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Sommario del 06/09/2009
Migliaia di persone a Viterbo per la Messa presieduta da Benedetto XVI, nel pomeriggio la visita a Bagnoregio. All'Angelus, l'invito all'umanità a non dimenticare la tragedia della Seconda Guerra Mondiale e dell'Olocausto
◊ Circa quindicimila i fedeli che hanno partecipato alla celebrazione eucaristica presieduta da Benedetto XVI nel suggestivo scenario della valle Faul a Viterbo, dove il Papa è giunto, per la sua sedicesima visita pastorale in Italia. Arrivato in elicottero intorno alle 9, è stato accolto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, con il quale si è poi intrattenuto per pochi minuti al termine della Messa. Dopo aver attraversato la città in papamobile ha benedetto le nuove porte del Duomo e ha visitato con il vescovo mons. Lorenzo Chiarinelli la sala del Conclave nel palazzo dei Papi. Dopo la Santa Messa e la recita dell’Angelus, il Papa ha sostato presso il Santuario di Santa Rosa, per venerare il corpo incorrotto qui custodito. Uscendo il Santo Padre ha potuto ammirare la Macchina di Santa Rosa e salutare i "facchini" che l’hanno fin qui trasportata nelgiorno della festa della Patrona della città. Per la cronaca l’inviata a Viterbo Antonella Palermo:
La Chiesa di ieri e quella di oggi. Le rivalità che segnarono “il lungo e travagliato Conclave” del 1271 e il desiderio attuale dell’intera Tuscia di ritemprare la propria fede. Così il vescovo di Viterbo Lorenzo Chiarinelli ha presentato stamani a Benedetto XVI, nella magnifica Loggia del Palazzo papale, una terra che accoglie il Santo Padre “tra tribolazioni e grazie”. Terra che - come ha espresso il sindaco Giulio Marini nel saluto di benvenuto - non sfugge ai segni dell’inquietudine contemporanea, alla domanda di certezze e stabilità per il futuro, soprattutto dei giovani. Il Papa . appena giunto nella città ancora addobbata a festa per la patrona Santa Rosa - ha benedetto le nuove porte bronzee della cattedrale, “porte della Luce”, opera del maestro Roberto Joppolo, rappresentazione simbolica della nuova configurazione della diocesi dopo l’unificazione del 1986. Nell’omelia, chiaro fin da subito è stato il messaggio del Papa: “Coraggio non temete!”, riprendendo i profeta Isaia della prima lettura. Il Pontefice ha poi messo in guardia sui rischi di solitudine e incomunicabilità creati dall’egoismo e ha levato la sua preghiera.
“Cara Chiesa di Viterbo, il Cristo, che nel Vangelo vediamo aprire gli orecchi e sciogliere il nodo della lingua al sordomuto, dischiuda il tuo cuore, e ti dia sempre la gioia dell’ascolto della sua Parola, il coraggio dell’annuncio del Vangelo e la scoperta del suo Volto e della sua Bellezza!”.
“Ma, perché questo possa avvenire - ha aggiunto il Papa citando find’ora San Bonaventura, a cui dedicherà il discorso del pomeriggio a Bagnoregio - la mente deve andare al di là di tutto con la contemplazione e andare al di là non solo del mondo sensibile, ma anche al di là di se stessa”. Dal palco della Valle Faul a forma di conchiglia aperta, Benedetto XVI ha evidenziato tre priorità per la comunità ecclesiale viterbese: l’educazione alla fede, la testimonianza della fede, l’attenzione ai segni di Dio. Il Papa ha ricordato l’importante ruolo formativo dell’Università della Tuscia e dell’Istituto Filosofico-Teologico “San Pietro” così come la figura di Santa Rosa Venerini - da lui stesso canonizzata tre anni fa - antesignana delle scuole femminili in Italia:
“Da queste sorgenti spirituali si potrà felicemente attingere ancora per affrontare, con lucidità e coerenza, l’attuale, ineludibile e prioritaria, 'emergenza educativa', grande sfida per ogni comunità cristiana e per l’intera società”.
Il Papa si è augurato ancora una maggiore fioritura del volontariato, già ricco di iniziative diocesane, sull’esempio di varie figure di Santi, come la monaca Giacinta Marescotti e il cappuccino San Crispino. Nel ricordo del Papa anche il Beato Domenico Bàrberi e Mario Fani che proprio a Viterbo fondò l’Azione Cattolica italiana. Ai laici, ai giovani e alle famiglie il Pontefice ha ribadito di tenersi saldi alla vocazione cristiana a vivere il Vangelo in solidarietà con la famiglia umana, al passo con i tempi. “Ecco l’impegno sociale - ha detto il Papa - ecco il servizio proprio dell’azione politica, lo sviluppo umano integrale”. L’omelia si è poi conclusa invitando ad una speciale preghiera:
“Durante questo Anno Sacerdotale, pregate con maggiore intensità per i sacerdoti, per i seminaristi e per le vocazioni, perché siano fedeli a questa loro vocazione! Segno del Dio vivo deve esserlo, altresì, ogni persona consacrata e ogni battezzato”.
Al momento della comunione, i fedeli accostatisi all’altare centrale hanno ricevuto l’ostia consacrata dalle mani del cardinale vicario Agostino Vallini invece che da Benedetto XVI perché, nonostante il recupero del polso fratturato in luglio proceda regolarmente, il Pontefice ha preferito per ora rinunciare per evitare incertezze nella distribuzione della comunione. Infine, con l’augurio di una più piena unità tra le diverse articolazioni della comunità diocesana viterbese, il Papa ha concluso la liturgia di questa mattina richiamando, nell’Angelus, il tema della sua visita:
“'Conferma i tuoi fratelli': quest’invito del Signore l’avverto oggi indirizzato a me con una intensità singolare. Pregate, cari fratelli e sorelle, perché possa svolgere sempre con fedeltà e amore la missione di Pastore di tutto il gregge di Cristo”.
Un pensiero particolare ha voluto rivolgere Benedetto XVI ai partecipanti al Congresso internazionale “Uomini e Religioni” che si tiene a Cracovia sul tema “Fedi e culture in dialogo”, a 70 anni dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale che ha causato decine di milioni di morti e ha provocato tante sofferenze all’amato popolo polacco. Un conflitto che - ha detto il Papa - ha visto la tragedia dell’Olocausto e lo sterminio di altre schiere di innocenti”.
“La memoria di questi eventi ci spinga a pregare per le vittime e per coloro che ancora ne portano ferite nel corpo e nel cuore; sia inoltre monito per tutti a non ripetere tali barbarie e ad intensificare gli sforzi per costruire nel nostro tempo, segnato ancora da conflitti e contrapposizioni, una pace duratura, trasmettendo, soprattutto alle nuove generazioni, una cultura e uno stile di vita improntati all’amore, alla solidarietà e alla stima per l’altro”.
