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Sommario del 21/12/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Ragionevolezza e ricerca della verità in un tempo di crisi: riflessioni sul discorso del Papa alla Curia Romana
  • Rinuncia nelle Filippine
  • Visita per gli auguri di Natale del cardinale Tarcisio Bertone all'Ospedale Bambino Gesù
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La crisi in Europa preoccupa la Cina. Pechino offre aiuti finanziari a Bruxelles
  • A Pontedecimo il 65.mo suicidio in un carcere italiano del 2010. La riflessione del cappellano del penitenziario, don Mario Montaldo
  • Messa natalizia alla Radio Vaticana. Padre Lombardi: dopo un anno difficile, riportare speranza al mondo
  • Domani al cinema "Un Altro Mondo", il nuovo film di Silvio Muccino: viaggio nei sentimenti che sconfiggono la superficialità
  • Il ciclo della Radio Vaticana sul Concilio: il volto della Chiesa, tra comunione e gerarchia
  • Chiesa e Società

  • Terra Santa: il Messaggio di Natale del patriarca latino di Gerusalemme, mons. Twal
  • La Messa di Natale in Eurovisione da Gerusalemme
  • Croazia: reso noto il programma della visita di Benedetto XVI del giugno 2011
  • Pakistan: a Natale manifestazione dei cristiani per chiedere di cancellare la legge sulla blasfemia
  • Aiuto alla Chiesa che Soffre: raccolta fondi per i profughi iracheni
  • Costa d’Avorio: vescovi preoccupati per la situazione di caos in cui versa il Paese
  • Sud Sudan: il vescovo di Tombura-Yambo teme massacri dell’Lra a Natale e durante il referendum
  • Bolivia: per i cattolici "la legge sull'istruzione non risponde alla realtà sociale del Paese"
  • Cuba: il cardinale Ortega ai detenuti politici augura un "Natale di speranza"
  • Dalla Francia due voli speciali diretti ad Haiti per salvare i bambini rimasti orfani
  • Perù: i vescovi chiedono ai candidati presidenziali proposte per il bene del Paese
  • Cina: i cattolici si preparano al Natale nel segno della carità e della vocazione
  • Il Patriarca ortodosso Bartolomeo I: continueremo a dialogare con il Papa e l'islam
  • Sri Lanka: la Caritas sottolinea l'importanza dei migranti per l'economia del Paese
  • L’arcivescovo di Singapore in visita nei campi profughi bhutanesi in Nepal
  • Il Sinodo della Chiesa ortodossa greca critica la classe dirigente del Paese
  • Senegal: nuovo santuario a Ziguinchor dedicato a "Nostra Signora della Missione"
  • Comunità di Sant'Egidio: cena di Natale con i poveri in 70 Stati
  • 24 Ore nel Mondo

  • Importanti accordi tra India e Russia anche sul nucleare: Medvedev in visita a New Delhi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Ragionevolezza e ricerca della verità in un tempo di crisi: riflessioni sul discorso del Papa alla Curia Romana

    ◊   Ha destato ampia eco il discorso del Papa, ieri alla Curia Romana, incentrato sui grandi temi che hanno caratterizzato la vita della Chiesa nell’anno che si va a concludere. Un intervento che approfondiremo, oggi e nei prossimi giorni, con interviste sui punti forti sviluppati dal Papa. All’inizio del suo articolato discorso, Benedetto XVI ha paragonato il tempo in cui viviamo al periodo del tramonto dell’Impero romano. Un’analogia originale sulla quale si sofferma il filosofo Vittorio Possenti, docente all’Università di Venezia, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. – Mi pare che il punto di collegamento venga fatto dal Pontefice stesso attraverso una annotazione importante, cioè il disfacimento degli ordinamenti portanti del diritto e degli atteggiamento morali di fondo: questo potrebbe essere il punto di collegamento tra la situazione attuale dell’Occidente e quella crisi lunga che portò poi al disfacimento dell’Impero romano. Mi pare che il Papa centri la sua diagnosi su questo aspetto che è certamente fondamentale, perché per quanto riguarda la crisi dell’Occidente vorrei ricordare un discorso tenuto a Roma nella metà del maggio 2004, quando il Papa – già allora, da cardinale, da teologo – ricordava il venir meno della forza vitale in Occidente. La civiltà occidentale, pur così potente – tecnicamente e finanziariamente – era considerata dal teologo Ratzinger come intimamente debole per mancanza di una spinta vitale. Tutto questo comporta una crisi spirituale e culturale dell’Occidente molto profonda, che va contrastata con i mezzi propri della cultura, della teologia, della spiritualità, della preghiera.

    D. – Un termine che ricorre in questo discorso e che è, anzi, una delle cifre del Pontificato di Benedetto XVI è “ragionevolezza”. Il Papa sottolinea che questa ragionevolezza è in realtà in contrasto, in collisione con una mera razionalità finalistica, che anzi – il Papa dice – è l’accecamento della ragione…

    R. – Questo è un aspetto vitale, in quanto noi in Occidente, sedotti dall’abbondanza e dalla ricchezza delle scoperte tecnico-scientifiche, impieghiamo la ragione in senso strumentale, come qualcosa che ci possa procurare sempre maggiori strumenti di benessere e di conquista della natura. Ma oltre alla ragione strumentale, prima ancora c’è una ragione in qualche modo “rivelativa” dell’essere e del bene ed è questa di cui manchiamo, quella che sta alla base della conoscenza morale. Il Papa ha ricordato più volte la possibilità dell’esistenza di verità morali, che sono vere in se stesse. Detto in altre parole: che esiste un bene in sé e un male in sé, cose che sono intrinsecamente buone e cose che sono intrinsecamente cattive.

    D. – In questo discorso, il Papa indica anche un modello da seguire, e cioè il Beato John Henry Newman. In particolare, il Pontefice ricorda come in Newman la coscienza significhi la capacità di verità dell’uomo, un qualcosa decisamente in controtendenza, rispetto alle convinzioni relative alla coscienza del tempo in cui viviamo, come dominio e supremazia del soggetto, dell’individuo…

    R. – In effetti, il significato principale della coscienza morale umana è che tanto il bene quanto il male sono conoscibili dall’uomo, per cui i giudizi di valore morale non sono espressioni solo di emozioni, di passioni e sentimenti che cambiano da persona a persona. Noi abbiamo un’esperienza morale e una conoscenza morale che ci conduce verso il bene e verso il male. (gf)

    Una parte importante del discorso è stata dedicata dal Papa al Sinodo delle Chiese del Medio Oriente. Il Pontefice ha levato un accorato appello per fermare la cristianofobia nel mondo. Su questo appello, Fabio Colagrande, ha raccolto la riflessione del padre gesuita, Samir Khalil Samir, docente all’Università Saint Joseph di Beirut e al Pontificio Istituto Orientale di Roma:

    R. – C’è un fatto: che se i cristiani hanno chiesto un Sinodo per il Medio Oriente è a causa dell’emigrazione fortissima dei cristiani dall'area, dovuta in parte all’aumento della violenza islamica nella regione. Allora lui aveva già accennato al problema a Ratisbona: che la violenza è incompatibile con la religione e con Dio. Quindi, ha ripreso il Consigliere del muftì sunnita della Repubblica del Libano, che giustamente aveva detto questa frase: “Con il ferimento dei cristiani, veniamo feriti noi musulmani stessi”. Però, il Papa commenta che, purtroppo, questa e analoghe voci della ragione sono troppo deboli. Ed è questo il punto: se vogliamo lottare contro il terrorismo, non possiamo farlo soltanto a livello militare. Il livello è ideologico: contro questo, qual è la soluzione? Il Papa la indica subito dopo: il Sinodo, afferma, ha sviluppato, nella sua ragionevolezza, un grande concetto del dialogo, del perdono e dell’accoglienza vicendevole.

    D. – Padre Samir, mi sembra un’idea, questa, che va oltre la semplice difesa della minoranza cristiana…

    R. – Certo, parla di “cristianofobia”: è consapevole del fatto che tutto si concentra spesso contro i cristiani, probabilmente perché sono proprio loro che difendono questa ragionevolezza di fronte alla violenza. Ma è un principio per l’umanità intera, per il credente come per il laico, per tutti. E mi pare che sia lo scopo per allargare allo spirito del Natale, per dire: partendo da questa esperienza del Medio Oriente e del Sinodo, vogliamo portare lo spirito della riconciliazione, perché si alzino a difendere i profughi, i sofferenti e a rivitalizzare lo spirito della riconciliazione. (gf)

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    Rinuncia nelle Filippine

    ◊   Nelle Filippine, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Pasig, presentata per raggunti limiti di età da mons. Francisco C. San Diego.

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    Visita per gli auguri di Natale del cardinale Tarcisio Bertone all'Ospedale Bambino Gesù

    ◊   “Se Gesù Figlio di Dio fatto uomo si rende presente in ogni cuore e in ogni casa, si fa ancora più presente in questo luogo”. E’ quanto ha detto stamani il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, durante una visita compiuta nella tarda mattinata di oggi all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Il porporato ha incontrato professori, medici e personale del nosocomio. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    All’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù diviene più spontaneo celebrare un Natale autentico: infatti – ha detto il cardinale Tarcisio Bertone – “nel sorriso dei bimbi ed anche nei volti segnati dalla sofferenza, è più facile intravedere il volto luminoso del Bambino di Betlemme, venuto per alleviare le sofferenze dell’umanità e portare a tutti il dono della salvezza e della pace”. Il porporato ha poi ribadito l’importanza del lavoro svolto dal personale dell’Ospedale, “non solo negli interventi di avanguardia che portano il nome del “Bambin Gesù” ad alti riconoscimenti”, ma anche “nel lavoro ordinario di ogni giorno: dall’accoglienza, al ricovero, alla cura solerte e amorevole per i piccoli degenti”.

    Il segretario di Stato ha ricordato anche il recente incendio avvenuto al Reparto di rianimazione dell’Ospedale e la prontezza dei soccorsi. “Ogni cosa – ha aggiunto - diventa meno difficile per quanti si ispirano ai principi evangelici, nella certezza che in ogni persona malata, ancor più se è piccola e indifesa, Gesù stesso si è identificato”. “La nascita di Gesù – ha detto quindi il porporato – avviene mentre Maria e Giuseppe sono lontani da casa per obbedire alle leggi degli uomini”. “Avviene in una stalla, nella precarietà, nella povertà, ma anche nella luminosa felicità di Maria e Giuseppe”.

    Dopo la nascita di Gesù arrivano i pastori a vedere il volto del Signore e contemplano Dio nella fragilità umana, nella condizione inerme di un neonato. “E proprio in queste condizioni – ha concluso il cardinale Tarcisio Bertone – nasce anche in questo Natale 2010 il Verbo di Dio e, continua ad avere bisogno di amore materno, di un calore che lo custodisca, lo protegga e lo difenda”. “Chi accoglie Cristo deve accoglierlo così. Non permettiamo alla nostra società, che è folgorata dalle luci nelle case e nelle piazze, ma non riesce a contemplare Cristo, luce del Mondo, di toglierci la gioia che viene dalla celebrazione del vero Natale di Cristo”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, sugli esami in gravidanza un fondo di Carlo Bellieni dal titolo "Privacy genetica".

    Nell'informazione vaticana, nota della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla banalizzazione della sessualità.

    Nell'informazione internazionale, un articolo di Luca M. Possati dal titolo "Il futuro dell'euro si decide a Madrid".

    In cultura, un articolo di Hermann Geissler dal titolo "E a Londra tutti leggevano Newman": nell'"Apologia pro vita sua " la storia di una coscienza.

    Molte vite per una storia Normale: Roberto Pertici sul bicentenario della Scuola superiore di Pisa.

    Un articolo di Marcello Filotei dal titolo "Perché non si può chiudere La Scala": la cultura non si presta a banali semplificazioni.

    La Cenerentola dell'arte italiana: Pietro Petraroia recensisce la mostra sul "Sacro lombardo" al Palazzo Reale di Milano.

    Per destarsi basta un po' di umanità: Luca Pellegrini sul film di Silvio Muccino "Una altro mondo".

    La notizia della morte di Enzo Bearzot.

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    Oggi in Primo Piano



    La crisi in Europa preoccupa la Cina. Pechino offre aiuti finanziari a Bruxelles

    ◊   La Cina è preoccupata per la crisi del debito in Europa e tende la mano ai paesi dell’Ue. La nuova linea economica di Pechino è stata illustrata dal vicepremier cinese, Wang Qishan, che parlando all'apertura dei colloqui bilaterali con l'Ue ha ribadito il sostegno cinese alle misure prese dall'Ue e dal Fondo monetario internazionale per stabilizzare i mercati. Immediate le reazioni in ambito monetario, con il sensibile apprezzamento dell’Euro che ha sfiorato quota 1,32 sul dollaro. Fra i temi dei colloqui - ha detto Wang – anche uno studio di fattibilità per un trattato bilaterale sugli investimenti e per un coordinamento rafforzato nel G20. Sulle ragioni dell’interessamento cinese nella crisi europea Stefano Leszczynski ha sentito Luigi Paganetto, presidente della Fondazione economia dell’Università Tor Vergata di Roma:

    R. – Senza dubbio, l’idea che l’Europa abbia deciso di fare politiche di consolidamento fiscale, cioè politiche che finiscono per rendere minore lo sviluppo della domanda, crea problemi anche a coloro che puntano molto sulla domanda da parte europea, e i cinesi sono certamente tra questi.

    D. – Da un lato, abbiamo una Cina che vuole aiutare l’Europa con manovre finanziarie – in questo caso, il primo effetto prodotto è stato quello di un rafforzamento dell’euro – e dall’altra parte abbiamo una Cina, però, che con le politiche commerciali che poi mette in atto spesso danneggia l’Europa. Questo è un controsenso o no?

    R. – No, io credo di no, perché non bisogna guardare la Cina come a un Paese che finisce per essere un competitor che non segue le regole. I cinesi hanno una capacità di vendere a basso prezzo i loro prodotti e una volta che noi abbiamo accettato di liberalizzare gli scambi, dobbiamo prendere atto del fatto che il loro sistema economico consente loro di esportare a prezzi assai più bassi dei nostri. E questo significa una spinta all’Europa, perché produca dei beni che siano competitivi sul piano dell’innovazione e della tecnologia.

    D. – In Europa, pochi giorni fa, si è parlato ad esempio dell’emissione di eurobond per fare fronte alla crisi. Gli eurobond potrebbero portare il debito europeo nelle mani di qualcun altro, magari proprio in mani cinesi?

    R. – Si tratta di una proposta che in fondo esigerebbe una capacità di integrazione finanziaria diversa da quella che c’è in Europa, perché gli eurobond funzionerebbero se noi avessimo la capacità di mettere in moto dei meccanismi che riguardano il ruolo della Banca centrale europea che – non dimentichiamolo – per il momento non ha alcuna capacità di assorbire i deficit dei Paesi. Allora, l’idea che ci siano gli eurobond sarebbe certamente un’idea utile e interessante. Solo che esigerebbe una diversa governance europea. (gf)

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    A Pontedecimo il 65.mo suicidio in un carcere italiano del 2010. La riflessione del cappellano del penitenziario, don Mario Montaldo

    ◊   Ancora un suicidio nei penitenziari italiani è il 65.mo dall’inizio dell’anno. Due giorni fa, nel carcere di Genova Pontedecimo un detenuto italiano di 24 anni si è impiccato. Solo poche ore prima, anche un suo compagno di cella aveva tentato il suicidio. È il terzo caso in Italia in meno di una settimana: nella sola giornata di sabato, due reclusi si sono tolti la vita negli istituti Preturo dell’Aquila e Vassone di Como. Sulle condizioni di vita all’interno del carcere genovese di Pontedecimo, Paolo Ondarza ha intervistato il cappellano don Mario Montaldo:

    R. – Ritengo che sia una delle carceri dove vorrei "vivere", se dovessi essere messo in carcere. Essendo piccolo, non ha quella faccia austera del carcere. I carcerati tra di loro familiarizzano.

    D. – Se non è la struttura a presentare particolari problemi, da un punto di vista igienico, da un punto di vista di convivenza dei detenuti, a cosa si devono i casi di suicidio e tentato suicidio degli ultimi giorni?

    R. – C’è sempre la disperazione di un carcere che ti priva della libertà, ovvero il maggior dono che, creandolo, Dio fece all’uomo. Anche se il carcere fosse d’oro e avesse tutti i comfort, senza la libertà è finita.

    D. – E quale potrebbe essere secondo lei, alla luce della sua esperienza, una proposta, una soluzione alternativa?

    R. – Per quelli che non sono delitti gravi, come lo è l’omicidio, cioè per i fatti singoli, furtarelli o reati di droga si dovrebbero trovare altre soluzioni, magari anche di tipo pecuniario, perché io vedo che quando si è toccati dal punto di vista economico, quando si devono pagare le multe per eccesso di velocità, questo pesa e si sta attenti a non farlo più.

    D. – Molti sottolineano come l’avvicinarsi del Natale accentui la condizione di solitudine dei detenuti...

    R. – La domenica mi riempiono di bigliettini, dove mi chiedono di telefonare alla mamma, alla famiglia e così via. Questo è il denominatore comune di tutti quelli che sono in carcere: il pensiero e la nostalgia dei parenti del cuore, che hanno lasciato fuori. (ap)

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    Messa natalizia alla Radio Vaticana. Padre Lombardi: dopo un anno difficile, riportare speranza al mondo

    ◊   Santa Messa questa mattina, per la comunità di lavoro della Radio Vaticana, nell’imminenza del Natale. Alla celebrazione eucaristica, nella Cappella dell’Annunciazione di Palazzo Pio, ha fatto seguito un incontro conviviale per lo scambio degli auguri. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Redattori, giornalisti, personale tecnico e amministrativo, sacerdoti, religiosi e laici: la grande famiglia interetnica della Radio Vaticana - che parla dai suoi microfoni in 45 lingue diverse a tutti i popoli del mondo - si è raccolta in preghiera in attesa del Natale. A presiedere la celebrazione eucaristica è stato padre Aliaksandr Amialchenia, responsabile del Programma bielorusso, che nella sua omelia ha richiamato la ricchezza umana e spirituale di questa particolare comunità di lavoro:

    “Cari colleghi, noi siamo così diversi - a cominciare dalla cultura, dalla lingua fino al carattere e all’età - ma siamo stati coinvolti in un’unica opera e questo ci accomuna. Oggi chiediamo a Dio, che è presente e che deve essere il centro della nostra opera comune, di fare delle differenze che esistono tra noi un potente strumento di unità qui nella realtà della nostra Radio”.

    Dopo la Messa, l’incontro conviviale e gli auguri nella Sala Marconi di Palazzo Pio. Un grazie particolare a tutti quanti prestano la loro opera alla Radio Vaticana – presenti anche diversi pensionati – è stato rivolto dal direttore generale, padre Federico Lombardi:

    “Andiamo verso la conclusione di un anno, che, come sappiamo, non è stato molto facile per tanti aspetti. Non è stato facile per la Chiesa – lo ha detto anche il Papa nel suo discorso alla Curia Romana – non è stato facile per il mondo e per il nostro Paese, come sappiamo altrettanto bene, e questo pesa un po’ sull’animo. In questa situazione, che fa parte del nostro cammino in questo mondo, noi chiediamo al Signore dei punti di appoggio solidi e veri per il nostro cammino: che il Signore ci doni l’esperienza della sua presenza nella nostra vita, in modo tale da poter essere attivi, coraggiosi nel portare dei messaggi di speranza in questo mondo, che ne ha per tanti motivi un così enorme bisogno”.

    Ha ricordato, padre Lombardi, che la Radio sta per entrare nell’80.mo anno di attività, confermando il suo ruolo strategico a servizio del Papa e della Santa Sede per la diffusione della Parola evangelica.

    "Credo che, effettivamente, tutto il lavoro che esce da questa casa e dalle sedi della Radio Vaticana verso i vari punti cardinali continui ad essere un servizio di cui la Chiesa non può prescindere e di cui la Santa Sede e il Santo Padre sono grati”.(ap)

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    Domani al cinema "Un Altro Mondo", il nuovo film di Silvio Muccino: viaggio nei sentimenti che sconfiggono la superficialità

    ◊   Silvio Muccino ritorna domani nelle sale cinematografiche come regista e protagonista di “Un Altro Mondo”, trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Carla Vangelista. E’ la storia di una crescita difficile e dolorosa, che porterà i protagonisti a guardare e ad accettare la parte più fragile e vulnerabile di loro stessi, facendo i conti col proprio passato e con la vita. Il servizio di Luca Pellegrini.

    All'inizio lui, Andrea, è il risultato perfetto e piuttosto comune di quella società borghese ricca, potente, egoista. Non si fa domande sulla vita e se stesso fino a quando un padre morente in Africa, che non vede da moltissimi anni, lo costringerà a farsene molte. E a ricevere in eredità non solidi patrimoni e ville, ma un bambino, Charlie, nero, vispo e vulnerabile, capace di insinuarsi nella vita e nell'anima, sgretolando certezze e abitudini. In Andrea matura così dolorosamente una consapevolezza che lo porterà a riconciliarsi col passato, con la famiglia e con le persone. Silvio Muccino ha tenuto questo film in gestazione per tre anni. Lo ha diretto, sceneggiato e interpretato con generosità, senza ipocrisie, con l'erudizione di un buon lessico umano. Gli abbiamo chiesto quale impressione ha avuto, all’inizio, di questo difficile personaggio:

    R. – Che il personaggio fosse un personaggio molto imploso, ancora informe. E’ un ragazzo che non ha mai preso consapevolezza di chi sia, proprio perché è il risultato di qualcosa che lui non conosce molto bene. E' un ragazzo che non si fa domande, all’inizio della storia.

    D. - Ci sarà poi l'incontro con Charlie. Chi è il nuovo Andrea che diventa contemporaneamente padre di un orfano e fratello orfano?

    R. – Il nuovo Andrea è un Andrea che finalmente prende consapevolezza di chi sia. E’ una persona che attraverso l’incontro con Charlie - imparando, essendo costretto ad imparare a prendersi cura di un bambino - impara a prendersi cura di se stesso. Sanando le ferite di questo bambino orfano, sana le sue ferite, di quando lui è stato un bambino orfano: inizia a chiedersi chi è, inizia a mettere in crisi anche le verità con cui è cresciuto e attraverso questo impara a diventare non solo padre di questo bambino, ma anche padre di se stesso.

    D. - Perché questa empatia così forte tra Silvio Muccino e Andrea?

    R. – Andrea è in realtà il personaggio più distante e più lontano da come sono io, che ho interpretato, tanto che ho vissuto un anno di paura all’idea di misurarmi con questo personaggio, proprio perché io non ho quella durezza, non ho quel cinismo, non ho quella freddezza: io tendo a parlare, tendo a confrontarmi con gli altri. Sicuramente Andrea è un personaggio che mi commuove, che mi tocca, proprio perché ha voglia di crescere, come io credo di avere voglia. Questa è la storia di un risveglio, in realtà: è la storia di un ragazzo che un giorno apre gli occhi e si risveglia da uno stato di torpore. Questa è una cosa che me lo ha fatto amare enormemente. (ap)

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    Il ciclo della Radio Vaticana sul Concilio: il volto della Chiesa, tra comunione e gerarchia

    ◊   La Chiesa, gerarchia piramidale e assemblea comunitaria. Sono le due “facce” complementari del Corpo mistico di Cristo, maturate in duemila anni di tradizione e di Magistero. Due aspetti che vanno compresi nel loro intimo legame, così come il Vaticano II si premurò di mettere in luce nella Costituzione dogmatica Gaudium et spes. Il gesuita padre Tadeusz Kowalczyk si sofferma su questo tema nella settima puntata del ciclo dedicato alla rilettura dei documenti conciliari:

    La Chiesa ha le sue dimensioni inalterabili che derivano dal suo rapporto con Dio uno e trino. Però essa è nello stesso tempo un soggetto della storia e come tale cambia. Possono, dunque, esistere diversi modelli dell’essere Chiesa. Tali modelli sono magari complementari e non opposti.

    Per esempio il modello “a piramide” che prevaleva prima del Concilio Vaticano II, mette in rilievo la struttura gerarchica della Chiesa e il ruolo del Vescovo di Roma. Il Concilio ovviamente non ha rigettato tale prospettiva, ma l’ha integrata con il modello comunitario. La Costituzione sulla Chiesa afferma: “La società costituita di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo, l'assemblea visibile e la comunità spirituale, […] non si devono considerare come due cose diverse; esse formano piuttosto una sola complessa realtà” (n. 8).

    Giovanni Paolo II nella lettera Novo millennio ineunte si riferisce alle direttive del Concilio Vaticano II che servono ad assicurare la comunione, ed afferma: “Fare della Chiesa
    la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia” (n. 43).

    Questa spiritualità di comunione consiste nell’essere uniti nella diversità dei carismi per il bene comune. Non mancano purtroppo nella Chiesa le rivalità meschine e l’arrivismo che distruggono la comunione. Lo spirito autentico del Concilio vuole approfondire la spiritualità di comunione tra Papa, vescovi e presbiteri, tra pastori e l’intero popolo di Dio, tra clero e religiosi, tra associazioni e movimenti ecclesiali. Senza questa comunione la voce della Chiesa non sarà udibile in maniera efficace agli odierni areopaghi. Il membro della Chiesa non è un cliente dei servizi religiosi, ma – secondo la visione del Concilio – fa parte della comunione, la quale viene rafforzata o indebolita dalla sua presenza.

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    Chiesa e Società



    Terra Santa: il Messaggio di Natale del patriarca latino di Gerusalemme, mons. Twal

    ◊   Ringraziamento a Benedetto XVI per il Sinodo per il Medio Oriente, soddisfazione per il numero record di pellegrini in Terra Santa e per la ripresa dei colloqui tra Santa Sede e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), per l’Accordo di base del 2000, ma anche “grande preoccupazione” per l’incendio che ha devastato alcune zone di Haifa e “sofferenza” per il fallimento dei colloqui di pace diretti tra Israele e l’Autorità Palestinese. Nel suo Messaggio di Natale, presentato oggi a Gerusalemme, il patriarca latino Fouad Twal ha ripercorso alcuni degli eventi che hanno segnato il 2010 in Medio Oriente. Nel Sinodo, scrive il patriarca, “abbiamo potuto mettere il dito sulle nostre piaghe e sulle nostre paure, ma allo stesso tempo anche esprimere le nostre attese e le nostre speranze. Il Sinodo ha invitato i cristiani del Medio Oriente a vivere da buoni credenti e da buoni cittadini. La fede, lungi dall’allontanarci dalla vita pubblica, dovrebbe renderci tutti più coinvolti nell’edificazione delle nostre rispettive società, sia nei Paesi arabi che in Israele”. Importante, poi, è stata la condanna da parte dei padri sinodali di “violenza, fondamentalismo religioso, antisemitismo, antigiudaismo, anti-cristianesimo e islamofobia”. Sul piano delle relazioni con le autorità israeliane e palestinesi, mons. Twal, sottolineando “il miglioramento riguardante le procedure per l’ottenimento del visto per i religiosi, seminaristi e volontari”, prega per il successo dei colloqui tra la Santa Sede e l’Olp, che “riguardano principalmente la libertà religiosa e la legislazione in materia fiscale” e di quelli già in corso tra Santa Sede e Israele. Tra i motivi di sofferenza di questo 2010 il patriarca latino cita in particolare “il fallimento dei colloqui di pace diretti tra Israele e l’Autorità Palestinese”. “Questo fallimento – si legge nel Messaggio reso noto all’agenzia Sir - non ci può però lasciare nella disperazione. Continuiamo a credere che in entrambe le parti in conflitto e così pure all’interno della comunità internazionale ci siano uomini di buona volontà, che si prodigheranno per unire le loro energie e il loro impegno per la pace”. (C.P.)

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    La Messa di Natale in Eurovisione da Gerusalemme

    ◊   Sarà trasmessa in Eurovisione (alle ore 12), dalla basilica di Santo Stefano della scuola biblica dei padri domenicani, a Gerusalemme, la Messa di Natale del 25 dicembre, presieduta da mons. William Shomali, vescovo ausiliare di Gerusalemme. Canti, preghiere e letture, riferisce il Patriarcato Latino, saranno in arabo, “per i milioni di persone che seguiranno la messa in Europa, noi saremo la testimonianza delle nostre comunità cristiane nel Paese che ha visto nascere Gesù Salvatore di tutti gli uomini, il Principe della Pace”. La diretta tv - riferisce l'agenzia Sir - vuole anche sottolineare i 120 anni della Scuola biblica. Il giorno seguente, domenica 26 dicembre, a trasmettere dalla stessa basilica, sarà invece, la tv francese France 2 (ore 11.45). Anche Betlemme ha messo a punto un ricco programma di eventi natalizi: primo appuntamento, mercoledì 15 dicembre, è stato l’accensione dell’albero di Natale, sito in piazza della mangiatoia, da parte del presidente palestinese Mahmoud Abbas. Per oggi è prevista la X edizione del concerto “per la vita e la pace” di alcuni artisti italiani nella chiesa di santa Caterina (ore 19.30). Giovedì 23 dicembre sarà la volta della III edizione della marcia, dall’Hotel Paradise fino alla piazza della Mangiatoia, dei “bambini senza frontiere per l’unità e la pace” promossa dalla Fondazione Giovanni Paolo II, cui seguirà un concerto di artisti dalla Spagna. Ma l’appuntamento clou resta la Messa di mezzanotte, a santa Caterina, del patriarca latino Fouad Twal, alla presenza del presidente palestinese Mahmoud Abbas. E’ prevista anche la partecipazione di alcuni europarlamentari. (R.P.)

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    Croazia: reso noto il programma della visita di Benedetto XVI del giugno 2011

    ◊   Ieri la Conferenza episcopale croata e il Comitato statale per i preparativi della visita apostolica di Papa Benedetto XVI in Croazia hanno reso noto il programma di tale visita che si terrà il 4 e il 5 giugno 2011. "Insieme in Cristo" è lo slogan del viaggio papale, che prevede l’incontro con il presidente della Repubblica di Croazia, Ivo Josipović, e con il Primo ministro Jadranka Kosor. Benedetto XVI incontrerà anche rappresentanti della cultura, dell’imprenditoria, della società civile, della politica, nonché il corpo diplomatico e i superiori delle comunità religiose croate. Al termine della prima giornata, il Papa presiederà una veglia con i giovani presso la piazza principale di Zagabria. L’evento centrale della visita pastorale , riporta l'agenzia Sir - è costituito dalla celebrazione dell'Eucaristia in occasione dell’Incontro nazionale delle famiglie cattoliche croate, previsto per il 5 giugno, sempre nella capitale. Dopo la Messa il Papa reciterà il Regina Coeli ed è previsto un messaggio ai fedeli di tutto il mondo. Nel pomeriggio Benedetto XVI presiederà i vespri insieme con vescovi, sacerdoti, religiosi, teologi e seminaristi. Prima di lasciare il Paese, il Papa pregherà presso la tomba del beato cardinale Alojzije Stepinac. (R.P.)

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    Pakistan: a Natale manifestazione dei cristiani per chiedere di cancellare la legge sulla blasfemia

    ◊   I leader della Conferenza di tutti i partiti cristiani del Pakistan scenderanno in piazza a Natale, per chiedere al governo di cancellare la legge sulla blasfemia. Mentre si attende che l’alta Corte di Lahore fissi, nei prossimi giorni, la data dell’udienza di appello per Asia Bibi, condannata a morte per blasfemia, nel Paese la polemica non si arresta. I partiti islamici hanno annunciato uno sciopero a livello nazionale per proteggere la discussa legge, e hanno minacciato il governo di dare vita a proteste molto forti nel caso venga discusso e approvato un progetto di emendamenti presentato dalla parlamentare Sherry Rehman. I partiti islamici hanno protestato duramente contro l’ipotesi di una grazia presidenziale per Asia Bibi, bloccata da un decreto dell’alta Corte di Lahore in maniera preventiva su richiesta di un musulmano della capitale. La Conferenza di tutti i partiti ha deciso di lanciare una campagna per la liberazione di Asia Bibi, e per l’abolizione della legge sulla blasfemia con una marcia di protesta invece delle usuali celebrazioni natalizie. Ieri il presidente Asif Ali Zardari - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha detto che il governo non tollererà un uso scorretto della legge sulla blasfemia. “Il governo prenderà misure appropriate, a livello amministrativo, procedurale o legislativo per bloccare un crescente uso scorretto della legge”. Zardari parlava a una delegazione di parlamentari delle minoranze guidata da Shahbaz Bhatti, ministro per le Minoranze. “La nostra fede nell’islam ci insegna un profondo rispetto per i diritti di tutti gli esseri umani”: questa la conclusione di Zardari. (C.P.)

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    Aiuto alla Chiesa che Soffre: raccolta fondi per i profughi iracheni

    ◊   25 mila euro per aiutare 150 delle 450 famiglie irachene rifugiate ad Aleppo (Siria) a passare il prossimo Natale al caldo. E’ quanto chiede il vescovo caldeo di Aleppo, mons. Antoine Audo, che sta assistendo a livello sanitario e alimentare, grazie ad Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), questi cristiani iracheni riparati nella sua diocesi, per scampare alla violenza e alla persecuzione in atto nel loro Paese d’origine. Attualmente - riferisce l'agenzia Sir - sono circa 1,5 milioni i rifugiati iracheni in Siria. La cifra che Acs sta cercando di raccogliere servirà a mons. Audo per acquistare una fornitura di olio combustibile per consentire a queste famiglie, che possiedono piccole stufe, di scaldarsi. “Come i pastori portarono a Gesù Bambino il formaggio o il latte o una calda pelle di pecora – affermano dall’Acs - adesso tocca a noi aiutare i cristiani perseguitati del nostro tempo”. Acs è attiva anche con altre iniziative a sostegno dei cristiani iracheni: 15 mila euro sono stati destinati per le vittime del massacro del 31 ottobre scorso nella cattedrale siro-cattolica di Baghdad, altri 10 mila euro sono stati inviati ai cristiani di Baghdad fuggiti verso Kirkuk e Sulaymaniyah, mentre nella diocesi di Zakho, ha messo a disposizione 25 mila euro per fornire generi alimentari a centinaia di famiglie cristiane. Per sostenere i progetti di Acs cliccare su http://www.acs-italia.glauco.it (R.P.)

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    Costa d’Avorio: vescovi preoccupati per la situazione di caos in cui versa il Paese

    ◊   La Chiesa in Costa d'Avorio – riferisce L’Osservatore Romano - è seriamente preoccupata per la situazione di caos in cui versa il Paese a causa dei controversi risultati elettorali. Dopo gli scontri, che hanno già provocato decine di morti, la tensione permane altissima. Mons. Jean-Pierre Kutwa, arcivescovo di Abidjan e portavoce del “Collettivo dei capi religiosi per le elezioni pacificate” ha rivolto un nuovo appello al presidente uscente Laurent Gbagbo e al neo presidente Alassane Ouattara “perché siano ragionevoli” ed ha invitato la popolazione alla calma. “Dio - ha ricordato ai fedeli l'arcivescovo - non abbandonerà la Costa d'Avorio ed è ancora possibile trovare una soluzione pacifica e democratica”. È dal 2005 che gli ivoriani aspettavano di eleggere il proprio presidente. Attualmente, la Costa d'Avorio ha due presidenti e due governi diversi. Alassane Ouattara, che secondo la commissione elettorale indipendente e la comunità internazionale, ha vinto il ballottaggio presidenziale del 28 novembre scorso, il 4 dicembre ha giurato come presidente, attraverso una lettera inviata al consiglio costituzionale, l'organo competente a proclamare il vincitore delle elezioni. Proprio il consiglio aveva revocato per presunti brogli la vittoria in origine assegnata a Ouattara dalla commissione elettorale indipendente, attribuendola invece al presidente uscente Laurent Gbagbo. Quest'ultimo ha prestato giuramento qualche ora prima nel palazzo presidenziale di Abidjan. Le Nazioni Unite, l'Unione Europea e gli Stati Uniti hanno riconosciuto la vittoria di Ouattara e hanno chiesto a Gbagbo di accettare il risultato proclamato dalla commissione elettorale. Nei giorni scorsi il Collettivo dei capi religiosi per le elezioni pacificate aveva esortato la popolazione e i politici di fare uno sforzo “in nome di Dio, a nome della Costa d'Avorio e in nome delle future generazioni di rispettare il verdetto delle urne”. Nel loro messaggio i capi religiosi hanno deplorato che si sia passato «dalle violenze verbali alle violenze fisiche e il peggio sembra essere davanti a noi». Per questo motivo il messaggio invita i giovani a non lasciarsi andare ad atti di violenza e di abbandonare questo terreno che non può che creare un circolo vizioso". L'arcivescovo di Abidjan ha ricordato che «l'elezione presidenziale non è e non sarà mai la consacrazione di una religione, di un'etnia, di una regione. Quello cui aspiriamo è avere un presidente al di sopra dei clan, delle tribù, delle religioni, un presidente capace di guidare il nostro Paese e quelli che lo abitano, verso il pieno sviluppo”. Intanto l'Unione africana ha inviato l'ex presidente sudafricano, Thamo Mbeki a mediare tra le due parti. Mbeki prosegue la sua mediazione anche se la situazione è molto delicata, anzi rimane tesa dopo la cancellazione del coprifuoco e la riapertura delle frontiere. (R.G.)

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    Sud Sudan: il vescovo di Tombura-Yambo teme massacri dell’Lra a Natale e durante il referendum

    ◊   “Vi sono almeno 4 villaggi nel Western Equatoria i cui abitanti vivono nella paura concreta di nuovi attacchi dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lord’s Resistance Army)” dice all'agenzia Fides mons. Edward Hiiboro Kussala, vescovo di Tombura-Yambo, nel sud Sudan. Diverse organizzazioni umanitarie hanno lanciato l’allarme nei giorni scorsi su possibili attacchi del gruppo di guerriglia di origine ugandese che agisce in un’area molto vasta che va dal sud Sudan al sud-est della Repubblica Centrafricana, passando per il nord-est della Repubblica Democratica del Congo. “Temiamo attacchi sia durante il periodo natalizio sia ai primi di gennaio, quando si terrà il referendum sull’indipendenza del sud Sudan” dice mons. Kussala. “In questo momento sta aumentando la preoccupazione della popolazione per possibili nuove violenze da parte dell’Lra. Sono state create delle milizie di autodifesa (i cosiddetti “Arrow Boys”), che sono però armate solo con archi e frecce”. Mons. Julian Andavo Mbia, vescovo di Isiro-Niangara, provincia dell’Equatore, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, dice all'agenzia Fides che nella sua regione “l’allarme lanciato nei confronti di possibili attacchi dell’Lra è una forma di prevenzione. Al momento non disponiamo di indizi concreti su attacchi effettivi dei guerriglieri ugandesi nella nostra diocesi”. Nel Natale 2008, in una serie di attacchi in alcuni villaggi nella provincia dell’Equatoria, i guerriglieri dell’Lra avevano ucciso circa 900 persone e rapito altre 700. (R.P.)

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    Bolivia: per i cattolici "la legge sull'istruzione non risponde alla realtà sociale del Paese"

    ◊   I rappresentanti dei servizi educativi della Chiesa cattolica in Bolivia si sono pronunciati sulla promulgazione della legge sull'istruzione "Avelino Sinani e Elisardo Perez" promulgata ieri dal Presidente Morales. "Crediamo che questa sia la legge più importante fra le leggi che vengono proposte nel nostro Paese, perché formerà le nuove generazioni ma è una legge che non risponde alla realtà sociale dello Stato boliviano pluri-nazionale e discrimina ed esclude, favorendo alcuni a scapito di altri”. La nota inviata all’agenzia Fides dalla Conferenza episcopale della Bolivia riferisce sugli aspetti della legge considerati positivi: la nuova istruzione tecnica e produttiva; l'ampliamento dell'istruzione pre-scolare a due anni obbligatori; la frequenza obbligatoria gratuita fino al baccalaureato (scuola media); la promozione delle culture dei popoli indigeni, delle comunità contadine, delle comunità interculturali e afro-boliviane (non considerate nella vecchia legge); l'uso delle lingue native; la promozione dell'istruzione per gli adulti. Tutti aspetti che sono però ormai parte del programma educativo della Chiesa cattolica. Secondo i vescovi, purtroppo le considerazioni negative di questa legge mettono in discussione lo spirito della legge stessa. Così, afferma il comunicato, “nel primo articolo si afferma che sono lo Stato e la Società i responsabili dell'istruzione, ma questo si contraddice nello sviluppo della legge. Una prova di questo è la chiusura della "Normal Catolica" e lo denunciamo come una perdita culturale e intellettuale per il Paese”. Nel primo capitolo si afferma che i genitori hanno il diritto di scegliere l'educazione per i loro figli. Tuttavia nel testo della legge esiste solo un tipo di istruzione, un programma progettato dal Ministero della Pubblica Istruzione. A questo riguardo il comunicato afferma: “Come Chiesa e come educatori cattolici crediamo che la vera educazione è soltanto quella che comprende la totalità dell'essere umano. Ecco perché la Chiesa parla di Educazione Integrale nelle sue tre dimensioni: culturale, intellettuale e spirituale. Per consentire alla persona di crescere in armonia, nessuna di queste tre dimensioni può essere lasciata da parte. In questo ruolo, l'insegnamento della materia di religione riacquista un significato particolare nella costruzione della personalità dell'alunno. Di conseguenza, riteniamo che i genitori, secondo la loro fede, hanno il diritto di scegliere l'educazione religiosa per i loro figli e figlie”. Il comunicato conclude affermando di voler contribuire positivamente al processo d’applicazione della legge e alla futura regolamentazione della stessa. (R.P.)

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    Cuba: il cardinale Ortega ai detenuti politici augura un "Natale di speranza"

    ◊   “Sui prigionieri politici ho detto molte volte che esiste una promessa formale che tutti saranno messi in libertà fino all’ultimo dei 52. Ne è uscito uno che rimane a Cuba e aspetto che escano anche tutti gli altri”. Il cardinale cubano Jaime Ortega, arcivescovo dell’Avana, lo ha detto ai giornalisti al termine di un concerto nella Cattedrale della capitale cubana in cui ha diffuso il suo messaggio per Natale, riferendosi alla completa scarcerazione dei 52 detenuti politici che restano in cella del ‘Gruppo dei 75’ arrestati nella primavera del 2003. Detenuti che il governo si è impegnato a rilasciare grazie a un inedito dialogo con la Chiesa entro Novembre, 40 dei quali sono tornati in libertà scegliendo di trasferirsi in Spagna, mentre 11 che rifiutano l’esilio restano per il momento in carcere; l'unico rilaciato ad essere rimasto a Cuba è per il momento Arnaldo Ramos. Nel documento, “ho detto tutto quello che avevo nel cuore per il Natale, che quest’anno deve riempirci di speranza” e “la speranza include tutto” ha spiegato il porporato, citato da fonti di stampa latinoamericane, invitando tuttavia a “non fare congetture” sui tempi delle scarcerazioni. Il cardinale ha confermato che venerdì 24 dicembre celebrerà una Messa nella prigione di Combinado del Este, la più grande dell’isola, dove scontano lunghe condanne gli 11 oppositori del ‘Gruppo dei 75’. Nel 2009 - riferisce l'agenzia Misna - il governo aveva autorizzato le Chiese cattolica ed evangelica a organizzare celebrazioni religiose nei penitenziari: già lo scorso anno diversi vescovi si erano recati in alcune carceri in occasione del Natale. (R.P.)

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    Dalla Francia due voli speciali diretti ad Haiti per salvare i bambini rimasti orfani

    ◊   Il Governo francese ha noleggiato due aerei che partiranno da Parigi per Port-au-Prince oggi e il 23 dicembre, per consentire alle famiglie francesi in attesa di adozione di recarsi ad Haiti. La scelta del Governo francese di noleggiare appositamente due aerei è arrivata in seguito ad una richiesta fatta dalle agenzie di adozione operanti nell’isola caraibica, che giovedì scorso hanno ribadito l’importanza di far evacuare in sicurezza i bambini haitiani, a causa della continua crescita dell’epidemia di colera e dei tumulti politici e scontri in atto nel Paese. I bambini - riporta l'agenzia Sir - saranno instradati attraverso l’Ambasciata francese, con il sostegno delle autorità di Haiti e del Minustah (l’ufficio permanente delle Nazioni Unite ad Haiti), garantendo le condizioni di sicurezza dei minori. Saranno 175 i bambini, su un totale di 318, che avranno la possibilità di lasciare Haiti tramite un pass consolare; nel frattempo l’Ambasciata francese è al lavoro per finalizzare anche le procedure dei rimanenti, nel più breve tempo possibile. Questa operazione beneficia del contributo del ministero della Sanità, del ministero dell’Interno e della Difesa, del ministero della Coesione e Solidarietà nazionale e della Croce Rossa. (R.P.)

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    Perù: i vescovi chiedono ai candidati presidenziali proposte per il bene del Paese

    ◊   Il presidente della Conferenza episcopale peruviana (Cep), mons. Miguel Cabrejos, ha chiesto ai candidati presidenziali di non cadere nella "politica delle cose spicciole", ma di favorire le proposte che garantiscano lo sviluppo del Paese. Tutti i candidati a governare il Paese dovrebbero essere nella linea di cercare il bene comune, a prescindere dall'ideologia. In una nota emessa dalla agenzia peruviana Andina, inviata all’agenzia Fides, il presidente della Conferenza episcopale ha ribadito che i candidati alla presidenza devono essere uniti nelle questioni serie, nelle grandi responsabilità, non fermandosi alle cose spicciole né approfittando del momento politico, ma proporsi di fare delle cose che oltrepassino il periodo di un governo. Mons. Cabrejos considera necessario che i candidati sostengano le politiche pubbliche della convenzione nazionale, specialmente l'ultima, finalizzata alla prevenzione delle catastrofi naturali. “L'idea è di coinvolgere i candidati alla presidenza perchè siano parte di tale politica, in quanto ci sono cose che dovrebbero oltrepassare il periodo di un governo” ha aggiunto. A questo proposito, ha detto che “invece di combattere, litigare e lanciare insulti, i candidati devono presentare piani e progetti, unendo gli sforzi per il bene del Perù”. Attualmente in corsa per la presidenza del Perù ci sono, tra gli altri, Alejandro Toledo (candidato di Perù Posible), Luis Castaneda (Unità Nazionale) e Keiko Fujimori (Fuerza 2011). Le elezioni in Perù sono previste il 10 aprile 2011, hanno diritto al voto circa 20 milioni di peruviani. (R.P.)

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    Cina: i cattolici si preparano al Natale nel segno della carità e della vocazione

    ◊   La fede, l’evangelizzazione, la carità, la solidarietà, la promozione vocazionale: su questi temi principali la comunità cattolica cinese del continente sta vivendo il suo cammino di prepararazione verso il Santo Natale. Diverse sono le iniziative e gli avvenimenti di questi giorni, di cui è pervenuta notizia all’agenzia Fides, che disegnano un quadro generale di come i cattolici in Cina vivano l’attesa del Signore. Ne citiamo di seguito due. Venerdì scorso l’organismo caritativo cattolico cinese, Jinde Charities, per il sesto anno consecutivo ha organizzato una serata natalizia di beneficenza. Quest’anno i fondi raccolti, oltre 470mila yen (equivalenti a 60mila euro) saranno destinati agli orfani dell’Aids e agli anziani soli e poveri. Oltre 400 benefattori e collaboratori di Jinde Charities per lunghi anni, sono venuti da tutte le parti della Cina, inclusa Hong Kong, come anche dall’Irlanda e dagli Stati Uniti, per dare sostegno “al servizio sociale che Jinde Charities promuove con impegno e saggezza”, come ha affermato la moglie dell’ambasciatore irlandese presso Pechino, signora Sigru Kelleher. I mass media locali hanno dato grande risalto alla serata, presentando anche l’opera caritativa della Chiesa cattolica. Inoltre il rappresentante dell’autorità locale ha confermato il contributo offerto dalla comunità cattolica ed ha ringraziato per questo impegno. La diocesi di Fen Yang, nella provincia dello Shan Xi, ha voluto proseguire la promozione vocazionale che è stata uno dei motivi principali dell’Anno Sacerdotale appena concluso: nei giorni che precedono il Natale, la diocesi ha inviato un gruppo di suoi rappresentanti a visitare i familiari dei sacerdoti, delle religiose e dei seminaristi. Oltre a portare loro gli auguri per il Natale ed un sostegno concreto che consenta un sereno cammino nella vita consacrata per i loro figli/e, la visita è anche un’occasione per conoscere le loro difficoltà e necessità, perchè la diocesi nutre il massimo rispetto ed attenzione verso di loro. Sono stati anche invitati a pregare con il rosario per le vocazioni e per la santificazione della propria famiglia. (R.P.)

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    Il Patriarca ortodosso Bartolomeo I: continueremo a dialogare con il Papa e l'islam

    ◊   Alla vigilia delle festività natalizie, Bartolomeo I , Patriarca di Costantinopoli, ha pronunciato un importante discorso di fronte a un pubblico particolarmente qualificato del mondo ortodosso, difendendo la scelta del dialogo interreligioso da parte del Patriarcato ecumenico. “Noi insisteremo nel dialogo, nonostante subiamo critiche” ha detto. “Esiste un certo fondamentalismo religioso, un fenomeno purtroppo tragico, che si trova sia tra ortodossi e cattolici che tra musulmani ed ebrei”. Il patriarca ha precisato: “Subiamo critiche e attacchi perché intratteniamo dei rapporti con il Papa, perché siamo convinti sostenitori del dialogo ecumenico tra ortodossi e cattolici, con l'islam e con il mondo ebraico. Ma noi continueremo ad andare avanti per la nostra strada, secondo la via tracciata dai nostri predecessori, ben consci del nostro operato e indipendentemente delle critiche di cui siamo oggetto. Questi settori caratterizzati da posizioni estremiste si trovano dappertutto. E’ naturale dunque che subiamo le loro critiche, secondo i loro dettami ideologici, tutti noi che cerchiamo di avere orizzonti aperti ed una visione teologica delle cose. Perche vogliamo la pacifica coesistenza di tutti , basata sui principi della carità e dell’amicizia”. Bartolomeo I ha aggiunto: “Questo è il credo del Patriarcato Ecumenico e vi voglio ricordare che nel 1920 il reggente della sede patriarcale, insieme al sinodo, avevano indirizzato ai cattolici ed ai protestanti un enciclica, denominata ‘La comunità delle chiese’, sul modello dell’appena nata ‘Società delle nazioni’. Quella enciclica viene considerata oggi dal Consiglio Mondiale delle Chiese come la ‘Carta’ del movimento ecumenico del nostro tempo. Il patriarca inoltre ha sottolineato che “il dialogo interreligioso è loro credo. Occorre conoscersi meglio, lavorare insieme rispettando il credo religioso altrui, la sua identità culturale, senza sopraffazioni. Questo è l'unico modo per poter vivere in pace. Per questo motivo il Patriarcato, oltre ad avere un dialogo con altre Chiese e confessioni cristiane, da 25 anni ha avviato un dialogo con l'islam e l'ebraismo. Con i musulmani e gli ebrei, i nostri fratelli, non si discute di questioni puramente teologiche in quanto sarebbe più difficile. Ma si discute di questioni sociali, questioni sociali a cui sono sensibili tutte le persone, tutta l'umanità, in tutto il mondo”. L’ecologia è uno dei temi favoriti del Patriarcato ecumenico dal 1989. In conclusione il Patriarca ha dichiarato - riferisce l’agenzia AsiaNews - “Tutto quello che cerchiamo di fare lo facciamo perché riteniamo che sia nostro dovere, perché la Chiesa dovrebbe essere attivamente presente nella scena contemporanea ed essere sensibile ai problemi della gente, incoraggiarla e sensibilizzarla ad amare e proteggere la natura come la propria casa”. E ha aggiunto: “L'ambiente, la natura, sono creazione di Dio e non appartengono solo a noi che viviamo oggi nel 2010. Appartengono a tutte le generazioni future”. (C.P.)

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    Sri Lanka: la Caritas sottolinea l'importanza dei migranti per l'economia del Paese

    ◊   I lavoratori migranti sono la seconda fonte di guadagno dello Sri Lanka. Secondo padre George Sigamony, direttore nazionale della Caritas, 247.119 persone vanno all’estero ogni anno in cerca di lavoro, e circa 348 lavoratori migranti sono morti nel 2010. Il 10% delle donne ha presentato denunce per il mancato pagamento dello stipendio, la mancanza di comunicazione con gli uffici preposti, e altre forme di molestie che hanno dovuto subire sul posto di lavoro. A fronte di tale problema, la Caritas ha organizzato nella sua sede a Colombo un incontro per la Giornata internazionale dei migranti, venerdì scorso. Molte le personalità intervenute: il nunzio apostolico mons. Joseph Spiteri; il ministro degli Esteri Peiris; padre George Sigamony, direttore nazionale della Caritas; diversi sacerdoti, suore, rappresentanti di alcune Ong, oltre a due donne migranti appena rimpatriate. Il ministro Peiris ha richiamato gruppi civili e organizzazioni religiose a giocare un ruolo attivo per risolvere i problemi che i lavoratori migranti del Paese devono affrontare. Ha detto precisamente all’agenzia AsiaNews che gli impiegati che tengono i contatti con i lavoratori all’estero dovrebbero conoscere i contratti di lavoro che attendono i migranti. Peiris ha poi esortato le donne che lasciano il Paese di considerare anche la possibilità di un lavoro autonomo. Secondo il ministro in realtà, gli abitanti dello Sri Lanka dovrebbero sfruttare di più le opportunità messe loro a disposizione a livello locale. Mons. Kingsley Swampillai, vescovo di Trincomalee-Batticaloa, si è detto felice per l’impegno della Chiesa nella questione dei lavoratori migranti, ma ha dichiarato che manca una legge specifica e chiara sul tema: “È un problema scottante, e deve essere affrontato al più presto per trovare delle soluzioni efficaci”.La Caritas ha preparato due opuscoli in inglese sui lavoratori migranti dal titolo “Casi di studio sui migranti” e “Migrazione sicura”, presentati al ministro Peiris durante l’incontro. L’associazione ha poi esposto i risultati della ricerca “Raccomandazioni sulle questioni chiave affrontate dalle collaboratrici domestiche migranti”, condotta tra settembre e novembre di quest’anno. Le indagini sono state fatte su sei distretti: Ampara, Anutadhapura, Colombo, Nuwaraeliya, Puttalam e Vavuniya. Il campione era di 20 persone per distretto. Il rapporto di ricerca della Caritas si è orientato su sei campi specifici: accesso alle informazioni e ai servizi; corsi di formazione per lavoratori domestici; lingua; tutela legale; servizi del Bureau of Foreign Employment; reintegrazione. (C.P.)

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    L’arcivescovo di Singapore in visita nei campi profughi bhutanesi in Nepal

    ◊   L’arcivescovo di Singapore, mons. Nicholas Chia, ha concluso domenica una visita di cinque giorni ai profughi bhutanesi in Nepal. Durante la visita – riferisce l’agenzia Asianews - il presule ha incontrato le migliaia di rifugiati ospitati nei campi gestiti dalla Caritas Nepal e dal Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS). In questi anni, la Chiesa di Singapore ha dato un grande contributo a sostegno dei profughi bhutanesi, fornendo loro acqua pulita, cibo, alloggio e istruzione . Grazie alle donazioni è stato possibile aprire anche un centro per l'infanzia e fornire di uniformi i ragazzi che frequentano le scuole. La tragedia degli sfollati bhutanesi – lo ricordiamo - va avanti da più di 20 anni: all’inizio degli anni ’90 più di 100mila cittadini di origine nepalese e di religione induista (chiamati Lotshampa) sono stati espulsi dal Paese himalayano durante la campagna di pulizia etnica portata avanti dall’allora re Jigme Singye Wangchuck. Nonostante una parziale svolta democratica, il governo bhutanese ha finora negato il rimpatrio dei profughi, costringendo la comunità internazionale a trasferirli in Paesi terzi. Nel 2010 circa 30mila rifugiati hanno iniziato una nuova vita in Australia, Stati Uniti e Canada. In Nepal restano però ancora 50mila persone bloccate nei campi senza la possibilità trovare un lavoro e con poche speranze per il futuro. (L.Z.)

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    Il Sinodo della Chiesa ortodossa greca critica la classe dirigente del Paese

    ◊   In un messaggio ai fedeli distribuito domenica in tutte le chiese, il Sinodo della Chiesa ortodossa greca denuncia - riporta L'Osservatore Romano - la carenza di leadership e di senso etico che, complice l'attuale grave crisi economica, ha fatto della Grecia un Paese “sotto occupazione” che “esegue gli ordini dei suoi creditori” del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea e che “sembra aver perso la propria indipendenza”. Il Sinodo critica “la classe dirigente” del Paese, termine generale che sembra includere sia il precedente Governo di centrodestra sia l'attuale esecutivo guidato dal socialista George Papandreou. Per i vescovi, responsabile della crisi non è lo Stato in sé ma quella leadership politica che non è stata in grado di rinnovarsi e, interessata solo al potere, “non ha saputo parlare il linguaggio della verità”, trasformandosi in “agente” dei creditori e imponendo “cambiamenti radicali” che hanno provocato legittime proteste da parte della popolazione. Tale situazione - secondo la Chiesa ortodossa - pone a rischio i veri interessi del Paese e del suo popolo, lasciando di fatto che essi siano “governati dai nostri creditori”. Il Sinodo ricorda che, per molti economisti, quella globale “è una crisi artificiale e strumentale che mira al controllo del mondo da parte di forze non filantropiche”. Nel messaggio ai fedeli, la Chiesa denuncia anche un impoverimento morale della società che, attirata solo dalla facile ricchezza e dal benessere, “ha vissuto irresponsabilmente” allontanandosi dalla “verità delle cose” e contribuendo alla crisi attuale attraverso “richieste senza controllo ed egoistiche” dei vari settori di interesse. I vescovi concludono invitando la popolazione ad approfittare della crisi per ritrovare “la forza e l’amore” necessari nei momenti più ardui, offrendo solidarietà ai bisognosi per uscire tutti insieme e con la Chiesa da questa drammatica situazione. Com'è noto, la Grecia è una delle nazioni europee più colpite dalla crisi economica, aggravata dall'enorme debito pubblico e da un alto tasso di disoccupazione. Atene è corsa ai ripari concordando con il Fondo Monetario Internazionale e l'Unione europea un piano di austerità che prevede, a fronte di un prestito di 110 miliardi di euro, tagli significativi alla spesa statale, la riforma del sistema previdenziale e misure contro l'evasione fiscale. I cittadini sono scesi già numerose volte in piazza per manifestare la loro protesta. Il Paese è nella morsa degli scioperi: quello dei trasporti pubblici sta paralizzando il traffico da due settimane. I sindacati hanno convocato per domani, in coincidenza con il voto in Parlamento sulla legge finanziaria, un nuovo sciopero generale di tre ore e una grande manifestazione ad Atene. (R.G.)

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    Senegal: nuovo santuario a Ziguinchor dedicato a "Nostra Signora della Missione"

    ◊   “Una giornata storica per la diocesi di Ziguinchor” dice all'agenzia Fides padre Bruno Favero, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie di Senegal e Mauritania, descrivendo come il 12 dicembre scorso a Ziguinchor, capoluogo della Casamance, siano avvenuti tre eventi importanti per la Chiesa: la fondazione di un santuario, l'istituzione di un pellegrinaggio diocesano e l’arrivo di una preziosa e imponente statua della Vergine Maria. Padre Favero in una nota spiega che tutto è iniziato con l’ardente e coinvolgente desiderio del defunto mons. Maixent Coly, vescovo della diocesi, quando nel 2000 il santuario diocesano di Ziguinchor, dedicato alla “Madonna della Pace di Temento”, divenne santuario della neonata diocesi di Kolda . Dieci anni dopo, facendo tesoro della grande esperienza del pellegrinaggio interdiocesano che si svolge la terza domenica di Quaresima a Temento, la diocesi di Ziguinchor ha voluto trovare un sito per fondare il suo santuario e iniziare a vivere un pellegrinaggio nella propria diocesi. Intanto, i Missionari Oblati di Maria Immacolata, chiamati nel 1999 da mons. Coly, a prendersi cura del santuario e della missione di Temento, si erano insediati nella diocesi di Ziguinchor, a Elinkine. I religiosi erano accompagnati da una grande statua della Vergine Maria, donata da una comunità della Présentation de Marie de France. Vi erano dunque tutti gli elementi per realizzare il sogno di mons. Coly, morto improvvisamente dopo una malattia, il 24 agosto scorso. Ed a Elinkine il 12 dicembre scorso, una folla di pellegrini si è riunita per accogliere la Vergine Maria, sotto la guida di mons. François Jacolin, vescovo di Mende in visita nella diocesi. Il numero dei fedeli era ben superiore alle attese degli organizzatori. Le autorità amministrative regionali e locali, fedeli musulmani e di altre chiese cristiane, sacerdoti e religiosi, fedeli e curiosi, tutti si sono dati appuntamento ai piedi di Maria. Quando il vescovo ha svelato la statua, un'ovazione spontanea ha salutato la Madre di Dio e una commozione sincera ha attraversato la folla. La giornata è stata accompagnata da una liturgia sobria, scandita da canti e folklore Diola, e dalla preghiera fervente. Il santuario è intitolato a Nostra Signora della Missione. Perché la Madonna della missione? L’attualità della missione della Chiesa continua ad essere sottolineata da Benedetto XVI e dalla programmazione pastorale, dove testimonianza e missione sono parole chiave da scoprire e vivere. La missione non è stata completata, al contrario sembra essere all’inizio. La nuova evangelizzazione è un requisito specifico per l'oggi, sia nei Paesi di antica tradizione cristiana dove la fede sembra scomparire, sia nel Paese dove prima di tutto occorre radicare il Vangelo e trovare il modo migliore di incarnarlo. Nostra Signora della Missione viene incontro a queste aspettative e a queste sfide. Nella sua omelia, il vescovo ha spiegato perché e come Maria continua ad essere autenticamente missionaria ed a partecipare in modo straordinario alla realizzazione del piano del Padre e alla missione del suo Figlio Gesù. (C.P)

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    Comunità di Sant'Egidio: cena di Natale con i poveri in 70 Stati

    ◊   “Natale, una famiglia larga come il mondo” è il titolo scelto dalla Comunità di Sant’Egidio per l’iniziativa delle cene di Natale, offerte ai poveri delle città dove la stessa comunità è presente con opere proprie. L’iniziativa risale al 1982, quando venne offerto un pranzo natalizio a un gruppo di poveri del quartiere romano di Trastevere. Da allora - riferisce l'agenzia Sir - l’evento si ripete la sera del 24 dicembre in decine di comunità nei cinque continenti, con migliaia di persone coinvolte. A Roma quest’anno saranno circa 10 mila le persone interessate. Le città italiane dove si svolgeranno queste cene natalizie sono 14 oltre quella di Roma. Nel mondo sono oltre 500 le città coinvolte in più di 70 Paesi. Una quindicina i paesi europei, altrettanti nelle due Americhe, mentre l’Africa registra una presenza fittissima di comunità con oltre 40 Paesi coinvolti. In Asia le presenze sono a Hong Kong, India, Indonesia, Pakistan, Filippine, Cambogia. Un'attenzione particolare viene rivolta ai carcerati dei Paesi in via di sviluppo che, con questa cena natalizia, - spiegano a Sant’Egidio – “fanno l’unico vero pasto completo di tutto l’anno”. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Importanti accordi tra India e Russia anche sul nucleare: Medvedev in visita a New Delhi

    ◊   Il presidente russo Dmitri Medvedev è giunto oggi a New Delhi per una visita di due giorni in cui si stipuleranno importanti accordi commerciali e non solo tra Russia e India. Il primo impegno è per la costruzione da parte di Mosca di due reattori nucleari. Il servizio di Fausta Speranza:

    Valore: 30 miliardi di dollari, terreni di intesa: soprattutto difesa ed energia nucleare. L’India accoglie il presidente russo per accordi commerciali che però hanno un respiro tale da far dire al portavoce del ministero degli Esteri russo, Vishnu Prakash, che “non si tratta di un mero accordo commerciale, poichè le parti cercano di sviluppare progetti legati a ricerca, sviluppo e produzione congiunte”. E l’omologo indiano Krishna aggiunge: fra gli argomenti che Medvedev tratterà nella sua visita, vi sono anche il terrorismo e la situazione nella regione afghano-pachistana. Inoltre in uno dei primi comunicati congiunti, a visita avviata, spunta anche la questione iraniana: i leader affermano che India e Russia ritengono necessario realizzare “ogni possibile sforzo per trattare la questione nucleare iraniana attraverso il dialogo ed il negoziato”. Aggiungono che l'Iran “ha il diritto di sviluppare la ricerca, la produzione e l'uso dell'energia nucleare per fini pacifici in conformità con i suoi obblighi internazionali”. Per poi lanciare un appello a Teheran affinchè “rispetti le disposizioni al riguardo del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e cooperi pienamente con l'Aiea (l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, ndr)”. Resta da dire, avendo nominato l’Onu, che Medvedev ha dichiarato oggi da New Delhi che la Russia è favorevole all'assegnazione all'India di un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

    In Thailandia in scadenza lo stato d’emergenza in vigore da aprile
    Termina domani in Thailandia lo stato d'emergenza in vigore a Bangkok e in tre province limitrofe, decretato dalle autorità nell'aprile scorso, a seguito delle manifestazioni anti-governative promosse dalle “camicie rosse” e represse violentemente, con un bilancio di 90 morti e 1.900 feriti. Il provvedimento, che aveva inasprito i poteri delle forze di sicurezza, era stato criticato dai difensori dei diritti dell'uomo e dall'opposizione. Sui motivi delle proteste delle “camicie rosse”, Giada Aquilino ha intervistato Carlo Filippini, esperto di sud est asiatico:

    R. - Le “camicie rosse” rappresentano gli strati della popolazione più povera e in particolare quella rurale, che era stata molto beneficata dai precedenti governi guidati da Thaksin Shinawatra, che fu estromesso dal colpo di Stato del settembre 2006. La ripetuta estromissione di governi che avevano vinto le elezioni ha poi creato una situazione di tensione e questi strati della popolazione si sono sentiti non più rappresentati dal governo.

    D. - In particolare, in cosa queste classi più povere sono state penalizzate?

    R. - I governi di Thaksin avevano approvato tutta una serie di riforme, che avevano probabilmente alcuni aspetti negativi nel medio e lungo periodo, ma che avevano anche agevolato: ad esempio la legge dei 30 baht - baht è la moneta thailandese, 50 baht valgono un Euro, tanto per intenderci - in base alla quale chiunque poteva avere cure mediche pagando una somma molto bassa. Certamente, Thaksin aveva anche utilizzato i metodi normali della politica in Thailandia e questo significava, molte volte, corruzione o favoreggiamento degli affari di alti imprenditori o delle famiglie a lui vicine.

    D. - Lo stato d’emergenza è stato tolto a Bangkok e in tre province limitrofe. Nei piani delle autorità c’è comunque l’intenzione di imporre un atto per la sicurezza interna. Che misure potrebbero essere?

    R. - Molti Paesi, e non soltanto nel sudest asiatico ma in tutto il mondo, hanno leggi che potremmo definire “leggi antiterrorismo”. L’Internal Security Act thailandese è una legge che mira a combattere, a proibire e a punire comportamenti violenti. In molti Paesi, queste leggi sulla sicurezza interna sono però utilizzate per tenere a bada gli oppositori. (mg)

    Terremoto nel sud-est dell’Iran: almeno 7 vittime e alcuni villaggi distrutti
    Almeno sette persone sono rimaste uccise e 24 ferite in un terremoto che ha colpito ieri sera il sud-est dell'Iran. Lo riferisce l'agenzia Irna, sottolineando che il bilancio potrebbe però aggravarsi, perchè numerosi villaggi hanno subito distruzioni tra il 20 e il 100 per cento. Il sisma, di intensità 6,5 gradi sulla scala Richter, ha avuto il suo epicentro nei pressi della città di Hosseinabad, nella provincia di Kerman, ed è avvenuto alle 22:12 ora locale (le 19:42 in Italia). Nella provincia di Kerman si trova anche la città di Bam, rasa al suolo nel dicembre del 2003 da un terremoto che provocò circa 30mila morti. “Considerate le dimensioni dei danni, il numero dei morti sembra destinato ad aumentare”, ha detto all'agenzia Irna il governatore generale della provincia, Esmail Najjar. Le operazioni di soccorso sono ancora in corso, ha aggiunto Najjar, per estrarre persone che sono rimaste intrappolate sotto le macerie. Il governatore ha sottolineato che le case crollate erano fatte di creta essiccata e paglia, materiale usato nelle tradizionali costruzioni delle zone rurali, mentre gli edifici costruiti con strutture più moderne hanno retto. La scossa principale è stata seguita fino ad ora da altre sei di assestamento, la più forte delle quali ha raggiunto i 4,3 gradi sulla scala Richter.

    Allarme bomba alla metro di Roma
    Allarme bomba nella metro di Roma. Questa mattina, riferisce l’Atac – ripreso da fonti di agenzia - un operatore ha rinvenuto presso la stazione della metropolitana linea B di Rebibbia un oggetto sospetto all'interno di un vagone. Sono state immediatamente allertate le Forze dell'Ordine e i Vigili del Fuoco, che, intervenuti sul posto, hanno provveduto ad isolare l'area. Dal canto suo, il sindaco capitolino Gianni Alemanno ha affermato che il rudimentale ordigno non era in grado di esplodere.

    A Parigi mobilitazione per Panahi, il regista iraniano condannato a 6 anni di prigione Parte da Parigi la mobilitazione del mondo del cinema e degli intellettuali a favore del cineasta iraniano Jafar Panahi, condannato ieri dal tribunale di Teheran a sei anni di prigione e al divieto di realizzare film e di lasciare il Paese almeno per i prossimi vent'anni. La sentenza è stata condannata in primo luogo dal ministro della Cultura francese, Frederic Mitterrand, che parla di “pseudo-giudizio”. Il ministro si è dichiarato “vigorosamente contro questo attacco inaccettabile alla libertà di pensiero e di creazione artistica” e chiede che “vi venga messa fine immediatamente”. Contro il verdetto proclamato ieri e divulgato dall'avvocato di Panahi, Farideh Gheirat, si schiera anche il mondo intellettuale e del cinema francese. Il filosofo Bernard-Henri Levy sostiene che il cineasta sia stato condannato “perchè sospettato di voler realizzare un film sul movimento verde, l'opposizione che si è organizzata durante le elezioni iraniane del 2009. Il suo solo crimine - ha detto il filosofo - è di aver appoggiato Hossein Mussavi, capo dell'opposizione”. Da parte sua, il delegato generale del festival di Cannes, Thierry Fremaux, che aveva simbolicamente lasciato un posto vuoto per Panahi tra i giurati dell'ultima edizione, ha lanciato un appello ad “agire rapidamente” e sta organizzando un comitato di sostegno al cineasta, con la collaborazione della Società degli autori e compositori drammatici presieduta dal regista Bertrand Tavernier e della Cinematheque francaise di Parigi. “Alla fine della sua prima detenzione, l'anno scorso, Jafar Panahi - ha ricordato Fremaux - ci aveva fatto sapere a che punto il sostegno arrivato dall'estero gli era stato prezioso”.

    Nel 2010 sono ormai più di 700 i soldati della coalizione uccisi in Afghanistan
    Il numero di soldati della coalizione uccisi in Afghanistan dal primo gennaio del 2010, che già lo scorso anno era stato il più alto dall'inizio del conflitto nel 2001, ha superato il limite di 700, secondo i dati riportati dal sito indipendente icasualties.org. Secondo il sito, al 21 dicembre, il conflitto ha fatto dall'inizio del 2010 un totale di 701 morti tra i ranghi delle truppe internazionali che compongono la coalizione condotta dagli Stati Uniti in Afghanistan. Il 2009, con 521 morti, era già stato, di gran lunga, l'anno più sanguinoso per le truppe internazionali, trovatesi ad affrontare, da tre anni, una considerevole intensificazione della ribellione dei talebani.

    Ancora disordini e almeno 12 morti in Sudan
    Almeno 12 persone sono morte in quello che senza dubbio sembra essere stato un nuovo confronto militare tra forze appartenenti all'Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese (Spla), la milizia del sud Sudan e un gruppo armato fedele al generale George Athor, un ufficiale della Spla ammutinato. All'inizio di questo mese, il presidente del sud Sudan Salva Kiir Mayardit, aveva tenuto un incontro con diverse personalità politiche e religiose per risolvere la questione dei ribelli. Lo scorso ottobre Kiir aveva garantito un'amnistia ad Athor ed ai suoi soldati per una riunificazione delle forze del sud in vista del referendum del 9 gennaio prossimo che dovrebbe sancire o meno l'indipendenza dal nord. Athor si era ammutinato con i suoi militari dopo essere stato sconfitto alle elezioni di aprile, quando si era presentato come governatore della regione petrolifera di Jonglei e aveva accusato ufficiali del Movimento per la Liberazione del Popolo Sudanese (Splm) di frode. Intanto l'Unione europea ha annunciato l'invio di una delegazione di 110 osservatori in Sudan in vista del referendum del 9 gennaio prossimo che riguarderà le regioni del sud.

    Il presidente dell’Ue raccomanda misure contro il debito ai Paesi della zona euro
    I Paesi della zona Euro devono attenersi a criteri finanziari più severi possibile e trovare una soluzione al problema dell'indebitamento. Lo ha detto il presidente dell'Ue Herman von Rompuy, parlando oggi all'Accademia delle Scienze a Budapest. Tracciando un quadro complessivo sulla situazione dell'Ue, van Rompuy ha detto che l'Europa dovrà comportarsi da pioniere nella ricerca scientifica e nell'innovazione tecnologica per incentivare i giovani scienziati europei a rimanere a casa, ma assicurando loro al contempo libera circolazione dentro l'Unione. Rompuy ha anche ricordato che la presidenza ungherese dal gennaio prossimo avrà fra le sue priorità la questione dell'avvicinamento dei Balcani all'Ue.

    Condanna all’Italia per la giustizia troppo lenta dalla Corte europea dei diritti
    La Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha oggi emesso una maxi condanna nei confronti dell'Italia per i ritardi con cui vengono pagati gli indennizzi legati alla lentezza dei processi. I giudici di Strasburgo hanno infatti reso noto di aver adottato 475 sentenze che danno ragione ad altrettanti ricorsi presentati da soggetti che hanno dovuto attendere dai 9 mesi ai quattro anni per incassare il risarcimento che gli era stato riconosciuto, in base alla legge Pinto, per l'eccessiva lunghezza del processo.

    A Roma oggi i funerali di Tommaso Padoa-Schioppa
    Funerali stamane a Roma nella Basilica di Santa Maria degli Angeli per l'ex ministro dell'Economia italiano, Tommaso Padoa-Schioppa. Alla cerimonia presenti, tra gli altri, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, e l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, ed il presidente John Elkann. In chiesa tra gli altri anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, l'ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, il presidente del Copasir, Massimo D'Alema, l'ex governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio. Ieri ha fatto visita alla camera ardente, allestita nella sede della rappresentanza dell’Ue a Roma, anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Di Tommaso Padoa Schioppa in questi giorni sono stati ricordati tra l’altro la professionalità, la competenza, la serietà, l’integrità morale.

    Appello dell’Alto commissario Onu per i diritti umani per i dissidenti bielorussi
    Preoccupata per la situazione in Bielorussia, l'Alto commissario delle Nazione Unite per i diritti umani Navi Pillay ha lanciato oggi a Ginevra un appello per l'immediata liberazione dei candidati dell'opposizione e dei loro sostenitori non coinvolti nelle violenze, scoppiate dopo la rielezione del presidente Alexander Lukashenko. Pur condannando ogni ricorso e ogni appello alla violenza da parte di alcune fazioni radicali dell'opposizione, Pillay ha ricordato il dovere delle autorità di rispettare il diritto dell'opposizione a manifestare pacificamente e alla libertà di parola. “Sono molto preoccupata per l'uso della forza usata contro i manifestanti non coinvolti nelle ostilità, per la violenza ed i sequestri dei candidati dell'opposizione e dei loro sostenitori, per la detenzione di attivisti e difensori de diritti umani, di perquisizioni e vessazioni di organizzazioni non governative indipendenti”, ha detto Pillay in una dichiarazione. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 355

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