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Sommario del 29/12/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Umiltà, obbedienza e servizio, armi per combattere il male: così il Papa all'udienza generale dedicata a Santa Caterina da Bologna
  • Il Papa nomina mons. Bartolucci segretario alle Cause dei Santi e mons. Morga Iruzubieta segretario al Clero
  • Congresso dei Pueri Cantores, concerti di Natale in 25 parrocchie romane
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Liberata in Iraq la ragazza cristiana rapita a Mosul. Il nuovo nunzio: riparte la speranza
  • Continente africano tra crisi umanitarie e speranze di sviluppo
  • Il bilancio economico del 2010 segnato da crisi, segnali di ripresa e incertezza
  • Famiglia Cristiana compie 80 anni: intervista con don Sciortino
  • Chiesa e Società

  • Le Chiese di Gerusalemme: "costruire ponti di pace e non muri"
  • Nigeria. Precisazione dell'arcivescovo di Jos: nessun sacerdote ucciso negli scontri di Natale
  • India: ancora diritti negati per i cristiani dell’Orissa
  • Cile: documento dei vescovi sulle proposte di depenalizzazione dell’aborto
  • Sudan. Mons. Mazzolari: positivo incoraggiamento del Papa a vivere l'identità religiosa
  • Attivista indiano plaude al Papa: libertà religiosa, “unica via per una convivenza giusta”
  • Germania: 53.ma campagna dei "Cantori della Stella" per i bimbi disabili della Cambogia
  • Sri Lanka: periodo natalizio tra disastri naturali e incidenti stradali
  • Omelia di Natale del Primate anglicano su solidarietà, famiglia e libertà religiosa
  • Cina: inaugurata una grande statua del Sacro Cuore di Gesù dinanzi alla Cattedrale di Lan Zhou
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nigeria: i leader religiosi denunciano le strumentalizzazioni politiche della religione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Umiltà, obbedienza e servizio, armi per combattere il male: così il Papa all'udienza generale dedicata a Santa Caterina da Bologna

    ◊   La tentazione di compiere il male si vince facendo il bene e vivendo l’autorità come occasione di servizio e non come strumento di potere. Questi universali insegnamenti del cristianesimo furono al centro della vita di Santa Caterina da Bologna, mistica clarissa del 1400, presentata questa mattina da Benedetto XVI ai circa ottomila presenti in Aula Paolo VI, durante la 45.ma e ultima udienza generale dell'anno. Al momento dei saluti finali, il Papa ne ha indirizzato uno particolare alla comunità dei Legionari di Cristo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Sette armi” per battere Satana. Armi dello spirito da affilare con cura e dedizione. A usarle, nel cuore della Chiesa del Quattrocento, è una giovane donna di Bologna – prima dama di corte del marchese di Ferrara poi religiosa consacrata – di nome Caterina. Di questa omonima della più celebre Santa senese, e solo di qualche decennio più giovane, non si sa molto e Benedetto XVI ha voluto colmare questa lacuna offrendone un ritratto particolareggiato. La parabola che la porterà a diventare una fervida nemica del male nasce sin dai primi anni di vita monastica quando, ha raccontato il Papa, accanto ai “progressi spirituali”, Caterina da Bologna sperimenta anche prove “grandi e terribili”, “sofferenze interiori” con le quali la tenta il demonio:

    “Attraversa una profonda crisi spirituale fino alle soglie della disperazione. Vive nella notte dello spirito, percossa pure dalla tentazione dell’incredulità verso l’Eucaristia. Dopo tanto patire, il Signore la consola: in una visione le dona la chiara conoscenza della presenza reale eucaristica, una conoscenza così luminosa che Caterina non riesce ad esprimere con le parole”.

    Nel 1429, dopo una confessione da uno dei Frati Minori di cui ha stima, Caterina – che nel frattempo ha aderito alla regola di Santa Chiara d’Assisi – riceve una visione nella quale, ha affermato Benedetto XVI, “Dio le rivela di averle perdonato tutto”. E’ l’inizio di un’ascesi spirituale e di una maturazione umana impetuose. E’ questo, ha detto il Papa, il periodo in cui la futura Santa “individua sette armi nella lotta contro il male”:

    “1. avere cura e sollecitudine nell'operare sempre il bene; 2. credere che da soli non potremo mai fare qualcosa di veramente buono; 3. confidare in Dio e, per amore suo, non temere mai la battaglia contro il male, sia nel mondo, sia in noi stessi; 4. meditare spesso gli eventi e le parole della vita di Gesù, soprattutto la sua passione e morte; 5. ricordarsi che dobbiamo morire; 6. avere fissa nella mente la memoria dei beni del Paradiso; 7. avere familiarità con la Santa Scrittura, portandola sempre nel cuore perché orienti tutti i pensieri e tutte le azioni. Un bel programma di vita spirituale, anche oggi per ognuno di noi”.

    Caterina, che già ai tempi delle sue frequentazioni mondane aveva rivelato una “singolare modestia”, unita a “grazia e gentilezza nel comportamento”, è ora – ha notato il Pontefice – una donna e una religiosa trasformata dall’amore per Cristo, capace di “profonda umiltà”, “semplicità di cuore, e “ardore missionario”, che dimostra concretamente ogni giorno:

    “In convento, Caterina, nonostante fosse abituata alla corte ferrarese, svolge mansioni di lavandaia, cucitrice, fornaia, ed è addetta alla cura degli animali. Compie tutto, anche i servizi più umili, con amore e con pronta obbedienza, offrendo alle consorelle una testimonianza luminosa. Ella vede, infatti, nella disobbedienza quell’orgoglio spirituale che distrugge ogni altra virtù”.

    Dalla Santa bolognese, divenuta badessa nel tratto finale della sua vita, ci arriva, ha concluso Benedetto XVI, un forte invito a procedere nella vita tenendo stretta nella propria “la mano di Dio”. E a considerare l’esercizio di una autorità uno strumento per porsi al servizio di chi si governa:

    “Così, dice anche a noi: coraggio, anche nella notte della fede, anche in tanti dubbi che ci possono essere, non lasciare la mano del Signore, cammina con la tua mano nella sua mano, credi nella bontà di Dio; così è andare sulla via giusta! E vorrei sottolineare un altro aspetto, quello della sua grande umiltà: è una persona che non vuole essere qualcuno o qualcosa; non vuole apparire; non vuole governare. Vuole servire, fare la volontà di Dio, essere al servizio degli altri. E proprio per questo Caterina era credibile nell’autorità, perché si poteva vedere che per lei l'autorità era esattamente servire gli altri”.

    Dopo le catechesi in sintesi, pronunciate in altre sette lingue, il Papa ha rivolto un particolare e “cordiale” saluto alla comunità dei Legionari di Cristo e ai membri di varia provenienza internazionale appartenenti del suo ramo laicale, il movimento “Regnum Christi”, presenti in Aula Paolo VI sotto la guida del loro delegato pontificio, il cardinale Velasio De Paolis. E un saluto del Pontefice è stato indirizzato, fra gli altri, alle Missionarie Secolari Scalabriniane, nel 50.mo del loro Istituto, nato – ha ricordato Benedetto XVI – “dal carisma del Beato vescovo Giovanni Battista Scalabrini per seminare il Vangelo tra i migranti”.

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    Il Papa nomina mons. Bartolucci segretario alle Cause dei Santi e mons. Morga Iruzubieta segretario al Clero

    ◊   Il Papa ha nominato segretario della Congregazione delle Cause dei Santi mons. Marcello Bartolucci, finora sotto-segretario, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Bevagna, con dignità di arcivescovo, e ha nominato sotto-segretario del medesimo dicastero padre Bogusław Turek, della Congregazione di San Michele Arcangelo, finora capo ufficio.

    Benedetto XVI ha, inoltre, nominato segretario della Congregazione per il Clero mons. Celso Morga Iruzubieta, del Clero della diocesi di Calahorra y La Calzada Logroño (Spagna), finora sotto-segretario del medesimo dicastero, elevandolo in pari tempo alla Sede titolare di Alba marittima, con dignità di arcivescovo.

