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Sommario del 22/08/2010
◊ All’Angelus al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, Benedetto XVI ha levato stamani un'accorata preghiera per la pace nel mondo. Una preghiera affidata a Maria, che la liturgia odierna ci invita a venerare col titolo di Regina. La Madonna, ha affermato il Papa, ci mostra che bisogna seguire la via dell’umiltà per entrare nel Regno di Dio. Salutando i pellegrini di lingua francese, il Papa ha invitato i fedeli ad accogliere le diversità umane, poiché tutti gli uomini sono chiamati alla salvezza. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Benedetto XVI ha sottolineato che, otto giorni dopo la Solennità dell’Assunzione in Cielo, la liturgia ci invita a venerare la Beata Vergine col titolo di “Regina”. Una regalità umile, quella di Maria. Dio, infatti, ha osservato il Papa, “abbassa i superbi e i potenti di questo mondo e innalza gli umili”.
“La piccola e semplice fanciulla di Nazaret è diventata la Regina del mondo! Questa è una delle meraviglie che rivelano il cuore di Dio”.
Il Papa rammenta, dunque, che nella storia, sono innumerevoli le testimonianze di venerazione pubblica alla regalità della Vergine Maria. E proprio alla Madonna, che Gesù “ci ha lasciato quale Madre e Regina”, il Papa leva una preghiera per l’umanità:
“Affidiamo alla sua intercessione la quotidiana preghiera per la pace, specialmente là dove più infierisce l’assurda logica della violenza; affinché tutti gli uomini si persuadano che in questo mondo dobbiamo aiutarci gli uni gli altri come fratelli per costruire la civiltà dell’amore. Maria, Regina pacis, ora pro nobis!”
Il Pontefice non manca di soffermarsi sulla particolare dimensione della regalità di Maria che, osserva, è “totalmente relativa a quella di Cristo”, che dopo l’umiliazione della Croce è stato esaltato al di sopra di ogni creatura:
“Per un disegno di grazia, la Madre Immacolata è stata pienamente associata al mistero del Figlio: alla sua Incarnazione; alla sua vita terrena, dapprima nascosta a Nazaret e poi manifestata nel mistero messianico; alla sua Passione e Morte; e infine alla gloria della Risurrezione e Ascensione al Cielo”.
La Madre, ha detto ancora il Papa, “ha condiviso con il Figlio non solo gli aspetti umani di questo mistero, ma, per l’opera dello Spirito Santo in lei, anche l’intenzione profonda, la volontà divina, così che tutta la sua esistenza, povera e umile, è stata elevata, trasformata, glorificata passando attraverso la 'porta stretta' che è Gesù stesso”:
“Sì, Maria è la prima che è passata attraverso la 'via' aperta da Cristo per entrare nel Regno di Dio, una via accessibile agli umili, a quanti si fidano della Parola di Dio e si impegnano a metterla in pratica”.
Al momento dei saluti ai pellegrini, parlando in francese, il Papa ha affermato che tutti gli uomini sono chiamati alla salvezza. E ciò rappresenta anche "un invito a saper accogliere le legittime diversità umane" seguendo Gesù "venuto a riunire gli uomini di tutte le nazioni". Quindi, ha invitato i genitori ad educare i loro bambini alla fratellanza universale ed ha pregato la Vergine affinché accompagni i ragazzi al rientro a scuola che si avvicina. “Quando ci viene una sensazione di smarrimento, di incertezza e di fragilità dell’esistenza terrena – ha quindi affermato, rivolgendosi ai pellegrini in lingua polacca – in Cristo ritroviamo il senso del nostro cammino, il criterio del giusto atteggiamento e la pienezza della vita nella risurrezione”.
◊ “Testimoniate nel nostro tempo che le grandi cose a cui anela il cuore umano si trovano in Dio”: è l’esortazione di Benedetto XVI ai partecipanti al XXXI Meeting di Rimini, apertosi stamattina con la Messa celebrata dal vescovo diocesano, mons. Francesco Lambiasi. Nel messaggio del Papa per l’evento, anche un ricordo di don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione. Il servizio del nostro inviato a Rimini, Luca Collodi:
Il Meeting si è aperto con l’augurio di Benedetto XVI a testimoniare nel nostro tempo che le grandi cose a cui anela il cuore umano si trovano in Dio. Il rischio è quello che si affermi una concezione puramente materialistica della vita, ma "la natura dell’uomo", scrive il Papa, richiamando il tema della XXXI edizione del Meeting per l’Amicizia tra i Popoli, è innanzitutto il suo cuore che si esprime come desiderio di "cose grandi". E’ questa tensione il tratto inconfondibile dell’umano, la scintilla di ogni azione, dal lavoro alla famiglia, dalla ricerca scientifica alla politica, dall’arte alla risposta ai bisogni quotidiani. “Ogni uomo – sottolinea il messaggio del Papa, a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, inviato al vescovo di Rimini, mons. Lambiasi, ma anche agli organizzatori ed ai partecipanti – intuisce che proprio nella realizzazione dei desideri più profondi del suo cuore, l’uomo può trovare la possibilità di realizzarsi, di compiersi, di diventare veramente se stesso”. “Uomo – si legge ancora – che spesso è tentato di fermarsi alle cose piccole, a quelle che danno una soddisfazione ed un piacere ‘a buon mercato’, a quelle che appagano per un momento, cose facili da ottenere quanto illusorie”. “Dio – prosegue il Papa – è venuto nel mondo per risvegliare in noi la sete di ‘cose grandi’”. “Da parte nostra dobbiamo purificare i nostri desideri e le nostre speranze per potere accogliere la dolcezza di Dio. Questa – continua il Papa, citando Sant’Agostino – è la nostra vita: esercitarsi nel desiderio”. “A Dio, infatti, possiamo chiedere tutto ciò che è buono. La bontà e la potenza di Dio – afferma il Pontefice – non conoscono un limite tra cose grandi e piccole, tra cose materiali e spirituali, tra cose terrene e celesti. Nel dialogo con Lui, portando tutta la nostra vita davanti ai sui occhi, impariamo a desiderare le cose buone, a desiderare in fondo Dio stesso”. Nel messaggio, il Papa ricorda anche il V anniversario della morte di mons. Giussani e proprio al fondatore di Comunione e Liberazione il Meeting di Rimini ha dedicato un omaggio attraverso le sue parole, le immagini della sua vita e un breve video che documentano la sua passione per la vita. Diceva don Giussani: “Io non voglio vivere inutilmente, questa è la mia ossessione”.
