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Sommario del 16/12/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace: porre fine a violenze e discriminazioni contro i cristiani, il gruppo religioso più perseguitato nel mondo
  • Il cardinale Turkson: rispettare la libertà religiosa significa difendere la dignità dell'uomo
  • La solidarietà del Papa per i cristiani dell'Iraq. Mons. Warduni: l'Europa difenda i diritti umani dove sono calpestati
  • Il Papa agli ambasciatori di Nepal, Zambia, Mali, Seychelles e Andorra: gli Stati riscoprano il valore della fraternità
  • L'ecumenismo offra nuove opportunità di testimoniare il Vangelo: così il Papa al presidente della Federazione Luterana Mondiale
  • Tradizionale incontro di preghiera del Papa con gli universitari in preparazione al Natale
  • Altre udienze e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Proteste in Grecia e crisi economica: il Consiglio europeo cerca nuove soluzioni
  • Rischio di guerra civile in Costa d’Avorio: oltre dieci morti in nuovi scontri
  • La protesta del volontariato: i tagli al 5 x mille contro i più deboli
  • "Dalle collezioni rinascimentali ad ambasciata di Francia”: mostra a Palazzo Farnese
  • Chiesa e Società

  • Messaggi del Papa e altri leader religiosi e civili per l’Incontro della Comunità di Taizé a Rotterdam
  • La denuncia di un sacerdote pakistano: “Asia Bibi può essere uccisa in ogni momento”
  • India: il Consiglio delle Chiese denuncia il carattere liberticida delle leggi anti-conversione
  • Vescovo dell’Orissa: Natale per costruire un clima di pace con i non cristiani
  • Solidarietà del primate anglicano per i cristiani perseguitati e i bambini vittime delle guerre
  • Rapporto mondiale sulla malaria. L’Oms chiama in causa le case farmaceutiche
  • Filippine: accordo governo-vescovi per una campagna sulla salute riproduttiva
  • India: suora vince la battaglia contro l’eccesso di fluoro nell’acqua, causa di gravi deformità
  • La malnutrizione continua a colpire i bambini delle tribù in Madhya Pradesh
  • Ad Haiti pochi passi avanti nella ricostruzione dopo il terremoto
  • Colombia: la diocesi di Tumaco denuncia abbandono e violenza
  • Armenia: una legge restringe la libertà religiosa. Forti critiche dei gruppi religiosi
  • Svizzera: il richiamo dei vescovi contro l’eutanasia
  • Mons. Crociata: "il cattolicesimo anima dell'Italia unitaria"
  • Spagna: migliaia di adesioni alla Dichiarazione per la libertà religiosa
  • Esortazione pastorale dell’arcivescovo di Barcellona sulla visita del Papa
  • Inaugurata in Spagna una Scuola di animazione missionaria a Jaen
  • 24 Ore nel Mondo

  • Obama presenta la strategia per l'Afghanistan: ritiro responsabile del contingente dal luglio 2011
  • Il Papa e la Santa Sede



    Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace: porre fine a violenze e discriminazioni contro i cristiani, il gruppo religioso più perseguitato nel mondo

    ◊   E’ stato presentato oggi nella Sala Stampa vaticana il Messaggio di Benedetto XVI per la 44.ma Giornata mondiale della pace che sarà celebrata il primo gennaio 2011 sul tema “Libertà religiosa, via per la pace”. La sintesi del documento in questo servizio di Sergio Centofanti:

    Il Papa, all’inizio del Messaggio, ricorda che anche quest’anno è stato segnato “dalla persecuzione, dalla discriminazione, da terribili atti di violenza e di intolleranza religiosa”. Il suo pensiero si rivolge in particolare alle sofferenze della comunità cristiana dell’Iraq, colpita da continue violenze che inducono molti fedeli a emigrare. Ma è in tutto il mondo che i discepoli di Cristo sono colpiti. “I cristiani – è la forte denuncia di Benedetto XVI - sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede”. In Occidente, poi – nota - vi sono “forme più silenziose e sofisticate di pregiudizio e di opposizione verso i credenti”, che “si esprimono talvolta col rinnegamento della storia e dei simboli religiosi nei quali si rispecchiano l’identità e la cultura della maggioranza dei cittadini”. Si tratta di forme che fomentano spesso l’odio, il pregiudizio e l’emarginazione dei credenti nel dibattito pubblico contraddicendo il pluralismo e la laicità delle istituzioni che vorrebbero difendere.

    Il Papa ricorda che “il fondamentalismo religioso e il laicismo sono forme speculari ed estreme di rifiuto del legittimo pluralismo e del principio di laicità. Entrambe, infatti, assolutizzano una visione riduttiva e parziale della persona umana”. “L’ordinamento giuridico a tutti i livelli, nazionale e internazionale, quando consente o tollera il fanatismo religioso o antireligioso, viene meno alla sua stessa missione, che consiste nel tutelare e nel promuovere la giustizia e il diritto di ciascuno” ed “espone la società al rischio di totalitarismi politici e ideologici, che enfatizzano il potere pubblico, mentre sono mortificate o coartate, quasi fossero concorrenziali, le libertà di coscienza, di pensiero e di religione”. Per Benedetto XVI è “inconcepibile” che i credenti “debbano sopprimere una parte di se stessi - la loro fede - per essere considerati cittadini attivi”. Il relativismo morale - spiega - invece di costruire una pacifica convivenza, provoca divisione e negazione della dignità degli esseri umani. “Il patrimonio di principi e di valori espressi da una religiosità autentica è una ricchezza per i popoli”. “Nel rispetto della laicità positiva delle istituzioni statali, la dimensione pubblica della religione deve essere sempre riconosciuta. A tal fine è fondamentale un sano dialogo tra le istituzioni civili e quelle religiose”. Tutto ciò “non costituisce in nessun modo una discriminazione di coloro che non ne condividono la credenza, ma rafforza, piuttosto, la coesione sociale, l’integrazione e la solidarietà”.

    “Il diritto alla libertà religiosa – afferma il Pontefice - è radicato nella stessa dignità della persona umana, la cui natura trascendente non deve essere ignorata o trascurata”. “Tra i diritti e le libertà fondamentali”, dunque, “la libertà religiosa gode di uno statuto speciale. Quando la libertà religiosa è riconosciuta, la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice” ma “quando la libertà religiosa è negata … si minacciano la giustizia e la pace”. Per questo, ogni persona deve avere il diritto di professare la propria religione “individualmente o comunitariamente … sia in pubblico che in privato”, e non deve incontrare ostacoli se vuole “aderire ad un’altra religione o non professarne alcuna”. “La libertà religiosa – si legge ancora nel testo - non è patrimonio esclusivo dei credenti, ma dell’intera famiglia dei popoli della terra. È elemento imprescindibile di uno Stato di diritto” ed è “la cartina di tornasole per verificare il rispetto di tutti gli altri diritti umani”.

    “La difesa della religione – rimarca il Papa - passa attraverso la difesa dei diritti e delle libertà delle comunità religiose” in particolare delle minoranze che “non costituiscono una minaccia contro l’identità della maggioranza, ma sono al contrario un’opportunità per il dialogo e per il reciproco arricchimento culturale”. La Chiesa, da parte sua, continua a promuovere il dialogo tra le varie religioni, pur senza cadere nel relativismo e nel sincretismo religioso, perché sa che Cristo è «via, verità e vita», nella consapevolezza che “ogni verità, da chiunque sia detta, proviene dallo Spirito Santo”. Benedetto XVI ricorda che l’anno prossimo ricorrerà il 25° anniversario della Giornata mondiale di preghiera per la pace, convocata ad Assisi nel 1986 da Giovanni Paolo II. “In quell’occasione i leader delle grandi religioni del mondo hanno testimoniato come la religione sia un fattore di unione e di pace, e non di divisione e di conflitto”.

    Il Papa lancia un accorato appello ai responsabili delle nazioni ad “agire prontamente per porre fine ad ogni sopruso contro i cristiani” che “soffrono persecuzioni, discriminazioni, atti di violenza e intolleranza, in particolare in Asia, in Africa, nel Medio Oriente e specialmente nella Terra Santa”. Nello stesso tempo esorta i cristiani a vivere le Beatitudini rinnovando l’impegno al perdono. “La violenza non si supera con la violenza. Il nostro grido di dolore – è il suo invito - sia sempre accompagnato dalla fede, dalla speranza e dalla testimonianza dell’amore di Dio”. Benedetto XVI esprime inoltre il suo auspicio “affinché in Occidente, specie in Europa, cessino l’ostilità e i pregiudizi contro i cristiani per il fatto che essi intendono orientare la propria vita in modo coerente ai valori e ai principi espressi nel Vangelo. L’Europa, piuttosto - si legge nel Messaggio - sappia riconciliarsi con le proprie radici cristiane, che sono fondamentali per comprendere il ruolo che ha avuto, che ha e che intende avere nella storia”.

    “La pace è un dono di Dio” – scrive Benedetto XVI - “non è semplice assenza di guerra, non è mero frutto del predominio militare o economico”. Benedetto XVI fa proprio l’appello di Paolo VI, il Papa che ha istituito la Giornata Mondiale della Pace: “Occorre innanzi tutto dare alla Pace altre armi, che non quelle destinate ad uccidere e a sterminare l'umanità. Occorrono sopra tutto le armi morali”. “La libertà religiosa – conclude Benedetto XVI - è un’autentica arma della pace, con una missione storica e profetica”, quella di “cambiare e rendere migliore il mondo”.

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    Il cardinale Turkson: rispettare la libertà religiosa significa difendere la dignità dell'uomo

    ◊   Nella Sala Stampa della Santa Sede, sono intervenuti tra gli altri il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e il segretario del medesimo dicastero, mons. Mario Toso. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Il Messaggio di Benedetto XVI è un segno forte dell’impegno della Chiesa a difesa della libertà religiosa, soprattutto dell’uomo in quanto tale e della sua dignità. E’ quanto sottolineato dai relatori, che hanno indicato i principali nemici della libertà religiosa oggi nel mondo: fanatismo, fondamentalismo e laicismo. Fenomeni questi, è stato rilevato, che ignorano la ricerca della verità trascendente che appartiene ad ogni uomo, senza distinzioni:

    “The exercise of the right of religious freedom as a way to peace…”

    “L'esercizio del diritto di libertà religiosa come via per la pace”, ha affermato il cardinale Turkson implica, “il riconoscimento dell’armonia che deve esistere tra le due aree e forme di vita: privato e pubblico, individuo e comunità”. Ed ha affermato che lo Stato è chiamato a proteggere la libertà religiosa, in quanto “intrinseca alla persona umana”. Dal canto suo, mons. Toso ha messo l’accento sulla marginalizzazione del Dio cristiano in Occidente e in particolare in Europa:

    “Il laicismo secolaristico, maggiormente presente nei Paesi occidentali, giunge al rifiuto del pluralismo religioso e di una laicità positiva per la via singolare della negazione non solo del cristianesimo, ma di qualsiasi altra religione o tradizione, nel tentativo di promuovere una radicale emancipazione dell’uomo da Dio”.

