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Sommario del 10/12/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI apre alla canonizzazione del Beato Conforti, fondatore dei Missionari Saveriani
  • Il Papa riceve il presidente della Lituania: l'attenzione a famiglie e giovani al centro dei colloqui
  • Il World Jewish Congress ringrazia il Papa per il suo impegno nel dialogo con gli ebrei
  • Altre udienze
  • La risposta cristiana al secolarismo al centro della seconda Predica d’Avvento in Vaticano
  • Plenaria della Commissione Santa Sede-Israele: la solidarietà del Papa per gli incendi sul Monte Carmelo
  • La Chiesa celebra la memoria della Vergine di Loreto, da 90 anni Patrona dell’aviazione
  • Il Pontificio Consiglio della Cultura promuove una conferenza sull'origine dell'Universo
  • La Pontificia Accademia Romana di Archeologia celebra i suoi 200 anni
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Crescono discriminazione ed emarginazione dei cristiani in Europa: allarme dell'Osce
  • Giornata internazionale dei diritti umani. L'Onu: difendere chi li difende
  • Smentita la liberazione di Sakineh: delusione nella comunità internazionale
  • Rapporto Ifad: un miliardo di poveri nel mondo rurale
  • Chiesa e Società

  • Asia Bibi in pericolo anche in carcere. Si teme un’esecuzione sommaria
  • India: aumentano le violazioni dei diritti umani contro i cristiani
  • Violenze anticristiane in Iraq: niente Natale in pubblico per i cristiani di Bassora
  • Congo. I missionari: le violenze contro i civili continuano nell’indifferenza generale
  • Siria: continuano le celebrazioni per i 150 anni del martirio di otto Francescani
  • Appello di leader internazionali per un referendum pacifico e corretto in Sudan
  • Burundi: un sondaggio fotografa la sete di verità e giustizia della popolazione
  • I vescovi filippini cercano il dialogo sulla contestata legge di pianificazione delle nascite
  • Appello dell'Onu: rispondere in modo adeguato alle difficoltà di profughi e apolidi
  • Il cardinale Scola a Lublino: Cristo offre all’uomo “una risposta esauriente”
  • La Chiesa in Africa: rilanciare la Pastorale biblica nel continente
  • Ecuador: aperto il secondo Anno Missionario nazionale
  • Il congresso dell'Ucei rilancia il dialogo con gli ebrei lontani
  • Tornano gli “Angeli per un giorno”, liceali e universitari impegnati in favore dell’infanzia in difficoltà
  • “Canto il Natale”: un concerto a Roma per l’alfabetizzazione nel mondo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nobel per la Pace a Liu Xiaobo: il diploma sulla sedia vuota per il dissidente cinese in carcere
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI apre alla canonizzazione del Beato Conforti, fondatore dei Missionari Saveriani

    ◊   Con l’udienza al cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Benedetto XVI ha autorizzato oggi la promulgazione dei Decreti con i quali si apre alla prossima canonizzazione del Beato Guido Maria Conforti, il fondatore dei Missionari Saveriani, e all'onore degli altari per undici Beati, sei dei quali uccisi durante la Guerra civile in Spagna e uno dai nazisti nel campo di concentramento di Dachau. I Decreti riconoscono, inoltre, le virtù eroiche per quattro nuovi Venerabili. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Guido Maria Conforti sembra costretto a frenare gli slanci dell’anima per colpa di una salute malferma che lo condiziona fin dall’adolescenza. Ma non è ammalato il suo spirito, che lo porta presto al sacerdozio e nonostante nessun istituto missionario lo accetti lui non si scoraggia e nel 1895 ne fonda uno per conto suo, la Congregazione di San Francesco Saverio per le Missioni estere. Sarà un nuovo fiore nel giardino della Chiesa: già l’anno dopo la fondazione, due Saveriani partono in missione per la Cina. A 37 anni Conforti viene nominato arcivescovo di Ravenna. Dura un anno e ancora una rinuncia per malattia. Nel 1907 però è coadiutore del vescovo di Parma, poi suo successore e questa volta reggerà la diocesi per 25 anni, attivissimo. Tre anni prima della morte, nel 1928, mons. Conforti coronerà il sogno di raggiungere in Cina per una visita i suoi Saveriani. Nel 1995, Giovanni Paolo II lo proclama Beato.

    Di due anni più giovane appena del Conforti è don Francesco Paleari, che nasce nel milanese nel 1863, ma che spenderà tutta la sua esistenza nella Piccola Casa della Divina Provvidenza, fondata da San Giuseppe Benedetto Cottolengo. Educatore di giovani, formatore di adulti consacrati e laici don Francesco spicca come uno dei tanti sacerdoti apostoli della carità che illuminano la storia della Chiesa italiana e mondiale a cavallo tra l’Otto e il Novecento.

    Figurano anche due fondatrici tra le prossime Beate. Si tratta di Maria Chiara di Gesù Bambino (al secolo, Libânia do Carmo Galvão Meixa De Moura Telles e Albuquerque), originaria della città portoghese di Amadora, dove nasce nel 1843, e che nel 1871 dà vita alla Congregazione delle Suore Francescane Ospedaliere dell'Immacolata Concezione, oggi impegnate dall’Asia alle Americhe nella cura degli ammalati. La seconda fondatrice è Anna Maria Janer Anglarill, spagnola, nata a Cervera nel dicembre 1800, e scintilla inspiratrice dell'Istituto delle Suore della Sacra Famiglia di Urgell.

    Dei sette martiri che saranno elevati agli altari, uno è il sacerdote diocesano Luigi Andritzki, tedesco di Radibor, che a 28 anni perde la vita nel campo di concentramento di Dachau, il 3 febbraio 1943. Gli altri sei – due sacerdoti diocesani e un gruppo di sacerdoti e chierici francescani dell'Ordine dei Frati Minori e del Terzo Ordine Secolare, costituiscono una nuova compagine di quei numerosissimi testimoni della fede che durante la persecuzione scatenata nel 1936 contro la Chiesa cattolica in Spagna pagarono con il sangue la loro fedeltà al Vangelo.

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    Il Papa riceve il presidente della Lituania: l'attenzione a famiglie e giovani al centro dei colloqui

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto oggi in udienza il presidente della Repubblica di Lituania, la signora Dalia Grybauskaitė, che ha poi incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “Nel corso dei cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - ci si è soffermati sulla presenza positiva della Chiesa Cattolica nella storia e nella vita del Paese ed è stata espressa la comune volontà di rafforzare le buone relazioni bilaterali esistenti. Inoltre, si è avuto un proficuo scambio di vedute sul ruolo della Lituania mentre si accinge ad assumere la presidenza dell’Osce, nonché sull’attuale congiuntura economica e sociale, con particolare attenzione alle famiglie ed ai giovani”.

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    Il World Jewish Congress ringrazia il Papa per il suo impegno nel dialogo con gli ebrei

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina il sig. Ronald Lauder, presidente del World Jewish Congress, una delle più importanti organizzazioni ebraiche nel mondo. All’udienza erano presenti, oltre al segretario generale e al vice-segretario generale dell’organizzazione, anche il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani e della Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo, accompagnato dal rev. Norbert Hofmann, segretario della Commissione. I rappresentanti del World Jewish Congress hanno ringraziato il Papa per il suo impegno nel dialogo con gli ebrei e si sono trattenuti con lui sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente.

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    Altre udienze

    ◊   Il Papa ha ricevuto oggi anche mons. Joan-Enric Vives Sicília, arcivescovo-vescovo di Urgell (Spagna), e co-principe di Andorra, e seguito; il sig. Antonio Zanardi Landi, ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, con la consorte, in visita di congedo; nel pomeriggio riceverà il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

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    La risposta cristiana al secolarismo al centro della seconda Predica d’Avvento in Vaticano

    ◊   La risposta cristiana al secolarismo: è stato questo il tema della seconda predica dell’Avvento, tenuta stamani da padre Raniero Cantalamessa nella Cappella Redemptoris Mater, alla presenza del Papa. Il predicatore della Casa Pontificia ha sottolineato che per il credente, l’eternità non è solo una speranza, è anche una presenza. Per questo, ha osservato, la risposta cristiana al secolarismo non si fonda su un’idea filosofica, ma su un evento: l’incontro con Gesù Cristo. Padre Cantalamessa ha così messo l’accento sulle conseguenze negative per l’uomo derivanti dall’eclisse dell’idea di eternità. Riprendendo poi alcune meditazioni di Sant’Agostino e del Beato Newman sulla morte e la vita eterna, ha sottolineato che la fede nell’eternità ci aiuta nell’evangelizzazione degli altri e ancor più ad imprimere un nuovo slancio al nostro cammino verso la santità.