Il Meeting si è dunque aperto con la Messa celebrata dal vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, che nella sua omelia ha messo l’accento sulla bellezza della relazione tra Dio e l’uomo. Un tema su cui il presule si sofferma nell’intervista di Luca Collodi:
R. – Il Vangelo di questa domenica ci riporta alla Parola del Signore Gesù, che ci ricorda che noi siamo invitati al banchetto che Dio Padre vuole imbandire per tutti i suoi figli. C’è, dunque, una coincidenza tra il sogno di Dio e il desiderio dell’uomo e questa coincidenza si registra nel fondo del cuore umano, dove è come depositata la firma che Dio appone al suo capolavoro, l’uomo, immettendo in questo cuore il grande desiderio di felicità. Si può essere felici solo insieme, non se puntiamo su una felicità narcisistica, ma sulla felicità nella comunione.
D. – Rimini è la città del divertimento. Da 31 anni ci sono dei laici che però cercano di parlare di spiritualità...
R. – E’ vero. A me sembra che il Meeting sia un frammento d’anima, che i laici di Comunione e Liberazione stanno cercando di ridare a questa città. Nel cliché dell’immaginario collettivo, Rimini è il “divertimentificio”, ma Rimini è anche l’associazione Papa Giovanni e appunto il Meeting. C’è un laicato associato: basti ricordare i 5 mila fratelli e sorelle di Comunione e Liberazione, i 3 mila scout, i 2 mila dell’Azione Cattolica. C’è insomma un popolo in questa città, un popolo che prende a cuore le sorti della città per dare il proprio contributo alla crescita di una civiltà dell’amore.
D. – Nell’autunno prossimo, la Chiesa italiana si riunirà a Reggio Calabria per parlare di Dottrina Sociale della Chiesa...
R. – Certamente Rimini diventa una tappa verso Reggio Calabria. Il Papa ci ha illuminato e stimolato con la “Caritas in Veritate” e dobbiamo cercare di tradurre in lievito di fermentazione questa Dottrina Sociale. Penso che Rimini, in questo senso, possa essere anche una sorta di prova generale di Reggio Calabria.
D. – Che fine hanno fatto quei laici che possono introdurre nella società italiana, in questa fase, degli elementi positivi di costruzione, di risveglio anche dei valori...
R. – Sì, forse l’impressione, che però a me sembra superficiale, è quella di un certo sopore. A me pare in realtà che i laici siano svegli, siano pronti a sbloccare una situazione che appare drammaticamente bloccata. E in un certo senso Rimini può essere un laboratorio di questo futuro che a me sembra sia già cominciato.
◊ Sempre in primo piano l’annuncio della ripresa dei colloqui diretti tra israeliani e palestinesi, promossi dal presidente americano Barack Obama per il 2 settembre a Washington. Soddisfazione è stata espressa in un comunicato dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. In queste ore, i palestinesi hanno ribadito l’importanza dello stop all’espansione degli insediamenti ebraici in Cisgiordania per un buon esito delle trattative. Il raggiungimento di accordi di pace è “difficile, ma possibile”, ha affermato oggi il primo ministro israeliano Netanyahu chiedendo alla controparte la massima disponibilità per scongiurare lo scetticismo. Sui punti critici di questo negoziato, Marco Guerra ha intervistato mons. William Shomali, vescovo ausiliare del Patriarcato latino di Gerusalemme:
R. – Tra i punti critici il primo è il ritiro dai Territori occupati. Israele non aveva l’intenzione di lasciare e abbandonare tutto. Il secondo punto è Gerusalemme, ma Gerusalemme fa parte del problema territoriale. Per Israele, Gerusalemme è la capitale esclusiva di Israele. Se accetta di condividere e dare la vecchia città ai palestinesi tutto andrebbe bene. Se non accettano, sarebbe un problema grosso e dunque sono due i problemi: il ritiro e Gerusalemme come città.
D. – Come i cristiani di Terra Santa hanno accolto la notizia della ripresa dei negoziati?
R. – Noi veramente preghiamo da lungo tempo, come cristiani, per la ripresa dei negoziati, dunque siamo contenti. Tuttavia, nello stesso tempo, c’è un po’ di dubbio sul buon esito perché questa è l’ennesima volta che riprendono le trattative, quindi abbiamo un ottimismo limitato.
D. – Israele e Autorità Nazionale Palestinese saranno in grado, nel tempo, di portare avanti un dialogo duraturo abbandonando le contrapposizioni e negoziando su un piano di collaborazione?
R. – Penso che se dipendesse solo da palestinesi e israeliani non ci riuscirebbero. Tutto dipende da quanta pressione gli americani sono capaci di esercitare sui due e specialmente su Israele per ritirarsi.
D. – Un buon esito dei negoziati potrà interrompere l’esodo dei cristiani, riportando in Terra Santa tanti di coloro che sono andati via?
R. – La pace sarebbe il migliore fattore per fermare l’esodo dei cristiani di Terra Santa con il miglioramento della situazione politica ed economica. Per quanto riguarda il ritorno dei cristiani tutto dipende dall’accordo perché fra le clausole imposte da Israele finora c’era il non ritorno dei profughi palestinesi, quelli che non hanno carta di identità palestinese che vuol dire quanti erano qui nel 1967. Tutti quelli che sono partiti prima del 1967 praticamente finora sono sotto boicottaggio israeliano per tornare. Dunque tutto dipende dai negoziati e anche dalla buona volontà dei cristiani che sono autorizzati a ritornare, perché molti di loro stando bene fuori non vogliono ritornare. Speriamo e preghiamo perché un certo numero accetti di ritornare in caso fossero autorizzati, dopo i negoziati.