    Del resto, è stato ribadito, i cristiani sono il gruppo più perseguitato al mondo. Secondo fonti di Ong e istituzioni internazionali, infatti, il 75% dei casi di violenze e persecuzioni sono a danno di cristiani. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il cardinale Turkson ha riconosciuto che in molti Paesi a maggioranza islamica, i cristiani incontrano spesso difficoltà a professare la propria fede pubblicamente. Mons. Toso ha quindi tenuto a sottolineare che il rispetto della libertà religiosa non è contro l’ateo, anch’egli alla ricerca della verità. Ed ha infine ribadito che un’autorità politica, nazionale o sovranazionale, deve rispettare la dimensione etica nel suo operato:

    “Qui l’appello è proprio che la politica non insegua chissà quali idoli – l’idolo del potere, l’idolo dell’equilibrio … Se un’autorità politica, concretamente parlando, è più dedita al messaggio massmediatico e più dedita a coltivare certe menzogne per mantenere il potere, e addirittura strumentalizza la religione per ottenere certi obiettivi, per ottenere il dominio su certe parti del mondo, evidentemente questa è un’autorità che non ha capacità di promuovere la libertà religiosa e di difenderla”.

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    La solidarietà del Papa per i cristiani dell'Iraq. Mons. Warduni: l'Europa difenda i diritti umani dove sono calpestati

    ◊   Il Papa, nel suo Messaggio per la Giornata mondiale della pace, ha invocato la solidarietà internazionale per i cristiani dell’Iraq. “Il mio pensiero – ha detto - si rivolge in particolare alla cara terra dell'Iraq, che nel suo cammino verso l’auspicata stabilità e riconciliazione continua ad essere scenario di violenze e attentati”. Ha ricordato “le recenti sofferenze della comunità cristiana, e, in modo speciale, il vile attacco contro la Cattedrale siro-cattolica ‘Nostra Signora del Perpetuo Soccorso’ a Baghdad, dove, il 31 ottobre scorso, sono stati uccisi due sacerdoti e più di cinquanta fedeli, mentre erano riuniti per la celebrazione della Santa Messa. Ad esso hanno fatto seguito, nei giorni successivi, altri attacchi, anche a case private, suscitando paura nella comunità cristiana ed il desiderio, da parte di molti dei suoi membri, di emigrare alla ricerca di migliori condizioni di vita”. Il Papa ha quindi manifestato la sua vicinanza e quella di tutta la Chiesa, invitando i cristiani iracheni “a continuare ad offrire una coraggiosa testimonianza di fede” in questa terra. Proprio ieri a Strasburgo 160 eurodeputati hanno consegnato ad una delegazione di vescovi iracheni un documento di sostegno per le comunità cristiane mediorientali. Tra i presuli presenti, anche mons. Shlemon Warduni vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei, che, al microfono di Fausta Speranza, ha lanciato un appello ad ascoltare il grido di dolore della minoranza cristiana di questo Paese:

    "Adesso vogliamo orecchi che ci ascoltino. Vogliamo solo i nostri diritti, non vogliamo altro. La pace, la sicurezza, il lavoro per i nostri giovani. Noi diciamo al nostro presidente e al nostro primo ministro: voi ci promettete tante bellissime cose, ottime, ma finora non ne abbiamo vista nessuna realizzarsi. Noi ci aspettiamo gesti concreti, ci aspettiamo che l’Europa difenda i diritti umani e dove questi diritti sono calpestati è necessario che dica ‘no, questo non va bene’. Noi ci aspettiamo da voi che facciate concretamente qualcosa e vi ringraziamo”.(bf)

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    Il Papa agli ambasciatori di Nepal, Zambia, Mali, Seychelles e Andorra: gli Stati riscoprano il valore della fraternità

    ◊   Una “lezione” su un principio fondamentale e sovente bistrattato dalla politica e dalla diplomazia, la fraternità umana, a favore di altri valori universalmente più gettonati. E’ quella che Benedetto XVI ha tenuto questa mattina ai cinque nuovi ambasciatori presso la Santa Sede di Nepal, Zambia, Andorra, Seychelles e Mali, ricevuti in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La mobilitazione mondiale pro-Haiti, lunga un intero anno, in fondo l’ha dimostrato più di tante parole: non esiste vera comunità internazionale senza il mutuo sostegno fra le nazioni. Eppure, ha osservato non senza un certo disappunto Benedetto XVI, il peso della fraternità umana nei rapporti tra gli Stati è poco riconosciuto a parole e quasi per nulla praticato. Questo perché, ha affermato, pur “bello”, questo ideale…

    “…a trouvé dans le développement…
    ...ha trovato nello sviluppo del pensiero filosofico e politico una minore risonanza rispetto ad altri ideali come libertà, uguaglianza, progresso o unità. Si tratta di un principio che è rimasto in gran parte lettera morta nelle società politiche moderne e contemporanee, soprattutto a causa dell’influenza esercitata dalle ideologie individualiste o collettiviste”.

    Per vivere con dignità, ha ripetuto il Papa, “tutti gli esseri umani hanno bisogno di rispetto”, e quindi che la giustizia e i diritti “siano espressamente riconosciuti”. Tuttavia, ha soggiunto, “questo non è sufficiente a condurre una vita pienamente umana: infatti, la persona ha bisogno anche della fraternità” E anche se, ha stigmatizzato il Pontefice, la globalizzazione porta oggi gli uomini gli uni dagli altri, non per questo “li rende fratelli”. Riconoscersi fratelli infatti non è un processo razionale:

    “La raison humaine est à meme…
    La ragione umana è in grado di riconoscere l'uguaglianza di tutti gli uomini e la necessità di limitare eccessive disparità tra loro, ma non è in grado di stabilire la fraternità. Questo è un dono soprannaturale”.

    Fraternità, gratuità, rispetto, ha insistito Benedetto XVI, sono chiamati a manifestarsi “in tutti i settori dell’attività umana, compresa l'attività economica”. Gli affari esprimono “l’essere-in-relazione” degli uomini fra loro e questa espressione “è uno dei principali settori di cooperazione tra i popoli”. In questo complesso scenario, ha asserito il Papa, si muove la Chiesa con il suo messaggio improntato alla logica del dono, che cioè considera tutto ciò che è dell’uomo come un atto d’amore di Dio:

    “C'est pourquoi elle s'interdit d'agir...
    Pertanto, (alla Chiesa - ndr) non è permesso agire come una lobby, attenta ai suoi soli interessi, ma essa lavora, sotto lo sguardo di Colui che è il Creatore di tutti gli uomini, per onorare la dignità di ciascuno. Essa si sforza, dunque, di porre l’amore e la pace alla base dei molteplici legami umani che collegano le persone tra loro, come Dio ha voluto nella sua saggezza creativa”.

    Nel suo discorso all’ambasciatore del Nepal, Suresh Prasad Pradhan, il Papa ha auspicato che il nuovo corso politico nel Paese possa contribuire a dare stabilità, prosperità e armonia al futuro dei nepalesi. Ed ha incoraggiato il Nepal a proseguire nell’affermazione degli ideali democratici e nella promozione dei diritti e delle libertà fondamentali. Il Pontefice si è dunque soffermato sul contributo che la minoranza cattolica offre al bene comune della società nepalese, in particolare attraverso l’educazione e le attività caritative. Il Papa ha espresso l’auspicio che il governo continui a sostenere la presenza della Chiesa nel campo della salute e dell’istruzione. Benedetto XVI ha concluso il suo discorso con la speranza che lo spirito di tolleranza prevalga e si rafforzi il dialogo e la cooperazione tra i cattolici nepalesi e i concittadini di altre religioni.

    Del bisogno di giustizia e di solidarietà, specie nei riguardi dei più svantaggiati, Benedetto XVI ha parlato nel discorso al neo diplomatico della Zambia presso la Santa Sede, Royson Mabuku Mukwena. In particolare, il Pontefice ha difeso ancora il diritto fondamentale e inviolabile alla vita, che la Chiesa – ha detto – “continua a difendere senza eccezioni”, dal concepimento alla morte naturale. Uno sguardo è stato dato dal Papa anche alla situazione economica della Zambia: la Santa Sede, ha asserito, incoraggia gli sforzi profusi nel settore dell’agricoltura e auspica che la crescita economica si coniughi con il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, specialmente per quanto riguarda la sanità, le infrastrutture e le opportunità educative. Da parte sua la Chiesa, ha assicurato, continuerà a contribuire attivamente alla lotta alla malaria e all’aids nel campo dell’educazione alla prevenzione e dello sviluppo del concetto di igiene e cura di sé, promuovendo al tempo stesso la responsabilità morale e la fedeltà matrimoniale come strumento per arrestare la diffusione del virus hiv.

    Con l’ambasciatore del Principato di Andorra, Miquel Ángel Canturri Montanya, Benedetto XVI si è soffermato, fra l’altro, sull’aspetto della recente evoluzione demografica registrata dal piccolo Stato, stretto tra Francia e Spagna e con un’astensione territoriale di nemmeno 500 km². Molti giovani originari del Principato tornano alle origini e questo, ha notato il Papa, comporta “una necessaria consapevolezza e responsabilità da parte delle istituzioni”, giacché “l’armonia sociale, che potrebbe esserne squilibrata, è legata non solo ad un quadro legislativo giusto ed equo, ma anche alla qualità morale di ciascun cittadino”. Questa considerazione, ha spinto Benedetto XVI a ribadire il concetto di bene comune come valore per il quale è doveroso spendersi con “determinazione ferma e perseverante”. I principi etici, ha aggiunto, permettono di consolidare la democrazia e agli abitanti di Andorra di vivere “i millenari valori positivi valori, impregnati di cristianesimo, e di coltivare e di preservare la loro identità”.

    Un Paese dove molto si è ottenuto in termini di pace, prosperità economica e stabilità politica e sociale è la Repubblica delle Seychelles. Tali obiettivi – ha riconosciuto il Papa al cospetto del nuovo ambasciatore presso la Santa Sede dello Stato asiatico, Vivienne Fock Tave – si sono potuti raggiungere solo grazie al contributo di tutti nella sfera politica e sociale, nei settori pubblico e privato. Lo sviluppo, ha obiettato Benedetto XVI, non deve però essere solo materiale, ma anche spirituale e deve fondarsi sulla solidarietà umana che ha, ha detto, le sue radici nell’istituzione familiare.

