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Sommario del 12/12/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa in visita alla parrocchia romana di San Massimiliano Kolbe: solo Dio cambia il mondo, da dittature e falsi profeti solo distruzione
  • Benedetto XVI all’Angelus: l’Avvento ci invita ad aspettare il Signore con fiducia. Il Papa benedice i Bambinelli per i presepi
  • Messa del cardinale Comastri in San Pietro con i bambini degli oratori romani: la vita può cambiare, perché Dio è venuto in mezzo a noi
  • Oggi in Primo Piano

  • Per la prima volta dall'indipendenza, Kosovo al voto per il rinnovo del parlamento
  • Presepi e solidarietà: l’iniziativa del cardinale Tettamanzi per le famiglie bisognose di Milano
  • Un Sussidio per l'Avvento: la proposta della Caritas di Roma. Con noi, mons. Feroci
  • La Chiesa celebra la festa della Vergine di Guadalupe, patrona del continente latinoamericano
  • Chiesa e Società

  • L’Avvento della Pontificia parrocchia di Sant’Anna in aiuto della popolazione di Haiti
  • In Bangladesh, le “suore blu” al servizio dei più bisognosi
  • India: l’associazione Sewa impegnata per il lavoro femminile
  • Congo: grave epidemia di poliomielite nel sud-ovest del Paese
  • Nuovo vaccino per sradicare la meningite: si parte dal Burkina Faso
  • In Germania gli scout portano “la luce di Betlemme”, simbolo di pace
  • In Austria cresce l'interesse per i pellegrinaggi
  • Consegnati i riconoscimenti del Premio internazionale “Giuseppe Sciacca”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attentato kamikaze a Stoccolma, si segue la pista del terrorismo di matrice islamica
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa in visita alla parrocchia romana di San Massimiliano Kolbe: solo Dio cambia il mondo, da dittature e falsi profeti solo distruzione

    ◊   E’ giunto dalla periferia romana di Prato Fiorito, stamani, l’invito di Benedetto XVI a riconoscere Gesù non nelle rivoluzioni ma nella bontà di Dio, a distinguerlo da ideologi, dittatori e da totalitarismi che nel mondo hanno lasciato “grande vuoto e grande distruzione”. In visita nella parrocchia di San Massimiliano Kolbe, il Papa ha celebrato la Messa della terza domenica di Avvento – chiamata Gaudete per lo speciale invito alla gioia che emerge dalle letture – esortando i fedeli a “portare il messaggio dell’amore di Dio a tutti gli uomini”. Il servizio di Tiziana Campisi:

    (canti)

    C’è un interrogativo che nella terza domenica di Avvento interpella il cristiano, è quello di Giovanni Battista che manda i suoi discepoli a chiedere a Gesù: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. La domanda del Battista – perplesso per non aver visto nessun cambiamento nel mondo – è quella che in tanti, ha osservato Benedetto XVI, si sono posti nel corso dei millenni:

    “’Ma realmente sei tu? O il mondo deve essere cambiato in modo più radicale? Tu non lo fai?”’. E sono venuti tanti profeti, ideologi e dittatori che hanno detto: ‘Non è lui! Non ha cambiato il mondo! Siamo noi!’. Ed hanno creato i loro imperi, le loro dittature, il loro totalitarismo che avrebbe cambiato il mondo. E lo ha cambiato, ma in modo distruttivo. E oggi sappiamo che di queste grandi promesse non è rimasto che un grande vuoto e grande distruzione. Non erano loro".

    All’interrogativo che ancora oggi riecheggia, ha detto il Papa, così sembra rispondere il Cristo:

    “Vedete cosa ho fatto io. Non ho fatto una rivoluzione cruenta, non ho cambiato con forza il mondo, ma ho acceso tante luci che formano, nel frattempo, una grande strada di luce nei millenni”.

    Questa luce sono gli innumerevoli testimoni di fede che hanno rischiarato secoli di storia. Il Pontefice ne ha enumerati alcuni, cominciando proprio dal patrono della parrocchia che lo ha ospitato: San Massimiliano Kolbe, offertosi alla morte per salvare un padre di famiglia, “luce” che “ha incoraggiato altri a donarsi, essere vicini ai sofferenti, agli oppressi”; “Damiano de Veuster, che ha vissuto ed è morto con e per i lebbrosi”; Madre Teresa di Calcutta, che tanta luce ha dato a persone dalla vita buia, ma morte con un sorriso sulle labbra perché “toccate dalla luce dell’amore di Dio”.

    La risposta è dunque che non sono violente rivoluzioni, “non sono le grandi promesse che cambiano il mondo, ma … la silenziosa luce della verità, della bontà di Dio”. È questo “il segno della Sua presenza”, “la certezza che siamo amati fino in fondo e che non siamo dimenticati, non siamo un prodotto del caso, ma di una volontà di amore”. Ed è attraverso tale certezza, ha assicurato Benedetto XVI, che “possiamo sentire la vicinanza di Dio”:

    “Dio è vicino ma noi siamo spesso lontani. Avviciniamoci, andiamo alla presenza della Sua luce, preghiamo il Signore e nel contatto della preghiera diventiamo noi stessi luce per gli altri”.

    (canti)

    E luce da portare al mondo, il Pontefice ha chiesto di essere ai parrocchiani di San Massimiliano Kolbe, esortandoli a vivere l’Avvento nella quotidianità, nella vita ordinaria delle famiglie, indicandolo come “forte invito … a lasciare entrare sempre di più Dio” nelle case e nei quartieri, “per avere una luce in mezzo alle tante ombre, alle tante fatiche di ogni giorno”. Quindi ha raccomandato alla comunità parrocchiale di non isolarsi dal contesto diocesano e ad essere "espressione della bellezza della Chiesa" che, sotto la guida del vescovo, "cammina in comunione verso il Regno di Dio”. Augurando poi alle famiglie di realizzare pienamente “la propria vocazione all’amore con generosità e perseveranza”, Benedetto XVI ha aggiunto:

    “Anche quando dovessero presentarsi difficoltà nella vita coniugale e nel rapporto con i figli, gli sposi non cessino mai di rimanere fedeli a quel fondamentale “sì” che hanno pronunciato davanti a Dio e vicendevolmente nel giorno del matrimonio, ricordando che la fedeltà alla propria vocazione esige coraggio, generosità e sacrificio”.

    Con lo sguardo alla parrocchia che accoglie nuclei familiari di diverse origini e nazionalità, il Papa ha poi sottolineato la necessità di “crescere … nella comunione”, “creare occasioni di dialogo e favorire la reciproca comprensione tra persone provenienti da culture, modelli di vita e condizioni sociali differenti”. E, ancora, di pensare “una pastorale attenta ai reali bisogni di ciascuno”, di “partire dai ‘vicini’ per giungere fino ai ‘lontani’”. Infine, il Pontefice ha parlato ai giovani:

    La Chiesa si aspetta molto da voi, dal vostro entusiasmo, dalla vostra capacità di guardare avanti e dal vostro desiderio di radicalità nelle scelte di vita. Sentitevi veri protagonisti nella parrocchia, mettendo le vostre fresche energie e tutta la vostra vita a servizio di Dio e dei fratelli”.

    E proiettato al Natale ha sollecitato i fedeli ad “essere costanti e pazienti nell’attesa del Signore che viene, e ad esserlo insieme, come comunità, evitando lamentele e giudizi”.

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    Benedetto XVI all’Angelus: l’Avvento ci invita ad aspettare il Signore con fiducia. Il Papa benedice i Bambinelli per i presepi

    ◊   In un mondo che esalta il cambiamento, l’Avvento ci invita ad aspettare il Signore con costanza e pazienza: è quanto sottolineato da Benedetto XVI all’Angelus, in Piazza San Pietro. Il Papa ha ribadito che la vera speranza, che non delude mai, è quella fondata sulla fedeltà di Dio. Dopo la recita dell’Angelus, il Santo Padre ha benedetto i Bambinelli dei presepi, rinnovando una tradizione gioiosa, promossa dal Centro Oratori Romani. Almeno 2 mila i bambini, che hanno voluto essere in Piazza San Pietro per questo evento natalizio. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Siate costanti, fino alla venuta del Signore: il Papa ha ripreso un passo della Lettera di San Giacomo, proposta dalla Liturgia domenicale, per mettere l’accento sul valore della pazienza. “L’Avvento – è stata la riflessione del Pontefice – ci chiama a potenziare quella tenacia interiore, quella resistenza dell’animo che ci permettono di non disperare nell’attesa di un bene che tarda a venire”. Piuttosto, ha proseguito, dobbiamo aspettare questo bene, anzi “prepararne la venuta con fiducia operosa”:

    “Mi sembra quanto mai importante, ai nostri giorni, sottolineare il valore della costanza e della pazienza, una virtù che appartenevano al bagaglio normale dei nostri padri, ma che oggi sono meno popolari, in un mondo che esalta, piuttosto, il cambiamento e la capacità di adattarsi a sempre nuove e diverse situazioni”.
    Il Papa ha, così, ripreso l’esempio dell’agricoltore, indicato da San Giacomo, che aspetta con costanza il prezioso frutto della terra. Un paragone, ha detto, “molto espressivo”:
    “L’agricoltore non è un fatalista, ma è modello di una mentalità che unisce in modo equilibrato la fede e la ragione, perché, da una parte, conosce le leggi della natura e compie bene il suo lavoro, e, dall’altra, confida nella Provvidenza, perché alcune cose fondamentali non sono nelle sue mani, ma nelle mani di Dio”.

    “La pazienza e la costanza – ha osservato – sono proprio sintesi tra l’impegno umano e l’affidamento a Dio”. Si è così soffermato sull’esortazione a rinfrancare in nostri cuori che troviamo nella Scrittura. “Come possiamo fare questo?”, si chiede il Papa, “Come possiamo rendere più forti i nostri cuori, già di per sé piuttosto fragili, e resi ancora più instabili dalla cultura in cui siamo immersi?”:

    “L’aiuto non ci manca: è la Parola di Dio. Infatti, mentre tutto passa e muta, la Parola del Signore non passa. Se le vicende della vita ci fanno sentire smarriti e ogni certezza sembra crollare, abbiamo una bussola per trovare l’orientamento, abbiamo un’ancora per non andare alla deriva”.

    Il modello che ci viene offerto, ha affermato il Papa, “è quello dei profeti, cioè di quelle persone che Dio ha chiamato perché parlino in suo nome”:

    “Il profeta trova la sua gioia e la sua forza nella Parola del Signore, e, mentre gli uomini cercano spesso la felicità per strade che si rivelano sbagliate, egli annuncia la vera speranza, quella che non delude perché è fondata sulla fedeltà di Dio”.

    Ed ha concluso la sua riflessione ricordando che ogni cristiano, in forza del Battesimo, “ha ricevuto la dignità profetica” ed auspicando che ciascuno possa “riscoprirla e alimentarla”, con un "assiduo ascolto" della Parola divina. Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha benedetto i Bambinelli per i presepi portati in Piazza San Pietro dai bambini e ragazzi di Roma:

    “Cari giovani amici, quando metterete il Bambinello nella grotta o nella capanna, dite una preghiera per il Papa e per le sue intenzioni. Grazie! Saluto anche i vostri genitori, insegnanti e catechisti; ringrazio il Centro Oratori Romani per l’iniziativa, come pure gli amici del Dispensario Pediatrico 'Santa Marta'".

    Nei saluti ai fedeli di lingua spagnola, il Papa ha infine ricordato l’odierna festa della Vergine di Guadalupe, tanto cara al popolo messicano e a tutta l’America Latina. Con l’aiuto di Maria, ha detto, possiate vivere questo tempo di gioia e speranza, impegnandovi nell’esercizio della carità verso i più bisognosi.

