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Sommario del 21/09/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • L’identità sacerdotale messa a dura prova dalla secolarizzazione: così il Papa nell’annuale incontro per i nuovi vescovi
  • Funerali delle vittime di Kabul. La preghiera del Papa per quanti operano per la pace
  • Altre udienze e nomine
  • Memoria di San Matteo, da pubblicano ad apostolo. Il Papa: il buon annuncio del Vangelo è l'offerta del perdono di Dio al peccatore
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L'uccisione di don Ruvoletto in Amazzonia. Il ricordo di mons. Biasin
  • L'Onu celebra la Giornata Internazionale della Pace: intervista con Ernesto Olivero
  • Settimana internazionale del clima: domani il vertice all'Onu
  • Giornata Mondiale dell'Alzheimer: colpisce 24 milioni di persone
  • Sagra musicale umbra: incontro su Santa Cecilia e le donne martiri
  • Chiesa e Società

  • Per un’Europa più solidale l’impegno dei movimenti cristiani italiani
  • Solidarietà dei cristiani indiani del Tamil Nadu verso i civili tamil in Sri Lanka
  • Cina: religiosi e fedeli ai funerali di mons. Bartolomeo YU Chengti
  • Ricordato in Vietnam il cardinale Van Thuan "esempio di santità"
  • I vescovi del Salvador: no al matrimonio fra omosessuali
  • Lotta contro povertà ed esclusione sociale, priorità per la Chiesa argentina
  • Il cardinale Errázuriz ricorda l'anniversario dell'indipendenza del Cile
  • Mobilitazione dei cattolici filippini pro-vita contro la riforma sanitaria
  • Sud Corea: la Chiesa riflette su "Donna e comunicazione"
  • Caraibi: Giornata di preghiera contro la violenza
  • Australia: i giovani al centro della Giornata per la Giustizia Sociale
  • Al via i lavori delle Commissioni Giustizia e Pace d'Europa
  • Apertura a Fulda dell'Assemblea plenaria dei vescovi tedeschi
  • Vescovi svizzeri: partire dalla famiglia per la riconciliazione nel mondo
  • Regno Unito: no del Movimento della Vita al suicidio assistito
  • Nasce a Parigi la prima Accademia cattolica di Francia
  • Svezia: l´Istituto Newman a Uppsala riconosciuto dallo Stato
  • 24 Ore nel Mondo

  • Comandante Nato in Afghanistan: senza riforzo di truppe, la missione fallirà
  • Il Papa e la Santa Sede



    L’identità sacerdotale messa a dura prova dalla secolarizzazione: così il Papa nell’annuale incontro per i nuovi vescovi

    ◊   L’identità sacerdotale dei presbiteri è messa a dura prova dalla crescente secolarizzazione: lo ha affermato il Papa nell’incontro annuale promosso per i vescovi che da poco hanno intrapreso il loro ministero pastorale. Il servizio di Fausta Speranza:

    Armonia tra preghiera e apostolato: la chiede il Papa ai sacerdoti, che – sottolinea – vengono affidati alla “paterna responsabilità” dei vescovi:

     
    "Uno dei compiti essenziali dei vescovi è proprio quello di aiutare con l'esempio e con il fraterno sostegno i sacerdoti a seguire fedelmente la loro vocazione e a lavorare con entusiasmo e amore nella vigna del Signore".

     
    “La missione di un presbitero e a maggior ragione quella di un vescovo – afferma Benedetto XVI – comporta oggi una mole di lavoro che tende ad assorbirlo continuamente e totalmente”. “Le difficoltà aumentano e le incombenze vanno moltiplicandosi”, dice il Papa che pensa anche alle sfide della crescente secolarizzazione:

     
    "Un'identità che purtroppo, oggi, vediamo messa a dura prova dalla crescente secolarizzazione".

     
    Il punto è che potrebbe venire meno “la linfa, il sostegno nei momenti di incertezza e di scoraggiamento, la sorgente inesauribile di fervore missionario e di amore fraterno verso tutti”. Tutto ciò viene dalla preghiera. Qui c’è la raccomandazione profonda di Benedetto XVI: “L’essere a disposizione della gente non deve diminuire o offuscare la disponibilità verso il Signore. “Il tempo che il sacerdote e il vescovo consacrano a Dio nella preghiera è sempre quello meglio impiegato”, sottolinea:

     
    "Condizione indispensabile perché produca frutti di bene è infatti che il sacerdote resti unito al Signore. Sta qui il segreto della fecondità del suo ministero: soltanto se incorporato a Cristo vera vite porta il frutto".

     
    “Condizione indispensabile perché il presbitero “produca frutti di bene è che resti unito al Signore”, che al centro della sua vita sacerdotale ci sia l’Eucaristia. E il Papa ricorda di aver voluto l’Anno sacerdotale, indetto nel 150.mo della morte di San Giovanni Maria Vianney, per promuovere l’impegno di interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi”.

     
    "La Santa Messa è formativa nel senso più profondo del termine, in quanto promuove la conformazione a Cristo e rinsalda il sacerdote nella sua vocazione. La celebrazione eucaristica illumini dunque tutta la nostra giornata e quella dei vostri sacerdoti, imprimendo la sua grazia e il suo influsso spirituale sui momenti tristi o gioiosi, agitati o riposanti, di azione o di contemplazione".

     
    “L'imitazione di Gesù Buon Pastore è, per ogni sacerdote, la strada obbligata della propria santificazione - dice il Papa - e la condizione essenziale per esercitare responsabilmente il ministero pastorale”. Se questo vale per i presbiteri, - aggiunge - vale ancor più per i vescovi che non devono dimenticare che uno dei compiti essenziali del vescovo è proprio quello di aiutare, con l'esempio e con il fraterno sostegno, i sacerdoti a seguire fedelmente la loro vocazione, e a lavorare con entusiasmo e amore nella vigna del Signore.

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    Funerali delle vittime di Kabul. La preghiera del Papa per quanti operano per la pace

    ◊   L’Italia ha reso omaggio alle sei vittime dell’attentato di giovedì a Kabul, in Afghanistan. Nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, a Roma, l’ordinario militare, l’arcivescovo Vincenzo Pelvi, ha celebrato questa mattina le esequie dei paracadutisti della Folgore uccisi la scorsa settimana. All’inizio della celebrazione, è stato letto il telegramma di Benedetto XVI. La chiesa e il piazzale antistante, gremiti di gente, sono poi stati sorvolati dalle Frecce Tricolori. In tutto il Paese si osserva una giornata di lutto nazionale. Il servizio di Giada Aquilino:

    Le parole del Papa, “profondamente addolorato” per il tragico attentato terroristico a Kabul “in cui hanno perso la vita insieme con numerosi civili sei militari italiani”, sono risuonate chiare all’interno della gremita Basilica di San Paolo fuori le Mura. I sentimenti del Pontefice, espressi a suo nome in un telegramma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone all’ordinario militare, l’arcivescovo Vincenzo Pelvi, che ha celebrato le esequie, sono i sentimenti di tutti i presenti: parenti delle vittime, amici, cariche istituzionali e militari. Ascoltiamo le parole del telegramma lette in Basilica:

     
    “Mentre si unisce spiritualmente at celebrazione esequiale Sua Santità invoca materna intercessione Maria Santissima Regina Pacis affinché Iddio sorgente inesauribile di speranza et forza nel bene sostenga quanti si impegnano ogni giorno at costruire nel mondo solidarietà riconciliazione et pace”.

     
    Le “sentite condoglianze” del Pontefice allo stesso mons. Pelvi, alle famiglie dei soldati uccisi e alle rispettive comunità sono andate pure “alla Chiesa castrense e all'intera nazione italiana” per questo gravissimo lutto, che colpisce anche i feriti nell’attentato di giovedì, oggi presenti in chiesa e ricordati dal Santo Padre nella benedizione apostolica. Un lutto composto, silenzioso, quello testimoniato dalle mogli, dai figli, dalle madri, dai parenti tutti di Roberto Valente, Matteo Mureddu, Andrea Fortunato, Davide Ricchiuto, Gian Domenico Pistonami, Massimiliano Randino: questi i nomi dei militari caduti nell’attacco kamikaze sulla strada dell’aeroporto a Kabul.