    Infine, con il diplomatico Boubacar Sidiki Touré, neo rappresentante del Mali in Vaticano, Benedetto XVI ha ricordato il 50.mo anniversario dell’indipendenza celebrato nel 2010. In campo sociale e democratico molto resta ancora da fare, ha sottolineato il Pontefice. I principali obiettivi, ha indicato, sono certamente la pace civile e il diritto d’accesso al cibo, ma anche la lotta contro ogni genere di discriminazione, sia etnica che religiosa, e di individualismo crescente. La speranza, ha affermato Benedetto XVI, risiede nelle nuove generazioni, quindi si deve investire nella loro formazione: un settore nel quale la Chiesa, ha concluso, offre da tempo un eccellente contributo. (Con la collaborazione di Alessandro Gisotti e Roberta Barbi)

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    L'ecumenismo offra nuove opportunità di testimoniare il Vangelo: così il Papa al presidente della Federazione Luterana Mondiale

    ◊   L’ecumenismo offra ai cattolici e ai luterani nuove opportunità di testimoniare il Vangelo: così, in sintesi, Benedetto XVI si è rivolto al rev. Munib Younan, presidente della Federazione Luterana Mondiale, ricevuto stamani in udienza insieme ad una delegazione. Nel suo discorso, il Papa ha ricordato anche l’importanza della “Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione”, siglata undici anni fa, definendola “un passo significativo” verso la “piena unità dei cristiani”. Il servizio di Isabella Piro:

    “Amici luterani”, dice il Papa all’inizio del suo discorso e già questo dà un senso specifico alle sue parole. Benedetto XVI ricorda le speranze espresse all’inizio del Pontificato, quando auspicava che “i contatti ravvicinati e un dialogo intenso” continuassero ad arricchire le relazioni ecumeniche tra cattolici e luterani. Ed è con gratitudine, sottolinea il Papa, che oggi si guarda ai “molti frutti significativi prodotti da decenni di discussioni bilaterali”.

    "With God’s help it has been possible slowly and patiently…
    “Con l’aiuto di Dio – continua Benedetto XVI – è stato possibile, lentamente e pazientemente, rimuovere le barriere e favorire legami visibili di unità, attraverso il dialogo teologico e la cooperazione pratica, specialmente a livello delle comunità locali”.

    Quindi, il Santo Padre ricorda la “Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione”, che lo scorso anno ha celebrato il suo decimo anniversario: un documento, afferma il Papa, rivelatosi “un passo significativo lungo il difficile cammino per ristabilire la piena unità dei cristiani ed uno stimolo ad ulteriori discussioni ecumeniche”.

    "It is my hope that these ecumenical activities…
    “Spero – aggiunge il Pontefice – che le attività ecumeniche offriranno nuove opportunità, per i cattolici ed i luterani, di crescere insieme nella vita, nella testimonianza del Vangelo e nello sforzo di portare la luce di Cristo a tutti i livelli della società”. In particolare Benedetto XVI fa riferimento alla Commissione Internazionale Cattolico-Luterana sull’Unità, che sta lavorando ad un testo congiunto - il quale “documenterà ciò che i luterani e i cattolici sono capaci di dire insieme a questo punto, guardando alla maggiore vicinanza dopo cinque secoli di separazione” - e sta studiando il tema "Battesimo e comunione ecclesiale crescente". Infine, augurando a tutti presenti un Natale di pace e di gioia, il Papa affida la ricerca dell’unità dei cristiani al Signore, “vera novità che supera tutte le nostre umane aspettative”.

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    Tradizionale incontro di preghiera del Papa con gli universitari in preparazione al Natale

    ◊   Oggi alle 17.30 nella Basilica di San Pietro, il Papa presiede i Primi Vespri nel tradizionale incontro di preghiera con gli universitari romani in preparazione al Natale. All’appuntamento, che si svolge nel primo giorno della Novena di Natale, prenderanno parte oltre 10mila studenti provenienti dagli atenei romani, accompagnati dal cardinale vicario Agostino Vallini. Un momento forte che quest’anno si svolgerà con lo sguardo ed il cuore rivolti alla Giornata mondiale della gioventù di Madrid. Federico Piana ne ha parlato con mons. Lorenzo Leuzzi, direttore della Pastorale universitaria della Diocesi di Roma:

    R. – Ogni anno, gli universitari si preparano al Santo Natale con il Santo Padre, e quest’anno Benedetto XVI presiederà la celebrazione dei Vespri proprio nel giorno in cui inizia la tradizionale Novena del Santo Natale. E’ un momento importante nel cammino dell’anno pastorale, perché costituisce la conclusione della prima parte del cammino che ha visto i giovani iniziare la riflessione sul tema della celebrazione eucaristica domenicale e soprattutto sulla comprensione del saluto di congedo – “ite, Missa est” – che non è la conclusione della celebrazione eucaristica ma è l’inizio di un nuovo cammino da vivere nell’Università, nel mondo, nella società per testimoniare quell’incontro con Cristo Risorto.

    D. – Sullo sfondo di questo incontro, c’è la Giornata mondiale della gioventù di Madrid …

    R. – E’ il cammino dell’anno pastorale, orientato verso la preparazione della Giornata mondiale della gioventù; ma soprattutto, alla fine della celebrazione dei Vespri ci sarà il passaggio dell’icona della “Sedes Sapientiae” dalla delegazione universitaria africana a quella spagnola: avremo con noi una delegazione da Madrid che preleverà l’icona della “Sedes Sapientiae” che sarà pellegrina nelle università spagnole, in attesa della Giornata mondiale della gioventù.

    D. – In concreto, come si sono preparati gli universitari all’appuntamento di oggi pomeriggio?

    R. – L’incontro con il Papa si situa sempre più all’interno del cammino. Penso al lavoro che stanno facendo le cappellanie universitarie: quest’anno in modo particolare, l’invito nel proporre ai giovani anche il completamento dell’iniziazione cristiana. Ci saranno più di 150 giovani universitari che chiederanno di ricevere il sacramento della Confermazione. Ma poi, c’è questa dimensione missionaria che sempre più porta i giovani attraverso le associazioni, i movimenti, le parrocchie ad essere testimoni del Vangelo nelle università. (gf)

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e padre José Rodríguez Carballo, ministro generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori.

    Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Oklahoma City (Usa), presentata da mons. Eusebius Joseph Beltran, per raggiunti limiti di età, e ha nominato nuovo arcivescovo metropolita di Oklahoma City mons. Paul Stagg Coakley, finora vescovo di Salina. Mons. Paul Stagg Coakley è nato il 3 giugno 1955 a Norfolk (Virginia), nella diocesi di Richmond. Ha ottenuto la Licenza in Teologia Spirituale alla Pontificia Università Gregoriana (1985-1987). È stato ordinato sacerdote per la diocesi di Wichita (Kansas), il 21 maggio 1983. Nominato vescovo di Salina il 21 ottobre 2004, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 28 dicembre successivo. Nella Conferenza Episcopale, è membro del Committee on Clergy, Consecrated Life and Vocations, del Committee on Evangelization and Catechesis e del Subcommittee on Catholic Home Missions.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La politica della fraternità: in prima pagina, un editoriale del direttore sul messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace, primo gennaio 2011 e sul discorso a cinque nuovi ambasciatori accreditati presso la Santa Sede.

    Il messaggio del Papa al cardinale Gianfranco Ravasi per la quindicesima seduta pubblica delle Pontificie Accademie.

    Nuove opportunità per avvicinare cattolici e luterani: l'udienza al presidente della Federazione Luterana Mondiale.

    La missione dei cattolici in Italia: nell'informazione religiosa, interventi del presidente e del segretario generale della Conferenza episcopale.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la visita del premier cinese in India.

    Il mistero della Turris chartularia: in cultura, il saggio di Agostino Paravicini Bagliani nel volume - curato da Antonio Manfredi - “Le origini della Biblioteca Vaticana tra umanesimo e rinascimento (1447-1534)”.

    Foto di gruppo alla Sistina: Maurizio De Luca alla conferenza "La Sistina del Perugino, Botticelli, Ghirlandaio e Rosselli: un affollato cantiere del Quattrocento".

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    Oggi in Primo Piano



    Proteste in Grecia e crisi economica: il Consiglio europeo cerca nuove soluzioni

    ◊   C’è attesa a Bruxelles per l’inizio del Consiglio europeo, che vedrà i capi di Stato e di Governo dei 27 confrontarsi sulla crisi economica e le gravi preoccupazioni che attanagliano l’opinione pubblica europea. Preoccupazioni che ieri sono sfociate ad Atene in tensioni sociali con violenti scontri tra manifestanti e polizia di fronte alla sede del parlamento ellenico. Al Consiglio europeo dunque si lavorerà per la creazione dal 2013 di un Fondo permanente anticrisi, che ha l’obiettivo di sostenere i Paesi della zona euro in difficoltà, ma anche per ridurre i debiti pubblici dei singoli Paesi. Stefano Leszczynski ha intervistato Carlo Secchi, docente di Politica economica presso l’Università Bocconi di Milano:

    R. – Quello cui noi assisteremo nell’ambito di questa riunione può essere una sorta di patto, i cui ingredienti sono, da un lato, una maggiore disponibilità dal punto di vista del sostegno finanziario agli Stati in difficoltà rispetto a quelli che invece sono in condizioni migliori - Germania, in primo luogo – ma, dall’altro, la richiesta è di una disciplina sul piano fiscale molto più stringente per i Paesi che si trovano o possono trovarsi in difficoltà. Si tratta del primo passo verso un maggior grado di 'comunitarizzazione' della politica fiscale rispetto all’esistente.

    D. – Allo stesso tempo però bisogna anche affrontare i timori dell’opinione pubblica europea che ha asisstito a situazioni molto difficili anche da un punto di vista sociale. Questo aspetto, secondo lei, come può essere affrontato?

    R. – I governi dei vari Paesi devono avere la capacità di persuadere i propri elettori, la propria opinione pubblica, che rispetto a certe abitudini, i sacrifici e le modifiche che vengono adesso richieste sono per evitare rischi e situazioni molto, molto più serie. E’ una grossa sfida per la politica. Una sfida che peraltro si cala su governi che in parte sono anche responsabili dello stato di pre-dissesto delle loro finanze pubbliche.

    D. – In un clima come questo, secondo lei, gli eurobond potrebbero effettivamente essere qualcosa di appetibile o rischierebbero di essere un’iniziativa senza particolari conseguenze?

    R. – Credo che questa proposta, che ha il suo fascino sul piano teorico, urti contro difficoltà politiche al momento insormontabili. Paesi come la Germania e quelli che più si ispirano alla filosofia tedesca in materia di gestione della finanza pubblica sono molto sospettosi - per dirla in termini molto franchi - di dover farsi carico con un’aggiuntiva solidarietà nei confronti degli Stati che hanno dei problemi, senza che ci sia un impegno molto forte dal punto di vista degli sforzi che loro devono compiere per risanare la finanza pubblica. Credo che sia una proposta che potrà maturare nel corso del tempo ma oggi le condizioni non ci sono.(bf)

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    Rischio di guerra civile in Costa d’Avorio: oltre dieci morti in nuovi scontri

    ◊   La crisi politica in Costa d’Avorio al centro delle preoccupazioni internazionali. Il procuratore della Corte penale dell’Aja, Luis Moreno-Ocampo, ha annunciato che procederà contro chiunque si renda responsabile di violenze nel corso degli scontri di piazza tra militari fedeli al presidente uscente Gbagbo e sostenitori di quello eletto Ouattara. Secondo fonti di agenzia, sarebbero almeno 11 i morti negli scontri di queste ultime ore, con nuove violenze anche ad Abidjan. Intanto, i vescovi della Costa d'Avorio non hanno rilasciato dichiarazioni sull'incontro avuto ieri con Gbagbo per cercare di trovare una soluzione alla crisi. Oggi ad Abidjan è prevista una sessione straordinaria della Conferenza episcopale ivoriana. Molti i timori sulla situazione, tra cui quello del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, che la situazione degeneri in una nuova guerra civile, dopo quella gravissima del 2002. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Enrico Casale, esperto di Africa della rivista "Popoli":

    R. – Teniamo presente che il presidente Gbagbo si riconosce soprattutto nelle etnie del sud della Costa d’Avorio, mentre Ouattara ed i suoi alleati si riconoscono di più nelle etnie del nord. Il conflitto tra queste etnie, insieme ad altri fattori, è stato l’elemento scatenante della crisi nel 2002.

