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Sommario del 10/09/2009
Rispettare ecologia umana e ambientale: così il Papa ai promotori del Padiglione della Santa Sede all'Expo di Saragozza
◊ Esiste una stretta relazione tra salvaguardia dell'ambiente e rispetto delle esigenze etiche della natura umana: è quanto ha ribadito stamani Benedetto XVI durante l’incontro a Castel Gandolfo con i promotori del Padiglione della Santa Sede presso l'Expo Internazionale sul tema dell’acqua svoltasi a Saragozza, in Spagna, l’anno scorso. Il servizio di Sergio Centofanti.
Il Papa ha espresso il proprio apprezzamento per l’organizzazione del Padiglione della Santa Sede, uno dei più visitati all’Expo di Saragozza, che ha voluto offrire “una opportuna riflessione sull'importanza e il valore fondamentale dell'acqua per la vita umana”. Con la sua partecipazione, la Chiesa cattolica ha inteso evidenziare non solo “l'urgente necessità di proteggere sempre la natura” ma anche di “scoprire la sua dimensione spirituale e religiosa più profonda. Oggi come non mai – ha rilevato il Papa - occorre aiutare le persone perché imparino a vedere nel creato qualcosa di più che una mera fonte di ricchezza o di sfruttamento nelle mani dell'uomo. Infatti – ha aggiunto – da quando Dio, con la creazione, ha dato all'uomo le chiavi della Terra, si aspetta che sappia utilizzare questo grande dono facendolo fruttificare in modo responsabile e rispettoso. L'essere umano – ha affermato il Pontefice - scopre il valore intrinseco della natura, se impara a vederla per quello che è in realtà”, cioè come “espressione di un progetto di amore e di verità che ci parla del Creatore e del suo amore per l'umanità, e che troverà il suo compimento in Cristo alla fine dei tempi. In questo senso – ha concluso - è opportuno ricordare ancora una volta la stretta relazione che esiste tra la salvaguardia dell'ambiente e il rispetto delle esigenze etiche della natura umana, poiché ‘quando l’ecologia umana è rispettata dentro la società, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio”.
Altre udienze e nomine
◊ Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, anche alcuni presuli della Conferenza episcopale del Brasile (Nordeste 2), in visita "ad Limina".
Il Papa ha nominato capo ufficio nella Congregazione delle Cause dei Santi padre Bogusłav Turek, della Congregazione di San Michele Arcangelo.
Il Papa ha nominato capo ufficio nel Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, mons. Juan Fernando Usma Gómez, finora addetto di segreteria di 1.a classe del medesimo dicastero.
Presentato l'incontro tra il Papa e gli artisti. Mons. Ravasi: ristabilire l'alleanza tra arte e fede
◊ Il prossimo 21 novembre Benedetto XVI incontrerà nella Cappella Sistina pittori, scultori, architetti, musicisti, maestri del teatro e del cinema di tutto il mondo. L’incontro è stato presentato stamani nella Sala Stampa della Santa Sede da mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, dal prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, e da mons. Pasquale Iacobone, incaricato del Dipartimento Arte&Fede del Pontificio Consiglio della Cultura. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Da tempo l’alleanza tra fede e arte si è infranta: già nel 1964 Paolo VI, incontrando gli artisti, auspicava una nuova alleanza tra l’ispirazione divina della fede e l’ispirazione creatrice dell’arte. Lo stesso auspicio è ribadito anche nella lettera rivolta dieci anni fa agli artisti da Giovanni Paolo II. L’arte - ha spiegato mons. Gianfranco Ravasi – si è dedicata a sperimentazioni di linguaggio e ha abbandonato “la concezione secondo la quale l’opera artistica incarna una visione trascendente dell’essere”:
“L’arte se ne è andata verso sperimentazioni sempre più sofisticate, talora anche incomprensibili di linguaggio. Ha avuto ricerche stilistiche quasi esclusive, fine a se stesse, autoreferenziali, si è qualche volta orientata verso la provocazione ma soprattutto ha messo su uno scaffale polveroso tutto quanto costituiva il grande codice religioso”.
Consapevole di questa distanza tra arte e fede, Benedetto XVI intesserà il prossimo 21 novembre un dialogo nella speranza che risorga “un’alleanza feconda” . Il Papa - ha detto mons. Ravasi - ha voluto riproporre un nuovo incontro con gli artisti per riannodare una proficua cooperazione tra l’arte e la Chiesa:
“Il Papa idealmente lancia una prima battuta, apre il discorso. Gli artisti come rispondono? Dovrebbero cominciare a rispondere con le loro opere. Vorremmo poi favorire che queste opere avessero una certa accoglienza e risonanza all’interno delle loro comunità nazionali”.
La parte più complessa è stata la selezione degli artisti che incontreranno il Santo Padre. La scelta – ha precisato mons. Ravasi - è stata effettuata soprattutto in base al livello artistico raggiunto, tenendo conto anche della provenienza da contesti geografici e culturali diversi:
“Abbiamo cercato di allargare il più possibile l’orizzonte e poi di restringerlo, perché naturalmente saremmo arrivati anche a migliaia di artisti. L'orizzonte è stato ristretto, ma non con il vincolo dell’appartenenza religiosa, di qualsiasi appartenenza estrinseca, politica o relativa agli stati di vita del soggetto. In questo senso la scelta è stata la più possibile variegata”.
Tra quanti hanno già confermato la loro presenza all’incontro con il Santo Padre ci sono lo scultore Arnaldo Pomodoro, il compositore Ennio Morricone e i registi Giuseppe Tornatore e Bob Wilson.
Mons. Zani: non vogliamo lo Stato catechista ma che venga riconosciuto il valore dell’insegnamento della religione
◊ Un testo per ribadire il valore dell’insegnamento della religione cattolica nella formazione integrale dei giovani: questo il senso della Lettera circolare inviata nel maggio scorso dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica a tutti gli episcopati del mondo e di cui viene dato oggi ampio risalto dalla stampa italiana. Un testo dunque noto da tempo, che indica principi e orientamenti, ma che non entra nello specifico delle legislazioni di alcun Paese. Sulle motivazioni che hanno portato alla pubblicazione di questa lettera, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Angelo Vincenzo Zani, sotto-segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica:
R. – E’ nata qui, nella Congregazione, proprio in seguito agli incontri che noi abbiamo periodicamente con gli episcopati di tutto il mondo, che vengono a Roma per le visite ad Limina. In queste visite ad Limina si vengono a conoscere le situazioni nel dettaglio di ogni Paese, situazioni legate a legislazioni scolastiche differenti. Quindi, di fronte a questo scenario estremamente pluralistico dal punto di vista culturale e normativo, è nata l’esigenza di rifocalizzare quello che è il pensiero della Chiesa.
D. – Quali sono i punti qualificanti di questa Lettera circolare, pensando per esempio anche a quanto Benedetto XVI tenga alla “emergenza educativa”?
R. – Appunto, in un certo senso possiamo dire che è stata sollecitata anche da questi interventi ricorrenti del magistero di Benedetto XVI, rivolto non soltanto all’Italia; anche negli incontri che il Santo Padre tiene con i vescovi, che vengono in visita ad Limina, compresa l’ultima Enciclica sociale “Caritas in veritate”, il tema dell’emergenza educativa è una costante. Qui abbiamo semplicemente ripreso l’impostazione della “Gravissimum educationis”, che secondo noi risulta di un’attualità estrema, perché ribadisce che se non si investe nell’educazione non diamo un contributo per la promozione del cittadino singolo e alla formazione del cittadino finalizzata ad edificare il bene comune. L’altro punto: l’insegnamento della religione cattolica offre un suo contributo specifico e il contributo sarà sempre più qualificato nella misura in cui l’insegnamento della religione è identificato, cioè non si perde in un insieme di principi confusi. Più oggi aumenta la cultura pluralistica, più abbiamo bisogno di avere proposte chiare, proposte che non si impongono, ma che si pongono come elementi fondamentali sui quali si può costruire effettivamente una persona matura in tutte le sue dimensioni.
D. – L’insegnamento della religione, ribadisce la circolare, è differente e complementare alla catechesi. Oggi invece leggiamo, per esempio, sulla stampa italiana che il Vaticano vorrebbe uno Stato catechista...
R. – Veramente qui siamo completamente fuori da quello che è il pensiero sempre espresso, e se si ha la pazienza, se anche il mondo della comunicazione avesse la pazienza di leggere attentamente quello che la Chiesa scrive - da sempre e soprattutto dal Concilio ad oggi, visto che abbiamo citato la “Gravissimum educationis” - si coglierebbe che le cose non stanno così, perché in tutti i documenti si dice con molta chiarezza che c’è una netta distinzione tra la catechesi e l’insegnamento della religione cattolica: si tratta sempre di religione cattolica, ma mentre la catechesi è un percorso finalizzato a far interiorizzare questi valori, nel senso di far fare una scelta e una maturazione di fede, dall’altra, questi contenuti, nell’insegnamento della religione cattolica, si presentano innanzitutto sotto forma disciplinare, offerta a tutti, certamente non finalizzata ad un’adesione di fede, ma tuttavia non si può sottrarre alle persone la possibilità di conoscere quello che fa parte di una cultura.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Le chiavi della terra sono nelle mani dell’uomo: il discorso di Benedetto XVI ai promotori del padiglione della Santa Sede all’Expo 2008 di Saragozza nel Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo
Nell’informazione internazionale, in rilievo la riforma sanitaria statunitense: Obama difende il suo controverso progetto
In cultura, il testo dell’omelia pronunciata da Paolo VI il 7 maggio 1964, nella solennità dell’Ascensione, durante la “Messa degli artisti” nella Cappella Sistina. Sullo stesso tema, uno stralcio della “Lettera agli artisti” di Giovanni Paolo II del 4 aprile 1999
Due fratelli campioni degni di elogio: Carlo Carletti sulla memoria dei martiri Giacinto e Proto nei carmi di Damaso
Quant’è bella Maria che diventa madre: Luca Pellegrini sul film di Francesca Comencini “Lo spazio bianco” presentato al Festival del cinema di Venezia
Il freddo venuto dal sole: Pier Carlo Cuscianna sul nuovo impianto solare della Città del Vaticano
Missionari, volontari e giornalisti a confronto sui temi del prossimo Sinodo per l'Africa
◊ “Riconciliazione, giustizia e pace”, saranno i temi al centro della seconda Assemblea speciale per l’Africa, che si terrà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre. Alla vigilia di questo appuntamento si è svolto stamane presso l’Azione cattolica italiana un Forum che ha posto a confronto missionari, volontari e operatori dell’informazione sulla realtà africana. Il servizio di Roberta Gisotti:
Cosa aspettarsi da questo Sinodo e come impegnarsi perché le attese siano accolte e realizzate? Missionari, volontari e giornalisti cattolici si sono confrontati. Ma quanto è cambiata l’Africa negli ultimi 15 anni, che la separano dal primo Sinodo? Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, già direttore di Nigrizia, una vita dedicata all’Africa:
R. – E’ cambiata in meglio e in peggio. In meglio perché l’Africa, certamente oggi, è un’Africa indipendente, ma è un Africa altrettanto, dopo 15 anni dal primo Sinodo, che soffre e forse soffre anche più di prima. Soffre perché la povertà è in incremento: la Banca Mondiale registra 280 milioni di africani che vivono con meno di 75 centesimi al giorno. Per cui abbiamo sì la realtà di questo nuovo look africano, di un’Africa che c’è, che si regge sui propri piedi anche con l’Unione Africana e con un senso di cooperazione regionale notevole, ma d’altra parte, però, è un continente che chiamo 'violentato'.
