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Sommario del 15/12/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'udienza generale: la morte non è l'ultima parola della vita. La catechesi su Santa Veronica Giuliani, mistica del '600
  • Benedetto XVI nomina mons. Ezzati Andrello nuovo arcivescovo di Santiago del Cile
  • Altre nomine
  • La pace dono di Dio per l’uomo: i Messaggi di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Iran. Attentato contro una moschea sciita: decine di morti
  • Berlusconi prova ad allargare la maggioranza. Il commento del prof. Baggio
  • Grecia: il dramma degli immigrati a Evros
  • Rapporto sul Servizio civile: in aumento le domande dei giovani, diminuiscono le risorse dello Stato
  • Fino al 29 gennaio mostra su Melozzo da Forlì nella città romagnola
  • Chiesa e Società

  • Buzek chiede all’Iraq di tutelare i cristiani, in risposta ai vescovi iracheni giunti a Strasburgo
  • Pakistan: il presidente Zardari vuole modificare la legge sulla blasfemia
  • Taglia su Asia Bibi: vescovi e politici chiedono al governo di incriminare l'imam
  • E' malformato il feto di Kiran, la bambina cattolica pakistana stuprata e incinta
  • Venezuela: il cardinale Urosa esorta tutti i cristiani a lavorare per la pace
  • Colombia: la Chiesa si mobilita per le vittime delle alluvioni
  • Messico: milioni di pellegrini al santuario di Guadalupe
  • Perù: apprensione per padre Bartolini, accusato di istigare alla ribellione gli indios dell’Amazzonia
  • Appello delle Ong: fermare i massacri dei ribelli ugandesi in Congo
  • Congo: mons. Muteba denuncia la mancanza di trasporti pubblici nell'Alto Katanga
  • Filippine: delegazione di vescovi ha incontrato un gruppo di parlamentari sulla salute riproduttiva
  • Irlanda: messaggio dei vescovi sulla crisi economica del Paese
  • Cina: si chiude il Forum sulla formazione delle vocazioni
  • Le conclusioni dell'incontro dei giovani di Taizé a Santiago del Cile
  • Algeri: riaperta al culto la Basilica di Notre-Dame d'Afrique simbolo di pace nel Paese
  • Germania: le Chiese cristiane rimproverano al governo scarsa trasparenza sulle esportazioni di armi
  • Sierra Leone: un autobus dei Salesiani per aiutare i bambini di strada
  • Terra Santa: conclusi gli "Itinerari" dei giovani di Azione cattolica
  • Gmg 2011: iniziata la Campagna di Natale per incentivare le iscrizioni
  • Italia: indagine del Centro studi minori e media tra gli studenti sulla diversità
  • Nella basilica di Santa Cecilia il tradizionale concerto di Natale per la cultura universitaria europea
  • 24 Ore nel Mondo

  • Iraq: rapita una studentessa cristiana. Aumentate le misure di sicurezza in vista del Natale
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'udienza generale: la morte non è l'ultima parola della vita. La catechesi su Santa Veronica Giuliani, mistica del '600

    ◊   Riscaldare il cuore con l’Eucaristia, nella certezza che la morte non è “l’ultima parola” sull’esistenza umana: all’udienza generale di oggi in Aula Paolo VI, Benedetto XVI ha riproposto alla Chiesa contemporanea il segreto di Santa Veronica Giuliani. Il Papa ha parlato diffusamente dell’intensa vita spirituale di questa importante mistica del 17.mo secolo, della quale il prossimo 27 dicembre si ricorderà il 350.mo della nascita. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Ardere d’amore per Cristo, con tutta l’intensità che le fibre umane consentono, al punto di riuscire a “vederlo” e in qualche modo a squarciare il velo del Paradiso. Per Veronica Giuliani questo fu un reale traguardo dell’anima. Il suo cuore – innamorato di Gesù dall’adolescenza alla morte, che la colse nel 1727 dopo 50 anni vissuti nel monastero umbro delle Clarisse di Città di Castello – fu il luogo, ha raccontato il Papa, in cui si intrecciarono “grandi sofferenze e alcune esperienze mistiche legate alla Passione di Gesù”. Dal suo Diario di 22 mila pagine, manoscritte senza cancellature né correzioni, quasi che il flusso interiore dell’anima si fosse impresso carta, emerge – ha spiegato Benedetto XVI – la radice di “una spiritualità marcatamente cristologico-sponsale”:

    “E’ l’esperienza di essere amata da Cristo, Sposo fedele e sincero, e di voler corrispondere con un amore sempre più coinvolto e appassionato. In lei tutto è interpretato in chiave d’amore, e questo le infonde una profonda serenità. Ogni cosa è vissuta in unione con Cristo, per amore suo, e con la gioia di poter dimostrare a Lui tutto l’amore di cui è capace una creatura”.

    L’immagine di Gesù a cui Veronica “è profondamente unita” è quella che lo vede “nell’atto di offrirsi al Padre” per la salvezza della Chiesa e dell’umanità. Lei, ha detto il Papa” cerca di imitarlo, “prega, soffre, cerca la ‘povertà santa’, come ‘esproprio’, perdita di sé, proprio per essere come Cristo”:

    “Il suo cuore si dilata a tutti ‘i bisogni di Santa Chiesa’, vivendo con ansia il desiderio della salvezza di ‘tutto l’universo mondo’ (…) Animata da un’ardente carità, dona alle sorelle del monastero attenzione, comprensione, perdono; offre le sue preghiere e i suoi sacrifici per il Papa, il suo vescovo, i sacerdoti e per tutte le persone bisognose, comprese le anime del purgatorio (…) La nostra Santa concepisce questa missione come uno ‘stare in mezzo’ tra gli uomini e Dio, tra i peccatori e Cristo Crocifisso”.

    In un crescendo di elevazione mistica, Santa Veronica rivive anche nella percezione dei sensi l’esperienza della Crocifissione e delle stimmate. Eppure, ha osservato il Pontefice, tale straordinaria elevazione non si traduce in egoismo spirituale:

    “Rispetto alla predicazione dell’epoca, incentrata non raramente sul ‘salvarsi l’anima’ in termini individuali, Veronica mostra un forte senso ‘solidale’, di comunione con tutti i fratelli e le sorelle in cammino verso il Cielo, e vive, prega, soffre per tutti”.

    Colpisce, ha proseguito Benedetto XVI, la piena adesione delle visioni alla Sacra Scrittura, dove “l’intensità non comune” dell’esperienza della Santa “guida a una lettura più profonda” del Testo sacro. Così, quando Veronica Giuliani si sofferma su un passaggio di San Paolo, è come se le parole dell’Apostolo vivessero attraverso la sua persona, arrivando ad affermare:

    “Niente mi potrà separare dalla volontà di Dio, né angustie, né pene, né travagli, né disprezzi, né tentazioni, né creature, né demoni, né oscurità, e nemmeno la medesima morte, perché, in vita e in morte, voglio tutto, e in tutto, il volere di Dio’. Così siamo anche nella certezza che la morte non è l’ultima parola, siamo fissati nella volontà di Dio e così, realmente, nella vita per sempre”.

    In sostanza, ha concluso il Papa, la mistica seicentesca “ci invita a far crescere, nella nostra vita cristiana, l’unione con il Signore, abbandonandoci alla sua volontà con fiducia completa e totale, e l’unione con la Chiesa, Sposa di Cristo:

    “Ci invita a nutrirci quotidianamente della Parola di Dio per riscaldare il nostro cuore e orientare la nostra vita. Le ultime parole della Santa possono considerarsi la sintesi della sua appassionata esperienza mistica: ‘Ho trovato l’Amore, l’Amore si è lasciato vedere!’”.

    All’inizio dell’udienza, Benedetto XVI aveva spiegato il temporaneo abbandono dell’epoca medievale, da tempo oggetto delle sue catechesi, per la presentazione di una figura del 17.mo secolo. Il motivo deriva dal prossimo giubileo che la diocesi di Città di Castello si appresta a celebrare in onore di Veronica Giuliani, nata 350 anni fa, il 27 dicembre del 1660. Al momento dei saluti, il Papa ne ha rivolto uno ai fedeli umbri presenti in Aula Paolo VI e al loro vescovo, Domenico Cancian. E un saluto è stato rivolto dal Pontefice anche ai partecipanti al Congresso internazionale della Pastorale per i circensi e i fieranti, in corso in Vaticano: un saluto ricambiato da un numero di equilibrismo eseguito da quattro acrobati al cospetto di un incuriosito Benedetto XVI e applaudito con calore dai settemila presenti all’udienza.

    (musica – applausi)

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    Benedetto XVI nomina mons. Ezzati Andrello nuovo arcivescovo di Santiago del Cile

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Santiago del Cile presentata dal cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Santiago del Cile mons. Ricardo Ezzati Andrello, Salesiano, finora arcivescovo di Concepción. Mons. Ricardo Ezzati Andrello è nato a Campiglia dei Berici, Vicenza (Italia), il 7 gennaio 1942. Giunto in Cile nel 1959, per il noviziato tra i Salesiani a Quilpué, Valparaíso, ha compiuto gli studi di filosofia presso l’Università Cattolica di Valparaíso e quelli di teologia presso la Pontificia Università Salesiana di Roma, ove ha ottenuto la Licenza. Ha emesso la professione perpetua il 30 dicembre 1966 ed ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 18 marzo 1970. Dopo la sua ordinazione sacerdotale ha ottenuto la Licenza in Scienze Religiose presso l’«Institut de Pastorale Catéchetique» di Strasburgo e il titolo di insegnante di Religione e Filosofia presso l’Università Cattolica di Valparaíso. Come religioso salesiano apparteneva alla provincia del Cile e vi ha ricoperto i seguenti incarichi: responsabile per la Pastorale giovanile nella Scuola salesiana in Valdivia; direttore della Comunità e Opera salesiana a Concepción; membro del Consiglio Provinciale in Cile; direttore del Seminario salesiano a Santiago de Chile; ispettore Provinciale dei Salesiani in Cile. È stato anche insegnante nella Facoltà di Teologia della Pontificia Università Cattolica del Cile e vice presidente della Conferenza dei Religiosi del Cile. Ha partecipato ai Capitoli Generali della Congregazione Salesiana nel 1984 e 1990. Nel 1991 è stato nominato officiale della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica della Santa Sede. Nominato vescovo di Valdivia il 28 giugno 1996, ha ricevuto l’ordinazione episcopale l’8 settembre successivo. Il 10 luglio 2001 è stato nominato vescovo titolare di La Imperial e ausiliare di Santiago del Cile. Il 27 dicembre 2006 è stato nominato arcivescovo metropolita di Concepción.

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    Altre nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Dodge City (Usa), presentata da mons. Ronald M. Gilmore, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato vescovo di Dodge City il rev. John B. Brungardt, del clero della diocesi di Wichita, finora cancelliere e parroco della "Saint Mark Parish" a Saint Mark. Il rev. John B. Brungardt è nato il 10 luglio 1958 a Salina, Kansas, nell’omonima diocesi. È stato ordinato sacerdote per la diocesi di Wichita il 23 maggio 1998.

    Il Santo Padre ha eretto la diocesi di Camaçari (Brasile), con territorio dismembrato dall’arcidiocesi di São Salvador da Bahia, rendendola suffraganea della medesima Chiesa Metropolitana. Il Papa ha nominato primo vescovo della diocesi di Camaçari (Brasile) mons. João Carlos Petrini, finora vescovo titolare di Auguro ed ausiliare di São Salvador da Bahia. Mons. João Carlos Petrini è nato il 18 novembre 1945 a Fermo (Italia). Come appartenente al Movimento di Comunione e Liberazione è stato inviato, come missionario laico, in Brasile, nell’arcidiocesi di São Paulo. In Brasile ha frequentato la Facoltà di Teologia "Nossa Senhora da Assunção". Dopo l’ordinazione si è laureato in Scienze Sociali presso la Pontificia Università Cattolica di São Paulo. È stato ordinato sacerdote il 28 giugno 1975 per l’arcidiocesi di Fermo e designato "fidei donum" per l’arcidiocesi di São Paulo e, dal 1988, per l’arcidiocesi di São Salvador da Bahia. Il 12 gennaio 2005 è stato nominato vescovo titolare di Auguro ed ausiliare di São Salvador da Bahia e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 10 marzo successivo. Attualmente è membro della Commissione Episcopale Nazionale della Pastorale per la Famiglia e per la Vita.