D. – L’obiettivo principale resta comunque quello dei due Stati. E’ veramente possibile arrivare a questo traguardo?
R. – Due Stati sì, perché c’è già una promessa americana. Senza i due Stati non c’è pace. Anche Benedetto XVI, quando era il Terra Santa, lo ha detto. Ma la domanda è: lo Stato palestinese che nascesse sarà duraturo, sarà capace di avere tutte le componenti di uno Stato? Ciò vuole dire avere tutti i suoi territori, la sua capitale, le condizioni di vita. Dunque, non solo uno Stato, ma uno Stato "valido", con tutte le condizioni per vivere.
Israele definisce "inaccettabile" l'avvio della prima centrale nucleare iraniana
◊ Preoccupazione israeliana per l’avvio della prima centrale nucleare dell’Iran, avvenuto ieri a Busheher con la collaborazione della Russia. E’ “inaccettabile”, ha fatto sapere lo Stato ebraico, che ha chiesto alle potenze mondiali di “rafforzare la pressione” per impedire alla Repubblica Islamica di dotarsi di armamenti atomici. Teheran ha invece minacciato una “risposta su scala planetaria” a qualsiasi tentativo di fermare il suo programma atomico. Per gli Stati Uniti non c’è “rischio di proliferazione” nucleare, mentre Mosca ha garantito che il sito, sotto costante sorveglianza degli esperti dell’Agenzia Internazionale per l’energia atomica, servirà a produrre soltanto energia per scopi civili. Sull’importanza strategica della centrale di Bushehr, ascoltiamo il commento di Fulvio Scaglione, vice direttore di Famiglia Cristiana ed esperto dell’area, intervistato da Stefano Leszczynski:
R. – La centrale nucleare di Bushehr, il cui combustibile sarebbe fornito dalla Russia – a cui il combustibile esausto tornerebbe - sarà la prima centrale nucleare che produrrà energia per scopi civili di tutto il Medio Oriente. Quindi, ha una valenza anche simbolica notevolissima. La Russia, in realtà, nella sua posizione mantiene una certa coerenza: non solo la coerenza nella pluridecennale collaborazione con l’Iran, che riguarda naturalmente poi anche gli armamenti, il petrolio e tanti altri settori dell’economia. Mosca ha sempre sostenuto che un discorso sono i programmi che l’Iran ha attivi e che possono condurre alla costruzione di un’arma nucleare, e altro discorso sono, invece, i programmi che hanno un uso dichiaratamente e, secondo Mosca, inevitabilmente civile.
D. – Non c’è il pericolo che, dando il via libera allo sviluppo nucleare civile dell’Iran, poi si possa arrivare oltre o la situazione possa scappare di mano?
R. – Questo è quello che temono un po’ tutti ed è un timore che viene accresciuto anche dalle farneticanti dichiarazioni del presidente Ahmadinejad nei confronti di Israele. Bisognerebbe fidarsi in qualche modo dell’attenzione della Russia nel controllare questo processo, questo andirivieni di combustibile nucleare. In ogni caso, ci sono anche esperti che dicono che il pericolo della "bomba iraniana" non verrebbe tanto da Bushehr ma da altri impianti, cioè dagli impianti dove l’Iran lavora per arrivare ad arricchire in proprio l’uranio.
D. – A livello geopolitico, questo intensificarsi dell’amicizia tra Russia e Iran, cambia un po’ il quadro nella regione?
R. – Io credo che qualcosa si stia muovendo, ma si stia muovendo ormai da anni. Chiaramente siamo dentro una fase in cui gli Stati Uniti per tante ragioni hanno perso quella capacità che hanno detenuto per molti anni di influenzare praticamente da soli l’andamento della politica internazionale. Adesso gli attori potenti o, comunque, influenti sono parecchi. Io mi domando se Mosca non si stia preparando ad uno scenario in cui gli americani si ritirano dall’Iraq, forse si ritirano dall’Afghanistan e, quindi, tutta quella regione di cui l’Iran in qualche modo è un perno torna ad essere sul "mercato" dell’influenza strategica internazionale.
Approvata la traduzione inglese per le diocesi americane del nuovo Messale Romano
◊ Il cardinale arcivescovo di Chicago, Francis George, ha annunciato venerdì scorso che il Vaticano ha approvato la traduzione in inglese del Messale Romano. Il nuovo testo entrerà in vigore il 27 novembre 2011, prima domenica di Avvento. La data, ha spiegato il presidente della Conferenza episcopale statunitense, è stata scelta per dare tempo alle parrocchie di preparare i fedeli alle modifiche e agli editori di stampare le copie del Messale tradotto. La scelta della prima domenica d’Avvento ha tuttavia anche una valenza simbolica, come spiega mons. Anthony Sherman, direttore del Segretariato per il Culto Divino dell’episcopato statunitense. L’intervista è di Emer McCarthy:
R. – We have a tradition in America...
Abbiamo una tradizione in America, dal Concilio Vaticano II, per cui ogni novità è stata introdotta il primo giorno di Avvento. E’ una solida tradizione, ecco perché abbiamo scelto questa data. I vescovi canadesi e i vescovi americani hanno detto che la pubblicazione ha bisogno di almeno un anno. E’ una grande opportunità per catechizzare le persone.
D. – Cosa cambia in questo nuovo Messale romano...
R. – There are a number of different changes...
Ci sono diversi cambiamenti, anche se, direi, non penso saranno molto difficili. In molti casi si tratta solo di una parola o due, che devono essere cambiate. Gli unici cambiamenti fondamentali per cui servirà un testo ai fedeli saranno quelli presenti nel Gloria e nel Credo: in entrambi i casi, infatti, ci sono diverse modifiche. La vera sfida è per i preti, perché le preghiere, le preghiere di apertura per esempio, hanno un contenuto più ricco, lo stile è leggermente differente ed ha anche un registro differente. Sarà importante che specialmente i preti esaminino con grande cura questi testi, prima di utilizzarli.
D. – Uno dei dibattiti più accesi tra i cattolici al momento riguarda la liturgia e come viene celebrata. Quanto è stato difficile per chi si occupa di liturgia cercare di rimanere fedeli a questa traduzione?