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    Plenaria della Commissione Santa Sede-Israele: la solidarietà del Papa per gli incendi sul Monte Carmelo

    ◊   Si è svolta ieri, presso il Ministero degli Esteri israeliano, la plenaria della Commissione bilaterale di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato d’Israele. La riunione – sottolinea un comunicato congiunto – “ha avuto luogo in un’atmosfera buona e aperta”. La delegazione vaticana era guidata da mons. Ettore Balestrero, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, e la delegazione israeliana era guidata da Danny Ayalon, M.K., vice-ministro degli Esteri. All’inizio della riunione è stato fatto riferimento al telegramma inviato dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone al primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu, “con il quale si trasmetteva l’assicurazione delle preghiere e della solidarietà di Papa Benedetto XVI per le famiglie di coloro che hanno perso la vita, per i feriti e per tutti coloro che sono stati colpiti dai recenti incendi boschivi nel Nord d’Israele, come pure ‘il Suo apprezzamento per gli sforzi compiuti nei soccorsi, che sono stati condotti con generosa dedizione’ e le Sue preghiere ‘affinché coloro che hanno perso le loro case in questa tragedia possano presto essere in grado di ricostruire le proprie vite’”. La plenaria ha discusso i prossimi passi in vista della conclusione dell’Accordo. La prossima riunione della plenaria si terrà il 16 giugno 2011, in Vaticano. Il prossimo incontro del “Gruppo di Lavoro” avrà luogo il 3 febbraio 2011.

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    La Chiesa celebra la memoria della Vergine di Loreto, da 90 anni Patrona dell’aviazione

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria liturgica della Beata Vergine di Loreto, nell’anno in cui ricorre il 90.mo anniversario della Sua proclamazione a Patrona universale dell’Aviazione. Questa scelta si collega alla tradizione lauretana del trasporto della Casa di Maria per mano degli angeli da Nazareth all’antica Illiria e poi nelle Marche. La ricorrenza è stata celebrata questa mattina con una solenne Liturgia Eucaristica nella Basilica Vaticana, presieduta dall’arcivescovo Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia. Il servizio di Roberta Barbi:

    La Vergine Maria è una presenza dolce e rassicurante per gli uomini dell’Aeronautica, sui quali veglia costantemente, donando pace e speranza. A Lei mons. Pelvi ha affidato - nel corso della celebrazione - i giovani avieri, affinché siano angeli di pace, ali di questo mondo che ha bisogno di volare alto, capaci di portare il cielo sulla terra e la terra in cielo, l’invisibile nel visibile e l’eterno nella storia. Ma la Vergine, che ha risposto alla chiamata del Signore facendosi sua serva, pronunciando un sì senza condizioni, parla a ciascuno di noi, sostiene la nostra fede e ci esorta a non avere paura:

    “Non temere nel donarti con il tuo sì a chi ti ama. Non temere perché il Signore è con te e nessuno potrà rapirti dalla Sua mano. La Madonna insegna ad aprirci all’azione di Dio. Come Lei guardiamo a partire dal cuore gli altri, guardiamoli con misericordia”.

    Maria – ha proseguito l’ordinario militare - rinuncia a se stessa e lo fa con amore: per questo la sua rinuncia è feconda e il Signore ne fa oggetto di creazione e di trasformazione. Dio non la costringe, ma aspetta il suo consenso; non s’impone, ma va cercato. La chiamata di Dio sovverte tutte le attese: sceglie una giovane donna umile e piccola, che abita nell’insignificante città di Nazareth e che andrà in sposa a un povero falegname di nome Giuseppe. Mons. Pelvi ricorda l’annuncio dell’Angelo a Maria proprio in questi giorni d’Avvento, in cui la Chiesa rivive l’attesa della nascita di Gesù. Maria ci guida in questa attesa ed è esempio di un donarsi in pura gratuità, Lei che è piena di Grazia:

    “La Grazia semplifica tutto, colloca nella dimensione di quello che siamo veramente agli occhi di Dio. La storia della nostra vita è la storia dell’impossibile che Dio rende possibile. Pronunciando sì, Maria rinuncia a se stessa e decide di lasciare agire solamente Dio”.

    A Loreto, il cui Santuario è stato definito da Benedetto XVI “capitale spirituale dei giovani d’Europa”, la solennità della Venuta della Santa Casa è stata celebrata con una Veglia, ieri sera, presieduta dal presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che stamattina ha guidato il solenne Pontificale, cui è seguita la benedizione degli aerei in volo. All’aeroporto di Fiumicino, infine, questa mattina è stata scoperta una statua bronzea della Madonna di Loreto, benedetta personalmente dal Papa il primo dicembre scorso.

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    Il Pontificio Consiglio della Cultura promuove una conferenza sull'origine dell'Universo

    ◊   Il Pontificio Consiglio della Cultura e il progetto Stoq (Scienza, Teologia e la Questione Ontologica) - fondato sulla collaborazione tra diverse Università Pontificie di Roma per promuovere lo sviluppo del dialogo fra scienza, filosofia e teologia - propongono un nuovo incontro teso ad approfondire, con la sponsorizzazione dell'Agenzia Spaziale Italiana, il rapporto tra ragione e fede. Si tratta della conferenza intitolata “L’Origine dell’Universo”, la prima di una serie di incontri di 'Stoq Lecture 2010' dedicati proprio a questo tema, che si terrà stasera a Roma alle ore 18 presso la Sala Pio X di via della Conciliazione. Parteciperanno, tra gli altri, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, e il padre gesuita José Gabriel Funes, direttore della Specola Vaticana. Su questa conferenza ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il prof. Piero Benvenuti, astrofisico dell’Agenzia Spaziale Italiana, che modererà l’incontro:

    R. – Si parlerà proprio dell’Universo, che già sappiamo essere da molto tempo in espansione. Sembra che sia ipotizzabile anche l’esistenza di molti Universi, che non possono comunicare tra loro. Quindi siamo arrivati veramente al confine tra scienza, cosmologia e filosofia.

    D. – All’incontro prenderà parte anche il cosmologo John David Barrow, noto per la teoria del principio antropico…

    R. – Il principio antropico, che fu introdotto appunto da Barrow nel 1988, sarà interessante rianalizzarlo, stasera, alla luce delle nuove scoperte della cosmologia, che in 20 anni ha modificato di molto il proprio modello. Nel principio antropico si ipotizza che l’Universo, così come lo conosciamo, sia proprio quell’Universo che permette lo sviluppo della vita e quindi anche l’emergere della coscienza. L’ipotesi che di Universi ne possano esistere moltissimi o, addirittura infiniti, apre la discussione su questo punto e sarà molto interessante ascoltare cosa pensa John Barrow, - che ha introdotto questo principio - e come lo colloca nell’interfaccia tra la cosmologia, la filosofia e la teologia.

    D. – A proposito di queste interfacce, qual è nella cosmologia moderna il contributo dato anche dal rapporto tra scienza e fede, dal confronto tra ricerca e teologia?

    R. – Mi sembra che si sia aperto un grande dialogo, che è fruttuoso per entrambi. Ormai la scienza non pretende più di occupare tutto lo spazio del ragionamento, sa quali sono i propri limiti. D’altra parte la filosofia, come la teologia, capisce che deve circoscrivere anche il proprio ambito. E’ un dialogo fruttuoso dove ognuno deve stare entro i propri limiti e contribuire al progresso della conoscenza globale, “allargare i confini della razionalità”, come ama dire il nostro Pontefice.

    D. – Contribuire, dunque, al progresso della conoscenza. La conferenza di questa sera, in particolare, sancisce anche la collaborazione tra Agenzia Spaziale Italiana e Progetto Stoq. Quali gli orizzonti futuri, le prospettive di questa cooperazione?

    R. – Cercare insieme un linguaggio comune. Quando, ad esempio, gli scienziati parlano di “vuoto”, intendono qualcosa di molto preciso, che è diverso dal “nulla” di cui parlano i teologi ed i filosofi. Trovarsi insieme e trovare il modo di presentare questi concetti al pubblico, in maniera tale da non generare confusione e dubbi, è molto interessante. Siamo molto entusiasti di questo accordo, che ci permette di lavorare insieme, ognuno con le proprie competenze ma con un obiettivo comune: portare alla conoscenza del pubblico queste scoperte, questi ragionamenti, sia nel campo della filosofia sia in quello della scienza (vv)

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    La Pontificia Accademia Romana di Archeologia celebra i suoi 200 anni

    ◊   La Pontificia Accademia Romana di Archeologia celebra i suoi 200 anni. Una cerimonia commemorativa, ieri in Roma, ne ha ripercorso la storia e la missione, evidenziando il contributo prezioso e attuale che essa offre attraverso l’opera di tutela e valorizzazione dei beni archeologici e artistici di epoca antica e medievale. Tra gli interventi, il saluto dei cardinali Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano e protettore della Pontifica Accademia, e Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. C’era per noi Claudia Di Lorenzi:

    “Non c’è dubbio che il mondo contemporaneo abbia sempre più bisogno di memoria storica (…) Se la cultura dominante è improntata all’immediatezza e al 'carpe diem', nell’animo umano emerge, prima o poi, insopprimibile, il desiderio di sapere da dove veniamo, su quale strada stiamo camminando, per capire anche chi siamo e dove andiamo. In una parola, la domanda di senso”. Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone spiega così il valore e l’attualità del contributo culturale offerto dalla Pontifica Accademia Romana di Archeologia, che fin dalla fondazione, nel 1810, promuove la tutela e la valorizzazione dell’archeologia e della storia dell’arte antica e medievale. Un impegno per la promozione della memoria storica dell’umanità, del senso vivo del passato, che risponde ad un’esigenza culturale primaria e urgente. Come sottolinea il cardinale Gianfranco Ravasi:

    “Un filologo del secolo scorso di grande rilievo, Giorgio Pasquali, nel 1920 scriveva che chi non ricorda, non vive. Il ricordo costituisce non soltanto la possibilità di uno sguardo retroattivo ad un passato che può essere apparentemente ricoperto di polvere, ma è soprattutto la sostanza per riuscire a comprendere noi stessi che entriamo nel presente e ci apriamo al futuro. L’uomo smemorato non sa dov’è, né dove andare”.