    D. – C’è il rischio, quindi, che lo scontro si allarghi e si torni alla guerra civile?

    R. – C’è una certa stanchezza nel popolo ivoriano e, quindi, un desiderio di pace. Speriamo che i leader politici tengano conto di questo, anche se probabilmente il rischio è ancora presente.

    D. – Come potrebbe essere coinvolta la comunità internazionale per una soluzione positiva della crisi ivoriana?

    R. – Intanto, l’attività di mediazione delle Nazioni Unite potrebbe essere determinante nel riportare la serenità e il dialogo tra le due parti. Poi, la comunità internazionale – e penso soprattutto all’Unione Africana, ma anche alla Comunità Economica dell’Africa occidentale – può fare pressione attraverso sanzioni e favorire il dialogo tra le due parti. Questa può essere una delle strade per riportare la serenità nel Paese.

    D. – Quanto hanno influito tanti anni di instabilità sul tessuto economico sociale della Costa d’Avorio?

    R. – La percentuale di popolazione al di sotto del livello di povertà, quindi al di sotto del reddito di un euro al giorno, era del 18% nel 1985 ed è raddoppiata nel 2009. L’instabilità - è chiaro - non aiuta mai l’economia, soprattutto l’economia di un Paese africano come questo che dipende molto dalle esportazioni, soprattutto di cacao e caffè. Cambiano, comunque, anche gli attori presenti sulla scena ivoriana: se fino all’inizio degli anni 2000 il protagonista era la Francia, ex Paese colonizzatore, adesso, soprattutto per effetto della presa di distanza da Parigi da parte del presidente Gbagbo, si sta affacciando sulla scena economica ivoriana la Cina, ma anche Stati Uniti e Gran Bretagna. Questa situazione potrebbe essere una nuova fonte di tensione all’interno del Paese.(ap)

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    La protesta del volontariato: i tagli al 5 x mille contro i più deboli

    ◊   In Italia, le risorse per il 5 x mille sono al minimo storico, vanno reintegrate entro fine anno. Lo denunciano le associazioni del Terzo Settore che stamani hanno manifestato a Roma davanti al Ministero dell’Economia. Se la situazione non cambierà mancheranno fondi per l’assistenza alle fasce più deboli, alle persone in difficoltà, per la ricerca. Alessandro Guarasci:

    Per il momento il 5 x mille può contare solo su 100 milioni in finanziaria. Fino allo scorso anno erano 400, grazie alla scelta effettuata dagli italiani nella dichiarazione dei redditi. Dunque dal 2011 rischiano di saltare molte attività messe in campo da associazioni di volontariato a favore - ad esempio - dei malati terminali, degli anziani, dei senza casa. Ma ci saranno anche meno risorse per il doposcuola dei bambini, per l’editoria, per la ricerca sanitaria, soprattutto sulle malattie rare. L’obiettivo è trovare i 300 milioni che mancano, attraverso il ddl mille proroghe da approvare entro fine. Ma ancor di più servirebbe un finanziamento stabile, come dice il portavoce del Forum del Terzo Settore, Andrea Olivero:

    “Abbiamo bisogno di una legge stabile. Abbiamo bisogno che il Paese tutto creda, compresa la politica, al fatto che la sussidiarietà non è un costo, ma è un vero investimento. Ad ogni euro che viene dato dal 5x1000, noi aggiungiamo almeno il doppio, se non molto di più, col volontariato e con altre risorse che produciamo”.

    Bisogna, dunque, evitare che i servizi sociali siano tagliati: in alcuni casi anche del 50 per cento, dice Olivero. I soldi potrebbero essere trovati facendo scelte diverse. Marco Granelli, presidente del Coordinamento dei Centri di Servizio per il Volontariato:

    “La coperta è corta, ma nel frattempo sono aumentate le spese militari: con questa finanziaria, in tre anni, acquisteremo 113 caccia dal costo di 13 miliardi di euro. Allora tre caccia in meno non cambiano la vita alla lobby delle armi, ma permetterebbero al 5x1000 di essere reintegrato totalmente”.

    Se il ministero dell’Economia non interviene subito - afferma il mondo dell'associazionismo - i servizi sociali hanno i giorni contati.

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    "Dalle collezioni rinascimentali ad ambasciata di Francia”: mostra a Palazzo Farnese

    ◊   Da domani al 27 aprile 2011, Palazzo Farnese sarà aperto al pubblico – su prenotazione – grazie ad una mostra storica intitolata “PALAZZO FARNèSE - Dalle collezioni rinascimentali ad ambasciata di Francia”. Ha seguito la presentazione per noi Giada Aquilino:

    (musica)

    Cinque secoli di storia racchiusi in oltre 150 opere tra dipinti, statue, sculture, arazzi, proiezioni virtuali, che fanno rivivere un periodo compreso tra i fasti cinquecenteschi della famiglia Farnese fino agli ultimi 135 anni del Palazzo come sede dell'ambasciata di Francia in Italia e dell'Ecole française di Roma. Alcuni dei capolavori della collezione Farnese tornano per l’occasione nel luogo dove essa si formò, nell’edificio voluto da Alessandro Farnese - poi divenuto Papa Paolo III - e dai suoi discendenti, tra cui il cardinale Odoardo, dando vita così ad un progetto cominciato tre anni fa e realizzato grazie anche ai prestiti artistici del polo museale di Napoli, del Quirinale, delle gallerie di Parma e Bologna e del castello francese di Chambord. A due tra le opere di Carracci, Tiziano, Sebastiano del Piombo, El Greco e di altri mirabili artisti presta particolare attenzione Francesco Buranelli, segretario della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa e uno dei curatori della mostra:

    R. – I “Daci Prigionieri”, sottratti ad Ascanio Colonna, a ribadire quanto il potere del Papa non possa essere contrastato neppure dai ribelli più importanti dello Stato dell’epoca; e “L’Ercole al bivio” del Carracci, che ritorna nella camera da letto che si supponeva fosse del cardinale Odoardo, che aveva sempre sopra agli occhi quel dilemma - che il Carracci gli ha posto - tra il vizio e le virtù. Per un ragazzo che era diventato cardinale e si apprestava a ripercorrere le carriere dei suoi illustri antenati, era una fonte di ispirazione e di meditazione molto attenta e profondamente ricercata.

    D. – Cinque secoli di storia, ma anche la tecnologia virtuale: qual è l’obiettivo della mostra?

    R. – Tentare il tutto e per tutto, pure in operazioni che fisicamente non erano possibili. Il virtuale è stato utilizzato solo perché i grandi spostamenti erano troppo a rischio. Nello stesso tempo, questo espediente può essere uno stimolo per i visitatori per recarsi al Museo Archeologico di Napoli, al Museo di Capodimonte per completare il giro del Museo Farnese.

    Un’esposizione che vuole essere una riflessione sulla storia, intesa come ricupero di un classicismo che si fa progetto per il futuro. Ascoltiamo l’altro curatore della mostra, Roberto Cecchi, segretario generale del ministero italiano per i Beni e le Attività culturali:

    R. - La società cambia molto più radicalmente di quanto immaginiamo. La storia non fa salti – è vero – ma questo transito, questo passare dalla cultura medievale a quella rinascimentale, è indubbiamente una cesura vera. La cultura rinascimentale, riscoprendo il passato, ricupera l’idea di una forma di tutela: non a caso in quegli anni incomincia ad esserci una sorta di sovrintendente di Roma, che fu Raffaello.

    D. – Qual è l’importanza di tanti contributi, di tanti musei, ma anche di tante collezioni?

    R. – Non abbiamo cercato la completezza della memoria, cioè non è stato portato tutto quello che poteva essere portato né da Napoli né da Parma, ma c’è stata una scelta: volevamo rendere l’idea, dare la sensazione di qualcosa, evitando di fare grandi trasmigrazioni di opere che possono produrre, anche dal punto di vista conservativo, dei problemi.

    A spiegare l’unicità dell’appuntamento a Palazzo Farnese è l’ambasciatore di Francia in Italia, Jean-Marc de La Sablière:

    “L’idea è non soltanto quella di far tornare qui le opere della collezione Farnese, ma è anche quella di raccontare la storia del Palazzo, la storia dei Farnese, la storia dei Borbone e la storia dell’ambasciata di Francia in questo luogo”. (ap)

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    Chiesa e Società



    Messaggi del Papa e altri leader religiosi e civili per l’Incontro della Comunità di Taizé a Rotterdam

    ◊   “Dio vi conduca alle sorgenti della gioia”: così Benedetto XVI in un messaggio ai partecipanti al prossimo 33.mo Incontro europeo organizzato dalla Comunità ecumenica di Taizé, a Rotterdam, in Olanda, dove il 28 dicembre converranno migliaia di giovani da tutto il continente e da altre regioni del mondo. Su di loro il Papa invoca “la forza e la pace dello Spirito Santo, come anche sui pastori, sulle parrocchie e le famiglie” che li accoglieranno. Al loro arrivo i giovani riceveranno la “Lettera dal Cile” di fratel Alois, priore della Comunità di Taizé, scritta in occasione del secondo Incontro internazionale dei giovani in America Latina, conclusosi domenica scorsa a Santiago del Cile. Lettera nella quale si chiede ai giovani di riflettere sulla gioia, la compassione e il perdono. Molti altri indirizzi augurali sono arrivati per questo evento. “In un’epoca dove le sfide varcano le frontiere ed assumono una portata mondiale - scrive il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon - il nostro avvenire dipende dal modo in cui noi lavoriamo insieme. Conto dunque su di voi per portare la fiamma della solidarietà mondiale e di altri valori dell’Onu, per aiutarci ad attraversare questi tempi di prova e per aiutare l’Organizzazione delle Nazioni Unite ad offrire ciò di cui il mondo ha bisogno in questo momento cruciale”. “Taizé: solo a sentirlo pronunciare, questo nome - sottolinea il presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy - mi riempie di una gioia interiore. Taizé, i suoi fratelli, i suoi giovani e meno giovani, di religione cristiana ma di differenti confessioni, portano, ognuno di loro, attraverso la loro presenza, un po’ di speranza ad una umanità sempre in cammino”. Parole di incoraggiamento arrivano anche dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli. “A voi – scrive Bartolomeo I - è data la responsabilità di agire nella società per promuovere in essa i principi di giustizia e di amore. Voi siete il nostro futuro, il futuro della Chiesa, e la Chiesa è la nostra vita. La nostra preghiera e la nostra benedizione vi accompagnino.” Ricorda ai giovani di Taizé l’arcivescovo di Canterbury, che “la gioia che proviene dall’essere in sintonia con la realtà è la gioia dell’amore. Non la gioia del successo o della comodità, della prosperità o delle grandi realizzazioni, ma solo dell’amore, perché l’amore senza limiti è il fondamento di ogni realtà. In questo vi è una gioia immensa! Anche quando la nostra vita è spezzata, la nostra sicurezza annientata, possiamo ancora dire con stupore: ciò che rimane è l’amore, ciò che è alla base di tutto è l’amore. Ecco perché la gioia e la compassione vanno insieme”. Espressioni di riconoscenza infine dal segretario generale della Comunione mondiale delle Chiese riformate, Setri Nyomi. Questi incontri annuali – osserva - sono dei veri doni per i giovani, di cui ringraziamo Dio. Prego affinché i giovani scoprano segni di speranza durante il loro cammino a Rotterdam.” (R.G.)