     
    L’arcivescovo Vincenzo Pelvi li ha nominati uno per uno, quei ragazzi, definendoli a turno “un gigante buono”, “un giovane innamorato della vita e della famiglia”, “un ragazzo solare”: cioè uomini che, ha proseguito, “condividendo la sorte dei più deboli, dispensano il pane della carità che sana i cuori”. L’ordinario militare ha quindi ricordato il Vangelo di Matteo letto durante le esequie e ha poi spiegato che "le missioni di pace ci stanno aiutando a valutare da protagonisti il fenomeno della globalizzazione”, intesa anche come “criterio etico di razionalità, comunione e condivisione tra popoli e persone". Nasce da qui, ha aggiunto l’Ordinario militare, “l’esigenza di una concreta e rinnovata attenzione a quella ‘responsabilità di proteggere’, un principio divenuto ragione delle missioni di pace”:

     
    “Se uno Stato non è in grado di proteggere la propria popolazione da violazioni gravi e continue dei diritti umani, come pure dalle conseguenze delle crisi umanitarie provocate sia dalla natura che dall’uomo, la comunità internazionale è chiamata ad intervenire, esplorando ogni possibile via diplomatica e prestando attenzione, e incoraggiamento anche ai più flebili segni di democrazia”.

     
    Dentro la Basilica qualcuno ha gridato “Pace subito”. Fuori e lungo tutto il percorso dall’Ospedale militare del Celio - dov’era stata allestita la camera ardente, visitata tra ieri e stamattina da oltre 10mila persone - un lungo corteo di gente, tante bandiere italiane - ne sono state distribuite oltre 2.500 – e il picchetto d’onore delle Forze armate. E mentre qualche goccia di pioggia ha bagnato a più riprese la commozione degli italiani, quegli stessi italiani hanno così salutato i loro connazionali:

     
    (applausi)

     Quindi è toccato ai militari dare l’estremo saluto ai colleghi scomparsi, con le note del silenzio d’ordinanza:

     (“Silenzio”)

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, anche il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia.

    Il Papa ha quindi nominato membro del Pontificio Consiglio "Cor Unum" la signora María Inmaculada García Abrisqueta, presidente dell’Associazione spagnola "Manos Unidas".

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    Memoria di San Matteo, da pubblicano ad apostolo. Il Papa: il buon annuncio del Vangelo è l'offerta del perdono di Dio al peccatore

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria di San Matteo, Apostolo ed Evangelista. Benedetto XVI gli ha dedicato una catechesi all’udienza generale e un Angelus. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Matteo in ebraico significa “dono di Dio”. Eppure il suo lavoro di “pubblicano”, cioè esattore delle tasse per conto dell’autorità imperiale romana, era considerato piuttosto un latrocinio. Per tutti era dunque un pubblico peccatore e anche particolarmente odioso in quanto collaboratore dell’occupante straniero. Quindi da evitare accuratamente di frequentare. Gesù va a casa sua:

     
    “Gesù non esclude nessuno dalla propria amicizia. Anzi, proprio mentre si trova a tavola in casa di Matteo-Levi, in risposta a chi esprimeva scandalo per il fatto che egli frequentava compagnie poco raccomandabili, pronuncia l'importante dichiarazione: ‘Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati: non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori’ (Mc 2,17). Il buon annuncio del Vangelo consiste proprio in questo: nell’offerta della grazia di Dio al peccatore!” (Udienza generale del 30 agosto 2006)

     
    Ciò che colpisce di Matteo è la prontezza nel rispondere alla chiamata di Gesù. Il Signore dice: “Seguimi!”. Ed egli all'istante “si alzò e lo seguì":

     
    “Ciò significava per lui l’abbandono di ogni cosa, soprattutto di ciò che gli garantiva un cespite di guadagno sicuro, anche se spesso ingiusto e disonorevole. Evidentemente Matteo capì che la familiarità con Gesù non gli consentiva di perseverare in attività disapprovate da Dio. Facilmente intuibile l’applicazione al presente: anche oggi non è ammissibile l’attaccamento a cose incompatibili con la sequela di Gesù, come è il caso delle ricchezze disoneste”. (Udienza generale del 30 agosto 2006)

     
    Matteo, il peccatore, si converte. Si affida al perdono di Dio:

     
    “Nella figura di Matteo, dunque, i Vangeli ci propongono un vero e proprio paradosso: chi è apparentemente più lontano dalla santità può diventare persino un modello di accoglienza della misericordia di Dio e lasciarne intravedere i meravigliosi effetti nella propria esistenza”. (Udienza generale del 30 agosto 2006)

     
    A quanti si ritengono giusti Gesù dice: “I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”. Così è stato per Matteo, il pubblicano:

     
    “Da pubblicano diventò immediatamente discepolo di Cristo. Da ‘ultimo’ si trovò ‘primo’, grazie alla logica di Dio, che – per nostra fortuna! – è diversa da quella del mondo. ‘I miei pensieri non sono i vostri pensieri – dice il Signore per bocca del profeta Isaia –, / le vostre vie non sono le mie vie’(Is 55,8)”. (Angelus del 21 settembre 2008)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il Papa ha ricevuto in udienza i vescovi di recente nomina

    Nell’informazione internazionale, si è conclusa la Conferenza di Lomé, appello all’unità dell’Africa sui temi dell’ambiente

    La legge sulle violenze confessionali all’attenzione dei presuli indiani

    In cultura, “Faccia a faccia con l’impero, i cristiani nella Roma del primo secolo”, di Timothy Verdon

    L’architetto che ascolta i luoghi; Sandro Barbagallo incontra Paolo Portoghesi

    Guidato nel deserto solo da una voce umana: la conversione di Charles Péguy di Edoardo Caprino

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    Oggi in Primo Piano



    L'uccisione di don Ruvoletto in Amazzonia. Il ricordo di mons. Biasin

    ◊   Cordoglio unanime dal mondo religioso, per la barbara uccisione di sabato scorso in Amazzonia di don Ruggero Ruvoletto, sacerdote italiano fidei donum originario di Padova e attivo in una parrocchia della periferia di Manaus, in Brasile. Molteplici le iniziative di preghiera e solidarietà in attesa che la salma del religioso sia rimpatriata. I fedeli del Centro missionario di Padova, di cui don Ruggero è stato per anni direttore, hanno vegliato in preghiera l’intera notte, ricordando la sua esperienza di fede, giunta fino al dono totale della vita. Al microfono di Cecilia Seppia, sentiamo mons. Francesco Biasin, vescovo di Pesqueira, missionario in Brasile, nonché amico di Don Ruggero:

    R. - Siamo rimasti senza fiato. La zona di Manaus è una zona molto violenta, è una zona, diremmo, in espansione disordinata, un po’ abbandonata dalle autorità locali, dove la Chiesa è una presenza di speranza per tante persone. E’ una zona dove non c’è legge, dove non ci sono grandi prospettive anche per il futuro. Per cui, don Ruggero lavorando nell’evangelizzazione e nella promozione umana, si è inserito, si è incarnato sino al punto di dare la vita.

     
    D. - Lei conosceva personalmente don Ruggero: che uomo, che sacerdote era?

     
    R. – Era un sacerdote dolce, aveva una ricchezza umana di cuore così grande che non si poteva non voler bene a don Ruggero. Era una persona capace di intessere rapporti con tutti, non escludeva nessuno, aiutava soprattutto i più poveri. Era anche un sacerdote molto preparato dal punto di vista intellettuale e sapeva capire il cuore dell’uomo in maniera molto profonda.

     
    D. – L’esperienza di fede di don Ruggero è giunta fino al dono totale della vita. Quale eredità lascia oggi questo missionario a tutti noi?

     
    R. – L’eredità spirituale che lascia don Ruggero è l’attenzione agli ultimi, il fare famiglia con queste persone, un’attenzione molto grande ai giovani, è stato un uomo di grande comunione ecclesiale e di fronte a lui si smussavano anche le liti. Il profilo spirituale di don Ruggero è quello di qualcuno che veramente ha saputo dare la vita fino in fondo.

     
    D. – Don Ruggero viveva e operava a Manaus, a metà strada tra la città e la foresta dove la criminalità è particolarmente aggressiva e dove violenze di questo tipo contro i sacerdoti accadono praticamente ogni giorno. Don Ruggero era consapevole di questo?