R. – First of all, I don’t know why it is…
Prima di tutto, non so perché, ma la liturgia per qualche ragione diventa una via che illumina tutto. Di fronte a qualsiasi problema, alla fine, tutto punta quasi sempre alla liturgia. E quindi bisogna tenerlo a mente. Per quanto riguarda gli aspetti della traduzione, migliaia di persone sono state coinvolte in questo processo e sono state in grado di ottenere quanto volevamo. La traduzione è un processo imperfetto: c’è una linea guida da seguire e uno fa del suo meglio per seguirla. Le grandi traduzioni sono portate avanti da esperti accademici. Quindi, quello che spero è che i sacerdoti siano in grado di predicare, partendo da queste preghiere, aprendo così enormi tesori.
La battaglia di una tribù indigena dell’India contro le grandi compagnie minerarie
◊ In India orientale lo sfruttamento dei giacimenti di bauxite è illegale e va garantita la sopravvivenza dei popoli che abitano quei territori. Queste le conclusioni del dossier commissionato dal governo indiano riguardo la costruzione di una miniera nei luoghi abitati dalla tribù indigena dei Dongria Kondh. Michele Raviart ne ha parlato con Francesca Casella, portavoce di Survival International, il movimento per i popoli indigeni:
R. – I Dongria Kondh sono una popolazione di circa otto mila persone e vivono in piccoli villaggi disseminati lungo i pendii delle colline di Niyamgiri, nello Stato indiano di Odisha, un territorio coperto di foreste densissime che i Dongria Kondh hanno contribuito direttamente a proteggere e conservare, perché ritengono di aver ricevuto da Dio l’incarico di tutelare il territorio per tutte le generazioni future.
D. – La presenza di giacimenti di bauxite, nei loro territori, ha destato l’interesse delle grandi compagnie minerarie…
R. – E’ stato rinvenuto un grande giacimento proprio sulla cima della montagna più sacra dei Dongria Khond e la Vedanta Resources – che è una delle società più capitalizzate e quotate al London Stock Exchange – ha pianificato l’apertura di una gigantesca miniera a cielo aperto proprio nel cuore delle loro terre. I Dongria Khond hanno un legame profondissimo con il loro territorio e quindi perderebbero come minimo sicuramente la loro identità e la loro cultura, ma poi si trasformerebbero in diseredati, sfrattati dalle loro terre e messi ai margini.
D. – Quali sono state le reazioni a questo progetto?
R. – Da questo evento, sono partite tutta una serie di sollecitazioni internazionali che hanno spinto anche il ministro dell’Ambiente e delle Foreste indiano a commissionare delle indagini indipendenti. I risultati hanno dimostrato che la Vedanta ha nel totale disprezzo della legge. La Vedanta ha innanzitutto ignorato completamente i diritti dei Dongria Khond e non ha assolutamente chiesto il loro consenso prima di progettare l’apertura della miniera. Addirittura i funzionari locali avevano agito in collusione con la compagnia, contribuendo alle sue attività illegali, alla falsificazione dei documenti.
D. – Quali saranno le prossime mosse del governo dopo le conclusioni del dossier?
R. – Il dossier del governo ha riconosciuto, al di là di qualsiasi dubbio, che l’area mineraria è un territorio di proprietà dei Dongria Khond, in cui essi esercitano un’attività religiosa ed economica basilare, senza la quale non potrebbero sopravvivere. Il dossier si conclude, quindi, esortando il ministro dell’Ambiente e delle Foreste a non autorizzare l’apertura della miniera. Siamo perciò in attesa di sentire il verdetto dal ministro dell’Ambiente, che è quello che ha il potere decisionale e confidiamo che finalmente giustizia sarà fatta.
Un pellegrinaggio mariano per ribadire il valore delle radici cristiane dell’Europa
◊ Migliaia di persone hanno partecipato ieri al tradizionale “pellegrinaggio dei tre popoli” presso il Santuario mariano di Maria Wörth, sull’omonimo lago nella Carinzia austriaca. Riuniti in preghiera i fedeli delle diocesi di Gurk-Klagenfurt, Lubiana e Udine. Tema dell’edizione 2010: “Abbiate fiducia”. “Un pellegrinaggio - ha sottolineato l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, che vuole anche essere una risposta concreta alle crisi morali e sociali dell’Europa di oggi”. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato.
R. – Un invito a rinnovare la virtù della fiducia e della speranza, dire al cuore dell’Europa che siamo in un tempo in cui dobbiamo proprio ostacolare la tentazione ad un senso di rassegnazione e Maria è un punto di unità e di riferimento innegabile.
D. – Questo pellegrinaggio è iniziato nel 1982, per lei in particolare che cosa significa?
R. – Oltre che rinnovare la devozione a Maria significa tenere vivo questo dialogo tra le tre diocesi di Udine, Lubiana, Klagenfurt e qui c’era poi anche il vescovo di Capodistria. Quindi, non solo tenere aperto un dialogo, ma rafforzarlo tra le Chiese sorelle di quest’area. Un dialogo, che è diventato più forte e significativo, proprio quando sono cadute le frontiere, specialmente quelle verso l’Est.
D. – L’Europa stenta a riconoscere le proprie radici cristiane. Iniziative come questa, il “pellegrinaggio dei tre popoli”, possono contribuire ad affermare l’identità del Vecchio Continente?
R. – Nell’attuale situazione europea, le Chiese per dare una testimonianza che abbia un suo peso, aprono appunto reciproci rapporti di conoscenza, di condivisione spirituale e di dialogo, in maniera da dare una testimonianza comune. Questa esperienza del “pellegrinaggio dei tre popoli” si muove in questo senso. Io penso che sia una buona strada, come anche quella di far riferimento ai santuari mariani, perché la Madonna continua ad avere una forte attrattiva nell’animo delle persone, nell’animo più profondo.
D. – Quindi, in sostanza è affidare al cuore di Maria quella che è l’identità cristiana?
R. – Sì, consacrare al cuore di Maria questo tempo della Chiesa e anche un poco del continente, perché questo tema dell’identità cristiana non sia solo un tema culturale, teorico. ma le radici siano radici vive! Mi pare che tale esperienza, tra altre, possa avere questo significato forte.
