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Sommario del 19/09/2009
Nell'ottobre 2010 il Sinodo per il Medio Oriente: così il Papa nell’incontro con i Patriarchi Orientali
◊ Si terrà dal 10 al 24 ottobre 2010 l’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente: ad annunciarla è stato il Papa nell’incontro stamane con i Patriarchi e gli Arcivescovi Maggiori Orientali. Il tema sarà: “La Chiesa cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza. La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola”. Il servizio di Fausta Speranza:
“Un fraterno incontro”: così il Papa definisce, annunciandola, la prossima Assemblea del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente:
“Dai vostri interventi emergeranno certamente quelle problematiche che vi assillano e che potranno trovare orientamenti adeguati nelle sedi competenti”.
“L’orizzonte ecumenico è spesso connesso a quello interreligioso”, afferma Benedetto XVI sottolineando:
“In questi due ambiti è tutta la Chiesa ad avere bisogno dell’esperienza di convivenza che le vostre Chiese hanno maturato fin dal primo millennio cristiano”.
Il Papa ricorda che in più occasioni i Patriarchi hanno sollecitato “un contatto più frequente con il Vescovo di Roma” e dunque spiega di avvertire come “precipuo dovere” promuovere la sinodalità che – aggiunge – “è tanto cara all’ecclesiologia orientale ed è stata salutata con apprezzamento dal Concilio Vaticano II”. Con il decreto Orientalium Ecclesiarum, l’Assise conciliare riservava alle Chiese Orientali una stima che Giovanni Paolo II ha ribadito soprattutto nell’Esortazione apostolica Orientale Lumen. Lo ricorda Benedetto XVI aggiungendo di condividerla “pienamente”. Insieme con un auspicio: “Le Chiese Orientali Cattoliche ‘fioriscano’ per assolvere con rinnovato vigore apostolico la missione affidata di “promuovere l’unità di tutti i cristiani, specialmente orientali”. In conclusione dell’incontro odierno con i Patriarchi e gli Arcivescovi Maggiori Orientali, che il Papa definisce “una riunione di carattere informale, che ci permette di ascoltare la voce delle Chiese che voi servite con ammirevole abnegazione, e di rafforzare i vincoli di comunione che le legano alla Sede Apostolica”, Benedetto XVI afferma:
“Non dimentico, in particolare, l’appello di pace che avete posto nelle mie mani alla fine dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi dello scorso ottobre. E, parlando di pace, il pensiero va, in primo luogo, alle regioni del Medio Oriente. Colgo pertanto l’occasione per dare l’annuncio dell’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente, da me convocata e che si terrà dal 10 al 24 ottobre 2010, sul tema 'La Chiesa cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza: La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola”.
I Patriarchi e gli Arcivescovi Maggiori hanno ringraziato il Papa per l'iniziativa. Hanno sottolineato i due aspetti della fedeltà che li contraddistingue: "il legame con il patrimonio dell'Oriente cristiano e il legame con il successore di Pietro, quale Pastore universale, con il suo carisma di unità nella verità e nell'amore". I Presuli hanno presentato questioni particolari e alcuni problemi più generali, quali il fenomeno migratorio, mostrando attenzione per il contesto ecumenico e interreligioso in cui le loro Chiese si trovano a vivere. In preparazione all'incontro di oggi con il Papa, nel pomeriggio di ieri i Patriarchi e gli Arcivescovi Maggiori hanno partecipato ad una riunione con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.
Lettera di Benedetto XVI al cardinale Rodé, Inviato Speciale per il millennio dell'arcidiocesi romena di Alba Iulia
◊ “Siano queste celebrazioni l’occasione per accrescere il fervore religioso delle anime e per rafforzare la loro fede”. E’ quanto scrive il Papa nella Lettera al cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, nominato Inviato Speciale alle celebrazioni del millennio dell’arcidiocesi di Alba Iulia, in Romania, che avranno luogo il prossimo 29 settembre. È una ricorrenza di grande importanza, sottolinea Benedetto XVI che, al suo Inviato chiede di esprimere la propria vicinanza alla Chiesa locale e di portare la propria benedizione. L’arcidiocesi venne fondata nell’anno 1009 da Santo Stefano, re d’Ungheria, con il nome di Transilvania; veniva identificata anche con la denominazione ungherese di Erdély (“oltre la foresta”, “trans silvam”) e tedesca di Siebenbürgen (“sette borghi”). Fu una delle dieci fondazioni vescovili del Santo re magiaro ed è posta sotto il patrocinio dell’Arcangelo Michele. Fino al 1930 fu suffraganea della Metropolia di Kalocsa (Ungheria); passò quindi a far parte della provincia ecclesiastica di Bucarest negli anni 1930-1991. Il 22 marzo 1932 il nome della diocesi fu mutato in quello di “Alba Iulia”; con questa denominazione il Papa Giovanni Paolo II la elevava al rango di arcidiocesi il 5 agosto 1991, dichiarandola “immediatamente soggetta alla Santa Sede”. La maestosa Cattedrale di San Michele, che ospiterà il 29 settembre la celebrazione conclusiva del millennio, fu innalzata tra il 12.mo e il 13.mo secolo in stile romanico-gotico sul sito della chiesa primitiva; consta di tre navate incrociate da un transetto e si completa con una possente torre quadrangolare. Tra il 1565 e il 1715 il tempio ospitò il culto dei protestanti della Transilvania, prima di tornare definitivamente alla Chiesa Cattolica nel 1716. Ricca di opere d’arte e di preziose testimonianze spirituali, la Cattedrale custodisce una lapide commemorativa del vescovo Áron Márton, pastore diocesano negli anni 1938-1980, imprigionato nelle carceri comuniste a Sighet per aver difeso i suoi concittadini cattolici, ortodossi o ebrei, senza distinzione di religione o razza. Attualmente, l’arcidiocesi annovera 441mila fedeli, il 95% dei quali di nazionalità ungherese, distribuiti in 271 parrocchie; si tratta della minoranza più consistente a livello nazionale, con un milione e mezzo di persone, alla quale si aggiungono gruppi tedeschi, cechi, bulgari e slovacchi. Con la realtà multietnica si intreccia quella ecumenica: ci sono infatti fedeli cattolici di rito latino, bizantino e armeno, ortodossi, riformati, protestanti, unitariani.
L'arcivescovo Hilarion del Patriarcato di Mosca dopo l'incontro con il Papa: cattolici e ortodossi alleati nel testimoniare i valori cristiani
◊ La Chiesa cattolica e quella ortodossa devono essere alleate nel riaffermare i valori cristiani nel mondo di oggi: è quanto dichiarato dall'arcivescovo Hilarion di Volokolamsk, in una conferenza stampa tenuta ieri pomeriggio a Roma, presso la Chiesa ortodossa di Santa Caterina, dopo l’incontro nella mattinata con il Papa a Castel Gandolfo. Il presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca ha auspicato che Benedetto XVI e il Patriarca Kirill possano presto incontrarsi. La conferenza stampa dell’arcivescovo Hilarion è stata seguita per noi da Alessandro Gisotti:
La Chiesa cattolica e quella ortodossa “non devono più essere concorrenti come nel passato ma alleate” nel testimoniare i valori cristiani di fronte alle sfide del nostro tempo: è l’esortazione dell’arcivescovo Hilarion, che parlando ai giornalisti ha innanzitutto voluto sottolineare la stima del Patriarcato di Mosca per Benedetto XVI:
“Noi sosteniamo il Papa nel suo impegno per la difesa dei valori cristiani, lo sosteniamo anche quando le sue coraggiose dichiarazioni suscitano reazioni negative da parte di alcuni uomini politici o personalità pubbliche o sono osteggiate e a volte travisate da parte di alcuni mass media. Crediamo che egli abbia il dovere della testimonianza della verità e siamo quindi con lui anche quando la sua parola incontra opposizione”.
Proprio per questo, l’arcivescovo ortodosso ha auspicato che si realizzi quanto prima l’incontro a lungo atteso tra il Papa e il Patriarca di Mosca:
“Personalmente spero che presto o tardi si realizzi l’incontro da tanti atteso tra il Papa e il Patriarca di Mosca. Posso dire con responsabilità che da entrambe le parti c’è il desiderio di preparare con grande cura tale incontro”.
Un incontro, ha rilevato, che rappresenterebbe un grande balzo in avanti nelle relazioni tra cattolici e ortodossi. Hilarion ha così ribadito che esiste attualmente una vastissima possibilità di cooperazione tra le due Chiese. Davanti a noi, ha affermato, si apre il campo vastissimo del “mondo scristianizzato di oggi”. Edonismo, relativismo e secolarismo militante, è stata la sua riflessione, sono la conseguenza dell’abbandono dei valori cristiani, ma questi fenomeni sono anche delle sfide urgenti che la società contemporanea lancia a tutti i fedeli:
“A queste sfide tutti noi cristiani e particolarmente noi ortodossi e cattolici possiamo e dobbiamo rispondere insieme. Insieme possiamo proporre al mondo i valori spirituali e morali della fede cristiana. Insieme possiamo offrire la nostra visione cristiana della famiglia affermare il nostro concetto di giustizia sociale, di un impegno per la salvaguardia dell’ambiente, per la difesa della vita umana e della sua dignità”.
La Chiesa “non è un supermarket dello spirito”, ha proseguito, la Chiesa “rende la vita più piena, più umana e divina”. C’è bisogno di valori cristiani per l’uomo del nostro tempo, ha detto ancora augurandosi che il rapporto tra cattolici e ortodossi si sviluppi più intensamente e che siano presto superati i problemi che sussistono tra le due tradizioni. D’altro canto, rispondendo alle domande dei giornalisti, l’arcivescovo Hilarion ha evidenziato che il Patriarca di Mosca vuole aprire anche una nuova pagina nei rapporti con il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, all’insegna di un dialogo aperto e sincero.
