo alla nostra società e sono modelli di inserimento e di cura per tutti gli studenti che le frequentano. Questo ruolo dinamico continuerà in futuro e sarà migliorato  da  questa  nuova  struttura". (R.G.)

    inizio pagina

    Roma: targa nella Basilica di San Paolo in ricordo dell’apertura dell’Anno Paolino

    ◊   Da oggi nella Basilica papale di San Paolo fuori le Mura una targa bronzea fa memoria di un momento significativo dell’inaugurazione dell’Anno Paolino da parte di Benedetto XVI: l’apertura, cioè, il 28 giugno del 2008 della Porta paolina attraverso la quale milioni di fedeli e pellegrini sono passati e passano tuttora per raggiungere e venerare la tomba dell’Apostolo delle genti. Porta voluta dall’arciprete di allora, cardinale Andrea di Montezemolo, ideata dallo scultore Guido Veroi, accademico pontificio e realizzata grazie al munifico intervento della Fondazione Roma presieduta dal prof. Emmanuele Emanuele. Stamane sono stati tutti presenti alla cerimonia di scoprimento della targa e sono stati ringraziati dall’arciprete della Basilica, l’arcivescovo Francesco Monterisi, che ha sottolineato in particolare la sensibilità dimostrata dalla Fondazione Roma, rappresentata da molti membri del suo Consiglio di amministrazione e del suo Comitato di indirizzo. Il presidente prof. Emanuele aveva prima sottolineato che il contributo alla realizzazione della Porta paolina ha “perpetuato la vicinanza della nostra istituzione alla Chiesa e in particolare alla Basilica che custodisce la tomba di San Paolo, assicurando che la nostra esistenza e il nostro operare sono e restano illuminati dalla fede”. I partecipanti alla cerimonia - che accompagnati dal cardinale di Montezemolo e dall’arcivescovo Monterisi avevano in precedenza venerato il sepolcro di San Paolo - hanno completato, quindi, la visita della Basilica nonché del Chiostro e del Museo dell’Abbazia benedettina. (A cura di Graziano Motta)

    inizio pagina

    Inaugurato l'Anno centenario della morte del Beato Michele Rua, primo successore di don Bosco

    ◊   Si è aperto ieri l’Anno centenario della morte del beato Michele Rua, primo successore di don Bosco. Come ha spiegato in una lettera don Pascual Chávez, attuale rettore maggiore dei Salesiani, la data scelta per inaugurare questo anniversario richiama “il 31 gennaio del 1888, giorno in cui, alla morte di don Bosco, don Rua divenne di fatto il suo primo successore”. Conoscere e far conoscere la figura di don Michele Rua è il primo impegno che don Chávez chiede ai confratelli, indicando nella lettera alcune date nell’anno 2010 strettamente legate alla vita del primo successore di don Bosco: il 6 aprile, data della morte; il 29 luglio, giorno dell’ordinazione presbiterale; il 29 ottobre, memoria liturgica del beato. A suggellare l’Anno centenario ci sarà il Congresso internazionale su “Don Rua nella storia”, che verrà celebrato dal 29 al 31 ottobre presso il Salesianum di Roma. In ogni Ispettoria, Visitatoria e Delegazione, il centenario si potrà concludersi con un convegno sulla figura di don Rua per i confratelli e la Famiglia salesiana. (R.G.)

    inizio pagina

    Tavola rotonda a Castellammare di Stabia su Igino Giordani

    ◊   “Igino Giordani: una vita per l’umanità” è il titolo della tavola rotonda in programma mercoledì 3 febbraio, al Palazzetto del Mare di Castellammare di Stabia (Na). La riflessione sullo scrittore, giornalista e politico italiano, direttore della Biblioteca apostolica vaticana e co-fondatore del Movimento dei Focolari di Chiara Lubich, nasce dopo la conclusione della fase diocesana del suo processo di beatificazione, terminata lo scorso 27 settembre a Rocca di Papa (Rm). A presentare Giordani - riferisce l'agenzia Sir - saranno il sociologo Alberto Lo Presti, presidente dell’Associazione “Igino Giordani”, Diana Pezza Borrelli, presidente dell’Associazione “Plebiscito & Dintorni”, e Giovanni Lucchese del Movimento Politico per l’Unità, diramazione politica dei Focolari. È proprio sull’impegno politico e sociale di Giordani, padre costituente e amico di don Sturzo e De Gasperi, che verterà la tavola rotonda per riflettere su come il suo esempio di uomo, marito, padre, cristiano e cittadino possa guidare il cammino dei nostri tempi così difficili, trovando in lui un modello e un testimone. Politico lontano da ogni privilegio, negli anni difficili del secondo dopoguerra ha esercitato il ruolo di costituente e parlamentare come “servizio sociale, carità in atto”. Strenuo difensore della pace, considerava la guerra “un’operazione contro il popolo, in spregio alla libertà, alla democrazia”. (R.P.)

