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Sommario del 16/09/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Udienza generale. Il Papa ricorda Simeone il Nuovo Teologo: Dio ci esorta a rispondere con l’amore all’odio e con il perdono all’offesa
  • Altre udienze e nomine
  • La visita del Papa nella nuova sede della Specola Vaticana a Castel Gandolfo
  • Il secondo volume su San Bonaventura, nell'Opera Omnia del Papa, edita in Germania
  • La Chiesa ricorda San Cipriano. La catechesi del Papa: nella preghiera Dio non ascolta le parole ma il cuore
  • Messa a Roma per il 30.mo di ordinazione episcopale del cardinale Tomko
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il Consiglio per i diritti umani accusa Israele e Hamas di crimini di guerra nel conflitto a Gaza
  • Il Programma alimentare mondiale riduce l'assistenza per mancanza di fondi
  • Presentato a Roma il libro "Paolo VI, l'audacia di un Papa" di Andrea Tornielli
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: i vescovi contro la legge sulla blasfemia
  • Iraq: libero il medico cristiano di Kirkuk
  • Sri Lanka: timori della Chiesa per gli sfollati nei campi profughi
  • Il Patriarca Twal: i cristiani rischiano di sparire dalla Terra Santa
  • I vescovi della Nigeria: il governo non protegge i civili dalle violenze dei fondamentalisti
  • Nigeria: lettera aperta al capo dello Stato dal Forum dei rappresentanti cristiani
  • L'Onu: sono ancora 250mila i 'bambini soldato' nel mondo
  • Giornata per la Preservazione dello Strato di Ozono
  • Perù: incontro dei vescovi americani sulle sfide della pastorale sociale e delle Caritas
  • L'impegno della Caritas per i terremotati di Georgia e Albania
  • Cina: consacrata la nuova cattedrale e il vescovado della diocesi di Hai Men
  • L'India si prepara al suo primo Congresso missionario
  • Due giorni di riflessioni a Roma sulla famiglia soggetto di evangelizzazione
  • Dai rotoli del Mar Morto un Deuteronomio "samaritano"
  • Inghilterra: cresce l’attesa per l’arrivo delle reliquie di Santa Teresa di Lisieux
  • I Medici cattolici italiani: “Alimentazione e idratazione non sono accanimento terapeutico”
  • Palermo ricorda l'anniversario della morte di don Pino Puglisi assassinato dalla mafia
  • Italia: anche l'Ucsi aderisce alla manifestazione per la libertà di stampa
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ocse: 57 milioni di disoccupati in Europa nel 2010
  • Il Papa e la Santa Sede



    Udienza generale. Il Papa ricorda Simeone il Nuovo Teologo: Dio ci esorta a rispondere con l’amore all’odio e con il perdono all’offesa

    ◊   Per ogni fedele è essenziale crescere nell’amore e nella conoscenza di Gesù Cristo: è l’esortazione di Benedetto XVI all’udienza generale di stamani in Aula Paolo VI, dedicata alla figura di Simeone il Nuovo Teologo. Il Papa si è soffermato sull’esperienza spirituale del monaco orientale vissuto tra il X e l'XI secolo, che nella sua ricerca di Dio si lasciò sempre guidare dall’amore per il prossimo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “La vera conoscenza di Dio non viene dai libri, ma dall’esperienza spirituale”: è uno degli insegnamenti di Simeone il Nuovo Teologo ricordati da Benedetto XVI, che riprendendo le parole del monaco vissuto a Costantinopoli mille anni fa ha sottolineato l’importanza della “conversione del cuore, grazie alla forza della fede e dell’amore”. Una conversione, ha proseguito il Papa, che “passa attraverso un profondo pentimento e dolore sincero per i propri peccati, per giungere all’unione con Cristo, fonte di gioia e di pace”. Simeone il Nuovo Teologo ci richiama dunque ad una grande attenzione alla vita spirituale:

     
    “Se infatti giustamente ci si preoccupa di curare la nostra crescita fisica, umana ed intellettuale, è ancor più importante non trascurare la crescita interiore, che consiste nella conoscenza di Dio, nella vera conoscenza, non solo appresa dai libri, ma interiore, e nella comunione con Dio, per sperimentare il suo aiuto in ogni momento e in ogni circostanza”.

     
    L’amore di Dio, ci rammenta ancora Simeone il Nuovo Teologo, “cresce in noi se rimaniamo uniti a Lui con la preghiera e con l’ascolto della sua parola”:

     
    “Solamente l’amore divino ci fa aprire il cuore agli altri e ci rende sensibili alle loro necessità, facendoci considerare tutti come fratelli e invitandoci a rispondere con l’amore all’odio e con il perdono all’offesa”.

     
    Una lezione che Simeone mise in pratica nella sua vita. Fu infatti vittima di incomprensioni e patì anche l’esilio prima di essere riabilitato dal Patriarca di Costantinopoli, Sergio II. E tuttavia avvertì in se stesso “un intenso trasporto d’amore” per i propri nemici.

     
    “Come spiegarlo? Evidentemente non poteva venire da lui un tale amore, ma doveva sgorgare da un’altra fonte. Simeone capì che proveniva da Cristo presente in lui e tutto gli divenne chiaro: ebbe la prova sicura che la fonte dell’amore in se stesso era la presenza di Cristo”.

     
    Di Simeone, il Papa non ha mancato di ricordare l’esperienza dell’unione mistica con Dio e ha rammentato che “sotto l’influsso delle illuminazioni interiori”, si mise alla ricerca di una persona che lo orientasse e lo aiutasse “a progredire nel cammino di unione con Dio”. E trovò questa guida spirituale in Simeone il Pio, un semplice monaco di Costantinopoli. Un ulteriore elemento della sua spiritualità particolarmente attuale:

     
    “Vorrei dire che rimane valido per tutti – sacerdoti, persone consacrate e laici, e specialmente per i giovani – l’invito a ricorrere ai consigli di un buon padre spirituale, capace di accompagnare ciascuno nella conoscenza profonda di se stesso, e condurlo all’unione con il Signore, affinché la sua esistenza si conformi sempre più al Vangelo”.

     
    Cosa resta dunque di questa grande figura di monaco, mistico che tanto ha influito sulla teologia e la spiritualità dell’Oriente? Il Papa ha provato a sintetizzare così l’eredità spirituale di Simeone il Nuovo Teologo al termine della catechesi:

     
    “Nella sua incessante ricerca di Dio, pur nelle difficoltà che incontrò e nelle critiche di cui fu oggetto, egli si lasciò guidare dall’amore. Seppe vivere lui stesso e insegnare ai suoi monaci che l’essenziale per ogni discepolo di Gesù è crescere nell’amore e nella conoscenza di Lui, per poter affermare con San Paolo: ‘Non vivo più io, ma Cristo vive in me’”.

     
    Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha ricordato che ieri la Chiesa ha fatto memoria della Beata Vergine Maria Addolorata. Ha così esortato i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli a guardare con fiducia a Maria nei momenti di difficoltà:
     
    "Cari giovani, non abbiate paura di restare anche voi come Maria presso la Croce, per trovare il coraggio di superare ogni ostacolo nella vostra esistenza. E voi, cari malati, possiate trovare in Maria conforto e sostegno per apprendere dal Signore Crocifisso il valore salvifico della sofferenza. Voi, cari sposi novelli, rivolgetevi con fiducia nei momenti di difficoltà alla Vergine Addolorata, che vi aiuterà ad affrontarli con la sua materna intercessione".

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, il primo ministro di Romania Emil Boc accompagnato da un seguito.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Bragança Paulista (Brasile), presentata da mons. José Maria Pinheiro, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. Sérgio Aparecido Colombo, finora vescovo di Paranavaí. Mons. Sérgio Aparecido Colombo è nato a Cajobí (diocesi di Barretos), nello Stato di São Paulo, il 29 agosto 1954. E’ stato ordinato sacerdote il 6 agosto 1980. Il 10 ottobre 2001 è stato nominato vescovo titolare di Pudenziana e ausiliare di São Carlos, ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 6 gennaio successivo. Il 3 dicembre 2003 è stato nominato vescovo di Paranavaí. Nell’ambito della Conferenza Episcopale Brasiliana collabora con la Commissione sulla Liturgia.

    Sempre in Brasile, il Papa ha nominato vescovo di Criciúma mons. Jacinto Inácio Flach, finora vescovo titolare di Gummi di Proconsolare ed ausiliare di Porto Alegre. Mons. Jacinto Inácio Flach è nato il 26 febbraio 1952 nella città di Bom Princípio, diocesi di Montenegro. Il 7 maggio 1988 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale. Il 12 novembre 2003 è stato nominato vescovo titolare di Gummi di Proconsolare ed ausiliare di Porto Alegre e il 5 febbraio successivo ha ricevuto l’ordinazione episcopale.

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    La visita del Papa nella nuova sede della Specola Vaticana a Castel Gandolfo

    ◊   Benedetto XVI oggi pomeriggio visiterà la nuova Sede della Specola Vaticana nelle Ville Pontificie a Castel Gandolfo. Al microfono di Emer McCarthy ascoltiamo il direttore della Specola, il padre gesuita José Gabriel Funes:

    R. - Noi siamo molto contenti di poter accogliere il Santo Padre che viene in visita per benedire i nuovi locali della Specola Vaticana. Con questa visita inizia una nuova tappa nella storia della Specola Vaticana. La Specola si è trasferita dal Vaticano nel Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo e adesso qui, in questi nuovi locali. Per noi è’ sempre una grande sfida. Siamo contenti di poter servire la Chiesa e il Santo Padre in questa missione che è molto specifica e che richiede uomini preparati scientificamente perché, come si sa, la ricerca scientifica è difficile, è un lavoro che richiede molti anni di preparazione e un grande sforzo nel dedicarsi a essa.

     
    D. – Dove si trova adesso la Specola e qual è il suo significato?

     
    R. - Ci troviamo a due chilometri da dove eravamo prima, e siamo un po’ al confine con le Ville Pontificie, alla frontiera, e questa può essere un’immagine che spiega anche il significato della Specola: noi vogliamo essere al confine della Chiesa, in dialogo con il mondo della scienza e della cultura. Da una parte siamo molto vicini al Santo Padre, alla Santa Sede, perché siamo Specola Vaticana, siamo un osservatorio confessionale, e dall’altra parte siamo in dialogo e in collaborazione con scienziati, astronomi, che sono di altre religioni, di altre culture, anche con quelli che non credono in Dio, e anche da questo punto di vista è significativo.