Visita in Vaticano di una delegazione di deputati francesi
◊ Una profonda convergenza di vedute sia sul piano internazionale sia a proposito delle grandi sfide che affronta la società attuale»: il presidente della delegazione del gruppo France - Sainte-Siege dell'Assemblea nazionale francese, il deputato Jacques Remiller, ha descritto cosi la visita compiuta in questi giorni in Vaticano. Lo riferisce L’Osservatore Romano. A un anno dal viaggio di Benedetto XVI in Francia — alle cui tappe il gruppo ha sempre preso parte — questa visita alla Santa Sede s'inscrive nel processo di dialogo voluto dalla Camera dei deputati. Organizzata insieme con l'ambasciata di Francia presso la Santa Sede e il suo ambasciatore, Stanislas de Laboulaye, la visita ha avuto luogo dal 14 al 17 settembre. II programma ha incluso numerosi incontri con personalità della Santa Sede, nella Segreteria di Stato e nei dicasteri, ma anche la visita al Seminario francese, che, a giudizio del presidente del gruppo, è il riflesso della vivacità della Chiesa in Francia e della sua gioventù in stato di missione. Ricevuta presso la sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato dal suo segretario, l'arcivescovo Dominique Mamberti, la delegazione ha affrontato temi di interesse comune, come la situazione in Africa — alla quale la Chiesa a ottobre dedicherà un'assemblea speciale del Sinodo dei vescovi — ma anche i rapporti con l'islam e la situazione preoccupante in Medio Oriente e in Terra Santa. La delegazione francese ha registrato una profonda convergenza di vedute anche sulle grandi questioni sociali, come la legge sulla bioetica e la vita nella sua fase terminale. I parlamentari hanno poi incontrato monsignor Jean-Marie Speich, capo della sezione francofona della Segreteria di Stato, al quale hanno ribadito l'attaccamento della Francia ai valori cristiani e l'importanza del dialogo fra la Chiesa e lo Stato con le sue istituzioni, nel caso specifico l'Assemblea nazionale. L'incontro con il segretario della Congregazione per l'educazione cattolica, arcivescovo Jean-Louis Bruguès, e stato l'occasione per ricordare l'urgenza dell'educazione delle nuove generazioni, anche in vista della pacificazione e della stabilità della società. II deputato deve essere prima di tutto un uomo di comunicazione, ed è questo il motivo per cui la delegazione ha voluto incontrare il segretario del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, monsignor Paul Tighe, il direttore della Radio Vaticana, della Sala Stampa della Santa Sede e del Centro Televisivo Vaticano, padre Federico Lombardi, e il direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian. Nel resoconto che consegneranno a Bernard Accoyer, presidente dell'Assemblea nazionale – conclude il quotidiano della Santa Sede - i deputati francesi non mancheranno di riferire l'atmosfera di speranza e di ottimismo per il futuro che hanno respirato durante la loro visita.
Il Papa "verde": l’editoriale di padre Lombardi
◊ La Santa Sede continua a seguire con attenzione le emergenze ambientali. Il Papa nell'ultima Enciclica ha invitato tutti ad una maggiore responsabilità riguardo alla salvaguardia del creato, alla luce dei principi di giustizia e solidarietà. Ecco in proposito l’editoriale di padre Federico Lombardi per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:
Qualcuno comincia a chiamarlo "il Papa verde". Effettivamente nel magistero di Benedetto XVI i pronunciamenti sulla tutela dell'ambiente, sulla salvaguardia del creato, sono frequenti e - possiamo dire - quasi continui. L'umanità diventa sempre più cosciente e preoccupata dei riflessi della sua attività sui fragili equilibri del pianeta. Le Nazioni Unite hanno indetto per i prossimi giorni un Summit a New York sui cambiamenti climatici, al fine di preparare l'appuntamento cruciale della Conferenza Mondiale a Copenhagen alla fine di novembre. In questo contesto il Papa offre un quadro di solidi riferimenti religiosi, razionali e morali per programmi di azione efficaci e per nuovi comportamenti e stili di vita adatti a uno sviluppo responsabile.
L'ultima Enciclica tratta ampiamente il tema: lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili e la giustizia verso i popoli poveri, le questioni dei consumi energetici, la responsabilità verso le generazioni future, il rapporto fra ecologia e rispetto della vita. Ma bisogna anzitutto - ricorda il Papa - che si impari "a vedere nel creato qualcosa di più di una semplice fonte di ricchezza e di sfruttamento nelle mani dell'uomo", a vederla come è realmente, cioè "espressione di un progetto di amore e di verità che ci parla del Creatore e del suo amore per l'umanità".
Gli accordi e i compromessi dei politici potranno raggiungere lo scopo solo sulla base di motivazioni e atteggiamenti condivisi e compresi dai loro popoli. Abbiamo bisogno di un senso per il cammino e lo sviluppo dell'umanità. Il Papa "verde" e la Chiesa lo sanno bene e offrono il loro servizio.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Un Sinodo per il Medio Oriente in programma per l'ottobre 2010.
Nell'informazione internazionale, fallita la missione dell'inviato statunitense George Mitchell, non riparte il dialogo tra palestinesi e Israele.
Le commissioni Giustizia e pace d'Europa si confrontano a Siviglia sui temi dell'immigrazione.
In Cultura, Il canto delle martiri cristiane di Lucetta Scaraffia.
“Il giornalista che indagava sulla salute di Dio”, di Raffaele Alessandrini: un articolo sull'autore della famosa inchiesta pubblicata su "Time" nel 1966, recentemente scomparso.
“Un uomo di pace in tempo di guerra”, di Franc Rodè, dedicato alla figura di Carlo Primo d'Asburgo.
La lectio magistralis dell'arcivescovo Angelo Bagnasco pronunciata a Genova, in occasione di un convegno dedicato all'enciclica Caritas in veritate.
Afghanistan. Dibattito sulla missione italiana dopo la strage di Kabul
◊ Rientreranno domani mattina a Ciampino le salme dei sei paracadutisti della Folgore, uccisi giovedì a Kabul. Lunedì, giorno di lutto nazionale, verranno celebrati i funerali di Stato. Nei prossimi giorni saranno in Italia anche i quattro militari rimasti feriti. Intanto la procura di Roma ha aperto un’inchiesta sulla strage e ordinato l’autopsia sui corpi dei militari. Continua anche il dibattito politico sul futuro della missione in Afghanistan. Il presidente della Repubblica Napolitano ribadisce: l’Italia manterrà gli impegni internazionali. Il servizio di Cecilia Seppia:
Arriveranno domani alle 9.30 le salme dei 6 paracadutisti della Folgore trucidati due giorni fa a Kabul. Le bare avvolte nella bandiera tricolore saranno accolte all’aereoporto di Ciampino dalle massime autorità dello Stato, poi la camera ardente, solo per i familiari sarà allestita al Celio. Lunedì alle 11 i funerali di Stato presieduti da mons. Pelvi ordinario militare, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma, la stessa dove 6 anni fa vennero celebrate le esequie per i soldati caduti a Nassirya. Intanto da Kabul arrivano ulteriori informazioni sulla dinamica dell’attacco: il kamikaze secondo testimoni oculari avrebbe tallonato con la Toyota bianca i veicoli italiani, per poi inserirsi tra i due e farsi saltare in aria, mentre subito dopo l’esplosione vi sarebbe stata una sparatoria durata circa tre minuti. Il numero degli aggressori resta ancora incerto, quattro forse cinque, appostati lungo la carreggiata, che hanno aperto il fuoco contro i parà sopravvissuti. A più di 48 ore della strage intanto si amplia il dibattito politico sulla missione in Afghanistan. Per il presidente Napolitano non c’è nulla da rivedere. Semmai da rimotivare, ma nessun ripensamento. Il premier Berlusconi rassicura gli Usa sull’impegno prioritario nel Paese, ma parla di transition strategy, ossia caricare di maggiore responsabilità il governo afghano e al tempo stesso diminuire gli organici delle truppe alleate. Mentre il ministro della Difesa La Russa, precisa che le regole di ingaggio non cambieranno, che non esistono date certe per il ritiro, se non quella che verrà stabilita da Onu e Nato. La maggioranza resta comunque divisa, soprattutto dopo le parole del leader della Lega Bossi e il suo richiamo alla fine della missione. L’opposizione dal canto suo chiede un confronto urgente con il governo. In Afghanistan intanto resta la paura, secondo il portavoce della Nato è allarme nella zona di Farah, dove gli insorti sarebbero pronti a colpire altre basi militari.
L’attentato di giovedì dimostra una volta di più quanto sia complessa la realtà politica e sociale dell’Afghanistan e dà la misura delle difficoltà della missione internazionale iniziata 8 anni fa per liberare il Paese dal potere dei Talebani. Emanuela Campanile ne ha parlato con Valerio Pelizzari, giornalista ed esperto di Afghanistan:
R. – La prima cosa che sembrano tutti dimenticare è che Kabul non è mai stata conquistata con una battaglia, sottratta con una battaglia ai talebani. Kabul fu barattata dal vice ministro degli Interni talebano, il Mullah Khaksar, con l’alleanza del nord che stava alla periferia della città e premeva per entrare. L’accordo fu questo, e da lì comincia l’equivoco.
D. – Di fronte allora d uno scenario simile: andarsene o rimanere?
R. - Andarsene non significa nulla perché tra l’altro ecciterebbe ulteriormente quello che è lo spirito guerriero afghano e credo anche che servirebbe a smontare questa ostilità e questa incomprensione ormai diffusa nel Paese. Il punto è un altro: cosa fare per dare una svolta e dimostrare che questi alleati occidentali sono in effetti più simili a degli amici che non a delle truppe occupanti, come avviene oggi.
D. – Si potrà ancora conquistare dunque il consenso della popolazione afghana?
R. - Questo è il vero punto che non è solo politico e meno ancora militare ma è veramente psicologico. L’Afghanistan non deve essere più la lavagna dove l’ultimo che arriva cancella quello che c’è scritto e dice agli afghani: adesso vi dico io quello che è importante per voi. Bisogna che finisca questo meccanismo.
A Loppiano associazioni e movimenti di varie Chiese cristiane "Insieme per l'Europa"
◊ Si tiene oggi e domani a Loppiano, vicino Firenze, la tappa italiana di “Insieme per l’Europa”, un’iniziativa che riunisce movimenti e associazioni di diverse Chiese cristiane con l’obiettivo di offrire un contributo alla costruzione di un continente capace di unità e solidarietà. Manifestazioni analoghe si sono tenute o sono in programma in decine di altre città europee nel solco di un cammino iniziato a Stoccarda, in Germania, con i grandi appuntamenti del 2004 e 2007. Adriana Masotti ha sentito Severin Schmid del Comitato promotore di “Insieme per l’Europa” e membro del Movimento dei Focolari:
R. – Abbiamo fatto queste due grandi manifestazioni a Stoccarda nel 2004 e nel 2007 perché sentivamo che ogni movimento ha un dono di Dio, un carisma, anche come risposta alle tante sfide di oggi. Abbiamo capito che possiamo operare meglio se abbiamo la comunione tra di noi. Abbiamo fatto queste esperienze come parte di un’unica famiglia, di un unico popolo di Dio; questo è accaduto a livello internazionale e ci siamo resi conto che il prossimo passo dev’essere quello di scendere ad un livello più locale. Per questo, in quest’anno, si stanno facendo 12 incontri nazionali proprio per questo messaggio di Stoccarda, questi “sì” che abbiamo pronunciato lì, il nostro impegno per le società europee affinché questi “sì” s’incarnino a livello nazionale.
D. – Perché questa scelta di scendere più nel locale?
R. – Perché è nel contesto locale che succedono le cose. Nel locale si fa l’esperienza, si cambia qualcosa. Naturalmente ci ritroveremo poi nel 2012 a livello internazionale per scambiarci queste esperienze e per testimoniare tutto ciò all’intero continente.
D. – A quale esigenza o richiesta anche storica si è voluto rispondere con questo cammino iniziato nel 2004?
R. – Il cammino ha vari inizi, ma se prendiamo i movimenti cattolici – che adesso si trovano soprattutto a Loppiano -, il vero inizio c’è stato nel 1998 quando il Papa ha invitato per la prima volta i movimenti in Piazza San Pietro e ha detto loro che adesso i movimenti – più o meno tutti nati durante o dopo la guerra – hanno raggiunto una certa maturità e adesso dovrebbero portare frutti maturi di comunione e di evangelizzazione.
D. – Era Giovanni Paolo II che aveva detto questo...
R. – Sì. Da lì è iniziata la collaborazione, la comunione tra i movimenti cattolici. Nel 1999 i movimenti evangelici si sono incontrati con quelli cattolici, però si tratta di un cammino d’amicizia in Cristo che è iniziato, non è un’organizzazione. Il cardinale tedesco Lehman una volta ha detto che la velocità, lo sviluppo di tutto questo ha fatto sì che oggi i movimenti delle varie Chiese siano 250. E’ un segno che è opera di Dio.
Mons. Crociata a Retinopera: dovere della Chiesa è annuncio e testimonianza, non dare soluzioni tecniche alla politica
◊ “Non spetta alla Chiesa prospettare soluzioni tecniche per la politica degli Stati, ma le compete un irrinunciabile dovere di annuncio, testimonianza e presenza”. E’ quanto ha detto ieri mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, aprendo il seminario nazionale su “Carità, Verità, Sviluppo integrale”, organizzato in questi giorni ad Assisi da “Retinopera”, una iniziativa che riunisce alcune importanti realtà aggregative del laicato ecclesiale italiano. Il presule ha chiamato i cattolici a dare il loro importante contributo “per il bene comune nel passaggio significativo e incerto di questi anni” a partire dalla consapevolezza – come scrive Benedetto XVI – che “la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica”. Sugli obbiettivi del seminario, che si svolge alla luce dell’Enciclica Caritas in Veritate, Paolo Ondarza ha intervistato Vincenzo Conso, segretario nazionale di Retinopera:
R. – Quest’anno in particolare riflettiamo sulla nuova Enciclica perché ci offre alcuni capisaldi fondamentali per individuare quello che può essere un nuovo modello di sviluppo. Noi crediamo che sia necessaria da parte di tutto il laicato cattolico una riflessione approfondita su quelli che sono questi aspetti dell’Enciclica. Noi in particolare li metteremo in evidenza quattro: il lavoro, l’ambiente, l’emigrazione e la questione educativa.
D. – Tante voci diverse, questa è poi la forza di Retinopera. Ma come far sì che su tematiche calde come quelle che lei ha elencato si possa intavolare un confronto costruttivo?
R. – Non annacquando la propria identità, anzi riaffermandola ma nello stesso tempo facendo qualche passo indietro: non tutto quello che io penso e dico è giusto, ma il giusto bisogna cercarlo insieme in uno sforzo comune, anche di mediazione, non svilendo però i valori essenziali.
D. – La vostra riflessione ha obiettivi ambiziosi che poi sono gli obiettivi evangelici. Non puntate, infatti, ad un’Italia unita solo nella solidarietà ma nella fraternità. Come realizzare questo obiettivo che a molti può sembrare utopia?
R. - Solo attraverso un cambiamento di mentalità: del resto l’Enciclica propone dei concetti profetici, rivoluzionari. A parte i grandi discorsi che spettano ai grandi, c’è una parte in cui il Papa richiama personalmente ciascuno di noi a rivedere appunto i propri stili di vita che sono improntati adesso all’edonismo e al consumismo e, quindi, stili di vita più sobri improntati ai valori fondamentali, quali appunto la solidarietà e la fraternità.
D. - Ci vuole una vera e propria inversione di rotta?
R. – Certo. Un’inversione di rotta che ci aiuti a pensare che le cose possono cambiare, cambiando appunto i comportamenti personali.
Mons. Leuzzi apre il nuovo anno della pastorale universitaria sul tema “Eucaristia e vita di studio”
◊ “Eucaristia e vita di studio”. E’ il tema scelto dalla Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma come percorso di riflessione per il nuovo anno pastorale, e presentato questa mattina durante il convegno diocesano per gli animatori di pastorale universitaria. E durante l’incontro è stato introdotto anche il nuovo calendario di appuntamenti rivolto agli universitari romani. Ascoltiamo mons. Lorenzo Leuzzi direttore dell’Ufficio per la pastorale universitaria al microfono di Marina Tomarro:
R. – Il tema s’inserisce nell'impegno della diocesi di Roma nella riproposizione dell’Eucaristia domenicale. Lo scorso anno il Battesimo, mentre quest’anno – seguendo il tradizionale percorso sacramentale – l’Eucaristia. E’ una grande occasione per aiutare i giovani a fare sintesi tra esperienze dello studio e vita eucaristica. I giovani molte volte non riescono a cogliere il legame che esiste tra la celebrazione eucaristica e la loro esperienza di studio. Quest’anno vogliamo aiutare i giovani a capire come l’incontro con Cristo – presente nell’Eucaristia, che è il momento più alto dell’incontro tra l’uomo ed il Risorto – rappresenti un’occasione importante per vivere come dimensione vocazionale la propria esperienza di studio che, durante il periodo universitario, raggiunge una maturazione sempre più intensa perché deve preparare i giovani non solo ad un’attività professionale ma anche alle grandi scelte della vita come il matrimonio o la vita di consacrazione.
D. – Sono tanti gli appuntamenti che attendono gli universitari...
R. – Innanzitutto siamo ormai prossimi all’incontro con il Papa, nel senso che gli universitari si uniranno al Papa nella recita del Santo Rosario per l’Africa e con l’Africa: sabato 10 ottobre, nell’Aula Paolo VI, gli universitari animeranno questa veglia mariana che vedrà la partecipazione in collegamento via satellite di molti studenti universitari africani. Il primo momento di accoglienza, l’inizio del cammino pastorale sarà il pellegrinaggio al Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, in Abruzzo, proprio come momento di comunione con gli studenti universitari. Poi ci sarà il tradizionale incontro con il Santo Padre in preparazione al Santo Natale.
Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
◊ In questa 25.ma Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui i discepoli, dopo che Gesù aveva annunciato la sua morte e risurrezione, discutono su chi sia il più grande tra di loro. Il Signore chiede di cosa stiano parlando, ma essi tacciono. Quindi afferma:
“Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
Gesù pone una domanda ai suoi, ma essi tacciono e non rispondono. Le cose false, infatti, non possono, per loro stessa natura, diventare motivo di comunicazione, piuttosto rendono muti dentro e separano.
La falsità del loro parlare era nella contrarietà a quello che il loro Maestro stava vivendo. Egli parlava loro di passione e di morte, cioè, di abbassamento e umiliazione, ed essi parlavano del grado reciproco di gloria e di onore, cioè, di grandezza. Essi avevano fatto della misura di se stessi l'oggetto del loro pensiero e del loro conversare.