    Un riferimento irrinunciabile per l’uomo di oggi che nella proposta della Pontificia Accademia Romana di Archeologia si offre ricco di sfumature e suggestioni. La Prof.ssa Letizia Pani Ermini, presidente dell’istituto:

    “Da noi vengono le ultime scoperte in campo internazionale. Parliamo di scoperte in Africa, in Turchia, degli scavi nell’Isola di Malta, studi sulla scultura di Costantinopoli, battisteri della Spagna a Barcellona, della Francia a Poitiers”.

    Un patrimonio storico e culturale che mostra una sorprendente attualità. Ancora il cardinale Ravasi:

    “L’archeologia è uno degli esempi tipici del recupero della memoria del passato e anche per riuscire ad affermare, da una parte il valore della bellezza – perché normalmente i monumenti hanno in sé una loro grandezza, una loro nobiltà che spesso, oggi, è andata persa con elementi di bruttura e di bruttezza; dall’altra parte, c’è anche il valore dello spirito: il passato, il più delle volte, ci offre grandi modelli, grandi esperienze, personaggi, che incarnano in sé valori, virtù ed esperienze umane profonde. Recuperarle è anche un modo per riuscire ad attualizzarle”.

    Un recupero strutturale che non può prescindere dunque dal recupero di una sensibilità artistica e culturale, necessaria per cogliere appieno il messaggio che giunge a noi dalle opere antiche. Ancora il cardinale Ravasi:

    “Come diceva giustamente un poeta tedesco, Wilms, noi abbiamo per esempio grandi monumenti – pensiamo alle cattedrali – che spesso sono ridotti ad essere soltanto 'gusci vuoti', non solo perché certe volte – come accade per certi monumenti anche in Italia – la degenerazione fa sì che questi monumenti non riescano più neppure a vivere, ma anche dall’altra parte non hanno più al loro interno quel respiro che era il respiro di coloro che hanno continuato ad usarlo. Visitare un grande monumento non è soltanto vederlo, ma anche entrare in un’atmosfera. Nel caso, poi, dei grandi templi è anche entrare in una spiritualità ancora viva”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La libertà spacciata: in prima pagina, Carlo Bellieni sulle proposte di legalizzazione della marijuana.

    Nell’informazione internazionale, comunicato sulla Commissione bilaterale di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele.

    Riguardo ai vertici sui mutamenti climatici, un articolo di Franco Prodi dal titolo “La scienza cammina su un’altra strada”.

    L’epopea dei fossori: in cultura, Carlo Carletti sui fedelissimi di Papa Damaso.

    Avati l’inafferabile: Emilio Ranzato sull’omaggio del Roma Film Festival al regista emiliano, con un’intervista di Silvia Guidi dal titolo “Ma non paragonatemi a Woody Allen, suona malissimo”.

    Un articolo di Fabio Colagrande dal titolo “L’uomo di fronte al cosmo”: al Pontificio Consiglio della Cultura John Barrow, matematico e cosmologo di Cambridge, parla delle origini dell’universo.

    Giorgio Otranto sui culti di San Nicola e dell’arcangelo Michele nel medioevo.

    Nell’informazione vaticana, la Lectio magistralis dell’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, al convegno, a Roma, su “Mattone su mattone. Un progetto di cooperazione transnazionale tra Italia, Spagna e Filippine”.

    Contro i cristiani intolleranza e discriminazione anche in Europa: nell’informazione religiosa, il rapporto 2005-2010 presentato a Vienna dallo speciale osservatorio.

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    Oggi in Primo Piano



    Crescono discriminazione ed emarginazione dei cristiani in Europa: allarme dell'Osce

    ◊   L’“Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa” ha presentato oggi a Vienna un Rapporto in cui registra, nell'arco di 5 anni, il crescente fenomeno dell’intolleranza verso i cristiani del Vecchio Continente. Il documento di 40 pagine è stato illustrato in occasione del Meeting sulla libertà religiosa, promosso dall'Osce, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Al microfono di Alessandro Gisotti, il direttore dell’Osservatorio, Gudrun Kugler, si sofferma sugli aspetti salienti del Rapporto:

    R. – Intolerance e discrimination against Christians...
    L’intolleranza e la discriminazione nei confronti dei cristiani in Europa è un fenomeno piuttosto recente. A livello di discriminazione legale stanno nascendo nuovi problemi e a livello di intolleranza sociale assistiamo ad una crescente emarginazione dei cristiani e anche ad un crescente numero di crimini dovuti all’odio contro i cristiani e contro l’edificazione di chiese in Europa. Abbiamo presentato un rapporto dettagliato in merito a questi fatti e alle discussioni che in diverse parti d’Europa sono state portate all’attenzione della gente: sul nostro sito web ci sono stati segnalati più di 200 casi di intolleranza e discriminazione contro i cristiani. E il nostro Rapporto classifica questi casi negli ambiti della discriminazione, dell’intolleranza e dei crimini dovuti all’odio e fornisce esempi che aiutano le persone a capire dove sono nascosti i problemi.

    D. – Lei dice nel Rapporto che la libertà religiosa è in pericolo specialmente nella sua dimensione pubblica e istituzionale ...

    R. – Yes, there is a tendency to exclude Christianity from the public, …
    Sì, c’è la tendenza ad escludere i cristiani dalla sfera pubblica, per esempio escludendo quelle persone che portano idee cristiane; c’è la tendenza a estromettere i cristiani impegnati dalla sfera pubblica; c’è la tendenza a diminuire il diritto dei credenti, specialmente quando si tratta della dimensione collettiva della libertà di religione. Vediamo anche una stereotipizzazione negativa dei cristiani nei media: a partire dai film alla letteratura moderna, c’è davvero un gran numero di espressioni artistiche irrispettose.

    D. – Qual è la sua speranza dopo la pubblicazione di questo Rapporto?

    R. – The goal is a first step or rising awareness …
    L’obiettivo è prima di tutto quello di risvegliare la consapevolezza che si tratti davvero di un problema serio. Quando la gente comincia a vedere che c’è un problema, comincia ad aprire gli occhi sulle discriminazioni nei riguardi dei cristiani. Noi incoraggiamo anche i legislatori ad aprire gli occhi, perché quando legiferano a volte mettono in pericolo i cristiani nell’esercizio dei loro diritti. Vogliamo anche che i giornalisti si rendano conto del fatto che forse a volte sono loro stessi a rafforzare, nell’opinione pubblica, il pregiudizio che già esiste nei riguardi dei cristiani. Con questo Rapporto, vogliamo che essi rivalutino il loro pensiero. (ap)

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    Giornata internazionale dei diritti umani. L'Onu: difendere chi li difende

    ◊   Denunciare ogni tipo di abuso e violazione come discriminazioni, emarginazione, sopraffazione e violenza; impegnarsi nel promuovere la giustizia, nel proteggere le vittime e nel punire i colpevoli; chiedere più trasparenza nelle azioni dei governi. Sono gli impegni quotidiani dei sostenitori dei diritti umani, organizzazioni e singoli cittadini, cui quest’anno è dedicata l’odierna Giornata mondiale dei Diritti umani, un’occasione – ha scritto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, “per omaggiarne il coraggio, ma anche per impegnarci di più a salvaguardarne il lavoro”. Gabriella Ceraso ne ha parlato con Loretta Bondi, portavoce dell’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, Navi Pillay:

    R. – In questo anno particolare, abbiamo voluto evidenziare il loro ruolo perché ci sembra non solo dovuto al loro coraggio e alla loro determinazione, ma anche perché mentre in molte parti del mondo i diritti umani hanno fatto grandi progressi, in molte altre parti del mondo si è visto che gli attacchi contro i difensori dei diritti umani continuano e, anzi, hanno assunto forme anche più subdole. Per esempio, ci sono leggi che restringono la possibilità di organizzazioni non governative di ricevere fondi dall’estero, oppure modalità di registrazione talmente onerose da scoraggiare la registrazione di organizzazioni, e poi ancora, proprio attacchi personali, intimidazioni e violenze fino all’omicidio vero e proprio. E questo trend esiste un po’ ovunque. L’Alto Commissario oggi ricordava che solo tre giorni fa, un donna, difensore dei diritti umani in Guatemala, è stata uccisa per le sue campagne a favore dei diritti economici e sociali.

    D. – Cosa si può fare e cosa serve, effettivamente, per aiutare il lavoro di chi aiuta i diritti umani?

    R. – Il sostegno visibile ai difensori dei diritti umani è indispensabile; l’isolamento di cui alcuni di loro soffrono, sia geograficamente sia perché sono in prigione o esiliati, è un aspetto fondamentale di questa solidarietà che poi li spinge a sentirsi parte del tessuto connettivo globale; dall’altra, c’è una responsabilità da parte degli Stati nel mettere in effetto le leggi e gli accordi internazionali che hanno sottoscritto volontariamente.