     
    D. – Il vostro trasferimento è dovuto anche al fatto che il lavoro della Specola sta crescendo…

     
    R. – Sì, cresce. Vengono anche dei giovani gesuiti, oltre alle scuole e ai convegni che organizziamo già da tempo. Abbiamo molte visite dei nostri colleghi. La storia e l’astronomia sono per noi importanti filoni di ricerca e questo si realizza qui perché qui abbiamo gli strumenti, la collezione di meteoriti, che è la cosa più preziosa che abbiamo qui a Castel Gandolfo; quindi cresce l’attività della Specola Vaticana e a metà ottobre ci sarà una mostra ai Musei Vaticani che riguarda un po’ gli strumenti astronomici dal tempo di Galileo fino ad oggi.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il secondo volume su San Bonaventura, nell'Opera Omnia del Papa, edita in Germania

    ◊   A 50 anni dalla stesura vede la luce l’edizione integrale della tesi di abilitazione alla docenza del giovane Joseph Ratzinger, dedicata a San Bonaventura. Si tratta del secondo volume della “Gesammelte Schriften” (Opera Omnia) del Papa - dopo il primo dedicato a scritti sulla liturgia – pubblicato dall’editore Herder in Germania. L’opera è stata presentata a Benedetto XVI, domenica scorsa a Castel Gandolfo, dal vescovo di Ratisbona mons. Gerhard Ludwig Müller, che ha promosso l’iniziativa, insieme alla curatrice Marianne Schlosser. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    “Desideravo fosse un’edizione ‘storica’, che offrisse cos’ì com’era un testo concepito in un lontano passato, lasciando alla ricerca la possibilità di trarne utilità anche oggi”: scrive il Papa nella premessa del libro, che indaga sul concetto di Rivelazione e sulla teologia della storia di Giovanni di Fidanza, che divenne fra Bonaventura, santo francescano e dottore della Chiesa, “il più significativo rappresentante della corrente agostiniana nella teologia medievale”. Il “mio compito – ricorda Benedetto XVI riferendosi alla stesura della sua tesi – era quello di cercare di scoprire come Bonaventura avesse inteso la Rivelazione e se per lui esistesse qualcosa di simile a un’idea di ‘storia della salvezza’”. Sì, perché – spiega il Papa – “se la Rivelazione nella teologia neoscolastica era stata intesa essenzialmente come trasmissione divina dei misteri, che restano inaccessibili all’intelletto umano, oggi la Rivelazione viene considerata una manifestazione di sé da parte di Dio in un’azione storica e la storia della salvezza viene vista come elemento centrale della Rivelazione”. “Un compito difficile” da affrontare per il giovane Ratzinger, poiché – sottolinea l’autore stesso - “la parola revelatio, che è comune alla neoscolastica e alla teologia medievale, non significa, come si è andato evidenziando, la stessa cosa nella teologia medievale e in quella moderna”. Da qui la necessità di accantonare “i nostri concetti” “per capire cosa Bonaventura intendesse per Rivelazione”, in realtà un gran numero di concetti: revelatio, doctrina, fides, e così via, per cui solo “una visione d’insieme di questi concetti e delle loro asserzioni - anticipa il Papa nella premessa - fa comprendere l’idea di Rivelazione in San Bonaventura”. Del resto “la questione dell’essenza della Rivelazione e il fatto di riproporla, che è il tema del libro – conclude il Papa – hanno ancora oggi una loro urgenza, forse anche maggiore che in passato".

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    La Chiesa ricorda San Cipriano. La catechesi del Papa: nella preghiera Dio non ascolta le parole ma il cuore

    ◊   Oggi la Chiesa celebra la memoria di San Cornelio, Papa, e San Cipriano, vescovo, martiri. Il Papa in una catechesi del mercoledì del 2007 ha parlato di San Cipriano, vescovo di Cartagine vissuto nel III secolo. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Il Papa traccia un profilo intenso di Cipriano ricordandone la gioventù dissipata, figlio di una ricca famiglia pagana. A 35 anni, quando ancora viveva – come lui racconta - in “una notte oscura”, incontra la misericordia di Dio, sperimenta il suo perdono. Si converte. Tre anni dopo, nel 249, è già vescovo di Cartagine. Affronta le persecuzioni anticristiane scatenate anche in Nord Africa dagli imperatori Decio e Valeriano. Mostra un atteggiamento mite ma fermo nei confronti dei lapsi, i cristiani che per non subire le persecuzioni hanno rinnegato la fede. I rigoristi non vogliono riaccoglierli nella Chiesa e provocano uno scisma. Cipriano ricorda di aver fatto lui stesso l’esperienza della debolezza e del perdono di Dio. Così, dà a sua volta il perdono, pur esigendo una esemplare penitenza. Agli scismatici che vogliono una Chiesa di perfetti ricorda cosa è la Chiesa:

     
    “Distingue tra Chiesa visibile, gerarchica, e Chiesa invisibile, mistica, ma afferma con forza che la Chiesa è una sola, fondata su Pietro. Non si stanca di ripetere che «chi abbandona la cattedra di Pietro, su cui è fondata la Chiesa, si illude di restare nella Chiesa»”. (Udienza generale del 6 giugno 2007)

     
    Di San Cipriano il Papa ricorda in particolare gli insegnamenti sulla preghiera:

     
    “Io amo particolarmente il suo libro sul Padre Nostro, che mi ha aiutato molto a capire e a recitare meglio la «preghiera del Signore»: Cipriano insegna come proprio nel Padre Nostro è donato al cristiano il retto modo di pregare, e sottolinea che tale preghiera è al plurale, «affinché colui che prega non preghi unicamente per sé…Il cristiano non dice «Padre mio», ma «Padre nostro», fin nel segreto della camera chiusa, perché sa che in ogni luogo, in ogni circostanza, egli è membro di uno stesso Corpo”. (Udienza generale del 6 giugno 2007)

     
    La preghiera – scrive San Cipriano – va fatta in modo che il Padre riconosca nelle nostre parole la parola del Figlio. Non bisogna dunque sprecare parole perché è il cuore “il luogo privilegiato della preghiera”:

     
    “«…non dare al vento qua e là le nostre preghiere con voci scomposte, né scagliare con tumultuosa verbosità una richiesta che va raccomandata a Dio con moderazione, perché Dio è ascoltatore non della voce, ma del cuore»”. (Udienza generale del 6 giugno 2007)

     
    Cipriano, condannato a morte, non fugge. Affronta l’Impero senza compromessi e viene decapitato nel 258. Durante le persecuzioni scriveva a Papa Cornelio: “Preghiamo sempre e in ogni luogo gli uni per gli altri, e cerchiamo di alleviare le nostre sofferenze con la mutua carità”.

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    Messa a Roma per il 30.mo di ordinazione episcopale del cardinale Tomko

    ◊   La festa di ieri della Beata Vergine Addolorata, Patrona del popolo slovacco, è stata abbinata ad un’altra ricorrenza gioiosa per la Chiesa della Repubblica Slovacca: i 30 anni di ordinazione episcopale del cardinale Jozef Tomko, prefetto emerito della Congregazione per la Evangelizzazione dei Popoli. Per ricordare l’evento è stata celebrata una Messa nella chiesa dell’Addolorata del Pontificio Collegio Slovacco dei Santi Cirillo e Metodio a Roma, alla presenza, tra gli altri, dei cardinali Giovanni Battista Re, Zenon Grocholewski, Agostino Cacciavillan e di mons. Nikola Eterović. Presente anche l’ambasciatore della Repubblica Slovacca presso la Santa Sede, Jozef Dravecký. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Ordinato da Giovanni Paolo II nel primo anno del suo Pontificato, il 15 settembre 1979 nella Cappella Sistina, il cardinale Jozef Tomko è stato un’icona vivente del popolo slovacco durante gli anni della dittatura comunista in Cecoslovacchia. Dopo il ritorno della democrazia, il poporato ha ordinato la maggioranza dei vescovi del suo Paese. Ecco come il cardinale Tomko ha ricordato ieri la sua prima ordinazione, al microfono di Jozef Bartkovjak:

     
    “Di fronte alla delegazione del governo comunista, quando ho ordinato dopo lunghi anni di attesa il primo vescovo, ho detto: 'Qui comincia la speranza'. La speranza si era aperta e dal ’90 la nostra Chiesa vive come una Chiesa libera in uno Stato libero. Ringraziamo il Signore”.
     
    Nella omelia di ieri, il cardinale Tomko ha sottolineato il ruolo salvifico della fede rinvigorita da una profonda devozione per la Vergine Addolorata lungo tutta la storia del popolo slovacco. Quindi, ha commemorato con affetto ed emozione la figura di Karol Wojtyla:

     
    “Io stavo lì, piccolo piccolo, in ginocchio davanti al Papa. Ha posato il suo sguardo su di me – una cosa che era tipica per lui quando invocava lo Spirito Santo - e mi ha imposto le mani. Quelle mani le sento ancora sulla mia testa”.
     
    La scorsa settimana, il cardinale Tomko è stato ufficialmente onorato dalla Repubblica Slovacca per il suo contributo a diffondere l’immagine della nazione slovacca nel mondo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   All'udienza generale Benedetto XVI parla di Simeone il nuovo teologo: la fede non si impara sui libri ma nasce dallo Spirito

    Sempre in prima pagina, l'Onu accusa israeliani e palestinesi di crimini di guerra

    In cultura, Dante risponde alla domanda di Anselmo, il mistero dell'Incarnazione nel settimo Canto del Paradiso

    Il film che Orson Welles non riuscì a girare: trent'anni di Apocalipse now

    Il cardinale mediatore: quarant'anni fa moriva Giovanni Urbani Patriarca di Venezia

    Pubblicato il testo latino della Caritas in veritate

    Astronomi del Papa, con la testa fra le nuvole alla ricerca di Dio. Benedetto XVI visita la nuova sede della Specola vaticana

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    Oggi in Primo Piano



    Il Consiglio per i diritti umani accusa Israele e Hamas di crimini di guerra nel conflitto a Gaza

    ◊   Israeliani e palestinesi colpevoli di “crimini di guerra e contro l’umanità” durante il recente conflitto nella Striscia di Gaza. A denunciarlo è un rapporto del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, che ha esaminato molti dei fatti avvenuti otto mesi fa e che ha suscitato vive reazioni da parte di Hamas e del governo israeliano. Ma quali conseguenze potrà avere ora questo documento? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Eric Salerno, esperto di Medio Oriente del quotidiano “Il Messaggero”:

    R. – Israele teme, ovviamente, che possano mandare il fascicolo al Tribunale internazionale per i crimini di guerra all’Aja. Si stanno lamentando molto – a Tel Aviv, a Gerusalemme, al ministero degli Esteri – per il fatto che, tutto sommato, non hanno fatto abbastanza per contrastare queste accuse. E’ vero che nel documento si parla poco di quello che ha fatto Hamas, e si parla molto di quello che ha fatto invece Israele: ma non sono cose nuove, sono cose che erano state dette mentre era in corso quella guerra, quell’attacco israeliano a Gaza. Si conosceva buona parte di queste cose. I gruppi umanitari israeliani che avevano recepito da Gaza molte delle notizie che uscivano da quel territorio, avevano già denunciato una serie di crimini di guerra. E’ evidente che oggi Israele dovrà rispondere in qualche modo e forse sarebbe utile se Israele non rispondesse come ha sempre risposto alle Nazioni Unite: “Non ci interessa!”

     
    D. – Eventuali risvolti positivi – ad esempio, abbandonare la logica dl conflitto armato per avvicinarsi di più a quello che potrebbe essere un dialogo …

     
    R. – Sì, le cifre parlano chiaro. Israele deve trovare un’altra via. Ma anzi, hanno detto: “Accusandoci di queste cose, rendono ancora più difficile il negoziato”. Quindi, questo non aiuterà assolutamente il negoziato. Almeno, dal punto di vista israeliano.

     
    D. – La decisione della Commissione Onu evidenzia una sorta di frattura con il Consiglio di Sicurezza, che nei confronti di Israele ha sempre avuto un atteggiamento meno severo?

     
    R. – Il Consiglio di Sicurezza ha i membri permanenti che hanno un peso notevole: gli Stati Uniti, che hanno sempre posto il veto sulle condanne a Israele e alla politica che Israele stava portando avanti in quel momento … Perciò, più che una frattura è un segnale che ancora una volta c’è una parte della comunità internazionale che non vuole giustificare tutto quello che fa Israele.

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    Il Programma alimentare mondiale riduce l'assistenza per mancanza di fondi

    ◊   Nonostante la crisi economica mondiale si stia arrestando, i suoi effetti sui Paesi in via di sviluppo si fanno sentire in maniera sempre più grave. In particolare, aumenta il numero di persone che non riesce ad accedere alle risorse alimentari e secondo i dati della Fao la fame colpirà quest’anno più di un miliardo di persone. Anche il Pam, il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, non ha sufficienti risorse per far fronte alle emergenze e in molti Paesi dell’Africa vengono sospesi i programmi di assistenza. Una situazione che in Paesi come la Somalia rischia di produrre effetti ancor più drammatici. Stefano Leszczynski ne ha parlato con Vichi De Marchi, portavoce per l’Italia del World Food Programme:

    R. - Sicuramente la Somalia sta vivendo, oggi, uno dei suoi momenti peggiori, per via di una crisi umanitaria che dura ormai da oltre 18 anni. Nel Paese sta cambiando anche la strategia di assistenza e di intervento del Pam. Ci troviamo un po’ limitati da problemi di bilancio: siamo un’agenzia che vive di contributi volontari e, ad oggi, abbiamo solo il 40 per cento dei fondi necessari a sostenere la nostra operazione-Somalia fino al marzo del prossimo anno. Ricordo che lì nel Paese assistiamo tre milioni e mezzo di persone, cioè quasi metà della popolazione.

     
    D. – Tutti gli aiuti che la comunità internazionale aveva promesso stentano un po’ a concretizzarsi?

     
    R. – Sì e questo anche perché crescono le esigenze di assistenza. I dati della Fao ci dicono che quest’anno si supererà il numero del miliardo di persone che soffrono la fame. Siamo di fronte ad una crisi finanziaria ed economica globale che sta avendo ora le sue ripercussioni più gravi nei Paesi in via di sviluppo. Anche i Paesi occidentali, nostri tradizionali donatori, stanno in qualche modo riducendo le quote di aiuto, proprio perché anche loro sono alle prese con problemi di bilancio e di scarsità di fondi. C’è quindi una serie di fattori che concorre a far sì che i nostri bilanci abbiano grandi sofferenze. Noi, per quest’anno, abbiamo un bilancio di 6,7 miliardi di dollari per assistere oltre 100 milioni di persone, ma all’appello ne mancano oltre tre.

     
    D. – Possiamo spiegare cosa succederà alle persone se il Pam non avrà le risorse per intervenire?

     
    R. – Potrebbero succedere delle cose tristi. Noi lavoriamo soprattutto in Africa con interventi d’emergenza e quando iniziamo ad avere scarsità di fondi dobbiamo di conseguenza ridurre il numero delle razioni giornaliere - se si tratta di sfollati, rifugiati - e in alcuni casi dobbiamo anche tagliare i programmi di alimentazione scolastica.

     
    D. – In sostanza possiamo dire che se il Pam non è in grado di svolgere il proprio compito per mancanza di fondi, le persone muoiono…

     
    R. – Sì. E’ brutto dirlo ma è così.

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    Presentato a Roma il libro "Paolo VI, l'audacia di un Papa" di Andrea Tornielli

    ◊   E' stato presentato ieri il volume "Paolo VI, l'audacia di un Papa" del vaticanista Andrea Tornielli. All'incontro, che si è svolto all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, sono intervenuti il cardinale Attilio Nicora, il sottosegretario Gianni Letta e il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio. Il volume, attraverso documenti inediti e testimonianze di collaboratori di Papa Montini, ne ricostruisce il percorso umano e le tappe del Pontificato. Rosario Tronnolone ha chiesto ad Andrea Tornielli perché nel titolo del libro abbia voluto sottolineare l'aspetto dell’audacia di Paolo VI:

     
    R. – Perché Paolo VI è stato un grande Papa riformatore che durante il Pontificato ha applicato delle sensibilità – anche liturgiche – ed una visione della Chiesa che aveva accumulato in lunghi anni di servizio, prima nella sua formazione bresciana e poi negli anni di servizio nella Fuci e poi accanto ai Papi Pio XI e Pio XII. Io ho sottolineato l’aspetto dell’audacia perché è stato il Papa che ha riformato la Chiesa e soprattutto che è riuscito a condurre in porto un’impresa titanica e difficilissima, cioè quella del Concilio. Averla portata in porto avendo praticamente i documenti votati all’unanimità oserei definirlo quasi un miracolo. E questo miracolo lo si deve a Paolo VI.

     
    D. – Buona parte del libro è dedicata anche agli anni precedenti al Papato, quindi alla sua vita sacerdotale e di vescovo. Perché ha scelto di dedicare tanto spazio anche a quest’aspetto?

     
    R. – Perché credo che una biografia di un Papa dev’essere per metà del Papa che non è ancora Papa, per cercare di capire poi cosa farà da Papa. Da questo punto di vista, gli anni della formazione bresciana e la sua formazione da seminarista un po’ atipico – perché per problemi di salute non può stare in seminario – e poi l’amicizia con padre Bevilacqua, la vicinanza al movimento liturgico, gli anni della Fuci e gli anni romani, contribuiscono a creare una chiave di lettura che permette di capire il Pontificato. Per cui, secondo me, non è importante ma è fondamentale la parte precedente al Pontificato perché senza quella non capiremmo il Pontificato. Un Pontificato di grandi gesti simbolici: dall'abbraccio con Atenagora alla decisione di togliere il triregno, ai viaggi internazionali che inaugurano una nuova stagione. E’ il primo Papa che viaggia.

     
    D. – Lei ha citato diversi testi di Paolo VI, sia quelli di carattere più meditativo e personale, sia quelli relativi al Magistero. Mi sembra che in questo modo esca fuori del Papa non soltanto la circostanza storica nella quale opera, ma anche l’ansia religiosa e spirituale che lo ha mosso costantemente…

     
    R. – Certamente. Era un Papa che aveva una grande capacità d’empatia: soffriva con le persone, non poteva rimanere indifferente agli avvenimenti e alle questioni. E’ un Papa che ha sofferto molto ed è un Papa che ha sempre avuto come ansia principale quella dell’evangelizzazione. Per lui la Chiesa era missione, doveva annunciare Gesù Cristo a mondi che erano ormai diventati impermeabili all’annuncio cristiano. Tutto Paolo VI, dalla riforma liturgica alla grande enciclica sul dialogo, ai suoi viaggi, è tutto finalizzato a rendere nuovamente presente, comprensibile il messaggio cristiano nei confronti di mondi o che non l’hanno ancora conosciuto o che invece ne erano diventati in qualche modo impermeabili per la secolarizzazione che era già cominciata in quegli anni.

     
    D. – Di recente Papa Benedetto XVI ha citato la “Populorum progressio”. In che cosa consiste l’attualità di quell’enciclica?

     
    R. – Consiste nel mostrare quasi la grande radice spirituale del progresso dei popoli e la necessità di un approccio approfondito al tema della giustizia sociale. E’ un’enciclica profetica, molto legata a quel momento storico, che era anche di un certo tipo di ottimismo nei confronti della possibilità di sviluppo. Se però leggiamo certe pagine della “Populorum progressio”, vediamo che sono di una straordinaria attualità anche oggi. Allora erano profetiche, oggi sono straordinariamente attuali perché il Papa spiegava che il progresso non può essere soltanto di alcuni popoli a scapito degli altri, ma leggeva proprio nell’interdipendenza tra i popoli il fatto che la sorte di uno è legata a quella dell’altro. Per cui dobbiamo guardare ai popoli della fame che interpellano i popoli dell’opulenza.

     
    D. – Qual è secondo lei l’eredità che oggi Paolo VI lascia alla Chiesa?

     
    R. – Credo che lasci una grande eredità in questa profonda fedeltà alla tradizione e al tempo stesso nella totale apertura di cuore, d’iniziative per far sì che questa tradizione sia annunciata, sia viva e colpisca di nuovo il cuore umano. A me ha molto stupito il fatto che sempre Paolo VI, quando ha visto messo in gioco l’essenziale di fede – soprattutto negli anni della crisi post-concilio – è intervenuto con mano ferma. Da questo punto di vista è stato esemplare nel tenere dritta la barra del timone della Chiesa e, al tempo stesso, questo, unito a un grande slancio di dialogo verso tutte le categorie di uomini. Certo, ha molto sofferto perché non ha potuto vedere i frutti di questo straordinario lavoro. I frutti sono quelli che hanno potuto raccogliere i suoi successori.

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    Chiesa e Società



    Pakistan: i vescovi contro la legge sulla blasfemia

    ◊   All’indomani dell’ultimo grave episodio di violenza nei confronti di un giovane cristiano, accusato e arrestato per blasfemia e successivamente ucciso in carcere, i vescovi del Pakistan lanciano una petizione per abolire la controversa legge sulla blasfemia. Secondo mons. Lawrence Saldanha, presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, spiega l’impegno per la raccolta di firme: “E’ una legge ingiusta che chiediamo al governo di revocare. E’ il provvedimento responsabile degli ultimi episodi di violenza contro i cristiani pakistani. Per questo abbiamo lanciato, tramite la Commissione Giustizia e Pace, una petizione che presenteremo al Primo Ministro Raza Gilani. Dopo il massacro di Gojra, egli ci ha già manifestato il suo parere favorevole all’abolizione, per tutelare l’armonia religiosa nel Paese. Speriamo, dunque, che qualcosa accada”. In tutto il Pakistan sale intanto l’indignazione per la morte del giovane cristiano, Robert Fanish, ucciso ieri in carcere in quella che è stata definita “un'autentica esecuzione extra giudiziale”. La Commissione “Giustizia e Pace” ha parlato di “negligenza da parte della polizia e del governo”, rifiutando di accettare la tesi del suicidio. La Commissione domanda quindi “un'inchiesta immediata per accertare i responsabili, con l’accusa di omicidio”. La Commissione ricorda infine che “nelle scorse settimane, sulla base di false accuse e circostanze simili, sono stati attaccati insediamenti cristiani a Karachi e nella regione del Punjab”. E nell’escalation di tensione si inseriscono le esequie di stamani del 20enne cristiano, durante le quali la polizia ha attaccato i fedeli con gas lacrimogeni. Secondo diverse testimonianze raccolte da AsiaNews, si contano numerosi feriti e arrestati fra le centinaia di fedeli accorsi al cimitero cattolico di Sialkot. (M.G.)

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    Iraq: libero il medico cristiano di Kirkuk

    ◊   Grande gioia nella comunità cristiana irachena per la liberazione di Samir Gorja, medico cristiano di Kirkuk da oltre un mese nelle mani dei sequestratori e rilasciato ieri dietro pagamento “di un riscatto importante”. Fonti di AsiaNews riferiscono di “torture e abusi” subiti nel corso della prigionia; l’uomo, infatti, presenta “profonde ferite in tutto il corpo, sulle braccia, le mani, il dorso, il petto”. Mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, si è subito recato in ospedale per visitare il medico cristiano, di cui ha sempre sottolineato “la grande fede: un vero testimone di Cristo”, come lo ha definito spesso. Per la sua liberazione cristiani e musulmani avevano lanciato un appello congiunto in occasione dell’inizio del Ramadan. Samir Gorgia, 50enne sposato e padre di due figli, un maschio e una femmina, è stato rapito verso le ore 21 del 18 agosto, mentre rientrava a piedi nella sua abitazione. Durante le concitate fasi del sequestro è stato ucciso un passante, anch’egli di fede cristiana. “Anche in questo caso – racconta la fonte di AsiaNews – si tratta di una persona ben conosciuta. È un medico specialista, noto e apprezzato da tutti” per la dedizione al lavoro. Alla base dei rapimenti, perpetrati da bande locali, vi sono “motivi economici”. I cristiani – da sempre punto di riferimento culturale ed economico del Paese – vengono rapiti “per ottenere un riscatto” da esponenti della criminalità organizzata o malviventi che agiscono per denaro. (M.G.)

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    Sri Lanka: timori della Chiesa per gli sfollati nei campi profughi

    ◊   “Sono molto turbato dalla sofferenza delle persone nei campi di raccolta, in situazioni di sovraffollamento e con inadeguati servizi medici e alimentari. La stagione dei monsoni li colpirà presto e potrebbe avere effetti disastrosi su centinaia di migliaia di persone bloccate lì. Anche durante le ultime piogge, alcune persone hanno perso quei pochi beni che restavano loro”: così il vescovo di Sheffield, monsignor John Rawsthorn, ha raccontato all'agenzia Misna cosa ha visto in uno dei campi per rifugiati nello Sri Lanka, dove si è recato con il vescovo di Westminster, monsignor John Arnold. I due presuli si sono uniti alla richiesta fatta nei giorni scorsi dall'arcivescovo di Colombo Malcolm Ranjith, e dal vescovo di Jaffna, Thomas Sauvdraayagam, nel chiedere il rientro a casa il più presto possibile dei 300.000 profughi tamil trattenuti nei campi, in maggioranza nella Malik Farm nei pressi di Vavunyia. Le restrizioni all’accesso nei campi e alla libertà dei rifugiati sono stati criticate da più fonti umanitarie internazionali. Il governo di Colombo ha promesso il rilascio entro l’anno degli sfollati, scampati all’ultima massiccia offensiva nei territori controllati dai ribelli; ma a tre mesi dall’impegno preso sono ancora poche migliaia quelli che sono potuti rientrare. Cause del ritardo sono sia le operazioni di sminamento non completate nelle ex-zone di conflitto sia i controlli fatti sui civili alla ricerca di ex-combattenti o persone coinvolte nella ribellione secessionista tamil. La Chiesa cattolica sta lavorando con le autorità locali per trovare sistemazioni alternative in attesa del rientro, hanno detto i vescovi accompagnati dai dirigenti dell’agenzia cattolica britannica per gli aiuti internazionali, Cafod, che collabora con la Caritas Sri Lanka per aiutare i profughi. Nonostante le promesse del governo - riferisce l'agenzia AsiaNews - i profughi di alcuni villaggi nel distretto di Mannar, nel nord dell'isola, tornati nelle terre che avevano abbandonato nel 2007 a causa degli scontri tra esercito e Tigri tamil, hanno trovato case ancora diroccate, campi impraticabili e una presenza massiccia dei militari. Mancano i servizi elementari e la situazione è talmente precaria che in villaggi come Kokkupadayan gli ottanta bambini della locale scuola elementare sono ancora costretti a studiare senza senza banchi e seggiole. Con la fine del trentennale conflitto il governo di Colombo aveva lanciato il mega progetto Uthuru Wasanthaya (il risveglio del nord). Era la promessa di una nuova vita per gli abitanti di una delle aree più martoriate dalla guerra, ma nell’area, la popolazione vive una libertà vigilata. Ai pescatori è concesso di uscire in mare solo dalle 6 di mattina alle 6 di sera. “I 4mila acri di terra che coltivavamo prima di fuggire - spiega un contadino - ora sono sotto il controllo dei militari”. Padre Seemanpillai Jayabalan, parroco di Aripputhurai, afferma: “Viviamo come in una prigione a cielo aperto senza nessuna speranza di sviluppo per la popolazione. La gente ha perso le sue proprietà e molte case non sono riparabili”. Le Ong non possono accedere alla zona, “ogni aiuto - spiega il sacerdote - deve passare attraverso la Rehabilitation Task Force del governo”. (R.P.)

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    Il Patriarca Twal: i cristiani rischiano di sparire dalla Terra Santa

    ◊   Unire gli sforzi dei cristiani di tutto il mondo per aiutare i fratelli della terra santa. È l’appello lanciato dal Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, durante un discorso pronunciato l'8 settembre nella Cattedrale di Westminster, a Londra. Il Patriarca ha sottolineato che l'emigrazione ha ridotto drasticamente il numero dei cristiani sia in Israele che in Palestina e ha avvertito che di questo passo il futuro della Chiesa nella terra di Gesù è a rischio. Secondo il presule i fedeli di Gerusalemme diminuiranno dai 10mila attuali a poco più di 5mila nel 2016. In tutta la Terra Santa, ha aggiunto, i cristiani sono scesi dal 10 al 2% in 60 anni, anche se altre prove mostrano che il declino potrebbe essere superiore. Il Patriarca ha detto che fino ad ora il pellegrinaggio svolto da Benedetto XVI in Terra Santa a maggio non ha portato a una minore oppressione delle minoranze e che “la continua discriminazione in Israele minaccia sia i cristiani che i musulmani”. “Tra la limitazione degli spostamenti e la noncuranza per le necessità abitative, le tasse e la violazione dei diritti di residenza, i cristiani palestinesi non sanno da che parte voltarsi”. Il Patriarca Twal ha condannato in particolare il muro eretto da Israele intorno alla West Bank, affermando che oltre a ostacolare la libertà di movimento “ha chiuso molti palestinesi in zone-ghetto in cui l'accesso al lavoro, all'assistenza medica, all'istruzione e ad altri servizi di base è stato gravemente compromesso”. “Abbiamo una nuova generazione di cristiani che non può visitare i Luoghi Santi della sua fede anche se distano solo pochi chilometri dal luogo in cui risiede”, ha denunciato. Rivolgendosi alla coordinatrice per i progetti in Medio Oriente di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, Twal ha ringraziato l'opera dell'associazione, che sostiene seminaristi e suore a Betlemme, famiglie che costruiscono oggetti devozionali in legno d'ulivo e iniziative che promuovono la cooperazione interreligiosa. Il presule ha quindi sottolineato l'importanza delle cinque “P”: preghiera, pellegrinaggio, pressione, progetti, che portano tutti alla quinta “P”, quella della pace. “Se in 61 anni non siamo riusciti a ottenere la pace, vuol dire che i metodi che abbiamo usato erano sbagliati”, ha commentato parlando della necessità di raggiungere una soluzione definitiva nella regione. Nonostante tutto, il presule si dice “cautamente ottimista” per “il cambiamento di tono dell'Amministrazione americana guidata dal Presidente Obama”, osservando che il nuovo Capo di Stato “sembra molto più consapevole dei suoi predecessori degli errori fondamentali dell'Amministrazione nell'atteggiamento verso il conflitto”. Durante la sua visita a Londra, il Patriarca ha anche incontrato i Vescovi di Inghilterra e Galles e rappresentanti di organizzazioni come i Cavalieri del Santo Sepolcro e Missio. (M.G.)