     
    R. – Sì, tutti lo eravamo. Questo fatto della morte violenta di don Ruggero ha risvegliato nella popolazione locale e nella Chiesa di Manaus anche una presa di posizione molto forte, di fronte alle autorità per richiedere maggior sorveglianza, maggior sicurezza della popolazione perché fatti di questo tipo sono all’ordine del giorno.

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    L'Onu celebra la Giornata Internazionale della Pace: intervista con Ernesto Olivero

    ◊   In un clima difficile per la comunità internazionale, si celebra oggi la Giornata Internazionale della Pace indetta dall’Onu, l’annuale ricorrenza che, con l’appello al cessate-il-fuoco e alla non-violenza, propone alla riflessione dei popoli del mondo gli ideali di comprensione e dialogo tra tutte le Nazioni. Lo scorso 13 giugno il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha lanciato la Campagna “Dobbiamo disarmare”. Sul significato di questo appello sentiamo, al microfono di Stefano Leszczynski, il fondatore a Torino dell’Arsenale della Pace, Ernesto Olivero:

    R. - Le armi uccidono quattro volte e bisognerebbe non costruirle più. Uccidono quattro volte in quanto, solo perché sono pensate, tolgono fondi alla sanità, al cibo, alla scuola. Poi, quando sparano preparano la vendetta, quindi noi dovremmo entrare in una mentalità pacificatrice.

     
    D. - Quando si parla di pace ovviamente vengono subito in mente le armi e la guerra: ma c’è solo la guerra come contrario della pace o c’è qualcos’altro?

     
    R. – Io in questo periodo sto pensando a una parola: conversione. Noi dobbiamo aiutare chi è in situazioni delicate, particolari; parlo della finanza avida, parlo della mafia ecc. Noi dobbiamo creare le condizioni per una conversione perché soltanto la conversione può invertire questa cattiveria che c’è e questo odio; e specialmente noi che parliamo di religione e di Dio dovremmo ritornare a Dio perché Dio è pace, invece per qualcuno Dio è vendetta.

     
    D. – Perché gli uomini delle religioni non riescono ad arrivare al cuore dei politici?

     
    R. – Io credo che bisogna essere anche un po’ severi. Noi dobbiamo essere davvero credibili.

     
    D. – Quale dialogo per arrivare alla pace?

     
    R. - Il dialogo è sedersi intorno a un tavolo pronti a cambiare qualche idea. Se ci si siede intorno a un tavolo e si sente soltanto la posizione dell’altro, che puoi leggere nei libri, non serve a nulla.

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    Settimana internazionale del clima: domani il vertice all'Onu

    ◊   E' iniziata ieri la “Settimana del clima”, indetta dall’Onu in concomitanza con il vertice internazionale sui mutamenti climatici di domani. L’iniziativa intende sensibilizzare tutti gli Stati a concludere un accordo equo ed efficace sul clima nella prossima Conferenza di Copenaghen che si terrà a fine novembre. L’aumento della temperatura globale è, dunque, una delle emergenze del momento, tanto importante, quanto l’economia e la sicurezza. E’ possibile, su questo tema, che la comunità internazionale assuma una posizione comune? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Antonio Ballarin Denti, docente di Fisica dell’ambiente all’Università Cattolica di Brescia:

    R. – In questo momento l’obiettivo di una posizione comune è reso ancora più facile – per quanto paradossale – dalla crisi economica. Questo è un momento in cui investimenti necessari per mitigare il cambiamento climatico e fare le azioni cosiddette “di adattamento” al cambiamento che è comunque in atto, possono essere resi possibili proprio dalla necessità d’interventi sostenuti dagli Stati che possano quindi fare da volano alla luce di una ripresa economica di cui tutti abbiamo bisogno.

     
    D. – Nella comunità internazionale c’è la consapevolezza che il riscaldamento del pianeta provoca poi altre gravi emergenze, come ad esempio le emigrazioni incontrollate o le carenze alimentari?

     
    R. – Ho l’impressione che su questo la comunità politica internazionale sia un po’ meno attenta. In realtà c’è una concatenazione tra scenari di cambiamento climatico e conseguenze sul piano sociale, economico, dei flussi migratori e persino delle stesse tensioni politico-militari.

     
    D. – Per cambiare rotta sul clima il maggior impegno deve essere chiesto ai Paesi industrializzati o anche a quelli in via di sviluppo?

     
    R. – Allo stato attuale Cina ed India contribuiscono al 25 per cento delle emissioni globali. E’ quindi una percentuale minore rispetto a quella degli Stati Uniti o anche dell’Europa. Il trend di crescita mostra però che nel 2020 India e Cina insieme saranno i maggiori responsabili delle emissioni climalteranti. Questo significa che essendo due Stati che non possiamo più definire Paesi in via di sviluppo, credo che debbano assumersi fino in fondo le proprie responsabilità e quindi essere coinvolti già fin d’ora in alcune azioni concrete al fianco di Europa e Stati Uniti.

     
    D. – Che cosa ci si può aspettare dalla prossima Conferenza internazionale sul clima di Copenaghen, a questo punto?

     
    R. – Il grosso problema di Copenaghen è che cosa fare dopo gli accordi di Kyoto, che scadranno nel 2012. Questo è il vero banco di prova di Copenaghen: riuscire a trovare impegni che leghino non solamente i Paesi industrializzati ma anche i Paesi emergenti, perlomeno per i prossimi venti o trent’anni.

     
    D. – C’è anche da fare i conti con quella parte della comunità scientifica che vede in questi cambiamenti climatici un normale alternarsi, nel corso dei secoli, dell’ambiente e del pianeta…

     
    R. – La previsione del clima non è un problema facile, però le probabilità indicate dalla grande maggioranza della comunità è verso cause di origine antropica. Credo che in queste situazioni valga sempre un principio cautelativo: quando un evento è ritenuto comunque probabile, anche se non assolutamente certo, è meglio mettere le mani avanti.

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    Giornata Mondiale dell'Alzheimer: colpisce 24 milioni di persone

    ◊   Si celebra oggi la 16.ma Giornata Mondiale dell'Alzheimer, una patologia che colpisce più di 24 milioni di persone al mondo e che vede quasi 5 milioni di nuovi malati all'anno, dato questo destinato a raddoppiare nei prossimi vent'anni. Proprio in questa occasione l'associazione italiana Onlus "SOS Alzheimer" ha organizzato una serie di iniziative per promuovere la conoscenza di questa malattia, il suo peso sulla società e sulle famiglie che hanno un malato di demenza. Eliana Astorri ne ha parlato con Maria Grazia Giordano, presidente dell'Associazione "SOS Alzheimer".

    R. – Non ci sono delle molecole al momento, purtroppo, capaci né di rallentare né – tantomeno – di curare, per cui il paziente quando la malattia è andata piuttosto avanti e quindi manifesta dei disturbi, viene trattato con psicofarmaci o con sedativi proprio per tentare di tenerlo il più calmo possibile e aiutare, nel contempo, la famiglia a gestirlo.

     
    D. – Quindi le terapie sono volte ad arginare altri sintomi, in realtà?

     
    R. – In realtà, sì. Chimicamente e farmacologicamente la ricerca purtroppo non è ancora arrivata a questa benedetta panacea che tutti aspettiamo, per cui si può curare il sintomo finale, ma del momento di crisi, che può essere il pianto, il riso, il “wandering” che è il camminare continuamente senza meta ed è uno dei tipici segnali dell’Alzheimer, piuttosto che altri disturbi di alterazioni comportamentali, di aggressività oppure anche di alterazioni che riguardano proprio l’ambito dell’alimentazione piuttosto che anche quello dell’autosufficienza dell’individuo nella sua totalità: quindi dagli aspetti motori agli aspetti anche igienici. Si cerca di aiutarli ma per contenere questi disturbi e per facilitare il familiare a trattare il paziente.

     
    D. – Ci può presentare l’attività di “SOS Alzheimer”?

     
    R. – La nostra è un’associazione nazionale, fondata nel 2004 da un gruppo di familiari che avevano conosciuto il dramma di un loro congiunto affetto, appunto, da demenza o da Alzheimer. Siamo cresciuti, abbiamo cercato anche di corredarci di uno staff medico con il quale abbiamo approntato come prima iniziativa il corso di formazione per operatori per i malati di Alzheimer e per le demenze, appunto l’Oma, che è già giunto alla sua quinta edizione, ed è un corso che mira a specializzare il personale – sia infermieristico che non – per l’assistenza di questi pazienti dalle prime alle ultime fasi della malattia. E si propone anche quale supporto dei familiari con informazioni, con strategie di assistenza, anche, dei pazienti per cercare di imparare a convivere con questa nuova fase della vita del loro congiunto.