    Sempre in Brasile, il Santo Padre ha nominato vescovo di Barreiras mons. Josafá Menezes da Silva, finora vescovo titolare di Gummi di Bizacena ed ausiliare di São Salvador da Bahia. Mons. Josafá Menezes da Silva è nato il 2 gennaio 1959, nella città di Salinas da Margarida, nell’arcidiocesi di São Salvador da Bahia. È stato ordinato sacerdote il 14 maggio 1989, incardinandosi nel clero arcidiocesano di São Salvador da Bahia. Il 12 gennaio 2005 è stato nominato vescovo titolare di Gummi ed ausiliare di São Salvador da Bahia e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 10 marzo successivo.

    Il Papa ha nominato vescovo di Massa Marittima-Piombino (Italia) mons. Carlo Ciattini, del clero di San Miniato, finora rettore del Seminario e vicario giudiziale. Mons. Carlo Ciattini è nato a Cerreto Guidi, in provincia di Firenze e in diocesi di San Miniato, il 20 marzo 1951. Diplomato presso l'Istituto Commerciale, ha frequentato la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Statale. Ha inoltre intrapreso un’esperienza lavorativa di tipo imprenditoriale e commerciale. Concluso il cammino di formazione presso l’Almo Collegio Capranica di Roma, è stato ordinato sacerdote il 14 maggio 1989 per la diocesi di San Miniato. Ha frequentato a Roma la Pontificia Università Lateranense, conseguendo nel 2004 il Dottorato in Diritto Canonico. Nel suo ministero ha svolto i seguenti incarichi: dal 1989 al 1995, ha frequentato a Roma la Pontificia Università Lateranense; dal 1995 è parroco di San Pietro alle Fonti, a La Scala, e amministratore parrocchiale di San Lorenzo a Nocicchio, a San Miniato; dal 1996 al 1999, è stato segretario generale del XIII Sinodo Diocesano; dal 1999 è vicario giudiziale di San Miniato e Giudice presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale Etrusco; dal 2000 è vicario episcopale per le Aggregazioni laicali; dal 2005 è rettore del Seminario Diocesano di San Miniato e delegato per la formazione dei diaconi permanenti; dal 2006 dirige il Centro Diocesano Vocazioni. È autore di vari articoli su riviste, giornali locali e su l'Osservatore Romano. Inoltre, ha pubblicato la sua tesi di laurea: "Il presbitero e la dottrina sociale della Chiesa" (2006).

    Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare di Morelia (Messico) il rev. Juan Espinoza Jiménez, del clero della medesima arcidiocesi e formatore del Seminario Maggiore, assegnandogli la sede titolare di Arpi. Il rev. Juan Espinoza Jiménez è nato alla Piedad, Michoacán, arcidiocesi di Morelia, l’11 maggio 1965. È stato ordinato sacerdote il 31 gennaio 1993, ed incardinato nell’arcidiocesi di Morelia. In seguito è stato formatore nel Seminario minore di Morelia e Cappellano dell’Ospedale "Nuestra Señora de la Salud". Nel 1996 ha continuato gli studi ecclesiastici nella Università Pontificia Salesiana dove ha conseguito la Licenza in Scienze dell’Educazione. Dal 2001 al 2009 è stato addetto di segreteria presso la Congregazione per i Vescovi. Rientrato in Messico è stato: professore del Seminario Maggiore, coordinatore della Commissione diocesana per il clero e Cappellano della casa di formazione delle Suore Passioniste a Morelia.

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    La pace dono di Dio per l’uomo: i Messaggi di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace

    ◊   Verrà presentato domani mattina, nella Sala Stampa della Santa Sede, il Messaggio di Benedetto XVI per la 44.ma Giornata mondiale della pace, sul tema “Libertà religiosa, via per la pace”. All’evento interverrà, tra gli altri, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Nel servizio di Alessandro Gisotti, riascoltiamo alcuni passi dei Messaggi per la Giornata mondiale della pace degli ultimi cinque anni:

    “Nella verità, la pace”: è il titolo del primo Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale del 2006. Il Papa denuncia le menzogne che ostacolano la pace dal terrorismo al fanatismo religioso, dalla corsa agli armamenti alla povertà. La pace, avverte, non può essere ridotta “a semplice assenza di conflitti armati”. Questa, sottolinea, è invece il risultato di un ordine voluto da Dio in cui regnano in armonia la verità, la giustizia, la libertà e l’amore. E ribadisce “la ferma volontà della Santa Sede di continuare a servire la causa della pace”. Per il Messaggio del primo gennaio del 2007, il Papa sceglie il tema della “persona umana, cuore della pace”. Il documento mette in guardia dalle “visioni riduttive dell’uomo”, dai “pregiudizi ideologici e culturali” che sfigurano la dignità dell’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio. Benedetto XVI invoca il rispetto della vita e della libertà religiosa di ciascuno. E sottolinea che la legge naturale può essere “la grande base per il dialogo tra gli uomini” e il “fondamentale presupposto per un’autentica pace”.

    “Famiglia umana, comunità di pace”: è il tema per il Messaggio del 2008. Il Papa afferma che quanti osteggiano l’istituto famigliare rendono fragile la pace. La famiglia infatti è la “principale agenzia di pace”. Il Pontefice evidenzia che proprio in famiglia si apprende l’educazione alla convivenza pacifica. E del resto, si legge nel Messaggio, “l’umanità è una grande famiglia” giacché tutti siamo figli di Dio. Benedetto XVI chiede dunque che la famiglia sia “protetta dalla società e dallo Stato”. E avverte: “La negazione o anche la restrizione dei diritti della famiglia, oscurando la verità sull’uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace”.

    Nel Messaggio per il 2009, il Papa lancia un appello a “combattere la povertà” per “costruire la pace”. Il Pontefice constata che la miseria, calpestando i diritti di centinaia di milioni di persone, favorisce e aggrava i conflitti. Il Messaggio denuncia “un aumento del divario tra ricchi e poveri”. Un dramma ancor più inaccettabile, ammonisce il Papa, perché avviene mentre cresce la spesa militare e non si arresta la corsa agli armamenti. Per combattere la povertà, è l’esortazione di Benedetto XVI, tutti possiamo fare qualcosa, innanzitutto cambiando “gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo” come anche le “strutture consolidate di potere che oggi reggono la società”. Nel Messaggio di quest’anno, il Papa chiede con forza “il rispetto del creato”, auspicando una nuova “responsabilità ecologica” e una rinnovata solidarietà con quanti vivono in povertà. “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”, è il tema del documento che rammenta come oggi molti conflitti scaturiscano per ragioni ambientali, come l’accesso alle risorse naturali. Benedetto XVI ancora una volta indica come indispensabile il mutamento degli stili di vita ed auspica “l’adozione di un modello di sviluppo fondato sulla centralità dell’essere umano”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Vera immagine del Cristo crocifisso: all'udienza generale il Papa parla di santa Veronica Giuliani.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la disoccupazione, spina nel fianco degli Stati Uniti.

    La visita del premier cinese in India, alla ricerca di un'alleanza strategica.

    Il Governo riferirà alla Camera sulle violenze di ieri a Roma, mentre il Campidoglio si costituirà parte civile.

    Bestiario sacro in Vaticano: in cultura, la prefazione di Paolo Portoghesi al volume di Sandro Barbagallo "Gli animali nell'arte religiosa. La basilica di San Pietro in Vaticano" e l'introduzione dell'autore.

    Economia umana ed ecologia ambientale: stralci del libro del vescovo Mario Toso "Il realismo dell'amore di Cristo. La Caritas in veritate: prospettive pastorali e impegno del laicato".

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    Oggi in Primo Piano



    Iran. Attentato contro una moschea sciita: decine di morti

    ◊   Circa 40 morti e 50 feriti. Questo il bilancio dell’attentato suicida che stamani ha colpito una moschea sciita di Chabahar, nella regione sud-orientale del Sistan-Baluchistan, alla vigilia della festa islamica dell’Ashura, nella quale si celebra il martirio dell’imam Hussein. Si tratta di un nuovo episodio che dimostra come la Repubblica islamica sia percorsa da varie forze che tendono a destabilizzare il Paese. Su questi aspetti, Giancarlo La Vella ha intervistato Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica all’Università Cattolica del Sacro Cuore:

    R. – L’Iran è sempre stato un Paese dai vari volti, un Paese che noi vediamo monolitico, ma che in realtà non lo è: non lo è dal punto di vista etnico, perché i persiani sono solo una parte della popolazione e vi sono molte altre comunità. In particolare, i rapporti sono molto tesi con la minoranza araba del sud e, soprattutto, con i baluchi, che abitano il Sistan-Baluchistan, dove avvengono spesso attentati anche contro le moschee. L’Iran non è monolitico dal punto di vista religioso: è sciita, ma rimangono gruppi sunniti, come gli arabi e come gli stessi baluchi; non lo è dal punto di vista politico: proprio in questi anni abbiamo avuto tantissime riprove della grande frattura interna all’elite di potere del governo. E’ quindi un Paese molto più sfaccettato e complicato di quanto si possa immaginare.

    D. – Quale obiettivo potrebbe esservi dietro un attentato del genere, che ha colpito una moschea sciita?

    R. – In tutto il mondo islamico, durante le celebrazioni del martirio dell’imam Hussein, vi sono gruppi terroristici sunniti che detestano gli sciiti e non riconoscono loro il ruolo di veri musulmani, attaccando proprio le moschee o i cortei che si formano per questo evento. A questo si unisce, in Baluchistan, la rivendicazione politica autonomista: i baluchi sono da sempre riottosi nei confronti di Teheran e vi sono gruppi che usano metodi terroristici, come appunto gli attentati. Un’ultima particolarità è quella che lega l’azione di questi gruppi anche al grande traffico di droga: la droga prodotta in Asia centrale e in Afghanistan scende verso i mercati occidentali soprattutto attraverso il Baluchistan. Stiamo parlando di rotte che valgono miliardi di dollari all’anno. Questi grandi spacciatori possono smuovere anche centinaia di militanti.

    D. – Come il governo centrale di Teheran riesce a controllare le istanze autonomiste, in qualche modo?

    R. – Tradizionalmente, Teheran non ha avuto problemi e ha sempre usato un mix di repressione e di cooptazione. Certo con l’avvento degli ultraradicali, con la ripresa di questo fervore che Ahmadinejad ha portato, con la diminuzione della tolleranza interna - in Iran anche nei momenti più tesi vi era sempre stato un certo grado di tolleranza del dissenso - questi spazi si stanno chiudendo. Ahmadinejad è espressione dei pasdaran, le guardie rivoluzionarie, gente molto più radicale e dura, che non tollera nessun tipo di dissenso e tutto questo rinfocola le tensioni. Va anche detto che vi sono stati Paesi che combattono Teheran proprio favorendo questi gruppi minoritari e di opposizione. Ma certamente la Repubblica islamica non cadrà per colpa di questi gruppi, che possono provocare disturbi anche gravi, causando molti morti, ma che politicamente non hanno nessuna presa: Teheran ha comunque il polso della situazione, e queste azioni permettono e giustificano la linea dura di Teheran nelle province meno tranquille.(ap)

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    Berlusconi prova ad allargare la maggioranza. Il commento del prof. Baggio

    ◊   Dopo aver ottenuto la fiducia, con la maggioranza assoluta al Senato e un vantaggio di soli tre voti alla Camera, Berlusconi allontana l’ipotesi di elezioni anticipate, parlando di allargamento della sua coalizione a singoli deputati di Udc e Futuro e Libertà. Gli sviluppi della situazione sono al centro del pranzo al Quirinale tra il premier e il capo dello Stato, che si sono incontrati sul Colle anche ieri pomeriggio. Intanto Il governo riferirà in Parlamento sulla guerriglia urbana scatenata ieri nel centro storico della Capitale dai black bloc. Il servizio di Giampiero Guadagni.