    inizio pagina

    Ad Ostia un nuovo servizio per le famiglie, promosso dal Centro per la Vita

    ◊   “La Casetta di Rita - Ritroviamoci Insieme Tra Famiglie Amiche”: si chiama così il nuovo servizio per le famiglie, promosso dal Centro per la Vita di Ostia. La struttura verrà inaugurata sabato prossimo, con una Messa nella Parrocchia lidense di Stella Maris, presieduta dal vescovo ausiliare di Roma, mons. Paolo Schiavon. Nella stessa parrocchia si terrà, dalle 19 alle 20, una Veglia di preghiera sul tema: “La forza della vita una sfida nella povertà”. La “Casetta di Rita” si propone di supportare i genitori nelle loro funzioni educative e favorire l’integrazione tra culture diverse. Fornirà inoltre informazioni sui servizi territoriali relativi alla famiglia presenti nel XIII Municipio di Roma. Da oltre 20 anni, il Centro per la Vita locale opera impegnandosi nella promozione e tutela della maternità, nel sostegno delle giovani famiglie con problemi sociali ed economici, nell’aiuto ai genitori di ragazzi con problemi di tossicodipendenza e nella prevenzione dell’usura. Per informazioni sulle attività della “Casetta di Rita” si può chiamare il Centro per la Vita: tel. 06/56337656, martedì e venerdì dalle ore 16 alle ore 19. (A.G.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Almeno 41 pellegrini sciiti uccisi in un attentato a Baghdad

    ◊   Sono almeno 41 i pellegrini sciiti morti nell'attentato di oggi a Baghdad e 106 i feriti. Fra le vittime ci sono donne e bambini. L'attacco è avvenuto alla periferia di Baghdad, nel luogo di una tappa del pellegrinaggio alla città santa sciita di Kerbala, mentre i pellegrini si rifocillavano con cibo e bevande. I pellegrini si recavano nella città santa per commemorare, il prossimo 5 febbraio, la fine dei 40 giorni di lutto per la morte dell'imam Hussein, figlio di Ali e nipote di Maometto, ucciso nel 680 dalle truppe del califfo omayyade Yazid.

    Afghanistan: gennaio 2010 il mese più sanguinoso da inizio conflitto
    Un soldato statunitense è morto oggi nel sud dell’Afghanistan a causa di un rudimentale ordigno esplosivo. Dall'inizio dell'intervento in Afghanistan nel 2001, sono morti 977 soldati americani ma è stato gennaio il mese più sanguinoso per le truppe straniere dall'inizio del conflitto: nel mese scorso, 44 militari stranieri hanno perso la vita in Afghanistan. Ieri, il presidente afghano Hamid Karzai ha rinnovato il suo appello ai talebani per una riconciliazione nazionale. Karzai ha ricordato di aver sollevato il tema della riconciliazione alla Conferenza di Londra sull'Afghanistan chiedendo a quegli afghani che lottano contro il governo di Kabul di porre fine alle violenze e di tornare alla pace.

    Al via le celebrazioni per il 31.mo anniversario della rivoluzione islamica
    L'11 febbraio, anniversario della caduta dell'ultimo governo dello scià, l'Iran “entrerà in massa sulla scena per deludere completamente il campo delle potenze tiranniche e dei nemici dell'umanità" e quel giorno segnerà “la fine delle potenze assetate di dominio e l'inizio della diffusione della luce in tutto il mondo”. Lo ha detto oggi il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad in una visita al mausoleo dell'ayatollah Khomeini che ha dato il via alle celebrazioni per il 31.mo anniversario della rivoluzione. Alle 9:33, l'ora esatta in cui il primo febbraio del 1979 l'ayatollah Ruhollah Khomeini rientrava in patria a bordo di un aereo della Air France dopo 15 anni di esilio, le campanelle delle scuole e le sirene delle fabbriche, dei treni e delle navi hanno risuonato in tutto il Paese, come da tradizione. Ahmadinejad, a capo del suo governo, ha reso omaggio al fondatore della Repubblica islamica con una visita al suo mausoleo, a sud di Teheran. L'11 febbraio Ahmadinejad terrà un discorso durante una manifestazione di piazza. E nello stesso giorno l'opposizione si sta organizzando per tornare a manifestare, dopo gli scontri che il 27 dicembre, ricorrenza sciita dell'Ashura, hanno visto uccisi almeno otto dimostranti, tra i quali un nipote di Mir Hossein Mussavi, uno dei leader della protesta.

    Somalia
    Violenta battaglia a colpi d'artiglieria pesante nella notte a Mogadiscio. Ci sono almeno 5 morti e 14 feriti, quasi tutti civili. Tra le vittime ci sarebbero anche una donna ed un bambino. È quanto riferisce stamane il sito somalo online Sabelle. Ma è da una settimana che si susseguono scontri violenti. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Anche questa notte, così come da alcuni giorni, ci sono stati bombardamenti contro postazioni governative dei peacekeeper panafricani, con conseguenti combattimenti. E sono sempre gli Shabaab, il braccio armato somalo di al Qaeda, ad iniziare a lanciare tiri di cui moltissimi cadono su abitazioni civili. È stato colpito anche un ospedale. Dall'inizio dell'offensiva degli integralisti islamici, a maggio 2007, sono oltre 20 mila le vittime civili, ed 1,5 milioni i profughi, che si trovano in situazioni disperate. Gli Shabaab ed i gruppi loro alleati controllano tutto il sud della Somalia, larga parte del centro e del centro ovest, e la quasi totalità di Mogadiscio. Ma ieri il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha ribadito ad Addis Abeba, nel corso del vertice dell'Unione Africana, che le Nazioni Unite stanno ancora valutando “se ci siano le condizioni per un intervento di peacekeeper Onu”.

     
    Nigeria
    Il principale gruppo dei ribelli nigeriani, il Mend (Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger) ha detto di non essere direttamente responsabile del sabotaggio di un oleodotto che ha costretto la Shell a chiudere tre stazioni di pompaggio. Il Mend lo scorso 29 gennaio aveva revocato la tregua dichiarata unilateralmente contro il governo, accusandolo di non aver dato risposta alle sue rivendicazioni.

    Cipro
    Ravvivare il processo di unificazione di Cipro divisa dal 1974, in seguito all’intervento militare turco nel nord del Paese. Con questo intento il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, si trova in missione diplomatica nell’isola per colloqui separati con i leader delle due comunità, quella greca e quella turca, proprio per cercare di rilanciare i negoziati giunti ad un punto di stallo. Sulla possibilità di realizzare quest’obiettivo, Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Paolo Quercia, esperto di questioni internazionali:

    R. – In tempi brevi, sarà probabilmente non facile perché la questione di Cipro ormai riguarda anche le popolazioni delle due parti dell’isola in quanto per consuetudine o per comune accordo le parti politiche hanno rimesso alla volontà popolare la soluzione di questa crisi. Questo rende il processo molto più lungo.
     
    D. – Il fatto che dietro ci siano Grecia e Turchia e quindi dei rapporti che ulteriormente devono essere pianificati rende quindi più difficile questo processo?

     
    R. – Certamente, questo è un livello ulteriore di complicazione perché ovviamente le due parti hanno alle proprie spalle dei Paesi che ne sostengono le ragioni o che contribuiscono a mantenere il conflitto irrisolto. Quindi è un ulteriore livello di complicazione della questione.

     
    D. - Le notizie diffuse da alcuni giornali su un possibile accordo su una proposta turca, secondo lei, sono veritiere?

     
    R. – Sicuramente si stanno compiendo progressi. Diciamo che la partita è complessa perché ci sono varie questioni tra cui quelle territoriali di sicurezza; ci sono dei confini ancora da delimitare. Però, tutto sommato, i progressi che possono essere fatti a livello negoziale favoriscono una più generale gestione di tutte le questioni irrisolte. Teniamo ben presente che per la Turchia diventa una partita cruciale, strategica. Proprio la questione irrisolta di Cipro è la causa che ha bloccato nel 2006 la Commissione europea che ha congelato otto degli “acquis communautaire” pertanto mantenendo la Turchia sostanzialmente "congelata" dal processo di adesione all’Unione Europea proprio per questo motivo. Quindi, probabilmente ci saranno sforzi e progressi al fine di risolvere questo stallo. La partita è molto complessa non riguarda esclusivamente i problemi di queste comunità greco-cipriote e turco-cipriote ma riguarda lo stesso futuro della Turchia nell’Unione Europea ed anche il generale ricollocamento della Turchia nel sistema politico occidentale, visto che nell’ultimo anno in particolare abbiamo assistito a un forte riallineamento mediorientale della politica estera turca.

     
    Grecia
    “Non accetteremo ritardi” sulla tabella di marcia che dovrebbe portare il deficit della Grecia sotto il 3% entro il 2012. È il monito lanciato ad Atene al commissario Ue uscente agli affari economici e monetari, Joaquin Almunia, che mercoledì renderà note le raccomandazione di Bruxelles al governo ellenico. Raccomandazioni che dovranno essere approvate dall'Ecofin il prossimo 16 febbraio. Almunia definisce quindi gli obiettivi fissati da Atene nel programma di stabilità inviato a Bruxelles “ambiziosi, ma raggiungibili”. “E prendiamo atto - insiste - che le autorità greche nel programma di stabilità si dicono pronte ad adottare immediatamente misure addizionali se, nel corso del nostro monitoraggio della situazione, noi le richiederemo”.

    Haiti
    L'Istituto per il benessere sociale di Haiti (Ibes) torna a denunciare l'esistenza di un traffico illecito di bambini, che si è intensificato dopo il terremoto del 12 gennaio scorso. Sulla scia del caso dei 10 americani arrestati alla frontiera con la Repubblica dominicana mentre stavano cercando di far uscire clandestinamente 33 bambini dal Paese, la direttrice dell'Ibes denuncia numerosi casi di piccoli haitiani portati via senza nessuna autorizzazione. Intanto, continua l’impegno di tante Ong. Nella zona di Leogane-Siguenau sono 4 i campi allestiti da Intersos che lavora assieme alla rete AGIRE, la Cooperazione italiana e la Protezione civile. In quest’area che è una delle più colpite dal terremoto del 12 gennaio con il 90% degli edifici distrutti, vengono distribuiti kit sanitari, set da cucina, biscotti proteici, coperte, lettini. Debora Donnini ha raggiunto telefonicamente ad Haiti Marco Rotelli responsabile di Intersos nella zona:

    R. – La devastazione colpisce quasi nove case su dieci. Stiamo intervenendo con un obiettivo di primo intervento che porti almeno tremila persone sotto le tende, subito, in questi giorni, perché stiamo aspettando i primi rovesci che anticiperanno la stagione delle piogge, che arriverà di qui fra qualche settimana. La pioggia cambierà l’aspetto di tutta l’operazione di aiuto ed è importante agire con rapidità per non permettere che arrivi prima che le persone siano almeno sotto una tenda.

     
    D. – Voi avete già costruito quattro campi. Perché avete cercato di realizzarli vicino alle abitazioni delle persone che state aiutando?

     
    R. – La logica del nostro intervento è di riprodurre in quell’area rurale la situazione precedente al terremoto. Costruire dei campi di sfollati è l’ultima risorsa disponibile possibile. Chiaramente, spostare le persone, le famiglie, in particolare le donne e i bambini, dalle loro abitazioni, dalle loro aree con cui hanno familiarità, è un trauma sul trauma. Spostare invece le famiglie nel contesto, nei campi, nelle vicinanze delle proprie abitazioni facilita il percorso di riavvio di una vita normale per le famiglie e collega immediatamente le azioni che proponiamo oggi con un processo di ricostruzione che si avvierà molto presto.