     
    D. – Per avere ulteriori informazioni sulla vostra associazione?

     
    R. – Noi abbiamo un numero telefonico diretto che è lo 06 72 910 175; per le urgenze, un numero di cellulare, che è il 333 2611370. E poi, il nostro sito che è www.sosalzheimer.it (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Sagra musicale umbra: incontro su Santa Cecilia e le donne martiri

    ◊   Nell’ambito della Sagra Musicale Umbra dedicata alla martire Cecilia, la storica Lucetta Scaraffia incontra il pubblico oggi all’Oratorio di Santa Cecilia di Perugia approfondendo il tema delle Donne martiri. Modelli di santità e di vita, le donne attraverso il martirio entrano nel cuore della tradizione della Chiesa come esempi anche di libertà e di donazione totale e Dio. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Cecilia, martire cristiana, patrona della musica e dei musicisti, degli strumenti e del canto, festeggiata alla Sagra Musicale Umbra, non occupa solo l’attenzione dei concerti e degli stupendi omaggi musicale che i più grandi compositori dei secoli passati le hanno offerto, celebrando così il connubio tra arte e fede. Cecilia è protagonista anche della pittura, nelle innumerevoli pale d’altare che la vedono al centro di angeli festanti e strumenti musicali e non manca certamente, entrando nel martirologio romano, d’essere stata una delle figure femminili della storia e della tradizione cristiane più studiate e descritte. Per questo uno degli incontri di approfondimento più atteso della Sagra è quello in programma con la storica Lucetta Scaraffia, editorialista del L’Osservatore Romano, che approfondirà il tema delle Donne martiri. Cecilia, dunque, secondo quali particolari caratteristiche storiche e religiose si inserisce nella storia del martirio? Lo abbiamo chiesto alla stessa Scaraffia:

    “Il fatto che Cecilia sia patrona del canto nasce da un errore nella lettura del testo della Passio di Cecilia, perché non esiste alcuna documentazione storica che Cecilia fosse una musicista. Però, è un bellissimo errore! Il testo diceva che Cecilia, mentre andava al matrimonio obbligato con un giovane romano, con cui poi non consumerà il matrimonio, cantava le lodi a Dio nel suo cuore. E’ caduta la parte 'nel suo cuore', è rimasto 'cantava le lodi a Dio'. Quindi, Cecilia è diventata una 'cantante', una 'musicista'. E in questo modo, anche, si è assimilata la musica all’amore per Dio, al sacrificio supremo per Dio. Cioè, in qualche modo il fatto di scegliere Cecilia come Patrona dei musicisti è anche un dare alla musica il significato più alto tra le arti, cioè quello della donazione totale a Dio”.

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    Chiesa e Società



    Per un’Europa più solidale l’impegno dei movimenti cristiani italiani

    ◊   “Insieme per un’Europa dello Spirito, per una cultura di comunione a tutti i livelli”. E’ l’impegno unanime siglato dai 1400 partecipanti di più di 60 movimenti e comunità cristiane riuniti sabato e domenica al Centro internazionale di Loppiano per la prima manifestazione nazionale “Insieme per l’Europa”. In questa occasione è stato firmato un documento a favore della vita, per la tutela della famiglia, per l’accoglienza di persone appartenenti a culture diverse, tutto per vivere “un’economia al servizio del bene comune”. Durante la tavola conclusiva su povertà e economia, l’economista Luigino Bruni ha posto l’accento sul vero atto d’amore all’Europa e al mondo in un tale periodo di crisi: “Far dono dei carismi suscitati dallo Spirito Santo anche per la vita economica e sociale, come in altri momenti di crisi epocale”. I movimenti si impegnano a dare risposte alle questioni di un’Europa attraversata da “paura e scetticismo”, dal “disimpegno crudele dell’egoismo”, dallo “svuotamento dell’anima”. Le vere risposte sono la “speranza creativa” e nuovi “luoghi profetici”. Come hanno detto Salvatore Martinez del Rinnovamento nello Spirito e Marco Impagliazzo di Sant’Egidio la creatività della speranza nasce dal Vangelo vissuto. “A volte basta accorgersi di chi ci sta attorno e rivolgergli un “Come stai?” per riaccendere la speranza e impedire un suicidio”. È quanto testimonia Maria Voce dei Focolari che evidenzia nei fatti la “speranza creativa”. Da tale spirito nasce la comunità Nuovi Orizzonti che accoglie alcolisti, tossicodipendenti e prostitute cercando di ascoltare il loro grido di aiuto: “Portaci via da questo inferno”. A volte si passa dalla morte alla vita grazie all’incontro con il Vangelo, con l’amore vero come avviene ogni giorno nella “Trattoria degli amici” gestita da disabili, nata a Trastevere per iniziativa di Sant’Egidio. E proprio “vivendo e testimoniando la fede nella vita quotidiana”, come scrive il card. Walter Kasper, in un messaggio al convegno, che si dà un contributo “per un’Europa capace di umanità, un’Europa dello Spirito che dà un’anima a tutte le realtà umane”. E’ questo l’obiettivo del cammino di comunione tra movimenti e comunità d’Europa di varie Chiese che proprio quest’anno compie 10 anni. L’appuntamento di Loppiano segna una nuova tappa, proiettata verso un grande appuntamento europeo in programma per il 2012. (A cura di Carla Cotignoli)

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    Solidarietà dei cristiani indiani del Tamil Nadu verso i civili tamil in Sri Lanka

    ◊   La comunità cristiana dello Stato indiano del Tamil Nadu, nell’India meridionale, ha espresso appoggio e piena solidarietà alla popolazione civile di etnia tamil in Sri Lanka, provata dalle cruente fasi conclusive della guerra, oggi sofferente a causa di sfollamento e discriminazioni. Un grande corteo “in favore dei fratelli tamil” – afferma una nota inviata da organizzazioni locali all’agenzia Fides – ha attraversato nei giorni scorsi lo stato del Tamil Nadu, per sensibilizzare le autorità civili e chiedere al governo indiano di fare pressioni sul governo dello Sri Lanka, affinchè vengano rispettati i diritti umani fondamentali dei civili tamil sull’isola. Oltre 300mila civili tamil stanno morendo di fame e di stenti nei campi profughi organizzati dal governo già sei mesi fa, durante l’offensiva dell’esercito singalese che ha causato centinaia di migliaia di sfollati interni. Alcune organizzazioni umanitarie hanno denunciato, inoltre, maltrattamenti e violenze subìti dai giovani e dalle donne tamil all’interno dei campi profughi, oltre alla scarsità di cibo e acqua e alla cronica mancanza di cure mediche. I militari dell’esercito di Colombo, infatti, sospettano l’infiltrazione di guerriglieri delle Tigri Tamil all’interno dei campi, che sono gestiti con un regime “semi-carcerario”. I fedeli cristiani tamil in India, in un Memorandum consegnato alle autorità, chiedono che il governo di Colombo consenta alle Ong di intervenire e operare nei campi profughi per garantire l’assistenza alle necessità di base e la tutela della dignità e dei diritti umani elementari. Alla manifestazione in favore dei civili tamil in Sri Lanka hanno preso parte numerosi cristiani di tutte le confessioni, nonché alte personalità del mondo politico, accademico ed ecclesiastico. Mons Peter Remigius, vescovo di Kottar, afferma nella nota inviata a Fides che “l’esercito srilankese tratta i tamil come bestiame, anche se ormai la guerra è finita da tre mesi. Il governo srilankese ha il dovere di consentire l’assistenza e la solidarietà”. Molte scuole cristiane nello stato del Tamil Nadu hanno osservato un giorno di chiusura sabato scorso per protestare contro il trattamento disumano riservato ai tamil in Sri Lanka. (R.P.)

