Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 09/09/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale: la Parola di Dio è la strada della vita. Appello per gli invalidi civili: le istituzioni siano solidali con loro
  • Il Papa alla Coldiretti: riaffermare i principi etici nell'economia. Il cardinale Bertone: condividere i beni della terra
  • Verso il secondo Sinodo per l'Africa: intervista con il cardinale Napier
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Concluso a Cracovia il Convegno "Uomini e Religioni"
  • Iraq: continua l'esodo dei cristiani
  • Violenza contro le donne: Conferenza internazionale a Roma
  • I messaggi di Benedetto XVI e dei Patriarchi Bartolomeo e Kirill al Convegno ecumenico promosso dalla Comunità di Bose
  • Il cardinale Tettamanzi inaugura il nuovo anno pastorale all'insegna del "riposo in Dio"
  • Chiesa e Società

  • Si è spento mons. Enzo Serenelli per 15 anni direttore in Italia delle Pom
  • Giornata per la prevenzione del suicidio: un dramma che tocca milioni di persone
  • Bangladesh: bande armate contro i cristiani
  • Pakistan: continua la mobilitazione dei cristiani in difesa delle minoranze
  • Lo Sri Lanka festeggia Madre Teresa, esempio per buddisti e cristiani
  • A Goa si pensa ad una nuova legge sui beni della Chiesa
  • India: corso per religiose per “annunciare il Vangelo” con i media
  • La comunità internazionale accoglie 20 mila profughi del Bhutan
  • Cuba: le celebrazioni per la festa della "Virgen de la Caridad del Cobre"
  • Venezuela: l’arcivescovo di Caracas smentisce un quotidiano pro Chávez
  • Costa Rica: mons. Barrantes denuncia povertà ed esclusione sociale
  • Guatemala: dichiarato lo stato di calamità nazionale per fame e siccità
  • Quarant'anni fa la firma della Convezione dell’Unione Africana per i rifugiati
  • Rifugiati sahrawi: per il commissario Onu sono dimenticati
  • Amnesty: no agli sgomberi forzati in Ciad. Decine di migliaia i senzatetto
  • Iniziative degli Istituti missionari per il Sinodo per l'Africa
  • Il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati denuncia tagli all’istruzione in sud Sudan
  • Terra Santa: gioia per la beatificazione di Madre Ghattas "una figlia della Palestina"
  • Australia: altri 4 gruppi nella lista delle organizzazioni terroristiche
  • Francia: l’Abbazia di Cluny si prepara a celebrare i suoi 1100 anni
  • A Fatima le Giornate delle comunicazioni sociali con l'intervento di padre Lombardi
  • 24 Ore nel Mondo

  • Forse colpito da fuoco amico l’interprete del giornalista del New York Times liberato da un blitz
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale: la Parola di Dio è la strada della vita. Appello per gli invalidi civili: le istituzioni siano solidali con loro

    ◊   Gli uomini prediligano il silenzio interiore e resistano alla confusione del mondo, perché nel silenzio parla la voce di Dio. Da un grande asceta come San Pier Damiani, monaco e “fine teologo” della Chiesa del primo millennio, Benedetto XVI ha tratto uno degli insegnamenti che hanno caratterizzato l’udienza generale di questa mattina, che il Papa ha presieduto in Aula Paolo VI, proveniente da Castel Gandolfo. Al termine dell’udienza, il Pontefice ha poi salutato i pellegrini della Repubblica Ceca - che sarà meta del suo prossimo viaggio apostolico a fine mese - e ha levato un appello alla solidarietà verso mutilati e invalidi del lavoro. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Si definiva “l’ultimo servo dei monaci”, Benedetto XVI lo ha definito personalità “esuberante, ricca e complessa” della Chiesa medievale, oltre che dotato di “genio” teologico e capacità letterarie fuori del comune, che hanno prodotto per i suoi contemporanei, ma anche per i cristiani di oggi, pagine indimenticate sulla bellezza di Dio, sull’amore alla Croce di Cristo, sul valore del silenzio dell’anima: in particolare, quello che si apprezza nel ritiro di un chiostro. Tutto questo fu Pier Damiani, e il Papa - nel tratteggiarne vita ed eredità spirituale - ha posto in risalto alcun punti di un uomo che a poco più di 25 anni fu affascinato “dalla contemplazione dell’assoluto di Dio”:

     
    “La vita eremitica è per lui il vertice della vita cristiana, è ‘al culmine degli stati di vita’, perché il monaco, ormai libero dai legami del mondo e del proprio io, riceve ‘la caparra dello Spirito Santo e la sua anima si unisce felice allo Sposo celeste’. Questo risulta importante oggi pure per noi, anche se non siamo monaci: saper fare silenzio in noi per ascoltare la voce di Dio, cercare, per così dire un 'parlatorio' dove Dio parla con noi: Apprendere la Parola di Dio nella preghiera e nella meditazione è la strada della vita".
     
    Lo studio delle Scritture alimenta in Pier Damiani una ricca raccolta di orazioni sulla Croce di Cristo - “mistero - ha osservato Benedetto XVI che più di tutti gli altri lo affascinerà” - ma anche una riflessione sulla natura della vita ascetica. Riflessione che, ha notato il Papa, si traduce in risvolti pratici. Dalla penna di Pier Damiani prende forma in una Regola, che forma i suoi confratelli e attraversa i secoli fino a noi:

     
    “L’intima unione con Cristo impegna non solo i monaci, ma tutti i battezzati. Troviamo qui un forte richiamo anche per noi a non lasciarci assorbire totalmente dalle attività, dai problemi e dalle preoccupazioni di ogni giorno, dimenticandoci che Gesù deve essere veramente al centro della nostra vita”.
     
    Ad un certo punto, il monaco che rifugge il mondo è costretto a tornare in prima linea. A spingerlo fuori dal monastero sono le sue stesse denunce contro la “corruzione” di quei vescovi e di quegli abati che, ha affermato il Pontefice, “si comportavano da governatori dei propri sudditi più che da pastori d’anime”. Ma la missione attiva sui fronti della Chiesa di quel periodo non attenua il vigore di quell’ormai anziano “ultimo servo dei monaci”. E seppure, ha concluso Benedetto XVI, Pier Damiani visse la sua vocazione con “forme di austerità che oggi potrebbero sembrarci eccessive”, tuttavia:

     
    “Egli ha fatto della vita monastica una testimonianza eloquente del primato di Dio e un richiamo per tutti a camminare verso la santità, liberi da ogni compromesso col male”.
     
    Dopo le catechesi in sintesi in varie lingue, Benedetto XVI, salutando brevemente i pellegrini della Repubblica Ceca ha detto:

     
    Děkuji za vaše modlitby a těším...
    Ringrazio delle vostre preghiere. Attendo con gioia di visitare la vostra Patria”.

     
    Quindi è stata la volta di una richiesta al mondo civile, ispirata dalla presenza in Aula Paolo VI da membri dell’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi del Lavoro e dell’Associazione Invalidi Civili. Auspico, ha terminato il Papa...

     
    “...che nei confronti di questi nostri fratelli ci sia un’attenzione sempre più viva da parte della società e delle Istituzioni”.
     
    Conclusa l’udienza generale, infine, il Papa ha incontrato in una saletta adiacente l’Aula Paolo VI la signora Asha-Rose Migiro, vicesegretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite.

    inizio pagina

    Il Papa alla Coldiretti: riaffermare i principi etici nell'economia. Il cardinale Bertone: condividere i beni della terra

    ◊   “Riaffermare i principi etici nell’economia per rianimare la speranza con la solidarietà”: è l’auspicio rivolto da Benedetto XVI durante l’udienza generale ai partecipanti al Convegno nazionale dei Consiglieri ecclesiastici dei Coltivatori Diretti. L’evento si svolge a Roma sul tema “Solidarietà: le ali della speranza - etica ed economia oggi”. Stamani, in San Pietro, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha presieduto la Messa inaugurale del Convegno. Ce ne parla Sergio Centofanti.
     
    “La pace sia frutto di reale condivisione dei beni della terra fra tutti i suoi abitanti”: è quanto ha detto il cardinale Bertone nella sua omelia. Il porporato ha ricordato le tante “difficoltà che caratterizzano, in questo nostro tempo, l’attività agricola non solo in Italia” a causa “del vasto fenomeno dell’industrializzazione urbana e dell’abbandono delle campagne. Se è vero che con il progresso scientifico, industriale e tecnologico molte cose vanno cambiando – ha aggiunto - resta però indispensabile, per la sopravvivenza umana, coltivare la terra, al fine di trarre da essa un sufficiente e sano nutrimento per tutti gli uomini”. In questo cointesto – ha proseguito – la Chiesa richiama “l’urgente necessità morale di una rinnovata solidarietà” non solo tra i Paesi, ma tra i singoli uomini, “perché l’ambiente naturale è dato da Dio per tutti, e il suo uso comporta una nostra personale responsabilità verso l’intera umanità, in particolare verso i poveri e le generazioni future”. La Chiesa, dunque, non soltanto promuove la difesa della terra, dell’acqua e dell’aria, che il Creatore ha donato a tutti, ma si adopera soprattutto per proteggere l’uomo contro la distruzione di se stesso”. In effetti – come scrive il Papa nella Caritas in veritate – “Quando l’ecologia umana è rispettata dentro la società, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio”. Così “se viene meno il rapporto della creatura umana con il Creatore la materia è ridotta a possesso egoistico, l’uomo ne diventa l’ultima istanza e lo scopo dell’esistenza si riduce ad essere una affannata corsa a possedere il più possibile” (Catechesi di Benedetto XVI del 26 agosto scorso).

     
    Il cardinale Bertone, commentando poi il Vangelo delle Beatitudini, ha sottolineato l’importanza della testimonianza cristiana anche nel settore agricolo: tuttavia “spesso – ha detto - chi cerca di seguire il Vangelo non ha vita facile; chi si adatta o sceglie lo spirito del mondo, pare invece godere di un benessere e di un successo che si rivelano però ben presto apparenti e fallaci”. Per questo la via che Dio “indica è l’opposto di quella che il mondo ci propone”. Beati i poveri dice Gesù. Ma questa beatitudine – spiega il porporato – “non scaturisce certo dalle tristi e precarie condizioni di vita, che al contrario dobbiamo cercare sempre di migliorare. Non è bello, infatti, né essere poveri, né essere afflitti, né essere affamati, né essere insultati”. La beatitudine – ha precisato – “sta nel fatto che Dio ha scelto di stare con loro, essi accolgono il suo amore e ne fanno la ragione della propria vita. La nostra beatitudine, pur tra prove e fatiche, è dunque Dio nella nostra esistenza. Tocca a noi credenti – ha concluso il cardinale - far sentire l’amore di Dio, unica vera ricchezza che non si acquista nei mercati del mondo, ma che Dio dona gratuitamente a chi si affida a Lui”.

    inizio pagina

    Verso il secondo Sinodo per l'Africa: intervista con il cardinale Napier

    ◊   “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Voi siete il sale della terra…Voi siete la luce del mondo”. Questo il tema della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre. A 15 anni dal primo Sinodo per l’Africa, tenutosi nel 1994, la Chiesa torna dunque a riflettere su questo continente. Ad aprire i lavori, sarà la Santa Messa presieduta da Benedetto XVI nella Basilica Vaticana, domenica 4 ottobre alle ore 9.30. Ma oggi, quale interesse rivestono per l’Africa i temi della riconciliazione, della giustizia e della pace? Festus Tarawalie, della nostra redazione Inglese Africa, lo ha chiesto al cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, in Sudafrica:

    R. - Penso che la risposta migliore sia che il tema è stato scelto sulla base delle risposte che le Conferenze episcopali hanno dato al Consiglio Speciale per l'Africa della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi sin dalla sua prima sessione nel 1994. Quindi le questioni indicate nel tema sono sicuramente questioni che la Chiesa in Africa ha individuato nel corso di questi ultimi 15 anni.

     
    D. - Cosa si aspetta la Chiesa africana da questo Sinodo?

     
    R. - La prima cosa che cerchiamo è come promuovere meglio la dimensione dell’essere “luce del mondo e sale della terra”: se vogliamo avere un impatto sulla società, il Vangelo deve essere il centro della nostra vita e ogni membro della Chiesa deve essere autenticamente e profondamente evangelizzato. In altre parole, dobbiamo cercare un’autentica amicizia, una relazione personale con Cristo. Il nostro auspicio è che il Sinodo ci mostri come la Chiesa in altri Paesi africani sia riuscita a fare ciò.

     
    D. - Che differenze ci sono tra la situazione durante la preparazione del primo Sinodo del 1994 e la situazione attuale?

     
    R. - Nel 1994 avevamo una situazione unica. Da un lato, avevamo la transizione in Sudafrica che rappresentava il migliore esempio delle cose buone che si possono fare in Africa quando la gente lavora insieme ed è mossa da un unico intento. La transizione dall’apartheid alla democrazia è stata probabilmente la meno sanguinosa di tutte le transizioni in Africa. Nello stesso momento avevamo i massacri in Ruanda, i peggiori mai avuti in Africa, in cui l’etnocentrismo ha causato la perdita insensata di tante vite umane. La vera tragedia era che ciò era potuto accadere in Paesi come il Burundi e il Ruanda, ma in particolare il Ruanda, con un’alta percentuale di cattolici. Non sapevamo se gioire o piangere per quello che stava avvenendo in Africa. Oggi vedo molti più esempi di Paesi che hanno compiuto una transizione da dittature a forme di governo più democratiche. Ma ci sono ancora aree dove la popolazione non può godere della pace: penso in particolare all’area dei Grandi Laghi, al Congo Orientale, al Nord e Sud Kivu, dove la povera gente è all’esasperazione.

     
    D. - Quali sono i principali successi di quel primo Sinodo?

     
    R. - La proclamazione della Parola è stata il punto centrale: abbiamo appreso come la Chiesa stava annunciando la Parola nei diversi Paesi del Continente. Il secondo punto è stato il dialogo e ritengo che questo sia particolarmente importante in Africa dove, in genere, c’è un forte senso comunitario per cui il fatto di appartenere a diverse Chiese o religioni non significa che non possiamo sentirci comunità. Quindi il dialogo nelle Chiese e il dialogo tra cristiani e altre religioni è stato un altro tema molto importante di quel primo Sinodo. C’è poi l’area della giustizia e della pace: lo spazio riservato a questo tema durante il Sinodo ha attirato l’attenzione dei vescovi africani nel periodo successivo.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   All’udienza generale Benedetto XVI parla dell’opera svolta da san Pier Damiani per il rinnovamento della Chiesa

    Nell’informazione internazionale, in primo piano il rapporto del World Economic Forum: gli Stati Uniti perdono lo scettro della competitività

    In cultura, un articolo dell’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, sull’incontro tra il Papa e il mondo dell’arte in programma per il 21 novembre alla Cappella Sistina

    Il presentatore della poltrona accanto: Marcello Filotei ricorda Mike Bongiorno

    Quattro chiacchiere con De Gaulle: Edoardo Caprino sui quarantacinque anni della biografia del generale francese scritta da François Mauriac

    Con la stella gialla cucita sul petto: Anna Foa sulla deportazione degli ebrei francesi nel diario di Hélène Berr

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Concluso a Cracovia il Convegno "Uomini e Religioni"

    ◊   Si è concluso ieri sera con un grande incontro di preghiera interreligiosa il Convegno internazionale “Uomini e Religioni: lo Spirito di Assisi a Cracovia”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’arcidiocesi della città nella quale Karol Wojtyla, prima di diventare Papa, svolse il suo ministero episcopale. Su questo incontro ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, il nostro inviato in Polonia, Stefano Leszczynski:

    R. – L’appuntamento importante ieri è stato quello che si è svolto sulla grande piazza del mercato della città vecchia di Cracovia. Tutti i leader religiosi si sono riuniti in una preghiera comune. E’ stata una cerimonia molto intensa, con l’intervento dei principali leader religiosi, che hanno concluso questo Convegno dedicato al dialogo, alla pace e alla riconciliazione.

     
    D. – Lungo quali solchi si è incanalato l’appello lanciato dai leader religiosi a politici e governanti...

     
    R. – E’ un appello che chiede di seguire l’esempio delle tradizioni religiose radicatesi qui a Cracovia. E’ un esempio di dialogo, di capacità di comunicazione, non necessariamente di pensiero condiviso, ma di confronto del proprio pensiero e delle proprie posizioni, in uno spirito di fraternità, amicizia e dialogo. Questo, è stato sottolineato, è l’unico metodo valido per conseguire la pace tra i popoli. Non a caso tale appello è stato consegnato ai leader politici che hanno preso parte all’evento: proprio loro sono quelli che poi dovrebbero mettere in pratica questi valori morali, etici e religiosi.

     
    D. – Un confronto, una condivisione, rimarcata da un momento intenso, quello della preghiera comune...

     
    R. – Questa preghiera per la pace, è stato ricordato, è fondamentale per la realtà del mondo. La memoria è tornata alla grande preghiera per la pace, che si è svolta a Varsavia nel 1989, alla quale dopo pochi mesi è succeduta la caduta del Muro di Berlino. Ovviamente, per le persone di fede tutto quello che accade nella storia non è casualità, ma è anche il risultato della preghiera.

     
    D. – E seguendo questo itinerario, lo spirito di Assisi, che ha pervaso Cracovia, raggiungerà un’altra città. Qual è il prossimo appuntamento?

     
    R. – Sarà a Barcellona, in Spagna. L’invito è stato rivolto ieri sera dall’arcivescovo della città spagnola, il cardinale Luís Martínez Sistach. E’ un invito che quasi certamente si concretizzerà in un nuovo convegno nel 2010, con la stessa intensità e, speriamo, con risultati sempre nuovi.

    La preghiera interreligiosa è stata preceduta, ieri mattina, dalla marcia silenziosa dei leader religiosi al campo di concentramento di Auschwitz, dove ebrei, musulmani, cristiani, buddisti e rappresentanti di altre fedi hanno ribadito il loro “no” alla violenza e all’odio razziale. Ma come si costruisce oggi la pace per evitare che il mondo possa ricadere nel baratro della guerra? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Amelia-Narni-Terni, e già assistente spirituale della Comunità di Sant’Egidio:

    R. – L’artigianato della pace non è un gesto unico e chiuso in se stesso. L’artigiano è uno che lavora tutti i giorni mettendo un pezzo dopo l’altro: quello che rende stabile la pace non sono i grandi gesti ma la conversione del cuore di ogni singola persona. Questa è la grande fatica.

     
    D. – Di fronte a prove e testimonianze della capacità dell’odio umano di arrivare a livelli incredibili, come si può invitare a non desiderare la vendetta?

     
    R. – Ce l’ha spiegato il rabbino quando ha detto che l’unico modo per sradicare la vendetta è l’amore, l’incontro. La vendetta continua nella stessa logica e diventa quindi una sorta di “seminagione” di violenza nel campo della vita. Purtroppo, nel mondo nel quale viviamo, il perdono e l’amicizia sono rari. E’ facile pensare che la felicità consista nel difendere solo se stessi andando contro gli altri. E’ un’idea sbagliata. Venendo qui, in quest’inferno, comprendiamo che l’unico modo per uscirne è quello insegnatoci da Gesù.

     
    D. – Auschwitz può essere una lezione di martirio per tutte quelle religioni che soffrono nel mondo?

     
    R. – In questo senso potremmo dire che questo è un luogo cruciale del mondo perché ha visto l’abisso del male. Ma proprio per questo può vedere l’alba della Risurrezione. Vedere gli uomini di tutte le religioni inchinarsi, inginocchiarsi in quest’abisso è l’inizio di una solidarietà e di una fraternità che non dobbiamo dimenticare. Se si guarda in alto, il cielo dell’amore è per tutti.

    inizio pagina

    Iraq: continua l'esodo dei cristiani

    ◊   E’ sempre drammatica la situazione delle comunità cristiane in Iraq. La recente guerra ha ridotto le presenze da 800 mila a poco più di 500 mila. Per costoro continua la fuga dalle violenze quotidiane, da parte di gruppi delle altre etnie, all’estero o nel nord del Paese del Golfo nel tentativo di ricreare una situazione di pacifica stabilità. Ma anche questo tentativo sta creando nuovi atti di violenza e di intimidazione. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Camille Eid, esperto di Medio Oriente del quotidiano Avvenire:

    R. – Gli ultimi dati statistici parlano di circa metà dei cristiani iracheni che sono già all’estero, in Europa e in America, ma anche in Paesi circostanti come la Siria, il Libano, la Giordania, in attesa di trasferirsi in America o nel nostro continente. L’altra metà, invece, è soprattutto concentrata nella zona della piana di Ninive, vicino a Mossul. Questa concentrazione porta alcuni cristiani a meditare addirittura la creazione di una zona autonoma sull’esempio di quella che vediamo nel nord dell’Iraq come zona autonoma curda. Alla fine i cristiani si troveranno tra l’incudine e il martello, perché la loro zona si trova proprio sul confine tra la zona curda e la zona che potrebbe diventare lo Stato sunnita. Per questo motivo le autorità ecclesiastiche irachene ritengono che sia pericolosa anche dal punto di vista strategico, perché non è vivibile una zona autonoma, e soprattutto ribadiscono il fatto che i cristiani hanno sempre convissuto con curdi, sciiti, sunniti, turkmeni e con tutte le altre confessioni ed etnie irachene. Si chiedono perché mai debbano accontentarsi di un ghetto. Considerano questa ghettizzazione dei cristiani solamente una tappa verso la loro espulsione completa e definitiva dall’Iraq, un Paese in cui vivono da due millenni.

     
    D. – La presenza cristiana è stata ridimensionata anche dal punto di vista politico nei Parlamenti iracheni. Che cosa provoca la mancanza cristiana negli ambienti decisionali dell’Iraq?

     
    R. – Provoca anzitutto amarezza perché i cristiani hanno sempre partecipato ai diversi governi. Effettivamente poi la diminuzione del ruolo politico dei cristiani porta ad una rinuncia del ruolo sociale della comunità cristiana; questo ovviamente favorisce solo le emigrazioni.

     
    D. - C’è il rischio che il dramma dei cristiani in Iraq venga dimenticato di fronte al dramma altrettanto grande che sta vivendo tuttora il Paese del Golfo?

     
    R. – Purtroppo sì. Esiste certamente questo rischio, eppure noi sappiamo che la presenza cristiana in Medio Oriente è sempre stata un seme di pace tra differenti comunità. Gli iracheni sunniti, sciiti e curdi non si rendono conto che eliminare la presenza cristiana vuol dire anche eliminare ogni possibilità di convivenza tra loro stessi.

    inizio pagina

    Violenza contro le donne: Conferenza internazionale a Roma

    ◊   E’ cominciata questa mattina a Roma la Conferenza internazionale sulla violenza contro le donne: si tratta di un’iniziativa della Presidenza italiana del G8, promossa dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, in collaborazione col Ministero degli Esteri. A seguire l’appuntamento in due giornate alla Farnesina c’è per noi Giada Aquilino:

    “Dobbiamo sentirci ugualmente responsabili dell’incompiutezza dei progressi faticosamente realizzati per l’affermazione della libertà, della dignità e della parità di diritti per la donna”. Sono una lucida presa di coscienza le parole con cui il capo di Stato italiano, Giorgio Napolitano, ha inaugurato stamane la Conferenza internazionale sulla violenza contro le donne, indetta alla Farnesina per la prima volta in ambito G8 dall’attuale Presidenza di turno italiana. Sia il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini sia il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, affiancati dal vice segretario generale dell’Onu, Asha Rose Migiro e dal premio Nobel Rita Levi Montalcini e da rappresentanti di Paesi e Ong internazionali, hanno sottolineato come le violenze che vengono denunciate nel mondo siano solo la punta dell’iceberg; stupri, violenza domestica contro le bambine, nei conflitti armati e sul lavoro. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità”, ha ricordato il ministro Carfagna, almeno una donna su cinque nel mondo è stata vittima di abusi fisici o sessuali nel corso della sua vita, mentre statistiche della Banca mondiale segnalano che per le donne tra i 15 ed i 44 anni il rischio di subire violenze domestiche o stupri è maggiore del rischio di cancro, incidenti o malaria. Sempre alla Farnesina – grazie alle testimonianze di donne provenienti da Iran, Afghanistan, Marocco, Cina, Arabia Saudita, Nigeria – si firmerà domani un documento conclusivo sulle azioni concrete da compiere. Un testo che verrà sottoposto al prossimo G8 dei ministri degli Esteri a fine mese a New York, a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. In particolare”, ha aggiunto il capo della diplomazia italiana Frattini, il 25 settembre si terrà un incontro – sempre al Palazzo di Vetro – per porre le basi di un’iniziativa Onu al fine di giungere al bando totale delle mutilazioni genitali femminili, “perché le parole su carta”, come ha detto il vice segretario generale dell’Onu, “diventino presto una realtà sul terreno”. Non a caso, qualche giorno fa, il New York Times sottolineava come nel diciannovesimo secolo la sfida dell’umanità fosse eliminare la schiavitù, nel ventesimo abbattere il totalitarismo e nel nostro secolo sia la battaglia per i diritti delle donne.

    inizio pagina

    I messaggi di Benedetto XVI e dei Patriarchi Bartolomeo e Kirill al Convegno ecumenico promosso dalla Comunità di Bose

    ◊   Al via oggi a Bose, in Piemonte, la XVII edizione del Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa organizzato dal Monastero di Bose sul tema della lotta spirituale nella tradizione ortodossa. Partecipano rappresentanti della Chiesa cattolica, del Patriarcato di Mosca e di altre Chiese Ortodosse e Orientali, nonché delegati della Comunione anglicana e del Consiglio ecumenico delle Chiese. In un telegramma a firma del cardinale Tarcisio Bertone, il Papa “auspica che il fraterno incontro susciti una coscienza rinnovata del valore della lotta spirituale come conseguenza dell’amore di Cristo e un impegno generoso per una formazione ascetica delle nuove generazioni”. Al Convegno hanno inviato messaggi anche il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill. Per Bartolomeo I questi incontri “sono la testimonianza eloquente del contributo unico del monachesimo alle relazioni ecumeniche tra le diverse confessioni cristiane”. Per Kirill, quello della lotta spirituale è “un tema fondamentale, di cui difficilmente si può esagerare l’importanza, in quanto tocca l’essenza stessa della vita di chiunque voglia seguire Cristo fino in fondo”. Ai partecipanti è arrivato anche il messaggio del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani: il suo auspicio è che questi incontri possano segnare “un'ulteriore crescita nella reciproca conoscenza in vista di una maggiore comune testimonianza a Cristo nel mondo”. Sul tema della lotta spirituale ascoltiamo il priore di Bose, Enzo Bianchi, al microfono di Fabio Colagrande:

    R. - Si tratta di quella lotta che dobbiamo fare nelle nostre membra, nel nostro corpo per combattere quelle spinte verso il male che abitano in ogni uomo. E’ la cosiddetta “lotta contro le tentazioni”. Noi uomini abbiamo sempre dentro di noi l’emergenza di pensieri, di suggestioni buone e cattive. Dobbiamo fare un discernimento, realizzare le suggestioni buone che vengono impresse in noi dallo Spirito Santo. Di contro, dobbiamo poi combattere quelle che vengono dall’azione del demonio e, soprattutto, dalla nostra condizione di uomini segnati dal peccato.

     
    D. – Atanasio di Alessandria scriveva: “Nessuno che non abbia sperimentato le tentazioni potrà entrare nel regno dei cieli. Togli le tentazioni e nessuno sarà salvato”. E’ un’affermazione che sembra quasi paradossale…

     
    R. – E’ vera nel senso che chi pensa di non essere tentato significa che ha una lettura di sé non realistica. Una lettura, cioè, che non coglie la realtà dell’uomo fino a sprofondarsi in un orgoglio spirituale in cui si pensa, da soli, di non essere attaccati dal male. Allora è veramente grave. Come ci dice Sant’Antonio, il padre dei monaci, occorre sperimentare la tentazione, bisogna combatterla. Solo chi passa attraverso le tentazioni, chi combatte, da una parte vince il male e dall’altra, anche quando non riesce a vincerlo completamente, fa comunque l’esperienza della misericordia di Dio. Una misericordia che è essenziale, perché noi possiamo avere di Dio un’immagine vera, quella che Lui ci ha rivelato in Gesù Cristo.

     
    D. – Quanto, secondo lei, oggi i cristiani sono in grado d’intraprendere questa lotta e con quali strumenti?

     
    R. – Su questo devo dire che alcune volte sono molto scoraggiato, perché negli ultimi decenni questo tema della lotta spirituale non si trova all’ordine del giorno, non fa parte della catechesi, non fa parte dell’azione pastorale. Si tace, si dà per scontato soprattutto che i giovani siano capaci di scegliere. Non c’è più l’insegnamento della lotta spirituale come nel caso della mia generazione. Le nuove generazioni sono più fragili, non sanno neanche come si combatta una tentazione: sono in balìa della forza, delle tentazioni che li travolgono. Occorre la lotta spirituale ed anche saper vincere il pensiero cattivo. Bisogna imparare attraverso la preghiera e i tanti consigli che ci danno i padri spirituali in modo da uscire vincitori giorno dopo giorno. Si deve diventare più forti nella personalità spirituale, approfondire la vita interiore, conoscere in profondità il cuore dell’uomo anche là dove ci sono le malvagità, le impurità, le idolatrie. Bisogna venir fuori da tutto questo con l’aiuto della grazia di Dio, conformati a Cristo, simili a Gesù.

     
    D. – Perché un tema simile è stato scelto per il dialogo ecumenico?

     
    R. – Perché nel dialogo ecumenico occorre che noi, oltre al confronto e al dialogo teologico, ci avviciniamo andando in profondità nella vita spirituale. Lo ha detto anche Benedetto XVI: “L’ecumenismo deve essere spirituale”. Se noi ci avviciniamo davvero di più a Cristo, assomigliando di più a Lui nella vita spirituale, allora ci uniamo anche tra noi cristiani.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

    inizio pagina

    Il cardinale Tettamanzi inaugura il nuovo anno pastorale all'insegna del "riposo in Dio"

    ◊   Il cardinale arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi ha inaugurato ieri con una Messa solenne il nuovo anno pastorale. Dalla città ambrosiana il servizio di Fabio Brenna.

    Un anno di “riposo in Dio”, una sosta rigenerante quella che il cardinale Tettamanzi chiede alla diocesi ambrosiana nell’anno pastorale che le sta davanti, inaugurato nella festa di Maria Nascente. Dopo gli anni della missione e dedicati alla Parola che si fa vita nell’esperienza quotidiana, l’arcivescovo chiede un anno sabbatico in cui perseguire l’obbiettivo posto da Benedetto XVI per l’Anno Sacerdotale: la santità. La proposta di un anno sabbatico, il settimo alla guida della Diocesi di Milano, di un impegno per sacerdoti e laici, riassunto nello slogan “Fare meno, per fare meglio e fare insieme”. Un invito alla Chiesa milanese a riscoprire l’essenzialità, e dunque maggiore cura da tradurre nei vari ambiti della pastorale, omelie più approfondite; una spiritualità più intensa; la sperimentazione di nuove forme di corresponsabilità fra sacerdoti e laici:

    “Si riposa in Dio, nel senso che si va alla ricerca della propria anima. Allora, se è importante che un anno peschi nel profondo e, dunque, nella propria spiritualità, è anche importante che questo anno presenti le comunità cristiane con un volto, come dire, di festa, con un volto più sereno, con un volto più ricco di speranza, con un volto gioioso”.
     
    Il cardinale Tettamanzi ha identificato nei temi della crisi, dell’Expo e degli immigrati le sfide che si pongono di fronte alla Milano di oggi; sfide viste come opportunità per la città e i suoi abitanti. E a proposito delle continue e differenti rivendicazioni, anche da parte di organizzazioni politiche, delle “radici cristiane”, l’arcivescovo ha invitato a rifarsi al Vangelo:

    “C’è il rischio di intendere la tradizione che, come se fosse un fossile, chiede di essere conservata. Allora, da questo punto di vista, lasciatemi di nuovo appellare a qualche pagina di Vangelo. Devo dire che le radici sono importantissime, ma il Signore ci giudica non a partire dalle radici, ma ci giudica a partire, non meno, dai fiori e dai frutti”.
     
    Il cardinale Tettamanzi a proposito delle polemiche di questi giorni, si è chiesto se dai media riesce ad emergere la Chiesa del Vangelo:

    “La Chiesa parla e della Chiesa si parla. E di fronte a tutto questo io mi domando, mettendomi dal punto di vista dei cristiani comuni, dei cristiani semplici, se vengono aiutati a capire davvero le situazioni, se sono aiutati a comprendere la realtà della Chiesa che è una sorgente di prossimità alla gente e ai suoi problemi”.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Si è spento mons. Enzo Serenelli per 15 anni direttore in Italia delle Pom

    ◊   Si è spento ieri, all’età di 78 anni, mons. Enzo Serenelli, direttore per 15 anni delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) in Italia, dal 1983 al 1998. Ordinato sacerdote nel 1953, mons. Serenelli divenne nel 1962 direttore dell’Ufficio missionario diocesano di Ancona e nel 1971 direttore regionale delle Pom, prima di assumere l’incarico nazionale. Nel corso del suo mandato ha promosso innumerevoli iniziative di studio e di formazione per i responsabili dei centri missionari diocesani, per gli animatori missionari e per i catechisti. Si è adoperato per il rinnovamento delle Pom ed ha elaborato il “Progetto Missione”, pubblicato nel 1990, frutto di un lungo lavoro collegiale, che coinvolse gli operatori della missione di tutta Italia. “Sacerdote con una forte coscienza di appartenenza alla Chiesa gli erano riconosciute spiccate doti umane che lo disponevano al dialogo e alla collaborazione”, ricorda all’agenzia Fides, Tommaso Galizia, vice direttore delle Pom in Italia, che ha lavorato a lungo al suo fianco. All'iniziativa di mons. Serenelli si deve anche la nascita della rivista mensile Popoli e Missione. I funerali del sacerdote si svolgeranno oggi pomeriggio alle 16 nella cattedrale di San Ciriaco nella sua diocesi di Ancona. (R.G.)

    inizio pagina

    Giornata per la prevenzione del suicidio: un dramma che tocca milioni di persone

    ◊   La cifra è impressionante: 1 milione di morti l’anno per mano propria, vale a dire che ogni giorno nel mondo almeno 3 mila persone in media si tolgono la vita, una vittima ogni 40 secondi. E, per ogni suicida, si stima che altre 20 persone tentino senza successo di uccidersi. Sono dati diffusi dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), in vista della Giornata internazionale per la prevenzione del suicidio, che verrà osservata domani con una serie di iniziative in tutto il pianeta per studiare il grave fenomeno, che richiama la responsabilità sociale e la pietà umana. La Giornata, promossa dall’Associazione internazionale per la prevenzione del suicidio (Iasp), in collaborazione con l’Oms, punta a mettere in campo "strategie di prevenzione, trattamenti opportuni per le mancate vittime, insieme ad un atteggiamento responsabile dei media" nel riferire i casi di cronaca, raccomanda l'Organizzazione Mondiale della Sanità. A livello planetario occorre alzare la guardia, dicono gli esperti, dal momento che il suicidio "è la prima causa prevenibile di morte prematura. I governi devono sviluppare politiche che consentano strategie di prevenzione a livello nazionale. Mentre a livello locale - sottolinea l'Oms - i risultati degli studi devono essere tradotti in programmi di prevenzione e attività ad hoc nelle comunità". I costi sociali sono stimati in miliardi di dollari, riferiti al potenziale economico delle vite perdute, ed ai trattamenti medici e psicologici per i suicidi mancati, ma inestimabili sono i costi umani della sofferenza dei familiari e amici, colpiti in modo devastante. Da rilevare che i più alti tassi di suicidio si hanno nell’est e nel nord Europa, in particolare nelle tre Repubbliche baltiche, in Finlandia, in Russia e in Ungheria, oltre che in Cina e Giappone; il suicidio è inoltre la prima causa di morte per gli adolescenti sotto i 15 anni in Cina, Svezia, Irlanda, Australia e nuova Zelanda. I tassi minori si hanno invece in Argentina e Brasile oltre che in Kuwait e Thailandia. Sono statistiche che ribaltano gli indici di sviluppo e ricchezza, sui quali siamo abituati a ragionare e che in questo caso non ci aiutano a capire le ragioni di questo estremo disagio esistenziale. (A cura di Roberta Gisotti)

    inizio pagina

    Bangladesh: bande armate contro i cristiani

    ◊   Rapine nelle abitazioni, vendite forzate di terreni, tentati sequestri e furti di motocicli. La comunità cattolica di Solepur, parrocchia di Dhaka con più di 3 mila fedeli, è da settimane nel mirino di bande armate musulmane. Nonostante le denunce, la polizia non è mai intervenuta per fermare le violenze. La storica chiesa di San Giuseppe, costruita nel 1850, è uno dei luoghi di culto più antichi e ricchi di storia del Bangladesh, oltre che il centro della parrocchia di Solepur, a Dhaka. Nel 1997 una folla di estremisti islamici ha preso di mira l’edificio, minacciando di abbatterlo e sradicare la presenza dei cristiani. Oggi sono i fedeli della parrocchia ad essere vittima delle violenze delle bande islamiche. Pavel John Gomes, giovane attivista cattolico di Solepur, ammette ad AsiaNews di “aver paura nel raccontare” tutti i casi di “persecuzioni contro i cristiani” per timore di ritorsioni. Racconta però di “vendite forzate di terreni ai musulmani”, abitanti “costretti ad abbandonare i villaggi” e il tentativo di “sequestrare una giovane ragazza cristiana”. Il 30 agosto un musulmano ha rubato il motorino di un giovane cristiano. Raju Augustine Rozario ha denunciato il furto alla polizia, ma gli agenti non hanno cercato di rintracciare il mezzo né hanno preso provvedimenti contro il ladro. Il 15 agosto una banda armata di musulmani ha attaccato la casa di Prokash Rozario, prelevando il denaro e i beni a disposizione della famiglia. “Eravamo in pochi e ci hanno circondato” racconta l’uomo, secondo cui il vero obiettivo dei banditi “sono i terreni, dai quali ci vogliono cacciare”. Philimona Gomes ricorda ancora la notte del 30 aprile, quando una banda di 10 musulmani l’ha derubata, legata, picchiata, umiliata e minacciata di morte. “Ho pregato la Madonna – racconta la donna – perché mi salvasse la vita”. Richard, il figlio, conferma il furto di beni e oggetti preziosi e denuncia “la campagna mirata di persecuzioni contro i cristiani, perché siano costretti ad abbandonare la zona”. (A.L.)

    inizio pagina

    Pakistan: continua la mobilitazione dei cristiani in difesa delle minoranze

    ◊   I cristiani in Pakistan, sottoposti alle pressioni dei gruppi fondamentalisti islamici, non si fermano e proseguono nella loro campagna nazionale di sensibilizzazione delle coscienze e di mobilitazione per chiedere al governo maggiore protezione. Come comunicato all’agenzia Fides da Peter Jacob, responsabile della Commissione nazionale “Giustizia e Pace”, in seno alla Conferenza episcopale del Pakistan, le comunità cristiane di Islamabad e di Rawalpindi sono scese in strada nei giorni scorsi, in una manifestazione pacifica che ha riportato ancora in primo piano l’esigenza stringente per le minoranze di avere diritti e tutele da parte del governo, affinchè sia preservata la libertà di culto, di religione, di espressione, di educazione e il diritto a una esistenza pacifica per tutti i cittadini pakistani non musulmani. I cristiani, in particolare, hanno ribadito la domanda di giustizia per i recenti casi di aggressioni immotivate subite dalle comunità di fedeli a Gojra e in altre località, chiedendo la revoca della iniqua legge sulla blasfemia, che continua ad essere usata come strumento di intimidazione verso le minoranze religiose. La mobilitazione, nota a Fides la Commissione “Giustizia e Pace”, continuerà “finché non sarà fatta giustizia”, mentre, a livello politico, anche il Ministro Federale per le minoranze, Shehbaz Batti, ha dichiarato il suo impegno per evitare ulteriori massacri a sfondo religioso e per “scongiurare tragedie come quella recente di Gojra”, annunciando una campagna nazionale per promuovere armonia, tolleranza e pace sociale nel paese. Intanto la polizia locale di Gojra, nella regione del Punjab, ha arrestato quattro persone ritenute fra i responsabili degli attacchi agli insediamenti cristiani avvenuti il 1° agosto scorso. Negli attacchi, oltre tremila musulmani fondamentalisti hanno bruciato case, uccidendo otto cristiani e ferendone molti, generando la fuga delle famiglie cristiane della zona. (R.P.)

    inizio pagina

    Lo Sri Lanka festeggia Madre Teresa, esempio per buddisti e cristiani

    ◊   Nel 12.mo anniversario della morte di Madre Teresa anche la Chiesa dello Sri Lanka le ha reso omaggio. Lo scorso 5 settembre l’Ong Christian Alliance for Social Action ha organizzato un convegno presso l’auditorium della Caritas-Sri Lanka, a Colombo. All’incontro – riferisce AsiaNews - hanno partecipato sacerdoti e religiosi del Paese insieme con numerosi laici impegnati nelle opere di carità della Chiesa. Ariyaratne, devoto buddista, fondatore e presidente del Sarvodaya Shramadana Movement, ha definito Madre Teresa “l’angelo della misericordia” e “la santa dei bassifondi”. Il vincitore del Ramon Magsaysay Award (il “Premio Nobel dell’Asia”), ha ricordato la figura e l’opera della Madre sottolineandone il valore universale riconosciuto anche dalla tradizione buddista. “Se Buddha dovesse giudicare la vita e l’opera della suora cattolica Madre Teresa – ha affermato Ariyaratne - ci direbbe che essa aveva nel suo cuore la gentilezza amorevole, il 'metta', che ha tramutato in azione compassionevole, in 'karuna'. Madre Teresa ha offerto una gioia gratuita, il 'muditha', e vissuto con equanimità, in 'upekkha'. È stata una manifestazione della divinità che ha preso forma umana, perché questi suoi quattro attributi sono qualità della divinità”. “Se Madre Teresa fosse viva oggi – ha spiegato - correrebbe con le sue sorelle là dove vivono i rifugiati della guerra per curarli. Questa è un’opportunità che ci è data per seguire il suo esempio. Ogni mese, nelle tende dei campi della Menik Farm di Vavuniya nascono centinaia di bambini. C’è tanto che possiamo fare per loro”. Jeyakumar, direttore della Caritas-Jaffna, ha sottolineato infine che Madre Teresa “deve diventare un modello per la vita di chi lavora nelle opere sociali”.  La sua “opera di misericordia e carità, piena di amore verso i poveri e gli abbandonati” è un segno di speranza anche per il futuro dello Sri Lanka. (A.L.)

    inizio pagina

    A Goa si pensa ad una nuova legge sui beni della Chiesa

    ◊   L’India è una confederazione di Stati che ha differenti leggi per governare le proprietà degli enti religiosi. Per i templi indù esiste un Hindu Endowment Act, per i musulmani c’è il Wafk Board Act e per i Sikh il Sikh Gurudwara Act. Per i cristiani non esiste nulla di simile, ma sia le parrocchie sia le congregazioni sono controllate dal Charity Commissioner che è regolato dai diversi Stati con regole più o meno strette. Goa, che è stata governata dai portoghesi per quattrocento anni, ha sempre seguito le regole del Padroado, un sistema di concessione che il Papa aveva affidato al re del Portogallo. Dopo che Goa fu annessa all’India, il governo centrale ha rispettato le tradizioni locali di amministrazione delle parrocchie. Ma recentemente un gruppo di laici cattolici, ed anche di intellettuali, ha auspicato una legge governativa per regolare l’amministrazione delle proprietà della Chiesa. La legge vigente che regola le relazioni tra Chiesa e Stato e l’amministrazione delle parrocchie segue il concordato del 1940 tra il Vaticano ed il governo portoghese. Questo accordo era stato raggiunto durante la dittatura di Salazar, ma in Portogallo è stato abrogato in quanto incostituzionale. Eduardo Faleiro, ex ministro degli affari esteri, ha affermato recentemente che l’assemblea legislativa di Goa avrebbe il potere di approvare una legge simile, necessaria per dimostrare più grande trasparenza. Egli ha aggiunto che la nuova legge potrebbe essere scritta in consultazione con la Chiesa cattolica di Goa. Il governo centrale ha già il potere di controllare tutti i conti e le donazioni che arrivano dall’estero ed anche di fermare queste donazioni se pensa che non siano amministrate bene. Alcune diocesi hanno già sperimentato queste restrizioni. (A.L.)

    inizio pagina

    India: corso per religiose per “annunciare il Vangelo” con i media

    ◊   La missione oggi passa attraverso la comunicazione e i nuovi mass-media: partendo da questa consapevolezza l’arcidiocesi di Patna ha organizzato – in collaborazione con il “Ravi Bharati Institute”, specializzato in comunicazione – un percorso di formazione destinato alle religiose della diocesi, intitolato “Comunicazione, mass media e uso del computer nel moderni mezzi di comunicazione”. Come spiegano a Fides gli organizzatori, “anni fa i primi missionari religiosi che giungevano in India avevano il compito di evangelizzare le persone del luogo. Uno dei mezzi fondamentali per farlo era l’alfabetizzazione. Oggi siamo in una situazione simile, ma per l’analfabetismo sui mass media. E poichè viviamo in un mondo fortemente influenzato dallo sviluppo dei mass-media, è una necessità per tutti noi diventare alfabetizzati nell’uso dei media, così da essere comunicatori efficaci del Vangelo”. Il training è rivolto a un gruppo di 26 suore di diverse congregazioni religiose e missionarie che, a loro volta, dovranno trasmettere le conoscenze acquisite ad altre religiose dei propri istituti di provenienza. Il corso punta a rendere le religiose fruitrici esperte dell’uso del computer, di foto e video digitali, Internet e altre nuove tecnologie mediatiche. (R.P.)

    inizio pagina

    La comunità internazionale accoglie 20 mila profughi del Bhutan

    ◊   Dal novembre del 2007 ad oggi oltre 20mila i rifugiati bhutanesi hanno lasciato i campi profughi al confine con il Nepal per essere ospitati nei Paesi occidentali. È quanto annunciato ieri a Kathmandu dall’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) e dall’Organizzazione internazionale dei migranti (Iom). I dati - riferisce l'agenzia AsiaNews - sono il risultato del programma di re- insediamento, promosso da Stati Uniti e comunità internazionale per risolvere la situazione degli oltre 100mila Bhutanesi originari del Nepal, espulsi venti anni fa dal proprio Paese. L’americana Diane Goodman, rappresentante dell’Unhcr in Nepal, afferma che il lavoro compiuto consentirà “il re-insediamento di circa 2mila profughi all’anno e entro fine anno saranno oltre 25mila i profughi che lasceranno i campi”. Tra il ‘77 e il '91, durante il regime dell’allora re Jigme Singye Wangchuck, in Bhutan, ha luogo una vera e propria campagna di nazionalizzazione del Paese, che mira alla costruzione di uno Stato basato sulla cultura buddista e privo di influenze esterne. Per la minoranza nepalese, all’epoca circa un terzo della popolazione, inizia una vera e propria deportazione oltre confine, conclusasi negli anni ‘90 con l’espulsione di oltre 105mila civili. Per 20anni, l’impossibilità di rimpatrio e il rifiuto da parte del governo nepalese a concedere la cittadinanza ha costretto i rifugiati a vivere nei campi in uno stato di semiprigionia. In questo contesto nel novembre del 2007 gli Stati Uniti hanno offerto asilo politico a oltre 60mila profughi, accogliendone finora 17.609. Altri 2.409 hanno trovato invece asilo in Australia, Canada, Norvegia, Nuova Zelanda, Danimarca e Olanda. Da tre anni l’Iom sta lavorando all’interno dei campi profughi per consentire un’agile reinserimento dei civili nella società. I programmi proposti prevedono controlli medici, corsi di lingua, abilitazione al lavoro e studio della cultura occidentale. Nonostante questa politica, restano più 78mila persone bloccate all’interno dei campi in attesa di asilo. Per molti la speranza è ancora quella del rientro in patria. Nel 2008 la salita al trono del 28enne re Jigme Khesar ha portato nuove speranze di apertura nel Paese e una possibile via di uscita per la popolazione rifugiata in Nepal. Finora però il governo del Bhutan si è impegnato con la comunità internazionale a promuovere un svolta democratica. Per la fine dell'anno si prevede la riapertura di 15 scuole e la costruzione di centri di assistenza medica nell’aree di confine ancora abitate dalla minoranza nepalese. (R.P.)

    inizio pagina

    Cuba: le celebrazioni per la festa della "Virgen de la Caridad del Cobre"

    ◊   Il Santuario della "Virgen de la Caridad del Cobre”, nella parte orientale di Cuba, e la cattedrale de L’Avana, sono state ieri i centri delle celebrazioni della Patrona di Cuba. I riti si sono tenuti proprio nel momento in cui inizia il triennio di preparazione per il grande giubileo mariano del 2012, anno in cui si ricorderanno i 400 anni dell’arrivo della statua della Vergine Santa. Come ogni anno, sono stati migliaia i pellegrini che sono arrivati al santuario e quelli che, in pratica, in ogni diocesi dell’isola, hanno preso parte alle decine di processioni. Nella capitale l’arcivescovo de L'Avana, il cardinale Jaime Ortega, ha celebrato una solenne eucaristia. Nel corso dell’omelia ha espresso preoccupazione per “il basso decoro morale e sociale” che si registra in ampi settori della popolazione cubana. Il porporato ha fatto riferimento “alla vita sessuale sfrenata, alla mancanza d’impegno sociale, all’ascolto di musica nei luoghi pubblici senza nessun rispetto nei confronti degli altri e all’abuso di bevande alcoliche”. Secondo l’arcivescovo dell’Avana il Paese ormai è di fronte “ad un disordine interiore” che colpisce molti cittadini. Questo, ha aggiunto, spiega “lo stato scandente della nostra società” in molti settori della sua popolazione. Per il cardinale Jaime Ortega la massiccia presenza di fedeli alla processione della capitale e alla Santa Messa, superiore all’anno scorso, indica che ci sono anche molti cubani, forse la maggioranza, che desidera lavorare per “superare questo stato di cose”. Mons. Dionisio García, vescovo di Santiago di Cuba, regione orientale dell’isola dove si trova il santuario de “Nuestra Señora de la Caridad del Cobre” ha esortato intanto tutti i cubani a rispettarsi reciprocamente, a prescindere dal proprio modo di pensare e dalle proprie convinzioni. Come “ci insegna la Madre di Dio, tutti siamo figli del medesimo Padre e Lui ama tutti allo stesso modo. La Vergine ci ricorda in ogni momento che nessuno può mai dimenticare che il centro di tutto deve essere Dio”. “Se non è così – ha concluso mons. García in un santuario stracolmo di pellegrini - si creerà un vuoto che presto tenderà ad essere occupato dai poteri che vorrebbero erigersi come nuove divinità”. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Venezuela: l’arcivescovo di Caracas smentisce un quotidiano pro Chávez

    ◊   Il cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas , ha negato di essere l'autore di una presunta “dichiarazione” pubblicata da “El diario de Caracas” il primo settembre, in un articolo dal titolo “L'errore amministrativo del cardinale”. Nella “dichiarazione” a lui attribuita, ripresa da diversi mezzi di comunicazione, il porporato avrebbe espresso idee classiste ed esclusive su quella che deve essere l'istruzione in Venezuela. L'arcidiocesi di Caracas ha diffuso ieri un comunicato in cui l'arcivescovo afferma chiaramente che “la finalità di questa infamia è molto chiara: screditarmi davanti al popolo venezuelano”. Nella nota, il cardinale Urosa respinge “in maniera assoluta di essere l'autore della dichiarazione, e dei concetti classisti e antidemocratici che mi vengono attribuiti con malevole intenzione. Respingo – aggiunge il porporato ripreso dall'agenzia Zenit - anche l'aggressione da parte di chi ha inventato questo testo falso e infamante”. L’arcivescovo di Caracas spiega altresì che non appena si è reso conto dell'esistenza di questa informazione ha inviato al direttore del quotidiano vicino al Presidente Hugo Chávez, Ernesto Villegas, la smentita, con la richiesta che fosse pubblicata sullo stesso quotidiano. Il cardinale ha quindi ribadito le idee espresse nel comunicato della Conferenza episcopale venezuelana pubblicato il 10 luglio e intitolato “L'istruzione è un compito di tutti”. (A.M.)

    inizio pagina

    Costa Rica: mons. Barrantes denuncia povertà ed esclusione sociale

    ◊   Ricordando precedenti prese di posizioni dei vescovi del Costa Rica, ieri, l’arcivescovo di San Josè, mons. Hugo Barrantes nell’ambito della Giornata dedicata al bambino, ha sottolineato che la povertà e l’esclusione sociale sono preoccupazioni costanti dell’episcopato. Citando in particolare una lettera pastorale di mons. Angel San Casimiro (2006), l’arcivescovo ha osservato che questo documento “è tuttora molto attuale e pertinente poiché è vero che migliaia di famiglie affrontano il problema della povertà, soprattutto il dramma dell’esclusione e della non-visibilità”. Oltre “a molti bambini”, il presule ha ricordato quali vittime di questa realtà, “gli indigeni, gli afroamericani e i migranti”. “Purtroppo siamo testimoni - ha proseguito mons. Barrantes - di situazioni che offendono la qualità della vita che dovrebbe essere garantita all’infanzia. Persistono casi di aborto, di violenza fisica, di maltrattamenti psicologici e di abusi sessuali”. “D’altra parte, non vanno dimenticati - ha spiegato l’arcivescovo, i flagelli del lavoro infantile, della tossicodipendenza e, in particolare, le crescenti disuguaglianze sociali che segnano negativamente l’esistenza di molti bambini e bambine”. Mons. Barrantes ha ricordato anche alcuni motivi di orgoglio nazionale: il Paese ha un buon indice di sviluppo umano secondo l’Onu. Al tempo stesso persistono gravi differenze per quanto riguarda l’accesso all’educazione di qualità così come per quanto riguarda il reddito e i servizi pubblici. “Si tratta di un doloroso paradosso”: questo dimostra “che nonostante tutto quello che è stato fatto e che si fa ogni giorno, esistono settori che devono fare i conti con la miseria e l’esclusione”. Per il presule i problemi vanno riconosciuti, mai occultati. Dunque vanno affrontati senza sviare l’attenzione cercando spiegazioni improbabili. “La povertà è tuttora nel nostro Paese la causa principale della violazione dei diritti dell’infanzia e della adolescenza”, rileva l’arcivescovo di San José di Costa Rica che chiede di promuovere “un sistema nazionale per proteggere l’infanzia e l’adolescenza convogliando in un unico e solo sforzo il contributo dello Stato, delle istituzioni pubbliche, degli organismi di cooperazione nazionali e internazionali e, soprattutto, la società civile”. Infine, ricordando che la Chiesa guarda con interesse alla possibile creazione di un ministero per la famiglia, mons. Barrantes ha lanciato un appello in “favore di un dialogo ampio per coordinare azioni, stabilire priorità strategiche e adottare misure a breve e lunga scadenza”, rilevando con forza la necessità di “assegnare a questi compiti risorse adeguate”. (L.B.)

    inizio pagina

    Guatemala: dichiarato lo stato di calamità nazionale per fame e siccità

    ◊   In un messaggio diffuso alla nazione per radio e televisione, il presidente Alvaro Colom ha dichiarato lo “stato di calamità pubblica” per l’intero territorio nazionale per affrontare la crisi alimentare provocata da un prolungato periodo di siccità che ha già provocato un numero imprecisato di vittime nel cosiddetto ‘corredor seco’, nella fascia orientale del paese. “Le conseguenze della crisi - riferisce l'agenzia Misna - non colpiranno solo i sette dipartimenti del ‘corredor seco’ ma tutto lo Stato. Questa decisione ci consentirà di avere accesso alle risorse della cooperazione internazionale e di mobilitarne quelle del bilancio nazionale con più agilità” ha detto il presidente rivolgendo un appello “a tutti i settori della vita nazionale affinché contribuiscano ad affrontare questo grave problema e le sue diverse manifestazioni”. Se fino a ieri le vittime accertate per fame risultavano 25, un ‘monitoraggio’ condotto dal ministero della Sanità tra gennaio e luglio pubblicato dalla stampa locale porta oggi il bilancio a 462, tra cui 54 bambini; almeno 54.000 sono le persone in qualche modo colpite e 400.000 potrebbero entro la fine dell’anno subire la stessa sorte, secondo proiezioni ufficiali che hanno portato Colom a parlare di una “tragedia di dimensione storica”. Secondo un recente studio della segreteria per la sicurezza alimentare negli ultimi tre mesi il numero dei comuni a rischio è aumentato del 113% (passando da 1901 a 4059) principalmente a causa della siccità che ha devastato fino al 90% dei raccolti di mais e fagioli, elementi centrali della dieta dei guatemaltechi, in sette dipartimenti tra i più poveri del paese; si calcola che praticamente tutti i guatemaltechi sotto la soglia di povertà – il 50% dei 13,3 milioni di abitanti, prevalentemente indigeni – siano a rischio di insicurezza alimentare. Il Programma Alimentare Mondiale dell’Onu ha cominciato la distribuzione di 20 tonnellate di gallette ad alto valore nutritivo in 164 comunità. (R.P.)

    inizio pagina

    Quarant'anni fa la firma della Convezione dell’Unione Africana per i rifugiati

    ◊   Compie quarant'anni il 10 settembre la Convenzione dell'Unione Aricana per rifugiati. Adottata nel 1969 dall'Organizzazione per l'Unità africana (oggi Unione africana), questo accordo internazionale continua a guidare il lavoro dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) nel continente africano. Il suo merito è di aver ampliato la definizione di 'rifugiato' rispetto che alla Convenzione dell’Onu includendo "ogni persona vittima di aggressione esterna, occupazione, dominazione straniera o eventi che influenzano gravemente l'ordine pubblico". Negli ultimi 40 anni la Convenzione ha reso possibile a milioni di africani di raggiungere la sicurezza e di ricevere protezione e assistenza: oggi l'Africa ospita 2 milioni di rifugiati e richiedenti asilo e 6 milioni di sfollati, cioè quasi la metà degli sfollati di tutto il mondo. L'entità dei movimenti forzati della popolazione in Africa sarà il tema centrale del prossimo summit dell'Unione africana su “Rifugiati, rimpatriati e sfollati interni”, che si terrà a Kampala, in Uganda, dal 19 al 23 ottobre, al quale parteciperanno tutti i capi di Stato e di governo dell'Unione Africana nella prospettiva di adottare una nuova convenzione sulla protezione e sull'assistenza degli sfollati. (R.G.)

    inizio pagina

    Rifugiati sahrawi: per il commissario Onu sono dimenticati

    ◊   I sahrawi stabilitisi nella città algerina di Tindouf fin dal 1975, vivono in condizioni “davvero drammatiche, e sono ancora oggi dimenticati dalla comunità internazionale”: lo ha detto l’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati, Antonio Guterres, nel corso di una visita di solidarietà agli esiliati originari del Sahara occidentale, rifugiatisi nel sud dell’Algeria più di 30 anni fa, quando iniziò l’occupazione dell’ex-colonia spagnola da parte del Marocco. Si tratta - riporta l'agenzia Misna - della prima visita nella regione negli ultimi tre decenni da parte del maggiore responsabile dell’Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr/Acnur). Parlando con i rifugiati incontrati negli accampamenti nella zona desertica di Tindouf e col primo ministro sahrawi, Abdelkader Taleb Omar, Guterres si è impegnato a migliorarne le condizioni di vita grazie a nuovi aiuti. Ringraziando il governo di Algeri - che sostiene il diritto all’autodeterminazione rivendicato dal Fronte Polisario - per la sua longeva ospitalità e protezione nei confronti dei rifugiati, Guterres ha sottolineato che “non esistono soluzioni umanitarie ai problemi umanitari, ma bensì soltanto soluzioni politiche”, evocando il necessario riavvio dei negoziati ufficiali tra le parti dopo il fallimento dei quattro ‘round’ precedenti. Dopo un anno e mezzo di interruzione dei negoziati ufficiali, lo scorso agosto durante colloqui informali tenuti a Vienna, le parti si sono impegnate ad incontrarsi nuovamente per sbloccare il processo negoziale. La seconda parte della visita ufficiale porterà Guterres a Rabat e a El Ayun, la capitale del Sahara Occidentale occupata dal Marocco. In conformità con la risoluzione 1754 del Consiglio di sicurezza dell’Onu, i sahrawi rivendicano un referendum attraverso il quale far valere il diritto all’autodeterminazione, mentre il governo marocchino è disposto a concedere alla regione solo un’autonomia amministrativa e politica. (R.P.)

    inizio pagina

    Amnesty: no agli sgomberi forzati in Ciad. Decine di migliaia i senzatetto

    ◊   Amnesty International ha sollecitato il governo del Ciad a porre fine ad operazioni di sgombero forzate che hanno già privato delle loro abitazioni decine di migliaia di abitanti della capitale N’Djamena. Il rapporto dell’organizzazione per i diritti umani denuncia, attraverso interviste e ricerche condotte sul posto, demolizioni di abitazioni eseguite nella capitale del Ciad tra gennaio 2008 e fine luglio 2009. Tali demolizioni – ricorda l’agenzia Sir – sono state autorizzate direttamente dal presidente del Paese africano Idriss Deby Itno, con un decreto del febbraio 2008, in contrasto con le norme internazionali e con le stesse leggi del Ciad. “La maggioranza delle famiglie che hanno perso le loro abitazioni – ha dichiarato Tawanda Hondora, vicedirettore del programma Africa di Amnesty – non è stata consultata dalle autorità”. In molti – ha aggiunto – non hanno ottenuto “una sistemazione alternativa” o “un risarcimento”. (A.L.)

    inizio pagina

    Iniziative degli Istituti missionari per il Sinodo per l'Africa

    ◊   La Conferenza Istituti Missionari in Italia in collaborazione con Missio ed altri Organismi - in vista dell’ormai vicino Sinodo per l'Africa, promuove una serie di iniziative per animare e sensibilizzare comunità, chiese. A Roma, domani è in programma un briefing sul Sinodo nella sala stampa dell’Azione Cattolica: missionari, direttori e redattori di riviste missionarie, della Misna e rappresentanti del Volontariato e l’unione della stampa cattolica del Lazio presenteranno ai media nazionali il significato di questo evento e le ricadute sul Continente africano ed europeo. Ancora a Roma, il 1° ottobre, a Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, nel pomeriggio si terrà un convegno con la partecipazione di mons. Laurent P. Monsengwo, arcivescovo di Kinshasa, J. Léonard Touadi, deputato al parlamento Italiano, e altri esponenti del mondo missionario e dell’Africa. Si rifletterà sulla realtà dell’Africa oggi e verranno prese in esame le risposte e le iniziative delle Chiese in Africa. Dal 4 al 25 ottobre il Movimento Giovanile Missionario legato a Missio, nella chiesa della Traspontina a Roma, organizzerà ogni giorno, per tutta la durata del Sinodo, un incontro di preghiera alle ore 21.00. Ci sarà la recita dei Vespri e sarà invitato ogni giorno un delegato del Sinodo per presentare uno degli aspetti dell’Instrumentum Laboris e una breve condivisione di vita e di impegno con i presenti. Durante tutta la durata del Sinodo - rende noto infine la Misna - missionari, direttori e giornalisti di riviste missionarie e organizzazioni missionarie e di volontariato, daranno vita ad un osservatorio sul Sinodo. Il 19 ottobre, presso l’Auditorium della Conciliazione, alle ore 20.00, Filomeno Lopez della Guinea Bissau presenterà un recital con testimonianze e ritmi di artisti al servizio della riconciliazione in Africa. (A.L.)

    inizio pagina

    Il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati denuncia tagli all’istruzione in sud Sudan

    ◊   “Negli ultimi tre anni nel Sudan meridionale il governo ha ridotto il budget per l’istruzione di oltre il 25%, passando da 134 milioni di dollari a 100 milioni. Questa scelta è particolarmente grave alla luce dei notevoli progressi nei tassi di iscrizione registrati in seguito agli accordi di pace del 2005”. E’ quanto ha sottolineato il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (Jrs) in un comunicato diffuso ieri, in occasione della Giornata internazionale per l’alfabetizzazione. “La scelta – si legge nel documento ripreso dall’Osservatore Romano – è particolarmente grave alla luce dei notevoli progressi nei tassi di iscrizione registrati in seguito agli accordi di pace del 2005”. Nel comunicato si afferma anche che “tagli così ingenti al budget per l’istruzione con ogni probabilità impatteranno negativamente sulla qualità dei servizi educativi”. Padre Frido Pflueger, direttore del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Africa Orientale afferma che “l’istruzione è la chiave dello sviluppo”. Si deve promuovere la dignità dell’uomo, aiutando le persone a realizzare in pienezza le loro potenzialità, a migliorare la qualità della vita e a divenire cittadini politicamente maturi: “Il Sudan meridionale – spiega padre Pflueger – ha un forte bisogno di tutte queste qualità per avere un futuro stabile”. Nel comunicato si evidenzia anche il problema della formazione di insegnanti qualificati: “La loro scarsità pone un altro serio problema per il sistema educativo”. Nel Sudan meridionale, solo il 7% degli insegnanti di scuola primaria ha ricevuto un’istruzione formale. Un altro 48% ha partecipato a programmi formativi mentre tutti gli altri docenti non hanno potuto ricevere un’adeguata formazione. Attualmente in Sudan meridionale il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati sostiene 78 scuole primarie e 16 secondarie frequentate da oltre 400 mila allievi. (A.L.)

    inizio pagina

    Terra Santa: gioia per la beatificazione di Madre Ghattas "una figlia della Palestina"

    ◊   “Una decisione che consegna ai cristiani locali un simbolo ed un esempio spirituale in un tempo difficile dove il loro numero diminuisce, con tante sfide quali la secolarizzazione, la formazione, i problemi politici che stentano a risolversi. Una figlia della Palestina”. Con soddisfazione padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, accoglie la notizia della prossima beatificazione di Maria Alfonsina Danil Ghattas, cofondatrice della Congregazione delle suore domenicane del santissimo Rosario di Gerusalemme, che avverrà il 22 novembre a Nazareth. “E’ un evento importante – dice al Sir il Custode – anche perché si tratta, della prima beatificazione che si svolge in Terra Santa e per questo rappresenterà un nuovo grande momento di incontro della comunità cristiana palestinese dopo la visita di Benedetto XVI”. Per padre Pizzaballa questa beatificazione “consegna ai cristiani locali un simbolo ed un esempio spirituale in un tempo difficile in cui il loro numero diminuisce, con tante sfide quali la secolarizzazione, la formazione, con i problemi politici che stentano a risolversi. Abbiamo bisogno di testimoni che ci dimostrano che si può vivere la chiamata alla santità anche in mezzo a tante difficoltà e all’epoca di madre Ghattas queste non erano minori rispetto ad oggi”. “Di madre Ghattas – conclude il Custode - spicca il suo radicamento nel territorio mediorientale, che in passato ha prodotto tantissime figure e che continua a dare frutti spirituali anche in tempi moderni. Basti pensare che le suore del Rosario sono tutte mediorientali e poste al servizio della Chiesa latina nel mondo arabo. E’ una figlia della Palestina che ha vissuto in Terra Santa e che ha capito l’importanza dell’istruzione e della formazione per il percorso di radicamento e di testimonianza cristiana in questa tormentata regione del mondo”. (R.P.)

    inizio pagina

    Australia: altri 4 gruppi nella lista delle organizzazioni terroristiche

    ◊   Il governo australiano ha aggiunto quattro gruppi alla lista delle organizzazioni ritenute terroristiche. Si tratta di due gruppi palestinesi Amas Izz al-Din al-Qassam e Islamic Jihad, del curdo Pkk e del Lashar e-Tayyiba di base in Pakistan. I quattro gruppi, che erano già inclusi nella lista in passato, sono state reinseriti - ha spiegato il ministro australiano della giustizia, Robert McClelland - dopo che rapporti di intelligence hanno documentato che ''sono impegnati direttamente o indirettamente nel preparare, assistere o incoraggiare atti terroristici''. Le brigate Amas Izz al-Din al-Qassam - ha riferito il ministro - sono un elemento terrorista dell'ala militare di Hamas, mentre la Palestinian Islamic Jihad , impegnata nella fondazione di uno Stato palestinese islamico e nella distruzione di Israele, è ritenuta responsabile di numerosi attacchi con razzi su Israele e di attentati suicidi. Il Pkk, - ha aggiunto ancora il ministro - è un movimento nazionalista curdo impegnato in vari attacchi contro la sicurezza turca, contro civili e obiettivi stranieri. E Lashar e-Tayyiba ha commesso numerosi attentati, sequestri ed assassinii in India, fra cui gli attacchi di novembre 2008 a Mumbai, con oltre 170 morti. (R.G.)

    inizio pagina

    Francia: l’Abbazia di Cluny si prepara a celebrare i suoi 1100 anni

    ◊   L’appuntamento, per tutti i fedeli, è per sabato 12 settembre a mezzogiorno, quando le 12 porte della città di Cluny, in Francia, verranno aperte simbolicamente per dare il via alle celebrazioni de 1100 anni dell’Abbazia, luogo principale della cristianità nell’Europa medioevale. “Facciamo di questo anniversario – ha detto mons. Pierre Calimé, portavoce della diocesi di Autun-Chalon-Mâcon-Cluny – un avvenimento spirituale. La grande opera di Cluny è la vita di migliaia di monaci che si affidano alla regola di San Benedetto. Al di là dell’architettura, dell’arte, della scienza, Cluny 2010 deve essere, per i credenti e gli uomini di buona volontà, l’occasione per riscoprire il cuore dell’Abate di Cluny”, ovvero il secondo celebre abate del monastero, Sant’Oddone. Nato intorno all’880 e morto nel 942, Sant’Oddone è stato ricordato da Benedetto XVI all’udienza generale del 2 settembre scorso: nella sua catechesi, il Papa ha sottolineato le virtù di questo santo, ovvero “il disprezzo del mondo, lo zelo per le anime, l’impegno per la pace delle Chiese, l’osservanza dei comandamenti, l’attenzione ai poveri, l’emendamento dei giovani, il rispetto per i vecchi”. “Sant’Oddone è stato una vera guida spirituale sia per i monaci che per i fedeli del suo tempo – ha aggiunto il Santo Padre - Di fronte alla “vastità dei vizi” diffusi nella società, il rimedio che egli proponeva con decisione era quello di un radicale cambiamento di vita, fondato sull’umiltà, l’austerità, il distacco dalle cose effimere e l’adesione a quelle eterne”. Il calendario delle celebrazioni di Cluny non è stato ancora reso noto, ma è in via di elaborazione. (I.P.)

    inizio pagina

    A Fatima le Giornate delle comunicazioni sociali con l'intervento di padre Lombardi

    ◊   Si aprono domani a Fatima, con la relazione di padre Federico Lombardi, le Giornate nazionali delle Comunicazioni sociali del Portogallo. L’intervento del direttore della Sala Stampa vaticana, nonchè direttore della Radio Vaticana e del Centro Televisivo Vaticano, verterà su “Uffici stampa nella Chiesa: lusso o necessità?” che è anche il tema delle Giornate. Illustrando la manifestazione, don António Rego, direttore del Segretariato nazionale delle Comunicazioni sociali, ha sottolineato “la lunga esperienza accumulata dal portavoce vaticano nell’area della comunicazione sociale, in modo specifico nell’attività di coordinamento della Sala Stampa della Santa Sede, della Radio Vaticana e del Centro Televisivo Vaticano” ed ha anche ricordato “la partecipazione di padre Lombardi a tutti i principali avvenimenti che finora hanno caratterizzato il pontificato di Benedetto XVI”. Prima dell’inizio dei lavori, che si concluderanno l’11 settembre, padre Lombardi sarà a disposizione dei giornalisti per rispondere a domande sulle tecniche e i mezzi di comunicazione sociale. Tra gli appuntamenti in programma anche una tavola rotonda sull’esperienze degli uffici stampa con padre Agostinho Jardim Gonçalves, direttore del Dipartimento della comunicazione e della cultura del Patriarcato di Lisbona e la relazione di Pedro Gil, direttore dell’ufficio stampa dell’Opus Dei su come gestire le situazioni di crisi. (R.P.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Forse colpito da fuoco amico l’interprete del giornalista del New York Times liberato da un blitz

    ◊   Potrebbe essere stato ucciso dal "fuoco amico", durante il blitz della Nato, l'interprete afghano del giornalista del New York Times, Stephen Farrell, liberato la scorsa notte in un'operazione militare dalle mani dei talebani che l'avevano rapito: è quanto si evince dal racconto reso dallo stesso Farrell per telefono al suo giornale. Intanto, potrebbero volerci mesi per conoscere i risultati delle elezioni presidenziali afghane, ha detto oggi il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Ian Kelly. Questi ha aggiunto che il processo elettorale in corso è un “buon” processo e “bisogna dargli una chance di riuscire. Per questo bisogna mostrare pazienza”.

    Francia, Germania e GB propongono all’ONU una conferenza sull’Afghanistan
    Francia, Germania e Gran Bretagna propongono al segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, lo svolgimento entro la fine dell'anno di “una conferenza ministeriale” sull'Afghanistan che “continui il riesame strategico recentemente avviato dalla Nato, sulla base della valutazione del comandante dell'Isaf”. Lo scrivono il presidente francese, Nicolas Sarkozy, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il premier britannico, Gordon Brown, in una lettera congiunta a Ban Ki-moon diffusa dall'Eliseo.

    Medio Oriente
    L'offensiva israeliana dell'inverno scorso contro Hamas nella Striscia di Gaza ha fatto circa 1.400 morti palestinesi, più della metà dei quali non erano combattenti. Lo ha annunciato oggi l'Ong israeliana B'Tselem, che ha pubblicato un bilancio rivisto dell'operazione "Piombo fuso". B'Tselem, che ha condotto sue proprie ricerche, afferma che 1.387 palestinesi sono rimasti uccisi durante le tre settimane di conflitto. Tra loro, si afferma, “almeno oltre 770 non hanno preso parte alle ostilità, compresi 320 minori e 109 donne”. Sempre secondo B'Tselem, i palestinesi hanno ucciso nove persone durante il conflitto: tre civili e un membro dei servizi di sicurezza israeliani sono morti per i lanci di razzi di gruppi armati palestinesi contro il sud di Israele da Gaza, e cinque soldati sono stati uccisi nella Striscia. Inoltre, l'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza del dicembre-gennaio scorsi ha causato perdite economiche per quattro miliardi di dollari (2,79 miliardi di euro), secondo un rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (Cnuced) pubblicato oggi. L'ammontare di queste perdite dirette e indirette rappresenta “tre volte le dimensioni dell'economia di Gaza”, ha rilevato il coordinatore del programma di assistenza della Cnuced al popolo palestinese, Mahmud Elkhafif, durante la presentazione del rapporto annuale. Resta da dire che un miliziano delle Brigate Ezzedin al-Qassam, braccio armato di Hamas, è morto ieri in un incidente avvenuto nella striscia di Gaza.

    Barroso parla di una possibile forte coalizione in Europa
    “Una larga e forte coalizione per l'Europa è possibile”. Con questa convinzione, il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Durao Barroso, è appena arrivato alla riunione del gruppo dei Socialisti e Democratici del Parlamento europeo per esporre il suo programma per i prossimi cinque anni. Al suo arrivo, il presidente uscente della Commissione Ue ha sottolineato che bisogna partire dal presupposto che “nessun partito da solo ha la maggioranza in parlamento ed è per questo che è necessaria una forte coalizione per l'Europa”. Barroso ha spiegato di presentarsi al gruppo S&D con “le sue idee e le sue esperienze”, rilevando che il gruppo dei Socialisti e Democratici è “una delle due più grandi famiglie politiche in Europa”.

    Italia: Confindustria prevede 700 mila posti di lavoro persi tra fine 2008 e fine 2010
    Confindustria stima che il numero delle persone occupate in Italia cali di 700 mila unità tra il quarto trimestre 2008 e il quarto trimestre 2010. È quanto prevede il Centro Studi dell'organizzazione che, nel dettaglio, vede 577 mila posti persi nel corso del 2009 e altri 120 mila nel 2010. L’attuale fase della crisi è non meno delicata e densa di incognite per il futuro del sistema produttivo italiano. L'autunno e l'inverno prossimo, afferma l'organismo, "saranno decisivi per molte imprese, incluse quelle tra le più innovative e dinamiche". Da questa estate, si osserva, si sono manifestati i segnali e le conferme di una positiva svolta congiunturale.

    Grecia
    Il leader dell'opposizione socialista greca (Pasok), Giorgio Papandreou, ha annunciato la presentazione di una 'Road Map' per uscire dalla crisi e creare “un nuovo stato sociale”. “È giunto il momento di lasciarci alle spalle il declino e mettere il Paese sulla via della ripresa”, ha detto Papandreou, mentre il Paese si prepara a elezioni anticipate il 4 ottobre dove i sondaggi predicono la vittoria del Pasok. Il leader socialista ha spiegato che il suo piano, che verrà dettagliato nei prossimi giorni, punta ad “un'equa redistribuzione della ricchezza” attraverso la riforma del sistema fiscale e la reintroduzione della tassazione sulle grandi proprietà immobiliari.

    Zimbabwe: leader Africa Australe chiedono la cancellazione delle sanzioni
    Si è concluso il summit regionale durato due giorni a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, durante il quale è stata chiesto dalla Sadc, l’organizzazione che riunisce i Paesi dell’Africa australe, la cancellazione totale ed incondizionata delle sanzioni internazionali che colpiscono lo Zimbabwe. Le sanzioni imposte da Washington a partire dal 2003 prevedono divieti nella concessione dei visti e il congelamento dei conti bancari intestati a dirigenti e manager ritenuti vicini al presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe. Tale misura è necessaria per rilanciare il governo di unità nazionale, stabilito lo scorso febbraio tra difficoltà e mesi di violenze. Grazie alla coalizione tra il presidente Mugabe e il leader politico dell’opposizione, Tsvangirai, il controllo dei prezzi è stato abolito e la moneta locale sostituita dal dollaro. Il risultato è stato il ritorno sul mercato delle merci di importazione, ma anche di prodotti locali quali granturco, pane, olio fiammiferi e carta igienica.

    Darfur
    L'inviato americano per il Darfur, Scott Gration, parte domani per il Sudan per una missione che lo vedrà impegnato fino al 14 settembre. Lo ha annunciato il Dipartimento di Stato Usa, precisando che Gration sarà anche nella martoriata regione sudanese.

    Almeno 15 persone uccise in Gabon negli scontri dopo le elezioni
    Sarebbero almeno quindici le vittime delle violenze scoppiate in Gabon per la contestata elezione a presidente di Ali Ben Bongo, figlio dell'ex presidente Omar Bongo, che aveva governato il Paese ininterrottamente per oltre 42 anni. Lo ha annunciato Pierre-Andrè Kombila, deputato dell'opposizione, secondo il quale il bilancio finale potrebbe ammontare a decine di morti. Secondo Kombila, ci vuole una “inchiesta internazionale”. Le contestazioni di piazza erano iniziate giovedì scorso, dopo l'annuncio delle vittoria di Ali Ben Bongo nelle elezioni presidenziali dello scorso 30 agosto.

    Riprendono domani a Nicosia i colloqui sulla riunificazione di Cipro
    Ripresa domani a Nicosia dei colloqui sulla riunificazione di Cipro, tra il presidente greco-cipriota, Christofias, ed il leader turco-cipriota, Talat. Si tratta del primo incontro dallo stop diplomatico della scorsa settimana, in seguito ad uno scontro diplomatico, scoppiato dopo che ad un gruppo di pellegrini greco-ciprioti è stato impedito, per motivi burocratici, di partecipare ad una cerimonia religiosa nel nord dell’isola. A questo punto, si può dire superato quell’episodio? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Furio Morroni, responsabile della sede Ansa di Ankara:

    R. - Decisamente, direi di sì. Probabilmente, si è trattato di una scusa per esrcitare delle pressioni a vicenda. Penso comunque - come anche diversi analisti ritengono - che la ripresa sarà positiva. I due leader hanno dalla loro parte una forte amicizia personale, a parte una comunanza anche ideologica: Talat ha origini politiche socialiste e Christofias comuniste. Si sono scambiati nel frattempo diverse visite: hanno cominciato ad incontrarsi nel settembre dell’anno scorso. Quindi, i due leader hanno la volontà di arrivare possibilmente, per i primi dell’anno prossimo, ad un referendum che possa portare le due comunità ad accettare la riunificazione di Cipro. Naturalmente, entrambi devono fare i conti anche con le opposizioni interne, che non vedono di buon occhio il progetto.

     
    D. - Concretamente, cosa possiamo attenderci invece da questo incontro?

     
    R. - Intanto, loro riparleranno senz’altro di amministrazione: cioè, di come suddividere la gestione del potere della nuova Cipro unificata, qualora, si spera, nascesse. E comunque, il punto cruciale sono i risarcimenti sulle proprietà. Ricordiamo che ci sono stati 200 mila greco-ciprioti, fuggiti davanti all’invasione militare turca, che hanno lasciato nella parte settentrionale terreni, case, proprietà e queste oggi, a distanza di 35 anni, valgono milioni di euro. La restituzione è difficile, in quanto molte proprietà sono state occupate, molte case sono state demolite, ricostruite e rivendute a terzi. Quindi, è quello, secondo me, il punto grave: chi restituisce a chi.

     
    Usa: sulla riforma sanitaria non è stato ancora raggiunto l’accordo
    “Sono aperto a nuove idee sulla riforma sanitaria pur di arrivare a ottenere qualcosa entro l’anno”. Lo ha detto il presidente americano, Barak Obama, in un’intervista alla Abc. Ma Obama è intervenuto sullo stesso tema con un discorso al Congresso. Nel discorso di stasera al Congresso e alla Nazione Obama ha affermato che farà in modo che “repubblicani e democratici capiscano che non si tratta di essere nè rigidi né ideologici, ma che si intende ottenere qualcosa entro quest’anno”. Obama non gode dell’appoggio parlamentare necessario per avviare la riforma sanitaria, atta a garantire una copertura ai quasi 50 milioni di americani privi di assicurazione. Per la riforma sanitaria si profila però un percorso difficile, il cui epilogo è ostacolato dai rappresentanti dalla Commissione del Congresso, composta da tre democratici e tre repubblicani. Tra questi spicca il democratico, Max Baucus, cha ha avanzato la proposta al Senato di sostituire l’agenzia pubblica caldeggiata da Obama con una cooperativa di utenti, inizialmente finanziata con fondi pubblici, con costi inferiori a quelli della soluzione della Casa Bianca. Si parla inoltre di ampliare la copertura per i più poveri e di tassare i contratti assicurativi di lusso. Il disegno di legge del democratico Baucus ha buone probabilità di rubare la scena all’ambizioso progetto del presidente americano, facendo leva anche sulla rinuncia alla "pubblica opzione", che secondo molti minerebbe la tenuta del sistema assicurativo privato, dando al governo federale troppo margine di manovra e aggrando il deficit.

    In Argentina 14 morti per una tempesta anomala
    Una tempesta di grandi proporzioni ha causato la scorsa notte la morte di almeno 14 persone in Argentina e nel sud del Brasile. La zona più colpita è quella di Santa Rosa, nella Pampa, dove 10 persone sono morte ed altre 50 sono rimaste ferite a causa della pioggia torrenziale accompagnata da venti superiori ai 100 chilometri orari. L'alluvione ha causato problemi al traffico persino a San Paolo del Brasile, a una distanza di 2 mila chilometri. Nel Brasile meridionale, quattro persone sono morte nel paese di Guaracicaba. Si parla anche di due morti non confermati nello Stato di San Paolo. Anche in Paraguay un migliaio di proprietà rurali hanno avuto il raccolto completamente distrutto. Il ministro argentino della Salute, Juan Manzur, ha raggiunto le zone più colpite dal cattivo tempo. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 252

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina