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Sommario del 03/12/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: non si può essere teologi nella solitudine, ma solo nella comunione
  • Costruire la pace tutelando la vita, l'ambiente e l'integrità sociale: così il Papa all'ambasciatore della Costa Rica
  • Si è spento il cardinale Michele Giordano. Il Papa: "ha servito generosamente il Vangelo e la Chiesa"
  • Padre Cantalamessa nella Predica d’Avvento: il Natale è la risposta alla visione scientista che vuole negare l’esistenza di Dio
  • Altre udienze e nomine
  • Il cardinale Bertone ad Astana: cristiani e musulmani collaborino nella ricerca della volontà di Dio
  • In Piazza San Pietro l’Albero di Natale donato dal comune altoatesino di Luson
  • Presentato a Roma il libro sui 150 anni dell’Osservatore Romano
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Caos in Costa d'Avorio dopo la vittoria elettorale dell'opposizione: i militari chiudono le frontiere
  • Mondiali di calcio in Russia e Qatar: intervista con i nunzi dei due Paesi
  • Israele. In fiamme il Monte Carmelo: oltre 40 le vittime
  • Drammatico appello dei profughi eritrei prigionieri nel deserto del Sinai: salvateci!
  • Il cardinale Bagnasco al Forum della Cei: il bene comune richiede uomini retti
  • Convegno alla Lateranense sulla sfida della cura etica degli anziani
  • Rapporto Censis: le famiglie pilastro strategico di una società in crisi che stenta a ripartire
  • Chiesa e Società

  • Iraq: il 9 dicembre giornata di digiuno per le vittime di Baghdad
  • Sventato attacco contro santuario cattolico in Indonesia
  • Polonia: a Czestochowa si concludono gli esercizi spirituali delle Caritas europee
  • Cina: seminaristi protestano per la nomina di un politico a vice-rettore del seminario
  • Colombia: la Chiesa chiede solidarietà per un milione e mezzo di persone colpite dalle piogge
  • I vescovi latinoamericani uniti nell’impegno per uno sviluppo umano integrale
  • Congo-Brazzaville: aumentano le vittime della polio
  • Africa: l'agricoltura al centro di tutte le politiche di sviluppo per sconfiggere la fame
  • Il rammarico dei vescovi dell’Illinois per l’approvazione della legge sulle unioni civili
  • Convegno di Caritas Internationalis: “Tutelare le donne migranti”
  • "Città sicure": la sicurezza delle donne nelle zone urbane più povere e marginalizzate
  • Denuncia dei Gesuiti d’Africa: calano i fondi internazionali per la lotta all’Aids
  • Austria: la Caritas protesta per il programma del governo sulle espulsioni
  • Legge sulla bioetica in Francia. I vescovi: rispetto per la dignità umana
  • Turchia: a sei mesi dalla morte di mons. Padovese la Chiesa reclama la verità
  • Sri Lanka: i pescatori chiedono al cardinale Ranjith di mediare con il governo
  • Thailandia: si è spento mons. Mansap, apostolo della giustizia sociale nel Paese
  • Usa: libro e sito dei vescovi sui primi cinque anni di pontificato di Benedetto XVI
  • Guinea Bissau: pellegrinaggio al santuario di Cacheu per la pace e la riconciliazione
  • Incontro a Bruxelles tra rappresentanze di ebrei e musulmani d’Europa
  • Cinema: al via il Tertio millennio Film Fest
  • 24 Ore nel Mondo

  • La Bce aumenta l’acquisto di titoli di Stato di Irlanda e Portogallo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: non si può essere teologi nella solitudine, ma solo nella comunione

    ◊   "Non si può essere teologi nella solitudine": è quanto ha detto il Papa ricevendo stamani, in Vaticano, i membri della Commissione Teologica Internazionale al termine della loro plenaria. Benedetto XVI ha poi sottolineato che gli ideali di giustizia e uguaglianza democratica muoiono se si taglia la radice da cui sono nati: il cristianesimo. Il servizio di Sergio Centofanti:

    La teologia è vera solo a partire dall’incontro col Cristo risorto, perché “nessun sistema teologico può sussistere se non è permeato dall’amore” divino. Infatti – afferma il Papa - “chi ha scoperto in Cristo l’amore di Dio, infuso dallo Spirito Santo nei nostri cuori, desidera conoscere meglio Colui da cui è amato e che ama”:

    “Conoscenza e amore si sostengono a vicenda. Come hanno affermato i Padri della Chiesa, chiunque ama Dio è spinto a diventare in un certo senso teologo, uno che parla con Dio, che pensa di Dio e cerca di pensare con Dio”.

    La riflessione teologica – ha proseguito il Papa - aiuta il “dialogo con i credenti di altre religioni ed anche con i non credenti” grazie alla sua razionalità. “Possiamo – infatti - pensare a Dio e comunicare ciò che abbiamo pensato perché Egli ci ha dotati di una ragione in armonia con la sua natura”. E’ necessario tuttavia che “la stessa razionalità della teologia” aiuti “a purificare la ragione umana liberandola da certi pregiudizi ed idee che possono esercitare un forte influsso sul pensiero di ogni epoca”. Inoltre – ha spiegato - “conoscere Dio nella sua vera natura”, ovvero come “fonte di perdono”, è anche “il modo sicuro per assicurare la pace” nel mondo.

    In tutto questo, i teologi, perché il loro metodo sia veramente scientifico, oltre a procedere in modo razionale, devono essere fedeli alla natura della fede ecclesiale, “sempre in continuità e in dialogo con i credenti e i teologi che sono venuti prima di noi” perché “il teologo non incomincia mai da zero” . Quindi il Papa sottolinea “l’unità indispensabile che deve regnare fra teologi e Pastori”:

    “Non si può essere teologi nella solitudine: i teologi hanno bisogno del ministero dei Pastori della Chiesa, come il Magistero ha bisogno di teologi che compiono fino in fondo il loro servizio, con tutta l’ascesi che ciò implica”.

    “Cristo è morto per tutti, benché non tutti lo sappiano o lo accettino”, osserva Benedetto XVI. Questa fede “ci porta al servizio degli altri nel nome di Cristo; in altre parole l’impegno sociale dei cristiani deriva necessariamente dalla manifestazione dell’amore divino. Contemplazione di Dio rivelato e carità per il prossimo – conclude il Papa - non si possono separare, anche se si vivono secondo diversi carismi”:

    “In un mondo che spesso apprezza molti doni del Cristianesimo - come per esempio l’idea di uguaglianza democratica - senza capire la radice dei propri ideali, è particolarmente importante mostrare che i frutti muoiono se viene tagliata la radice dell’albero. Infatti non c’è giustizia senza verità, e la giustizia non si sviluppa pienamente se il suo orizzonte è limitato al mondo materiale. Per noi cristiani la solidarietà sociale ha sempre una prospettiva di eternità”.

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    Costruire la pace tutelando la vita, l'ambiente e l'integrità sociale: così il Papa all'ambasciatore della Costa Rica

    ◊   La Costa Rica non smetta di insegnare ai propri giovani che il progresso del Paese è possibile solo lottando contro la corruzione e la delinquenza, promuovendo leggi che difendano la vita e la famiglia e e l’ambiente naturale. E’ il pensiero di fondo del discorso rivolto questa mattina da Benedetto XVI al nuovo ambasciatore del Paese centroamericano presso la Santa Sede, Fernando Felipe Sánchez Campos, ricevuto in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Il vostro è un Paese “dove la bellezza è fatta di montagna e di pianura, di fiumi e mare, di aria e vento che danno impulso a un popolo ospitale, orgoglioso delle sue tradizioni”, un popolo che per secoli ha accolto con favore il seme del Vangelo, germogliato “in molte iniziative educative, sanitarie e di sviluppo umano”. Comincia in modo quasi poetico l’analisi, in verità molto concreta, che Benedetto XVI fa della Costa Rica, una delle tante nazioni di tradizione latinoamericana in cui retaggio cristiano e fughe verso il relativismo dei valori costituiscono un nodo complesso da affrontare. Essere cristiani, ha affermato il Papa, certamente insegna ai giovani costaricensi…

    “…che, in Cristo, il Figlio di Dio, l'uomo può sempre trovare la forza di lottare contro la povertà, la violenza domestica, la disoccupazione e la corruzione, garantire la giustizia sociale, il bene comune e il progresso di tutta la persona (…) In questo contesto, l'autorità pubblica deve essere la prima a trovare ciò che va a vantaggio di tutti, lavorando soprattutto come una forza morale che esalta la libertà e il senso di responsabilità di ciascuno”.

    Quello del Pontefice è un richiamo alto a tutto ciò che di nobile e sacro può esservi nella valori civili e spirituali di uno Stato e, insieme, un’esortazione anzitutto a chi gestisce la cosa pubblica perché dia l’esempio di cosa voglia dire servizio al bene comune. “E' importante – ha ripetuto Benedetto XVI - che le autorità non esitino…

    “… a respingere con fermezza l'impunità, la delinquenza giovanile, il lavoro minorile, l'ingiustizia e il traffico di droga, promuovendo misure importanti come la sicurezza pubblica, una formazione adeguata per i bambini e i giovani, con un’attenta considerazione per i detenuti, un’efficace assistenza sanitaria per tutti, specialmente i più bisognosi e gli anziani, e con programmi che consentano alle persone di ottenere un alloggio e lavoro dignitosi”.

    Immancabile l’invito del Papa alla difesa dei valori-base, cominciando dalla salvaguardia della vita umana. Benedetto XVI ha accennato alla firma del “Patto di San José”, nel quale – ha ricordato – “si riconosce esplicitamente il valore della vita umana fin dal concepimento. E 'pertanto auspicabile che la Costa Rica non violi i diritti del nascituro con leggi che legittimino la fecondazione in vitro e l'aborto”. La famiglia, ha osservato poi, è “un'istituzione che sta soffrendo, forse come nessun’altra”, i cambiamenti che stanno avvenendo nella società e nella cultura, e tuttavia ciò non deve farle smarrire, ha detto, “la sua identità più autentica” di centro di formazione dei giovani. L’ultimo tema toccato da Benedetto XVI ha riguardato “l’alleanza tra l’uomo e l’ambiente”, quest’ultimo – come aveva riconosciuto all’inizio il Papa – ben rigoglioso in tutta la Costa Rica:

    “La difesa della pace sarà inoltre agevolata con la cura dell'ambiente naturale, che sono realtà strettamente correlate. A questo proposito, la Costa Rica (…) ha ottenuto buoni risultati nel preservare l'ambiente e ricercare un equilibrio tra lo sviluppo umano e la conservazione delle risorse (…) Con questo obiettivo, incoraggio tutti i costaricensi nel continuare a sviluppare ciò che promuove il vero sviluppo umano in armonia con il creato, evitando interessi spuri e incomprensioni su un argomento di tale importanza”.

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    Si è spento il cardinale Michele Giordano. Il Papa: "ha servito generosamente il Vangelo e la Chiesa"

    ◊   Si è spento nella notte, all’ospedale Monaldi di Napoli, dov’era ricoverato dalla scorsa settimana, il cardinale Michele Giordano, arcivescovo emerito del capoluogo partenopeo. Il porporato aveva compiuto 80 anni lo scorso 26 settembre. Un improvviso malore lo aveva costretto al ricovero alcuni giorni fa e le sue condizioni erano migliorate, ma nella tarda serata di ieri sono sopraggiunte complicazioni respiratorie e cardiache. Il Papa, in un telegramma inviato al cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe, ha espresso il suo cordoglio per la morte del porporato che - rileva - “ha servito generosamente il Vangelo e la Chiesa” attraverso un’“intensa opera pastorale”. I funerali verranno celebrati domani alle 16.30 dal cardinale Sepe nella Basilica dell'Incoronata, a Capodimonte, dove oggi viene allestita la Camera ardente e dove il porporato sarà tumulato.

    Originario di Sant'Arcangelo, un paese in provincia di Potenza, il futuro porporato consegue la Licenza in Teologia nel Seminario interregionale di Posillipo. Ordinato nel luglio del 1953, per sei anni si dedica al ministero di parroco fino alla nomina di direttore del Centro catechistico e del Centro diocesano di Studi Sociali. Nel frattempo gli viene anche affidato l'incarico di assistente diocesano dell'Azione Cattolica. Dieci anni più tardi, nel 1968, diventa vicario generale della diocesi, incarico che mantiene sino al 23 dicembre del ‘71, quando viene nominato ausiliare dell'arcidiocesi di Matera e amministratore apostolico di Irsina, Gravina e Altamura. Riceve la consacrazione episcopale il 5 febbraio 1972 e nel giugno di due anni dopo viene promosso arcivescovo di Matera e Irsina. Tra le sue prime e importanti iniziative spicca la riapertura del Seminario diocesano, chiuso da sessant’anni, ma anche una verifica dell’attuazione delle direttive del Vaticano II nella sua diocesi. Nel 1987, matura il suo trasferimento alla guida della Chiesa metropolitana di Napoli. Ancora impresso nella memoria di tanti è uno dei suoi primi atti: la visita al carcere di Poggioreale. Ai reclusi, dice, vuole portare di persona “la speranza in cella”. Giovanni Paolo II lo crea cardinale nel Concistoro del giugno 1988 con il titolo di San Gioacchino ai Prati di Castello. Diviene arcivescovo emerito di Napoli il 20 maggio 2006.