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    I vescovi della Nigeria: il governo non protegge i civili dalle violenze dei fondamentalisti

    ◊   A un mese dalle violenze perpetrate nel nord della Nigeria dal gruppo islamico radicale Boko Haram, i vescovi del Paese accusano il governo di “non avere agito” e quindi di “responsabilità” nella morte di circa 2000 civili innocenti. Il disappunto dei presuli – raccolto dal Sir – è stato espresso al termine della seconda assemblea plenaria, che si è svolta a Kafanchan dal 7 al 12 settembre, sul tema “Conversione per la giustizia e la riconciliazione”. Secondo i vescovi “nonostante si sapesse dell’esistenza e dei piani della setta Boko Haram, e nonostante i vari rapporti già fatti dalle rispettive autorità, l’inattività del governo ha permesso alla setta di distruggere oltre 2000 vite prima che l’insurrezione fosse sedata”. I vescovi nigeriani hanno poi ricordato al governo le sue responsabilità costituzionali di proteggere i diritti delle minoranze religiose, in qualsiasi zona del Paese siano. I vescovi hanno condannato anche la “pervasiva cultura di violenza che sta prendendo il sopravvento in Nigeria”, compresi rapimenti, rapine a mano armata e omicidi in nome della religione. “Condanniamo la violenza di qualsiasi tipo – hanno ribadito -. La condanniamo soprattutto quando chi la commette propone giustificazioni religiose false e blasfeme”. Dopo aver messo a fuoco la turbolenta situazione nel nord a maggioranza musulmana i presuli affrontato l’altrettanto allarmante condizione del Delta del Niger, chiedendo all'esecutivo un'amnistia ai militanti del Mend per arrivare alla pacificazione e a un maggior impegno per “superare le ingiustizie che impoveriscono la popolazione” di quelle zone, a causa dello sfruttamento petrolifero delle multinazionali. (M.G.)

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    Nigeria: lettera aperta al capo dello Stato dal Forum dei rappresentanti cristiani

    ◊   Il Forum dei rappresentanti cristiani del Delta del Niger (NDCLF) ha scritto una lettera aperta al capo dello Stato, Umaru Yar’Adua, contenente una serie di proposte per porre fine alle violenze nella regione ed instaurare, così, una pace duratura in tutto il Paese. Riportata dal quotidiano locale “The Vanguard”, la missiva è firmata, tra gli altri, dai responsabili della Chiesa cattolica, anglicana e metodista. Tema centrale: la gestione delle risorse petrolifere. Dal 2006, infatti, il Delta del Niger, maggior fornitore di greggio al Paese, viene devastato dagli attacchi del Movimento di emancipazione della regione (MEND), che si oppongono all’installazione di piattaforme petrolifere e reclamano una ripartizione del ricavato proveniente dalle estrazioni. Dimostrando apprezzamento per la proposta di amnistia avanzata dal governo nei confronti dei ribelli, il NDCLF suggerisce al presidente Yar’Adua, però, di accompagnare tale proposta con un insieme di misure che includano l’impiego degli ex-militanti, la loro formazione ed il loro sostegno economico, attraverso prestiti bancari facilitati, così da permetterne il completo reinserimento nella società. Il Forum commenta, poi, il progetto di legge sull’industria petrolifera (PIB), sottolineando come “le informazioni finora a disposizione ci dicono che il PIB non guarda in modo adeguato alle necessità delle comunità produttrici di petrolio, mentre questo è un nodo cruciale delle agitazioni e delle rivendicazioni nel Delta del Niger”. Infatti, ribadiscono i rappresentanti cristiani, “un progetto di legge che destini i diritti estrattivi al governo federale, escludendo così le comunità produttrici di greggio, non può essere definito giusto ed equo. Il nostro auspicio è che il PIB sia emendato in Senato e alla Camera, in modo tale da andare incontro anche agli interessi di tali comunità”. Inoltre, il Forum esprime la sua “grave preoccupazione” per la recente riorganizzazione della Compagnia nazionale petrolifera della Nigeria (NNPC), un provvedimento ha comportato l’allontanamento della popolazione locale dalla NNPC, rimpiazzata da impiegati provenienti da altre zone e che accettano di lavorare ad un salario inferiore. Infine, il NDCLF richiama l’attenzione del presidente Yar’Adua “sulla pericolosa tendenza che ha assunto l’intolleranza religiosa negli ultimi tempi, soprattutto nel nord della Nigeria. Una situazione che ha, come risultato, quello di vedere Chiese bruciate, cristiani uccisi e proprietà ecclesiastiche distrutte”. Di qui, l’appello del Forum al governo federale perché porti “davanti alla giustizia i responsabili di tali azioni, spesso militanti di gruppi fondamentalisti, e ricompensi in modo equo le Chiese e le famiglie vittime degli attacchi, agendo in modo da evitare il ripetersi di simili carneficine”. Infine, il NDCLF prega perché il Signore guidi ogni passo del potere politico “verso lo sviluppo dell’intera Nigeria”. (I.P.)

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    L'Onu: sono ancora 250mila i 'bambini soldato' nel mondo

    ◊   Sono ancora circa 250.000 i 'bambini soldato' arruolati da gruppi armati o eserciti nel mondo. Il dato è contenuto nel rapporto esposto da Radhika Coomaraswamy, rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu per i bambini e i conflitti armati, ai 47 membri del Consiglio dei diritti umani riunito a Ginevra; numeri però in diminuzione - riferisce l'agenzia Misna - rispetto a cinque anni fa quando i minori coinvolti erano stimati in 300.000. “Quest’anno è stato un anno molto difficile per i bambini nei conflitti armati. Cose terribili sono accadute a Gaza” ha sottolineato la diplomatica originaria dello Sri Lanka, elencando il suo paese fra quelli dove i bambini subiscono privazioni, violenze e abusi a causa dei conflitti, insieme a Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Iraq e Afghanistan. “La natura dei conflitti si sta evolvendo e i civili sono sempre più spesso in prima linea. Sono i bambini a subirne le conseguenze, in una maniera più brutale che mai” ha aggiunto la Coomaraswamy, riferendosi in particolare agli sfollamenti di popolazione, alle vittime ‘collaterali’ negli scontri armati, agli abusi e ai sempre più numerosi arresti nell’ambito della lotta al terrorismo. (R.P.)

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    Giornata per la Preservazione dello Strato di Ozono

    ◊   Sviluppo sostenibile nell’ottica dell’attuazione degli obiettivi e dei traguardi ambientali fissati dagli accordi internazionali. È questo il principale argomento trattato del messaggio del Segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, diffuso oggi in occasione della 14.esima Giornata Internazionale per la Preservazione dello Strato di Ozono. La commemorazione di quest’anno è segnata anche dal deposito degli strumenti di ratifica della Convezione e del Protocollo da parte di Timor-Est, la più giovane democrazia al mondo e, a tutt’oggi, l’unico Stato al di fuori del regime di protezione dell’ozono. “Le prove raccolte indicano che l’eliminazione delle sostanze note come clorofluorocarburi (CFC) ha, dal 1990, limitato il progredire dei cambiamenti climatici di almeno 12 anni – si legge nel testo del messaggio -. La cooperazione internazionale in materia di CFC è una chiara dimostrazione che, attraverso unità di propositi e azioni concertate, possiamo minimizzare i rischi per il nostro pianeta e costruire un mondo più sicuro per le generazioni future. È una lezione che dobbiamo tenere a mente in vista della Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici che si terrà a dicembre a Copenaghen”. Secondo il segretario generale dell’Onu, i trattati sull’ozono e sul clima possono, operando insieme, moltiplicare il loro impatto sullo sviluppo sostenibile. “Tra gli altri probabili benefici – ha poi aggiunto - sono da includersi una migliore efficienza energetica nei processi e negli strumenti industriali e domestici, nonché lo sviluppo di una strategia più ampia sulle sostanze chimiche che abbracci anche i settori della gestione dei rifiuti e della salute umana”. Ban Ki-moon evidenzia infine che la Giornata Internazionale per la Preservazione dello Strato di Ozono giunge a 80 giorni dalla conferenza sul clima di Copenaghen: “I governi devono cogliere l’occasione per giungere ad un accordo ambizioso, globale ed equo sui cambiamenti climatici. Senza una vera azione sui cambiamenti climatici il mondo andrebbe incontro a una profonda frattura sociale, economica e ambientale”. (M.G.)