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    Messa del cardinale Comastri in San Pietro con i bambini degli oratori romani: la vita può cambiare, perché Dio è venuto in mezzo a noi

    ◊   Duemila bambini del Centro Oratori Romani, con accompagnatori e genitori, hanno partecipato questa mattina alla Santa Messa in San Pietro presieduta dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano. La celebrazone ha preceduto la benedizione del Pontefice dei Bambinelli, destinati ai presepi delle famiglie, delle scuole e delle parrocchie. Ce ne parla Roberta Barbi:

    Non solo un cenone, una settimana bianca o una festa con gli amici: il Natale è la celebrazione della nascita di Gesù, anche se molti dimenticano il Festeggiato. Così il cardinale Comastri spiega il Natale ai piccoli riuniti nella Basilica Vaticana e li esorta a fare come Madre Teresa, che preparava il presepe la prima domenica d’Avvento, senza mettere paglia nella mangiatoia, ma aggiungendola filo per filo, ogni volta che veniva compiuta un’opera di carità, in modo che Gesù nascesse in mezzo alla carità, ma anche alla gioia, perché ogni buona azione è portatrice di gioia. E così, ogni anno – prosegue il porporato - rivivere la nascita di Gesù è per tutti i cristiani motivo di gioia:

    “È Dio che si è fatto vicino. È Dio che è venuto in mezzo a noi, nella nostra famiglia umana. Si è imparentato con tutti noi. Ed è chiaro che se Dio si è fatto vicino, è possibile un mondo migliore. È possibile una vita più buona”.

    “Se Dio è vicino, se Dio è incontrabile, la vita può cambiare”. Il cardinale Comastri ricorda le figure di San Paolo che da persecutore dei cristiani arriva a scrivere l’Inno alla Carità, Sant’Agostino, San Francesco d’Assisi e, più recentemente, il Beato Charles de Foucauld: tutti uomini la cui vita si è rinnovata nell’incontro con il Signore. Un incontro che ogni Natale si ripete grazie al miracolo dell’Incarnazione, rappresentata da quel Bambinello posto al centro del presepe nella casa di ognuno di noi.

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    Oggi in Primo Piano



    Per la prima volta dall'indipendenza, Kosovo al voto per il rinnovo del parlamento

    ◊   Importante tornata elettorale in Kosovo, dove oggi si vota per il rinnovo del parlamento: si tratta delle prime legislative dopo la proclamazione di indipendenza del 17 febbraio 2008. Nella notte non sono mancati scontri e proteste: estremisti serbi nel nord hanno attaccato la sede di una Ong danese, mentre a Prizren (Pristina) alcune auto sono state date alle fiamme. 120 i seggi in palio, 29 i partiti in lizza: secondo i sondaggi sarebbe in vantaggio il Partito Democratico del Kosovo dell’ex premier Thaci, seguito da La Lega Democratica. A tutt'oggi, sono 72 i Paesi, tra cui 22 dell'Ue, a riconoscere il Kosovo indipendente, mentre per gli altri resta una provincia autonoma della Serbia. Ma quali cambiamenti potrà portare questa tornata elettorale? Cecilia Seppia lo ha chiesto a padre Lush Gjergji, vicario generale dell’amministrazione di Prizren:

    R. – Ci sono alcuni cambiamenti sulla scena politica. Innanzitutto, si tratta delle prime elezioni dopo l’indipendenza, e poi la leadership del secondo partito – Ldk – ha cambiato il responsabile, che è ora il sindaco di Prizren. Ancora, abbiamo due partiti che si presentano per la prima volta. Comunque, la volontà di riprendere il processo democratico esiste ovunque. Bisogna vedere ora quali coalizioni si possano realizzare.

    D. – Certo si tratta di un test di maturità politica per questo Paese balcanico, che guarda all’Europa ma è sempre alle prese con una grave crisi economica e con un tasso altissimo di corruzione …

    R. – Sicuramente è un momento di transizione, che poi è stato anche toccato dalla guerra che ha creato diverse difficoltà, tra cui la disoccupazione. Quello che è importante per noi è la scelta, o l’opzione, fondamentale secondo cui il Paese vuole ad ogni costo far parte della Comunità europea e della Nato. Per questo, è necessario creare un’integrazione all’interno dei Paesi balcanici come presupposto per una integrazione più ampia all’interno della Comunità europea.

    D. – Sul voto pesa l’appello al boicottaggio lanciato dalla popolazione serba nel Nord del Paese, che non riconosce l’indipendenza del Kosovo e si rifiuta anche di rispettare le leggi del governo di Prizren, restando invece fedele a Belgrado …

    R. – Speriamo che pian piano anche i serbi si rendano conto che non ci sono più Paesi e Stati nazionali – tantomeno nazionalistici – ma ci sono Paesi in cui i diritti fondamentali dell’essere umano, dal punto di vista nazionale, religioso e sociale, siano rispettati.

    D. – Però, di fatto, le elezioni si tengono proprio sullo sfondo di un auspicato dialogo tra Belgrado e Prizren, con la mediazione sia dell’Unione Europea sia dell’Onu …

    R. – L’unico argomento che in linea di principio viene rifiutato da tutti i partiti è la questione dell’indipendenza. Per tutto il resto, si può e si deve dialogare, si deve cercare una soluzione per il bene comune, perché il bene non è né serbo né albanese, ma è il bene che riguarda i popoli che vivono in quest’area balcanica. (gf)

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    Presepi e solidarietà: l’iniziativa del cardinale Tettamanzi per le famiglie bisognose di Milano

    ◊   A pochi giorni da Natale il cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, compie un gesto importante a favore del Fondo Famiglia-Lavoro istituito due anni fa in arcidiocesi. Il porporato ha deciso di mettere a disposizione i presepi che ha ricevuto in dono negli ultimi anni: chi desidera potrà fare un’offerta, entro il 23 dicembre, e ricevere a casa l’oggetto prescelto. L’intero ricavato andrà a finanziare il Fondo per le famiglie bisognose di Milano. Sull’importanza del presepe e di questa iniziativa di solidarietà, Fabio Colagrande ha intervistato il cardinale Dionigi Tettamanzi:

    R. – Innanzitutto, il presepio non è un messaggio ‘soltanto’ religioso, ma anche un messaggio profondamente umano: quello di tornare ad essere bambini, quando il presepio non poneva nessun problema, anzi, era una tradizione molto gradita, molto desiderata. Tornare ad essere bambini significa puntare sull’essenziale, essere capaci di vivere anche i problemi più difficili in maniera semplice, affidandoci al Signore. Vuol dire credere che la nostra vita non è tutta nelle nostre mani, neppure le briciole di vita, ma è nelle mani di Dio e del suo amore, della sua tenerezza. Quindi, in questo senso il messaggio cristiano, religioso del Natale si intreccia profondamente con un messaggio umano e quindi comprensibile e che può essere accolto da tutti alla luce della ragione, anche là dove dovesse venir meno la fede.