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    Padre Cantalamessa nella Predica d’Avvento: il Natale è la risposta alla visione scientista che vuole negare l’esistenza di Dio

    ◊   La risposta cristiana allo scientismo ateo: è questo il tema della prima predica dell’Avvento, tenuta stamani da padre Raniero Cantalamessa nella Cappella Redemptoris Mater, alla presenza del Papa. Il predicatore della Casa Pontificia ha messo in luce i limiti delle tesi scientifiche che vorrebbero dimostrare l’inesistenza di Dio. Quindi, ha sottolineato che il Natale, con il Mistero dell’Incarnazione, “è l’antitesi più radicale alla visione scientista”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Quando guardo i tuoi cieli, la luna e le stelle, che cos’è mai l’uomo”? Padre Cantalamessa ha preso le mosse da questo interrogativo del Salmista per individuare alcuni nodi che rendono molti Paesi di antica tradizione cristiana “refrattari” al messaggio evangelico. In particolare, si è soffermato sul fenomeno dello scientismo, che, come notava Karol Wojtyla, vuole relegare “nei confini della mera immaginazione” la conoscenza religiosa e la teologia. Padre Cantalamessa ha ricordato le tesi di chi, come l’ateo militante Dawkins, si spinge a definire “analfabeti” quegli scienziati che si professano credenti. Tesi, ha osservato che si rivelano false, non in base ad argomenti di fede, “ma dall’analisi stessa dei risultati della scienza e delle opinioni di molti” scienziati illustri. Con una metafora, ha quindi paragonato gli scienziati atei agli uccelli notturni che non sanno nulla del mondo diurno:

    “È esattamente quello che fa lo scienziato ateo quando dice: 'Dio non esiste'. Giudica un mondo che non conosce, applica le sue leggi a un oggetto che è fuori della loro portata. Per vedere Dio occorre aprire un occhio diverso, occorre avventurarsi fuori della notte. In questo senso, è ancora valida l’antica affermazione del salmista: 'Lo stolto dice: Dio non esiste'”.

    Del resto, ha aggiunto, il rifiuto dello scientismo, non deve tramutarsi in diffidenza o peggio ancora in rifiuto della scienza:

    “Fare diversamente sarebbe un far torto alla fede, prima ancora che alla scienza. La storia ci ha dolorosamente insegnato dove porta un simile atteggiamento”.

    Di un atteggiamento aperto e costruttivo verso la scienza, ha soggiunto, ci ha dato un esempio il nuovo Beato John Henry Newman. Padre Cantalamessa ha citato il passaggio di una lettera del grande teologo inglese sulla teoria dell’evoluzione di Darwin:

    “La teoria del signor Darwin non necessariamente deve essere atea, che essa sia vera o meno; può semplicemente star suggerendo un’idea più allargata di Divina Prescienza e Capacità…. A prima vista non vedo come ‘l’evoluzione casuale di esseri organici’ sia incoerente con il disegno divino – È casuale per noi, non per Dio”.

    Il dibattito sullo scientismo, ha spiegato, ci porta a confrontarci con un tema decisivo per l’evangelizzazione e cioè quale posizione occupa l’uomo nell’universo. Ha così rilevato che la visione scientista della realtà “insieme con l’uomo, toglie di colpo dal centro dell’universo anche Cristo”. L’uomo viene ridotto a un incidente storico, un intruso “nella schiacciante e ostile immensità dell’universo”:

    “Questa visione dell’uomo comincia ad avere dei riflessi anche pratici, a livello di cultura e di mentalità. Si spiegano così certi eccessi dell’ecologismo che tendono a equiparare i diritti degli animali e perfino delle piante a quelli dell’uomo. E’ risaputo che ci sono animali accuditi e nutriti molto meglio di milioni di bambini”.

    Il Cristianesimo, invece, ci mostra che il “cosmo è per l’uomo, non l’uomo per il cosmo”. Proprio l’opposto della visione scientista che si prende gusto “a deprimere l’uomo e spogliarlo di ogni pretesa di superiorità sul resto della natura”. In definitiva, ha constatato, lo scientismo conduce ad un disumanesimo ateo. Il cristiano sa invece che “l’espressione più alta della dignità e della vocazione dell’uomo” è nella “divinizzazione” della persona. In quanto “capace di relazioni”, ha affermato, l’uomo partecipa infatti “alla dimensione personale e relazionale di Dio”.

    “La domanda cruciale è: saremo capaci, noi che aspiriamo a rievangelizzare il mondo, di dilatare la nostra fede a queste dimensioni da capogiro? Crediamo noi davvero, con tutto il cuore, che 'tutto è stato fatto per mezzo di Cristo e in vista di Cristo'”?

    Proprio il Natale, ha risposto padre Cantalamessa, è l’occasione ideale per riproporre questo patrimonio comune della Cristianità: “Il Verbo si è fatto uomo affinché noi stessi potessimo essere deificati”. Per questo, il Natale “è l’antitesi più radicale alla visione scientista”. Non siamo il frutto del caso, ma dell’amore infinito di Dio.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina alcuni presuli della Conferenza Episcopale delle Filippine, in visita "ad Limina". Nel pomeriggio riceverà il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.

    Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Pyay (Myanmar), presentata da mons. Joseph Devellerez Thaung Shwe, per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. Alexander Pyone Cho, del clero di Pyay, attualmente sacerdote fidei donum nella diocesi di Salina, negli Usa. Il rev. Alexander Pyone Cho è nato il 10 luglio 1949 a Oatshitpin, nella diocesi di Pyay. Ha completato gli studi filosofici e teologici presso il Seminario Maggiore Nazionale St. Joseph’s di Yangon. È stato ordinato sacerdote il 15 marzo 1975 ed incardinato nella diocesi di Pyay. Dal 2005 è sacerdote fidei donum nella diocesi di Salina.

    Il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Toledo (Spagna), presentata da mons. Carmelo Borobia Isasa, per raggiunti limiti di età.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare di Münster (Germania) il rev. Stefan Zekorn, del clero della medesima diocesi, rettore-parroco del Santuario Mariano di Kevelaer e canonico del Capitolo Cattedrale di Münster. Il rev. Stefan Zekorn è nato a Datteln (diocesi di Münster) il 3 ottobre 1959. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso l’Università di Münster e presso la Pontificia Università Gregoriana come alunno del Pontificio Collegio Germanico-Ungarico. È stato ordinato sacerdote l’8 ottobre 1984 a Roma per la diocesi di Münster.

    Benedetto XVI ha nominato relatori della Congregazione delle Cause dei Santi: mons. Carmelo Pellegrino e il padre benedettino Alfred Simón, finora rispettivamente officiale e consultore del medesimo dicastero.

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    Il cardinale Bertone ad Astana: cristiani e musulmani collaborino nella ricerca della volontà di Dio

    ◊   Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, dopo aver partecipato al vertice dell'Osce ad Astana, in Kazakhstan, ha iniziato oggi una visita pastorale nel Paese celebrando nel pomeriggio una Messa solenne nella Cattedrale della città in occasione della consegna di un frammento delle Reliquie di Sant’Andrea, conservate ad Amalfi. Nell’omelia, il porporato ha sottolineato che in un Paese multireligioso e multietnico come il Kazakhstan è “necessaria” la collaborazione tra Chiesa e Stato, “volta all’edificazione di una società giusta e solidale, a vantaggio di tutti”. Il cardinale Bertone, che si fa latore dei saluti e dell’affettuosa benedizione del Papa ai fedeli, incoraggia inoltre la collaborazione tra cristiani e musulmani, affinché “nel rispetto reciproco” ci si impegni “nell’umile ricerca della volontà di Dio”. D’altro canto, ricordando che nei giorni scorsi, aveva consegnato alcune reliquie di Sant'Andrea nella Cattedrale ortodossa di Astana, il segretario di Stato vaticano ha invitato i cristiani a “progredire nel cammino verso l’unità del Signore”. La “ricomposizione dell’unità dei cristiani – osserva – darà maggiore efficacia all’evangelizzazione”. Il porporato non manca di ricordare che, in questa terra asiatica, la fede di Gesù è stata testimoniata nei secoli “anche attraverso dure persecuzioni”. Ed evidenzia che dalla quotidiana celebrazione del Mistero pasquale, la Chiesa in Kazakhstan “è chiamata ad attingere ispirazione e forza, per poter continuare a testimoniare efficacemente la fede anche nel mondo secolarizzato di oggi”. Rammenta infine che oggi ricorre la memoria di San Francesco Saverio, venerato come “l’apostolo del continente asiatico”. Il cardinale Bertone invoca per la comunità cristiana del Kazakhstan “la grazia di ardere dello stesso fervore di carità che animò San Franceso Saverio”, e che lo portò a raggiungere luoghi sconosciuti, animato dal “desiderio di far incontrare ad ogni uomo il suo Salvatore”.

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    In Piazza San Pietro l’Albero di Natale donato dal comune altoatesino di Luson

    ◊   E’ arrivato oggi in Piazza San Pietro l’albero di Natale: quest’anno proviene dal comune altoatesino di Luson, in provincia di Bolzano, nei pressi di Bressanone. Si tratta di un abete rosso, alto circa 26 metri, 93 anni di età, già selezionato tra gli alberi da tagliare e situato in un bosco “certificato” a garanzia del corretto uso ambientale delle risorse forestali. Il legno avrà poi una valorizzazione sociale: viene infatti donato ad associazioni o comunità di recupero per la lavorazione a scopi di beneficenza. L’albero è stato innalzato stamani, poco dopo le 9.00, accanto al presepe in allestimento. L’inaugurazione avverrà nel pomeriggio del 17 dicembre: a presiederla il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

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    Presentato a Roma il libro sui 150 anni dell’Osservatore Romano

    ◊   Un messaggio di saluto del Papa è giunto alla presentazione del volume “Singolarissimo giornale. I 150 anni dell’‘Osservatore Romano’”, che si è svolta ieri pomeriggio all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Lo ha riferito mons. Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, tra i relatori insieme con il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, e i due curatori del volume: l’ambasciatore Antonio Zanardi Landi e l’attuale direttore dell’Osservatore Romano Gian Maria Vian. Presenti diversi altri porporati e alcuni esponenti di governo. C’era per noi Fausta Speranza:

    Mons. Fernando Filoni apre l’incontro portando il messaggio di saluto del Papa per il volume dedicato al “Singolarissimo giornale”, nella definizione del cardinale Montini, futuro Papa Paolo VI. Per un giornale voluto nel 1861 in un momento di rottura con lo Stato italiano nascente, e per iniziativa di laici fedeli al Pontificato. Anni particolari fino alla nuova fase segnata dai Patti Lateranensi del 1929, in cui l'Osservatore Romano matura la sua vocazione universale, abbandonando presto gli accenti polemici dell'inizio. Poi, la guerra fredda tra superpotenze, poi la decolonizzazione. Dunque il secolarismo. Anni di diversa valenza storica in cui il giornale di oltre Tevere racconta – come diceva il cardinale Montini – in dipendenza “in certa misura” dalla Segreteria di Stato. E racconta con “una sobrietà” che il sottosegretario Letta dice “il mondo dell’informazione dovrebbe prendere a esempio”. Il tutto è storia di una Chiesa che racconta e si racconta stando nel mondo. Così il cardinale Gianfranco Ravasi:

    “Anche se questo mondo è, certe volte, un groviglio di assurdità, è un groviglio di inconsistenza, anzi - qualche volta - sono proprio sabbie mobili in cui si sprofonda, però è il nostro mondo. E’ quindi necessario leggere il giornale e vorrei ricordare - e qui entriamo più nell’ambito religioso - quanto affermava un teologo importante, uno dei più importanti del Novecento, Karl Barth: ‘Alla mattina il credente deve avere la Bibbia e il giornale, in cui verifica, misura, intreccia, incrocia la sua esistenza’”.