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    Cina: religiosi e fedeli ai funerali di mons. Bartolomeo YU Chengti

    ◊   Non sono bastate le limitazioni imposte dalle autorità civili cinesi a impedire la partecipazione di religiosi e fedeli ai funerali di mons. Bartolomeo YU Chengti, vescovo della diocesi di Hanchung, scomparso lunedì scorso a causa di un cancro. La cerimonia religiosa, presieduta da mons. Luigi Yu Runshen, si è svolta nella parrocchia rurale dove il defunto presule portava avanti da anni la sua instancabile opera di evangelizzazione. Mons. Bartolomeo YU, ordinato sacerdote nel 1949 fu consacrato vescovo della diocesi di Hanzhong nel 1981 e verrà ricordato come uno dei grandi testimoni della libertà della Chiesa. Nel corso della sua vita ha subito periodi di prigionia e di arresti domiciliari ma nonostante ciò ha fatto rinascere attorno a sé le comunità cristiane attraverso un intenso lavoro pastorale. Con il suo entusiasmo, la sua semplicità e l’impegno a favore della popolazione locale era diventato un punto di riferimento per i sacerdoti e i fedeli della provincia di Shaanxi. (M.P.)

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    Ricordato in Vietnam il cardinale Van Thuan "esempio di santità"

    ◊   “Un esempio di santità per i cattolici del Vietnam e del mondo intero”. Sono le parole del vescovo Pierre Nguyen Van Kham nel settimo anniversario della scomparsa del cardinale Francis Xavier Nguyen Van Thuan, che sono risuonate nella cattedrale di Ho Chi Minh City. Il tempio, gremito di fedeli, sottolinea Asianews, gli ha reso omaggio, ricordando gli sforzi che il porporato fece per lo sviluppo della diocesi, puntando soprattutto sulla formazione spirituale. Da due anni è cominciato il processo di beatificazione del cardinal Van Thuan per il quale lo stesso Benedetto XVI ha espresso la sua “profonda gioia” per la notizia dell’apertura ufficiale della causa. La notizia ha riempito di felicità anche tutta la Chiesa vietnamita e la Conferenza episcopale. Francis Xavier Nguyen Van Thuan era nato nel 1928, seguì studi di filosofia e teologia e fu ordinato sacerdote l’11 giugno 1953. Dal 1964 al 1967 era stato vicario generale dell’arcidiocesi di Hue e durante la sua vita creò movimenti laicali e gruppi giovanili, costruì scuole e promosse consigli pastorali. Ebbe numerosi incarichi dall’episcopato vietnamita, compresa la presidenza dei comitati Giustizia e pace e Comunicazioni sociali. Nominato consultore del Pontificio consiglio per i laici (1971-1975) conobbe l’allora arcivescovo di Cracovia, il futuro Giovanni Paolo II, del quale apprese le esperienze pastorali durante il periodo più difficile del regime comunista. Nel 1975 fu imprigionato per tredici anni in Vietnam senza subire alcun processo e nel 1991 fu costretto a lasciare il suo Paese. Giovanni Paolo II lo accolse nella Curia romana e nel 1998 lo nominò presidente del Pontificio Consiglio per la giustizia e la pace. (M.P.)

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    I vescovi del Salvador: no al matrimonio fra omosessuali

    ◊   L’episcopato del Salvador esprime solidarietà all’arcivescovo della capitale mons. José Luis Escobar Alas, che giorni fa aveva ribadito il no della Chiesa al matrimonio tra omosessuali. Il presule, parlando di questo argomento aveva chiesto all’Assemblea nazionale la ratifica di tre emendamenti costituzionali, tra cui appunto il divieto di matrimonio tra omosessuali, tuttora all’esame del Parlamento. I vescovi salvadoregni, hanno manifestato pieno “appoggio alle dichiarazioni di mons. Escobar”, poiché, si legge nel comunicato, “difendono il matrimonio voluto da Dio e la famiglia”. Mons. Gregorio Rosa Chávez aveva infatti sottolineato come oggi la famiglia sia minacciata, in particolare “dall’ideologia del genere” che permette a ciascuno di scegliere il suo orientamento sessuale senza tener conto delle differenze donate dalla natura umana. Con riferimento ad alcune polemiche scoppiate dopo la presa di posizione dell’arcivescovo Escobar, il suo vescovo ausiliare ha precisato che queste discussioni sono poco utili poiché “non affrontano il problema di fondo”. Secondo il presule alcuni organi di stampa hanno snaturato la questione travisando le parole dell’arcivescovo della capitale e dunque favorendo polemiche e attacchi pretestuosi come quelli provenienti dalle organizzazioni gay. “Con molta serenità, ha detto mons. Rosa Chávez, dobbiamo precisare che ciò che conta è la posizione della Chiesa contraria all’unione matrimoniale fra persone dello stesso sesso”. Il presule nel corso della conferenza stampa ha anche affrontato la grave questione della sicurezza cittadina, problema che il Paese sente come urgente e immediato. Ricordando che ogni giorno, in media, nel Salvador vengono uccise violentemente 12 persone, mons. Rosa Chávez ha osservato anche l’angoscia e la sfiducia del popolo salvadoregno, non più in grado di sopportare “i flagelli della violenza e delle estorsioni e stanco delle tante promesse incompiute di un sistema giudiziario che non funziona”. (A cura di Luis Badilla)

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    Lotta contro povertà ed esclusione sociale, priorità per la Chiesa argentina

    ◊   Lotta contro la povertà e riforma del sistema d’informazione audiovisivo. Sono le due questioni al centro del dibattito della XII Giornata sulla pastorale sociale della Chiesa argentina, tematiche che preoccupano soprattutto l’opinione pubblica del Paese e sulle quali è aperto da mesi un dibattito denso di polemiche. I principali relatori della Giornata, che si è svolta sabato scorso, sono stati l’arcivescovo di Buenos Aires, cardinale Jorge Mario Bergoglio, e il vescovo di San Isidro e responsabile episcopale per la pastorale sociale, mons. Jorge Casaretto, hanno affrontato le questioni ribadendo, alla luce dell’ultimo documento dell’episcopato, le posizioni della Chiesa argentina. Mons. Casaretto ha sottolineato che seppur la legge attualmente allo studio del Parlamento, riguardo alla riforma del sistema audiovisivo sia importante, questa non può avere la priorità su problemi come la povertà e l’esclusione sociale. “È sempre una situazione scandalosa” ha ribadito il presule parlando del vero dramma che colpisce la vita degli argentini. Le questioni sono altre: dare lavoro ai disoccupati, progettare azioni concrete affinché l’intero sistema economico, sociale e politico della nostra società sia guidato da principi etici. Citando il documento episcopale “verso un bicentenario nella giustizia e nella solidarietà” il responsabile della pastorale sociale ha concluso affermando che purtroppo oggi “saltano fuori alcuni temi che servono per coprire altri più urgenti”. Non si deve permettere che l’attenzione del Paese sulla povertà di tanti fratelli venga deviata a beneficio di bisogni meno impellenti, precisa monsignor Casaretto. Il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, ha dedicato parte del suo intervento per segnalare “il rischio di vedere omologare il pensiero di tutti in una sorta di autismo intellettuale per finire poi per concepire ogni cosa all’interno del proprio guscio”. Insistendo sull’importanza del dialogo, che consiste non solo “nel sentire con le orecchie bensì ascoltare con il cuore anche le ragioni di coloro che camminano nel marciapiede opposto al nostro”, il porporato ha ricordato che solo attraverso questa via si possono “rompere i vincoli” che ci isolano così come le “ideologie della chiusura”. Il tutto per aprire orizzonti verso la piccola trascendenza dell’ascolto dell’altro. Secondo il porporato per ogni argentino la priorità è quella di lottare contro tutte le esclusioni sociali cominciando da quelle che nascono dalla povertà e dalla miseria. Concludendo il suo intervento, alla presenza tra l’altro di rappresentati di tutti i partiti politici argentini, il cardinale Bergoglio ha sottolineato l’importanza che per ogni cittadino ha il sentire “una Patria propria poiché esserne orfani, non solo è triste ma a volte può diventare difficilissimo riaverla”. Intanto la stampa locale attende con attenzione la pubblicazione delle ultime statistiche ufficiale sulla povertà nel Paese, argomento che da mesi provoca discussioni e polemiche a causa dei dati contrastanti. Mentre la Chiesa e l’Unicef stimano la popolazione povera fra il 35 e il 40%, le statistiche statali del secondo semestre 2008 parlano di un 15,3%. (A cura di Luis Badilla)

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    Il cardinale Errázuriz ricorda l'anniversario dell'indipendenza del Cile