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    Perù: incontro dei vescovi americani sulle sfide della pastorale sociale e delle Caritas

    ◊   Si concluderanno il prossimo sabato a Lima, in Perù, i lavori dell’incontro episcopale del continente americano dedicato a riflettere sulle attuali pressanti sfide della pastorale sociale e delle Caritas. L’evento è stato organizzato dal dipartimento “Giustizia e Solidarietà” del Celam, dal Segretariato per l’America latina e i Caraibi di Caritas e il "Catholic Relief Services" dell'episcopato statunitense. I partecipanti, presidenti di commissioni episcopali per la pastorale sociale e i direttori delle Caritas, dal 14 settembre scorso sono riuniti nel Centro “Espiritualidad Hermaise Paget”, per discutere sulla “realtà e le sfide della pastorale sociale alla luce del documento di Aparecida nel contesto della Missione continentale”. Lunedì scorso, l’arcivescovo boliviano di Santa Cruz, il cardinale Julio Terrazas e mons. Fernando María Bargalló, vescovo argentino di Merlo Moreno, presidenti delle Càritas dell’America Latina e dei Caraibi, hanno concelebrato l’Eucaristia che ha aperto le sezioni di lavoro. Tra i 65 partecipanti, rappresentanti delle 22 Conferenze episcopale della regione ci sono anche Kathy Brown, Coordinatrice della Càritas degli Stati Uniti ("Catholic Relief Services"), Martina Liebsch, delegata della Caritas Internationalis e Ulrich Smitt, responsabile del “Proyecto Pico” per l’America Latina. Durante i lavori di apertura i diversi relatori, così come aveva fatto il cardinale Terrazas nell’omelia della Messa, hanno rilevato la grande importanza del documento conclusivo della V Conferenza episcopale latinoamericana realizzato nel 2007 ad Aparecida, in Brasile, osservando che l’invito lanciato dai vescovi, “essere discepolo e missionario” di Gesù, va messo in continuità con quanto insegna l’enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate” per accrescere così ulteriormente la consistenza dottrinaria e pastorale della Missione continentale. Questo magistero pontificio ed episcopale, è stato spiegato, offre le linee guida per far sì che l’odierna pastorale sociale della Chiesa, al servizio della centralità dell’uomo e della sua dignità, possa essere in grado di dare e organizzare risposte alle sfide del momento e anche quelle future. Le esigenze sociali, politiche, economiche, culturali e religiose che affrontano i popoli latinoamericani e caraibici, ma anche quello statunitense, richiedono, oggi più che mai, che ogni cristiano e ogni comunità senta come un impegno di vita il suo “essere discepolo e missionario” e sia quindi in grado di rendere conto con le azioni e la testimonianza. L’evento aiuterà dunque a definire e aggiornare le linee guida dell’intera pastorale sociale, al servizio della promozione umana, tenendo conto di quanto Benedetto XVI ricordò nel suo discorso in Aparecida: “I popoli latinoamericani e dei Caraibi hanno diritto ad una vita piena, propria dei figli di Dio, con alcune condizioni più umane: liberi dalle minacce della fame e da ogni forma di violenza. Per questi popoli, i loro Pastori devono promuovere una cultura della vita che permetta, come diceva il mio predecessore Paolo VI, 'di passare dalla miseria al possesso del necessario, all'acquisizione della cultura... alla cooperazione nel bene comune... fino al riconoscimento, da parte dell'uomo, dei valori supremi e di Dio che di essi è la fonte ed il fine'" (Populorum progressio, 21). (A cura di Luis Badilla)

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    L'impegno della Caritas per i terremotati di Georgia e Albania

    ◊   La Caritas in prima linea nel prestare aiuti alle vittime dei terremoti registrati il 7 e l'8 settembre in Georgia e Albania. Le Caritas nazionali stanno gestendo la fase di emergenza e successivamente prederanno parte anche a quella della ricostruzione che sarà avviata di concerto con le autorità locali. Secondo i dati forniti da Caritas Georgia e riportati dalla Zenit, all'alba dell'8 settembre un terremoto con epicentro a 12 chilometri da Oni, nella regione di Racha-Lochkhumi-Kvemo Svaneti, ha colpito 41 villaggi della regione, causando ingenti danni a case e infrastrutture comunitarie. Anche se per fortuna non ci sono state vittime, si calcola che circa 90 case siano rimaste distrutte e più di un migliaio siano state danneggiate. La Caritas del Paese caucasico ha quindi lanciato un piano d'azione diviso in due fasi. Nella prima si darà una risposta alle necessità più urgenti dell'emergenza, in coordinamento con le autorità locali. Una volta coperta la prima fase d'emergenza, la Caritas locale elaborerà un piano di ricostruzione di abitazioni e infrastrutture. Non meno distruttivo il forte sisma di magnitudo 7 della scala Richter che il 7 settembre ha colpito gravemente varie zone dell'Albania. In base al rapporto della situazione diffuso dalla Caritas locale, le zone più danneggiate abbracciano una zona rurale che vive di agricoltura e allevamento, soggetta a un consistente esodo migratorio e con alti livelli di povertà e precarietà. Secondo le prime stime, si calcola che il sisma abbia distrutto circa 400 abitazioni e ne abbia danneggiate altre 3.000, così come edifici pubblici, scuole, centri di salute e centri comunitari. Anche in questo caso la Caritas ha lanciato una campagna d'emergenza per fornire, in modo immediato e con la collaborazione di personale tecnico locale e volontari, aiuti di prima necessità a migliaia di vittime, e a medio e lungo termine mettere a disposizione le risorse fondamentali per la sopravvivenza delle famiglie colpite ricostruendo le case e fornendo mobili. (M.G.)

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    Cina: consacrata la nuova cattedrale e il vescovado della diocesi di Hai Men

    ◊   La cattedrale dedicata al Buon Pastore, in stile gotico, della diocesi di Hai Men (oggi Nan Tong), è stata consacrata il 6 settembre, ma ormai è già diventata un simbolo della città. La chiesa - alta 27 metri, larga 18 metri, lunga 35, con un campanile di 50 metri - fa parte del complesso del vescovado della diocesi di Hai Men, il cui edificio è stato inaugurato lo stesso giorno della cattedrale, dopo 10 anni di impegno e soprattutto grazie allo sforzo del vescovo defunto nel 2006, mons. Yu Cheng Cai, che non ha potuto vedere realizzato il suo desiderio. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, il complesso è composto dal convento delle religiose, dalla canonica, dal centro di formazione diocesano e dalla cattedrale: quindi 4 edifici per 5.800 mq di superficie. La maggiore parte dei 18 milioni di Yuan (equivalenti a 1.700.000 euro) di spesa sono stati raccolti con le offerte dei fedeli. Durante l’inaugurazione, anche i funzionari dell’autorità locale presenti hanno riconosciuto che la nuova cattedrale è un simbolo della città di Nan Yong. La diocesi di Hai Men (oggi denominata Nan Tong) oggi conta oltre 67.000 fedeli, una ventina di chiese aperte, decine di sacerdoti e 25 religiose della Congregazione di Santa Teresa di Gesù Bambino, attive nell’ambito pastorale e dell’evangelizzazione. (R.P.)

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    L'India si prepara al suo primo Congresso missionario

    ◊   La Chiesa dell’India si appresta a celebrare il suo primo Congresso missionario (Imc). Il Comitato organizzatore ha anticipato alcuni elementi del programma e presentato gli strumenti di comunicazione dell’avvenimento che avrà luogo dal 14 al 18 ottobre al Collegio San Pio X di Goregaon a Mumbai. “Il Congresso missionario continentale era un sogno del compianto Giovanni Paolo II” affermano gli organizzatori, che spiegano di averlo immaginato come “un’opportunità per prendere in esame il nostro impegno missionario ad ogni livello”. Interpellato da AsiaNews, il cardinale Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana (Ccbi) afferma che “il Congresso è una celebrazione dei 2mila anni di storia della Chiesa in India” ed “una chiamata al rinnovamento del nostro cammino di fede”. L’appuntamento di Mumbai sarà un momento comune per le comunità dei diversi riti diffusi nel Paese. Ad esso prenderanno parte i rappresentanti degli episcopati della Chiesa latina, di quella Siro-malabarica e di quella siro-malancarese. “Con l’Imc - afferma l’arcivescovo di Mumbai - la Chiesa indiana vuole approfondire la sua identità cristiana, comprendere meglio la sua vocazione, rinnovare il senso della sua missione, che è un servizio al popolo, a far conoscere e seguire Gesù”. Per il cardinale Gracias il Congresso può essere l’occasione “per rinnovare con chiarezza, convinzione e impegno la dedizione della Chiesa verso il nostro popolo. In primo luogo dobbiamo guardare alla nostra stessa esperienza, vedere se la nostra identità cristiana corrisponde all’immagine di Cristo. La riflessione comune, il fare nostra e assimilare l’identità cristiana ci renderà capaci di comunicare agli altri questa stessa esperienza”. Il titolo del Congresso sarà “Lasciate brillare la vostra luce”, un tema che suona come un invito a tutti i fedeli a vivere la fede alla luce del sole. Afferma il cardinale: “La Chiesa continua a diffondere la luce attraverso l’amore, il servizio e l’annuncio che è il suo modo per rafforzare, sviluppare e costruire l’India. L’invito a tutti i cristiani dell’India - spiega il presidente della Ccbi - è di diventare e diffondere la luce di Cristo, di esserne il messaggio e il messaggero”. E la missione dei fedeli del continente non si ferma solo al Paese. “La Chiesa indiana può contribuire molto di più alla vita dell’Asia”, dice il cardinale Gracias. “Abbiamo molte persone, risorse e talenti che possono servire alla Chiesa asiatica e a quella universale nella riflessione teologica, nella comprensione del compito missionario e di cosa significhi essere Chiesa”. (R.P.)

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    Due giorni di riflessioni a Roma sulla famiglia soggetto di evangelizzazione

    ◊   La famiglia protagonista dell’azione missionaria nella società. Il messaggio è stato lanciato dal seminario “Famiglia, soggetto di evangelizzazione” organizzato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, che ha riunito a Roma il 10 e l'11 settembre decine di coppie di tutto il mondo e sacerdoti impegnati nella pastorale familiare. Mons. Carlos Simón Vázquez, sottosegretario del dicastero vaticano, ha spiegato a Zenit che la riflessione si è concentrata in particolare sul magistero del Concilio Vaticano II, sulla Costituzione Gaudium et Spes e sull'Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, firmata da Giovanni Paolo II dopo il Sinodo sulla Famiglia del 1980. La famiglia, constata, “è chiamata a rendere presente questo Dio nella storia”, come spiega la Gaudium et Spes, presentandola come “soggetto che deve rendere realtà i presupposti che pone nella prima parte del documento: ad esempio, deve essere presente nel servizio internazionale, nel servizio alla società, alla cultura, negli altri servizi in cui la Chiesa ha qualcosa da dire”. Mons. Vázquez ha osservato che la famiglia è ridotta a un “oggetto” e non a un “soggetto” evangelizzatore “quando vediamo in essa un oggetto che fa cose, che risolve problemi...”. “La famiglia fa tutto questo, ma in primo luogo è un essere amato da Dio. La sua azione è quindi il suo essere – ha aggiunto –. Non è una specie di soluzione dei problemi, ma compie questa missione perché ha vissuto una vocazione che Dio le ha dato nell'amore”. La famiglia, indica il sacerdote, “è il luogo della gratuità, della generosità, dove tutti trovano un motivo per sperare e per essere sicuri, non per ciò che hanno ma per quello che sono, e questa è la traduzione della dinamica dell'amore”. Padre Leopoldo Vives, ex segretario di Famiglia e Vita della Commissione dell'apostolato secolare della Conferenza episcopale spagnola, ha partecipato al simposio per mostrare il ruolo protagonista della famiglia alla luce della nuova enciclica di Benedetto XVI, 'Caritas in veritate'. “Il progresso della società passa per il progresso della famiglia”, ha spiegato. In questo senso, ha sottolineato due aspetti. “Il primo è la relazione della verità con l'amore: il progresso umano dev'essere integrale e questo non può avvenire se non nella relazione interpersonale, quindi una relazione d'amore”. “Se questa relazione d'amore non si vive in conformità alla persona vera, lo sviluppo è fittizio e può esserci un grande sviluppo economico ma non nella persona”, ha aggiunto. Un altro punto, ha proseguito, “è l'apertura alla trascendenza dell'uomo che va al di là di un orizzonte terreno. Senza di questa siamo fuori dalla verità integrale dell'uomo, e quindi fuori dal suo vero bene, e ci troveremmo nuovamente in uno sviluppo fittizio”. Padre Vives sottolinea in particolare il brano dell'Enciclica del Papa in cui mostra “la relazione tra la famiglia e la Trinità: come vive della sua comunione d'amore e della comunione del Dio trinitario. Sicuramente lì è la vera pienezza dell'uomo non solo sulla terra, ma nella piena comunione con Dio in cielo”. (M.G.)

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    Dai rotoli del Mar Morto un Deuteronomio "samaritano"

    ◊   Per ora il frammento, grande come il palmo di una mano, è stato mostrato solo in fotografia dal board dell'università californiana che lo ha acquistato, insieme ad altri quattro piccoli resti dei rotoli del Mar Morto che riportano parti dell'ultimo libro del Pentateuco (a eccezione di un papiro che riporta un brano del libro di Daniele). Il più interessante dei frammenti conservati ora nella cassaforte dell'Azusa Pacific University, quello che più ha attirato l'attenzione dei media - "finalmente il testo originale del Deuteronomio" ha dichiarato al "Los Angeles Times" l'autorevole studioso James H. Charlesworth, docente di studi neotestamentari al Princeton Theological Seminary - contiene un passo del libro (27, 4) in cui sono raccolti i discorsi di Mosè alla nazione ebraica. Nel brano - riferisce l'Osservatore Romano - il legislatore prescrive a chi sarebbe entrato nella terra promessa di costruire un altare di pietra oltre la riva destra del Giordano, sul monte Garizìm. È questo il particolare che ha indotto Charlesworth a parlare di originalità del testo: in quello prevalente in seguito il luogo indicato è infatti il monte Ebal. Ma il Pentateuco samaritano - una versione fissata a partire dal IV secolo avanti l'era cristiana - attesta già la lezione Garizìm, luogo sacro appunto ai samaritani. Questa lezione originaria, sostenuta d'altronde da altri passi del Deuteronomio (11,29 e 27,12), è stata poi modificata in Ebal a causa della polemica ebraica contro i samaritani. Come era noto da tempo e ora viene confermato dal frammentino qumranico. (R.P.)

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    Inghilterra: cresce l’attesa per l’arrivo delle reliquie di Santa Teresa di Lisieux

    ◊   Cresce l’attesa, in Inghilterra e Galles, per l’arrivo delle reliquie di Santa Teresa di Lisieux. I sacri resti della Patrona dei missionari arriveranno domani pomeriggio, in una teca speciale, creata per l’occasione. Il pellegrinaggio delle reliquie partirà da Folkestone, dove la teca giungerà direttamente dalla Francia, attraverso il tunnel della Manica. Quindi, per un mese, fino al 16 ottobre, i sacri resti di Santa Teresa di Lisieux saranno esposti in molte Chiese e parrocchie cattoliche del Regno Unito, nelle cappelle universitarie, nelle carceri e negli ospedali. Per la prima volta, inoltre, la teca visiterà una cattedrale anglicana, quella di York Minster. “Questo – afferma padre Michael McGoldrick, Superiore regionale dei Carmelitani Scalzi nel Regno Unito – è la dimostrazione che la “piccola via” di Santa Teresa, il suo affidarsi all’amore di Dio parla alle persone di diverse tradizioni di fede”. “Spero – ha concluso padre McGoldrick – che questa visita porti molte benedizioni su tutti i discepoli di Gesù e che, come Santa Teresa, tutti i fedeli e tutti gli uomini di buona volontà possano sperimentare profondamente l’amore di Cristo”. (I.P.)

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    I Medici cattolici italiani: “Alimentazione e idratazione non sono accanimento terapeutico”

    ◊   Con un comunicato ufficiale diffuso ieri sera i medici cattolici italiani tornano a dire no a ogni forma di sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione “quando raggiungano il fine per cui vengono somministrate, ovvero apportino liquidi e sostanze nutritive utilizzabili dall'organismo, rappresentano la doverosa ed ineludibile cura dovuta a ciascun essere umano”. Nella Nota dell’Amci (Associazione medici cattolici italiani), citata dal Sir, si afferma che “nessun medico può essere obbligato a mettere in atto o a sospendere una terapia contrariamente al proprio convincimento clinico ed etico”. “Le volontà del paziente – proseguono i medici-, ben conosciute in un corretto rapporto di alleanza terapeutica, sono sempre da tenersi in profonda e rispettosa considerazione, ma non possono essere mai obbliganti, stante la libertà di cura del paziente assieme alla indipendenza del curante”. Il comunicato poi prosegue sottolineando che "i medici sono consapevoli dell'intrinseco errore insito sia nell'accanimento che nell'abbandono terapeutici, atti ben definibili dalla scienza e dalla clinica medica, e ancora una volta ne sottolineano la lontananza da un adeguato e corretto esercizio della professione". Per i motivi sopraccitati l'Amci "si augura che sia approvata presto una legge che eviti indebite ingerenze ideologicamente volte a far entrare nella prassi e nelle mentalità la liceità dell'eutanasia, attiva o passiva”. (M.G.)

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    Palermo ricorda l'anniversario della morte di don Pino Puglisi assassinato dalla mafia

    ◊   Sedici anni fa la mafia uccideva a Palermo don Pino Puglisi, parroco del quartiere Brancaccio, fondatore del Centro Padre Nostro. Come consuetudine, ormai da qualche anno, in occasione dell’anniversario dell’omicidio di padre Puglisi, con una messa solenne celebrata ieri in cattedrale, si è aperto l’anno pastorale nell’arcidiocesi di Palermo. Nell’omelia pronunciata durante la celebrazione, l’arcivescovo del capoluogo siciliano, mons. Paolo Romeo, ha spiegato che “la sacrilega uccisione di sedici anni fa sigilla in modo cruento un sacrificio iniziato il giorno dell’ordinazione e vissuto nell’ordinarietà della vita pastorale, con il suo bagaglio di virtù e con l’anelito semplice ma concreto alla santità”. “E forse per questo – ha detto ancora il presule -, invece di fuggire di fronte all’assassino o ripararsi dai colpi mortali, come agnello mansueto, restando al suo posto si limitò a dire: 'Me l’aspettavo' ”. Don Pino se lo aspettava perché sapeva che la sua opera all'insegna dell’annuncio del Vangelo e del rispetto della legalità al fianco dei giovani del quartiere degradato di Brancaccio toglieva manovalanza alla criminalità organizzata. “A sedici anni di distanza dall’uccisione di don Pino – ha proseguito monsignor Romeo nell’omelia - il territorio sembra essere ancora gravato da fenomeni di illegalità e di violenza criminale, che lo abbrutiscono e lo opprimono, minacciando la pacifica convivenza e offendendo gravemente quanti si sforzano di cercare pace e giustizia. Padre Puglisi sembra piuttosto volere indicare la strada del servizio all’uomo, del rispetto della sua vocazione di figlio di Dio, ad immagine e somiglianza del Creatore”. È in corso la causa per il riconoscimento del martirio di padre Puglisi. La Congregazione per le cause dei santi, dopo l’esame della ‘positio’, ha chiesto un approfondimento ulteriore. (Da Palermo, Alessandra Zaffiro)

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    Italia: anche l'Ucsi aderisce alla manifestazione per la libertà di stampa

    ◊   La Giunta nazionale dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (Ucsi), riunita ieri a Roma, ha deciso di aderire alla manifestazione indetta il 19 settembre dalla Federazione della Stampa per la libertà di informazione. In una nota i giornalisti dell’Ucsi spiegano: “Una libertà che ancora esiste ma che è minacciata da alcuni poteri forti presenti sia nell'informazione radiotelevisiva - dove si fatica a trovare voci che non rispondano agli ordini di una scuderia politica - sia nella carta stampata, dove le intenzioni di schieramento e di lobby prevalgono ormai sulla autonomia delle imprese editoriali”. L'Ucsi - riporta l'agenzia Sir - segnala “il pericolo che anche nel mondo cattolico, dopo la squallida aggressione che ha portato alle dimissioni il direttore di Avvenire, possano trovare forza le voci di chi preferirebbe una stampa asservita e normalizzata. Sarebbe davvero insensato che, mentre i giovani spostano progressivamente su fonti incontrollate i propri bisogni di informazione, le imprese istituzionali si arroccassero sempre più in una informazione governata dalle veline, da qualunque parte provengano; una informazione, questa sì, - sottolinea l'Ucsi - davvero farabutta”. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Ocse: 57 milioni di disoccupati in Europa nel 2010

    ◊   Mentre l’Ocse conferma che il numero dei disoccupati in Europa è a livelli mai raggiunti dal dopoguerra, escono indiscrezioni sulla bozza di conclusioni del vertice dei 27 leader della Ue, riuniti a Bruxelles per preparare il G20 di Pittsburgh del 24 e 25 settembre. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    57 milioni di disoccupati in Europa: è la previsione per la seconda metà del 2010. Salirà, dunque, al 10% il popolo dei senza lavoro, confermando il triste record del livello più alto dal dopoguerra. Finora, ci sono da registrare 15 milioni di disoccupati in più rispetto al 2007. L’Ocse conferma che, stando agli ultimi segnali, il peggio potrebbe essere ormai alle spalle e che la ripresa potrebbe essere vicina ma per l'occupazione nel breve termine le prospettive sono ancora fosche''. Il punto è che se in alcuni Paesi come Irlanda e Spagna già nel 2009 si è registrato un forte aumento di disoccupati a causa della crisi economica, ''in altri Paesi, inclusi Francia, Germania e Italia la gran parte della crescita della disoccupazione deve ancora arrivare''. L’Ocse riconosce che i governi ultimamente si sono impegnati ma raccomanda: bisogna fare di più con politiche più mirate. E di exit strategy dalla crisi parla la bozza del documento finale del vertice in corso a Bruxelles: gli ''sforzi'' per sostenere e rilanciare l'economia siano mantenuti fino a che la ripresa non sia garantita'' – si legge - e, a ripresa iniziata, le strategie siano coordinate. Il documento dei 27 inoltre mette nero su bianco la richiesta di una stretta sulle remunerazioni dei manager bancari. Al G20 si chiedono regole vincolanti e sanzioni per chi non le rispetterà.

     
    Riconfermato Barroso alla guida della Commissione europea
    Un lungo applauso ha accolto José Manuel Durao Barroso al suo ingresso nell'emiciclo dell'Europarlamento dopo avere incassato il sì dei parlamentari alla sua riconferma alla guida della Commissione europea. Barroso ha ringraziato per la ''fiducia ampia'' ottenuta, e ''in modo particolare'' il Ppe che, ha detto, si è assunto il ''rischio'' di aderire per primo al suo programma, pur segnalando la sua volontà di lavorare con tutte le formazioni politiche. Una Europa piuù forte della solidarietà e della libertà è quello che faro''', ha detto Barroso concludendo il suo breve intervento in aula.

    Segnali incoraggianti per l’economia negli Stati Uniti
    Gli Stati Uniti hanno passato la ''Pearl Harbour'' dell'economia rappresentata dalla fase più acuta della crisi e ora la situazione è ''molto meglio di un anno fa''. Lo ha detto il guru finanziario americano Warren Buffett, secondo cui anche se l'economia è ancora in convalescenza, non dovrebbe verificarsi una recessione con un doppio picco negativo e l'economia ha ''in qualche modo toccato il fondo''. In sostanza ''non abbiamo ancora visto un rimbalzo, ma abbiamo smesso di andare giù'' e c'è un miglioramento nel mercato immobiliare, ha detto Buffett.

    Osservatori dell’Ue denunciano voti sospetti in Afghanistan
    Gli osservatori dell'Unione Europea hanno affermato che circa 1,5 milioni dei voti espressi nelle elezioni presidenziali afghane del 20 agosto scorso potrebbero essere fraudolenti. Di questi i tre quarti sono a favore del presidente Hamid Karzai. Da parte sua, Abdullah Abdullah, avversario del presidente Karzai alle elezioni delle quali si aspettano ancora i risultati definitivi, afferma che la sua gente ''è molto arrabbiata'', ma che ''si comporterà in modo responsabile''. In un'intervista a Le Monde che esce questo pomeriggio, Abdullah dice di non essere ''assolutamente soddisfatto'' delle condizioni in cui si sono svolte le elezioni del 20 agosto.

    Arrestato leader talebano nella valle pachistana dello Swat
    Le forze di sicurezza pachistane hanno arrestato Sher Muhammad Qasab, considerato uno dei comandanti talebani più influenti nella Valle dello Swat, su cui esisteva una taglia di 10 milioni di rupie (83.000 euro). L'arresto di Qasab, che è stato ferito nell'operazione, è stata complessa dati gli appoggi di cui lo stesso disponeva nel suo quartier generale di Charbagh, nel cuore di quella che una volta era una rinomata zona turistica. Secondo la pagina on line del quotidiano The News International, i tre figli del leader talebano sono stati uccisi ieri, mentre gran parte dei suoi famigliari si erano arresi giorni fa.

    Pakistan: sfiorata nuova tragedia nella distribuzione di cibo
    È stata evitata per poco una nuova tragedia come quella che lunedì ha causato la morte a Karachi di una ventina di donne e bambini che cercavano di ottenere farina gratis e che sono state schiacciate dalla ressa. Questa volta è stata la presenza di una folle enorme, ammassatasi fuori ad una scuola pubblica, a far sospendere la distribuzione di razioni alimentari e ad impedire che la situazione avesse lo stesso tragico epilogo di quella dei giorni scorsi.

    Colloquio telefonico tra Obama e Sarkozy sul nucleare
    Il presidente americano Barack Obama e quello francese Nicolas Sarkozy hanno discusso ieri sera delle modalità per portare l'Iran ''a conformarsi'' alla risoluzione Onu sul nucleare. Un incontro tra l'Iran e i rappresentanti delle sei potenze impegnate da anni nei negoziati sul nucleare iraniano (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) è previsto per il 1 ottobre, probabilmente in Turchia. Ieri l'Alto Rappresentante della politica estera e di sicurezza della Ue, Solana, ha sottolineato che gli americani saranno presenti in ''modo formale''. All’ultimo incontro, l’anno scorso a Ginevra, gli Usa erano presenti con un osservatore.

    Iran: arrestati tre nipoti del dissidente Ayatollah Montazeri
    Ennesimo giro di vite del regime iraniano contro le voci dissidenti: sono stati arrestati tre nipoti del grande Ayatollah Hossein Ali Montazeri. I tre giovani sono stati prelevati lunedì sera dalla loro abitazione da alcuni agenti. In carcere sono finiti anche i figli di altri due leader religiosi riformisti. Tutti hanno intorno ai 20 anni di età. I fermi fanno seguito alle dichiarazioni, fatte nei giorni scorsi, da Montazeri alle massime autorità religiose sciite, perché “facciano sentire la loro voce contro la tirannia del regime dopo la repressione delle proteste postelettorali”.

    Giorni di colloqui intensi per l’inviato Usa Mitchell in Medio Oriente
    Torneranno ad incontrarsi venerdì a Gerusalemme il premier israeliano Benyamin Netanyahu e George Mitchell, l'emissario del presidente Barack Obama per il Medio Oriente. L'annuncio è giunto oggi, al termine di un nuovo colloquio fra i due. A quanto pare domani Mitchell intende aggiornare i dirigenti di Giordania ed Egitto sull'esito della sua spola fra Gerusalemme e Ramallah condotta per rilanciare i negoziati israelo-palestinesi. Stamane Mitchell è stato ricevuto a Gerusalemme, per la seconda volta in due giorni, dal premier israeliano Netanyahu. Nel pomeriggio tornerà, per la seconda volta, anche dal presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) a Ramallah. Il suo obiettivo immediato è quello di organizzare fra una settimana a New York un vertice a tre fra Obama, Netanyahu e Abu Mazen.

    Iraq
    Un gruppo islamico iracheno, Jaish al Mujahidin (Esercito dei combattenti) ha rivendicato oggi i colpi sparati ieri contro la zona verde di Baghdad mentre era in corso la visita a sorpresa del vice presidente americano Joe Biden. Lo rende noto il centro americano di sorveglianza dei siti islamici Site. Ieri i colpi lanciati sulla zona verde della capitale irachena avevano sfiorato l'ambasciata degli Stati Uniti.

    Assemblea generale dell’Onu
    Si è aperta ufficialmente ieri la 64.ma sessione dell’Assemblea generale dell’Onu e Ali Treki, diplomatico libico, ne ha assunta la presidenza. Il servizio di Elena Molinari:

    “Dobbiamo seguire la strada del dialogo e della comprensione reciproca” ha detto Ali Treki nel suo intervento inaugurale, auspicando che il Palazzo di Vetro possa rappresentare l’intera comunità internazionale. Fra le priorità elencate dal nuovo presidente ci sono la lotta al terrorismo, la riforma del Consiglio di sicurezza, la rivitalizzazione della stessa Assemblea e lo sviluppo. Treki ha usato il suo intervento anche per chiedere lo smantellamento immediato degli insediamenti illegali ed illegittimi israeliani. I lavori dell’Assemblea entreranno nel vivo la settimana prossima con l’arrivo dei capi di Stato e di governo a New York. C’è attesa per l’esordio del presidente americano Obama e per la prima volta del leader libico Gheddafi. Martedì è stato convocato, dal segretario generale Ban Ki-moon, un summit sul clima. Mercoledì inizieranno invece gli interventi dei capi di Stato e di governo e per giovedì gli Stati Uniti hanno convocato una riunione speciale del Consiglio di sicurezza sulla non proliferazione nucleare.

     
    Donna kamikaze a Grozny
    E’ incerto il bilancio delle vittime dell’attentato perpetrato da una donna kamikaze che si è lasciata esplodere contro un’auto della polizia nel centro di Grozny. Almeno due degli agenti a bordo dell’auto sarebbero morti, secondo alcune fonti. Ci sarebbero solo due feriti, secondo altre. Intanto, dalla Toscana parte un’iniziativa per la Cecenia. Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una mozione a sostegno e difesa dei civili in Cecenia. La mozione è stata promossa dopo il rapimento e assassinio della giornalista Natalia Estemirova, avvenuti a Grozny, il 15 luglio scorso. La vittima era profondamente impegnata nella difesa dei diritti umani violati in Cecenia.

    Svolta in Giappone: il leader del Partito Democratico Hatoyama nuovo premier
    Il parlamento giapponese ha eletto Yukio Hatoyama primo ministro con 327 voti a favore su 480. Il partito Democratico guidato da Hatoyama ha sconfitto alle ultime elezioni i liberali, segnando un avvicendamento storico, che non si registrava da 54 anni in Giappone. ''La storia del Giappone è cambiata, anzi cambia da questo momento grazie al lavoro che faranno i tre partiti per rinnovare il Paese. Sento di avere una grande responsabilità nei confronti del Paese''. Sono le prime parole del neo premier che ha poi sottolineato l’intenzione di avere rapporti senza riserve con il presidente USA Obama.

    Pordenone. Ragazza marocchina uccisa dal padre: si cerca l’arma del delitto
    Continuano le ricerche del coltello con cui un marocchino di 45 anni ha ammesso di aver ucciso la figlia ieri sera, perchè innamorata di un italiano con il quale aveva intenzione di andare a convivere. Decine di carabinieri stanno setacciando il boschetto, luogo dove è avvenuto il delitto. Intanto il fidanzato della vittima è stato ascoltato dai carabinieri per pochi minuti la scorsa notte nell’ospedale della città dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico in seguito alle ferite infertegli dall’omicida mentre tentava di difendere la fidanzata. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 259

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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