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Sommario del 15/09/2009
La Chiesa celebra la Madonna Addolorata. Benedetto XVI: sul Calvario, Maria sta davanti a noi come segno di speranza e consolazione
◊ Ricorre oggi la memoria della Madonna Addolorata. All’Angelus di domenica scorsa, parlando di questa festa, il Papa ha invitato i pellegrini ad imparare dalla Vergine a testimoniare la nostra fede “pronti a pagare di persona per rimanere fedeli al Vangelo”, nella certezza che “nulla va perso di quanto facciamo”. Nel servizio di Alessandro Gisotti ripercorriamo alcune riflessioni di Benedetto XVI sulla Madonna Addolorata:
Musica – The Passion
Ai piedi della Croce, accanto a Gesù morente, Maria unisce il suo dolore a quello del Figlio e ci mostra che l’amore di Dio è più forte della morte. Il suo, sottolinea Benedetto XVI, è “un dolore pieno di fede e di amore”:
“La Vergine sul Calvario partecipa alla potenza salvifica del dolore di Cristo, congiungendo il suo ‘fiat’, il suo ‘sì’, a quello del Figlio”. (Angelus 17 settembre 2006) .
Di fronte alla sofferenza del Figlio, Maria si affida a Dio. Sa che sulla Croce, Cristo ha versato tutto il suo sangue per liberare l’umanità dalla schiavitù del peccato:
“La Vergine Maria, che credette alla Parola del Signore, non perse la sua fede in Dio quando vide il suo Figlio respinto, oltraggiato e messo in croce. Rimase piuttosto accanto a Gesù, soffrendo e pregando, fino alla fine. E vide l’alba radiosa della sua Risurrezione”. (Angelus 13 settembre 2009).
Maria, osserva il Pontefice, ci insegna che “più l’uomo è vicino a Dio, più vicino è agli uomini”. Il fatto che Maria, nell’ora della Croce, sia “totalmente presso Dio è la ragione per cui è anche così vicina agli uomini”:
“Per questo può essere la Madre di ogni consolazione e di ogni aiuto, una Madre alla quale in qualsiasi necessità chiunque può osare rivolgersi nella propria debolezza e nel proprio peccato, perché ella ha comprensione per tutto ed è per tutti la forza aperta della bontà creativa”. (Santa Messa, 8 dicembre 2005)
È in lei, prosegue il Santo Padre, che “Dio imprime la propria immagine, l'immagine di Colui che segue la pecorella smarrita fin nelle montagne e fin tra gli spini e i pruni dei peccati di questo mondo, lasciandosi ferire dalla corona di spine di questi peccati, per prendere la pecorella sulle sue spalle e portarla a casa”:
“Come Madre che compatisce, Maria è la figura anticipata e il ritratto permanente del Figlio. E così vediamo che anche l'immagine dell'Addolorata, della Madre che condivide la sofferenza e l'amore, è una vera immagine dell'Immacolata. Il suo cuore, mediante l'essere e il sentire insieme con Dio, si è allargato. In lei la bontà di Dio si è avvicinata e si avvicina molto a noi. Così Maria sta davanti a noi come segno di consolazione, di incoraggiamento, di speranza”. (Santa Messa, 8 dicembre 2005).
Benedetto XVI ci invita a contemplare Maria, ai piedi della Croce, “associata intimamente alla missione di Cristo e compartecipe dell’opera della salvezza con il suo dolore di Madre”:
“Sul Calvario Gesù L’ha donata a noi come madre e ci ha affidati a Lei come figli. Vi ottenga la Vergine Addolorata il dono di seguire il suo divin Figlio crocifisso e di abbracciare con serenità le difficoltà e le prove dell’esistenza quotidiana”. (Discorso alle monache clarisse, 15 settembre 2007)
Il popolo cristiano ha bisogno di pastori santi: così, il cardinale Bertone nella Messa in San Pietro per i nuovi vescovi
◊ “Pastori santi”, di questo ha bisogno il popolo cristiano: lo ha sottolineato stamane il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, nell’omelia della Messa celebrata nella Basilica di San Pietro per i partecipanti al Convegno dei presuli ordinati negli ultimi dodici mesi, aperto ieri pomeriggio a Roma nell’Istituto "Regina Apostolorum", organizzato dalla Congregazione per i vescovi. Il servizio di Roberta Gisotti:
Fedeltà, prudenza, bontà, sono queste le caratteristiche del servizio episcopale, che il Papa aveva messo in luce sabato scorso nell’omelia per l’ordinazione di cinque vescovi e che oggi il cardinale Bertone ha voluto approfondire durante la celebrazione eucaristica per il Convegno, che vede riuniti a Roma fino a martedì prossimo 115 presuli di tutto il mondo, “una iniziativa di grande utilità spirituale e pastorale”, come ha osservato il porporato, portando anzitutto ai partecipanti il saluto e l’incoraggiamento di Benedetto XVI.
“La fedeltà del servo di Gesù Cristo - ha spiegato il cardinale Bertone – consiste nel non cercare di adeguare la fede alle mode del tempo”, ma portando le sue parole di vita eterna alla gente, essendo questo il bene più prezioso affidato al sacerdote; una fedeltà dunque – ha sottolineato il porporato - che “non ha niente di sterile e di statico” piuttosto “è creativa”. La prudenza invece che “non ha nulla a che vedere con l’astuzia” – ha chiarito il cardinale Bertone - “indica il primato della verità, che mediante la prudenza diventa criterio del nostro agire”. Dunque “essere prudenti vuol dire essere innanzitutto persone di verità e dalla ragione sincera”. Infine la bontà necessaria per “coltivare un profondo orientamento interiore verso Dio, il solo Buono, anzi il Bene per eccellenza”.
“Il popolo cristiano ha bisogno di vedere testimoni credibili e di essere guidato da pastori santi”, ha concluso la sua omelia il segretario di Stato vaticano, citando San Giovanni Crisostomo, che ebbe a dire ‘basta un uomo pieno di zelo per trasformare un popolo’. “Sia questo il programma di ciascuno di noi”, ha raccomandato il cardinale Bertone.
Al Granduca Henri di Lussemburgo e a 4 progetti umanitari i premi Van Thuân 2009
◊ Presentata stamani nella Sala Stampa della Santa Sede la seconda edizione del Premio Van Thuân e dei Premi Van Thuân-Solidarietà e Sviluppo. I riconoscimenti vanno quest’anno al Granduca Henri di Lussemburgo e a 4 progetti umanitari. La cerimonia di consegna avverrà domani alle 18.30 presso Palazzo Colonna a Roma, nel settimo anniversario della morte del cardinale vietnamita Van Thuân cui si ispira la Fondazione promotrice dell’iniziativa. Ha seguito per noi la conferenza stampa, Fausta Speranza:
Un forte impegno a favore dei diritti umani e in particolare in difesa della vita e della libertà religiosa: è questa la motivazione del Premio Van Thuân 2009 al Granduca Henri di Lussemburgo. Poi ci sono quattro progetti umanitari: il centro per persone non vedenti, Skills Development Centre for the Blind, guidato dal salesiano don Carlo Velardo a Pakkred in Thailandia, per insegnare arti e mestieri a persone in difficoltà; il Progetto Alas in Colombia, per la costruzione di un Centro di pastorale penitenziaria, voluto dalla Fondazione Caminos in Libertad dell’arcidiocesi di Bogotà; la Cooperazione Missionaria e Sviluppo, onlus di mons. Andrea Vece a Salerno, presso la parrocchia Madonna di Fatima; il progetto di Le Rocher Oasis des cités, un’associazione francese impegnata per la gente di strada. Alle iniziative andranno 15 mila euro ciascuno. Per tutti, i riconoscimenti presentati dal cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che è stato guidato dallo stesso cardinale Van Thuân:
“I premiati avranno in premio una statuetta di San Matteo. Si tratta della riproduzione della statua di San Matteo che esiste nella cripta del Duomo di Salerno sulla tomba di San Matteo; riceveranno una medaglia d’argento che è stata coniata dalla Fondazione Antica Zecca di Lucca da un artista numismatico che è Giuliano Marchetti. E poi, ci sarà il diploma”.
Il cardinale Martino sottolinea l’obiettivo di fondo di tutta l’iniziativa:
“Arrivare a toccare – sempre a titolo esemplificativo – la realtà delle persone che hanno bisogno”.
Un’iniziativa nata con la Fondazione intitolata al cardinale Van Thuân, per il quale è iniziato il processo di Beatificazione. Per ricordare la sua particolare e intensa storia personale presto si farà una fiction. Della sua figura ci parla Giancarlo Caruso, il regista del documentario dedicato all’edizione 2009 dei Premi, presentato in conferenza stampa:
“François Xavier Nguyên Van Thuân è stato per un solo anno cardinale, perché purtroppo è stato colto da una bruttissima malattia. Il cardinale Van Thuân è stata una persona che nel corso della vita ha dovuto subire difficoltà enormi perché era vietnamita e quando divenne vescovo il governo lo rinchiuse in prigione e per circa otto anni è rimasto addirittura in isolamento completo. Quando poi, finalmente, fu liberato, ha sempre parlato di questa sua prigionia quasi come di un dono, cioè di un momento in cui è riuscito a mantenere sempre questo contatto molto forte con Dio. Addirittura, un racconto molto toccante del cardinale Van Thuân dice che alle tre del pomeriggio lui celebrava – anche se era da solo nella sua cella – una Messa molto personale con tre gocce di vino nella mano sinistra e una briciola di pane nella mano destra, a rappresentare l’Eucaristia”.
Per la cerimonia dei Premi, mons. Marco Frisina, direttore del Coro della diocesi di Roma, ha musicato alcuni testi, soprattutto preghiere del cardinale Van Thuân. Ne sottolinea la ricchezza:
“La cosa che mi ha colpito profondamente era la luminosità di questi testi. Per un uomo che è stato tanti anni in una prigione così dura, in isolamento, sentire tanta speranza e tanta luce fa bene al cuore, soprattutto oggi. Fa bene pensare che, nonostante la sofferenza o il martirio – perché si può chiamare veramente martirio per la fede – un uomo possa avere dei sentimenti così delicati, così profondi anche verso i suoi persecutori e verso le persone che lo circondavano”.
Al via la 64.ma Assemblea Generale dell’Onu. Mons. Migliore: la comunità internazionale sia audace nell’affrontare le grandi sfide del nostro tempo
◊ Si apre oggi la 64.ma Assemblea Generale dell’Onu. Tra i temi in primo piano il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, la promozione di una crescita economica sostenibile, lo sviluppo dell’Africa, l’impegno per l’applicazione universale dei diritti umani, un più efficace coordinamento dell’assistenza umanitaria. Intanto, ieri pomeriggio a New York, su iniziativa dell’arcidiocesi di New York e dell’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, l’arcivescovo Celestino Migliore, si è tenuta una celebrazione ecumenica di preghiera in vista dell’assise. Proprio a mons. Celestino Migliore, Linda Giannattasio ha chiesto con quale spirito si viva al Palazzo di Vetro l’attesa per l’apertura dell’Assemblea Generale dell’Onu:
R. – Direi con un rinnovato senso di responsabilità verso la situazione mondiale. Le delegazioni nazionali sono chiamate a riflettere e a delineare i loro programmi per una effettiva risposta alle molteplici crisi che stiamo attraversando, con particolare riguardo al rilancio del multilateralismo e del dialogo tra culture e civiltà.
D. – Recuperare un ruolo da protagonista per le Nazioni Unite: da tempo si parla di rivedere le funzioni del Palazzo di Vetro: c’è questa volontà effettiva nell’ambito dei Paesi membri?
R. – Esiste, indubbiamente, la preoccupata percezione che senza una precisa riforma delle modalità di decisione l’Onu slitterebbe verso una pericolosa perdita di rilevanza. Ma il problema non è di trovare soluzioni tecniche ed istituzionali adeguate, anzi: le proposte sagge ed efficaci abbondano! La questione sta nella volontà politica dei singoli membri che compongono l’Organizzazione e specialmente di coloro che vi esercitano una maggiore influenza politica, economica, militare o demografica di saper usare, cioè di aver l’audacia di promuovere i propri interessi nazionali nel contesto ed in funzione della promozione del bene comune mondiale. Occorre fare delle Organizzazioni internazionali un luogo non di spartizione del potere, ma di attenzione e risposta fattiva ai problemi delle popolazioni.
D. – Ecco, il ruolo nuovo dell’Onu passa necessariamente anche attraverso profonde riforme istituzionali dell’Organizzazione. Quali sono, secondo lei, le più fattibili, in questo momento?
R. – Nel febbraio scorso sono stati avviati i negoziati intergovernativi sulla riforma del Consiglio di Sicurezza: non si tratta di pensare solo all’allargamento a nuovi Paesi, ma soprattutto alla questione del veto che non può più essere visto in termini di privilegio o di potenza, ma va considerato alla luce della giustizia e della solidarietà nel rispondere tempestivamente alle emergenze internazionali. Poi, la recente conferenza sulla crisi economica e finanziaria e il loro impatto sullo sviluppo, ha stabilito un gruppo di lavoro per offrire contributi intesi a ridisegnare le istituzioni finanziarie mondiali.
D. – Sembra che ci si trovi in un momento decisivo per il futuro del processo di pace israelo-palestinese. In che modo l’Onu può promuovere questo dialogo?
R. – L’Onu sta coordinando alcune iniziative e meccanismi di pace; si spera fortemente che la presenza di 130 capi di Stato e di governo a New York la settimana prossima offra un’occasione di incontro e di dialogo tra le parti direttamente interessate.
D. – La crisi economica in questo momento è un altro tema che occupa uno dei primi posti nelle agende internazionali. E’ possibile, secondo lei, creare una comunione di intenti affinché Paesi ricchi e Paesi poveri escano dall’emergenza?
R. – Attualmente le grandi questioni economiche e finanziarie sono dibattute e regolate all’interno di gruppi ristretti, che sia il G8, il G20, mentre le Nazioni Unite rappresentano il G192: cioè, includono nel dibattito e nelle proposte tutti i 192 Paesi del mondo presenti nell’Onu. Dunque i poteri, o gruppi decisionali, devono prestare attenzione e considerazione per la voce del G192, se vogliamo porre le basi per una comunione di intenti.
D. – La guerra è ancora un male che insanguina il mondo. E’ auspicabile una funzione maggiormente mediatrice dell’Onu affinché il dialogo possa prevalere sulle armi?
R. – Troppo spesso il Consiglio di Sicurezza segna il passo o arriva in ritardo sui conflitti e questo è dovuto anche, in gran parte, a quanto si diceva prima sulle necessità della riforma dei meccanismi decisionali. Tuttavia, l’Onu è ben più del Consiglio di Sicurezza, c’è tutta l’attività meno eclatante ma efficace del disarmo. Dopo un periodo di stagnazione, finalmente, da un anno in qua abbiamo sentito buone notizie. Il disarmo nucleare è stato rimesso all’ordine del giorno e ci sono buone speranze per un trattato sulle armi convenzionali. Tutto ciò costituisce un grande passo in avanti per la causa della pace e dello sviluppo.
D. – Solidarietà al posto del confronto: è questa la strada nuova che le Nazioni Unite possono promuovere per risolvere i problemi mondiali?
R. – Sì… Alla pubblicazione della “Caritas in veritate” molti si sono chiesti che significasse l’appello del Papa per un’autorità mondiale capace di affrontare adeguatamente i problemi della Comunità internazionale. Ebbene, l’Enciclica - riconoscendo le Nazioni Unite quale autorità pubblica capace di garantire un ordine sociale a livello mondiale - ha posto l’accento sulla necessità che questo ordine sociale riconosca e rispetti anche un preciso ordine etico e morale delle cose e questa è una strada imprescindibile se vogliamo che l’Onu mantenga rilevanza ed efficacia.
Il cardinale Sandri in visita in Polonia: ho portato la vicinanza e l’incoraggiamento di Benedetto XVI alla comunità dei fedeli
◊ Un’occasione per conoscere la vita e la realtà della Chiesa latina e della Chiesa greco-cattolica in Polonia: questo il significato della recente visita in terra polacca del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Il porporato ha visitato in particolare la diocesi di Sandomierz su invito del vescovo Krzysztof Nitkiewicz, già sottosegretario dello stesso dicastero vaticano. Il porporato ha partecipato all’ingresso di mons. Nitkiewicz nella basilica concattedrale di Stalowa Wola, si è incontrato con il nunzio apostolico in Polonia, l’arcivescovo Józef Kowalczyk, e, ad Ostrowiec, ha consacrato la chiesa della Divina Misericordia. Il cardinale Sandri ha inoltre avuto un colloquio con mons. Jan Martyniakm capo della Chiesa greco-cattolica in Polonia, metropolita di Przemysl-Varsavia. All’incontro ha preso parte anche il presidente dell’episcopato polacco, mons. Józef Michalik. Al microfono di Beata Zajakowska, del nostro programma polacco, il cardinale Leonardo Sandri si sofferma sul significato e i momenti più significativi di questa visita:
R. – Abbiamo visitato i nostri greco-cattolici, che stanno nell’orbita della nostra Congregazione per le Chiese orientali. Sono stato con l’arcivescovo latino di Halyč e poi abbiamo avuto una solenne divina liturgia nella cattedrale greco-cattolica con l’arcivescovo metropolita Martignac: c’erano tanti sacerdoti, tanti fedeli, giovani … E’ stato un incontro che mi è servito non solo per conoscere questa diocesi, questa realtà dei greco-cattolici in Polonia, ma anche per portare una parola di incoraggiamento, di vicinanza, di fratellanza e di grande affetto da parte del Papa con la sua benedizione e di tutta la nostra Congregazione.
D. – Cosa l’ha colpita particolarmente in Polonia, nella diocesi stessa e nel rapporto con i greco-cattolici?
R. – Mi ha colpito la bellezza di queste città, nel senso proprio del termine “bellezza”, perché la bellezza sta soprattutto nella presenza di Dio e, ovviamente, nella natura, ma loro ce l’hanno anche nelle città: sono città piene di chiese straordinarie, magnifiche … Veramente, lì si vede la presenza di Dio! La natura stupenda di questa zona della Polonia e poi la presenza di Dio, in modo speciale, in tutte queste chiese, nelle cappelle, nelle edicole che si trovano per le strade: tutto parla di Dio! E questo mi ha colpito in un mondo come il nostro, nel quale a volte non si vuole dare a Dio il posto che gli corrisponde, il posto più importante.
D. – Lei ha parlato della bellezza delle città, delle chiese. Come ha trovato la gente?
R. – Tutti cordiali, aperti: veramente sono segnati da un’evangelizzazione profonda, visto come partecipano. Ho consacrato una nuova chiesa dedicata alla Divina Misericordia; ho detto che tutti noi abbiamo tanto bisogno della Divina Misericordia per poter portare avanti la nostra vita in mezzo alle difficoltà che sono in noi stessi e nel mondo che ci circonda. Ma ho visto grande gioia nei sacerdoti, nei fedeli e ho visto che partecipavano anche membri della società civile, della società politica, anche gli incaricati dell’amministrazione pubblica; tutti sono stati cordiali e affettuosi. Ho visto una grande devozione anche per il Santo Padre Benedetto XVI.
Esercizi Spirituali a Taiwan, promossi da “Cor Unum”. Il sostegno del Papa a quanti si impegnano per i più poveri
◊ Gli Esercizi spirituali rafforzano la virtù della compassione in quanti si impegnano per coloro che soffrono: è quanto sottolineato da Benedetto XVI in un messaggio indirizzato ai partecipanti agli Esercizi spirituali, promossi dal Pontificio Consiglio “Cor Unum” a Taiwan, dal 6 all’11 settembre scorso. L’iniziativa, rivolta ai responsabili degli istituti caritativi della Chiesa dell’Asia, ha riunito 450 persone, tra cui 6 cardinali e 60 vescovi, provenienti da 29 nazioni e 260 diocesi. L’incontro si è tenuto nell'Università cattolica di Fu Jen a Taipei ed ha avuto per tema le parole di Gesù, “L’Avete fatto a me…” tratte da un passo del Vangelo di Matteo. I partecipanti hanno ricevuto il benvenuto del presidente di Taiwan, Ma Ying-jeou.
Nella prima giornata dell’incontro, il cardinale presidente di “Cor Unum”, Paul Josef Cordes, ha visitato la zona di Taiwan devastata dal tifone Morakot, per portare la consolazione del Signore a quanti sono stati colpiti dal disastro naturale. I partecipanti agli Esercizi spirituali, si legge in un comunicato di “Cor Unum”, si sono soffermati sull’esortazione del Papa, contenuta nella “Caritas in veritate”, per una formazione del cuore. La fraterna comunione vissuta in quei giorni a Taipei, conclude il comunicato, rappresenta un’esperienza di profonda unità per tutti coloro, uomini e donne, che dedicano la propria vita alla lotta alla miseria nel vasto continente asiatico.
Nella seconda metà di ottobre, al via i colloqui tra Santa Sede e Fraternità San Pio X
◊ Al via, nella seconda metà di ottobre, i colloqui tra la Santa Sede e la Fraternità San Pio X, fondata dall’arcivescovo tradizionalista Marcel Lefebvre. A confermarlo è il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, rispondendo alle domande di alcuni giornalisti. Confermati anche i nomi dei tre esperti, per parte vaticana, che parteciperanno agli incontri. Si tratta del domenicano svizzero Charles Morerod, del gesuita tedesco Karl Josef Becker e del vicario generale dell’Opus Dei, il prelato spagnolo Fernando Ocariz Brana. Nei giorni scorsi, intervistato da un giornale tedesco, il cardinale arcivescovo di Vienna, Cristoph Schoenborn, aveva affermato che la Santa Sede spiegherà “molto chiaramente” ai lefebvriani “cosa non è negoziabile”, come “il dialogo con gli ebrei e le altre religioni e confessioni cristiane e la libertà religiosa quale diritto fondamentale dell'umanità”. Il porporato ha quindi ricordato che Benedetto XVI vede come “suo dovere, e con ragione, l'impegno per l'unità della Chiesa”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Una novità assoluta da tempo attesa: la premessa di Benedetto XVI al secondo volume delle “Gesammelte Schriften” di Joseph Ratzinger, presentate dall'autore domenica 13 a Castel Gandolfo
Il vescovo Farrell spiega il significato della visita a Roma dell’arcivescovo Hilarion del Patriarcato ortodosso di Mosca
Intervista al vescovo brasiliano Antonio Muniz Fernandes, presidente della Conferenza episcopale regionale Nordeste 2, in visita ad limina
In rilievo, nell’informazione internazionale, i Paesi membri del G20 sollecitati a favorire il libero commercio
In Cultura, nasce Asset, alta scuola di economia e teologia al Marcianum di Venezia
L'antica sinagoga di Magdala, la città di Maria Maddalena
In Abruzzo, consegna delle prime case ai terremotati. Il direttore della Caritas italiana, mons. Nozza: aiutare la gente a riprendere le proprie attività
◊ Novantaquattro villette di legno prefabbricate, realizzate dalla Protezione civile e dalla Provincia autonoma di Trento con il contributo economico delle donazioni che ha ricevuto la Croce Rossa italiana, saranno consegnate oggi agli abitanti di Onna, uno dei centri abruzzesi più devastati dal sisma dello scorso 6 aprile. E’ questo il segno di un graduale, seppur difficile, ritorno alla normalità per la popolazione d’Abruzzo. In prima linea sul fronte degli aiuti, fin dalle prime ore dopo il terremoto, è la Caritas, che prosegue il suo impegno anche in questa fase di ricostruzione. Intervistato da Fabio Colagrande, il direttore della “Caritas italiana”, mons. Vittorio Nozza fa il punto della situazione degli interventi:
. – Siamo entrati nella fase della ricostruzione, soprattutto di strutture pensate in tre direzioni: la presa in considerazione del bisogno educativo dei minori, e quindi le scuole; il vissuto della comunità che dovrà riprendere a vivere e ad esprimere tutte le sue proprie attività, quello dei centri di comunità; e poi, la consegna di abitazioni in modo particolare a categorie che appaiono come prioritarie, cioè quella degli anziani, degli ammalati e anche degli universitari. Quindi, predisposizione di appartamenti per queste categorie di persone.
D. – Il cardinale Bagnasco ha anche visitato una delle scuole che la Caritas italiana sta costruendo a San Panfilo d’Ocre …
R. – Sì: è una delle tre avviate in questi giorni che dovrebbero essere consegnate – una a Ocre, una a Fossa e l’altra a Rojo – proprio tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre; tre edifici scolastici in prefabbricazione pesante, quindi durevole nei decenni, e capace di ospitare ognuna 168 alunni.
D. – Mons. Nozza, lei ha trascorso molto tempo a L’Aquila. Che clima c’è, in questo momento, in particolare riguardo alla consegna delle case ai terremotati?
R. – Il grosso problema c'è nel momento in cui si attua il ritorno o la collocazione nelle nuove strutture, nelle nuove abitazioni, quando gli abitanti che prima stavano all’interno di un comune, di una parrocchia, riusciranno a ritrovarsi gradualmente all’interno dello stesso contesto, visto che alcune zone sono state talmente disastrate, che non è stato fatto nulla, finora; l’attivazione di nuovi villaggi, di nuove abitazioni comporterà anche il rischio di spezzettamenti o di rottura della stessa vita della comunità o della vita della socialità. Ecco, questa è una preoccupazione che stiamo accompagnando con molta attenzione, perché possa creare il minore aggravio possibile, in un certo senso, per la popolazione stessa. E’ una preoccupazione che certamente andrà accompagnata con tanta attenzione e discrezione. L’altra preoccupazione è quella sui tempi, cioè quanti hanno l’abitazione che può essere recuperata in termini di aggiustamenti... che tempi, quali risorse, quali opportunità avranno a disposizione: ecco, su questo, la popolazione al momento non riesce a percepire parole chiare, indicazioni precise, le opportunità o le possibilità … (Montaggio cura di Maria Brigini)
Serve una mobilitazione generale per garantire a tutti il diritto all'istruzione: l'appello della Ong "Terre des Hommes"
◊ “75 milioni di bambini nel mondo non hanno accesso all’istruzione”: è la denuncia di Terre des hommes che chiede una mobilitazione globale affinché i governi affrontino questa drammatica situazione. La Ong internazionale, pochi giorni dopo la Giornata mondiale dell'Alfabetizzazione, ribadisce che l’istruzione è un diritto che non può essere negato e rilancia la campagna “Io sono presente”. Al microfono di Massimiliano Menichetti, il responsabile comunicazione di Terre des hommes Italia, Paolo Ferrara.
R. - Per 75 milioni di bambini la scuola è una chimera, un diritto a cui non hanno accesso. E’ importante sottolinearlo perché attraverso l’educazione, per molti bambini del Sud del mondo, non soltanto si costruisce un futuro migliore per loro e anche per il loro Paese ma si costruisce anche un presente migliore. A scuola i bambini possono, infatti, avere accesso a un’alimentazione sana e a visite mediche.
D. - Voi ribadite: un bambino che nasce da una mamma che sa leggere e scrivere ha il 50 per cento di possibilità in più di sopravvivere oltre i cinque anni...
R. - Perché a scuola si riceve un’educazione anche sanitaria, si riceve anche la capacità di imparare a dare un’alimentazione migliore ai propri figli e ad avere un’igiene migliore: questo migliora anche la possibilità di mettere al mondo dei bambini.
D. - Il 60 per cento dei piccoli che non hanno diritto alla scuola sono bambine...
R. - Per motivi culturali, per motivi economici, le bambine sono spesso impiegate in lavori domestici in casa o anche a volte anche in altre famiglie. Quelli sono, come sappiamo, Paesi in cui la differenza di genere è ancora molto forte e per le bambine la scuola viene considerata un lusso o addirittura viene vietata.
D. - Ecco, 75 milioni di bambini nel mondo non vanno a scuola. Quali sono i Paesi dove questo dato è più incisivo?
R. - Sicuramente l’Africa è il contenente dove è più difficile l’accesso alla scuola. Mancano le scuole, mancano gli insegnanti, manca spesso la possibilità di poter raggiungere la scuola. Ci sono moltissimi villaggi che sono totalmente tagliati fuori da ogni tipo di educazione. Poi, ci sono zone anche dell’America Latina e dell’Asia dove questo diritto è negato.
D. - Nella vostra campagna “Io sono presente” ribadite: l’istruzione si può garantire. Cosa bisogna fare?
R. - Sensibilizzare l’opinione pubblica perché faccia innanzitutto pressione sui governi. Oggi si destinano pochissime risorse in generale alla cooperazione e allo sviluppo con i Paesi del Sud del mondo. Purtroppo, l’educazione è tra i temi sempre più dimenticati dai governi. Eppure, basterebbe un piccolo aumento - stiamo parlando di qualcosa come l’aumento del 5 per cento sui fondi che i Paesi donatori mettono a disposizione - per poter dimezzare in pochi anni il numero di bambini che non vanno a scuola.
Pakistan: ucciso in carcere il giovane cristiano accusato di blasfemia
◊ Fanish era cristiano e aveva 20 anni. Il 12 settembre scorso era stato arrestato in un villaggio del Punjab, in Pakistan, con l’accusa di blasfemia. Ieri gli inquirenti avevano deciso di trattenerlo in carcere per approfondire le indagini sul suo conto. Ma questa mattina i secondini hanno trovato il suo corpo, senza vita e segnato da gravi ferite. Anche se la polizia parla di “suicidio” per “impiccagione”, secondo gli attivisti per i diritti umani non c’è dubbio: “E’ un omicidio legalizzato”. A spiegarlo ad Asia News – con tanto di fotografie allegate che ritraggono il corpo del ragazzo – è Nadeem Anthony della Commissione pachistana per i diritti umani. “Sono visibili i segni delle percosse e delle ferite sul corpo”. Che hanno ben poco a che vedere con i segni lasciati da un’impiccagione. Ora l’autorità giudiziaria ha disposto che il corpo di Fanish sia trasferito all’ospedale civile di Sialkot per procedere con l’autopsia. Il giorno prima del suo arresto una folla di musulmani si era riunita attorno alla chiesa del villaggio in cui viveva, poco distante dalla città di Samberial, per “dare una lezione” alla comunità cristiana. La chiesa era stata fatta a pezzi e poi bruciata. Le due case a fianco sono state saccheggiate. Dalle ricostruzioni riportate da Asia News risulta che la causa scatenante sia stata il legame sentimentale fra Fanish e una ragazza islamica. Lui è stato accusato di averla “provocata” e di “aver gettato via il Corano che la ragazza aveva fra le mani”. “I musulmani non sopportano che una ragazza musulmana si innamori di un cristiano”, aveva spiegato il direttore della Commissione nazionale di giustizia e pace della Chiesa cattolica, padre Emmanuel Yousaf Mani. Proprio ieri la Commissione aveva espresso “grande preoccupazione” per l’aumento dei casi di violenze contro le minoranze religiose in Pakistan, messe in atto in nome della legge sulla blasfemia. La “profanazione del Corano” è diventata un pretesto facile per colpire chi musulmano non è. Per questo gli attivisti cattolici chiedono “provvedimenti urgenti” al governo. Secondo le ricostruzioni degli esperti, a foraggiare i fondamentalisti islamici in Pakistan sono le organizzazioni straniere che finanziano il jihad, la guerra santa. Il quotidiano Arab Herald ha scritto che un’organizzazione “caritativa” saudita ha devoluto 15 milioni di dollari a un movimento estremista pakistano. Secondo fonti di AsiaNews, l’organizzazione estremista Sipah-e-Sahaba Pakistan (Ssp), legata ad al Qaeda, è implicata anche negli attacchi contro la comunità cristiana di Gojra, durante i quali sette persone sono state uccise. Dietro la raccolta fondi per finanziare gli attentati ci sarebbe la mano di al Haramain Foundation, l’organizzazione messa al bando dall’Onu perché implicata nella rete del terrore di Osama bin Laden. In quello stesso 12 settembre in cui Fanish veniva arrestato, una folla di estremisti, guidata dal leader religioso locale, ha attaccato un insediamento cristiano nella cittadina di Orangi, vicino a uno dei sobborghi di Karachi. Questa volta la causa della rabbia islamica era l’accusa di blasfemia verso un cristiano quarantenne, Lawrence, di 40 anni. Sulla sua casa sono piovute pietre e la folla inferocita ha tentato di prendere d’assalto la chiesa locale. La polizia è intervenuta fermando l’attacco, ma mentre Lawrence è fuggito a nascondersi gli agenti hanno arrestato suo nipote. (V.F.)
Messaggio dell'Onu per la Giornata internazionale della democrazia
◊ “La democrazia non è soltanto un obiettivo in se stessa, ma è anche un potente catalizzatore del progresso economico e sociale, della pace e della sicurezza internazionali e del rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali”. Questo è il messaggio diffuso dalla segreteria generale delle Nazioni Unite in occasione, oggi, della Giornata Internazionale della Democrazia. Un modo in cui la comunità internazionale riafferma “il proprio impegno a favore dello sviluppo di società partecipative e non discriminatorie, fondate sullo stato di diritto e sul rispetto dei diritti umani fondamentali”. Anche se non ci sono dubbi – spiegano - che la democrazia rappresenti il sistema politico e sociale ottimale, esistono tuttora diversi ostacoli alla sua realizzazione. “Restaurare o costruire nuove democrazie – scrivono - preservare le più fragili e migliorare la qualità anche di quelle di lungo corso è un compito che richiede impegno e duro lavoro”. E anche se le prime a doversi impegnare sono le singole nazioni, la comunità internazionale può sostenerle: crescono continuamente le richieste di assistenza che arrivano all’Onu per favorire il rafforzamento della società civile e lo sviluppo di istituzioni, di strutture elettorali o dello stato di diritto. All’Onu tocca valutare gli interventi da attuare. Proprio per questo il segretario generale, Ban Ki-moon, ha consegnato a tutti i membri delle Nazioni Unite un Rapporto Informativo sulla Democrazia, che delinea il quadro operativo dell’organizzazione sul tema della democrazia ed esplicita l’impegno dell’Onu a sostenerla tramite azioni che siano “in linea con i principi universali e democratici”, quei principi che stanno alla base del tessuto normativo delle Nazioni Unite. (V.F.)
Venezuela: preoccupazione dei vescovi per l’ondata di arresti contro chi dissente dal governo
◊ Nelle ultime settimane almeno 13 persone che manifestavano il loro dissenso con il governo, seppure pacificamente e con metodi legali, sono state prima arrestate e poi rinviate a giudizio con diverse accuse. Nella maggioranza dei casi si è trattato di manifestazioni che, tra l’altro, sono state duramente represse dalla polizia, com’è accaduto sia il 22 sia il 26 agosto. Per gli arrestati è scattata l’accusa di “incitamento alla guerra civile”. Mons. Roberto Lückert, arcivescovo di Coro e primo vicepresidente della Conferenza episcopale venezuelana, ha detto che “la Chiesa è molto preoccupata per quest’ondata di violazioni dei diritti dei venezuelani”, sottolineando che la “Costituzione sancisce il diritto alle manifestazioni di protesta”. Occorre che lo Stato, ha aggiunto il presule, “agisca rispettando gli standard che proteggono i diritti umani secondo le regole costituzionali”. Per la Chiesa questi processi penali contro alcuni oppositori sono inaccettabili, poiché si tratta di persone che esercitavano “il diritto a riunirsi, alla libera espressione” nel rispetto della legge. Per l’episcopato è altrettanto preoccupante “che le persone arrestate, che hanno il diritto ad essere processate in libertà, restino tuttora in carcere” sulla base di motivazioni discutibili come per esempio quella di “essere altamente pericolose”. “Alcuni giudici, preposti al controllo della legalità - ha osservato mons. Roberto Lückert - stanno decretando arresti e misure restrittive delle libertà senza distinguere, nell’applicazione delle loro decisioni, tra chi è un imputato e chi è un condannato (…); senza garanzie per il rispetto dell’integrità fisica e la stessa vita di queste persone”. Infine, l’arcivescovo di Coro ha espresso preoccupazione e allarme per il fatto che alcune delle persone arrestate siano state rinchiuse “in luoghi notoriamente insicuri, quasi volendo dare un segnale d’intimidazione non solo” al presunto colpevole “ma anche a tutti i venezuelani”. Sulla stampa locale in questi giorni sono apparse numerose testimonianze e denunce su diversi casi, in particolare su quello di Julio César Rivas, 22 anni, dirigente studentesco arrestato mentre si trovava a casa, nella città di Valencia, da un gruppo speciale della polizia giudiziaria. E' stato accusato di aver preso parte giorni prima a gravi disordini e attacchi contro le forze dell’ordine e dunque accusato di svariati reati gravi, dall’"uso di arma generica” alla “cospirazione a delinquere” e “incitamento alla guerra civile”. Un altro caso simile del quale si parla molto in questi giorni riguarda l’arresto, alcune settimane fa, di Richard Blanco, prefetto di Caracas e presidente di un partito politico, e di altri 11 impiegati del municipio della capitale. (A cura di Luis Badilla)
Cuba: i cappellani potranno celebrare Messa nelle carceri
◊ Secondo quanto dichiarato dal pastore evangelico Miguel Hernández, presidente del Consiglio delle Chiese di Cuba (Cic), il presidente della Repubblica, Raúl Castro, avrebbe autorizzato dal 1° settembre la celebrazione della Messa e di altri riti religiosi nelle carceri del Paese, fino ad oggi consentita soltanto per feste particolari, come la settimana Santa e il Natale. Il presidente dell’episcopato cubano, mons. Dionisio García, secondo quanto riferisce l’agenzia Efe, ha dichiarato di “non essere a conoscenza della decisione” ma ha spiegato che sulla materia “si discuteva da qualche tempo” e alla Chiesa locale era stato anticipato “che qualche misura sarebbe stata presa al riguardo". Lo scorso giovedì, durante una riunione della presidenza del Cic, si è parlato della decisione governativa e al riguardo sono state prese misure come la nomina di Francisco Rodés, direttore del Centro Kairós di Matanzas, quale Cappellano maggiore. Spetterà a lui, si è detto, l’organizzazione dei servizi religiosi delle Chiese evangeliche in tutte le carceri del Paese e dove i detenuti lo richiedano. D’altra parte, nella stessa riunione, si è parlato anche di un regolamento discusso fra le Chiese evangeliche e le autorità per organizzare l’assistenza religiosa sia collettiva sia individuale. A Cuba per diversi decenni non è stato possibile celebrare all’interno delle carceri nessun tipo di rito religioso. Poco prima della storica visita di Giovanni Paolo II, nel 1998, e negli anni successivi, le celebrazioni religiose sono state autorizzate soltanto in determinate occasioni, in particolare per Natale, festa prima soppressa e poi ripristinata, in omaggio - dichiarò una volta l’ex Presidente Fidel Castro - “all’amicizia del popolo cubano por il Papa”. Sino ad oggi la celebrazione della Santa Messa doveva essere prima autorizzata e poi concordata con le autorità dei singoli penitenziari nei suoi aspetti pratici. Per ora la notizia del Consiglio delle Chiese di Cuba (Cic) non ha trovato conferma né smentita da parte delle autorità cubane. Secondo la stampa latinoamericana - che ha diffuso le dichiarazioni del pastore Miguel Hernández, e di altri esponenti evangelici che hanno salutato come “molto positiva e incoraggiante” la misura del governo dell’Avana - è possibile che nei prossimi giorni ci sia una presa di posizione ufficiale e una comunicazione alle diverse confessioni religiose cubane. (L.B.)
Colombia: la Chiesa sottolinea la necessità di reintegrare gli sfollati nella vita sociale
◊ Di fronte alla crescita costante di gruppi di persone “escluse dall’accesso ai diritti e dalla possibilità di compiere i loro doveri” è necessario “individuare percorsi affinché queste persone cessino di essere vittime e ritornino ad essere cittadini di primo rango”. È quanto affermato da mons. Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Barranquilla, presidente della Conferenza episcopale della Colombia (Cec), durante l’apertura del Congresso Nazionale “Inclusione sociale da una prospettiva psicosociale”, svoltosi l’11 ed il 12 settembre a Bogotà. Nel sottolineare l’importanza della “stretta cooperazione” registrata tra la Caritas colombiana ed il Ministero della Protezione sociale, - riferisce l'agenzia Fides - mons. Salazar Gómez ha auspicato la realizzazione di “una proposta per far fronte ad un problema tanto serio come quello della popolazione sfollata”. Accogliere gli sfollati, infatti, assume “grande importanza” e non consiste “semplicemente nel restituire terre e possedimenti, ma richiede il recupero psicosociale delle vittime, affinché riacquistino la loro capacità di essere autentici cittadini”. Occorre, insomma, una “reintegrazione completa delle persone alla vita sociale”, ha aggiunto il presidente della Cec. Da parte sua, il direttore della Caritas colombiana, mons. Héctor Fabio Henao Gaviria, ha evidenziato l’importanza dell’attenzione psicosociale per aiutare gli sfollati a ricomporre il loro progetto di vita. Si tratta di un primo passo “nel cammino di avanzamento verso una costruzione congiunta ed integrale” che permetta di superare situazioni di sradicamento e perdite di beni che coinvolgono gli sfollati. Al Congresso è intervenuta anche la rappresentante del Governo di Bogotá, Clara López Obregón, la quale ha ricordato ai partecipanti “l’enorme responsabilità della solidarietà” verso gli sfollati. Tra i partecipanti all’iniziativa, che rientra tra le attività della Settimana per la Pace, hanno preso parte vescovi di differenti giurisdizioni, direttori di pastorale sociale, sacerdoti, professionisti, operatori pastorali e persone legate alle tematiche degli spostamenti forzati e vittime del conflitto armato in Colombia. L’obiettivo centrale del Congresso è stato quello di “favorire uno spazio di incontro, analisi e riflessione come strategia per promuovere proposte e linee politiche di intervento psicosociale”, permettendo al tempo stesso “la costruzione di nuove realtà sociali che convivano pacificamente con le vittime della violenza sociopolitica in Colombia”. (R.P.)
Argentina: per l'arcivescovo di Rosario le "unioni di fatto" minimizzano il valore della famiglia
◊ “Equiparare le unioni di fatto al matrimonio significa minimizzarne il suo valore e quello della famiglia”. È quanto ha affermato l’arcivescovo di Rosario, mons. José Luis Mollaghan, intervenuto nei giorni scorsi in merito al Progetto di legge sulle coppie di fatto, in discussione nella Provincia. Come si apprende dal comunicato inviato all’agenzia Fides dall’arcivescovado di Rosario, Mons. Mollaghan ha invitato, come Pastore, a “riflettere sul bene comune ed in particolare sulla inestimabile ricchezza del matrimonio e della famiglia”. Come prima cosa – ha detto – occorre “chiarire i concetti, visto che la confusione impedisce di guardare al reale significato delle coppie di fatto, sia nel presente che secondo una prospettiva futura”. Per l’arcivescovo non è possibile “accettare un simile riconoscimento senza un fondamento etico e culturale che lo giustifichi”. Questo tipo di relazioni stabili, quantunque esprimano vincoli che assomigliano al matrimonio, “naturalmente non lo sono e non possono esserlo”. Per cui “equiparare le coppie di fatto alla ricchezza del matrimonio, che è una unione stabile tra un uomo ed una donna, con valori etici integrati nella cultura”, significa “minimizzarne il valore, così come anche quello della famiglia” oltre a creare uno squilibrio per la prole. Una simile legislazione – si legge ancora nel comunicato – “non può prescindere da una profonda relazione con la morale, perché il bene deve essere un componente di tutta la legge”. In tal senso, “una vera legge non è sufficiente che esprimi la volontà del legislatore o di una maggioranza, ma è necessario che abbia una dimensione assiologia e conduca al vero bene”. (R.P.)
Spagna: iniziato ieri il Pellegrinaggio della Croce delle GMG
◊ “Desideriamo giungere al termine del nostro cammino come pellegrini che hanno cercato ed incontrato Cristo Crocifisso”. Lo ha detto il cardinale Antonio M. Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, durante la Veglia di Preghiera celebrata ieri sera, festa della Esaltazione della Santa Croce, nella cattedrale de La Almudena, per l’inizio del Pellegrinaggio della Croce dei giovani e dell’Icona della Vergine Maria, in vista della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid 2011. “Si, vogliamo raggiungere la meta del nostro cammino spirituale, la GMG 2011, ‘radicati e fondati’ in Lui, fermi nella fede, per celebrare con tutti i giovani del mondo, insieme al Santo Padre e ai Pastori della Chiesa estesa su tutta la terra, il trionfo dell’Amore di Dio, manifestato e diffuso sull’uomo e sul mondo nella Croce Gloriosa del Figlio” ha continuato il cardinale nella sua omelia. Purtroppo, ancora oggi, Cristo Crocifisso rappresenta uno “scandalo” per la società, la quale si domanda – ha aggiunto il porporato ripreso dall'agenzia Fides – come sia possibile pensare che la soluzione alle gravi ingiustizie del mondo, al dolore e alle sofferenze dei più deboli, alla malattia e alla morte possa venire proprio “da un giudeo”, messo in croce dal suo stesso popolo. C’è poi chi considera l’annuncio cristiano una stoltezza, nella consapevolezza che l’uomo “non necessita né dipende da Dio”. Di converso, esiste una realtà, “ugualmente reale, attuale ed inequivoca” – ha sottolineato il cardinale Rouco Varela – rappresentata da quei giovani che con le loro vite, “tante volte vuote e spesso disorientate, attendono Cristo nel più intimo del loro cuore”. Inoltre, anche coloro che si scandalizzano e si burlano della Croce di Cristo, “nascondono molte volte dietro la facciata della loro incredulità una irrequietezza e turbamento interiori”. Di fronte a questa situazione, l’arcivescovo ha auspicato: “il nostro camminare con la Croce gloriosa del Salvatore e con l’Icona della Sua Madre Santissima per le strade e le piazze di Madrid e della Spagna” venga “illuminato e trafitto dalla luce e dalla vita di Cristo, attraverso l’amore misericordioso che sgorga dal suo Sacro Cuore”. Solo in Gesù Cristo, infatti, l’uomo, con la semplicità del cuore, potrà incontrare la guarigione, “la sapienza e la forza della Vera Vita”. L’arcivescovo di Madrid ha quindi concluso la sua omelia chiedendo alla Vergine Maria “di insegnarci a fare questo cammino di pellegrini”, attraverso la sua “vicinanza di Madre paziente di fronte alle nostre debolezze e pigrizie, incoraggiandoci a non perderci d’animo”. (R.P.)
Indonesia: approvata la legge sulla lapidazione per l’adulterio. Preoccupazione della Chiesa
◊ Preoccupazione e cauta inquietudine nella Chiesa indonesiana dopo l’approvazione di una nuova legge nella provincia di Aceh, nel Nord dell’isola di Sumatra: il provvedimento autorizza, applicando alla lettera la sharia, la lapidazione (e dunque la pena di morte) per le donne adultere. Il progetto - riporta l'agenzia Fides - è stato approvato all'unanimità dall’Assemblea regionale ed entrerà in vigore tra un mese. La legge prevede, inoltre, l’applicazione di altri precetti della sharia, infliggendo punizioni estremamente severe per altri comportamenti considerati moralmente inaccettabili, inclusa l'omosessualità, punibile con 8 anni di prigione. La popolazione della provincia di Aceh ha combattuto una lunga guerra separatista contro l'Indonesia che si è conclusa solo nel 2005. Da quel momento gode di larghe autonomie e ha progressivamente irrigidito l'applicazione della legge islamica. La notizia della nuova legge ha creato grande sconcerto nella comunità cristiana presente sull’isola e in tutta l’Indonesia. Anche difensori dei diritti umani, Ong, accademici e giuristi hanno condannato apertamente il provvedimento definito “contrario a ogni rispetto dei diritti umani”. “La lapidazione è una pratica contraria alla Costituzione indonesiana; è crudele, disumana e degrada il valore dell’umanità”, affermano numerosi osservatori ed esponenti dei parti politici indonesiani. La graduale stretta ricezione della legge islamica nel diritto pubblico rende la provincia sempre più inospitale per i cittadini non musulmani. Nella capitale Banda Aceh esiste un’unica parrocchia cattolica e i fedeli cattolici sono circa 1.500 su una popolazione di 200mila abitanti. (R.P.)
India: appello dell’arcivescovo di Bangalore dopo gli atti vandalici contro una parrocchia
◊ Vetrate in frantumi, il crocifisso spezzato, le statue della Vergine Maria e di San Giovanni Apostolo danneggiate: questa la drammatica scena che si è trovato davanti padre Aloysius Kuzhupallil, parroco della Chiesa di San Francesco di Sales ad Hebbagodi, nello Stato indiano del Karnataka. L’edificio di culto, infatti, è stato danneggiato da alcuni vandali lo scorso 10 settembre. Un atto che ha scatenato le rimostranze dei fedeli cattolici, scesi in piazza per protestare e chiedere un’indagine accurata sugli attacchi. Un appello alla calma è invece giunto da mons. Bernard Moras, arcivescovo di Bangalore, il quale ha invitato i fedeli a non rispondere a simili provocazioni, ribadendo, tuttavia, che la Chiesa non si arrenderà a coloro che cercano di dividere le comunità religiose. In seguito, il presule ha incontrato i rappresentanti politici locali ed ha chiesto loro l’arresto dei responsabili di tali attacchi. Da notare - riferisce l'agenzia Uca News - che questi ultimi atti di vandalismo sono arrivati all’indomani della fondazione del Forum dei Cristiani Uniti, istituito nello Stato del Karnataka il 9 settembre scorso. A siglare l’intesa, sono state numerose denominazioni cristiane locali, tra cui i cattolici, i luterani, i metodisti, i battisti e gli avventisti. Infine, merita una riflessione il fatto che proprio il 14 settembre di un anno fa, i cristiani del Karnataka furono vittime di violenti attacchi da parte dei radicalisti hindù che colpirono ben 24 Chiese. (I.P.)
La Chiesa indonesiana per le vittime del terremoto
◊ I cattolici indonesiani hanno lanciato una gara di solidarietà in aiuto delle vittime del terremoto che il 1° settembre ha colpito Tasikmalaya, nella provincia di West Java, a circa 300 chilometri a sud est di Jakarta. Le vittime accertate sono 70, 966 i feriti e 5400 i rifugiati. Quasi 7mila edifici sono crollati per le scosse, 7,3 gradi della scala Richter. La Chiesa indonesiana si era mossa subito per aiutare la popolazione. Dopo i primi soccorsi questo è il momento di raccogliere generi di prima necessità, tende, oggetti per la casa e anche offerte in denaro. Tra i primi a invitare fedeli e religiosi a donare c’è il vescovo di Bandung, capitale di West Java, mons. Johannes Pujasumarta. Il presule ha invitato gli ex seminaristi ad avviare “raccolte fondi in denaro e beni di prima necessità” per i rifugiati. L’iniziativa si è diffusa via email e attraverso la pagina di Facebook dedicata al vescovo. Ogni parrocchia delle diocesi di Jakarta e Lampung ha promosso collette di denaro, abiti, cibo e utensili. Il vicario generale dell’arcidiocesi di Semarang, padre Riana Prabdi, ha inviato un team nella zona colpita dal sisma e l’Università cattolica di Parahyangan, a Bandung, ha inviato un gruppo di ragazzi della facoltà di architettura per una prima ricostruzione delle case. (V.F.)
India: contadini dell'Uttar Pradesh vendono mogli e figlie per sopravvivere alla carestia
◊ I contadini della regione del Bundelkhand, nello Stato dell' Uttar Pradesh, vendono mogli e figlie agli strozzini per sopravvivere alla carestia. Il fenomeno sembra sia diffuso a tal punto che le autorità del governo locale hanno annunciato un’indagine e la National Commission for Women ha inviato un suo team per fare chiarezza sulla situazione. Il lungo periodo di siccità che ha colpito quasi metà del Paese - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha messo in ginocchio le produzione agricola. Diversi Stati registrano l’esodo di interi villaggi; molti i casi di contadini che si sono suicidati. Mai prima d'ora le cronache avevano parlato della vendita di persone per ripianare debiti o, nelle migliori ipotesi, sottrarre alla fame i familiari. Le vittime di questo commercio affermano che dalla compravendita di mogli e figlie i contadini possono guadagnare da un minimo di 4mila rupie (poco più di 56 euro), ad un massimo di 12 mila (circa 170 euro). Le autorità locali minimizzano il fenomeno. Accusano di faziosità e strumentalizzazione politica chi parla di migliaia di persone coinvolte in questa moderna tratta delle donne. La stragrande maggioranza dei leader politici, locali e nazionali, si dichiara incredula davanti alla vicenda, ma il fenomeno della compravendita di mogli e figlie porta alla luce del sole la situazione di povertà, arretratezza e sottosviluppo del Bundelkhand. Per mons. Frederick D’Souza, vescovo di Jhansi “è una vicenda tristissima, ma il fatto che sia finita sui media fa sperare che le autorità locali e nazionali e tutte le persone di buona volontà inizino a prendersi cura della popolazione della regione”. Mons. D’Souza spiega che l’attività sociale della Chiesa cattolica nel Bundelkhand procede da oltre 30 anni. “Le nostre suore cercano di aiutare donne e ragazze con corsi di formazione professionale, asili nido, centri di avviamento al lavoro. Sono iniziative con cui le aiutiamo a scoprire la loro dignità e a imparare ad essere indipendenti dal punto di vista economico”. Lo Jhansi Catholic Seva Samaj, opera sociale della diocesi, lavora con donne di età, estrazione sociale e fede diversa. “Nella zona – spiega il vescovo – il 65% della popolazione è costituita da indù, il 30% da musulmani e i cristiani sono poco meno dell’1%. Noi operiamo senza alcuna discriminazione di religione o di casta, cerchiamo di metterci al servizio della popolazione aiutandola a prendere coscienza del proprio valore. Ma è un lavoro duro, che sfida tradizioni e abitudini ormai sedimentate, che sembrano incrollabili”. (R.P.)
Filippine: l’impegno delle scuole cattoliche per contrastare pornografia e pedofilia
◊ La lotta contro l’abuso sessuale sui minori, pornografia e pedofilia è ancora lungi dall’essere vinta nelle Filippine. Sulla scorta di un crescente movimento dell’opinione pubblica nazionale e internazionale, di recente la Camera dei Rappresentanti ha approvato una legge che punisce severamente pornografia infantile, pedofilia, e adescatori di minori via web, ma è tutta la società a dover mostrare un sussulto di responsabilità e di dignità, limitando e denunciando le persone coinvolte in tali terribili traffici. La Chiesa cattolica, da sempre in prima linea per la tutela dei minori, fa la sua parte tramite una campagna di sensibilizzazione a tutti livelli, che ha il suo epicentro nelle scuole cattoliche . “Esse hanno il compito di educare la coscienza dei giovani e di metterli in guardia dai pericoli dello sfruttamento sessuale”, ha sottolineato all’agenzia Fides mons. Deogracias Iniguez, vescovo di Kalookan e presidente della Commissione per gli Affari Pubblici, in seno alla Conferenza episcopale delle Filippine. Le scuole cattoliche hanno un ruolo centrale nel formare rettamente le menti dei ragazzi, nel far comprendere che la pedopornografia è un crimine contro l’umanità, nel diffondere una piena consapevolezza nei minori, potenziali vittime di adescatori e trafficanti. L’impegno è stato ribadito dalla Commissione episcopale per la Pastorale giovanile, che ha annunciato una serie di attività e di seminari nelle scuole cattoliche, per dare un contributo alla lotta contro la pedofilia. Fra le organizzazioni cattoliche filippine più attive in questo campo vi è “Preda”, fondata e diretta dal missionario di San Colombano padre Shay Cullen. (R.P.)
I movimenti per la vita negli Usa: la riforma sanitaria non finanzi l'aborto
◊ Due membri dello staff della Casa Bianca incontreranno questa settimana la presidentessa di Americans United for Life, una delle associazioni per la Vita che stanno protestando contro la riforma sanitaria dell’Amministrazione Obama. Charmaine Yoest si è detta però scettica sui risultati dell’incontro. Attualmente il testo di legge in discussione al Congresso, denominato HR3600, non prevede l’esclusione dell’aborto dai servizi finanziati con fondi federali. Anzi tutti gli emendamenti presentati sinora in tal senso sono stati respinti. Ma il segretario alla salute, Kathleen Sebelius, ha ribadito in un’intervista alla Cbs che il presidente manterrà fede alla promessa pronunciata nel discorso davanti al Congresso il 9 settembre scorso: neanche un dollaro federale servirà a finanziare l’aborto. Il deputato democratico del Michigan, Bart Stupak, ha messo in chiaro che si schiererà con i repubblicani contro la legge se la speaker della Camera, Nancy Pelosi, non consentirà di votare sull’introduzione dell’emendamento Hyde. Questo emendamento è quello, in vigore sino a oggi – che proibisce il finanziamento federale alle interruzioni di gravidanza. Stupak ha detto che dalla sua ci sono altri 39 democratici. In attesa delle deliberazioni del Congresso americano, i gruppi pro-life proseguono la loro mobilitazione per evitare che il divieto venga vanificato da qualche piega normativa. E alcuni di loro hanno promosso una veglia di preghiera. (V.F.)
Cina: nella Mongolia interna inaugurato il Centro diocesano dell’evangelizzazione
◊ Un evento storico, considerato come il più grande raduno degli ultimi 60 anni, si è svolto nel villaggio cattolico di Xiao Ba La Gai, della diocesi di Bao Tou, nella Mongolia interna, nei giorni scorsi, alla presenza di oltre 7.000 fedeli. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, la diocesi ha inaugurato il Centro diocesano dell’evangelizzazione e della formazione, un nuovo edificio di 1.710 mq composto dalla chiesa, dal convento delle religiose della congregazione diocesana delle Serve del Sacro Cuore di Nostra Signora, dalla sala per le conferenze, dal centro di ritiro spirituale, dal centro per la formazione e da un dormitorio che può ospitare oltre 70 persone. Un altro motivo di felicità si è aggiunto all’inaugurazione del Centro: 5 religiose delle Serve del Sacro Cuore di Nostra Signora, hanno emesso i voti perpetui durante la solenne liturgia. Oltre 4.500 fedeli sono venuti dalle altre diocesi, come Ji Ning, Hu He Hao Te, Chi Feng, Tang Shan, Jiang Su e Ji Lin, per condividere questo momento di felicità e partecipare alla solenne benedizione del Centro ed alla Santa Messa presieduta da mons. Liu Shi Gong, vescovo 82enne della diocesi di Ji Ning, concelebrata da 28 sacerdoti. Erano presenti 32 seminaristi e numerose religiose. Le donne che indossavano il tradizionale abito mongolo e il suono degli strumenti musicali etnici, hanno dato un ulteriore contributo all’atmosfera festosa. Per tutta la giornata il villaggio, tappezzato da striscioni che riportavano frasi sull’evangelizzazione, ha risuonato di canti e musica sacra. Alla sera tutti - cattolici e no - sono stati invitati alla grande festa dedicata al tema dell’evangelizzazione conclusa dai fuochi artificiali. (R.P.)
Iraq: l'arcivescovo Sleiman chiede ai cristiani del Paese di restare uniti
◊ La Chiesa non è un’etnia e va ben oltre le origini etniche. Lo ha detto l’arcivescovo latino di Baghdad, mons. Jean B. Sleiman, in un’intervista al Sir. “Bisogna capire se siamo una Chiesa oppure delle etnie – ha spiegato -. Se siamo un’etnia ci sbagliamo di molto, anche politicamente. Quelle etniche non sono le vere frontiere della società attuale che è sempre più multireligiosa e multietnica”. L’arcivescovo lancia un richiamo all’unità dei cristiani in Iraq: l’identità importante è quella cristiana. “Come Chiesa dobbiamo sviluppare un concetto di comunione e di comunità molto più vasto ed aperto – ha spiegato -. Le radici non possono essere dimenticate ma quelle cristiane sono ecumeniche per natura”. E proprio in virtù della loro vocazione ecumenica, i cristiani non possono essere relegati nella Piana di Ninive: “L’idea di una zona sicura per i cristiani nel nord del Paese – ha commentato - ha già causato catastrofi e altre ne potrebbe provocare. Come vescovi iracheni siamo contrari”. (V.F.)
I vescovi tedeschi si dedicano ai catecumeni che arrivano dall'Islam
◊ Ieri i vescovi cattolici tedeschi hanno presentato a Bonn un sussidio per catecumeni di provenienza islamica. La decisione di un islamico di convertirsi al Cristianesimo, per la Conferenza episcopale (Dbk), “è espressione di una libera decisione di coscienza e deve essere rispettata". Secondo i dati forniti dalla Dbk e ripresi dall’agenzia Sir, sono circa 150 ogni anno le persone che chiedono di entrare a far parte della Chiesa cattolica, circa il 4% del totale dei battezzandi adulti. Ma anche nella democratica Germania il passaggio dall'Islam al Cristianesimo non è privo di rischi, anzi “un passo di questo genere può rappresentare un pericolo di vita", spiega il sussidio. I vescovi raccomandano ai responsabili della pastorale un approccio “sensibile con i catecumeni di provenienza islamica” e una preparazione intensiva ma non troppo breve. I catecumeni vanno seguiti con attenzione. “Accompagnare queste persone sul cammino verso il battesimo rappresenta una sfida particolare", scrivono i vescovi, tuttavia, “in nessun caso, il desiderio di conversione deve essere legato a prestazioni sociali o materiali”. Ma nella conversione non c’è nessuno scontro di religione: la Conferenza raccomanda comunque di sottolineare, durante la preparazione al battesimo, il valore attribuito dalla Chiesa alla fede islamica”, poiché “la vita religiosa precedente può arricchire il successivo cammino di fede”. (V.F.)
In Africa si investe sempre di più in telecomunicazioni
◊ Il 32,6% degli africani ha un telefono cellulare e nell’Africa sub-sahariana ci sono almeno 250 milioni di schede sim attive. Gli africani che hanno accesso a Internet sono almeno 30 milioni, 11 dei quali nella sola Nigeria. Queste cifre, citate dall'agenzia Misna, fanno parte di quelle presentate all’African Telecom Development Summit, una conferenza continentale sullo stato delle telecomunicazioni ad Abuja, in Nigeria. Un settore nel quale in Africa, secondo il segretario generale della International telecommunications union (Itu), Hamadoun Touré, nel 2008 sono stati investiti capitali equivalenti a quasi cinque miliardi e mezzo di euro. "Solo fino a dieci anni virtualmente nessun africano era in possesso di un telefonino" ha detto Touré sottolineando la crescita registrata nell’ultima decade anche nei collegamenti Internet, fino a poco tempo fa prerogativa delle classi più abbienti della popolazione. Touré, il primo africano al vertice della Itu, ha spiegato le problematiche da affrontare a livello internazionale per limitare i danni all’ambiente causati dalle nuove tecnologie. Il primo passo per contrastarli è stato l'accordo raggiunto per la produzione di batterie e carica-batterie standard. La Nigeria - principale mercato continentale per l'industria delle telecomunicazioni davanti al Sudafrica - entro il 2020 avrà tanti telefonini attivi quanto gli abitanti. (V.F.)
Spagna: al via il 18.mo Corso di formazione sulla Dottrina sociale della Chiesa
◊ “La crisi, una sfida culturale ed etica”: questo il titolo corso di formazione sulla Dottrina sociale della Chiesa che si svolge, da oggi a giovedì, a Madrid. L’evento, giunto alla 18.ma edizione, è organizzato dalla Commissione episcopale per la Pastorale sociale dei vescovi spagnoli, insieme alla Fondazione Paolo VI, all’Istituto sociale Leone XIII e alla Facoltà di Scienze politiche e sociologia dell’Università Pontificia di Salamanca – Campus di Madrid. Numerose le sessioni in programma: oggi si andrà dalla riflessione sui cambiamenti sociali prodotti dalla crisi economica, alla conferenza sui valori emergenti in tempi di crisi. Centrale anche la ricerca di strumenti per una nuova situazione economica, politica e sociale. Domani, invece, i partecipanti al convegno analizzeranno la proposta caritativa e sociale della Chiesa di fronte alla sfida della crisi economica; seguirà una conferenza dal titolo “La crisi, una sfida per il Terzo Mondo”, mentre nel pomeriggio si cercherà di rispondere a questa domanda: “La fine del capitalismo? Revisione dell’economia di mercato”. Giovedì, infine, sarà mons. Giampaolo Crepaldi, Segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, a tenere la conferenza conclusiva, intitolata “La governance dell’economia globale”. (I.P.)
Ad Assisi il convegno per la Giornata per la salvaguardia del creato
◊ Oggi il “dramma dell’immigrazione” si tratta con una “cinica freddezza” che alla base ha “l’ideologia dell’accaparramento egoistico”. Lo ha detto ad Assisi il vescovo di Terni-Narni-Amelia, mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Chiesa italiana, nel convegno che si è aperto oggi ad Assisi in occasione della Quarta Giornata per la salvaguardia del creato. I migranti, ha sottolineato il vescovo, sono “in fuga da persecuzioni, ma anche e soprattutto dalla povertà prodotta dal degrado ambientale: un degrado spesso causato proprio per produrre il superfluo per gli abitanti dei Paesi ricchi”. Per questo bisogna stare attenti a usare sconsideratamente le risorse naturali “per garantire il presunto diritto al superfluo del quinto più ricco dell’umanità di oggi”. Così facendo, ha precisato, si utilizza “ogni anno il 35% di risorse in più di quanto la Terra riesca a rigenerare per mantenere inalterati gli equilibri che garantiscono la vita”. E ci si prepara a consegnare “all’umanità futura un pianeta devastato”. Il creato è un bene “di tutti e per tutti” e “può essere salvaguardato unicamente con l’impegno di ciascuno”, ha detto il presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, mons. Arrigo Miglio, all’apertura del convegno, intitolato “Natura vivente: comprendere i cambiamenti e le loro cause“. La recente crisi economica e finanziaria, ha sottolineato mons. Miglio, “ha messo in evidenza i danni provocati dalla mancata attenzione e dal disprezzo” dell’uomo verso l’ambiente, e anche Benedetto XVI, nell’enciclica Caritas in veritate, ha fatto riferimento “ai problemi energetici e alla necessità di cambiare stili di vita e modelli di sviluppo”. Siamo quindi "chiamati a condividere i beni del creato con le generazioni di oggi e di domani”. Per questo “è importante insistere sul compito educativo” al quale è chiamata anche “ogni comunità cristiana”: educare alla “responsabilità”, sapendo “che renderemo conto al prossimo e a Dio creatore dell’uso che facciamo dei beni della terra”. (V.F.)
Ad un anno dal fallimento di Lehman Brothers, Obama invoca una riforma della finanza mondiale
◊ "Serve una riforma energica della finanza mondiale". E' stato chiaro il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, nel messaggio sulla crisi economica, ad un anno dal fallimento della Lehman Brothers. Il capo della Casa Bianca ha parlato ieri alla Federal Hall di New York, a due passi dalla Borsa di Wall Street. Ce ne parla Elena Molinari:
“Stop agli eccessi del passato, se Wall Street assumerà di nuovo rischi senza pensare alle conseguenze, il governo questa volta non interverrà a salvarla”. Barack Obama ha colto l’occasione del primo anniversario del fallimento catastrofico di Lehman Brothers per dare una ‘lavata di capo’ al mondo finanziario americano. “Servono nuove norme a livello nazionale e anche mondiale”. Di qui l’invito di Obama al Congresso americano ad approvare rapidamente la riforma presentata dalla sua Amministrazione, e ai Paesi del G20 a varare una revisione radicale delle norme in vigore. “Anche se le tempeste degli ultimi due anni stanno iniziando a placarsi - ha ammonito - il lavoro di recupero prosegue. Per questo il processo di uscita del governo dai mercati finanziari dovrà essere regolare prudente e non impetuoso per passare dal salvataggio del sistema alla sua riabilitazione e ricostruzione”. Il presidente ha invitato, infatti, Wall Street ad autoregolarsi e a usare moderazione e buon senso nella distribuzione dei bonus per il 2009 e nella definizione dei compensi per il futuro.
Medio Oriente
Nuovo giro di colloqui in Medio Oriente dell’inviato speciale Usa, George Mitchell, per rilanciare il processo di pace. L’esponente di Washington ha incontrato stamani a Gerusalemme il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, e stasera si recherà a Ramallah dal presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen. Il colloquio, durato due ore, è stato definito “buono” in una nota dello staff israeliano, nella quale si annuncia un ulteriore faccia a faccia per giovedì. Tuttavia, secondo alcune indiscrezioni, è ancora irrisolta la questione del congelamento degli insediamenti ebraici in Cisgiordania e Gerusalemme est, condizione posta dai palestinesi per riprendere i colloqui di pace in un vertice a tre fra Obama, Netanyahu e Abu Mazen, già ipotizzato entro il mese.
Immigrazione
Nella comunità internazionale è sempre più acceso il dibattito sull’immigrazione dopo che l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, la signora Navanethem Pillay, ha puntato il dito contro le politiche dei respingimenti nei confronti degli immigrati clandestini. La necessità di rispettare il “principio di non respingimento” è stata sottolineata anche dal commissario europeo per la Libertà, la Giustizia e la Sicurezza, Jacques Barrot, che ha poi auspicato la solidarietà di tutti i Paesi comunitari per affrontare il problema dell’immigrazione irregolare. Intanto nel Golfo di Aden, nelle ultime 48 ore, si sono registrati tre incidenti a seguito dei quali 16 migrati sono morti e 49 risultano dispersi.
Somalia
Si acuisce in Somalia lo scontro tra milizie ribelli e truppe straniere. In un blitz, effettuato ieri nel sud del Paese del Corno d’Africa da soldati statunitensi, è stato ucciso il kenyota, Ali Saleh Nabhan, uno dei leader del gruppo integralista islamico al Shebaab. L’episodio rischia di aggravare ancora di più le violenze armate, che hanno ormai messo in ginocchio soprattutto la popolazione civile, che si trova ormai allo sbando. Giancarlo La Vella ne ha parlato con il collega Matteo Fagotto, raggiunto telefonicamente a Mogadiscio:
R. - Dai contatti che abbiamo avuto emerge come una serie di combattenti stranieri stia entrando in Somalia per combattere appunto al fianco di al Shebaab che è l’ala più oltranzista nata dalla spaccatura delle Corti islamiche. Sicuramente l’episodio potrà causare nuovi problemi. Bisogna dire soprattutto che, comunque, richiama l’allarme su questo Paese trascurato dalla Comunità internazionale e che rischia realmente di diventare una nuova fucina di terroristi.
R. - Al Qaeda ha fatto sapere che verrà vendicata questa uccisione. C’è il timore che la rete terroristica internazionale cominci a operare in prima persona in territorio somalo?
R. - Assolutamente sì. Sembra che stia già avvenendo, considerato anche il fatto che lo Shebaab adesso si dichiara apertamente affiliato ad Al Qaeda. Quindi, questo legame sembra esserci, c’è soprattutto il rischio che si espanda, considerato soprattutto il fatto che il governo di transizione somalo è estremamente debole e solo grazie al supporto della missione di pace dell’Unione africana controlla un terzo di Mogadiscio, comprese soprattutto le infrastrutture principali, ma la maggior parte del territorio somalo è controllata dagli insorti.
D. - La popolazione civile è quella che soffre di più immagino. Il dramma umanitario a che livelli è?
R. - Il dramma umanitario è a livelli estremamente alti. Mogadiscio è stata abbandonata da più della metà della popolazione e molti di questi sfollati adesso non riescono ovviamente a sopravvivere e devono fare affidamento sui convogli umanitari che arrivano raramente in Somalia. Quelli che sono rimasti nella capitale rimangono in continuazione alla mercé degli insorti e dell’esercito che si scontrano e che colpiscono in maniera indiscriminata interi quartieri.
Afghanistan
A causa dei sospetti di brogli nelle elezioni presidenziali afghane, le schede di circa il 10% dei seggi saranno ricontate. Lo ha annunciato il presidente della Commissione per i ricorsi elettorali, Grant Kippen, secondo il quale “circa 2500 seggi” su un totale di 25.450 “sono interessati” dalle operazioni di verifica. I risultati parziali, fortemente contestati da Abdullah, posizionano Karzai poco al di sopra della soglia del 50%, una cifra che gli permetterebbe di essere proclamato vincitore senza ballottaggio.
Iran nucleare
L'incontro tra l'Iran e il cosiddetto gruppo 5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu più la Germania), fissato per il primo ottobre, “avrà luogo molto probabilmente in Turchia”. È quanto ha annunciato stamani l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue, Javier Solana. “Gli americani saranno presenti per la prima volta in modo formale”, ha poi spiegato Solana, sottolineando la novità come un elemento che debba essere valutato in modo positivo dagli iraniani.
Iraq
È stato liberato Mountazer al Zaidi, il giornalista iracheno divenuto famoso per aver lanciato il 14 dicembre scorso le sue scarpe contro l'allora presidente americano George Bush nel corso di una conferenza stampa a Baghdad. Immediatamente arrestato, Al-Zaidi fu condannato a tre anni di reclusione. In seguito la pena gli è stata ridotta ad un anno.
Pakistan violenze
Ancora violenze in Pakistan. Un agente di polizia è morto durante un conflitto a fuoco con un commando di tre estremisti, che hanno cercato di far saltare in aria la raffineria di Kemari, una delle più grandi del Paese. A Karachi è salito a 20 il numero delle persone rimaste uccise ieri in una calca durante la distribuzione gratuita di farina. Ci sarebbero inoltre una trentina di feriti. Il responsabile dell’iniziativa benefica è stato arrestato. Secondo le testimonianze raccolte dalla polizia, a causare la calca una guardia privata che avrebbe colpito alcune donne in fila.
Cina: Pechino dice no ad incontro Obama-Dalai Lama
Un portavoce del governo di Pechino ha espresso la ferma opposizione della Cina ad un eventuale incontro tra il presidente americano Obama e il Dalai Lama. Il leader tibetano si recherà negli Usa in ottobre per la prima volta da quando Obama è diventato presidente.
Georgia: Firmato accordo militare tra Russia-Abkhazia- Ossezia
È stato siglato oggi a Mosca un accordo sulla cooperazione militare tra Russia e le due regioni separatiste georgiane di Abkhazia e Ossezia. Il patto, che ha una durata di 49 anni, prorogabili poi per periodi di cinque anni, contempla la creazione di basi militari russe. Il numero dei militari sarà di 1700 per ciascuna Repubblica. Risale all’agosto del 2008 la richiesta delle due regioni, dopo gli scontri tra l’esercito abcaso e quello georgiano, di diventare indipendenti dalla Georgia.
Ue: insediamento del presidente del parlamento europeo Buzek
Rafforzare la famiglia, promuovere il ruolo delle donne e favorire l’integrazione degli immigrati. Sono solo alcuni degli obiettivi indicati oggi da Jerzy Buzek, neopresidente dell’Europarlamento, nel discorso inaugurale del suo mandato nell’emiciclo di Strasburgo. Fra le principali sfide anche la “solidarietà comunitaria” e il “sistema dei valori”. Buzek ha poi affermato che “il parlamento Ue è l’essenza fondamentale del sistema democratico europeo”. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 258
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