    ◊   “Stiamo vivendo un momento privilegiato per lodare e ringraziare il Signore per i tanti doni che abbiamo ricevuto lungo la nostra storia repubblicana, e anche prima della nascita della nostra Patria indipendente”. Ha esordito con queste parole il cardinale Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo di Santiago del Cile, durante la Santa Messa di commemorazione per il 199mo anniversario dell’indipendenza della Nazione cilena (avvenuta il 18 settembre 1810), nella cattedrale metropolitana di San Giacomo. “Succede spesso che ci distraiamo e non avvaloriamo i doni ricevuti, né viviamo i nostri giorni con gratitudine e gioia” – ha aggiunto il porporato, sottolineando che “sono sempre più numerosi i nostri concittadini nei quali alberga l’amarezza, l’indifferenza o la tristezza; e ancora, il pessimismo o addirittura la mancanza di speranza”. Da qui - riferisce l'agenzia Fides - l’importanza della celebrazione del 18 settembre, “che vuole invitarci ad approfittare di questi giorni di festa e a prolungare con tutto il cuore la gioia delle nostra azione di grazie”. Il cardinale ha quindi sottolineato che ogni celebrazione del 18 settembre “ci invita a fare memoria di ciò che ci appartiene”, rivolgendosi “soprattutto a Dio, Creatore e Padre, fonte e origine di ogni bene”. Secondo l’arcivescovo di Santiago del Cile, il primo dono di cui ringraziare è quello della vita, quindi la famiglia, le preoccupazioni dei genitori, i valori che danno ragione all’esistenza, la Patria e la sua storia. Significativo è stato il modo in cui il Paese ha affrontato la crisi economica, il cui effetto “è stato meno grave rispetto alla maggioranza degli altri Paesi. Con gratitudine constatiamo l’unità nell’affrontarla”, ha aggiunto il cardinale. Altri riferimenti hanno riguardato la Legge generale sull’educazione, la trasparenza del Potere giudiziario, l’aumento degli asili nido gratuiti e l’attenzione alle vittime della violenza intrafamiliare. In vista della prossima campagna elettorale, inoltre, il cardinale Errázuriz ha aggiunto: “Desideriamo una contesa politica serena, nella quale i candidati espongano i loro programmi con sincera trasparenza e con realismo, senza screditare gli avversari”, visto che “risvegliare passioni e rifiuti attraverso l’offesa non rappresenta un segno di nobiltà personale né di fiducia nelle persone, che dobbiamo considerare capaci di scegliere con serenità in vista dei meriti e dei programmi reali che i vari candidati sottopongono all’elettorato”. (R.P.)

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    Mobilitazione dei cattolici filippini pro-vita contro la riforma sanitaria

    ◊   Sono associazioni, movimenti e gruppi a favore della vita gli oppositori che da giorni protestano nelle Filippine contro il disegno di legge sulla salute riproduttiva attualmente all’esame del Senato. In discussione, riferisce l’Osservatore Romano, aspetti quali i servizi di pianificazione familiare e di salute riproduttiva che prevedono l’educazione sessuale obbligatoria a partire dalla quinta elementare. “Stiamo organizzando e sensibilizzando tutti i nostri nuclei familiari e le organizzazioni pro-vita perché votino soltanto quei candidati che rispettano i valori inviolabili della vita nascente e della famiglia”. Sono le parole di padre Melvin Castro, segretario esecutivo della Commissione episcopale famiglia e vita che ha anche informato di aver già concordato con i vertici delle confessioni battista e metodista incontri di riflessione con le autorità governative e politiche su questi temi di rilevanza etico-sociale. La protesta, intanto, va avanti con l’annuncio fatto dai movimenti pro vita di non appoggiare il senatore Benigno Aquino III nella candidatura alle presidenziali del 2010 se non ritirerà il suo appoggio al disegno di legge in questione. I vescovi filippini si sono fatti interpreti delle preoccupazioni di tanti fedeli per i valori della famiglia e della vita pur ricordando che la Chiesa non può indicare di votare un candidato piuttosto che un altro. Secondo le statistiche un terzo dei 3 milioni di gravidanze nelle Filippine non vengono portate a termine nonostante l’aborto sia illegale in un Paese a maggioranza cattolica. (M.P.)

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    Sud Corea: la Chiesa riflette su "Donna e comunicazione"

    ◊   L’apostolato dei laici in Sud Corea deve giovarsi dello specifico e prezioso contributo femminile: è quanto ha affermato un recente seminario organizzato dalla Commissione episcopale per l’apostolato dei Laici, centrato sul tema “Donne e comunicazione nella Chiesa”. Come comunica all’agenzia Fides la Chiesa coreana, il seminario ha ribadito l’importanza delle donne nell’evangelizzazione della società e la necessità di dare loro sempre maggiore spazio nella Chiesa, nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali. Un passo fondamentale, ha affermato il seminario – a cui hanno partecipato numerosi laici, uomini e donne, ma anche numerosi sacerdoti e religiosi – è quello della comunicazione: comunicazione intraecclesiale, fra le diverse realtà della comunità; comunicazione interpersonale, fra persone dei diversi stato di vita; comunicazione istituzionale, fra quanti ricoprono alti incarichi nella Chiesa e i semplici fedeli; comunicazione mediatica, fra gli organi di stampa e il pubblico. L’assemblea ha notato una bassa presenza femminile nei canali di comunicazione e nei luoghi di rappresentanza delle comunità cattoliche e, lo scarso peso specifico dato alle donne negli organismi pastorali. Si registra, infatti, la tendenza a emarginare le donne dai processi decisionali o dai compiti di maggiore responsabilità nei settori della catechesi, della liturgia e della carità. Le donne hanno da offrire il loro specifico carisma a servizio della comunità e sono chiamate a farsi presenti, a comunicare e far conoscere i doni di cui sono dotate per l’edificazione della comunità e per l’apostolato dei laici nella nazione coreana. La Chiesa, ha concluso il seminario, non può prescindere dall’importante contributo femminile ed è chiamata a valorizzare il ruolo delle donne in seno alla comunità, per un’opera di evangelizzazione realmente creativa ed efficace. (R.P.)

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    Caraibi: Giornata di preghiera contro la violenza

    ◊   "One love: Bulding a Peaceful Caribbean". È questo lo slogan dell’odierna Giornata Internazionale di preghiera per la pace promossa dal Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra. Quest’anno, informa l’Osservatore Romano, l’attenzione è rivolta alla violenza che affligge i Paesi dell’area dei Caraibi in seguito agli allarmarti dati che sono emersi in un rapporto del marzo 2009 diffuso da UN-Aids, l’Agenzia delle Nazioni Unite per le donne vittime della violenza. Circa il 47% delle adolescenti che vivono nei Paesi dell’area caraibica ha subito atti di violenza sessuali che quasi mai vengono denunciate a causa della soggezione delle giovani vittime. Tre nazioni caraibiche figurano nella classifica dei dieci Paesi con il più alto indice di violenza, spiega Roberta Clarke, responsabile regionale di UN-Aids. L’iniziativa annuale della Giornata per la pace è prevista dal programma intitolato “un decennio per combattere la violenza” che il reverendo Samuel Kobia, il Segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, aveva esposto nel 2004 all’allora segretario generale dell’Onu, Kofi Annan. La data del 21 settembre è stata scelta congiuntamente per unificare la celebrazione della ricorrenza in una sola giornata per tutti i Paesi aderenti all’Onu. L’obiettivo delle riunioni di preghiera, spiega in un comunicato il Consiglio Ecumenico delle Chiese, sarà quello di “riaffermare il potere dell’invocazione a Dio e delle altre pratiche religiose ai riguardi della promozione della pace e di prevenzione della violenza insita in ogni società”. (M.P.)