D. – Quindi, la testimonianza cristiana è la preghiera, diciamo una via per rendere vive queste radici?
R. – Sì, certamente, nella dimensione dell’interiorità, della preghiera, della Parola di Dio, della vita sacramentale. In questo senso la devozione mariana ha una sua particolare forza. Questo è innegabile.
◊ Come ricordato dal Papa all'Angelus, la Chiesa celebra oggi la festa della Beata Vergine Maria Regina, istituita da Pio XII nel 1955 in collegamento con quella di Cristo Re. In questo giorno, dunque, i fedeli invocano Maria come Regina del Cielo e Madre di Misericordia. Sul significato della festività mariana odierna, Federico Piana ha intervistato il mariologo monfortano, padre Stefano De Fiores:
R. – Bisogna andare al Vangelo e comprendere la regalità di Maria alla luce appunto dell’insegnamento evangelico. Gesù dice: “Beati i poveri in spirito, beati i miti, beati coloro che sono artefici di pace, perché di essi è il Regno dei Cieli”, “saranno chiamati Figli di Dio”. Si entra nel Regno attraverso le beatitudini e, quindi, il significato non è il significato di dominio dell’uno sull’altro ma è un significato di appartenenza ad un regno sovrumano che è quello che Gesù esercita nell’intimo dei cuori attraverso appunto la sovranità di Cristo e dello Spirito del Padre nel cuore degli uomini.
D. – La regalità della Vergine Maria è soprannaturale per carattere: è giusto, padre?
R . – Senz’altro. E’ sovrumana. Anche Pio XII, istituendo la festa di Maria Regina, dice che è una regalità “ultraterrena”. Però, per capirla bisogna vedere la vita cristiana come in due pannelli: la vita terrena e la vita celeste. La vita terrena è quella sotto il dominio dello spirito e, quindi, Maria non è semplicemente la donna coronata di sole ma la serva del Signore, che avendo durante tutta la sua vita seguito il Signore, adesso viene esaltata con lui e al di là, al di sopra dei cori degli angeli, perché partecipe della sua vicenda terrena, la vicenda di Cristo. Una vicenda che è stata di umiliazione e di sofferenza nell'affrontare anche le forze più terribili del mondo. Maria è partecipe come umile serva del Signore e, allora, come Gesù che si è umiliato e che poi è stato esaltato alla destra di Dio e incoronato di gloria e di onore, così anche Maria viene esaltata per la sua umiltà.
D. – Questa Festa, dunque, padre, ci spinge a fare la volontà di Maria. Ma qual è la volontà di Maria?
R. – La volontà di Maria è quella espressa dalle parole: “Ecco, sono la serva del Signore, si compia in me la sua Parola”! Quindi, la vita di Maria è una vita sospesa alle promesse di Dio e così deve essere anche la vita del cristiano. Noi sappiamo la via che dobbiamo percorrere che è la via della fede, anche dell’umiltà, ma è la fede che, in modo particolare, ci porta a riconoscere che la sapienza di Dio è superiore alla sapienza umana. Questa è la grande umiltà dell’essere umano: quando riconosci che Dio è più sapiente degli uomini e quindi ci si affida totalmente alla volontà salvifica di Dio e si è sicuri di essere sulla strada giusta, cioè sulla strada della salvezza personale ma anche della salvezza dell’umanità, della salvezza del cosmo, perché attraverso l’amore libereremo il cosmo dalle forze di morte che stanno in tanti modi tentando di portare verso il baratro l’umanità. Noi dobbiamo costruire una umanità nuova e la figlia di Sion con la corona di stelle sul capo e la luna, segno ormai del tempo che è trascorso e non esiste più - c’è ormai l’eternità - risplende veramente nel Cielo di tutti i continenti come segno di sicura speranza e di consolazione per il pellegrinante popolo di Dio.(Montaggio a cura di Maria Brigini)
Pakistan: dopo le inondazioni, il dramma del traffico di bambini
◊ Non si placa l’emergenza umanitaria nel Pakistan, colpito da una seconda ondata di monsoni che peggiora ulteriormente la drammatica situazione del Paese. Mentre sono già 1500 i morti e 8 milioni le persone coinvolte, da ieri è in corso l’evacuazione della provincia meridionale del Sind: dalla città principale, Shahdadkot, sommersa dalle inondazioni, sta tentando di scappare oltre mezzo milione di persone. Ma l’allarme più grave è quello per i bambini, minacciati da malnutrizione, epidemie e dalla mano oscura della tratta: sono le vittime più fragili e quindi le prede più facili, perché spesso orfani o malati. La loro vita è già stata spezzata dalle alluvioni, ma ora rischia di essere spenta dalla fame, dalle malattie o, forse, peggio, dai trafficanti di minori, per i quali i disastri umanitari sono purtroppo le occasioni più propizie. La denuncia all’agenzia Fides arriva da numerose ong locali e le stime ufficiali parlano di sei milioni di bambini al di sotto dei 14 anni colpiti in qualche modo dalla catastrofe. Anche l’Unicef ha lanciato l’allarme: oltre tre milioni e mezzo di minori, secondo l’agenzia dell’Onu, rischiano di morire perché esposti all’acqua contaminata. Le Nazioni Unite stimano in 460 milioni di dollari la cifra necessaria per far fronte all’emergenza, ma finora è stato raccolto solo un terzo della somma. La Nato, intanto, ha inviato navi e aerei di aiuti e domani il Fondo Monetario Internazionale deciderà come muoversi. Non aspetta, però, l’orrore del traffico dei bambini: un fenomeno già grave in Pakistan, come rileva uno studio pubblicato all’inizio di agosto dalla ong Plan, impegnata nella protezione dei minori. I casi di rapimenti o sparizioni sono tremila l’anno; oltre 4300 negli ultimi 18 mesi. La maggior parte di questi bambini non viene più trovata. La responsabilità, secondo Plan, è del debole sistema di protezione dei minori esistente nel Paese. Un’altra associazione locale, Madaadgar Helpline, ha istituito una linea telefonica per la segnalazione degli abusi: secondo i dati in suo possesso sono già 12 i piccoli spariti nel nulla nella zona di Karachi dopo le inondazioni, ma tutti sanno che il numero reale è ben più alto e che è destinato inesorabilmente ad aumentare con il trascorrere delle settimane. (A cura di Roberta Barbi)
Sacerdote ucciso in Puglia a colpi d'arma da fuoco: era alla guida di un ritiro spirituale
◊ Don Francesco Cassol, 55 anni, parroco della chiesa di San Martino, nella cittadina bellunese di Longarone, è stato trovato morto questa mattina intorno alle 6 nelle campagne intorno ad Altamura, in Puglia. L’uomo è stato ucciso con un colpo di arma da fuoco all’addome. Il prete, insieme con una ventina di giovani, era partito alla volta della Murgia pugliese per un ritiro spirituale in programma fino al 26 agosto. Secondo le prime ricostruzioni delle forze dell'ordine che stanno operando le indagini, il prete stava dormendo all’aperto nel sacco a pelo quando è stato raggiunto da un proiettile, probabilmente sparato da un’arma automatica, intorno alla mezzanotte. Don Cassol era parroco a Longarone da una decina d’anni. Precedentemente, il sacerdote era stato uno dei più stretti collaboratori del vescovo di Belluno: in qualità di direttore dell’Ufficio pastorale diocesano, aveva coordinato il sinodo diocesano convocato per rinnovare il rapporto tra la Chiesa e la comunità bellunese. Forte era anche il suo impegno nella società civile, in particolare nei problemi connessi alla crisi del lavoro e alle difficoltà delle famiglie. (R.B.)
Cuba: le “Damas de Blanco” ringraziano la Chiesa per la sua opera in favore dei detenuti politici
◊ “Molto positive” le azioni della Chiesa cattolica cubana messe in atto in favore delle scarcerazioni degli oppositori al governo: così, le ha definite Berta Soler, leader del gruppo “Damas de Blanco” formato da madri, mogli e fidanzate di dissidenti politici ancora in carcere o già liberati, parlando con i giornalisti dopo l'incontro, venerdì scorso, con il cardinale Jaime Ortega Alamino, arcivescovo dell’Avana. Secondo quanto riportato dalle agenzie Afp ed Efe, la signora Soler ha osservato che “la Chiesa fa ciò che realmente deve fare: stare accanto alle persone che soffrono, alle persone incarcerate e tutti noi vediamo i risultati positivi delle sue azioni”. Le “Damas de Blanco” hanno voluto incontrare l’arcivescovo per chiedergli di intercedere presso le autorità affinché si metta fine a una serie di atti intimidatori nei confronti di Reina Tamayo, madre di Orlando Zapata Tamayo, dissidente politico morto lo scorso 23 febbraio dopo uno sciopero della fame di 85 giorni, con il quale intendeva protestare e chiedere la propria libertà. Una situazione "tragica e dolorosa", la definì allora il cardinale Ortega, il quale scrisse in merito una lettera al presidente Raùl Castro, in seguito alla quale fu organizzato l’incontro del 19 maggio, cui prese parte anche mons. Dionisio Garcìa, presidente della Conferenza episcopale cubana e arcivescovo di Santiago di Cuba. Il cardinale Ortega ha inoltre informato le “Damas” sulle azioni intraprese in favore della signora Tamayo presso le autorità e su altri casi simili. Quanto alla lettera scritta di recente da 165 dissidenti, la signora Soler ha precisato che né lei, né nessun membro delle “Damas” ha voluto partecipare alla raccolta firme: “Ci sono alcune cose che si mescolano con affari politici e noi non siamo politici - ha detto - siamo un gruppo che difende i diritti umani e cerca la libertà dei propri uomini. Non vogliamo mescolarci con nulla che sia politico. Rispettiamo le scelte e le preferenze di tutti, ma non siamo un collettivo politico”. Infine, ricordando che le ostilità nei confronti del gruppo sono terminate grazie alla mediazione del cardinale Jaime Ortega e al dialogo intrapreso dalla Chiesa con le autorità, si è augurata che la stessa cosa avvenga presto per la signora Tamayo, che vive nella città orientale di Banes. (A cura di Luis Badilla)
Cile: 15 mila giovani in marcia per un Paese più fraterno e solidale
◊ A Santiago del Cile, ieri, oltre 15 mila giovani hanno preso parte alla "Marcia della solidarietà 2010": un modo per esprimere il proprio impegno "in favore della costruzione di un Paese più fraterno" e, in particolare, per rendere "un omaggio affettuoso e solidale ai 33 minatori che da due settimane sono intrappolati nella miniera di San José". La manifestazione, organizzata dal vicariato nell’ambito delle celebrazioni del Bicentenario dell’indipendenza del Cile, con la collaborazione della fondazione "Padre Hurtado", si è trasformata in un’espressione corale di solidarietà per le vie della capitale. I partecipanti hanno raggiunto alcuni luoghi della città, come le stazioni di treni e autobus, dove quotidianamente operano centinaia di volontari di diverse organizzazioni ecclesiali per assistere i più bisognosi. La meta finale della marcia era il Santuario di Padre Hurtado dove li attendeva il rettore, padre Paul Mackenzie, cappellano del "Hogar de Cristo". Si tratta della più prestigiosa tra le istituzioni di assistenza caritativa della Chiesa locale, fondata proprio da Sant’Alberto Hurtado. Presso il santuario, dopo un’attività all’insegna dell’arte, nata per sottolineare la fratellanza come elemento fondamentale dell'identità cilena e delle sua radici cristiane, i giovani hanno partecipato alla liturgia della Parola presieduta dal vescovo ausiliario di Santiago, mons. Cristián Contreras, nel corso della quale sono state presentate all’assemblea numerose testimonianze dell'impegno giovanile con i più deboli. La preghiera per la salvezza dei 33 minatori intrappolati è stato il momento più commovente. "Voi tutti, cari giovani - ha detto mons. Contreras durante la celebrazione - siete persone in cammino continuo, pellegrini, cioè coloro che devono annunciare la Buona Novella di Gesù Cristo; coloro che sono stati chiamati a rinnovare l'impegno cristiano con allegria (...) rendendovi testimoni di questa grande verità: nel volto di ogni cileno, uomo e donna, bambino o anziano, si riflette il volto di Cristo". La marcia si è conclusa con una grande preghiera “per il Cile di domani, ma che si costruisce oggi" e la richiesta di intercessione a Padre Hurtado, "grande pellegrino (...) affinché ci aiuti a essere noi stessi Cristo per i fratelli più poveri e sofferenti". (A cura di Luis Badilla)
La morte di mons. Ablondi: messaggi di cordoglio dalla Cei e dall’Unione delle comunità ebraiche
◊ Una figura di spicco nella vita della Chiesa, che si è “distinto per la straordinaria passione ecumenica, che lo ha reso protagonista, in Italia e nel mondo, del cammino verso l’unità di tutti i credenti in Cristo”: così, il presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), cardinale Angelo Bagnasco, e il segretario generale, mons. Mariano Crociata, hanno ricordato Alberto Ablondi, vescovo emerito di Livorno scomparso ieri all’età di 85 anni, in un messaggio di cordoglio indirizzato al vescovo della città toscana, Simone Giusti. “Unendoci al dolore dei sacerdoti e dei fedeli – scrivono ancora nel messaggio, pubblicato dall’Osservatore Romano – desideriamo ricordarne la generosa figura di pastore che ha donato la propria esistenza alla Chiesa”. Un messaggio di cordoglio è giunto alla diocesi di Livorno anche da parte del presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), Renzo Gattegna, che ha definito mons. Ablondi un “sincero amico e fautore del dialogo e della comprensione fra le religioni”. (R.B.)
Al via a Fabriano l’annuale Settimana liturgica nazionale
◊ Si svolgerà a Fabriano, in provincia di Ancona, quest’anno, la Settimana liturgica nazionale, che si aprirà domani per concludersi venerdì 27 agosto. Organizzato dal Centro di azione liturgica (Cal) ogni anno in una località diversa, l’appuntamento del 2010 ha come tema “Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Eucaristia e condivisione”. “La liturgia è ‘fonte e culmine della vita cristiana’ – ha detto il vescovo della diocesi di Fabriano-Matelica, mons. Giancarlo Vecerrica, ringraziando per la scelta – il Cal svolge una missione preziosissima, quella di educare a vivere la liturgia come vita nella fedeltà al magistero della Chiesa e nella fedeltà all’uomo e alle sue domande, coinvolgendo tutti, clero e fedeli. Così la liturgia diventa ‘radice’ nella vita cristiana e diventa profezia per il popolo”. La Settimana liturgica servirà anche da preparazione al Convegno eucaristico nazionale che si svolgerà nella Metropolia di Ancona nel settembre 2011. L’evento si aprirà con la relazione del Patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola e si chiuderà con l’intervento del Predicatore della Casa Pontificia, Raniero Cantalamessa. (R.B.)
La Chiesa cattolica russa in aiuto della popolazione colpita dagli incendi
◊ La Chiesa cattolica russa in prima linea per portare aiuto alle popolazioni colpite dalla vasta ondata di incendi che ha colpito il Paese nelle ultime settimane. Nei giorni scorsi, riferisce L’Osservatore Romano, una delegazione dell’arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca ha visitato il distretto di Melenkovsky, nella provincia di Vladimir, una delle zone più provate. La delegazione ha incontrato le autorità locali e ha potuto constatare di persona i danni subiti dalla popolazione, soprattutto nei villaggi di Yuzhny e di Kamenka, dove oltre la metà degli abitanti è rimasta senza casa e molti di essi sono anziani, invalidi o bambini. L’arcidiocesi ha quindi attivato la Caritas che si è già mobilitata per portare aiuti in attesa che il governo fornisca le prime case agli sfollati. (R.B.)
Ad Imola il Campo di lavoro e formazione missionaria dei Frati Cappuccini
◊ Da giovedì scorso e fino a domenica 5 settembre, il convento dei Cappuccini di Imola sarà animato dal trentesimo Campo di lavoro e formazione missionaria organizzato dai Frati Cappuccini dell’Emilia Romagna, che ha una vocazione internazionale, sia nella sua composizione sia nei suoi obiettivi. Tra i volontari che partecipano, infatti, molti sono gli stranieri, quest’anno provenienti anche da Belgio, Croazia, Messico, Polonia, Turchia e Ucraina. “L’invito è aperto a tutti – racconta al quotidiano Avvenire padre Ivano Puccetti, incaricato delle missioni dei Cappuccini dell’Emilia Romagna – perché il campo non è un’esclusiva per chi ha fede, ma una necessità per tutti, da imparare e praticare anche nel confronto con chi è differente, nel pensiero, nelle credenze o nel luogo di origine”. Tra le attività previste, un’ora di meditazione al mattino, la preghiera sullo stile di Taizé e la Messa per i cattolici, oltre all’impegno di dar vita a un mercatino dell’usato il cui ricavato sarà devoluto al dispensario di Duga nel Dawro Konta, regione nel sud dell’Etiopia, in cui operano i missionari Cappuccini dell’Emilia Romagna. Nei suoi 30 anni di attività, il Campo ha aiutato le missioni dell’Ordine in Etiopia, Sudafrica, Centrafrica, Romania e Turchia. (R.B.)
Australia: incerto l'esito delle legislative, si profila un governo di coalizione
◊ In Australia, all’indomani delle elezioni legislative, si fa sempre più concreta l’ipotesi di un esecutivo di coalizione. Secondo i dati parziali dello scrutinio - relativi al 77,5 per cento dei voti - né il partito laburista al potere né l’opposizione conservatrice sono riusciti a conquistare la maggioranza dei consensi necessaria a governare autonomamente. In crescita la formazione dei Verdi, che potrebbe diventare l’ago della bilancia. Il servizio è di Eugenio Bonanata:
Si profila una tornata senza vincitori né vinti, con un parziale di 73 seggi a 70 per i conservatori che non basta a chiudere la partita. Come ampiamente previsto dai sondaggi, nessuna formazione ha raggiunto quei 76 seggi necessari a formare la maggioranza. Dunque, al momento non è possibile sapere chi guiderà il nuovo esecutivo australiano. Per i risultati definitivi bisogna attendere qualche giorno, manca ancora il conteggio relativo a due milioni di voti che sono stati espressi essenzialmente via posta. Tuttavia sembra chiaro che per la prima volta dalla Seconda Guerra mondiale, nonostante il sistema maggioritario uninominale abbia sempre garantito l’alternanza, nel Paese si aprano le porte ad un esecutivo di coalizione. Gli indipendenti e i verdi svolgono un ruolo chiave in vista della nascita della nuova compagine governativa. Secondo gli osservatori saranno proprio loro a condizionare la politica del Paese. Già ieri sera sia la premier uscente Gillard che il leader dei conservatori Abbott hanno indicato l’intenzione di avviare negoziati. Consistente il calo dei Laburisti che non sono riusciti a confermare il successo delle elezioni del 2007. Il partito – secondo i conservatori – ha perso la sua maggioranza e il suo diritto di governare. La Gillard però ha risposto che continuerà a guidare il Paese finché l’esito delle elezioni non sarà chiaro.
Iran-presentazione drone
L'Iran ha presentato oggi il primo drone, un aereo senza pilota comandato a distanza, interamente prodotto nel Paese. A presedere la cerimonia di inaugurazione oggi a Teheran c’era il presidente Ahmadinejad, in occasione della giornata dell’industria bellica nazionale. Secondo media locali il velivolo è in grado di “bombardare obiettivi a terra” e di “volare su lunghe distanze a grande velocità”.
Iraq
In Iraq, un soldato americano è rimasto ucciso in un’operazione nella provincia di Bassora, nella zona meridionale del Paese. Si tratta del primo caduto statunitense da quando, giovedì scorso, le ultime forze di combattimento Usa hanno lasciato l’Iraq, in vista della fine ufficiale della missione di combattimento prevista per il 31 agosto.
Afghanistan
Ennesima giornata di sangue in Afghanistan. Una donna e una bambina sono morte durante scontri tra talebani e forze regolari a Helmand, nel sud del Paese. Venerdì scorso, invece, tre o quattro poliziotti afghani hanno perso la vita per errore sotto il fuoco degli elicotteri della Nato, intervenuti in soccorso dei militari di Kabul in una battaglia con gli insorti avvenuta nella zona nord del Paese. Intanto, il presidente Karzai ha chiesto una lista dettagliata delle società di sicurezza private che operano nel Paese in vista del loro scioglimento definitivo ordinato entro la fine dell’anno. L’obiettivo di Kabul è di ridurre le spese e di evitare che queste società assumano persone che invece potrebbero lavorare per l’esercito o la polizia locale.
Maltempo Cina-Corea
Le inondazioni continuano a minacciare la zona al confine fra Cina e Corea del Nord. Negli ultimi giorni oltre 130 mila persone in tutto sono state fatte evacuare da diverse città. Particolarmente colpita la provincia nord orientale cinese del Liaoning, dove si registrano fino ad ora 4 vittime. Sul versante nordcoreano preoccupa il fiume Amnok, che scorre tra i due Paesi, i cui livelli hanno raggiunto il livello di emergenza costringendo 5 mila persone ad abbandonare le proprie abitazioni. Esperti cinesi prevedono ancora pioggia per le prossime 24 ore. Le autorità hanno invitato la popolazione alla prudenza.
Elezioni Haiti
Appello alla calma della missione dell’Onu ad Haiti dopo la pubblicazione della lista dei candidati alle presidenziali che si terranno il prossimo del prossimo 28 novembre. Le Nazioni Unite hanno chiesto serenità e rispetto delle leggi nell’organizzazione della tornata, in seguito all’esclusione dalla competizione da parte della Commissione elettorale del noto cantante Wyclef Jean – ritenuto privo dei requisiti - che ha generato malcontento nei suoi sostenitori.
Gerecia-incendi-disagi aerei
Vasto incendio nella regione greca di Karystos, nella parte meridionale dell'isola di Evia, a nord est di Atene. Le fiamme, divampate ieri sera, restano fuori controllo a causa dei forti venti. Nonostante lo spiegamento di uomini e mezzi anti-incendi, i roghi continuano a minacciare diversi villaggi alcuni dei quali sono stati evacuati. Intanto, oggi, in tutto il Paese il traffico aereo in tilt per un black out nelle comunicazioni fra i controllori di volo dei vari aeroporti greci. Forti ritardi e decine gli aerei rimasti a terra per il problema, che, secondo fonti sindacali sarebbe dovuto a carenza di manutenzione.
Italia immigrati
Nuovo sbarco di immigrati in Italia, questa volta sulle coste nel leccese. Si tratta di 24 persone, probabilmente di origine afghana, rintracciate questa mattina dalle autorità che stanno indagando per ricostruire la dinamica del loro arrivo. Intanto, un cittadino ucraino di 36 anni è stato arrestato con l'accusa di essere uno degli scafisti dello sbarco di 122 immigrati avvenuto giovedì scorso nella Locride, in Calabria, a bordo di uno yacht. L’uomo avrebbe avuto il compito di trasbordare il gruppo dall’imbarcazione alla terraferma attraverso un gommone.
Spagna - morte bambino italiano
In Spagna, hanno autorizzato la donazione degli organi i genitori del bambino italiano di 10 anni morto ieri in ospedale dove era in coma da martedì scorso dopo essere rimasto sepolto sotto la sabbia mentre giocava sulla spiaggia di Fuerteventura, nelle Canarie.
Egitto - furto quadro Van Gogh
Giallo in Egitto sul ritrovamento del quadro di Van Gogh ‘I papaveri’ rubato ieri all’interno del museo Mahmud Khalili del Cairo. Il ministro della Cultura egiziano, in una conferenza stampa, ha smentito sia il recupero della tela, annunciato in precedenza, sia l’arresto di due giovani turisti italiani sospettati di essere coinvolti nel furto dell’opera d’arte del valore di 39 milioni di euro. Intanto nel Paese proseguono le ricerche. L’aeroporto del Cairo è stato blindato dalle forze di sicurezza egiziane, che stanno perquisendo con estrema attenzione tutti i passeggeri in partenza ed i loro bagagli. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 234
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