    D. – Quali – a vostro parere – i risultati più belli raggiunti negli ultimi tempi sul fronte dei diritti umani?

    R. – Uno degli sviluppi fondamentali in termini di normativa internazionale è, ad esempio, la Convenzione per salvaguardare i diritti delle persone disabili. Dal punto di vista della consapevolezza dei diritti delle donne abbiamo fatto passi da gigante; sono venuti in primo piano i diritti delle persone anziane … Quindi, voglio dire che il progresso è stato enorme!

    D. – Sempre nel messaggio per l’odierna Giornata, il segretario generale dell’Onu scrive: “Indipendentemente da formazione, preparazione e livello di istruzione, ricordiamoci che ciascuno di noi può essere un paladino dei diritti umani”. Io le chiedo: come?

    R. – Chiunque può veramente diventare difensore dei diritti umani, sia motivato da un’istanza personale, da un’istanza sociale o da un’istanza politica: non c’è barriera! Le qualità indispensabili, secondo me, sono proprio il coraggio e al determinazione di voler cambiare il mondo … (gf)

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    Smentita la liberazione di Sakineh: delusione nella comunità internazionale

    ◊   Sakineh non è stata rilasciata. La donna iraniana, condannata nel 2006 alla lapidazione per adulterio, con sentenza poi sospesa ed ora in attesa di giudizio in un processo per l'uccisione del marito, sarebbe stata condotta nella sua casa, davanti alle telecamere, per un documentario commissionato dalle autorità di Teheran alla tv di Stato. Ieri sera si era invece diffusa la notizia del suo rilascio, assieme a quello del figlio Sajjad, anch'egli agli arresti. Ce ne parla il giornalista iraniano, Ahmad Rafat, già segretario della Stampa estera in Italia, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – A quanto mi risulta, avendo parlato anche con alcuni avvocati in Iran, Sakineh è stata portata fuori dal carcere insieme al figlio, per la realizzazione di una ricostruzione televisiva, che dovrebbe andare in onda stasera sul canale in lingua inglese della Repubblica islamica, Press Tv. Ciò sarebbe stato fatto affinché lei - come nei precedenti due casi in cui l’hanno portata davanti alle telecamere - si autoaccusi di tutti i reati per i quali è incriminata e perché denunci chi conduce una campagna, dentro e fuori il Paese, contro la lapidazione.

    D. – Dalle immagini diffuse, quali sono le condizioni della donna?

    R. – Dalle immagini diffuse - alcune fotografie e alcuni video che annunciano questo programma - si troverebbe apparentemente in buono stato.

    D. – Perché verrebbe trasmesso il documentario su Sakineh?

    R. – Perché nel gioco psicologico tra Iran e Paesi occidentali, Teheran vorrebbe dimostrare che l’Occidente lo accusa di cose non vere e che monta delle campagne umanitarie che non dovrebbero esserci, perché il caso non esiste. Questo programma credo sia dovuto ai risultati - o ai non risultati - della conferenza di lunedì e martedì scorsi a Ginevra sulla questione nucleare.

    D. – La mobilitazione internazionale, i colloqui di Teheran con i negoziatori del 5+1 … esattamente cosa sta influendo sulla vicenda di Sakineh?

    R. – La campagna internazionale ha ottenuto un primo risultato: che almeno per il momento la lapidazione sia stata rimandata e sia stata aperta una discussione all’interno della leadership iraniana, cioè se questi tipi di punizione – la lapidazione – giovino al Paese oppure possano mettere a rischio la sua posizione internazionale e se pertanto sarebbe meglio evitarli.

    D. – Il figlio di Sakineh si è battuto strenuamente per la libertà della madre, tanto da finire in carcere con l’avvocato; e la famiglia del marito ucciso ha già perdonato Sakineh. E’ una vicenda che è diventata ingombrante per l’Iran?

    R. – Sakineh rischiava una pena di morte "normale" e per impiccagione e lapidazione, per due reati diversi. La pena di morte per impiccagione sarebbe avvenuta per l’uccisione del marito, un reato per il quale adesso Sakineh è stata condannata a 15 anni di carcere, visto che la famiglia del marito l’ha perdonata. Invece, la lapidazione è una condanna che nessuno può condonare, perché è dovuta al fatto che Sakineh abbia avuto rapporti al di fuori del matrimonio.

    D. – Cosa c’è da aspettarsi nelle prossime ore allora?

    R. – Io credo che per il momento – voglio essere ottimista – Sakineh servirà come strumento di lotta psicologica dell’Iran contro l’Occidente, pertanto riuscirà a sopravvivere e la sentenza di lapidazione nei suoi confronti verrà sospesa. (ap)

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    Rapporto Ifad: un miliardo di poveri nel mondo rurale

    ◊   E’ stato presentato martedì il Rapporto sulla Povertà Rurale 2011 dell’Ifad, il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo. In un momento in cui i poveri delle aree rurali dei Paesi in via di sviluppo si trovano ad affrontare rischi sempre maggiori – legati all’insufficienza delle risorse naturali, al cambiamento climatico e all’instabilità dei prezzi dei generi alimentari – il Rapporto offre un’ampia panoramica sulle conseguenze globali della povertà rurale e indica nuove opportunità di crescita e di sviluppo rurale. In esso sono evidenziati, in particolare, le sfide e i rischi che i piccoli agricoltori, gli imprenditori e i lavoratori rurali si trovano ad affrontare. Sottolineata anche la necessità di aumentare del 70 per cento la produzione mondiale di alimenti entro il 2050 per poter nutrire una popolazione stimata di 9 miliardi di persone. Ma quali sono i dati più significativi che emergono dal Rapporto? Lucas Duran lo ha chiesto ad Annina Lubbock, responsabile Ifad per la Pari opportunità e l’inclusione sociale:

    R. - Il dato fondamentale è quello di un miliardo e 400 milioni di persone che nel mondo vivono al di sotto della soglia - internazionalmente definita - della povertà, che corrisponde ad un dollaro e 25 centesimi al giorno. Di questo miliardo e 400 milioni di persone, un miliardo vive nelle zone rurali. La povertà è, a tutt’oggi, un fenomeno ancora prevalentemente rurale: il 55 per cento dei poveri vive nelle zone rurali. Questa è una situazione che comincerà a cambiare soltanto intorno al 2020, quando la popolazione urbana sarà maggiore rispetto alla popolazione rurale, ma ad oggi la situazione è questa. Ci sono certo delle differenze, anche sostanziali, nelle diverse regioni del mondo: nel sud-est asiatico, ad esempio, c’è stata una riduzione rapida del numero dei poveri. Nell’Asia meridionale, il 45 per cento della popolazione vive ancora sotto il livello di povertà, ma c’è una tendenza rapida di cambiamento, anche se però aumentano delle divaricazioni sociali; c’è, invece, l’Africa sub-sahariana in cui il 60 per cento della popolazione vive ancora sotto la soglia di povertà e dove, soltanto ora, cominciano ad esserci dei cambiamenti.

    D. - I dati parlano di un aumento della povertà rurale: quali sono le cause?

    R. - Negli anni recenti si sono introdotti fattori nuovi. Da quando c’è stata la crisi dei prezzi nel 2008 - ad esempio - i prezzi si sono anche abbassati ma rimangono estremamente variabili: c’è una tale volatilità del mercato che mette in difficoltà sia i consumatori, sia chi vende i prodotti. C’è poi la globalizzazione e quindi anche opportunità di impiego che si creano: si aprono fabbriche in un Paese creando impiego, poi vengono poi chiuse e riaperte in un altro Paese ... Ci sono dinamiche diverse. C’è poi la questione del cambiamento climatico: sono tutti rischi nuovi!

    D. - Rispetto a questi dati preoccupanti sulla povertà rurale nel mondo, perché è importante che ci si mobiliti anche in Paesi cosiddetti ricchi ?

    R. - E’ una questione di semplice giustizia sociale, anche perché non si riuscirà a produrre il cibo di cui l’umanità avrà bisogno, se la piccola agricoltura contadina non diventa più produttiva e sostenibile. Ma questa agricoltura ha anche un ruolo fondamentale in relazione al cambiamento climatico, in termini di mitigazione dell’impatto dei cambiamenti climatici. Importante è, per esempio, tutto il discorso della conservazione della biodiversità, che è fondamentale per noi. Bisogna però pensare a questo sviluppo delle zone rurali in modo intelligente, tenendo conto anche delle profonde diversità che ci sono in queste zone rurali: bisogna pensare che donne e uomini hanno esigenze diverse, che i giovani hanno esigenze diverse, che ci sono minoranze etniche e gruppi indigeni che vivono anche in modo diverso. Bisogna allora operare con impegno, ma anche con intelligenza e conoscenza. (mg)

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    Chiesa e Società



    Asia Bibi in pericolo anche in carcere. Si teme un’esecuzione sommaria

    ◊   Asia Bibi, la donna condannata a morte in Pakistan per blasfemia, è in pericolo anche in carcere. A lanciare l’allarme all’agenzia Fides sono la famiglia della donna e la “Fondazione Masihi”, che si sta occupando dell’assistenza legale ad Asia Bibi. Si teme che la donna, contro cui si sono susseguite varie minacce di morte, possa essere uccisa durante la detenzione o durante le fasi di appello del processo. Il mullah di Peshawar ha anche apertamente messo una taglia di 500 mila rupie, oltre 4400 euro, sulla testa di Asia Bibi. La comunità cristiana, intanto, moltiplica gli sforzi per sostenere la donna in questa drammatica situazione. Un cristiano pachistano, Yunis Kushi, appoggiato da associazioni della società civile, sia cristiane sia musulmane, ha presentato in particolare un’istanza alla Corte Suprema del Paese chiedendo un’azione contro la condanna a morte di Asia Bibi e contro i responsabili dell’incitamento all’odio religioso e all’assassinio. Si ricordano, in particolare, i passi della Costituzione pachistana in cui si ribadiscono i principi di libertà, eguaglianza e giustizia sociale per tutti i cittadini e per le minoranze religiose. (A.L.)