Gesù, sedendo, come fa il "maestro" (rabbi) quando deve comunicare un insegnamento, toglie alla radice ogni possibilità di (auto)misurazione che possa essere, poi, motivo di (auto)comparazione. «Sarà l'ultimo rispetto a tutti e il servitore di tutti». All'ultimo posto non c'è più da misurare e da commisurarsi. L'ultimo è l'ultimo.
Questo è il posto che prende il Figlio di Dio, Cristo Gesù, questo è il posto di chi lo vuol seguire. «Là dove sono io ...»
Scrive il Nisseno: «Ognuno si convinca di essere inferiore non solo al confratello che vive con lui, ma ad ogni altro uomo: se riconoscerà questo, sarà veramente discepolo di Cristo» e aggiunge san Benedetto: «ritenersi l'ultimo non solo a parole, ma anche nell'intimo del cuore» (Regula 7, 51).
Laos: violenze e minacce contro i cristiani da parte del governo
◊ Non possono mandare i propri figli a scuola, non hanno diritto alle cure mediche e alla protezione della legge, viene loro negata l’acqua. Sono le vittime della nuova persecuzione anticristiana in atto in Laos, soprattutto contro i protestanti, accusati dalle autorità comuniste di “aderire a credenze di importazione Usa” e di rappresentare perciò una “minaccia” per il sistema politico. A lanciare l’allarme, il gruppo Human Rights Watch for Lao Religious Freedom (Hrwlrf), che ha registrato diversi episodi di persecuzione nelle scorse settimane, a cominciare dall’arresto di Thao Oun, riferimento dei cristiani della Chiesa Boukham, nel Sud del Paese, accusato di avere cercato, con la sua fede, di distruggere la Nazione e il governo. Pochi giorni dopo un altro cristiano è stato bandito dal proprio villaggio per aver rifiutato di abiurare. Concreto – denuncia Asianews – il pericolo di aggressioni anche da parte di semplici cittadini, che sanno di poter usare violenza ai cristiani senza dover temere conseguenze. Si assiste, dunque, a un drammatico ritorno al passato. Risale, infatti, alla fine degli anni Novanta l’ondata di persecuzione anticristiana che spinse il Rapporto annuale Usa sulla Libertà religiosa nel mondo, a mettere il Laos “sotto osservazione”. Le pressioni internazionali e il rischio di perdere gli aiuti finanziari riportarono allora la situazione sotto controllo, ma oggi, denuncia Hrwlrf, Vientiane ha allacciato più stretti rapporti con i vicini Stati totalitari, come la Cina, e le autorità hanno ripreso la persecuzione contro i cristiani. E, dall’inizio del luglio 2008, i cristiani che hanno subito minacce e violenze sono oltre 500. (S.G.)
Costa Rica: no dei vescovi alle proposte di riforma costituzionale sulla libertà religiosa
◊ In Costa Rica si discute sulla laicità dello Stato dopo che, diverse settimane fa, alcuni parlamentari hanno proposto, seguendo le tracce di un'iniziativa elaborata dal “Movimento laico per la Costa Rica”, la riforma degli articoli 75 e 194 della Costituzione, articoli che - secondo i promotori della riforma - configurerebbero “uno Stato confessionale”. La discussione, che attraversa trasversalmente i partiti, si inserisce, di fatto, nella campagna politica per le presidenziali del 2010, ormai aperta a tutti gli effetti. I sostenitori della proposta affermano che si “tratta di salvaguardare la libertà religiosa”, affermazione contestata ieri dai vescovi costaricani che, in una dichiarazione della Presidenza dell'episcopato, rilevano che “non riflette la volontà della stragrande maggioranza del popolo”. I presuli, inoltre, ritengono sia “falso che si stia cercando di migliorare l'esercizio della libertà religiosa, perché l'attuale redazione dell'articolo 75, secondo l'interpretazione della Corte Costituzionale, garantisce pienamente questo diritto”. Il testo costituzionale è, infatti, chiaro: “La religione cattolica, apostolica, romana è quella dello Stato, il quale contribuisce al suo mantenimento senza impedire il libero esercizio nella Repubblica di altri culti che non si oppongano alla morale universale”. La dichiarazione episcopale, con la firma del Presidente, mons. Hugo Barrantes, arcivescovo di San José e mons. Oscar Fernàndez, vescovo di Puntarenas e segretario generale, sottolinea che “la Costituzione politica, in quanto frutto della nostra identità nazionale ha consentito, storicamente, una sana, rispettosa ed equilibrata collaborazione tra la Chiesa e lo Stato” e, dunque, “affermare il contrario significa ignorare la storia”. Dall'altra parte, in riferimento alla proposta di deroga dell'articolo 194 che, in applicazione dell’articolo 11 del testo costituzionale, chiede ai funzionari pubblici di giurare lealtà allo Stato “in nome di Dio”, i vescovi della Costa Rica rilevano come ciò “evidenzi un doloroso secolarismo, contrario al concetto della giusta autonomia della comunità politica e della Chiesa" portando ad “un'esclusione di Dio e della fede dall'ambito pubblico” per ridurre le confessioni religiose “a una semplice manifestazione intimistica”. I presuli ricordano, dunque, il magistero di Benedetto XVI, che a più riprese, ha ricordato che ogni esclusione di Dio impoverisce le motivazioni della politica, poiché la ragione ha bisogno della fede per essere purificata e illuminata. I vescovi, infine, denunciano una campagna antireligiosa, pregiudiziale e al servizio di interessi particolari. “La nostra opposizione al citato progetto – scrivono - si fonda sulla difesa dei principi e dei valori che favoriscono un'autentica democrazia e non sulla ricerca di presunti privilegi” e vuole ricordare a tutti che “una democrazia carente di principi diventa facilmente dittatura e finisce poi per tradire il popolo”. (A cura di Luis Badilla)
Appello del presidente della Caritas per i bambini poveri dell’Argentina
◊ Migliaia di bambini in Argentina sono costretti a vivere situazioni drammatiche e non dignitose, il tutto senza un adeguato sostegno pedagogico. È l’appello, raccolto dall’Osservatore Romano, che lancia il presidente della Caritas argentina, monsignor Ferdinand Maria Bargalló, vescovo di Merlo-Moreno. “Riconoscere la dolorosa situazione che patiscono tanti bambini e adolescenti nella loro fragilissima infanzia” potrebbe essere una delle possibili misure per affrontare tale dramma, continua il presidente della Caritas. I flagelli che colpiscono il Paese sud americano sono l’insufficienza alimentare, lo sfruttamento minorile, la mancanza di risorse didattiche. Tali difficoltà coincidono con la delicata fase della crescita dove la serenità, il gioco e l’apprendimento costituiscono per il bambino “tesori necessari” nel processo formativo della propria personalità e più in generale nella presa di coscienza di appartenenza alla società. Il problema, sottolinea monsignor Bargalló, non è di natura meramente economica ma attiene alla dimensione etica e culturale e spesso la droga, l’alcool e la violenza sono i fattori che impediscono ogni possibilità di crescita serena per i bambini dell’Argentina. L’episcopato argentino insieme alla Commissione giustizia e pace e alla Caritas stanno lavorando ad una proposta da sottoporre all’attenzione delle istituzioni per garantire ai bambini il diritto a un’infanzia e a una vita dignitosa. “La Caritas continua la sua missione, afferma il vescovo, offrendo da anni le sue risorse per capovolgere le realtà di emarginazione al fine di garantire che nessuno sia escluso dal tavolo della vita, dell’amore e della fraternità”. Oggi, in linea con lo spirito che da sempre ha contraddistinto la Caritas, si svolge la dodicesima Giornata di Pastorale sociale sul tema: “Giustizia e solidarietà” in vista del bicentenario 2010-1016. Lo scopo dell’incontro è proprio quello di riflettere in maniera congiunta per un rinnovamento dell’impegno di evangelizzazione delle relazioni sociali. (M.P.)
I vescovi del Paraguay in difesa dei diritti delle popolazioni di Puerto Casado
◊ La presidenza dell’episcopato del Paraguay in una dichiarazione ufficiale ha chiesto ieri alle autorità del Paese di prestare la massima attenzione al conflitto delle popolazioni di Puerto Casado in marcia da diversi giorni verso la capitale. I presuli in merito alle rivendicazioni di queste persone che esigono terre sulle quali vivere e lavorare, chiedono “una riflessione serena, effettiva e costruttiva”. Questa è la quarta marcia da dieci anni ad oggi che ha come obiettivo il rispetto dei loro diritti. I manifestanti in cammino verso Asunción sono almeno 1200 e chiedono che sia cancellato un decreto che espropriò 30 mila ettari di terre acquistate anni fa da un’impresa agricola straniera. Da almeno dieci anni è in corso una disputa legale. “La dignità della persona umana deve essere difesa sempre a prescindere dagli interessi settoriali”, continua la dichiarazione dei vescovi. Rivolgendosi poi ai poteri pubblici e alle istituzioni dello stato, la dichiarazione episcopale chiede che si “operi un giusto discernimento valutando l’intera situazione di queste popolazioni tenendo presente il bene comune nazionale e la dignità umana per raggiungere soluzioni opportune”. I presuli richiamano anche l’attenzione dell’opinione pubblica affinché prenda coscienza sulla delicata situazione che ormai è divenuta un problema nazionale. “S’impone, osservano i vescovi, l’adozione di un atteggiamento positivo per accompagnare, con spirito umanista e cristiano, questi cittadini”. La presidenza dell’episcopato ricorda inoltre che in questa crisi occorre ottemperare a due importanti esigenze: da un lato la protezione dell’ambiente per garantire un’ecologia equilibrata nella regione e dall’altro lo sviluppo sostenibile della comunità del luogo. La dichiarazione si conclude con l’offerta delle loro preghiere e quelle del popolo cattolico e ribadisce la vicinanza “ai bisogni e alle esigenze del popolo”. Ricordando che i vescovi non sono mossi da interessi socio-politici, la dichiarazione sottolinea che la presa di posizione episcopale risponde “alle esigenze della missione evangelizzatrice, poiché il Signore è venuto affinché gli uomini abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”. (L.B.)
Genova: Lectio magistralis del cardinale Bagnasco sulla "Caritas in veritate"
◊ "Aver sottovalutato l'impatto della famiglia sul piano sociale ed economico riconducendola ad una questione privata, quando non addirittura ad un retaggio culturale del passato, è stata una miopia di cui oggi pagano le conseguenze soprattutto le generazioni piu' giovani, sempre meno numerose e sempre meno importanti". Lo afferma il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, in una Lectio magistralis sull'enciclica "Caritas in veritate" tenuta oggi a Genova. Secondo il porporato non si possono "tenere separati i temi della giustizia sociale da quelli del rispetto della vita e della famiglia" e dunque "sbagliano quanti in questi anni, anche nel nostro Paese, si sono contrapposti tra difensori dell'etica individuale e propugnatori dell'etica sociale". "In realtà - spiega - le due cose stanno insieme" come dimostra "la crescente consapevolezza che la questione demografica, che attiene certamente alla dinamica affettiva e familiare, rappresenti pure uno snodo decisivo delle politiche economiche e perfino del Welfare". Per il presidente della Cei, affrontando questi temi l'enciclica "aiuta a far emergere un piu' profondo senso dello sviluppo che sa porre in relazione i diritti individuali con un quadro di doveri più ampio, aiutando così ad intendere correttamente la libertà individuale che deve sempre fare i conti anche con la responsabilità sociale. "I fenomeni di degrado politico cui assistiamo oggi" rivelano, per il porporato, una "mancanza di progettualita'" e una "resa ad interessi di corto respiro". Ed anche "i recenti episodi di abbruttimento finanziario che hanno portato al collasso del sistema economico, colpendo le fasce più deboli dei risparmiatori, confermano - spiega il cardinale - che l'etica sociale si regge soltanto sulla base della qualità delle singole persone". Per questo, ricorda il cardinale Bagnasco, "il Papa dice espressamente che lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nelle coscienze l'appello del bene comune". Per il Papa, - sottolinea poi il porporato - "l'eugenetica è molto più preoccupante della perdita della biodiversità nell'ecosistema", così come "l'aborto e l'eutanasia corrodono il senso della legge e impediscono all'origine l'accoglienza dei più deboli, rappresentando una ferita alla comunità umana dalle enormi conseguenze di degrado". Benedetto XVI - spiega il cardinale - sottolinea con vigore che "se si perde la sensibilità personale e sociale verso l'accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono". Secondo il presidente della Cei, il fatto che l'attenzione del Papa per il tema dell'ecologia abbia colpito la pubblica opinione "può rappresentare una sorta di controprova sperimentale della validità della lettura dello 'sviluppo integrale', che Benedetto XVI propone a tutti gli uomini di buona volontà, sulla scia della grande intuizione della Populorum progressio di Paolo VI", con l'esortazione a "difendere non solo la terra, l'acqua e l'aria come doni della creazione appartenenti a tutti" ma a "proteggere soprattutto l'uomo contro la distruzione di se stesso". "E' necessario - sottolinea Bagnasco - che ci sia qualcosa come un'ecologia dell'uomo, intesa in senso giusto. Il degrado della natura è infatti strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana". In proposito, rileva il cardinale Bagnasco, nell'enciclica il Pontefice afferma che "quando l'ecologia umana è rispettata dentro la società, anche l'ecologia ambientale ne trae beneficio". "La crisi ecologica dunque - conclude il presidente della Cei - non può essere interpretata come un fatto esclusivamente tecnico, ma rimanda ad una crisi più profonda perché ai 'deserti esteriori' corrispondono 'i deserti interiori'". (R.P.)
Memoria di San Gennaro: il cardinale Sepe annuncia la creazione di una Banca dei Poveri
◊ “Il Mezzogiorno non può continuare a essere la falla permanente della storia d'Italia; così come Napoli non può rassegnarsi a tenere saldamente il titolo della città dell'emergenza”. A parlare, nel giorno della festività di San Gennaro, patrono del capoluogo partenopeo, è il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo della città. Stamattina, poco prima delle dieci, il tradizionale sventolio del fazzoletto bianco ha annunciato che nella cattedrale di Napoli si è ripetuto l’evento dello scioglimento del sangue di San Gennaro, evento che i fedeli attendono tre volte l’anno: il 19 settembre, il sabato precedente la prima domenica di maggio e il 16 dicembre. Il cardinale Sepe, dopo aver mostrato ai presenti le due ampolle contenenti il sangue del patrono, nel corso dell’omelia ha parlato delle ferite più dolorose della sua diocesi e non solo. “I problemi del sud – ha denunciato il porporato – sono scomparsi, per lungo tempo, da un’agenda politica troppo impegnata a turare le altre falle che via via si aprivano”. E ancora: “Se la città stenta a riprendere slancio è perché la sua gente è tenuta in ostaggio: il giro di catene più arrogante è quello con cui la criminalità, organizzata o no, tenta di strangolare ogni sussulto di coraggio e di sporcare di paura anche i giorni della speranza”. Per rianimare questa speranza, l’arcivescovo di Napoli ha poi annunciato la prossima apertura di una Banca dei Poveri che consenta “di aiutare chi ha idee e progetti ma non ha risorse economiche per realizzarle” e chi “vuole darsi un'occupazione e procurarsi un reddito”. Quanto alla tradizione di baciare la teca di San Gennaro, il porporato ha rassicurato la folla di fedeli presenti, su eventuali rischi provenienti dal virus H1N1: per evitare contagi, ha detto, basta prendere qualche precauzione igienica. (S.G.)
Riserve dei vescovi indiani sulla legge contro le violenze confessionali
◊ La Chiesa cattolica indiana ha apprezzato la norma per prevenire le persecuzioni contro le minoranze nel Paese, ma mantiene delle riserve in merito alla prevenzione. La Conferenza episcopale - riferisce l'agenzia AsiaNews - chiede “più clausole” per garantire maggiore forza nella “prevenzione delle violenze a sfondo confessionale” e ha promosso diversi incontri con le altre religioni per collaborare alla stesura di un memorandum da presentare al Ministro di Grazia e Giustizia. Una Commissione parlamentare permanente sta esaminando la proposta di legge, il “Communal Harmony Bill”, che intende prevenire nuovi casi di violenze contro le minoranze. Ultimati i lavori, la Commissione presenterà la normativa al Parlamento per l’approvazione. Fra le proposte avanzate dai vescovi, la richiesta che i risarcimenti alle vittime delle violenze sia garantita dallo Stato e non dagli autori dei crimini. I prelati chiedono anche che il governo centrale intervenga nel caso in cui i governi dei singoli Stati non siano in grado di controllare le violenze. Padre Babu Jospeh, portavoce della Conferenza episcopale indiana, conferma l’attenzione della Chiesa per la legge che definisce “un passo importante” per controllare “gli episodi di violenza in tutto il Paese” e un “deterrente” verso le frange fondamentaliste. Padre Jospeh Babu è, infine, favorevole alla creazione di tribunali speciali che giudichino per direttissima nei casi di violenze a sfondo confessionale per una maggiore protezione dei diritti di tutti i cittadini. (M.P.)
Sri Lanka: le suore della Sacra Famiglia in aiuto ad anziani profughi tamil
◊ Accolgono gli anziani, offrono loro pasti e sostengono i pianti e le sofferenze per la perdita dei loro cari in guerra. Sono le suore della Sacra Famiglia del centro di accoglienza nel distretto di Mannar, nello Sri Lanka, una delle zone teatro degli scontri più cruenti tra l’esercito e le Tigri tamil. Il centro di accoglienza, specifica Asianews, fa parte delle tre Elders Home sostenute dalla diocesi della città nel nord del Paese e ospita 26 anziani. Durante la guerra la casa delle suore ha subìto attacchi e ingenti danni che hanno provocato l’evacuazione degli ospiti e il trasferimento degli anziani profughi tamil negli ospedali e nei campi allestiti dal governo per le Internally displaced persons. “Si trovano nell’amara condizione di ricevere cure e attenzione mentre i loro figli e parenti soffrono nei campi”, spiega suor Austin Kanagasabai, responsabile del centro ricostruito da pochi mesi in seguito agli attacchi. Dopo l’annuncio della fine della guerra l’opera delle suore è ricominciata a pieno ritmo e gli anziani della Elder home oggi vivono in buone condizioni, impensabili solo a pochi mesi fa nonostante la sofferenza per la sorte dei familiari scomparsi o ancora profughi nei campi. Suor Kanagasabai parla delle precarie condizioni del centro poiché ci sono infiltrazioni di pioggia, non possiedono un’ambulanza, una radio o una televisione utile per lo svago degli anziani. Per i pasti le suore si affidano al vescovo di Mannar e all’ufficio della Caritas diocesana a Valvuthayam che suppliscono con le loro donazioni alle derrate inviate dal governo ma mancano diversi alimenti necessari come l’olio e il latte. Gli ospiti del centro intanto curano la casa e acquistano giorno dopo giorno un buono stato psico-fisico. (M.P.)
I religiosi delle Filippine contro lo sfruttamento dell’ambiente
◊ “Le Chiese non ostacolano il progresso ma sono contrarie a tutto quello che può danneggiare l'ambiente”. Sono le parole, raccolte dall’Osservatore Romano, dei diversi leader religiosi delle Filippine in occasione di un sit-in di protesta, svoltosi ieri nella città di Maasim. Sotto accusa la costruzione di una centrale a carbone nell'area di Sarangani Bay, nel Sud del Paese. La popolazione locale teme che il mercurio usato nell'impianto possa causare un forte inquinamento delle falde acquifere e dei fiumi con gravi rischi per la salute. Alla manifestazione erano presenti il vescovo di Marbel Dinualdo D. Gutierrez e un leader musulmano; i due religiosi hanno citato alcuni passi della Bibbia e del Corano, traendo da essi l'ispirazione per sottolineare l'impegno delle comunità religiose a favore di uno sviluppo sostenibile. Il vescovo ha ricordato, inoltre, che è stato Dio ad affidare la terra alla cura dell'uomo. Padre Romeo Catedral, responsabile del settore sociale della Diocesi di Marbel, ha sottolineato che la gente che protesta non crede alle assicurazioni date dai costruttori della centrale. Il sacerdote denuncia soprattutto lo sfruttamento idrico connesso con il funzionamento della centrale, l'acqua che serve all'impianto verrebbe prelevata da un fiume vicino al sito che andrebbe a ricadere negativamente sulle attività agricole della zona. Per i vescovi filippini lo sfruttamento indiscriminato delle risorse minerarie del Paese è da considerare immorale ancor di più se tali risorse non vengono utilizzate a favore della popolazione. Intanto il Governo è intenzionato a espandere la produzione energetica con la costruzione di otto nuovi impianti a carbone che richiederanno una massiccia estrazione del fossile. (M.P.)
Campagna radio contro la “rotta della morte” nel Golfo di Aden
◊ Inizia oggi la campagna radiofonica per sensibilizzare le popolazioni dell’Africa orientale sulla pericolosità della rotta di immigrazione Somalia- Yemen, denominata "rotta della morte". L’iniziativa, informa l’agenzia Misna, è promossa dalle Nazioni Unite e dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Le trasmissioni radiofoniche utilizzeranno le onde dell’emittente radio della “Bbc”, il cui “World Service” è tra i programmi più ascoltati in tutta l’Africa orientale. Attraverso la campagna informativa verranno raccontate storie di migranti sopravvissuti, ricostruzioni documentarie e tutte quelle informazioni utili per contrastare le morti dei tanti africani che dalle coste della Somalia raggiungono lo Yemen attraverso il Golfo di Aden. Una versione speciale della stessa campagna proseguirà fino a gennaio sul canale in lingua somala della “Bbc” il cui notiziario è seguito dalla maggioranza dei nuclei familiari di lingua somala in Africa e all’estero. Secondo i dati ufficiali nei primi sei mesi di quest’anno lungo la rotta Somalia-Yemen è stato registrato un aumento degli sbarchi del 33% rispetto all’anno scorso mentre nella penisola arabica sarebbero arrivati almeno 36 mila africani. Nel 2008 circa 50 mila persone sono sopravvissute alla tratta, 590 sono affogate e 400 sono considerate disperse in mare. (M.P.)
Kenya: organizzazioni cattoliche a sostegno della popolazione colpita dalla carestia
◊ Milioni di persone stremate dalla fame e dalla sete: la popolazione del Kenya vive in queste condizioni da molto tempo. Per questo, il Catholic Relief Services (CRS) sta supportando la Chiesa locale, per cercare di portare cibo e acqua a quante più persone possibili. “Le famiglie sono disperate – dice Ruth Nguyo, responsabile del Progetto per l’agricoltura nel Kanya del CRS all'agenzia Cisanews – La cifra dei bambini malnutriti è in crescita, così come quella dei ragazzi strappati alla scuola e costretti a lavorare, mentre le famiglie tagliano sempre più il numero e le porzioni dei pasti quotidiani, arrivando a mangiare una sola volta a giorno”. Secondo le stime governative, attualmente più di 10 milioni di kenyoti sono a rischio alimentare. Una situazione aggravata dal calo del reddito interno, contestuale alla crescita dei prezzi e che rende la vita al di sotto della soglia di povertà per il 60% dei residenti a Nairobi. Gli aiuti del CRS arrivano ai più bisognosi sotto forma di buoni per l’acquisto dei beni di prima necessità, di cibo, semenze e attrezzi agricoli. Dal canto loro, le famiglie locali stanno cercando di migliorare le modalità di conservazione dell’acqua, dell’olio e delle terre, costruendo anche dighe e pozzi. Fino ad ora, il CRS ha raggiunto – anche con l’aiuto dell’OFDA, l’Office of foreign disaster assistance, e della Food resource bank – circa 100mila persone in difficoltà in tutto il Paese. (I.P.)
Da Roma alle Hawaii il pellegrinaggio della reliquia di padre Damian
◊ “Chiediamo che padre Damian ispiri tutti noi per giungere ai più bisognosi, per far sì che ci sia un cambiamento reale nella loro vita e servirli con l'amore di Cristo”. Sono le parole di auspicio del vescovo Clarence Silva di Honolulu, riportate da Zenit, raccolte sul sito web creato dalla diocesi di Honolulu proprio in previsione della canonizzazione del beato Jozef Damian de Veuster. Dopo che padre Damian, “apostolo dei lebbrosi”, verrà canonizzato da Benedetto XVI l’11 ottobre prossimo la sua reliquia visiterà varie città in cui ha svolto la sua missione, nelle isole Hawaii. Padre Damian fu un sacerdote belga che dedicò la vita tra le persone affette dal morbo di Hansen, comunemente definite lebbrose. Il giorno in cui il sacerdote sarà dichiarato Santo in Vaticano, verrà consegnata al vescovo di Honolulu una reliquia che sarà portata nella cattedrale di Nostra Signora della Pace di Honolulu, dove padre Damian fu ordinato sacerdote nel 1864. L’arcipelago delle Hawaii possiede dal 1995, giorno della beatificazione, una reliquia del beato già sepolta nella tomba vicino alla colonia di lebbrosi dove lavorò fino al giorno della sua morte causata dalla malattia infettiva. Ora una seconda reliquia arriverà nella capitale Honolulu per compiere un lungo pellegrinaggio che da Roma giungerà alle Hawaii passando per le città di Detroit, San Francisco e Oakland. Secondo il vescovo Clarence Silva, la presenza della reliquia deve guidare i cattolici “ad amare Dio e a donarsi al nostro prossimo come ha fatto padre Damian”. (M.P.)
Francia: “Giornata del risveglio all’ebraismo” legame tra cristiani e ebrei
◊ Anche quest’anno la “Giornata del risveglio all’ebraismo” che si celebrerà domenica 20 settembre rappresenta una testimonianza vivente del dialogo tra la comunità cristiana e quella degli ebrei in Francia. Da ormai 15 anni, ricorda l’Osservatore Romano, gli auguri di un buon anno ebraico sono l’occasione per i cristiani di prendere coscienza dell’intenso legame che lega le due religioni. L’iniziativa è stata promossa dai delegati diocesani dell’Ile-de-France per le relazioni con l’ebraismo in collaborazione con il Servizio nazionale della Conferenza episcopale e la Federazione protestante. “Quando, al Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica ha aperto la strada a una riscoperta del popolo ebraico nella sua vocazione unica - spiega padre Jean Dujardin, già segretario del Comitato episcopale per le relazioni con l’ebraismo e oggi membro della direzione dell’Amitié judéochrétienne de France - l’ha fatto perché ha compreso, meditando sulla propria vocazione, che il Signore non aveva respinto il suo popolo, gli israeliti”. La giornata di attenzione, di sensibilizzazione all’ebraismo, collocata tra le feste ebraiche del Rosh ha-shanà, il capodanno, (19-20 settembre) e del Kippur, il giorno dell’espiazione e digiuno (28 settembre) è “un risveglio” secondo padre Dujardin. Questa giornata si propone di aiutare i cristiani a percepire l’importanza della rivelazione dell’Antico Testamento come Parola vivente e ad essere più attenti alla presenza e all’accoglienza dei vicini ebrei. (M.P.)
Visita in India delle “lettere viventi” del Consiglio Ecumenico delle Chiese
◊ Vuole essere una testimonianza di pace e giustizia la visita delle cosiddette “lettere viventi” del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Coe) in India dal 21 al 27 settembre. Si tratta di una équipe di rappresentanti delle Chiese d’Europa, America latina, Africa ed Asia che si prepara ad incontri di solidarietà nel Paese dove in questi ultimi anni si registra povertà generalizzata, esclusione sociale e violenza nei confronti delle donne, dei dalit e dei cristiani. In programma ci sono anche giornate di dialogo con i responsabili delle chiese, militanti pacifisti, esponenti di iniziative interreligiose per la pace e di movimenti di difesa dei dalit. Le “lettere viventi”, piccole équipe ecumeniche che viaggiano per ascoltare, apprendere, condividere ed aiutare i popoli in difficoltà al fine di vincere la violenza, promuovere e pregare per la pace, visiteranno Nuova Delhi e gli Stati dell’Orissa e dell’Andhra Pradesh. Le equipe sono state costituite nel quadro del decennio “vincere la violenza” che il Coe ha indetto in preparazione del raduno ecumenico internazionale per la pace che si svolgerà nel 2011. (T.C.)