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    La denuncia di un sacerdote pakistano: “Asia Bibi può essere uccisa in ogni momento”

    ◊   La battaglia contro la legge sulla blasfemia continua a infuriare in Pakistan, mentre si moltiplicano appelli e iniziative in tutto il mondo a favore di Asia Bibi, la cristiana condannata a morte e ancora in carcere con l'accusa di blasfemia. La settimana prossima l’Alta corte di Lahore dovrebbe fissare la data dell’appello contro la sentenza di primo grado. Ma in concomitanza i partiti e le organizzazioni islamiche più oltranziste hanno lanciato una campagna a favore della legge sulla blasfemia in vigore in Pakistan, annunciando mobilitazioni e scioperi per le prossime settimane. L'avvio imminente della campagna - riferisce l'agenzia AsiaNews - è stato annunciato nel corso di una conferenza stampa da Maulana Fazl ur Rehman, il leader del partito islamico Jamiat Ulema-e-Islma Fazl (Jui-f). La campagna prevede tre momenti distinti: manifestazioni in tutto il paese il 24 dicembre, dopo la preghiera del venerdì nelle moschee, uno sciopero generale il 31 dicembre e un grande raduno il 9 gennaio 2011 a Karachi. Maulana Fazl ha detto che tutti I partiti religiosi sono uniti su questo tema, e ha detto di voler opporsi a ogni tentativo del governo di modificare la legge sulla blasfemia. Il 15 dicembre il presidente Asif Ali Zardari ha detto di essere d’accordo a modificare la legge. In un seminario intitolato “Protezione della legge sulla blasfemia e sua importanza” il giudice Mian Nazeer Akhtar ha detto che anche il governatore del Punjab, Salman Taseer, che ha difeso Asia Bibi, è blasfemo, perché protegge chi è colpevole di blasfemia. “La legge sulla blasfemia è stata introdotta nel Codice penale nel 1986, e una manciata di persone non dovrebbe poterla danneggiare”. Ha anche accusato il governo di permettere dibattiti discutibili alla televisione. Al processo di primo grado il legale di Asia Bibi ha definito le accuse nei suoi confronti “una rappresentazione teatrale fantastica” organizzata da una maggioranza musulmana contro una minoranza cristiana. Un sacerdote, Samson Dilawar, che fu ferito da uomini armati nel 1997 e vide la sua chiesa cattolica bruciata nel 2005 è stato oggetto di minacce anonime per il suo aiuto ad Asia Bibi. Il sacerdote dice che non è sicura, in prigione, e far riferimento all’uccisione in prigione, l’anno scorso, di un giovane cristiano di Sialkot accusato di blasfemia. “Quel ragazzo fu ucciso in prigione. Anche Asia Bibi può essere uccisa in prigione. - afferma preoccupato il sacerdote - Può essere uccisa in ogni momento”. (R.P.)

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    India: il Consiglio delle Chiese denuncia il carattere liberticida delle leggi anti-conversione

    ◊   Le leggi anti-conversione in vigore in diversi Stati indiani sono un inammissibile attentato ai diritti fondamentali delle persone e colpiscono al cuore il principio della laicità dello Stato sancito dalla Costituzione indiana. Sono le conclusioni di un convegno di due giorni promosso a New Delhi dal Consiglio nazionale delle Chiese dell’India (Ncci). Al convegno - riferisce l’agenzia Ucan – hanno partecipato esponenti cristiani, musulmani e indù. Come è noto, quella delle presunte conversioni “forzate” è una delle questioni più spinose con cui devono confrontarsi oggi le minoranze religiose in India, in particolare i cristiani e i musulmani, accusati dai fondamentalisti indù di fare un proselitismo aggressivo e subdolo. E proprio da questa accusa muovono le cosiddette “leggi anti-conversione” introdotte in questi anni in alcuni Stati indiani. Leggi liberticide che contrastano con il carattere laico dello Stato così come concepito dalla Costituzione indiana, hanno unanimemente evidenziato i partecipanti al convegno di New Delhi, invocando un’azione congiunta per fermare questa deriva. Secondo il reverendo Solomon Rongpi, segretario esecutivo della Commissione per l’unità, la missione e l’evangelizzazione della Ncci, queste leggi non hanno alcuna ragione di essere nell’India moderna, una società laica e pluralista: “Le nuove generazioni indiane vogliono il pluralismo religioso e come società civile dobbiamo levare la nostra voce in difesa di questo pluralismo”, ha detto il pastore sottolineando l’importanza del dialogo tra le religioni. Sono attualmente sei gli Stati indiani che hanno adottato leggi contro le conversioni: l’Arunachal Pradesh, il Chhattisgarh, il Gujarat, l’Himachal Pradesh, il Madhya Pradesh, l’Orissa e il Rajasthan. In pratica queste leggi puniscono con severe sanzioni conversioni da una religione all'altra compiute con la forza, il plagio o altri mezzi fraudolenti e sottopongono i cambiamenti di fede dei cittadini al vaglio di un magistrato. (L.Z.)

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    Vescovo dell’Orissa: Natale per costruire un clima di pace con i non cristiani

    ◊   Con l’avvicinarsi del periodo natalizio, i cristiani dell’Orissa vivono ancora la paura dei pogrom iniziati proprio nel dicembre 2007. In questi giorni mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, ha invitato sacerdoti, religiosi e fedeli ad essere vigili, ma anche a costruire un clima di pace e armonia con gli indù in vista del Natale. "E 'necessario - ha affermato - rimuovere il veleno che è stato iniettato nelle menti delle persone contro i cristiani. Vi prego di vivere e agire con questa prospettiva. Questo è ciò che dobbiamo fare per non rischiare di trovarci in guerra con le persone che vogliono spazzare via i cristiani da Kandhamal e dal resto dell’India”. "Per questa ragione – ha continuato - con grande gioia e speranza noi accogliamo Cristo in mezzo a noi. Dopo le persecuzioni avvenute nel 2007 e nel 2008 la Sua venuta è per noi qualcosa di più rilevante ed essenziale, perché solo Gesù ci consente di stare insieme e ci guiderà a formare una comunità in cui saremo in grado di vivere in pace e armonia. Cerchiamo – ha aggiunto - di essere migliori non solo con i nostri fratelli cristiani, ma anche con i fratelli e le sorelle di altre fedi, poiché il Signore vuole che tutti siano salvi ". Intanto, Kishen Kumar amministratore del distretto di Kandhamal - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha assicurato all’arcidiocesi che l’amministrazione provvederà a rendere sicure chiese, abitazioni nelle aree cristiane durante le celebrazioni natalizie. Le violenze, esplose nel distretto di Kandhamal tra il dicembre 2007 e l’agosto del 2008, hanno provocato centinaia di vittime tra sacerdoti, religiosi e laici. Decine di chiese e scuole gestite dai cristiani locali, sono state distrutte, con false accuse di proselitismo. Oltre 50mila persone sono state costrette dalla comunità indù ad abbandonare le proprie terre per cercare rifugio altrove. Da due anni la popolazione ritornata nei propri villaggi vive con il terrore di nuovi pogrom da parte degli estremisti indù. A tutt’oggi, gran parte degli autori dei crimini sono in libertà e al processo presso il tribunale di Kandhamal i testimoni sono stati messi a tacere, con minacce e discriminazioni. (R.P.)

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    Solidarietà del primate anglicano per i cristiani perseguitati e i bambini vittime delle guerre

    ◊   Le violenze contro i cristiani in Iraq e in Orissa. E poi i bambini vittime della guerra nel Congo, nel Sudan e in altri luoghi del mondo teatro di atrocità. L'arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana, Rowan Williams, richiama l'attenzione su alcune situazioni di maggiore sofferenza e ingiustizia nella Lettera di Natale rivolta ai capi delle Chiese e delle comunità cristiane mondiali, di cui riferisce L’Osservatore Romano. Da qui l’invito a testimoniare la loro comune fede nell'azione e nella presenza di Dio offrendo solidarietà e sostegno in particolare a quanti patiscono in ragione del loro battesimo. La gravità di alcuni eventi internazionali — sostiene Williams — deve spingere a una maggiore consapevolezza di appartenere all'unico Corpo di Cristo. “Siamo chiamati a un impegno quotidiano nella preghiera e nel sostegno verso tutti i nostri fratelli cristiani che si trovano in situazioni di oppressione e di pericolo”. Come pure, ogni aiuto va assicurato alle persone di ogni altra fede, poiché “i mali della violenza e della tirannia sono avvertiti non solo dai cristiani, né le loro sofferenze possono essere isolate da quelle dei loro vicini”. Tutti i cristiani sono dunque chiamati a “scoprire i diversi modi in cui esprimere insieme questa solidarietà”. Williams si sofferma, quindi, sui fatti più tragici avvenuti negli ultimi tempi. “Ad ottobre durante una visita pastorale compiuta alla chiesa della nostra Comunione in India, ho ascoltato una cristiana dell'Orissa descrivere l'assassinio di suo marito a causa del suo rifiuto di abbandonare la fede in Gesù Cristo. Ai primi di novembre abbiamo avuto la notizia scioccante delle atrocità contro i cristiani in Iraq, e l'intero mondo cristiano prega e piange insieme con quella piccola e coraggiosa comunità quotidianamente in pericolo di vita”. Infine, le notizie che periodicamente giungono in Occidente riguardanti “le terribili atrocità contro i bambini nelle terre devastate dalla guerra in Congo, Sudan e in altri Paesi”. E ogni volta – conclude Williams- “siamo richiamati alla realtà del nostro coinvolgimento nel Corpo di Cristo, poiché quando un membro soffre, anche tutto il corpo soffre”. (R.G.)