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    India: aumentano le violazioni dei diritti umani contro i cristiani

    ◊   Nel giorno in cui si celebra a livello mondiale la Giornata dei diritti umani, il Consiglio globale dei cristiani indiani ha condannato l’atteggiamento delle autorità nei confronti delle piccole minoranze cristiane. Lo riferisce AsiaNews. Sajan K. George, presidente del Consiglio globale dei cristiani indiani ha dichiarato: “Siamo profondamente feriti nel notare che il governo dell’Orissa sta ritardando la giustizia attesa dalle vittime dei pogrom contro i cristiani, e in particolare questo accade nel caso di una suora violentata. Il Consiglio, nella Giornata mondiale dei diritti umani chiede con forza ai governi di essere sensibili ai diritti dei cristiani in India”. Sajan K. George ha denunciato i tentativi da parte delle autorità statali in Karnataka di camuffare la verità degli attacchi contro i cristiani forse a casa dell’incapacità da parte dello Stato di contenerli o forse nel tentativo di salvaguardare il nome del partito Bjp (nazionalista indù) al governo. La situazione non appare migliore nell’Orissa per quanto riguarda gli attacchi alle chiese. “Gli accusati non sono stati rintracciati, anche se giravano liberamente per strada, alla luce del giorno come eroi, perché non è stato fatto nessun tentativo di toccarli. Questo è un gesto deliberato da parte delle autorità, o perché è stato ordinato così, o perché erano complici dei crimini”. Il presidente del Consiglio ha detto che gli attacchi contro i luoghi di culto cristiani continuano, anche se forse in maniera più sparsa e con minor ferocia. Anche i funzionari di polizia di basso livello sembrano spesso complici. Sajan ha parlato anche della situazione a Mangalore e Udupi, dove sono stati registrati 133 casi di attacchi dal 2008. “E’ un programma ben pianificato, e lo scopo è quello di terrorizzare la comunità cristiana in generale in quello Stato, e in particolare quelli che sono diventati cristiani negli ultimi anni”. Il padre gesuita Cedric Prakash, direttore di Prashant, il Centro dei gesuiti per i Diritti umani a Ahmedabad, ha detto: “Le violazioni dei Diritti umani stanno crescendo invece di diminuire e questa è una realtà penosa con cui dobbiamo fare i conti”. Migliaia di tribali non hanno accesso alle foreste, alle terre e all’acqua di cui erano proprietari una volta. “I Dalit sono figli di ‘un Dio minore’ nella maggior parte del Paese. Donne e bambini sono i più vulnerabili, e il bersaglio di ogni genere di violazioni”.

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    Violenze anticristiane in Iraq: niente Natale in pubblico per i cristiani di Bassora

    ◊   In Iraq, i membri della comunità cristiana di Bassora, città a sud di Baghdad, hanno deciso quest'anno di non celebrare in pubblico il Natale per protestare contro i continui attacchi che subiscono ogni giorno per mano dei terroristi. Secondo quanto ha annunciato il presidente della commissione per le minoranze religione della provincia di Bassora, Saad Petrus, al sito 'al-Sumaria news', la protesta segue in particolare l'attacco contro la Cattedrale siro-cattolica di Baghdad del 31 ottobre scorso, che ha causato la morte di oltre 50 persone, tra cui diversi bambini e due sacerdoti che stavano celebrando la Messa domenicale. Già lo scorso anno i cristiani della città, a maggioranza sciita, avevano limitato fortemente le celebrazioni del Natale. Quest'anno però i religiosi delle chiese locali hanno consigliato ai fedeli di non esporre luminarie o celebrare in pubblico il Natale per "evitare ulteriori attacchi da parte dei terroristi". Intanto, centinaia di cristiani si sono radunati stamani nella Cattedrale siro-cattolica di Baghdad per una Messa di commemorazione a 40 giorni dall'attentato, in mezzo a un imponente dispositivo di sicurezza.

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    Congo. I missionari: le violenze contro i civili continuano nell’indifferenza generale

    ◊   “Il dramma dell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC) continua, mentre la Comunità internazionale vi assiste impotente, indifferente, passiva o, addirittura, complice” afferma la newsletter inviata a Fides dalla “Rete Pace per il Congo”, promossa dai missionari. “Omicidi, stupri, attacchi a mano armata e saccheggi fanno parte di una lunga lista di crimini perpetrati contro una popolazione civile inerme e stremata, sono le nefaste conseguenze di un losco traffico d’armi e dello sfruttamento illegale delle risorse minerarie” accusano i missionari. Di recente mons. Mélchisédech Sikuli Paluku, vescovo di Butembo-Beni, insieme a tutto il clero locale ha denunciato che nel Nord Kivu, “è in gestazione un genocidio”. “Si sa che in Occidente la politica è condizionata dagli interessi della finanza e dell’economia. Per questo, la Comunità internazionale, destinataria delle risorse minerarie provenienti dalla RDC, teme lo scontro con le multinazionali, vere detentrici del potere e tace di fronte alla tragedia congolese. È vero che, a livello internazionale, si cominciano a fare alcune prime proposte per sconfiggere il commercio illegale delle risorse naturali. In questo senso, il Congresso americano ha approvato una legge che, per evitare importazioni di minerali forniti da gruppi armati, esige dalle multinazionali americane di dimostrare l’origine dei minerali originari della RDC. Si tratta di un piccolo passo in avanti, ma si è solo agli inizi” afferma la “Rete Pace per il Congo”. Lo sfruttamento illegale delle risorse minerarie gode, purtroppo, anche di complicità locali: gruppi armati, ufficiali militari e responsabili politici congolesi si lasciano facilmente corrompere dalle multinazionali straniere, in vista di un arricchimento personale a scapito del bene comune dell’intera popolazione. Il 26 novembre a Parma si è tenuta la Tavola rotonda, dal titolo “Togliere il velo del silenzio sul Congo. I massacri in RDC e il saccheggio delle risorse nel recente Rapporto ONU”. Si tratta del rapporto, di circa seicento pagine, dell’Alto Commissariato ONU per i Diritti umani, pubblicato ufficialmente il 1° ottobre 2010, dal titolo: "Rapporto del Progetto Mapping concernente le violazioni più gravi dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, commesse tra marzo 1993 e giugno 2003 sul territorio della Repubblica Democratica del Congo”. La Tavola Rotonda è stata promossa dalla Rete Pace per il Congo, dal Dipartimento di Studi Politici e Sociali e dal Corso di Laurea Magistrale in Giornalismo e Cultura editoriale dell’Università di Parma. Tra gli oratori c’era Mathilde Muhindo Mwamini, già deputato nazionale in Congo, impegnata nel sostegno alle donne a Bukavu, nella provincia del Sud-Kivu, che ha portato la testimonianza dell’ampiezza del dramma delle donne dell’est della RD Congo, bersaglio della violenza della guerra, oggetto di stupri e abusi di ogni sorta, inflitti per umiliare tutto un popolo e distruggerne il futuro.

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    Siria: continuano le celebrazioni per i 150 anni del martirio di otto Francescani

    ◊   Si concluderanno il 10 luglio 2011 le celebrazioni per il 150.mo anniversario del martirio di otto Frati minori (10 luglio 1860) nella parrocchia latina di Damasco, in Siria, retta dai Frati dalla Custodia di Terra Santa. Il ricordo dell’evento è iniziato il 5 luglio scorso con una processione tra la parrocchia latina di San Paolo e la parrocchia maronita (oltre agli otto Frati minori, vennero massacrati anche tre fratelli laici maroniti). Il martirio dei Francescani di Damasco, si legge sul sito www.terrasanta.net, è legato ad una vera e propria guerra civile scoppiata tra maroniti e drusi in seguito ad un accordo tra Impero ottomano e potenze europee (1843) per dividere la montagna libanese in due regioni. Numerosi villaggi cristiani furono distrutti e saccheggiati dai drusi, che massacrarono migliaia di cristiani. E i disordini si estesero fino a Damasco. Nel quartiere cristiano di Bab-Touma, dove i Francescani (sette spagnoli e un austriaco) vivevano dividendo con i poveri il loro pane, le violenze durarono giorni. Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1860, i Frati e i tre fratelli maroniti (Francesco, Abd-el-Mooti e Raffaele Massabki) si rifugiarono fra le mura del convento. Il padre guardiano Emanuele Ruiz preparò i confratelli al peggio, invitandoli a confessarsi e a comunicarsi. Forse uno degli inservienti introdusse gli assassini per una piccola porta e tutti furono massacrati in odium fidei. Il 10 ottobre 1926 sono stati beatificati da Pio XI e oggi la memoria liturgica dei beati martiri di Damasco (Emanuele Ruiz, Carmelo Volta, Engelbert Kolland, Ascanio Nicanore, Pietro Soler, Nicola Alberga, Francesco Pinazo, Giovanni Giacomo Fernandez sono i nomi dei frati) si celebra il 10 luglio. “In occasione dell’anniversario – spiega il superiore del convento di San Paolo a Damasco fra Raimondo Girgis - abbiamo ristampato in lingua araba un libro con i profili dei martiri. Con il permesso dall'autorità civile, l’abbiamo distribuito ai fedeli, che sempre più spesso si recano a pregare sulle reliquie dei martiri. Abbiamo anche introdotto, ogni venerdì, la Santa Messa sull'altare dei martiri, per chiedere la loro intercessione per la pace in Medio Oriente e perché la Siria, in modo particolare, veda sempre più fiorire la presenza cristiana”. (T.C.)

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    Appello di leader internazionali per un referendum pacifico e corretto in Sudan

    ◊   Assicurare che il referendum per l’indipendenza del Sud Sudan si svolga in modo corretto, pacifico e nella data prefissata il 9 gennaio 2011 e soprattutto che i risultati vengano rispettati da tutte le parti in gioco. È l’appello comune rivolto da un gruppo di eminenti personalità politiche internazionali a un mese esatto dalla consultazione che dovrà decidere il futuro assetto del Paese. Del gruppo, una sorta di Comitato di saggi costituito nel 2007 dall’ex presidente sudafricano Nelson Mandela e presieduto dal Premio Nobel per la Pace Desmond Tutu, fanno parte l’ex segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, diversi attivisti ed ex capi di Stato e ministri tra i quali Jimmy Carter, l’irlandese Mary Robinson e il brasiliano Fernando Henrique Cardoso. “Questo è un momento critico per il popolo del Sudan e per il continente africano. Se le cose dovessero mettersi male, c’è un’alta probabilità che riprenda il conflitto e dobbiamo fare il possibile per evitare che ciò avvenga, perché la gente ha sofferto abbastanza”, ammonisce il vescovo Tutu. Tra le altre cose – riferisce l’agenzia cattolica africana Cisa - si chiede ai dirigenti sudanesi di trovare un accordo sul futuro status dei cittadini sud-sudanesi residenti nel nord qualora vinca il sì. Le recenti dichiarazioni di alcuni esponenti del governo di Khartoum in merito, infatti, fanno temere il peggio, ossia la loro possibile espulsione. Inoltre, viene espressa preoccupazione per l’attuale stallo nell’area di Abyei, un territorio di confine la cui popolazione dovrebbe essere chiamata a votare un referendum distinto da quello del Sudan meridionale, per decidere se il suo territorio farà parte Nord o del Sud. L’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan insiste, da parte sua, sul ruolo centrale della comunità internazionale prima e dopo la consultazione. D’accordo con lui Lakhdar Brahimi, ex ministro degli esteri algerino: “Qualunque sia l’esito del referendum – ha detto - il mondo deve continuare ad assicurare che il governo di Khartum e quello del Sud e tutti i rappresentanti politici tengano fede alla promessa di una trasformazione democratica in tutto il Paese”. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Burundi: un sondaggio fotografa la sete di verità e giustizia della popolazione

    ◊   Voglia di verità in Burundi: secondo un sondaggio condotto dalla Commissione tripartita, creata nel 2007 da rappresentanti del governo locale, della società civile e delle Nazioni Unite, più dell’80 per cento dei burundesi è favorevole all’istituzione di una Commissione per la verità e la riconciliazione. Tale Commissione, da modellare sull’esempio di quella nata in Sudafrica dopo la fine dell’apartheid, avrà il compito di far luce su oltre 40 anni di disordini e violenze. Il 91 per cento degli intervistati, infatti, specifica la Misna, ritiene che la riconciliazione debba passare attraverso la verità su quanto accaduto e quattro burundesi su cinque risultano a favore della riconciliazione nazionale. Per l’amnistia si è espresso il 65 per cento del campione, a patto, però, che questa non riguardi i crimini di guerra e contro l’umanità. La maggioranza, infine, è d’accordo con la creazione di un tribunale speciale per il Burundi. (R.B.)

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    I vescovi filippini cercano il dialogo sulla contestata legge di pianificazione delle nascite

    ◊   I vescovi delle Filippine si dicono pronti al dialogo sulla contestata legge di salute riproduttiva. Ieri a Manila, mons. Nereo Odchimar, presidente della Conferenza episcopale filippina, ha incontrato insieme ad altri i membri della Philippiline Medical Association (Pma) la più importante organizzazione di medici del Paese. Secondo mons. Odchimar la Chiesa desidera sentire anche l’opinione dei laici in materia e il consulto con esperti in materia servirà per individuare quei punti che potranno essere oggetto di discussione con il governo e con i promotori della legge. “La nostra linea – afferma mons. Odchimar – è basata sulla morale e desideriamo in questo anche l’appoggio dei laici e di tutti coloro che possono aiutarci con le loro competenze”. Il presule sottolinea che i vescovi valuteranno le proprie mosse anche in base agli aspetti giuridici, economici, demografici e medici trattati all’interno della legge di salute riproduttiva. Il dibattito sulla Reproductive Health è in corso da quattro anni. La legge rifiuta l’aborto clinico, ma promuove un programma di pianificazione familiare, che invita alle coppie a non avere più di due figli e di fatto sanziona il personale medico e funzionari che si oppongono, favorendo inoltre la sterilizzazione volontaria. Chiesa e associazioni cattoliche sostengono invece il Natural Family Programme (Nfp), che mira a diffondere tra la popolazione una cultura di responsabilità e amore basata sui valori cristiani. Il neopresidente filippino, Benino Aquino, è tra i principali sostenitori del provvedimento di pianificazione familiare e vi è il timore che la legge passi senza tenere conto del parere contrario di gran parte della popolazione cattolica. Per favorire il dialogo tra cattolici e istituzioni, i membri della Pma hanno offerto le proprie competenze scientifiche anche al governo. Arthur Catli, direttore esecutivo del Pma, sottolinea la comunanza di vedute tra medici e Conferenza espiscopale su problematiche come aborto clinico e utilizzo di pillole abortive. “Il Pma – afferma – è contro l’aborto e così i vescovi. Noi medici abbiamo giurato di proteggere la vita umana, che include quella dei nascituri”.

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    Appello dell'Onu: rispondere in modo adeguato alle difficoltà di profughi e apolidi

    ◊   L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, António Guterres, ha rivolto nei giorni scorsi da Ginevra un appello alla comunità internazionale per rispondere in maniera adeguata alle crescenti lacune relative alla protezione degli individui costretti alla fuga e degli apolidi in tutto il mondo. “Le nuove sfide sono serie ha sottolineato Guterres. Crescita della popolazione, urbanizzazione, cambiamento climatico, scarsità d’acqua e insicurezza alimentare ed energetica provocano conflitti e si combinano in maniera tale da costringere le persone ad abbandonare i propri Paesi.” Sono state identificate tre aree per le quali è richiesta particolare attenzione: lacune di protezione nel sistema internazionale per le persone in fuga; carico di responsabilità sproporzionato nell’assistenza ai rifugiati per gli Stati più poveri; il fallimento di molti Stati nel risolvere il problema dell’apolidia – un flagello che priva milioni di persone in tutto il mondo della nazionalità e di altri diritti umani. “Le lacune di protezione – continua l’Alto Commissario – derivano dall’inadeguata messa in pratica dei trattati esistenti, dall’accesso insufficiente ad importanti strumenti e da difetti nel quadro della protezione internazionale”. Guterres ha inoltre esortato all’azione per risolvere una serie di problemi connessi al movimento forzato di popolazioni per le quali non è ancora stata trovata una soluzione a livello internazionale, come i disastri naturali, cambiamento climatico, calamità di carattere economico o causate dall’uomo, violenza di bande e vulnerabilità dovute alla condizione di incertezza delle fasi immediatamente successive ai conflitti. Al momento i Paesi in via di sviluppo ospitano l’80% dei rifugiati di tutto il mondo. Per quanto riguarda l’apolidia, la priorità assoluta è rappresentata – per l’Alto Commissario – dalla firma del maggior numero possibile di Stati alle due convenzioni chiave sulla questione. Oggi, a distanza di cinquant’anni dalla loro creazione, la Convenzione del 1954 relativa allo status degli apolidi ha solo 65 firmatari, mentre la Convenzione del 1961 sulla riduzione dell’apolidia ne ha solo 37. L’Italia risulta fra i firmatari della prima Convenzione mentre deve ancora firmare quella del 1961. “La mancanza di nazionalità rappresenta la negazione di un diritto umano fondamentale,” ha affermato Guterres. “Ma coloro i quali non riescono ad esercitare questo diritto vedono inevitabilmente danneggiati – come conseguenza - anche una serie di altri diritti. Ad esempio gli può essere negato il diritto di lavorare legalmente o di viaggiare. Gli può essere negato l’accesso ai servizi sanitari o al sistema scolastico, a loro come anche ai propri figli.” L’Agenzia Onu per i rifugiati esorta gli Stati a collaborare per ottenere progressi rilevanti su questi temi in vista dell’incontro a livello ministeriale sulla protezione internazionale del dicembre 2011.(C.P.)

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    Il cardinale Scola a Lublino: Cristo offre all’uomo “una risposta esauriente”

    ◊   Cristo offre all’uomo “una risposta esauriente”. Lo ha detto ieri pomeriggio il cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola, nella Lectio magistralis tenuta all’Università cattolica “Giovanni Paolo II” di Lublino, in Polonia. Lo riferisce il Sir. “In che modo “la centralità storica e cosmica di Cristo” può ancora “incontrare l’interesse dell’uomo odierno? Cosa offre Cristo alla sua ragione iper-esigente e alla sua libertà spesso insoddisfatta?”. È l’interrogativo intorno al quale è ruotata la riflessione del cardinale Scola in occasione del conferimento, da parte dell’Ateneo, del dottorato honoris causa. Dopo il saluto del rettore Stanisalw Wilk, cui sono seguite la lettura della delibera del Senato e la laudatio dell’arcivescovo di Lublino, mons. Józef Zyciński, il cardinale Scola si è soffermato su “L’insegnamento di Karol Wojtyla-Giovanni Paolo II e l’uomo postmoderno”. Secondo il porporato, nella cultura odierna in cui assistiamo a “un ritorno del sacro” non “privo di ambiguità”, e che “impone alla fede cristiana una svolta cruciale”, la domanda non è più “Esiste Dio?”, bensì “Come nominare Dio oggi, come narrare di Lui all’uomo?”. “Per incontrare Dio – ha spiegato - l’uomo postmoderno dovrà cercarlo sulle vie lungo le quali” egli stesso - “essere che esiste ma non ha in sé il principio della propria esistenza - si attesta”. Cristo, ha sottolineato il cardinale Scola, offre all’uomo “una risposta esauriente” senza “annullarne la libertà dal momento che” Egli “non pre-decide il dramma del singolo” ma, “rivelandosi ad un tempo non solo come redentore universale ma anche come capo della creazione, si attesta come l’Evento che spiega l’uomo all’uomo”. “In tale Evento la libertà infinita” di Dio “si piega” sulla “libertà finita dell’uomo, liberandola”. Dunque, secondo il patriarca di Venezia, “la cristologia non surroga l’antropologia e quest’ultima può fare alla prima tutto il suo indispensabile spazio”. “Nella persona storica di Gesù Cristo – ha concluso il cardinale Scola - si trovano veramente unificate e proiettate, nell’escatologia del mondo nuovo/cieli nuovi, tutte le dimensioni antropologiche”.

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    La Chiesa in Africa: rilanciare la Pastorale biblica nel continente

    ◊   Il Seminario continentale organizzato dal Centro Biblico per l’Africa e il Madagascar, sotto l’egida del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar, tenutosi in Camerun dal 30 novembre al 5 dicembre, ha promosso attraverso l’uso dei mezzi di comunicazione di massa e la formazione dell’Apostolato Biblico a tutti i livelli, la diffusione della Parola di Dio. Lo scopo del Seminario infatti, era quello di valutare l'Apostolato della Bibbia in Africa, alla luce dell’esortazione postsinodale di Papa Benedetto XVI su “la Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Come riferito all’agenzia Fides, i partecipanti hanno riconosciuto che “l’Apostolato Biblico non si è ancora radicato in alcuni Paesi africani”. Per affrontare questa situazione è necessario promuovere la diffusione dei documenti del Magistero come la “Dei Verbum”, “Ecclesia in Africa” e “Verbum Domini”, nonché la Lectio divina; ridefinire quindi alla luce dell’esortazione “Verbum Domini” le attività dell’Apostolato Biblico; rafforzare la capacità delle donne nel rilanciare l’Apostolato. Tra gli strumenti raccomandati per la diffusione dell’Apostolato Biblico vi sono l'utilizzazione dei moderni mezzi di comunicazione (televisione, radio, internet); la formazione di operatori della Pastorale Biblica a tutti i livelli; il lavoro in rete a livello diocesano, nazionale, regionale e continentale; la creazione di una scuola per la formazione di traduttori africani delle Sacre Scritture nelle lingue locali; il rafforzamento della collaborazione tra le Alleanze Bibliche e le singole Conferenze Episcopali del continente per la traduzione, l’edizione e la distribuzione della Bibbia ad un prezzo contenuto, nelle lingue africane. (C.P.)

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    Ecuador: aperto il secondo Anno Missionario nazionale

    ◊   L'8 dicembre scorso, Festa dell'Immacolata Concezione, nella Basilica del Voto Nacional, a Quito, capitale dell'Ecuador, alla presenza di tutti i vescovi del Paese e con la partecipazione di molti fedeli laici, si è tenuta la solenne Concelebrazione eucaristica durante la quale ha avuto inizio il Secondo Anno Missionario a livello nazionale. Durante la cerimonia - riferisce la Fides - è stato presentato il nuovo Piano globale della Pastorale della Chiesa per il periodo 2011-2015 ed è stato convocato il secondo Congresso Nazionale della Famiglia in Ecuador. Come parte del processo permanente della Missione Nazionale, si auspica che tutti i laici si sentano parte della grande Missione nazionale, impegnandosi a promuovere l'incontro con Gesù Cristo vivo, partendo dalla famiglia per essere poi fermento trasformante della società. “La realtà attuale - affermano i vescovi dell'Ecuador - sfida tutti noi, uomini e donne di Chiesa, perché nella nostra società si esclude o si emargina Dio e vi è una crescente indifferenza religiosa e una perdita dei valori del Vangelo. La fiducia nella bontà di Dio Padre, che dava tanta serenità a tutti, è minacciata, e la solidarietà tradizionale nella cultura del nostro popolo, è soffocata da un forte consumismo che pervade tutto. Siamo perciò chiamati a portare il Vangelo in tutti i settori della società”.(C. P)

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    Il congresso dell'Ucei rilancia il dialogo con gli ebrei lontani

    ◊   Compiacimento per la proficua collaborazione con le pubbliche istituzioni che, negli ultimi vent'anni, ha generato un clima di distensione e di dialogo che ha portato l'ebraismo italiano agli attuali positivi livelli. È il contenuto di una delle mozioni approvate dal sesto congresso dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) svoltosi in questi giorni a Roma. Un congresso – rileva L’Osservatore Romano - che ha affrontato vari temi, dalla recrudescenza, in Italia e in Europa, di xenofobia, neofascismo, neonazismo e fondamentalismo islamico, ai rapporti con le realtà ebraiche non ortodosse, in particolare con gli ebrei lontani, dalla riforma dello statuto all'elezione del nuovo Consiglio che nei prossimi giorni dovrà scegliere il presidente. Renzo Gattegna, dal luglio 2006 alla guida dell'Ucei, ha intanto raccolto quasi l'unanimità dei consensi (74 dei 78 voti validi espressi dai delegati). Riguardo alla recrudescenza degli episodi di intolleranza, l’Unione delle comunità ebraiche italiane propone di dotarsi di uno strumento di monitoraggio, di un coordinamento tra i diversi osservatori già esistenti e di un numero telefonico per le denunce di qualsiasi atto di razzismo nel territorio nazionale. Oggi l’antisemitismo in Italia ha un nuovo alleato: il web. Lo evidenzia una ricerca del Centro ebraico di documentazione contemporanea di Milano presentata al congresso. Se in Italia gli episodi di violenza antiebraica sono stati «sporadici e pochi», l’antisemitismo in rete cresce: dal 2007 al 2010 i siti italiani con «significativi contenuti antiebraici» sono quasi raddoppiati rispetto ai quattro anni precedenti. Nel solo 2009 (dati del ministero dell’Interno) i siti censiti sono stati milleduecento. Di maggior rilievo la discussione sul dialogo con le realtà ebraiche non ortodosse: una mozione fa riferimento ai riformati, organizzazioni di ebrei sul modello delle congregazioni americane che non seguono le tradizionali regole ebraiche e che sono presenti anche in Italia. Una problematica sulla quale l’Ucei ritiene «opportuna una presa di coscienza del fenomeno e invita il Consiglio, in stretta collaborazione con l’assemblea rabbinica, a valutare modalità costruttive di dialogo». La questione è affrontata all’interno della mozione sugli «ebrei lontani», coloro che, per molti motivi, non sono iscritti alle comunità o che, pur iscritti, non partecipano. Un problema che diventa ancora più importante constatato il progressivo impoverimento numerico delle comunità stesse, passate, secondo alcuni dati, da oltre 30.000 a circa 23.000 persone. Si chiede all’Unione la messa in campo di progetti specifici per riprendere i contatti con questa fetta di popolazione ebraica.

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    Tornano gli “Angeli per un giorno”, liceali e universitari impegnati in favore dell’infanzia in difficoltà

    ◊   Con l’approssimarsi del Natale, domenica 12 dicembre, a Roma, Firenze, Milano e Palermo, tornano le giornate di “Angeli per un giorno”, iniziative di volontariato in favore dei bambini bisognosi delle periferie delle città italiane, ospiti di case famiglia e d’accoglienza o che vivono in contesti di abbandono, violenza, povertà, degrado. Gli “angeli” sono giovani volontari liceali e universitari che, divisi in gruppi, prendono in custodia alcuni bimbi, accompagnandoli ed assistendoli durante la giornata secondo il programma previsto dall’organizzazione: giochi, cinema, attività di gruppo, spettacoli e sorprese. Molti di questi ragazzi non si limitano soltanto ad essere “Angeli per un giorno”, ma continuano ad esserlo anche in seguito. Grazie alle giornate, gli “angeli” diventano infatti un importante punto di riferimento affettivo per il bambino. Queste amicizie motivano i volontari più sensibili e disponibili ad impegnarsi settimanalmente nelle attività continuative che “Angeli per un giorno” svolge presso varie case famiglia. Promosso dal Movimento Regnum Christi, “Angeli per un giorno” è un progetto di volontariato attivo da dieci anni in nove città italiane: Roma, Milano, Firenze, Modena, Brescia, Caserta, Napoli, Palermo e Catania.