D. - Dunque in che modo il Sinodo interpella i missionari?
R. – E’ una sfida enorme anche per noi. Penso che la missione, oggi, debba essere capace non solo di gioire perché a breve avremo in Africa il maggior numero di cattolici dopo l’America Latina. E l’Europa finirà al terzo posto. Dovremmo perciò gioire perché la missione ha portato davvero dei frutti. Ma la missione deve anche confrontarsi con i drammi di questo continente, in particolare i conflitti. Quando noi ci troviamo dentro questi conflitti – parlo del Burundi, del Rwanda, ecc. – c’è da domandarsi: 'Ma che missione abbiamo fatto, che Vangelo abbiamo proclamato?' e questo è, per noi missionari, una sfida davvero enorme che ci tocca direttamente.
I volontari impegnati sul campo come valutano la situazione dell’Africa oggi? Sergio Marelli, direttore generale della Focsiv-Federazione degli organismi cristiani di volontariato e presidente delle Ong italiane:
"Intanto mi sembra sia una situazione – com’è descritta dall’Instrumentum laboris – che presenta luci ed ombre. Presenta sicuramente nella popolazione e nella gente comune voglia di ripresa, voglia di pace, voglia di mettere fine alle guerre. Dall’altra parte c’è però la grande contraddizione soprattutto nelle élite, nelle classi politiche, che sulle guerre, sullo sfruttamento della gente, molto spesso continuano ancora a fondare il loro potere e spesso in connivenza con le ex potenze coloniali, oggi occidentali. Noi Ong, noi volontari cristiani ci sentiamo oggi impegnati a costruire uno sviluppo orientato al bene della moltitudine della gente, degli abitanti di questo continente e non riservato a pochi privilegiati che fanno spesso i propri interessi".
L’informazione sull’Africa, poca e concentrata su guerre e conflitti, per lo più sui morti ammazzati. Cosa si può offrire di diverso? Vania De Luca, presidente dell’Ucsi-Unione cattolica stampa italiana:
"I media devono innanzitutto raccontare la verità e quindi sicuramente delle situazioni in chiaroscuro, dove le guerre e i conflitti – ma anche la negazione dell’infanzia, i bambini soldato – sono una realtà. Ci sono però anche tanti segnali di speranza che si possono cogliere, anche aiutando le 'reti' esistenti – quindi quelle delle missioni presenti in Africa da tanti anni – a veicolare i loro contenuti e le loro esperienze. I missionari sono stati i 'ponti' della Chiesa in Africa, sono stati il percorso dell’evangelizzazione. Oggi, forse, devono aiutarci a fare un percorso di ritorno, cioè a portare l’Africa in Europa. In questo chiaroscuro che dicevamo, con situazioni di conflitti, di degradi, di forti ingiustizie, ma anche di un continente che chiede pace, giustizia, verità e solidarietà, che sono poi i contenuti del Sinodo africano".
Storie di sofferenza e coraggio alla Conferenza sulla violenza contro le donne a Roma
◊ Le mutilazioni genitali femminili, una piaga che tocca ormai non soltanto i Paesi dove tali pratiche costituiscono una tradizione, ma anche gli Stati di accoglienza dei migranti. È uno dei temi affrontati oggi alla prima Conferenza internazionale sulla violenza contro le donne in ambito G8, alla Farnesina a Roma. All’incontro, che si conclude nel pomeriggio, si è discusso anche di violenze nell’ambito familiare e nella vita quotidiana. Ha seguito i lavori per noi, Giada Aquilino:
Centoquaranta milioni di donne sono vittime nel mondo di abusi fisici, psicologici e sessuali, oggetto di tratta, di aborti selettivi e di molestie. Sono le scioccanti cifre emerse alla Conferenza internazionale sulla violenza contro le donne. Tanti tipi di violenze, un’unica voce a denunciarli che ha unito - alla Farnesina - rappresentanti di Iran, Afghanistan, Marocco, Cina, Arabia Saudita. Su tutte, la nigeriana Isoke, 30 anni, vittima in Italia della tratta e dello sfruttamento della prostituzione. Piange mentre ricorda, ma poi racconta con forza e dignità che lei ce l’ha fatta a uscirne:
R. - All’elenco totale delle violenze esistenti non si possono non aggiungere quelle subite dalle donne immigrate, clandestine, vittime della tratta: mi riferisco in particolare alla prostituzione forzata. Noi donne vittime della tratta abbiamo molta paura dei trafficanti: gli sfruttatori, per mostrare che fanno veramente sul serio, a volte commettono degli omicidi o ricattano le nostre famiglie in patria, bruciando case, raccolti, animali. Quindi le ragazze, che si trovano da sole in Europa, affrontano la loro condizione con molta paura.
D. – C’è stato un momento in cui hai detto: “Non ce la faccio più”? E cosa invece ti ha spinto a dire: “Devo farcela per me e per le altre”?
R. – Vivevo tutto in prima persona, anche se quando sei in quella condizione cerchi di vedere la violenza che subiscono le altre e non quella che tu stessa stai sopportando sulla strada. Ho pensato di dire basta sin da quando sono arrivata. E oggi posso dire che mi è andata bene.
Forte, nella sua esperienza, anche Marzia Basel, magistrato donna in Afghanistan:
“I’m directing the Afghanistan Progressive Law Organization…
Dirigo l’Afghanistan Progressive Law Organization, un’associazione legale per la protezione delle donne contro le violenze, in particolare domestiche. La popolazione afgana è in maggioranza al femminile: il 55 per cento è donna. Abbiamo casi di ragazze molto giovani, appena sposate, che subiscono violenze non soltanto dai mariti ma anche da parenti prossimi. Spingiamo le donne a uscire allo scoperto, a denunciare questi casi di soprusi. Molte volte, però, quando si ribellano, i mariti le denunciano per adulterio, dicendo che sono scappate di casa con altri uomini. Noi le affianchiamo e le assistiamo dal punto di vista giuridico. Purtroppo sono ancora molto poche le donne che si rivolgono a noi. Le altre non hanno il coraggio di presentarsi nei nostri uffici, preferiscono soffrire per paura di vendette trasversali”.
Un particolare ruolo rivestono le donne nell’ambito dell’integrazione, cardine della società multietnica di oggi, incontro di culture, religioni e tradizioni. Ce ne parla mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana:
“La presenza delle donne crea maggiori opportunità nel favorire l’integrazione: la donna è colei che ha scolarizzazione, professionalità e competenza medio-alta rispetto ad altri. E’ soprattutto colei che, in particolare in diverse etnie, ha la cura dei piccoli, dei minori. E’ quindi colei che è favorita anche nelle relazioni o è perlomeno chiamata a moltiplicare relazioni attorno a sé, dentro il proprio contesto, dalla scuola al vicinato. Può quindi portare un patrimonio anche maggiore al tentativo di favorire e promuovere l’integrazione”.
In corso a Roma il Convegno nazionale dei Consiglieri ecclesiastici della Coldiretti
◊ E’ in corso a Roma il Convegno nazionale dei Consiglieri ecclesiastici della Coldiretti sul tema “Etica ed economia oggi – Solidarietà: le ali della speranza”. I partecipanti sono stati salutati ieri dal Papa durante l’udienza generale in Vaticano. Nell’occasione, Benedetto XVI, sulla scia dei documenti sociali della Chiesa, ha sottolineato la necessità di “riaffermare i principi etici nell’economia per rianimare la speranza con la solidarietà”. Ascoltiamo in proposito padre Renato Gaglianone, consigliere nazionale ecclesiastico della Coldiretti, al microfono di Simone Buccoliero:
R. – E’ nella tradizione del Convegno dei consiglieri ecclesiastici voler mediare i documenti della Chiesa universale. Volta per volta c’è quest’impegno e questo tentativo di mediare i documenti dell’azione sociale della Chiesa in maniera tale che risultino poi maggiormente usufruibili nella quotidianità, nell’azione pastorale dei consiglieri ecclesiastici ed anche nell’azione dei dirigenti della Coldiretti.
D. – Il vostro convegno si occupa di solidarietà. Questo può essere collegato al tema dell’immigrazione…
R. – Vengono proposte delle riflessioni in modo tale che l’accoglienza dei migranti risponda sempre più ai valori propri della tradizione della Chiesa: la centralità della persona ed i comportamenti etici, evitando ad esempio il lavoro nero, cercando di rispondere alle esigenze di uno sviluppo della persona, del suo insieme, come ricorda l’Enciclica di Benedetto XVI. Non dimentichiamo che in Italia buona parte dei migranti finisce per lavorare nel settore agricolo. La Coldiretti è impegnata a promuovere il rispetto della dignità di queste persone che danno il loro apporto allo sviluppo dell’agricoltura e a metter in campo tutte quelle iniziative che scoraggino qualsiasi tentativo di sfruttamento di queste persone che arrivano da altri Paesi e che vengono soltanto a chiedere la possibilità di realizzarsi nel lavoro, portare a casa qualcosa che permetta alla loro famiglia di vivere con dignità. E’ chiaro che quest’impegno si dilata su tutto il territorio nazionale e le tipologie di persone che intervengono nell’agricoltura sono ovviamente coerenti con le tipologie dei territori e delle aziende agricole che sono presenti su quegli stessi territori. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Il patriarca Scola al Festival di Venezia per il docufilm su Matteo Ricci
◊ Il patriarca di Venezia Angelo Scola è intervenuto questa mattina alla Mostra del Cinema di Venezia in occasione della presentazione del docufilm “Matteo Ricci un gesuita nel regno del drago” organizzata dalla Fondazione Ente dello Spettacolo. Un’occasione per riflettere sull’importanza storica e missionaria del grande gesuita che ha portato nella Cina del XVI secolo la Parola di Cristo e il messaggio del Vangelo. Il servizio di Luca Pellegrini:
In vista del quarto centenario della morte di Matteo Ricci, apostolo del cristianesimo nelle terre di Cina, che ci ha fornito un modello attuale di inculturazione del Vangelo ed evangelizzazione delle culture, è stato presentato a Venezia in un incontro organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo il documentario a lui dedicato scritto e diretto dal regista albanese Gjon Kolndrekaj. Il patriarca di Venezia ha sempre messo in evidenza la vocazione della città lagunare come luogo di scambio e di incontro tra culture portatrici di valori e di semi d’umanità. Al cardinale Scola abbiamo chiesto se Matteo Ricci, come uomo di Chiesa, e Venezia, come città del dialogo, trovano così una comune vocazione…
"Direi di sì. Una vocazione legata alla straordinaria figura di questo grandissimo gesuita e alla sua appassionata ricerca di una via d’inculturazione nella grande Cina. Questa via ha seguito un metodo preciso: potremmo chiamarlo il metodo dell’amicizia, della condivisione, che certamente dipendeva dalla forte domanda di “perché” e quindi dal gusto di conoscenza che ne deriva che, a sua volta, dipende da un’assunzione della sequela di Cristo nella sua integralità. L’uomo che segue Cristo è mobilitato nella sua libertà e, a seconda delle energie, delle doti e dei doni che si ritrova diventa capace delle imprese più formidabili, come ci dimostra Ricci. La cosa che però mi ha impressionato di più, chinandomi un po’ su questa figura, è proprio “l’amicizia come metodo d’inculturazione”, userei proprio questa formula. L’inculturazione non è cioè una strategia, comincia da una condivisione. Da dove parte? Parte dalla convinzione che tutti gli uomini, al di là delle loro radicali differenze – possiamo immaginare cosa fossero allora queste differenze – hanno in comune un’esperienza elementare: quella che gli antichi chiamavano “l’humanitas”. Hanno cioè uno sguardo unitario sulle questioni decisive della vita, che si colora poi a seconda delle culture e delle religioni. Ricci considera questo sguardo unitario come il valore pratico della convivenza. Questo sguardo è un’esperienza e non una teoria. Lui non va alla ricerca di una teoria comune. Lui si gioca nel paragone a partire da questa ferma convinzione".
Matteo Ricci, originario di Macerata, è stato il primo missionario ad avere aperto il dialogo con la Cina e l’Estremo Oriente. Oggi le incomprensioni spesso pongono barriere all’ascolto dell’universale messaggio del Vangelo. Nel XVI secolo la pratica missionaria di Ricci, assistito dalla Provvidenza, ebbe un grande successo. All’arcivescovo di Macerata, mons. Claudio Giuliodori, abbiamo chiesto che cosa ci insegna oggi padre Matteo:
“Ci insegna innanzitutto l’umiltà che è necessaria per chiunque si voglia mettere in dialogo. Padre Matteo è stato umilissimo nell’apprendere innanzitutto la cultura cinese, a partire dalla lingua. Ha studiato approfonditamente la lingua a più riprese, rendendosi conto che solo attraverso l’amicizia – il suo primo libro in cinese, è stato appunto sull’amicizia - poteva entrare nel cuore di questo popolo che era molto restio ad aprire le frontiere. L’inculturazione passa quindi attraverso un’assunzione della cultura, dello stile di vita, della mentalità. Padre Matteo Ricci è entrato nel cuore dei cinesi ed ha poi saputo introdurre il Vangelo, legandolo a quelle sensibilità tradizionali – soprattutto del confucianesimo – e contrastando invece quelle forme religiose incompatibili come il buddismo e il taoismo. E’ quindi un‘opera d’inculturazione davvero straordinaria ed è anche un’opera anche di dialogo culturale che ha permesso all’Occidente e all’Oriente di avviare questa conoscenza reciproca che poi nei secoli - tra contrasti e difficoltà - è presupposto anche per affrontare, credo, le grandi sfide della globalizzazione che oggi si presentano”.
Sierra Leone: 200 dispersi in un naufragio. Molti i bambini
◊ 200 persone mancano all’appello in Sierra Leone dopo il naufragio della nave su cui si trovavano. Durante una tempesta, martedì notte l’imbarcazione è affondata, con almeno 241 persone a bordo, nelle acque di un fiume a est della capitale, Freetown, vicino al villaggio di Tombo. Secondo le autorità, però, i passeggeri potrebbero essere stati addirittura 300 e la nave troppo piccola per trasportarli. Il ministro dell’Informazione locale ha dichiarato alla Bbc che a bordo non c’erano giubbotti di salvataggio. Molti dei dispersi sono bambini di ritorno dalle vacanze e a Tombo un padre attende notizie dei suoi 9 figli. Al momento sono 12 i corpi recuperati e 40 i passeggeri tratti in salvo dalle squadre di sommozzatori. Ma la pioggia continua a cadere e rende molto difficili le operazioni di soccorso. (A cura di Valentina Fizzotti)
I vescovi del Burkina Faso: solidarietà per le vittime dell'alluvione
◊ La fortissima alluvione che nei giorni scorsi ha sferzato l’Africa occidentale si è abbattuta con particolare violenza sul Burkina Faso, soprattutto sulla capitale Ouagadaougou. Per aiutare tutte le vittime il presidente della Conferenza episcopale del Paese, Séraphin François Rouamba, arcivescovo di Koupéla, ha lanciato un appello alla solidarietà nazionale e internazionale concreta da parte “di tutti e di ciascuno”. Anche il presidente del Burkina Faso, Blaire Compaoré, ha chiesto aiuto: bisognerà raccogliere almeno un miliardo di franchi, pari a circa 1,5 milioni di euro. “Noi – scrivono i vescovi – rivolgiamo a tutte le vittime e alle loro famiglie la nostra profonda partecipazione in queste circostanze dolorose. Assicuriamo il nostro impegno e la preghiera fraterna e affidiamo alla misericordia di Dio coloro che hanno perso la vita. Esprimiamo la nostra solidarietà al governo del Burkina Faso, alle sue strutture e al comune di Ouagadogou, che sono mobilitati per soccorrere le vittime. In tali circostanze siamo chiamati tutti ad agire”. Ad aiutare i soccorsi ci sono anche le parrocchie, le comunità cristiane di base, l’Organizzazione cattolica per lo sviluppo e la solidarietà nazionale, la Caritas della diocesi della capitale e il Catholic relief service. La Chiesa locale ha deciso di devolvere a questo scopo le offerte dei fedeli e ha iniziato una raccolta di abiti, cibo e coperte. Oltre a chiedere un aiuto anche “a tutte le Chiese sorelle”, i vescovi si sono detti “convinti” che i media proseguiranno nella loro sensibilizzazione. (V.F.)
Nuovo appello di Ban Ki-moon per il disarmo mondiale
◊ La spesa militare mondiale supera ormai ampiamente i mille miliardi di dollari e continua a crescere ogni giorno, ma nonostante questo il mondo, e in particolare i gruppi della società civile e le organizzazioni non governative, devono continuare a battersi e a chiedere il disarmo da ogni tipo di arma con particolare attenzione a quelle nucleari: È l’appello lanciato ieri dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, aprendo i lavori della 62esima conferenza annuale dell’Ufficio della pubblica informazione dell’Onu con le organizzazioni non governative (ong); l’appuntamento che fino a stasera riunirà a Città del Messico oltre 1700 rappresentanti di 70 Ong internazionali, funzionari Onu ed esperti per discutere del tema ‘Per la pace e lo sviluppo: disarmiamo subito’. “Il Mondo è troppo armato e la pace è sotto finanziata - ha detto Ban Ki-moon, sottolineando come sempre più armi continuino ad essere prodotte e a inondare i mercati di tutto il mondo - le armi stanno destabilizzando le società e nutrendo le fiamme delle guerre civili e del terrorismo. Qui in America Latina, la violenza delle armi è la prima causa delle vittime civili". Il Segretario dell’Onu ha poi sottolineato come con la fine della Guerra Fredda il mondo si aspettava un massiccio disarmo e invece sul pianeta continuano ad esserci oltre 20.000 armi nucleari che rappresentano una delle principali minacce alla sopravvivenza del genere umano. Tuttavia, ha aggiunto, grazie all’instancabile azione della società civile, vi è una rinnovata attenzione alla questione e il “disarmo è ritornato sull’agenda globale internazionale”. “Il nostro obiettivo è un mondo libero da armi nucleari – ha aggiunto ricordando il piano in cinque punti realizzato dall’Onu e presentato ad ottobre – Non ci può essere sviluppo senza pace e non ci sarà pace senza sviluppo. Solo il disarmo può fornirci i mezzi per ottenere entrambi gli scopi”. Dopo la Conferenza di Città del Messico, le Nazioni Unite hanno organizzato altri due importanti appuntamenti: il 21 settembre verrà celebrata la Giornata internazionale della pace dedicata quest’anno alla campagna “Dobbiamo disarmare”, mentre tre giorni dopo, il 24, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu terrà un vertice di alto livello dedicato proprio al disarmo. (R.P.)
Pakistan: estremisti islamici minacciano ministro cattolico che lotta contro la legge sulla blasfemia
◊ “Da tempo ricevo telefonate minatorie da parte degli estremisti islamici, che minacciano di uccidermi, ma questo non mi impedirà di continuare il mio lavoro per le minoranze del Paese”. È quanto afferma ad AsiaNews Shahbaz Bhatti, Ministro federale per minoranze, che rinnova il proprio impegno a favore dei diritti umani in Pakistan. Di recente Shahbaz Bhatti, di fede cattolica, è stato minacciato perché ha chiesto giustizia per le vittime di Gojra e per il suo impegno parlamentare volto all’abolizione della controversa legge sulla blasfemia. Il 30 luglio scorso migliaia di fondamentalisti islamici hanno assaltato il villaggio di Koriyan, bruciando 51 case cristiane. Il primo agosto, almeno 3mila estremisti hanno preso di mira la comunità cristiana di Gojra, bruciando vive sette persone (tra cui due bambini e tre donne) ferendone 19 e incendiando un centinaio di abitazioni. Il ministro, che è anche presidente di All Pakistan Minorities Alliance (Apma), spiega che “il governo è a conoscenza delle minacce dei fondamentalisti. Essi ci vogliono colpire perché facciamo del nostro meglio per assicurare protezione e giustizia alle vittime di Gojra e per la battaglia in parlamento volta all’abolizione di tutte le leggi discriminatorie nel Paese”. Bhatti ribadisce “di non essere spaventato da questi atti codardi” e conferma di “rimanere saldo nella mia missione: lottare per la parità dei diritti delle minoranze e una loro posizione rispettabile in seno alla società”. Egli aggiunge di essere pronto “a qualsiasi sacrificio per il popolo” fino a “versare l’ultima goccia di sangue: queste minacce non mi fermeranno”. In Pakistan, conclude, sono presenti alcune frange che “sono contro la pace e l’armonia sociale”, ma “dobbiamo combatterle con coraggio”. Nelle scorse settimane la Commissione nazionale di Giustizia e Pace (Ncjp), un organismo della Chiesa cattolica pakistana, ha avviato una raccolta firme per chiedere l’abolizione della legge sulla blasfemia dal codice penale del Paese. ricordando le violenze contro le minoranze religiose nel Kasur, a Gojra e in altre zone del Pakistan, la campagna mira alla cancellazione immediata della normativa. Secondo i dati forniti da Ncjp, che vanno dal 1986 all’agosto 2009, almeno 964 persone sono state incriminate per aver profanato il Corano. Di queste, 479 sono musulmani, 119 cristiani, 340 ahmadi, 14 indù e 10 di cui non si conosce la fede. Ad oggi sono 32 gli omicidi extra-giudiziali, perpetrati da folle di estremisti o singoli assassini, che il più delle volte restano impuniti. (R.P.)
I cristiani in Egitto chiedono libertà religiosa
◊ In Egitto almeno 150 persone sono state arrestate per aver interrotto in pubblico il digiuno diurno richiesto dal Ramadan, mese sacro per i musulmani. A denunciarlo all’agenzia spagnola Efe è il direttore di un movimento liberale cristiano del Paese, Samwel Alashay, copto. Questa campagna di arresti, ha raccontato è la prima di questo tipo in Egitto e ha coinvolto anche la minoranza cristiana (parte di quel 10% di egiziani che non sono musulmani sunniti) che durante il Ramadan non digiuna. “E’ incostituzionale – ha detto Alashay - poiché le leggi egiziane garantiscono la totale libertà”. Secondo quanto riportato dall’Osservatore Romano gli arrestati stavano mangiando o fumando per strada prima del tramonto nei governatorati di Aswân, Daqahlîya, Mar Rosso e Porto Said. Alcuni di loro sono stati liberati grazie al pagamento di una cauzione di 500 lire egiziane, pari a circa 100 dollari. Il movimento liberale cristiano diretto da Alashay ha inviato una lettera al ministero dell’Interno egiziano per chiedere di interrogare e giudicare gli ufficiali di polizia responsabili di questa campagna. “Il fatto che alti responsabili della polizia compiano questi arresti - ha detto Alashay - è un segnale grave per i musulmani in generale e per i cristiani nel concreto, perché trasforma il Paese in uno Stato di tipo talebano e wahabita”, ovvero caratterizzato da un’interpretazione molto rigida dei precetti islamici. I cristiani si sentono minacciati, discriminati e non sufficientemente tutelati. Secondo Samwel Alashay, la campagna di arresti durante il ramadan è una risposta allo “sciopero dei cristiani” indetto per domani dal movimento guidato da Alashay e da altre associazioni copte per rivendicare i propri diritti e chiedere una legge che faciliti la costruzione di chiese in Egitto. Il Consiglio islamico dell'Egitto nei giorni scorsi ha emanato una fatwa (un decreto) che stabilisce che “l'intenzione da parte di un musulmano di donare soldi per costruire una chiesa è un peccato contro Dio”, paragonabile a quello che si commette finanziando un night club, una casa da gioco o “una stalla dove tenere maiali, gatti o cani”. Dopo le polemiche suscitate dal provvedimento, il gran muftì Ali Gomaa e il ministro della Giustizia egiziano hanno avviato un’indagine sui saggi che l’hanno emesso. Anche lo sceicco Al-Azhar Mohammed Sayed Tantawi ha criticato la fatwa sostenendo che i musulmani possono donare soldi per costruire chiese e che deve essere favorita la libertà di culto. La Chiesa copta ortodossa nel Paese ha però specificato, sempre alla Efe, di “non avere nulla a che vedere” con questo sciopero: "Gli scioperi non servono a niente". Le associazioni che sostengono la manifestazione hanno chiesto ai cristiani di restare nelle loro case e di vestirsi di nero. Finora almeno tremila cristiani avrebbero assicurato la loro adesione attraverso Facebook. (V.F.)
Le difficoltà dei migranti cattolici filippini nei Paesi islamici
◊ In Arabia Saudita - dove vivono e lavorano circa 8,8 milioni di stranieri - i cattolici sono circa 900mila molti dei quali filippini. Nel Paese non vi è libertà religiosa e vige il divieto di portare simboli religiosi, di pregare in pubblico e in privato. I non islamici devono anche attenersi alle regole e tradizioni dell’islam come il Ramadan. La situazione - riferisce l'agenzia AsiaNews - si complica per le donne straniere impiegate soprattutto nella pulizia degli ospedali, costrette a vivere in uno stato di semireclusione chiuse durante il tempo libero in dormitori e lavorando sei giorni a settimana, 12 ore al giorno, fino al termine del contratto di lavoro. Nella Filippine il salario mensile di un’infermeria è di circa 20mila pesos (280 euro) troppo basso per poter vivere. All’estero esso può giungere sino a 2mila euro. Secondo la Conferenza episcopale filippina lasciano il Paese circa duemila persone al giorno che si aggiungono agli oltre 10milioni di lavoratori già all’estero. In questa situazione i vescovi esortano da anni il governo a impegnarsi per offrire maggiori opportunità lavorative all’interno del Paese. La Chiesa è attiva nell’aiuto ai migranti sin dal 1955. Essa opera attraverso la Commissione per la cura dei migranti e dei viaggiatori (Ecmi) che offre un aiuto alle persone emigrate nel Paese dove in cui lavorano. Considerandoli i “missionari dell’era moderna” la Conferenza episcopale esorta inoltre i migranti ad essere testimoni della loro fede cristiana nel luogo in cui lavorano. In questo contesto si è tenuta in Israele la fine di agosto, l’ottava riunione dei lavoratori migranti residenti in Europa e Medio oriente. Tema dell’incontro: “Trovare e condividere i punti di forza nella fede e nella compagnia dei migranti filippini nel mezzo della crisi globale”. Durante l’incontro il responsabile dell’Ecmi, mons. Precioso Cantillas, ha affermato che “i filippini emigrati all’estero sono colpiti dalla crisi globale. Essi stanno lottando per salvare i loro risparmi e tentano di mantenere tra di loro uno spirito nazionale”. Il segretario dell’Ecmi, padre Edwin Corros, ritiene necessario aumentare il sostegno della Chiesa ai migranti nominando più cappellani in Medio oriente ed Europa. Intanto la presenza nelle Filippine di circa 20milioni di disoccupati nel solo 2009, fa crescere il numero dei migranti. (R.P.)
Vescovi svizzeri: no al divieto di costruire minareti
◊ La Conferenza dei vescovi svizzeri respinge l’iniziativa popolare contro la costruzione dei minareti. In una nota diffusa oggi, i vescovi ritengono che “si tratta di una questione politica che concerne una religione e i diritti corporativi delle religioni”. Ed aggiungono: “I minareti, come i campanili, sono un segno della presenza pubblica di una religione”. La raccolta delle firme per l'iniziativa popolare "contro l'edificazione di minareti" è iniziata il 1° maggio 2007 ed è volta a inserire la richiesta: "L'edificazione di minareti è proibita" al già esistente articolo 72 della Costituzione federale che attribuisce alla Confederazione e ai cantoni la responsabilità per la tutela della pace religiosa in Svizzera. Nella nota diffusa oggi e ripresa dall'agenzia Sir, i vescovi scrivono: “Siamo coscienti che i diritti relativi alla libertà di religione e di culto non vengono rispettati in certi Paesi di religione islamica. I cristiani in particolare subiscono delle restrizioni nella loro pratica religiosa e delle limitazioni nella costruzione di edifici sacri. Riaffermiamo la nostra vicinanza e solidarietà ai cristiani che subiscono angherie e persecuzioni”. Ritornando poi alla questione svizzera, la nota prosegue: “Come vescovi e come cittadini svizzeri ci rallegriamo che la nostra Costituzione federale non contenga più articoli d’eccezione e ci auguriamo che non se ne introducano di nuovi. La proibizione generalizzata di costruire minareti indebolirebbe gli sforzi che mirano a stabilire un atteggiamento di accoglienza reciproca nel dialogo e nel mutuo rispetto. La paura, anche a questo proposito, è cattiva consigliera. L’edificazione e l’utilizzazione dei minareti sono sottoposte d’altronde alle norme generali previste per qualsiasi costruzione. Pur riconoscendo le reali difficoltà nella convivenza di religioni diverse tra loro, per coerenza con i valori cristiani e i principi democratici del nostro Paese, invitiamo a respingere l’iniziativa”. (R.P.)
Sri Lanka: la società civile chiede libertà per i rifugiati tamil
◊ Leader delle Chiese cristiane dello Sri Lanka, attivisti per i diritti umani e operatori delle organizzazioni non governative dell’isola si sono dati appuntamento, martedì scorso davanti alla stazione ferroviaria di Colombo, per una manifestazione del neonato People’s Movement for Freedom and Democracy. In 300 - riferisce l'agenzia AsiaNews - hanno manifestato per chiedere al governo la liberazione dei rifugiati tamil rinchiusi nei campi profughi; l’attuazione del 13mo emendamento della costituzione che concede maggiori poteri ai governi locali; l’aumento dei salari e la riduzione del costo della vita; la difesa della libertà di stampa nel Paese. Tra i manifestanti, presenti tamil e singalesi che hanno esposto cartelli di protesta scritti nelle rispettive lingue e le foto di parenti e amici rinchiusi nei campi profughi. Padre Yohan Devananda, pastore anglicano di Nawala tra gli animatori del nuovo movimento, afferma ad AsiaNews: “È arrivato il momento di rompere il silenzio perché la situazione è ormai vergognosa. All’apparenza sembra più che sopportabile, ma in realtà ci stiamo incamminando verso una orientamento dittatoriale”. Spiegando le intenzioni del neonato cartello di associazioni il reverendo Devananda annuncia “altre iniziative anche in altri distretti, sino a quando non otterremo risposte alle nostre domande”. Stesso impegno ribadito da padre Sarath Iddamalgoda al termine della manifestazione. Il sacerdote cattolico, coordinatore del Christian Solidarity Movement, ha ricordato ai partecipanti: “Questo è solo l’inizio. Dobbiamo continuare sino a quando i bisogni del popolo vinceranno”. Al People’s Movement for Freedom and Democracy partecipano il World Peace and Solidarity Movement, il Movement of National Land & Agriculture Research (Monlar), alcuni movimenti della sinistra sociale e diverse personalità della società civile. (R.P.)
I vescovi latinoamericani contro traffico di esseri umani e schiavitù
◊ Il 24 e 25 agosto, presso la sede del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), a Bogotà, i rappresentanti di 13 Paesi della regione si sono riuniti sotto la guida della Sezione mobilità umana del coordinamento ecclesiale continentale per fare il punto sul traffico di essere umani. Si è trattato del terzo incontro regionale e, in quest’occasione, la questione è stata analizzata nell’ottica pastorale presentata dal documento di Aparecida, ma anche nella prospettiva della “Caritas in veritate”. Pastori ed esperti hanno voluto affrontare il tema della “schiavitù contemporanea”, sia dal punto di vista della "diagnosi del fenomeno” sia dal punto vista “delle sfide e degli impegni” che le comunità ecclesiali devono assumere alla luce del loro mandato: “essere discepoli e missionari di Gesù Cristo”. La dichiarazione conclusiva ricorda che le persone che cadono nelle reti del traffico umano “subiscono danni irreparabili”: non solo perché vittime di raggiri, false promesse di lavoro e privazione della libertà, ma soprattutto perché subiscono l'“annullamento della propria identità”. Tra le conseguenze c'è la perdita dell’autostima, il senso di vergogna, il dolore spirituale e altre manifestazioni comportamentali negative che in non pochi casi portano al suicidio. I partecipanti al Seminario hanno però voluto sottolineare anche un altro aspetto spesso sconosciuto: per “nuove schiavitù del XXI secolo si devono intendere diversi flagelli o modalità di perdita della propria identità, come il furto di organi o la costrizione a venderli, le adozioni illegali, lo sfruttamento lavorativo, i lavori forzati, i matrimoni di convenienza e infine lo sfruttamento sessuale”. La Chiesa cattolica, in diverse regioni del mondo, è fra le poche istituzioni che si occupano di queste persone insieme con alcune organizzazioni della società civile e lo fa in ottemperanza della sua missione evangelizzatrice al servizio della persona e della sua dignità. Consapevoli che le comunità ecclesiali al riguardo hanno titoli legittimi e autorevolezza, i partecipanti chiedono ai governi del mondo, e in questo caso in particolare a quelli latinoamericani, l’adozione di leggi e regolamenti non per criminalizzare le vittime bensì per punire il reato e le persone che si rendono colpevoli. Si tratta, osservano, di una conquista nella quale i mezzi di comunicazione sociale possono essere di grande utilità se abbracciano come causa quella di difendere la dignità di ogni uomo e in ogni circostanza. Infine, il Seminario lancia un appello a tutte le istanze della Chiesa cattolica, dalle parrocchie alle conferenze episcopali, affinché si prendano misure per accrescere l’impegno di tutti sino ad oggi compiuto in questa campo. Prima del congedo i partecipanti al seminario rivolgono un appello speciale agli imprenditori, soprattutto del settore turistico, perché prestino la massima vigilanza poiché si tratta di ambito dove spesso si consumano gravi reati legati alle reti del traffico delle persone. I partecipanti indirizzano un pensiero finale i partecipanti all’enciclica “Caritas in veritate” poiché, affermano, ci insegna e ci ricorda la centralità della persona umana al servizio della quale esistono i sistemi economici e le regole del mercato. (A cura di Luis Badilla)
Colombia: ritrovato il corpo senza vita di padre Calixto
◊ In Colombia il corpo senza vita di di padre Gustavo Vélez Vásquez - 78enne giornalista conosciuto come padre Calixto - è stato ritrovato in una zona boscosa conosciuta come la “Loma de El Escobero”, all'interno della riserva naturale di San Sebastian. Il sacerdote era scomparso durante il pomeriggio di domenica 6 settembre, mentre stava passeggiando nella foresta. Da allora le autorità e i soccorsi si erano messi a cercarlo. Le indagini sono ancora in corso, ma attualmente l’ipotesi più probabile sulla sua morte è un incidente: dopo quattro ore di cammino il sacerdote sarebbe caduto sul greto di un corso d'acqua e a ucciderlo sarebbero state le ferite riportate. Il corpo è stato riportato nella sua città, Medellin, dove nel convento della Madre Laura è in corso la veglia funebre. I funerali saranno celebrati domani mattina nella Cattedrale metropolitana. L'arcivescovo della diocesi di Medellin, mons. Alberto Giraldo Jaramillo, il presidente colombiano, Alvaro uribe, molti colleghi giornalisti e i suoi concittadini, cattolici e non, hanno espresso il loro dolore per la scomparsa del sacerdote, missionario saveriano di Yarumal. Padre Calixto era molto conosciuto: con questo nome firmava da 31 anni la rubrica religiosa del quotidiano El Colombiano e i lettori lo apprezzavano anche per le sue inchieste giornalistiche sulle problematiche sociali. (V.F.)
Kenya: dichiarazione delle Commissioni Giustizia e Pace sui problemi del Paese
◊ Conflitti, insicurezza, fame, corruzione, tutela dell’ambiente, giustizia e difesa degli sfollati: sono alcuni dei temi trattati dalle Commissioni Giustizia e Pace di tutte le diocesi cattoliche del Kenya, in una dichiarazione rilasciata nel corso della loro Assemblea Generale annuale, che si chiude oggi. Intitolato “Salviamo la nostra nazione!”, il documento affronta, in modo puntuale, i principali problemi che affliggono il Paese. Innanzitutto, i presuli esprimono la loro preoccupazione per l’incremento dei conflitti ai confini del Kenya, in particolare nei territori vicini a Somalia, Sudan, Etiopia e Uganda: “Questo dato ci preoccupa – scrivono i presuli – perché uno Stato che non riesce a proteggere i propri cittadini e la propria sovranità è uno Stato debole, che non ispira fiducia”. Per questo, si richiede “con urgenza al governo di agire rapidamente per risolvere i conflitti sui confini, prima che si verifichi un’escalation di violenze”. Al secondo punto del loro documento, i vescovi analizzano il problema dell’insicurezza, definita “dilagante all’interno del Paese”. “Siamo preoccupati per l’uccisione di persone innocenti da parte dei ribelli, della polizia e di altre forze di sicurezza – scrivono le Commissioni Giustizia e Pace riprese dall'agenzia Cisa – Sono aumentati i rapimenti e i furti d’auto. La violenza organizzata ha distrutto l’identità africana, con il risultato di accrescere il numero di vedovi e di orfani”. Ribadendo che “circa metà della popolazione vive al di sotto della soglia della povertà”, i vescovi ricordano che “è sotto la responsabilità del governo garantire una vita sicura a tutta la popolazione del Kenya” e che spetta all’esecutivo “fare investimenti sufficienti nella riforma delle forze di polizia”. Quindi, la dichiarazione affronta il tema della sicurezza alimentare: “Sono necessari sforzi seri – si legge nel testo – da parte del governo e dei cittadini per garantire la sicurezza alimentare. Attualmente, in questo Paese noi abbiamo la capacità di sfamare la nostra nazione ed anche altre nazioni, ma anno dopo anni i kenyoti muoiono ancora di fame, mentre a causa della siccità è stato dichiarato lo stato di calamità naturale”. Poi, le Commissioni Giustizia e Pace precisano: “Il governo dovrebbe pensare ad una struttura che assicuri prezzi accessibili a tutti per gli alimenti di prima necessità come la farina di granturco, l’olio, le verdure”. In quest’ottica, un’attenzione particolare viene richiesta per gli agricoltori, affinché si pensi a sussidi destinati al settore agricolo; allo stesso tempo, viene ribadito che i coltivatori devono mettere in atto metodi compatibili con l’ecosistema. E sulla tutela dell’ambiente si sofferma il paragrafo successivo della dichiarazione, in cui si legge che “fiumi, laghi, bacini idrici si stanno esaurendo, la desertificazione è in crescita e l’irrigazione è in pericolo”. “Il problema è urgente – affermano i vescovi – Il governo deve pensare anche alla riforestazione. Noi siamo chiamati ad un giusto uso delle nostre risorse non solo per noi stessi, ma anche per le generazioni future”. Poi, lo sguardo delle Commissioni Giustizia e Pace si volge al dramma degli sfollati, sparsi nei campi profughi del Kenya. “Sono davvero kenyoti, dal momento che la loro tragica condizione è stata dimenticata?” si chiedono i vescovi e aggiungono: “I nostri fratelli dormono ancora al freddo, soffrono la fame, sono indifesi e attendono giustizia. Non dimentichiamoli e facciamo in modo di migliorare la loro situazione, così che possano sentirsi pienamente kenyoti”. Altra questione esaminata dai vescovi è quella della giustizia che, ribadiscono, “deve essere fatta a tutti i livelli. Una giustizia rimandata è una giustizia negata”. Per questo, il documento sottolinea la necessità di istituire un Tribunale Speciale che sottoponga a processo i responsabili delle violenze scatenatesi tra la fine del 2007 e i primi mesi del 2008, al termine delle elezioni. Quindi, le Commissioni Giustizia e Pace esprimono la loro preoccupazione riguardo alla “crescente corruzione” nel Paese: “L’accumulo della ricchezza in mezzo ad un mare di povertà – scrivono – è immorale e contrario ai principi della giustizia economica”. (I.P.)
Dopo due anni la diocesi vietnamita di Phat Diem ha di nuovo un vescovo
◊ Nella cattedrale di Phat Diem, in Vietnam, erano almeno in 20 mila i fedeli che ieri mattina hanno partecipato alla cerimonia di consacrazione del nuovo vescovo della città, mons. Joseph Nguyen Nang. Il vescovo cinquantaseienne, che come motto episcopale ha scelto Comunione e servizio”, era stato nominato dal Papa il 25 luglio. La celebrazione, racconta Asia News, è stata presieduta da mons. Dominic Nguyen Chu Trinh, vescovo di Xuan Loc, insieme con altri 20 vescovi. Alla messa erano presenti 400 sacerdoti provenienti da tutto il Vietnam e rappresentanti di altre religioni. La diocesi - con 65 parrocchie, 30 sacerdoti e circa 153mila cattolici - era rimasta per due anni senza vescovo. Mons. Nang è nato il 24 novembre 1953 a Yen Khanh , nella provincia di Ninh Binh, a circa 130 km a sud di Hanoi. Quando nel 1954 il Vietnam si divise la sua famiglia fuggì al Sud, a Xuan Loc, dove ha vissuto fino a oggi. Dal 2006 al 2009 è stato anche rettore del seminario maggiore della sua città. (V.F.)
Tre progetti dell'Azione Cattolica italiana in Terra Santa
◊ L’Azione cattolica italiana restaurerà la sala cinematografica del Catholic Action Centre di Betlemme, darà vita ad un corso di formazione biblica per i giovani ed organizzerà un grande pellegrinaggio nel dicembre 2010. Le tre iniziative per la Terra Santa sono state presentate sabato scorso a Roma al convegno annuale dei presidenti diocesani dell’Azione cattolica. Del primo progetto si occuperanno i ragazzi dell'Azione cattolica italiana grazie alla prossima raccolta fondi del Mese della Pace: un'iniziativa che da molti anni, ogni mese di gennaio, coinvolge i soci di Ac dai 6 ai 14 anni che si impegnano per sostenere un progetto di solidarietà. “Il cinema - spiega Chiara Finocchietti, vicepresidente nazionale dell'Ac e coordinatrice dei giovani del Forum internazionale dell'Azione cattolica (Fiac) - è un luogo del dialogo con il mondo, uno spazio di approfondimento e di riflessione condivisa. A Betlemme la sala svolge un ruolo importante di servizio a tutta la comunità, che ci ha chiesto un aiuto specifico”. Saranno invece i giovani dell'Ac italiana e di alcuni altri Paesi europei a occuparsi dei corsi di formazione biblica per i giovani di Terra Santa. Già quest'estate sono partiti alcuni volontari dall'Umbria, dalla Basilicata, da Malta e dalla Romania. Il pellegrinaggio nazionale del 2010, infine, vedrà la partecipazione di alcuni rappresentanti di ogni associazione diocesana dell'Ac italiana. “È il modo migliore - commenta padre Vigna Giorgio, frate minore, commissario di Terra Santa per il Piemonte e presidente dei commissari d'Italia - per aiutare i cristiani di Terra Santa: stare insieme a loro, andarli a conoscere, incontrarli in quella terra che è innanzitutto una vera e propria realtà teologica, profondamente misteriosa”. (T.C.)
Messaggio dell'arcivescovo di Canterbury al Convegno della Comunità di Bose
◊ In “un mondo febbrile e impaziente” è importante che i cristiani ricordino che l’umanità “necessita di tempo e consapevolezza per crescere”: lo ha affermato Rowan Williams, arcivescovo di Canterbury, in un messaggio letto dal can. Jonathan Goodall, inviato della Chiesa d'Inghilterra al Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa in corso presso il monastero di Bose (fino al 12) sul tema “La lotta spirituale nella tradizione ortodossa”. Il confronto su questo tema, secondo Williams, - riferisce l'agenzia Sir - è “di grande pertinenza per il mondo in cui viviamo”. Ed ha aggiunto: “È difficile per così tanti riconoscere che la strada è lunga, che diventare umani nella modalità voluta da Dio è questione di un’intera vita”. “Le alternative, così visibili intorno a noi – scrive l’arcivescovo -, rappresentano un’umanità banalizzata e sciatta, ansiosa, arrabbiata ed egoista, restia a guardare a sé in modo nuovo nella luce dell’amore e della verità”. Senza questa consapevolezza della fatica spirituale, “il rischio – ha affermato mons. Gabriele Mana, vescovo di Biella – è ridurre la fede a delle convinzioni mentre essa è soprattutto relazione con Dio”. Di solito “ci si preoccupa di 'vivere' in grazia e non di 'crescere' nella grazia”. “La lotta spirituale – ha concluso il vescovo di Biella – aiuti le nostre comunità a correre con slancio verso Dio senza conformarsi alla mentalità mondana”. (R.P.)
Comece: a Danzica le prime Giornate sociali cattoliche
◊ “Solidarietà la sfida per l’Europa” è il tema delle prime Giornate sociali cattoliche per l’Europa che la Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea) promuove dall’8 all’11 ottobre a Danzica, la città di Solidarnosc. “Ogni generazione deve riconquistare la libertà e la pace e la nostra non fa certo eccezione” afferma oggi, rilanciando l’appuntamento, una nota dell’ufficio stampa dell’organismo. “Oggi – prosegue la nota riecheggiando il Manifesto per le Giornate pubblicato nello scorso mese di marzo dalla Commissione preparatoria dell’incontro -, 80 anni dopo il crack della Borsa di Wall Street del 1929, il mondo si ritrova sprofondato nel cuore di una grave crisi economica e finanziaria che potrebbe avere pericolose conseguenze sociali e politiche, tra cui la tentazione di ritornare al nazionalismo e al protezionismo”. Di qui l’indicazione, per uscire dalla crisi e assicurare una pace duratura, di “una combinazione di valori personali e politici inclusi nel termine ‘solidarietà’”. “Il nostro incontro di Danzica – assicura la Comece – offrirà l’opportunità di approfondire la sfida della solidarietà in Europa”. La data e il luogo della prima edizione delle Giornate, si legge ancora nella nota ripresa dall'agenzia Sir, “rivestono un particolare significato simbolico. Non solo ricordano lo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939 e la fine del regime comunista nell’Europa centrale e dell’Est nel 1989, ma anche la prima visita di Papa Giovanni Paolo II nel suo Paese natale nel 1979, visita che ha condotto alla nascita a Danzica di Solidarnosc, il movimento sociale di milioni di polacchi”. Attesi all’appuntamento circa 600 partecipanti, la maggioranza dei quali costituita da delegati delle Conferenze episcopali; ma saranno rappresentati a Danzica, fa sapere la Comece, anche i network cattolici a livello europeo e gli ordini religiosi. La metà dei presenti avrà meno di 35 anni. Tra i relatori, dell’incontro, “che stiamo tentando di organizzare con spirito ecumenico”, spiega ancora la nota, vi saranno Hans-Gert Pöttering già presidente dell’Europarlamento; mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino; Eveline Herfkens (coordinatore per la campagna Onu del Millennio); Tunne Kelam e Alojs Peterle (membri del Parlamento europeo) e Irena Lipowicz (ambasciatore speciale per le relazioni tedesco-polacche). (R.P.)
Lettera dell'arcivescovo di Madrid per il pellegrinaggio della Croce dei giovani
◊ L’arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio María Rouco Varela, ha scritto una lettera ai giovani per annunciare che il 14 settembre, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, darà il via al “pellegrinaggio della Croce dei giovani per la Diocesi di Madrid”. La croce che i ragazzi porteranno sulle spalle - ha raccontato il cardinale nella missiva ripresa dall’agenzia Zenit - è quella che Giovanni Paolo II consegnò ai giovani nel 1984 in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù. Il crocefisso, ha spiegato, “insieme con l’icona della Vergine Maria, è un bel segno di quello che significano le Giornate Mondiali della Gioventù: l’incontro con Cristo morto e risorto per noi, Redentore dell'uomo”. “Portando la Croce sulle spalle – ha aggiunto –, i giovani diventano portatori della gioiosa notizia della salvezza e proclamano ai quattro venti che Cristo ci ha salvati dal peccato e dalla morte”. Il cardinale ha spiegato che la Croce è “il grande segno dell'amore di Dio che mostra il suo perdono e la riconciliazione verso tutti gli uomini”. E’, spiega “gloriosa”, come il crocifisso è “vincitore del peccato e della morte”. Proprio per questo “la Chiesa ha cantato e canta la Croce come segno di vittoria e del trionfo. L’amore di Cristo vince su tutti gli odi, i rancori, le vendette e i crimini degli uomini. E' un amore che sana, libera, purifica, riscatta e pacifica”. (V.F.)
Il cardinale Ruini presenta il suo libro "Per una nuova laicità" scritto con Galli della Loggia
◊ La religione cristiana continuerà ad essere tessuto connettivo della nostra civiltà perché l’uomo ne ha bisogno come sostegno, più che essere essa stessa fonte di impulsi e vincoli etici. Se ne è detto convinto il cardinale Camillo Ruini, presidente del Progetto Culturale della Chiesa italiana, chiudendo l’articolato incontro “Per una nuova laicità”, ospitato a Palazzo Marino per parlare del libro “Confini”, scritto dall’ex presidente della Cei con il politologo Ernesto Galli della Loggia. L’editore del volume, lo storico Paolo Mieli ha chiesto alla Chiesa di dedicarsi ai laici dialoganti. Una richiesta raccolta e analizzata nella prospettiva storica da Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, che ha evidenziato le difficoltà del dialogo, guardato con sospetto da altre culture. Per uscire da “un’età di sfiducia”, il rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi ha invitato i cattolici a tornare ad una presenza comunitaria pubblica. Una scelta che è sembrato sposare Galli della Loggia, sostenendo che il ruolo della Chiesa Cattolica è stato delegittimato da una cultura guida riconosciuta a livello costituzionale. Il cardinale Ruini, dopo aver analizzato il concetto di laicità nella prospettiva francese e in quella americana, ha individuato per il credente la possibilità di convergere su obbiettivi concreti ed importanti. Dopo aver ribadito il ruolo pubblico delle religioni, riconosciuto dal Concordato alla religione cattolica, il cardinale Ruini ha sostenuto che “i fenomeni religiosi hanno di per sé non minori titoli che ogni altra realtà o fenomeno sociale ad influire sulla scena pubblica, ivi compresa la dimensione propriamente politica”, e che dunque “non vi è ragione per porre alle religioni speciali condizioni per esercitare un ruolo pubblico”. (Da Milano, Fabio Brenna)
Mons. Crepaldi interviene alla Cisl sulla 'Caritas in veritate'
◊ Non c’è giustizia senza carità, e non si difende il lavoro se non si sostiene la vita nascente, la famiglia e il diritto all’obiezione. Lo ha spiegato l’arcivescovo di Trieste, mons. Gianpaolo Crepaldi, presidente dell’Osservatorio internazionale “Cardinale Van Thuân” sulla dottrina sociale della Chiesa, nel suo intervento al Comitato esecutivo della Cisl, il più grande sindacato cattolico. Davanti a loro ha presentato ieri l’enciclica 'Caritas in veritate', il cui obiettivo, ha detto, è quello di “riannunciare di nuovo e sempre il primato di Dio nella costruzione della società”. Così come per la 'Rerum Novarum' “non c’è soluzione della questione sociale fuori del Vangelo”, così nella 'Caritas in veritate' si afferma che “l’annuncio di Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo”. L’enciclica di Benedetto XVI, ha spiegato, “legge la storia umana alla luce del Vangelo ed esprime una sapienza cristiana”. L'arcivescovo ha sottolineato che nell’enciclica tutto l’ambito umano, compreso il lavoro, “viene illuminato” dal Dio cristiano, che dice un grande sì all’uomo, viene “invitato a prendere coscienza della propria verità, sostenuto e incoraggiato ad essere maggiormente se stesso, purificato dalle ideologie e dagli interessi di parte”. Per mons. Crepaldi la 'Caritas in veritate' “non è venuta a dirci come dobbiamo lavorare, è venuta a illuminare il lavoro; non è venuta a dirci come dobbiamo essere imprenditori, è venuta ad illuminare la realtà dell’economia”. L’enciclica mostra che non c’è contraddizione fra primato di Dio e laicità perché “Cristo non toglie niente di quanto è umano”. E che se la società oscura Dio “tutta la vita sociale si impoverisce”. Il sindacato, ha sottolineato il presule, ha una grande vocazione: quella di favorire la coesione sociale, facendosi portatore di rivendicazioni e di autentici valori, di richieste normative e salariali ma anche di spazi di espressione per la persona. E la famiglia e la vita rappresentano per lui due nuovi campi di intervento. (V.F.)
Nasce Cath News India, il nuovo servizio online dell’agenzia Uca News
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www.cathnewsindia.com: è questo il sito Internet del nuovo servizio informativo dell’agenzia UCA News e riservato in modo specifico all’India. Si tratta di una newsletter che viene inviata ogni giorno tramite email a destinatari ecclesiastici, con l’obiettivo di migliorare gli sforzi nella comunicazione fra i cristiani in India. “L’email gratuita – informa una nota – viene realizzata da leader cristiani e da esponenti laici e riporta notizie sulla Chiesa in India e in tutto il mondo”. “Cath News India è una nuova pubblicazione su web della Union of Catholic Asian New (UCA News), spiega padre Michael Kelly, direttore esecutivo di UCA News, la più grande rete informativa cattolica dell’Asia - Sia la newsletter che il sito Internet fanno parte di una serie di progetti specifici che l’UCAN ha in programma di lanciare nelle nazioni asiatiche”. “Vogliamo diffondere notizie – continua padre Kelly – e vogliamo che i nostri destinatari, ogni giorno, si sentano accanto all’importante sviluppo della Chiesa e della società. Il servizio informativo in India rafforzerà la comunicazione all’interno della Chiesa di questo Paese così vasto”. Da segnalare che già nel mese di luglio l’UCA News aveva lanciato “Cathnews Asia”, una newsletter specifica per questo continente. “Queste nuove pubblicazioni – conclude padre Kelly – rappresentano un momento significativo del nostro sviluppo. I servizi informativi devono cambiare per essere efficaci in un mondo rivoluzionato dalla comunicazione tramite Internet. I cambiamenti portano vitalità, interazione e freschezza nei media al servizio della Chiesa in Asia”. (I.P.)
Arriva la versione indonesiana di Radio Maria
◊ Il frate cappuccino Fra Leo Sipahutar ha dato il via e sviluppato una versione indonesiana di Radio Maria. Mentre lavorava come insegnante nel seminario di Medan, collaborava part-time con l’Ufficio delle Comunicazioni Sociali e registrava alcune riflessioni spirituali per qualche radio locale. Conoscendo la sua esperienza e il suo desiderio di collaborare con la World Family, il ministro provinciale gli ha offerto la possibilità di iniziare i lavori che avrebbero portato alla nascita di Radio Maria in Indonesia. Da quel momento padre Sipahutar ha voluto conoscere meglio l'emittente nata in Italia, attraverso siti Web di Radio Maria Italia e della World Family, ascoltando via Internet, allo stesso tempo, i programmi di alcune emittenti conosciute e affermate, come Radio Maria USA e Radio Maria Filippine, così da avvicinarsi allo stile e al carisma di questa radio. “Per i cattolici in Indonesia - ha detto Fra Leo - Radio Maria rappresenta un aiuto e un sostegno per la loro fede, e noi lavoriamo per tale obiettivo. Le potenzialità di Radio Maria in questa terra sono davvero grandi”. (A cura di padre Egidio Picucci)
Visita del cardinale Bagnasco all'Aquila
◊ Lunedì prossimo, 14 settembre, il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, sarà in visita a L’Aquila per l’intera giornata. Il primo impegno per l’arcivescovo di Genova, secondo il programma reso noto dall’Ufficio per le comunicazioni sociali e diffuso dall'agenzia Sir, è un incontro con l’arcivescovo della città colpita mesi fa dal terremoto, mons. Giuseppe Molinari: i due prelati si incontreranno nella sede provvisoria della curia, nella località campo di Pile. Poi, alle 10, Bagnasco si recherà presso la nuova sede della Caritas per la presentazione delle attività di assistenza e di ricostruzione attuate fino ad oggi e del loro stato di avanzamento: fra le altre, la raccolta nazionale per i terremotati e l’avvio delle costruzioni ad opera della Caritas italiana e delle delegazioni regionali, come scuole, centri di comunità, appartamenti per anziani e universitari. Alle 11.30 il cardinale sarà a Roio, Fossa e Ocre per conoscere da vicino le nove opere avviate e le altre sette in fase di definizione. Intorno alle 13 il presidente della Cei incontrerà gli operatori e i volontari della Caritas in località S. Antonio (Pile), nella zona coordinata dalle Delegazioni Caritas dell’Umbria, Piemonte e Valle d’Aosta. Poi Bagnasco pranzerà insieme con i volontari nella cucina allestita nel campo. Nel pomeriggio incontrerà il capo Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, e visiterà le aree terremotate del centro de L’Aquila, dove alcune chiese storiche sono state messe in sicurezza attraverso i puntellamenti. In seguito sarà a Onna, presso un nucleo abitativo in costruzione e una scuola. Lì visiterà anche l’area dove sarà installato un prefabbricato che permetterà di ricominciare serenamente la pastorale, parte del progetto “Una chiesa per Natale”. Nell’ultima tappa di una giornata molto densa di impegni il cardinal Bagnasco farà visita agli ospiti della tendopoli di Collemaggio e si fermerà a pregare nella Basilica. (V.F.)
Pil in ripresa nell'Ue. La Bce prevede una crescita graduale e discontinua
◊ Il terzo trimestre del 2009 segnerà la fine della caduta del Prodotto interno lordo (Pil) nell’Eurozona. È quanto stima la Banca centrale europea nel suo bollettino di settembre. L’istituto di Francoforte mette in guardia però sulla crescita della disoccupazione e del debito pubblico nei Paesi membri. Il servizio di Marco Guerra:
La ripresa dell’economia in Europa sarà graduale e discontinua. Così recita il bollettino mensile della Banca Centrale Europea (Bce) che rivela crescenti segnali di stabilizzazione dell'attività economica, sia nell'unione Europea che fuori dai suoi confini. La Bce stima quindi che nel terzo trimestre del 2009 si arresterà la caduta del Pil in Eurolandia dopo il calo di appena lo 0,1% del secondo trimestre". "Nel breve termine - prosegue Francoforte - l'area dovrebbe continuare a beneficiare della ripresa delle esportazioni, dei significativi interventi di stimolo macroeconomico e delle misure adottate per ripristinare il funzionamento del sistema finanziario”. Più positive del previsto anche le stime del Pil a livello mondiale, che si ridurrà in media dell'1,2% nel 2009, ma aumenterà del 2,7% nel 2010. Permangono tuttavia ancora molte incertezze legate all’onda lunga della crisi sul piano occupazionale. “Per i prossimi mesi - si legge ancora - ci si può attendere una serie di ulteriori moderati incrementi del tasso di disoccupazione nell'area dell'euro”, dopo che questo ha raggiunto il 9,5% a luglio. In crescita anche il debito pubblico, che sarà contenuto solo nelle tre piccole economie di Cipro, Finlandia e Lussemburgo. C’è poi il livello dei crediti che è ai minimi dal 1999. E sulla ripresa interverrà anche l’inflazione che nei prossimi mesi tornerà a crescere, ma in modo contenuto.
Unione Europea
La conferenza dei capi gruppo dell’Europarlamento ha fissato per mercoledì 16 settembre la seduta plenaria sulla proposta di riconferma dell'attuale presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, alla guida dell'esecutivo comunitario per un secondo mandato. L’aula di Strasburgo dovrebbe riconfermare Barroso visto il sostegno espresso dal gruppo dei popolari, tuttavia potrebbe risultare decisivo il voto degli euroliberali che non hanno ancora sciolto le loro riserve. Il capogruppo dei socialisti Schulz ha invece già annunciato il voto contrario o l’astensione.
Russia-Venezuela
Il Venezuela riconosce “da oggi” come Stati indipendenti le due regioni georgiane secessioniste filorusse Abkazia e Ossezia del sud. Lo ha dichiarato questa mattina il presidente venezuelano, Hugo Chavez, in visita in questi giorni a Mosca per siglare importanti accordi economici. Davanti ad una platea di studenti, Chavez è poi tornato ad attaccare gli Stati Uniti definendoli "il principale terrorista del mondo".
Stati Uniti: riforma sanitaria
Il presidente statunitense, Barack Obama, ha presentato la scorsa notte al Congresso il suo piano di riforma sanitaria per dare “più sicurezza e stabilità” a tutti, sottolineando i numerosi benefici anche per coloro che sono già assicurati. Da New York, ci riferisce Elena Molinari:
Il tempo delle polemiche è finito. E’ il momento dell’azione, dobbiamo mostrare agli americani che siamo in grado di riformare la sanità. Dopo un mese sulla difensiva, Barack Obama ha presentato la scorsa notte, "per l’ultima volta" - così ha detto - il suo piano per un nuovo sistema salute americano. L’ha fatto di fronte al Congresso per il quale ha avuto il richiamo più forte: non si può più temporeggiare. Il nostro fallimento nel far fronte alla sfida sanitaria - ha affermato Obama - ci ha portato a un punto di rottura. Ognuno sa cosa accadrà se non faremo niente: il deficit crescerà, altre famiglie andranno in bancarotta, molte imprese chiuderanno e altra gente morirà. Il presidente americano ha quindi illustrato la sua proposta, spiegando che renderà illegale per le assicurazioni negare la copertura per le malattie preesistenti, e che non sarà più possibile stabilire limiti ai rimborsi. L’obiettivo di Obama è ambizioso: permettere per la prima volta a ogni cittadino americano di ottenere copertura delle spese mediche, ma per abbattere gli ostacoli politici in Senato il presidente ha dovuto rinunciare a un pilastro della sua riforma, vale a dire la nascita di una mutua pubblica che offra assicurazione a costi contenuti a chi ne è privo. Per l’inquilino della Casa Bianca - che ha visto una caduta della popolarità - quello che conta ora è riuscire a ottenere qualcosa di concreto prima della fine dell’anno, anche a costo di compromessi, e riconquistare così la fiducia dei suoi concittadini.
Iran
“Teheran deve cessare ogni attività in ambito nucleare”. È il monito lanciato ieri dal portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, nel giorno in cui l’Iran ha consegnato alle potenze del gruppo di negoziatori 5+1 un pacchetto di proposte per l’avvio di un dialogo. Il testo non dovrebbe contenere, però, alcuna rinuncia al programma atomico. Intanto, nella Repubblica islamica è stato dato un nuovo giro di vite contro l’opposizione. Le autorità di Teheran hanno arrestato alcuni dei collaboratori più stretti di Moussavi e chiuso gli uffici dell’ex candidato riformista, Karroubi.
Libano
Il premier designato libanese, Saad Hariri, ha rimesso l'incarico nelle mani del presidente della Repubblica, Michel Suleiman. Dopo dieci settimane di sforzi, Hariri ha detto di aver rinunciato a formare un governo di unità nazionale con i gruppi di opposizione come Hezbollah. Il Partito di Dio e i suoi alleati, ha spiegato Hariri, hanno infatti rifiutato la sua lista di ministri.
Iraq
Ennesima giornata di violenza in Iraq. Quattro persone sono morte e almeno 29 sono rimaste ferite in un'esplosione avvenuta stamani nel mercato di Mahmudiya, 30 chilometri a sud di Baghdad. Cresce, poi, il bilancio dell'attentato suicida di ieri notte a Wardek, un villaggio curdo circa 400 Km. a nord della capitale irachena. L'esplosione di un camion-bomba ha causato almeno 20 morti e 15 feriti. L’attentato risponde all’intento di alimentare le tensioni etniche tra curdi e arabi, tra le cui autorità politiche è in corso un’aspra disputa riguardante le rivendicazioni territoriali e il petrolio. Si fa sempre più drammatica, intanto, la situazione dei cristiani in Iraq. La recente guerra ha ridotto le presenze da 800 mila a poco più di 500 mila: continua, la fuga dalle violenze quotidiane, da parte di gruppi delle altre etnie, all’estero o nel nord del Paese nel tentativo di ricreare una situazione di pacifica stabilità.
Turchia - inondazioni
E’ di almeno 32 morti e numerosi dispersi il bilancio delle disastrose inondazioni che hanno colpito la Turchia del nord e in particolare Instabul. In particolare, si teme ancora per la vita di otto persone che ancora mancano all’appello. Intanto, è di nuovo salito l’allarme dopo che i servizi meteo hanno avvertito su imminenti e pesanti piogge che dovrebbero tornare a cadere sulla zona da domani a lunedì. Secondo la stampa, le cause del disastro sono da ricercare nella troppa facilità con cui le autorità di Istanbul hanno rilasciato licenze edilizie per edifici sorti sull’argine dei fiumi e di non aver creato adeguate infrastrutture in una metropoli di 15 milioni di abitanti.
India, inondazioni
A New Delhi, almeno cinque studenti sono morti e 31 sono rimasti feriti durante una fuga in massa dall’edificio scolastico, provocata da un ordine di evacuazione per timore che le inondazioni avvenute ieri nel Bengala causassero un corto circuito. Le piogge battenti delle ultime ore hanno causato l’interruzione dell’erogazione della corrente elettrica in molte abitazioni della capitale lasciando isolate circa 400 mila persone. Le inondazioni, oltre ad aver provocato ingorghi nelle strade, dovuti al mancato funzionamento dei semafori, hanno travolto migliaia di capi di bestiame e inghiottito numerose automobili.
Messico - dirottamento
E’ finito nel migliore dei modi l’incubo dei 104 passeggeri di un aereo messicano dirottato da un pastore protestante boliviano di 44 anni. Il velivolo è stato sequestrato mentre si trovava in volo da Cancun a Città del Messico, ma all’atterraggio l’uomo è stato arrestato.
Corea - Giappone
Una nuova stagione di “relazioni fruttuose” tra Pyongyang e Tokyo. È quanto auspica il numero due del regime nordcoreano, Kim Yong-nam. Il presidente del presidium dell'Assemblea suprema del popolo, apre dunque a sorpresa al futuro governo giapponese che sarà guidato dal neoeletto, Yukio Hatoyama. Il leader del Partito democratico giapponese, verrà eletto primo ministro in parlamento a Tokyo il prossimo 16 settembre, dopo la vittoria alle elezioni dello scorso 30 agosto.
Cina - Miniere
In Cina, decine di operai sono rimasti sepolti stamani nel cedimento di una baracca di cantiere a Chengdu, nel sudovest del Paese Lo ha riferito l'agenzia Nuova Cina. L'incidente ha avuto luogo in un liceo della capitale della regione del Sichuan. Ieri, intanto, erano salite a 42 le vittime dell’esplosione della miniera di carbone nella provincia di Henan, avvenuta lunedì scorso. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 253
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