    D. – Quest’anno, lei ha deciso di mettere a disposizione i presepi che ha ricevuto in dono negli ultimi anni per alimentare il Fondo “famiglia-lavoro” della diocesi di Milano: perché?

    R. – E’ un fondo nato due anni fa e che, nel segno della solidarietà e della giustizia, ha beneficato tante famiglie che si sono trovate in grave crisi proprio per la perdita del lavoro. Un fondo che è stato alimentato di continuo: ormai si è giunti a quasi 10 milioni di Euro. Però, le famiglie che attendono un aiuto, un sostegno economico ma anche – e soprattutto – umano sono ancora davvero tante. Per questo ho pensato di venire incontro a questa alimentazione del Fondo Famiglia-lavoro in una forma apparentemente molto semplice, vorrei dire “bambina”, ma proprio per questo forse più incisiva e più efficace: mettere a disposizione i tanti presepi che in questi anni di episcopato mi sono stati regalati. Ho desiderato – per così dire – regalarli a quanti, comprandoli, possano essere a loro volta protagonisti di questa solidarietà verso le persone povere e bisognose. (gf)

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    Un Sussidio per l'Avvento: la proposta della Caritas di Roma. Con noi, mons. Feroci

    ◊   “Camminiamo nella luce del Signore. Avvento di Carità”: si chiama così il Sussidio di preparazione al Natale che la Caritas di Roma ha voluto proporre a tutte le parrocchie con un percorso di preghiera, meditazioni ed iniziative solidali. Disponibile anche sul sito web www.caritasroma.it, il Sussidio segue la liturgia dell’Avvento ed è strutturato come una guida per prepararsi al Natale del Signore. Ne parla al microfono di Tiziana Campisi, mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana nella capitale:

    R. – Volevamo sottolineare - presso tutte le 336 parrocchie di Roma - che l’Avvento, l’attesa del Signore, non può essere solamente la memoria di una realtà storica: la distinzione è tra l’averlo incontrato 2000 anni fa nell’Incarnazione del Verbo e nell’incontrarlo oggi. La prima idea è quella di riprendere appunto questo concetto, e di sottolinearlo. Il Signore viene, oggi, in ogni persona che io incontro: “Qualunque cosa farete al più piccolo dei vostri fratelli l’avrete fatto a me”. Proprio in questa ottica abbiamo quindi preparato il Sussidio che è stato concepito come un ascolto della Parola di Dio per aiutare le nostre comunità parrocchiali ad aprire gli occhi per capire dove si incontra il Signore, come possiamo accorgerci della sua presenza.

    D – In questo cammino che la Caritas propone per l’Avvento, quale messaggio si vuol dare?

    R. – Il messaggio che si vuol dare è che il Signore viene in ogni persona che incontriamo, ma soprattutto viene nel povero. Lui ci ha detto: “Qualunque cosa farete al più piccolo dei vostri fratelli l’avrete fatto a me”. In queste domeniche d’Avvento svilupperemo alcune dimensioni specifiche: quella della preghiera e quella dell’aiuto diretto con una raccolta fondi, oppure una raccolta di generi alimentari. Ciò che abbiamo voluto mettere in risalto è che ciò che sarà donato non sarà mandato alla Caritas diocesana, ma alle Caritas di ogni parrocchia. Ogni parrocchia deve sviluppare la dimensione della preghiera soprattutto per i propri poveri, per le persone che sono emarginate, per il Cristo che incontrano nel quartiere, intorno a loro ... In questo modo vogliamo cercare di far comprendere che la Caritas (o la carità del vescovo) non è solamente un ente lontano che gestisce i problemi dei poveri; la “caritas” del vescovo è qualunque gesto che una comunità cristiana o una persona possano fare nel territorio in cui vivono.

    D. – La Caritas diocesana propone un cammino spirituale, una riflessione personale. Ma avete anche voluto parlare di un Avvento di carità …

    R. – Un Avvento di carità perché se crediamo che il Signore viene, oggi noi dobbiamo pensare che il Signore viene per ciascuno di noi e viene come Lui ci ha detto: così lo ritroviamo sul volto dei nostri fratelli. La carità, cioè l’amore, è l’accettazione del mistero di Dio, quel mistero di Dio che si è manifestato 2000 anni fa nell’Incarnazione, ma che oggi vediamo, che viene e si manifesta. Dobbiamo cercare di far comprendere ai nostri fratelli e alle comunità cristiane che nel fratello, nell’altro, c’è Cristo. (bf)

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    La Chiesa celebra la festa della Vergine di Guadalupe, patrona del continente latinoamericano

    ◊   Venti milioni di pellegrini l’anno. E’ la cifra monumentale dei visitatori che abitualmente si recano al Santuario della Vergine di Guadalupe in Messico, di cui, come ricordato dal Papa all'Angelus, ricorre oggi la festa. La metà dei fedeli vi si concentra proprio in questi giorni, per partecipare alle solenni celebrazioni che ricordano le apparizioni della Patrona del Messico e del continente latinoamericano all’indio Juan Diego, proclamato Santo da Giovanni Paolo II nel 2002. Alessandro De Carolis rievoca in questo servizio la storia delle apparizioni e le eccezionali scoperte scientifiche riguardanti l’immagine della Madonna di Guadalupe:

    (musica)

    I tre giorni che cambiano l’anima del Nuovo Mondo scorrono dal 9 al 12 dicembre 1531, nell’inverno fresco e secco che caratterizza gli oltre duemila metri di Città del Messico. La mattina del primo di quei tre giorni segna l’inizio di una concatenazione di eventi a tal punto straordinari per i successivi 500 anni del continente latinoamericano, e non solo, che giusto il caso o un miracolo possono esserne gli artefici. Qui, sulla desolata collina pietrosa dove la mattina del 9 transita un contadino azteco di 55 anni, il caso non c’entra niente. Da sette anni Juan Diego Cuauhtlatoatzin, così si chiama il contadino indio, è diventato cristiano e quella mattina, un sabato, sta andando come al solito alla chiesa di Santiago in un sobborgo di Città del Messico. Una voce e poi la splendente figura di una giovane donna lo folgorano all’altezza della collina di Tepeyac. L’apparizione gli si presenta come la “Perfetta sempre Vergine Maria” e gli dà un compito: andare dal vescovo e chiedergli di far costruire una chiesa ai piedi di quella collina.

    La storia per molti è nota: il vescovo che prima rifiuta di ascoltare Juan Diego e poi gli chiede delle prove dell’apparizione, la Vergine che promette all’indio di fornirgliele ma lui non si reca subito all’appuntamento con Lei, perché nel frattempo suo zio cade malato e lui va in cerca di aiuto. Un intreccio umano-divino che si scioglie la mattina del 12 dicembre. Mentre Juan Diego corre da un prete perché venga dallo zio moribondo, la Vergine lo intercetta di nuovo nei pressi della collina. Timore e tenerezza si incontrano: la Madonna lo rassicura sulla guarigione dello zio e lo invita a salire sul colle e a portarle i fiori che troverà. E’ dicembre eppure il terreno sassoso è coperto di bellissimi fiori di Castiglia. Juan Diego li porta al vescovo, avvolti all’interno della sua tilma, un povero mantello tessuto in modo grossolano con fili di agave. Una volta in ginocchio davanti al presule l’indio svolge il mantello e, mentre i fiori cadono a terra, sulla tela appare e si imprime, indelebile, l’immagine della Vergine di Guadalupe così come apparsa a Juan Diego: il manto azzurro coperto di stelle, il tenue ocra dell’abito, la carnagione del volto scura che le guadagnerà il soprannome di Virgen morenita, la Vergine meticcia. In ginocchio davanti al prodigio cade anche il vescovo e inizia da lì la storia di una venerazione, costellata di infiniti miracoli, che trovano il suggello pontificio con la festa della Madonna di Guadalupe, che Clemente IX istituisce con una bolla nel 1667.

    Esattamente l’anno prima, intanto, erano cominciati i primi esami della reliquia. In 350 anni, la curiosità della scienza di provare a spiegare la radice dell’inspiegabile fa compiere alla rozza tilma di Juan Diego un viaggio, tra lenti d’ingrandimento e analisi computerizzate, che somiglia a quello della Sindone. Sino alle ultime, e per molti versi sconcertanti, rivelazioni della Nasa, l’ente spaziale americano che pure ha studiato l’immagine, le eccezionali “qualità” della reliquia possono essere sintetizzate secondo quanto segue. Il tessuto di agave si deteriora in 20-30 anni. Quello della tilma resiste intatto da quasi 500 e nemmeno l’acido muriatico che vi cadde sopra accidentalmente nel 1791 lo ha rovinato: si ricostituì in un mese, da solo. La tela non reca tracce di pittura né di altri coloranti, come stabilì nel 1936 il Premio Nobel per la Fisica, Richard Khun, esaminandone due fili. Una serie di foto all’infrarosso scattate nel 1979 rivela l’origine acheropita dell’immagine, cioè non fatta da mano d’uomo. E in epoca più recente, tramite un raggio laser la Nasa ha addirittura sostenuto che la colorazione non risulta né al dritto né al rovescio della tela: in pratica i colori sono come “sospesi” sulla superficie, a una distanza di 3 decimi di millimetro. Poi si arriva all’incredibile, che sfida apertamente il limite della razionalità. Il laccio annodato sul petto della Vergine era tipico dell’abbigliamento delle donne indigene incinte. Ebbene, un medico appoggiando uno stetoscopio all’altezza del ventre ha percepito battiti che si ripetevano ritmicamente a 115 pulsazioni al minuto, cioè gli stessi di un bambino nel ventre materno. E ancor più clamoroso è quanto è stato scoperto dalla Nasa nello studio condotto negli occhi della Vergine. Già nel 1951, il fotografo José Carlos Salinas Chávez aveva dichiarato che ingrandendo le pupille dell’immagine poteva scorgersi la figura di Juan Diego. Incuriosito da questa affermazione, l’ingegnere peruviano José Aste Tonsmann nel 1977 riesce a ingrandire le iridi degli occhi della Vergine fino a 2500 volte, usando la tecnica computerizzata usata per scrutare nel dettaglio le immagini dei satelliti. Il risultato è incredibile: negli occhi della Madonna di Guadalupe è riflessa l’intera scena di Juan Diego che apre la sua tilma davanti al vescovo, alla presenza di altre persone in gran parte identificabili, presenti al momento. Il tutto contenuto negli 8 mm. di diametro delle pupille della Vergine.

    Al di là del rompicapo che appassiona gli studiosi – e che regala suggestioni che non lasciano indifferenti la persona di fede – ciò che quella scena dice alla Chiesa latinoamericana di oggi, e non solo ad essa, è stato efficacemente espresso da Giovanni Paolo II il 31 luglio 2002, nell’omelia di canonizzazione dell’indio Juan Diego.

    "L'evento gadalupano (…) significò l'inizio dell'evangelizzazione con una vitalità che superò ogni aspettativa. Il messaggio di Cristo, attraverso sua Madre, riprese gli elementi centrali della cultura indigena, li purificò e diede loro il definitivo significato di salvezza. Pertanto, Guadalupe e Juan Diego possiedono un profondo significato ecclesiale e missionario e sono un modello di evangelizzazione perfettamente inculturata”.

    (musica)

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    Chiesa e Società



    L’Avvento della Pontificia parrocchia di Sant’Anna in aiuto della popolazione di Haiti

    ◊   Un Avvento, vissuto in fraternità e spirito di carità, quello dei fedeli della Pontificia parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, guidata dall’agostiniano Bruno Silvestrini. Quest’anno, in particolare, - riferisce L'Osservatore Romano - molte delle iniziative sono finalizzate alla raccolta fondi per la popolazione di Haiti, colpita dal terremoto quasi un anno fa. Domenica 19, dopo la Messa, nella sala accanto alla sacrestia ci sarà una vendita speciale di torte e dolci casalinghi, il cui ricavato sarà devoluto a progetti per l’isola. Sempre agli haitiani è diretta la raccolta di generi alimentari non deperibili che avrà luogo il 17 e il 18 dicembre, per il settimo anno consecutivo, e l’iniziativa “Pregare con le mani”, una vendita dei manufatti artigianali e oggetti artistici i cui guadagni saranno destinati ai seminaristi dell’isola. La vendita di stelle di Natale organizzata dalla Caritas per domenica 19, invece, servirà a raccogliere fondi per le missioni agostiniane dell’Apurimac in Perù. La Pontificia parrocchia di Sant’Anna ha iniziato il cammino dell’Avvento con un pellegrinaggio a Greccio al luogo in cui, per volontà di San Francesco, fu allestito il primo presepe vivente, nella notte di Natale del 1223. Tra le altre iniziative dedicate ai parrocchiani, il centro di ascolto per il lavoro - tutti i mercoledì e i venerdì - la distribuzione, sempre nella giornata del venerdì, di indumenti ai senza tetto che si rivolgono alla Caritas. Infine, sabato 18, l’allestimento del presepe tradizionale ambientato nella Palestina di Gesù e un concerto di Natale; domenica 19 l’oratorio per i più piccoli. (R.B.)