    Berlusconi ha dunque vinto in Parlamento la sfida dei numeri. Ma ora è consapevole di dover trasformare questo risultato in una prospettiva politica per portare a termine la legislatura ed evitare il ritorno alle urne che, afferma, ora sarebbe irresponsabile. Il premier, con il via libera della Lega, punta a far entrare l’Udc nel governo. E a tale scopo, ieri si è detto disponibile ad una crisi pilotata. Ma per ora l’invito è respinto da Casini, che insiste a chiedere le dimissioni del premier come condizione per aprire una fase nuova. E allora questa mattina Berlusconi ha ipotizzato un allargamento della maggioranza attraverso singoli deputati che militano nei partiti di cui non condividono più la linea. Riferimento all’Udc ma soprattutto a Futuro e Libertà, il partito del presidente della Camera Fini, che ha pagato il voto di ieri con una evidente spaccatura. Per il premier è stata sconfitta la manovra di palazzo che si proponeva di rovesciare il governo scelto dagli elettori. Da oggi comunque Futuro e Libertà è formalmente un partito di opposizione, con l’obiettivo di costruire il Terzo Polo insieme all’Udc e ad Alleanza per l’Italia di Rutelli. A questo schieramento guarda il Pd per una possibile intesa programmatica ed elettorale. Per Pd e Italia dei valori, la maggioranza ormai di fatto non esiste più. Il primo banco di prova è in programma già oggi pomeriggio proprio alla Camera, dove cominciano le votazioni sul decreto legge per fronteggiare l’emergenza rifiuti in Campania. Da parte loro, le parti sociali sollecitano la ripresa del confronto per dare risposte alla crisi economica. Che sta creando forte tensione sociale, come dimostrano le proteste di studenti e precari. Spesso strumentalizzate da provocatori, come quelli che ieri hanno messo a ferro e fuoco il centro storico di Roma. Sulla vicenda, che ha provocato un centinaio di feriti tra forze dell’ordine e manifestanti, il governo riferirà in Parlamento.

    Per un commento sulla giornata di ieri e sulle prospettive che si aprono, ascoltiamo il prof. Antonio Maria Baggio, docente di filosofia politica presso l’Istituto universitario “Sophia” di Loppiano, fondato dal Movimento dei Focolari. L’intervista è di Luca Collodi:

    R.- L’impressione per me più forte di tutta la vicenda di ieri è stata che la politica, il Parlamento, conduceva una battaglia tutta interna e scarsamente influente sulla battaglia reale che la società sta conducendo fuori. In altri termini il nostro strumento politico non è ancora adeguato a risolvere i problemi del Paese.

    D. - La fiducia del Parlamento è un risultato politico o frutto di contingenze del momento?

    R. - La cosa fondamentale è che non abbiamo una maggioranza politica sufficientemente ampia per affrontare i problemi del Paese. Il risultato politico era già maturato prima, poi la casualità di chi va, di chi viene, di chi ha dubbi, questo sempre si accompagna alle vicende del potere. Ma il fatto grosso era che noi non abbiamo in Italia oggi una maggioranza, perché quella che è stata votata è semplicemente crollata. E adesso la prospettiva non è né automatica né facile. E’ da adesso che cominciano le preoccupazioni vere perché la politica deve domandarsi che fare per il Paese.

    D. – Si guarda all’Udc per un governo allargato. Ma l’Udc, nella situazione attuale, può risolvere il problema della politica italiana?

    R. - Negli ultimi anni l’Udc ha avuto una posizione molto coerente, ponendo delle condizioni al centrodestra che stava governando. Potrebbe entrare in un governo politico perché di questo c’è bisogno adesso in Italia, quindi di un governo nella pienezza delle sue capacità. Credo, però, che per coerenza dovrebbe veder rispettate tutte le condizioni che ha posto. E queste condizioni non sono state soddisfatte dal centrodestra. Tanti provvedimenti, tante scelte non sono state condivise. Allora è possibile trovare un compromesso tra Berlusconi e Casini, tale da fare un elenco delle cose da fare tra le quali c’è sicuramente anche la legge elettorale? Cose urgenti per affrontare la crisi. Se sono in grado di fare una cosa così solida, si può andare avanti, altrimenti, necessariamente, si deve andare alle urne .

    D. - Prof. Baggio, non pensa che l’attuale legge elettorale sia in qualche modo responsabile dell’incerta situazione politica italiana, dal momento che non rappresenta le varie anime che compongono l’identità sociale dell’Italia?

    R. - Questo sicuramente. Se noi guardiamo alle culture politiche italiane o a quel che ne resta, noi vediamo che ci sono 4 o 5 grandi aree che dovrebbero avere la possibilità di esprimersi. Poi la legge elettorale può essere fatta in modo che pur dando espressione a questi diversi raggruppamenti, uno di tipo centrale, due di sinistra, due di destra, si può ottenere un effetto maggioritario e quindi dare solidità ad un esecutivo. Le soluzioni tecniche sono tante. Il problema è la qualità della classe politica, perché in questi ultimi anni, poiché i parlamentari sono cooptati e chiunque può diventare parlamentare purché nelle grazie di coloro che li scelgono, ebbene questa cooptazione ha quasi distrutto la capacità politica della classe dirigente. Quindi il Paese ha bisogno di una riforma elettorale profonda, ma ha bisogno anche di risvegliarsi perché si è perso il senso di cosa è la politica. Allora, in questo momento in cui tante decisioni devono essere prese, se la società civile, le sue forze si fanno sentire con decisione possono mandare un messaggio che così non si può andare avanti.

    D. - Una riflessione sul centrosinistra, compatto nella sfiducia al governo ma con un dibattito interno ancora irrisolto…

    R. - E’ positivo che ci sia il dibattito interno, ma è un dibattito che a me sembra rimescoli le carte all’interno con una lotta per esprimere una leadership. Non mi sembra che gli argomenti che stanno venendo fuori, dentro la sinistra, siano tali da creare un’espansione. Non vedo una capacità di rivolgersi a tutti quelli che hanno abbandonato il voto, che si sono allontanati, all’astensionismo che sarà sempre più forte anche alle prossime elezioni, né di rivolgersi a quei ceti che hanno votato per il centrodestra ma senza convinzione. Quindi non c’è una strategia. Ci sono argomenti che ritornano e che si ridistribuiscono, ma anche lì come nel centrodestra, sono impegnati di nuovo in una battaglia interna. Per concludere, diciamo che l’Italia è indietro proprio nella formazione degli strumenti politici. Ci siamo bloccati, dopo il dopoguerra, al periodo dei partiti di massa, e non siamo ancora riusciti ad elaborare delle forme partito ed un assetto istituzionale che non sia il problema ma che sia invece una soluzione per il Paese.

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    Grecia: il dramma degli immigrati a Evros

    ◊   Situazione critica per migranti e richiedenti asilo nelle strutture di detenzione nella regione greca di Evros. La denuncia arriva da Medici senza Frontiere che chiede al governo di Atene misure immediate per garantire condizioni di accoglienza dignitose per i migranti. Il servizio è di Francesca Sabatinelli:

    Attraversano il fiume Evros quasi 300 persone al giorno fra richiedenti asilo e migranti. In questa situazione tutto il sistema di accoglienza della regione greca, al confine con la Turchia, è crollato. Le condizioni delle persone nei centri sono disumane e parliamo di regioni dove fa molto freddo, dove le temperature sono al di sotto dello zero. Kostas Moschochoritis, direttore generale di Medici senza Frontiere Italia:

    R. - Come Medici Senza Frontiere abbiamo già lavorato in questa regione. Le condizioni non sono mai state buone e dignitose per i migranti, però quest’ulteriore flusso ha fatto sì che la situazione diventasse completamente insostenibile. Le strutture di accoglienza non bastano: ad esempio, una struttura che ha una capacità di 45 persone ne contiene 145. In un’altra non ci sono né riscaldamento né acqua calda, in un’altra ancora anziché 35 persone ve ne sono 115. Le persone non sono divise tra uomini e donne, anche i minorenni non accompagnati si trovano, per giorni, insieme agli adulti. Ci sono medici ed infermieri del Ministero della Sanità ma non bastano. Non solo: mancano gli interpreti, ed in questi casi se non si ha l’interprete il medico non può comunicare con il paziente.

    D. - Dal punto di vista strettamente medico ci sono delle urgenze?

    R. - Innanzitutto ci sono le malattie respiratorie, causate dal freddo e dalle condizioni sia di passaggio di emigranti in Grecia sia dalle condizioni delle strutture di accoglienza. Ci sono problemi di infezioni della pelle per via delle condizioni igieniche non affatto adeguate, inoltre ai migranti che entrano in Grecia, il “triage”, cioè la selezione che consente di accertare le condizioni, non viene fatto come si deve. In questo modo non vengono fatte divisioni tra chi ha dei problemi e chi invece non presenta alcun disturbo urgente.

    D. - Medici senza Frontiere chiede al governo greco di attuare immediatamente misure che assicurino un'accoglienza di migranti e richiedenti asilo che rispetti la loro dignità ed inoltre, si rivolge all'Unione Europea...

    R. - Come Medici senza Frontiere chiediamo all’Unione Europea e ad i suoi Stati membri di condividere la responsabilità nell’accoglienza dei migranti e dei richiedenti asilo invece di concentrarsi solo sulle misure restrittive. A livello di accoglienza non abbiamo visto niente.

    D. - I gruppi principali di queste persone che si trovano in Grecia da quali Paesi arrivano?

    R. - Molti - quelli che seguono la strada che attraversa la Turchia - provengono dall’Afghanistan, dall’Iraq, dal Pakistan, dal Bangladesh. Ci sono poi altri che vengono dall’Africa: etiopi, somali, eritrei, che seguono un’altra strada, che in questo momento è un po’ più accidentata a causa del tempo.

    D. - Parliamo di gruppi che dovrebbero, teoricamente, godere dello status di rifugiati politici…

    R. - Una grossa fetta dei migranti che entrano in Grecia hanno, a priori, le condizioni per chiedere asilo, perché provengono da Paesi in cui c’è una guerra in corso. (vv)

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    Rapporto sul Servizio civile: in aumento le domande dei giovani, diminuiscono le risorse dello Stato

    ◊   “Pur nel generalizzato contenimento delle risorse” è necessario garantire sostegno al Servizio civile italiano che oggi rappresenta “una delle realtà più ammirate a livello internazionale”. Così il presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano in un messaggio in occasione della presentazione, oggi a Roma, del 12.mo rapporto della Cnesc, la Conferenza nazionale enti per il Servizio Civile. Secondo lo studio nel 2009 si è registrato un consistente aumento delle domande da parte dei giovani. Sulle motivazioni di questa tendenza Paolo Ondarza ha intervistato il presidente delle Cnesc Primo Di Blasio.

    R. - Da una parte, è assolutamente un bel dato, perchè signifca che c’è un grande interesse da parte dei giovani e la voglia di spendersi un anno per il bene comune per fare un’esperienza di crescita umana, di cittadinanza attiva. Ma, dall’altra parte, il dato ci preoccupa, perchè chiaramente è il segnale della crisi. Per i giovani il Servizio civile sta diventando una delle poche opportunità per inserirsi nel mondo del lavoro.

    D. – Concretamente quanto il Servizio civile garantisce l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro?

    R. - E’ un’esperienza che aiuta in qualche modo i giovani ad acquisire delle abilità e delle professionalità. L’esperienza ci dice che per diversi giovani questo poi diventa il trampolino di lancio per entrare dentro questo mondo. Ma il Servizio civile non è assoluatamente un’agenzia di collocamento. Noi non vogliamo che i giovani lo leggano in questi termini. Qui il problema è lavorare sulle motivazioni: dobbiamo motivare il giovane a fare l’esperienza del Servizio civile per dedicare un anno della propria vita al bene comune.