    Il volume è un'antologia di brani che restituiscono flash di momenti storici e curiosità. Non può esserci tutto e dunque si potrà sentire la mancanza di qualche momento o dibattito importante che l’Osservatore in realtà ha documentato. Ma d’altra parte a volte anche i silenzi stessi del giornale del Vaticano hanno detto, chiamando – come sottolinea il cardinale Ravasi – ad un’ermeneutica dei silenzi. Ma certamente nel volume c’è moltissimo. E ci sono anche saggi di storici contemporanei che danno interpretazioni e chiavi di lettura. C'è l'esperienza sempre attuale dei rapporti tra Stato e Chiesa, di cui il cardinale Ravasi dice:

    “Un crinale delicatissimo è il rapporto tra politica e fede, tra società e religione. Questo rapporto è stato formulato - come noi sappiamo - in maniera folgorante da Cristo. E’ l’unico pronunciamento politico esplicito di Cristo: ‘Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio’. C’è, quindi, una autonomia della politica da rispettare; c’è un orizzonte in cui l’economia-finanza ha delle sue leggi proprie. Implicitamente, però, con 'Date a Dio quel che è di Dio' entrano in campo i grandi valori trascendenti, nei cui confronti Cesare deve stare in attenzione; non può tranquillamente prevaricare. E’ un rapporto reciproco e - direi - non di separatezza, ma certamente di distinzione”.

    Tutto si fa pietra miliare di una fetta di storia e punto di partenza per la presenza nell'agone mediatico della Chiesa da qui ai prossimi anni, in cui si presentano e si profilano altre sfide.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Conoscenza e amore, pilastri della teologia: il Papa a conclusione della plenaria della Commissione Teologica Internazionale.

    La difesa della pace passa per la tutela dell’ambiente: Benedetto XVI al nuovo ambasciatore di Costa Rica presso la Santa Sede.

    La presentazione del libro “Singolarissimo giornale. I 150 anni dell’“Osservatore Romano”: in cultura, l’intervento dell’arcivescovo Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, con il testo di Sergio Romano contenuto nel volume e la cronaca dell’avvenimento.

    L’Italia dei “nuovi guelfi”: Silvia Guidi sul decimo forum del Progetto Culturale.

    Sul necessario legame fra teologia ed esegesi biblica, Thomas Soding al convegno su “La Sacra Scrittura nella vita e nella missione della Chiesa”.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, Wikileakes e i suoi files al fiele.

    Nell’informazione religiosa, il nuovo appello dei vescovi degli Stati Uniti per il disarmo nucleare.

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    Oggi in Primo Piano



    Caos in Costa d'Avorio dopo la vittoria elettorale dell'opposizione: i militari chiudono le frontiere

    ◊   La Costa d'Avorio vive ore di tensione. Le frontiere sono state dichiarate chiuse dai militari, dopo il conflitto istituzionale sorto tra Commissione elettorale e Corte costituzionale sui risultati del secondo turno delle elezioni presidenziali, svoltosi domenica scorsa. La Commissione elettorale indipendente ha assegnato la vittoria al candidato dell'opposizione Alassane Ouattara sul presidente uscente Laurent Gbagbo, ma ieri sera il Consiglio costituzionale ha dichiarato non validi i risultati provvisori. Secondo le ultime notizie, sono state sospese anche le trasmissioni delle emittenti radiofoniche e televisive straniere. Si temono ora violenze simili a quelle che nel 2002-2003 sfociarono in guerra civile. Per una testimonianza sull’attuale situazione in Costa d’Avorio, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente nel sud del Paese un padre missionario che per motivi di sicurezza vuole rimanere anonimo:

    R. – C’è confusione tra la gente, soprattutto inquietudine e incertezza. La Commissione elettorale, che doveva comunicare il risultato entro tre giorni, non è riuscita a farlo in tempo a causa di alcuni blocchi interni: le è stato impedito di comunicare i risultati e questo si è visto pubblicamente, è stato trasmesso da tutte le televisioni. La Commissione elettorale ha comunque continuato il proprio lavoro e finalmente ieri il suo presidente ha dato il risultato anche se, a quanto si dice, era già passato il periodo dei tre giorni. Secondo quanto previsto dalla legislazione della Costa d’Avorio, la competenza di questo risultato è passata al Consiglio costituzionale, che ha invalidato il risultato perché non sarebbe legale. Ora l’incarico di comunicare il risultato finale sta proprio al Consiglio costituzionale. Il problema è molto serio e riguarda tutta la popolazione e tutto il Paese, non il nord o il sud distintamente. La gente è preoccupata: ci si chiede cosa succederà, se la comunità internazionale ci aiuterà o non ci aiuterà. Questa è la situazione: c’è molta tensione e molta paura. La gente esce poco di casa e si lavora pochissimo. Si va al mercato e non si trova più niente.

    D. - Le ultime notizie sono che le frontiere sono chiuse, le trasmissioni delle emittenti straniere sono sospese …

    R. – Lo stato maggiore dell’Esercito ha preso anche questa misura, cioè di chiudere le frontiere marittime, aeree e terrestri. E questo soprattutto qui, a sud, perché al nord la vita continua normalmente. Infatti, il Paese è diviso in due: al nord le frontiere sono aperte e non ci sono problemi; anche le trasmissioni di Radio France Internationale continuano. Invece al sud è stata sospesa ogni trasmissione estera, sia a livello televisivo sia radiofonico.

    D. – Il Paese è diviso in due, ha detto. Questo succede dalla guerra civile del 2002- 2003?

    R. – Di fatto è così. Fin da prima delle elezioni, in tutti i discorsi e in tutti gli accordi che sono stati fatti, si è sempre detto che il Paese è già stato unificato. Ma in realtà, il Paese è diviso in due dal 2002: in quell’anno ci fu un tentativo di colpo di Stato da parte del gruppo del nord che voleva prendere tutto il Paese, ma non c’è riuscito. Da allora, il Paese è rimasto diviso in due con più del 60-70 per cento del territorio in mano ai gruppi del nord, mentre il sud è in mano al governo. Il nord, quindi, è nelle mani dell’ex-primo ministro Alassane Ouattara, nelle mani dell’opposizione.

    D. – Qual è la speranza della Chiesa locale?

    R. – Come Chiesa dobbiamo essere molto fermi nella nostra missione: portare la buona notizia di Gesù Cristo che salva l’uomo dalla schiavitù e ne fa una nuova creatura, una nuova persona. (bf)

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    Mondiali di calcio in Russia e Qatar: intervista con i nunzi dei due Paesi

    ◊   Doppia sorpresa ieri a Zurigo per la scelta, da parte della Fifa, delle sedi dei Mondiali di calcio delle edizioni successive al torneo del 2014, già assegnato al Brasile. I Mondiali del 2018 si terranno in Russia, quelli del 2022 saranno ospitati dal Qatar. Per quanto riguarda la Russia, il primo ministro Vladimir Putin ha assicurato che verranno realizzati, oltre agli stadi, anche strade, aeroporti e infrastrutture. Sarà dunque un’occasione per dare impulso allo sviluppo di diverse aree del Paese, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco il nunzio apostolico nella Federazione russa mons. Antonio Mennini:

    R. – Credo che per la Russia questo sia stato un obiettivo che certamente stimolerà ancora di più l’orgoglio nazionale di un Paese che ritorna interprete e protagonista, non solo sulla scena politica, ma anche sulla scena dello sport. Dal punto di vista economico e sociale mi sembra che questo contribuirà non poco allo sviluppo di tante regioni. Questo è molto importante, perché bisogna riconoscere che in tante regioni, tante infrastrutture, a cominciare dalle strade, non sono nello stato migliore. Questo evento creerà sicuramente molti posti di lavoro, soprattutto per i giovani, e aiuterà anche il rafforzamento delle ricerche universitarie.

    D. – Quale significato ha questo evento per la comunità cristiana che vive in Russia?

    R. – Dal punto di vista dei cristiani che vivono in Russia, credo che ci sia la possibilità di concorrere a questo evento, cercando di sviluppare, di far scoprire i valori morali insiti nello sport. Il rischio è che in avvenimenti del genere, come abbiamo potuto constatare in altri Paesi, si rivelino soltanto dei grandi investimenti economici, senza una proposizione di valori ed ideali. Spero che i cristiani, anche i cattolici, saranno capaci di indicare, soprattutto alle giovani generazioni, i valori morali insiti in uno sport, dove sport significa onestà, rispetto delle norme, rispetto dell’avversario.

    D. – E i Mondiali di calcio saranno anche un’occasione per far conoscere meglio la Russia...

    R. – Quest’evento spingerà i governanti russi a presentare una nuova immagine di questo Paese che rimane per molti, anche in Occidente, un po’ misterioso. Sarà un’occasione per farlo conoscere con i suoi valori autentici di apertura, di accoglienza e direi anche di solidarietà, perché le situazioni di povertà oggi vengono rimarginate soprattutto da un tessuto di solidarietà, che tuttora esiste e resiste alle grandi tentazioni del consumismo, del materialismo e dell’individualismo.

    D. – I Mondiali di calcio potranno anche avere effetti nei rapporti tra cattolici e ortodossi?

    R. – Io penso proprio di sì anche perché la Chiesa cattolica, insieme a tante Conferenze episcopali, ha delle commissioni specifiche per lo sport e potrà sicuramente dare il suo apporto. E poi la Chiesa ortodossa, come in tanti altri settori, chiede il nostro aiuto. Basti pensare al loro interesse per le Giornate mondiali della gioventù, alle quali da alcuni anni a questa parte partecipano anche giovani ortodossi che prendono parte a questo evento non solo con il permesso, ma con la benedizione , con il beneplacito del Patriarca e delle altre autorità della Chiesa ortodossa. (ap)

    Anche il Qatar, come la Russia, ospiterà per la prima volta un’edizione dei Mondiali di calcio. Si tratta di un’importante opportunità per tutto il Medio Oriente, come ricorda il nunzio apostolico in Qatar, mons. Petar Rajič, intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. - E’ una scelta molto interessante, proprio perché è il primo Paese nella storia del Medio Oriente ad essere scelto per un evento così grande. E’ una scelta che ha suscitato grande gioia tra il popolo del Qatar. E non soltanto in Qatar, ma in tutto il Golfo, perché si considera questo evento non solo come una “vittoria”, ma anche come un riconoscimento degli sforzi del popolo del Qatar e di tutto il Golfo arabo. Per i cristiani, ma anche per i musulmani, significherà una maggiore attività, una maggiore opportunità di lavoro in preparazione a questo grande evento. Il mondo potrà conoscere meglio sia il Qatar sia gli altri Stati del Golfo d’Arabia.

    D. - Dunque i Mondiali di calcio in Qatar saranno anche un’importante pagina per i rapporti tra mondo arabo ed Occidente?

    R. - Sarà un momento in cui il Qatar si aprirà al mondo e questo permetterà a tutti di conoscere anche gli aspetti molti belli del Qatar e degli altri Paesi del Golfo. In Qatar si stanno certamente facendo dei grandi sforzi per aprire anche il mercato e le autorità di questo Paese vogliono riuscire a dimostrare al mondo che sono capaci di organizzare un evento così importante come i Mondiali.

    D. - Questo evento potrà essere anche un’occasione in Qatar per una riflessione su temi importanti come la libertà religiosa?

    R. - Potrebbe esserlo, senz’altro! Questo potrà essere di stimolo per le autorità statali ad aprire ancor di più i loro orizzonti. Certamente c’è sempre spazio per una maggiore apertura, ma le cose per ora vanno bene.

    D. - Quindi i Mondiali di calcio in Qatar saranno una vetrina per far conoscere meglio questo Paese: come vive la comunità cristiana in Qatar?

    R. - Parliamo sempre di una piccola comunità. Non è infatti molto grande la comunità dei cattolici presenti nel Paese: abbiamo una sola parrocchia nella capitale, a Doha. E’ una meravigliosa chiesa, di recente costruzione. Parte di quel terreno è stato donato alla Chiesa e di questo siamo sempre molto grati alle autorità statali. Siamo veramente molto grati per questo segno di benevolenza e di apertura verso i cattolici del Paese. Abbiamo una “squadra” di Padri cappuccini presente nel Paese; 7-8 sacerdoti che assistono la comunità cattolica presente, in maggioranza di rito latino, ma ci sono poi anche i vari gruppi orientali: siro-malabaresi, siro-malankaresi, maroniti. La stragrande maggioranza dei fedeli cattolici è composta da persone che sono venute dall’estero in cerca di lavoro e che danno, quindi, un buon contributo nell’organizzazione stessa del Paese. (mg)

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    Israele. In fiamme il Monte Carmelo: oltre 40 le vittime

    ◊   Tragedia sul Monte Carmelo, nel nord di Israele. Oltre 40 i morti causati da un incendio di proporzioni vastissime – il più grave da sempre avvenuto nel Paese ebraico – che sta distruggendo i boschi e sta minacciando anche alcuni villaggi. Le vittime erano guardie carcerarie e si trovavano a bordo di un pullman. Israele ha chiesto l’intervento di altri Paesi come Italia, Turchia e Cipro per spegnere le fiamme. Le autorità non escludono l’origine dolosa dei roghi. Sulla gravità di quanto accaduto, Giancarlo La Vella ha sentito suor Edith, del Convento carmelitano Stella Maris, sul Monte Carmelo:

    R. – La situazione è grave, anche perché ha già coinvolto 2 mila ettari di terra e di bosco: da quando ieri a mezzogiorno è divampato l’incendio, non riescono ancora spegnerlo.