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    In Bangladesh, le “suore blu” al servizio dei più bisognosi

    ◊   Le chiamano le “suore blu”, le sorelle del Movimento contemplativo missionario di padre de Foucauld, che nei locali della chiesa De Mazenod a Dhaka, nel Bangladesh, gestiscono un ambulatorio che fornisce assistenza medica ai bisognosi di tutte le religioni. Lo racconta all'agenzia AsiaNews, Jesmin, una giovane musulmana mamma di Sanjida, bimba di sei anni rimasta paralizzata in seguito a una grave forma di dissenteria e che solo le suore hanno accettato di curare. “Mentre la maggior parte della gente si tiene lontana dalla mia bambina – è la testimonianza della donna che ora è volontaria nel centro – queste sorelle la amano come la amo io”. Le suore, infatti, non aspettano che poveri e malati le cerchino, ma li vanno a trovare negli slum degradati della aree circostanti: “Ci facciamo un po’ carico della loro sofferenza – dice suor Emilia, una religiosa italiana – siamo testimoni di Cristo vivente che è venuto per loro, perché possano avere una nuova vita”. Il Movimento è stato fondato da padre Andrea Gasparino a Cuneo nel 1951; oggi è presente con 40 fraternità in tutto il mondo ed è attivo in 11 Paesi tra cui il Bangladesh, dove conta tre comunità: una a Dhaka e due a Khulna. (R.B.)

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    India: l’associazione Sewa impegnata per il lavoro femminile

    ◊   Nel 1972 in India è stata fondata la Self-employed Women’s Association (Sewa), una rete di cooperative, gruppi di auto-aiuto, banche e centri di formazione, impegnata a rafforzare il ruolo delle donne per il raggiungimento della piena occupazione, fornendo loro lavoro, quindi reddito, cibo e previdenza sociale. L’agenzia Fides informa che nel Paese asiatico il 72 per cento delle donne è impiegato nel settore dell’agricoltura, ma spesso deve affrontare numerosi ostacoli di natura economica, anche perché le donne non hanno alcun accesso alla formazione. All’associazione oggi aderiscono 1,3 milioni di donne, il 54 per cento sono contadine nelle zone rurali, ma ci sono anche venditrici, lavoratrici edili e tessili, ricamatrici. Sewa, oggi, sta allargando il proprio raggio d’azione anche ad altri Paesi dell’area, come Bangladesh, Sri Lanka e Afghanistan. (R.B.)

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    Congo: grave epidemia di poliomielite nel sud-ovest del Paese

    ◊   È emergenza poliomielite in Congo, dove un focolaio di questa malattia, che nel Paese era scomparsa per cinque anni, dal 2001 al 2005, è stato registrato nella città di Kikwit, nel sud-ovest, al confine con l’Angola. Qui finora, riferisce l’agenzia Misna, sono stati accertati 36 casi, di cui 15 mortali, ed è stata avviata una massiccia campagna di vaccinazione e di sensibilizzazione della popolazione alla necessità di rispettare le più elementari norme igieniche. Il tipo di polio che sta imperversando nell’area (già nel vicino Congo-Brazzaville, in oltre un mese, sono morte 200 persone e 409 sono rimaste paralizzate, stando agli ultimi dati dell’Organizzazione mondiale della sanità) colpisce soprattutto gli adulti e non i bambini fino a cinque anni, come le epidemie finora conosciute. (R.B.)

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    Nuovo vaccino per sradicare la meningite: si parte dal Burkina Faso

    ◊   E’ iniziata da Ouagadougou, in Burkina Faso, una campagna di vaccinazione nazionale e, successivamente regionale, contro la meningite che per la prima volta utilizza un nuovo vaccino realizzato specificamente per l’Africa. Il vaccino, chiamato “MenAfriVac”, informa l’agenzia Misna, dovrebbe consentire a 25 Paesi africani della cosiddetta “cintura della meningite” di sradicare il letale morbo. Oltre al suo basso costo, meno di 0,50 dollari a dose, quindi facilmente acquistabile da nazioni a basso reddito, il nuovo vaccino consente di proteggere dal meningococco bambini a partire da un anno di età. Inoltre, consente di prolungare i tempi di immunizzazione del paziente, oltre a ridurre infezione e trasmissione della malattia. Nel 2009, l’epidemia ha provocato il contagio di 88 mila persone e 5 mila decessi. (A.G.)

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    In Germania gli scout portano “la luce di Betlemme”, simbolo di pace

    ◊   “La luce porta la pace”: è questo lo slogan che gli scout cattolici ed evangelici tedeschi hanno scelto per la nuova edizione di “Luce di Betlemme”, una tradizione introdotta in Germania nel 1994. L'agenzia Sir spiega che, oggi, la luce arriverà in Germania e sarà poi portata dai giovani in 30 città tedesche: nelle case, nelle chiese, nelle scuole e negli ospedali. “La luce deve portare la pace per le persone di tutte le religioni spingendole a un dialogo comune – si legge in un comunicato degli scout – il Paese d’origine della luce della pace continua a essere teatro di odio, terrorismo e guerra”. Ai politici, infine, rivolgono un appello “affinché si adoperino per porre fine al conflitto in Medio Oriente”. (R.B.)

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    In Austria cresce l'interesse per i pellegrinaggi

    ◊   “Ovunque vi sia un pellegrinaggio deve essere possibile sperimentare la spiritualità cristiana, la cultura europea e la comunità ecclesiastica” che sono i “tre requisiti” di una pastorale del pellegrinaggio valida anche in futuro. Lo ha detto a Vienna, in un’intervista a Kathpress ripresa dall’agenzia Sir, Anton Wintersteller, che per molti anni è stato direttore dell’Ufficio per la Pastorale del turismo della diocesi di Salisburgo. Il pellegrinaggio è un’esperienza unica, importante, capace di contribuire all’integrazione europea: “Il cammino da solo non basta, è determinante il messaggio – ha aggiunto – unire il cammino al messaggio: questo è ciò che fa la Chiesa”. Wintersteller ha poi evidenziato come l’industria del turismo abbia ormai manifestato un certo interesse per l’esperienza dei pellegrinaggi, creando “ponti tra Chiesa e turismo”. In Austria, infatti, ogni anno tra le 50 e le 80mila persone partono per pellegrinaggi. (R.B.)

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    Consegnati i riconoscimenti del Premio internazionale “Giuseppe Sciacca”

    ◊   Si è svolta ieri presso la Pontificia Università Urbaniana la cerimonia di consegna del Premio Internazionale “Giuseppe Sciacca”, giunto alla sua IX edizione. Il riconoscimento è intitolato alla memoria di Giuseppe Sciacca, studente di architettura e paracadutista, morto in incidente di volo nel 1986 all’età di 26 anni. “Vincitore Assoluto” per il 2010 è Enrico Garaci, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, per la sua opera scientifica e umanitaria, portata avanti nell’ombra, lontano dai riflettori mediatici. “Premi Speciali” e una borsa di studio vanno agli orfani dei militari italiani caduti nelle missioni di pace all’estero, ai cileni Andrés Sougarret, ingegnere, ideatore della capsula salvavita per i 33 minatori rimasti intrappolati in una miniera nel deserto di Atacama e Luis Urzua - capo dei minatori e ultimo fra di loro ad essere tratto in salvo - per la testimonianza umana e spirituale offerta nella circostanza; allo statunitense Gary Krupp, fondatore e presidente della Pave the Way Foundation, “avvocato” dell’opera instancabile di Pio XII a favore degli ebrei perseguitati dal Nazismo e ai due esponenti culturali greci, Georgios Pashalidis, autore di testi teatrali e al noto compositore Mikis Teodorakis, per l’apporto recato alla letteratura e alla musica. A ritirare diplomi di merito saranno, inoltre, Roberto e Stefano Calvigioni, autori del libro “Lo sport in Vaticano” (Libreria Editrice Vaticana) e Giovanni Maria Vian, direttore de L’Osservatore Romano, curatore, insieme all’ambasciatore Antonio Zanardi Landi, di un volume sui 150 anni del quotidiano della Santa Sede. Particolare significato morale e pedagogico riveste infine il Premio “Giovani”, assegnato a tre ragazzi tra i 15 e i 18 anni in custodia presso il Dipartimento Giustizia Minorile per i lavori artistici: due salvadanai, un Vangelo in terracotta e un’opera di scrittura, pittura e design realizzata con materiali di recupero. Per una giornata, infatti, con il permesso dei dirigenti carcerari e dei genitori, i giovani hanno potuto lasciare il carcere e ritirare personalmente all’Urbaniana un premio che ricompensa l’impegno profuso in un’attività di spessore artistico, sociale e umano. (A cura di Marina Vitalini)

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    24 Ore nel Mondo



    Attentato kamikaze a Stoccolma, si segue la pista del terrorismo di matrice islamica

    ◊   Attentato kamikaze nel cuore di Stoccolma. E’ accaduto, ieri sera, in una delle principali vie commerciali delle città. Un morto e due feriti è il bilancio di una doppia deflagrazione ma per il ministro degli Esteri svedese Carl Bildt si è trattato di un attacco che avrebbe potuto fare una strage. Dieci minuti prima delle esplosioni una mail minatoria è stata inviata ad un’agenzia di stampa. Dura la condanna del premier Reinfeldt che assicura: difenderemo la democrazia. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Una prima esplosione alle 16.50 ora locale, nel cuore dello shopping di Stoccolma, l’altra a pochi secondi di distanza e la Svezia piomba nell'incubo del terrorismo: una persona è morta, altre due sono rimaste ferite, ma il ministro degli Esteri, Carl Bildt, e' convinto che l’attentato di ieri avrebbe potuto avere conseguenze "catastrofiche". Vicino al luogo delle deflagrazioni è stato trovato il cadavere di quello che probabilmente era uno dei kamikaze. Secondo il quotidiano "Aftonbladet” l’uomo avrebbe avuto addosso altre sei cartucce collegate di cui una sola è esplosa e uno zaino pieno di chiodi. Pochi minuti prima l'agenzia di notizie "TT" aveva ricevuto un file audio in svedese e in arabo che minacciava attentati per la presenza di truppe in Afghanistan. "I nostri atti parleranno da soli", recitava il messaggio e le azioni proseguiranno "fino a che non si fermi la guerra contro l'Islam”. Poi il riferimento al vignettista svedese Lar Vilks, già nel mirino del fondamentalismo islamico per aver fatto delle caricature di Maometto. I seguaci di Osama Bin Laden, parlano attraverso Internet e si dicono convinti che l'attentatore sia uno di loro ed esultano per l'azione compiuta. E mentre i servizi di intelligence sono al lavoro seguendo la pista del terrorismo di matrice islamica il premier svedese Reinfeldt condanna l’attacco e assicura: “Difenderemo la democrazia”.

    Iraq - attentato
    Nuova ondata di violenza in Iraq. E' di 17 morti e 23 feriti il bilancio di un attentato suicida compiuto a Ramadi, città capoluogo della provincia irachena di Al Anbar. Un'autobomba è stata fatta detonare a un posto di blocco vicino al governatorato. Un altro attacco suicida, compiuto durante una processione a Baquba, è costato la vita a due pellegrini sciiti oltre all'attentatore. Massima allerta in città in vista della grande cerimonia dell'Ashura, prevista per venerdì.

    Afghanistan - attacco contro le truppe Nato
    In Afghanistan sei soldati dell’Isaf sono rimasti uccisi in un violento attacco dei ribelli nella zona meridionale del Paese. Lo ha reso noto in un comunicato la Forza Internazionale di Assistenza alla Sicurezza dell'Alleanza Atlantica (Isaf), senza fornire ulteriori dettagli. L'episodio, avvenuto oggi, è uno dei più sanguinosi per la Nato dall'inizio delle operazioni cominciate nel 2001. Con l’attentato di oggi sale a 692 il numero di militari stranieri uccisi quest'anno in Afghanistan.

    Messico - 10 morti in scontri tra narcos
    Almeno 10 persone sono morte in Messico e altre 20 sono rimaste ferite in seguito ad una lite, poi sfociata in uno scontro a fuoco, tra gruppi rivali di narcotrafficanti. E’ accaduto nella piazza principale di Tecalitlan, nello Stato di Jalisco a ovest di Città del Messico, nel pieno dei festeggiamenti della Vergine di Guadalupe, patrona del Paese.

    Italia - intervento di Napolitano sulla crisi politica
    Nuovo richiamo del presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ad allentare le tensioni politiche in vista del voto di fiducia di martedì prossimo. Il capo dello Stato parla di una preoccupazione permanente ma assicura che non intende farsi schiacciare. E mentre proseguono le trattative tra Pdl e Fli, il Pd ieri in piazza a Roma è tornato a chiedere le dimissioni del premier. “Siamo di fronte ad una crisi seria e il bilancio di questi anni è disastroso”, ha detto il leader del partito Bersani.

    Italia - cerimonia di commemorazione per la strage di Piazza Fontana
    41 anni fa alle ore 16.37, una bomba collocata nel salone centrale della Banca nazionale dell’Agricoltura a Milano provocava la morte di 17 persone e il ferimento di altre 80. La prima strage degli anni di piombo sarà ricordata nel pomeriggio con una cerimonia ufficiale, la deposizione di corone e l’omaggio dei familiari a cui è giunta la solidarietà del presidente Napolitano. Assoluzione per gli indagati, militanti di Ordine Nuovo, e nessun procedimento giudiziario in corso: la strage dopo 41 anni rimane impunita. “Ricercare la verità resta un preciso dovere da compiere”, scrive il presidente del Senato Schifani in un messaggio ai familiari delle vittime, che oggi non vogliono polemiche, come spiega al microfono di Gabriella Ceraso il presidente dell’associazione che le riunisce, Carlo Arnoldi:

    R. – Non facciamo intervenire politici, per evitare strumentalizzazioni, noi vogliamo che il dodici dicembre, per lo meno alle 16.30, sia un ricordo dei nostri morti. Vogliamo che sia una commemorazione e che non ci sia, come l’anno scorso, la concentrazione verso gli organi del Comune, della Provincia, della Regione, che a noi non ha fatto per nulla piacere.

    D. – La strage di Piazza Fontana è una delle tante ancora incompiute, lo si è detto tante volte, una strage su cui vige ancora il segreto di Stato, sui documenti rimasti custoditi a Catanzaro...Una materia delicata, di recente, l’appello al Quirinale e al governo, proprio sul segreto di Stato. C’è la legge, ma non si riesce a sbloccare, qual è la vostra posizione in merito, e qual è anche il vostro auspicio?

    R. – L’appello l’abbiamo fatto tutti insieme, noi, famigliari delle vittime di Brescia, Bologna e tantissime persone. Anche l’anno scorso, il 7 dicembre noi avevamo consegnato al presidente Napolitano una richiesta perché finalmente si possa arrivare agli atti attuativi per poter superare il segreto di Stato. Quest’anno lo facciamo con ancora più forza, non ci aspettiamo di avere delle grosse verità, però sarebbe bello che gli storici, ma anche noi cittadini comuni potessimo arrivare anche ad una verità giudiziaria, dopo che la verità storica è stata scritta da tutti i processi.

    D. – Qual’ è, secondo lei, il motivo per cui non si va avanti?

    R. – Manca la volontà di fare i decreti attuativi per poter aprire gli armadi, hanno fatto la legge dopo trent’anni, ma non hanno fatto i decreti attuativi.

    D. – Secondo i vostri legali, sarebbe possibile riaprire le indagini sulla strage di Piazza Fontana?

    R. – La volontà nostra e del nostro legale c’è, ci sono le testimonianze di alcuni pentiti che gli esplosivi usati per Piazza Fontana sono quelli di Brescia, però secondo me non si riaprirà più. Noi, la nostra forza, è quella di andare avanti, parlare con i giovani e cercare di fare capire quello che è successo in quegli anni e che questo non venga dimenticato. (ma)

    Bangladesh - manifestazioni
    Decine di migliaia di operai hanno partecipato oggi in Bangladesh ad una manifestazione di protesta contro le riduzioni salariali nel settore tessile, volute dal governo. In particolare, nella capitale Dacca e a Chittagong, nel sud-est del Paese asiatico si sono verificati scontri tra manifestanti e forze dell’ordine: almeno 3 civili sono rimasti uccisi, decine invece i feriti.

    Territori palestinesi - tensione tra Hamas ed Al-Fatah
    Sale la tensione fra le correnti politiche palestinesi dopo la decisione di Hamas a Gaza di condannare a morte 3 membri locali di Al-Fatah. Una corte li ha giudicati responsabili dell’uccisione dell'imam Mohammed Rafati, durante gli scontri armati del giugno 2007. Un portavoce di Al Fatah ha dichiarato che le condanne sono inaccettabili e rischiano di innescare una catena di ritorsioni.

    Nave italiana in avaria a largo di Alessandria d’Egitto
    Rischia di affondare, al largo di Alessandria d'Egitto, la Jolly Amaranto, una portacontainer italiana di diecimila tonnellate con a bordo 21 uomini, camion e container contenenti anche merci pericolose, alcuni dei quali già finiti in mare. La nave è da ieri in balia di onde alte fino a 13 metri di altezza, per un'avaria ai motori. Le proibitive condizioni del mare hanno impedito finora l'arrivo dei soccorsi, ma le previsioni di un miglioramento fanno sperare che la nave possa essere raggiunta da due rimorchiatori già partiti da Creta e da Alessandria d'Egitto.

    Forte ondata di maltempo in Israele.
    Si accentua l'ondata di maltempo che da ieri si è abbattuta sul Medio Oriente colpendo in particolare Israele. Una violenta mareggiata ad Ashdod, a sud di Tel Aviv, ha provocato l'affondamento di una nave cargo moldava. Tratti in salvo gli 11 membri dell'equipaggio. Nella notte non sono mancati black out alla rete elettrica, provocati da cadute di alberi, per le forti raffiche di vento. (Panoramica internazionale a cura di Cecilia Seppia)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 346

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