    D. – Assistenza, educazione, promozione culturale, tutela del patrimonio artistico, protezione civile e ambiente. Tanti i settori nei quali i giovani possono svolgere il Servizio civile. Qual è il settore più richiesto nell’ultimo anno?

    R. – Sicuramente il settore dell’assistenza e della tutela delle persone. Oltre il 50 per cento dei progetti della CNESC riguardano le tematiche dell’assistenza.

    D. – A fronte dell’aumento delle domande per svolgere il Servizio civile è cresciuta anche l’attenzione da parte delle istituzioni nei riguardi di questo settore?

    R. – Purtroppo le istituzioni, ormai da quattro anni a questa parte, hanno invertito il proprio impegno relativamente al Servizio civile. Noi siamo passati da un governo che nel 2007 finanziava questa esperienza con circa 300 milioni di euro ad una Finanziaria che prevede per il 2011 solo 113 milioni di euro, per finanziare esperienze di Servizio civile. (bf)

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    Fino al 29 gennaio mostra su Melozzo da Forlì nella città romagnola

    ◊   Melozzo da Forlì, “L’umana bellezza tra Piero della Francesca e Raffaello”. E’ questo il titolo della mostra che dal 29 gennaio vedrà esposti ai Musei San Domenico di Forlì le più importanti opere dell’artista quattrocentesco insieme a capolavori di Mantegna, Raffaello e Piero della Francesca. L’evento, promosso dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con i Musei Vaticani, è stato presentato ieri a Roma. Il servizio di Michele Raviart:

    Ben più di una semplice figura di transizione, Melozzo da Forlì sarà protagonista di una mostra a lui dedicata che riconoscerà finalmente il suo ruolo centrale nell’arte del ’400 italiano. Attivo nell’Urbino dei Montefeltro, nominato “Pictor papalis” da Sisto IV della Rovere nel 1475, celebrato dal Vasari per la sua maestria nell’arte dello scorcio - la rappresentazione prospettica dal basso verso l’alto - Melozzo da Forlì è uno dei massimi cantori dell’umana bellezza che si fa arte, come ci spiega il prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani e curatore della mostra:

    “In un certo momento della storia, fra il 1450 e il 1520, negli anni che vanno dal Beato Angelico a Piero della Francesca fino a Raffaello, succede in Italia che l’idea astratta, spirituale, filosofica, della bellezza diventa umana: cioè assume la faccia, la pelle, gli occhi, i colori delle donne e degli uomini. Questo è un miracolo, in un certo senso. Abbiamo le Madonne di Raffaello, gli Angeli di Melozzo, la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca. Tutte queste cose saranno nella mostra a spiegare come si sia concretamente realizzato in una certa parte del mondo - quella che sta tra Firenze e Roma - questo miracolo di cui Melozzo è un alfiere, un anticipatore, un protagonista”.

    La mostra sarà la più completa mai dedicata al pittore romagnolo. Alle sue opere saranno inoltre affiancate quelle dei maestri che con lui hanno lavorato, come Piero della Francesca, o che da lui hanno preso ispirazione, come Raffaello. Decisivo nell’allestimento è stato il contributo dei Musei Vaticani che presteranno per l’occasione le opere di Melozzo della pinacoteca vaticana. Capolavori che lasciano per la prima volta i Musei, come i celebri angeli musicanti della tribuna della Chiesa dei Santi apostoli a Roma e soprattutto l’affresco in cui Sisto IV nomina il Platina prefetto della Biblioteca Vaticana. Un’opera fondamentale per capire il legame tra Chiesa e cultura su cui si sofferma il direttore Paolucci:

    “1475. Il Papa di allora, Sisto IV della Rovere - quello che dopo pochissimi anni comincerà a far lavorare il Ghirlandaio, Botticelli, Perugino, nella cappella Sistina - affida la responsabilità di direzione della Biblioteca Apostolica a Bartolomeo Platina, grande umanista, grande filologo, grande letterato: prende forma istituzionale la Biblioteca Apostolica Vaticana, l’archetipo di tutte le biblioteche. In questo cruciale momento storico Melozzo è un protagonista”.(bf)

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    Chiesa e Società



    Buzek chiede all’Iraq di tutelare i cristiani, in risposta ai vescovi iracheni giunti a Strasburgo

    ◊   L’Europa aiuti i cristiani dell’Iraq. Con questo messaggio è giunta ieri a Strasburgo una delegazione di vescovi iracheni, in visita per tre giorni all’Europarlamento e al Consiglio d’Europa. “Non vogliamo scappare” dal nostro Paese “vogliamo continuare a viverci ma in pace” ha detto al suo arrivo mons. Basile Georges Casmoussa, arcivescovo di Mossul. “Vogliamo che l’Europa e l’Occidente - ha aggiunto il presule - esercitino pressioni sul governo iracheno perché vengano garantiti i diritti dei cristiani e delle minoranze religiose”. “Noi non siamo venuti qui a Strasburgo per chiedere una crociata di guerra” – ha spiegato stamane mons. Athanase Matti Shaba Matoka, arcivescovo di Baghdad - ma per chiedere aiuto nel costruire la pace nella nostra terra”. “I cristiani dell’Iraq vivono con la paura del futuro”, ha testimoniato ancora mons. Matoka, raccontando che dopo la guerra contro il regime di Saddan Hussein ed il cambio di regime, “le difficoltà” per i cristiani “si sono moltiplicate”. Ha auspiscato quindi l’arcivescovo che l’Unione europea possa “sostenere il governo di Baghdad in questa fase, affinché dia prova di buona volontà nel proteggere i cristiani”, perché “da solo – ha detto - il nostro governo non ce la può fare”. Da qui la proposta di mons. Casmoussa, di “una grande conferenza internazionale, da svolgere in Iraq o, se questo non è possibile, in Libano, che si occupi della tutela delle minoranze presenti in Medio oriente”. Presente a Straburgo anche mons. Shlemon Warduni, vescovo di Baghdad dei Caldei il quale ha affermato che “qualcuno vorrebbe relegare i cristiani dell’Iraq in un’unica provincia. Ma è una proposta inaccettabile. I cristiani - ha osservato il presule - devono restare sparsi, in mezzo alla popolazione del Paese, perché, come insegna il vangelo, siano dappertutto luce del mondo”. Una risposta confortante alle richieste dei presuli iracheni è arrivata dal presidente del Parlamento europeo, Jerzy Buzek, subito dopo l’incontro ieri con la delegazione. “L’Iraq – ha dichiarato - deve garantire parità di trattamento a tutti i suoi gruppi religiosi, i cristiani hanno gli stessi diritti delle loro sorelle e fratelli sunniti e sciiti”. Buzek ha riferito che il Parlamento europeo è “a conoscenza della terribile situazione dei cristiani in Iraq”, richiamando quindi alla memoria l’ultima “terribile perdita di vite umane causata dall’attacco alla cattedrale di Baghdad il 31 ottobre”. Per questo ha assicurato la delegazione di avere già “invitato l’Alto rappresentante per la politica estera, Catherine Ashton, ad affrontare il problema come una questione prioritaria”. Da Baghdad la soddisfazione del patriarca caldeo, il cardinale Mar Emmanuel III Delly, il quale ha commentato all'agenzia Sir il messaggio, sinora sottoscritto da 160 eurodeputati, consegnato oggi a Strasburgo ai vescovi. Nel testo i parlamentari si dicono “determinati a mantenere relazioni coi cristiani del Medio oriente, a non lasciarli soli, a utilizzare tutti i mezzi a disposizione per difendere la democrazia, i diritti umani e la libertà di religione, anche per i cristiani del Medio Oriente”. “Finalmente, dopo tanti anni, un gesto importante del quale ringrazio tutti” afferma il patriarca che spera che un simile gesto possa servire alla politica. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Pakistan: il presidente Zardari vuole modificare la legge sulla blasfemia

    ◊   La polemica sulla legge sulla blasfemia continua in Pakistan, mentre si attende che l’Alta corte di Lahore fissi la data per l’appello per Asia Bibi, la cristiana condannata a morte per blasfemia. Il presidente Zardari - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha confidato a un parlamentare di essere d’accordo sulla modifica. Politici e esponenti della società civile condannano l’uso distorto della legge sulla blasfemia e chiedono al governo di modificarla. Dopo il caso di Asia Bibi, l’incidente di Hyderabad, in cui un medico ismaelita è stato accusato ingiustamente, picchiato e arrestato in base a una falsa accusa di blasfemia, ha provocato preoccupazione e timori. Una conferenza stampa, organizzata al Circolo della stampa di Karachi ha visto come protagonista l’Associazione dei medici del Sindh, e ha trattato il caso di Naushad Ahmed Valiyani, il medico ismaelita vittima di un incidente provocato da un suo avversario, il rappresentante di prodotti farmaceutici Muhammad Faizan. Vailyani ha gettato in un cestino il biglietto da visita di Faizan, che lo ha accusato di blasfemia contro il nome del profeta, Muhammad, e l’ha denunciato alla polizia. Il presidente del Pakistan, Asif Ali Zardari vuole che la legge sulla blasfemia venga modificata, ha rivelato durante una conferenza stampa un membro dell’Assemblea del Sindh. L’on. Pitambar Sewani, parlando all’incontro su “Comunità vulnerabili a causa della loro fede” organizzato dalla Commissione per i diritti umani del Pakistan ha detto che Zardari ha risposto sul tema in questione durante un incontro tenuto alla residenza del primo ministro del Sindh. Sewani ha detto di aver sollevato il problema della legge sulla blasfemia utilizzata per opprimere le minoranze. Zardari gli ha risposto di essere d’accordo sulla revisione della legge, se necessaria. “Il governo federale può esaminarla e prendere le azioni necessarie” ha detto Zardari, citato da Sewani. Un’azione in questo senso dovrebbe essere presa dal ministro della Giustizia, ha aggiunto. Parecchie organizzazioni per i diritti umani hanno chiesto che la legge sia modificata, in seguito al caso di Asia Bibi . Ma il ministro della Giustizia Babar Awan ha detto categoricamente a novembre che nessuno dovrebbe pensare di modificare la legge. “Nessuno dovrebbe pensare di eliminare questa legge in mia presenza” ha detto Anwar Politici e leader religiosi tradizionalisti sono protagonist di un braccio di ferro sulla grazia per Asia Bibi, accusata ingiustamente di blasfemia. (R.P.)