    D. - Com’è avvenuta la morte delle persone che si trovavano nel pullman?

    R. - Da quello che si sa, questo autobus portava delle guardie e forse anche prigionieri. Probabilmente a causa del fumo o per altre motivazioni, il mezzo si è rovesciato e si è incendiato.

    D. - Alcune autorità sostengono che questo incendio possa essere intenzionale…

    R. - Non lo sappiamo. C’è chi dice che sia dovuto ad un fuoco acceso durante un picnic, c’è chi dice che sia dovuto all’incendio di foglie secche o altro ma non c’è niente di sicuro. Sono soltanto ipotesi e nessuno sa ancora come siano andate esattamente le cose.

    D. - Che significato ha il Monte Carmelo per noi cattolici, per i cristiani?

    R. - Il Monte Carmelo è un luogo molto importante, che viene menzionato nella Bibbia, in particolar modo nell’Antico Testamento, perché è il monte dove Elia – il profeta – ha combattuto per la fede di Javeh, per la fede vera. Per i cristiani qui c’è una folta presenza, almeno nella città di Haifa, sul Monte Carmelo. C’è poi anche un villaggio, dove abitano in maggioranza dei cristiani.

    D. - State vivendo con apprensione questo momento o siete in sicurezza?

    R. - Siamo in sicurezza, perché al momento questo incendio è circoscritto in una zona non abitata. C’è soltanto un carcere, che è stato evacuato, e un kibutz, anche questo evacuato. Il villaggio vicino all’incendio è stato messo in sicurezza dalla Protezione Civile: stanno cercando ora di non far avanzare l’incendio verso la zona abitata. Nel villaggio sono comunque senza luce, senza acqua e stanno vivendo un momento di forte emergenza.

    D. - Con quali mezzi si sta provando a spegnere l’incendio? Si parlava di aerei che dovevano arrivare anche dall’estero...

    R. - Sì, dalla Grecia, dalla Francia… Per il momento stanno continuando a versare acqua, almeno in base a quello che abbiamo sentito. Non sappiamo niente di preciso …. Dicono anche che arriveranno dei materiali che aiuteranno nelle procedure di spegnimento. (mg)

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    Drammatico appello dei profughi eritrei prigionieri nel deserto del Sinai: salvateci!

    ◊   “Siamo in una situazione terribile e stiamo rischiando la vita. Venite a salvarci”. E' l'appello lanciato in diretta, ieri, dalla nostra emittente da uno dei profughi - in totale oltre 200 - che da più di un mese si trova prigioniero dei trafficanti di uomini nel deserto del Sinai, al confine tra Egitto e Israele. A farsi interprete delle sue parole è don Mussie Zerai, sacerdote eritreo della diocesi di Asmara. Il flusso dei profughi attraverso l'Egitto verso Israele è aumentato di recente dopo gli accordi tra Italia e Libia, che impediscono alle imbarcazioni con immigrati di arrivare direttamente in Europa attraverso il Mediterraneo. Don Zerai ha inoltre riferito di aver avuto già due incontri alla Commissione Esteri della Camera, in cui ha sollecitato un intervento del Ministero dell'Interno italiano presso le autorità egiziane, le uniche che possono agire direttamente nel territorio interessato. Ma sentiamo la registrazione dell’intervista realizzata da Fabio Colagrande e don Mussie Zerai:

    D. - Com’è la vostra situazione?

    R. - (Parole eritree)
    “Siamo in una situazione terribile! Stiamo rischiando la vita… Ci sono nove persone che sono state picchiate selvaggiamente e che sono gravemente ferite; ma ci sono anche delle persone che si sono sentite male a causa della precaria situazione in cui viviamo: per la fame e per l’acqua che beviamo che, essendo un’acqua salata, sta creando problemi di salute”.

    D. - Don Mussie, vuole chiedergli se vogliono fare un appello alla comunità internazionale e al mondo, affinché ci sia una risposta umanitaria? (traduzione domanda in eritreo)

    R. - (Parole eritree)
    “Siamo incatenati. Siamo in una situazione veramente gravissima: sono tre giorni che non mangiamo. In questa situazione quello che noi chiediamo è che venga qualcuno a salvarci, prima che sia troppo tardi, prima che aumentino ancor di più i rischi per la nostra vita. Questo è l’appello che mi sento di fare”.

    D. - Don Mussie, la persona con la quale stiamo parlando è uno dei profughi eritrei che provengono dalla Libia?

    R. - (Parole eritree)
    Il ragazzo riferisce che, sì, provengono dalla Libia, ma in questo momento non riesce a parlare, non può parlare, perché c’è uno dei carcerieri che gli sta accanto e quindi non può raccontare tutto…

    D. - La sua speranza è quella di arrivare in Europa e chiedere il diritto d’asilo: questo può chiederglielo?

    R. - (Parole eritree)
    “Sì. Quello che noi vogliamo è chiedere asilo all’Europa, dove possono essere garantiti i nostri diritti”. (mg)

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    Il cardinale Bagnasco al Forum della Cei: il bene comune richiede uomini retti

    ◊   E’ nel terreno fertile dello stare insieme che si impianta anche un federalismo veramente solidale. Ieri, in apertura del decimo Forum del Progetto Culturale della Conferenza episcopale italiana, a Roma, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha ribadito la necessità di promuovere il bene comune. Sentiamo Alessandro Guarasci:

    Lo stare assieme non nasce dal trovarsi accanto in modo interessato, ma servono stima, attenzione operosa e solidale, soprattutto verso chi è più debole. Dal palco del decimo Forum del Progetto Culturale, il cardinale Angelo Bagnasco chiede un federalismo solidale. L’identità italiana passa anche attraverso la religione, e il cardinale sottolinea che “le comunità cristiane, in particolare, sono state e sono fermento”. Per il cardinale Bagnasco, è necessaria una nuova generazione di cattolici impegnati in politica.

    “Il bene comune richiede uomini retti: questa è una qualificazione di tipo morale, senza la quale non si può costruire un vivere all’insegna del bene di tutti. Un bene che non è soltanto generale ma, come nella Dottrina sociale della Chiesa è un bene comune dove ognuno può realizzare al meglio se stesso sia come singolo sia come corpo intermedio”.

    Sulla crisi politica il cardinale ha quindi detto di aver fiducia negli sviluppi istituzionali, e in merito al tema dell’eutanasia, sollevato dopo la morte del regista Monicelli, ha chiesto di mettere fine alle vecchie contrapposizioni:

    “I temi etici di fondo non sono una questione di tipo confessionale: è questo il pregiudizio che continua a persistere. Ma sono una questione di ragione. Quindi, bisogna riconoscere questa connotazione tipica di queste tematiche fondamentali di tipo etico”.

    Le radici dell’Italia sono cristiane: secondo il presidente dell’Unione Giuristi Cattolici, Francesco D’Agostino, va ribadita questa consapevolezza:

    “Consapevolezza dell’identità cristiana dell’Italia, che va riconfermata. Un’identità che, essendo cattolica, non è nemica di nessun’altra identità; significa che la capacità di accoglienza e di comprensione del cristianesimo verso tutte le culture è assoluta”.

    Valori, quelli cattolici, che bisogna ricordare anche in occasione dei 150 anni d’Italia. Un evento che va celebrato in pieno, secondo lo storico Andrea Riccardi:

    “Perché l’Italia ha una storia, l’Italia è un’esigenza nel mondo, l’Italia è un nome nel mondo. Credo che noi, come cattolici, abbiamo un grande patrimonio per ri-dire che cos’è l’Italia, solo che occorre la volontà culturale di farlo”.

    Dunque, l’obiettivo principe rimane il “bene comune” che i cattolici hanno contribuito in modo sostanziale a realizzare. (gf)

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    Convegno alla Lateranense sulla sfida della cura etica degli anziani

    ◊   Il declino demografico e i molti risvolti di una popolazione sempre più anziana sono stati presi in esame dalla conferenza “La sfida imminente della cura etica degli anziani”, organizzata dall’Istituto Acton in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Famiglia e l’Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia. A confrontarsi ieri presso la Pontificia Università Lateranense, accademici, medici, politici, economisti e religiosi di provenienza internazionale. Fra i relatori mons. Jean Lafitte, segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Ascoltiamolo al microfono di Cristopher Altieri:

    R. - Oggi abbiamo una proporzione di persone anziane nettamente superiore a quella che si aveva negli anni Sessanta. Nei decenni che verranno è prevedibile che la percentuale di persone anziane - di persone che hanno più di 60-65 anni - salirà in alcuni Paesi al 30 per cento. Si è voluto esaminare dai diversi punti di vista - economico, sociale ed anche antropologico - come affrontare questi problemi, tra i quali la cura degli anziani: infatti non basta solo la ripartizione delle ricchezze, ma si tratta anche di organizzare la vita sui principi fondamentali e naturali della solidarietà. Le persone anziane rappresentano una ricchezza per la società, anche se sono nella necessità di essere aiutate. Di questo dovrebbero prenderne coscienza non solo i giovani e le famiglie, che stanno avendo in casa la presenza di un nonno o di una nonna di quanto siano importanti i sentimenti di affetto nella loro cura, ma anche le autorità civili ed i centri decisionali economici e politici. La questione demografica è stata sollevata dalla Chiesa già 20 anni fa ed alcune delle soluzioni passano proprio attraverso una nuova comprensione della famiglia, in quanto centro di solidarietà naturale, di amore e di servizio alla vita umana. (mg)

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    Rapporto Censis: le famiglie pilastro strategico di una società in crisi che stenta a ripartire

    ◊   Un’Italia “appiattita, che stenta a ripartire”, bloccata nella morsa della crisi economica, del debito pubblico elevato, di una “politica troppo litigiosa”. E’ l’istantanea a tinte scure del 44.mo rapporto Censis presentato oggi a Roma. Secondo i dati il crack mondiale e la globalizzazione, hanno portato “disinvestimento dal lavoro, despecializzazione produttiva e risparmi stagnanti”. In questo scenario le famiglie italiane si confermano un “pilastro strategico del welfare” che “sopperisce ai vuoti del sistema pubblico”. Massimiliano Menichetti:

    Un Paese che non crolla sotto il peso della crisi economica mondiale, ma che si trova in difficoltà e con pochi strumenti per reagire. E’ la fotografia scattata dal Censis nel suo 44.mo Rapporto sulla situazione sociale italiana. Secondo il Censis, gli italiani sono delusi dei propri politici che giudicano troppo litigiosi e inconcludenti e la nazione vive una sorta di depressione per mancanza di valori e stimoli. Nonostante la crisi, però, l'Italia tiene, grazie a intrecci virtuosi come i continui aggiustamenti del welfare e l'irrobustimento delle reti tra imprese. Ma è proprio la piccola e media impresa, motore del Belpaese, a soffrire una forte contrazione: in 5 anni sono scomparsi 437 mila imprenditori e lavoratori in proprio; sale anche la disoccupazione tra i giovani: 400 mila posti in meno nei primi due trimestri del 2010. L'Italia è il Paese europeo con il più basso ricorso a orari flessibili e sono oltre 2 milioni e duecento le persone, tra i 15 e i 34 anni, che non studiano, non lavorano e neppure cercano un impiego: per il 55% degli italiani, questo accade perché i giovani non vogliano accettare lavori faticosi o di scarso prestigio. Giuseppe Roma, direttore generale del Censis:

    “Reagiamo alla globalizzazione o rintanandoci nel territorio o con la passività tipica di chi rinuncia al rischio e alla competizione. Viviamo in un contesto difficile in cui la verticalizzazione della politica ha tolto ai cittadini molto spazio e loro si sentono deresponsabilizzati. Poi, i valori della tradizione come il lavoro – che è stato il grande paradigma che ha fatto andare avanti l’Italia – oggi risulta essere un fattore non più trainante: non solo perché i giovani hanno meno opportunità, ma anche perché creiamo meno imprenditori, meno lavoro autonomo e persino nel lavoro dipendente molto spesso gli occupati si chiamano fuori e non condividono una strategia di sviluppo. In altri termini, siamo un Paese che si sta appiattendo, che è demotivato e a cui bisogna ridare slancio; è un Paese in cui le reti familiari devono essere adeguatamente supportate”.