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    Rapporto mondiale sulla malaria. L’Oms chiama in causa le case farmaceutiche

    ◊   Sono scesi a 780 mila i morti per la malaria rispetto a un milione di vittime registrate 10 anni fa. Lo documenta il rapporto mondiale su questa drammatica malattia presentato ieri dall’Oms in una video conferenza a Ginevra, cui hanno partecipato responsabili dell’Onu ed esperti. I più grandi progressi – ha riferito Margareth Chan direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità - si sono registrati in Africa, dove 11 Paesi hanno dimezzato i casi e i decessi di malaria nel 2009. E cosi anche i casi sono calati del 50% in 32 dei 56 Stati fuori dall’Africa, dove la malaria è endemica. Segno – ha rilevato la dottoressa Chan – che gli investimenti per il controllo della malaria hanno prodotti risultati, grazie anche all’ambizioso programma voluto dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e lanciato nel 2008 e grazie pure alla rete di partner governativi e privati, che ha prodotto “una collaborazione mondiale senza precedenti”, con livelli record di finanziamenti. “Ora è necessario porre attenzione al mantenimento della copertura”, ha ammonito Thomas Teuscher, direttore esecutivo del Partenariato “Roll Bach Malaria”, rilevando che nell’ultimo decennio la prevenzione ha salvato 750 mila bambini in 34 Paesi endemici. Sul piano terapeutico le preoccupazioni maggiori sono per i ceppi di malaria resistenti all’artemisina, l’unico medicinale oggi efficace per il trattamento, per cui occorre rispondere con terapie combinate, evitando l’iperprescrizione dell’artemisina in ogni caso sospetto, il che potrebbe favorire l’espandersi della resistenza. A tale proposito Robert Newman, responsabile del programma globale dell’Oms contro la malaria, ha denunciato di avere scritto a 39 Case farmaceutiche per contrastare la vendita e l’uso delle monoterapie di artemisina, ma di avere ricevuto solo due risposte! Sta quindi ai Governi impegnarsi per contrastare l’importazione e l’abuso di monoterapie. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Filippine: accordo governo-vescovi per una campagna sulla salute riproduttiva

    ◊   I vescovi filippini hanno concordato con il governo di Manila di promuovere una campagna congiunta di informazione sui metodi di pianificazione familiare che la Chiesa non condivide. La decisione – riferisce l’Ucan - è il frutto dell’incontro svoltosi ieri a Manila tra una delegazione della Conferenza episcopale (Cbcp) e alcuni rappresentanti dell’Esecutivo per discutere la controversa legge sulla salute riproduttiva. L’accordo - ha spiegato al termine del colloquio il segretario generale della Cbcp, mons. Juanito Figura - prevede la distribuzione di materiale informativo ad ampio raggio sui vari metodi di controllo delle nascite. “Abbiamo concordato di distribuire materiale informativo che offra al nostro popolo un’informazione completa sulla genitorialità responsabile e sulla salute riproduttiva. Inoltre il governo si è impegnato a non prestarsi a nessuna iniziativa rivolta a costringere o violare la coscienza delle persone su questa questione”, ha detto il presule, precisando che la Chiesa filippina continuerà i colloqui con l’Esecutivo e a raccogliere le opinioni delle varie parti in causa su questo tema. I vescovi e il governo hanno deciso di affidare a un gruppo tecnico di lavoro costituito ad hoc il compito studiare i vari metodi di controllo delle nascite, compresi quelli artificiali, e di discutere quale informazione sarà distribuita. “Riteniamo che occorra dare un’informazione completa al pubblico perché possa decidere”, ha spiegato il portavoce del Presidente Aquino Edwin Lacierda al termine dell’incontro. Da parte sua, mons. Figura ha precisato che l’informazione dovrà anche comprendere avvertenze sugli effetti negativi di ciascun metodo e fare sapere se è conforme o meno agli insegnamenti della Chiesa: “Per informazione completa intendiamo il parlare sia dei vantaggi presentati dai produttori di contraccettivi, sia delle controindicazioni e dei rischi che comporta l’uso di questi metodi”, ha detto il presule. Il colloquio di ieri segue l’incontro di martedì con un gruppo di parlamentari in cui i vescovi avevano chiesto al Congresso di tenere in considerazione la posizione della Chiesa sulla legge e di rispettare il principio della libertà di coscienza. (L.Z.)

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    India: suora vince la battaglia contro l’eccesso di fluoro nell’acqua, causa di gravi deformità

    ◊   Una religiosa che lavora con i tribali in una diocesi indiana, nello Stato del Madhya Pradesh nell’India centrale, ha vinto una battaglia per ottenere la purificazione dell’acqua contaminata dal fluoro, che aveva causato finora dozzine di casi di deformità ossea e terribili spasmi muscolari. Suor Leena, delle Sorelle di S. Giuseppe, visitando il villaggio di Piplikheda, nella diocesi di Khandwa, si è accorta che molte persone erano colpite da strane malattie. “All’inizio ho pensato che erano nati così – racconta all’agenzia Ucanews – ma poi ho scoperto che le deformità emergevano solo pochi anni dopo”. La religiosa ha portato due malati da un chirurgo ortopedico, che ha diagnosticato l’origine delle deformità nell’alto contenuto di fluoro contenuto nell’acqua che bevevano. Rivoltasi, invano, alle autorità per chiedere di testare il contenuto dell’acqua, suor Leena è riuscita a fare pressione sull’opinione pubblica attraverso i media locali. Alcuni ingegneri hanno rilevato la presenza di livelli pericolosi di fluoro nell’acqua. Purtroppo per le vittime è troppo tardi perché nessuna cura è possibile. Matribai, un agricoltore che soffre di spasmi muscolari, ha detto alla religiosa: “Almeno altre persone non diventeranno come noi”. (R.G.)

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    La malnutrizione continua a colpire i bambini delle tribù in Madhya Pradesh

    ◊   Secondo un rapporto dell'Asian Human Rights Commission, in due mesi sono morti a causa della malnutrizione cinque bambini della tribù Sahariya, in Madhya Pradesh, e altri dieci sono gravemente malnutriti nel solo villaggio di Nahargada. Il villaggio - riporta l'agenzia Fides - rientra nel distretto di Shivpuri ed è conosciuto dal 2004 per emergenze come la malnutrizione e altre malattie mortali. Dal “Right to Food Campaign Madhya Pradesh” risulta che sono morti circa 50 bambini e che nel distretto di Shivpuri, 9.450 bambini (il 20,7%) sono attualmente gravemente malnutriti, la maggior parte appartengono a tribù. Nel mese di novembre era già stata segnalata la stessa emergenza tra la tribù dei Kol del distretto di Rewa. Questo dimostra che il Governo non è riuscito ad sradicare la fame e la malnutrizione infantile, nonostante i continui decessi tra i bambini delle tribù nella regione. (R.P.)

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    Ad Haiti pochi passi avanti nella ricostruzione dopo il terremoto

    ◊   Maggiore trasparenza sui programmi di ricostruzione: questa la richiesta, avanzata senza mezzi termini, dal rappresentante speciale della Comunità dei Caraibi per Haiti, James Paterson. A quasi un anno dal terremoto che ha sconvolto l’isola e ha ucciso 300mila persone, riferisce l'agenzia Misna, le strade di Port-au-Prince sono ancora occupate dalle macerie e si calcola debbano essere rimossi circa 10 milioni di detriti. “A meno di un mese dal primo anniversario della tragedia – ha detto Paterson alla quarta riunione della Commissione ad interim per la ricostruzione – non sono state ancora prese decisioni importanti per migliaia di disastrati”. Anche i rappresentanti del governo haitiano sono molto critici riguardo “la mancanza di informazioni essenziali nel processo di ricostruzione”, sono le parole di Suze Percy Filippini, ambasciatrice haitiana presso l’organizzazione degli Stati americani. “Ci sono progetti interessanti che nel loro insieme non aiutano però alla ricostruzione e allo sviluppo a lungo termine”, ha concluso. (R.B.)

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    Colombia: la diocesi di Tumaco denuncia abbandono e violenza

    ◊   Omicidi, attentati dinamitardi, incursioni di gruppi armati, spostamenti forzati di civili, minacce di morte, fiumi controllati da ‘signori della guerra’ che impongono la loro legge, fumigazioni aeree delle coltivazioni illegali che distruggono anche le sole forme di sussistenza per la popolazione, sfruttamento indiscriminato delle risorse minerarie che minacciano di colpire direttamente le comunità locali. E’ un quadro drammatico e dimenticato dai grandi mezzi di informazione quello ritratto dalla diocesi di Tumaco, secondo porto della Colombia, situato sulle coste dell’Oceano Pacifico all’estremo sud-ovest del paese, nel dipartimento di Nariño. La diocesi - riferisce l'agenzia Misna - conta 250.000 abitanti, prevalentemente afro-colombiani. “Famiglie intere sono strappate dalle loro terre con le radici e tutto il resto, perché non vedono futuro, - si legge in una nota della diocesi - perché vengono minacciate e subiscono estorsioni, perché le si priva anche del ‘pan-coger’ (coltivazioni di sussistenza) per le fumigazioni aeree, sono segnalati e assassinati, i loro figli reclutati per la guerra; non c’è né lavoro né pace. Molte comunità si disintegrano”. Solo nel 2010 la diocesi ha documentato 203 omicidi a Tumaco, attacchi con bombe a Barbacoas, Roberto Payán, El Charco e Llorente, principalmente con vittime civili, reclutamenti forzati di giovani, 14 spostamenti di massa di civili. “73 persone sono venute nelle nostre parrocchie per riferire di essere state costrette ad andarsene dietro minaccia da Tumaco, tra queste diversi docenti, sindacalisti e dirigenti comunitari. Ma sono moltissime quelle che fuggono senza dire nulla a nessuno, imprigionate dalla paura e dalla minacce di morte. La presenza della forza pubblica è stata aumentata nell’anno da 6000 a 14.000 effettivi, “tuttavia, non c’è quasi un solo fiume o comunità che non abbia un ‘padrone’ armato illegale che vigila, controlla e impone la propria legge” denuncia la diocesi, aggiungendo che negli ultimi mesi, la zona rurale di Tumaco è stata fumigata con agenti chimici dannosi per la salute umana “e tutto l’ecosistema. Eppure, nonostante il conflitto sociale e armato si protragga nella regione da oltre un decennio, “sorprende quante donne e uomini, giovani, bambini e bambine afro, indigene e meticcie resistano alla cultura della morte e del disprezzo della dignità umana, sopravvivano lungo i fiumi, comincino daccapo, lottino per portare avanti le loro famiglie, cerchino alternative per costruire la vita e la gioia…qui “si rivela la forza di una popolazione con un’esperienza centenaria di sopravvivenza”. La richiesta allo Stato è quella di “assumere le sue funzioni di garantire i nostri diritti umani” di cui, a 62 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, “attendiamo ancora l’applicazione”. (R.P.)