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    Taglia su Asia Bibi: vescovi e politici chiedono al governo di incriminare l'imam

    ◊   Incriminare l’imam che ha messo una taglia su Asia Bibi; abolire o modificare la legge sulla blasfemia, ingiusta e discriminatoria; fermarne gli abusi; promuovere i diritti delle minoranze, in ossequio alla Costituzione del Pakistan: è quanto chiedono vescovi, leader politici e rappresentanti della società civile del Pakistan, in una lettera inviata al Primo Ministro del Pakistan, Yousaf Raza Gilani. La lettera, giunta all’agenzia Fides, è firmata dai vescovi cattolici Mons Anthony Rufin (Islamabad), segretario della Conferenza episcopale; mons. Joseph Coutts, (Faisalabad), mons. Andrew Francis (Multan), mons. Max John Rodriguez (Hyderabad), mons. Sebastian Shaw (ausiliare di Lahore). Porta in calce l’adesione di altri Vescovi e leader di altre comunità cristiane, nonchè di leader sikh, indù e bahai, e di Khalid Masood, leader del “Consiglio dell’ideologia islamica del Pakistan”. L’hanno firmata, inoltre, diversi membri del Parlamento del Punjab, alcuni giudici, avvocati, militari e rappresentanti della società civile, tutti di religione islamica. La missiva cita il caso di Asia Bibi e chiede l’immediata incriminazione dell’imam Yusef Qureshi, di Peshawar, che ha promesso 500mila rupie (circa 4.500 euro) a chi ucciderà Asia Bibi, notando che tale proclama è contrario alle leggi e allo Stato di diritto. Il testo ricorda l’armonia interreligiosa che regnava nel Paese prima della promulgazione della legge, promossa dal dittatore Zia nel 1986, notando che fra il 1947 (data di fondazione del Pakistan) e il 1985 non vi sono state denunce di blasfemia. La lettera è stata elaborata a conclusione di un incontro promosso nei giorni scorsi a Islamabad dalla “All Pakistam Minorities Alliance”, che ha riunito leader religiosi, parlamentari, avvocati e membri della società civile, sotto la guida del Ministro per le Minoranze religiose Shabhaz Bhatti, e con la partecipazione del Ministro per i Diritti Umani, Mumtaz Alam Gilani. L’incontro ha rimarcato le ripercussioni negative sulla società pakistana per l’abuso della legge sulla blasfemia, apprezzando la posizione del presidente Ali Zardari, d’accordo nel modificarla. Intanto gruppi radicali islamici, come il “Jaamat-e-Islami”, il “Jammiat Ulema-e-islam” ed altri, riunitisi nei giorni scorsi a Rawalpindi, hanno annunciato il lancio di una campagna nazionale e di una strategia globale, fatta di annunci, appelli, conferenze, sit-in e manifestazioni, “per difendere la santità del profeta Maometto e impedire qualsiasi modifica alla legge sulla blasfemia”. (R.P.)

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    E' malformato il feto di Kiran, la bambina cattolica pakistana stuprata e incinta

    ◊   Soffre di una grave forma di idrocefalia; non presenta gli arti superiori né quelli inferiori; è destinato alla morte certa per aborto spontaneo o, se dovesse venire alla luce, nei primi istanti di vita. E’ questa la tragica diagnosi del feto che si trova nel grembo di Kiran Nayyaz, la bambina cattolica 13enne, rimasta incinta dopo le violenze sessuali subite nell’aprile scorso. La vicenda è stata denunciata dalla Chiesa di Faisalabad all’agenzia Fides, nell’ottobre scorso. Kiran Nayyaz, che lavorava come domestica nella casa di un ricco latifondista musulmano, è rimasta incinta dopo le ripetute violenze subite da Muhammad Javed, giovane musulmano, impiegato come autista nella stessa famiglia. L’episodio è avvenuto nel villaggio di Chak Jhumra, a 35 km da Faisalabad, nell’aprile 2010, ma solo il 2 ottobre è stata presentata formale denuncia alle autorità contro lo stupratore, grazie all’intervento della “Commissione Giustizia e Pace” e alla “Commissione per le Donne” della diocesi di Faisalabad. Oggi Kiran si trova sotto protezione della Chiesa locale e ha gia cambiato tre conventi di religiose per motivi di sicurezza. La ragazza infatti, è nel mirino dei suoi stessi parenti, nonchè del suo aguzzino. I parenti vorrebbero eliminarla perché il suo caso rappresenta una macchia, un “disonore” per la famiglia stessa, secondo una logica che fa prevalere la cultura e le tradizioni ancestrali sulla stessa fede cristiana. L’uomo che ha abusato di lei, e bande di compari musulmani, vorrebbero ucciderla per cancellare ogni possibilità di una condanna legale e, dunque, per avere la certa impunità. La Chiesa di Faisalabad sta garantendo ogni forma di assistenza medica a psicologica alla giovane. Fonti di Fides raccontano che Kiran è molto provata, a livello fisico e psicologico, nella sua dolorosa condizione di “bambina già adulta”. Secondo alcuni medici, la sua stessa vita potrebbe essere a rischio, vista la gravidanza difficile, giunta ormai al sesto mese. La scelta è comunque quella di “mettersi nelle mani della Providenza e riconsegnare a Dio la vita del bimbo che Kiran porta in grembo”. Non vi sarà, in ogni caso, una interruzione volontaria della gravidanza. Se vi sarà un aborto spontaneo, lo si accetterà. Se il feto verrà alla luce, nei primi attimi della sua vita nel mondo sarà battezzato. “Siamo, sempre e comunque, in favore della vita, anche in questa tragica situazione”, nota la fonte di Fides. Intanto associazioni per i diritti umani in Pakistan e anche l’Associazione dei Pakistani Cristiani in Italia chiedono che il responsabile della violenza, ancora in libertà, non resti impunito, che venga arrestato e perseguito legalmente. (R.P.)

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    Venezuela: il cardinale Urosa esorta tutti i cristiani a lavorare per la pace

    ◊   L'arcivescovo di Caracas, il cardinale Jorge Urosa Savino, ha invitato a "lavorare per la pace e a lottare contro la violenza" in Venezuela, aggiungendo che tale obbligo, "spetta a tutti i cristiani, indipendentemente dalle loro simpatie politiche, ma in particolare ai funzionari dello Stato, che hanno costituzionalmente il compito di garantire la nostra sicurezza personale e patrimoniale". L'appello del cardinale Urosa - riporta l'agenzia Fides - è parte del suo messaggio di Natale: "Pace in terra, solidarietà e lotta contro la violenza", pubblicato dall'Ufficio Informazioni dell'arcidiocesi di Caracas. Il messaggio invita a tutti i venezuelani "a lottare contro l'anti-cultura della morte che si manifesta nella droga e nell'odio, nel crimine che bagna di sangue le strade della nostra amata Caracas"; motivo per cui esorta i funzionari dello Stato ad adempiere in modo speciale a tale compito. Il cardinale chiede inoltre l'assistenza per le migliaia di famiglie senza casa in Venezuela. “Lavorare per la pace significa solidarietà, ed aiutare effettivamente le vittime”. Ha quindi ribadito l'appello lanciato il 5 dicembre “a lavorare con generosità ed efficacia, per aiutare tutti coloro che sono stati colpiti dalle piogge”. A questo proposito ha suggerito che, una volta superato l’aiuto d’emergenza per soccorrere le vittime, venga avviato un grande lavoro di ricostruzione delle aree colpite e vengano risolti i problemi relativi all’alimentazione, alle abitazioni e alle strade. Il messaggio si conclude con l'invito a celebrare il Natale con un atteggiamento “realmente cristiano”, eliminando cioè la superstizione e le false credenze dallo spirito del Natale, e vivendo la nostra fede e la nostra unione con Dio come via dell'autentica felicità. (R.P.)

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    Colombia: la Chiesa si mobilita per le vittime delle alluvioni

    ◊   In Colombia la Chiesa cattolica si mobilita in solidarietà alle vittime, ai senzatetto e ai disoccupati delle alluvioni dovute alla stagione delle piogge, che hanno causato finora 246 morti, 250 feriti e oltre 200.000 sfollati in diverse zone del Paese. Il governo - riferisce l'agenzia Sir - teme anche il rischio epidemie. In tutte le parrocchie del dipartimento Valle del Cauca (zona centro-orientale), sono stati aperti punti di raccolta di denaro, beni alimentari e non, da destinare alla Croce Rossa colombiana. Offerte vengono raccolte in tutte le celebrazioni. Mons. Dario de Jesus Monsalve, arcivescovo coadiutore di Cali (capoluogo del dipartimento) invita gli imprenditori locali “a dare il proprio contributo, ma anche ad evitare licenziamenti di operai e impiegati in questo periodo di crisi”. Intanto nei giorni scorsi mons. Juan Vicente Córdoba Villota, vescovo ausiliare di Bucaramanga, segretario generale della Conferenza episcopale colombiana aveva espresso la “gioia” dei vescovi in seguito all’annuncio delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) di liberare cinque persone rapite. Mons. Córdoba ha auspicato che il gesto contribuisca al “dialogo tra tutti i colombiani”. Il riferimento è alla dichiarazione dell’Eln (Esercito di liberazione nazionale) che propone un cessate-il-fuoco bilaterale in vista delle difficoltà invernali. “Spero che la tregua diventi definitiva – ha detto – e si trasformi in pace”. (R.P.)

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    Messico: milioni di pellegrini al santuario di Guadalupe

    ◊   Poco più di 6 milioni di pellegrini si sono riuniti tra venerdì e domenica per l'appuntamento annuale del popolo messicano con la Patrona d'America, la “morenita del Tepeyac”, Nostra Signora di Guadalupe. Nonostante il freddo, pellegrini di tutto il Paese sono giunti fino alla Basilica di Guadalupe in una delle dimostrazioni d'amore per la Vergine più impressionanti di tutto il mondo cattolico. La Basilica - riferisce l'agenzia Zenit -accoglie annualmente una media di 22 milioni di persone che si prostrano davanti alla Guadalupana, che disse all'indigeno San Juan Diego – e con lui a tutti gli indigeni del Nuovo Mondo – di non aver paura. “Non sono forse qui io, che ho l'onore di essere tua Madre?”. La celebrazione di Santa Maria di Guadalupe si ripete in tutti e in ciascuno dei santuari che la Patrona del Messico e dell'America ha nel Paese azteco e in varie parti del mondo, da New York a Roma. Questa domenica, si calcola che sia entrata ogni ora nella Basilica di Guadalupe una media di 95.000 pellegrini, che passano solo per qualche secondo sotto la “tilma” (il mantello) miracolosa su cui 479 anni fa è rimasta impressa l'immagine della Vergine, quando il primo Vescovo di Città del Messico, il francescano fra' Juan de Zumárraga, chiese all'indigeno un segno del fatto che ciò che la Vergine diceva fosse vero. Gli indigeni del Messico davano ai fiori il significato di essere portatori della verità. Per questo, nonostante fosse il solstizio di dicembre e il colle del Tepeyac fosse gelato, la Vergine disse a Juan Diego di raccogliere delle rose e di portarle al Vescovo avvolte nel suo lungo mantello, l'indumento con cui si coprivano gli indigeni in inverno. Per questa ragione, i fiori sono stati il dono che la maggior parte dei messicani ha deposto ai piedi della Vergine nella Basilica. Almeno il 95% del popolo del Messico si dichiara profondamente guadalupano. L'immagine della Vergine sul mantello di Juan Diego è stata studiata da scienziati di ogni ramo del sapere umano, giungendo alla conclusione che non si può parlare se non di un miracolo, come nel caso della Sacra Sindone di Torino. Per questo, il 12 dicembre si sono svolti a Torino l'intronizzazione di una replica della Vergine di Guadalupe e il gemellaggio delle due città, che posseggono le due immagini più belle della storia della cristianità: quella di Gesù Cristo nel sepolcro e quella di sua Madre, nell'invocazione di Guadalupe. La “casetta” che la Vergine fece costruire sul luogo delle apparizioni sul colle del Tepeyac è oggi il Santuario più visitato al mondo. (R.P.)

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    Perù: apprensione per padre Bartolini, accusato di istigare alla ribellione gli indios dell’Amazzonia

    ◊   E’ stata fissata una nuova data, il 20 dicembre, per la lettura della sentenza del processo che vede coinvolto padre Mario Bartolini, parroco di Barranquita, il direttore dell’emittente diocesana “Radio Oriente” Geovanni Acate Coronel, il dirigente indigeno Vladimir Tapuyuri, ed altri esponenti della società civile di Yurimaguas. A darne notizia è Franco Pignotti, presidente dell’associazione Aloe, da mesi impegnata in una campagna a sostegno del passionista di origini marchigiane. Padre Bartolini - riferisce l'agenzia Sir - da 35 anni lotta a fianco dei poveri in Amazzonia e adesso rischia 11 anni di carcere a causa dell’accusa di “istigazione alla ribellione” durante le mobilitazioni indigene del 2009 a Bagua. In questi giorni si sta interessando del caso anche il ministero degli Esteri italiano, in risposta ad una sollecitazione di Maurizio Blasi, consigliere della Federazione nazionale della stampa italiana, schierata a sostegno di padre Bartolini. Il ministero ha dichiarato di seguire “con la massima attenzione ed assiduità la vicenda di padre Bartolini” e di aver provveduto a “sensibilizzare l’ambasciatore peruviano a Roma circa la crescente attenzione con la quale la vicenda viene seguita nel nostro Paese, manifestandogli l’auspicio e, nel contempo, la convinzione che la Magistratura peruviana, nella sua autonomia, agirà nel pieno rispetto delle procedure di legge e dei diritti umani”. (R.G.)

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    Appello delle Ong: fermare i massacri dei ribelli ugandesi in Congo

    ◊   Fermare gli attacchi e prevenire nuovi massacri in vista del Natale da parte dei ribelli dell’Esercito di resistenza del Signore (Lord’s resistance army, Lra) di Joseph Kony: è la preghiera espressa da 19 organizzazioni umanitarie, tra cui Pax Christi International, ricordando che in questo stesso periodo, nel 2008, l’Lra uccise 860 persone in un piccolo centro della Repubblica Democratica del Congo, mentre lo scorso anno, sempre a pochi giorni dal Natale, i ribelli ugandesi attaccarono un villaggio uccidendo circa 300 uomini, donne e bambini. Solo nel corso dell’ultimo anno in Congo, secondo stime in circolazione, la ribellione avrebbe ucciso oltre un migliaio di persone - riporta l'agenzia Misna - in circa 200 attacchi. “È incredibile che la comunità internazionale tolleri il ripetersi di violenze brutali contro alcuni tra i territori più isolati dell’Africa Centrale” ha detto Marcel Stoessel, direttore di Oxfam in Congo, accusando le Nazioni Unite di aver “trascurato il problema dell’Lra troppo a lungo”. (R.P.)

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    Congo: mons. Muteba denuncia la mancanza di trasporti pubblici nell'Alto Katanga

    ◊   Negligenza, corruzione ed irresponsabilità: sono queste per mons. Fulgence Muteba, vescovo di Kilwa-Kasenga, nella Repubblica Democratica del Congo, alcune delle cause dei diversi naufragi verificatisi quest’anno lungo il fiume Luapula e nel lago Moero, nell’Alto Katanga, dove lo Stato non offre servizi di trasporto fluviale o lacustre. Dopo il sedicesimo naufragio di quest’anno, nella notte fra il 29 e il 30 novembre, che ha fatto registrare una decina di morti e svariati dispersi, il presule ha voluto denunciare in un messaggio, pubblicato sul sito www.cenco.cd, i pericoli che devono affrontare quanti si affidano alle imbarcazioni improvvisate lungo i corsi d’acqua del Congo. Oggi, per lo più, sono commercianti congolesi ad utilizzare baleniere o piccole barche in legno utilizzandole come mezzi di trasporto senza tener conto delle regole di navigazione. Sicché spesso le imbarcazioni sono sovraccariche di persone e mercanzie e vengono ignorate da commissari marittimi e polizia fluviale che non effettuano controlli di sicurezza o concedono permessi illegali. E la corruzione, scrive il presule, consente anche che, alle persone regolarmente registrate sulle imbarcazioni, si aggiungono sempre clandestini con la complicità di agenti di sicurezza. Per mons. Muteba tutto ciò è sinonimo di irresponsabilità ed è una triste realtà il permettere a natanti non in regola di prendere il largo. Il presule denuncia inoltre che per evitare la burocrazia alcune imbarcazioni navigano in piena notte, con il pericolo di non riuscire ad evitare banchi di sabbia e di trovare più difficoltà in caso di burrasche per la mancanza di segnali luminosi lungo i percorsi fluviali e lacustri. Dal governo congolese il vescovo Kilwa-Kasenga spera la reintroduzione di un servizio di trasporto regolamentato lungo il fiume Luapula e nel lago Moero, auspica inoltre la presenza di agenti preparati nei porti, lo snellimento delle pratiche amministrative per gli armatori e più controlli di qualità sulle imbarcazioni e la verifica delle competenze del personale di bordo. (T.C.)

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    Filippine: delegazione di vescovi ha incontrato un gruppo di parlamentari sulla salute riproduttiva

    ◊   Continua nelle Filippine il dibattito sulla controversa legge sulla salute riproduttiva. Ieri, riferisce l’agenzia Ucan, una delegazione di vescovi guidata dal presidente della Conferenza episcopale (Cbcp) mons. Nereo Odchimar ha incontrato un gruppo di parlamentari per esporre la posizione della Chiesa. “Noi vescovi vi parliamo nel nome di Dio: scegliete la vita e difendetela, sostenete il Vangelo della vita”, è stato l’appello del presule che ha chiesto ai legislatori filippini di fare in modo che “il provvedimento riconosca e tuteli la libertà di coscienza e religiosa”. “La proposta di legge - ha detto ancora mons. Odchimar - deve spingere i genitori non solo ad essere responsabili, ma anche ad essere ‘eroici’ nei loro doveri parentali ricevuti da Dio e riconosciuti dallo Stato. Senza queste condizioni – ha ammonito – la nuova legge separerebbe la Nazione da Dio”. Il rappresentante Joseph Victor Esercito ha espresso, da parte sua, la disponibilità dei membri del Congresso “ad ascoltare ambedue le posizioni”, sottolineando che il dialogo con la Chiesa “sarà un elemento importante” nella decisione finale. Secondo quanto anticipato dal segretario generale della Cbcp mons. Juanito Figura, dopo le festività natalizie seguirà un ulteriore incontro su altre questioni dell’agenda politica del nuovo governo. Il dibattito sulla Reproductive Health Bill – lo ricordiamo – va avanti da quattro anni. Anche se rifiuta l’aborto clinico, la legge, sostenuta dal Presidente Benigno Equino, promuove un programma di pianificazione familiare che impedisce alle coppie di avere più di due figli e favorisce la sterilizzazione volontaria. I vescovi e le associazioni cattoliche sostengono invece il “Programma di pianificazione naturale” (Nfp) conforme agli insegnamenti della Chiesa sulla paternità e la maternità responsabile. (L.Z.)

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    Irlanda: messaggio dei vescovi sulla crisi economica del Paese

    ◊   I vescovi irlandesi hanno indetto per il 2 gennaio una domenica di preghiera e solidarietà per l’Irlanda. L’obiettivo dell’iniziativa - si legge in un comunicato diffuso ieri al termine della sessione plenaria della Conferenza episcopale a Maynooth - è di “incoraggiare la comunità politica e tutti i cittadini irlandesi a mettere in moto tutte le risorse umane, sociali, intellettuali e spirituali del Paese per ricostruire la nostra economia finanziaria ed assicurare che questo processo di risanamento possa arrivare a buon fine”. Nel messaggio, ripreso dall’agenzia Sir, i presuli manifestano tutta la loro vicinanza al popolo irlandese: “Siamo coscienti – scrivono – che i recenti e drammatici eventi accaduti nella nostra economia nazionale hanno raggiunto eccezionali livelli di paura, rabbia, delusione. Le richieste di assistenza e aiuto per beni basilari come cibo, carburante e abbigliamento da parte di organizzazioni come la san Vincenzo de’ Paoli sono aumentate del 35% rispetto allo scorso anno”. In Irlanda del Nord, il numero dei senzatetto è quasi raddoppiato negli ultimi sei anni. “La nostra Nazione si confronta ancora una volta con lo spettro di elevati livelli di disoccupazione con un impatto deprimente sulle persone e sulle comunità ed un elevato tasso di emigrazione di intere famiglie irlandesi. I vescovi esprimono anche tutta la loro preoccupazione per “gli inaspettati livelli di indebitamento” e il dilagare tra la gente di sentimenti come “il timore di perdere la casa, la prospettiva di perdere il lavoro, o di trovare tagli sulla busta paga, sulla pensione”. Di fronte “all’inevitabile pena per la situazione”, l’episcopato richiama tutto il Paese al “compito urgente di costruire un futuro giusto, sostenibile e prosperoso”. Ed in vista della celebrazione del Natale, scrivono: “preghiamo perché il Paese ritrovi il suo spirito di solidarietà nazionale e di speranza. Preghiamo perche si rinnovi la fiducia nella nostra capacità a lavorare insieme per il bene comune e affrontare le avverse circostanze in cui si trova la nostra Nazione oggi. Il popolo di Irlanda ha sempre dimostrato nel passato di saper fronteggiare situazioni di grandi sfide. Crediamo che anche oggi sarà in grado di farlo”. Nel messaggio, i presuli irlandesi ricordano infine la “responsabile cooperazione con i governi e le istituzioni europee. “Questo impegno – scrivono – è parte di una più solidarietà alla quale partecipiamo sia come contribuenti sia come destinatari”. (L.Z.)

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    Cina: si chiude il Forum sulla formazione delle vocazioni

    ◊   “La formazione delle vocazioni” è il tema principale del Forum della formazione moderna delle vocazioni, organizzato dal Faith Institute for Cultural Studies (Fics) in collaborazione con 16 Seminari diocesani cinesi del continente, che si chiude oggi a Shi Jia Zhuang. Secondo quanto Faith riferisce all’agenzia Fides, ai due giorni di incontro e dibattito, dal 13 al 15 dicembre, hanno preso parte una settantina di partecipanti in rappresentanza di 10 Seminari maggiori e 6 Seminari minori diocesani della Cina continentale, 20 congregazioni religiose e alcune diocesi, arrivati da tutta la Cina continentale, Hong Kong, Corea del Sud, Germania e Stati Uniti. Secondo don J. B. Zhang, direttore del Faith Institute for Cultural Studies, oggi “nella formazione impartita nei Seminari si deve dare la stessa importanza alla formazione umana, alla formazione scientifica ed intellettuale”. Don Zhang ha percorso la storia della formazione vocazionale degli ultimi 30 anni, evidenziando successi, difficoltà e problemi, mettendo in evidenza “la necessità di aprire il Seminario ai laici e alle religiose”. Prospettando il futuro della formazione delle vocazioni nel continente, ha parlato con ottimismo di “oltre 300 sacerdoti, religiosi, seminaristi e laici che hanno studiato all’estero e oggi lavorano in continente, con una adeguara formazione religiosa ricevuta”. Il Faith Institute for Cultural Studies, Fics, è nato nel 1999 durante il “Seminario dei giovani sacerdoti di oggi” che ha riunito i sacerdoti cinesi che avevano concluso gli studi all’estero. Il suo scopo è quello di invitare gli accademici e gli studiosi cinesi, oltre a quelli noti a livello internazionale, a dedicarsi all’analisi e allo studio del pensiero religioso e dei temi collegati ad esso, per trovare le strade adeguate all’evangelizzazione culturale in Cina. I suoi 4 compiti principali sono: istituire la biblioteca e l’archivio di Faith; promuovere la ricerca e lo studio religioso, soprattutto cattolico, tramite l’assegnazione di borse di studio; organizzare periodicamente un seminario o un forum; tradurre e pubblicare testi cristiani e materiale storico. (R.P.)

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    Le conclusioni dell'incontro dei giovani di Taizé a Santiago del Cile

    ◊   Gioia, compassione, perdono: sono le parole che scandiscono la “Lettera dal Cile”, scritta dal priore di Taizé, fratel Alois, in occasione del secondo Incontro internazionale dei giovani in America latina organizzato dalla comunità ecumenica a Santiago del Cile e conclusosi domenica scorsa. Il documento – di cui riferisce “L’Osservatore Romano” ha accompagnato i momenti salienti del “Pellegrinaggio di fiducia per una terra fraterna”, in particolare le preghiere comuni celebrate al Parque Quinta Normal, alle quali hanno partecipato circa 5 mila ragazzi provenienti da tutta l'America latina, dal Nord America e dall'Europa. Presenti anche venticinque giovani haitiani che hanno ricevuto manifestazioni di affetto e solidarietà per le gravi conseguenze che tuttora il loro Paese soffre dopo il catastrofico terremoto del 12 gennaio scorso. “Nella nostra vita - scrive fratel Alois nella Lettera - attraversiamo prove e sofferenze, talvolta per lunghi periodi. Ma vorremmo sempre cercare di ritrovare la gioia di vivere. Essa è risvegliata dalla sorpresa di un incontro, dalla costanza di un'amicizia, dalla creazione artistica, dalla bellezza della natura. Talvolta coloro che conoscono la povertà e la privazione sono capaci di una gioia di vivere del tutto spontanea, una gioia che resiste allo scoraggiamento”. Ma la gioia non dipende solo da circostanze momentanee; essa proviene dalla fiducia in Dio, dalla comunione con Dio. In particolare, spiega il priore di Taizé, “la gioia del Cristo risorto lo Spirito Santo l'ha deposta nel profondo del nostro essere. Essa è presente non solo quando tutto è facile. Quando ci troviamo di fronte a un compito esigente, la fatica può rianimare la gioia, e anche nelle prove essa può essere nascosta come la brace sotto la cenere, senza per questo spegnersi”. L'incontro di Santiago è stato caratterizzato da continui riferimenti alle gioie ma soprattutto ai dolori sofferti dai cileni nel 2010: dal sisma del 27 febbraio alle tensioni con il popolo mapuche, dal dramma a lieto fine dei trentratré minatori di San José fino alla recente tragedia avvenuta nel carcere di San Miguel dove per un incendio sono morti ottantuno detenuti. “Il terremoto di febbraio ha colpito soprattutto i poveri — ha detto fratel Alois — ma lo slancio di generosità che è salito dal profondo dell'anima ha permesso di comprendere quanto i cileni formino una sola famiglia, solidale nelle avversità”. Molti giovani sono andati ad aiutare quelli che avevano perduto casa e lavoro, donando il loro tempo e le loro energie per costruire piccole capanne di legno come alloggio temporaneo. La compassione, dunque, perché “l'opzione per la gioia è inseparabile dall'opzione per l'uomo”. Ma per necessario che sia l'aiuto materiale in certe situazioni d'urgenza, esso non basta. “Ciò che conta - sottolinea il priore di Taizé nella “Lettera dal Cile” - è rendere giustizia alle persone più sprovviste. I cristiani in America latina lo ricordano: la lotta contro la povertà è la lotta per la giustizia. La giustizia nelle relazioni internazionali, non l'assistenza”. Fra i momenti più significativi dell'incontro di Santiago, è da segnalare la concelebrazione ecumenica svoltasi venerdì 10 alla quale hanno partecipato l'arcivescovo di Santiago de Chile, cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, il presidente della Conferenza episcopale del Cile, Alejandro Goic Karmelic, il pastore David Muñoz, presidente della Fraternità ecumenica del Cile, e rappresentanti delle Chiese anglicana, luterana, evangelica, battista, cattolica antica, e della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia. (R.G.)

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    Algeri: riaperta al culto la Basilica di Notre-Dame d'Afrique simbolo di pace nel Paese

    ◊   “Un simbolo d'intesa e d'incontro”: con queste parole, l'arcivescovo di Algeri, Ghaleb Moussa Abdalla Bader, ha commentato – riferisce “L’Osservatore Romano” - la riapertura al culto, dopo un lungo restauro, della basilica cattolica di Notre-Dame d'Afrique, nella capitale algerina. Alla cerimonia inaugurale, hanno preso parte assieme al presule il primo ministro tunisino Belkhadem e il ministro per gli Affari religiosi, Ghlamallah. Il santuario del XIX secolo, dove si venera una statua della Madonna Nera posta sull'altare maggiore, rappresenta il simbolo più importante della presenza cristiana ad Algeri, luogo d'incontro e di dialogo tra le religioni. Nell'abside della basilica è posta la scritta “Nostra Signora d'Africa prega per i cristiani e per i musulmani”. Invocazione riportata oltre che in francese, in arabo e in cabilo. Il restauro della basilica, durato quattro anni, è costato circa 5 milioni di euro, finanziati dall'Unione europea, dallo Stato algerino e dalla città di Marsiglia, in Francia, dove si trova la chiesa ‘sorella’ di Notre-Dame de la Garde. Il primo ministro, dopo aver evidenziato che la presenza della basilica contribuisce a rafforzare il dialogo tra le religioni e le varie culture, ha ribadito che in Algeria “non vige alcuna forma di restrizione della pratica religiosa, né alcuna distinzione tra i musulmani e i cristiani”. Cosi anche ha sottolineato il ministro per gli Affari religiosi che “tutti hanno il diritto di praticare la propria religione nel rispetto della legge”. Ogni anno, sono migliaia i musulmani che si recano nella basilica di Notre-Dame d'Afrique per pregare o anche semplicemente per visitare il luogo di culto. Gli stessi fedeli musulmani, infatti, venerano la Madonna Nera, specialmente dopo l'indipendenza del Paese e in seguito all'evoluzione politica verso una maggiore tolleranza sociale. La piccola comunità cattolica di Algeri e dell'intero Paese si ritrova nella basilica, il 30 aprile di ogni anno, per celebrare la solennità della festa della Madonna d'Africa, tra canti e preghiere. La devozione alla Madonna, in terra algerina, si affermò e si sviluppò grazie all'opera umile e tenace di due missionarie laiche, Margherita Berger e Anna Cinquin, giunte ad Algeri nel 1846. Non avendo trovato alcun santuario, le due missionarie laiche posero inizialmente una piccola statua della Madonna su una pianta d'olivo e successivamente in una minuscola cappella situata in una valle presso Algeri. La grande devozione espressa dalla popolazione indusse poi la comunità cattolica a costruire una cappella più grande, all'interno della quale venne intronizzata una statua di bronzo della Madonna che prese il titolo di Nostra Signora d'Africa. Il 12 febbraio 1855 iniziarono i lavori della grande basilica attuale, che venne consacrata, il 2 luglio 1872, dal cardinale arcivescovo di Algeri, Charles Lavigerie. L'Algeria conta una popolazione di oltre 30 milioni di persone. La comunità cristiana rappresenta una percentuale molto piccola ed i cattolici sono poche migliaia. In base alla Costituzione, l'islam è la religione di Stato, ma la libertà di coscienza e la libertà d'opinione sono inviolabili. Nei giorni scorsi un giudice di un Tribunale nella regione della Cabilia ha condannato quattro cristiani, tra cui il pastore Mahmoud Yahou - residenti nel villaggio di Ath Atteli - con l'accusa di aver aperto un luogo di culto senza autorizzazione. (R.G.)

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    Germania: le Chiese cristiane rimproverano al governo scarsa trasparenza sulle esportazioni di armi

    ◊   Le Chiese cattolica e protestante in Germania, hanno espresso aspre critiche al governo federale per le scarse informazioni fornite circa le esportazioni di armi tedesche. Nell’ambito della Conferenza congiunta Chiesa e sviluppo (Gkke) - riferisce l’agenzia Sir - il presidente cattolico dell'organizzazione, Karl Jüsten, ha deplorato che "né il governo federale, né il segretariato generale del Consiglio europeo hanno diffuso le cifre delle autorizzazioni alle esportazioni per il 2009”. Per Jüsten, "la mancanza di informazioni, di trasparenza e di partecipazione nel delicato campo della politica dell’esportazione di armamenti", è un fatto "inaccettabile e scandaloso". La Gkke ha pertanto richiesto un "maggior controllo parlamentare delle esportazioni di armamenti", poiché "il Parlamento federale deve partecipare alle decisioni in materia di armamenti, come accade in Gran Bretagna o in Svezia". Le Chiese hanno inoltre chiesto al Governo di Berlino di provvedere ad arginare "la marea di armi leggere", poiché, ha detto Bernhard Felmberg, presidente evangelico della Gkke, “conosciamo l’effetto destabilizzante e di contrasto allo sviluppo di queste armi” anche da quanto riferiscono i partner nella cooperazione allo sviluppo attuata dalle Chiese. (R.G.)

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    Sierra Leone: un autobus dei Salesiani per aiutare i bambini di strada

    ◊   Il “Don Bosco Mobil” è un autobus che servirà per aiutare i bambini di strada con servizi di pronto soccorso medico, cibo, vestiti e attività educative a Freetown, in Sierra Leone. L’Ong “Don Bosco Fambul”, che guida il progetto salesiano per i bambini di strada, sarà presente nei luoghi più emarginati di Freetown: Susan’s Bay, Cline Town, Mabella, Hagan Street, Guardia Street. Il progetto “Don Bosco Mobil” - riferisce l'agenzia Sir - mira a fornire una capillare assistenza ai ragazzi di strada e delle zone più difficili della città grazie anche alla collaborazione di professionisti delle attività sociali, membri della Pastorale giovanile, infermieri e difensori legali per i bambini. L’autobus, benedetto dall’arcivescovo di Freetown mons. Edward Tamba Charles, è equipaggiato con vari materiali, kit per il pronto soccorso, strumenti per lo svago e giochi ed è anche attrezzato per la proiezione, così da presentare film educativi ai giovani. L’attuazione del progetto darà ai bambini e ai giovani a rischio l’accesso a cure e assistenza sanitaria, informazioni sulle pratiche igieniche, di tutela della salute (hiv/aids…), sociali e pastorali. Il progetto comprende quattro fasi: assistenza personale, cura della famiglia, lavoro pastorale e lavoro in rete con altre istituzioni (polizia, ospedali e altri organismi). (R.P.)

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    Terra Santa: conclusi gli "Itinerari" dei giovani di Azione cattolica

    ◊   “Lo stile semplice e fiducioso delle parrocchie che ci hanno accolto”: è questo il “messaggio” che riporteranno nelle proprie comunità i giovani del Forum internazionale di Azione cattolica (Fiac) che hanno partecipato dal 27 novembre al 13 dicembre al corso di formazione residenziale ed itinerante in Terra Santa “Insieme nel cuore del mondo. Itinerari di giovani nella terra di Gesù”, proposta dal Fiac in collaborazione con il Patriarcato latino di Gerusalemme e la Custodia di Terra Santa. All’iniziativa - riferisce l'agenzia Sir - hanno preso parte 30 giovani, con 4 sacerdoti, provenienti da Italia, Romania, Burundi, Argentina, Myanmar oltre che da Palestina, Israele e Giordania. Alle sessioni di formazione comune al Catholic Action Cultural Centre di Betlemme e al Benedict XVI Centre di Nazareth su temi biblici e storici insieme ad approfondimenti sull’attualità della Terra Santa, anche in relazione al Sinodo sul Medio Oriente conclusosi recentemente, sono state alternate la visita ai luoghi santi di Gerusalemme, Giudea e Galilea e gli incontri con le comunità cristiane locali come quella di Mouqeibleh, solo 142 fedeli, già frazione di Jenin, che ha acquistato “autonomia” in seguito alla costruzione del muro tra Israele e Palestina. “Restare uniti nella preghiera – ha detto padre Amjad Sabbara, parroco dell’Annunciazione a Nazareth – ci permetterà di portare avanti l’impegno di annunciare la buona notizia del Vangelo”. (R.P.)

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    Gmg 2011: iniziata la Campagna di Natale per incentivare le iscrizioni

    ◊   È iniziata la campagna di Natale della Giornata mondiale della gioventù con l’obiettivo che genitori e nonni regalino a figli e nipoti l’iscrizione alla Gmg di Madrid, alla quale si spera accorreranno giovani da tutto il mondo. La campagna, che sarà su internet, stampa, radio e tv, ha tra i testimonial Vicente Del Bosque, selezionatore nazionale di calcio, Inma Shara, direttore di orchestra, e lo scrittore Leopoldo Abadía. I tre - riferisce l'agenzia Sir - inviteranno a regalare le iscrizioni per l’impatto che avrà un evento come la Gmg per la vita di tanti. Del Bosque, ricordando l’esempio dei calciatori della nazionale per i giovani con la vittoria al Mondiale, afferma che “nello sport come nella vita si devono avere valori solidi e comportarsi di conseguenza”. Shara ricorda un viaggio di solidarietà in Zambia, mentre Leopoldo Abadía ammette che ad ogni Natale ha il problema di come sorprendere con i regali figli e nipoti, ma quest’anno “il miglior investimento è regalare l’iscrizione alla Gmg”. Secondo Gabriel González-Andrío, direttore del Marketing della Gmg “il messaggio di questa campagna serve per far capire che si tratta di un doppio regalo giacché le persone che s’iscrivono possono collaborare con un Fondo di solidarietà che permette di partecipare a giovani senza mezzi dei paesi più poveri, che stanno in guerra o hanno sofferto il flagello di catastrofi naturali”. (R.P.)