    Le famiglie, nonostante spese sempre più alte (tariffe, multe, parcheggi e gabelle varie) e budget sempre più bassi si confermano un "pilastro strategico del welfare" caricandosi di compiti assistenziali particolarmente gravosi per le situazioni più problematiche di non autosufficienza e disabilità, di fatto "sopperendo ai vuoti del sistema pubblico". “Buchi” che riguardano anche il sistema dell'istruzione: il 56,5% delle scuole italiane, dalla materna alle superiori, ha infatti chiesto un contributo volontario alle famiglie, aggiuntivo alle tasse scolastiche e al costo della mensa; ancora Giuseppe Roma:

    “Sappiamo che in Italia, ancora più che altrove, l’Italia del welfare trova una forte supplenza della famiglia che si impegna molto nella sanità (pensiamo al 23% della spesa, che è dei privati), nell’assistenza (abbiamo quattro milioni di disabili, in gran parte sulle spalle dei coniugi, dei figli o delle madri) e abbiamo un volontariato che continua ad essere una struttura importante, non solo di umanizzazione del servizio sanitario e assistenziale, ma talvolta anche di supplenza. Quindi una famiglia che si occupa a tutto campo del sociale ma rispetto alla quale la tassazione è molto elevata. Ci sono tasse occulte: le abbiamo valutate in 2.300 euro l’anno. E’ il costo che le famiglie devono sostenere per cose che in altri Paesi non esistono: dalla dichiarazione dei redditi, da multe ricevute perché non funzionano i servizi pubblici … Insomma, la famiglia è gravata da troppi pesi e nessuno l’aiuta! L’auspicio è che proprio questi intrecci virtuosi, che stanno poi scacciando quelli viziosi come la criminalità organizzata o l’evasione, possano tornare ad avere lo slancio, e la motivazione per un futuro che sia adeguato ad un Paese civile ed avanzato come l’Italia”.

    Quasi il 40% degli italiani dice di non avere risparmi da utilizzare: liquidità, polizze e mercato immobiliare le scelte delle famiglie per resistere alla crisi. Eppure, secondo il rapporto gli italiani continuano, a comprare oggetti spesso superflui:

    “Certo, sono un po’ succubi delle offerte dei centri commerciali: si comprano cose che poco servono. E quindi, alla fine, con il credito al consumo, con la carta di credito rischiamo di riempirci la casa di cose che poco ci servono”.

    Tra i mali che affliggono l’Italia, anche un elevato debito pubblico e un’evasione fiscale stimata in 100 miliardi di euro all’anno, che drena risorse pari al 4,7% del Pil. Ultimo capitolo, la criminalità organizzata, fenomeno transnazionale in crescita, che vede ancora presidi per 54% del territorio in Sicilia, Campania, Calabria e Puglia. (gf)

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    Chiesa e Società



    Iraq: il 9 dicembre giornata di digiuno per le vittime di Baghdad

    ◊   Una giornata di digiuno per le vittime del tremendo attentato alla cattedrale siro-cattolica di Baghdad del 31 ottobre scorso: l’hanno istituita, per il prossimo 9 dicembre, i capi religiosi cristiani dell’Iraq, riuniti a Erbil in Consiglio. Oltre alla commemorazione dei martiri cristiani, che tutti i fedeli sono invitati a ricordare, i religiosi, riferisce AsiaNews, hanno deciso di organizzare un incontro con i capi dei partiti politici che hanno deputati cristiani, per discutere con loro le ragioni dietro gli attacchi e cercare insieme una soluzione. Secondo i capi religiosi, infatti, il governo non garantisce sufficiente sicurezza ai cristiani del Paese e per esprimere quest’idea con forza, hanno rifiutato di partecipare, mercoledì scorso, all’iniziativa del ministro iracheno dei Diritti umani su “Coesistenza e tolleranza sociale”. Tra gli argomenti in discussione, probabilmente anche l’esigenza di garantire istruzione e lavoro alle circa 520 famiglie cristiane che hanno trovato rifugio nel Kurdistan iracheno. (R.B.)

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    Sventato attacco contro santuario cattolico in Indonesia

    ◊   Quattro bombe artigianali costituite da bottiglie piene di benzina, cavi e detonatori, sono state ritrovate mercoledì scorso nel santuario della Vergine Maria di Sendand Srininsih nel distetto di Prambanana, Yogyakarta, in Indonesia. L’agenzia Asianews riferisce che a ritrovare gli ordigni, accanto ai quali c’erano anche polvere da sparo e fiammiferi, sarebbe stato un bambino disabile, il cui padre è intervenuto, un po’ avventatamente, disinnescandoli. Il generale di brigata Ondang Sutarsa, capo della polizia locale, ha specificato che si trattava di bombe a esplosione ridotta, ma altamente infiammabili. Secondo la comunità cattolica locale, la bomba aveva come obiettivo le centinaia di pellegrini che ieri erano attesi nel santuario, ma le indagini sono ancora in corso. “Questa è una sfida seria – ha dichiarato l’arcivescovo di Semarang, mons. Johannes Pujasumarta – bisogna combattere ogni comportamento che può distruggere l’armonia interreligiosa”. Il santuario, fondato nel 1936, è un importante luogo di preghiera per i cattolici del Prambanan. (R.B.)

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    Polonia: a Czestochowa si concludono gli esercizi spirituali delle Caritas europee

    ◊   “Eccomi, Signore!” (Is 6,8) è il tema degli esercizi spirituali per i responsabili delle Caritas diocesane e delle altre agenzie ecclesiali del continente europeo che si concludono oggi in Polonia, presso il Santuario mariano di Jasna Gora a Częstochowa. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, all'incontro spirituale iniziato il 29 novembre hanno partecipato 320 responsabili delle organizzazioni caritative cattoliche europee, cinque cardinali e una cinquantina di vescovi, di 140 diocesi di 26 nazioni. Era presente anche il neo cardinale Robert Sarah, da poco nominato presidente del Pontificio Consiglio “Cor unum”. Le meditazioni sono state proposte dalla Badessa olandese Theresa Brenninkmeijer, dell’Ordine Cistercense. “Noi cristiani abbiamo un patrimonio speciale. Vale a dire, abbiamo la parola di Cristo, ma anche una tradizione del servizio ai poveri. Nella storia della Chiesa abbiamo tanti esempi di santi, come la Beata Madre Teresa di Calcutta, che ci insegnano come mettere in pratica il comandamento dell'amore del prossimo” ha detto il cardinale Paul Josef Cordes, presidente emerito del Pontificio Consiglio “Cor unum” che ha guidato dal 1995 al 2010. “Parlando di Caritas - ha aggiunto il cardinale Cordes - bisogna guardare la formazione del cuore. E in un luogo come Jasna Góra guardiamo al Cuore di Maria, che non comprende solo la formazione secondo una certa sensibilità umana, ma è la formazione di un cuore che attende tutto da Dio”. (R.P.)

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    Cina: seminaristi protestano per la nomina di un politico a vice-rettore del seminario

    ◊   Tutti e cento i seminaristi del seminario cattolico della provincia dell’Hebei hanno manifestato ieri al di fuori dell’ufficio che ospita la Commissione per gli Affari etnici e religiosi della provincia. Si tratta - riferisce l'agenzia AsiaNews - del diciottesimo giorno di sciopero da parte degli studenti, che criticano la nomina di un rappresentante del governo a vice-rettore di un seminario. I seminaristi temono che in questo modo i valori spirituali vengano sottomessi alla politica. La maggior parte dei seminaristi, vestiti con la tonaca liturgica di colore bianco, aveva in mano un cartello o una scritta: per la maggior parte, su questi si chiedeva “un documento scritto che confermi la revoca della nomina del vice direttore della Commissione, Tang Zhaojun, a vice-rettore del seminario”. Durante la “dimostrazione silenziosa” di ieri, i dirigenti della Commissione hanno discusso in due diverse occasioni con i rappresentanti dei seminaristi; ma non sono riusciti a trovare un accordo sull’unica richiesta degli studenti, un documento scritto che revochi l’incarico. La nomina di Tang Zhaojun a vice rettore del seminario dell’Hebei è stata annunciata dal governo lo scorso 11 novembre ed ha incontrato l’immediata opposizione di seminaristi e insegnanti. Dato che il governo non ha revocato la nomina, studenti e insegnanti hanno indetto uno sciopero. Il 17 novembre scorso, Kang si è recato presso il seminario e si è detto d’accordo – a voce – a un’eventuale revoca della sua nomina; una commissione di dirigenti cattolici avrebbe dovuto incontrarsi per risolvere la questione. Tuttavia, diversi presuli della provincia sono stati sequestrati per assistere all’ordinazione episcopale di Chengde, lo scorso 20 novembre, e non è stato possibile trovarli; quindi, il consiglio di commissione del seminario non si è potuto riunire per affrontare il problema. Dopo l’ordinazione, i vescovi non si sono ancora incontrati per risolvere la questione. Secondo un seminarista, “fino a oggi non abbiamo ancora alcuna notizia di una revoca della nomina”. (R.P.)

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    Colombia: la Chiesa chiede solidarietà per un milione e mezzo di persone colpite dalle piogge

    ◊   La Segreteria nazionale della pastorale sociale (Snps/Caritas Colombia) si appella alla solidarietà per le migliaia di famiglie colpite dalle forti piogge che hanno colpito la Colombia, ormai si calcola più di un milione di persone. L'arcivescovo di Bogotà, mons. Rubén Salazar Gómez Jesús, ha ricordato che Snps/Caritas Colombia ha risposto alle richieste di assistenza di emergenza, riuscendo a raggiungere circa 2.250 famiglie, per un totale di 11.300 persone. Queste sono state assistite con viveri, mense da campagna, assistenza sanitaria, indumenti, il necessario per la pulizia personale, tra le altre cose. Secondo gli specialisti - riferisce l'agenzia Fides - le forti piogge sono il risultato del fenomeno de La Nina, che colpisce l'80% del territorio colombiano, facendo sentire maggiormente i propri effetti sulle famiglie che vivono in povertà. Fonti ufficiali indicano che dei 1.120 comuni del Paese, 553 sono stati colpiti e più di 1.600 case sono state distrutte direttamente dalle piogge o dalle frane che si producono. Un rapporto della Direzione di gestione dei rischi del Ministero degli Interni e della Giustizia ha dichiarato che le persone colpite dalle conseguenze delle piogge torrenziali sono 1 milione 503.730, i morti sono 167, i feriti 225 e 19 i dispersi. Nei giorni scorsi il presidente della Federazione nazionale di allevatori, José Félix Lafaurie, aveva comunicato che 40.000 capi di bestiame sono annegati per le inondazioni. Le piogge che affliggono il territorio colombiano dallo scorso gennaio, hanno allagato oltre 160.000 ettari di terreno adibito a coltivazioni. (R.P.)

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    I vescovi latinoamericani uniti nell’impegno per uno sviluppo umano integrale

    ◊   Dopo gli incontri di Bogotà e Quito, il primo e il 2 dicembre scorsi, i presidenti degli episcopati del Venezuela, Ecuador, Colombia, e del Perù, si sono riuniti a Caracas per un approfondito scambio di opinioni, idee ed esperienze: “I popoli delle nostre nazioni formano una sola famiglia di fratelli, caratterizzata dalla singolare esperienza della vicinanza fraterna e della solidarietà, nella cornice della tradizione cristiana”, scrivono i vescovi nel documento a conclusione dell’incontro. Insieme con i popoli delle altre nazioni della regione, “ci sentiamo chiamati a costruire una patria comune, unita non solo dalla geografia, dalla storia e dalla lingua, ma soprattutto dalla medesima fede in Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivo, che c’interpella come suoi discepoli e missionari”. I presidenti degli episcopati hanno analizzato l’andamento della Missione continentale, approfondendo in particolare gli “orientamenti pastorali riguardo i fedeli” che per diversi motivi, politici, economici e sociali “oggi vivono la condizione di rifugiati in alcuni di questi Paesi”. Ricordando il senso ultimo, religioso e culturale, delle celebrazioni del Bicentenario dell’indipendenza, i presuli rinnovano il proprio impegno a favore di “uno sviluppo umano integrale e genuinamente cristiano” e quindi esortano tutti a lavorare “per costruire la giustizia, la libertà, la fratellanza e la pace”. “Esortiamo anche i nostri governanti a continuare progredendo sulla via del dialogo e del rafforzamento delle relazioni diplomatiche e della cooperazione reciproca, nell’ambito del processo d’integrazione regionale e, dunque, superando ogni pragmatismo o controversia ideologica”. Tra le insidie che costituiscono vere e proprie sfide lanciate dalla realtà odierna in cui vive la regione, i presuli elencano l’aumento della violenza e il disprezzo per la vita umana e la gravità di fenomeni come il narcotraffico e la corruzione. Di fronte a ciò è urgente reagire tutti insieme, popoli e governi, ed è urgente farlo anche in modo concertato, poiché il male non ha confini né frontiere. Nel ricordare la vicinanza del Santo Natale, i vescovi sudamericani invitano tutti a “rinnovare la propria fede in Gesù, pienezza della vita, e, insieme a Lui, a condividere l’impegno di rendere ogni comunità un centro di irradiazione della vita in Cristo”, sentiero vero e obbligatorio per raggiungere “la dignità della persona, la liberazione integrale, la riconciliazione e l’inclusione sociale”. La Chiesa, conclude la nota, non farà mai mancare il suo sostegno a ogni sforzo favorevole alla costruzione di un “ordine sociale, economico e politico dove ciascuno abbia le propria possibilità” di crescita integrale e autentica. (A cura di Luis Badilla)

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    Congo-Brazzaville: aumentano le vittime della polio

    ◊   Si aggrava il bilancio dell’epidemia di poliomielite che sta colpendo il Congo-Brazzaville, in particolare Pointe Noire, seconda città del Paese e cuore pulsante dell’economia. Finora si sono registrati 200 morti e 450 casi di contagio, specialmente tra la popolazione maschile di età compresa fra i 15 e i 72 anni. In proposito la risposta del governo locale è stata “importante e corretta”, queste le parole del direttore regionale dell’Unicef, Gianfranco Rotigliano, riportate dall'agenzia Misna, tanto che ha avviato una massiccia campagna di vaccinazione in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Una prima fase prende il via oggi; una seconda alla fine del mese, per contrastare un’epidemia caratterizzata da un elevato tasso di mortalità, che si attesta al 45%. (R.B.)