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    Armenia: una legge restringe la libertà religiosa. Forti critiche dei gruppi religiosi

    ◊   A Yerevan molto forti le critiche di gruppi religiosi contro gli emendamenti proposti dall’Armenia alle leggi sulla libertà religiosa. Il governo risponde che le nuove norme sono sottoposte al controllo e all’approvazione del Consiglio d’Europa. Armen Lusyan della Chiesa World of Life Protestant dice all’Agenzia Forum 18 che “ogni legge che disciplina in modo dettagliato l’attività religiosa, è un’intrusione del governo. Le nuove norme prevedono – spiega F18 - che la registrazione di un gruppo religioso avvenga “sulla base della valutazione di un gruppo di esperti statali circa il suo carattere religioso”, analisi che può estendersi a ogni aspetto, comprese le attività svolte, le posizioni riguardanti famiglia e istruzione, le eventuali limitazioni dei diritti personali per i membri all’interno del gruppo. Il parere negativo degli esperti impedisce il riconoscimento. Tra i requisiti per il riconoscimento rimane immutato il numero minimo di 200 seguaci, ma è inoltre previsto che le organizzazioni religiose “non debbano svolgere attività in contrasto con gli obiettivi descritti nel loro statuto o proibiti dalla legge”, come pure debbano rispettare le persone dei seguaci e i loro beni. Anche dopo il riconoscimento, ogni gruppo religioso ha l'obbligo di presentare un dettagliato rapporto annuale delle attività, anche con riguardo a opere sociali di carità, edili, sanitarie, educative e a eventi di ogni tipo (celebrazioni, pellegrinaggi, concerti, vacanze). Chi non fornisce le informazioni richieste per svolgere l’attività religiosa senza previo riconoscimento, è punito con multe fino a 500 volte il salario minimo. Lo Stato si riserva il diritto di revocare le autorizzazioni e proibire le attività dei gruppi religiosi che creino “pericolo per la sicurezza e l’ordine pubblico, danni alla salute e alla moralità, violazioni di diritti umani e libertà, interventi arbitrari in questioni familiari, omissione di cure mediche per ragioni religiose, istigazione degli individui a rifiutare gli obblighi civili previsti dalla legge e a commettere altri azioni illegali”. E’ anche vietato il proselitismo fondato sulla promessa di aiuti materiali e morali di qualsiasi tipo, o che sfrutti l’altrui credulità o insufficienze psichiche: divieto la cui violazione è punita con il carcere fino a 3 mesi o con multe salate (da 500 a 1000 volte il salario minimo). Come pure “è vietato pregare in asili, scuole e altri luoghi d’istruzione, insegnamento e di istituzioni sociali”. Lusyan spiega all’agenzia AsiaNews che con questi poteri le autorità potrebbero vietare attività normali come l’uso di libri o siti web per diffondere la propria fede, considerandole “proselitismo”. Molto preoccupati sono i Testimoni di Geova perché alcuni nuovi divieti potrebbero riguardare alcune loro convinzioni di fede. Il governo risponde che le modifiche sono state sottoposte alla Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto (c.d. Commissione di Venezia), organo del Consiglio di Europa, che il 30 novembre le ha pubblicate sul proprio sito web e di cui se ne parlerà domani e dopodomani. Da parte sua il pastore Rene Leonian, capo della Chiesa evangelica armena, spiega che è “molto sorprendente” che il governo abbia sottoposto gli emendamenti alla Commissione di Venezia senza alcuna consultazione dei gruppi religiosi. (C.P.)

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    Svizzera: il richiamo dei vescovi contro l’eutanasia

    ◊   Non esistono condizioni di vita umana indegne di essere vissute: parte da questa premessa il richiamo lanciato, in una nota, dalla Commissione di bioetica della Conferenza episcopale svizzera (Ces). Il documento è stato reso noto ieri, a pochi giorni dall’assoluzione di un ex medico cantonale di Neuchâtel, Daphné Berner. La dottoressa era stata accusata di “omicidio su richiesta della vittima”, per aver praticato l’eutanasia ad una giovane donna afflitta da una malattia degenerativa che l’aveva completamente paralizzata. Ma il Tribunale correzionale di Boudry, invece, l’ha assolta, riconoscendo nel caso specifico “uno stato di necessità”. Una decisione contro la quale si schierano i vescovi svizzeri che segnalano due rischi: quello che “l’omicidio su richiesta della vittima” diventi non punibile e che questo tipo di morte sia ritenuto “un atto legittimo”. Ribadendo, invece, l’equivalenza tra tale tipologia di omicidio e l’eutanasia, la Commissione di bioetica sottolinea: “Le leggi prescrivono i fondamenti della vita nella società. E il divieto di provocare la morte altrui o di esserne complice deve restare non negoziabile”, poiché “non esistono condizioni di vita umana che, per definizione, sarebbero indegne di essere vissute”. I vescovi svizzeri respingono quindi con forza “l’idea che, in alcune circostanze, potrebbe esserci la necessità di aiutare una persona a morire” e ancora di più “l’ipotesi che questo sia compito del medico”. “Se c’è una necessità – conclude la nota – è quella di un accompagnamento nella solidarietà umana, che unisca competenza e sollecitudine, come avviene nel caso delle cure palliative”. (I.P.)

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    Mons. Crociata: "il cattolicesimo anima dell'Italia unitaria"

    ◊   “A partire dal convulso e a tratti drammatico conseguimento dell’unificazione, si avvia un lento processo di rielaborazione della presenza del cattolicesimo in Italia che assumerà una forma differenziata rispondente alle nuove circostanze storiche; in un certo senso esso crescerà come un organismo che si struttura in una dimensione innanzitutto sociale, e poi anche politica e istituzionale”. Lo ha detto ieri a Bologna il segretario generale della Conferenza episcopale italiana mons. Mariano Crociata nella prolusione, dedicata al rapporto tra cattolicesimo e unità d’Italia, che ha aperto il nuovo anno accademico della Facoltà teologica dell’Emilia Romagna. “In quel periodo” ha ricordato “nasce un movimento: lo spinge e lo motiva non l’esclusiva difesa degli interessi cattolici o del Papa, ma una visione del bene generale, del bene comune del Paese. Si sviluppa, così, un tessuto sociale, fatto di persone, di iniziative, di associazioni, di istituzioni, che accompagna la crescita dell’Italia, trasversalmente alle classi, dispiegandosi in una serie di opere che incidono efficacemente su tutta la società italiana”. La formazione dello stato unitario, secondo mons. Crociata “ha avuto un aspetto di contrapposizione alla istituzione ecclesiale, tuttavia si sposa con una unitarietà spirituale nazionale che attendeva di trovare comunque espressione in corrispondenti istituzioni civili. Di fatto, col tempo, tale intenzione profonda ha capovolto l’immagine distorta di una Chiesa contraria all’unità d’Italia, per far emergere le ragioni contingenti di una contrapposizione non all’unità ma al senso e alla presenza della Chiesa nel Paese, e per vedere crescere e quasi esplodere un protagonismo dei cattolici nella vita italiana, spesso in maniera decisiva, comunque rilevante in tutti i passaggi significativi della sua storia unitaria”. Cattolicesimo e Chiesa, ha concluso il segretario generale della Cei “possono dunque recare un contributo essenziale al cammino del Paese ancora a 150 anni dalla sua unificazione politica, mentre tale contributo non appare oggi solo attuale, ma per certi versi addirittura ancor più urgente che in certi momenti del passato recente”. (Da Bologna, Stefano Andrini)

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    Spagna: migliaia di adesioni alla Dichiarazione per la libertà religiosa

    ◊   Sono già quasi 14.mila le persone che in Spagna hanno aderito alla dichiarazione "Por la libertad religiosa en el mundo" redatta dal comitato promotore, sorto in seno alla società civile, della “Lettera di benvenuto” rivolta a Benedetto XVI in occasione del suo viaggio a Santiago de Compostela e a Barcellona il 6 e 7 novembre scorsi. Tra i firmatari figurano l'ex primo ministro José María Aznar, attuale presidente della Fondazione per l'analisi e gli studi sociali, il vicepresidente della comunità ebraica di Madrid, David Hatchwell, il giornalista e scrittore Luis María Anson, l'ex presidente del Tribunale costituzionale, Manuel Jiménez de Parga, oltre a docenti universitari, eurodeputati, avvocati, magistrati. La dichiarazione, spiegano gli autori all’Osservatore Romano, vuole innanzitutto esprimere solidarietà, vicinanza e appoggio a tutte le vittime dell'intolleranza, della violenza e della persecuzione per motivi religiosi, qualunque sia il credo da loro professato. Il documento comincia ricordando l'attentato compiuto il 31 ottobre contro la chiesa cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Baghdad, mentre si celebrava la messa domenicale; attacco che è costato la vita, tra gli altri, a 58 fedeli, inclusi tre sacerdoti. Quel tragico massacro, ha aperto gli occhi di molte persone sulla situazione che vivono le minoranze cristiane in diversi Paesi dell'Asia e dell'Africa. “Nessuno — si legge nella dichiarazione — poteva pensare che all'inizio del XXI secolo ci fosse un esodo di persone e di gruppi di grandi dimensioni per motivi religiosi. E che questo drammatico fenomeno si svolgesse in un muro di silenzio, come se la libertà di credo non ci toccasse e riguardasse tutti”. Negli ultimi anni la libertà religiosa è oggetto di aggressione da diverse parti, con crescente virulenza in alcune aree del mondo: a volte si tratta di maggioranze che impongono il loro concetto della vita alle minoranze e pretendono di eliminare il dissenso. Altre volte si tratta di minoranze intolleranti che cercano di imporre alla maggioranza un ambiente dal quale sono state estirpate le espressioni di religiosità vive in una società. I firmatari lanciano un appello alle istituzioni pubbliche, alle organizzazioni sociali e a tutti i cittadini per adottare una “condotta di difesa attiva” della libertà religiosa, essendo essa “uno dei pilastri su cui devono basarsi la pace, la giustizia e la libertà nel mondo”. Oggi a Madrid, la Fondazione universitaria “San Pablo Ceu”, l'associazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre” e il gruppo del Partito popolare europeo a Strasburgo hanno organizzato una riunione intitolata “Cristiani perseguitati: la realtà dell'Iraq”, alla quale parteciperanno fra gli altri l'arcivescovo di Mossul dei Siri, Basile Georges Casmoussa, e l'arcivescovo di Baghdad dei Siri, Athanase Matti Shaba Matoka. (C.P.)