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    Italia: indagine del Centro studi minori e media tra gli studenti sulla diversità

    ◊   Diverso da chi? Come è percepita la diversità dai giovani oggi in famiglia, nella società, nei media? Qual è il loro atteggiamento nei confronti di chi è diverso per condizione sociale, disabilità, etnia, genere, opinioni politiche, orientamento sessuale e religione? Questi gli interrogativi al centro dell’indagine “Minori, mass media e diversità” realizzata nel 2010 dal Centro studi minori e media, in collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze, sotto la direzione scientifica di Alberto Marradi, ordinario di Metodologia. Nell’inchiesta sono stati coinvolti circa 1200 studenti di una ventina di scuole medie superiori di 13 città, in 9 regioni italiane. La ricerca segue le precedenti, svolte annualmente dal Centro Studi Minori e Media, sul rapporto dei minori con i videogiochi (2006), con i cellulari (2007), sulla cultura politica (2008) e sulla crisi economica (2009). La ricerca sulla percezione della diversità sarà presentata domani mattina a Firenze in un Convegno ospitato dalla Regione Toscana, coordinato da Isabella Poli e presieduto da Laura Sturlese, rispettivamente direttore scientifico e presidente del Centro Studi Minori e Media. Ad illustrare i risultati saranno Barbara Saracino e Livia S. Tosi. Interverranno quindi Franco Cambi dell’Università di Firenze, Franco De Felice, capo redattore del Tgr Toscana e Chiara Dino, redattore del Corriere Fiorentino. Seguirà il dibattito con l’intervento di alcuni studenti che hanno partecipato alla ricerca. (R.G.)

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    Nella basilica di Santa Cecilia il tradizionale concerto di Natale per la cultura universitaria europea

    ◊   Un viaggio attraverso la più alta tradizione della musica sacra nel tempo di Natale, dal canto gregoriano “Rorate caeli” al “Dies sanctificatus” di Giovanni Pierluigi da Palestrina concedendo al pubblico anche la “Suite from Water Music” di Georg Friedrich Handel per poi concludere con l’ “Allelluia Evangelizo vobis” del maestro Domenico Bartolucci. Questo vuole essere il Concerto di Natale per la cultura universitaria europea, organizzato dall’ Ufficio diocesano di Pastorale Universitaria che si svolgerà questa sera a Roma nella Basilica di santa Cecilia in Trastevere. Protagonisti della serata il Coro Interuniversitario di Roma accompagnato dal Coro del Conservatorio di Santa Cecilia e da altri gruppi vocali giovanili, il quintetto di ottoni “ Euphonos” e all’organo il maestro Juan Paradell Solè. “Quest’ appuntamento - spiega mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’ ufficio per la pastorale universitaria - è un momento di riflessione e di preparazione alla novena di Natale, che si aprirà proprio domani sera con i Vespri celebrati da Benedetto XVI, che, anche per quest’anno, rappresenteranno l’occasione per il tradizionale incontro prenatalizio tra gli universitari romani e il Santo Padre”. E alla serata prenderanno parte anche le delegazioni universitarie africana e spagnola, che durante i Vespri saranno protagonisti della consegna dell’ icona di Maria Sede Sapientiae che dopo essere stata pellegrina nel continente nero, sarà custodita fino al prossimo dicembre 2011 dagli universitari spagnoli. (A cura di Marina Tomarro)

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    24 Ore nel Mondo



    Iraq: rapita una studentessa cristiana. Aumentate le misure di sicurezza in vista del Natale

    ◊   In Iraq, una studentessa cristiana è stata sequestrata da un gruppo di terroristi. La ragazza è stata rapita ieri e da allora si sono perse le sue tracce. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Una studentessa cristiana di 21 anni, Rubila Aziz, è stata rapita ieri da uomini armati mentre si trovava all’interno della propria abitazione a Mosul, nel nord dell’Iraq. Secondo quanto rivela il sito cristiano iracheno “Ankawa”, i terroristi hanno fatto irruzione nella casa della ragazza, studentessa dell’Istituto tecnico locale. In Iraq, intanto, un numero sempre maggiore di cristiani iracheni sta lasciando le proprie abitazioni per fuggire nel nord del Paese o all'estero a causa di una crescente ondata di violenza contro la comunità cristiana. Il nuovo esodo di fedeli riguarda numerose famiglie caldee e migliaia di residenti a Baghdad e Mosul. Dal governo iracheno arrivano comunque delle risposte per cercare di difendere i cristiani dagli attacchi degli estremisti. Recentemente, è stata creata una Commissione parlamentare ed è stata anche istituita una task force della polizia per la protezione della comunità cristiana irachena. In questi giorni, inoltre, si stanno erigendo muri intorno alle chiese di Baghdad e Mosul. I punti di accesso alle parrocchie sono controllati dalla polizia equipaggiata di scanner e metal detector. L’arcivescovo di Erbil, mons. Bashar Warda, sottolinea che tali barriere protettive, pur dando l’impressione di “entrare in un campo militare”, sono dei passi compiuti dall’esecutivo iracheno per migliorare la sicurezza in vista del Natale.

    Combattimenti in Afghanistan
    Ancora scontri in Afghanistan: almeno 30 talebani sono rimasti uccisi ieri, in seguito ad un’operazione congiunta compiuta da forze afghane e della Nato nella provincia di Baghlan, nella parte settentrionale del Paese. Nella stessa zona, oggi è morto un soldato dell’Isaf per lo scoppio di un ordigno.

    Naufragio di un’imbarcazione al largo delle coste australiane
    Almeno 30 morti al largo delle coste australiane per il naufragio di un’imbarcazione carica di migranti. Ignota per il momento la loro nazionalità ma Christmas Island, a soli 300 chilometri dall’Indonesia, rappresenta il primo approdo per molti richiedenti asilo iracheni, afghani e cingalesi. Il servizio di Salvatore Sabatino:

    "Eravamo in tanti a cercare di trarli in salvo, ma è stato tutto inutile". Le testimonianze dei soccorritori sono drammatiche. Sono gli abitanti di Christmas Island a raccontare la tragedia del barcone carico di immigrati, che dopo essere stato per 45 minuti in balia delle onde è andato a cozzare contro uno scoglio, colando a picco in pochi minuti. Sarebbero una trentina i morti ed almeno 42 i sopravvissuti, tutti feriti e trasportati in ospedale. Il bilancio, però, potrebbe essere addirittura più drammatico, perché le ricerche in mare continuano, anche se sono rese difficili dalla tempesta che sta flagellando le coste di Christmas Island. Quell’isola australiana che si trova a soli 300 chilometri dall’Indonesia e che rappresenta da tempo il punto di approdo per i migranti e i profughi che salpano su imbarcazioni di fortuna, per presentare domanda d’asilo in Australia. In genere sono iracheni, afghani, cingalesi. Sfidano il mare per lasciarsi alle spalle situazioni drammatiche, nella speranza di un futuro migliore; speranze che, però, come in questo caso, si infrangono sugli scogli. Tra i morti ci sono anche alcuni bambini.

    Europarlamento: regole più dure per arginare la tratta di esseri umani
    Il parlamento europeo ha approvato una nuova direttiva che fissa sanzioni più dure per i trafficanti di esseri umani. Il testo, approvato con 643 voti a favore, 10 contrari e 14 astensioni, dovrà essere recepito dagli Stati membri entro due anni. La direttiva prevede anche una maggiore protezione per le vittime dello sfruttamento della prostituzione, del lavoro forzato, del traffico di organi e di altre, nuove forme di schiavitù.

    Wikileaks, libertà su cauzione per Assange ma la Svezia presenta appello
    Il fondatore del sito internet Wikileaks, Julian Assange, ha ottenuto ieri dalla magistratura britannica la libertà su cauzione. Ma la Svezia ha presentato appello e Assange è stato riportato in carcere. Successivamente, è stata fissata una nuova udienza sul ricorso svedese. Se dopo l’esame del ricorso da parte dei giudici, dovesse essere accettata la liberazione su cauzione, il fondatore di Wikileaks dovrà rispettare una serie di condizioni, tra cui la firma ogni giorno in commissariato e l’utilizzo del braccialetto elettronico.

    Regno Unito, varata la riforma dell’Università
    La Camera dei Lord del Regno Unito ha adottato il progetto di legge che prevede la riforma dell’Università e un aumento delle rette fino a 9.000 sterline. Il testo è stato approvato con un’ampia maggioranza.

    Haiti: epidemia di colera e crisi politica
    Ad Haiti l’epidemia di colera continua a colpire la popolazione e prosegue ancora, tra numerose difficoltà, la fase di ricostruzione dopo il devastante terremoto del gennaio scorso. Uno dei candidati sconfitti alle contestate presidenziali del 28 novembre propone, intanto, di tornare alle urne per risolvere la crisi politica. Da Port Au Prince, Celine Camoin:

    Un secondo turno con i 18 candidati in lizza lo scorso 28 novembre e un rimpasto del Consiglio elettorale provvisorio: è la proposta avanzata da Michel Martelly, il candidato arrivato terzo, per uscire dalla crisi. Martelly accusa il Consiglio elettorale di brogli a favore del candidato governativo, Jude Celestin, ammesso al ballottaggio insieme con Mirlande Manigat. Intanto, Celestin ha ufficialmente presentato un ricorso, rivendicando la vittoria al primo turno, con almeno il 52 per cento dei voti. Dagli Stati Uniti giungono pressioni sul governo uscente, accusato di non rispettare la volontà popolare, mentre l’organizzazione degli Stati americani e la comunità caraibica, attivamente coinvolti nel processo elettorale, avevano giudicato il voto accettabile, nonostante le irregolarità. L’impasse politica alimenta un clima di incertezza ad Haiti, ma le nuove manifestazioni annunciate finora non hanno avuto luogo. A favorire la calma è forse l’ondata di maltempo che investe il Paese, ma che peggiora la situazione dei terremotati e dei malati di colera, responsabile di 2.323 decessi in circa due mesi.

    Ancora critica la situazione in Costa D’Avorio
    Rischia di precipitare la situazione in Costa d’Avorio. Il presidente eletto, Ouattarà, dopo aver tentato la carta del dialogo con il suo rivale Gbagbo, che resta al potere, ora punta sulla forza. La vittoria di Ouattarà è stata decretata dalla Commissione elettorale nazionale e avallata dagli osservatori delle Nazioni Unite.

    Kenya: oggi l’annuncio dei nomi dei politici incriminati
    In Kenya, si temono scontri dopo la pubblicazione, prevista oggi, dei nomi dei sei politici keniani sospettati di essere i principali responsabili delle violenze postelettorali del 2008, costate la vita ad oltre 1300 persone. La crisi venne risolta con la creazione di una coalizione composta dai due contendenti alle presidenziali del 2007: Mwai Kibaki, divenuto presidente, e Raila Odinga, nominato primo ministro.

    Ghana produttore di petrolio
    Il Ghana si aggiunge ai Paesi produttori di petrolio. Oggi, per la prima volta, è stato estratto greggio dal giacimento offshore Jubilee, scoperto tre anni fa nel Golfo di Guinea. Inaugurando l’impianto, il presidente John Atta Mills ha detto che per il Ghana “dovrà essere una benedizione, non una maledizione”. Scoperto nel 2007 dalla ditta americana Kosmos e sfruttato dalla società anglo-irlandese Tullow Oil Plc, il giacimento è uno dei pozzi più importanti scoperti negli ultimi anni nell’Africa Occidentale. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 349

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