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Sommario del 18/08/2010
◊ Udienza generale, stamani, nel cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Il Papa ha lanciato un accorato appello per le popolazioni alluvionate del Pakistan. Nella catechesi si è soffermato sulla figura di san Pio X, Papa, di cui sabato prossimo si celebra la memoria liturgica. Il servizio di Sergio Centofanti.
Il pensiero del Papa è andato “alle care popolazioni del Pakistan” colpite da alluvioni che hanno provocato numerosissime vittime, lasciando molte famiglie senza casa:
“Mentre affido alla bontà misericordiosa di Dio quanti sono tragicamente scomparsi, esprimo la mia spirituale vicinanza ai loro familiari e a tutti coloro che soffrono a causa di questa calamità. Che non manchi a questi nostri fratelli, così duramente provati, la nostra solidarietà e il concreto sostegno della Comunità internazionale!”
Nella catechesi, Benedetto XVI ha parlato di san Pio X, sottolineandone alcuni tratti “utili anche per i Pastori e i fedeli” di oggi. Nato in provincia di Treviso nel 1835 da famiglia contadina, Giuseppe Sarto fu ordinato sacerdote a 23 anni mostrando subito “quel profondo amore a Cristo e alla Chiesa, quell’umiltà e semplicità e quella grande carità verso i più bisognosi, che furono caratteristiche di tutta la sua vita”. Nel 1884 fu nominato vescovo di Mantova e nel 1893 patriarca di Venezia. Il 4 agosto 1903, venne eletto Papa, “ministero che accettò con esitazione, perché non si riteneva all’altezza di un compito così alto”. Ma in realtà non fu così:
“Il Pontificato di san Pio X ha lasciato un segno indelebile nella storia della Chiesa e fu caratterizzato da un notevole sforzo di riforma, sintetizzata nel motto Instaurare omnia in Christo, ‘Rinnovare tutte le cose in Cristo’”.
Numerose le iniziative di Pio X: la riorganizzazione della Curia Romana, l’avvio dei lavori per la redazione del Codice di Diritto Canonico, la revisione degli studi e dell’“iter” di formazione dei futuri sacerdoti, con la fondazione di vari Seminari regionali. Ebbe molto a cuore la formazione dottrinale del Popolo di Dio e fin dagli anni in cui era parroco aveva redatto un catechismo e durante l’Episcopato a Mantova aveva lavorato affinché si giungesse ad un catechismo unico, se non universale, almeno italiano:
“Da autentico pastore aveva compreso che la situazione dell’epoca, anche per il fenomeno dell’emigrazione, rendeva necessario un catechismo a cui ogni fedele potesse riferirsi indipendentemente dal luogo e dalle circostanze di vita. Da Pontefice approntò un testo di dottrina cristiana per la diocesi di Roma, che si diffuse poi in tutta Italia e nel mondo. Questo Catechismo chiamato ‘di Pio X’ è stato per molti una guida sicura nell’apprendere le verità della fede per il linguaggio semplice, chiaro e preciso e per l’efficacia espositiva”.
Notevole attenzione dedicò anche alla riforma della Liturgia, in particolare della musica sacra, per condurre i fedeli ad una più profonda vita di preghiera e ad una più piena partecipazione ai Sacramenti:
“Egli afferma che il vero spirito cristiano ha la sua prima e ed indispensabile fonte nella partecipazione attiva ai sacrosanti misteri e alla preghiera pubblica e solenne della Chiesa. Per questo raccomandò di accostarsi spesso ai Sacramenti, favorendo la frequenza quotidiana alla Santa Comunione, bene preparati, e anticipando opportunamente la Prima Comunione dei bambini verso i sette anni di età, 'quando il fanciullo comincia a ragionare'”.
"Fedele al compito di confermare i fratelli nella fede, san Pio X, di fronte ad alcune tendenze che si manifestarono in ambito teologico alla fine del XIX secolo e agli inizi del XX, intervenne con decisione, condannando il 'Modernismo', per difendere i fedeli da concezioni erronee e promuovere un approfondimento scientifico della Rivelazione in consonanza con la Tradizione della Chiesa". Nel 1909 fondò il Pontificio Istituto Biblico. Gli ultimi mesi della sua vita furono funestati dai bagliori della guerra:
“L’appello ai cattolici del mondo, lanciato il 2 agosto 1914 per esprimere «l’acerbo dolore» dell’ora presente, era il grido sofferente del padre che vede i figli schierarsi l’uno contro l’altro. Morì di lì a poco, il 20 agosto e la sua fama di santità iniziò a diffondersi subito presso il popolo cristiano”.
Ma cosa lascia a noi oggi san Pio X:
“Cari fratelli e sorelle, san Pio X insegna a noi tutti che alla base della nostra azione apostolica, nei vari campi in cui operiamo, ci deve essere sempre un’intima unione personale con Cristo, da coltivare e accrescere giorno dopo giorno. Questo è il nucleo di tutto il suo insegnamento e di tutto il suo impegno pastorale. Solo se siamo innamorati del Signore, saremo capaci di portare gli uomini a Dio ed aprirli al Suo amore misericordioso e così aprire il mondo alla misericordia di Dio”.
◊ La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamani il programma del viaggio apostolico del Papa nel Regno Unito dal 16 al 19 settembre prossimo, in occasione della Beatificazione del cardinale John Henry Newman. Nel suo 17.mo viaggio internazionale, Benedetto XVI visiterà quattro città, due scozzesi e due inglesi. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Cor ad Cor loquitur”, “Il cuore parla al cuore”: è il tema del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Gran Bretagna, che richiama il motto del cardinale Newman. La visita del Papa avrà inizio in Scozia, nella mattinata del 16 settembre, con la visita di cortesia alla Regina Elisabetta II nel Palazzo reale di Holyroodhouse ad Edimburgo. Evento a cui farà seguito un discorso del Pontefice alle autorità. Nel pomeriggio, il Papa si recherà a Glasgow dove celebrerà una Messa nel Bellahouston Park. In serata, quindi, si trasferirà a Londra. Particolarmente intensa la giornata del 17 settembre che inizierà con l’incontro del Papa con il mondo dell’educazione cattolica nella St. Mary University di Twickenham. Sempre qui, in tarda mattinata, incontrerà i leader delle altre religioni. Nel pomeriggio, Benedetto XVI si recherà in visita di cortesia dall’arcivescovo di Canterbury, a Lambeth. Successivamente, il Papa terrà un discorso agli esponenti della società civile britannica nella Westminster Hall. La seconda giornata del viaggio si concluderà con una celebrazione ecumenica nella Westminster Abbey. Sabato 18 settembre, il Papa incontrerà nel palazzo arcivescovile il primo ministro, il vice-ministro e il leader dell’opposizione. Quindi, sempre nella mattinata, celebrerà la Messa nella Cattedrale del Preziosissimo Sangue di Gesù. Nel pomeriggio, il Papa visiterà la Casa di Riposo St. Peter e la sera presiederà una Veglia per la Beatificazione del cardinale Newman ad Hyde Park. Domenica 19 settembre, giornata conclusiva del viaggio, il Papa si trasferirà a Birmingham dove celebrerà la Messa di Beatificazione del cardinale Newman nel Cofton Park e visiterà l’Oratorio di San Filippo Neri. Nel pomeriggio, prima del ritorno a Roma, Benedetto XVI avrà un incontro con i vescovi di Inghilterra, Galles e Scozia.
Il viaggio si presenta dunque particolarmente intenso e a più dimensioni: pastorale, ecumenica, ma anche sociale e culturale. Sulla ricchezza di questa visita di Benedetto XVI nel Regno Unito, Alessandro Gisotti ha raccolto il commento del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi:
R. – Il programma è molto ricco, intenso, articolato. Certamente si attende con grande intensità ed emozione il primo giorno, che vede subito l’incontro del Papa con Sua Maestà, la Regina. E’ anche il giorno dell’incontro con la Scozia, che è una parte importantissima di questo viaggio. Vorrei ricordare, inoltre, che il giorno in cui il Papa si trova in Scozia è il giorno della festa di Saint Ninian, che è il patrono, l’evangelizzatore della Scozia. E’ quindi un giorno importantissimo per gli scozzesi. Pensiamo che sarà una grande festa, un momento molto bello. Poi, vorrei segnalare il grande discorso del Papa nella Westminster Hall, l’incontro con la società, con il mondo della cultura, con tutte le componenti più attive ed autorevoli della società inglese. Questo certamente sarà un momento guardato con grande attenzione. Il Papa si rivolgerà, con un orizzonte estremamente ampio, ai problemi della società del Regno Unito nel mondo di oggi. Poi c’è la dimensione ecumenica, quindi l’incontro con il Primate anglicano, l’arcivescovo di Canterbury: la celebrazione ecumenica ha certamente un grande significato. Sappiamo anche che è un momento delicato per l’anglicanesimo, per i dibattiti interni. Ed è un momento delicato anche per i rapporti con la Chiesa cattolica, perché i dibattiti interni si riflettono anche sul rapporto tra gli anglicani ed i cattolici. Poi c’è, evidentemente, il momento conclusivo che si svolge in due momenti, se vogliamo: la veglia a Hyde Park, a Londra, e la Beatificazione a Birmingham dedicate alla figura di Newman. Quindi, con questa grande figura, che è un po’ il cuore spirituale di questa visita, il viaggio si conclude. Sappiamo che il Papa ha accolto l’invito per questo viaggio proprio in occasione della Beatificazione di Newman.