Messico: Simposio internazionale sulla libertà religiosa
◊ “Esiste una correlazione molto stretta tra la libertà religiosa e il mantenimento di uno Stato democratico”. Ad affermarlo, in vista del Simposio Internazionale “Voces: lo Stato Laico e la Libertà Religiosa” che avrà luogo a Città del Messico il 25 e il 26 settembre, l’ex ambasciatrice degli Stati Uniti presso la Santa Sede Mary Ann Glendon. Docente di Diritto presso l'Università di Harvard, Glendon prenderà, infatti, parte, insieme a numerosi esperti provenienti da tutti i continenti, all’iniziativa promossa dal Fondo Becket Pro-Libertad Religiosa (organizzazione non governativa con status di consultore presso le Nazioni Unite), con il sostegno dell'arcidiocesi di Città del Messico e il patrocinio dei Cavalieri di Colombo. Diversi i temi che verranno discussi, informano gli organizzatori: “dall'applicazione della libertà religiosa nel contesto internazionale, alle questioni specifiche affrontate, in relazione a questo tema, in vari Paesi del continente americano”, con particolare attenzione alla situazione di Messico, Argentina, Cile, Canada, Brasile, Colombia e Stati Uniti. Esperti di questi Paesi si concentreranno sulle basi filosofiche, i precedenti storici e le sfide che la libertà religiosa affronta in ogni Paese, soprattutto in Messico. Partendo dal presupposto che, come ha spiegato a Zenit il cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo Carl Anderson, “la libertà religiosa è un diritto fondamentale, il cuore dei diritti umani e la pietra angolare di una salutare democrazia”. Il Simposio, dunque, si prefigge l’obiettivo di aumentare la conoscenza degli standard internazionali del diritto alla libertà religiosa e, allo stesso tempo, di promuoverne la diffusione. (S.G.)
Campagna per il catechismo in alcune diocesi francesi
◊ Nelle otto diocesi dell’Ile de France" è stata lanciata una campagna pubblicitaria a favore del catechismo. “Insieme andiamo incontro a Gesù" è lo slogan di questa campagna promossa dalle diocesi di: Parigi, Meaux - Seine et Marne, Versailles - Yvelines, Evry - Essonne, Nanterre - Hauts de Seine, Saint-Denis, Créteil - Val de Marne, Cergy-Pontoise - Val d'Oise. Obiettivo dell'iniziativa è quello di "offrire alle famiglie che non pensano al catechismo per i loro figli o non osano tentare questa avventura, la possibilità di scoprirne la ricchezza", nella convinzione che "se molti bambini non vengono iscritti al catechismo, ciò è dovuto non tanto al rifiuto dell'iniziativa, ma alla mancanza di informazione". La campagna che avrà durata triennale - riferisce l'agenzia Sir - è "apertamente missionaria perché si propone di avvicinare famiglie di tutti i tipi: battezzate o no, classiche, monoparentali, ricomposte o allargate, spesso ai margini della Chiesa". Da alcuni giorni sono stati affissi cartelloni nei negozi, posti striscioni sulle facciate delle chiese, e vengono distribuiti volantini in tutti i luoghi frequentati dai bambini e dai loro genitori. Attivato anche un sito Internet: www.catechisme.idf.catholique.fr, per dimostrare che "la trasmissione della Parola di Dio passa anche attraverso strumenti pedagogici attuali come il gioco, il mimo e il disegno". Il sito invita i bambini a scoprire le storie dei grandi personaggi biblici, le figure dei santi e dei "testimoni" di oggi, a riunirsi per pregare e ad avere fiducia nella Chiesa, e rammenta ai genitori le "domande esistenziali" dei loro figli: la vita, la morte, la felicità, la giustizia, il futuro del pianeta. (A.M.)
Chiusura della fase diocesana per la beatificazione di Igino Giordani
◊ Padre di quattro figli, scrittore, giornalista e politico, il Servo di Dio Igino Giordani è stato anche fondatore, insieme a Chiara Lubich, del Movimento dei Focolari. E, proprio dalle fila del Movimento, è con grande gioia che oggi si annuncia la chiusura della fase diocesana del suo processo di beatificazione e canonizzazione, chiusura che verrà ufficializzata domenica 27 settembre con una celebrazione a Rocca di Papa, alle porte di Roma. Qui, infatti – informa il Sir –Igino Giordani, nato a Tivoli nel 1894, si è spento nel 1980. Definito dai Focolari, “una delle figure più rappresentative della cultura del Novecento per il contributo dato al dispiegarsi del carisma dell’unità, specie nel mondo della famiglia”, fu ecumenista e patrologo di grande spessore. La fase diocesana si conclude dopo 5 anni di lavoro e circa 2.500 pagine di atti processuali. La cerimonia conclusiva, che si svolgerà nel Centro Internazionale dei Focolari, nella cui cappella sono custodite le spoglie del Servo di Dio e di Chiara Lubich, verrà trasmessa in diretta sul sito internet www.iginogiordani.it. Sarà il nuovo vescovo, appena insediato nella diocesi di Frascati, mons. Raffaello Martinelli, a presiedere l’atto giuridico, che sarà preceduto dall’intervento dell’attuale presidente dei Focolari, Maria Voce. (S.G.)
"Valori ed etica sono redditizi": la sfida del Congresso Mondiale degli imprenditori cristiani
◊ Etica e profitto non sono due sfere inconciliabili. Al contrario, la loro sintonia consente benefici (e guadagni) maggiori. Ne sono convinti gli imprenditori dell’Uniapac (Unione Internazionale Cristiana dei Dirigenti d'Impresa), che dal 30 settembre al 2 ottobre, si riuniranno a Città del Messico per un Congresso Mondiale sul tema “Valori per la costruzione di un mondo migliore”. Un’occasione – spiegano gli organizzatori – per promuovere il dialogo tra quanti prendono decisioni ai più alti livelli: leader imprenditoriali, accademici, diplomatici e della società civile. Obiettivo: “approfondire la visione strategica degli affari in un’ottica di responsabilità sociale d'impresa”. Spesso, infatti, spiegano ancora i promotori in un comunicato diffuso da Zenit, “l'imprenditore mette tra parentesi la moralità quando si tratta di prendere le decisioni e si basa su altri criteri, in primis quelli utilitaristici”. Il Congresso, invece, mira a far comprendere al mondo imprenditoriale che l'etica è un criterio di azione che deve regolare il decision-making: “agire eticamente – ribadiscono – non significa decidere a favore del minor beneficio, in altre parole i valori e l'etica sono redditizi”. Tra gli invitati per favorire la riflessione, il cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo di Santiago del Cile, il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, Stefano Zamagni, consultore del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, consulente economico dei Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e Michel Camdessus, ex presidente del Fondo Monetario Internazionale. (S.G.)
Domani prima pietra della chiesa ortodossa romena a Bari
◊ “E’ motivo di gioia che i fratelli ortodossi romeni realizzino la prima chiesa in Italia; avranno così un punto di riferimento sia ecclesiale che sociale per una comunità che si è fatta numerosa sia per numero di pellegrini che per presenze sul territorio”. Così padre Damiano Bova, priore della Basilica di San Nicola di Bari, commenta la posa della prima pietra della chiesa ortodossa romena che avverrà, domenica prossima, nel capoluogo pugliese. Qui la comunità romena dagli anni '80 ha celebrato gli uffici religiosi prima nella cripta della Basilica poi nella vicina chiesa di San Gregorio. “L’ecumenismo oggi – commenta padre Bova all'agenzia Sir - si fa con l’accoglienza dell’ altro in generale, e nello specifico dove ci sono situazioni particolari come per i fratelli ortodossi romeni”. Secondo padre Bova è stata scelta Bari perché “San Nicola per i cattolici e gli ortodossi riveste un importante ruolo ecumenico”. La conclusione dei lavori è prevista per il 2012. “Contiamo che per la consacrazione della chiesa possa essere in visita a Bari e alla Basilica di San Nicola il Patriarca di Romania”. (A.M.)
In Spagna omaggio allo storico gesuita Miquel Batllori
◊ Si aprirà il prossimo 2 ottobre a Barcellona, in Spagna, un anno dedicato allo studio e alla diffusione dell’opera di Miquel Batllori, gesuita, storico e autore di oltre 200 titoli. Miquel Batllori è riconosciuto come uno fra i più importanti intellettuali della cultura catalana. Era dottore in Storia e aveva la laurea in Diritto, Filosofia e Teologia. Entrato nella Compagnia di Gesù nel 1928 è stato ordinato sacerdote nel 1940 e durante i suoi 93 anni di vita, oltre al suo instancabile lavoro di studio e ricerca, è stato professore di Storia moderna dell’Università Gregoriana e direttore dell’Istituto Storico della Compagnia di Gesù a Roma. Saranno diverse le celebrazioni e le importanti manifestazioni a carattere religioso e culturale in programma per “l’Anno Batllori”. A più di sei anni dalla sua scomparsa si cercherà anche di fare un bilancio della produzione scientifica dello studioso non solo nell’ambito della cultura catalana ma anche della storia in generale. L’iniziativa di questo omaggio allo storico-gesuita Batllori è partita da tre importanti organismi: il Museo di Storia della Catalogna, l’Istituzione delle lettere catalane e il governo della regione, attraverso le sezioni di cultura e mezzi di comunicazione sociale. L’apertura ufficiale dell’Anno Miquel Batllori sarà presieduta dalle massime autorità religiose, accademiche e politiche della Catalogna. (Dalla Spagna, Ignacio Arregui)
Nulla di fatto dalla missione dell'inviato Usa Mitchell in Medio Oriente
◊ L'inviato speciale americano George Mitchell ha concluso la sua missione in Medio Oriente senza svolte significative nel tentativo di far ripartire i negoziati di pace israelo-palestinesi. Gli Stati Uniti si sono impegnati nella difficile missione di creare le condizioni per il dialogo, ma continuano a mancare le condizioni per un vertice tripartito tra il presidente Obama ed i rappresentanti israeliani e palestinesi. Il servizio di Marco Guerra:
Quattro giorni di spola tra Israele e i Territori palestinesi non sono bastati all’inviato speciale statunitense, George Mitchell, a trovare un accordo sul congelamento delle colonie ebraiche in Cisgiordania. Lo ha annunciato, ieri sera, l'ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, Susan Rice, spiegando che la Casa Bianca al momento "non è in grado" di fissare una data per l’atteso vertice tra Obama, Netanyahu e Abu Mazen, inizialmente ipotizzato a margine dei lavori dell’assemblea dell’Onu la prossima settimana a New York. Gli sviluppi della trattativa sono stati giudicati insoddisfacenti da entrambe le parti in causa. Il nodo del contendere resta sempre quello degli insediamenti israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Abu Mazen ha ribadito che non è interessato ad alcun incontro con Netanyahu se prima non si sia impegnato a congelare le costruzioni e ad includere il futuro assetto di Gerusalemme nei negoziati bilaterali di pace. Gli israeliani restano fermi sulla loro proposta di una moratoria di nove mesi sull’edificazione degli insediamenti ma solo dopo aver completato i progetti già avviati oltre ad escludere da qualsiasi accordo Gerusalemme est che considerano parte integrante dello Stato ebraico.