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    Esortazione pastorale dell’arcivescovo di Barcellona sulla visita del Papa

    ◊   “Scrivo questa riflessione con il cuore pieno di gioia per questo importantissimo avvenimento ecclesiale che abbiamo vissuto”: inizia così l’esortazione pastorale del cardinale Luís Martínez Sistach, arcivescovo di Barcellona, pubblicata a poco più di un mese dalla visita di Benedetto XVI nella città spagnola. Il Santo Padre, lo ricordiamo, si è recato nel Paese iberico il 6 e 7 novembre scorso ed ha visitato due città: Santiago de Compostela, in occasione dell’Anno Santo Compostelano, e Barcellona, dove ha presieduto il rito di dedicazione del Tempio della Sagrada Familia. Ora, il documento del cardinale Sistach vuole riflettere sul messaggio che il Papa ha lasciato a Barcellona e, indirettamente, a tutta la Spagna, orientando così l’azione pastorale del prossimo anno. L’esortazione è composta da quindici pagine e si intitola “Prepariamo insieme al Papa le vie del Signore”. Tra i temi affrontati: camminare alla luce del Singore; guardare a Dio, amico dell’uomo e della vita; riflettere sulla missione della Chiesa e sul ruolo della famiglia cristiana; essere solidali con i piccoli ed i poveri, evangelizzare i giovani ed incoraggiare le vocazioni. L’esortazione pastorale si conclude, poi, con un invito alla preghiera: “In sintonia con lo spirito dell’Avvento – scrive il cardinale Sistach – termino questa esortazione con un invito a pregare, con la speranza che sia possibile vivere la fede e rivitalizzare la nostra identità cristiana. La preghiera – aggiunge il porporato – ha avuto un ruolo primario durante la preparazione della visita apostolica di Benedetto XVI nella nostra diocesi. Facciamo sì che essa rimanga presente in questa fase di riflessione sugli insegnamenti del Papa, così da metterli in pratica ed ottenere i frutti spirituali, pastorali e sociali desiderati”. A tal proposito, il cardinale Sistach ricorda che sabato prossimo, 18 dicembre, alle ore 17.00, nella Basilica della Sagrada Familia, verrà celebrata una Messa di ringraziamento per la visita del Santo Padre ed a favore della vita e della famiglia. Infine, è da segnalare che l’arcivescovado di Barcellona ha realizzato un libretto che raccoglie tutti i discorsi pronunciati dal Papa in Spagna: intitolato “Visita apostolica di Benedetto XVI a Santiago e Barcellona”; il volume è composto da 40 pagine. (I.P.)

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    Inaugurata in Spagna una Scuola di animazione missionaria a Jaen

    ◊   Sabato scorso è stata ufficialmente inaugurata una Scuola di animazione missionaria nella diocesi di Jaen. All'evento, tenutosi presso il Seminario diocesano, era presente il vescovo di Jaén, mons. D. Ramón del Hoyo, il delegato episcopale per le missioni, Miguel Lendínez, altri membri della delegazione, e un gruppo di persone interessate al tema. La Scuola di animazione missionaria si è messa in moto dopo diversi anni di richieste nella diocesi. “Ci sono voluti due anni di tentativi per attuarla - ha detto Miguel Lendínez -. Da quando sono venuto alla delegazione, e anche prima, la chiedevano le parrocchie, le organizzazioni, i movimenti. E' stata una necessità per la nostra diocesi, perché era passati più di dieci anni dalla realizzazione dell’ultima Scuola. E' necessaria, soprattutto in questo momento di crisi di valori; è importante per rivitalizzare la spiritualità missionaria e i movimenti missionari, soprattutto partendo dalla base della diocesi, che è costituita dalle parrocchie e dai gruppi parrocchiali”. L'obiettivo della scuola, aperta a tutte le età, - riferisce l'agenzia Fides - è di preparare coloro che sono interessati alla formazione, organizzazione e cooperazione missionaria, partendo sempre dai principi fondamentali cristiani. Il percorso è diviso in due momenti, come ha spiegato il delegato per le missioni: “Il primo consiste nel prendere contatto, allo scopo di presentare quali sono le attività di servizio. Il secondo momento è ancora in fase di bozza, sarebbe comunque interessante offrire delle esperienze in terra di missione, in una zona dove ci siano missionari della diocesi di Jaen. Ogni riunione di animazione missionaria si articola in tre parti: formazione, testimonianze missionarie e preghiera”. In sintesi, la scuola mira a realizzare un incontro personale con Cristo, alla promozione missionaria, condividendo l'esperienza della missione, fornendo nuovi metodi per l'animazione missionaria, per l'organizzazione di attività missionarie e per la formazione e la cooperazione. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Obama presenta la strategia per l'Afghanistan: ritiro responsabile del contingente dal luglio 2011

    ◊   Ancora violenza in Afghanistan. Almeno 14 civili sono morti per l’esplosione di un ordigno al passaggio del mezzo sul quale viaggiavano nei dintorni di Herat. Intanto si registra un nuovo appello del presidente afghano Hamid Karzai ai talebani affinché accettino la sua proposta di dialogo e contribuiscano a ristabilire la pace nel Paese. Sempre stamani è stata presentata dal presidente Obama la revisione annuale della strategia della guerra in Afghanistan. Nel documento si parla di un arresto dell’azione dei talebani in gran parte del Paese. Tuttavia si tratta di progressi fragili che inducono l’amministrazione Usa ad una riduzione responsabile del contingente dal luglio 2011.

    Iran
    È salito a 34 vittime il bilancio dell’attentato kamikaze di ieri a Chabahar, nel sudest dell’Iran, durante una processione sciita per la ricorrenza dell'Ashura. L’azione è stata rivendicata dal gruppo estremista sunnita Jundullah.

    Iraq - Sanzioni Onu
    Importante decisione ieri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu nei confronti dell’Iraq. Sono state infatti revocate le sanzioni imposte durante il regime di Saddam Hussein, in particolare la proibizione delle attività nucleari civili e la fine del programma “oil for food”. Quest’ultimo provvedimento era stato approvato in favore della popolazione colpita dall’embargo internazionale.

    Italia. Per Confindustria ripresa più lenta del previsto. Intanto nasce il terzo polo
    "L'Italia sul fronte dell'uscita dalla crisi ancora una volta rimane indietro''. E' l'analisi del Centro studi di Confindustria che ha limato al ribasso le stime del prodotto interno lordo (pil), prevedendo che la crescita si fermerà al +1% nel 2010 ed al +1,1% nel 2011. Secondo il documento, dall'inizio della crisi sono stati persi circa di 540 mila posti di lavori. Intanto, dopo il voto di fiducia del parlamento al governo Berlusconi, è in fermento il quadro delle alleanze politiche. Ieri, ha preso forma il “Polo della Nazione”, composto da Futuro e Libertà di Fini, l’Udc di Casini e Alleanza per l'Italia di Rutelli e il Movimento per le Autonomie di Lombardo. Il servizio di Marco Guerra:

    “Un'area politica di responsabilità”: il nuovo polo si configura con questa accezione. Casini, Fini e Rutelli hanno battezzato la nuova compagine politica come una forza di "opposizione responsabile e pronta a confrontarsi su eventuali provvedimenti che vadano incontro agli interessi generali degli italiani, a partire da quelli economico-sociali e dalle grandi riforme che servono al Paese". Il progetto terzista al momento si concretizza attraverso un coordinamento di 100 parlamentari – facenti capo a Futuro e liberta, Udc, Api e Movimento per le autonomie – che da gennaio si riuniranno in assemblea per individuare le strategie organizzative della loro azione. Si tratta però di una strada ancora piena di incognite, a partite dal nome stesso della formazione – c'é chi preferirebbe "Polo della Nazione" piuttosto che "Polo per l'Italia" – per arrivare a questioni di fondo legate soprattutto ai temi etici. Ma l’aggregazione di un nuovo fronte moderato serve anche a serrare le fila contro l’apertura del premier Berlusconi verso tutti i singoli parlamentari dell’opposizione, delusi dopo il voto di fiducia. Al momento, si allontana quindi l’ipotesi di una crisi pilotata per far entrare l’Udc nell’esecutivo e ed evitare nuove elezioni anticipate.

    Kosovo
    Il premier kosovato, Thaci, al centro di polemiche per il suo presunto coinvolgimento in un traffico di organi di cittadini serbi alla fine degli anni Novanta, quando era a capo dell’Esercito di liberazione del Kosovo. Ad accusarlo un rapporto sulla malavita organizzata nei Balcani, commissionato dal Consiglio d'Europa. Critiche sono giunte dall’Albania, plauso invece della Serbia all’inchiesta. L’Ue, tramite la portavoce della responsabile della politica estera e di sicurezza Catherine Ashton, ha fatto sapere di prendere in considerazione ''molto seriamente'' le accuse di traffico di organi rivolte a Thaci, e ha invitato il relatore del Consiglio d’Europa, Dick Marty, a presentare le prove in suo possesso alle autorità competenti.

    Wikileaks
    L'Alta Corte di Londra ha deciso di concedere la libertà su cauzione a Julian Assange. Il fondatore di Wikileaks potrà quindi uscire su pagamento di una somma di 200 mila sterline in contanti. Contro la liberazione di Assange era ricorsa la Svezia, Paese nel quale è imputato per violenza sessuale e che ne ha chiesto l’estradizione.

    Russia
    Mosca teatro di guerra ieri per i violenti scontri tra i gruppi nazionalisti e quelli della comunità caucasica. Il bilancio parla di circa 1.350 fermi, del ricovero di 30 persone negli ospedali per contusioni e ferite, oltre che del sequestro di 500 oggetti impropri tra coltelli, mazze e spranghe, e di due procedimenti penali già aperti contro due distinti gruppi di caucasici.

    Medio Oriente
    Il dibattito sulla ripresa dei negoziati diretti israelo-palestinesi è proseguito, ieri, al Cairo, dove si sono riuniti i vertici della Lega Araba. In concomitanza con la visita nella regione dell’inviato statunitense, Mitchell, la Lega araba ha annunciato di volersi rivolgere al Consiglio di sicurezza dell'Onu per ottenere una risoluzione contro la costruzione di nuove colonie israeliane.

    Cina-India
    Una "linea rossa" per costanti e dirette comunicazioni sarà istituita tra Cina e India. E' quanto si legge nella dichiarazione congiunta diffusa a termine del vertice oggi a New Delhi tra il premier indiano, Singh, e il suo omologo cinese, Wen Jiabao. I due Paesi, lo ricordiamo, hanno combattuto una breve guerra nel 1962 e hanno ancora delle dispute su parti del confine di quattromila chilometri che condividono.

    Nepal - sciagura aerea
    Sono 22 i morti nell’incidente aereo avvenuto ieri sulle montagne rocciose del Nepal. Si tratta di turisti bhutanesi. A bordo del velivolo anche un americano. Stando ad alcune fonti, avevano dichiarato di essere cittadini nepalesi per godere di tariffe agevolate.

    Haiti elezioni
    L’Inviato speciale dell’Onu per Haiti, l’ex presidente americano Bill Clinton, e la Francia hanno chiesto un’obiettiva verifica dei risultati delle elezioni del 28 novembre scorso, contestati dall'opposizione. Intanto nel Paese, ancora in emergenza per il colera, hanno preso il via due missioni tecniche dell'Organizzazione per gli Stati americani per verificare i voti e gli eventuali ricorsi. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 350

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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