    Il Pontefice ha, quindi, nominato sotto-segretario aggiunto della Congregazione per i Vescovi mons. Serge Poitras, del clero della diocesi di Chicoutimi (Canada), officiale del medesimo dicastero.

    Il Santo Padre ha annoverato tra i membri dei Dicasteri della Curia Romana i seguenti cardinali, creati e pubblicati nel Concistoro del 20 novembre 2010: nella Congregazione per la Dottrina della Fede, i cardinali: Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi; Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani; nella Congregazione per le Chiese Orientali, i cardinali: Antonios Naguib, patriarca di Alessandria dei Copti; Francesco Monterisi, arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura; Kurt Koch; nella Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, i cardinali: Kazimierz Nycz, arcivescovo di Varsavia; Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, arcivescovo di Colombo; Angelo Amato; Raymond Leo Burke, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero; Velasio De Paolis, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede; nella Congregazione delle Cause dei Santi, i cardinali: Francesco Monterisi; Fortunato Baldelli, penitenziere maggiore; Paolo Sardi, vice camerlengo di Santa Romana Chiesa, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta; nella Congregazione per i Vescovi, il cardinale Raymond Leo Burke; nella Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, i cardinali: Medardo Joseph Mazombwe, arcivescovo emerito di Lusaka; Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don; Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio «Cor Unum»; nella Congregazione per il Clero, i cardinali: Donald William Wuerl, arcivescovo di Washington; Kazimierz Nycz; nella Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, il cardinale Paolo Sardi; nella Congregazione per l'Educazione Cattolica, il cardinale Mauro Piacenza; nel Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica il cardinale Velasio De Paolis; nel Pontificio Consiglio per i Laici ,i cardinali Paolo Romeo; Robert Sarah; Paolo Sardi; nel Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, i cardinali: Donald William Wuerl; Angelo Amato; nel Comitato di Presidenza del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il cardinale Raúl Eduardo Vela Chiriboga, arcivescovo emerito di Quito; nel Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, i cardinali: Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa; Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga; Robert Sarah; nel Pontificio Consiglio «Cor Unum» il cardinale Medardo Joseph Mazombwe, arcivescovo emerito di Lusaka; nel Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, il cardinale Antonios Naguib; nel Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, i cardinali: Raymond Leo Burke; Velasio De Paolis;nel Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, i cardinali: Kurt Koch; Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra; nel Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, i cardinali: Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida; Mauro Piacenza; nel Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione il cardinale Gianfranco Ravasi.

    Il Papa, inoltre, ha annoverato tra i consiglieri della Pontificia Commissione per l'America Latina il cardinale Francesco Monterisi, e tra i membri della medesima Pontificia Commissione i cardinali: Raúl Eduardo Vela Chiriboga; Paolo Romeo; Raymundo Damasceno Assis.

    Il Santo Padre ha nominato membri del Pontificio Consiglio "Cor Unum": il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace; mons. Douglas Young, arcivescovo di Mount Hagen, finora consultore del medesimo Dicastero; mons. Manfred Ertl, finora consultore del medesimo dicastero; la sig.ra Laurence De La Brosse, presidente della Association Internationale des Charités; padre Simon T. Faddoul, presidente della Caritas Libano; il sig. Michael Thio Yauw Beng, presidente della Société de Saint Vincent de Paul Conseil Général International; il dott. Roberto H. Tarazona Ponte, asistente de la Oficina de Asesoría Pastoral de Cáritas del Perù; la sig.ra Henrietta T. De Villa, finora consultore del medesimo dicastero; l'ing. Carlos Augusto de Oliveira Camargo, finora consultore del medesimo dicastero.

    Il Papa ha inoltre nominato consultori dello stesso Pontificio Consiglio "Cor unum" il rev. Paolo Asolan, professore presso il Pontificio Istituto Redemptor Hominis, della Pontificia Università Lateranense di Roma; il rev. Silverio Nieto Núñez, direttore del Servicio Jurídico Civil della Conferenza Episcopale Spagnola; il dott. Paolo Luca Beccegato, responsabile dell'Area Internazionale di Caritas Italia.

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    Congresso dei Pueri Cantores, concerti di Natale in 25 parrocchie romane

    ◊   Recare nel mondo il messaggio dell’amore di Dio e un annuncio gioioso di pace attraverso il canto. Questo il messaggio del 36.mo Congresso della Federazione Internazionale dei Pueri Cantores inaugurato ieri nell’aula Paolo VI in Vaticano alla presenza del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Il programma del Congresso prevede concerti in venticinque parrocchie di Roma per tutta la settimana e avrà il suo culmine con l’udienza del Santo Padre giovedì mattina. Il servizio di Michele Raviart.

    (Adeste fideles)

    Tremila giovani dai 7 ai 17 anni, oltre cento cori provenienti da 14 nazioni di ogni parte del mondo, in rappresentanza di un’organizzazione che coinvolge oltre 25 mila coristi, dall’Europa agli Stati Uniti, dalla Repubblica democratica del Congo alla Corea del Sud: sono i Pueri Cantores, giunti a Roma in occasione del loro 36.mo Congresso internazionale, che coinvolgerà le parrocchie della capitale fino al primo gennaio, con concerti e Messe cantate. I giovani presenti all’inaugurazione, tenutasi ieri nell’Aula Paolo VI, sono gli eredi di una tradizione liturgica che venne codificata nel VI secolo da Papa San Gregorio Magno e rafforzata dall’istituzione delle cappelle musicali romane durante il Rinascimento. Cristiana Tenedini dei Pueri Cantores di Roma, uno dei sette cori italiani che partecipano al Congresso:

    “Il canto liturgico è importantissimo da sempre. Come dice Sant’Agostino: ‘Chi canta prega due volte’. Quindi, il servizio liturgico è un servizio importante alla comunità dei credenti, che si riunisce e prega attraverso il canto, con una particolare enfasi sugli intenti della preghiera che passano attraverso la musica. In questo caso, i ragazzi si ritrovano con giovani che vengono da tutto il mondo. C’è in loro questa aspirazione alla pace, vista come un obiettivo che si può raggiungere attraverso la musica e, in modo particolare, attraverso la musica sacra”.

    Momento culminante della cerimonia è stata la consegna alla Federazione dei Pueri Cantores delle reliquie di San Domenico Savio, patrono dell’Organizzazione, primo Santo salesiano, morto in giovane età dopo una vita di impressionante dedizione al servizio liturgico. Il motto del Convegno “Deus caritas est” richiama da vicino l’enciclica di Benedetto XVI, una delle prime a fare riferimento esplicito alla musica, al canto e alla loro capacità di suscitare pace e fratellanza tra gli uomini con le lodi al Signore. Un messaggio ribadito ai giovani coristi dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che ha presieduto l’inaugurazione:

    “Cari Pueri Cantores, offrite al Signore il dono della vostra voce e dei vostri sforzi, per coltivarla e renderla sempre più degna di cantare le Sue lodi. Gesù accoglierà l’offerta del vostro impegno, e siate certi che Egli non si lascerà vincere in generosità. Egli vi aiuterà nel cammino della vita e sarà con voi a realizzare quel mondo futuro nel quale sperate di vivere e di amare”. (ap)

    (Adeste fideles)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Autorità è servire gli altri: all’udienza generale il Papa parla di Santa Caterina da Bologna.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, la crisi politica e umanitaria in Costa d’Avorio.

    In cultura, un articolo di Angelo Paoluzi dal titolo “Stampa cattolica e crisi dell’editoria”: l’addio del settimanale tedesco “Rheinischer Merkur”.

    Tra gli indios della Patagonia: Gianpaolo Romanato sull’Italia che ha dimenticato il cinquantesimo della morte dell’esploratore, antropologo e missionario Alberto Maria De Agostini.

    Un articolo di Nicola Mapelli dal titolo “Tutte le barche di Pietro”: nei Musei Vaticani la mostra “La via del mare” e il nuovo spazio espositivo della collezione etnologica.

    La Russia da Gorbaciov a Putin: Giuseppe M. Petrone sul difficile cammino liberaldemocratico a vent’anni dal dissolvimento dell’Unione Sovietica.

    Se il regista non ti prende per mano: Emilio Ranzato recensisce il film di Sam Mendes “American Life”.

