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Sommario del 24/12/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il bimbo nato a Betlemme è il Salvatore di tutti perché ha distrutto la morte: così il Papa ai microfoni della Bbc
  • Natale: Messa della Notte nella Basilica Vaticana. Domani messaggio natalizio e benedizione Urbi et Orbi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La piccola comunità cristiana di Gaza celebra il Natale nell'isolamento e nella povertà
  • Natale in Iraq: niente celebrazioni nella notte a causa di minacce e violenze
  • Natale in Russia: si estende la tradizione del presepe anche tra gli ortodossi
  • Manifestazione a Roma in favore della liberazione di Asia Bibi
  • Rivendicati dagli anarchici gli attacchi contro le ambasciate di Cile e Svizzera a Roma
  • Comunità di Sant'Egidio: tradizionale pranzo di Natale con i poveri nella Basilica di Santa Maria in Trastevere
  • Chiesa e Società

  • Cuba: liberati altri due prigionieri politici
  • Sri Lanka. Condizioni drammatiche per i cattolici sfollati nel nord
  • Un appello di laici e leader religiosi per i cristiani iracheni
  • Indonesia: si acuisce la piaga della malnutrizione nell'Est del Paese
  • Ecuador: piano per oltre 50mila sfollati colombiani
  • Carità del Papa: iniziativa di solidarietà di Cor Unum
  • La Fuci propone per i giovani giornate di preghiera e riflessione
  • Turku, in Finlandia, e Tallinn, in Estonia, capitali europee della cultura 2011
  • 24 Ore nel Mondo

  • Dopo gli Usa anche la Russia ratifica il Trattato Start
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il bimbo nato a Betlemme è il Salvatore di tutti perché ha distrutto la morte: così il Papa ai microfoni della Bbc

    ◊   “Il bimbo nato a Betlemme” è “il Salvatore di tutti” perché ha distrutto la morte per sempre: è quanto ha detto il Papa stamani, attraverso i microfoni della Bbc, in uno speciale Messaggio natalizio rivolto alle popolazioni della Gran Bretagna. Una breve riflessione, registrata da Benedetto XVI mercoledì scorso in Vaticano, per la storica trasmissione dell’emittente britannica “Un pensiero al giorno”, in una ideale prosecuzione del viaggio apostolico compiuto in settembre. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Il Papa rivolge il suo affettuoso saluto nell’attesa di celebrare con gioia la nascita di Cristo. Ricorda quando il popolo scelto da Dio, i figli di Israele, aspettavano il Messia che Dio aveva promesso di inviare, descrivendolo “come un grande leader che li avrebbe riscattati dal dominio straniero e avrebbe restaurato la loro libertà”:

    “God is always faithful to his promises…
    “Dio è sempre fedele alle sue promesse – ha affermato Benedetto XVI - ma spesso ci sorprende nel modo di compierle. Il bimbo nato a Betlemme ha portato sì la liberazione, ma non solo per le persone di quel tempo e di quel luogo – egli sarebbe stato il Salvatore di tutti, in ogni luogo del mondo e in ogni tempo della storia. E la liberazione che egli ha portato non era politica, attuata con mezzi militari: al contrario, Cristo ha distrutto la morte per sempre e rinnovato la vita per mezzo della sua morte obbrobriosa sulla croce”.

    “And while he was born in poverty and obscurity…
    “E benché sia nato nella povertà e nel nascondimento, lontano dai centri del potere terreno - ha proseguito - egli era lo stesso Figlio di Dio. Per amore nostro egli ha preso su di sé la nostra condizione umana, la nostra fragilità, la nostra vulnerabilità, e ha aperto per noi la via che porta alla pienezza della vita, alla partecipazione alla vita stessa di Dio”.

    "As we ponder this great mystery in our hearts…
    “Mentre meditiamo nei nostri cuori su questo grande mistero in questo Natale – ha aggiunto Benedetto XVI - ringraziamo Dio per la sua bontà verso di noi, e annunciamo con gioia a chi è intorno a noi la buona notizia che Dio ci offre la libertà da tutto ciò che ci opprime: ci dona speranza, ci porta vita”.

    Infine, il Papa innalza la sua preghiera per le famiglie, i malati, “per tutti coloro che soffrono per qualsiasi difficoltà in questo tempo”. Prega “specialmente per gli anziani e coloro che si avvicinano alla fine dei loro giorni”, chiedendo a “Cristo, luce delle nazioni, di allontanare ogni oscurità” dalla vita di ognuno donando “la grazia di un Natale di pace e di gioia”.

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    Natale: Messa della Notte nella Basilica Vaticana. Domani messaggio natalizio e benedizione Urbi et Orbi

    ◊   Benedetto XVI presiederà, stasera alle 22, nella Basilica Vaticana la celebrazione della Santa Messa della Notte nella Solennità del Natale del Signore. Prima della Messa, alle ore 18, il Papa accenderà il lume della pace, posto sul davanzale del suo studio privato e benedirà il presepe in Piazza San Pietro, inaugurato poco prima. Domani, alle 12, dalla Loggia Centrale della Basilica di San Pietro, il Papa rivolgerà il tradizionale Messaggio natalizio e impartirà la Benedizione Urbi et Orbi. Un evento che sarà seguito in mondovisione. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Un’antichissima tradizione che si rinnova dalle origini della Chiesa: stanotte, uniti spiritualmente al Santo Padre, i cristiani di tutto il mondo celebreranno il mistero della Nascita del Signore. E’ il mistero della Luce che brilla nelle tenebre, della Parola fatta carne, del Pane disceso dal cielo. Uno dei momenti più suggestivi della celebrazione nella Basilica Vaticana sarà lo svelamento di un’immagine di Gesù Bambino. Le intenzioni di preghiera dei fedeli, si legge nel libretto liturgico, saranno rivolte in polacco, francese, filippino, portoghese e tedesco a simboleggiare l’universalità della Chiesa.