Iran
Altri 9 attivisti riformisti sono stati arrestati negli ultimi giorni in Iran, secondo quanto riferisce oggi la stampa iraniana. Tra di loro, Mehdi Mirdamadi, figlio di Mohsen Mirdamadi, il segretario generale del maggiore partito riformista, il Mosharekat, già in carcere da giugno scorso. Le carcerazioni, riferisce il quotidiano Etemad, sono avvenute negli ultimi tre giorni. Altri arresti sarebbero poi avvenuti ieri durante la manifestazione dell’opposizione avvenuta a Teheran in concomitanza con le celebrazioni della giornata di sostegno alla causa palestinese. Alcuni sono stati fermati perché avrebbero lanciato sassi contro le forze dell’ordine. Intanto tutta la comunità internazionale ha espresso sdegno per le parole del presidente iraniano Ahmadinejad, che ha negato nuovamente l’Olocausto del popolo ebraico.
Pakistan
Ferma condanna del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon del grave attentato di ieri in Pakistan che ha fatto almeno 33 morti e decine di feriti. I ribelli hanno preso di mira un mercato in un villaggio a maggioranza sciita, a circa 150 chilometri dalla capitale Islamabad.
Indonesia
L’uomo ucciso giovedì dalla polizia indonesiana nel corso di un blitz antiterrorismo è Noordin Mohammed Top, "il leader di Al Qaeda per l'arcipelago malese". Lo confermano i risultati del test del Dna resi noti dalle autorità di Giakarta. Si e' quindi chiusa la caccia all'uomo portata avanti negli ultimi sei anni dalla polizia indonesiana contro il principale responsabile di una lunghissima lista di attentati, fra cui quello di Bali del 2000 che provocò oltre 200 morti.
Yemen
Il governo yemenita ha annunciato la sospensione delle operazioni militari contro la ribellione sciita nel nord del Paese. Lo stop è previsto a partire dalle prime ore di stanotte, in coincidenza con la fine del ramadan. Intanto le autorità di Sanaa hanno formato un apposito organismo per indagare sul raid aereo dei giorni scorsi su un villaggio nel nord, che, secondo testimoni, avrebbe provocato la morte di oltre 80 persone. Contrariamente a fonti umanitarie, le autorità locali hanno finora negato il coinvolgimento di profughi in fuga dagli scontri in atto da un mese nella zone settentrionali del Paese.
Libano: arrestati cinque islamici che progettavano di attaccare Unifil
L’esercito libanese ha arrestato cinque membri di Fatah al Islam, gruppo ispirato ad al Qaeda, accusati di aver progettato un attacco alle truppe della missione Onu dispiegata nel Sud del Paese (Unifil). L’attentato sarebbe stato sventato, secondo quanto riferisce la stampa di Beirut, grazie a informazioni fornite da detenuti palestinesi.
Scudo spaziale
Il nuovo approccio americano sullo scudo spaziale, annunciato dal presidente Obama, dà i primi frutti. Mentre il segretario generale della Nato, Rasmussen, propone un collegamento dei sistemi di difesa missilistica di Stati Uniti, Alleanza Atlantica e Russia, Mosca, che ha definito l’idea costruttiva e positiva, ha annunciato il congelamento delle misure militari programmate in risposta allo scudo antimissile voluto dall’ex capo della Casa Bianca, Bush, in Europa dell'est. Secondo una fonte del Cremlino, in futuro potrebbe rinunciarvi del tutto. Ce ne parla Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca del Corriere della Sera, intervistato da Giada Aquilino:
R. – Mosca ha sempre detto che le sue contromisure, cioè lo schieramento di missili nell’enclave di Kaliningrad a ridosso della Polonia, e l’uscita da alcuni Trattati internazionali erano dovute unicamente a questa iniziativa americana. Nel momento in cui gli Stati Uniti cambiano tipo di misura, chiaramente la Russia cambia atteggiamento.
D. – Il premier Putin ha definito “giusta e coraggiosa” la decisione di Obama e ha auspicato che ne seguano altre per allargare il Wto sia alla Russia sia al Kazakhstan sia alla Bielorussia. Quindi, si tratta su diversi temi?
R. – Certamente. Io direi che siamo soprattutto ad una nuova possibile svolta nei rapporti tra Russia e Stati Uniti e tra Russia e Occidente-Europa. Putin sembra abbastanza ben disposto ma naturalmente ha molte cose che vorrebbe veder risolte, come questo famoso ingresso nell’Organizzazione mondiale del commercio. E siccome all’interno dell’Organizzazione del commercio ci sono già Paesi come la Georgia che certamente non vogliono avere la Russia là dentro, sarà assai difficile che tutto possa accomodarsi. Naturalmente, l’influenza americana anche su questi Paesi è enorme e Putin su questo punta.
D. – Il segretario generale della Nato ha invitato ad esplorare la possibilità di legare in futuro i sistemi di difesa missilistica americano, della Nato e della Russia. E’ possibile?
R. – Questa anche è stata una delle proposte russe: i russi mettevano a disposizione un loro centro di avvistamento immediato di possibili missili iraniani e nord-coreani. Però, poi non si è riusciti a trovare un’intesa perché ci sono stati problemi tecnici sulle ispezioni, sulla effettiva partecipazione sia di tecnici russi che americani, sulla presenza degli uni e degli altri nelle rispettive basi. Il tutto, naturalmente, nasce dall’esistenza o meno di un clima di fiducia e di collaborazione di fondo. Allora, se a livello politico ci sarà questa fiducia e ci sarà questa collaborazione, certamente poi i problemi di sospetto tra militari saranno risolti; altrimenti, sicuramente no.
Russia: uccisi tre ribelli nel Daghestan
Nel Daghestan, uno dei fronti più caldi della ribellione islamica nel Caucaso russo, tre presunti ribelli sono stati uccisi in uno scontro a fuoco con le forze di polizia. Uno dei ribelli morti è stato identificato come Abdulla Saadaullaiev, secondo esponente più importante della ribellione.
Irlanda: referendum sul Trattato di Lisbona
A due settimane dal referendum in Irlanda sul Trattato di Lisbona salgono al 53% i sì dell’Eire alla nuova costituzione dell’Unione Europea che era stata bocciata nella consultazione del giugno dello scorso anno. Per entrare in vigore, il Trattato deve essere ratificato da tutti i 27 Paesi della Ue. Oltre all’Irlanda, devono ancora approvarlo Polonia, Repubblica ceca e Germania.
Clima
Mentre mancano poco più di due mesi alla conferenza mondiale sul clima di Copenaghen, proseguono gli sforzi dell’Unione europea per coinvolgere gli Stati Uniti nell’adozione concreta di misure per la diminuzione delle emissioni di gas serra. Il servizio di Francesca Pierantozzi:
A 100 giorni dalla conferenza dell’Onu sul clima, che si svolgerà a Copenaghen il prossimo 30 novembre, l’Europa aumenta la pressione sugli Stati Uniti per arrivare ad un impegno preciso sulla limitazione di emissioni da carbonio. Lo hanno scritto in una lettera congiunta il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, il presidente francese, Nicolas Sarkozy, e il cancelliere tedesco, Angela Merkel. L’Unione Europea ha preso impegni all’altezza della sfida, scrivono Sarkozy e Merkel. L’Europa – aggiungono – è determinata ad impegnarsi per una crescita misurata in emissioni da carbonio, ma questa crescita avrà senso soltanto se esisterà ovunque nel mondo una reale volontà di superare gli interessi particolari. Stesso appello è arrivato dalla Commissione europea che, in caso non si raggiunga un accordo internazionale sulle emissioni di anidride carbonica, ha già preparato una lista di 164 settori industriali che verranno esentati dagli oneri sulle emissioni di CO2 per proteggerli dalla concorrenza.
Repubblica Democratica del Congo
Amnistia nella Repubblica Democratica del Congo per 120 militari appartenenti agli ex gruppi armati del nord e del sud Kivu, attualmente detenuti nelle carceri di Kinshasa. La decisione, considerata un passo ulteriore verso la pacificazione dell’area, si inserisce nel quadro degli accordi di Goma tra governo ed ex ribelli. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 262
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