D. – Non pochi hanno intravisto un legame speciale tra Newman, questo grande pastore ed intellettuale del XIX secolo e Joseph Ratzinger, Benedetto XVI. Una sua riflessione al riguardo …
R. – E’ certamente fondato vedere questa connessione, perché anche nella figura del Papa, di Benedetto XVI, abbiamo una sintesi profonda tra fede e ragione, e vorrei aggiungere, anche spiritualità. C’è una connessione nel vivere la testimonianza cristiana nel mondo di oggi, nel mondo moderno, dando tutte le ragioni della fede cristiana per coloro che le chiedono, rendere ragione della nostra speranza nel mondo di oggi, manifestando una fede profonda, una spiritualità molto attenta, molto grande, viva e anche un senso pastorale molto ampio. La figura di Newman è completa, è una figura affascinante proprio per la sua ampiezza, per la dimensione non solo intellettuale e culturale ma anche pastorale. La sua capacità di dare l’idea della completezza dell’impegno culturale nel mondo di oggi è qualcosa di molto grande e di molto affascinante. Certamente è una figura privilegiata per presentare alla società moderna la dignità della testimonianza cristiana come capace di affrontare i problemi e le domande più grandi dell’uomo di oggi.
D. – Si è fatto un gran parlare, negli ultimi giorni, dei cosiddetti “biglietti” per partecipare ad alcuni eventi della visita, come ad esempio la veglia a Hyde Park. Il coordinatore del viaggio, mons. Summersgill, ha spiegato che si tratta in realtà di un contributo non obbligatorio per i fedeli. Vuole soffermarsi su questa vicenda?
R. – Sì, credo che sia giusto ritornarvi un poco, anche se di per sé è un aspetto piuttosto marginale rispetto all’importanza e ai temi centrali di questo viaggio. Si sono lette e si sono sentite obiezioni assolutamente infondate. Ho sentito parlare del Vaticano che chiedeva di pagare il biglietto per andare alla Messa, quindi coinvolgendo anche la responsabilità del Vaticano in scelte di carattere organizzativo molto specifiche. Questo è assolutamente sbagliato. Dobbiamo ricordare che il Papa va in un Paese perché invitato, e invitato dalle più alte autorità dello Stato – dalla Regina e dal governo – ed è invitato dalla Chiesa locale. Quindi, i costi, gli impegni organizzativi della visita sono naturalmente di chi invita. Non è il Papa che si auto-organizza un viaggio in Inghilterra. Quindi, prima cosa: il Vaticano non ha stabilito nulla di questo. Si tratta di modalità organizzative affrontate sul luogo dalla Chiesa locale, ma tenendo conto di tutti i molti vincoli di carattere organizzativo imposti dalle autorità civili. Per esempio, in questo caso abbiamo la situazione non comune che le persone non possono andare liberamente a piedi al luogo dei grandi eventi, dei tre principali eventi pubblici: devono andare con mezzi di trasporto organizzati e bisogna che tutti i posti siano assegnati con un numero assolutamente preciso. Questo non è il modo abituale con cui la gente viene a partecipare ai grandi eventi durante i viaggi del Papa. Allora, questo va tenuto in conto e questo è imposto dalle esigenze di sicurezza dalle autorità civili. Quindi, le autorità ecclesiali a loro volta hanno dovuto organizzare dei gruppi di fedeli che potessero andare insieme con dei mezzi di trasporto organizzati, dando quindi un “pass”, un passaporto specifico ad ogni fedele che partecipa, e questo viene consegnato insieme ad un piccolo “kit” di servizio – anche pastorale e logistico – e per questo si chiede un “contributo” ad ogni gruppo che si organizza per partecipare. Come poi questo contributo venga distribuito tra le persone che partecipano, ciò dipende dalla parrocchia o dalla diocesi che ha organizzato questi gruppi. Non si tratta, quindi, di un biglietto pagato dai singoli per andare alla Messa. Credo che se si tiene presente questa situazione, si capisce meglio la questione. Anche per quanto riguarda – per esempio – l’accesso dei media, dei giornalisti vi sono dei vincoli, delle indicazioni che sono particolarmente impegnative, più che in altri viaggi. Questo non dipende dal Vaticano e non dipende neanche dalla Chiesa locale.
D. – In conclusione, quali sono le aspettative per questo viaggio a quasi 30 anni dalla storica visita di Giovanni Paolo II in Gran Bretagna?
R. – La situazione è molto diversa dal punto di vista dello sviluppo, anche sociale e culturale, perché molte cose sono cambiate, in questi anni. E’ anche diversa l’impostazione della visita stessa, che ha un suo aspetto di visita di Stato con invito ufficiale da parte della Regina e del governo, mentre quella di Giovanni Paolo II era più specificamente pastorale. Direi che quello che ci si attende, che si può desiderare, sperare veramente da questa visita è il fatto di far capire, presentare il servizio della fede cristiana e il servizio della Chiesa cattolica per una società molto sviluppata ma anche molto secolarizzata, come quella del Regno Unito. Una realtà dove forse anche molte persone si interrogano sul valore della testimonianza cristiana e della testimonianza cattolica nella società. Quindi, far cogliere che questa è un dono per la società, una ricchezza che viene offerta con il suo servizio di ispirazione spirituale ma anche, poi, di impegno nel campo educativo, nel campo della salute, della carità è qualcosa di molto importante. Ecco, speriamo che il viaggio del Papa aiuti a cogliere questa positività amica della Chiesa cattolica e della fede cristiana, in una società che per molti aspetti non è più – forse – così consapevole. Vorrei anche dire che i viaggi di quest’anno del Santo Padre – quello di Malta, del Portogallo e di Cipro – sono stati viaggi molto positivi. Noi ci auguriamo che anche questo viaggio sia veramente una manifestazione della bellezza, della positività del servizio del Santo Padre nella società, tanto più in tempi in cui abbiamo anche avuto momenti di contestazione. L’auspicio è di poter ripresentare con efficacia il lato positivo, fondamentale che la Chiesa dà a una società di oggi, una società moderna, pluralistica, diciamo pure secolarizzata, che non dimentichi ma che anzi sappia apprezzare in modo nuovo il contributo positivo che la fede offre.
Il cordoglio del Papa per la morte di Cossiga: la testimonianza di mons. Fisichella
◊ Si susseguono i messaggi di cordoglio e le visite alla salma di Francesco Cossiga. Due i telegrammi in cui il Papa ha espresso le sue più sentite condoglianze: uno al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, e l’altro ai figli dello statista, morto ieri a 82 anni al Policlinico Gemelli di Roma, dove era stato ricoverato in rianimazione per un insufficienza cardiorespitoria. Stamani, intorno alle 9.20, all’arrivo del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, è stata aperta la Camera ardente presso la Chiesa dell’Università Cattolica. Per l’ultimo saluto sono giunti, fra gli altri, il presidente Giorgio Napolitano e i presidenti delle Camere, Renato Schifani e Gianfranco Fini. Oggi pomeriggio arriverà anche il premier Silvio Berlusconi. La Camera ardente resterà aperta fino alle 18 di oggi. Domani alle 10.30 saranno celebrati i funerali, in forma privata, nella Chiesa di San Giuseppe, a Sassari. Il servizio di Debora Donnini.