    Si pregherà perché la dignità della persona umana venga rispettata “dal concepimento fino alla morte naturale”. Una preghiera particolare verrà inoltre dedicata a quanti hanno responsabilità politiche affinché operino con coraggio a “favore di una pacifica convivenza tra i popoli”. La veglia, informa il cerimoniere pontificio mons. Guido Marini, si concluderà con il canto della “Kalenda”, l’annuncio del Natale che si legge alla data del 25 dicembre, e che si presenta come “una splendida ricapitolazione dell’attesa universale del giorno ormai giunto, del compimento dell’Avvento del Signore”.

    Grande attesa anche per il Messaggio natalizio di domani, il sesto di Benedetto XVI che verrà rivolto in 65 lingue e a cui seguirà la Benedizione “Urbi et Orbi”. Alla benedizione, particolarmente solenne, è legata l’indulgenza plenaria. Domenica 26 dicembre, Benedetto XVI, dopo l’Angelus, parteciperà - nell’Atrio dell’Aula Paolo VI - ad un pranzo da lui offerto alle persone assistite dalle diverse comunità delle Missionarie della Carità fondate da Madre Teresa, in occasione del centenario della sua nascita. Tra i commensali, circa 517, 251 ospiti dei vari Centri di Accoglienza, insieme a religiose e religiosi della grande Famiglia fondata dalla “Madre dei poveri”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’asinello prediletto nella grotta della natività: in prima pagina, un fondo di Pier Giordano Cabra.

    Il presepe nell’appartamento del Papa.

    Da Betlemme la liberazione per l’uomo di ogni luogo e tempo: nell’informazione vaticana, radiomessaggio di Benedetto XVI per la Bbc di Londra.

    Quando la coscienza è una finestra sulla verità: Francesco Ventorino sul discorso del Papa alla Curia.

    Finanziamenti europei allo sviluppo delle infrastrutture in Africa: in rilievo, nell’informazione internazionale, l’accordo tra le Commissioni di Addis Abeba e di Bruxelles.

    Imprevedibile dono: in cultura, Inos Biffi sul mistero dell’Incarnazione.

    Un divino “enfant terrible”: il cardinale Gianfranco Ravasi su nascita e infanzia di Gesù secondo i vangeli apocrifi.

    “E ci siamo nascosti così bene che non riusciamo a trovarci più”: un estratto di Claudio Risé dal volume, a cura di Lucetta Scaraffia, “Custodi e interpreti della vita. Attualità dell’enciclica Humanae vitae”.

    Surrealista fino alle estreme conseguenze: Sandro Barbagallo recensisce una mostra su Salvador Dali al Palazzo Reale di Milano.

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    Oggi in Primo Piano



    La piccola comunità cristiana di Gaza celebra il Natale nell'isolamento e nella povertà

    ◊   Si appresta a vivere il Natale una delle più piccole comunità cristiane del Medio Oriente, la figlia più fragile della Chiesa madre di Gerusalemme, la più sofferente e isolata: è la comunità cattolica di Gaza City, nei Territori Palestinesi, che nei giorni scorsi ha accolto il patriarca latino Fouad Twal per la preparazione alle festività natalizie. Su questa visita si sofferma al microfono di Antonella Palermo, don Gabriel Romanelli, sacerdote del Verbo Incarnato che ha partecipato a Gaza all’incontro del patriarca Twal con la comunità locale:

    R. - La gente di Gaza ha accolto molto bene il patriarca. Tutti conoscono l’opera enorme che promuove il patriarcato latino sia con i cristiani sia con i musulmani. A Gaza la presenza cristiana è esigua. Noi cristiani a Gaza siamo circa 3000 su una popolazione di un milione e mezzo, di cui quasi tutti musulmani. Pur essendo una presenza così piccola, è comunque molto attiva. Ci sono parecchie scuole cattoliche e anche dispensari.

    D. - Come si vive a Gaza, in particolare in questo periodo?

    R. – Gaza è una sorta di grande prigione. La libertà è uno dei diritti fondamentali dell’uomo. Una cosa è che uno scelga di non muoversi di casa, un’altra è che questo ti venga imposto. Il blocco intorno alla Striscia di Gaza, poi, fa sì che non regni speranza e gioia tra gli abitanti. La gente fa quello che può aspettando che vengano tempi migliori. Purtroppo, per il momento, non si vedono orizzonti migliori. Il problema sociale è molto grave perché l’indice di disoccupazione è molto elevato e questo crea malessere. Allo stesso tempo, in quanto membri della Chiesa, i nostri sacerdoti missionari cercano di proporre anche attività culturali perché le persone trovino, almeno nell’ambito parrocchiale ed educativo, un ambito dove veramente svilupparsi meglio.

    D. - Quali sono i frutti del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente?

    D. - Come accade per ogni Sinodo, ogni incontro e ogni messaggio del Santo Padre, servono delle volontà che mettano in pratica quanto detto. Quindi, per il momento, è già incoraggiante la conoscenza reciproca delle Chiese del Medio Oriente. Quello a cui il Sinodo ha chiamato il mondo intero è di prestare attenzione alla realtà cristiana del Medio Oriente, ma non soltanto alla realtà cristiana. Una realtà molto fragile dal punto di vista politico e sociale che può creare effetti negativi in altre parti del mondo. Quindi è un appello del Sinodo che ciascuno deve tradurre nel proprio ambito con buona volontà e operosità.

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    Natale in Iraq: niente celebrazioni nella notte a causa di minacce e violenze

    ◊   Il Natale in Iraq è accolto dalla comunità cristiana con gioia, ma anche con trepidazione per i crescenti timori per attacchi e attentati che continuano ad essere fonte di grande sofferenza tra i fedeli. E’ quanto sottolinea mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. – Noi siamo ancora sotto shock dopo l’attentato contro la cattedrale siro-cattolica di Baghdad. La gioia della nascita del Signore è unita alla paura e alla tristezza, perché non potremo celebrare le Messe durante la notte e quest’anno non potremo celebrarle a Kirkuk, a Mosul e a Baghdad. Forse nel Nord sarà possibile, perché è un'area più sicura. Anche durante la giornata non faremo festa. Le autorità politiche di solito vengono a fare gli auguri, ma quest’anno abbiamo chiesto di non farlo, perché la situazione è di lutto per tutta la comunità cristiana. C’è paura perché non c’è sicurezza. Dunque, è un Natale un po’ diverso rispetto agli altri: c’è speranza per la pace ma è una speranza veramente molto fragile.

    D. - E poi, tra le speranze, c’è anche quella che si possa arginare quest’esodo dei cristiani dall’Iraq che, purtroppo, ancora continua…

    R. - Sì. Adesso le famiglie si recano verso il Nord e al di fuori dell’Iraq nella speranza di poter trovare altrove una soluzione ai loro problemi. Noi, come Chiese, vogliamo fare di tutto per aiutare queste famiglie, pastoralmente, spiritualmente ma anche materialmente.

    D. - Cosa possono insegnare, a noi, queste famiglie cristiane irachene che, con la loro fede, superano enormi difficoltà?

    R. - Penso che i cristiani dell’Occidente debbano pensare a rivedere il loro impegno di cristiani: la fede è un impegno d’amore quotidiano, non un’ideologia o una speculazione. La fede è un contatto personale con il Signore che noi amiamo tanto e malgrado la sofferenza, la persecuzione e la paura, restiamo fedeli a Lui. Da ormai sette anni, nonostante tutto il dolore subìto, non abbiamo mai sentito che un cristiano abbia lasciato la sua fede. La fede è una grande forza. (vv)

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    Natale in Russia: si estende la tradizione del presepe anche tra gli ortodossi

    ◊   Il Natale in Russia è anche un tempo di ulteriore vicinanza e dialogo tra cattolici e ortodossi, come spiega al microfono di Amedeo Lomonaco il nunzio apostolico nella Federazione Russa, mons. Antonio Mennini, recentemente nominato rappresentante della Santa Sede in Gran Bretagna:

    R. - E’ interessante vedere che molti sacerdoti ortodossi, in modo certamente discreto, vengono ad assistere alla nostra liturgia. Non si tratta soltanto di uno spirito di curiosità. Sono spinti dalle ricchezze che la Chiesa latina può offrire loro nella sua liturgia, nelle sue prediche ed anche nei suoi canti. Direi poi che c’è un altro elemento legato alla nostra tradizione natalizia: quello del presepe, che si va molto estendendo anche tra gli ortodossi. Sono venuto a sapere da alcuni parroci cattolici, non solo del circondario di Mosca, che diversi fedeli e molti vescovi e sacerdoti ortodossi iniziano a fare il presepe, anche se lo allestiscono all’esterno della Chiesa, perché si tratta di una tradizione, per loro, ancora recente. Si aprono, però, a questo senso, a questa nuova tradizione che sottolinea anche il carattere dell’intimità, del calore del Natale, a questo senso del ritrovare i legami familiari. Devo dire inoltre, con soddisfazione, che da un po’ di tempo anche nelle parrocchie ortodosse sono state aperte le mense per i poveri. Purtroppo questo sottolinea la condizione di disagio economico e sociale presente in Russia, però rileva soprattutto il senso del dovere del cristiano di farsi carico delle necessità del fratello.

    D. - Quali le speranze, oggi, del popolo russo?

    R. - La speranza di molti, come ha detto anche il Patriarca ortodosso Kirill, è che si ritorni alla pace tra tutte le componenti della società. Ciò non vuol dire nascondere i problemi ma impegnarsi, tutti, per cercare di risolverli, rendendo più efficace la giustizia, la partecipazione e la distribuzione dei mezzi e delle ricchezze, perché a tutte le etnie venga data la possibilità di affermarsi dal punto di vista sociale in modo degno, soprattutto per quanto riguarda il futuro dei propri figli. (vv)

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    Manifestazione a Roma in favore della liberazione di Asia Bibi

    ◊   Una manifestazione per Asia Bibi, la donna pachistana, madre di 5 figli, condannata a morte per blasfemia e che attende il processo di appello. A indirla a Roma, per il prossimo 26 gennaio, diverse associazioni fra cui quella dei Parlamentari Amici del Pakistan e quella dei Pakistani cristiani in Italia. Gli organizzatori sostengono anche la proposta di revisione della legge sulla blasfemia già approdata al parlamento di Islamabad. Intanto è previsto che oggi un’alleanza di gruppi radicali islamici porti in strada migliaia di militanti contro il rilascio della donna e contro la modifica della legge sulla blasfemia. Sulle ragioni della manifestazione di Roma, per la liberazione di Asia Bibi, Debora Donnini ha intervistato Luisa Santolini, presidente dell’Associazione Parlamentari Amici del Pakistan, che riunisce oltre 100 parlamentari di tutti gli schieramenti:

    R. - Da quando avvengono in maniera sempre più frequente queste condanne e aumentano quindi i rischi per i cristiani nel mondo, avevamo pensato di rispondere pacificamente e responsabilmente a quello che sta avvenendo. E questo anche per non lasciare soli coloro che sono in trincea in Italia come all’estero: il fatto che Asia Bibi a distanza di tanto tempo non sia stata ancora liberata e che addirittura ci sia una manifestazione che vuole in qualche modo spingere il governo a prendere decisioni contro la liberazione di Asia Bibi, ci è sembrata veramente la goccia che fa traboccare il vaso. A questo punto è giusto che anche noi facciamo sentire la nostra voce, certo rispettosa ma assolutamente autorevole, perché vogliamo che ci si renda conto di come si viva in maniera assolutamente drammatica in questi Paesi, di fronte a questo fanatismo.

    D. - In Pakistan, la revisione della cosiddetta legge sula blasfemia non è sostenuta solo dai cristiani: è approdata in parlamento su iniziativa di una parlamentare musulmana e lo stesso presidente Zardari ha voluto una commissione, presieduta dal ministro delle minoranze, che peraltro è cristiano, per elaborare un progetto di revisione. Dunque, all’interno del Pakistan, c’è una divisione…

    R. - E’ proprio questo che ci dà speranza e ci dà la convinzione di andare avanti. E’ vero che ci sono dei parlamentari anche musulmani moderati che sono contrari a queste forme così violente di persecuzione. L’idea dell’Associazione è proprio quella - speriamo poi di poter andare anche in Pakistan - di avere un collegamento, uno scambio di idee con il governo locale e con i parlamentari.

    D. - Secondo lei, il presidente Zardari rischia di subire le pressioni dei gruppi estremisti?

    R. - E’ nei fatti che questa legge sulla blasfemia non sia ancora stata toccata. L’impressione è che questa legge venga usata per eliminare persone scomode, anche tra gli islamici: non è solamente un problema per i cristiani. Siamo veramente all’arbitrio totale! L’Islam moderato è con noi e il presidente del Pakistan - e non solo il presidente - è una persona che merita tutto il nostro appoggio perché sicuramente vuole andare in questa direzione. Bisogna sostenere questi tentativi e far capire che c’è una Comunità internazionale che li sostiene.

    D. - Tanto più che la Commissione per la revisione della legge sulla blasfemia l’ha voluta Zardari…

    R. - Esatto. Questa manifestazione non è contro qualcuno, ma è a sostegno proprio delle persone di buona volontà. Noi vorremmo riunire tutti gli uomini di buona volontà, partendo dal presidente del Pakistan ed arrivando all’ultimo dei parlamentari, arrivando agli imam, e vorremmo dire loro: “Uniamoci, perché non è un problema solamente cristiano, è un problema molto più ampio; non è solamente un problema relativo ad una cattiva interpretazione della legge, perché qui ci vanno di mezzo vite umane". (mg)

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    Rivendicati dagli anarchici gli attacchi contro le ambasciate di Cile e Svizzera a Roma

    ◊   Sono stati rivendicati gli attacchi compiuti, ieri a Roma, contro le ambasciate di Svizzera e Cile che hanno provocato due feriti. A "firmare" la giornata dei pacchi bomba è la sedicente “Federazione anarchica informale”. Si tratta di una rivendicazione attendibile come sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il presidente del Centro Studi Internazionali, Andrea Margelletti:

    R. – Non solo perché la Federazione Anarchica Informale ha rivendicato questi attentati, ma anche perché le modalità con le quali si sono realizzati gli attacchi fanno pensare proprio al modus operandi dei gruppi anarco-insurrezionalisti.

    D. – E si può anche dire che le analogie con recenti agguati e attacchi in Grecia fanno pensare anche all’esistenza di un gruppo anarchico europeo...

    R. – Penso che parlare di un gruppo anarchico europeo non sia propriamente corretto, quanto piuttosto invece di una stretta interconnessione tra le strategie delle diverse realtà anarco-insurrezionaliste, presenti nel Vecchio Continente e non solo. L'attacco all’ambasciata cilena dimostra come vi sia particolare attenzione anche a realtà presenti nel territorio sudamericano.

    D. – Perché sono state colpite proprio le ambasciate del Cile e della Svizzera?

    R. – Molto probabilmente questo è dovuto alla detenzione di alcuni anarchici sia italiani che svizzeri nelle prigioni della Confederazione Elvetica. Per quanto invece riguarda la realtà cilena, credo che una delle possibili chiavi di lettura sia anche l’esistenza del gruppo "Sorelle in Armi - Nucleo Mauricio Morales", che prende il nome da un anarchico che nel 2009 morì confezionando il proprio ordigno esplosivo a Santiago del Cile.

    D. – E' ipotizzabile una saldatura tra movimenti anarchici e terrorismo internazionale?

    R. – Credo proprio di no. La realtà anarchica ha operato sovente con modalità terroristiche, ma è profondamente diversa da realtà qaediste o da movimenti terroristici sullo stile anni ’70, tanto per essere chiari degli “anni di piombo”.

    D. – Si può anche escludere un legame tra i pacchi bomba di Roma e l’ordigno ritrovato nei giorni scorsi nella metropolitana di Roma...

    R. – I pacchi bomba che sono esplosi nelle ambasciate sono stati rivendicati. Per quanto riguarda l’ordigno finto rivenuto nella metropolitana di Roma, credo che questo riguardi più altri tipi di manifestazioni tenutesi a Roma nei giorni scorsi.

    D. – Come si affronta e si argina il rischio di ulteriori attacchi?

    R. – Con gli strumenti dell’intelligence e dell’investigazione, quindi cercando di comprendere e di avere una chiara lettura di quali siano le modalità e gli interessi di questi gruppi, in maniera tale da poter agire in maniera preventiva, affinché nessuno, come nel caso dei due dipendenti - svizzero e cileno - possa avere rischi. (ap)

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    Comunità di Sant'Egidio: tradizionale pranzo di Natale con i poveri nella Basilica di Santa Maria in Trastevere

    ◊   Tradizionale pranzo di Natale per i poveri domani a Roma organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. 500 gli invitati tra barboni, profughi senza tetto, bambini di strada e ancora mendicanti, zingari e anziani ai quali sono destinati anche doni personalizzati in un clima di famiglia. Da quando nel 1982 la Comunità di Sant’Egidio ha offerto il primo pranzo, le mense del 25 dicembre si sono moltiplicate in tutto il mondo. Al microfono di Tiziana Campisi, Francesca Zuccari, responsabile dei servizi per i senza dimora della Comunità di Sant’Egidio, spiega il senso di questo speciale banchetto:

    R. – Il pranzo di Natale vuole essere un pranzo tradizionale di Natale in famiglia, con una famiglia un po’ particolare, perché gli invitati sono persone che vivono in strada, anziani, stranieri, persone che sono in difficoltà. E’ un appuntamento tradizionale, per la Comunità di Sant’Egidio: questo pranzo si svolge dal 1982 nella Basilica di Santa Maria in Trastevere e da allora questa iniziativa si è diffusa in tante parti del mondo. In tutti i luoghi in cui la Comunità è presente, viene organizzato un pranzo di questo genere, con le persone che la stessa Comunità incontra, conosce e affianca durante tutto l’anno.

    D. – Una chiesa che diventa mensa …

    R. – Il primo pranzo che è stato fatto nella Basilica di Santa Maria in Trastevere è stato voluto così proprio per simboleggiare che la chiesa è la vera casa dei poveri. Dunque questo pranzo vuole manifestare una vicinanza materiale, concreta, della Chiesa e del popolo di Dio ai poveri.

    D. – Chi avete invitato, quest’anno?

    R. – Molte sono persone che vivono in strada e che frequentano la nostra mensa in Trastevere, gli altri sono quelli che incontriamo la sera nei luoghi di riparo, durante le cene itineranti in tante parti della città, e ancora persone anziane che sono sole, in quel giorno; oppure, famiglie in difficoltà o famiglie di nomadi che vivono ai margini della nostra città … Direi che si tratta di una rappresentanza di tutti i sofferenti di questa nostra società.

    D. – Qual è il vostro menu di Natale?

    R. – C’è la lasagna, poi il polpettone con le lenticchie e il purè, poi dolci a volontà per tutti!

    D. – Quanti sono gli invitati e quanti sono invece gli organizzatori del pranzo?

    R. – Dentro la Basilica di Santa Maria in Trastevere 500, ma in tutta la città questi pranzi, che sono circa una cinquantina e che si svolgono soprattutto nella periferia della città, coinvolgono – tra invitati ed organizzatori - tra le 8 e le 10 mila persone.

    D. – Come responsabile dei servizi per i senza dimora della Comunità di Sant’Egidio, cosa vuole augurare loro?

    R. – Io auguro loro che questo giorno di festa, di consolazione, di gioia grande sia un giorno che si possa ripetere tutti i giorni dell’anno, che ognuno possa trovare un futuro migliore, una speranza per la propria vita. (gf)

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    Chiesa e Società



    Cuba: liberati altri due prigionieri politici

    ◊   L’arcivescovado dell’Avana ha annunciato la liberazione di altri due dissidenti politici, specificando che così, in totale, dal mese di aprile, sono 56 i prigionieri che “hanno accettato la proposta di uscire dal carcere per trasferirsi a vivere in Spagna”. Sabato scorso l’arcivescovo dell'Avana, cardinale Jaime Ortega, aveva ribadito: “come ho già detto in diverse occasioni, esiste una promessa formale (da parte del governo) che tutti saranno liberati”. “Quest’anno nel mio cuore c’era molta speranza in occasione del Natale e questa speranza - aveva aggiunto con riferimento alle persone ancora in carcere - ovviamente include tutti”. Dopo il primo incontro del cardinale Ortega e del presidente dell’Episcopato cubano, mons. Dionisio Garcìa, nel mese di aprile, come conseguenza di una richiesta pubblica dell’arcivescovo dell’Avana, nell’isola si è aperto un graduale processo di liberazione dei dissidenti politici, che tuttavia le autorità considerano come persone colpevoli di reati comuni. Le liberazioni di questi mesi hanno interessato sostanzialmente alcuni dissidenti “storici”, in carcere da molti anni, e il cosiddetto “gruppo dei 75”, formato da persone arrestate e condannate nel 2003 a pene che variano da 6 a 28 anni di reclusione. Di questo gruppo sino ad oggi restano in carcere 11 persone che rifiutano il trasferimento in Spagna quale condizione per ottenere la libertà. Questo gruppo, oggi, secondo l’annuncio dell’arcivescovado, si riduce a 9. Secondo gli osservatori a Cuba, nelle prossime settimane la vicenda dei dissidenti in carcere per ragioni politiche sarà risolta definitivamente, anche se resta aperta la questione di coloro che desiderano restare nell’isola, cosa che le autorità hanno già permesso ma solo ad un piccolo gruppo di rilasciati. (A cura di Luis Badilla)

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    Sri Lanka. Condizioni drammatiche per i cattolici sfollati nel nord

    ◊   Denunciano condizioni di vita “prive dei bisogni primari di base” i cattolici sfollati nel nord dello Sri Lanka a causa del conflitto armato fra l’esercito governativo e le milizie delle Tigri Tamil. Cacciati dai loro villaggi nel 2006, gli abitanti di Mullikulam, nella diocesi settentrionale di Mannar, circa 200 famiglie per il 95% cattoliche, mancano di vestiario e generi alimentari di base e risultano per lo più disoccupati. “Non siamo nelle condizioni di celebrare il Natale” – comunicano ad Asianews - sia dal punto di vista fisico che mentale”: eravamo i padroni dei nostri villaggi ma “le autorità governative si sono impossessate di tutto (…) la nostra dignità è stata schiacciata dai governanti, che hanno rubato le nostre vite trasformandoci in sfollati". Secondo le testimonianze dei giovani, i rifugiati di Mullikulam ricevono solo “riso, zucchero, farina e olio di cocco”, ma in quantità non sufficienti a sfamare il fabbisogno di tutta la famiglia; non vi sono offerte di lavoro per i loro genitori, e “l'arrivo della stagione delle piogge ha complicato ancor più la situazione”. I profughi chiedono al governo dello sri Lanka un piano di sostegno adeguato. (C.D.L.)

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    Un appello di laici e leader religiosi per i cristiani iracheni

    ◊   Solidarietà ai cristiani iracheni per le condizioni di insicurezza in cui vivono è stata espressa dai leader di diverse religioni insieme a “Open Doors”, l'organismo che assiste i cristiani perseguitati nel mondo. I capi religiosi hanno richiamato “l'attenzione sul sistematico sterminio dei cristiani iracheni”, ricordando come sia a rischio la presenza cristiana nel Paese. “I cristiani — ha dichiarato il presidente di “Open Doors Usa”, Carl Moeller — in Iraq e Medio Oriente stanno subendo un vero e proprio sterminio. Non possiamo permettere che queste persone continuino a subire violenze nell'indifferenza di tutti. I cristiani hanno il diritto di essere difesi e protetti, per questo chiediamo alla comunità internazionale di puntare l'attenzione su ciò che avviene in Iraq e di non sottovalutare il tentativo di gruppi organizzati che tentano di cancellare il cristianesimo nel Paese”. Moeller ha quindi esortato il congresso statunitense ad approvare la risoluzione 1725, che prevede la condanna pubblica agli attacchi contro i cristiani, e ha infine chiesto al governo americano di rafforzare la collaborazione con i leader iracheni per garantire più sicurezza a tutte le minoranze religiose. “La sistematica persecuzione dei cristiani iracheni — ha poi sottolineato Yitzchok Adlerstein, direttore degli affari interreligiosi del Simon Weisenthal center — è un dejà-vu di ciò che è successo agli ebrei dell'Iraq”. (C.D.L.)

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    Indonesia: si acuisce la piaga della malnutrizione nell'Est del Paese

    ◊   A mancare non è tanto il cibo, disponibile in abbondanza, quanto piuttosto l’educazione sanitaria, la disponibilità di cure e di personale medico infermieristico preparato. La provincia orientale di Nusa Tenggara Timur, in Indonesia – riferisce la Fao secondo una nota di Fides – è una delle regioni più insicure a livello alimentare. Una zona soggetta a siccità dove vivono 4,5 milioni di persone, distribuite su 50 isole, e dove si registra il più alto tasso di malnutrizione tra i bambini al di sotto dei cinque anni: fra questi il 46.7% sono considerati cronicamente malnutriti e il 20% gravemente malnutriti, rispetto alla media nazionale del 36.8% e del 13.6%. Il fenomeno ha registrato lo scorso anno un dato drammatico: nel 2009 solo il 2% dei 1.300 bambini gravemente malnutriti è sopravvissuto. Ma nell’area si registra anche una scarsa promozione sanitaria e la mancanza di nutrizionisti preparati per lavorare in situazioni di crisi: sono solo due i centri alimentari medici che forniscono alimenti nutritivi per curare i bambini più deboli e prevenire la malnutrizione acuta, e sette gli operatori che prestano servizio presso 286 postazioni sanitarie. Nella provincia il governo ha da poco lanciato un programma che prevede la distribuzione di biscotti nutritivi per i bambini più carenti, e l’Oms distribuisce micronutrienti, ma si rende necessario un intervento più incisivo. Per fronteggiare l’emergenza la Fao propone allora di istituire un indice di sicurezza alimentare che comprenda l'istruzione femminile, l'accesso all'acqua potabile, la sanità, l'elettricità, strade praticabili e l'accesso ai servizi sanitari, la tutela dai disastri naturali e la produzione di cibo. (C.D.L.)

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    Ecuador: piano per oltre 50mila sfollati colombiani

    ◊   Ottenere il riconoscimento dello status di “rifugiati” per favorire un sistema di protezione e avviare il progressivo inserimento socio-economico nel Paese di accoglienza, con l’accesso al lavoro, ai servizi sanitari di base, all’istruzione e all’alloggio. E’ l’obiettivo del programma di aiuto ad oltre 52mila sfollati colombiani in Ecuador, in fuga dalla violenza del conflitto armato fra le forze di sicurezza di Bogotà e le Farc - Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, proposto dai ministri degli Affari Esteri dei due Paesi. Un intervento per il quale i governi chiedono il contributo dell’Organizzazione Internazionale per i Migranti (IOM) e dell'Alto Commissario ONU per i Rifugiati (UNHCR). Il progetto prevede anche il sostegno alla reintegrazione dei colombiani che decidono di tornare a casa. Lungo il confine settentrionale dell'Ecuador, verso il quale si concentra il flusso degli sfollati – riporta una nota di Fides - fino ad oggi circa 550.000 persone hanno beneficiato della costruzione di 259 impianti di acqua potabile e di servizi igienico-sanitari, di 94 ponti, del miglioramento di strade e del rafforzamento della società civile e delle amministrazioni locali. Secondo l'UNHCR, questo Paese ha riconosciuto lo status di rifugiato a più di 52.452 colombiani in situazione di grave pericolo in Colombia. (C.D.L.)

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    Carità del Papa: iniziativa di solidarietà di Cor Unum

    ◊   Cinque cartoline al costo di cinque euro per contribuire alla carità del Papa per i poveri. E’ l’iniziativa promossa dal Pontificio Consiglio Cor Unum nel periodo delle festività natalizie, in collaborazione con l’Ufficio Filatelico e numismatico della Città del Vaticano. Le cartoline – riferisce oggi l’Osservatore Romano - ritraggono le attività del dicastero istituito da Papa Paolo VI, nel 1971, allo scopo di diffondere una vera a propria cultura della carità. Oggi il Pontificio Consiglio Cor Unum si occupa anche di coordinare l’attività delle numerose organizzazioni caritative che si rifanno all’insegnamento della Chiesa, e di assicurare il collegamento con le altre realtà ecclesiali che operano nel campo caritativo e assistenziale e con analoghi organismi pubblici internazionali. Le cartoline – già affrancate – sono acquistabili presso l’Ufficio Filatelico e numismatico della Città del Vaticano e negli ordinari punti vendita vaticani. (C.D.L.)

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    La Fuci propone per i giovani giornate di preghiera e riflessione

    ◊   Si terranno a Camaldoli, in provincia di Arezzo, dal 28 dicembre al 1 gennaio, le Giornate d’incontro promosse dalla Fuci, la Federazione Universitaria Cattolica Italiana. Un momento di riflessione – spiegano i promotori dell’iniziativa secondo il Sir - “per custodire la nostra relazione con Dio, con gli altri e con le vicende che segnano la storia dell’umanità”. Sul tema “C’è un tempo per ogni cosa. Il ritmo dell’esistenza alla luce della sapienza biblica”, le giornate saranno scandite dalla possibilità di condividere con i monaci la preghiera liturgica, incontri di carattere biblico e momenti di dialogo personale e di gruppo. “Ad accostarci al problema del senso e al tempo, attraverso la Sacra Scrittura e la letteratura, saranno i monaci Matteo Ferrari e Ubaldo Cortoni e, con loro, il biblista Roberto Vignolo” spiega la presidente nazionale della Fuci, Sara Martini, che sottolinea “il carattere formativo dell’esperienza”. (C.D.L.)

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    Turku, in Finlandia, e Tallinn, in Estonia, capitali europee della cultura 2011

    ◊   Le città di Turku, in Finlandia, e Tallinn, in Estonia saranno le due Capitali europee della cultura nel 2011. L’annuncio è stato dato dal Commissario europeo all’educazione e alla cultura Androulla Vassiliou, secondo cui - si legge in una nota del Sir - la prestigiosa iniziativa “ha già dimostrato il suo potenziale in termini di creazione di lavoro, di rigenerazione urbana, di creatività, e la sua attrattività su scala europea”. Definito il calendario degli eventi. A Tallinn la manifestazione di apertura avrà luogo nella notte di San Silvestro, con un concerto popolare e fuori d’artificio in riva al mare; nel programma anche esposizioni e spettacoli. La cerimonia d’inaugurazione a Turku si terrà invece il 15 gennaio, con uno spettacolo artistico e musicale all’aperto nelle strade principali della città. “Numerosi artisti – spiega Vassiliou – sono stati invitati a Turku e Tallin e ciò contribuirà al successo degli eventi programmati”. Informazioni sui siti www.turku2011.fi/en e. (CDL)

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    24 Ore nel Mondo



    Dopo gli Usa anche la Russia ratifica il Trattato Start

    ◊   Poco fa la Duma ha approvato il trattato Start, sulla riduzione degli arsenali nucleari, in prima lettura. La decisione della Camera bassa del parlamento russo arriva a meno di 24 ore dal via libera del Senato statunitense. Ma questa mattina hanno tenuto banco le critiche del ministro degli Esteri Lavrov su alcuni emendamenti al documento voluti dai repubblicani americani. Ce ne parla Marco Guerra:

    La posizione istituzionale di Mosca sul trattato Start rimane quella del presidente Medvedev, secondo cui il capo della Casa Bianca, Obama, è un leader che mantiene le promesse fatte sul disarmo nucleare. Ma dalla Russia i malumori trapelano lo stesso. Meno soddisfatto sull’accordo ratificato dal Senato di Washington è il ministro degli Esteri, Lavrov, che ha accusato i senatori repubblicani d’Oltreoceano di avere inserito sul testo approvato alcune misure, che seppure non vincolanti, avrebbero alterato lo spirito dello Start. In particolare, il capo della diplomazia del Cremlino lamenta che nella versione americana non sia stato fissato un limite ai programmi di difesa antimissile a partire dallo scudo che Obama vuole installare in Europa. Mosca invece chiede che nel testo sia fissato in forma giuridicamente vincolante il legame tra le armi offensive strategiche e quelle difensive. Il testo è stato comunque approvato in prima lettura oggi dalla Duma con 350 voti favorevoli su 450 votanti. Il dibattito sul documento proseguirà a gennaio, quando il parlamento russo risponderà alle modifiche americane apportando i propri emendamenti.

    Pakistan
    Giornata di violenze in Pakistan. Undici soldati e 24 ribelli integralisti sono morti in un attacco compiuto da 150 talebani contro cinque posti di blocco dell'esercito nel nordovest del Paese, vicino al confine con l'Afghanistan. E un agente è morto e quattro persone sono rimaste ferite alla periferia di Quetta a seguito dell’esplosione di una bicicletta al passaggio di un veicolo della polizia. Nel mirino dei talebani anche una scuola a Peshawar: l’ordigno esploso nei locali dell’istituto ha ferito un insegnante e tre studenti.

    Coree
    Sempre più a rischio la stabilità nella penisola coreana dopo le ultime esercitazioni militari congiunte di Seul e Washington, che si sono concluse ieri. Pyongyang ha minacciato una guerra nucleare in caso di nuove azioni. La Corea del Sud si è detta pronta a contrattaccare. Immediata la condanna da parte della diplomazia degli Stati Uniti. Il dipartimento di Stato ha ribadito che servono azioni costruttive e non una retorica incendiaria per la pace nella regione. Gli analisti ritengono improbabile nuove azioni a breve termine da parte di Pyongyang, tuttavia si allontana la possibilità della ripresa del dialogo.

    Afghanistan
    Il presidente del Senato italiano, Renato Schifani, è giunto ad Herat, in Afghanistan, per una visita al contingente italiano in occasione del Natale. “Di solito – ha detto Schifani - la vigilia di Natale si trascorre in famiglia”. “Oggi – ha aggiunto - sono con voi perché siete la grande famiglia italiana che ci onora con il proprio lavoro”. Ma come trascorrono questi giorni di festa i soldati italiani in Afghanistan? Paolo Ondarza lo ha chiesto al portavoce del contingente italiano ad Herat, il maggiore Igor Piani:

    R. - Quattromila militari italiani in Afghanistan in questo momento hanno quattromila famiglie a casa: forse la lontananza da casa, proprio in questi giorni più che in altri, gli fa sentire la consapevolezza del lavoro che viene svolto, l’utilità del lavoro che viene svolto. E questo è di sicuro conforto, come la consapevolezza che il sacrificio compiuto e il sangue versato è per uno scopo nobile.

    D. - Anche i militari italiani ad Herat avranno la possibilità di partecipare ai riti natalizi…

    R. - Non solo il contingente italiano: nella base da dove le sto parlando, che è base di Camp Arena, sede del Comando del contingente, sono presenti cinque nazioni e tutte e cinque queste nazioni avranno del personale che parteciperà alla Messa, che sarà presieduta dal vicario dell’Ordinario militare, mons. Giorgio Nencini.

    D. - Un’ultima riflessione su quella che è la condizione dei civili in Afghanistan da quello che voi potete vedere…

    R. - Le aree rurali afghane sono di una povertà inimmaginabile, secondo quelli che sono i parametri occidentali. Allo stesso tempo, abbiamo però la percezione di una situazione che è in oggettiva evoluzione verso un miglioramento, che passa attraverso una maggiore sicurezza, una maggiore libertà di movimento. Un buon governo aiutato dalle forze della coalizione da un lato e dalla Comunità internazionale dall’altro ed una positività conquistata giorno dopo giorno con tante piccole attività sul terreno. (mg)

    Italia-politica
    In Italia ieri il Senato ha dato il via libera definitivo alla riforma dell’Università che, dunque, diventa legge. A favore, assieme alla maggioranza, hanno votato anche i finiani di Futuro e Libertà. “Una rivoluzione che porterà benefici agli studenti”, ha detto Silvio Berlusconi nella conferenza stampa di fine anno, durante la quale il premier ha ribadito l’intenzione di allargare la maggioranza per evitare le elezioni anticipate.

    Fiat: accordo Mirafiori
    Vicenda Fiat. Ieri l’azienda e i sindacati – esclusa la Fiom – hanno siglato l’accordo per lo stabilimento di Mirafiori, con un investimento di oltre un miliardo di euro in joint venture tra Fiat e Chrysler e la produzione a regime di 280 mila vetture l’anno di suv Chrysler e Alfa Romeo. Per lo stabilimento di Mirafiori “inizia una nuova fase – ha commentato l’amministratore delegato, Sergio Marchionne – ora faremo partire gli investimenti previsti nel minor tempo possibile”.

    Costa d’Avorio
    Il presidente uscente della Costa d’Avorio, Laurent Gbagbo, rinunci “immediatamente” al potere per lasciare il posto al suo rivale, Alassane Ouattara. Così il segretario di Stato americano Hillary Clinton in un comunicato inviato al Consiglio Onu dei diritti dell'uomo, che ieri a Ginevra ha condannato con forza le atrocità e le violazioni commesse nel Paese africano dopo le presidenziali di fine novembre: tra il 16 ed il 21 dicembre – secondo accertamenti delle Nazioni Unite – ci sono state 173 uccisioni, 90 casi di tortura, arresti e scomparse forzate. Dello stesso avviso il ministro degli Esteri francese, Michele Alliot-Marie, che usa, però, toni più concilianti chiedendo a “Gbagbo di uscire a testa alta da questa situazione, accettando i risultati e passando il testimone”. “Più il tempo passa, piu' continuano le violenze, piu' questa prospettiva si allontana'', ha aggiunto il capo della diplomazia di Parigi.

    Maltempo in Europa
    L'Europa centro-settentrionale ancora paralizzata nella morsa del maltempo. La neve e il freddo hanno provocato la cancellazione improvvisa di 58 voli all’aeroporto parigino Charles De Gaulle, mentre circa 2.000 passeggeri in attesa di partire dall'aeroporto parigino di Roissy sono state allontanate da uno dei terminal dello scalo a causa della troppa neve che si è accumulata sul tetto. Caos trasporti anche in Germania e Belgio. Il ghiaccio ha bloccato ferrovie e autostrade, causando numerosi incidenti. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 358

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