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    Oggi in Primo Piano



    Liberata in Iraq la ragazza cristiana rapita a Mosul. Il nuovo nunzio: riparte la speranza

    ◊   In Iraq le forze speciali hanno liberato questa mattina una studentessa cristiana di 21 anni, Rubila Aziz. E' quanto rendono noto fonti locali aggiungendo che la ragazza era stata sequestrata lo scorso 15 dicembre da un gruppo di uomini armati a Mosul. Sempre a Mosul, nel nord del Paese, almeno 4 persone sono morte in seguito ad un attacco kamikaze compiuto contro il quartier generale della polizia. In Iraq, intanto, il Natale è trascorso senza celebrazioni di mezzanotte in diverse città e con le chiese blindate per nuove minacce di Al Qaeda contro la piccola, e sempre meno numerosa, comunità cristiana. Ma, nonostante questo, la festa per la venuta del Signore ha riacceso la speranza. E’ quanto sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco, l’arcivescovo Giorgio Lingua, da poche settimane insediatosi come nunzio apostolico in Iraq:

    R. – Negli ultimi quattro-cinque anni, le Messe di Mezzanotte non si sono più celebrate in diverse città irachene per ragioni di sicurezza. Il resto delle funzioni si sono svolte regolarmente, con grandi misure di sicurezza davanti a tutte le chiese e la partecipazione è stata discreta. Qui a Baghdad, un po’ meno degli altri anni per ovvie ragioni: dopo l’attentato del 31 ottobre scorso, molti cristiani sono andati via. Ma la partecipazione è stata comunque superiore alle attese; c’era un po’ di apprensione alla Vigilia, ma il Natale si è svolto regolarmente, e così è nata anche un po’ di speranza. Si ha l’impressione che ci si possa riprendere …

    D. – Dunque ci si può riprendere… Ma quelli che i terroristi definiscono “bersagli legittimi” – parliamo di cristiani – sono ormai circa 400 – 600 mila. Prima della guerra, i cristiani erano oltre un milione e 400 mila. Come arginare questa emorragia e favorire, invece, un ritorno dei cristiani iracheni nella loro terra?

    R. – Occorre che i cristiani si sentano tranquilli, e poi che si dia loro la possibilità di trovare un lavoro. Quindi, una serie di misure che devono essere prese dal nuovo governo che finora, soprattutto in occasione del Natale, ha dimostrato di voler fare di tutto per garantire la sicurezza ai cristiani. Questo può rasserenarli e far sì che non si sentano costretti ad abbandonare il Paese.

    D. – Qual è il compito del nuovo governo iracheno, ancora alle prese con le drammatiche eredità del regime di Saddam, della guerra, del terrorismo?

    R. – E’ un compito molto arduo, perché nel Paese circolano ancora tante armi e ci sono tanti gruppi che sono ancora insoddisfatti per gli avvenimenti che si sono succeduti in questi anni. La minaccia terroristica esiste e non è facile fermarla, ma io credo che con il tempo si possa mettere fine ad ogni gruppo terroristico. Certamente l’Iraq è un Paese che è stato duramente provato, con tante ferite che non sarà facile rimarginare. Ci vorrà del tempo. Persone che prima non avevano problemi si sono trovate ora di colpo ad essere gli uni contro gli altri. Io credo che sia molto importante che rinasca la fiducia, che si incominci a fidarsi del prossimo, del vicino. I cristiani, in questo contesto, sono i più deboli e non possono fare altro che fidarsi degli altri.

    D. – I cristiani, dunque, in Iraq sono vulnerabili. Ma quale contributo può dare proprio la comunità cristiana a questo Stato iracheno, così sofferente?

    R. – Penso che debba fare ciò che ha sempre fatto, cioè vivere la sua vita onestamente, lavorando, dando per prima testimonianza di tolleranza. Mi sembra che i cristiani siano apprezzati proprio per questa loro onestà. Desiderano essere rispettati e devono esserlo. Credo che questa testimonianza possa essere il contributo migliore dei cristiani alla ricostruzione di questo Paese.

    D. – Quale esortazione intende rivolgere agli ascoltatori?

    R. – Continuate a pregare per i cristiani di questo Paese e perché l’Iraq ritorni ad essere un luogo di tutti i cittadini, indipendentemente dalla fede religiosa o dal gruppo etnico cui appartengono. (gf)

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    Continente africano tra crisi umanitarie e speranze di sviluppo

    ◊   Il 2010, annus horribilis per il mondo economicamente più sviluppato, sembra invece avviarsi a conclusione positivamente per il continente africano. La debolezza finanziaria e di sviluppo economico di questo continente a giudizio degli economisti ha impedito le dure ripercussioni paventate a causa del calo di investimenti e di aiuti allo sviluppo. Restano tuttavia aperte molte situazioni di crisi politica e umanitaria, che seppure attualmente localizzate rischiano di riversare i propri effetti a livello regionale. Per un bilancio del 2010 africano Stefano Leszczynski ha intervistato Mario Raffaelli, presidente di Amref Italia.

    R. - Dal punto di vista generale va detto che l’Africa è stata colpita dalla crisi internazionale in maniera meno forte ed ha dimostrato la capacità di uscirne più rapidamente. Questo, ovviamente, dipende dalle condizioni di relativa marginalità dell’Africa: essendo questa una crisi sostanzialmente finanziaria - e quindi legata ai processi economici internazionali più sofisticati - è evidente che, da questo punto di vista, l’arretratezza dell’Africa l’ha tenuta relativamente al riparo. All’interno di questo trend generale, poi, esistono invece - e in qualche caso si sono aggravati - dei punti di crisi, che sono appunto la caratteristica del continente africano, per il quale spesso è più giusto parlare di “Afriche” piuttosto che di Africa.

    D. - Sono aree qualche volta localizzate, ma spesso con interessi di più Paesi …

    R. - Il Corno d’Africa è forse l’area più delicata, in questo momento. Credo che per quanto riguardi il Sudan ci sia stata, negli ultimi tempi, un’attenzione particolare nella consapevolezza che se anche in Sudan - dopo che in Somalia - si tornasse ad una situazione di guerra civile, le conseguenze sarebbero veramente incalcolabili.

    D. - Ci sono poi Paesi che si aveva l’impressione potessero avviarsi verso dei modelli stabili di democrazia, come la Costa d’Avorio o la Nigeria, dove peraltro i problemi saltano fuori in maniera evidente soprattutto in questi giorni …

    R. - Sono stati due casi che hanno un’analogia, un problema comune, ossia tensioni che nascono dall’uso delle risorse, ma che hanno anche problemi completamenti diversi, sia per dimensione che per complessità dei fattori. In Costa d’Avorio c’è un intervento abbastanza deciso dell’Unione africana. Più complessa è invece la situazione in Nigeria, perché si tratta di una tensione che ha radici che affondano a qualche anno fa: le violenze, che trovano poi nell’elemento della contrapposizione religiosa un fattore di possibile strumentalizzazione, sono radicate anche in tensioni di natura economica, legate alle risorse, soprattutto al sistema di utilizzo delle risorse pubbliche. La risposta, in questo caso, è molto più complessa rispetto ad un semplice intervento di mediazione o di pressione e si basa soprattutto sulle capacità di affrontare, a livello locale, le ragioni di queste tensioni e, da parte delle istituzioni statali, quella di superare un uso delle risorse pubbliche molto spesso discriminatorio. (vv)

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    Il bilancio economico del 2010 segnato da crisi, segnali di ripresa e incertezza

    ◊   La crisi economica è stata una delle grandi protagoniste del 2010, anno in cui sono giunti i primi segnali di ripresa, ma che è stato contrassegnato anche da forti ricadute sociali come, ad esempio, in Grecia. Salvatore Sabatino ha chiesto un bilancio sull’anno che sta per concludersi a Gianfranco Viesti, docente di Economia Applicata presso l’Università di Bari. Ascoltiamo:

    R. - Il bilancio di quest’anno è in tre punti. Il primo è positivo: ci sono alcuni segnali di ripresa molto forti fuori dall’Europa, un po’ più deboli in Europa, collegati soprattutto al commercio internazionale. Il secondo è negativo, poiché la crisi si è trasformata molto in crisi occupazionale e sociale. Da questo punto di vista non sembrano esserci - in particolare in Italia - svolte positive. Il terzo ed ultimo è segnato dall'incertezza: non è detto, purtroppo, che il cammino fuori dalla crisi sia senza pericoli per l’immediato futuro.

    D. - In quest’anno abbiamo anche assistito ad uno spostamento dell’asse economico-finanziario mondiale verso Oriente, con Cina ed India che stanno davvero diventando i protagonisti dell’economia mondiale. In che modo influisce questo sugli equilibri economici internazionali?

    R. - Questo è un tema fondamentale per il futuro. E’ un processo che avviene ormai da lungo tempo, da almeno 10 anni, ma in questo ultimo biennio certamente lo percepiamo di più, perché noi siamo andati indietro mentre loro hanno avuto soltanto un piccolo rallentamento ed una ripartenza fortissima. E’ uno dei grandi tornanti della storia: questi Paesi sono grandi; stanno facendo passi da gigante, anche da un punto di vista scientifico-tecnologico; assommano una parte rilevantissima della produzione industriale - la Cina - e dei servizi - l’India - del mondo. Certamente sono dei protagonisti fondamentali con cui bisognerà fare i conti in futuro.

    D. - Bisogna dire che si affacciano sulla scena anche Stati come il Brasile, fino a poco tempo fa considerato un Paese in via di sviluppo. Qualcosa sta cambiando, quindi, anche in quest’area del mondo …

    R. - L’America Latina è andata molto bene negli ultimi anni. E’ come un grande “effetto Lula” - il presidente uscente del Brasile - che si è diffuso in tutto il continente. Tutti questi elementi sono comunque positivi per noi, perché non dobbiamo vivere il mondo come un’area a somma zero, in cui se gli altri hanno di più, noi automaticamente abbiamo di meno. Quello che però è certo è che la crescita di questi Paesi trasforma la nostra economia.

    D. - E per il 2011, cosa possiamo aspettarci?

    R. - Dal punto di vista internazionale proseguiranno, probabilmente, le tendenze di quest’anno. La grande incertezza è su quello che succederà in Europa: quindi se questo continente riuscirà a gestire questo passaggio ulteriore della crisi e cioè l’aggressione ai debiti di alcuni Stati sovrani. Non solo di quelli come la Grecia, che avevano i conti pubblici in disordine, ma anche di quelli come la Spagna e l’Irlanda che erano estremamente virtuosi. Il punto chiave è se l’Europa saprà governare questi fenomeni. Da questo punto di vista, l’anno che si chiude ci lascia con un po’ d’incertezze e di preoccupazioni. Le classi dirigenti europee sembrano molto più interessate al cortile di casa propria che non al futuro dell’Europa. Quindi il rischio è che di fronte a queste grandi difficoltà, ognuno cerchi più la soluzione che nell’immediato vada bene per se stesso che non un grande balzo in avanti dell’intera Europa. (mg)

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    Famiglia Cristiana compie 80 anni: intervista con don Sciortino

    ◊   "Famiglia Cristiana" compie 80 anni di impegno informativo e formativo. Un impegno che in questo difficile momento - scrive il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano - "assume un significato ancora più profondo che induce a guardare alla famiglia come risorsa preziosa e insostituibile per il progresso e lo sviluppo di una società aperta e solidale, secondo la lungimirante visione" della Costituzione italiana. Don Antonio Sciortino, direttore della rivista dei Paolini, ripercorre la storia di "Famiglia Cristiana" al microfono di Rosario Tronnolone:

    R. – Come lei ha detto, "Famiglia Cristiana compie" 80 anni. E’ nata nel Natale del 1931 per iniziativa del Beato Giacomo Alberione, fondatore dei Paolini, che ha fondato questo Istituto, riconosciuto nella Chiesa, per evangelizzare attraverso tutti i mezzi di comunicazione. Nel ‘31 dà vita a questa rivista per le famiglie, perché riconosce in esse le cellule vitali della società e della Chiesa: una rivista molto semplice, nata per informare, per formare e per servire la famiglia. Il principio era quello di parlare di tutto cristianamente ed è rimasto tuttora il nostro principio, il nostro Dna, la nostra linea guida, perché non c’è nessun argomento che deve essere tabù. Si parlava già allora, quindi, di tutto quello che interessava la famiglia, dal punto di vista materiale e concreto, ma anche attraverso risposte che avevano a che fare con le esigenze dell’anima. Questo lo si poteva fare avendone la competenza necessaria, perché fin dall’inizio si è cercato di avere tutte le competenze necessarie per affrontare i problemi che riguardano la famiglia, tutti i problemi - dall’educazione dei ragazzi, ai giovani, agli anziani, alle coppie, al matrimonio e così via – purché si sapessero situare dal punto di vista cristiano. Ancora oggi diciamo che nessun argomento per noi è tabù, purché ne abbiamo la competenza necessaria e purché sappiamo situarlo dal punto di vista cristiano. Il nostro punto di vista, con cui affrontiamo la realtà e con cui parliamo alle famiglie è sempre quello illuminato dal Vangelo e dalla Dottrina sociale della Chiesa.

    D. – Se qualcuno – per ipotesi – non conoscesse "Famiglia Cristiana" e lei dovesse oggi presentare questo settimanale, che cosa direbbe? Che cos’è "Famiglia Cristiana"?

    R. – In un momento in cui la famiglia è tanto attaccata, tanto bistrattata ed è però al tempo stesso la risorsa principale di questo Paese, perché questo Paese sta in piedi grazie alla famiglia, "Famiglia Cristiana" è la rivista di tutta la famiglia, perché all’interno di essa tutti i componenti della famiglia possono trovare uno spazio a loro riservato: dai ragazzi, ai giovani, alle coppie che si preparano al matrimonio, a coloro che vivono già il matrimonio, agli anziani. La famiglia è la chiave di lettura con cui noi affrontiamo tutta la realtà. Una rivista completa, una rivista di valori che aiuta davvero a decifrare una società oggi tanto, tanto difficile da capire, in un momento di lassismo e relativismo morale. (ap)

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    Chiesa e Società



    Le Chiese di Gerusalemme: "costruire ponti di pace e non muri"

    ◊   “Le persone di fede devono assumere un ruolo attivo nella costruzione di ponti di pace e di riconciliazione”. È quanto auspicato nel messaggio di Natale dei leader delle Chiese cristiane di Gerusalemme che invitano la comunità internazionale a porre fine a qualsiasi forma di violenza. Nell'appello — a firma, tra gli altri, del patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal e del custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa — si ricorda che ancora troppe persone nel mondo “vivono sotto la minaccia della violenza e della persecuzione politica”. In questo contesto, i leader considerano essenziale “il ruolo della Chiesa d'incoraggiare tutti a edificare ponti di comprensione e non muri di divisione”. “Crediamo che la speranza di pace e di riconciliazione – si legge ancora nel teso citato dall’Osservatore Romano - richieda la nostra partecipazione attiva come persone di fede. E affinché la fede resti viva nei cuori dei fedeli, dobbiamo assumere un ruolo attivo nel portare la speranza di pace nella realtà”. Al riguardo, si puntualizza che gli esponenti delle comunità cristiane svolgono “un compito importante nella costruzione di ponti di pace e di riconciliazione” attraverso la partecipazione al Council of Religious Institutions of the Holy Land. L'organismo, è spiegato, “riunisce leader cristiani, ebrei e musulmani, per discutere di questioni di interesse comune per il nostro popolo e per la comprensione reciproca nel mondo”. Nel concludere, i leader ritengono, pertanto, che il Council of Religious Institutions rappresenti “un esempio incoraggiante per tutti del fatto che edificando ponti, la pace è possibile”. (M.G.)

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    Nigeria. Precisazione dell'arcivescovo di Jos: nessun sacerdote ucciso negli scontri di Natale

    ◊   Fra le vittime degli scontri di Natale tra la comunità cristiana e quella musulmana non risulta esserci nessun sacerdote. È quanto assicura all’agenzia Fides mons. Ignatius A. Kaigama, arcivescovo di Jos, riguardo alle notizie diffuse dai mass media che annunciavano la morte anche di un sacerdote cattolico. Il presule comunque precisa che il vescovo di Maiduguri - una delle località teatro delle violenze - gli ha comunicato che un pastore protestante è rimasto ucciso nella sua città. Alla vigilia di Natale si erano verificate una serie di esplosioni a Jos, nello stato nigeriano del Plateau, che avevano provocato oltre una trentina di morti e diverse decine di feriti. Altre sei persone erano rimaste uccise durante la Messa di Natale negli attacchi contro due chiese a Maiduguri, nel nord est del Paese. Le violenze sono poi riesplose nei giorni seguenti sempre a Jos, città di confine tra il nord del Paese a maggioranza musulmana e il sud cristiano, facendo salire il bilancio complessivo ad almeno 86 morti. Ieri un gruppo islamista nigeriano, la “Jama'atu Ahlus-Sunnah Lidda'Awati Wal Jihad”, che si ispira ai talebani afghani, ha rivendicato gli attacchi, che sarebbero avvenuti anche con uso di bombe e esplosivi, a quanto riferito da testimoni locali. Gli scontri interetnici a sfondo religioso non sono nuovi in Nigeria, ma si teme un escalation delle violenze anche in vista delle elezioni presidenziali del prossimo aprile. (M.G.)

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    India: ancora diritti negati per i cristiani dell’Orissa

    ◊   Per le famiglie cristiane dell’Orissa quello appena trascorso è stato il terzo Natale dai pogrom anticristiani dell’agosto del 2008. Le festività si sono celebrate in tranquillità ma nelle Stato indiano si continuano a registrare nuovi casi di ingiustizie e di abusi nei confronti della comunità cristiana. Secondo quanto riferisce all'agenziaAsiaNews, a Kandhamal, una delle zone dove i radicali indù sono più aggressivi, per molti cristiani vittime della violenza, vi sono difficoltà di ritorno ai loro luoghi di origine. L'ultimo caso è quello di un funzionario dell’amministrazione locale per lo sviluppo e le costruzioni, L. Mahanty, che discrimina cinque famiglie cristiane, opponendosi alla ricostruzione delle loro case, distrutte durante i pogrom anti-cristiani. Le quattro famiglie appartengono al villaggio Beladadi di Koenijhar (Tikabali Block). Lo scorso 25 dicembre il funzionario ha visitato il villaggio di Beladadi, apparentemente per informarsi dello stato di tranquillità e di sicurezza dei cristiani. Ma ha insultato le cinque famiglie, perché hanno ricostruito le loro abitazioni vicino alle rovine delle case precedenti. Le persone gli hanno spiegato che era stato lui stesso che li aveva riportati lì dai campi profughi, e li aveva sistemati nel villaggio, che non c'era nessuna altra terra alternativa destinata per loro, e che avevano vissuto lì per due generazioni. A una delle famiglie era stato dato un indennizzo per i danni subiti, ma un indennizzo parziale, e quindi non era in grado di costruire una casa se non nel luogo in cui sorgeva la precedente. Il funzionario però ha continuato a urlare, dicendo loro di andare via immediatamente, aggiungendo altri insulti; e poi è andato via. Padre K.J. Markose, un missionario monfortano che aiuta i cristiani a Kandhamal, ha condotto uno degli abitanti del villaggio il 26 dicembre al villaggio di Bodimunda, dove il funzionario si trovava per altre questioni, e ha cercato di discutere con lui. Ma il funzionario ha continuato a dire che gli abitanti del villaggio dovevano andare via, e che le case in costruzione dovevano essere abbattute e rase al suolo. In seguito il religioso ha chiesto a L. Mahanty di mettere per iscritto la sua opposizione a permettere che le case dei cristiani fossero ricostruite in quel luogo, ma il funzionario si è rifiutato. “Se Mahanty si oppone alla ricostruzione delle case da parte dei cristiani del villaggio, porteremo la questione in tribunale” ha detto padre Markose all'agenzia AsiaNews. Nel frattempo la giustizia continua a fare il suo corso: un tribunale nello Stato dell’Orissa ha condannato nove radicali indù per aver bruciato le case di cristiani nel villaggio di Damangpadar. La sentenza è di cinque anni di lavoro in carcere e una multa di cinquemila rupie. Fra i condannati ci sono un insegnante di una scuola governativa e un leader di fondamentalisti indù. (M.G.)

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    Cile: documento dei vescovi sulle proposte di depenalizzazione dell’aborto

    ◊   Con un ampio documento, intitolato “Il clamore della vita degli innocenti”, i vescovi cileni hanno risposto ieri ad alcuni politici e legislatori che in queste settimane hanno aperto un dibattito sulla possibilità di depenalizzare l’aborto; possibilità contro la quale si espresso con il Presidente cileno Sebastián Piñera. I presuli, che hanno scelto simbolicamente la festa liturgica dei Martiri innocenti per rendere noto il loro pronunciamento, si rivolgono sia ai cattolici così come ai legislatori e alle autorità. “Vogliamo, scrivono i vescovi con riferimento specifico ai tre casi per cui si propone la depenalizzazione dell’aborto (pericolo di vita per la madre, grave malformazione del feto e gravidanza frutto di una violenza), offrire alcune luci per il discernimento” consapevoli “del dolore che vive una madre e la sua famiglia” in situazioni di questa natura, “che nonostante siano limitate provocano angoscia, incertezza e sofferenze di fronte alle quali nessuno può restare indifferente. Di fronte a situazioni di questo tipo”, prosegue la nota dei vescovi cileni, si devono cercare delle risposte che siano “rispettose della vita, sia della madre sia del figlio” e al tempo stesso si deve farlo “nella cornice giuridica che rifletta un profondo rispetto per la vita umana”. Tale rispetto deve anche impregnare, rilevano i vescovi, l’intero sistema sanitario e i servizi per la salute pubblica così come la medesima società in cui si vivono queste realtà. Occorre non dimenticare, osserva la dichiarazione, l’importanza “dell’educazione di quei valori che sono in gioco”: rispetto della vita, cura dei più deboli, solidarietà, compassione e giustizia. “Riteniamo che queste siano le questioni sulle quali dobbiamo discutere”. Sono le risposte che saranno date a queste sfide quelle che “segneranno” la condotta da seguire “di fronte alla madre e al figlio e quelle che costruiranno sia l’anima nazionale sia la cultura del Paese”. I vescovi, citando parole dell'enciclica 'Evangelium vitae' di Giovanni Paolo II ribadiscono “che l'uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale” e poi osservano: “Questo principio etico, profondamente umano, è precedente al cristianesimo” e fa riferimento all’uso della ragione “quando si tratta di proteggere la vita dell’essere umano non ancora nato e dunque il rifiuto della legalizzazione dell’aborto”. Il documento prosegue analizzando le tre situazioni sulle quali si parla per chiedere una depenalizzazione dell’aborto e conclude: “Ci sembra più ragionevole domandarsi sulla nostra capacità per generare istanze capaci di accompagnare in modo adeguato, sia la madre sia la sua famiglia senza fare ricorso alla distruzione di una vita”. Ci auguriamo che in questi giorni in cui celebravamo la nascita di Gesù “accresca in tutti noi l’amore per la vita, il rispetto della vita di tutti, e soprattutto, il dovere che tutti abbiamo di proteggere la vita dei piccoli, dei sofferenti e dei più poveri della nostra società”. (A cura di Luis Badilla)

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    Sudan. Mons. Mazzolari: positivo incoraggiamento del Papa a vivere l'identità religiosa

    ◊   “Con il suo messaggio per la Giornata mondiale della pace Benedetto XVI conferma in un modo paterno e alleviante la realtà della sofferenza e la povertà del popolo nilotico del Sud Sudan, che ha sofferto incomprensione, se non aperta e cruenta persecuzione, per affermare la sua diversità etnica e religiosa”. Così il mons. Mazzolari, vescovo di Rumbek, in una riflessione in vista del referendum del 9 gennaio, con cui il sud del Sudan animista e cristiano potrà rendersi indipendente dal Nord islamico. Nel messaggio diffuso oggi alla stampa, il presule afferma che “la parola del Santo Padre è di grande sostegno e di caloroso incoraggiamento a tutti noi per vivere a fondo la più ricca e fruttuosa delle identità di qualsiasi popolo, anche di quello sudanese, che è quella religiosa”. “Noi sudanesi - prosegue il vescovo di Rumbek - siamo chiamati un popolo multireligioso ma questo non corrisponde a verità perché siamo marchiati dalla legge islamica. Per questo è positivo l’incoraggiamento aperto e chiaro del Papa a vivere la propria identità religiosa praticando con vera fede la propria religione”. Mons. Cesare Mazzolari torna quindi sulle parole del Pontefice: “Nel suo messaggio il Papa afferma e dimostra che le religioni hanno contribuito allo sviluppo umano. Fa appello a tutti, soprattutto ai giovani, affinchè vivano i valori cristiani, soprattutto la riconciliazione e la giustizia, non solo per porre fine alla guerra ma anche per portare opere di pace integrale”. Per il presule si tratta di parole che “danno speranza e una nuova energia. Il messaggio del Papa è energia nuova per purificare ed elevare il nostro mondo in campo morale, spirituale e culturale. Il richiamo al 25.mo anniversario dell’incontro di Assisi porta un nuovo slancio alla prossima Giornata della pace, un nuovo slancio verso la conquista della pace – spiega in conclusione mons. Mazzolari -. Per noi sudanesi, che dopo 25 anni di guerra non abbiamo ancora pace nei nostri cuori, questo messaggio è un invito nuovo per la conquista di questa pacificazione nei cuori, nell’identità e nella serenità che ci auguriamo possa venire presto al popolo del Sudan”. (M.G.)

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    Attivista indiano plaude al Papa: libertà religiosa, “unica via per una convivenza giusta”

    ◊   “La libertà religiosa è condizione indispensabile per la piena realizzazione della convivenza pacifica. La mancanza della libertà religiosa conduce all’intolleranza, a ostilità e tensioni”. È quanto sostiene l’attivista indiano per i diritti umani, Lenin Raghuvanshi, che ha commentato sull'agenzia AsiaNews, il messaggio lanciato da Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace: “La libertà religiosa è la via verso la pace”. Lenin Raghuvanshi, direttore esecutivo del “Comitato di vigilanza del popolo sui diritti umani”, plaude alle parole del Santo Padre riportando l’esempio dell’India, prigioniera del nazionalismo fondamentalista indù. Secondo l’attivista “se la società desidera una pace sostenibile, ci deve essere libertà religiosa e libertà di coscienza”. “La libertà religiosa – si legge nell’articolo - presuppone che lo Stato non intervenga nella sfera della religione, e che non eserciti un controllo sulle coscienze: tutte le democrazie del mondo devono assicurare e garantire la libertà di religione. Il progresso e lo sviluppo di una democrazia saranno il risultato di una società pacifica e tollerante”. “Quando tutta la popolazione – prosegue Raghuvanshi -, comprese le minoranze linguistiche e i gruppi etnici, hanno la libertà di praticare la propria fede, i riti e le espressioni religiose, questo conduce a una società armoniosa e unita, che crea un ambiente favorevole per il progresso e la prosperità della nazione. Ogni società che non garantisce la libertà religiosa produce e stimola un fascismo comune”, ammonisce l’attivista sottolineando come “il nazionalismo in politica è preliminare al fascismo. Nel fascismo nazionalista c’è l’abuso della filosofia fondamentalista religiosa nel nome del bene politico, per usurpare il potere politico e tentare di stabilire una supremazia nella società”. Raghuvanshi porta poi l’esempio delle forze fasciste indù “che abusano della loro religione per portare il voto a politici. Mentre non c’è alcuno sforzo per risolvere i principali problemi sociali come la povertà, la disoccupazione, la sanità e la giustizia. In India distruggere la democrazia laica significa distruggere la sua unità e integrità – aggiunge ancora -. Per questo è tanto attuale quello che Sua Santità il Papa - che è il più rispettato leader spirituale, e un ardente difensore della pace e dei diritti umani nel mondo – ha detto nella sua profetica invocazione nella Giornata mondiale della pace: che la libertà religiosa è la via verso la pace”. Il direttore del “Comitato di vigilanza del popolo sui diritti umani” sottolinea quindi il pericolo “creato da un nuovo legame tra nazionalismo fascista e indù, una struttura basata sull’esclusione”. Non meno temibili sono inoltre “le forze fasciste nazionaliste in Pakistan, dove la maggioranza vuole usurpare il potere politico e discriminare le minoranze, colpendole con violenze e soggiogandole a uno status di cittadini di seconda classe”. Proprio per questi motivi, Raghuvanshi ritiene “che la libertà religiosa è la base della democrazia. È urgente che i leader mondiali prendano in seria considerazione il messaggio del Santo Padre – afferma in conclusione Raghuvanshi - se vogliono promuovere una pace sostenibile in tutto il mondo”. (M.G.)

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    Germania: 53.ma campagna dei "Cantori della Stella" per i bimbi disabili della Cambogia

    ◊   Nei prossimi giorni, i “Cantori della Stella” dell’Infanzia Missionaria tedesca, saranno per le strade della Germania con i loro canti natalizi. “I bambini dimostrano la loro forza” è il motto della campagna di quest’anno che nelle diocesi tedesche vedrà circa mezzo milione di ragazze e ragazzi tedeschi andare di porta in porta indossando i vestiti dei Re Magi, portando con sé la stella cometa. La Cambogia è il paese simbolo della Campagna 2011 e si vuole dare l’ attenzione dovuta soprattutto ai bambini diversamente abili che vivono nel Paese per sensibilizzare le persone al disagio sociale. La Cambogia soffre ancora le conseguenze della dittatura e della guerra civile. La malnutrizione e la mancanza di un servizio sanitario di base sono la causa di molti handicap. Inoltre da 4 a 6 milioni di mine antipersona uccidono o mutilano. “I bambini della Cambogia ci mostrano che è possibile giocare a calcio senza gambe e scrivere senza mani” afferma mons. Krämer, presidente dell’Infanzia Missionaria tedesca che insieme all”Associazione della Gioventù cattolica tedesca (Bdkj) organizza la campagna. I bambini dimostrano che con un piccolo sostegno, nonostante un handicap, si può ottenere quasi tutto. “I fanciulli spesso ci fanno da esempio e da modello, quando riescono con grande disinvoltura a superare certe situazioni” aggiunge mons. Krämer all’agenzia Fides. All’apertura solenne della 53.ma Campagna dei "Cantori della Stella" di domani nella diocesi di Essen, parteciperanno circa 1.500 ragazze e ragazzi di diverse diocesi. Il 1° gennaio 2011 saranno 22 i “Cantori della Stella” provenienti dalla diocesi di Magonza che parteciperanno alla celebrazione presieduta da Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro. Tre di loro, indossando i vestiti tradizionali dei Re Magi, parteciperanno alla processione offertoriale. Circa mezzo milione di bambini nelle 12.500 parrocchie cattoliche della Germania porteranno la benedizione alle famiglie, raccogliendo offerte per i loro coetanei che soffrono in tutto il mondo. La raccolta dei “Cantori della Stella” tedeschi è diventata la più grande iniziativa di solidarietà in tutto il mondo, che vede i bambini impegnarsi per i loro coetanei bisognosi. (C.P.)

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    Sri Lanka: periodo natalizio tra disastri naturali e incidenti stradali

    ◊   Per i cristiani dello Sri Lanka quest’anno è stato un Natale diverso: calamità naturali si sono abbattute sul Paese, e numerosi gli incidenti stradali. Molte persone non hanno dunque potuto festeggiare la nascita di Gesù. Mentre a Colombo, la Caritas e un sacerdote dell’arcidiocesi hanno cercato di portare un po’ di speranza tra i più bisognosi. Secondo il Disaster Management Center (Dmc),un Centro di Assistenza umanitario, oltre 56.000 famiglie sono state colpite da inondazioni e alluvioni e molti cristiani non hanno potuto partecipare alle messe natalizie del 24 e 25 dicembre. L’infermiera capo Pushpa Ramyani, del National Hospital di Colombo, ha dichiarato che nel solo giorno di Natale sono stati registrati oltre 551 casi di persone ferite: incidenti domestici e guida pericolosa le principali cause di ricovero. Ci sono stati però anche episodi positivi. Proprio il 25 dicembre, circa 100 cardatori tamil sono stati rilasciati e consegnati alle loro famiglie, dopo aver completato un corso di riabilitazione. Queste persone hanno espresso la loro gioia per aver potuto ricongiungersi con i loro cari dopo tanti anni. Padre Hilary Peiris - riferisce l'agenzia AsiaNews - responsabile nell'arcidiocesi di Colombo per la cappellania nelle carceri, ha lanciato una campagna di raccolta fondi dal nome Prisoner Release Fund, per i detenuti poveri che non sono in grado di pagare le loro multe. Secondo padre Peiris, nelle prigioni del Paese oltre settemila prigionieri non sono in grado di pagare neanche cauzioni di 1.000 o 3.000 rupie. Il sacerdote ha ricercato benefattori per assicurare un valido sostegno finanziario al suo progetto. La campagna prevede di poter aiutare prigionieri già nella prima metà del 2011. Nel frattempo, la Caritas Seth Sarana di Colombo ha portato doni di Natale ai bambini ricoverati in ospedale, e ai detenuti. Inoltre, ha distribuito libri scolastici tra 1.500 ragazzini poveri dell’arcidiocesi, e consegnato 500 razioni di cibo a famiglie in difficoltà. (C.P.)

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    Omelia di Natale del Primate anglicano su solidarietà, famiglia e libertà religiosa

    ◊   I ricchi devono fare di più per sostenere gli oneri della crisi finanziaria. Nel giorno di Natale, sotto le volte della cattedrale di Canterbury è risuonato pressante l'appello alla cooperazione e al mutuo sostegno di fronte alle difficoltà economiche e ai tagli alla spesa pubblica che anche nel Regno Unito colpiscono larghe fasce di popolazione. Nel messaggio natalizio dell'arcivescovo e primate della Comunione anglicana, Rowan Williams, - riferisce L'Osservatore Romano - c'è stato spazio anche per i cristiani perseguitati nel mondo, dall'Iraq al Pakistan, allo Zimbabwe. Come pure, una riflessione sul valore del matrimonio cristiano, che ha preso spunto dalle annunciate nozze del principe William, previste nella prossima primavera. Su tutto la necessità di restaurare un clima di fiducia, che trova il suo fondamento nel messaggio del Natale, poiché “la storia di Gesù è la storia di un Dio che mantiene le promesse”. Per Williams, il Natale è il momento propizio per confrontarsi con l'amore di Dio, con il suo progetto di redenzione del genere umano, che resta immutabile nonostante i limiti, le debolezze, i fallimenti e i tradimenti di cui l'umanità è capace. L’evento di Betlemme deve anche spingere a riflettere sul rapporto di dipendenza reciproca che unisce tra loro gli esseri umani. Così, “di fronte al disagio che così chiaramente colpisce tante persone segnate dalla crisi finanziaria e dai tagli alla spesa pubblica”, il primate anglicano invita, soprattutto i più benestanti, a sostenere nei fatti il progetto di “big society” e a “mantenere vivo uno spirito di lealtà, una reale disponibilità a sopportare insieme il peso delle difficoltà”. (C.P.)

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    Cina: inaugurata una grande statua del Sacro Cuore di Gesù dinanzi alla Cattedrale di Lan Zhou

    ◊   Un’imponente statua alta 2 metri e mezzo, realizzata con il marmo della migliore qualità, dedicata al Sacro Cuore di Gesù, è stata inaugurata recentemente. E’ collocata nella piazza della cattedrale della diocesi di Lan Zhou, nella provincia di Gan Su. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, nel basamento sotto la statua è riportato, in cinese e inglese, il versetto evangelico “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi” (Mt 11,28) come invito a rispondere alla chiamata di Gesù; nella parte posteriore del basamento è riportata la preghiera della pace di S. Francesco d’Assisi; nel lato destro la presentazione del Sacro Cuore di Gesù e sul lato sinistro le particolari grazie conferite ai devoti del Sacro Cuore. Secondo il responsabile della diocesi, la statua è stata voluta “per ricordare sempre ai fedeli la devozione al Sacro Cuore e l’importanza della preghiera nella vita quotidiana”. Inoltre è un simbolo della fede cattolica ed anche un invito a “farsi promotori dell’evangelizzazione rivolto a tutti coloro che la guardano”. La diocesi di Lan Zhou oggi conta oltre 350.000 fedeli, una trentina di sacerdoti, 200 religiose appartenenti a tre congregazioni (Serve dello Spirito Santo, Sacra Famiglia, Figlie di Nostra Signora della Cina), 80 novizie, una quarantina di seminaristi, 38 chiese aperte. Il vescovo, mons. Han Zhi Hai, è diventato famoso per aver lanciato un suo coraggioso appello all’unità della Chiesa cinese in una lettera aperta del gennaio 2003. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nigeria: i leader religiosi denunciano le strumentalizzazioni politiche della religione

    ◊   Due poliziotti sono stati uccisi ieri nel nord della Nigeria da uomini sospettati di appartenere alla setta islamica radicale, che ha rivendicato le violenze perpetrate a Jos e a Maiduguri alla vigilia di Natale. Secondo l’ultimo bilancio, nella cittadina di Jos, nel centro del Paese, sono rimaste uccise almeno 86 persone. La Nigeria, il più popoloso Paese del continente africano con i suoi 150 milioni di abitanti, si presenta come una nazione divisa tra etnie e clan rivali che si scontrano regolarmente per ragioni di potere e di supremazia, utilizzando spesso motivazioni religiose. In una conferenza stmapa congiunta, ieri i due principali rappresentanti delle comunità cristiana e musulmana hanno affermato che “ci sono alcuni uomini politici che non vogliono le elezioni presidenziali fissate ad aprile prossimo e, per i loro affari personali, preferiscono che la Nigeria sia una nazione ingovernabile”. L'arcivescovo di Jos, mons. Kaigama, spiega che “Gruppi e partiti manipolano la religione per nascondere conflitti economici o politici”. Gabriella Ceraso ne ha parlato con padre Patrick Tor Alumuku responsabile della comunicazione dell’arcidiocesi di Abuja:

    R. - Sotto sotto, i politici vogliono usare la religione. Dato che ci stiamo preparando per le elezioni, cominciano a turbare la situazione politica per poi approfittarne...

    D. - Gli appelli che sono arrivati - non solo dal Papa ma anche da alcuni governi - hanno avuto qualche riscontro?

    R. - Il governo sicuramente sta prendendo sul serio questa situazione. È in corso un’inchiesta, e il presidente ha detto che chiunque sia coinvolto in questa crisi sarà severamente punito.

    D. - Vogliamo ribadire - se questo è vero - che la religione è solo una scusa per nascondere altro?

    R. - Questo è vero. Però è anche vero che in questo Paese ci sono problemi tra cristiani e musulmani. I cristiani e i musulmani devono vivere insieme.

    D. - Le forze positive per realizzare questo ci sono?

    R. - C’è una grande volontà da parte dei leader musulmani e cristiani. Negli ultimi due-tre anni non ci sono stati grandi problemi da questo punto di vista, c’era la pace, anche se gli estremisti cristiani sostenevano che il vescovo non lottasse abbastanza per i cristiani e che si stesse avvicinando troppo ai musulmani. Lui lo faceva di proposito, per avere la pace. Anche il leader dei musulmani della Nigeria, dal canto suo, si era avvicinato alla popolazione cristiana. Quindi, si può dire che esiste uno sforzo che dall’alto deve però scendere verso il basso, dove iniziano i problemi.(bf)

    Costa d'Avorio: mediazione di tre capi di Stato africani
    I tre capi di Stato africani inviati dall'Ecowas (Comunità economica degli Stati dell'Africa Occidentale) ieri in Costa D'Avorio per tentare di convincere il presidente uscente, Laurent Gbagbo, a lasciare il potere nelle mani di Alassane Ouattara - vincitore delle elezioni e considerato dalla comunità internazionale nuovo legittimo presidente - torneranno ad Abidjan anche “la settimana prossima”. Poco o nulla è trapelato sui colloqui di ieri. La missione era composta dai presidenti di Capo Verde, Pires, della Sierra Leone (Ernest Koroma) e del Benin (Boni Yayi). Nel comunicato della presidenza capoverdiana è scritto soltanto che “le due parti ivoriane hanno chiesto un po' di tempo per riflettere nel tentativo di trovare una soluzione percorribile per la conclusione del processo elettorale, sola via d'uscita in grado di promuovere la pace e la stabilità durevole in questi Paesi dell'Africa occidentale”.

    La Corea del Sud lancia un appello a riprendere i colloqui a sei sul nucleare
    Il presidente sudcoreano, Lee Myung-bak, che ha di recente promesso la linea dura contro gli attacchi della Corea del Nord, ha invitato Pyongyang a riprendere i colloqui a sei (fra le due Coree, Cina, Giappone, Usa e Russia) per risolvere la crisi nucleare della penisola. “Il problema del nucleare della Corea del Nord - ha detto Lee - può essere risolto solo attraverso la diplomazia nel quadro dei colloqui a sei” il prossimo anno: prima cioè che Pyongyang raggiunga i suoi obiettivi, anche nucleari, nel 2012, nel centenario della nascita del fondatore del regime, Kim Il-sung, quando il Nord, nelle dichiarazioni ufficiali, diventerà “grande, potente e prospero”.

    Bolivia: sindacati contro il rincaro della benzina
    Agitazione in Bolivia dove la Centrale operaia, la più grande confederazione sindacale del Paese, si oppone al forte rincaro dei prezzi del carburante voluto dal governo Evo Morales. E intanto i lavoratori boliviani si preparano a scendere nuovamente in piazza, dopo lo sciopero dei trasporti che nei giorni scorsi ha paralizzato il Paese. Il servizio di Francesca Ambrogetti:

    Oggi, è una giornata decisiva: il presidente Evo Morales annuncerà altri provvedimenti. Fra questi, un aumento dei salari - per far fronte all’inflazione del 2010 - e quello che provocherà il maggior prezzo del carburante. Morales spiegherà anche il perché della controversa decisione. “Grazie ai sussidi del governo, la benzina costa molto meno in Bolivia, che nei Paesi vicini; con l’aumento vogliamo proteggere l’economia e frenare il contrabbando”. “Il prezzo sarà la miglior dogana”, ha detto un portavoce del governo. Il segretario generale della centrale operaia, Pedro Montes, ha affermato che le forze del lavoro sono disposte al dialogo, ma anche alla lotta, con tutte le misure di forza possibili. I sindacati sono uno dei principali sostegni del governo di Evo Morales, ma l’appoggio potrebbe venire a mancare e le proteste sociali dilagare se l’aumento annunciato non soddisfarà le aspettative dei lavoratori.

    Chavez ipotizza una rottura delle relazioni diplomatiche con gli Usa
    Il presidente venezuelano, Hugo Chavez, ha sfidato gli Stati Uniti a rompere le relazioni diplomatiche, dopo il rifiuto del capo dello Stato di Caracas di accettare la nomina del nuovo ambasciatore degli Stati Uniti, Larry Palmer. Quest'ultimo, nel corso di una audizione al Senato di Washington per la sua abilitazione, aveva detto che i guerriglieri colombiani sono presenti sul suolo venezuelano, che Cuba esercita un'influenza sulle Forze armate del Venezuela e che il morale di queste è basso. Per Chavez, Palmer ha "mancato di rispetto" al governo di Caracas. "Se il governo americano vuole espellere il nostro ambasciatore, faccia pure - ha detto il presidente nel corso di un discorso ufficiale diffuso dalla tv di stato VTV - Poiché noi abbiamo rifiutato di accettare la nomina di questo signore, il governo americano ci minaccia di ritorsioni. Potrà provare a fare quello che vuole, ma noi impediremo a questo signore di venire da noi".

    Sabato prossimo, Lula lascerà il testimone della presidenza in Brasile
    Il Brasile sarà la quinta economia mondiale nel 2016, e forse anche prima. Lo ha detto ieri il presidente uscente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, nel corso della posa della prima pietra del nuovo stabilimento Fiat di Ipojuca, nello Stato del Pernambuco. "Quando guardiamo il mondo - ha detto Lula - posso dirvi senza sbagliarmi: il Brasile sarà la quinta economia mondiale prima dei Giochi olimpici" di Rio de Janeiro del gennaio 2016. "Noi possiamo diventarlo prima, ma questo dipenderà dalla vostra voglia di lavorare", ha aggiunto. Lula lascerà la presidenza sabato prossimo, primo gennaio 2011, dopo otto anni alla guida del Paese, caratterizzati da una forte crescita economica. Gli succederà una sua fedelissima, Dilma Rousseff.

    Graziato l’ultimo condannato a morte a Cuba: 30 anni di carcere
    L'ultimo condannato a morte a Cuba non vedrà il plotone d'esecuzione. Il Tribunale supremo dell'Avana ha commutato in 30 anni di carcere la sentenza di morte comminata in primo grado a Humberto Eladio Suarez, dissidente di 40 anni, riconosciuto colpevole di “atti contro la sicurezza dello Stato” e di aver assassinato un uomo nel 1994 durante le operazioni di sbarco illegale a Cuba di un gruppo anticastrista con base in Florida, negli Usa. È quanto rivela l'organizzazione dissidente "Comitato cubano per i diritti umani e la riconciliazione" (Ccdhrn). Già il 7 dicembre scorso, due condannati alla fucilazione hanno visto la loro pena commutata in carcere: si trattava di Ernesto Cruz Leone e Otto Rene Rodriguez Llerena, entrambi salvadoregni, che furono condannati per attentati dinamitardi contro siti turistici, in uno dei quali nel settembre 1997, morì l'italiano Fabio Di Celmo. Nell'aprile 2008, il presidente Raul Castro ha commutato in carcere la pena di morte a una trentina di condannati.

    Mille persone evacuate nel nordest dell’Australia per il maltempo
    Le piogge torrenziali che da settimane di abbattono sul nordest dell'Australia hanno causato le più gravi inondazioni in 50 anni negli stati del Queensland, dove circa 1mille persone sono state evacuate, e nel Nuovo Galles del Sud. Numerose cittadine sono sommerse dalle acque e dichiarate zone di catastrofe naturale. Oltre dieci fiumi in ciascuno dei due Stati sono straripati e, secondo le previsioni, i livelli continueranno a salire nei prossimi giorni. Si calcola che i danni ammonteranno fino a un miliardo di dollari australiani (oltre 700 milioni di euro), con perdite massicce ai raccolti di cotone e semi di girasole, colpendo un settore che già soffriva gli effetti di una lunga siccità. La capitale del Queensland, Brisbane, ha registrato il dicembre più piovoso in oltre 150 anni. L'area è stata anche colpita lo scorso weekend dal ciclone Tasha, che ha portato altre forti precipitazioni. Lunghe code di veicoli si sono formate fuori dei centri isolati e la polizia arresta le persone che debbono essere tratte in salvo dopo aver guidato in aree alluvionate.

    Italia, due ordigni contro la sede della Lega Nord
    Due ordigni artigianali, probabilmente due bombe-carta, sono esplosi la scorsa notte verso le 3 davanti alla porta della sede della Lega Nord a Gemonio, in provincia di Varese. Si tratta della località del Nord Italia dove risiede il leader leghista, Umberto Bossi. L'onda d'urto degli ordigni, realizzati con polvere nera compressa, ha provocato danni al portone, mandato in frantumi i vetri delle finestre e distrutto parte degli arredi interni, ma non ha provocato feriti. Sul muro è apparsa una scritta secondo gli investigatori potrebbe portare a membri dell’area anarchica vicino ai centri sociali. L'esplosione di questa notte non è il primo attacco alla sede del Carroccio di Gemonio. Il portone della sede della Lega Nord, infatti, fu incendiato nel febbraio del 2007 e nel gennaio del 2009. Il ministro degli Interni, Roberto Maroni, appartenente alla Lega, ha commentato che, come per le altre volte, nessuno si lascerà intimidire. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 363

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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