Con due telegrammi Benedetto XVI ha voluto esprimere le sue condoglianze per la morte del presidente emerito della Repubblica italiana Francesco Cossiga e assicurare le sue preghiere. Nel messaggio ai figli, Anna Maria e Giuseppe, il Pontefice esprime la sua partecipazione “al grave lutto che”, scrive, “colpisce anche l’intera Nazione italiana” e ricorda con affetto e gratitudine “questo illustre uomo cattolico di Stato, insigne studioso del diritto e della spiritualità cristiana” che, sottolinea il Papa, “seppe adoperarsi con generoso impegno per la promozione del bene comune”. Nell’altro telegramma, quello inviato al capo dello Stato, Benedetto XVI esprime ancora il suo cordoglio ricordando Cossiga “come generoso servitore delle istituzioni” dell’Italia. Stamani, presso la Chiesa del Policlinico Gemelli di Roma, è stata aperta la Camera ardente all’arrivo del cardinale segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, che ha pregato e benedetto la salma. “Uno statista di spiritualità cristiana”, così ha voluto ricordarlo salutando i figli di Cossiga cui aveva anche inviato un telegramma, dove ha espresso la sua “sentita partecipazione al grave lutto”. Un uomo “sempre consapevole delle proprie responsabilità e attento al perseguimento del bene comune”, ha scritto in una nota a nome della Conferenza episcopale italiana il presidente, cardinale Angelo Bagnasco. Tra i primi ad arrivare stamani, il capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano: “E’ un piccolo omaggio ad una grande uomo di Stato, ho salutato un amico”, ha detto. Per un ultimo saluto anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e i presidenti delle Camere Schifani e Fini. “Cossiga non era un uomo dei partiti, ma delle istituzioni”, ha commentato il presidente del Senato. Evidente la commozione di molte persone. Per dare l’ultimo saluto, anche tanti altri politici e una folla di gente assiepata fuori dalla Chiesa. La salma è circondata da vasi di rose rosse. A terra diverse corone di fiori fra cui quelle della regione Sardegna e del sindaco di Sassari, dove lo statista nacque e dove saranno celebrati domani i funerali in forma privata. Nel suo testamento Cossiga ha chiesto di non avere esequie di Stato ma un picchetto d’onore della Brigata Sassari e che la sua bara fosse avvolta nella bandiera italiana e in quella sarda.
Sulla figura di Cossiga ascoltiamo la testimonianza dell’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione e cappellano della Camera dei Deputati, che ben conosceva il presidente emerito. L’intervista è di Federico Piana:
R. – Penso che rimanga nella storia del nostro Paese come la figura di un grande statista e come un uomo dal profondo senso delle istituzioni. A questo, però, vorrei anche aggiungere quella di un cattolico impegnato nella politica. Anche nelle lettere che sono state rese pubbliche, il presidente Cossiga non ha mancato di esprimere il suo profondo senso religioso e la sua fede nata e cresciuta nella Chiesa cattolica. Direi, quindi, che egli è uno dei tanti cattolici che la nostra storia di impegno nella politica vanta per questo Paese.
D. – Secondo lei, Francesco Cossiga cosa ha dato all’Italia?
R. – Secondo me si può riassumere in due battute. La prima: è stato un uomo con la passione per la politica. Non dimentichiamo quello che Paolo VI diceva: “la politica come una forma alta di carità e di servizio della carità”. Penso che questo Cossiga lo abbia compreso e lo abbia anche vissuto. In secondo luogo, direi, una grande lungimiranza. Cossiga è stato un uomo lungimirante ed un politico lungimirante, perché era un uomo di grande cultura e di profonda intelligenza, per quanto io l’ho conosciuto. E’ stato capace, con le sue analisi, di anticipare di diversi anni quello che noi oggi viviamo. Era uno dei rari politici con cui si poteva parlare di cultura e di conoscenza teologica.
D. – Conoscenza teologica che poi lo ha anche aiutato nella fede praticata, nella fede vissuta...
R. – Cossiga è un uomo che ha vissuto la sua fede in una maniera forte e seria, direi vivendola più che proclamandola. E’ certamente un uomo con una fede solida, così come l’aveva ricevuta probabilmente anche dalla sua famiglia, quindi con quella forza dei sardi che, nella loro convinzione di fede, più che dire e parlare della fede la comprendono come realmente tale quando è vissuta.
D. – Che cosa ricorda dell’uomo Francesco Cossiga?
R. – Colpiva, in Francesco Cossiga, la schiettezza. Era un uomo schietto, che diceva immediatamente quello che pensava, nei colloqui privati come quelli personali ed arrivava subito all’essenziale. Però, se posso spendere una parola, devo dire che un’opera del presidente Cossiga che deve essere ricordata - e che ricordo direttamente - è stato il suo impegno nel Giubileo del 2000, perché, in quell’occasione, fece una richiesta a Papa Giovanni Paolo II, affinché Tommaso Moro fosse elevato a patrono dei politici. Il presidente Cossiga fece questa richiesta proprio durante il Giubileo dei politici ed oggi i politici hanno in Tommaso Moro - un uomo che ha affrontato il martirio pur di difendere la verità e la verità della Chiesa in maniera laica – un uomo che certamente ha difeso la verità. Oggi i politici hanno un’immagine davanti a loro, quella di Tommaso Moro, sostenuta e voluta dal presidente Cossiga.
D. – Cosa lascia Cossiga alla storia della Repubblica?
R. – Per quello che mi compete, credo che lasci l’esempio di come un cattolico realmente possa impegnarsi nella vita politica. Tante volte, in questi anni, sentiamo spesso il richiamo alla laicità dello Stato. Lo sentiamo evocare in maniera coerente e, a volte, anche in maniera strumentale. Io penso che Cossiga sia stato capace di poter esprimere, con il suo impegno nella politica, l’impegno di un autentico cattolico nelle istituzioni, nelle più alte cariche dello Stato ma senza mai venir meno nella sua fede, nel suo impegno come cattolico impegnato nella politica, in una maniera pienamente laica.
I funerali del fisico Nicola Cabibbo. Il Papa ricorda il suo generoso servizio alla Santa Sede
◊ Si sono svolti questa mattina i funerali del fisico italiano Nicola Cabibbo, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, morto lunedì sera a Roma, all’ospedale Fatebenefratelli, all’età di 75 anni. Benedetto XVI ha inviato il proprio telegramma di cordoglio ricordando “con animo grato il generoso servizio” offerto alla Santa Sede da Nicola Cabibbo e innalzando “fervide preghiere di suffragio per la sua anima”. La cerimonia funebre, tenutasi nella Basilica romana di San Lorenzo fuori le Mura, è stata presieduta dal cardinale Giovanni Coppa. All'inizio della cerimonia mons. Sànchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, ha evocato l'opera scientifica del prof. Cabibbo.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Su san Pio X, in prima pagina un editoriale del direttore dal titolo "Sapienza di un Papa riformatore".
Il cordoglio del Papa per la morte di Francesco Cossiga.
Nell'informazione internazionale, Pierluigi Natalia sulla lotta alla fame in Africa e Luca M. Possati sui progressi dell'economia indiana.
In cultura, un articolo di Inos Biffi dal titolo "Ispirazione evangelica e lucidità politica": l'elogio del cardinale Ildefonso Schuster in morte di Alcide De Gasperi.
Un articolo di Mordechay Lewy dal titolo "Da Abramo di Ur ad Abraham Geiger".
Santucci ritrovato: un articolo di Claudio Toscani dal titolo "Orfeo e la prigione del passato".
L'irresistibile desiderio di vedere: Timothy Verdon sul pellegrinaggio cristiano e l'arte.
La Passione in Sicilia: il saggio di Maurizio Vitella nel catalogo della mostra "Gesù. Il corpo, il volto nell'arte".
Alluvioni in Pakistan. L'ambasciatrice Aslam: non c'è ancora una vasta mobilitazione
◊ Sempre preoccupante la situazione in Pakistan, a tre settimane delle inondazioni che hanno interessato 20 milioni di persone provocando almeno 1600 vittime. La Commissione Europea oggi ha stanziato altri 30 milioni di euro in favore delle popolazioni. Sale così a 70 milioni l’impegno messo in campo da Bruxelles per fronteggiare l’emergenza nel Paese dove, secondo le Nazioni Unite, ci sono milioni di persone non ancora raggiunte dagli aiuti. Ma qual è la situazione sul terreno? Emer McCarthy ha intervistato l’ambasciatrice del Pakistan in Italia Tasnim Aslam:
R. – The situation is really bad...
La situazione è davvero drammatica, oltre qualsiasi immaginazione. L’area colpita equivale al territorio dell’Australia, della Svizzera e del Belgio messi insieme. Non c’è segno ancora dell’attenuarsi delle alluvioni: sta ancora piovendo e si aspettano altre inondazioni; ogni giorno nuove città vengono sommerse dall’acqua. Finora sono stati ritrovati 1600 corpi senza vita ma non sappiamo cosa troveremo sotto l’acqua. Ci sono 20 milioni di sfollati e senzatetto, perché le loro case sono state travolte dall’acqua; ci sono 3 milioni e mezzo di bambini che rischiano di morire di diarrea e di colera, a meno che non vengano rapidamente raggiunti da assistenza medica, acqua potabile e cibo. Tutti questi problemi ci sovrastano e noi rivolgiamo ancora una volta un appello al mondo perché ci aiuti, visto che nessun Paese al mondo potrebbe superare una catastrofe del genere da solo.