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    Australia: i giovani al centro della Giornata per la Giustizia Sociale

    ◊   Attraverso la forza dello Spirito Santo i giovani sanno essere testimoni credibili delle sfide che il Vangelo pone alla società. È il messaggio della Conferenza episcopale australiana, riportato dall’agenzia Fides, in occasione della Giornata per la Giustizia sociale che si celebrerà il prossimo 27 settembre. I giovani sono una forza essenziale per proporre efficacemente alla società temi e questioni della giustizia sociale, continua il comunicato. Mons. Christopher Saunders, Presidente della Commissione “Giustizia e Pace” in seno alla Conferenza episcopale, ricordando il tema centrale della Gmg 2008 di Sydney, ha sottolineato quanto “i giovani siano gli autentici ambasciatori di fede, giustizia e speranza”. Il vescovo ha sottolineato anche che nella lotta per la giustizia e la pace “occorre sempre ricordare che noi cristiani siamo nuove creature, parte di un mondo sacro in cui Dio non è eclissato o relegato come irrilevante da un’ideologia secolarizzata”. Saranno diverse le sfide sociali che la Giornata per la Giustizia Sociale affronterà: l’integrazione degli aborigeni, la disoccupazione, la tutela dell’ambiente e lo sviluppo. (M.P.)

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    Al via i lavori delle Commissioni Giustizia e Pace d'Europa

    ◊   "I diritti si riconoscono, non si regalano né si concedono":  così il cardinale Carlos Amigo Vallejo, arcivescovo di Siviglia, in occasione dell'apertura nella città spagnola, del seminario che riunisce i rappresentanti dei trentuno organismi nazionali che aderiscono alla Conferenza delle Commissioni Giustizia e Pace d'Europa, congiunto all'assemblea generale del medesimo organismo. Il tema scelto per l'incontro che vedrà riuniti i partecipanti fino a domani, pone un importante interrogativo "Quali sono le frontiere della solidarietà in Europa?". Il cardinale, soffermandosi sulla realtà europea fortemente influenzata dai flussi migratori e dalla commistione di varie culture, ha richiamato in particolare la necessità "di coniugare solidarietà e giustizia". "Si dice - ha osservato il porporato - che l'America sia il continente della speranza e l'Asia quello del risveglio economico e dei grandi e popolosi Paesi; mentre l'Africa appare quello che vive in costante sofferenza per coloro che emigrano e coloro che combattono a causa di rivalità etniche; infine c'è l'Oceania che oscilla tra benessere e povertà". "L'Europa invece - ha sottolineato - che si vanta della sua civiltà, offre più interrogativi e inquietudini che sicurezza e speranza". "I cittadini europei - ha spiegato - danno l'impressione di essere più raggruppati che uniti; più organizzati che fraterni tra loro; più impegnati nella ricerca della coesione che del vero senso della comunità che vive di valori comuni; più assistenzialisti che solidali e forse più globalizzati ma meno fraterni". Il porporato ha poi sottolineato come la difesa del diritto alla vita, alla famiglia, al lavoro, alla partecipazione  e  alla  libertà, siano condizione imprenscindibile per la giustizia. Traendo, infine, ispirazione dalle parole dell'enciclica 'Caritas in veritate' di Benedetto XVI, il cardinale ha evidenziato che "la carità di Dio non annulla le esigenze di giustizia ma le rende più obbligatorie. Perché la giustizia trova fondamento nell'amore e tende all'amore. La carità è la fonte più profonda della giustizia". (C.S.)

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    Apertura a Fulda dell'Assemblea plenaria dei vescovi tedeschi

    ◊   Apertura oggi presso il Seminario di Fulda, sotto la presidenza di mons. Robert Zollitsch, arcivescovo di Friburgo in Brisgovia e con la partecipazione di 66 vescovi, dell’Assemblea plenaria d’autunno della Conferenza episcopale tedesca. Al centro dell’incontro, che si protrarrà fino a venerdì 25, è la giornata di studio sulle “Nuove sfide per l’impegno in Germania a favore della Chiesa universale”, un tema che include tra i diversi versanti i mutamenti del panorama religioso in America Latina e il confrontarsi della Chiesa con l’eredità del totalitarismo negli ex Paesi comunisti. Introdurrà la discussione l’arcivescovo Zollitsch, mentre l’arcivescovo Ludwig Schck terrà la relazione di fondo. Nel corso della “Giornata di studio” interverranno anche alcuni esperti, tra i quali i proff. Albert-Peter Rethmann e Michael Sievernich (Accademia di Filosofia e Teologia “Sankt Georgen”, Francoforte), Johannes Wallacher (Monaco), padre Felix Körner (Gregoriana), Bernd Lutz (Sankt Augustin). Altri argomenti di rilievo della plenaria riguardano la formazione nelle scuole cattoliche e la preparazione del Kirchentag ecumenico da tenersi nel 2010 a Monaco di Baviera. Alla riunione dell’Episcopato tedesco saranno anche presenti in qualità di ospiti mons. Fernand Franck, arcivescovo di Lussemburgo, mons. Jan Kopiec, vescovo ausiliare di Opole (Polonia) e mons. Marc Stenger, vescovo di Troyes (Francia). (M.V.)

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    Vescovi svizzeri: partire dalla famiglia per la riconciliazione nel mondo

    ◊   Il perdono è compito del cuore, speriamo che la Chiesa in Svizzera diventi esempio e fermento di riconciliazione. È l’auspicio rivolto dai vescovi svizzeri in occasione della festa nazionale di grazia, di penitenza e di preghiera conclusasi ieri a Friburgo. Nella lettera pastorale, riportata dall’Osservatore Romano, i vescovi parlano delle tante notizie di guerre e conflitti in Medio Oriente, in Africa e in Asia come il risultato dell’odio e dell’intransigenza. Ricordando che il 2009 è l’anno della riconciliazione nel mondo promosso dall’Onu, i vescovi hanno sottolineato l’obiettivo della Commissione per la giustizia e la pace: “operare a favore della giustizia, della pace e della riconciliazione nel mondo e nel nostro Paese”. Nella lettera pastorale, l’episcopato elvetico sottolinea anche alcuni dei problemi della società svizzera: tensioni con gli immigrati, scontri politici e sociali tra la Svizzera francese, tedesca e quella italiana. Ma le questioni più preoccupanti, continua la lettera, sono le incomprensioni all’interno della famiglia, tra genitori e figli e tra fratelli per problemi legati all’eredità. Il tema che più preoccupa i presuli resta comunque il numero crescente di divorzi all’interno del Paese. “Non servono solo grandi azioni internazionali a favore della pace ma bisogna partire dalla famiglia, dai luoghi di lavoro, dalle parrocchie perché solo se gli sforzi di riconciliazione partono da tali contesti si potranno avere successi altrove”. Tutti gli sforzi per una guarigione della società devono essere riconducibili al perdono, conclude la lettera. (M.P.)

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    Regno Unito: no del Movimento della Vita al suicidio assistito

    ◊   “Una politica immorale e indegna che minaccia seriamente il diritto alla vita”, con queste parole Paul Tully, segretario generale della “Società per la protezione dei bambini non nati”, aderente al movimento per la vita, ha commentato al Sir la politica di depenalizzazione del direttore della Procura generale del Regno Unito, Keir Starmer, che punta a non processare le famiglie che aiutano i parenti malati in stato terminale a morire. Un provvedimento che in molti attendevano soprattutto dopo la battaglia legale vinta da Debbie Purdy, una donna malata di sclerosi multipla che si è rivolta ai giudici per sapere esattamente quale sarà il destino del marito nel caso in cui questi dovesse aiutarla ad andare all'estero per un suicidio assistito. “Le anticipazioni fornite alla stampa da Sturmer - afferma Tully – fanno pensare che ci sia una strategia sui processi, il direttore della Procura punta ad ammorbidire l’opinione pubblica sul tema del suicidio assistito prima che le nuove direttive sul suicidio assistito vengano pubblicate”. Negli ultimi anni 115 cittadini britannici malati terminali sono morti in cliniche all’estero senza che i parenti, che li hanno assistiti, venissero incriminati. Assistere il suicidio è punito dalla legge del Regno Unito con una pena fino a 14 anni di prigione. (R.P.)

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    Nasce a Parigi la prima Accademia cattolica di Francia

    ◊   Sarà la prima Accademia cattolica di Francia. Nasce a Parigi su ispirazione di quella di Mayence in Germania e sarà composta da 70 autorevoli intellettuali e sostenuta da 18 istituzioni diverse. La nuova Accademia, specifica il quotidiano “Le Figaro”, è nata da un’idea di un gruppo di universitari francesi insieme a padre Jean-Robert Armogathe. È indipendente dalla Conferenza dei Vescovi e vi aderiscono per buona parte i laici. La sua sede è il Collegio des Bernardins, nel quartiere latino della capitale francese e l’obiettivo primario dell’Accademia è quello di evidenziare il contributo del pensiero cristiano nel dibattito della società. (M.P.)

