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Sommario del 08/09/2009
Pubblicate le date delle prossime Beatificazioni approvate dal Papa. Il 25 ottobre sarà elevato agli altari don Carlo Gnocchi
◊ L’Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice ha comunicato le date dei riti di Beatificazione, approvate da Benedetto XVI, che avranno luogo nei prossimi due mesi. Si tratta di cinque nuovi Beati: il religioso tedesco antinazista Eustachio Kugler, che verrà beatificato domenica 4 ottobre a Ratisbona; il cardinale spagnolo Ciriaco Maria Sancha y Hervás, beatificato a Toledo il 18 ottobre; don Carlo Gnocchi, l’“apostolo dei mutilatini” fondatore dell’Opera Pro Iuventute, che sarà elevato all’onore degli altari domenica 25 ottobre in Piazza Duomo a Milano. E ancora, il vescovo martire ungherese Zoltán Lajos Meszlényi, beatificato ad Esztergom il 31 ottobre e la religiosa Maria Alfonsina Danil Ghattas di Gerusalemme, che verrà beatificata nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth il 22 novembre. Per un breve profilo biografico dei nuovi Beati, il servizio di Alessandro Gisotti:
“L’Apostolo dell'ospitalità”: è questa la formula che meglio definisce la vita e l’opera di Eustachio Kugler, religioso dell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, noto come Fatebenefratelli, che operò al servizio dei più deboli e dei disabili fino alla sua morte, avvenuta a Ratisbona nel 1946. Un impegno, questo, che lo accomuna alla figura luminosa di un altro prossimo Beato: don Carlo Gnocchi. Nato nel 1902 a San Colombano, presso Lodi, e ordinato sacerdote nel 1925, don Carlo maturerà durante la Seconda Guerra Mondiale, vissuta al fronte come cappellano militare, l’idea di realizzare una grande opera di carità che si concretizzerà nella "Fondazione Pro Juventute". E’ l’inizio di una storia straordinaria: don Gnocchi accoglie i primi orfani di guerra e i bambini mutilati. Diventa ben presto il “padre dei mutilatini”, una delle figure più amate nell’Italia del Dopoguerra. Negli anni, si moltiplicano i centri di accoglienza e riabilitazione che portano il suo nome. Don Carlo muore nel 1956 a causa di un terribile tumore. Alle esequie partecipano centomila persone. Durante il rito, nel Duomo di Milano, fu portato al microfono uno dei suoi piccoli che tra la commozione generale, affermò: “Prima ti dicevo: ciao don Carlo. Adesso ti dico: ciao, san Carlo”.
Sarà presto elevato all’onore degli altari anche il vescovo e martire ungherese Zoltán Lajos Meszlényi. Aveva giurato: “Mai abbandonerò Cristo Pastore fedele e la nostra Chiesa”. Una promessa che mantenne fino all’effusione del sangue. Nel 1950, fu infatti arrestato dalla polizia comunista e portato in un campo di concentramento dove morì dopo ripetute torture. Un altro presule prossimo alla Beatificazione è il cardinale spagnolo Ciriaco Maria Sancha y Hervás, che fu arcivescovo di Toledo dove morì nel 1909, dopo essersi impegnato al servizio dei poveri e aver fondato la Congregazione delle Suore della Carità. Sarà beatificata infine Maria Alfonsina Danil Ghattas, al secolo Maria Soultaneh, religiosa di Gerusalemme, cofondatrice delle Suore del Rosario, ancora oggi molto attive, in particolare, per i cristiani della Palestina. Nata a Gerusalemme nel 1843, morì nel 1927 dopo aver fondato un orfanotrofio ad Ain Karem ed aver dato vita ad iniziative di sostegno per i bisognosi.
Nomine
◊ Nelle Filippine, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Lingayen-Dagupan presentata da mons. Oscar v. Cruz per raggiunti limiti di età. Al suo posto, il Santo Padre ha nominato mons. Socrates B. Villegas, finora vescovo di Balanga. Il 49.enne presule ha studiato Filosofia e Teologia al Seminario di San Carlos a Manila. E' stato coordinatore esecutivo della Commissione per la Giornata Mondiale della Gioventù nel 1995 a Manila ed è presidente della Commissione per la catechesi e l’istruzione cattolica della Conferenza episcopale filippina.
Il Pontefice ha nominato membri ordinari della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon Enzo Orti, Angelo Casciello e Luca Pace per la classe dei pittori e cineasti, Sergio Capellini per la classe degli scultori, Marco Guzzi, Roberto Mussapi e Gerardo Bianco per la classe dei letterati e poeti.
La Chiesa festeggia la Natività di Maria. Mons. Tonucci, prelato di Loreto: nella Vergine si condensa la forza di tutto il Vangelo
◊ La Chiesa celebra oggi la Natività della Beata Vergine Maria e al Santuario di Loreto l’arcivescovo Giovanni Tonucci, delegato pontificio per la Santa Casa, ha presieduto una solenne celebrazione eucaristica nel giorno della festa della città e della diocesi marchigiana. Alle ore 12, dopo la preghiera dell'Angelus, i fedeli presenti hanno poi assistito al tradizionale sorvolo del Santuario da parte di uno Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana, in omaggio alla Patrona dell’Aviazione. Prima dell'inizio delle cermonie, Federico Piana ha sentito telefonicamente lo stesso mons. Tonucci:
R. - E’ un momento particolarmente forte e in più solenne, che noi viviamo. Naturalmente, il ricordo della nascita di Maria diventa del tutto spontaneo, dato che a Loreto si conservano le tre pareti della Santa Casa, quindi il luogo in cui l’evento della nascita della Madonna è avvenuto.
D. - Perché è così sentita questa festività, perché è nei cuori, nelle coscienze e nell’animo?
R. - L’affetto per Maria non ha bisogno di essere spiegato: è qualcosa che ha solide basi teologiche, ma anche solidissime basi affettive, e qui a Loreto questi sentimenti si sentono molto proprio perché tutta la città in qualche modo è mariana. Noi ci gloriamo di essere chiamati la "Città di Maria", perché il riferimento alla Madonna è quotidiano. E naturalmente, quando possiamo ricordare insieme il compleanno della nostra Mamma lo facciamo con molta gioia.
D. - Va detto che però, molto spesso, l’amore per Maria viene dimenticato: qual è la strada per riscoprirlo nel nostro cuore?
R. - Io direi riscoprirlo con il cammino che ci indica proprio questo Santuario. Giovanni Paolo II amava dire che Loreto non è un Santuario devozionale, ma un Santuario teologico. Talvolta, forse, ci siamo fermati un po’ troppo agli aspetti melodrammatici della devozione mariana- quindi fatta di apparizioni, rivelazioni, messaggi - e abbiamo dimenticato il messaggio forte, solido che ci dà il Vangelo, nella sua realtà, della presenza di Maria: semplice, sobria, ma così forte. Le pochissime parole, pronunciate da Maria nei Vangeli valgono tutte le rivelazioni dei nostri 20 secoli di vita cristiana. Per cui, è la riscoperta della solidità di una presenza che è materna, ma che non ha nulla di sdolcinato, ma ha la forza del Vangelo, annunciato e accolto.
D. - Che consiglio darebbe lei alle persone che sono distanti dal cuore di Maria e vogliono magari riavvicinarsi, sentono questo desiderio così profondo?
R. - Io direi che lascino parlare il loro cuore, facciano un po’ di silenzio e ascoltino quello che Maria, come nostra Madre, ha da dirci. Le parole ultime che Maria ha detto nel Vangelo di Giovanni sono: “Fate tutto quello che Lui vi dirà”. E’ un invito ad ascoltare la Parola del Signore e a metterla in pratica. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
La tradizione della Natività di Maria è nata nei primi secoli in Oriente. fu Papa Sergio I, nel settimo secolo, ad introdurla nel calendario liturgico. Ma come ha avuto origine questa ricorrenza? Tiziana Campisi lo ha chiesto a don Rinaldo Fabris, presidente dell’Associazione Biblica Italiana:
R. - La fonte principale si trova in un Vangelo apocrifo del secondo secolo ed è dunque molto antico. Gioacchino e Anna sono avanti negli anni, non riescono ad avere un figlio ed allora Gioacchino si lamenta con il Signore, il quale gli annuncia che avrà una bambina. Questo è raccontato nel Vangelo di Giacomo. Maria viene poi educata nel Tempio di Gerusalemme e proprio vicino a questo tempio i crociati, nel Medioevo, hanno costruito una delle più belle basiliche della Terra Santa, proprio in ricordo della Natività di Maria.
D. - Quale significato assume oggi questa celebrazione?
R. - E’ come il Natale di Gesù. Siccome la nascita di Gesù segna l’inizio della nostra salvezza, anche la nascita della Madre prepara, in qualche modo, questo storico evento della nascita del Salvatore. E’ la tradizione popolare della Chiesa - che è poi molto diffusa - di una Chiesa orientale: Maria è scelta, per grazia, ad essere la Madre del Messia, del Figlio di Dio.
D. - Quale insegnamento possiamo ricavare invece dal Vangelo di Giacomo, che ci parla proprio della nascita di Maria?
R. - Attraverso la scelta di Maria educata nel Tempio - e che poi avrà la scelta di un marito, Giuseppe - Dio prepara la venuta del Salvatore e non solo l’aspetto dell’origine naturale, ma della sua preparazione spirituale. Questo è il senso della Natività di Maria. E’ un santuario che Dio ha preparato attraverso la scelta, l’elezione della Madre di Gesù il Salvatore.
D. - Maria, da bambina, vive nel tempio. Come guardare a questa vita già così dedita alle cose di Dio?
R. - Diventa il modello delle cose consacrate. E’ interessante, nel caso di Maria, la consacrazione spirituale. Lei è vergine ma ha la fecondità che è un grande dono di Dio, una benedizione. Una fecondità che è però inserita in un contesto di consacrazione, di totale appartenenza a Dio. Per cui la verginità è vissuta nella tradizione della prima Chiesa e poi, in seguito, come scelta di dedizione della propria vita a Dio. L’incarnazione di Dio nell’umanità avviene in questo contesto di piena adesione al Signore. Possiamo dire, quindi, che questo è il modello per tutti i credenti, per coloro che sono sposati, i genitori che hanno figli, che sono sempre un dono di Dio attraverso il processo della creazione. Vivere la totale appartenenza a Dio, in qualsiasi stato di vita, è la condizione per partecipare a questa presenza di Dio nell’umanità di cui Gesù è il momento culminante come Messia e presenza definitiva di Dio nell’umanità.
Caritas Internationalis scrive all'Onu: fermare la corruzione è un imperativo morale
◊ Sia i Paesi ricchi sia gli Stati poveri hanno il dovere di sconfiggere il fenomeno della corruzione. E’ l’appello lanciato nei giorni scorsi dalla Caritas Internationalis, da oltre 50 leader religiosi e dai direttori di diverse agenzie umanitarie: in una lettera inviata al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, chiedono di moltiplicare gli sforzi contro questa piaga. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La corruzione sottrae “opportunità e speranze” ed è la maggiore causa di povertà nei Paesi in via di sviluppo. Fermarla è un “imperativo morale” per rimuovere “un’insormontabile barriera” che impedisce, soprattutto alle popolazioni povere, di accedere ad un’offerta formativa di qualità e all’assistenza sanitaria. La corruzione - si afferma nella lettera - è anche un ostacolo per il raggiungimento di condizioni di vita dignitose e costituisce “il cuore del problema” per molte persone colpite dal dramma della povertà. Tale pratica alimenta l’ingiustizia ed è una minaccia per “la crescita economica e lo sviluppo sostenibile”. La dispersione di fondi pubblici, la perdita di investimenti e la riduzione dei proventi derivanti dalle tasse colpiscono soprattutto i poveri. “La trasparenza e la partecipazione della società civile” sono dunque fondamentali per avviare “un consistente e credibile processo di revisione”.
Un cambiamento fondato su questi principi - si sottolinea nel documento - sarà anche un “chiaro segnale” dato da quanti hanno responsabilità politiche “di voler porre fine al flagello della corruzione”. “L’onestà e l’integrità sono valori morali” che sono alla base di qualsiasi tentativo di affrontare la pratica della corruzione. L’impegno della società civile e dei gruppi religiosi è un ulteriore, importante contributo per la promozione di un virtuoso processo di cambiamento e l’implementazione della Convenzione dell’Onu contro la corruzione, il primo trattato globale per armonizzare gli sforzi mondiali contro tale fenomeno. L’importanza di questa Convenzione, firmata nel 2003, era stata ricordata anche nella lettera inviata l'agosto scorso da Caritas Internationalis e da varie agenzie umanitarie all’Unione Europea: “La corruzione e la povertà si rafforzano a vicenda”. E’ quindi necessario intervenire - si asseriva nel documento - per ridurre la corruzione a livello nazionale e internazionale.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Nell’informazione internazionale, la situazione in Afghanistan: i talebani colpiscono l’aeroporto internazionale di Kabul.
Per il Papa non ci sono più le spalle di una volta: Mario Ponzi sulla storica mansione dei sediari pontifici.
In cultura, opinioni a confronto sulla bioetica: gli articoli di Lucetta Scaraffia e di Adriano Pessina pubblicati sul numero in uscita della rivista “Vita e Pensiero” nel quadro di un dibattito sul tema della vita.
Scrivere è un mestiere violento: Claudio Toscani sull’edizione 2009 del premio Campiello.
La laicità per l’uomo e non l’uomo per la laicità: Andrea Gianni su un incontro a Milano su laicità, religioni e politica.
Le religioni restano un crocevia per il dialogo tra le culture: Adriano Roccucci sulle conclusioni del meeting internazionale della Comunità di Sant’Egidio a Cracovia.
Commovente visita ad Auschwitz nell'ambito dell'Incontro interreligioso "Uomini e Religioni", in corso a Cracovia
◊ Non dimenticare mai l’orrore dell’Olocausto: con questo spirito, i partecipanti all’Incontro interreligioso “Uomini e Religioni” in corso a Cracovia si sono recati stamani in visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Nel pomeriggio, di ritorno a Cracovia, le comunità religiose si raccoglieranno in diversi luoghi della Città Vecchia per pregare secondo la propria tradizione. Infine, i vari gruppi confluiranno verso la Piazza del Mercato di Cracovia, dove si terrà la cerimonia conclusiva con la proclamazione dell’ “Appello di Pace 2009”. Ma torniamo alla visita ad Auschwitz con la cronaca del nostro inviato, Stefano Leszczynski, raggiunto telefonicamente in Polonia da Alessandro De Carolis:
R. - E’ stato sottolineato dai leader religiosi, che hanno partecipato alla cerimonia, che questo è un simbolo per tutto il mondo. Non c’è la distinzione tra zingari, ebrei, polacchi e cristiani all’interno del campo di Auschwitz: erano insieme, mischiati fra loro, non venivano trattati in maniera diversa. A parlare, nel campo di Auschwitz, sono stati soprattutto il rabbino capo, Isral Maer Lau, e un’altra testimone, una sopravvissuta al campo di concentramento. Si tratta di una donna austriaca, di origini gitane, la signora Ceija Stoika. Hanno entrambi raccontato la loro esperienza: come sono arrivati qui al campo, i loro ricordi di quel periodo, da bambini. Paradossalmente, nei loro ricordi la giornata dell’arrivo al campo era una giornata assolata, bella, limpida, come quella che ha vissuto anche oggi Cracovia e questa cerimonia interreligiosa. Sono state posate 21 corone di fiori da parte di tutti i rappresentanti: buddisti, induisti, cristiani delle varie confessioni, musulmani che per la seconda volta hanno preso parte ad una cerimonia di questo tipo qui, ad Auschwitz, grazie all’iniziativa della Comunità di Sant’Egidio. “Un dramma per tutta l’umanità”, hanno sottolineato durante la cerimonia, “ma un dramma che ancora oggi si ripete sotto tante forme”, ha messo in risalto il rabbino Lau. Basti pensare ai 15 mila bambini che ogni giorno muoiono di fame nel mondo. Basti pensare a quello che succede nei tanti conflitti dimenticati in Africa o nei conflitti che sono ancora in corso in Iraq e Afghanistan. Per molt,i era la prima volta che venivano ad Auschwitz ed anche per molti ebrei era la prima volta. Alcuni rabbini erano assolutamente sconvolti da quello che hanno visto, ma hanno trovato tuttavia il coraggio di questo pellegrinaggio che fino ad oggi avevano rinviato, avevano cercato di non fare, perché avevano perso i loro genitori, i parenti, i fratelli, le loro sorelle ad Auschwitz o in altri campi sparsi in giro per l’Europa.
D. - Dunque, quella di “Uomini e religioni” ad Auschwitz è stata una mattinata molto intensa. Come si concluderà l’evento?
R. - L’evento si concluderà questa sera con una cerimonia di preghiera interreligiosa sulla Piazza del Mercato nella città vecchia di Cracovia. Sarà una cerimonia particolare, con i rappresentanti delle varie religioni che arriveranno sulla Piazza in processione, dopo essersi raccolti in preghiera ciascuno nei propri luoghi di culto. Questa sera, nella piazza del Mercato, al termine del momento di preghiera, verrà anche reso noto il luogo del nuovo appuntamento, cioè dove lo spirito di Assisi si ritroverà il prossimo anno, dove continuerà il dialogo per la pace tra le fedi, le culture e le persone di tutto il mondo.
Per una testimonianza sull’emozione vissuta nel ripercorrere i passi di tante persone che ad Auschwitz trovarono la morte, Stefano Leszczynski ha intervistato il prof. Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, che ha avviato gli incontri interreligiosi “Uomini e religioni” a metà degli anni ’80:
R. - Sono reazioni di sconcerto, ma anche di grande partecipazione alla sofferenza di milioni di persone che sono passate qui, per le camere a gas e per tutte le sofferenze che hanno subito. Abbiamo calpestato la terra che loro stessi hanno calpestato. Abbiamo partecipato lontanamente alle loro sofferenze. Abbiamo reso omaggio al loro sacrificio per prenderci un impegno più grande, una maggiore responsabilità di educare le giovani generazioni alla pace, alla non violenza e al rispetto per gli altri popoli. Abbiamo assunto anche una responsabilità maggiore di lavorare di più per la pace e per la riconciliazione tra i popoli.
D. - Dialogo e riconciliazione assumono un significato particolare uscendo dal campo di Auschwitz…
R. - Non c’è altra via che il dialogo. Questo pellegrinaggio ad Auschwitz ci rafforza nella convinzione che dallo scontro nasceranno solo nuove tragedie per il futuro. L’unica via per evitare queste tragedie è il dialogo.(Montaggio a cura di Maria Brigini)
Unione Europea: il Parlamento tedesco al voto per la ratifica del Trattato di Lisbona
◊ Il Parlamento tedesco si appresta a votare per la ratifica del Trattato di Lisbona sulle importanti modifiche istituzionali dell’Unione Europea allargata a 27 Paesi membri. Nel giugno scorso, la Corte Costituzionale di Berlino aveva sancito la compatibilità del Trattato con le leggi tedesche, ma solo dopo il rafforzamento dei poteri decisionali delle Camere. Si tratta di una parziale battuta d’arresto nel varo definitivo del Trattato, che già venne bocciato con un referendum in Irlanda nel giugno 2008. Ma quanto è importante per l’Europa che questa normativa sia definitivamente ratificata? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Federiga Bindi, docente di Diritto internazionale presso l’Università di Tor Vergata a Roma.
R. - E’ importante, in senso assoluto, perché permette di fare dei notevoli passi avanti, ad esempio nella politica estera, ma non soltanto. Inoltre, lo è perché dobbiamo dare un segnale, sia internamente, sia esternamente, dell’esistenza forte dell’Europa.
D. - Qual è l’aspetto più innovativo che il Trattato di Lisbona impone all’assetto istituzionale europeo?
R. - Sicuramente, il presidente europeo ed il ministro degli Esteri europeo. Adesso è veramente molto difficile arrivare a posizioni comuni su tutte le questioni importanti di politica estera. La creazione di queste due cariche si spera possa quindi permettere all’Europa di diventare un po’ più coesa e quindi più operativa.
D. - Quanto incide sulla sovranità dei vari Paesi membri un Trattato del genere?
R. - I cambiamenti sono minimi. Direi, anzi che, al contrario, il Trattato aumenta la sovranità, perché i parlamenti hanno la possibilità di interferire direttamente nella procedura decisionale europea.
D. - Quindi, è un passo importante perché l’Europa parli con una voce sola, soprattutto in politica estera...
R. - E’ importantissimo. Oggi, col nuovo presidente americano, è anzi assolutamente necessario. Obama non ha mai vissuto in Europa, non ha legami culturali di nessun tipo, quindi l’Europa è distante dal suo immaginario. Al tempo stesso, l’Europa non dà risposte univoche e quindi sta perdendo la sua capacità di essere un attore. Ci sarà quindi, a livello di Consiglio europeo, una persona che aiuterà il dialogo, ma operando al di fuori dagli schemi nazionali. A livello dei vari temi, ci saranno invece presidenti diversamente organizzati in modo che - non dovendo più la presidenza durare sei mesi - ci dovrebbe essere più continuità e quindi più facilità a raggiungere il consenso.
D. - Quali ancora le difficoltà per la ratifica finale del Trattato?
R. - Direi l’Irlanda, perché i sondaggi stanno mostrando che il “no” sta riguadagnando terreno. Coloro che hanno un livello culturale elevato, vedono i vantaggi dell’Europa, perché la vivono nel lavoro e nella famiglia e votano quindi sì. Quelli che sono invece di livello d’istruzione inferiore vivono meno questi vantaggi e quindi tendono ad essere più negativi. La differenza è tra chi vive effettivamente l’Europa tutti i giorni - che è ancora una minoranza - e chi no.
Sconfiggere l’analfabetismo per promuovere i diritti umani: l’appello dell’Onu nella Giornata dell’Alfabetizzazione
◊ Sono ancora 776 milioni gli adulti analfabeti nel mondo, mentre 75 milioni di bambini non hanno tuttora la possibilità di andare a scuola: è la denuncia del segretario generale del’’Onu, Ban Ki-moon, che nell’odierna Giornata internazionale dell’alfabetizzazione chiede un maggiore impegno ai governi per sradicare questa piaga che genera povertà ed esclusione. Ma chi sono oggi gli analfabeti? Alessandro Gisotti lo ha chiesto ad Anna Maria Errera, vicepresidente dell’Opam, l’Opera di Promozione dell'Alfabetizzazione nel Mondo, fondata da don Carlo Muratore:
R. - Si tratta di persone che per motivi sociali, culturali, economici e politici si trovano a vivere ai margini della società e che, privati del diritto all’istruzione, non hanno alcuna possibilità di superare questa condizione di esclusione sociale e di miseria nella quale vivono.
D. - Nella Caritas in veritate, il Papa auspica a un maggior accesso all’educazione, un‘educazione - sottolinea Benedetto XVI - che promuova la formazione integrale della persona...
R. - E’ fondamentale non separare mai l’istruzione dall’educazione globale della persona, perché chi riceve un’istruzione, riceve contemporaneamente competenze che vanno ben oltre il saper leggere e scrivere. Si formano persone in grado di pensare criticamente e di partecipare alla vita sociale e politica, e molto spesso la mancanza della volontà politica di agire per promuovere il diritto all’istruzione sta proprio nel voler tenere le persone schiave della propria ignoranza, dipendenti e incapaci di interagire socialmente. Un individuo alfabetizzato è un individuo libero, è un individuo che riacquista dignità, che aumenta la propria autostima, che aumenta la propria fiducia, ed è in grado di costruire un’indipendenza e una competenza nella propria vita, di essere consapevole dei propri diritti, dei propri doveri, ha maggior possibilità di trovare lavoro, di migliorare il reddito familiare e di accedere ai servizi sanitari educativi e alla vita politica del proprio Paese, essendo finalmente interprete ed artefice della propria storia.
D. - C’è qualche progetto su cui l’Opam sta puntando in particolare in questo periodo?
R. - Stiamo cercando di promuovere un progetto che avrà inizio nella Repubblica democratica del Congo e che speriamo di estendere ad altri Paesi, che riguarda la formazione di infermieri professionali. Alfabetizzazione è anche insegnare alla gente le norme igieniche basilari, l’importanza della vaccinazione ai propri figli, l’importanza di alcune norme nella prevenzione delle malattie più diffuse: malattie che con un’informazione adeguata e l’applicazione di semplici norme igieniche, possono essere debellate per sempre.
Storie di calcio e di solidarietà alla settima edizione dell'"Homeless World Cup", in corso a Milano. Intervista con Alessandro Dell'Orto
◊ Difendere i colori del proprio Paese giocando a calcio, anche se si è lontani dalla patria, senza più casa
né radici. E' quanto accade alla "Homeless World Cup", manifestazione che unisce il cosiddetto "calcio da strada" ai temi della solidarietà. Ieri, a Milano, è iniziata la settima edizione di un torneo mondiale che riunisce 48 nazioni e 500 calciatori. Le regole sono quelle dello "street soccer" - 4 contro 4 e due tempi da 7 minuti - ma è il senso di umanità che accompagna e segue le gare il vero protagonista del Mondiale dei senza dimora. Fabio Colagrande ne ha parlato con Alessandro Dell'Orto, presidente di Milano Myland, associazione sportiva che cura l'organizzazione dell'evento:
R. - Sono “homeless”, quindi senza dimora, dove il termine “senza dimora” però non è un termine specifico - come lo intendiamo in Italia - e neanche così tanto stereotipato, in quanto in ogni parte del mondo le associazioni che partecipano e le squadre che vengono invitate gestiscono un problema dei senza tetto. C’è chi si occupa dei rifugiati politici - quindi senza tetto per motivi di fede religiosa o di credo politico - chi difende coloro che hanno “perso la strada”, come diciamo noi - per alcool o droga e stanno quindi cercando di riabilitarsi, o hanno perso la famiglia - e chi invece ha proprio perso la casa e vive in situazioni disagiate tutti i giorni, anche in seguito a cause naturali. Proprio rifacendoci a quest’ultimo punto, quest’anno abbiamo invitato dei membri dei campi profughi dell’Abruzzo.
D. - Una caratteristica di questo torneo è anche la composizione della squadra italiana. Al suo interno non ci sono solo giocatori italiani, mi pare anzi che gli italiani siano pochissimi…
R. - La caratteristica del progetto che ha fatto si che l’Italia partecipasse è un progetto che si occupava di diritto allo sport per gli immigrati. La cosa più importante è quella dell’integrazione, dove la nostra nazionale non veste la maglia di una sola nazione ma esprime la convivialità e l’integrazione che ci può essere attraverso il mondo dello sport.
D. - Siamo alla settima edizione di questo torneo e fin qui i dati parlano di un 70 per cento dei giocatori che è riuscito a cambiare la propria vita e addirittura del 93 per cento che ha tratto qualcosa di positivo dall’impatto con la Homeless World Cup…
R. - La Homeless World Cup è una manifestazione molto seria, dove ogni anno viene stilato un rapporto finale nel quale si determina qual è il risultato. Dal 2007, il risultato è stato questo: il 70 per cento delle persone ha cambiato radicalmente il proprio stile di vita e il 93 ha avuto una motivazione forte per riprendere in mano la propria vita, per avere nuovi stimoli. E’ questo il nostro risultato più grande. Ad un giocatore di calcio cui non sono state date delle possibilità noi diamo proprio al possibilità di realizzare un sogno: giocare per la propria nazionale, scendere in campo, vestire quella maglia, cantare l’inno ed essere rappresentanti ed ambasciatori della propria nazione. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Mosul: ancora omicidi e sequestri di cristiani, per costringerli nella Piana di Ninive
◊ Nuovi episodi di violenze a Mosul - riferisce l’agenzia AsiaNews - contro la comunità cristiana, oggetto di una “campagna intimidatoria”. Di ieri la notizia del ritrovamento il 3 settembre di Salem Barjjo, un sessantenne commerciante cristiano di Mosul rapito agli inizi di agosto, molto legato alla chiesa locale. Per la sua liberazione, i malviventi avevano chiesto un riscatto molto alto, che la famiglia non era stata in grado di pagare. Sempre a Mosul, la scorsa settimana una banda di criminali ha sequestrato Hikmat Sayid, di fede cristiana, ed anche in questo caso i rapitori hanno chiesto una somma di denaro molto elevata, che la famiglia difficilmente riuscirà a versare. A Kirkuk resta avvolta nel mistero la sorte di Samir Jarjis, medico cristiano molto conosciuto in città, sequestrato il 18 agosto scorso e ancora nelle mani dei rapitori. Per il suo rilascio leader musulmani - sciiti e sunniti - e cristiani hanno lanciato un appello durante una cena nell’arcivescovado di Kirkuk, il 29 agosto scorso, promossa da mons. Louis Sako per festeggiare l'inizio del Ramadan, il mese sacro per i musulmani. “La nostra gente ha paura ed il timore è che in vista delle elezioni del gennaio 2010 ci possa essere una recrudescenza della violenza” dichiara al Sir il vicario patriarcale di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, rientrato proprio oggi, con il patriarca card. Emmanuel III Delly, da una visita pastorale di quindici giorni nelle diocesi di Zakho ed Amadhiya. “Tuttavia – aggiunge il vicario – a subire violenze e rapimenti non sono solo i cristiani ma anche tanti musulmani. I fedeli islamici e cristiani sono accomunati dalla violenza che subiscono. A confermarmelo è stato oggi anche lo stesso procuratore caldeo di Mosul, padre Basman Al Dammar. Le cause di questo odio sono tante, politiche, settarie, criminali, fondamentaliste e non solo religiose”. Fonti di AsiaNews a Mosul denunciano il clima di “paura, solitudine e preoccupazione” che domina nella minoranza cristiana, e il pericolo di “una fuga di massa”, se la situazione “non migliorerà in vista dell’apertura delle scuole”. Secondo la stessa fonte questa nuova ondata di intimidazioni nasconderebbe “risvolti di carattere politico”, volti a fomentare “un clima di violenze in vista della tornata elettorale del gennaio 2010”. Il progetto sarebbe infatti di “creare un’enclave nella piana di Ninive e costringere – anche con la forza, a colpi di attentati ed esecuzioni mirate – i cristiani a uno spostamento forzato”. (R.G.)
Pakistan: cristiani, musulmani e indù pellegrini a Marialabad, il villaggio di Maria
◊ Per i circa 2milioni di cattolici del Pakistan sono giorni di festa. Molti di essi, nei giorni scorsi, si sono messi in strada per raggiungere Marialabad, il villaggio di Maria, nel distretto di Shekhupura. Da 60 anni, - riferisce l'agenzia Asianews - il 4 settembre è il giorno in cui inizia il tradizionale pellegrinaggio alla grotta della Madonna, Daman e Mariam, situato in uno delle più antiche località cristiane del Pakistan, circa 115 km da Lahore. Da tutto il Paese i fedeli percorrono le strade del Paese a piedi o in bicicletta. Alcuni gruppi si muovono in treno, chi ce l’ha, usa la macchina. Tutti addobbano il loro mezzo di trasporto con festoni o striscioni per segnalare che sono in viaggio verso il villaggio di Maria. Insieme ai cattolici si muovono cristiani di altre confessioni, ma anche musulmani, indù e sikh. La Madonna di Marialabad ha molti devoti e negli anni ha chiamato a sé sempre più pellegrini. L’edificazione della grotta risale al 1927, la fece costruire un missionario, padre Ostar. Anni dopo, nel 1949, padre Emmanuel Asi promosse il primo pellegrinaggio e da allora per tre giorni, a partire dal 4 settembre, fedeli di tutto il Paese compiono il loro viaggio per rendere omaggio alla Vergine e chiedere la sua intercessione. I pellegrini sono accolti nella cosiddetta Terra di Maria, Medan e Mariam, dove si svolgono poi i diversi momenti di preghiera, le messe, l’adorazione eucaristica, ma anche la proiezione di film di contenuto religioso. La celebrazione che da inizio ai tre giorni di festa parte dalla Grotta: la statua della Vergine viene portata in pellegrinaggio per le strade della zona toccando i villaggi limitrofi per poi tornare sul punto di partenza dove viene incoronata. A guidare la processione di quest’anno mons. Lawrence Saldanha, vescovo di Lahore, che ai fedeli ha ricordato le parole di padre Asi, il promotore del pellegrinaggio: “Nostra Signora ci chiede di pentirci e convertirci come nel messaggio di Lourdes. Essa è nata immacolata e questo è un invito a noi ad essere puri: il nostro amore per gli altri deve essere senza malizia e gelosia”. Per i cristiani di Marialabad i giorni di festa sono impegnativi e carichi di lavoro. Ospitano nelle loro case i pellegrini che non hanno soldi per pagarsi il soggiorno, vanno in cerca di donazioni di riso e cibo nei villaggi limitrofi per offrirli ai loro confratelli che arrivano da ogni parte del Paese. La festa è ormai un evento per tutta la popolazione della zona ed in molti, anche non cristiani, offrono alimenti per gli ospiti. Tra i pellegrini ci sono anche fedeli di altre religioni. Per i musulmani la Grotta di Marialabad ha un significato particolare poiché ad essa è legata la storia di un miracolo che ha visto come protagonista una giovane donna di religione islamica. La donna infatti è riuscita ad avere un figlio grazie all'intercerssione della Vergine. (R.P.)
Afghanistan: soddisfazione per la liberazione del giovane giornalista accusato di blasfemia
◊ La mobilitazione internazionale ha centrato l’obiettivo: il giovane giornalista afghano Sayed Pervez Kambaksh, rimasto quasi due anni in carcere per blasfemia, con il rischio di essere impiccato, ha recuperato la libertà e si trova ora al sicuro in un Paese sconosciuto. Solo ieri si è appresa la notizia della liberazione avvenuta un paio di settimane, dopo la grazia concessa in segreto dal presidente uscente Hamid Karzai. Khambaksh, 24 anni, era stato arrestato nell'ottobre 2007 quando studente di giornalismo e collaboratore del settimanale Jahan-e-Naw aveva scaricato da Internet materiale sul ruolo della donna nell'Islam, aggiungendovi dei commenti e diffondendolo all'interno della sua Università di Balkh. Un comportamento stigmatizzato dalle autorità come il reato di ''blasfemia e diffusione di affermazioni diffamatorie nei confronti dell'Islam''. In un processo a porte chiuse, il Tribunale di Mazar-i-Sharif lo aveva giudicato, in assenza del difensore, pienamente colpevole il 22 gennaio 2008 infliggendogli la pena capitale, fin quando nel marzo scorso una Corte d'Appello ha trasformato la condanna a morte in 20 anni di prigione. Tra i tanti messaggi di solidarietà giunti da tutto il mondo, quelli del segretario di Reporters Sans Frontieres, Jean Francois Julliard, che ha ''salutato con emozione la liberazione'' del giovane giornalista afghano e quello di Stefano Marcelli, presidente 'Information Safety and Freedom, che ha assegnato a Kambaksh l’edizione 2008 del Premio Internazionale per la Libertà di Informazione ISF-Città di Siena. (A cura di Roberta Gisotti)
Vietnam: liberati i cattolici arrestati a Tam Toa
◊ Il vescovo di Vinh ha comunicato a tutta la diocesi che 19 cattolici arrestati per aver issato una tenda di preghiera a Tam Toa sono stati tutti liberati dopo oltre 40 giorni dall’arresto. Il presule però denuncia ancora violenze contro i fedeli e i suoi sacerdoti e chiede a tutti i fedeli di rimanere uniti e solidali. Egli aggiunge che “i beni della chiesa e dei fedeli non sono stati ancora restituiti nella totalità. I nostri fratelli e sorelle, picchiati e arrestati, e soprattutto i due sacerdoti aggrediti selvaggiamente a Dong Hoi sono stati traumatizzati profondamente nel corpo e nello spirito e hanno ancora bisogno di cure. Continueremo a pregare perché preti e fedeli di Tam Toa si ristabiliscano e ritornino rapidamente alla vita normale”. L’incidente che ha infiammato tutta la diocesi - riferisce l'agenzia AsiaNews - è iniziato lo scorso 20 luglio, quando la polizia della provincia di Quang Binh ha lanciato un attacco a sorpresa contro un gruppo di indifesi parrocchiani di Tam Toa che stavano edificando una tenda da usare come temporanea cappella per i loro servizi liturgici. L’assalto ha prodotto centinaia di feriti; decine di persone sono state arrestate, portate via con camionette e detenute. Nelle settimane successive due preti cattolici sono stati ridotti in fin di vita e poliziotti in borghese e teppisti, pagati dal governo, hanno anche attaccato molte persone nelle strade della città di Dong Hoi solo perché indossavano simboli cristiani, depredando anche le loro case. La diocesi di Vinh ha dato prova di grande unità. Diverse volte 500 mila fedeli, distribuiti nei decanati del territorio, si sono dati appuntamento per pregare e chiedere giustizia. Il governo locale, forse intimorito dalle dimostrazioni di solidarietà, anche internazionale, ha ora liberato i fedeli incarcerati, ma continua con il suo progetto: fare di Tam Toa un centro turistico. Il terreno della chiesa, che i cattolici rivendicano per costruirvi una cappella, sarà trasformato in parco pubblico. La diocesi di Vinh comprende circa 482 mila cattolici; la parrocchia di Tam Toa ne comprende alcune migliaia, ma le autorità governative affermano che “non vi sono cattolici” e che non vi è bisogno di costruire chiese. (R.P.)
Sri Lanka: i vescovi chiedono di assistere spiritualmente gli ex ribelli delle Tigri Tamil
◊ La riabilitazione degli ex ribelli delle Tigri Tamil non potrà mai essere completa senza una guida spirituale: lo ha ribadito mons. Rayappu Joseph, vescovo di Mannar, nello Sri Lanka, il quale nei giorni scorsi ha avuto un incontro con il comandante delle forze armate locali, il generale maggiore Kamal Gunarate. Nel corso dei colloqui, il presule ha chiesto il permesso di celebrare servizi religiosi speciali destinati agli ex miliziani dell’Esercito di Liberazione delle Tigri Tamil (LTTE) che vivono, attualmente, nei campi di riabilitazione. “Questi uomini - ha ribadito mons. Jospeh all'agenzia Ucanews – hanno bisogno di aiuto per dimenticare i traumi del passato e cominciare una nuova vita”. Quindi, il presule ha sottolineato che molti di questi ribelli erano ancora giovani quando furono strappati con la forza dalle braccia delle loro famiglie per essere arruolati tra le fila delle Tigri Tamil. E molti di loro non hanno mai più rivisto i propri genitori. Dal suo canto, il generale maggiore Gunarate ha assicurato che le richieste della Chiesa verranno tenute nella giusta considerazione e sottoposte all’approvazione delle autorità militari. Da segnalare che nei campi di riabilitazione dislocati nel nord dello Sri Lanka vivono, attualmente, circa 300mila persone; molte di esse sono civili, sfollati a causa della guerra, ma circa 9mila sono ex ribelli che stanno tentando di reintegrarsi nella società. (I.P.)
Alluvioni: si aggrava l'emergenza dal Senegal al Burkina Faso
◊ Un “piccolo tsunami” e, ancora, “una catastrofe”: il quotidiano di Ouagadougou L’Observateur definisce in questi termini le piogge torrenziali che hanno costretto circa mezzo milione di persone a lasciare le loro case in Burkina Faso, Senegal e Niger. Secondo Yvon Edoumou, portavoce dell’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), ieri la situazione si è aggravata a Dakar e in Senegal in generale, con ormai oltre 260.000 persone colpite a vario titolo. A preoccupare - riferisce l'agenzia Misna - sono anche le previsioni meteorologiche, secondo le quali le piogge della stagione umida potrebbero continuare due o tre settimane. In molte zone dell’Africa occidentale perturbazioni intense e alluvioni sono eventi che si ripetono di anno in anno con una certa regolarità. Diverso il caso del Niger e soprattutto della regione centrale di Agadez, una delle più aride del paese. Secondo le ultime stime, in città e nell’area circostante le piogge hanno danneggiato 3500 case e costretto 7000 persone a lasciare le loro abitazioni. Dal Senegal al Burkina Faso e al Niger resta difficile stimare il numero delle vittime; fonti Onu hanno riferito di almeno 70 morti. (R.P.)
Sierra Leone: appello della Chiesa per la riconciliazione, la giustizia e la pace
◊ Un appello alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace, sulla linea dell’imminente Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, che si terrà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre proprio su questi temi: lo ha lanciato, nei giorni scorsi, mons. Edward Tamba Charles, arcivescovo di Freetown e Bo, in Sierra Leone. Il presule - riferisce l'agenzia Cisa - è intervenuto ad un seminario tenutosi nella città dal 31 agosto al 4 settembre ed intitolato “Ricordi, verità e giustizia: confrontarsi con il peso del passato”. L’evento, che ha visto la presenza di partecipanti provenienti dall’Africa, dall’Europa, dal Sud America e dall’Asia, è stato organizzato dall’Associazione tedesca per la Cooperazione allo sviluppo, in collaborazione con la Commissione “Giustizia e pace” tedesca e l’arcidiocesi di Freetown e Bo. Sottolineando l’importanza dell’incontro in vista del Sinodo dei Vescovi, mons. Tamba Charles ha ricordato che molte regioni dell’Africa Occidentale hanno vissuto esperienze di violenza e conflitti. “Ad esempio – ha continuato il presule – la Liberia, la Sierra Leone e la Costa d’Avorio hanno vissuto una terribile guerra civile che ha causato perdite incalcolabili di vite umane e di beni”. “Le ferite delle guerre – ha aggiunto l’arcivescovo di Freetown e Bo - sono sotto gli occhi di tutti e i ricordi dolorosi delle pene e delle sofferenze che esse hanno causato sono ancora freschi nella memoria”. Poi, mons. Tamba ha espresso preoccupazione per il fatto che simili conflitti si possano ripetere, dato che i fattori che li hanno scatenati sussistono ancora, come la disoccupazione giovanile, il mancato rispetto della legge, la corruzione e l’ingiustizia. “Sembrerebbe – ha concluso il presule – che molti di noi non abbiano imparato niente dalle esperienze delle guerre civili e siano tornati sui loro passi”. (I.P.)
Sudan: digiuno e preghiera per la pace nello Stato di Equatoria Occidentale
◊ Migliaia di cattolici e di non-cattolici hanno partecipato domenica ad una lunga marcia penitenziale a piedi di 20 chilometri. La marcia - riferisce l'agenzia Fides - si è svolta tra Tombura e Yambio, il capoluogo dello stato di Equatoria Occidentale. Con essa si è concluso un triduo di digiuno e di preghiere per ottenere la pace e la tranquillità in questo Stato del Sudan meridionale dove imperversano i guerriglieri e i terroristi ugandesi dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA). Mons. Edward Hiiboro Kussala, il vescovo quarantacinquenne della diocesi di Tombura-Yambio, ha riferito alle radio locali che l’iniziativa è ben riuscita. “Le Chiese – ha detto mons. Kussala – hanno preso questa iniziativa perché la situazione rischia di diventare incontrollabile per gli attacchi dell’LRA nell’Ovest di Equatoria. Le popolazioni – ha aggiunto il vescovo – sono tristi e arrabbiate. Sono piene di paura e nessuno vuol rientrare a casa”. Mons. Kussala ha ricordato che è compito delle persone religiose di sostenere moralmente, di incoraggiare e rassicurare la popolazione invitandola “a rivolgersi a Dio e ad amarlo”. Suor Giovanna Calabria, superiora delle suore comboniane a Nzara, riferendosi alla marcia ha detto che è stata una esperienza molto commovente il vedere tutte quelle persone, con indosso panni vecchi e sporchi in segno di penitenza, chiedere il perdono e la pace. Alla marcia penitenziale ha preso parte anche il governatore di Equatoria Occidentale, Jemma Nunu Kumba, che si è impegnato a sollecitate maggiore attenzione del parlamento locale alle violenze in corso. (A.M.)
L’arcivescovo di Lima invita a fare il bene per costruire un mondo migliore
◊ “Per contribuire ad un mondo migliore occorre fare il bene, qui ed ora, in prima persona e con passione”. Lo ha detto il cardinale Juan Luis Cipriani, arcivescovo di Lima, inaugurando il Congresso internazionale “Carità, riconciliazione e dignità umana”, presso l’Auditorium del Collegio Santa Orsola della capitale peruviana, di cui riferisce l’agenzia Fides. “È il momento di impegnarsi – ha sollecitato il porporato - ad essere persone migliori, padri di famiglia, studenti, imprenditori, felici di essere figli di Dio riconciliati in Cristo ed in Santa Maria”. Tra le conseguenze di un mondo che propone una visione distruttiva della dimensione spirituale dell’uomo – ha spiegato l’arcivescovo di Lima - vi è una grave “limitazione della persona”, che “si chiude in se stessa, si emargina dagli altri e si converte in un’isola egoista, escludente e quindi violenta”. Una particolare responsabilità in tal senso la rivestono, secondo il porporato, i mezzi di comunicazione sociale, i quali dovrebbero “diffondere informazioni che contribuiscano ad educare l’umanità”. Secondo il cardinale Cipriani, “si rende necessaria una seria riflessione sull’influsso esercitato dai mezzi di comunicazione, affinché collaborino in maniera positiva all’impegno di umanizzare l’umanità”. Da parte loro, i laici sono chiamati ad assumersi “la responsabilità personale e la competenza professionale per cambiare il mondo, mediante una vita coerente con la fede che professiamo”, ha aggiunto. Ma perché si possa arrivare ad un vero “sviluppo umano”, il luogo privilegiato è la famiglia, “cellula fondamentale della società”, di cui occorre promuovere “la comprensione e la difesa”. La relazione familiare – ha concluso l’arcivescovo di Lima – “non annulla le persone che la compongono, ma le rende più trasparenti e più unite nella loro diversità”. (R.G.)
Cina: professione dei voti per molte religiose per la festa della Natività della Vergine Maria
◊ Alla vigilia dell'odierna festa della Natività della Beata Vergine Maria, diverse Congregazioni femminili diocesane cinesi hanno celebrato solennemente la professione dei voti. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, cinque religiose della Congregazione della Sacra Famiglia della diocesi di Gui Zhou hanno emesso i voti perpetui domenica 30 agosto. Oltre mille fedeli hanno partecipato alla liturgia, insieme a 40 religiose della stessa congregazione, che è stata presieduta dal vescovo diocesano mons. Andrea Wang Chong Yi e concelebrata da 20 sacerdoti. Essendo una zona etnica, erano presenti anche i fedeli di etnia tibetana, quindi alla fine della celebrazione le religiose hanno anche ricevuto dai fedeli l’HaDa, una fascia bianca che simboleggia l’omaggio nella cultura tibetana. Inoltre mons. Giuseppe Li Lian Gui ha presieduto nei giorni scorsi la professione dei voti perpetui di 7 religiose della Congregazione della Santa Speranza della diocesi di Xian Xian. Nella stessa cerimonia 5 postulanti sono entrate tra le novizie, 20 religiose hanno rinnovato i voti temporanei ed altre religiose hanno festeggiato 3 anni di professione dei voti perpetui. Inoltre la congregazione ha invitato appositamente numerosi sacerdoti a condividere questo momento come segno della celebrazione dell’Anno Sacerdotale. Secondo le Costituzioni della Congregazione, il processo di maturazione della vocazione dura quasi 10 anni, per garantire che la vocazione sia autentica e convinta. Nonostante questo lungo periodo, non sono mai mancate le vocazioni, anzi, fioriscono sempre più abbondanti. La congregazione conserva sempre la tradizione di emettere la professione dei voti nei giorni vicini alla festa mariana. (R.P.)
Per la prima volta dalla Riforma, 500 anni fa, un vescovo cattolico finlandese
◊ Per la prima volta dalla Riforma luterana, la Chiesa cattolica in Finlandia festeggia la consacrazione episcopale di un sacerdote nativo del Paese. Si tratta di Teemu Sippo, 62 anni, dehoniano (SCJ), nominato dal Santo Padre vescovo di Helsinki nello scorso mese di giugno. L’ordinazione è avvenuta sabato scorso nella cattedrale oggi luterana di Turku, antica capitale finlandese, per le mani del cardinale Karl Lehmann, arcivescovo di Magonza. Co-consacranti sono stati mons. Józef Wróbel SCJ, vescovo emerito di Helsinki, e mons. Czeslaw Kozon, vescovo di Copenhagen. Insieme a loro una ventina di presuli e una cinquantina di sacerdoti da diversi Paesi. Alla celebrazione hanno presenziato anche l’arcivescovo luterano della Finlandia, Jukka Paarma e l'arcivescovo ortodosso finlandese Leo. Nella sua omelia il cardinale Lehmann ha voluto rimarcare l’importanza storica dell’evento per tutte le Chiese in Scandinavia, ricordando il sostegno sempre dato dopo la Riforma dalla Chiesa universale alla piccola Chiesa cattolica in Finlandia. "I nostri fratelli e le nostre sorelle luterani in Europa del Nord e in particolare in Finlandia – ha detto – possono ben capire perché la successione apostolica è per noi molto preziosa. La Chiesa della diaspora comprende profondamente quanto sia importante avere il sostegno [della Chiesa universale] per non isolarsi. Oggi – ha proseguito il porporato - i vescovi cattolici in Svezia, Norvegia e Danimarca sono tutti originari dei loro Paesi, perciò conoscono bene gli usi e la mentalità locali per portare avanti la missione della Chiesa. Quindi, caro Teemu Sippo le promettiamo tutto il nostro sostegno sia spirituale che materiale. Sappiamo di essere vicini per tanti versi alla Chiesa luterana finlandese e in modo diverso alla Chiesa ortodossa: il fatto di potere vivere ciò che abbiamo in comune e che questa ordinazione episcopale si svolga nel duomo di Turku ci incoraggia a una vicinanza ancora maggiore”, ha concluso il card. Lehmann. Mons. Sippo ha preso possesso della diocesi di Helsinki, scegliendo come motto del suo episcopato: “Christus Fons Vitae”, Cristo fonte della vita. (L.Z.)
Convegno a Roma sulla violenza contro le donne, promosso dal G8
◊ Una Conferenza internazionale sulla violenza contro le donne si terrà si apre domani a Roma presso La Farnesina, per iniziativa della Presidenza italiana del G8. La due giorni, articolata in tre sessioni di dibattito, vedrà la partecipazione di personalità italiane e straniere impegnate nel contrastare la violenza contro le donne in tutti i suoi aspetti e nel ricercare gli strumenti più efficaci per giungere all'affermazione globale dei diritti umani al femminile. Il simposio - che si concluderà giovedì prossimo - sarà aperto domani dal saluto del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Seguiranno gli interventi del ministro degli Esteri, Franco Frattini, del ministro per le Pari Opportunità, Maria Rosaria Carfagna, del Premio Nobel e senatrice a vita Rita Levi Montalcini, del vicesegretario generale delle Nazioni Unite, Asha Rose Migiro, della signora Chantal Compaoré, consorte del presidente del Burkina Faso, e della signora Manda Zand Ervin, fondatrice e presidente dell'Alleanza delle donne iraniane. Tra le presenze confermate, i ministri competenti di Spagna, Regno Unito, Canada, Turchia e il segretario generale ad interim del Consiglio d' Europa, oltre a ministri provenienti da numerosi Paesi africani. E' anche prevista la partecipazione di una delegazione di donne afghane, esponenti della politica, della cultura e della società civile. (R.G.)
I vescovi spagnoli chiedono che il futuro Santo Fratel Rafael sia il copatrono della Gmg di Madrid
◊ Prenderà il via il prossimo 14 settembre – riferisce l’agenzia Sir – il pellegrinaggio della Croce dei giovani e dell’icona di Maria, nella città di Madrid, che nel 2011 ospiterà l’edizione internazionale della Giornata mondiale della Gioventù. Nel giorno della festa dell’esaltazione della Croce, nella cattedrale dell’Almudena si terrà una Veglia di preghiera, cui sono invitati tutti i giovani. Nel corso della liturgia la Croce verrà consegnata ai giovani del Vicariato Est della diocesi, che la terranno per tre settimane. In seguito il pellegrinaggio porterà i due simboli della Gmg nei vicariati di Nord-Est e del Sud, dove resteranno dalle due alle quattro settimane. In programma anche un passaggio presso la Fiera della Gioventù, “Juvenalia”, la prigione di Soto del Real e alla tradizionale Javierada, il pellegrinaggio annuale dei giovani spagnoli, a carattere internazionale, convocato dal vescovo di Pamplona e dedicato al patrono delle missioni, san Francesco Saverio. A marzo 2010 la Croce sarà presa in consegna dai giovani universitari, mentre il mercoledì santo, 31 marzo, sarà consegnata alle diocesi di Getafe e Alcalà. Dal 26 aprile in poi sarà la volta delle altre diocesi spagnole. In vista della prossima Giornata della gioventù a Madrid, i vescovi spagnoli hanno proposto, in una Lettera pastorale rivolta ai giovani, che il beato María Rafael Arnáiz Barón, più noto come “fratel Rafael”, sia proclamato uno dei copatroni del grande evento, che il Papa presiederà nell'agosto 2011. Benedetto XVI canonizzerà in Vaticano l'11 ottobre prossimo questo giovane studente di architettura, morto a 27 anni di diabete nel 1938 nel monastero cistercense di San Isidro de Dueñas a Palencia. (R.G.)
Italia: Messaggio dei vescovi per la Giornata del Ringraziamento
◊ E' stato reso noto oggi il Messaggio per la Giornata del Ringraziamento che verrà celebrata l’8 novembre, da parte della Commissione episcopale italiana per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace dal titolo “Tu prepari il frumento per gli uomini”. Il documento - ripreso dall'agenzia Sir - evidenzia in apertura l’importanza della “conservazione del territorio” e della tutela delle zone agricole, specie quelle più povere e isolate della montagna e collina, affermando che “oggi sono sempre più numerosi i cosiddetti ‘neorurali’, persone che abbandonano l’ambiente urbano per andare a vivere in campagna, pur continuando a lavorare in città”. Si tratta di un fenomeno valutato come positivo se realizza una positiva integrazione: “chi già vive in campagna allarga i propri orizzonti e si confronta con culture diverse; chi arriva dalla città respira e fa propri i valori antichi del mondo rurale”. Il messaggio sottolinea poi come il lavoro agricolo consenta di “realizzare un rapporto diretto e assiduo con la terra” secondo il “progetto originario di Dio”. Il Messaggio della Conferenza episcopale italiana sottolinea poi un aspetto che riguarda l’Italia: “Non possiamo dimenticare, insieme ad altri problemi emergenti, come il nostro Paese detenga un primato nel consumo di suolo, risorsa pregiata e di fatto non rinnovabile, non di rado oggetto di trasformazione senza una corretta pianificazione del territorio e senza controlli adeguati. Con la scomparsa del suolo e del suolo agricolo in particolare, scompaiono - per sempre - paesaggio agrario, biodiversità, imprenditorialità e aziende agricole, cultura e tradizioni rurali”. I vescovi invitano pertanto “i singoli cristiani e le comunità ecclesiali a vigilare in modo positivo e le istituzioni a intervenire con leggi e piani idonei alla gravità del fenomeno”. Si parla quindi della esigenza di “programmazione per l’uso delle risorse energetiche e materiali” e dei “controlli sullo smaltimento di rifiuti e scorie, mettendo a repentaglio l’equilibrio biologico e ambientale”. Nella seconda parte del Messaggio si evidenzia il ruolo svolto dai singoli per mantenere l’integrità dell’ambiente, si parla poi dei paesi emergenti dove si registrano “effetti gravissimi di ingiustizia e di squilibri sociali” facendo appello alla giustizia e solidarietà internazionale. (R.P.)
Svizzera: al centro dell'Assemblea dei vescovi anche il referendum sui minareti
◊ I vescovi della Svizzera sono riuniti da ieri e fino al 9 settembre, in assemblea ordinaria a Delémont, per trattare numerose questioni tra cui la presa di posizione episcopale sul referendum concernente la costruzione di minareti, fissato per il prossimo 29 novembre, e la visita in Togo di una delegazione della Conferenza episcopale medesima. Secondo le intenzioni dei promotori, l’ iniziativa popolare chiede che venga inserito nell’art. 72 della Costituzione elvetica il capoverso che recita “L’edificazione di minareti è proibita”; l’articolo citato è quello che attribuisce alla Confederazione e ai cantoni la responsabilità di tutelare la pace religiosa in Svizzera. Sia la Conferenza dei vescovi cattolici sia la Federazione delle Chiese protestanti della Svizzera si sono dichiarate contrarie al divieto di costruire minareti; anche il Governo federale ha preso posizione contro l’iniziativa. Al termine dell’assemblea ordinaria una Conferenza stampa si terrà a Berna, giovedì prossimo, presso la Parrocchia della Trinità. Vi prenderanno parte, fra gli altri, mons. Kurt Koch, Vescovo di Basilea e il padre Felix Gmür, segretario generale della Conferenza episcopale svizzera. (M.V.)
Grecia: una seconda casa per i cattolici di rito bizantino in fuga
◊ I cattolici di rito bizantino, che sono fuggiti da situazioni drammatiche in Iraq, in Iran e nei Balcani, hanno trovato nell’Esarcato apostolico di rito bizantino in Grecia una seconda casa. Oggi, insieme ai loro fratelli greci, sono circa 7 mila. Di questa realtà ha parlato l’Esarca, mons. Dimitrios Salachas, già docente di Diritto Canonico Orientale e consultore di vari Dicasteri della Curia romana, in una recente intervista all’agenzia Zenit. “Per Esarcato – egli ha chiarito subito – si intende una porzione del popolo di Dio che, per speciali circostanze, non viene eretta in eparchia (diocesi) e che, circoscritta da un territorio o con qualche altro criterio, è affidata alla cura pastorale dell’Esarca. L’Esarca apostolico – aggiunge mons. Salachas all'agenzia Zenit – governa l’Esarcato a nome del Romano Pontefice che lo ha nominato, ed è equiparato al vescovo eparchiale (diocesano). La giurisdizione dell’Esarca di Grecia si estende in tutto il territorio sui propri fedeli. In Grecia, al momento, ci sono oggi sette diocesi e un vicariato latini e un ordinariato armeno con cinque vescovi”. Mons. Salachas, facendo riferimento ai cattolici di diversa nazionalità assistiti ad Atene, ricorda che “l’Esarcato svolge un’ampia attività caritativa, educativa e culturale con un ospedale, una scuola per ragazzi e ragazze con particolari problemi mentali, una casa per anziani, un foyer per studentesse e ragazze lavoratrici, una casa editrice e due campeggi estivi per bambini”. L’Esarcato bizantino in Grecia assiste dunque fedeli Caldei provenienti dall’Iraq, fedeli di tradizione bizantina provenienti dall’Ucraina, dalla Romania e dai Balcani in genere. Esso è dunque diventato, chiarisce l’Esarca, “una Chiesa della diaspora, di orientali cattolici immigrati” di 7 mila fedeli compresi quelli greci. (A.M.)
Si apre a Roma il Convegno dei Consiglieri ecclesiastici
◊ Inizia domani a Roma il 26° Convegno dei Consiglieri Ecclesiastici, che si chiuderà venerdì. Il tema scelto per questa edizione è “Solidarietà: le ali della speranza – Etica ed economia oggi”. Gli organizzatori, in un comunicato ripreso da Zenit, hanno ricordato che i loro convegni “si offrono come luogo di mediazione per le Chiese locali dell’attualità del Magistero della Chiesa Universale”. Ovviamente al centro delle discussioni quest’anno ci sarà “il contenuto dell’enciclica 'Caritas in veritate' nella parte che riguarda la solidarietà nel contesto del rapporto tra etica e economia”. Sottolineando il punto, il numero 61 per la precisione, in cui il Papa scrive che “Una solidarietà più ampia a livello internazionale si esprime innanzitutto nel continuare a promuovere, anche in condizioni di crisi economica, un maggiore accesso all'educazione (intesa come formazione completa della persona), la quale, d'altro canto, è condizione essenziale per l'efficacia della stessa cooperazione internazionale”. Sede dei lavori congressuali sarà la Casa La Salle, in via Aurelia. Per inaugurare il convegno il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, presiederà la Messa in san Pietro. A presentare poi il convegno sarà il Consigliere ecclesiastico nazionale di Coldiretti, padre Renato Gaglianone, seguito dagli interventi di Vincenzo Gesmundo e Stefano Zamagni. La giornata del 10 settembre, invece, inizierà con una Messa presieduta dal segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata. Fra gli ospiti che interverranno c’è il segretario del Censis, Giuseppe De Rita, l'economista Marco Vitale e il teologo moralista Giannino Piana. La Messa di apertura della terza giornata di lavori – durante la quale interverranno il teologo moralista don Franco Appi e il presidente nazionale di Coldiretti, Sergio Marini – sarà invece presieduta dal presidente della commissione episcopale per i Problemi Sociali e del Lavoro, mons. Arrigo Miglio. (V.F.)
La guerra vissuta in prima persona in "Lebanon", film in concorso al Festival di Venezia
◊ Un tac che sembra una cannonata: lo potrebbe essere, visto che siamo chiusi e strangolati all’interno di un carro armato dove quattro giovani israeliani credono che andare alla guerra sia come giocare a rimpiattino. E invece quel tac assordante, che è la colonna sonora del film "Lebanon" scritto e diretto dall’israeliano Samuel Moaz e si fonde alle implorazioni di pietà, alle urla, ai comandi gridati, ai litigi inutili, alle raffiche di mitragliatrice, è il rumore del teleobiettivo di quella spaventosa macchina da guerra. Senza pietà si sofferma sulle immagini inguardabili della carneficina, totali e particolari di una devastazione: un quadro di Maria e Gesù, un banco di verdura, il cadavere di un uomo, le urla di una donna che ha perso la figlia, un soldato che spara ed un altro che muore. Non è soltanto un film pacifista, "Lebanon". Prendendo spunto dalle fasi iniziali della Prima Guerra del Libano scoppiata nel giugno del 1982, alla quale Moaz oggi quarantenne partecipò come soldato uccidendo per la prima volta nella sua vita un uomo, è il diario sul quale si appuntano quelle memorie dure e si cristallizzano dopo anni i rimorsi di una coscienza, diventando così una sceneggiatura claustrofobica che emana l’odore della carne e della paura, del sangue e della disperazione. I quattro giovani dentro quel carro armato, diversi per temperamento e origine, sono tutti bloccati fisicamente, perché il dovere impone di ubbidire. Ma questo non corrompe del tutto la natura umana e loro debolezze sono i sintomi della vittoria del cuore e dell’anima. Tutto è girato dentro, senza alcun contatto con l’esterno se non il campo visivo stesso dei soldati, le sole informazioni a disposizione degli spettatori sono quelle che ricevono loro, l’identificazione è raggelante. Sudore, sangue, lacrime, escrementi, tutto lì dentro. Questa è la guerra e raramente il cinema l’ha fatta vivere così intensamente, spaventosamente in prima persona. I soldati piangono come bambini, pensano alla casa, alla madre, alla vita. Al futuro, se mai ci sarà. Quando usciremo da quel ventre maledetto? (Da Venezia, Luca Pellegrini)
E’ morto il presentatore Mike Bongiorno, pietra miliare della tv italiana
◊ All’età di 85 anni si è spento a Monte Carlo uno dei volti più noti della televisione italiana, Mike Bongiorno. Nato il 26 maggio 1924 a New York si trasferisce con la madre a Torino dove frequenta il Liceo Classico. Durante la Seconda Guerra Mondiale fa da staffetta nelle comunicazioni tra alleati e gruppi partigiani. Arrestato dalla Gestapo e trasportato nel campo di concentramento austriaco di Mauthausen viene liberato prima della fine del conflitto grazie ad uno scambio di prigionieri di guerra tra Stati Uniti e Germania. Nel 1946 lavora a New York per l’emittente radiofonica del quotidiano “Il progresso italo-americano”. Nel 1953 torna in Italia e presenta la prima trasmissione della televisione di Stato italiana (Rai), “Arrivi e partenze”. Nel 1955 recita nel film “Il prezzo della gloria” e in alcuni fotoromanzi. Subito dopo lancia il primo quiz della televisione italiana, “Lascia o raddoppia?”. Agli inizi degli anni Sessanta lo scrittore Umberto Eco gli dedica il saggio “Fenomenologia di Mike Bongiorno”, nella quale viene analizzata la tecnica comunicativa del noto conduttore. A partire dal 1963, presenta per ben undici edizioni il Festival di Sanremo. Uno dei primi grandi conduttori a lavorare con le televisioni private, Mike Bongiorno contribuisce anche alla nascita della televisione commerciale. Dal 1989 al 2003 è il conduttore del programma “La ruota della fortuna”. Il 26 marzo 2009 firma un contratto con l’emittente televisiva satellitare Sky. Colpito da un infarto, è morto la notte scorsa nella sua residenza di Monte Carlo. (A.L.)
Attentato all'aeroporto di Kabul: almeno tre civili uccisi
◊ Sono almeno tre i civili rimasti uccisi nell'attacco kamikaze messo a segno con un'autobomba davanti alla base militare Nato all'aeroporto di Kabul e rivendicato dai talebani. Tre soldati americani e uno belga sono rimasti feriti nell'esplosione avvenuta nelle prime ore del giorno. Intanto la Nato ha riconosciuto che civili sono rimasti uccisi e feriti durante il bombardamento aereo condotto venerdì su Kunduz, nel nord dell'Afghanistan, senza tuttavia dare indicazioni precise sul numero delle vittime. I talebani avevano chiesto l'apertura di un’inchiesta Onu. Sul piano politico c’è poi la raccomandazione della Casa Bianca: chiede ai dirigenti dell'Afghanistan di intervenire per assicurare che le elezioni del 20 agosto scorso abbiano un risultato affidabile. Accuse di brogli elettorali si sono levate da più parti. Nel mirino delle accuse sono finiti soprattutto i sostenitori del presidente dell'Afghanistan Hamid Karzai.
Iraq
Ancora morti oggi in Iraq, in due diversi attentati, dopo la serie di attacchi di ieri nei quali almeno 20 persone hanno perso la vita. Il comandante dell'unità antiterrorismo di un villaggio a Sud della città settentrionale di Kirkuk, Zaid Hussein, è morto in seguito all'esplosione di un ordigno piazzato sul ciglio della strada. Un altro attacco è avvenuto nella periferia Est di Baghdad, dove una bomba è esplosa al passaggio di un’auto del ministero della Sanità iracheno: l’alto funzionario nella vettura è rimasto ferito mentre un passante è morto.
Pakistan
Ribelli talebani pachistani hanno attaccato un gruppo di studenti sciiti delle superiori mentre andavano a scuola nel nordovest del Pakistan, uccidendo quattro di loro e ferendone tre. I talebani pachistani (che si ispirano a quelli afghani) appartengono alla maggioranza sunnita e attaccano gli sciiti nell'ambito della loro strategia contro il governo. Intanto migliaia di civili sono fuggiti dalla zona di Khyber, nel nord ovest del Pakistan, dove è in corso un'offensiva contro i talebani. Gli sfollati sarebbero diverse migliaia e si sarebbero rifugiati a Peshawar, la capitale della Provincia della frontiera del nord ovest. Il passo di Khyber è la principale via d'accesso del Paese per l'Afghanistan: qui talebani e banditi attaccano frequentemente i convogli con i rifornimenti destinati alle truppe internazionali in Afghanistan. Sempre al confine con l’Afghanistan ieri sera almeno tre persone hanno perso la vita e due sono rimaste ferite quando un missile lanciato da un drone (aereo senza pilota) statunitense ha colpito un'abitazione e una madrasa (scuola coranica) in un'area tribale.
Netanyahu sarà la settimana prossima in Egitto
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu (Likud) si recherà all'inizio della settimana prossima in Egitto, su invito del presidente Hosni Mubarak. Lo ha riferito la radio militare secondo cui si tratterà di una visita di lavoro relativamente breve. Secondo l'emittente il premier intende affrontare tre argomenti principali: il processo di pace; le modalità di uno scambio di prigionieri con Hamas che riporti in libertà il soldato israeliano Ghilad Shalit; e i progetti nucleari dell'Iran. La radio ha aggiunto che si tratta di una visita di “coordinamento regionale” in vista di un’ulteriore missione di Netanyahu negli Stati Uniti dove - alla fine del mese - prevedibilmente incontrerà il presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
Iran
Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha revocato oggi la nomina di due nuovi ministri che aveva presentato per il voto di fiducia al Parlamento, tra i quali una donna, Fatemeh Alia, proposta per il dicastero dell'Istruzione. Il 3 settembre scorso il Parlamento aveva negato il voto di fiducia per lo stesso ministero ad un'altra donna, Susan Keshavarz, mentre una donna ginecologa, Marzieh Vahid Dastjerdi, era stata accettata come nuovo ministro della Salute. Ahmadinejad ha motivato il ritiro delle due nuove nomine, quella della Alia e del ministro dell'Energia Ali Zabihi, con il fatto che nei prossimi giorni sono in programma cerimonie di lutto per la commemorazione del martirio di Ali, il primo nella catena degli imam sciiti. Ma nelle ultime settimane diversi religiosi conservatori hanno espresso il loro disappunto per la nomina di ministri donne.
Libano: Hezbollah respinge la proposta di formazione del governo di Hariri
“Non credo che il metodo applicato oggi possa far uscire il Libano dalla crisi per la formazione del governo. Al contrario, complica la situazione”. Con queste parole il leader di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, ha rifiutato la proposta di formazione del governo avanzata ieri dal premier designato Saad Hariri. Al centro della proposta l’inclusione di 4 donne e la richiesta di 4 ministeri da parte dell’alleato cristiano Michel Aoun, del Movimento patriottico libero. Intanto sempre Hezbollah ha smentito ogni legame con il caso "Madoff del Libano" ovvero la vicenda che ha portato all’arresto di Salah Ezzedine, un finanziere ed editore del Sud del Libano, vicino al movimento sciita filo iraniano Hezbollah. È stato arrestato giorni fa con l’accusa di aver truffato per centinaia di milioni di dollari numerosi investitori sciiti, compresi alcuni esponenti di Hezbollah. Secondo il quotidiano al Akhbar lo stesso Nasrallah potrebbe aver affidato del denaro al finanziere.
Giornalista sudanese in carcere
Ha rifiutato di pagare la multa di 200 dollari e per questo resterà un mese in carcere. Lubna Hussein, la giornalista sudanese condannata da un tribunale di Khartoum per aver indossato pantaloni in pubblico, rischiava 40 frustate per aver violato l’articolo 152 del codice penale sudanese, relativo agli atti osceni e indecenti. La donna non si è così voluta piegare alle autorità giudiziarie sudanesi. Il servizio di Francesca Sabatinelli.
Ha sfidato il regime di Khartoum, lo ha messo in difficoltà davanti alla comunità internazionale e ora Lubna Hussein non verrà frustata, incarcerata però sì. È una vittoria a metà quindi quella che si è raggiunta. La lotta non è finita, al fianco di Lubna e delle altre donne resterà Amnesty International, come ci conferma Riccardo Noury:
"Il fatto che non sia stata inflitta una punizione crudele, inumana e degradante è certamente un fatto positivo, ma l’idea che ci sia una sanzione economica e che non pagandola si vada a finire in prigione per un articolo di un codice penale, che è discriminatorio – è stato più volte richiesto al Sudan di cancellarlo – tutto questo rimane un fatto molto grave. Evidentemente è un atteggiamento vessatorio da parte delle autorità sudanesi, che hanno evitato ulteriori pressioni internazionali, rinunciando ad esercitare la pena della fustigazione. Rimane, però, un fatto inaccettabile”.
Il coraggio di Lubna che ha trasformato una vicenda personale in una campagna per abolire una norma crudele e discriminatoria è il seme per quello delle altre donne che anche oggi, in pantaloni, si sono riunite per protestare davanti al tribunale e che in molte sono state arrestate.
“Queste donne hanno sfidato in tutte le udienze, davanti al tribunale, la repressione, i pestaggi, anche il biasimo da parte di attori tradizionalisti dell’opinione pubblica”.
L’importante è ora che l’attenzione non cali per tutte quelle Lubna che resteranno sconosciute.
Cina: incidente in miniera, 35 morti e 66 dispersi
È di 35 morti e 66 dispersi il bilancio delle vittime dell’incidente avvenuto nella notte tra lunedì e martedì in una miniera di carbone in Cina, nella città di Pingdungshan. Al momento della sciagura provocata da un’esplosione di grisù, nella miniera erano presenti 93 persone di cui 14 sono riuscite a tornare in superficie. Un rappresentante del Partito comunista locale ha detto che la miniera era già da tempo oggetto di ristrutturazione e non era ancora stata autorizzata a riaprire. L’industria estrattiva cinese è in assoluto al mondo il settore economico più pericoloso e con il maggior numero di incidenti mortali. Sono centinaia i casi simili che si susseguono ogni anno nel Paese asiatico. Roberta Rizzo ne ha parlato con Stefano Vecchia, esperto dell’area orientale.
R. – Il settore minerario, che è uno dei settori evidentemente trainanti dell’economia cinese, purtroppo è uno dei più negletti, dei più trascurati dal punto di vista della sicurezza. E non a caso una buona parte delle proteste, che a volte diventano vere e proprie rivolte contro gli amministratori locali, provengono proprio dai minatori. Le miniere sono valvole di sfogo della disoccupazione rurale e, purtroppo, in parte, sono anche privatizzate, non sono soltanto di proprietà statale, e la situazione, appunto, in particolare della sicurezza lascia molto, ma molto a desiderare, sovente con la connivenza dei livelli locali del partito.
D. – Le miniere sono un simbolo di una corsa deviata verso il progresso...
R. – Sono il simbolo di una Cina che ha avuto velleità di grande potenza industriale prima e che di fatto oggi viaggia su altri livelli, verso un primato economico. L’industria pesante, che è stata in gran parte smantellata, e che era un’industria governativa, è diventata ora una sorta di palla al piede dello sviluppo economico. E l’industria mineraria, che è fondamentale, è però quella su cui viene meno investito e soprattutto su cui meno si concentrano le ragioni di sicurezza e, se vogliamo, anche di giustizia sociale dell’amministrazione cinese.
D. – La sicurezza quindi resta il nodo centrale...
R. – Resta il nodo centrale in un contesto come quello globale di questo immenso Paese, in cui i diritti dei lavoratori sono subordinati a delle esigenze diverse, che sono sì parte di sviluppo, ma sono anche di controllo della popolazione del territorio.
Influenza A: tra i nuovi casi anche Isabella Allende
“Scusi per la tosse, ma ho la febbre suina”, così la scrittrice cilena Isabelle Allende ha reso noto, tramite il sito uruguaiano Bitacora che l’aveva cercata per un’intervista sul suo ultimo libro, di essere malata di influenza A. Intanto continuano a registrarsi nuovi casi. In particolare in Argentina, dove i morti a causa del virus dallo scorso 28 agosto ad oggi sono stati 47. Nel Paese sudamericano le vittime sono arrivate ad un totale di 512, mentre i casi positivi - secondo il ministero della Salute- sono ormai 8.384. L’Argentina si conferma così il terzo Paese più colpito al mondo per numero di decessi, dopo il Brasile e gli Usa. È di ieri la notizia delle morte in Ecuador del capo della sicurezza del presidente ecuadoregno, Rafael Correa. In America Latina l’influenza suina ha colpito nelle ultime settimane diversi personaggi tra i quali i presidenti del Costa Rica, Oscar Arias, e delle Colombia, Alvaro Uribe. In Italia, dopo il caso di un giovane di 24 anni, ricoverato al San Gerardo di Monza, le cui condizioni rimangono stabili nonostante la gravità, è stato registrato oggi un nuovo caso in provincia di Salerno. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 251
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