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    Africa: l'agricoltura al centro di tutte le politiche di sviluppo per sconfiggere la fame

    ◊   L’agricoltura dovrà essere al centro di tutte le politiche di sviluppo dei governi africani; solo così il continente potrà raggiungere l’autosufficienza alimentare e fare dell’industria agricola e alimentare il motore trainante del suo sviluppo futuro: lo sostiene lo studio realizzato da una serie di esperti internazionali, coordinati dal keniano Calestous Juma, professore di Sviluppo Internazionale all’università di Harvard, presentato ai presidenti della Comunità dell’Africa orientale (Eac) riuniti ieri e oggi, in Tanzania, per un vertice speciale dedicato proprio al tema della sicurezza alimentare e dei cambiamenti climatici. Intitolato“Il nuovo raccolto, l’innovazione agricola in Africa” in realtà è un vero e proprio manuale, con prescrizioni e indicazioni chiare e semplici, per guidare il continente verso una transizione che lo vedrà da importatore di cibo a esportatore. L'agenzia Misna rende noto che secondo gli studi coordinati dal professor Juma , per ottenere questo rapido sviluppo sarà necessario porre l’agricoltura come perno centrale delle politiche di sviluppo dei paesi africani: il documento chiede infatti ai governi di pensare a tutti i piani di sviluppo e di innovazione anche di altri settori (da quello delle infrastrutture, a quello delle comunicazioni, passando per quello dell’educazione) come funzionali alla crescita agricola. I risultati preliminari dello studio erano già stati adottati all’inizio dell’anno dai 19 membri del Mercato comune dell’Africa australe ed orientale (Comesa), il più vasto blocco commerciale africano. Oltre a discutere di sicurezza alimentare e cambiamenti climatici, i presidenti di Burundi, Kenya, Rwanda, Tanzania e Uganda, presenti al vertice dell’Eac che si conclude oggi dovranno anche nominare il nuovo presidente dell’organismo regionale. (C.P.)

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    Il rammarico dei vescovi dell’Illinois per l’approvazione della legge sulle unioni civili

    ◊   I vescovi dell’Illinois hanno espresso vivo rammarico per la legalizzazione delle unioni civili nello Stato. La nuova legge, che riconosce anche alle coppie dello stesso sesso diritti molto simili a quelli garantiti alle persone unite in matrimonio, è passata il 30 novembre alla Camera dei Rappresentanti, con 61 voti a favore contro 52 contrari, e il 1° dicembre al Senato, con 32 sì e 24 no. Secondo la Conferenza cattolica dell’Illinois sotto il nome di “unioni civili” è stato approvato, di fatto, il matrimonio omosessuale. “Il matrimonio – si legge in una nota ripresa dall’agenzia Cns - non è una relazione qualsiasi tra esseri umani. È stato istituito dal Creatore in funzione della natura dell’uomo e della donna e con caratteristiche e finalità ad esso specifiche. Nessuna ideologia – sottolineano con forza i vescovi - può cancellare dall’animo umano la certezza che il matrimonio esiste solo ed esclusivamente tra un uomo e una donna che donandosi reciprocamente e in modo esclusivo si impegnano a cooperare con Dio nella procreazione e nelle crescita di nuove vite umane”. Nella nota i vescovi mettono in rilievo anche le minacce alla libertà religiosa e di coscienza insiti nella nuova legge. Per come è formulata, infatti, essa offre scarsa tutela legale alle organizzazioni religiose in caso di contenziosi che potrebbero sorgere, ad esempio, per le adozioni da parte di coppie omosessuali. Analogamente opere di assistenza religiose si vedrebbero costrette a mettere i propri servizi a disposizione di coppie dello stesso sesso. Se la legge sarà promulgata dal Governatore Pat Quinn, che si è già impegnato a firmarla, l’Illinois si aggiungerà alla lista di quegli Stati americani, che pur non permettendo il matrimonio omosessuale, garantiscono alcuni diritti fondamentali alle coppie dello stesso sesso. (L.Z.)

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    Convegno di Caritas Internationalis: “Tutelare le donne migranti”

    ◊   Il monitoraggio della situazione alle frontiere, l’azione di lobby sui governi affinché adottino leggi internazionali in materia di migrazione e ratifichino le convenzioni esistenti, la promozione della tutela dei lavoratori domestici e di politiche della famiglia nei Paesi d’immigrazione, l’incoraggiamento alla Chiesa ad affrontare il tema delle migrazioni femminili e delle difficoltà connesse: sono queste alcune delle richieste contenute nell’appello diffuso ieri al termine della conferenza “Il volto femminile nelle migrazioni”, organizzata da Caritas Internationalis a Saly, in Senegal, dal 30 novembre al 2 dicembre. Vi hanno preso parte, riferisce l’agenzia Sir, un centinaio di rappresentanti di 165 Caritas di tutto il mondo, ed esperti di 50 Paesi che hanno centrato le proprie riflessioni sulla considerazione che la metà dei migranti del mondo sono donne. “Le organizzazioni della rete Caritas dovrebbero coinvolgersi a livello locale e nazionale – ha dichiarato il segretario generale di Caritas Internationalis, Lesley-Anne Knight – dietro le difficoltà che affrontano le donne migranti c’è sempre la povertà e la mancanza di un senso di appartenenza alla famiglia”. In questa direzione molte Caritas sono attive in progetti di accoglienza e alloggio, cibo, formazione professionale, microcredito, sanità, cure psicologiche, tutela legale e assistenza al rimpatrio. (R.B.)

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    "Città sicure": la sicurezza delle donne nelle zone urbane più povere e marginalizzate

    ◊   Gli abusi sulle donne vanno avanti da secoli e spesso capita che si aspetti che una donna venga uccisa prima di prendere il problema sul serio. A questo proposito - riferisce l'agenzia Fides - il Fondo delle Nazioni Unite per lo sviluppo delle donne (Unifem), ha recentemente lanciato una iniziativa per migliorare la sicurezza e il benessere delle donne in cinque grandi città: New Delhi, India; il Cairo, Egitto; Quito, Ecuador; Kigali, Ruanda, e Port Moresby in Papua Nuova Guinea. "Città sicure" è il nome di questa iniziativa partita dai Programmi pilota già promossi in varie città dell'America Latina, da Bogotà in Colombia a Rosario in Argentina e Santiago in Cile, e realizzati dopo le proposte di organizzazioni delle società civili per una campagna globale sulla sicurezza nelle città. Le popolazioni delle cinque città scelte sono aumentate esponenzialmente negli ultimi cinquant'anni. Il Cairo e New Delhi, per esempio, sono passate rispettivamente da 2,4 e 1,4 milioni a 17 e 19 milioni di abitanti. Questa crescita senza precedenti ha determinato un intenso proliferare di baraccopoli urbane, rendendo il progetto una necessità. Vi collaborano i comuni e gli enti locali per affrontare i casi più gravi di stupro e abusi sessuali, ma anche quelli considerati comuni e addirittura meno importanti. Ispirati dal successo del programma in Argentina, Guatemala, El Salvador, Perù, Brasile, Cile e Colombia, Unifem e Onu Habitat stanno lavorando a stretto contatto con i governi locali e i comuni per modificare il paesaggio urbano e renderlo più sicuro per le donne e le ragazze, a cominciare con la messa in vigore delle misure più elementari come migliorare l'illuminazione stradale, mettere in sicurezza le fermate degli autobus, controllare le aree più affollate. (R.P.)

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    Denuncia dei Gesuiti d’Africa: calano i fondi internazionali per la lotta all’Aids

    ◊   Una diminuzione dei donatori, il mancato rispetto degli impegni e la scarsa volontà politica: la Rete Gesuita africana contro l’Aids (Ajan) ha denunciato il disinteresse mondiale nei confronti della diffusione del virus dell’Hiv nel continente, in occasione della Giornata per la lotta all’Aids che è stata celebrata mercoledì scorso. L’agenzia Zenit riporta alcuni stralci del messaggio firmato dal presidente dei Superiori Maggiori dell’Africa e del Madagascar, padre Fratern Masawe, in cui esprime preoccupazione per “il calo della partecipazione internazionale nella lotta alla pandemia, che si riflette nella grave scarsità di finanziamento per le cure antiretrovirali per salvare vite umane”. Ciò si concretizza in una consistente diminuzione dei finanziamenti, fatto che “mette in pericolo il considerevole, per quanto insufficiente, progresso realizzato fino a questo momento nell’estensione delle cure ai Paesi in via di sviluppo”. Padre Masawe racconta poi il proprio approccio di lavoro, che integra l’aspetto spirituale, quello psico-sociale e quello materiale alle necessità mediche dei malati. Gesuiti e laici offrono sostegno e assistenza ai sieropositivi in Africa in strutture di vario genere: scuole, parrocchie, università, centri comunitari e ospedali, portando ovunque il proprio messaggio pro-vita e di prevenzione. L’Ajan è stata creata nel 2002 e da allora incoraggia i Gesuiti a “rispondere all’Hiv/Aids in modo efficace, evangelico e coordinato, con la compassione, il ringraziamento e la fiducia in Gesù Cristo”. Oggi è attiva in 150 progetti dislocati in 22 Paesi subsahariani. (R.B.)

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    Austria: la Caritas protesta per il programma del governo sulle espulsioni

    ◊   La Caritas Vienna e la Kardinal-König-Stiftung (Fondazione intitolata al card. König) hanno protestato vivacemente contro il progetto del ministero degli Interni austriaco di trasformare la casa per l’integrazione intitolata al cardinale, in un “centro di detenzione amministrativa di famiglie”. Nella nota dell’agenzia Sir si legge che il “Il provvedimento previsto per la casa utilizzata in precedenza per l'integrazione, corrisponde di fatto alla prigione per le famiglie con bambini piccoli”. Landau,responsabile della Caritas, dal canto suo è preoccupato dal punto di vista dei diritti umani perchè i bambini non devono stare in prigione. Aspre critiche sono giunte anche dal vicepresidente della Fondazione, Heinz Nußbaumer, intervistato dall'agenzia di stampa Kathpress, che ha deplorato “l'evoluzione della politica sull'asilo politico e sull'integrazione degli ultimi anni” in Austria. (C.P)

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    Legge sulla bioetica in Francia. I vescovi: rispetto per la dignità umana

    ◊   “Oggi l’obiettivo terapeutico soccombe a beneficio di un obiettivo di ricerca ‘medica’ che non si sa bene cosa nasconda”: il presidente della Conferenza episcopale francese e arcivescovo di Parigi, cardinale André Vingt-Trois, parla così del tema della ricerca dell’embrione in Francia e del rispetto della dignità umana in un’intervista al settimanale cattolico “La Vie” in occasione dell’inizio dei lavori della Commissione speciale dell’assemblea incaricata di esaminare il progetto di legge sulla bioetica che sarà votato in Parlamento a fine gennaio. L’Osservatore Romano scrive che il governo francese sembra voler predisporre un sistema in cui la distruzione degli embrioni non è più un’eccezione, pur nella consapevolezza che nella ricerca sul medesimo, è in gioco il rispetto della dignità umana. Il porporato, nello specifico, ha fatto riferimento a quella parte del testo che affronta i criteri di deroga al principio generale che vieta la ricerca sull’embrione e sulle cellule staminali embrionali. L’intenzione dei legislatori appare quella di autorizzare le ricerche “suscettibili di consentire progressi medici maggiori e non progressi terapeutici maggiori”. “Se si riconosce nell’embrione fin dal concepimento un essere umano, non si può trattarlo come materiale di laboratorio che si getta via dopo averlo utilizzato come riserva di cellule – ha concluso l’arcivescovo – il modo in cui una società tratta i suoi elementi più deboli e indipendenti rappresenta un indice globale della qualità di una civiltà. Quando si prendono provvedimenti contrari alla dignità umana si entra in un processo regressivo dal punto di vista civile, qualunque siano i progressi scientifici che questi provvedimenti possono consentire”. (R.B.)