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    “Canto il Natale”: un concerto a Roma per l’alfabetizzazione nel mondo

    ◊   “Canto il Natale”: è il titolo di un concerto promosso dall’Opam, l’Opera di promozione dell’alfabetizzazione nel mondo. L’evento, all’insegna del binomio musica e solidarietà, si terrà il 12 dicembre prossimo alle ore 19 presso la parrocchia romana di Sant’Ignazio di Antiochia allo Statuario. Il Concerto sarà diretto dal maestro Pietro Bisignani. Saranno eseguiti brani gregoriani, canti gospel e capolavori come Hodie Christus Natus Est di Giovanni Pierluigi da Palestrina. In occasione dell’evento, verrà organizzata una raccolta fondi libera per finanziare i progetti per l’alfabetizzazione dell’Opam. L’associazione, fondata 38 anni fa da don Carlo Muratore e oggi presieduta da mons. Aldo Martini, ha realizzato oltre 3500 progetti in Africa, Asia ed America Latina. Grazie al suo impegno, tantissimi giovani, uomini e donne possono vivere liberi dalla schiavitù dell’ignoranza ed essere promotori di sviluppo. (A.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nobel per la Pace a Liu Xiaobo: il diploma sulla sedia vuota per il dissidente cinese in carcere

    ◊   Si è tenuta oggi ad Oslo la cerimonia di conferimento del premio Nobel per la Pace al dissidente cinese, Liu Xiaobo, che sta scontando una condanna a 11 anni per “incitazione alla sovversione”. Poco prima del conferimento è arrivato anche un nuovo appello del presidente statunitense Obama per liberazione del dissidente cinese. Tensione a Pechino: nei giorni scorsi oltre 250 attivisti cinesi per i diritti umani sono stati arrestati per evitare che si potessero recare nella capitale norvegese. Il servizio di Marco Guerra:

    Il diploma e la medaglia del premio Nobel per la Pace, Liu Xiaobo, sono stati poggiati sulla sedia vuota dove avrebbe dovuto sedersi il dissidente cinese, che sta scontando 11 anni di carcere in Cina per sovversione. Il gesto del presidente del Comitato del Nobel, Thorbjoern Jagland, è il momento culminante della cerimonia di conferimento tenutasi nel municipio di Oslo. Liu “ci ricorda Nelson Mandela” ha poi detto Jagland, nel ricordare che il premio “non viene mai assegnato per offendere”, ma piuttosto per “mettere in relazione diritti umani, democrazia e pace”. Liu “ha solo esercitato i suoi diritti civili, deve essere rilasciato", ha infine esortato il presidente del Comitato unendosi all’appello lanciato pochi minuti prima dalla Casa Bianca per la liberazione dell’attivista cinese. “Merita il Nobel più di me”, ha inoltre sottolineato il presidente americano, Barack Obama. Ma quella del vincitore del Nobel per la Pace 2010, Liu Xiaobo, non è l’unica assenza significativa che si è registrata nella capitale norvegese. La reazione contraria di Pechino, che ha definito il conferimento una “farsa tribale”, ha suscitato un aspro dibattito internazionale. Almeno 19 Paesi, fra cui Russia ed Egitto, non hanno presenziato alla cerimonia per motivi di opportunità politica. La polizia cinese ha invece rafforzato le misure di sicurezza volte a impedire che l'avvenimento venga celebrato da amici e sostenitori di Liu. I siti web di alcuni mezzi di comunicazione internazionali sono inaccessibili da ieri in tutta la Repubblica popolare. Secondo il gruppo Chinese Human Rights Defenders, l'attivista e amico del Premio Nobel, Zhang Zuhua, gli avvocati democratici Li Fangping e Teng Biao, il giornalista Gao Yu e altre decine di persone sono state costrette a lasciare la capitale e vengono sorvegliate a vista. Tuttavia, a Pechino, si è svolta una manifestazione di protesta di fronte alla sede delle Nazioni Unite per chiedere la scarcerazione di Liu Xiaobo.

    Wikileaks
    Julian Assange è stato messo in cella di isolamento nel carcere di Wandsworth, a Londra. Lo ha reso noto uno dei suoi legali, spiegando che la decisione è stata presa dalle autorità carcerarie per “garantire la sicurezza” del "padre" di Wikileaks. Continua intanto la "cyberguerra" dei sostenitori di Assange, che ieri hanno attaccato i siti di MasterCard e PayPal che avevano bloccato la raccolta fondi pro-Wikileaks. E oggi più di 500 persone hanno manifestato nel centro di Sydney in favore di Assange, scandendo slogan contro il premier Julia Jillard, che aveva descritto il suo connazionale come "un criminale" per aver diffuso i cablogrammi diplomatici Usa. Il governo di Camberra ha inoltre ribadito la sua posizione sulla verso la diffusione di file riservati da parte del sito Wikileaks, dichiarando che è illegale in Australia ottenere o distribuire documenti "classificati". Dalla parte del 39.enne australiano si è schierato invece il premier russo, Vladimir Putin, criticandone l’arresto.

    Haiti
    Le autorità elettorali di Haiti hanno deciso un riconteggio dei voti alla presenza dei tre principali candidati - Mirlande Manigat, Jude Celestin e Michel Martelly - e di osservatori internazionali. La decisione giunge dopo le violente proteste da parte dei sostenitori di Martelly, seguite all'annuncio martedì sera dei risultati elettorali che eludevano la pop star dal ballottaggio. Fin dal giorno del voto, il 28 novembre, più della metà dei 19 candidati presidenziali hanno chiesto l'annullamento del voto. I risultati che sono stati diffusi vedono al primo posto l'ex first lady, Manigat, con il 31% dei voti, e il candidato governativo, Celestin, al secondo con il 22%. Intanto, arrivano nuove conferme che l’epidemia di colera, che ha provocato più di duemila vittime ad Haiti, è arrivata sull’isola dall’estero verosimilmente attraverso i Caschi blu nepalesi nell’Onu. A sostenerlo è un’equipe di scienziati americani e haitiani in uno studio secondo cui il virus è originario dell’Asia Sudorientale.

    Costa d’Avorio
    L’Unione Africana ha sospeso dalla sua organizzazione la Costa d’Avorio, dopo che il presidente Gbagbo ha respinto l’invito a riconoscere la vittoria alle recenti elezioni del suo rivale, Ouattara. Gli Stati Uniti minacciano sanzioni. Avvertimenti arrivano anche dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, mentre Ouattara ha chiesto all’esercito di passare dalla sua parte. Nella comunità internazionale cresce il timore di disordini.

    Iraq
    Violenza senza fine in Iraq. In un agguato avvenuto questa mattina a Baghdad, il direttore generale del Ministero per la sicurezza nazionale irachena è stato assassinato da un gruppo di uomini armati, che sono poi riusciti a dileguarsi.

    Vertice sul Clima
    Sono ore di trattative febbrili a Cancun, in Messico, dov’è giunto alle battute finali il vertice Onu sui cambiamenti climatici. Le delegazioni stanno, infatti, lavorando per giungere ad un accordo che possa dare un seguito al Protocollo di Kyoto. Resta alto tuttavia il rischio che anche questo summit, come quello di Copenhagen di un anno fa, possa, di fatto, fallire.

    Egitto, profughi eritrei
    Mentre prosegue l’odissea del gruppo di eritrei nelle mani dei predoni nel deserto del Sinai, arriva la prima presa di posizione ufficiale sulla vicenda da parte delle autorità egiziane. Il Ministero degli esteri del Cairo si dice ''sorpreso dalle dichiarazioni attribuite ad alcune parti che non hanno tenuto in considerazione la sofferenza di questi eritrei, cominciata col rifiuto di certi Stati ad accoglierli e che si sono infiltrati in Egitto in modo illegittimo''. Intanto, i profughi hanno riferito di essere stati divisi in piccoli gruppi per sfuggire ai controlli della polizia egiziana, che avrebbe chiesto la collaborazione dei capi tribù locali.

    Gran Bretagna, proteste studentesche
    In Gran Bretagna, la rivolta degli studenti contro il caro-università è tornata ieri a mettere a ferro e fuoco il centro di Londra: il palazzo del parlamento è stato messo per ore sotto assedio, manifestanti hanno tentato l'irruzione al vicino Ministero del tesoro. Anche la Rolls Royce del principe Carlo e della moglie Camilla è stata presa d’assalto dai manifestanti a Regent Street, mentre i Reali si recavano a una serata di gala. Dodici poliziotti sono rimasti feriti, alcuni in modo grave, circa 40 i feriti e una decina di arresti anche tra gli studenti. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 344

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