D. – Cosa ha indicato il governo come necessità primarie in questa emergenza?
R. – The primary needs has been …
La primissima necessità è stata quella di soccorrere la gente con gli elicotteri, perché i ponti sono crollati. C’è ancora un certo numero di persone che si trovano intrappolate, specialmente nel nord del Paese, dove nemmeno gli elicotteri riescono a raggiungerli a causa del maltempo. La prima necessità, dunque, è quella di salvare le persone e dare loro un aiuto, che preveda riparo, cibo e assistenza medica. Poi ci dedicheremo alla ricostruzione e questo sarà un progetto a lungo termine: riguarderà circa 400-500 ponti che sono stati travolti dall’acqua. Anche molte strade sono distrutte e sono interrotti i collegamenti tra le regioni e con il resto del mondo. Ripeto: la priorità è quella di soccorrere e portare aiuto alle persone che hanno bisogno urgentemente di medicine contro il colera, la diarrea e contro il morso dei serpenti. Abbiamo bisogno di sistemi per la depurazione dell’acqua, di tende e di cibo.
D. – Nel corso dell’udienza generale di questa mattina, Benedetto XVI ha lanciato un nuovo appello per il Pakistan. Quanto è stato importante per voi?
R. – It is very important! …
E’ molto importante, come è molto importante per noi aiutarci come esseri umani. Purtroppo, non abbiamo visto grande mobilitazione in questo senso, almeno per quanto riguarda il continente europeo. La Gran Bretagna ci ha dato circa 42 milioni di sterline, ma gli altri Paesi europei hanno inviato soltanto aiuti piccoli, se confrontati all’enormità del disastro. Chiediamo alla Chiesa di mobilitare i fedeli affinché aiutino altri esseri umani che sono in pericolo di vita.
Forum degli editori in Mali sulla libertà di stampa in Africa
◊ Difendere la libertà di stampa in Africa migliorando il rapporto tra politica e media. Questa è la sfida della quinta edizione del Forum degli editori africani che si è concluso lunedì a Bamako, in Mali. Durante l’evento, sostenuto dall’Unione Africana, sono intervenuti alcuni dei maggiori leader del continente, tra cui il presidente nigeriano Goodluck Jonathan. Michele Raviart ne ha parlato con Domenico Affinito, vice-presidente di Reporters Sans Frontiéres Italia:
R. – Il Forum degli editori africani, che ha sede a Johannesburg ed è stato creato nel 2003, ha puntato l’attenzione sull’aspetto più tecnico della libertà di stampa e di espressione, cioè quello che regolamenta il rapporto tra i media, i governi e le crisi regionali. Questo è il nodo principale che ha creato maggiori problematiche all’interno del continente africano.
D. – Qual è il bilancio della libertà di stampa in Africa in base ai vostri dati?
R. – L’Africa, dal punto di vista della libertà di stampa e di espressione, è un continente che presenta luci ed ombre. Nella nostra classifica per la libertà di stampa nel mondo, abbiamo classificato il Ghana 27.mo, il Mali 31.mo, il Sud Africa 33.mo, la Namibia 36.ma. Sono tutti Paesi sicuramente piazzati meglio ad esempio della nostra Italia, che era 49.ma. Possiamo dire che la situazione peggiore in assoluto – e sono tra le situazioni peggiori in tutto il mondo – si registra in Eritrea e in Somalia, ma anche in Rwanda. Proprio in Rwanda è stato assassinato uno dei due giornalisti uccisi fino ad oggi all’interno del continente africano: si tratta di Jean Leonard Rugambage, rwandese, ucciso il 24 di giugno a Kigali, in periodo pre-elettorale.
D. – Dunque, in Somalia ed Eritrea ci sono le condizioni peggiori?
R. – La Somalia è un buco nero per tutti i giornalisti, non solo i giornalisti locali, ma anche i giornalisti stranieri che si recano nel Paese hanno estreme difficoltà. Noi l’abbiamo classificata 164.ma la Somalia. Per quanto riguarda invece l’Eritrea, che è l’ultima della nostra classifica, la posizione è la 175.ma. Noi riusciamo a monitorare 175 Paesi su 190 riconosciuti dall’Onu. In Eritrea, addirittura, non è proprio possibile neanche mettervi piede, perché non è possibile ottenere il visto. Quei pochi che riescono, entrano come turisti e poi cercano, in qualche modo, di svolgere il mestiere di reporter. Noi la definiamo ‘la più grande prigione al mondo’ per i giornalisti, perché ci sono tantissimi giornalisti in carcere e la situazione in Eritrea è addirittura peggiore di quella della Corea del Nord.
D. – Non a caso il Forum si è svolto in Mali, uno dei Paesi in cui la stampa è più libera…
R. – E’ un percorso che stanno facendo tanti Paesi quello di avvicinarsi ad una maggiore libertà d’espressione. Soprattutto nel continente africano, i Paesi che sono più garantisti fanno ovviamente pressione nei confronti di quelli che lo sono meno per cercare di migliorare la situazione.
Italia: le lauree in ingegneria ed economia offrono maggiori sbocchi
◊ In Italia, le lauree in ingegneria superano quelle in economia per gli sbocchi lavorativi: buone possibilità danno i corsi in medicina, odontoiatria, statistica, psicologia, le discipline chimico-farmaceutiche: restano indietro le lauree umanistiche. E’ quanto emerge dal rapporto sui “Fabbisogni professionali per occupabilità” di Excelsior-Unioncamere, il Sistema informativo sull’occupazione e la formazione del Ministero del Lavoro, pubblicato nei giorni scorsi. La ricerca rileva, in particolare, che il tasso di disoccupazione, fino ai 29 anni, rimane del 27% . Ma quali possono essere gli interventi necessari per avvicinare il sistema formativo universitario al mondo del lavoro? Risponde al microfono di Elisa Castellucci, il segretario confederale della Cisl, Giorgio Santini.
R. - Bisogna operare con le riforme e con gli adattamenti necessari e poi bisogna anche, nell’immediato, assumere qualche provvedimento. Ad esempio, noi pensiamo che nel piano del lavoro di cui si sta parlando anche a livello di ministero sarebbe molto importante prevedere un capitolo specifico per i giovani, per favorire le assunzioni di giovani laureati, diplomati, con modalità che non siano i tirocini e gli stage, che sono, come spesso sappiamo, dei percorsi senza fine e senza poi stabilizzazione. Quindi, fare uno sforzo - anche incentivando le imprese perché assumano i giovani - per uscire da questo bacino di disoccupazione potenziale, ma anche purtroppo reale molto, molto ampio.
D. - Ma quale potrebbe essere un consiglio adatto per un giovane studente che vuole intraprendere un percorso universitario?
R. - Nell’immediato, consultare attentamente questi dati ed anche queste ricerche. Quella di “Excelsior”, per esempio, è molto importante e molto dettagliata. Ci sono, per esempio, in questo momento, in Italia, almeno 140 mila posti di lavoro che sono di difficile reperimento, per i quali si fa fatica a trovare il personale adeguato. Un consiglio che io darei, anche a chi vuole intraprendere il percorso universitario, è quello di leggere bene anche queste statistiche, dove c’è il difficile reperimento di questa manodopera. Per esempio, torna il tema dei lavori legati alla sanità, torna il tema dei lavori legati anche ai mondi produttivi, e quindi facoltà tecnico-scientifiche. E sulla base di questo, credo, un orientamento, pur fatto con le proprie valutazioni, potrebbe essere adeguato.
D. - Quali criticità presenta oggi il sistema universitario in Italia?
R. - E’ un problema di equilibrio. Siamo stati molto carenti nell’area tecnico-scientifico-professionale: lì dobbiamo recuperare, senza naturalmente scadere nell’eccesso di abbandonare il settore umanistico che va invece qualificato e va proiettato anche sulle nuove esigenze. Un sistema scolastico forte, ben calibrato ha bisogno anche di una struttura di preparazione e anche di possibilità di formare, poi, personale docente e tutto quello che vi è collegato, che resti nel tempo e che abbia una sua valenza ed una sua qualità il più possibile alta.
Nuovo intervento dei vescovi messicani sulle unioni omosessuali
◊ "Come vescovi del Messico, sensibili all'opinione maggioritaria esistente non solo a Città del Messico, bensì in tutto il Paese, nell'esercizio della libertà di espressione garantita dal nostro sistema politico democratico, ribadiamo il nostro totale disaccordo con la sentenza della Suprema Corte di giustizia". Così si legge in una dichiarazione dell'Episcopato messicano pubblicata dopo il verdetto della Corte che due giorni fa ha sancito, per le coppie omosessuali, solo nel caso del distretto federale, la facoltà legale di adottare figli. Come si sa, la stessa Suprema Corte, 12 giorni fa aveva dichiarato costituzionali le unioni omosessuali in tutto il territorio nazionale anche se, sino ad oggi, una legge statale al riguardo esiste solo nel distretto federale. "Pensiamo, rilevano i presuli, che equiparare con la dicitura 'matrimonio' le unioni omosessuali sia una mancanza di rispetto sia all'essenza del matrimonio tra una donna e un uomo, come afferma l’articolo 4 della Costituzione sia al costume, alla tradizione e alla cultura esistente nel Paese da secoli". Analizzando le recenti sentenze i presuli denunciano che "sono state approvate in fretta, senza le necessarie consultazioni degli attori sociali e senza tener conto del sentire della maggioranza della popolazione, chiaramente in disaccordo con questo tipo di unioni e soprattutto con la possibilità di adottare bambini". Alla fine, per i vescovi, "si è imposto in modo schiacciante il partito dominante, mortificando così il dibattito sociale che, perché contrario, è stato emarginato a danno della società". La dichiarazione, firmata da mons. Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Tlalnepantla e mons. Víctor René Rodríguez Gómez, vescovo di Texcoco, rispettivamente presidente e segretario generale dell'Episcopato messicano, ribadisce quanto già detto sulla questione da parte della Chiesa in questo Paese così come da Benedetto XVI, soprattutto sulla sacralità della famiglia e del matrimonio. "Deploriamo che la manifestazione di questi concetti davanti all'opinione pubblica", garantita da una vera "tolleranza che dà la possibilità a tutti di esprimere le nostre posizioni e opinioni", in alcuni invece stimoli "le recriminazioni e le minacce dell'intolleranza. Per questi motivi esprimiamo la nostra solidarietà e affetto ai cardinali, Norberto Rivera Carrera arcivescovo della capitale del Messico, e Juan Sandoval Íñiguez, arcivescovo di Guadalajara". I due porporati, e non solo loro, in queste settimane sono stati oggetto non di critiche legittime o disaccordi rispettosi bensì di una vera campagna mediatica dove non sono mancati gli insulti e le minacce per il semplice fatto di essersi distinti nell'esposizione continua del magistero cattolico in queste delicate questioni che riguardano la legge naturale e la convivenza sociale. Infine, i vescovi messicani si congedano con un nuovo appello affinché nel Paese si "sviluppi un dibattito che unisca tutti i membri della società" per far fronte "ai molteplici problemi che colpiscono la nazione: l'insicurezza, la violenza, la corruzione, la disoccupazione. Nella nostra patria, è urgente - scrivono a conclusione i presuli - sradicare i lacci dell'intransigenza, dell'esclusione, dei pregiudizi di ogni tipo, per costruire insieme, come fratelli, un Messico capace di proteggere tutti, dove siano rispettati i diritti dell'individuo, e dove esistano sia la trasparenza sia il corretto uso delle libertà democratiche. Per tutto questo esortiamo tutti a pregare la Madonna di Guadalupe per le decisioni dei governanti, i bambini che non hanno voce, ma che sì hanno il diritto di avere una propria famiglia che sia per loro un esempio di virtù". (M.G.)
Cuba: folle inattese di fedeli al Pellegrinaggio nazionale della Madonna della Caridad
◊ Forse neanche gli stessi responsabili del "Pellegrinaggio nazionale della Madonna della Caridad del Cobre", apertosi lo scorso 11 agosto con una concelebrazione eucaristica dei vescovi di Cuba presso il Santuario della "Madre, Regina e Patrona" dell'isola, si aspettavano un successo di partecipazione e devozione così enorme come quello che si registra sino ad oggi. Da una settimana, nei luoghi in cui arriva la piccola statuetta della "Madonna di Mabisa", come è chiamata nella parte orientale di Cuba la Madonna della Caridad, si radunano in centinaia per rendere omaggio alla Vergine Santa, per pregare e compiere atti di pietà e così acquistare l'indulgenza plenaria concessa da Benedetto XVI. In alcuni luoghi più popolati, come le grandi città alla fine della giornata i fedeli e i pellegrini si contano a migliaia. Le autorità ecclesiastiche e quelle civili sono dovute intervernire fuori dal previsto per facilitare al massimo la pratica di questa devozione mariana così sentita dai cubani e così intimamente legata alla loro storia nazionale. Per ora, il Pellegrinaggio nazionale, che si concluderà il 12 dicembre 2010 all'Avana, si è mosso nei paraggi del Santuario, e una prima tappa, la cattedrale di Santiago di Cuba, ha offerto uno spettacolo religioso commovente. Padre Rafael A. López Silvero, parroco della cattedrale, commentando ciò che aveva visto ha detto: "La gente non voleva che la Madonna continuasse il suo pellegrinaggio e a gran voce chiedevano che restasse per dare pace e riconciliazione alla città". Lo stesso è accaduto in questa prima settimana nei diversi municipi dove è arrivato il Pellegrinaggio mariano che si concluderà il 10 settembre per poi passare alla provincia di Holguìn e così, successivamente, alle altre nove province. La presenza della statuetta della Madonna della Caridad del Cobre è accompagnata da numerosi eventi religiosi, culturali ed ecclesiali, ai quali sino ad oggi i fedeli sembrano molto interessati a giudicare dalla partecipazione. Questo Pellegrinaggio nazionale è l’ultima tappa prima del solenne giubileo mariano del 2012, anno in cui si ricorderanno i 400 anni dalla scoperta della statuetta della Madre di Dio che i cubani amano con particolare devozione. I vescovi cubani nella loro recente dichiarazione all'inizio della missione hanno osservato che si desidera celebrare non solo la scoperta ma soprattutto “la presenza” della Vergine Santa lungo la travagliata storia del Paese; presenza che ha nutrito per ben quattro secoli “una devozione intensa inscindibile dalla storia nazionale”. Tra l'altro quest'evento coincide con il 60.mo del primo pellegrinaggio realizzato tra il 1951 e il 1952 per ricordare solennemente il cinquantesimo dell’indipendenza nazionale dalla corona spagnola, lotta alla quale i cubani, credenti e non, sentono legata la presenza e la protezione della Madonna di Mambisa. (M.G.)
◊ La Chiesa del Kenya ricorda il decimo anniversario della morte di padre John Anthony Kaiser, missionario Mill Hill ucciso nel Paese africano perché difendeva i diritti dei poveri. Una Messa di suffragio verrà celebrata domani, giovedì 19 agosto, presso la Basilica Minore della Santa Famiglia a Nairobi. La celebrazione eucaristica sarà preceduta da una processione guidata dal cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, alla quale parteciperanno numerosi vescovi, oltre ai nipoti di padre Kaiser. Il 22 agosto un’altra Messa in suffragio del missionario ucciso verrà celebrata presso la chiesa parrocchiale San Francesco Saverio a Naivasha, in contemporanea con un’altra Messa nella Parrocchia Lolgorian, nella diocesi di Ngong, dove padre Kaiser ha prestato servizio. Le commemorazioni si chiuderanno il 2 settembre con un convegno sulla figura del missionario ucciso al Kenyatta International Conference Centre (KICC) di Nairobi. Secondo suor Nuala Brangan, coordinatrice della Commissione “Giustizia e Pace” dell'Associazione delle religiose del Kenya (AOSK-CPM), la cerimonia di commemorazione metterà in evidenza le condizioni degli sfollati interni. “Ci auguriamo inoltre – ha detto la religiosa alla Fides - di affrontare il problema dell’impunità perché vi sono ancora tanti casi di omicidio irrisolti e di tortura impuniti e di cogliere l'occasione per evidenziare quelle problematiche che possano condurre ad un Paese democratico e pacifico” Padre Kaiser si opponeva alla pulizia etnica nella Rift Valley ed era un critico del regime dell'ex presidente Daniel Arap Moi. Venne alla ribalta nazionale negli anni '90 quando oppose una strenua resistenza alla cacciata degli sfollati interni accampati a Maela in Narok, che in precedenza erano stati cacciati da Enoosupukia. Secondo padre Kaiser, gli sfollati dalla Rift Valley tra il 1986 e il 1995, erano un milione. I Vescovi keniani hanno più volte denunciato l’uso strumentale da parte dei politici del tribalismo, che ha provocato scontri e la fuga di milioni di persone da alcune delle zone più fertili del Paese. Il 24 agosto 2000, padre Kaiser, dopo 36 anni di servizio in Kenya, è stato trovato sul ciglio della strada a Naivasha, a circa 90 chilometri a nord-ovest di Nairobi, con una pallottola in testa. La Chiesa keniana ha respinto le conclusioni delle indagini del Federal Bureau of Investigations (FBI), in base alle quali il missionario si sarebbe suicidato. A vent’anni da brutale omicidio del missionario, la Chiesa cattolica del Kenya spera ancora che la verità possa venire un giorno alla luce. (M.G)
Appello ecumenico alla pace in vista del referendum in Sudan
◊ Il 9 gennaio 2011 il Sudan sarà chiamato alle urne: in ballo, c’è il referendum per l’autodeterminazione della regione meridionale, a maggioranza cristiana, che deve decidere se staccarsi dal Nord, prevalentemente musulmano, formando uno Stato autonomo. In vista di questo appuntamento, stabilito sin dagli accordi di pace del 2005, la Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa (Aacc), insieme al Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe) ha lanciato un appello alla pace. Entrambi gli organismi, infatti, hanno diffuso una dichiarazione a firma del rev. Samuel Kobia, già segretario generale del Coe ed attualmente Inviato speciale ecumenico in Sudan: nel documento, si ribadisce l’impegno delle Chiese sudanesi per la pace, la giustizia e la libertà nel Paese. Quindi, si sottolinea: “L’esito di questo storico referendum deve essere rispettato ed accettato da tutti. La comunità internazionale ha la responsabilità di assicurare che il Partito del congresso nazionale e il Movimento per la liberazione del popolo sudanese, i due principali schieramenti coinvolti negli accordi di pace del 2005, permettano lo svolgimento del referendum in modo libero ed imparziale”. Inoltre, “la comunità internazionale deve provvedere agli aspetti tecnici e materiali necessari all’attuazione della consultazione elettorale”. Esprimendo, poi, la propria preoccupazione per il fatto che “il lavoro della Commissione per il referendum non è ancora iniziato”, nel documento si sottolinea che ciò “non deve essere usato come scusa per posticipare il referendum stesso, poiché si tratterebbe di un fatto totalmente inaccettabile”. Infine, la dichiarazione ricorda l’impegno delle Chiese sudanesi nell’educazione civica della popolazione, affinché sia adeguatamente preparata al referendum, ed invita i Paesi membri dell’Unione Africana, delle Nazioni Unite, dell’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo ed i rappresentanti di tutte le organizzazioni ecumeniche “ad offrire il loro sostegno a questo referendum storico per il Sudan”. Pur essendo il Paese più grande dell'Africa in termini di superficie, il Sudan, lo ricordiamo, ha solo nove Diocesi. Ha 37 milioni di abitanti, per l'80% musulmani e per il 17% cristiani. Di questi, solo il 15% è cattolico. (A cura di Isabella Piro)
Nepal: leader religiosi uniti per una campagna contro le armi
◊ I leader religiosi nepalesi delle più importanti comunità si sono riuniti il 16 agosto scorso a Kathmandu, per lanciare una campagna contro l’uso e la produzione delle armi. Insieme con loro, anche esperti internazionali del settore per appoggiare l’iniziativa di portata internazionale, organizzata dai network Religions for Peace e Youth. La campagna, riferisce l'agenzia Asianews, prevede una raccolta di firme. Ne sono state raccolte 10 milioni in tutto il mondo. Esse verranno inviate all’Onu e alle sedi di tutti i governi e i partiti del mondo. In Nepal sono state raccolte un milione di firme. Koichi Mastsumoto, consulente per le religioni del segretario generale dell’Onu, ha dichiarato: “La società moderna cresce nella sfiducia. I Paesi europei e americani producono armi, anche atomiche, e le popolazioni asiatiche e africane ne soffrono le conseguenze. Raccogliamo firme per fare pressione sugli Stati”. Il Nepal è uno dei Paesi che più soffre del commercio illegale di armi. Secondo il governo, almeno 10mila armi illegali circolano nella sola Kathmandu. Subas Nemwang, a capo dell’Assemblea costituente del Nepal, ha appoggiato con entusiasmo l’iniziativa: “Il Nepal sta affrontando una situazione difficile perché i partiti politici sono favorevoli allo smercio di armi e possiedono milizie private”. Fratel Jenu Rakesh, rappresentante della Chiesa cattolica, ha detto che “questo programma ci ricorda che siamo stati creati per la pace e che Dio ci invita oggi a viverla e a condividerla con gli altri”. Insieme con lui, sono intervenuti anche Kesab Prasad Chaulagain per gli indù, Nazrul Hussein per i musulmani, Nun Guruma per i buddisti, Narendra Pandey per i bahai e Naman Upadhyaya per i jainiti, antica religione indiana promotrice della non violenza.
L'aiuto della comunità cattolica pakistana per le vittime delle alluvioni
◊ Gara di solidarietà tra i fedeli cattolici pakistani per aiutate le popolazioni colpite dalle devastanti alluvioni delle scorse settimane. Padre Mario Rodrigues, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Pakistan, racconta alla Fides che la comunità cattolica sta donando tutto quello che possiede per far fronte all’assistenza umanitaria. La mobilitazione della piccola minoranza di fedeli cattolici in Pakistan – poco più dell’1% della popolazione – è vasta: “Nello spirito di carità fraterna, i cattolici non si risparmiano, contribuiscono ai soccorsi e si stanno donando al prossimo senza riserve” .“Le Pontificie Opere Missionarie hanno creato campi di accoglienza in diverse parrocchie – aggiunge padre Rodrigues -. Stiamo conducendo una raccolta porta a porta per i profughi. La gente risponde con enorme generosità: danno cibo, denaro, tutto quello che hanno per i fratelli colpiti dal disastro, che sono musulmani. Abbiamo riempito cinque camion di aiuti che, guidati da volontari cristiani, girano nelle aree colpite per distribuire aiuti di emergenza”. Dopo gli aiuti di emergenza, afferma ancora il religioso, “occorrerà lavorare sulla ricostruzione a lungo termine, per garantire nuovamente la sostenibilità economica e sociale a migliaia di famiglie, soprattutto di agricoltori e allevatori”. “Chiediamo aiuto concreto ma anche la preghiera di tutti i fedeli del mondo”, conclude il sacerdote. Numerosi uffici delle Pontificie Opere Missionarie nel mondo si sono già mobilitati per speciali raccolte di aiuti e di fondi. Al momento vi sono oltre 20 milioni di vittime fra sfollati e senza tetto, mentre la conta dei morti ha toccato quota 2.000. Il presidente del Pakistan Ali Zardari ha detto oggi che le conseguenza del disastro si avvertiranno in tutto il Paese, a livello sociale ed economico, per almeno sei mesi, lanciando un appello all’unità nazionale per far fronte alla tragedia. (M.G.)
Vertice dell'Africa Australe: un paniere alimentare africano contro l’insicurezza alimentare
◊ Cooperare per progredire tutti quanti è stata la parola d’ordine che ha scandito i lavori del 30.mo vertice della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe concluso ieri a Windhoek. Riuniti nella capitale della Namibia, i governanti del cono meridionale del continente, hanno preso atto dei progressi compiuti dall’esecutivo di unità nazionale dello Zimbabwe, valutato le crisi politiche di Madagascar e Lesotho, individuato possibili iniziative per una più efficace integrazione regionale. In particolare si è parlato di far convergere gli sforzi comuni sulla lotta all’insicurezza alimentare. Su questa tematica sono state avanzate diverse proposte dal presidente del Malawi, Bingu Wa Mutharika, che si è detto pienamente convinto che sia possibile debellare l’elevata mortalità infantile, che affligge l’Africa, entro il 2015. L’Africa, ha sottolineato il presidente del Malawi citato dalla Misna, “ha cibo sufficiente. Quello che dobbiamo fare ora è trovare le maniere in cui garantirlo a tutti. E’ assurdo soffrire l’insufficienza alimentare quando c’è da mangiare per tutti”. Presidente di un Paese, il Malawi, che grazie ad una ‘agricoltura virtuosa’ è riuscito a sconfiggere la fame, Wa Mutharika ha sottolineato la necessità di aumentare gli investimenti nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per promuovere lo scambio di beni, persone e servizi e dare nuovo impulso al settore agricolo grazie all’interazione tra i 15 Paesi del blocco, fino a raggiungere l’intero continente. Il presidente del Malawi ha quindi invitato tutti i colleghi ad unirsi alla proposta denominata 'African Food Basket', il ‘Paniere alimentare africano’, un nuovo approccio, ha spiegato, “che fa dell'agricoltura e la sicurezza alimentare un trampolino di lancio per la crescita”. La proposta intende impegnare l’Africa e tutti i suoi partner a focalizzarsi su agricoltura e sicurezza alimentare per i prossimi cinque anni attraverso interventi innovativi che includono sussidi e investimenti in scienza e tecnologia, coinvolgendo anche il settore privato. “Per far sì che l’Africa sia capace di dare da mangiare alla sua popolazione occorrono grandi sforzi per arrivare all’autosufficienza in ogni Paese” ha detto ancora Wa Mutharika, mettendo l’accento anche sull’importanza delle infrastrutture per i trasporti necessarie a servire le nazioni senza sbocco al mare. “Il Malawi è un Paese pioniere nello sviluppo del suo sistema interno di porti fluviali per connettersi all’Oceano Indiano, un sistema che raggiungerà anche Mozambico, Tanzania, Zambia, Zimbabwe, così come Rwanda e Burundi” ha concluso il presidente. (M.G.)
Ricco calendario d’eventi per il centenario della nascita di Madre Teresa
◊ “Dio ci ha creato per cose più grandi: amare ed essere amati”. Questo il motto che animerà celebrazioni eucaristiche, veglie di preghiera, novene e simposi che si terranno in tutto il mondo per celebrare il centenario della nascita di Madre Teresa di Calcutta (Skopje, 26 agosto 1910- Calcutta, 5 settembre 1997). Nata da genitori di etnia albanese, originari del Kosovo, la beata verrà ricordata il 26 agosto a Skopje, nella Repubblica ex jugoslava di Macedonia, con una sessione del Parlamento macedone, cui seguirà la presentazione del Premio nazionale “Madre Teresa”. Nel pomeriggio, una Messa solenne sarà presieduta nella Cattedrale del Sacro Cuore da mons. Stanislav Hočevar, arcivescovo di Belgrado, cui farà seguito l’apertura della mostra del fotografo croato Zvonimir Atietić, presso la Casa Memoriale “Madre Teresa”. Le celebrazioni in Macedonia proseguiranno fino alla fine del 2010. In Albania, un pellegrinaggio nazionale è stato promosso il 26 agosto presso la Cattedrale di Vau-Dejës, che sarà dedicata a Madre Teresa con una liturgia eucaristica presieduta da mons. Rrok Kola Mirdita, arcivescovo di Durres-Tirana. Il Kosovo, che ha proclamato il 2010 “Anno di Madre Teresa”, festeggerà la beata il 5 settembre, giorno della festa liturgica, dedicandole una chiesa-santuario a Pristina; il tempio è stato iniziato nel 2003 per volontà del vescovo Sopi e del presidente Rugova. A Roma, il cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano, presiederà una Santa Messa nella Basilica di San Lorenzo in Damaso, il 26 agosto, cui parteciperanno le congregazioni religiose e le comunità di vita contemplativa fondate dalla beata, presenti a Roma, insieme ai volontari, ai benefattori e agli ospiti accolti nei conventi romani. La celebrazione è preceduta dall’inaugurazione di una mostra fotografica dal titolo “Beata Teresa di Calcutta, vita, opere, messaggio” allestita presso il Palazzo della Cancelleria. In occasione della festa liturgica, le iniziative spirituali si svolgeranno nella Chiesa di San Gregorio al Celio, con la veglia di preghiera di sabato 4 e la liturgia eucaristica di domenica 5 settembre officiata dal cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Liturgie e novene sono previste in altre città italiane – Torino, Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Reggio Calabria, Palermo, Cagliari - ed europee, tra cui Parigi, Madrid, Barcellona, Copenaghen, Monaco di Baviera. In India, dove Madre Teresa ha trascorso gran parte della sua esistenza, le celebrazioni iniziano il 17 agosto con una novena in tutte le parrocchie dell’arcidiocesi di Calcutta, sede della Casa Madre delle Missionarie della Carità, dove il centenario verrà aperto il 26 agosto con una celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi. A New Delhi, un fitto programma di eventi, che include un simposio sulla beata Madre Teresa e due spettacoli di danza e teatro, è previsto tra il 23 e il 31 agosto, su iniziativa della Conferenza episcopale dell’India (CBCI) e con il concorso dell’UNESCO. Sempre nella capitale si terrà la commemorazione pubblica, sabato 28 agosto, alla presenza del presidente indiano Pratibha Devisingh Patil; nella circostanza verrà ufficialmente presentata la moneta dedicata alla religiosa dallo Stato indiano, che ha voluto proclamare il 26 agosto “Giornata nazionale degli orfani”, in riconoscimento della sollecitudine di Madre Teresa per le piccole vittime della solitudine e dell’abbandono. In preparazione a questi eventi le Missionarie della Carità e il Centro Madre Teresa di Calcutta hanno diffuso un testo, di cui riferisce Zenit, che espone alcune riflessioni sulla vita della beata e sul suo contributo alla Chiesa e al mondo. Attraverso il suo esempio – si legge nel documento - persone di ogni credo religioso hanno iniziato a sperimentare che solo il donare può soddisfare l’anelito spirituale insito in ogni creatura. Viene citato in proposito il magistero di Benedetto XVI nella Deus caritas est: “L'amore per il prossimo è una strada per incontrare anche Dio” (n. 16), poiché “nel più piccolo dei fratelli incontriamo Gesù stesso e in Gesù incontriamo Dio” . Il testo rileva inoltre la “quotidianità” dell’amore di Madre Teresa, un amore alimentato da piccoli gesti, da opportunità offerte a tutti di alleviare sofferenze, solitudine, scoraggiamento in ogni luogo e circostanza, a cominciare dalla propria famiglia, con l’obiettivo di trasmettere al prossimo l’amore stesso di Dio. Nella sua parte conclusiva il documento evoca un passo di un discorso pronunciato da Benedetto XVI il 10 febbraio 2007 in un incontro con le Misericordie d’Italia e i Donatori di sangue: “Nel giudizio finale – affermava il Papa - Dio ci domanderà se abbiamo amato non in modo astratto, ma concretamente, con i fatti (cfr Mt 25,31-46)…. Alla fine della vita - amava ripetere san Giovanni della Croce - saremo giudicati sull’amore”. (M.G.)
La Comunità delle Carmelitane Scalze di Pescara festeggia i 400 anni
◊ La Comunità claustrale delle Carmelitane Scalze di Pescara celebra quattrocento anni di vita e di servizio del Carmelo. La storia della Comunità, oggi composta da 20 monache, ha inizio in un altro Carmelo, quello del quartiere di Trastevere di Roma, dove il 29 luglio del 1610, otto donne vestirono l’abito delle Carmelitane nella chiesetta dedicata a Sant’Egidio Abate, oggi conosciuta come luogo in cui è nata la Comunità di Sant’Egidio fondata da Andrea Riccardi alla fine degli anni sessanta. Secondo quanto riferisce Avvenire, era stato il padre Pietro della Madre di Dio, giunto dalla Spagna alla fine del Cinquecento, a fondare a Roma nel 1597 il convento carmelitano di Santa Maria della Scala in Trastevere. Pochi anni dopo, il 7 marzo del 1601, al cune donne guidate dalla giovane vedova Lucrezia Costa, si riunirono "per occuparsi unitamente a servir Dio”. Qualche anno dopo ebbero una casa accogliente e la chiesetta di Sant’ Egidio. Fu Papa Paolo V a dare forma giuridica alla comunità. Nel 1972 le monache approdarono sulla collina di san Silvestro a Pescara. Nei giorni scorsi la comunità ha fatto festa con una celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Pescara- Penne, mons. Tommaso Valentinetti, e con la presenza di tanti fedeli e amici del monastero. (M.G.)
Aumenta il Pil nell'area Ocse, la Germania al primo posto
◊ “La Germania e il Regno Unito guidano la crescita nell’Unione Europea mentre la ripresa rallenta nel Giappone e negli Stati Uniti”. Lo comunica l’Ocse precisando che nel secondo trimestre il Prodotto interno lordo nell’area è cresciuto del 2,8 per cento rispetto all’anno scorso. In Germania, in riferimento al trimestre precedente, il Pil ha registrato un incremento del 2,2 per cento a fronte dello 0,1 e dello 0,6 per cento di Giappone e Stati Uniti.
Raid israeliani
L’aviazione israeliana ha condotto quattro raid nelle ultime 24 ore contro la Striscia di Gaza, senza tuttavia causare vittime o feriti. Un portavoce dell’esercito dello Stato ebraico ha precisato che si tratta di una risposta ai colpi di mortaio sparati ieri contro il territorio israeliano. Colpiti obiettivi situati vicino alla città di Rafah e a nord di Khan Yunes, nei pressi della frontiera con l'Egitto.
Iraq
In Iraq si sta creando un “pericoloso vuoto di potere” che rischia di fare perdere agli Stati Uniti “tutto il Medio Oriente”. Così il ministro degli Esteri iracheno dal 2003, Zerbari secondo il quale con il prossimo ritiro delle truppe americane – che inizierà fra meno di due settimane - nel Paese “si moltiplicano le interferenze destabilizzanti”. Sul terreno intanto la violenza non si placa. Sei persone hanno perso la vita in diversi episodi avvenuti in mattinata.
Russia allarme bomba
Evacuati gli uffici del World Trade Center di Mosca, che si trovano nei pressi della sede del governo russo, dopo una telefonata anonima che segnalava la presenza di un ordigno. La polizia, assieme alla unità cinofile, sta ispezionando il complesso. Nella capitale, intanto, sono state rafforzate le misure di sicurezza in seguito ai due attentati messi a segno ieri in Ossezia del Nord e nel Caucaso settentrionale. Istituiti accurati controlli nei trasporti pubblici, con particolare attenzione a quanti giungono proprio dalla regione caucasica.
Usa-Nato-Obama
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha confermato che parteciperà al vertice della Nato, in calendario a Lisbona il 19 e il 20 novembre. Al centro della riunione i progressi in Afghanistan e il rafforzamento dell’alleanza atlantica.
Moschea Usa
I leader musulmani americani sarebbero pronti a rinunciare al progetto di costruire una moschea nei pressi di Ground Zero. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, che cita fonti anonime vicino alla comunità islamica di New York, l’annuncio arriverà nei prossimi giorni. La decisione sarebbe collegata alle dure critiche dei familiari delle vittime dell’11 settembre ma anche alla parziale retromarcia sul via libera alla realizzazione della struttura da parte del presidente Obama.
Cina-Pentagono
La Cina ha criticato gli Stati Uniti per il rapporto del Pentagono sull'espansione militare cinese pubblicato lunedì scorso. “Non giova al miglioramento e allo sviluppo delle relazioni militari” tra i due Paesi, ha fatto sapere un portavoce del Ministero della difesa di Pechino. Il dossier sostiene che la Cina continua "senza soste'' a rafforzare il proprio apparato militare in vista di un eventuale attacco a Taiwan e con l’obiettivo di affermare la propria supremazia nell'Oceano Pacifico.
Censimento Cina
In Cina le autorità mobiliteranno 6 milioni di ispettori per il censimento della popolazione che si svolgerà dal primo al 10 novembre prossimi. Secondo la stampa locale, l’Ufficio nazionale per le statistiche renderà noti i risultati nella primavera del 2011. Si prevede una spesa del governo centrale di 700 milioni di yuan (80 milioni di euro) mentre quella dei governi locali dovrebbe avvicinarsi ai 7 miliardi di yuan (circa 800 milioni di euro). Nell'ultimo censimento del 2000, la popolazione è risultata essere di 1,29 miliardi di persone.
Spagna-Marocco
Sale la tensione tra Spagna e Marocco. Per la seconda volta negli ultimi giorni, attivisti marocchini hanno bloccato l’arrivo di prodotti alimentari e di materiale per la costruzione nella città di Melilla, l’enclave spagnola in territorio marocchino. Gli episodi avvengono dopo la presentazione da parte di Rabat di 5 note di protesta contro presunti maltrattamenti di agenti spagnoli nei confronti di cittadini marocchini. La polizia di Madrid ha invece denunciato aggressioni alle funzionarie di pubblica sicurezza donne alla frontiera. Lunedì in programma un colloquio fra i ministri degli Interni dei de Paesi.
Francia Immigrazione
Partirà domani il primo volo destinato a ricondurre i rom espulsi dalla Francia verso i loro Paesi d’origine, dopo lo smantellamento di 51 campi illegali in tutto il territorio francese. Parigi ha fatto sapere che 700 persone saranno rimpatriate in Bulgaria e Romania entro la fine di agosto. La decisione ha provocato polemiche da parte dell’opposizione e delle associazioni dei diritti umani. Dura anche la reazione della stampa bulgara che parla di “deportazione”.
Al Qaeda-Francia
Al Qaeda per il Maghreb islamico ha minacciato vendetta contro la Francia e i suoi “figli” per il fallito blitz compiuto a fine luglio in Mauritania da forze francesi appoggiate da quelle locali contro un campo dei terroristi, con l’obiettivo di liberare un ostaggio francese. In un messaggio via Internet l’organizzazione istiga le tribù ad unirsi a loro contro il presidente Sarkozy, etichettato come ''nemico di Dio''.
India - crollo scuola
Tragedia in India. Almeno 17 bambini hanno perso la vita nel crollo di una scuola, avvenuto nello Stato settentrionale dell’Uttarakhand, a causa di un violento monsone che si è abbattuto nella zona. Il bilancio delle vittime potrebbe aumentare. Le autorità locali hanno fatto sapere che le squadre di soccorso continuano le ricerche fra le macerie, “perchè altre persone avrebbero potuto trovarsi all'interno dell'edificio al momento del crollo”.
Congo - soldati uccisi
Nella Repubblica democratica del Congo un gruppo di ribelli ha ucciso tre caschi blu indiani delle Nazioni Unite nel loro accampamento a Kirumba. Altri sette soldati sono rimasti feriti nell’attacco condotto, secondo le prime informazioni, da una milizia congolese denominata Mai-Mai.
Gabon-Indipendenza
Tutto il Gabon in festa per celebrare i cinquant’anni d’indipendenza dalla Francia, ottenuta il 17 agosto 1960. Le celebrazioni si sono chiuse oggi con la tradizionale parata militare. Il presidente della Repubblica, Ali Bongo Ondimba, in un discorso alla nazione, parlando del futuro del Paese, ha annunciato l’apertura settembre, a port Gentil, dell’istituto del gas e del petrolio e la prossima costruzione di una strada nazionale che collega la capitale Libreville con Franceville nel sud est del Paese.
Sciopero Sudafrica
In Sudafrica oggi sciopero degli impiegati pubblici. Più di un milione i lavoratori interessati per chiedere salari più alti. A fornire la cifra il maggiore sindacato del Paese, Cosatu, che, dopo la serrata della settimana scorsa, ha minacciato l’inizio di un’agitazione prolungata.
Colombia - Usa
La Colombia boccia l’accordo militare con gli Stati Uniti, perché “incostituzionale”. Alla Corte costituzionale si è rivolto un gruppo di avvocati che lo ritiene non conforme ad alcuni principi costituzionali. Il servizio di Elisa Castellucci:
La Corte costituzionale colombiana ha respinto ieri l’accordo stipulato nel 2009 tra Washington e Bogotà che permette ai soldati statunitensi di avere accesso e utilizzare almeno sette basi militari in Colombia. Il presidente della Corte, Mauricio Gonzalez, ha dichiarato che l’intesa implica nuovi obblighi per lo Stato colombiano e una prolungazione di doveri antecedenti. L’accordo firmato il 30 ottobre 2009 dall’ambasciatore degli Stati Uniti William Brownfield e dal ministro degli Esteri colombiano Jaime Bermudez, aveva scatenato accese proteste già nei mesi precedenti alla firma negli altri Paesi latinoamericani. Alla Corte costituzionale si era rivolto un gruppo di avvocati attivo nella difesa dei diritti umani che ritenevano l’intesa incostituzionale, perché offriva l’immunità ai militari statunitensi. Presentato da Usa e Colombia come un mezzo per rafforzare la lotta al narcotraffico e alla guerriglia, era stato stipulato sotto la presidenza di Alvaro Uribe, cui è succeduto ora Juan Manuel Santos, entrato in carica il 7 agosto scorso. L’accordo è stato inoltre ritenuto dal Venezuela come “un’ingerenza degli Stati Uniti nella regione”, capace di accrescere la tensione tra Bogotà e Caracas.
Marea nera
In base ad uno studio compiuto un gruppo di scienziati dell’Università della Georgia, il 79% del petrolio fuoriuscito dalla piattaforma Deepwater è ancora disperso nel Golfo del Messico. “Ci vorranno anni prima che il petrolio scompaia davvero”, ha affermato il ricercatore Charles Hopkinson precisando che è ancora lontana “la comprensione reale su quale sarà l’impatto ecologico”. (Panoramica Internazionale a cura di Eugenio Bonanata e di Elisa Castellucci)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 230
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