     
    D. – Come sta andando la distribuzione degli aiuti: sono sufficienti oppure no?

     
    R. – Gli aiuti sappiamo che sono sotto la lente di ingrandimento in questo momento. C’è un effettivo ritardo, purtroppo, bisogna constatarlo. Tutti sapevano che l’intervento qui sarebbe stato molto difficile, ma nessuno poteva immaginare che sarebbe stato così difficile. Il problema principale proviene dalla capitale, dal congestionamento del sistema dell’aiuto, che ha cominciato a ricevere molto materiale e fatica adesso a distribuirlo. Nelle aree periferiche, dove Intersos si è collocata è possibile tuttavia intervenire, portando aiuto in maniera progressivamente maggiore. Non è ancora sufficiente, ma è progressivamente maggiore. Contiamo di allinearci verso la normalità in pochi giorni.

     
    L’Onu pubblica la lista dei firmatari dell’accordo di Copenaghen
    È scaduto ieri il termine entro il quale i firmatari dell’accordo di Copenaghen del dicembre scorso si erano ripromessi di presentare i loro impegni in vista della riduzione delle emissioni dei gas serra entro il 2020. Pur trattandosi di una scadenza “flessibile”, che lascia cioè ai vari Paesi la libertà di dichiarare i loro impegni anche più tardi, il segretariato delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ha previsto di pubblicare oggi una prima lista di adesioni, per esortare tutti i firmatari a mantenere l’accordo. Al momento hanno preso l’impegno il Canada, che taglierà le sue emissioni di Co2 del 17% rispetto ai livelli del 2005, così come gli Stati Uniti, l’Unione europea, che per il prossimo decennio è pronta ad effettuare una riduzione del 20% e la Cina, che ha promesso tagli del 40-45%. Intanto, oggi anche il governo della Nuova Zelanda ha annunciato che adempirà l’impegno preso a Copenaghen di lavorare per limitare l’aumento della temperatura mondiale a meno di 2 gradi. L’India, infine, ha inviato il suo piano di riduzione dichiarando che le misure adottate non riguarderanno il settore agricolo, vitale per la maggior parte della sua popolazione. Scettiche sulle soluzioni adottate alcune associazioni ambientaliste, come Greenpeace, secondo cui è stato fatto troppo poco.

    Missione di Ban Ki-moon la prossima settimana in Corea del Nord
    Una delegazione speciale del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, volerà in Corea del Nord la prossima settimana, per una visita di quattro giorni incentrata sulle questioni degli aiuti umanitari e del nucleare. La missione, annunciata in una nota dall'ufficio dello stesso segretario generale, sarà guidata da Lynn Pascoe, attuale sottosegretario generale per gli affari politici del Palazzo di Vetro. Pascoe incontrerà il responsabile Onu nel Paese asiatico e vari diplomatici, oltre a effettuare sopralluoghi su progetti realizzati dalle Nazioni Unite. Dopo la visita a Pyongyang, la delegazione speciale proseguirà il tour asiatico facendo tappa anche in Corea del Sud, Cina e Giappone. La missione in Corea del Nord apre un nuovo capitolo nelle relazioni bilaterali tra Nazioni Unite e il regime di Pyongyang, di fatto interrotte nel 2005 dopo le dimissioni di Maurice Strong, ex inviato speciale per le questioni nordcoreane dell'allora segretario generale Kofi Annan e dopo le sanzioni decise dal Consiglio di Sicurezza a seguito del secondo test nucleare dello scorso maggio e dei numerosi test missilistici.

    Nominato Rappresentante Onu contro la violenza sessuale nei conflitti
    La vice presidente uscente della Commissione europea, la svedese Margot Wallstrom, si è dichiarata “onorata” di essere stata nominata dal segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon rappresentante speciale delle Nazioni Unite sulla violenza sessuale nei conflitti. L'esponente politica svedese, 56 anni, si dichiara assolutamente determinata a svolgere al meglio l’incarico. I casi recenti più eclatanti riguardano le guerre in corso in Sudan, in Somalia e nel Congo. In quest'ultimo, nel Sud Kivu, nei soli primi sei mesi del 2009 sono stati denunciati ben 5.387 casi di stupro contro donne, il 90% dei quali imputabili ai gruppi armati regolari e irregolari. L'Onu intende battersi perchè le violenze sessuali siano riconosciute e punite come un crimine contro le leggi internazionali e un crimine di guerra. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 32

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina