Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 27/12/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Chiesa perseguitata in tutti i tempi, ma sempre consolata da Dio: le catechesi del Papa su San Giovanni apostolo
  • Nomina
  • Approvato lo statuto di “Nuovi Orizzonti”. Chiara Amirante: vogliamo portare la luce del Vangelo a chi vive senza amore
  • Un servitore della Chiesa in luoghi difficili: così il cardinale Bertone ai funerali del nunzio Bulaitis
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Duplice attentato in Iraq. Mons. Warduni: grande partecipazione ai riti natalizi
  • Attacchi alle chiese nelle Filippine. Il presidente Aquino: campagna terroristica
  • Senza fine il dramma di milioni di alluvionati in Pakistan
  • Comunità di Taizé: migliaia di giovani a Rotterdam per riscoprire la gioia di credere
  • Chiesa e Società

  • Indonesia: aumentate a Natale le violenze anticristiane. Appello dei vescovi
  • Nigeria: sale il bilancio delle vittime delle violenze anticristiane. Condanna dell'Onu
  • India: due atti intimidatori contro i cristiani in Orissa
  • Sudan. Nuovo appello di pace dei vescovi in vista del referendum del 9 gennaio
  • Vietnam: il governo ostacola l'azione pastorale del vescovo di Kontum
  • Russia: cresce la tensione interetnica. Appello del Patriarca Kirill contro la violenza
  • Repubblica Dominicana: in aumento i casi di colera
  • Brasile. Santuario di Aparecida: quest'anno oltre 10 milioni i visitatori
  • Terra Santa: il 2010 anno di presenze record
  • Congo: la società civile denuncia il reclutamento forzato dei giovani
  • Milano: compie due anni il Fondo del cardinale Tettamanzi per chi ha perso il lavoro
  • A Roma il 36.mo Congresso internazionale dei Pueri Cantores
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuovo allarme pacchi bomba nelle ambasciate a Roma
  • Il Papa e la Santa Sede



    Chiesa perseguitata in tutti i tempi, ma sempre consolata da Dio: le catechesi del Papa su San Giovanni apostolo

    ◊   La Chiesa subisce persecuzioni in tutti i tempi, ma è sempre protetta dalla consolazione di Dio: è quanto afferma Benedetto XVI nelle sue catechesi su San Giovanni apostolo ed evangelista, la cui festa ricorre oggi. Teologo dell’amore di Dio, Giovanni era il discepolo prediletto di Gesù, che ha seguìto, unico tra gli apostoli, fin sotto la Croce. Il Papa gli ha dedicato tre udienze generali durante l’estate del 2006. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    La Chiesa “appare indifesa, debole”, “è sempre minacciata, perseguitata”. Ma Giovanni - nelle sue visioni sull’Isola di Patmos, nell’Egeo, dove è stato deportato a causa della fede – vuole ridare fiducia ai cristiani, sbigottiti davanti a una storia che appare “indecifrabile, incomprensibile” e per “il silenzio di Dio di fronte alle persecuzioni”. Così nell’Apocalisse racconta la sua grande visione dell’Agnello che è sgozzato ma sta ritto in piedi:

    “Gesù, il Figlio di Dio, in questa terra è un Agnello indifeso, ferito, morto. E tuttavia sta dritto, sta in piedi, sta davanti al trono di Dio ed è partecipe del potere divino. Egli ha nelle sue mani la storia del mondo. E così il Veggente vuol dirci: abbiate fiducia in Gesù, non abbiate paura dei poteri contrastanti, della persecuzione! L'Agnello ferito e morto vince! Seguite l'Agnello Gesù, affidatevi a Gesù, prendete la sua strada! Anche se in questo mondo è solo un Agnello che appare debole, è Lui il vincitore”.(23 agosto 2006)

    L’annuncio della verità porta con sé le persecuzioni. Giovanni, davanti al Sinedrio che lo sta processando con Pietro, non può tacere quello che ha visto e ascoltato:

    “Proprio questa franchezza nel confessare la propria fede resta un esempio e un monito per tutti noi ad essere sempre pronti a dichiarare con decisione la nostra incrollabile adesione a Cristo, anteponendo la fede a ogni calcolo o umano interesse”. (5 luglio 2006)

    In Giovanni tutto parte dalla sua amicizia con Gesù, dal poggiare il capo sul suo petto, dal capire che Dio è amore: e non ha amato a parole, ma con i fatti perché ha pagato di persona per noi:

    “Si noti bene: non viene affermato semplicemente che ‘Dio ama’ e tanto meno che ‘l'amore è Dio!’. In altre parole: Giovanni non si limita a descrivere l'agire divino, ma procede fino alle sue radici ... Con ciò Giovanni vuol dire che il costitutivo essenziale di Dio è l’amore e quindi tutta l'attività di Dio nasce dall’amore ed è improntata all'amore: tutto ciò che Dio fa, lo fa per amore e con amore. Anche se non sempre possiamo subito capire che questo è l’amore, ma è l’amore vero”. (9 agosto 2006)

    L’uomo è chiamato a rispondere all'amore senza misura di Dio, come dice Gesù nel comandamento nuovo riportato nel Vangelo di San Giovanni: “Come io vi ho amati, così amatevi anche voi gli uni gli altri”:

    “Quelle parole di Gesù, ‘come io vi ho amati’, ci invitano e insieme ci inquietano; sono una meta cristologica che può apparire irraggiungibile, ma al tempo stesso sono uno stimolo che non ci permette di adagiarci su quanto abbiamo potuto realizzare. Non ci consente di essere contenti di come siamo, ma ci spinge a rimanere in cammino verso questa meta”. (9 agosto 2006)

    “Dio è amore”: questa rivelazione – afferma il Papa – illumina “la faccia oscura della storia”. Per questo la sofferenza non è “l’ultima parola”, ma è un “punto di passaggio verso la felicità”. Per questo possiamo dire: “Vieni, Signore Gesù”.

    inizio pagina

    Nomina

    ◊   Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Eger il rev. Ferenc Palánki, del clero della diocesi di Vác, finora direttore spirituale del Seminario Propedeutico, assegnandogli la sede titolare vescovile di Fidoloma. Il rev. Ferenc Palánki è nato l’11 marzo 1964 a Balassagyarmat. Ha completato gli studi liceali a Balassagyarmat negli anni 1978-82. Presso l’Istituto Superiore di Győr ha conseguito un diploma in telecomunicazioni (1983-87). Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso l’Istituto Superiore di Teologia di Esztergom. Ha ottenuto una licenza presso la facoltà di Diritto Canonico all’Università Cattolica Péter Pázmány di Budapest. È stato ordinato sacerdote il 18 giugno 1994 incardinandosi nella diocesi di Vác. Ha quindi ricoperto i seguenti incarichi: viceparroco di Balassagyarmat (1994-96); parroco di Dorogháza (1996-2000), parroco di Püspökszilágy (2000-2005). Attualmente è direttore spirituale nel Seminario propedeutico di Vác e difensore del vincolo presso il Tribunale diocesano.

    inizio pagina

    Approvato lo statuto di “Nuovi Orizzonti”. Chiara Amirante: vogliamo portare la luce del Vangelo a chi vive senza amore

    ◊   Il Pontificio Consiglio per i Laici ha firmato in questi giorni il decreto di approvazione "ad experimentum" dello Statuto della Comunità “Nuovi Orizzonti”. Tale atto rappresenta il riconoscimento dell'opera svolta dall’associazione di fedeli, impegnata in particolare nell’ambito del disagio giovanile. Alessandro Gisotti ha chiesto alla fondatrice di “Nuovi Orizzonti”, Chiara Amirante, di raccontare i sentimenti con i quali ha accolto la notizia dell’approvazione dello Statuto:

    R. – Lo abbiamo accolto con grande commozione e stupore, perché in qualche modo è un nuovo importante sigillo della Chiesa che ci assicura che questo carisma è un dono dello Spirito Santo, una via che il Signore ha tracciato affinché possiamo impegnarci con fervore, sempre crescente, nel santo viaggio di fare della nostra vita un grazie di amore al suo amore. Chiaramente questo tipo di riconoscimento, oltre ad essere per noi un grande regalo, in qualche modo accresce questo senso di responsabilità nel vivere questo carisma, con sempre maggiore radicalità, perché possa portare frutti abbondanti, innanzitutto nella vita di ciascuno di noi e poi – speriamo – in tutta la Chiesa. Se c’è una caratteristica dell’uomo della società dei consumi è proprio questo suo senso di tristezza, di vuoto, di solitudine. Noi sentiamo che la grande scoperta della nostra vita è proprio quella che stiamo - più che mai – contemplando in questi giorni: il Signore della creazione è venuto ad abitare in mezzo noi, è l’Emmanuel, il Dio con noi, e ci ha dato anche il segreto per la pienezza della gioia, che per noi è stata un po’ – per me personalmente e poi per tutti i membri della comunità – una folgorazione.

    D. – Qual è il cuore del messaggio che “Nuovi Orizzonti” sta annunciando ormai da 20 anni?

    R. – Non andiamo a cercare la gioia nelle vie che il mondo ci propone e che spesso sono vie di morte - e questo tutti i ragazzi che bussano alle porte di “Nuovi Orizzonti” ce lo testimoniano ampiamente - ma percorriamo quella via che Gesù Cristo ci ha mostrato, Lui che si è fatto via per noi, che è l’amore e che questa gioia del cielo, a cui siamo comunque chiamati e che rappresenta un desiderio indelebile impresso nella nostra anima, possa non solo risplendere nel nostro cuore, ma raggiungere tanti. Adesso molti sono portati a pensare a “Nuovi Orizzonti” come a tante comunità di accoglienza per i giovani nel disagio, ma io non ho mai avuto in mente di fondare comunità di recupero. Semplicemente mi sono sentita raggiunta da questa grande notizia della gioia della Resurrezione, da questa grande notizia del Vangelo, che sono convinta che se lo viviamo alla lettera può suscitare una rivoluzione silenziosa e capace di rinnovare il mondo. Ho sentito poi la responsabilità di doverla condividere con chi vedevo più nella sofferenza, andando proprio a cercare quindi quei giovani che vedevo disperati. “Nuovi Orizzonti” è nato così: da questo semplice desiderio di condividere la gioia che il Cristo Risorto ci dona con chi è più disperato. Certo, poi si sono moltiplicati i centri di accoglienza e le iniziative. Quello che anima e caratterizza quelli che sono ormai più di 120 mila Cavalieri della Luce, i giovani cioè impegnati a vivere con radicalità il Vangelo, è l’impegno a testimoniare e portare la gioia di Cristo Risorto a quanti vivono in situazioni di sofferenza.

    D. – Qual è l’augurio di Chiara Amirante per l’anno nuovo e che rivolge anche ai nostri ascoltatori?

    R. – L’augurio è di poterci far raggiungere da questa grande notizia che abbiamo celebrato proprio in questi giorni: la notizia del Signore delle galassie, del Signore della storia e della creazione che “solo” è venuto ad abitare in mezzo a noi duemila anni fa: “il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”. Lui stesso ci ha promesso: “Io sarò con voi, tutti i giorni, fino alla fine dei tempi” e tutti i giorni noi possiamo accoglierlo. Allora l’augurio è che sia sempre Natale, che sia sempre la festa del Natale proprio nell’accogliere Gesù che viene. Quindi l’augurio è proprio quello di accogliere il Signore Gesù, accogliere la sua gioia e portarla in un mondo che sempre più sta morendo per mancanza di amore: c’è bisogno di amore…(mg)

    inizio pagina

    Un servitore della Chiesa in luoghi difficili: così il cardinale Bertone ai funerali del nunzio Bulaitis

    ◊   Si sono svolte stamani nella chiesa di Santo Stefano degli Abissini, in Vaticano, le esequie dell’arcivescovo Giovanni Bulaitis, nunzio apostolico. Il rito funebre è stato presieduto dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e concelebrato, tra gli altri, dal cardinale Giovanni Battista Re e del cardinale Giovanni Coppa. Nella sua omelia, il cardinale Bertone ha affermato che in tutta la sua vita, mons. Bulaitis “ha avuto quello sguardo di amore che nasce da una profonda esperienza di comunione con Cristo”. Nato nel 1933 a Londra da genitori di origine lituana, Giovanni Bulaitis è stato ordinato sacerdote nel 1958. Nella sua lunga carriera diplomatica al servizio della Santa Sede ha prestato la propria opera presso le Rappresentanze pontificie in Corea, Cile, Panama, Kenya, Sudan, Congo, Ciad, Repubblica Centrafricana e Iran. E’ stato nunzio apostolico in Mongolia e in Albania. Mons. Bulaitis, ha sottolineato il cardinale Bertone, operò “in molti luoghi difficili per portarvi la sollecitudine della Chiesa e per elargire i santi misteri della Redenzione a popoli diversi, con vero animo sacerdotale e generosa disponibilità”.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Speranza e riconciliazione: rinnovato appello di Benedetto XVI in un Natale funestato dalla violenza soprattutto contro i cristiani.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la critica situazione in Costa d'Avorio.

    Si riaccendono i combattimenti nel Darfur.

    Il presepio di pietra: in cultura, Fabrizio Bisconti sull'infanzia del Salvatore nel sarcofago siracusano di Adelfia.

    Un giusto di nome Bartali (salvò una famiglia di ebrei nascondendola nella sua cantina): anticipazione dell'articolo di Adam Smulevich che sarà pubblicato nel numero di gennaio 2011 di "Pagine Ebraiche".

    Un'apocalisse di colori: Silvia Guidi recensisce una mostra di antichi codici all'Angelica sul tema "Visioni della fine del mondo. Beato di Liébana e i beati".

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Duplice attentato in Iraq. Mons. Warduni: grande partecipazione ai riti natalizi

    ◊   Nuova ondata di violenze in Iraq. Almeno 11 persone hanno perso la vita e altre 45 sono rimaste ferite in un duplice attentato sferrato questa mattina contro alcuni uffici governativi nel centro di Ramadi. Nuove vittime anche fra cristiani. Si tratta di una donna uccisa in seguito all'esplosione di una bomba mentre viaggiava sulla sua auto sulla strada che da Baghdad conduce a Mossul. Gli ultimi episodi di sangue interrompono una breve tregua che ha consentito ai cristiani di festeggiare il Natale grazie alle stringenti misure di sicurezza prese dal governo. Molte, tuttavia, le celebrazioni abolite a seguito dalle minacce di gruppi radicali islamici, di fronte alle quali l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, ha di nuovo espresso una forte determinazione a restare a nome di tutta la comunità. E al microfono di Marco Guerra pone l’accento proprio sul tema della sicurezza, mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei:

    R. - Manca l’efficacia della legge, manca l’efficacia del governo, manca la pace, in realtà, e manca la sicurezza. Abbiamo, quindi, bisogno di un governo forte per mettere in pratica la legge, per dare sicurezza agli iracheni: a tutti gli iracheni, non solo ai cristiani.

    D. - Dopo nove mesi di trattative, martedì scorso si è insediato il governo di Al Maliki. Lei crede nella possibilità di un cambiamento?

    R. - Se si cambia la mentalità, il cuore, gli interessi, l’atteggiamento verso l’altro, verso la riconciliazione, si potrebbe cambiare; specialmente se si obbedisce a Dio, Re della pace; specialmente se ci si guarda con amore l’uno con l’altro; specialmente se si negano o si allontanano gli interessi personali o del partito o della confessione. Speriamo che cambi qualcosa.

    D. - Com’è stato il Natale per i cristiani iracheni?

    R. - Il Natale è andato molto bene: non ce lo aspettavamo così. C’è stata tanta partecipazione da parte dei fedeli in tutte le chiese, anche dove si pensava che sarebbe successo qualcosa o che avessero paura. Ad esempio a Dora, a sud di Baghdad, in chiesa, c’erano più di 250 persone. Tanti nostri vicini di casa, i nostri amici musulmani, ci hanno augurato un buon Natale. Quindi, noi speriamo che questo spirito, questa realtà continui e si diffonda in tutto l’Iraq e in tutto il mondo.

    D. - L’alto livello di sicurezza, predisposto dal governo, ha evitato nuovi attentati. Per la vostra comunità è possibile sperare in un ritorno alla normalità?

    R. - Il governo ha fatto il suo dovere e lo ringraziamo. Certamente ci volevano la prudenza e la sicurezza, dopo che alcuni avevano parlato contro i cristiani o altri, minacciandoli. La colpa non è solo degli iracheni: chi è che vende le armi a questa gente? Chi aiuta questa gente? Tutto il mondo ci guarda, speriamo, quindi, che si muova qualcosa. Abbiamo parlato anche con il Parlamento europeo e abbiamo chiesto - supplicato - un suo aiuto, un aiuto che sia concreto. Noi speriamo che il futuro dei cristiani venga garantito dalla misericordia del Signore.

    D. - Cosa auspica per il nuovo anno?

    R. - Facciamo gli auguri a tutto il mondo per questo 2011: che sia un anno di pace. Non vogliamo nient’altro: un anno di pace. La pace, la sicurezza e il lavoro nel futuro garantirebbero ai cristiani la possibilità di non lasciare il Paese.(ap)

    inizio pagina

    Attacchi alle chiese nelle Filippine. Il presidente Aquino: campagna terroristica

    ◊   Nelle Filippine è stato identificato un sospetto per l’esplosione della bomba sul tetto di una chiesa durante la Messa di Natale, a Jolo. Nel dare la notizia il presidente filippino, Benigno Aquino, ha anche precisato che in quella zona del Paese, roccaforte dei ribelli islamici, è iniziata una “nuova campagna” di terrore. Nell’attacco sono rimaste ferite almeno 6 persone, fra cui il sacerdote che celebrava. A Jolo sono molto attivi i ribelli islamici del gruppo Abu Sayyaf, legati ad al Qaeda. Una forte condanna dell’attentato è arrivata dagli ulema del Paese che invitano tutti i musulmani a “sollevarsi contro questi gruppi che utilizzano l’islam per i loro interessi”. Debora Donnini ha intervistato padre Gianni Re, missionario del Pime nelle Filippine:

    R. – Jolo è la capitale dell’isola di Sulu, che si trova nel sud delle Filippine e dove la stragrande maggioranza della popolazione è composta da musulmani. L’attentato è avvenuto in una cappella, all’interno di una piccola parrocchia, che si trova in un campo militare. Le notizie di oggi dicono che si teme che l’attentato sia stato compiuto dalla Jemaa Islamya o da Abu Sayyaf, gruppi legati ad al Qaeda. La situazione in quella zona è sempre abbastanza critica e questo soprattutto nei confronti delle piccole comunità cristiane, che si trovano in quella zona. Le altre zone delle Filippine sono fortunatamente più tranquille, fatta eccezione per quelle zone dove c’è una forte presenza di musulmani.

    D. – Secondo lei, perché queste violenze nei confronti dei cristiani?

    R. – Si sa che questi gruppi, legati al movimento di al Qaeda, vogliono scacciare tutti i cristiani da queste zone. Recentemente erano stati rapiti alcuni insegnanti cristiani e quando sono stati rilasciati è stato detto loro: “E’ meglio che voi ve ne andiate, perché noi non vogliamo in questa zona insegnanti cristiani!”. Si tratta di questi piccoli gruppi legati ad al Qaeda. In altri posti queste violenze non sono sempre riconducibili al terrorismo di stampo islamico: a volte si tratta solamente di atti di criminalità comune, compiuto con l’unico scopo di far soldi.

    D. – Ieri, 26 dicembre, giorno in cui la Chiesa ricorda il martirio di Santo Stefano, il Papa ha rinnovato il suo appello ad abbandonare le vie dell’odio per trovare soluzioni pacifiche dei conflitti e questo ricordando proprio le violenze avvenute nei confronti dei cristiani anche nelle Filippine…

    R. – I sacerdoti e i vescovi continuano a ripetere proprio questo punto e cioè che la cosa più importante è iniziare e continuare, laddove già si è iniziato qualcosa, questo dialogo per cercare una vera riconciliazione e per raggiungere veramente la pace. E questo per il bene di tutti i filippini. (mg)

    inizio pagina

    Senza fine il dramma di milioni di alluvionati in Pakistan

    ◊   Ad oltre quattro mesi dalle devastanti alluvioni che in estate hanno colpito 14 milioni di persone in Pakistan, nel Paese la situazione resta drammatica. Secondo l’organizzazione Intersos solo il 24 per cento degli aiuti necessari è giunto a destinazione. Inoltre cresce l’instabilità: gli uffici del World Food Programme, che davano cibo a 41 mila persone alluvionate, saranno chiusi per una settimana a causa dell’attacco che ha ucciso 46 persone che attendevano le razioni il giorno di Natale nella città nord occidentale di Khar. Sulla situazione umanitaria Paolo Ondarza ha raggiunto telefonicamente Hussain Riaz Syed, capomissione Intersos in Pakistan.

    R. - Rispetto a quando siamo arrivati, ora la gente, in qualche modo, si sta riprendendo, ma lo scenario è veramente disastroso. Ci vorranno tempi lunghi e soprattutto soldi per poter far fronte alla situazione, perché in molti casi, oltre alle case che sono state trascinate via dall’acqua, sono stati portati via anche gli animali e distrutti interi appezzamenti di terreni fertili, che erano il solo modo con cui le persone potevano guadagnare qualcosa.

    D. - Stiamo parlando di famiglie contadine rimaste senza bestiame e senza terra ma con tante bocche da sfamare…

    R. - Qui ogni famiglia conta minimo 10 figli. Quindi è molto difficile andare avanti, perché per sfamare quotidianamente dieci bocche servono grandi risorse.

    D. - Va poi detto che purtroppo, in situazioni di estrema povertà, la criminalità rappresenta una pericolosa seduzione…

    R. - Dal primo giorno stiamo lanciando questo appello. Queste sono zone in cui si sono verificate già tante disgrazie ed in mezzo a tante difficoltà, molta gente è facilmente attratta dalla criminalità: evidentemente la criminalità dà loro una mano, a livello economico. Questo si deve assolutamente evitare, perché diversamente avremo sempre più gente da temere.

    D. - Contribuire economicamente è quindi indispensabile perché tutto questo non avvenga. Ma vogliamo ricordare come vengono impiegati i fondi da Intersos?

    R. - Da una parte dobbiamo costruire per questa gente almeno una camera dove vivere e al contempo dobbiamo ricostruire le scuole. Bisogna cercare di raggiungere anche quelle zone che sono lontanissime, dove le strade sono state completamente devastate, praticamente non ce ne sono più. Però per tutta questa serie di operazioni di ricostruzione occorrono non parole, ma opere concrete, perché per parlarne ci vogliono pochi secondi, ma per ricostruire una strada ci vogliono mesi. E qui, in Pakistan, dobbiamo fare milioni di case.

    D. - L’anno che sta per iniziare, il 2011, qualora - come ci auguriamo - arrivassero i fondi necessari, potrebbe vedere la realizzazione di interventi di ricostruzione significativi?

    R. - Certamente la speranza è proprio questa. Stiamo appena venendo fuori da una situazione di emergenza che ha creato questo disastro e i fondi arrivati in Pakistan non hanno ancora raggiunto il 25 per cento del fabbisogno di questo Paese. Bisogna che, in qualche maniera, si intervenga e si dia la possibilità a questa gente di continuare a guadagnare almeno il minimo per sopravvivere. (vv)

    inizio pagina

    Comunità di Taizé: migliaia di giovani a Rotterdam per riscoprire la gioia di credere

    ◊   Per la prima volta in Olanda: migliaia di giovani sono attesi domani a Rotterdam per partecipare fino al primo gennaio al 33.mo incontro europeo organizzato dalla comunità ecumenica di Taizé, iniziativa avviata nel 1978 del fondatore Frere Roger, al fine di promuovere la riconciliazione tra i popoli. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Come ogni anno arriveranno non solo dai Paesi europei ma anche da fuori il continente e lasceranno un segno indelebile nelle famiglie e nelle parrocchie, che li accoglieranno nella città natale di Erasmo. Pregheranno insieme, scambieranno esperienze ed idee, progetteranno il loro futuro. Al nostro microfono è il priore della Comunità di Taizé, fratel Aloise:

    D. - Fratel Alois, quali attese per questo nuovo incontro a Rotterdam? Sappiamo che la gioia è una delle parole chiave su cui i giovani saranno chiamati a riflettere. Il Papa stesso ha augurato ai giovani: "Dio vi conduca alle sorgenti della gioia"...

    R. - La gioia è al centro della nostra fede. E, dobbiamo riscoprire la gioia di credere in Dio, perché soltanto così saremo davvero pronti a prenderci le responsabilità per la vita, nella Chiesa, nelle società e vivere nella fiducia in Dio.

    D. - Lei consegnerà ai giovani, a Rotterdam, la sua Lettera scritta in Cile, dove si è svolto di recente il secondo Incontro internazionale dei giovani in America Latina. Quali contenuti ha messo in risalto in questa Lettera?

    R. - Ho sottolineato soprattutto questo: che i giovani possano prendersi il rischio della fede. Oggi nella società tanti di loro cercano un orientamento, ma non è facile trovarlo e soprattutto trovarne uno che duri per tutta la vita. Speriamo che molti giovani lo trovino nella fiducia in Dio.

    D. - Si dice spesso, in questi nostri tempi, che i giovani non hanno più la speranza di un avvenire migliore…

    R. - Sì. Ci sono tante situazioni difficili per i giovani. Il futuro spesso sembra chiuso, ci si chiede come possa continuare la vita, come trovare un futuro per loro e per la società. Ma della fede in Cristo possiamo essere sicuri, perché Cristo apre un cammino di comunione. Penso che l’esperienza della comunione della Chiesa, come anche della comunione internazionale - Cristo che riunisce tutti i popoli e tutti i continenti in questo nostro incontro - possa dare coraggio ai giovani di oggi.

    D. - Quali emozioni riporta dall’incontrare quei tanti giovani provenienti da vari Paesi e da molte realtà così diverse tra loro?

    R. - L'emozione di vedere che hanno sete di trovare un senso per l’esistenza. (vv)

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Indonesia: aumentate a Natale le violenze anticristiane. Appello dei vescovi

    ◊   “Uno Stato senza potere, incapace di affrontare il problema”: è questo il grido disperato di mons. Martinus Dogma Situmorang, presidente della Conferenza episcopale indonesiana e vescovo di Padang, che si è levato in seguito al recente incremento delle violenze anticristiane nel Paese. Non è la prima volta che i vescovi dell’Indonesia, Paese con 234 milioni di abitanti, il 90% dei quali è di religione islamica, ma dove vive una comunità cristiana molto attiva, fanno appello alle autorità a causa del grave pericolo per la convivenza sociale che costituiscono le azioni violente di gruppi di estremisti islamici come l’Islamic defender front (Fpi), l’Islamic reform movemente (Garis) e l’Islamic people’s forum (Fui). Sebbene l'influenza di tali gruppi sia molto cresciuta negli anni, infatti, la Costituzione indonesiana prevede che nessuna autorità abbia il diritto di vietare a qualunque comunità religiosa di praticare la propria fede. “Noi siamo orgogliosi di appartenere a una società multiculturale – sono le parole del presule riportate dall'agenzia AsiaNews – dove lo spirito d’intolleranza tra seguaci di fedi diverse sia ridotto”. Con l’avvicinarsi delle festività natalizie in particolare, nei giorni scorsi si sono registrati nuovi episodi di violenza: a Rancaekek, nella reggenza di Bandung, provincia di Java occidentale, decine di seguaci del Fpi hanno occupato due abitazioni utilizzate dai cristiani della zona come luoghi di culto. A Parung, nella reggenza di Bogor, dove i cattolici sono circa tremila, le autorità locali hanno proibito le celebrazioni del Natale nella parrocchia di San Giovanni battista, giustificando la propria decisione con l'assenza dell'autorizzazione per costruire un edificio religioso, cosa che impedirebbe alla parrocchia la celebrazione di qualsiasi rito sul proprio territorio. I fedeli, quindi, si sono adoperati per partecipare a una Messa officiata all'aperto nel parcheggio di una scuola. In tutto il Paese, inoltre, a Natale le chiese sono state presidiate da vicino da migliaia di poliziotti. La più alta autorità religiosa dell’Indonesia, il Consiglio degli Ulema, infine, aveva definito nei giorni precedenti al Natale “eccessive e provocanti” per la popolazione musulmana le decorazioni natalizie cristiane nei luoghi pubblici. (A cura di Roberta Barbi)

    inizio pagina

    Nigeria: sale il bilancio delle vittime delle violenze anticristiane. Condanna dell'Onu

    ◊   Una strenua condanna all’incremento delle violenze anticristiane registratesi in questi ultimi giorni in Nigeria è arrivata dal Segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki-moon, attraverso un portavoce del Palazzo di Vetro. Il segretario ha espresso riprovazione in particolare per “i deplorevoli atti di violenza posti in essere in un momento in cui milioni di nigeriani celebrano feste religiose” e ha assicurato di sostenere “gli sforzi delle autorità nigeriane per assicurare i responsabili alla giustizia”. Intanto è salito a 41 il bilancio delle vittime del Natale di sangue in Nigeria, che è iniziato con una serie di esplosioni la sera della vigilia nella città di Jos, che segna un ipotetico confine tra il nord del Paese, a maggioranza musulmana, e il sud cristiano. In queste ore le strade della città sono pattugliate dalla polizia e il presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, ha assicurato alla popolazione che “il governo andrà alla radice di questo problema”, ha manifestato la necessità di “rimuovere le cause che l’hanno provocato” e ha promesso di portare di fronte alla giustizia i responsabili di queste violenze. (R.B.)

    inizio pagina

    India: due atti intimidatori contro i cristiani in Orissa

    ◊   Il Natale è trascorso in maniera relativamente tranquilla nello Stato indiano dell’Orissa, teatro dei sanguinosi pogrom anticristiani tra il 2007 e il 2008. Nonostante ciò, nel distretto di Kandhamal, il reverendo Suranjan Nayak ha subito un grave atto intimidatorio: secondo alcune testimonianze raccolte dall'agenzia AsiaNews, un gruppo di fondamentalisti indù si è recato all’ospedale dove lavora la moglie del pastore e ha tentato di dare alle fiamme la porta del suo ufficio. Non riuscendoci, gli estremisti sono andati a casa della coppia e hanno appiccato il fuoco alla loro auto. I sospetti si concentrano sui radicali del gruppo Kui Samaj Samanova Samiti, in quanto il loro leader recentemente ha avuto uno scontro verbale con il sacerdote che lo aveva accusato di attaccare cristiani pacifici e “colpevoli” di voler solo professare la propria fede, chiedendo, al tempo stesso, alle autorità di prendere provvedimenti. Sempre in Orissa, nei giorni scorsi è stato diffuso un biglietto di auguri con un ritratto blasfemo di Gesù Cristo che ha suscitato reazioni di protesta nella comunità cristiana di Nabrangpur. Il biglietto era stato fatto circolare da un politico locale, Manohar Randhari, che pare abbia chiesto scusa per il gesto. (R.B.)

    inizio pagina

    Sudan. Nuovo appello di pace dei vescovi in vista del referendum del 9 gennaio

    ◊   Si moltiplicano gli appelli alla pace della Chiesa in Sudan: dopo quello dell’arcivescovo di Saint Andrews ed Edinburgh, cardinale Keith Michael Patrick O’Brien, che ha chiesto un intervento internazionale e dell’Onu in particolare per arginare la “violenza diffusa”, anche i vescovi del Sudan si sono rivolti al governo britannico. Una delle paure principali è che si riacuiscano le violenze in vista del referendum in programma il 9 gennaio, in cui verrà sancita l’indipendenza della regione del sud, ma anche che questo non venga condotto “in conformità agli standard riconosciuti a livello internazionale”. A preoccupare, dopo gli scontri degli ultimi giorni in Darfur in cui hanno perso la vita una quarantina di persone, è soprattutto l’azione dei guerriglieri affiliati al Lord’s Resistance Army, che vuole ostacolare il processo di democratizzazione, e che potrebbero dar vita ad attacchi. Il vescovo di Rumbek, Cesare Mazzolari, ha condiviso con L’Osservatore Romano i suoi timori per la situazione dei rifugiati e per i continui spostamenti della popolazione dal nord verso il sud del Paese, dove nelle prossime settimane si attendono dalle 300 alle 500mila persone, mentre già 600 sono ospitate nella sola diocesi di Rumbek. Il presule sottolinea il forte impegno della comunità cattolica che lavora a stretto contatto con le organizzazioni umanitarie, ma al tempo stesso mette in luce l’estremo bisogno di strutture di accoglienza e di aiuti per far fronte alle necessità basilari: “La collaborazione tra Chiesa e Ong è totale – ha detto – il World Food Programme assicura i soccorsi essenziali in campo nutrizionale”. L’episcopato, infine, ha avviato l’iniziativa “101 giorni di preghiera per la riconciliazione in Sudan” che si concluderà il primo gennaio 2011 in coincidenza con la Giornata mondiale della Pace. (R.B.)

    inizio pagina

    Vietnam: il governo ostacola l'azione pastorale del vescovo di Kontum

    ◊   A Kontum, una delle diocesi più vaste del Vietnam, si registra un’eccezionale ondata di conversioni al cattolicesimo: oltre 50mila solo negli ultimi due anni, anche grazie alla continua attività pastorale del vescovo mons. Michael Duc Oanh, che dal 2003 - anno del suo insediamento - viaggia in lungo e in largo per il Paese e conosce molte lingue e dialetti delle etnie montagnard locali. Ciò, riferisce l'agenzia AsiaNews, non piace al governo vietnamita che cerca di contrastare in ogni modo il lavoro pastorale del vescovo: la mattina del Natale appena passato, ad esempio, gli è stato impedito con la forza di celebrare Messa nel villaggio di Son Lang, nella contea di K’Bang, e la polizia ha tentato di sequestrare la patente del suo autista per impedirne i continui spostamenti. Nella sua lettera pastorale datata 22 dicembre, mons. Oanh aveva scritto ai fedeli di essersi confrontato con le autorità, le quali gli avevano assicurato di poter svolgere il suo lavoro senza ostacoli. (R.B.)

    inizio pagina

    Russia: cresce la tensione interetnica. Appello del Patriarca Kirill contro la violenza

    ◊   “I fedeli ortodossi devono farsi pionieri del superamento delle tensioni interetniche”. Così il Patriarca di Mosca Kirill è sceso in campo sulla questione della xenofobia, un fenomeno purtroppo cresciuto molto ultimamente in Russia, soprattutto nei confronti delle popolazioni caucasiche che esasperate, l’11 dicembre scorso, ricorda l’agenzia AsiaNews, hanno condotto una vera e propria guerriglia urbana al centro della Capitale. La questione, preoccupante per il Cremlino che cerca di tenere a bada tali derive xenofobe, è comunque al centro anche dell’agenda religiosa della Chiesa ortodossa. “Siamo chiamati a essere esempio di benevolenza cristiana verso tutti coloro che hanno bisogno del nostro aiuto, cura e compassione senza eccezioni – ha aggiunto il Patriarca di Mosca – l’idea della superiorità nazionale è aliena all’ortodossia, come pure l’ostilità nei confronti di rappresentanti di altre religioni”. Il Patriarca Kirill ha poi condannato l’inasprimento delle regole stabilite per porre un freno all’immigrazione: “In questo modo le questioni più dolorose rimangono senza risposta e generano nuovi problemi”, ha detto. Una risposta, però, è già arrivata dalla società civile: ieri intellettuali, artisti e gente comune hanno dato vita a una manifestazione pubblica dall’emblematico titolo “Mosca per tutti”, nella centralissima piazza Pushkin. (R.B.)

    inizio pagina

    Repubblica Dominicana: in aumento i casi di colera

    ◊   Sale a 105 il numero dei casi di colera nella Repubblica Dominicana, dove la malattia è arrivata dalla confinante Haiti in cui è in corso una violenta epidemia che ha già ucciso 2500 persone. Tra il 24 e il 25 dicembre, ha detto ufficialmente il ministro della Salute, Bautista Rojas Gomez, si sono verificati altri 23 contagi, nessuno, finora, fortunatamente, mortale. Tuttavia l’esponente del governo ha ammesso che sono in corso indagini sul decesso sospetto di un contadino trovato morto in casa il 23 dicembre scorso e sul cui corpo è stata disposta l’autopsia per accertare le cause della morte. Nel frattempo il governo ha anche rafforzato le misure di contenimento del contagio, soprattutto con il divieto dell’utilizzo delle acque del fiume Artibonite, ritenuto il principale veicolo di diffusione del vibrione. (R.B.)

    inizio pagina

    Brasile. Santuario di Aparecida: quest'anno oltre 10 milioni i visitatori

    ◊   Boom di presenze nel 2010 per il santuario nazionale di Aparecida, in Brasile, che si conferma il luogo Santo del Paese più caro alla popolazione. La cifra record, pari a 10,3 milioni di pellegrini, è stata celebrata domenica 19 dicembre, riferisce l'agenzia Zenit, con una consacrazione a Nostra Signora di Aparecida e con uno spettacolo pirotecnico. “Nel nostro Paese nessun altro luogo riceve tanta gente”, è stato il commento soddisfatto del rettore, padre Darci Nicioli, mentre l’amministratore, padre Luiz Cláudio, ha tenuto a mettere in evidenza il lavoro svolto dai 1.200 collaboratori della struttura che ha all’attivo molti progetti nel campo della comunicazione, come Radio e Tv Aparecida, la rivista e il portale web A12.com. Inoltre - ha sottolineato il prefetto della chiesa del santuario padre Rodrigo Arnoso - Aparecida accoglie grandi pellegrinaggi in Basilica grazie a oltre mille volontari. (R.B.)

    inizio pagina

    Terra Santa: il 2010 anno di presenze record

    ◊   Numero di turisti record, quest’anno, in Terra Santa: oltre tre milioni di persone nel 2010 hanno visitato Israele e i Luoghi Santi delle tre religioni monoteiste. Ad affermarlo è il Patriarcato latino di Gerusalemme dalle pagine del suo sito web, citato dall’agenzia Zenit. Per il periodo natalizio in particolare, gli alberghi e gli ostelli di Betlemme hanno registrato il tutto esaurito con circa 90mila ospiti, superando addirittura le presenze del 2000, l’anno del Giubileo e in cui avvenne la visita di Giovanni Paolo II. La maggior parte dei turisti sono cristiani (circa il 54%), in prevalenza statunitensi, seguiti da russi, francesi, britannici, tedeschi e italiani. Il luogo più visitato, invece, risulta essere il Muro del Pianto, dove si reca il 74% dei visitatori seguito dal quartiere ebraico di Gerusalemme (66%), dalla Basilica del Santo Sepolcro (53%) e dalla Via Dolorosa (51%). (R.B.)

    inizio pagina

    Congo: la società civile denuncia il reclutamento forzato dei giovani

    ◊   Sono almeno un migliaio i giovani forzatamente reclutati dallo scorso settembre da vari gruppi armati attivi nell’est del Paese. Lo riferisce l’Organizzazione non governativa americana ‘Human rights watch’ (Hrw) sulla base di testimonianze raccolte nell’area. Secondo la ricerca tra le persone ‘reclutate’ ci sono almeno 261 minori catturati e costretti a seguire un ciclo di addestramento per l’uso di armi. “Gruppi armati in questa zona del Paese stanno radunando giovani dalle scuole, dalle abitazioni e dai campi per costringerli a combattere” ha detto Anneke Van Woudenberg, ricercatrice di Hrw. “Il governo congolese – ha aggiunto – dovrebbe urgentemente intervenire e processare i colpevoli”. Fonti locali riferiscono all'agenzia Misna come il fenomeno sia ricorrente e stia alla base della grande volatilità della regione, ricchissima di risorse naturali che diventano obiettivo di gruppi armati anche extra-congolesi. (R.P.)

    inizio pagina

    Milano: compie due anni il Fondo del cardinale Tettamanzi per chi ha perso il lavoro

    ◊   Ha compiuto due anni il Fondo Famiglia Lavoro, iniziativa di solidarieta' per chi ha perso il lavoro lanciata dall'Arcivescovo di Milano cardinale Dionigi Tettamanzi nel Natale 2008. Oltre 10 milioni di euro raccolti, 4667 famiglie aiutate: questi i numeri principali del Fondo. Un contributo e' arrivato dall'iniziativa ''I presepi del cardinale per chi ha perso il lavoro'' che si e' chiusa il giorno di Natale. Con i presepi che il cardinale Tettamanzi ha messo a disposizione, sono stati raccolti 40 mila euro che andranno ad incrementare la raccolta del Fondo. Tra le tante testimonianze delle persone, significativa quella giunta al cardinale Tettamanzi da una mamma: ''Grazie dal profondo del mio cuore! Mi ha regalato un bellissimo Natale... Il lavoro scarseggia ancora e la preoccupazione su come affrontare i prossimi mesi e' molto forte. Il vostro e' un aiuto prezioso'', si legge nella lettera. Il cardinale Tettamanzi nell'omelia della Messa di mezzanotte di Natale di quest'anno ha chiesto di continuare a sostenere il ''Fondo'' visto il perdurare della crisi: ''Il Fondo Famiglia Lavoro - ha detto Tettamanzi - ha visto una grande generosita' nei contributi, la pronta e operosa disponibilita' di moltissimi volontari, la risposta rispettosa e concreta alle esigenze di un numero elevato di famiglie, l'opera educativa ad uno stile di vita piu' sobrio e proprio per questo piu' capace di solidarieta'. Il persistere della crisi economica ed occupazionale ci chiede di continuare l'opera del Fondo Famiglia Lavoro. Aiutare chi e' in difficolta' per la perdita del lavoro non e' solo una questione economica: e' anzitutto una questione di dignita' umana, di solidarieta', di futuro''. Per invitare ciascuno ad attivarsi e fare la propria parte per sostenere chi e' in difficolta' sui muri di Milano e delle principali citta' della diocesi campeggiano da alcuni giorni 75 maxi poster pubblicitari 6x3 metri di sensibilizzazione con lo slogan ''Non aspettiamo Babbo Natale''. Tutte le informazioni per effettuare la propria donazione al Fondo sono sul sito www.fondofamiglialavoro.it.

    inizio pagina

    A Roma il 36.mo Congresso internazionale dei Pueri Cantores

    ◊   Si apre domani a Roma il 36.mo Congresso della Federazione internazionale dei Pueri Cantores, con il motto “Deus caritas est”. Il richiamo all’enciclica di Benedetto XVI pone in rilievo la finalità primaria dell’organismo, quella di recare nel mondo il messaggio dell’amore di Dio e un annuncio gioioso di pace attraverso il canto e la testimonianza di tutti i suoi membri. A riunirsi da domani e fino al 1° gennaio nelle basiliche e chiese romane, è un’istituzione che affonda le radici nella tradizione liturgica della Chiesa di solennizzare le celebrazioni con il canto di piccoli e grandi, come aspetto rilevante nel servizio divino, una tradizione disciplinata nel VI secolo dal Papa San Gregorio Magno, musicologo e riformatore del canto liturgico; allo stesso pontefice si deve il riordino della “Schola cantorum” e la presenza dei “Pueri cantores” nelle liturgie. In Francia, negli ultimi anni del secondo conflitto mondiale, venne istituita per iniziativa del cardinale Emmanuel Suhard la Federazione internazionale dei Pueri Cantores, che diede il suo primo concerto l’11 novembre 1944 nella chiesa parigina di Saint-Eustache sotto la direzione del padre Fernand Maillet. Riconosciuta ufficialmente come movimento ecclesiale nel 1965, la Federazione è sottoposta dal 1996 all’autorità del Pontificio Consiglio per i Laici. I cambiamenti apportati agli Statuti della Federazione dopo il Vaticano II consentirono l’ammissione di cori femminili, che andarono ad aggiungersi a quelli di bambini e di ragazzi. Nell’attualità l’organismo internazionale è composto da alcune centinaia di formazioni, il cui compito prioritario è l’animazione liturgica e la testimonianza dei valori cristiani nella vita personale, alla scuola del Patrono, san Domenico Savio (1842-1857), il primo santo salesiano. La Federazione Internazionale è attualmente integrata da 24 realtà nazionali affiliate, mentre altre sei sono di prossima costituzione e singoli cori operano in altri dieci Paesi, con un totale di circa 900 cori e 25mila coristi, dai 7 ai 17 anni o ai 20, nel caso di cori giovanili. E' presieduta da mons. Robert Tyrała, direttore dell’Istituto di Musica Sacra presso la Pontificia università Giovanni Paolo II di Cracovia. A Roma saranno presenti un centinaio di cori – con 3000 “voci” e 1.300 accompagnatori – provenienti da 14 Nazioni. Il 36.mo Congresso Internazionale della Federazione si apre domani alle 16.30 nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, sotto la presidenza del cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Nel corso della cerimonia verrà consegnata ufficialmente alla Federazione una reliquia di San Domenico Savio, offerta dalla Congregazione Salesiana. Il programma del Congresso prevede, come eventi principali, l’Udienza di Benedetto XVI nell’Aula Paolo VI, giovedì 30 dicembre alle 11.00 e la partecipazione alla Cappella Papale in San Pietro il 1° gennaio 2011, Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio e XVIV Giornata Mondiale della Pace. Si terranno inoltre liturgie delle Federazioni nazionali in varie chiese della Capitale, il concerto di gala “Deus caritas est. Venite adoremus” in Santa Maria Maggiore (mercoledì 29, ore 20.30), concerti natalizi nelle parrocchie e un momento di Adorazione Eucaristica e di preghiera per la pace nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva (31 dicembre, ore 14.00). Nel pomeriggio del 1° gennaio, a conclusione del loro incontro romano, i Pueri Cantores animeranno un concerto per l’inaugurazione del centenario del Pontificio Istituto di Musica Sacra. (A cura di Marina Vitalini)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Nuovo allarme pacchi bomba nelle ambasciate a Roma

    ◊   Nuovi momenti di tensione sono stati vissuti oggi a Roma, per una serie di pacchi sospetti recapitati davanti alle ambasciate di Grecia, Venezuela e Danimarca. Nel caso della sede diplomatica ellenica si è trattato di un vero ordigno e gli artificieri dei carabinieri lo hanno disinnescato. Per gli altri è stato solo un falso allarme. Al momento non risulta nessuna rivendicazione, ma la Procura della Repubblica ha deciso di aprire un unico fascicolo di indagine per gli ordigni recapitati la scorsa settimana alle ambasciate di Svizzera e Cile e per quello giunto oggi alla delegazione della Grecia. Gli investigatori ritengono che questi pacchi spediti dall'Italia abbiano un'unica matrice cioè quella del Fai, la Federazione anarchica informale, che ha già rivendicato nei giorni scorsi i primi ordigni.

    Costa d’Avorio
    Sempre più difficile la situazione in Costa d’Avorio. Ieri in un’intervista, il presidente uscente Gbagbo ha parlato di complotto ordito da Francia e Stati Uniti per destituirlo dopo le elezioni del 28 novembre scorso, anche attraverso un intervento militare. Gbagbo ha ribadito che non intende riconoscere la vittoria dello sfidante Ouattara, sostenuto dalla comunità internazionale. Quest’ultimo per oggi ha invocato lo sciopero generale che dovrà andare avanti fino a che Gbagbo non lascerà il potere.

    Russia
    In Russia, a Mosca i giudici hanno cominciato la lettura della sentenza nei confronti di Mikhail Khodorkovsky. L’ex fondatore della compagnia petrolifera Yukos, in carcere dal 2003, è stato dichiarato colpevole di frode. Ci riferisce Giuseppe D’Amato:

    E’ andata esattamente come numerosi specialisti - e gli imputati stessi - prevedevano: Mikhail Khodorkovsky e Platon Lebedev sono stati dichiarati colpevoli di frode contro lo Stato. Gli avvocati della difesa hanno già annunciato che faranno ricorso in appello. Alle 10 ora locale il giudice Viktor Danilkin ha iniziato a leggere per intero le motivazioni della sentenza. A quanti anni sono stati condannati i capi della compagni petrolifera Yukos, lo si saprà soltanto alla fine. La procura aveva chiesto per loro 14 anni; bisognerà vedere se sono state considerate delle attenuanti. Khodorkovsky e Lebedev sono stati condannati una prima volta nel 2005 ad otto anni di progione. Nel giro di pochi mesi avrebbero potuto ottenere la libertà condizionata quando, all’improvviso, sono giunte le nuove accuse e questo processo. I due imputati sono tranquilli, racconta l’agenzia Ria Novosti. Fuori dal tribunale si sono radunate circa 200 persone, con striscioni inneggianti a Khodorkovsky. Da più parti si segnala l’aspetto politico di questo procedimento giudiziario.

    Maltempo
    Notevoli i disagi per il maltempo negli Stati Uniti. Per oggi è atteso mezzo metro di neve soprattutto nelle grandi città del nord-est. Migliaia i voli cancellati dagli scali di New York, Philadelphia e Boston, con milioni di passeggeri rimasti a terra. Stato d'emergenza in Virginia, Maryland e Massachusetts, dove ci sono stati blackout a catena. In Europa i disagi più consistenti a Mosca, dove si registrano 1300 feriti causati dal freddo che ha ghiacciato le strade. E le basse temperature hanno ucciso otto persone durante le Feste di Natale in Polonia, facendo salire a 127 il bilancio dei morti a causa del maltempo da novembre.

    Operazioni anti-terrorismo in Gran Bretagna e Olanda
    Con l’accusa di aver tentato di pianificare attentati in Gran Bretagna, 9 persone sono state arrestate nell’ambito di una vasta operazione anti-terrorismo. I fermi sono avvenuti una settimana fa in diverse città del Regno Unito. Oggi i 9 compariranno davanti ad un giudice londinese. Sempre per terrorismo sono stati arrestati due giorni fa a Rotterdam, in Olanda, 12 somali. Cinque di loro sono stati rilasciati ieri per insufficienza di prove.

    Medio Oriente
    Gravi affermazioni sul processo di pace con i palestinesi sono state pronunciate ieri dal ministro degli Esteri israeliano, l’esponente dell’ultradestra Avigdor Lieberman. Il ministro ha pure annunciato che lo Stato ebraico non presenterà scuse alla Turchia, dopo il raid compiuto in maggio contro una flottiglia di aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza, nel quale nove pacifisti turchi persero la vita.

    Emergenza rifiuti in Campania
    "E’ necessario che lo Stato recuperi il territorio" così, sull'emergenza rifiuti e la presenza della camorra, don Francesco Minervino parroco di Maria Santissima Assunta in Cielo a Napoli e decano di 14 realtà parrocchiali sul territorio. In città secondo una prima stima restano ancora circa 1500 tonnellate di spazzatura. Nella notte 150 teppisti con il volto coperto hanno assaltato 9 autocompattatori danneggiandone 5. E' stato comunque possibile lo sversamento di oltre 850 tonnellate di rifiuti nella discarica di Chiaiano. Massimiliano Menichetti ha parlato della situazione nel capoluogo partenopeo con lo stesso don Francesco:

    R. - Le strade sono piene di spazzatura. Questo Natale lo viviamo proprio nell’esperienza di quest’emergenza, che è poi il segno delle tante emergenze che vive questa nostra città.

    D. - Sul fronte delle responsabilità il problema dei rifiuti a Napoli è annoso. Molti accusano gli stessi napoletani, altri parlano di responsabilità delle istituzioni…

    R. - La responsabilità, certamente, è di ogni cittadino nei confronti del cosiddetto “bene comune”. Napoli però, secondo me, è una di quelle città esemplari per la mancanza di regole. Uno Stato democratico, una realtà istituzionale deve far garantire queste regole. Penso che Napoli, oggi, diventi anche l’emblema del nostro Paese: ognuno, in qualche modo, non si assume le proprie responsabilità. Napoli ha bisogno di essere corretta in determinati atteggiamenti. Certamente si tratta di un problema culturale, ma abbiamo bisogno anche di chi sappia dire: “Questo non dev’essere accettato”. La disaffezione dell’impegno civile, sociale e politico nella nostra città è anche una delle vittorie delle organizzazioni malavitose.

    D. - Parliamo del problema rifiuti ma in realtà quello della camorra è molto più ampio. Secondo lei come si spezza questa realtà, che si riflette anche nei rifiuti?

    R. - Si spezza quando lo Stato riprende il possesso di questi territori. La presenza dello Stato in questi luoghi non sarà mai attraverso le caserme, i presidi, i militari, ma è attraverso lo Stato stesso che vive nelle sue realtà: l’istruzione garantita a tutti - quindi la scuola pubblica che funziona -, il lavoro e la garanzia di un lavoro che sia protetto, cercando di smantellare anche certe forme clientelari che esistono ancora oggi.

    D. - La Chiesa cosa sta facendo, come siete impegnati sul territorio?

    R. - Noi siamo chiamati prima di tutto, come Chiesa, a mantenere forte la speranza. Dove c’è la frammentazione, dove ci sono le contrapposizioni e le divisioni vince il male, vince questa realtà di confusione. Questa è la sua forza in questi territori: la Chiesa vissuta nelle realtà di parrocchie recupera lo spirito comunitario. Non è facile in una realtà come Napoli, soprattutto in determinati quartieri, delineare chiaramente ciò che è lecito e ciò che è illecito, ciò che è per il bene e ciò che è per il male. Noi siamo chiamati a farlo già, con il nostro impegno pastorale, proprio per dire: “Questo va messo da questa parte e questo dall’altra”.

    D. - Don Francesco, dunque qual è l’augurio per questa città, che vive ancora una volta situazioni difficili, in questo Natale 2010?

    R. - L’augurio è che Napoli possa realmente recuperare la forza del bene. Il Signore viene nella nostra storia, proprio in una storia segnata, da periferia, da esclusi ed in questa storia di piccoli, Lui diventa il “Principe della pace”. Recuperare questa presenza: solo allora ci sarà veramente la pace, anche per questa città. (vv)

    Wikileaks
    Nuove rivelazioni di Wikileaks su Siria e Italia. Gli Stati Uniti sapevano del raid israeliano, nel 2007, contro un presunto impianto nucleare nel Paese siriano ma lo rivelarono solo 7 mesi più tardi per limitare il pericolo di un conflitto. Sarebbero stati più di 400 i combattenti giunti a Nassirya, in Iraq, dopo l’attentato contro gli italiani. Intanto ieri Assange ha annunciato un accordo di un milione e mezzo di dollari per scrivere la sua autobiografia. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 361

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina