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Sommario del 07/09/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai vescovi brasiliani: l’umanità confusa ha bisogno di vedere nei cristiani ciò che non si vede altrove: la gioia e la speranza dello stare con Cristo
  • Altre udienze
  • A Bagnoregio, città di San Bonaventura, il Papa invita a cercare Dio con una fede amica dell'intelligenza
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Filippine. Ucciso un sacerdote, difensore dei diritti umani
  • Religioni per la pace a Cracovia nello spirito di Assisi: con noi i cardinali Kasper e Sepe, mons. Paglia e Marazziti
  • Ahmadinejad pronto ad incontrare Obama
  • In Brasile il grido degli esclusi per il diritto alla vita
  • Chiesa e Società

  • I vescovi libanesi: unire gli sforzi per rilanciare il Paese
  • Spagna. Per Dav è assurdo il progetto di riforma della legge sull'aborto
  • I cattolici cinesi nel Santuario della Madonna di She Shan per festeggiare la Natività di Maria
  • Il cardinale Bergoglio: lottare contro schiavitù, esclusione ed emarginazione
  • Domani i cubani festeggiano la "Virgen de la Caridad del Cobre”
  • Si apre il vertice annuale della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe
  • Africa occidentale: le alluvioni colpiscono quasi 400 mila persone
  • Condannata una giornalista in Sudan per aver portato i pantaloni
  • Iran: 330 giornalisti chiedono il rilascio di tutti colleghi imprigionati
  • Ancora provvisorio il bilancio del terremoto in Indonesia: 74 le vittime accertate
  • Nove vittime e oltre 900 persone salvate da un naufragio nelle Filippine
  • Summit dell’Onu a New York per un piano globale di monitoraggio su oceani e mari
  • Taipei rinuncia a chiedere seggio alle Nazioni Unite
  • 24 Ore nel Mondo

  • Si terrà entro l'anno la Conferenza internazionale per l'Afghanistan
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai vescovi brasiliani: l’umanità confusa ha bisogno di vedere nei cristiani ciò che non si vede altrove: la gioia e la speranza dello stare con Cristo

    ◊   I giovani di oggi che desiderano diventare sacerdoti, ma che sono cresciuti in un clima di secolarizzazione che ha contagiato anche qualche ambiente ecclesiale, hanno bisogno di trovare formatori che siano “veri uomini di Dio”. Con un discorso incisivo, Benedetto XVI si è rivolto questa mattina, a Castel Gandolfo, a una quindicina di presuli dell’Ovest del Brasile in visita ad Limina, primo dei 13 gruppi della grande nazione latinoamericana ad essere ricevuti in Vaticano dal Papa e dalla Curia Romana, da qui fino al settembre 2010. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    In uno Stato grande come l’Europa, dalle “impressionanti distanze” popolate da 200 milioni di persone, con una miriade di etnie e relativi problemi di convivenza, integrazione e sviluppo socioeconomico, molte possono essere le angolazioni da cui partire per un esame della realtà. Benedetto XVI ha preso spunto dai giovani del Brasile - in particolare da quelli che andranno a rinnovare in un futuro più o meno prossimo l’ossatura della Chiesa del Paese - per riflettere sulle urgenze pastorali dell’episcopato brasiliano, ma anche e soprattutto su alcune derive che, minando l’impalcatura etica della società, finiscono per condizionare e confondere chi si prepara ad entrare nel mondo degli adulti. Il Papa ha riconosciuto con schiettezza: “Ai nostri giorni, e in particolare in Brasile, gli operai nella messe del Signore continuano ad essere pochi per un raccolto che invece è grande”. Uno scenario umano caratterizzato da picchi di desolazione e di ricerca di senso:

     
    “Há tantos que parecem querce consumir a vida…
    Ci sono tanti che sembrano consumare una vita intera in un minuto, altri che vagano nella noia e nell'inerzia, o si abbandonano a violenze di ogni genere. In fondo, quelle non sono altro che vite disperate in cerca di speranza, come evidenziato da un diffuso bisogno, a volte confuso con un’esigenza di spiritualità, di una rinnovata ricerca di punti di riferimento per riprendere la strada della vita”.

     
    Del Brasile che oggi celebra, come ogni 7 settembre, la Giornata nazionale dell’indipendenza dal Portogallo, il Papa ha ricordato con i vescovi i giorni del maggio 2007, le manifestazioni di fede e di affetto della gente durante il suo viaggio apostolico. Ma ha stigmatizzato pure quella tendenza, sorta all’indomani del Vaticano II, che ha visto “alcuni” interpretare “l'apertura al mondo non come un’esigenza di ardore missionario del cuore di Cristo, bensì - ha osservato - come un passaggio per la secolarizzazione”, disposti a “fare concessioni” e a “trovare aree di cooperazione” su “alcuni valori di grande densità cristiana”, come l’uguaglianza, la libertà, la solidarietà. Ciò tuttavia, ha soggiunto criticamente Benedetto XVI, “ha comportato l'intervento di alcuni esponenti della Chiesa nei dibattiti etici, che hanno soddisfatto le aspettative dell’opinione pubblica”, ma nei quali “non si è parlato di alcune verità fondamentali della fede come il peccato, la grazia, la vita teologale”, la morte e il giudizio, il paradiso e l’inferno:

     
    “Insensivelmente caiu-se na auto-secularização…
    Inconsciamente si è caduti in una auto-secolarizzazione di molte comunità cristiane: esse, sperando di soddisfare coloro che non c’erano, hanno visto andar via, ingannati e delusi, molti di coloro che avevano: i nostri contemporanei, quando vengono da noi, vogliono vedere ciò che non si vede da nessuna parte, ovvero la gioia e la speranza che nascono dal fatto che noi siamo con il Signore risorto”.

     
    Attualmente, ha proseguito il Papa con lucidità, “vi è una nuova generazione già nata in questo ambiente ecclesiale secolarizzato che, invece di registrare l'apertura e il consenso, vede nella società un divario fatto di differenze e controversie in seno al Magistero della Chiesa, soprattutto in campo etico, che si allarga ancora di più”. Ed è qui, in quello che il Pontefice chiama “deserto di Dio”, che la nuova generazione - dice - “sente una grande sete di trascendenza”. “In questo spirito - ha indicato il Papa ai vescovi - dovrebbero essere sviluppate idee su tale argomento”, in vista della vostra plenaria del mese di aprile. Poiché, ha concluso, i “giovani di questa nuova generazione che oggi bussano alla porta del seminario”:

     
    “Hanno bisogno di trovare allenatori che siano veri uomini di Dio, sacerdoti interamente dedicati alla formazione, a testimoniare il dono di sé alla Chiesa attraverso il celibato e la vita austera, secondo il modello di Cristo Buon Pastore. Così questi giovani imparano a essere sensibili all’incontro con il Signore nella partecipazione quotidiana all'Eucaristia, ad amare il silenzio e la preghiera, cercando, in primo luogo, gloria di Dio e la salvezza delle anime”.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, mons. Nikola Eterović, arcivescovo tit. di Sisak, segretario generale del Sinodo dei Vescovi.

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    A Bagnoregio, città di San Bonaventura, il Papa invita a cercare Dio con una fede amica dell'intelligenza

    ◊   Si è conclusa nella serata di ieri la visita pastorale di Benedetto XVI a Viterbo e Bagnoregio. Nel borgo che ha dato i natali a Giovanni Fidanza, poi fra Bonaventura, il Papa è giunto nel pomeriggio dopo la sosta di preghiera al Santuario della Madonna della Quercia. Nella concattedrale ha venerato la reliquia del braccio di San Bonaventura e dopo il saluto del sindaco e del vescovo, in Piazza Sant’Agostino ha incontrato la cittadinanza pronunciando un discorso su San Bonaventura. Il servizio di Antonella Palermo:

    Venire a Bagnoregio ha significato per il Papa compiere un viaggio nel proprio passato spirituale e intellettuale. Il discorso che ha infatti rivolto alla cittadinanza nella piazza di Sant’Agostino è stato un affettuoso ricordo del francescano San Bonaventura, uno dei maestri per la sua formazione teologica. Instancabile cercatore di Dio, serafico cantore del creato, messaggero di speranza: questi i tratti salienti che il Santo Padre ha voluto evidenziare dalla sua terra natale. Citando quella che fu la sua tesi di abilitazione all’insegnamento, San Bonaventura e la teologia della storia (ed. Porziuncola, 2006), il Papa ha sottolineato come “alla sapienza, che fiorisce in santità, Bonaventura orienta ogni passo della sua speculazione e tensione mistica”. Bonaventura vive nel 1200 una fede “amica dell’intelligenza” che diventa vita nuova secondo il progetto di Dio. E’ a questo modello che Benedetto XVI, da sempre affascinato ai temi del dialogo tra fede e ragione, ha voluto rimandare i teologi e i sacerdoti di oggi:

     
    “Traccia così un percorso di fede impegnativo, nel quale ‘non basta la lettura senza l’unzione, la speculazione senza la devozione, la ricerca senza l’ammirazione, la considerazione senza l’esultanza, l’industria senza la pietà, la scienza senza la carità, l’intelligenza senza l’umiltà, lo studio senza la grazia divina, lo specchio senza la sapienza divinamente ispirata’”.

     
    “Questo cammino di purificazione – ha spiegato il Papa alla luce de 'L’itinerario della mente a Dio’ opera fondamentale di Bonaventura – coinvolge tutta la persona per arrivare, attraverso Cristo, all’amore trasformante della Trinità”. A pochi giorni dalla Giornata per la Salvaguardia del Creato, Benedetto XVI è tornato a rilanciare la necessità di una riscoperta della bellezza del creato come dono divino”:

     
    “Quanto sarebbe utile che anche oggi si riscoprisse la bellezza, il valore del creato, alla luce della bontà e della bellezza divine! In Cristo l’universo stesso, nota San Bonaventura, può tornare ad essere voce che parla di Dio e ci spinge ad esplorarne la presenza; ci esorta ad onorarlo e a glorificarlo in tutte le cose (cfr. ibid. I,15). Si avverte qui l'animo di San Francesco, di cui il nostro Santo condivise l'amore per tutte le creature".

     
    “Sperare è volare”, dice San Bonaventura. “Chi spera deve alzare il capo rivolgendo verso l’alto i suoi pensieri, verso l’altezza della nostra esistenza, cioè verso Dio”. Questo il brano di uno dei sermoni del Doctor Seraphicus, scelto da Ratzinger per sottolineare – come ha fatto nella sua Enciclica Spe Salvi - la necessità di una “speranza affidabile”:

     
    “Solo questa 'grande speranza -certezza' ci assicura che nonostante i fallimenti della vita personale e le contraddizioni della storia nel suo insieme ci custodisce sempre il 'potere indistruttibile dell’Amore'. Quando allora a sorreggerci è tale speranza non rischiamo mai di perdere il coraggio di contribuire, come hanno fatto i Santi, alla salvezza dell’umanità, aprendo noi stessi e il mondo all’ingresso di Dio: della verità dell’amore e della luce”.

     
    A Maria, invocata proprio come Stella della Speranza, il Papa aveva rivolto la preghiera recitata al Santuario della Madonna della Quercia. Affidando alle claustrali della Tuscia le preghiere per la nascita di nuove vocazioni e per i sacerdoti – nell’anno a loro dedicato – Benedetto XVI si è congedato da questa terra lasciando un’eredità spirituale e una testimonianza a lungo attese.

     
    Per un bilancio della visita ascoltiamo il vescovo di Viterbo, mons. Lorenzo Chiarinelli, al microfono di Antonella Palermo:

    R. – La preparazione e l’attesa sono state molto intense, ma l’evento ha superato sia l’attesa che i desideri più profondi del cuore. L’incontro con il Papa ha avuto una dimensione profondamente ecclesiale: il successore di Pietro, che incontra una comunità di credenti. E si è palpata questa dimensione soprattutto nella celebrazione liturgica, dove il coinvolgimento, il silenzio, l’intensa preghiera si coglievano immediatamente in chiunque. Questo è stato uno dei momenti più belli per tutti, anche per gli osservatori più estranei. E allora il cuore si è riempito, perché è intorno all’Eucaristia che la Chiesa rivela tutta se stessa e da lì trae forza per il suo cammino.

     
    D. - Quali frutti spirituali, Eccellenza, Viterbo e Bagnoregio possono portare con sé dopo questa visita?

     
    R. – Il frutto importante, che non è sempre facile cogliere, è proprio questo: che la Chiesa, potremmo dire quasi con una formula, “sia sempre più Chiesa”, e cioè lo spazio dove il Signore ha la sua accoglienza e rivela la potenza del suo dono, e proprio per questo è in grado di essere nel mondo segno e strumento di un’umanità che si rinnova e di una società più fraterna. Le due realtà sono collegate: laddove l’autenticità del credere - e il Papa molto ha insistito sulla fede – diventa più profonda, lì, la germinazione sul piano sociale, culturale, delle relazioni e della convivenza umana diventa più profonda. Ecco perché il Papa dice: “Siate credenti e questo farà germogliare la pienezza del messaggio del Regno di Dio”.

     
    D. – Qual è stato il momento che lei personalmente ha vissuto con particolare partecipazione emotiva?

     
    R. – Ecco, potrebbe essere un’elencazione molto lunga questa, ma oltre al momento eucaristico, che è stato di grande densità, ce ne sono stati due. Uno, l’ingresso nel Conclave, perché l’abbiamo voluto spoglio, e questa nudità stava ad indicare che quello è il luogo privilegiato dello Spirito Santo, e con il Papa, laddove sono stati eletti cinque Papi. In questa sala nuda con le cinque effigi c’è stata grande emozione. E poi il ricordo del cammino del teologo Ratzinger, dagli anni ’50, con Bonaventura. Questo, credo, abbia toccato profondamente anche la memoria e le corde più vive del cuore di Benedetto XVI, che ci ha fatto uno dei regali più belli che potevamo attendere.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore sulla visita del Papa a Viterbo e a Bagnoregio dal titolo “Il compito di Pietro”.

    Benedetto XVI a Viterbo e a Bagnoregio: discorsi, indirizzi di saluto e servizi.

    Il discorso del Papa ai vescovi brasiliani in visita “ad Limina”.

    Oggi è stata generata la porta che guarda a Oriente: Manuel Nin sulla festa della Natività della Madre di Dio nella tradizione bizantina.

    Nell’informazione internazionale, in primo piano il Vicino Oriente: non si ferma l’espansione delle colonie ebraiche in Cisgiordania nonostante gli appelli degli Stati Uniti per un blocco immediato e totale.

    Le grida nel deserto di Pio XII: Luca Pellegrini su “Guerra alla guerra”, il film del 1948 restaurato e presentato al Festival del cinema di Venezia.

    Lasciò un giardino fiorito per andare a fare un “mestieraccio”: Inos Biffi sugli ottant’anni dalla nomina ad arcivescovo di Milano dell’abate di San Paolo fuori le Mura, Ildefonso Schuster.

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    Oggi in Primo Piano



    Filippine. Ucciso un sacerdote, difensore dei diritti umani

    ◊   Si chiamava Cecilio Lucero il sacerdote ucciso da una trentina di uomini armati nelle Filippine orientali, mentre stava viaggiando a bordo del suo pulmino nella città di San Jose, 480 chilometri a sud di Manila. Gravemente ferite altre due persone che viaggiavano con lui. Difensore dei diritti umani, padre Lucero era noto per il suo impegno nell’ambito sociale come direttore del “Social Action Center” della diocesi di Catarman. Il sacerdote aveva ricevuto anche diverse minacce, secondo quanto ha riferito suo fratello, un ex deputato. Salvatore Sabatino ha raggiunto telefonicamente a Mindanao padre Sebastiano D’Ambra, missionario del Pime:

    R. – Quello che io so è che era un prete molto attivo nella difesa dei diritti umani. Tra l’altro, in quella zona, ci sono gli Mpa, Movimento armato comunista. Credo che sia avvenuto in quel contesto, in una zona, per tradizione, infestata da questi ribelli. E purtroppo non è la prima volta che accade una cosa del genere; anche anni fa un altro prete è stato ucciso in un contesto più o meno simile. E’ una zona difficile.

     
    D. – Padre, cosa vuol dire essere sacerdote in un’area così turbolenta?

     
    R. – Stare accanto alla gente, essere fedele al Vangelo, crederci e fare le cose con amore, perché alla fine siamo nelle mani di Dio. Anch’io qui ho qualche problema: sto lavorando, in una zona, per il problema delle miniere. Basta mantenere la serenità interiore e andare avanti. Ci sono anche numerosi amici che ci danno il loro supporto morale. Diventa quasi normale vivere questa vita, con attenzione e prudenza. E quando mi dicono: “Stai attento lì”, io rispondo: “Siamo nelle mani di Dio e andiamo avanti”.

     
    D. – Cosa lascerà, secondo lei, l’uccisione di padre Lucero?

     
    R. – Lascerà tanta amarezza. Spero, però, che quanti sono impegnati in quella zona o altre zone sul fronte dei diritti umani, vadano avanti. Alla fine troviamo sempre degli amici che ci dicono di non fermarci. So che il governo sta portando avanti delle trattative di pace con gli Mpa. Non so, può darsi che abbia una certa ripercussione, ma ho l’impressione che dopo i primi fuochi di paglia, andrà a finire tutto nel nulla. Quindi, c’è da incoraggiare chi fa questo lavoro perché vada avanti con fede.

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    Religioni per la pace a Cracovia nello spirito di Assisi: con noi i cardinali Kasper e Sepe, mons. Paglia e Marazziti

    ◊   Sono entrati nel vivo a Cracovia, in Polonia, i lavori del convegno internazionale per la pace “Uomini e Religioni in dialogo”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’arcidiocesi di Cracovia. 22 i seminari in corso tra questa mattina ed il pomeriggio sul tema del dialogo per la riconciliazione tra i popoli in occasione del 70.mo anniversario dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Il servizio del nostro inviato Stefano Leszczynski.

    Quasi 300 relatori si alternano nella giornata odierna nel corso dei dibattiti su temi culturali, politici, economici e religiosi nel quadro dei lavori del convegno internazionale interreligioso in corso a Cracovia. Filo conduttore del dialogo che coinvolge esponenti di tutte le religioni, politici, economisti, esponenti del mondo della cultura è quello dei 70 anni dall’inizio del conflitto mondiale. Lavorare per la pace non è un’utopia – ha sottolineato Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio – e lo spirito di Assisi, che è tornato in Polonia a 20 anni dalla caduta dei regimi comunisti, lo sta a dimostrare. Era, infatti, il 1989 quando la Comunità di Sant’Egidio promuoveva per la prima volta a Varsavia un’incontro di preghiera interreligiosa, proprio pochi mesi prima della caduta del Muro. Oggi, l’Europa è emersa definitivamente dagli orrori della guerra grazie a molti operatori di pace e si è fatta essa stessa fattore di dialogo e di pacificazione tra i popoli. Un concetto che il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ha espresso in occasione della seduta inaugurale avvenuta ieri sera presso l’Auditorium Maximum dell’Università Jagellonica. Ma la pace non è un qualcosa che si possa acquisire una volta per tutte – ha sottolineato il cardinale Dziwisz, arcivescovo della città di Giovanni Paolo II – che ha ricordato le molte minacce che giungono dai conflitti in essere in Afghanistan e Iraq. Elemento di preoccupazione sono anche i tanti conflitti dimenticati, come quelli africani. E non a caso il convegno ha riservato una speciale attenzione proprio ai temi del continente africano, dilaniato da crisi politiche ed economiche, da emergenze umanitarie e sanitarie. Qui – ha sottolineato il mons. Benoit Alowonou, vescovo di Kpalimé, in Togo – la strada del dialogo tra le religioni e tra i popoli rappresenta una sfida vitale per la sopravvivenza di milioni di persone. Degli effetti della crisi economica globale su Paesi più poveri ha parlato invece l’ex direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Michel Camdessus, che vede in essa una sfida alle tradizioni religiose, in quanto la sua intensità non si spiega se non per una cultura dell’idolatria di fronte alla quale gli uomini di religione si vengono a trovare ed al relativismo diffuso. Il rabbino David Rosen ha invece sottolineato l’importanza per il rispetto dell’altro, del diverso, come elemento essenziale del dialogo, in particolare di fronte all’indifferenza che talvolta il mondo politico dimostra verso i valori espressi dalle religioni. Domani, sarà ancora il tema della guerra mondiale ad essere al centro dell’incontro di Cracovia, con la processione silenziosa dei leader religiosi nel campo di sterminio nazista di Auschwitz. La sera infine la conclusione ufficiale dell’evento con la preghiera comune per la pace nella Piazza del mercato della città vecchia.

     
    Da Cracovia, dunque, si leva un grido unanime per la fine dei tanti conflitti che devastano il mondo. Ascoltiamo in proposito il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, intervistato dal nostro inviato Stefano Leszczynski:

    R. – Sì, ci sono ancora molti conflitti ed in Europa non tutte le ferite sono già guarite, basti pensare anche ai contasti tra musulmani e cristiani, tra musulmani ed ebrei. Ci sono tanti conflitti anche nel Terzo mondo ed è compito dei cristiani contribuire alla risoluzione di questi conflitti e penso che questo dialogo, che abbiamo qui, è di certo uno dei mezzi più appropriati per risolvere questi conflitti, perché si deve parlare anche delle ferite esistenti. In questo modo si può contribuire – come anche con la preghiera – alla loro risoluzione.

     
    D. – Si è parlato molto di dialogo interreligioso. A che punto è, invece, il dialogo tra i cristiani?

     
    R. – Facciamo buoni progressi con gli ortodossi e gli orientali ortodossi. Ci vuole sicuramente ancora del tempo, ma stiamo facendo dei passi avanti. Con i protestanti è invece un po’ più difficoltoso, anche se ci sono nuovi movimenti – come i carismatici, i pentecostali ed altri ancora – con cui stiamo iniziando a parlare. Speriamo così di dare un contributo a questo compito mondiale della riconciliazione.

     
    Ma qual è la costante degli incontri di Cracovia? Stefano Leszczynki lo ha chiesto al vescovo di Terni Vincenzo Paglia, per tanti anni assistente ecclesiastico generale della Comunità di Sant'Egidio:

    R. - Io direi che la costante fu posta da Giovanni Paolo II quella sera del 27 ottobre dell’86, quando disse che la pace attendeva i suoi artigiani e non era una responsabilità di alcuni, magari della politica o della diplomazia, ma era la responsabilità di tutti gli uomini di buona volontà in particolare i credenti. Da allora questo evento di rinnova di città in città, mentre il mondo cambia gli scenari, che sono a volte talmente diversi da essere difficilmente collegabili e tuttavia una dimensione resta comune: la pace è anzitutto un dono di Dio, per questo la preghiera è alla radice della pace. In questo pianeta la dimensione religiosa che attraversa i popoli è quel filo rosso che permette alla pace di non essere mai straniera alla vita degli uomini.

     
    Tra gli incontri di Cracovia, uno è stato dedicato all’Africa: era presente il cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe: ascoltiamolo al microfono di Patricia Ynestroza:

    R. - E' importante il fatto che anche la Comunità di San’Egidio abbia messo all’ordine del giorno in una tavola rotonda il problema dell’Africa, che è un problema molto sentito, molto vissuto, in tutta la Comunità ecclesiale. In modo particolare, abbiamo visto quando il Santo Padre si è recato in Africa, come ha sottolineato fortemente questa dimensione. Io credo che questo continente, che costituisce una forte potenzialità per tutta la cattolicità, vada aiutato. E va aiutato non con un assistenzialismo che non risolve i problemi, ma dando agli africani quelle possibilità di autorealizzarsi per poter sviluppare in maniera forte la loro identità, e questo da un punto di vista economico, finanziario, culturale e religioso. E l’educazione, la formazione in genere, sono un elemento fondamentale su cui costruire la nuova Africa.

     
    Al centro di una tavola rotonda il tema del vivere insieme in un mondo plurale: all’incontro ha partecipato Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio. Ecco la sua riflessione al microfono di Patricia Ynestroza:

    R. – Vivere insieme in un mondo plurale è la sfida di oggi. La coabitazione era un fatto normale nel Mediterraneo: ebrei, cristiani, musulmani. Oggi assistiamo a delle città spaventate, dove i ricchi stanno da una parte, si sentono assediati dagli altri, dove la paura sembra la parola d’ordine, dove la parola ‘sicurezza’ sembra l’imperativo. Ma in realtà, oggi, sta crescendo assieme a questa paura anche il rischio di una paura dell’altro, che arriva a diventare "em-pietà", assenza di "pìetas", assenza di compassione, come è accaduto nelle morti terribili, nel Mediterraneo, con lo scarso sdegno morale, lo scarso senso di colpa del nostro mondo ricco verso queste persone, colpevoli solo del reato di speranza.

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    Ahmadinejad pronto ad incontrare Obama

    ◊   Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad si è detto pronto ad incontrare il suo omologo statunitense Barack Obama in conferenza stampa davanti agli organi d'informazione internazionali. Ahmadinejad ha sottolineato che è disposto a dialogare sul nucleare con i Paesi del gruppo 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania), ma che non saranno negoziati “gli inalienabili diritti del Paese”. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Bijan Zarmandili, analista e collaboratore della rivista di geopolitica Limes:

    R. – Non sono posizioni nuove. Subito dopo l’arrivo di Barack Obama alla Casa Bianca e la sua disponibilità a dialogare con l’Iran, in qualche modo il governo iraniano aveva dato a sua volta la disponibilità. La novità, probabilmente, consiste nella presenza all’Assemblea generale dell’Onu ed Ahmadinejad dovrà quindi andare a New York. Ci sono grandi perplessità sulla sua legittimità e su quella del suo governo. Forse l’impressione di Ahmadinejad esprime realmente questa disponibilità di incontrare Obama, pensando soprattutto a come attenuare eventuali critiche al suo nuovo governo.

     
    D. – Lui ribadisce: “Non negozieremo mai gli inalienabili diritti dell’Iran”…

     
    R. – Questa, in un certo senso, è stata anche la carta vincente di Ahmadinejad, dall’interno, per dire: “Posso negoziare ma non cedo su nulla”. In qualche modo si sta anche candidando come l’unico gestore di eventuali rapporti con gli americani, nel senso che ha sempre condannato i riformisti iraniani di voler cedere qualcosa nel dialogo con gli Stati Uniti. I veri sponsor politici di Ahmadinejad, i Pasdaran, sono invece del parere che l’Iran può negoziare ma senza concedere dei vantaggi.

     
    D. – L’incaricato di Teheran, per quanto riguarda il nucleare, aveva detto: “Non negozieremo con il 5+1” - ovvero gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, la Francia, la Gran Bretagna e la Germania - “ma ne parleremo soltanto in sede Onu”. Oggi Ahmadinejad ribadisce invece l’esatto contrario…

     
    R. – E’ una costante nel negoziato con l’Iran sul nucleare. Ogni volta si parte da zero. Probabilmente l’unico punto fermo, in questa fase, è quello dell’attesa che ha stabilito la stessa amministrazione americana: da qui a fine anno l’Iran deve fornire una risposta, dopo di che partiranno tutte le opzioni.

     
    D. – Qual è la sua analisi su quella che è la situazione adesso in Iran?

     
    R. – Una normalizzazione dopo la brutale repressione del movimento nato subito dopo le elezioni di Ahmadinejad. L’Iran, a questo punto, deve fare i conti con una gravissima crisi economica: c’è un’altissima inflazione, un altissimo numero di disoccupati, c’è una crescente povertà in tutto il Paese. Quello che si prevede è che ci siano delle manifestazioni e delle proteste, stavolta per ragioni economiche, per i contratti di lavoro. A quel punto, se davvero ci sarà una saldatura con un movimento che ha avuto invece una sua maturità politica – cioè il movimento verde – difficilmente il governo rimarrà in carica per i prossimi quattro anni.

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    In Brasile il grido degli esclusi per il diritto alla vita

    ◊   In Brasile si celebra oggi l’annuale “Giornata del Grido degli esclusi”, una manifestazione in difesa dei poveri, degli emarginati e dei più deboli. Il tema del 2009 “La vita al primo posto - La forza della trasformazione è nell’organizzazione popolare” sottolinea l’obiettivo primario della tutela della vita in tutte le sue dimensioni e della promozione dei diritti fondamentali: istruzione, salute, alloggio, cultura. Ma chi sono gli esclusi? Cristiane Murray, del nostro programma brasiliano, lo ha chiesto a uno dei promotori dell’iniziativa, mons. Pedro Luiz Stringhini, vescovo ausiliare di San Paolo e presidente della Commissione per la giustizia, la carità e la pace della Conferenza episcopale brasiliana:

    R. - Gli esclusi in Brasile sono quelli che vivono per le strade, sono adulti e anche bambini di strada, quelli che vivono nelle favelas, quelli che in campagna lavorano in schiavitù, la gioventù che non ha prospettive per il futuro. Un mondo grande di esclusi in questo 7 settembre, giorno della patria, per dare coscienza politica al popolo, perchè la situazione cambi. Quello che si chiede sono politiche pubbliche in favore degli esclusi, e si chiedono anche – avendo adesso una crisi - cambiamenti strutturali per un’organizzazione economica diversa da quella che abbiamo, ispirata anche all’enciclica di Papa Benedetto XVI.

     
    D. – Mons. Stringhini, proprio oggi, in concomitanza con il grido degli esclusi, si conclude una campagna, promossa dalla Chiesa e da tanti altri movimenti, affinché i rappresentanti al Congresso brasiliano abbiano una fedina penale pulita. Ci può dire di che si tratta?

     
    R. – La campagna è affinché i politici siano persone idonee, persone che non abbiano un debito con la giustizia, soprattutto per i reati più gravi. Perché questa legge esista ci vogliono un milione e 300 mila persone che firmano. E’ una campagna fatta da parecchie organizzazioni della società, ma soprattutto dalla Chiesa. Abbiamo già un milione e 100 mila persone che hanno firmato e abbiamo bisogno ancora di 200 mila firme, che ci aspettiamo di raggiungere per questo 7 settembre, affinché possano essere consegnate al Congresso nazionale. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    I vescovi libanesi: unire gli sforzi per rilanciare il Paese

    ◊   “Serrare i ranghi e unire gli sforzi per far uscire il Paese dalla fase di stallo, per rilanciarne la ricostruzione, per stabilire relazioni di amicizia e di cooperazione con i nostri vicini, specialmente quelli confinanti, così da sbloccare la situazione, ricostruire ciò che è stato distrutto e ripristinare quei legami di amicizia e di concordia che sono stati scossi”. E’ la speranza espressa dai vescovi maroniti al termine della loro riunione di settembre svoltasi a Dimane (Libano) nella quale hanno passato in rassegna i principali fatti del 2009 finora trascorso. Lo riferisce il Sir. “E’ nostro dovere – scrivono i presuli nel documento finale – fare una disamina di questi fatti, assumerli come misura per il prossimo anno così da non farci sorprendere dall’indesiderabile”. Per i vescovi maroniti, guidati dal cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, in questo scorcio di 2009 ci sono stati diversi “avvenimenti positivi e negativi, sia a livello interno, che regionale ed internazionale”. “Apprezzamenti” vengono espressi dai presuli per “l’azione condotta con saggezza e determinazione” dal capo di Stato, il generale Michel Sleiman, che nelle sue visite ufficiali in numerosi Paesi “ha riattivato le relazioni del Libano con altri Stati e Organizzazioni internazionali”. A tale riguardo il documento esorta “tutti i responsabili politici a restare vicini al presidente per lavorare alla riedificazione dello Stato su basi solide e a fare fronte ai pericoli che minacciano il Paese”. Tra gli sviluppi positivi anche “la buona tenuta dell’economia libanese nel contesto della crisi internazionale” ed “il movimento turistico” con molti libanesi tornati dall’estero “per fare visita ai loro parenti”, “senza contare turisti stranieri e arabi”. Sul piano internazionale e regionale i vescovi maroniti esprimono “speranza” per l’avvento del presidente Usa Obama e sul suo “nuovo orientamento politico relativo alla soluzione dei problemi cronici che alimentano i conflitti nella nostra regione, in particolare la causa palestinese, la guerra in Iraq e le relazioni con l’Iran, per non parlare dei problemi legati all’estremismo e al terrorismo nei diversi Paesi”. “Problemi accresciuti” - si legge nel testo - dall’“emergenza di un governo di estrema destra in Israele che allontana una soluzione giusta della causa palestinese che influisce grandemente sul Libano”.

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    Spagna. Per Dav è assurdo il progetto di riforma della legge sull'aborto

    ◊   Uno studio di “Derecho a Vivir”, Dav (“Diritto a vivere”, piattaforma che si batte a favore della vita del nascituro e delle donne incinte in Spagna), afferma che l'approvazione in Parlamento del disegno di legge sull'aborto trasformerà la Spagna nel Paese europeo che meno protegge la vita prenatale e che “stabilisce le peggiori garanzie del sistema, nega informazioni alla donna e lascia senza protezione i bambini non ancora nati”. Lo riferisce il Sir. Lo studio di Dav considera “assurdo” che il progetto di riforma del governo “includa gli aspetti più permissivi delle legislazioni europee, ma non le garanzie più rigorose”. La piattaforma denuncia che il ddl spagnolo contiene uno dei termini più estesi presenti in Europa rispetto ai tempi in cui si può abortire e non informa a sufficienza le donne sulle conseguenze fisiche e psichiche di un aborto. Secondo Carlos Vidal, costituzionalista e membro del comitato giuridico di Dav, “la nuova legge non proteggerà la donna incinta, diversamente dagli altri Paesi europei”. Per la portavoce di Dav, Gádor Joya, questo progetto di legge contiene un'aggressività maggiore rispetto all'attuale legislazione e favorisce maggiormente “gli impresari dell'aborto”. Intanto, il presidente de Hazteoir.org, Ignacio Arsuaga, spera in una alta partecipazione alla manifestazione a favore della vita e della maternità del 17 ottobre.

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    I cattolici cinesi nel Santuario della Madonna di She Shan per festeggiare la Natività di Maria

    ◊   Oltre 300 fedeli della diocesi di Shang Hai si sono riuniti nel Santuario della Madonna di She Shan sabato 5 settembre, per festeggiare, con qualche giorno di anticipo, la festa della Natività della Beata Vergine Maria, invocando in particolare l’intercessione della Vergine perché il Signore doni alla Chiesa “più sacerdoti, più sacerdoti santi”, come ha chiesto il vescovo di Shanghai, mons. Aloysius Jin Lu Xian, nel suo messaggio pastorale per l’Anno Sacerdotale. Secondo le informazioni pervenute a Fides, dopo la recita del Santo Rosario e la Celebrazione Eucaristica, i fedeli hanno deposto fiori e dolci dinanzi all’immagine della Madonna per renderle così omaggio. La diocesi di Shang Hai ha una grande tradizione nel campo della devozione mariana, testimoniata dal Santuario mariano di Nostra Signora di She Shan, che è il più famoso tempio mariano dell’Asia, e che sta anche particolarmente a cuore a Benedetto XVI. Il 24 maggio 2008, prima Giornata Mondiale di Preghiera per la Chiesa in Cina e festa di Maria Aiuto ai Cristiani, il Papa ha scritto di suo pugno la “Preghiera a Nostra Signora di She Shan”. In ogni circostanza importante della vita della Chiesa, la comunità locale si rivolge sempre alla Madonna per chiedere la sua intercessione. Durante l’Anno Sacerdotale, hanno affidato alla Vergine anche le vocazioni sacerdotali e la santità dei sacerdoti. Nel suo messaggio, mons. Jin ha raccomandato la preghiera, la formazione e la conservazione della vocazione sacerdotale. Inoltre ha spiegato il significato della parola “Sacer-dos” e dell’espressione “alter Christus”, per sottolineare l’appartenenza dei sacerdoti a Cristo, cui si deve sempre aderire e che bisogna imitare per essere degni dell’appellativo “altro Cristo”.

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    Il cardinale Bergoglio: lottare contro schiavitù, esclusione ed emarginazione

    ◊   “Vale la pena lottare affinché non vi sia più schiavitù” e ‘gridare’ perché questa infernale macchina di esclusione ed emarginazione cambi il cuore”. È quanto ha affermato il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires e primate dell’Argentina, durante la Santa Messa celebrata il 4 settembre nella Plaza Costitución, in occasione dell’Anniversario della Convenzione internazionale dei Diritti dei lavoratori immigrati sul tema “Con speranza, denuncia ed impegno, per una società giusta, libera e degna per tutti”. Lo riferisce Fides. Il cardinale ha espresso la sua vicinanza e solidarietà con tutte quelle persone che soffrono situazioni di schiavitù o che subiscono emarginazione in città. “Dobbiamo lottare tutti uniti”, perché si possa intraprendere il cammino che porta alla giustizia. “Gridiamo con forza e senza paura. No alla schiavitù, no a bambini, uomini e donne considerati come materiale di scarto”, ha aggiunto l’arcivescovo di Buenos Aires. “Vogliono toglierci la forza, rubarci la dignità” da qui la necessità di rimanere uniti “per avere meno schiavi”. Tra le cause che fomentano la schiavitù nel Paese vi è senz’altro, secondo il porporato, la diffusione della corruzione. Si assiste purtroppo ad una città che “non si accorge di vendere i suoi stessi figli, li esclude e li schiavizza”, insomma “li scarta e li tratta come merce”. Nel corso della celebrazione, offerta per tutte quelle donne riscattate dalla rete della prostituzione, per le vittime dello sfruttamento lavorativo e per quanti sono stati costretti a lavorare in clandestinità, durante l’offertorio alcune donne hanno portato all’altare una borsa confezionata da sarte uscite dal lavoro sommerso, ed una rete con le fotografie di donne scomparse, vittime di organizzazioni criminali. Per il secondo anno consecutivo, la Santa Messa presieduta dal cardinale Bergoglio è stata organizzata dalle Suore Oblate del Santissimo Redentore, dalle parrocchie del Decanato Boca-Barracas-Cositución e dal Dipartimento di Migrazione dell’Arcivescovado di Buenos Aires. Alla celebrazione erano presenti, tra gli altri, la Cooperativa “La Alameda” e il Movimento di Lavoratori Esclusi (MTE), organizzazioni impegnate nella denuncia di casi di sfruttamento e tratta delle persone.

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    Domani i cubani festeggiano la "Virgen de la Caridad del Cobre”

    ◊   Domani in tutte le città e le parrocchie di Cuba, soprattutto presso il Santuario mariano della diocesi di Guantànamo-Baracoa, si celebra come ogni anno la festa della "Virgen de la Caridad del Cobre”, patrona dell’isola cui i cubani (anche i non cattolici) sono profondamente devoti. Quest’anno, poi, le processioni e i pellegrinaggi cadono proprio nel momento in cui inizia il triennio di preparazione per il grande Giubileo del 2012, quando si ricorderanno i 400 anni della scoperta e dell’arrivo tra queste popolazioni della statua della Madonna “de la Caridad del Cobre”. Il vescovo di Guantànamo-Baracoa, mons. Pino Estévez, nel suo tradizionale messaggio per la festa di domani, spiega anche che, nel percorso verso il 400.mo centenario, nel 2011 sarà ricordato il quinto centenario dell’inizio della prima evangelizzazione della regione di Baracoa. Tutti motivi, spiega il presule, per esultare nel cammino verso il cuore della Madre di Dio e verso il santuario. Mons. Estévez nella sua esortazione riflette a lungo sui molti insegnamenti che nascono dal cuore della "Virgen de la Caridad del Cobre”, che si rivolge ai suoi figli cubani “per insegnare l’amore e il perdono”. “Perché non chiedere alla Vergine Santa, in un giorno come questo - aggiunge il presule - che ci aiuti a guarire i nostri cuori così come la nostra memoria?”. Nella sua esortazione, che si conclude con una preghiera alla Madonna, il vescovo di Guantànamo-Baracoa rileva soprattutto il carattere religioso delle feste che ci saranno in tutte le parrocchie dell’isola e, in particolare, ricorda il significato del pellegrinaggio che raccoglie presso il santuario della Vergine migliaia di cubani di tutte l’età. Osserva tra l’altro che ogni anno in questo pellegrinaggio aumenta sempre più la partecipazione dei giovani, come d’altra parte si registra in tutta la vita ecclesiale di Cuba. (A cura di Luis Badilla)

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    Si apre il vertice annuale della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe

    ◊   Oggi e domani i capi di Stato e di governo di 15 nazioni africane si riuniranno a Kinshasa, nella Repubblica democratica del Congo, per il 29° vertice annuale della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (Sadc). In questa occasione il Sudafrica lascerà la presidenza di turno proprio al Congo. Fra gli argomenti all’ordine del giorno ci sono il superamento della crisi economica in Zimbabwe (il Paese con l’inflazione più alta al mondo) e di quella politica in Madagascar, oltre all’instabilità delle regioni orientali della Repubblica congolese e alle prospettive di integrazione regionale all’interno dell’organizzazione. Questa è la prima volta che Kinshasa, entrata nel Sadc nel 1997, ospita il vertice della Comunità. Secondo la stampa africana il passaggio di testimone fra Sudafrica e Congo è la dimostrazione che la Repubblica democratica del Congo sta accrescendo il proprio ruolo nel continente dal punto di vista economico. Il neo-presidente del Sudafrica, Jakob Zuma, approfitterà della riunione per informare i suoi omologhi dell’esito della sua recente visita ad Harare: il governo di unità nazionale dello Zimbabwe - guidato dall’oppositore storico del dittatore Robert Mugabe, Morgan Tsvangirai – ha chiesto maggior sostegno da parte della comunità internazionale. Secondo la Bbc Tsvangirai potrebbe invocare un piano preciso di scadenze e parametri all'interno del quale attuare le riforme promesse durante l'accesa campagna elettorale, mentre Mugabe potrebbe spingere il Sadc a chiedere all'occidente la cancellazione delle sanzioni contro lo Zimbabwe. (V.F.)

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    Africa occidentale: le alluvioni colpiscono quasi 400 mila persone

    ◊   In Africa almeno 32 persone sono morte e 350mila sono state colpite dalle forti alluvioni che si sono abbattute sull’Africa occidentale, ma il bilancio delle vittime potrebbe salire. Secondo le cifre ufficiali, diffuse dalle Nazioni Unite, in 150mila sono stati costretti ad abbandonare le loro case in Burkina Faso, soprattutto nella capitale, Ouagadougou, dove è stata inviata una squadra che ha il compito di valutare la situazione. Una portavoce dell’Onu ha detto che la quantità di pioggia che è caduta sulla città in un solo giorno (il peggior nubifragio negli ultimi 90 anni) è stata pari a un quarto delle precipitazioni cadute sull’intero Paese in un anno. L’acqua ha allagato le strade e 24mila abitazioni, la città è senza elettricità e l’ospedale principale è stato evacuato. Le alluvioni hanno colpito anche Ghana, Benin, Guinea, Niger e Senegal. I governi stanno cercando di farsi carico degli sfollati: le autorità del Burkina Faso hanno chiesto aiuto alla comunità internazionale per raccogliere cibo, lenzuola e abiti, di cui c’è un disperato bisogno. Il presidente, Blaise Compaore, ha detto che i senzatetto sono stati temporaneamente ospitati all’interno di edifici scolastici. Il premier del Burkina Faso, Tertius Zongo, venerdì ha detto che il costo dei danni è arrivato a 152 milioni di dollari. Nel 2007, spiega la Bbc, un’altra grave alluvione causò 300 vittime. (V.F.)

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    Condannata una giornalista in Sudan per aver portato i pantaloni

    ◊   Lubna Ahmed al Hussein, una giornalista di 34 anni, è stata giudicata colpevole di “abito indecente”per essersi permessa di indossare i jeans. La signora Hussein è stata condannata a pagare una multa di 200 dollari ma le sono state risparmiate le 40 frustate che il codice penale del suo Paese prevede per questo "crimine". Era stata arrestata a luglio con altre 12 donne mentre si trovava in un caffè della città, con indosso appunto i suoi pantaloni. Ma questa non è una questione di abito, ha detto la giornalista, quanto di principi. “Sono musulmana – ha detto – ma chiedo: in quale passaggio del Corano si dice che le donne non possano portare i calzoni?”. In un’intervista al quotidiano La Repubblica ha raccontato che dal 1991 sono state messe in prigione almeno 20mila donne in base alla stessa legge, l'articolo 152 del Codice, ma “nessuna di loro ne parla”. Davanti al Tribunale di Khartoum, durante l'udienza, si è radunata una manifestazione. Almeno 43 persone fra giornalisti e attivisti sono stati arrestati. Molte donne in pantaloni sono state portate via dalla polizia e, secondo i testimoni citati dall’International Herald Tribune, gli agenti avrebbero picchiato una donna prima di arrestarla. In molte parti del Sudan – in particolare nel nord del Paese, a maggioranza musulmana - è in vigore la legge islamica. (V.F.)

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    Iran: 330 giornalisti chiedono il rilascio di tutti colleghi imprigionati

    ◊   Oltre 330 giornalisti e altri operatori dell’informazione iraniani chiedono con una lettera aperta al nuovo procuratore generale di Teheran, Abbas Jafari-Dolatabadi, di rilasciare tutti i colleghi imprigionati, far riaprire le pubblicazioni messe al bando negli ultimi anni e consentire la ripresa delle attività dell'associazione della stampa, chiusa dalla Magistratura. L'appello, pubblicato oggi sul sito del maggiore partito riformista, Mosharekat, fa seguito alla rimozione, annunciata il 30 agosto scorso, di Said Mortazavi dalla carica di procuratore, che ha occupato per sei anni, durante i quali molti quotidiani e riviste sono stati chiusi e decine di giornalisti incarcerati. La sostituzione è stata decisa dal nuovo capo dell'apparato giudiziario, l'ayatollah Sadeq Larijani, che poi ha nominato Mortazavi vice procuratore generale dello Stato. Mortazavi ha avviato anche i procedimenti giudiziari contro centinaia di oppositori, tra cui diversi giornalisti, arrestati nelle proteste seguite alla rielezione di Mahmud Ahmadinejad alla presidenza. ''Negli anni recenti la procura di Teheran ha mostrato grande diffidenza e poca tolleranza per i media'', affermano i firmatari dell'appello, definendo questa una ''politica irresponsabile''. Tra coloro che hanno sottoscritto la lettera figurano alcuni giornalisti arrestati e poi rilasciati, come Jila Baniaqub, Emad Bahabar e Mahbubeh Abbas-Gholizadeh. (R.G.)

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    Ancora provvisorio il bilancio del terremoto in Indonesia: 74 le vittime accertate

    ◊   Potrebbero essere almeno cento i morti a causa del terremoto di magnitudo 7,0 che mercoledì scorso ha colpito l'isola di Giava, in Indonesia, avvertito anche su quelle di Bali e Sumatra. Le autorità hanno al momento confermato 74 decessi, ma il portavoce dell'Agenzia per la protezione civile, Priyadi Kardono, ha riferito che altre 34 persone potrebbero essere rimaste sepolte sotto alle macerie nel villaggio di Cikangkareng, 130 chilometri a sud della capitale Giacarta. "Se usassimo macchinari pesanti come le scavatrici i corpi potrebbero essere schiacciati", ha commentato Kardono, il quale ha aggiunto che l'unico modo per evitarlo è scavare con le mani, facendosi assistere dai cani addestrati alla localizzazione dei dispersi. Più di 88 mila abitanti sono stati evacuati in seguito al sisma, che ha danneggiato oltre 54 mila edifici. (R.G.)

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    Nove vittime e oltre 900 persone salvate da un naufragio nelle Filippine

    ◊   Almeno 9 persone sono morte nel naufragio di un'imbarcazione filippina al largo dell'isola merdionale di Minganao. Il Superferry 9, con a bordo 968 passeggeri, aveva lanciato un sos due notti fa, prima di affondare. Al momento un solo passeggero manca all'appello. Fra le cause dell'incidente ci sarebbero le condizioni meteorologiche particolarmente avverse: l'imbarcazione si sarebbe trovata nel mezzo di una tempesta tropicale. Pare però anche, riferisce l'agenzia Reuters, che il traghetto trasportasse un carico eccessivo, sistemato nelle stive senza la dovuta cautela: sballottato dalle onde violente il carico avrebbe fatto ribaltare la nave. Agli inquirenti i testimoni hanno raccontato che il traghetto sbandava già alla sua partenza dal porto di General Santos, sull'isola di Mindanao. Altri testimoni hanno parlato di problemi al generatore di bordo e addirittura di una falla nella chiglia. (V.F.)

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    Summit dell’Onu a New York per un piano globale di monitoraggio su oceani e mari

    ◊   Ambiente sotto osservazione a New York, dove si sta svolgendo un summit dell’Onu sui sistemi di monitoraggio e di sorveglianza dei mari e degli oceani. All'incontro sono presenti rappresentanti delle istituzioni e della comunità scientifica provenienti da Australia, Brasile, Canada, Cile, Cina, Croazia, Finlandia, Germania, Ghana, Gran Bretagna, India, Seychelles ed Usa, oltre che esponenti di Fao, Wmo, International maritime organization, International seabed authority, Uneo ed Ioc/Unesco. Il primo obiettivo dell'incontro è quello di raccogliere informazioni e predisporre nel giro di cinque anni una prima valutazione mondiale integrale degli oceani, in modo da colmare le gravi lacune esistenti nelle conoscenze, che stanno compromettendo la capacità di gestire al meglio il patrimonio naturale basato sulle risorse marine. I partecipanti hanno all'esame soprattutto le aree critiche della grande risorsa marina: il declino delle riserve ittiche, l'inquinamento di origine terrestre, la comparsa delle cosiddette zone morte, gli effetti del cambiamento climatico sia in termini di innalzamento che di riscaldamento, e non ultimi i fenomeni legati all'acidificazione. Era stato nel corso del Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile (Wssd) del 2002 e dell'Assemblea generale dell'Onu del 2005 che si erano poste le basi per lanciare l'iniziativa del rapporto e della valutazione dello stato dell'ambiente marino. Finora hanno lavorato all'indice alla proposta l'Unep e la Commissione oceanografica intergoverantiva (Ioc) dell'Unesco, che resteranno gli organismi delegati al coordinamento. Sulla parte preliminare del lavoro, sono impegnati dal 2006 un gruppo di esperti che dopo un esame dei diversi rapporti esistenti sta sciogliendo alcuni nodi cruciali come l'accertamento dei dati, la certezza dei pareri scientifici, l'identificazione delle migliori pratiche, il trasferimento informativo. Il rapporto sullo stato di salute di mari e oceani avrà la funzione di mantenerli sotto controllo continuo, fornendo valutazioni periodiche a livello globale e sovra-regionale e fornirà anche opportuni suggerimenti per indirizzare scelte politiche e finanziamenti. (R.G.)

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    Taipei rinuncia a chiedere seggio alle Nazioni Unite

    ◊   Dopo 16 anni, Taiwan ha rinunciato a chiedere un seggio alle Nazioni unite, una notizia interpretata dalla Cina come un segnale di distensione. Lo ha annunciato il portavoce del ministro degli Esteri taiwanese, James Chang, secondo quanto riportato dal quotidiano cinese China Daily. La richiesta, reiterata ogni settembre da Taiwan suscitando la reazione stizzita della Cina, era stata sempre respinta dall'Onu. Pechino si oppone infatti all'ingresso di Taiwan - che considera parte del suo territorio dalla guerra civile del 1949 - in qualsiasi organismo internazionale composto da Stati. Secondo quanto riportato dal China Daily, un funzionario del ministero degli Esteri taiwanese ha affermato che la svolta è stata determinata da una volontà di ''riavvicinamento alla Cina''. Gli esperti cinesi citati dallo stesso giornale lo interpretano come un nuovo passo della politica conciliatoria inaugurata dal neo presidente taiwanese Ma Ying-jeou. Dopo la sua elezione, nel maggio del 2008, Cina e Taiwan hanno avviato un dialogo. Dal luglio dello scorso anno i cinesi possono raggiungere l'isola con voli diretti. Taiwan, formalmente Repubblica di Cina, fu espulsa dalle Nazioni Unite nel 1971 in favore della Repubblica Popolare Cinese. (R.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Si terrà entro l'anno la Conferenza internazionale per l'Afghanistan

    ◊   Mentre a Kabul si allontana la possibilità di un ballottaggio e si registra la morte di tre civili, da Berlino i leader di Germania e Gran Bretagna annunciano una Conferenza internazionale entro l’anno. E giunge la notizia che è stato liberato e ha lasciato l'Afghanistan il giovane giornalista Sayed Pervez Kambaksh, condannato a morte nel suo Paese per “blasfemia” per essersi occupato dei diritti delle donne. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    La cancelliera tedesca Merkel e il premier britannico, Gordon Brown, dopo un vertice bilaterale, annunciano: la Conferenza internazionale per spingere l'Afghanistan ad assumersi la responsabilità di gestire il proprio futuro minacciato dall'integralismo islamico dei talebani si svolgerà già entro l'anno e coinvolgerà il nuovo governo afghano, Onu, Nato e i principali Paesi che contribuiscono alla missione dell'Alleanza atlantica (i tre contingenti maggiori sono quelli di Usa, Gran Bretagna e Germania). Intanto, si dovrebbero conoscere solo la prossima settimana i risultati definitivi delle elezioni, ma è sempre più probabile che al tavolo della Conferenza siederà Karzai, secondo gli ultimi dati relativi a quasi il 75% dei voti scrutinati. Per l’iniziativa, la Francia assicura sostegno e gli Stati Uniti danno un assenso informale. Non cessano, nel frattempo, le violenze sul terreno: un missile nella notte, in una zona residenziale di Kabul, ha ucciso una coppia di coniugi e il loro figlio. E si parla ancora del sanguinoso attacco aereo della Nato di venerdì scorso a Kunduz, nel nord del Paese: ieri, gli abitanti dei villaggi avevano denunciato la morte di 150 civili, oggi il governatore della provincia parla di 54, di cui sei civili, tra i quali anche un bambino. Da riferire anche la morte, ieri, di un soldato statunitense, ucciso da una bomba esplosa al passaggio del suo veicolo. È accaduto nel sud del Paese, dove i ribelli talebani sono più forti.

     
    Due soldati uccisi e due feriti in un attacco nel sud del Pakistan
    Almeno due soldati pakistani sono stati uccisi oggi in un attacco a un convoglio militare avvenuto in un'area tribale del Waziristan del sud, al confine con l'Afghanistan. Nello stesso attentato, si è appreso, sono stati feriti altri due uomini delle forze di sicurezza di Islamabad. Il governo pakistano ha accusato dell'attentato i talebani, ma nessuno dei gruppi di militanti islamici che operano nella zona lo ha rivendicato.

    In Iraq 11 morti per due esplosioni, continuano le violenze contro i cristiani
    Due esplosioni in Iraq: 9 morti e 16 feriti a Ramadi e un alto ufficiale di polizia e suo figlio uccisi a pochi chilometri da Mossul, nel nord del Paese. Intanto, proprio a a Mossul continuano le violenze contro la comunità cristiana, vittima di una campagna intimidatoria che risponde al progetto politico di creare un’enclave nella piana di Ninive, dove questa minoranza religiosa è costretta ad uno spostamento forzato. È avvolta nel mistero la sorte di Samyr Jarjis, medico cristiano molto conosciuto in città, il cui sequestro risale al 18 agosto e per il cui rilascio hanno lanciato un appello leader musulmani e cristiani. Anche la settimana scorsa, un uomo di fede cristiana è stato rapito ed è stato richiesto un riscatto impossibile da pagare per la famiglia. Il 3 settembre è stato rinvenuto il cadavere di un commerciante cristiano rapito agli inizi di agosto.

    Israele autorizza la costruzione in Cisgiordania oltre 360 alloggi
    Confermando le anticipazioni di ieri, il ministro della Difesa israeliano Barak ha formalmente autorizzato la costruzione in Cisgiordania di oltre 360 nuovi alloggi per coloni ebrei. In un prossimo futuro ne saranno approvati altri 90. Si tratta di insediamenti ebraici ultraortodossi situati in Cisgiordania a ridosso della linea di demarcazione in vigore fino al 1967. L'approvazione dei nuovi alloggi giunge a pochi giorni del ritorno in Israele di Mitchell, l'emissario del presidente Usa Obama, incaricato di concordare con Israele tempi e modi di un congelamento della colonizzazione. Finora, secondo la stampa, Mitchell avrebbe ottenuto solo una riduzione della durata di alcuni mesi dell’attività di espansione delle colonie. Intanto, la crisi tra Svezia e Israele, nata in seguito ad un articolo del giornale svedese Aftonbladet, rischia di riflettersi sul ruolo dell'Unione Europea, in un momento di potenziale rilancio del processo di pace in Medio Oriente. Stoccolma detiene la presidenza di turno semestrale dell'Ue. Il ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt, ha rinviato sine die una visita prevista nei prossimi giorni a Gerusalemme. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, la decisione sarebbe legata alle polemiche seguite alla pubblicazione da parte del quotidiano svedese Aftonbladet di un articolo in cui l'esercito israeliano era accusato di aver asportato nei primi anni dell'Intifada organi di palestinesi morti.

    Stretta sulla vigilanza bancaria dal Comitato di Basilea
    Nuova stretta sulla vigilanza bancaria, sulla gestione dei rischi e sui requisiti patrimoniali degli istituti di credito. A stabilire le nuove misure - tese a “ridurre sensibilmente la probabilità e la gravita”' delle turbolenze finanziarie - sono stati i governatori delle principali banche centrali membri del Comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria, riuniti alla Banca dei regolamenti internazionali che raccoglie il testimone del G-20 londinese del weekend appena concluso. Dopo che il presidente del Financial Stability Board, Mario Draghi, da Londra ha definito come priorità la ricostruzione del capitale delle banche - ora che lo consentono il miglioramento dell'economia e i massicci aiuti anticrisi forniti dalle banche centrali e dai governi - dai banchieri del G-10 di Basilea arrivano le nuove direttive che dovrebbero formare i pilastri del nuovo assetto internazionale del credito post-crisi. E c’è da dire che il numero uno della BCE, Trichet, ha sottolineato che “molti indicatori economici stanno andando meglio di quanto si pensasse” e che “tante stime sono state riviste verso l'alto”.

    Madrid: guerriglia urbana tra giovani e polizia
    A Pozuelo, alla periferia di Madrid, circa 200 giovani, molti dei quali in preda ai fumi dell’alcool, si sono scontrati la notte scorsa con la polizia tentando di assaltare un commissariato: 20 i giovani arrestati, 7 dei quali minorenni, di cui 2 ricoverati. La polizia pattugliava la zona alla ricerca dei responsabili del ferimento alla testa di un giovane, causato da un colpo di bottiglia. Sono seguiti danneggiamenti a diverse auto della polizia, una delle quali incendiata. Le forze dell’ordine hanno sparato in aria e usato pallottole di gomma.

    Gabon
    Monta la violenza nel Gabon e il governo pensa di imporre lo stato d'assedio: nel quarto giorno dall'inizio degli scontri, concentrati soprattutto nella città petrolifera e portuale di Port-Gentil, tre persone sono morte e la polizia ha faticato a disperdere le violente proteste degli oppositori politici, inferociti dalla comunicazione della contestata vittoria nelle elezioni presidenziali di Ali Ben Bongo, figlio del defunto ex presidente, Omar Bongo. La violenza incontrollata ha anche scatenato fenomeni di sciacallaggio. Almeno 60 persone sono state arrestate e centinaia di persone sono in fuga dalla città. Nei giorni scorsi, altre due persone erano morte. A nulla è finora valso l'appello del presidente eletto Bongo, e su Port-gentil, dove già vige il coprifuoco notturno, il governo sta pensando di ricorrere allo stato d'assedio per imporre l'ordine, un provvedimento grave che vieta di circolare senza autorizzazione e che necessita di una richiesta formale suffragata da gravissimi motivi, inoltrata da parte del presidente della Repubblica al parlamento. Situata sulla penisola di Mandji, a un centinaio di chilometri da Libreville, la città è ora accessibile solo via mare, perchè non ci sono strade e le compagnie aeree hanno interrotto i voli.

    Forte scossa di terremoto in Albania: al momento non si ha notizia di vittime
    Una forte scossa di terremoto di magnitudo 5.4 gradi della scala Richter è stata registrata, poco prima della mezzanotte in Albania, alle 23.49 di ieri (ora locale e quella italiana): lo ho confermato l'Istituto sismologico albanese, secondo il quale l'epicentro sarebbe stato nella zona di Dibra, circa 100 chilometri a nordest di Tirana, vicino al confine con la Macedonia. La scossa, durata per circa 15 secondi, avvertita fortemente anche nella capitale, è stata seguita da oltre 60 altre scosse, ma di minore intensità. Al momento, non sono state segnalate vittime. Secondo il prefetto di Dibra, intervistato telefonicamente dall'emittente di Tirana News 24, solo due piccole abitazioni sono crollate, mentre in alcuni villaggi è stata interrotta l'energia elettrica Altre scosse sono proseguite anche nelle prime ore della notte, ma secondo l'Istituto sismologico, la loro intensità è in calo.

    In vigore le misure per liberalizzare contatti fra cittadini cubani e statunitensi
    Sono entrate in vigore le nuove misure del presidente americano, Barak Obama, annunciate lo scorso aprile e tendenti a liberalizzare i contatti e i rapporti fra cittadini cubani e statunitensi, in particolare tra parenti. Il servizio di Luis Badilla:

    Le nuove disposizioni di Washington sono state salutate con entusiasmo dai cubani e anche dagli esuli negli Stati Uniti. Sull’entrata in vigore delle misure c’era stata in questi mesi una forte polemica, poiché a Cuba si temeva che fosse solo un annuncio propagandistico senza conseguenze concrete. Alcuni organi di stampa hanno addirittura parlato di "decisioni cosmetiche", con riferimento al fatto che nulla sia stato detto, da parte della Casa Bianca, per quanto riguarda l’ultradecennale blocco economico imposto all’isola. Lo stesso presidente cubano, Raúl Castro, aveva affermato qualche giorno fa di trovare inaccettabile il fatto di “chiedere dei gesti all’Avana quando le misure annunciate con tanto rumore”, dopo cinque mesi, “non vengono ancora applicate”. Il leader cubano aveva anche ribadito la disposizione al dialogo, senza però che “venga posta la questione del sistema politico e sociale. Noi - aveva aggiunto - non chiediamo agli Stati Uniti di cambiare sistema politico. Occorre rispettare le differenze”. Le nuove misure liberalizzano i viaggi dei cubani residenti negli Usa e degli stessi statunitensi a Cuba, cosa assolutamente inedita. Inoltre, non c’è più nessun limite sul numero dei viaggi, né sulla durata del soggiorno. Fino a ieri, i pochi viaggi autorizzati erano possibili ogni tre anni e per un massimo di 21 giorni. Un’altra misura riguarda la quantità di denaro che si può portare in questi viaggi o che può essere spedita nell’isola. Nella cornice di queste nuove disposizioni, si apre oggi un contenzioso importante: le decisioni della Casa Bianca consentono alle corporation delle telecomunicazioni di provare ad operare nell’isola caraibica, dove però la possibilità di avere cellulari personali è molto recente: d’altra parte, lo Stato cubano, che nel mese di luglio aveva lanciato offerte telefoniche nazionali e internazionali molto vantaggiose, difficilmente potrebbe accettare questa concorrenza esterna poiché dal traffico telefonico ricava ogni anno almeno 800 milioni di euro.

     
    Espulso dallo Sri Lanka il portavoce dell’Unicef a Colombo
    Lo Sri Lanka ha deciso di cancellare il visto a James Elder, portavoce dell'Unicef a Colombo, chiedendogli di abbandonare il Paese entro due settimane. Una decisione che ha generato disappunto nei vertici della stessa Organizzazione dell'Onu per l'infanzia. La decisione sarebbe stata determinata dalle ripetute critiche di Elder, cittadino australiano, alla condizione dei bambini nei campi dei rifugiati Tamil nel nord del Paese. Un portavoce dell'Unicef a New York ha manifestato rammarico per la vicenda che, ha assicurato, sarà portata all'attenzione del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon.

    Sarkozy in Brasile
    Accolto dal collega Lula, il presidente francese Nicolas Sarkozy è giunto in Brasile per una visita centrata sui temi economici, tra i quali la vendita degli aerei da guerra Rafale, operazione per un valore pari tra i tre e i quattro miliari di euro. Sarkozy, che sarà l'invitato d'onore alla Festa nazionale brasiliana in programma oggi, discuterà con Lula di diversi accordi commerciali, anche se al centro dei colloqui ci saranno proprio i 36 aerei polivalenti da combattimento per cui il Brasile aveva lanciato un appalto nell'ottobre scorso. La Francia, ottavo partner commerciale e sesto Paese straniero per quantità di investimenti in Brasile, ha aumentato gli scambi col Paese sudamericano del 135% negli ultimi cinque anni.

    Giappone
    Il futuro primo ministro giapponese, Yukio Hatoyama, ha annunciato che il Giappone cercherà di ridurre del 25% rispetto al livello del 1990 le sue emissioni di gas serra, in un periodo da oggi al 2020. “Come obiettivo a medio termine, noi vediamo una riduzione del 25% da qui al 2020 in rapporto al livello del 1990 nella speranza di fermare il riscaldamento climatico”, ha dichiarato Hatoyama nel corso di una riunione internazionale sul cambiamento climatico a Tokyo. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 250


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