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    Turchia: a sei mesi dalla morte di mons. Padovese la Chiesa reclama la verità

    ◊   Un gruppo di professori e avvocati turchi ha decretato che Murat Altun, l’assassino di mons. Luigi Padovese, non è sano di mente. La conferma alla notizia arriva all'agenzia AsiaNews da mons. Ruggero Franceschini, che è succeduto al vescovo ucciso nell’incarico di vicario dell’Anatolia ed è arcivescovo di Smirne. Altun era l’autista di mons. Padovese e il 3 giugno 2010, esattamente sei mesi fa, ha ucciso il presule secondo un rituale islamico. Da subito l’omicida aveva tentato di farsi dichiarare malato di mente e aveva tentato di manipolare l’opinione pubblica confessando una pista sessuale. “Noi vogliamo tutta la verità, ma solo la verità”, aveva già detto mons. Franceschini in una precedente intervista, raccontando il suo incontro con il ministro turco della Giustizia, e ora è tornato a sottolineare amaramente la propria posizione: “Purtroppo non posso intervenire in tribunale – ha detto – possono intervenire il Vaticano, attraverso il nunzio; l’ambasciatore d’Italia perché mons. Padovese era cittadino italiano; i familiari del presule ucciso. I vescovi della Chiesa latina possono intervenire, ma nessuno ha il dovere di ascoltarli: la Chiesa latina, infatti, non è riconosciuta come personalità giuridica”. “Ci aspettiamo un processo giusto, lontano dai clamori mediatici, che sappia stabilire a pieno la verità - gli fa eco padre Domenico Bertogli, parroco di Antiochia, commentando la notizia con all'agenzia Sir – abbiamo bisogno di riannodare i fili spezzati dell’amicizia e del dialogo”. Secondo il cappuccino, che vive in Turchia da 25 anni, “un processo celebrato senza clamori potrebbe evitare episodi di emulazione. I fanatici, si sa, ci sono sempre”. (R.B.)

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    Sri Lanka: i pescatori chiedono al cardinale Ranjith di mediare con il governo

    ◊   I pescatori cristiani della laguna di Negombo chiedono la mediazione del neo-cardinale Malcom Ranjith, arcivescovo di Colombo, nella disputa che li oppone al governo per salvare le loro acque da un progetto turistico che avrebbe effetti devastanti per migliaia di persone. Un incontro speciale si è tenuto mercoledi sera nell’auditorium del Centro sociale e religioso. L’Alleanza per la protezione della laguna di Negombo ha illustrato i più recenti sviluppi del caso, e le conseguenze possibili del progetto “Sea plane”, che prevede la costruzione di un resort turistico i cui collegamenti avverrebbero con idrovolanti. Uno dei partecipanti dell’Alleanza, Herman Kumara, ha chiarito all’agenzia AsiaNews che il progetto porterebbe alla distruzione della laguna. Più di 15mila persone verrebbero colpite in maniera negativa dal progetto Sea plane, anche se il governo sembra determinato a realizzarlo. Sono persone la cui vita dipende dalla pesca; e i loro mezzi di sussistenza messi seriamente in pericolo dalla costruzione del centro turistico. Kumara ha parlato dell’area di Negombo come una zona molto militarizzata e non si sa che cosa accadrà nei prossimi giorni. Anche una donna, attivista del gruppo di pescatori “Sri Vimukthi”, ha ringraziato i sacerdoti che hanno dato il loro notevole contributo ma è necessaria al momento, una vera mediazione da parte del vertice della Chiesa. Ha ringraziato l’arcivescovo, il cardinale Ranjith per aver chiesto al governo di trattare con i pescatori e gli ha chiesto di fare da mediatore in questa situazione complicata, perché il 99% dei pescatori sono cattolici. (C.P.)

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    Thailandia: si è spento mons. Mansap, apostolo della giustizia sociale nel Paese

    ◊   E’ scomparso ieri in un ospedale di Bangkok, in Thailandia, mons. Michael Bunluen Mansap, vescovo emerito di Ubon Ratchathani, che per decenni si è impegnato per lo sviluppo sociale e la giustizia. Aveva 81 anni e aveva fondato il Consiglio cattolico della Thailandia per lo sviluppo (Cctd) e la Commissione Giustizia e Pace della Chiesa thailandese. Rungroj Thangsurakit, ex manager del Cctd, ha affermato che mons. Bunluen Mansap è stato tra i primi sacerdoti cattolici del Paese ad occuparsi di insegnamento sociale cattolico. Il presule aveva radunato thailandesi di tutte le religioni per affrontare le ingiustizie sociali. “Durante il colpo di Stato, nel 1992, mons. Bunluen Mansap, ha spinto la Chiesa thailandese a dichiarare la sua posizione sulla soluzione dei problemi politici con mezzi pacifici e nel rispetto dei diritti umani delle persone. Prima di ciò, la Chiesa thailandese era sempre stata silenziosa su tali questioni”, ha ricordato Rakawin Leechanavanichpan, ex coordinatore della Commissione Giustizia e Pace. Mons. Bunluen Mansap aveva anche, all'inizio di quest’anno, invitato il governo e le cosiddette “camicie rosse” ("red-shirt") a riprendere i colloqui, dopo gli scontri violenti di sinistra che hanno causato diversi morti e centinaia di feriti. “Quello che mette in pericolo il Paese non è la guerra civile, è la rabbia e l’odio, e sembra che ci siano molte persone che oggi hanno tanto odio” aveva dichiarato il presule, esortando tutti i thailandesi ad accettare opinioni e convinzioni diverse. "Tutti gli esseri umani hanno la capacità di amarsi, ma sono divisi dalla politica e dalla ideologia", aveva sottolineato. Le cosiddette “camicie rosse”, una coalizione di attivisti politici e sostenitori del deposto premier Thaksin Shinawatra, si erano accampate nella capitale della Thailandia per quasi un mese. Sostenevano che il governo di Abhisit Vejjajiva fosse illegittimo e chiedevano l’immediato scioglimento del Parlamento ed elezioni anticipate. Mons. Bunluen Mansap era anche responsabile della Commissione per lo Sviluppo umano, della Commissione per i Gruppi etnici (dei vescovi Thai) e delle Commissioni episcopali per le Opere sociali. Nato nel 1929, era stato ordinato sacerdote nel 1951 per la diocesi di Ratchaburi, nella parte occidentale della Thailandia. Già da giovane sacerdote si era interessato del ministero dello sviluppo sociale e si è impegnato attivamente solo dal 1965. Ha svolto l’incarico di segretario dell’Ufficio per lo Sviluppo Umano della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche dal 1974 al 1976, anno in cui è stato ordinato vescovo. Dal 1978 al 1984 è stato presidente dello stesso ufficio. (R.P.)

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    Usa: libro e sito dei vescovi sui primi cinque anni di pontificato di Benedetto XVI

    ◊   Un‘analisi dei primi cinque anni di pontificato di Benedetto XVI visti da diverse personalità della Chiesa americana e non solo. È quanto propone il sito www.popobenedictbook.com lanciato il 1° dicembre dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb). Corredato da una ricca galleria fotografica, il sito offre ampi stralci dal libro “Benedict XVI: Essays and Reflections on His Papacy”, pubblicato in queste settimane dalla stessa Usccb in collaborazione con l’editrice cattolica Sheed & Ward, del gruppo Rowman & Littlefield Publishers. Come spiega la curatrice suor Mary Ann Walsh, “con i suoi brevi saggi sulle varie tematiche che hanno dominato questo pontificato, il libro vuole offrire delle chiavi di lettura per capire meglio Papa Benedetto XVI”. Tra le personalità che hanno dato il loro contributo: il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, che ha collaborato all’introduzione, il giornalista John Thavis, corrispondente da Roma per l’agenzia dei vescovi americani Cns , il cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, l’arcivescovo di New York Timothy Dolan, neo presidente della Usccb e il suo predecessore il cardinale Francis George, arcivescovo di Chicago. Il sito ripropone, tra l’altro, questi ultimi tre contributi in video-clip. Da segnalare poi le prefazioni di due ospiti di eccezione: Re Abdullah II di Giordania e il Presidente israeliano Simon Perez. “Benedict XVI: Essays and Reflections on His Papacy” ha avuto ottime recensioni negli Stati Uniti. Tra queste, quella di Michael Sean Winters dell’autorevole National Catholic Reporter Online, che parla di un libro “splendido che porta il volto umano della nostra fede impersonata dal Papa più vicino a noi”. Per la rivista di recensioni librarie “Library Journal” si tratta di un’opera “”scritta con intelligenza e con bellissime illustrazioni”. Più di 100 le foto pubblicate dove il Santo Padre è ritratto in diverse occasioni pubbliche, ma anche in momenti più intimi. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Guinea Bissau: pellegrinaggio al santuario di Cacheu per la pace e la riconciliazione

    ◊   La diocesi di Bissau si recherà domani in pellegrinaggio al santuario di “Nossa Senhora da Natividade” di Cacheu. L’evento è considerato la maggiore manifestazione di religiosità popolare della Guinea Bissau e coinvolge tutte le comunità cattoliche. Secondo le informazioni inviate all’agenzia Fides dalla curia di Bissau, il programma del pellegrinaggio inizia dal primo pomeriggio di oggi, quando i fedeli si raduneranno a Capó e inizieranno il pellegrinaggio di 7 chilometri alla volta della città di Cacheu, nel nord ovest della Guinea Bissau. Intorno alle ore 19 si terrà nel santuario l’adorazione del Santissimo Sacramento e una grande preghiera per la pace. Domani, alle ore 7,30 del mattino, sempre da Capó inizierà un secondo pellegrinaggio di fedeli che percorreranno i 7 km per giungere al santuario, dove alle ore 10 avrà luogo la celebrazione della Santa Messa. Alle ore 15, a conclusione del pellegrinaggio, verrà impartita una solenne benedizione a tutti i pellegrini ed agli oggetti religiosi che avranno con sé. Il pellegrinaggio costituisce un atto di ringraziamento e l’occasione di rinnovare l'impegno di testimonianza cristiana di fronte alle sfide della pace e della riconciliazione. Il santuario dedicato a “Nossa Senhora da Natividade”, patrona di Cacheu, è la prima chiesa portoghese dell’Africa occidentale, e ricorda l’arrivo dei primi missionari in Guinea-Bissau: i primi missionari francescani portoghesi si stabilirono a Cacheu nel 1660. (R.P.)

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    Incontro a Bruxelles tra rappresentanze di ebrei e musulmani d’Europa

    ◊   Migliorare le relazioni tra ebrei e musulmani mettendo insieme leader locali, laici e religiosi, già coinvolti nel dialogo interreligioso: è quello che si farà lunedì 6 dicembre a Bruxelles, dove, su iniziativa congiunta della “Foundation for ethnic under standing” e della “World Jewish Congress”, si riuniranno 50 leader delle comunità islamiche ed ebraiche d’Europa. L’agenzia Sir riferisce che ci sarà anche un momento d’incontro con il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, al quale i partecipanti consegneranno una dichiarazione congiunta. All’incontro parteciperanno alti rappresentanti di entrambe le fedi che provengono da Austria, Belgio, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Svizzera e Stati Uniti. “Accompagnare le buone relazioni tra musulmani ed ebrei in Europa è fondamentale se vogliamo offrire alla prossima generazione un futuro migliore”, ha commentato il rabbino Marc Schneier. (R.B.)

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    Cinema: al via il Tertio millennio Film Fest

    ◊   Dedicato al tema delle "Frontiere generazionali", prende il via la XIV edizione del Tertio Millennio Film Fest organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, presieduta da monsignor Dario E. Viganò, in collaborazione con il Progetto Culturale della Conferenza Episcopale Italiana. La rassegna propone, tra proiezioni e convegni, una riflessione sul difficile dialogo tra le diverse generazioni analizzando, grazie al cinema, le profonde trasformazioni che la società contemporanea è costretta ad affrontare e che, spesso, lasciano impreparati proprio i più giovani. Il festival, in programma al Cinema Trevi di Roma dal 7 al 12 dicembre prossimi, è stato introdotto, in questi giorni, da una tavola rotonda divisa in due sessioni. Ad intervenire, nel corso della prima parte ("Lavoro: epoca di padri ed epoca di figli"), anche il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Ricordando Mario Monicelli e il suo film del 1957 "Padri e figli" così come "Padre padrone" di Gavino Ledda, Ravasi ha sottolineato la “rappresentazione estrema della dialettica sia come dissidio generazionale per un contrasto su un amore, sia nella dimensione tirannica della paternità contrapposta alla celebrazione della libertà del figlio”. Ad introdurre la seconda sessione ("La guerra: lo sguardo dei padri e dei figli") dell’incontro, mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali il quale ha affermato che “il cinema riproduce la mutevole realtà con molteplici elementi ed ogni film è il testamento di una cultura e di un’epoca”. Ad inaugurare, il 7 dicembre, la kermesse cinematografica vera e propria, la proiezione in anteprima di "Intonazija", un ciclo di 6 conversazioni inedite con esponenti dell'elite intellettuale e politica russa, filmate dal regista Aleksandr Sokurov. Tra le anteprime, anche "A Letter to Elia", di Kent Jones e Martin Scorsese, omaggio al cineasta Elia Kazan, autore di capolavori come "Fronte del porto" e "La Valle dell’Eden". Serata di gala venerdì 10 dicembre con l’assegnazione degli RdC Awards, i premi della “Rivista del Cinematografo”. Da segnalare, nello specifico, il Premio Navicella per il Cinema Italiano che va al regista Mario Martone per "Noi credevamo" e il Premio Colonna Sonora che andrà al compositore Alexandre Desplat autore delle musiche di "Harry Potter". Il Premio Rivelazione dell’anno è stato invece consegnato il 24 novembre, nel corso della conferenza di presentazione del festival alla stampa, dal cardinale Gianfranco Ravasi all’attore Luca Marinelli, protagonista del film "La solitudine dei numeri primi" di Saverio Costanzo. E sul compito che spetta forse proprio ai più giovani, secondo gli organizzatori della rassegna, cioè quello di tentare, magari con linguaggi più nuovi e con differenti cifre e grammatiche stilistiche, una nuova espressione della spiritualità e della fede. (C.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    La Bce aumenta l’acquisto di titoli di Stato di Irlanda e Portogallo

    ◊   La Banca centrale europea (Bce) ha incrementato in modo consistente gli acquisti di titoli di Stato di Irlanda e Portogallo, con tranche da 100 milioni di euro. Lo scrive il Financial Times, citando indiscrezioni degli operatori secondo i quali ieri gli acquisti da parte della Bce sarebbero stati superiori di quattro volte rispetto alle operazioni effettuate in passato. Ieri, il presidente dell'Istituto di Francoforte, Jean-Claude Trichet, aveva annunciato che il piano di acquisto di titoli di Stato sarebbe proseguito. Oggi, lo stesso Trichet afferma che l'euro è una moneta "credibile" e che non è in crisi. "Ci sono problemi di instabilità finanziaria che sono dovuti ad una crisi di bilancio in alcuni Paesi europei", spiega, chiedendo ai governi dell'Eurozona di creare una semi-alleanza fiscale e rafforzare la disciplina di bilancio. Trichet chiede anche di rinforzare il Patto di stabilità. Più in generale, chiede di "trarre gli insegnamenti necessari da questa situazione" e "rafforzare la governance, a 27 e a 16, della politica economica", e in particolare chiede "serietà della vigilanza e della sorveglianza reciproca, e l'applicazione del patto di stabilita e crescita". "Tutti i Paesi avanzati - ha aggiunto - sono in una situazione che li porta a rivedere a fondo il loro modello e la strategia interna, e non è stupefacente, perchè abbiamo vissuto la crisi più forte del secondo dopoguerra".

    Probabile recessione nel 2011 per il Portogallo
    Il Portogallo probabilmente finirà in recessione nel 2011 per via degli effetti del piano di austerità varato dal governo di Lisbona. E' la previsione dell'agenzia di rating "Standard & Poor's", riporta Bloomberg, che ha anche messo sotto osservazione con "implicazioni negative" le tre maggiori banche del Paese: Banco Espirito Santo, Banco Bpi e Banco Commercial Portugues. Lo scorso 30 novembre, "Standard & Poor's" aveva già messo sotto osservazione il rating del Portogallo a lungo e breve termine con "implicazioni negative".

    Ancora scontri e morti a Mogadiscio
    Almeno 20 morti in nuovi scontri ieri a Mogadiscio, secondo quanto riportano oggi le emittenti locali che citano fonti mediche e testimoni. Michael Ondoga, comandante del contingente dei peacekeeper ugandesi in Somalia, afferma che "non sono vere le notizie riferite dai ribelli che hanno affermato di avere conquistato nuovi quartieri". Dall'inizio della settimana, nella sola capitale somala sono morte 60 persone.

    Dodici persone uccise in Sudan: cresce la tensione per il referendum nel sud
    "Un gruppo di soldati dell'Esercito di liberazione del popolo sudanese (Spla) è caduto ieri in un’imboscata organizzata da parte di uomini sconosciuti. Dodici persone sono rimaste uccise: dieci soldati e due civili". Lo ha comunicato all'Ansa il portavoce della missione delle Nazioni Unite in Sudan (Unmis), Kouider Zerrouk. La tensione fra il nord e il sud continua ad aumentare in vista del referendum previsto per il 9 gennaio del 2011, dove i cittadini del sud dovranno decidere se diventare uno Stato autonomo o rimanere uniti a Khartoum.

    Morto un poliziotto nell’esplosione a Nairobi in una zona abitata da somali
    Una granata è esplosa questa mattina a Nairobi, in Kenya, al passaggio di una vettura della polizia. L'esplosione si è verificata nel quartiere di Eastleigh, una zona abitata prevalentemente da somali.

    Il leader storico dell’opposizione vince le presidenziali in Guinea Conakry
    La Corte suprema della Guinea ha confermato nella notte la vittoria del leader storico dell'opposizione, il 72.enne Alpha Condè, nelle elezioni presidenziali del 7 novembre con il 52,52% dei voti contro il 47,48% di Cellou Dalein Diallo, 58 anni, premier uscente. L'affluenza alle urne è stata del 67,81%. "Il candidato dell'RPG (Unione del popolo di Guinea) Rassemblement du peuple de Guiné), il professor Alpha Condè, è eletto presidente della Repubblica" ha annunciato il magistrato Mamadou Sylla, presidente della camera presidenziale della Corte suprema. I risultati elettorali sono gli stessi di quelli provvisori proclamati il 15 novembre dalla Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni).

    Un altro soldato Isaf ucciso in Afghanistan
    Un soldato della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) è morto oggi nell'Afghanistan meridionale, quarta vittima militare straniera nei primi tre giorni di dicembre. In un comunicato diffuso a Kabul, l'Isaf ha precisato che il decesso è avvenuto nel corso di un attacco armato degli insorti. I militari stranieri morti in Afghanistan sono 2.244 dall'inizio dell'Operazione Enduring Freedom nel 2001 e 674 dal 1 gennaio 2010. In un altro comunicato, l'Isaf ha reso noto che una inchiesta congiunta afghano-internazionale ha permesso di determinare che il responsabile dell'uccisione di sei soldati americani, avvenuta il 29 novembre in un avamposto del distretto di Pachir wa Agam, della provincia orientale di Nangarhar, è stato effettivamente un membro in servizio nella polizia afghana di frontiera.

    Incidenti tra pulmann in Iraq: morti 17 sciiti
    Diciassette persone, delle quali quattro iraniane, sono morte e oltre cinquanta sono rimaste ferite oggi nel sud dell'Iraq in un incidente stradale tra due pullman di pellegrini sciiti. E’ avvenuto nei pressi di Hilla, 90 km a sud di Baghdad, lungo la strada che collega la capitale con la città santa sciita di Najaf, dove giornalmente si recano migliaia di pellegrini, tra cui moltissimi iraniani.

    Vertice Onu sul clima a Cancun
    E’ in corso a Cancun, in Messico, il vertice Onu sul clima, che segue di un anno quello di Copenhagen. A margine dell’incontro, è stato presentato un rapporto Onu sugli effetti delle emissioni di Co2 negli oceani. Il gas a effetto-serra provocherebbe una maggiore acidità delle acque con conseguenze devastanti per la riproduzione e la biodiversità delle forme di vita marine. Da altri studi, inoltre, emerge che il 2010 si appresta a diventare tra i primi tre anni più caldi dal 1850, anno in cui sono iniziate le rilevazioni. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Giampiero Maracchi, bioclimatologo del CNR:

    R. – Tra i vari dati presentati, ce n’è uno che riguarda il contenuto in vapore d’acqua delle masse d’aria degli oceani: si è riscontrato e, quindi, si è misurato, che è aumentato del 30 per cento. Questo vuol dire molta più acqua precipitabile. Gli eventi, quindi, che viviamo in questo mese di novembre e all’inizio di dicembre determinano l’esondazione dei corsi d’acqua e determinano precipitazioni molto estese, omogenee e intense. Determinano, quindi, quella situazione, che ormai però conosciamo da 20 anni, presentata anche al vertice di Copenhagen, per cui gli eventi estremi sono aumentati da tre a quattro volte.

    D. – Visto che questi problemi da voi anticipati 20 anni fa sono diventati realtà, perché non si riesce ad intervenire concretamente?

    R. – Perché l’unico intervento che potrebbe effettivamente risolvere questi problemi riguarda la struttura del sistema economico a livello mondiale. Naturalmente, come si può capire, ciò è estremamente complesso come tipo di intervento, perché riguarda il reddito delle persone, il reddito delle famiglie, il reddito delle imprese. Non è una cosa che si può fare evidentemente nel giro di pochi anni. Lo scorso anno, a Copenhagen, venne fuori il contrasto fra due linee - presenti in modo simile anche quest’anno a Cancun: ovvero, fare degli interventi sull’economia insieme con quelli più ufficiali, che finora hanno avuto la meglio, di carattere fiscale: abbattere le emissioni, facendo pagare una tassa a chi emette di più. Purtroppo, questa linea è una linea che non può avere successo. L’altra, invece, è quella che ha indicato anche il Papa, sostanzialmente, e con la quale io concordo, e cioè rivedere complessivamente il modello.

    D. – Anche a Cancun, così come a Copenhagen, sta emergendo una contrapposizione tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo. Forse, l’unica novità riguarda l’India, che si propone come ponte tra queste due fazioni …

    R. – Se uno va a guardare bene, di fatto, non c’è un contrasto - non dico nelle posizioni - nelle varie conferenze, perché gli interessi sono comuni. Noi dovremmo trovare una soluzione, pure tecnologica, anche per i Paesi in via di sviluppo e, dall’altra parte, noi stessi dovremmo, per esempio, rivedere la situazione dell’economia dei nostri Paesi, dando più spazio a quelle forme di economia, come l’agricoltura, che sono più rispettose dell’ambiente. (ap)

    La prossima settimana l’incontro tra Usa, Corea del Sud e Giappone
    La Cina spera che l'incontro a tre tra Usa, Corea del Sud e Giappone della settimana prossima a Washington, possa "abbassare le tensioni sulla penisola coreana, promuovere il dialogo più che infiammare la situazione". Lo scrive in un comunicato diffuso la scorsa notte sul sito del ministero degli esteri cinese, Jianjg Yu, portavoce dello stesso ministro. Lunedì prossimo, i ministri degli Esteri di Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone - che hanno rifiutato l'invito cinese ad incontrarsi con gli altri membri del gruppo di sei sulla penisola coreane (Russia, Corea del Nord e la stessa Cina) - si incontreranno nella capitale americana per fare il punto della situazione dopo lo scambio di artiglieria fra le due Coree.

    Approvata negli Usa mozione di censura contro il deputato Rangel
    La Camera ha approvato giovedì una mozione di censura contro il deputato democratico, Charles Rangel, la misura più grave eccettuata l'espulsione, per avere violato le norme di comportamento del Congresso sollecitando doni. La mozione è stata approvata per 333 voti a 79. Rangel, un afro-americano che rappresenta il distretto di Harlem a New York, è membro dal 1971 della Camera. La mozione di censura è stata letta dalla speaker della Camera Nancy Pelosi. Rangel, chiedendo la parola dopo la pubblica umiliazione, ha detto di sapere "che non sarò giudicato da questo Congresso ma da ciò che ho fatto in una intera vita". Rangel, uno dei fondatori del gruppo dei membri afroamericani del Congresso, aveva riconosciuto in precedenza di avere commesso "gravi errori" nel sollecitare i doni.

    Cina, sono stati ritrovati morti i sette minatori intrappolati
    Sono tutti morti i sette minatori che erano intrappolati da martedì in una miniera allagata nella provincia centrale dello Hunan. Lo riferisce l'agenzia Nuova Cina, riportando informazioni dei soccorritori che li hanno trovati ad una profondità di 90 metri nella miniera di carbone. Sembra che i sette siano stati trascinati dall'acqua, che ha allagato martedì sera la miniera Yide Coal Mine a Xiangtan, nell'omonima contea. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 337

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