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Sommario del 13/09/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • L'Angelus del Papa: non basta credere in Dio, occorre amare i fratelli e una vita purissima seguendo Gesù sulla via della croce
  • Il Papa a Malta nell'aprile 2010 nel 1950.mo anniversario del naufragio di San Paolo
  • Mons. Zimowski: sanità dominata non dall'etica ma dalla logica dell'industria. C'è il rischio di un disastro umanitario mondiale
  • Oggi in Primo Piano

  • L'anniversario della crisi economica mondiale: bilancio del prof. Quadrio Curzio
  • Anno Sacerdotale: la testimonianza di padre Sila, cappellano in ospedale a Civita Castellana
  • Terra Santa: straordinaria scoperta archeologica di reperti del tempo di Gesù
  • La Sagra musicale umbra rende omaggio a Santa Cecilia
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: bruciata una chiesa nella provincia del Punjab
  • Vescovi svizzeri: sanare le divisioni nella Chiesa e nella società
  • Il cardinale Tettamanzi ai musulmani per la fine del Ramadan: "insieme contro la povertà"
  • Il cardinale Bagnasco: "l'amore di Dio ci richiede grande impegno"
  • Arabia Saudita: tremila cinesi si convertono all'Islam per costruire ferrovia alla Mecca
  • Terre des hommes: istruzione negata per 75 milioni di bambini nel mondo
  • Si apre in Colombia la Settimana del Migrante 2009
  • Rivoluzione virtuale a Cuba: l'accesso a internet quasi completamente libero
  • Russia: la cultura ortodossa diventa materia scolastica
  • Riscaldamento globale: il Polo Nord diventa circumnavigabile
  • Mostra di Venezia: Leone d'Oro per "Lebanon" di Moaz
  • 24 Ore nel Mondo

  • Gli Usa pronti a colloqui diretti con la Corea del Nord. L'Iran non rinuncia al nucleare
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'Angelus del Papa: non basta credere in Dio, occorre amare i fratelli e una vita purissima seguendo Gesù sulla via della croce

    ◊   Non è un vero credente chi dice di avere fede ma non ama in modo concreto i fratelli e non segue Gesù sulla via della croce: è questo in sintesi quanto ha detto il Papa oggi all’Angelus a Castel Gandolfo. Benedetto XVI ha ribadito che il Signore non è venuto a insegnarci una filosofia ma la via che conduce alla vita. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Il Papa, commentando le letture della 24.ma Domenica del Tempo Ordinario, esorta i fedeli a rispondere a due questioni cruciali: “Chi è per te Gesù di Nazaret?”. E poi: “La tua fede si traduce in opere oppure no?”. Alla prima domanda Pietro dà una risposta netta e immediata: “Tu sei il Cristo”, cioè il Messia, il consacrato di Dio mandato a salvare il suo popolo. “Pietro e gli altri apostoli, dunque – afferma il Papa - a differenza della maggior parte della gente, credono che Gesù non sia solo un grande maestro, o un profeta, ma molto di più. Hanno fede: credono che in Lui è presente e opera Dio”:

     
    “Subito dopo questa professione di fede, però, quando Gesù per la prima volta annuncia apertamente che dovrà patire ed essere ucciso, lo stesso Pietro si oppone alla prospettiva di sofferenza e di morte. Gesù allora deve rimproverarlo con forza, per fargli capire che non basta credere che Lui è Dio, ma spinti dalla carità bisogna seguirlo sulla sua stessa strada, quella della croce (cfr Mc 8,31-33). Gesù non è venuto a insegnarci una filosofia, ma a mostrarci una via, anzi, la via che conduce alla vita”.

     
    “Questa via – ha aggiunto - è l’amore, che è l’espressione della vera fede”:

     
    “Se uno ama il prossimo con cuore puro e generoso, vuol dire che conosce veramente Dio. Se invece uno dice di avere fede, ma non ama i fratelli, non è un vero credente. Dio non abita in lui. Lo afferma chiaramente san Giacomo nella seconda lettura della Messa di questa Domenica: ‘Se non è seguita dalle opere, [la fede] in se stessa è morta’”(Gc 2,17).

     
    A questo proposito, il Papa cita uno scritto di San Giovanni Crisostomo, uno dei grandi Padri della Chiesa, che il calendario liturgico invita a ricordare oggi:

     
    “Proprio commentando il passo citato della Lettera di Giacomo egli scrive: ‘Uno può anche avere una retta fede nel Padre e nel Figlio, così come nello Spirito Santo, ma se non ha una retta vita, la sua fede non gli servirà per la salvezza. Quando dunque leggi nel Vangelo: «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio» (Gv 17,3), non pensare che questo verso basti a salvarci: sono necessari una vita e un comportamento purissimi’” (cit. in J.A. Cramer, Catenae graecorum Patrum in N.T., vol. VIII: In Epist. Cath. et Apoc., Oxford 1844).

     
    Infine, il Papa ricorda che domani la Chiesa celebra la festa dell’Esaltazione della Santa Croce e il giorno seguente la Madonna Addolorata:

     
    “La Vergine Maria, che credette alla Parola del Signore, non perse la sua fede in Dio quando vide il suo Figlio respinto, oltraggiato e messo in croce. Rimase piuttosto accanto a Gesù, soffrendo e pregando, fino alla fine. E vide l’alba radiosa della sua Risurrezione. Impariamo da Lei a testimoniare la nostra fede con una vita di umile servizio, pronti a pagare di persona per rimanere fedeli al Vangelo della carità e della verità, certi che nulla va perso di quanto facciamo”.

     
    “La croce di Cristo – ha concluso il Papa salutando i fedeli polacchi – non è per noi motivo di scandalo, ma di vanto” perché è il “segno dell’infinito amore di Dio, in cui si è compiuta la nostra salvezza”.

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    Il Papa a Malta nell'aprile 2010 nel 1950.mo anniversario del naufragio di San Paolo

    ◊   Il Papa compirà una visita apostolica a Malta nell’aprile del prossimo anno. Lo hanno annunciato ieri i vescovi maltesi in un comunicato. Si tratta della terza visita pontificia nell’arcipelago dopo quelle di Giovanni Paolo II nel 1990 e nel 2001. Il dottor Alberto Gasbarri, responsabile dei viaggi apostolici del Papa fuori d’Italia, si recherà a Malta in ottobre per l’organizzazione del programma. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Benedetto XVI ha dunque accolto l’invito rivoltogli nei mesi scorsi dai vescovi locali e dal presidente maltese. La visita avverrà nel 1950° anniversario del naufragio di San Paolo nell’arcipelago che secondo la tradizione avvenne nell’anno 60 durante il suo viaggio verso Roma. L’Apostolo delle Genti – narrano gli Atti degli Apostoli – fu accolto dalla popolazione locale “con rara umanità”. Qui rimase tre mesi prima di salpare per la Sicilia: morso da una vipera, non ebbe alcuna conseguenza; molti isolani che avevano malattie accorsero da lui e vennero guariti. Il 16 giugno 2005 Benedetto XVI, ricevendo il nuovo ambasciatore maltese presso la Santa Sede, ha ricordato le profonde radici cristiane di Malta, un “patrimonio di valori culturali e religiosi” sui quali si può costruire “un futuro di solidarietà e pace”. “ Dar vita a un’Europa unita e solidale – aveva sottolineato - è impegno di tutti i popoli che la compongono. L’Europa infatti deve saper coniugare i legittimi interessi di ogni nazione con le esigenze del bene comune dell’intero Continente”.

     
    In questo contesto, in una recente intervista all’Osservatore Romano, l´arcivescovo di Malta, Paul Cremona, ha rivolto un appello ad accogliere i migranti come venne accolto il naufrago San Paolo. Il presule ha spiegato che accogliendo l´apostolo Paolo, i maltesi hanno mostrato "un senso forte di apertura verso il ´diverso´, lo straniero. Un sentimento – ha aggiunto - che deve essere conservato e praticato anche nell´attuale momento storico segnato dalle grandi migrazioni di massa: fenomeno che a Malta, situata nel centro del Mediterraneo, si manifesta in modo particolare essendo teatro di sbarchi di stranieri irregolari provenienti dall´Africa". Occorre "eliminare i pregiudizi – ha affermato – e considerare gli immigrati innanzitutto come persone”.

     
    Malta, indipendente dal Regno Unito nel 1964, conta oltre 410 mila abitanti, al 98% cattolici. Dal primo maggio 2004 è Stato membro dell’Unione Europea e dal primo gennaio 2008 ha adottato l’euro.

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    Mons. Zimowski: sanità dominata non dall'etica ma dalla logica dell'industria. C'è il rischio di un disastro umanitario mondiale

    ◊   C’è il “rischio di un disastro umanitario e sanitario mondiale”: è la grave preoccupazione del Papa riportata oggi dall'arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, durante il Congresso Mondiale della Federazione Internazionale Farmacisti Cattolici, in corso a Poznan, in Polonia, sul tema: “La sicurezza del medicinale: etica e coscienza per il farmacista”. Il presule ha lanciato un accorato appello a garantire l’accesso alle medicine per i più poveri, denunciando il fatto che, nell’attuale crisi economica mondiale, l’assistenza sanitaria ai malati nei Paesi in via di sviluppo, in particolare i bambini, è ancor più diminuita con conseguenze tragiche. Il servizio di Sergio Centofanti.

    “In troppe zone – ha detto - mancano i farmaci di prima necessità, le prestazioni di base che garantiscono la difesa primaria. Spesso, per motivi economici, vengono trascurate le malattie tipiche dei Paesi in via di sviluppo perché, sebbene colpiscano ed uccidano milioni di persone, non costituiscono un mercato abbastanza ricco. Alcuni di questi medicamenti potrebbero essere facilmente realizzati sulla base delle conoscenze scientifiche correnti, ma non vedono la luce per motivi esclusivamente economici. Da qui proviene un termine sintomatico orphan drugs - ‘farmaci orfani’ - vale a dire, quelli che non si studiano, si producono, si distribuiscono perché i potenziali acquirenti, che sono milioni, non hanno la capacità economica di comprarli. Appare evidente – ha affermato il presule - che lo sviluppo dei medicinali è ormai governato non più dall’etica tradizionale della medicina, ma dalla logica dell’industria”.
     
    Un altro drammatico problema – ha proseguito mons. Zimowski – riguarda “la contraffazione e la falsificazione dei farmaci“ che “colpiscono innanzitutto i soggetti in età pediatrica. Falsi antibiotici e falsi vaccini producono gravi ripercussioni negative sulla loro salute. Molte sono le morti per malattie respiratorie nei bambini africani, sicuramente più numerose se curate con antibiotici falsi, senza principio attivo ed in compenso acquistati a caro prezzo. L’uso di antibiotici sottodosati in altri casi induce a fenomeni di selezione di ceppi batterici resistenti. Per quanto riguarda gli eccipienti, si usano sostanze tossiche che possono portare alla morte bambini, come è avvenuto ad Haiti o in Nigeria“. Il presule ha ricordato “che nei Paesi in via di sviluppo la contraffazione è estremamente elevata, principalmente a causa delle insufficienti risorse umane e finanziare e di una legislazione debole relativa alla produzione, distribuzione e importazione dei medicinali. Il fenomeno riguarda innanzitutto i farmaci ‘salva-vita’”. Secondo studi dell’OMS un quarto dei farmaci acquistati per strada nei Paesi poveri è contraffatto. In molte aree dell’Africa sub-sahariana, del Sud-est asiatico e dell’America Latina più del 30 % dei medicinali è falso. Si stima che il 50% degli antimalarici venduti in Africa siano contraffatti. Altri ritengono che in alcuni Stati africani il 60% dei farmaci sarebbe contraffatto (persino il 70% degli antimalarici). In questa situazione mons. Zimowki invita tutti, ma in particolare i farmacisti cattolici “a denunciare con coraggio tutte le forme di contraffazione e falsificazione dei medicinali ed ad opporsi alla loro distribuzione”.

     
    Il presule, citando Giovanni Paolo II, ha poi ricordato il ruolo di servizio alla vita del farmacista cattolico: «Nella distribuzione delle medicine – afferma Giovanni Paolo II – il farmacista non può rinunciare alle esigenze della sua coscienza in nome delle leggi del mercato, né in nome di compiacenti legislazioni. Il guadagno, legittimo e necessario, dev’essere sempre subordinato al rispetto della legge morale e all’adesione al magistero della Chiesa (…) Per il farmacista cattolico, l’insegnamento della Chiesa sul rispetto della vita e della dignità della persona umana, sin dal suo concepimento fino ai suoi ultimi momenti, è di natura etica e morale. Non può essere sottoposto alle variazioni di opinioni o applicato secondo opzioni fluttuanti”. Quindi cita Benedetto XVI allorché dice: «non è possibile anestetizzare le coscienze, ad esempio sugli effetti di molecole che hanno come fine quello di evitare l’annidamento di un embrione o di abbreviare la vita di una persona. Il farmacista deve invitare ciascuno a un sussulto di umanità, affinché ogni essere sia tutelato dal suo concepimento fino alla sua morte naturale e i farmaci svolgano veramente il ruolo terapeutico». Ecco quanto ha detto mons. Zygmunt Zimowski al microfono di Beata Julia Zajaczkowska del Programma polacco della Radio Vaticana:

     
    “Il prossimo mese di febbraio il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute celebrerà i suoi 25 anni di vita e in questa ottica vorrei invitare tutti i farmacisti – associazioni e singoli – a ravvivare la loro identità di farmacisti cattolici e la loro missione al servizio della salute e della vita compiendo sempre in coscienza e scienza la loro professione e vorrei anche sollecitarli ad un impegno fattivo a favore dei malati nei Paesi in via di sviluppo e in particolare per i bambini, affinché essi possano accedere ai medicinali dei quali hanno bisogno, soprattutto per quanto riguarda la lotta contro l’Aids, la malaria e la tubercolosi. Inoltre quest’anno celebriamo anche il IV centenario della morte di San Giovanni Leonardi che è il Patrono dei farmacisti: lui diceva che Gesù Cristo è l’Eucaristia e con grande enfasi additava proprio nell’Eucaristia il farmaco dell’immortalità e dal quale siamo confortati, nutriti, trasformati in Dio e partecipi della natura divina. E’ questo il nostro augurio e la nostra preghiera”.

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    Oggi in Primo Piano



    L'anniversario della crisi economica mondiale: bilancio del prof. Quadrio Curzio

    ◊   Tra il 12 e 14 settembre di un anno fa si consumò il fallimento della banca d’affari Lehman Brothers e il successivo crollo delle borse che portò alla peggior crisi economica dal crack del 1929. Domani, in occasione della ricorrenza del week-end nero di Wall Street, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama pronuncerà un discorso sulla crisi finanziaria. Ma come spiegare gli eventi che hanno cambiato l’assetto economico mondiale? Marco Guerra lo ha chiesto al prof. Alberto Quadrio Curzio, docente di Economia politica presso l'Universita' Cattolica di Milano

    R. – La mia impressione è che ci possano essere due interpretazioni: la prima è che il governo americano sia stato sopraffatto dalla sorpresa degli eventi e non abbia adeguatamente reagito. La seconda – a mio avviso meno gradevole – è che sia stata una scelta di tipo ideologico: il mercato faccia il suo corso, falliscano quelli che devono fallire che tanto poi sarà il mercato stesso a rimediare a questi eventi. Penso che si debba scegliere tra queste due alternative per poter spiegare l’evento verificatosi. Successivamente sia il governo americano sia la Riserva federale intervennero con massicce dimensioni al fine di evitare ulteriori insolvenze.

     
    D. – La crisi ha visto il ritorno del primato della politica con un decisivo intervento dei governi per sostenere la domanda. Ma è stata colta l’opportunità di cambiare il sistema finanziario?

     
    R. – L’intervento dei governi – e soprattutto del governo americano – è certamente di dimensioni che probabilmente non hanno eguali. Tuttavia quest’intervento – peraltro indispensabile per evitare un collasso non solo dell’economia statunitense ma anche di quella internazionale – non ha risolto alcuni dei problemi di fondo. Mi riferisco in particolare al problema di regole migliori e di capacità di supervisione, di controllo per far sì che le regole migliori siano rispettate ed applicate. E’ un problema che non è stato ancora risolto. Tra qualche giorno ci sarà il terzo vertice del G20 a Pittsburg. Mi auguro che i grandi Paesi e gli organismi internazionali come il Fondo monetario che sono stati incaricati di predisporre delle nuove infrastrutture di regolamentazione operino in modo efficace.

     
    D. – I mercati, quindi, sono ancora a rischio speculazione?

     
    R. – In questo momento i mercati credo stiano riprendendosi con una certa solidità. Non vedo momenti speculativi significativi ma temo piuttosto negli anni a venire, laddove le regole non siano modificate e la loro esecutività non sia rafforzata.

     
    D. – I segnali di ripresa si accompagnano ad allarmanti dati sulla disoccupazione. Che fase stiamo attraversando?

     
    R. – Quasi tutti i grandi Paesi sono in ripresa ed alcuni si trovano anche in una fase di pre-espansione. I dati sulla disoccupazione, tuttavia, sono ancora negativi. Questo significa che c’è – com’è sempre accaduto in passato – un certo ritardo degli effetti occupazionali delle crisi di crescita del prodotto interno lordo. La mia impressione è che qualche effetto si continuerà ad avere nel corso del 2010 e questo dovrebbe dare una prevalenza a quelle politiche volte a sostenere l’occupazione.

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    Anno Sacerdotale: la testimonianza di padre Sila, cappellano in ospedale a Civita Castellana

    ◊   Incontrare ogni giorno il Cristo sofferente, nel corpo piagato dell’infermo come nell’animo trafitto di una madre, che veglia il suo bambino al bordo d’un letto d’ospedale. E’ l’esperienza quotidiana di padre Giuseppe Sila, sacerdote polacco, da 4 anni cappellano presso l’ospedale “San Giovanni Decollato Andosilla” di Civita Castellana, nel viterbese. Un servizio speso accanto ai malati e ai loro familiari, per farsi uno con loro nella sofferenza della malattia e nella gioia della guarigione. Claudia Di Lorenzi ha raccolto la sua testimonianza per la nostra rubrica sull'Anno Sacerdotale:

    R. – Alle sei e mezzo di mattina porto la Comunione in ogni stanza. Diciamo qualche preghiera, qualcuno si confessa, do la benedizione. Nell’ospedale sto nel reparto di chirurgia, medicina, maternità e pronto soccorso. Ci vuole quasi un’ora per fare il giro di tutti i reparti. Alle 18.30 di ogni sera c’è la Santa Messa e prima della Messa si scambia anche qualche parola con i malati, le loro famiglie che aspettano nei corridoi.

    D. - Con quali sentimenti si fa incontro a questa umanità sofferente?

     
    R. – Quando vado all’ospedale provo sempre un po’ di trepidazione e di paura perché so che incontro Gesù che soffre e che aspetta qualche consolazione. Come uomo, però, sono anche contento ed anche stanco. Sia al reparto di medicina che in quello di chirurgia a volte i malati neanche parlano, qualche volta prendo loro la mano, faccio il segno della Croce sulla fronte. Qualcuno si lamenta anche e dice – a volte sorridendo e a volte parlando seriamente -: “Dov’è questo Gesù che pregate tanto per il suo aiuto?”. Cerchiamo di dare aiuto, di farli andare avanti. Come diceva San Paolo: “Cerchiamo di piangere con chi piange e di ridere con chi ride”.

     
    D. - C’è qualche episodio che ricorda con particolare emozione?
     
    R. – Qualche volta può accadere che il malato voglia i sacramenti e la famiglia invece decida di aspettare ancora. In alcuni casi sono contento di aspettare perché a volte mi trovo d’accordo con i familiari ed altre, invece, con il malato. In ogni caso, tutti prendono con gioia i sacramenti, con la preghiera. Una signora una volta mi ha chiesto: “Padre, voglio confessarmi perché sento che tra qualche giorno il Signore mi chiamerà”. Si è confessata, ha preso la Comunione ed il giorno dopo è stata chiamata dal Signore. Quando poi passo nel reparto maternità ci sono le mamme che aspettano il loro bambino e delle volte succede che la mamma mi dica: “Padre, mi benedica la pancia perché c’è il mio bambino dentro” ed io lo faccio volentieri. Le mamme soffrono e piangono durante il parto. Prima c’è la sofferenza ma poi viene la grande gioia, come dice la Bibbia, per la nascita di un nuovo uomo. Una volta ci hanno chiamato perché il vicario del nostro vescovo era in gravi condizioni ed io, con trepidazione, mi sono recato lì. Avevo le mani che tremavano, ma gli ho dato comunque i sacramenti. Il vicario ha continuato a vivere, adesso si è ripreso e dice che grazie a me ha ricevuto la salute. Io ho risposto che non doveva ringraziare me ma il Signore, perché io sono soltanto il suo strumento.

     
    D. - Come comunicare il significato della Croce, il senso ultimo del dolore dell’uomo, e dare speranza?

     
    R. – Non è facile perché la sofferenza è un grande mistero ed ogni uomo vive la sua particolare e personale sofferenza. A Maria Santissima chiedo la salute per gli infermi e chiedo anche che ci aiuti a stare vicino a loro, perché qualche volta puoi non esser preparato bene, magari sei stanco e devi comunque portare a questi malati un po’ di sorriso e di speranza. Ci vuole sempre molta forza. Una forza che so non venire da me ma dal Signore. E’ lui che ci dà la forza per poter aiutare questi malati.

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    Terra Santa: straordinaria scoperta archeologica di reperti del tempo di Gesù

    ◊   Potrebbe essere una riproduzione del candelabro a sette bracci che si trovava nel Tempio di Gerusalemme il bassorilievo scoperto in questi giorni a Migdal, sulle rive del lago di Tiberiade, nel nord di Israele. Una straordinaria scoperta. Il servizio di Fausta Speranza.

    La riproduzione del candelabro scolpita su una pietra rettangolare è databile tra il 50 a.C. e il 100 d.C. In ogni caso, emergono i resti di una sinagoga probabilmente degli anni in cui è vissuto Gesù. Solo altre sette della stessa epoca sono state riportate alla luce nel mondo. Si parla di un mosaico ancora tutto da pulire. Il terreno del ritrovamento appartiene ai Legionari di Cristo. E della stessa Congregazione è padre Juan Solana che è responsabile del Centro Pontificio Notre Dame a Gerusalemme. E’ lui a spiegarci l’importanza della scoperta innanzitutto per gli ebrei:

     
    “E’ veramente un ritrovamento molto particolare. Questa pietra, di cui hanno parlato molto gli israeliani ed anche il Ministero delle Antichità d’Israele, sembra sia un ritrovamento unico nel suo genere perché ha diversi segni che si sono trovati già in diversi luoghi in Israele, in monete e in altri muri. E’ però la prima volta che si trovano tutti insieme ed allora questa particolarissima e bella pietra traccia tanti segni di quel periodo. C’è anche il candelabro dalle sette bracci che, a detta degli archeologi israeliani, è il più antico che sia mai stato trovato finora”.

     
    Ma c’è poi un significato e un valore particolare per i cristiani, per i cattolici:

     
    “Sappiamo che a Cafarnao ci sono le fondamenta di una sinagoga dei tempi di Gesù, su cui poi gli ebrei nel IV-V secolo hanno costruito una nuova sinagoga molto bella e grande. Una sinagoga con i banchi, le colonne, affreschi, che si trovano qui dal tempo di Gesù. Mi pare che questo sia un caso unico. Per coloro che non lo sanno, Migdal o Magdala si trova a soli sette chilometri da Cafarnao; quindi, se Gesù si stabilì a Cafarnao per i tre anni del suo ministero pubblico, è chiaro che si sarà trovato più volte ad insegnare, a predicare e ad ascoltare la gente di Magdala. Oltre a ciò, penso che la stragrande maggioranza degli abitanti di Magdala – come tutti quelli delle aree circostanti al lago di Tiberiade – prima o dopo hanno incontrato Gesù. Stiamo quindi parlando di una popolazione che è stata sicuramente testimone oculare della vita, del ministero e dei miracoli di Gesù. E possiamo quindi ben ipotizzare che in questa sinagoga si siano incontrati dei fedeli che sono passati dal giudaismo al cristianesimo proprio nei primissimi anni, perché erano discepoli di Gesù, convivevano con lui, conoscevano gli apostoli, lavoravano nello stesso lago e prima o dopo hanno incontrato il Signore. C’è poi anche il fatto che Magdala è il paese natale di Maria Maddalena e quindi Maria si recò sicuramente tante volte in questa sinagoga per pregare, incontrare la gente ed ascoltare gli insegnamenti”.

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    La Sagra musicale umbra rende omaggio a Santa Cecilia

    ◊   Una grande festa della musica in onore di Santa Cecilia: così si presenta la 64.ma Sagra musicale umbra, dedicata alla patrona della musica e dei musicisti, iniziata ieri e in programma fino al 25 settembre tra Perugia e alcune delle più belle località dell’Umbria. Tra i quindici concerti di questa edizione, ricchi di partiture barocche e contemporanee, spiccano alcune rarità antiche e moderne, eseguite da ensemble ed orchestre di rilievo internazionale, alcune delle quali ospiti per la prima volta in Italia e alla Sagra. Tra gli artisti che hanno dedicato opere di rilievo a Santa Cecilia figurano certamente Haendel e Haydn - per i quali il 2009 è un anno celebrativo – ma anche compositori come Charles Gounod, come spiega al microfono di Silvia Mendicino il direttore artistico della Sagra musicale umbra, il maestro Alberto Batisti:

    R. – Nel ‘500 comincia il culto musicale di Santa Cecilia, si sviluppa a Roma proprio nel ‘500, e torna a Palestrina la Congregazione dei musici di Santa Cecilia, con una fioritura di lavori musicali. La composizione più vicina a noi, ispirata a Santa Cecilia è quella di Arvo Pärt, ispirato alle pagine del breviario romano dedicato a Santa Cecilia, e la grande Messa, che a metà dell’Ottocento ha scritto Charles Gounod, una Messa molto teatrale, se vogliamo, visto anche il ruolo decisivo, centrale, che Gounod ha avuto nell’opera francese romantica. E del resto anche questa Messa ha tutti i tratti grandiosi, spettacolari, di quello stile.

     
    D. – Maestro, altri due, oltre Santa Cecilia, sono i protagonisti della Sagra di quest’anno, i grandi compositori di cui nel 2009 ricorrono importanti anniversari: Haydn e Haendel...

     
    R. – Questo è proprio uno dei motivi che mi ha spinto a dedicare a Santa Cecilia, cioè di poter cogliere nei centenari di Haydn e Haendel, che sono pilastri assoluti nella storia della musica, punti di riferimento continuamente presenti nell’ispirazione dei compositori successivi ai loro contemporanei, proprio perché sia Haydn che Haendel hanno dedicato a Santa Cecilia alcuni dei loro lavori più importanti. “Lode per il giorno di Santa Cecilia” di Haendel riprende questa tradizione britannica di fare dei festival dedicati a Santa Cecilia. E’ una pagina assolutamente geniale che noi presentiamo, però, in una versione particolare, quella che fu realizzata da Mozart nel 1790, proprio per rendere disponibile questa musica ad un pubblico, che non era più abituato al linguaggio barocco.

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    Chiesa e Società



    Pakistan: bruciata una chiesa nella provincia del Punjab

    ◊   È ancora violenza, in Pakistan, contro i cristiani. Venerdì scorso, in un villaggio del Punjab, una folla di musulmani, dopo la preghiera nella moschea locale, ha dato fuoco a una chiesa. A scatenare la rabbia degli estremisti islamici stavolta è bastato il sentimento nato tra due giovani, un cristiano di vent’anni e una musulmana di 15. Il ragazzo, secondo le accuse della folla che due giorni fa si è armata di spranghe e mattoni e ha bruciato la chiesa del piccolo villaggio di Jaithikev, nella popolosa provincia del Punjab, avrebbe gettato in terra il Corano dell’amata. Gli assalitori hanno devastato anche due abitazioni adiacenti all’edificio di culto, utilizzato sia dai protestanti che dai cattolici. L’appello alla mobilitazione – riferisce un comunicato della Commissione nazionale di Giustizia e pace, presieduto da padre Emmanuel Yousaf Mani e diffuso da Asianews – è stato lanciato in moschea al termine della preghiera. Circa 35 le famiglie cristiane che hanno abbandonato le proprie abitazioni. Resta, infatti, alta la paura, dopo i fatti di Gojra, enclave cristiana del Pakistan, dove il primo agosto scorso sono state uccise 11 persone. E dall’inizio del 2009 – informa Avvenire – salgono a sette gli attacchi contro le minoranze religiose nel Paese (il 20 per cento della popolazione), sempre con il pretesto della legge anti-blasfemia. Venerdì, la polizia è intervenuta prima che la tensione salisse ulteriormente, allontanando gli estremisti dalle abitazioni cristiane e arrestando il padre del giovane cristiano preso di mira dagli assalitori. (S.G.)

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    Vescovi svizzeri: sanare le divisioni nella Chiesa e nella società

    ◊   È un appello alla riconciliazione quello lanciato dalla Conferenza episcopale svizzera (Ces), in vista della Festa federale di ringraziamento, penitenza e preghiera che quest’anno si celebra il 20 settembre. In una lettera pastorale indirizzata a tutti i fedeli, i presuli ricordano che “l’Onu ha dichiarato il 2009 Anno della riconciliazione. Ma quest’anno ricorre anche il 40.mo anniversario della Commissione Giustizia e Pace dei vescovi svizzeri”. Quindi, continua il messaggio, “la Festa federale di ringraziamento offre l’occasione di riflettere su quello che, nel nostro Paese e nella nostra vita, merita di essere riconciliato”. Poi, i presuli puntano il dito contro le numerose controversie presenti nella società elvetica, come le tensioni tra gli svizzeri e gli immigrati, il problema del mobbing nel mondo del lavoro, gli scontri tra partiti politici, le incomprensioni in famiglia: “Uno dei segni sconvolgenti di tutto ciò – si legge nel messaggio – è il numero crescente dei divorzi”. E le incomprensioni non mancano neanche all’interno della Chiesa stessa, ribadiscono i vescovi svizzeri, sia a livello diocesano che parrocchiale. Di qui, l’invito della Ces a guardare a Dio, che “ci offre la riconciliazione e la pace attraverso suo Figlio Gesù Cristo”, il quale ci ha riconciliati “morendo sulla croce per tutti gli uomini, senza distinzioni”. Per questo, “come Chiesa e come battezzati, noi abbiamo una missione di riconciliazione, tanto più urgente oggi, in un mondo globalizzato, ma spesso non riconciliato”. Come impegnarsi, allora, a favore della pace? A questa domanda, i vescovi svizzeri rispondono in modo molto concreto: “È illusorio – scrivono – pensare al pacifismo in generale; meglio agire in quei contesti in cui si può veramente fare qualcosa, come in famiglia, tra gli amici, nell’ambiente lavorativo e in parrocchia”. Infatti, ribadisce il messaggio della Ces, “la riconciliazione ricomincia da noi stessi. Noi dobbiamo, in primo luogo, riconoscere i nostri errori e poi dobbiamo cercare di comprendere il motivo dello scontro con gli altri”. In fondo, continuano i vescovi, bisogna agire come i bambini che “spesso litigano fra loro, ma si riappacificano in fretta e non portano rancore”. Ma come fare ciò? La strada da seguire è quella del perdono, affermano i vescovi: “Bisogna guarire dal passato perché ci sia la riconciliazione. E la guarigione è possibile grazie al perdono, chiesto e donato”. “Voler dimenticare il passato – continuano i presuli – non basta. L’oblio attiene alla memoria. Il perdono attiene al cuore e necessita di tempo e di un percorso interiore”. Certo, riconosce la Ces, non si tratta di un percorso facile; però ci aiuta il sapere che “non siamo noi a fare il primo passo, perché Dio lo ha già compiuto prima di noi e ci ha proposto la riconciliazione e il perdono”. Di qui, l’auspicio finale dei presuli che “la Chiesa elevetica e tutto il Paese diventino esempi di riconciliazione. La Svizzera, una nazione piccola, neutrale, ma aperta al mondo, ha la vocazione a lavorare per la riconciliazione”. (I.P.)

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    Il cardinale Tettamanzi ai musulmani per la fine del Ramadan: "insieme contro la povertà"

    ◊   "Insieme per vincere la povertà: la povertà materiale di chi non ha cibo per il corpo, la povertà spirituale di chi è ostacolato nella possibilità di nutrire facilmente il proprio spirito religioso, la povertà culturale degli atteggiamenti intolleranti e fondamentalisti, uguali e contrari, che purtroppo non mancano nei nostri mondi cristiano ed islamico". È questa la strada comune che l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, prospetta nel messaggio rivolto ai musulmani per la fine del Ramadan (20 e 21 settembre), messaggio che si affianca a quello inviato dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Prima di tutto, spiega il porporato, facendo riferimento all’Expo 2015 di Milano dal tema "Nutrire il pianeta", occorre vincere la battaglia contro la fame e, per riuscirvi, è indispensabile "collaborare insieme in qualche iniziativa con il comune scopo di sensibilizzare le coscienze dei cittadini ad un impegno personale e sociale di solidarietà". In secondo luogo - si legge sul sito dell'arcidiocesi di Milano -, recuperando il valore della sobrietà, bisogna invertire la tendenza che consente "a una minoranza privilegiata dell’umanità di consumare la stragrande maggioranza dei beni prodotti dalla terra". Infine, la battaglia contro la povertà culturale, perché "negare ad esseri umani la possibilità di nutrire lo spirito in conformità alla propria tradizione religiosa è uno dei più gravi attentati alla vita e alla pace sul nostro pianeta. È pertanto un dovere di tutti, musulmani e cristiani, vincere quella povertà culturale che è il terreno in cui nascono e si sviluppano le forme incivili e intolleranti del fanatismo fondamentalista che nega l’altrui libertà di culto". (S.G.)

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    Il cardinale Bagnasco: "l'amore di Dio ci richiede grande impegno"

    ◊   "Scoprirci amati da Dio deve piegarci per la commozione e renderci terribilmente responsabili: non c’è nulla di più grave e serio che essere responsabili dell’amore da cui siamo amati". Questo il forte richiamo lanciato dall’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, ieri nell’omelia tenuta nel capoluogo ligure in occasione dell’apertura delle celebrazioni per il quinto centenario della morte di Santa Caterina da Genova. "Dire che il centro della nostra fede è Dio che ama l’umanità fino al sacrificio estremo – ha detto il porporato – non è una poesia che rende il cristianesimo una religione edulcorata, così che, in fondo, alla fine tutto si aggiusta senza troppo impegno e soprattutto senza fatica". Santa Caterina, ha sottolineato il cardinale, "è stata una mistica: per questo ha inciso sulla storia". Caterina Fieschi Adorno – ricorda Avvenire – è nata nel 1447 e ha fondato la "Compagnia del divino amore". Morta il 14 settembre 1510, è stata proclamata santa nel 1737 e dal 1943 è patrona secondaria degli ospedali italiani. (S.G.)

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    Arabia Saudita: tremila cinesi si convertono all'Islam per costruire ferrovia alla Mecca

    ◊   Conversioni in massa all’Islam di cinesi che vogliono lavorare alla Mecca. È accaduto in questi giorni in Arabia Saudita: 660 operai e tecnici cinesi hanno abbracciato la religione musulmana in una cerimonia pubblica nella città santa all’Islam, mentre altri 2.722 hanno fatto altrettanto nella città di Al- Taif. Obiettivo: poter lavorare alla costruzione della ferrovia ad alta velocità che dovrà collegare i due luoghi sacri di Mecca e Medina con la città costiera di Gedda. Ne dà notizia il giornale “Saudi Gazette”, ripreso da Avvenire, che riporta le parole del sottosegretario al Governatorato della Mecca Abdul Aziz Al- Khudhairi: “Il numero dei nuovi fedeli all’Islam che arrivano dall’Estremo Oriente è destinato a salire ancora: attendiamo altre conversioni di massa”. Tutto nasce dalla gara d’appalto per la costruzione della ferrovia ad alta velocità che è stata vinta nel febbraio scorso dalla China Railway Engineering Corporation. Un progetto da oltre un miliardo di dollari per un treno superveloce che dovrebbe risolvere i problemi di viabilità durante l’Hajj, il periodo in cui i musulmani di tutto il mondo compiono il pellegrinaggio alla Mecca. La vittoria della società cinese aveva però fatto scoppiare un caso politico- religioso: secondo la legge islamica solo i fedeli musulmani possono camminare nella Città Santa. Dopo mesi di polemiche, la soluzione sembra essere venuta da sola: i cinesi che saranno occupati nella costruzione del treno veloce hanno pronunciato la “shahada”, la dichiarazione di fede. “Ora chi ci chiedeva di licenziarli è contento che abbiano abbracciato l’Islam”, ha detto il sottosegretario. (S.G.)

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    Terre des hommes: istruzione negata per 75 milioni di bambini nel mondo

    ◊   Mentre in quasi tutta Europa le scuole riaprono, Terre des hommes rilancia in Italia la Campagna per l'istruzione globale "I0sonopresente” (www.iosono presente.it) e ricorda che l’accesso all’istruzione primaria è negato ancora a 75 milioni di bambini nel mondo. “Un dato spesso sottovalutato - sottolinea il presidente dell’associazione Raffaele Salinari - è che un bimbo che nasce da una mamma che sa leggere e scrivere ha il 50 per cento di possibilità in più di sopravvivere oltre i 5 anni”. L’iniziativa, presentata su Redattore Sociale, scommette sul passaparola virtuale, chiedendo a quanti vi aderiscono di promuovere il diritto all’istruzione registrandosi sul sito dell’organizzazione, caricandovi la propria immagine (“Mettendoci la faccia” è lo slogan del progetto) e contribuendo così a creare una community responsabile che, attraverso gesti molto semplici, darà valore alla difesa dell’infanzia e verrà allargata ad amici e conoscenti. La campagna di sensibilizzazione, destinata a proseguire per diversi mesi, sarà ospitata all’interno di vari eventi che toccheranno le città di Milano (17 settembre, Milano Film Festival), Torino ( 13 e 23 settembre, Festival MITO) e Trieste (10 e 11 ottobre, Barcolana). (S.G.)

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    Si apre in Colombia la Settimana del Migrante 2009

    ◊   “Accrescere il nostro lavoro pastorale di accoglienza e attenzione umanitaria” e “risvegliare la coscienza e l’impegno sociale delle comunità nei confronti degli immigrati e degli sfollati, tenendo in considerazione la loro diversità culturale”. Così, in sintesi, gli organizzatori della Settimana del Migrante 2009, spiegano gli obiettivi dell’evento che ha per slogan: “Costruendo la dignità nella diversità culturale”. L’appuntamento – informa Fides – è a Bogotà, capitale della Colombia da oggi sono al 20 settembre e sarà coordinato dalla Sezione di Mobilità Umana del Segretariato Nazionale di Pastorale Sociale (SNPS/Caritas Colombiana), che per l’occasione ha elaborato un’apposita guida per le celebrazioni nelle varie comunità. Ricordando l’Anno Paolino appena concluso, si sottolinea che “l’attitudine dell’Apostolo delle genti, ci convoca ad accompagnare le diverse situazioni sociali e culturali attraverso la nostra azione pastorale di accoglienza, per dare testimonianza fraterna nel servizio ai fratelli immigrati e sfollati”. Tra le varie iniziative previste nel corso della Settimana, diversi convegni sul tema dell’immigrazione dalla prospettiva della differenza, un pellegrinaggio, trasmissioni specifiche su alcuni mezzi di comunicazione, una Festa dei popoli allo scopo di promuovere l’integrazione multi-etnica. (S.G.)

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    Rivoluzione virtuale a Cuba: l'accesso a internet quasi completamente libero

    ◊   Negli ultimi anni, a Cuba, sempre più cittadini hanno sfidato le rigide leggi di accesso al Web, aprendo nuovi spazi virtuali per analizzare e criticare liberamente il sistema politico del Paese. E, si legge su Avvenire, alla fine il regime dell’Avana ha deciso di voltare pagina. Dopo anni di contrasto tra le autorità e i blogger, ieri, è arrivata la svolta. Il ministro delle Comunicazioni Ramiro Valdes ha sancito, con una risoluzione, la connessione libera. I cubani che, a causa dell’arretratezza tecnologica non dispongono di linee private, da oggi possono navigare in rete dagli uffici postali, trasformati in cyber café. E l’accesso è consentito a qualunque tipo di sito e non solo alla lista governativa di pagine consigliate. Prima i cittadini potevano consultare legalmente solo queste ultime. Finisce così il monopolio statale sull’informazione, anche se i siti più anticastristi continueranno ad essere inaccessibili. A disposizione, invece, tutti i giornali del mondo. (S.G.)

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    Russia: la cultura ortodossa diventa materia scolastica

    ◊   Quasi il 70 per cento dei russi è d’accordo con l’introduzione di corsi sui “Fondamenti della cultura ortodossa” nelle scuole pubbliche del Paese. È quanto emerge da un sondaggio realizzato dal centro ricerche Levada Center in 46 regioni della Federazione russa. L’insegnamento della cultura ortodossa nelle scuole elementari e medie è diventato oggetto di dibattito pubblico nazionale da quando il Ministero dell’Istruzione ha annunciato il lancio di un progetto pilota per la “Formazione spirituale e morale” degli studenti. Dalla primavera di quest’anno – informa Asianews – 20 mila classi in 12 mila scuole della Federazione inseriranno nel loro curriculum formativo un corso dedicato alla studio di una religione a scelta tra cristianesimo ortodosso, islam, giudaismo o buddismo. Il sondaggio realizzato dal Levada Center rivela che il programma pilota, destinato a diventare operativo in tutte le scuole della Federazione entro il 2012, pare molto apprezzato dalla popolazione: solo il 19 per cento degli intervistati si dice, infatti, contrario. E, per il mondo accademico più laicista, l’iniziativa, fortemente voluta del Cremlino, afferma un’indebita invasione della religione nell’educazione. Critiche ai nuovi corsi vengono anche dalle confessioni cristiane non ortodosse escluse dal novero delle quattro religioni proposte agli studenti. Le diverse denominazioni protestanti presenti in Russia hanno annunciato, per il 15 settembre, un documento unitario. Esse lamentano risvolti discriminatori dei corsi di “Formazione spirituale e morale”e accusano il Cremlino di voler affermare la posizione dominante dell’ortodossia ai danni delle confessioni cristiane minoritarie. (S.G.)

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    Riscaldamento globale: il Polo Nord diventa circumnavigabile

    ◊   Dall'Asia all'Europa tramite il “passaggio a Nord-Est”, il grande bacino tra Groenlandia e Siberia che per secoli è stato invaso e bloccato dai ghiacci. Complici il riscaldamento globale e lo scioglimento dei ghiacci, un’impresa considerata finora impossibile, è diventata, infatti, realtà. A realizzarla, nei giorni scorsi, due cargo tedeschi, partiti dalla Corea del Sud alla volta dell'Olanda, non attraverso il Golfo di Aden e il Canale di Suez – rotta navale di 11 mila miglia nautiche – ma percorrendo l'oceano Artico lungo le coste siberiane (3 mila miglia nautiche e dieci giorni in meno di viaggio). Negli ultimi anni, gli esperti di navigazione avevano notato l'apertura di un varco: è da quel corridoio di mare che sono passati i due cargo Fraternity e Foresight, previo permesso delle autorità russe. E’ la prima volta nella storia della marina commerciale moderna che sia il passaggio a Nord-Ovest (nell'Artico canadese) sia quello a Nord-Est (Siberia) diventano percorribili. Secondo la compagnia Beluga, la rotta a Nord-Est consentirà di risparmiare grandi quantità di carburante e limitare le emissioni di anidride carbonica. Gli ambientalisti, però, avvertono: “non dobbiamo dimenticare che lo scioglimento dei ghiacci rappresenta in realtà un problema enorme per il nostro pianeta”. (S.G.)

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    Mostra di Venezia: Leone d'Oro per "Lebanon" di Moaz

    ◊   Attribuiti ieri sera i Premi ufficiali della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Verdetto particolarmente attento alle questioni che offuscano il nostro presente: integrazione, dialogo e pace si pongono come i grandi temi ai quali è urgente dare risposte umanamente percorribili e concrete. Il Libano invaso dall’esercito israeliano nel 1982 e l’Iran che soccombe agli intrighi politici internazionali – mossi da quell’oro nero che sembra spesso dettare le peggiori scelte – e dice addio alla democrazia nel lontano 1953. "Lebanon" di Samuel Moaz vince, scelta meritatissima, il Leone d’Oro e rilancia, attraverso il cinema, gli orrori della guerra, di tutte le guerre, e la difficoltà immane della pace. Con "Donne senza uomini" la video artista iraniana Shirin Neshat debutta al cinema e ora può stringere subito tra le mani il Leone d’Argento per la regia, attribuito alla sua opera in cui poesia, memoria, pittura e sogno si fondono delicatamente per raccontare un pezzo di storia del suo tormentato paese in parallelo ai tormenti privati di quattro donne a diverso titolo sole, abbandonate e senza più illusioni. Panorama mediorientale presente in tutte le sezioni a Venezia, così da attribuire a quella parte del mondo una importanza strategica per le nostre società occidentali. Colin Firth vince la Coppa Volpi maschile nel pieno accordo di tutti e Ksenia Rappoport quella femminile per il film "La doppia ora", debutto incerto di Giuseppe Capotondi. Anche qui, però, una traccia di quei problemi piuttosto diffusi dovuti ad un inserimento sociale mal gestito da parte di una cameriera assai poco affidabile. Tra tante paure e drammi pubblici e privati, uno speciale inno alla integrazione etnica arriva dallo scanzonato e imperfetto "A Soul Kitchen" di Fatih Akin che riceve il Premio della Giuria. Ci sono così, a verdetti stabiliti, alcune mancanze comprensibili affiancate da stupefacenti disattenzioni, pur coscienti che una premiazione lavora sempre sul relativo. Tra le prime il prolisso e velleitario "Baarìa" di Tornatore non suscita entusiasmi, se non negli ambiti della politica che in Italia troppo invade il cinema dettando leggi e condizionanti giudizi; tra le seconde "Lourdes" di Jessica Haussner è un’assenza imperdonabile, per una questione di puro cinema, di perfezione formale, di interpretazione nobile e rigorosa. Così come l’avere ignorato un “patriarca” della settima arte, il regista francese Jacques Rivette, che doveva aspirare ad un riconoscimento per la sua lunga carriera ed è stato ignorato, forse imprudentemente pensando che il cinema debba guardare soltanto al suo futuro. (Da Venezia, Luca Pellegrini)

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    24 Ore nel Mondo



    Gli Usa pronti a colloqui diretti con la Corea del Nord. L'Iran non rinuncia al nucleare

    ◊   Gli Stati Uniti sono pronti a colloqui diretti con la Corea del Nord sul nucleare. Lo ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato americano. Scopo dei colloqui è convincere Pyongyang a tornare ai negoziati con il 5+1, fermi da aprile. Intanto il presidente iraniano Ahmadinejad si è detto pronto a negoziare con le potenze mondiali sui temi internazionali, ma non sul diritto di Teheran al nucleare. Sul futuro scenario internazionale in tema di disarmo nucleare, Alessandra De Gaetano ha raccolto il commento di Ahmad Rafat, giornalista iraniano, già presidente della Stampa Estera in Italia:

    R. – Io credo che la riconferma di Ahmadinejad da parte di Khamenei come presidente della Repubblica è un po’ una riconferma della sua politica estera, cioè un affrontare l’Occidente a muso duro su questa vicenda nucleare. Pertanto credo che non ci sarà nessuno sviluppo positivo, ma l’Europa andrà verso l’inasprimento delle sanzioni, perchè a livello internazionale c’è il veto russo-cinese e pertanto alla fine si arriverà ad una situazione di scontro aperto con sviluppi che potrebbero anche essere drammatici.

     

     
    D. – Come valuta la richiesta dell’Unione Europea di un incontro urgente tra le autorità di Teheran e le potenze del 5+1? Quali potrebbero essere i risultati?

     

     
    R. – Se nessuna delle due parti cambierà posizione non potrà dare alcun risultato, perché l’Europa chiede la sospensione e l’Iran dice che non discute di questo. Pertanto è una riunione inutile, salvo che l’Europa accetti il programma nucleare iraniano oppure l’Iran rinunci al programma nucleare, che a me pare impossibile: sia una soluzione che l’altra.

     
    D. – Quale sarà, secondo lei, il futuro scenario internazionale, dopo la scelta dell’Unione Europea di procedere senza Russia e Cina all’inasprimento delle sanzioni contro l’Iran?

     

     
    R. – Le sanzioni, se non sono rispettate da tutti e condivise da tutti, dimostra l’esperienza del passato che non diano grandi risultati. Ci sarà una riduzione dei rapporti commerciali tra l’Europa e l’Iran e un’estensione di questi rapporti con Cina, Russia ed altri Paesi.

     

     
    D. – Gli Stati Uniti stanno spingendo per una risoluzione sul disarmo nucleare, che dovrebbe essere discussa il 24 settembre al Palazzo di Vetro e, il prossimo appuntamento, anche al G20 di Pittsburgh. Quali saranno, secondo lei, le prossime sfide?

     

     
    R. - Io credo che il mese di settembre si deciderà come comportarsi con l’Iran: in maniera unitaria e dura oppure in una maniera divisa, ognuno a modo suo.

     
    Israele-Libano
    “Israele non si tirerà indietro davanti agli attacchi”. Lo ha detto il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, sul lancio di missili dal Libano verso la Galilea, avvenuto venerdì. Netanyahu è volato al Cairo per discutere con il presidente egiziano, Hosni Mubarak, degli ultimi sviluppi del processo di pace in medio oriente. Prima della ripresa dei colloqui di pace con i palestinesi, ha detto, c’è ancora lavoro da fare. Oggi l’inviato di Washington per il Medio Oriente, George Mitchell, è arrivato in Israele, dove incontrerà il presidente israeliano, Shimon Peres, che proprio questa mattina ha lasciato l’ospedale Tel Hashomer di Tel Aviv. Il premio Nobel 86enne era stato tenuto una notte sotto osservazione dopo essere svenuto ieri durante un comizio. I medici hanno dichiarato che dagli esami clinici non risulta alcuna causa particolare del malore: non si è trattato, hanno specificato, “né di crisi cardiaca né di ictus”.

    Stati Uniti - Riforma sanitaria
    Negli Stati Uniti, per la prima volta dalla sua elezione, una grande folla è scesa in piazza per manifestare contro il presidente, Barack Obama, e la sua riforma sanitaria. I manifestanti lo accusano di “statalismo”. Valentina Fizzotti

    “La riforma sanitaria di Obama mi farà ammalare”, c’era scritto su uno dei cartelli sollevati dalle decine di migliaia di persone che ieri a Washington hanno marciato dalla Casa Bianca alla sede del Congresso americano. Per chi protesta, accusando il governo di guardare addirittura al socialismo sovietico o cubano, la riforma che punta a offrire assistenza al 97 per cento degli americani costa troppo e peserà tutta sulle tasche dei contribuenti: “Nati liberi, tassati a morte”, scandiscono i manifestanti davanti a Capitol Hill. Intanto a Minneapolis il presidente difendeva la sua riforma davanti a una platea di 15mila sostenitori. Obama ha detto non accetterà lo status quo, “non questa volta”: la riforma, ha messo in chiaro, resta la sua priorità e non permetterà che le cose restino come sono. La Chiesa cattolica americana, che ha chiesto più volte una riforma che garantisca l’assistenza per tutti e il rispetto della vita, aveva apprezzato il discorso pronunciato mercoledì da Obama davanti al Congresso, in cui il presidente ha promesso che nessun finanziamento federale andrà all’aborto. Le polemiche sul tema, però, non si placano: i gruppi antiabortisti temono che l’interruzione di gravidanza resti inserita nei servizi sanitari offerti dallo Stato come nella bozza presentata. E la tensione resta molto alta: venerdì un attivista pro-life è stato assassinato mentre stava manifestando davanti a una scuola del Michigan.

     
    Italia
    Si sono chiusi oggi a Chianciano Terme gli Stati generali dell’Udc. Nel suo intervento conclusivo il leader Pieferdinando Casini ha rilanciato il progetto di un nuovo partito di centro, allargato ai moderati insoddisfatti del bipolarismo. Significative le convergenze con il presidente della Camera Fini che ieri ha duramente polemizzato a distanza con il leader della Lega soprattutto sul tema immigrazione. Servizio di Giampiero Guadagni.

    Da una parte le continue tensioni tra i cofondatori del Pdl Berlusconi e Fini; dall’altra le forti fibrillazioni nel Pd in vista del congresso. Nella politica italiana sembrano dunque potersi aprire scenari nuovi. L’Udc si propone allora come forza di cambiamento e accelera la costruzione del Grande Centro. Rifiutando, in vista delle regionali di marzo, tutte le offerte di alleanze organiche. L’ultima, questa mattina, dal segretario del Pd Franceschini, al quale Casini risponde: non si possono fare accordi solo per mandare a casa Berlusconi. La pensa così anche Francesco Rutelli, che a Chianciano si è mostrato sensibile ai movimenti al centro perché preoccupato di un eventuale spostamento a sinistra del Pd. L’attacco più duro di Casini è a Bossi, che agita lo spauracchio delle elezioni anticipate nel caso qualche alleato volesse fare a meno della Lega. Il leader Udc risponde: noi siamo pronti alle urne, ma in Parlamento c’è una maggioranza ampia che non intende piegarsi ai continui ricatti del Carroccio. In questo senso c’è una sostanziale sintonia, dopo la rottura dei mesi scorsi, con il presidente della Camera Fini. Che ieri, in un discorso più volte applaudito dalla platea centrista, è tornato a polemizzare con la Lega sul tema immigrazione, sottolineando che accanto ai doveri vanno anche riconosciuti i diritti. Fini ha poi auspicato il superamento dell’antistorica contrapposizione tra laici e cattolici: l’occasione, dice, può essere il dibattito a Montecitorio sul testamento biologico. Fini ha poi difeso il bipolarismo, osteggiato dall’Udc, ma ha riconosciuto i limiti di quello italiano. E ha sollecitato la costruzione di una democrazia rappresentativa e governante. Un tema caro anche al capo dello Stato Napolitano. Che, ricevendo ieri i presidenti delle Camere dei Paesi del G8, ha ribadito il ruolo insostituibile del Parlamento.

     
    Stenta a decollare la sanatoria per colf e badanti in Italia
    "A piu' di dieci giorni dall'inizio della regolarizzazione di colf e badanti extracomunitari senza permesso di soggiorno, i numeri forniti dal Ministero dell'Interno deludono le aspettative”. Lo sostiene l'Associazione nazionale datori di lavoro domestico, che denuncia soprattutto una forte preoccupazione da parte delle famiglie italiane, a fronteggiare le spese richieste per la sanatoria. Ce ne parla Cecilia Seppia.

    La sanatoria per colf e badanti stenta a decollare. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno infatti a fronte delle 750 mila domande previste, sarebbero ad oggi solo 46 mila le richieste inviate dai datori di lavoro per mettere in regola collaboratori domestici. Il Viminale parla di una partenza lenta ma confida in una rapida ripresa a fine mese, per l’opposizione si tratta di un provvedimento che non prende in considerazione i reali bisogni delle famiglie. La mancata corsa in ogni caso potrebbe dipendere da diversi fattori, come spiega Liliana Ocmin segretario confederale della Cisl:

    “Sostanzialmente i problemi sono due. Da un lato, il requisito per l’assunzione delle collaboratrici familiari: oggi viene richiesto il reddito di 20 mila euro. Dall’altro, il datore di lavoro fa un poco i conti, perché non sono soltanto i 500 euro forfettari cui deve far fronte, ma anche i contributi pregressi e successivi. Quindi, si deve anche considerare il budget che poi comporterà mensilmente, più il vincolo di minimo 20 ore. Un altro particolare sulle colf è se svolgono lavori ad ore in diverse famiglie. Quindi, concilia anche con l’esigenza economica, perché non è detto che mi debbano per forza servire quattro ore al giorno, posso anche fare in modo diverso, in maniera da contenere i costi e nello stesso tempo metterla in regola”.

    Cifre alla mano, comunque per i sindacati si tratta di una legge inadeguata che penalizza le categorie più deboli, ancora Liliana Ocmin:

    “Sarebbe importante anche dare delle agevolazioni, affinché le stesse non gravino sulla famiglia. Proviamo a pensare che chi ne avrà più bisogno sicuramente sono gli anziani a basso reddito, potrebbero anche essere delle madri sole o delle persone in situazioni più difficili, della gente meno abbiente. Non si può dare una risposta solo a coloro che se lo possono permettere, perché non si tratta di un lusso”.

    L’universo sommerso dei lavoratori stranieri pagati in nero rischia dunque di rimanere tale, ma intanto il governo promette assistenza alle famiglie e maggiore chiarezza sulla tempistica e i procedimenti per la regolarizzazione di colf e badanti.

     
    Terremoto in Venezuela
    Alle 3.40 ora locale un terremoto di magnitudo 6,4 ha colpito il Venezuela. Sette persone sono rimaste ferite nel crollo di diverse costruzioni alla periferia della capitale, Caracas. Il terremoto, il più forte in America Latina degli ultimi anni, secondo gli esperti, ha lasciato alcune aree senza elettricità. Secondo il Geological Survey statunitense l’epicentro della scossa è stato localizzato in mare, a 23 a nordest di Puerto Cabello, uno dei principali porti petroliferi della nazione. Il responsabile dei servizi di emergenza venezuelani, Luis Diaz Curbello, ha detto che il terremoto è stato avvertito in tutto il Paese, ma che lo Stato più colpito è quello di Falcon. Non ci sarebbero danni agli impianti petroliferi.

    E’ morto Norman Borlaug
    A 95 anni è morto in Texas il premio Nobel per la Pace Norman Borlaug, l’agronomo inventore della “rivoluzione verde”. Lo scienziato fu premiato dall’Accademia di Stoccolma nel 1970 per aver combattuto con le sue scoperte la fame nel mondo. Le sue ricerche si erano concentrate sulle coltivazioni ad alto rendimento nel Terzo mondo.

    Cuba - Almeida
    E’ morto ieri all’Avana per una crisi cardio-respiratoria il numero tre del regime, Juan Almeida Bosque, il “comandante poeta” della rivoluzione. Il vicepresidente del Consiglio di Stato e membro del Politburo del comitato centrale del Partito Comunista Cubano aveva 82 anni. Il governo cubano ha ricordato come Almeida “fu sempre in prima linea nei combattimenti al fianco del capo della rivoluzione” e ha proclamato per domani una giornata di lutto nazionale. Nel rispetto delle sue stesse volontà, la sua salma non sarà esposta e il comandante sarà sepolto con gli onori militari nel mausoleo del III Frente Oriental Mario Munoz Monroy.

    Afghanistan
    L’esercito afghano ha fatto sapere che decine di talebani sono morti in uno scontro nella provincia occidentale di Farah. La battaglia è iniziata dopo l’uccisione, da parte dei miliziani, di tre soldati americani e sette afghani in un’imboscata. Intanto l’agenzia di stampa Ap riferisce un’indiscrezione del Pentagono secondo la quale Washington annuncerà ufficialmente l’avvio di un nuovo programma che permetterà ai prigionieri dell’esercito statunitense in Afghanistan di difendersi. I detenuti nel carcere militare di Baghram avranno diritto a un difensore d’ufficio e la possibilità di presentarsi di fronte a un nuovo comitato del riesame.

    Kazakhistan
    Almeno 38 persone sono morte nell’incendio divampato nel sud est del Kazakhistan in una clinica di riabilitazione per le tossicodipendenze. Le autorità hanno fatto sapere che 40 persone fra medici e pazienti sono state messe in salvo. Il ministro per le Emergenze ha dichiarato che negli ultimi 8 mesi del 2009 ci sono stati quasi 10mila incendi in Kazakhistan, spesso causati dalle violazioni delle norme sulla sicurezza.

    Hong Kong- Cina
    A Hong Kong i giornalisti sono scesi in piazza per protestare contro Pechino e chiedere il rispetto della libertà di stampa. La polizia cinese è accusata di aver maltrattato e fermato tre reporter televisivi che filmavano le recenti proteste nella provincia occidentale dello Xinjiang.

    Zimbabwe
    Il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, si è detto soddisfatto dei colloqui con l’Unione Europea appena conclusi ad Harare, i primi in 7 anni. L’Europa ha però chiarito che non è ancora arrivato il momento di eliminare le sanzioni contro lo Zimbabwe e che il processo delle riforme nel Paese è ancora troppo lento. Intanto il premier del governo di unità nazionale, il leader dell’opposizione Morgan Tsvangirai, ha rassicurato il suo partito, il Movimento per un cambiamento democratico (Mdc), sul peso reale del suo ruolo all’interno dell’esecutivo, creato dietro pressioni internazionali per risolvere la crisi politica nel Paese. (Panoramica internazionale a cura di Valentina Fizzotti)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 256


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