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    Svezia: l´Istituto Newman a Uppsala riconosciuto dallo Stato

    ◊   Il governo svedese dichiarerà prossimamente il riconoscimento statale dell’istituto Newman. Già lo scorso 25 agosto era stata concordata unanimemente dall’autorità per gli Studi superiori in Svezia, il consenso per questa richiesta. L´istituto Newman a Uppsala fu creato dall’Ordine dei Gesuiti e dai collaboratori della rivista cattolica Signum nel 2001. L´obiettivo dell’Istituto é di poter offrire un contributo per l'insegnamento della filosofia e della teologia cattolica. Dal 2002 esiste una cooperazione tra l´istituto Newman e la facoltà di teologia dell'università di Uppsala. Questa collaborazione dà la possibilità agli studenti di seguire i corsi presso l’istituto Newman e di inserirli nel piano di studio della propria università statale svedese. (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Comandante Nato in Afghanistan: senza riforzo di truppe, la missione fallirà

    ◊   Alla luce della nuova escalation di attacchi della guerriglia talebana, che sta colpendo sia la popolazione afghana sia i soldati della coalizione internazionale, gli Stati Uniti e i Paesi dell’Alleanza Atlantica prendono in esame l’ipotesi di un ulteriore rinforzo delle truppe, invocato dal comandate Nato in Afghanistan, il generale Stanley McChrystal, in un rapporto all’esame della Casa Bianca. Il servizio di Marco Guerra:

     
    Senza rinforzi nei prossimi 12 mesi la missione militare internazionale “finirà verosimilmente con un fallimento”. Dopo otto anni di guerra, suona come un ultimatum il monito lanciato dal generale americano, Stanley McChrystal, comandante delle truppe Usa e Nato in Afghanistan, in un rapporto presentato al segretario alla Difesa, Robert Gates, il 30 agosto scorso e di cui ha dato notizia ieri il Washington Post. Nel documento di 66 pagine si spiega che se non si riuscirà ad invertire lo slancio degli insorti, definiti come un “nemico muscolare e sofisticato”, non sarà più possibile battere l'insurrezione. Il documento è all'esame del presidente Obama e del suo team. Tuttavia ieri lo stesso Obama si è detto “scettico” sull'invio di rinforzi in Afghanistan senza una nuova strategia che non metta in pericolo ulteriori vite più di quanto avviene adesso. È ancora prematuro parlare di rinforzi anche per un portavoce della Nato, secondo cui l’aumento delle truppe sarà deciso solo al termine di una consultazione che, nei prossimi giorni, coinvolgerà tutti i Paesi che partecipano alla missione Isaf. Intanto sul terreno non si fermano gli attacchi della guerriglia. Nelle ultime ore si sono registrate altre tre vittime statunitensi. Sale così a 53 il bilancio dei caduti della coalizione internazionale nel mese di settembre.

     
    Medio Oriente
    Nuova fiammata di violenze al confine tra Israele e la Striscia di Gaza. Ieri due attivisti palestinesi sono stati uccisi da un'unità militare israeliana mentre erano intenti a deporre ordigni lungo la linea di demarcazione con lo Stato ebraico. Nella notte un raid dell’aviazione israeliana ha distrutto tre ''tunnel di contrabbando'' situati lungo la linea di confine fra Gaza e il territorio egiziano, in risposta al lancio di alcuni razzi Qassam da parte dei palestinesi. Gli scontri arrivano a meno di 48 ore dal vertice di domani a New York tra Obama, Netanyahu e Abu Mazen per la ripresa del processo di pace.

    Russia-Israele-Iran
    Il governo d'Israele non si ritiene impegnato dalle assicurazioni che il presidente russo, Dmitri Medvedev, ha affermato di aver ricevuto dal presidente israeliano, Shimon Peres, a proposito di un presunto impegno dello Stato ebraico a non attaccare militarmente l'Iran in risposta ai programmi nucleari di Teheran. Lo ha dichiarato stamani il portavoce del Ministero degli Esteri, Avigdor Lieberman, secondo il quale lo Stato ebraico eviterà “un'azione unilaterale'' contro l'Iran pur ricordando che ''tutte le opzioni sono sul tavolo”.

    Somalia
    In Somalia prosegue l’offensiva del gruppo radicale islamico al Shabaab. Dopo una notte di combattimenti i ribelli hanno conquistato Yet, villaggio del sud est del Paese, quasi al confine con l'Etiopia, fino a ieri nelle mani delle truppe governative. Secondo fonti locali, sul terreno sarebbero rimasti almeno 20 morti. I nuovi scontri fanno seguito al folle annuncio di ieri dello sceicco Hassan Dahir Aweysl, considerato il braccio somalo di Al Qaeda, a continuare gli attacchi suicidi contro l’Amisom, la forza di pace dell’Unione Africana, presente sul territorio dal 2007.

    Filippine: esercito espugna la roccaforte di Abu Sayyaf provocando 19 morti
    L’esercito delle Filippine ha conquistato la roccaforte del gruppo separatista islamico di Abu Sayyaf, sull’isola meridionale di Jolo. Nei combattimenti durati oltre sei ore sono morti 19 miliziani. L’azione si è avvalsa dell’aiuto di rinforzi aerei che hanno bombardato la zona. La roccaforte era in grado di ospitare circa 500 persone in trincee e bunker.

    Pakistan: arresti domiciliari per il presunto mandante dell’attentato di Mumbai
    Disposti dalla magistratura pachistana gli arresti domiciliari per Hafiz Saeed, leader del movimento di rivendicazione integralista islamica e considerato il mandante della serie di attentati che sconvolsero la città di Mumbai il 26 novembre dello scorso anno, causando 195 vittime e 295 feriti. Dopo l’attentato, Saeed è stato arrestato e poi liberato per mancanza di prove ma il Pakistan ha contestato il rilascio chiedendo nuovi documenti all’India che li ha presentati lo scorso agosto. Intanto la minaccia credibile di nuovi attacchi ha spinto il premier australiano John Brumby a cancellare la tappa di una sua visita a Mumbai prevista per questa settimana, cui è seguito il disappunto del console indiano a Melbourne, Anita Nayar, secondo cui “si è persa una buona occasione per sostenere la lotta dell’India contro il terrorismo”.

    Messico: narcotraffico provoca 14 morti a Ciudad Juarez
    Continua a fare vittime il lucroso traffico di droga a Ciudad Juarez, considerata la città più pericolosa del Messico e crocevia del narcotraffico verso gli Stati Uniti. Altre 14 persone sono state assassinate nella giornata di ieri in un’ennesima guerra tra bande di trafficanti in un crescendo di violenze che le autorità messicane non riescono a fermare. I clan che si contendono il dominio del territorio sono quello di Juarez e di Sinaloa. Nel 2008 i morti sono stati 1683, bilancio che conferma la grande difficoltà da parte dell’esercito di riportare la situazione sotto controllo.

    Cina
    “Migliorare il livello di vita della popolazione e mantenere la stabilità sociale”. Sono alcune delle dichiarazioni del Presidente cinese, Hu Jintau, pronunciate ieri a 10 giorni dal 60mo anniversario della proclamazione della Repubblica popolare della Cina. “In nessun modo - ha aggiunto – è da imitare il sistema politico occidentale”.

    Francia
    Si apre oggi in Francia il processo contro l'ex primo ministro francese, Dominique de Villepin, accusato di aver partecipato ad una macchinazione per screditare il presidente Nicolas Sarkozy, durante la competizione per l'Eliseo nel 2007. L'affair coinvolge un cast d'eccezione tra cui il direttore generale del Fmi, Dominique Strauss Kahn. Le indagini si sono concentrate fino ad ora sull'ipotesi di un complotto contro Sarkozy il cui nome era misteriosamente comparso in una lista di conti sospetti nella finanziaria lussemburghese Clearstream.

    Unesco – Votazione
    Quarta votazione oggi all'Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura, per eleggere il nuovo direttore generale. Nessun candidato infatti ha ottenuto finora la maggioranza richiesta. In mancanza di una forte candidatura europea, resta favorito l’egiziano Farouk Hosni, nonostante le controverse polemiche innescate da alcune sue presunte dichiarazioni antisemite. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Gaia Ciampi)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 264
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