Tra circa due ore, inizierà per Benedetto XVI la seconda parte della sua giornata in terra viterbese con l’incontro, verso le 16.30, con gli organizzatori della visita. Quindi, si trasferirà nel Santuario della Madonna della Quercia per venerare l’immagine sacra della Vergine, Patrona della diocesi. Ad attendere il Papa nel Santuario vi saranno le Monache di clausura degli 11 monasteri della diocesi. Fra loro, vi sarà anche Madre Rosaria Spreafico, superiora della Trappa di Vitorchiano, dove riposano le spoglie della Beata Gabriella Sagheddu e dove - ha detto questa mattina il Papa - "continua a essere proposto quell'ecumenismo spirituale", "vivamente sollecitato dal Concilio Vaticano II. La nostra inviata, Antonella Palermo, ha incontrato Madre Spreafico alla vigilia della visita papale:
R. - Ci è stata offerta la possibilità di essere presenti al momento della preghiera privata che il Santo Padre farà nel Santuario della Quercia, prima di recarsi a Bagnoreggio. Siamo felici di poter sostare, anche se per pochi istanti, accanto a lui, ascoltarlo, ricevere la sua benedizione e attingere nuova motivazione per la nostra fedeltà. Nell’ora che precede l’ingresso del Santo Padre nel Santuario, vivremo insieme un momento di preghiera, offriremo questa preghiera per le intenzioni del Santo Padre. Ecco, la preghiera del Santo Padre ci conduce anche al senso della nostra vocazione. Il significato della clausura è vivere al cuore della Chiesa, vegliando affinché la memoria della redenzione operata da Cristo non si perda. E da questo cuore è più facile intuire che la figura del Papa è centro e garanzia della presenza di Cristo nella Chiesa. Noi sappiamo che non potremmo essere di Cristo senza il nostro pastore. Non abbiamo nessuna reticenza nel dire che amiamo Benedetto XVI come nostro pastore, che lo amiamo molto. La nostra preghiera per lui è quotidiana e continua. E’ facile vivere all’unisono con la Chiesa di Cristo, seguendo la sua parola e il suo esempio.
D. - Come si svolge la vostra giornata?
R. - La nostra vita è semplice, scorre sempre uguale, con orari scanditi dal suono delle campane, nel silenzio. Ci alziamo alle 3 del mattino e nel cuore della notte inizia la nostra preghiera, cui segue la celebrazione dell’Eucaristia, che è il centro di tutta la giornata. Poi, la vita quotidiana prosegue ritmata dal lavoro e dalla preghiera, secondo la formula benedettina "ora et labora", e si conclude verso le 7 di sera con il canto di compieta. La nostra poi è una vocazione cenobitica, di vita comune: la mensa è comune, la celebrazione della liturgia ci riunisce sette volte al giorno, il lavoro manuale e i servizi comunitari sono vissuti dentro un mutuo servizio. La sfida che insieme viviamo è quella della conversione del cuore, di rendere i nostri occhi capaci di vedere oltre l’apparenza delle cose.
D. - Avete fondato altri monasteri?
R. - Sì, in questi ultimi 40 anni da questa casa sono partiti diversi gruppi di sorelle, per dar vita ad altri monasteri nel mondo intero: alcuni in America Latina, in Asia, nella Repubblica Ceca. Ora stiamo aiutando anche una comunità in Africa.
D. - Vogliamo ricordare anche linguisticamente il termine “trappa” che cosa vuol dire?
R. - Il nostro Ordine è stato fondato nel 1098. E’ un ramo del monachesimo benedettino. Successivamente, c’è stata questa riforma trappista, che prende il nome del luogo dove è avvenuta, e cioè il monastero francese di La Trappe.
D. - Voi avete una foresteria. Chi viene qui cosa cerca?
R. - Le persone che arrivano cercano fondamentalmente un’esperienza di preghiera e di incontro più profondo con Dio e con se stessi. Da noi forse rimangono spesso sorpresi dalla vita liturgica della comunità, che è possibile seguire da una piccola cappella per gli ospiti. Chi viene con l’idea di immergersi in una solitaria avventura, per scoprire Dio e l’interiorità, si trova invece immerso nella vita liturgica della Chiesa, che alla fine riscopre come la strada più sicura per arrivare a Dio.
Lasciata Viterbo, poco dopo le 17 Benedetto XVI raggiungerà in elicottero la cittadina di Bagnoregio per venerare nella Concattedrale di San Nicola la reliquia del “Sacro Braccio” di San Bonaventura. Successivamente, saluterà le autorità e la popolazione raccolte in Piazza Sant’Agostino. Il programma della visita si concluderà verso le 18.30, quando il Pontefice decollerà in elicottero per fare ritorno al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo.
Da Viterbo il saluto di Benedetto XVI ai partecipanti all'Incontro "Uomini e religioni". Intervista con il cardinale Stanislaw Rylko
◊ Benedetto XVI ha indirizzato questa mattina un saluto da Viterbo, dove si trova in visita pastorale, all’incontro interreligioso di preghiera per la pace "Uomini e religioni" che si è aperto oggi in Polonia, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’arcidiocesi di Cracovia. L’evento, che si concluderà martedì 8 settembre, ha avuto inizio con una Messa presso il Santuario della Divina Misericordia di Lagiewniki, presieduta dal cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, alla presenza dei rappresentanti delle Chiese cristiane e delle Comunità ecclesiali. Nel tardo pomeriggio, presso l’Auditorium Maximum della città di Cracovia avrà, invece, inizio l’Assemblea inaugurale dei lavori alla presenza delle autorità polacche, di alti rappresentanti internazionali, dei vertici delle Chiese cristiane e dei leader religiosi. Il servizio del nostro inviato a Cracovia Stefano Leszczynski:
“La pace è un cantiere aperto”: la frase di Giovanni Paolo II pronunciata nell’86 ad Assisi è riecheggiata nel corso della liturgia ecumenica di stamattina presso il Santuario di Lagewniki, a Cracovia, consolidando il legame ideale tra questo incontro di preghiera per la pace e lo “Spirito di Assisi”, che tuttora lo anima. In un Santuario gremito di fedeli, giunti da ogni parte del mondo, l’arcivescovo di Cracovia, cardinale Dziwisz, e il metropolita Serafim, della Chiesa Ortodossa di Romania hanno svolto le proprie omelie sul tema della pace e del ruolo fondamentale della preghiera nel suo perseguimento. “Dopo gli anni terribili della guerra e della dittatura comunista - ha detto il porporato polacco - che hanno devastato molti Paesi e fatto morire milioni di persone, Dio ci ha fatto il dono dei miracoli della pace e di un’Europa unita”. Ma la pace non è un dono che si acquisisca una volta per tutte e i pericoli più insidiosi sono, nelle parole del cardinale, quelli della secolarizzazione, del consumismo sfrenato, dell’avidità, dei piaceri della carne.
A 70 anni dallo scoppio del II conflitto mondiale e a 20 dall’abbattimento definitivo della Cortina dei ferro - ha detto il metropolita Serafim - s’innalza dunque proprio da Cracovia prima città invasa della Polonia, “una voce corale ed una preghiera all’Onnipotente, per il dono della pace per la nostra terra inquieta”. Il terribile passato dell’Europa centrale ed Orientale - ha ricordato il metropolita - ha lasciato dietro di sé macerie materiali e spirituali, ma adesso - ha esortato Serafim - è venuto il tempo di ricostruire pazientemente la casa dei valori umani e cristiani. Già nella serata di ieri, in occasione del’inaugurazione della mostra fotografica dedicata alla vita di Giovanni Paolo II, il cardinale Dziwisz aveva evocato le attuali minacce alla pace nel mondo, ricordando l’Afghanistan, l’Iraq, i molti conflitti dimenticati, è importante dunque - ha spiegato il porporato - rivolgersi a tutte le religioni, perché tutti si uniscano nello sforzo della preghiera, attraverso la penitenza, per una pace duratura, proprio come avverrà martedì prossimo ad Auschwitz, luogo simbolo degli orrori della guerra e dell’odio tra gli uomini, con la marcia silenziosa dei rappresentanti di tutte le fedi religiose.
Saranno oltre 300 gli alti rappresentanti del cristianesimo, dell’ebraismo, dell’Islam, del buddismo e delle altre religioni che interverranno alle 22 diverse tavole rotonde organizzate nella città di Cracovia dalla Comunità di Sant’Egidio. Molti gli argomenti in discussione dalle crisi economiche ai conflitti regionali, tutti condotti sul filo del tema principale di questo incontro internazionale ed interreligioso dedicato ai 70 anni dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Sul contributo concreto che i fedeli delle varie religioni e delle comunità ecclesiali possono dare nel conseguimento della pace nel mondo Stefano Leszczynski ha intervistato il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, anch’egli presente all’incontro di Cracovia.
R. - “Beati gli operatori di pace perché sono chiamati figli di Dio”. Ogni cristiano deve prendere queste parole del maestro come programma di vita, specialmente i laici che vivono nel cuore del mondo e sono chiamati ad essere il sale della terra. La vocazione dei fedeli laici è proprio questa: trasformare il mondo dal di dentro come lievito evangelico, operando a favore della giustizia, del rispetto della dignità e dei diritti inalienabili della persona umana. Solo così si costruiscono le fondamenta di una pace vera e duratura. Questo impegno pone ad ogni laico cristiano l’esigenza di una coerenza cristallina tra vita e fede, di un fermo rigore morale, di un’autentica passione per il servizio al bene comune. Non dimentichiamo che il Santo Padre, Benedetto XVI, ce lo ricorda spesso: il primo e fondamentale fattore di pace è l’annuncio di Cristo. In fondo, la vera pace del mondo è Lui.
D. - A settant’anni dall’inizio del secondo conflitto mondiale, il processo di riconciliazione, in Europa, ha visto il ruolo determinante della Chiesa nel suo insieme. Quanto è ancora importante, nell’attuale contesto storico, il ruolo dei cristiani per poter superare le divisioni che ancora rimangono in Europa?
R. - L’Europa vive oggi un tempo di crescente pluralismo culturale, politico ed anche religioso. Vede anche però la nascita di nuove divisioni ed ha quindi grande bisogno di unità, ma di un’unità costruita su solide basi. L’economia e la politica da sole non bastano. E’ dunque necessario che noi cristiani ricordiamo quale sia l’identità più profonda del nostro Vecchio continente. Occorre che l’Europa sappia riscoprire e tornare alle sue radici, radici che affondano nell’humus della tradizione giudeo-cristiana. E’ questo il fattore determinante dell’unità europea. L’Europa di oggi ha urgente bisogno di uno spirito di comunione, di cercare ciò che unisce veramente. Per questo sono così importanti incontri come quello di Cracovia, che promuovono il dialogo ecumenico ed interreligioso.
D. - Proprio su questo, lo spirito di Assisi arriva a Cracovia e questa è un’immagine che colpisce…
R. - Sono convinto che lo spirito di Assisi, malgrado il passare degli anni, mantenga intatta la sua attualità. L’indimenticabile incontro del 1986 ci ha ricordato che Dio è amore e quindi è un Dio di pace. Ogni tipo di violenza ed ogni guerra sono peccati gravi proprio contro Dio perché ne sfigurano drammaticamente il volto. Assisi ci ha inoltre ricordato che la pace è un dono che proviene dall’alto, cioè da Dio. Un dono che va implorato in continuazione. Il Santo Padre nella sua ultima Enciclica scrive che il vero sviluppo - e quindi anche la pace - ha bisogno di cristiani con le mani alzate verso Dio nel gesto della preghiera. L’incontro di Cracovia, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, e al quale il settantesimo anniversario dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale conferisce un significato tutto particolare, sarà soprattutto un incontro d’intensa preghiera di rappresentanti di varie chiese e comunità cristiane - ed anche di quelle non cristiane - per la pace e per la riconciliazione dei popoli.
Pellegrinaggio delle famiglie a Pompei. Martinez: chi salva la famiglia salva la società
◊ Si è svolto ieri il secondo Pellegrinaggio nazionale delle famiglie per la famiglia a Pompei, promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo. Grande la partecipazione all’evento. Sergio Centofanti ne ha parlato Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento:
R. - Diecimila persone si sono ritrovate a Scafati e da Scafati si sono incamminate in pellegrinaggio verso Pompei per testimoniare che la famiglia rimane l’avvenire della nostra società. Dobbiamo ricordare che la famiglia soffre prima di tutto una devastante crisi di valori spirituali, pertanto questo bene impareggiabile va protetto e nessuno deve ignorare che questa crisi si risolve riconsegnando a Dio - e noi lo abbiamo fatto attraverso le mani di Maria - le nostre relazioni affettive, le nostre relazioni educative, che educano alla responsabilità, al sacrificio. E’ un evento di popolo il Pellegrinaggio nazionale delle famiglie per la famiglia. Così fu lo scorso anno e si è ripetuto. Benedetto XVI, pellegrino a Pompei, ringraziò e disse di porsi in continuità ideale con questo gesto: un evento di popolo, un evento corale, di preghiera, di canti, dove genitori e figli, anziani, nonni, si sono messi in cammino per testimoniare l’originalità della famiglia cristiana e la bellezza della vita.
D. - Come sostenere oggi la famiglia?
R. - Il Santo Padre nella Caritas in veritate ci dà un orizzonte. Intanto, dice che lo sviluppo in questo nostro tempo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio, nel gesto della preghiera. Nelle difficoltà della famiglia, i cristiani devono recuperare il valore della preghiera, ma poi soprattutto riscoprendo la prossimità. E’ un tempo nel quale siamo invitati a diffidare dello straniero, a diffidare di chi ci sta accanto. I mass media continuamente enfatizzano il tema della crisi, il tema del terrore, il tema della distanza di culture, di etnie. Ecco, lo Spirito Santo riconcilia gli opposti, lo Spirito Santo ci fa apprezzare nell’altro ciò che manca e completa il mio essere uomo. E, pertanto, mettere insieme le generazioni e metterle in cammino non è soltanto l’immagine del passato dal quale noi deriviamo, ma è il migliore auspicio per il futuro.
D. - Come aiutare una famiglia in crisi? Qual è l’esperienza del Rinnovamento nello Spirito Santo?
R. - In primo luogo, chiedendo che venga rinnovato l’amore. La crisi d’amore, la solitudine che si vive in tante case, questo sguardo che potrebbe farci scoraggiare ci dice invece che una soluzione è proprio nell’amore di Dio. Dio è un amore che si invoca, ma è anche un amore che si pratica. Il cristianesimo è una pratica d’amore. Ritorna forte il tema della sfida educativa, ma bisogna rieducare all’amore i bambini, bisogna rieducare all’amore i genitori verso i figli, e i figli verso i genitori: questa è la prima causa di rinnovamento. E chi salva la famiglia oggi salva la Chiesa e chi salva la famiglia salva la società.
Anno sacerdotale: la testimonianza di un frate cappuccino che ha ricostruito da solo uno sperduto monastero sui Monti Sibillini
◊ “Il muratore di Dio”: così, affettuosamente, viene soprannominato padre Pietro Lavini. Questo religioso cappuccino di 83 anni ha ricostruito con le sue mani, pietra su pietra, l’antico monastero di San Leonardo, situato sui Monti Sibillini, nelle Marche. Un’opera durata quasi 40 anni e che non gli ha impedito, nel frattempo, di recarsi missionario anche in Africa. Al microfono di Isabella Piro, padre Pietro racconta come è nata in lui la vocazione e cosa lo ha spinto a questa storica impresa:
R. - Penso che più di una vocazione, sia una chiamata da parte di Dio. Forse Dio, proprio su quest’angolo sperduto dei Monti Sibillini, voleva richiamare l’attenzione degli uomini su certi valori. Dio chiama per qualsiasi strada, dopo sta agli uomini rispondere, come la Madonna, che ha avuto il coraggio di rispondere alla chiamata di Dio. Quindi, Dio mi ha chiamato ad essere sacerdote. Penso a San Francesco, alla sua vocazione, all’inizio della sua conversione. Dio lo chiama ed inizia a ricostruire San Damiano: “Va e ripara la mia casa cadente”. Questo è il segno evidente che Dio aveva un suo progetto: un disegno di amore e di salvezza per gli uomini.
D. - Perché ha scelto di ritirarsi a vivere fra i Monti Sibillini in solitudine?
R. - Non avevo l’intenzione di fare l’eremita. Ad un certo momento della mia vita, mi sono imbattuto in certi ruderi: era un antico monastero, il primo monastero benedettino nel Piceno. Mi sembrava di sentire la chiamata, la stessa di San Francesco, “Va e ripara la mia casa cadente”. Dare la possibilità agli uomini, nel silenzio e nel raccoglimento, di riscoprire i veri valori della vita come la fede, la speranza, una certa dignità, l’amicizia - cui io tengo molto - attraverso il silenzio, perché oggi si parla troppo.
D. - Lei sta costruendo ancora, tutt’oggi. A che punto si trova la costruzione?
R. - Mi avvicino ai 40 anni di lavoro. Adesso sto costruendo il campanile. L’ultima cosa che voglio costruire sarebbe un loculo, perché vorrei stare comodo.
D. - Lei ha vissuto in Africa. Cosa le ha insegnato quell’esperienza?
R. - Dato che avevano organizzato una missione, i superiori mi chiesero se potevo andare. Sono andato lì dal 1973 al 1974. E’ stata una cosa impressionante per me: ho organizzato due piccole chiese e a mezzogiorno mi davano un pezzo di pane. L’esperienza, lì, è veramente triste: vedere tutti quei bambini - 50 o 60 - con le loro manine che a mezzogiorno si protendevano per avere qualcosa da mangiare… Una cosa mi ha impressionato: c’era un bambino che era addirittura svenuto per la fame. Sono scene davvero raccapriccianti.
D. - Cosa si sente di dire ad un giovane che volesse intraprendere la vita sacerdotale?
R. - Per me è una cosa meravigliosa. E’ il dono più grande che mi ha fatto Dio, dopo il Battesimo.
D. - Se dovesse tornare indietro rifarebbe quindi la stessa scelta?
R. - Non sono stato io a scegliere. E’ Lui che ha scelto. Io ho avuto solo la forza di rispondere a questa chiamata da parte di Dio. Certamente è stato molto difficile. Diceva giustamente Orazio: “Nulla è concesso ai mortali senza grande fatica”. Oggi è il contrario: ai ragazzi è concesso tutto senza grande fatica. Non è così. “Chi vuole venire dentro di me”, lo ha detto apertamente Cristo, “prenda la sua Croce e mi segua”.
Una pellicola del 1948, "Guerra alla Guerra", con immagini di Pio XII, presentata al Festival del cinema di Venezia
◊ E’ stato presentato nella sezione “Questi Fantasmi”, curata da Sergio Toffetti, alla Mostra del Cinema di Venezia "Guerra alla guerra", un raro film del 1948 di grande interesse storico con numerose immagini dedicate a Pio XII. Si tratta di un documento cinematografico il cui restauro è stato curato dalla Cineteca Nazionale e dalla Filmoteca Vaticana, che ne acquisirà una copia e programmerà una speciale proiezione per la Curia romana. Il servizio di Luca Pellegrini:
Due piazze si fronteggiano, l’una piena fino all’inverosimile di un’umanità che inneggia alla guerra e applaude alla sua dichiarazione, l’altra, vuota, che muta assiste all’imminente tragedia: la prima è Piazza Venezia, l’altra è Piazza San Pietro, che si prepara ad assistere ai giorni fra i più cupi del secolo. A chi invoca la guerra, si risponde: Guerra alla guerra. E con l’approvazione di Papa Pacelli questa esclamazione divenne nel 1948 un vero e proprio film diretto da due registi italiani piuttosto sconosciuti, Romolo Marcellini e Giorgio Simonelli. Prodotto dalla Orbis Film, con il sostegno del Centro Cattolico Cinematografico, "Guerra alla guerra" è un documento storico di grande valore, costituito da riprese dal vero abilmente integrate da scene appositamente girate. Nella finzione, una famiglia lavoratrice e felice viene colpita dal dramma della perdita di un figlio a causa di un bombardamento; nella verità le scene di morte, violenza, orrore sono più che mai esplicite e certamente non comuni per l’epoca, che forse la guerra voleva dimenticare più che rivedere e rivivere.
Probabilmente fu questo il motivo per cui il film sceneggiato da Cesare Zavattini e Diego Fabbri quasi scomparve sul nascere. Di un pacifismo estremo, perché chiunque fabbrica strumenti di morte è responsabile della morte, e dunque tutte le nazioni lo sono, il film contrappone alla natura donata all’uomo per la sua sussistenza - qui il lavoro è per vivere - le fabbriche nelle quali si costruiscono armamenti mostruosi e il lavoro è per distruggere. Nella follia generale si leva una voce, quella “di chi grida nel deserto”: Pio XII è ripreso in momenti famosi - come l’arrivo a San Lorenzo dopo il bombardamento, descritto come “la bianca colomba che vola per portare a termine la sua opera di carità” - ed altri più rari. “Venga la pace, Signore”: e il Papa è in profonda preghiera. “Servire la pace”: ed eccolo accogliere, confortare, benedire. “Vogliono far tacere Cristo!” esclama ancora la voce fuori campo. Ma Cristo non tace: il Papa parla, scrive, riceve in udienza i potenti prima e dopo la guerra, ordina di aprire la residenza di Castel Gandolfo e i conventi e i chiostri di Roma a tutti i rifugiati. Si adopera in ogni modo per lenire le ferite, per ricongiungere i dispersi, per esortare alla ricostruzione. Non sappiamo se Pio XII sia stato direttamente coinvolto nella produzione e fino a che punto l’abbia sostenuta personalmente, ma l’aver concesso l’uso della sua immagine è un implicito avallo del film, che completa così un ideale dittico formato dal precedente e ben più famoso Pastor Angelicus.
Il cardinale O'Malley ribadisce a Barak Obama che la riforma sanitaria non deve finanziare l'aborto
◊ Il vescovo di Boston, il cardinale Sean Patrick O’Malley, ha ribadito ancora una volta la posizione netta della Chiesa cattolica americana sulla riforma sanitaria in discussione negli Stati Uniti: serve una legge che garantisca assistenza a tutti i cittadini, ma che non finanzi l’aborto. Lo ha fatto la scorsa settimana durante i funerali del senatore democratico, Ted Kennedy, celebrati nella Chiesa cattolica di Nostra Signora del perpetuo soccorso a Boston. Il cardinale ha deciso di raccontare ai fedeli sul suo blog personale il breve ma significativo incontro con il presidente, durante il quale ha detto al capo della Casa Bianca che “i vescovi cattolici sono ansiosi di sostenere un piano che sia per una sanità universale”. Ma ha avvertito il presidente che la Chiesa “non sosterrà un piano che comprende un finanziamento dell’aborto o potrebbe aprire la strada all’aborto in futuro”. Anche il vescovo di Sioux City, nell’Iowa, Walker Nickless, ha puntualizzato in un messaggio che “prima di tutto la Chiesa non accetterà nessuna legge che stabilisce una copertura, pubblica o privata, di aborto, eutanasia o ricerca sulle cellule staminali embrionali”. Secondo quanto già dichiarato dal segretario per le Attività pro-life della Conferenza episcopale americana, il cardinale Justin Rigali, la bozza attualmente in discussione in Parlamento, la HR 3200, “non risponde” agli standard di chi si impegna a difendere la vita e “aggira l’emendamento Hyde”, quello che proibisce lo stanziamento di soldi pubblici per sovvenzionare le interruzioni di gravidanza. (V.F.)
Cina: creata una nuova associazione per i giovani cattolici
◊ In Cina, è nata una nuova associazione cattolica per i giovani. E’ “Sale della terra e luce del mondo”, istituita ufficialmente il 23 agosto scorso nel distretto di Qi Xian, nella provincia dello Shan Xi, con una Messa solenne. A spingere il parroco che ne ha promosso la creazione, don Zhu Tuan Cheng, è stato l’obiettivo di “arricchire e qualificare la vita di fede dei giovani”, visto che la comunità cattolica locale desidera “fortificare il senso di responsabilità nei riguardi del futuro della Chiesa e della società; approfondire la fede dei giovani; promuovere la collaborazione tra i giovani e rafforzare la partecipazione giovanile alla vita parrocchiale”. L’associazione ha in programma due appuntamenti durante l’anno - uno in estate e uno in inverno - dedicati alla formazione dei ragazzi. Ogni gruppo di ragazzi può però organizzare altre attività e decidere di accogliere anche giovani non cattolici. Nella diocesi dell’associazione - Yu Ci, oggi Jin Zhong - ci sono oltre 20 mila fedeli, una trentina di sacerdoti, 29 seminaristi e una trentina di religiose della Congregazione dell’Assunzione. (V.F.)
Le Pontificie Opere Missionarie inglesi cambiano nome
◊ Sarà il nuovo arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, mons. Vincent Nichols, a presiedere mercoledì 9 settembre, nella cattedrale londinese di Westminster, una concelebrazione eucaristica dedicata alle Pontificie Opere Missionarie inglesi in occasione dell'adozione della nuova denominazione, “Missio”. Il direttore nazionale delle Pom, mons. John Dale, ha spiegato che “Missio, dal latino ‘mandare fuori’, è una parole semplice, facilmente riconoscibile, che esprime bene l’impegno per la missione affidata da Dio alla sua Chiesa”. Il cambiamento di denominazione, ha raccontato, “è stato accolto bene anche dai vescovi di Inghilterra e Galles. Il logo presenta la Croce al centro del servizio reso al Vangelo. Il nuovo motto - 'Sharing faith, giving life' ('Condividendo la fede, donando la vita') - esprime l’impegno vitale di Missio al servizio della Chiesa, soprattutto dove la Chiesa è giovane o povera”. L’agenzia Fides annuncia che alla Messa parteciperanno i rappresentanti di tutti i coloro che nel corso degli anni, in Inghilterra e Galles, hanno aiutato le Opere a sostenere le missioni. Missio è l’unica organizzazione della Chiesa che sostiene tutte le 1.069 circoscrizioni ecclesiastiche missionarie del mondo: attraverso religiosi e laici aiuta 194.855 scuole, 5.246 ospedali, 17.350 dispensari, 577 centri per la cura della lebbra e 80.560 progetti sociali e pastorali. (V.F.)
Si celebra in Europa la Giornata della Cultura ebraica
◊ Oggi è la decima edizione della Giornata europea della Cultura ebraica e il tema scelto per quest’anno è “Feste ebraiche e tradizioni”. Per l’occasione in tutte le nazioni d’Europa sono state organizzate iniziative culturali e commemorative ad hoc, che cercheranno di raccontare i momenti più importanti del calendario ebraico: dallo Shabbath (il Sabato ebraico) allo Rosh Ha-Shanà (il Capodanno), dal Kippur (il “giorno dell’espiazione”) al Sukkoth (la “festa felle capanne”). Durante la giornata, le sinagoghe apriranno le loro porte a chi voglia saperne di più sulla storia degli ebrei e sui loro percorsi attraverso il mondo. In Italia - dove la Giornata ha l’Alto patronato del presidente della Repubblica - la città scelta come capofila per l’evento è Trani, in Puglia, regione ricca di tracce della presenza ebraica, ma dove non esistono comunità ebraiche. Sempre a Trani, si apre il primo Festival della Cultura ebraica in Puglia, diretto dall'attore Gioele Dix. “A Trani - ha scritto il presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna - compiamo il primo passo verso la riscrittura di un intero capitolo, che è parte integrante della storia d'Italia e degli ebrei italiani”. (V.F.)
Alle missioni in Nigeria serve sostegno. "Aiuto alla Chiesa che soffre" dona 135 mila euro
◊ In Nigeria, la Chiesa incontra difficoltà serie, ma continua a crescere. Il vicario apostolico di Kontagora, Timothy Carroll, ha raccontato all’associazione internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) che gli estremisti islamici hanno cercato di fermare la costruzione di nuove chiese e tentato di danneggiarle durante la notte. L’associazione ha deciso quindi di donare quasi 135 mila euro in tre anni per aiutare la popolazione a sopravvivere, finanziando lo scavo di pozzi e fornendo assistenza sanitaria di base e istruzione. La stessa Acs aiuta le missioni di Karenbana, Shafashi, Bobi, Nsanji Nkoso e Galadima, nel nordest del Paese, che senza sostegno, come ha detto il vescovo, “non potrebbero sopravvivere”. Nello Stato nigeriano del Niger, in particolare, nonostante la quasi parità numerica fra islamici e cristiani, la situazione è aggravata dall’adozione della sharia, la legge coranica. Le popolazioni indigene, ha spiegato mons. Carrol, stanno abbandonando le originarie religioni tribali per scegliere fra il cristianesimo e l’islam. In Nigeria, la Chiesa cerca di offrire alla popolazione locale, per la maggior parte seminomade e analfabeta, assistenza sanitaria e istruzione. I programmi scolastici (insieme con le lezioni per informare sul pericolo rappresentato dall’Aids) sono messi in atto durante la stagione secca, da gennaio ad aprile, per non interrompere il ciclo agricolo. A chi termina i tre anni di corso di studi si offre l’accesso ai corsi del Masuga Language Centre, dove si impara la religione e la preghiera attraverso la traduzione dei Testri sacri nella lingua locale (l’Hausa o il Kamberi). La Chiesa lavora per insegnare agli abitanti l’importanza della cura dei pozzi, indispensabile per garantire la sicurezza dell’acqua e quindi le condizioni di salute della popolazione. Una suora-infermiera si sposta di villaggio in villaggio per insegnare alle madri quali sono le cause delle malattie più comuni perché, come dice un proverbio africano citato dal vescovo, “Educa una madre ed educherai un’intera famiglia”. Nelle missioni vengono anche vaccinati i bambini. Il presule spera che, nel giro dei prossimi 5 o 10 anni, le missioni si trasformino in parrocchie. Per fare ciò, però, è necessario che aumenti il numero di sacerdoti: “Le vocazioni indigene - ha detto il vescovo Carroll - sono il frutto dell’albero. Qui ora stiamo solo piantando alberi, i frutti verranno quando Dio vorrà”. (V.F.)
Una mostra cartografica a Loreto racconta le radici cristiane dell'Europa
◊ Oggi, a Loreto, si inaugura la mostra cartografica “Viaggio nell’antica cartografia d’Europa: dalle origini cristiane all’Unione Europea”, promossa dalla Delegazione pontificia e dal Centro studi lauretani. L’esposizione, allestita nella Sala degli Svizzeri del Museo Antico Tesoro, è una collezione di mappe geografiche antiche dell’Europa - datate dal XVI secolo alla fine del XVIII, il periodo cruciale per la cristianizzazione dell’Europa. All’inaugurazione sono presenti il delegato pontificio di Loreto, l'arcivescovo Giovanni Tonucci, e il presidente del “Movimento per la Vita”, il parlamentare europeo Carlo Casini. Mons. Tonucci ha spiegato che “Loreto è il cuore mariano dell’Europa e con questa mostra si vuole sottolineare la vocazione spirituale e cristiana del vecchio continente, che le sfide del mondo di oggi, proiettato verso un futuro sempre più impegnativo ed esigente, invitano ad una rinnovata coerenza di fede e di cultura”. Il direttore del Centro Studi Lauretani, fr. Stefano Vita, ha precisato che “la mostra è stata voluta per sensibilizzare e informare in particolare le nuove generazioni sulle origini dell’Europa”. (V.F.)
Il 23 settembre terminerà l'ostensione delle spoglie di San Pio da Pietrelcina
◊ Dopo l’anno di commemorazione per il 40.mo anniversario della morte di San Pio da Pietralcina e il 90.mo anniversario della stimmatizzazione, il 23 settembre prossimo si conclude l’ostensione alla pubblica venerazione del corpo del Santo. Dal giorno seguente, le sue spoglie saranno composte in un’urna alla quale sta lavorando un orafo georgiano, Guy Georges Amachoukeli, detto Goudji, che sarà posta in un reliquiario sempre da lui realizzato. Per la successiva traslazione del corpo di Padre Pio nella nuova cripta della chiesa a lui intitolata, benedetta il 21 giugno scorso da Papa Benedetto XVI. Prima della fine dell’anno commemorativo, dal 17 al 20 settembre, nell’auditorium della chiesa si svolgerà un convegno internazionale dedicato alla “stimmatizzazione somatica, fenomenologia e spiritualità”, al quale interverranno teologi, medici e studiosi di Sacra scrittura. La tradizionale veglia di preghiera in preparazione alla festa liturgica di san Pio si celebrerà a partire dalle ore 18 del 22 settembre e si concluderà con la Messa di mezzanotte, presieduta dal ministro generale dei Frati Minori Cappuccini, padre Mauro Johri. Alle 11 del giorno seguente, il nuovo arcivescovo di Manfredonia–Vieste–San Giovanni Rotondo, Michele Castoro, presiederà una celebrazione solenne e alle 18 sarà il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano e vicario generale del Papa per la Città del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro, a officiare la celebrazione. (V.F.)
A Biella il XVII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
◊ “Che cosa impedisce al cuore dell’uomo di amare in libertà? Come vincere i fantasmi che lo abitano e ne condizionano il volere? Che cos’è in radice il peccato e cosa rende davvero libera o schiava la coscienza dell’uomo?". Queste le domande che saranno poste al XVII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, che si volgerà dal 9 al 12 settembre al monastero di Bose, in provincia di Biella. Il monastero rappresenta la cornice ideale per approfondire il tema della lotta spirituale nella tradizione ortodossa e per approfondire temi essenziali della vita spirituale, che toccano le attese dell’uomo di oggi e le tradizioni stesse dell’Oriente e Occidente, dal momento che il monastero è una comunità religiosa formata da monaci di entrambi i sessi, provenienti da differenti Chiese cristiane e che fin dalla fondazione ha promosso fra loro un intenso dialogo. Ad evidenziare l’importanza del convegno, la composizione delle delegazioni ufficiali delle Chiese di Oriente e di Occidente. Ad aprire i lavori il priore di Bose, Enzo Bianchi, e il metropolita di Minsk, Filarete, esarca patriarcale di Bielorussia, che discuteranno dei fondamenti biblici e teologici della lotta spirituale. A concludere il convegno saranno i temi della valenza ecumenica di tale lotta e il suo significato per l’uomo contemporaneo. (G.C.)
L'India ricorda Madre Teresa di Calcutta a 12 anni dalla morte
◊ Sono passati 12 anni dalla morte di Madre Teresa di Calcutta, la fondatrice delle Missionarie della carità beatificata nel 2003 da Giovanni Paolo II. Sulla sua tomba si sono recati a fedeli cattolici, ma anche musulmani e indù, e in tutta l’India l’anniversario è stato ricordato con Messe e celebrazioni. A Calcutta, proprio nella casa del suo ordine religioso, l’arcivescovo Lucas Sirkar ha celebrato un Messa davanti a centinaia di persone e ha ricordato il “sì” incondizionato a Cristo di Madre Teresa come quello della Vergine Maria. Ad Ahmedabad, nello Stato del Gujarat - dove spesso ci sono stati atti di violenza contro le minoranze cristiana e musulmana da parte degli indù, a volta con l’approvazione del governo - nel 2005 l’Amministrazione locale aveva fatto erigere una statua di bronzo della Beata in un giardino, da allora conosciuto come il “giardino di Madre Teresa”. E proprio in quel giardino il vescovo della città, mons. Thomas Macwan, ha celebrato un momento di preghiera. (V.F.)
Nasce a Toronto World Mission tv
◊ In Canada, nasce World Mission tv, il canale televisivo delle Pontificie Opere Missionarie di Toronto (Pom) lanciato per dare risonanza alla Giornata missionaria mondiale, che si celebra nella penultima domenica di ottobre. Quel giorno i cattolici di tutto il mondo pregheranno per le missioni e offriranno il loro aiuto economico. L’emittente - ha spiegato all’agenzia Fides il direttore nazionale delle Pom in Canada-Toronto, Marie Deans, di Mission Today - segue il solco della rivista pubblicata dalla Pontificia Opera della Propagazione della Fede a Toronto, che in uno degli ultimi numeri ha approfondito l’importanza dell’evangelizzazione attraverso i mezzi di comunicazione moderni. Ma il progetto di rinnovamento del Pom non si limita alla televisone: il sito Web sarà aggiornato nel corso di questo mese e ospiterà le trasmissioni. Per ora World Mission tv si può già vedere sul sito Youtube: il palinsesto propone videogiornali sul mondo missionario e storie dell’Indonesia, della Thailandia, del Pakistan, delle Filippine, del Malawi, del Perù e della Nigeria, introdotte da due interventi che spiegano lo scenario del lavoro missionario, in Canada e nella Chiesa universale. Presto arriveranno anche le indicazioni guida per ogni servizio dedicate agli insegnanti che vogliono utilizzarli come strumenti didattici. (V.F.)
Afghanistan, bilancio incerto dell’attacco Nato a Kunduz. Le autorità parlano di 54 morti, per la Nato sono almeno 125
◊ Proseguono le polemiche dopo l'ennesima strage provocata da un bombardamento aereo compiuto venerdì dall'Isaf, la Forza Internazionale a guida Nato nella provincia afghana di Kunduz, nel nord del Paese. Il governatore della provincia di Kunduz, Mohammad Omar, ha dichiarato oggi che il raid avrebbe provocato la morte di 54 persone, tra cui 6 civili e un bambino. Mentre secondo un’inchiesta della Nato, riportata dal Washington Post, sarebbero almeno 125 le vittime, tra queste oltre 20 civili. Ieri, l'agenzia di stampa Pahjwok citando fonti locali, aveva parlato di 150 morti. In presenza accertata di vittime innocenti, dovrebbe in qualche modo intervenire la giustizia internazionale? Francesca Sabatinelli lo ha chiesto ad Antonio Cassese, docente di diritto internazionale, primo presidente del tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia:
R. - In teoria, potrebbe intervenire a livello penale la Corte penale internazionale, che ha giurisdizione sull’Afghanistan, soltanto che essa può essere attivata in tre modi: o dal Consiglio di Sicurezza - e quest’organo non lo farà mai perché è composto dalle grandi potenze che si rifiuteranno di agire. O dagli Stati, e nessuno Stato promuoverà un processo penale contro grandi potenze occidentali o contro i talebani, che commettono anch’essi numerosissimi crimini. Oppure dal procuratore dell’Aia, il quale però purtroppo finora si è attivato soltanto in relazione a crimini commessi in alcuni Paesi africani. Penso che il problema sia soprattutto quello di riparare il danno e compensare i familiari delle vittime. A questo livello potrebbe intervenire il Comitato internazionale della Croce Rossa per indurre le potenze occidentali che combattono in Afghanistan ad iniziare delle inchieste serie ed approfondite ed eventualmente a compensare quantomeno le vittime.
D. - Questo però prevederebbe una piena ammissione di responsabilità da parte delle forze della Nato…
R. - Il vantaggio di questa soluzione risiede nel fatto che non bisogna per forza partire dal presupposto che sono stati commessi dei crimini. Sarebbe un grande vantaggio. Pensavo al Comitato internazionale della Croce Rossa, perché ha anche compiti di controllo. Sono organismi umanitari di grandissima importanza morale, rispettati in tutto il mondo, che in qualche modo sollecitano gli Stati a tener conto della sofferenza di questi civili.
D. - Questa situazione di così difficile gestione nasce anche dall’eccezionalità della missione in Afghanistan, dalle caratteristiche non chiare?
R. - Sì e no. Purtroppo, ormai, in tutti questi conflitti armati interni o internazionali soffrono più i civili dei militari. Constatiamo ancora una volta un qualcosa che dobbiamo constatare anche in altri conflitti: si tratta di conflitti sempre asimmetrici: da una parte, una grande potenza militare e, dall’altra, terroristi, guerriglieri, combattenti per la libertà. Sono persone che comunque si nascondono tra i civili e questo comporta una sofferenza terribile tra i civili stessi.
Afghanistan
La risposta dei talebani al raid Nato del 4 settembre non si è fatta attendere. Secondo quanto riferito dal governatore di Kunduz, Mohammad Omar, un giornalista britannico che lavora per il New York Times e il suo interprete afghano sono stati sequestrati non lontano dal luogo del bombardamento. La notizia non è ancora stata confermata. Oggi, intanto, un soldato americano è stato ucciso in un attacco di ribelli nell’Afghanistan orientale. Salgono così a 318 i soldati morti dall’inizio dell’anno. Tra questi 185 sono americani.
Afghanistan, scrutinati due terzi dei voti. Karzai al 48,6%
La Commissione elettorale afghana ha reso noto, oggi, dopo lo scrutinio dei 2/3 dei voti delle presidenziali del 29 agosto scorso, che il presidente uscente, Hamid Karzai, ha ottenuto il 48,6% dei consensi. Il suo principale rivale, nonché ex-ministro degli esteri, Abdullah Abdullah, sarebbe fermo invece al 31,7%. Aumenta dunque il margine di vantaggio di Karzai sullo sfidante Abdullah: il presidente uscente ha guadagnato 1,3 punti percentuali rispetto all'ultima comunicazione dei dati, quando era stato scrutinato il 60% dei voti e si avvicina alla soglia del 50%, che gli permetterebbe di evitare il ballottaggio.
Pakistan
I corpi dei tre agenti della polizia sono stati ritrovati questa mattina in Pakistan, all'interno della loro base nei pressi di un ponte della ferrovia di Hassanabdal, una cinquantina di chilometri dalla capitale, nella provincia del Punjab. Al momento l'attacco non è stato rivendicato da alcun gruppo. Ieri intanto, le forze di sicurezza pakistane hanno distrutto un quartier generale dei talebani nell'area tribale di Khyber, al confine con l'Afghanistan e almeno 43 militanti sono rimasti uccisi nei combattimenti. L'offensiva è una rappresaglia dopo l'attacco suicida del 28 agosto scorso, quando un kamikaze si fece esplodere davanti a una caserma della polizia a Torkham, uccidendo 22 agenti.
Iran
L'Iran invita gli Stati Uniti a "rispettare" la nomina a ministro della Difesa di Ahmad Vahidi, accusato dalla magistratura argentina di coinvolgimento nell'attentato del 1994 contro un centro ebraico a Buenos Aires, costato la vita a 85 persone. Vahidi è infatti uno dei 18 ministri, proposti dal presidente Mahmud Ahmadinejad, ad aver ottenuto la fiducia del parlamento di Teheran, giovedì scorso. Ma è anche ricercato dall'Interpol per il suo coinvolgimento nell’attentato di Buenos Aires. L'amministrazione americana ha definito la nomina di Vahidi "un passo indietro" rispetto alla richiesta di un cambio di approccio verso la comunità internazionale rivolta all'Iran. E Israele aveva definito il suo ingresso nel nuovo esecutivo di Ahmadinejad come la conferma della "vera natura" del regime di Teheran.
Gabon
Non si arrestano gli scontri e le violenze in Gabon dopo le contestate elezioni presidenziali dello scorso 30 agosto. Per la terza notte consecutiva, sono in corso rivolte di piazza nella città di Port-Gentil, la seconda più grande del Paese e diverse centinaia di persone sono ormai in fuga. Gli scontri sono iniziati il 3 settembre, dopo l'annuncio della vittoria alle presidenziali di Ali Bongo, figlio dell'ex presidente Omar Bongo. Nelle violenze dei giorni scorsi, sono morte due persone e sono stati presi d'assalto il consolato francese e una sede della Total. Port-Gentil ora è accessibile solo via mare, perchè non ci sono strade e le compagnie aeree hanno interrotto i voli.
Yemen
Violenti combattimenti sono scoppiati all'alba di oggi fra l'esercito yemenita e i ribelli sciiti nella città di Saada, circa 240 chilometri a nord della capitale Sanaa. Lo hanno reso noto fonti militari e abitanti del luogo. Gli scontri sono iniziati poco dopo la preghiera dell'alba. I ribelli sciiti zaiditi hanno cominciato a sparare sull'esercito da una fortezza che domina la città vecchia. Ieri, intanto, nel nord del Paese, nonostante la tregua dichiarata poche ore prima, i combattimenti tra ribelli e militari hanno provocato decine di morti e feriti. I contrasti tra ribelli e militari sono cominciati l’11 agosto scorso, quando l'esercito ha lanciato un'offensiva contro i ribelli sciiti zaiditi della provincia di Saada, che secondo il governo yemenita sono sostenuti dall'Iran.
Filippine
Un traghetto con oltre 800 persone a bordo ha fatto naufragio la notte scorsa a largo del porto Zamboanga, nel sud delle Filippine. Tre persone sono morte, mentre altre 88 risultano disperse. Il “Superferry 9”, è affondato nell'isola meridionale di Mindanao a causa di una tempesta tropicale. Secondo una prima ricostruzione, la nave si è inclinata su un fianco e il comandante ha lanciato l'Sos. Diversi passeggeri in preda al panico si sono gettati in acqua e sono scomparsi. Nel giro di alcune ore, sul posto, sono accorsi pescherecci e altre navi che si trovavano nelle vicinanze. Hanno caricato a bordo passeggeri ed equipaggio, portandoli in salvo a Zamboanga.
Macedonia
Quindici persone sono morte ieri nella Macedonia meridionale, dove un battello carico di turisti bulgari si è capovolto ed è affondato nel lago Ohrid. L’imbarcazione, vecchia di 85 anni, era diretta verso il monastero medioevale di San Naum e trasportava 57 passeggeri. Le persone ferite sono sei, due delle quali ricoverate, ma nessuna è in pericolo di vita. In serata, si è riunito in seduta straordinaria il governo macedone, e il ministro dei trasporti, Mile Janakievski, ha presentato le proprie dimissioni.
Cina
Torna la calma ad Urumqi, capitale della provincia cinese di Xinjiang, dopo gli scontri etnici fra i cinesi di etnia Huan e gli islamici Uiguri avvenuti negli ultimi giorni, nei quali hanno perso la vita almeno cinque persone. Le autorità di Pechino hanno ordinato la rimozione di due alti ufficiali: il capo del Partito comunista locale, Li Zhi e il capo della polizia regionale, Liu Yao Hua. Dopo tre giorni di manifestazioni di protesta, la città che conta 1,8 milioni di abitanti, è tornata alla vita quotidiana, anche se il livello delle misure di sicurezza resta alto.
Israele, indignazione per svastiche in sinagoga
Reazioni indignate ha provocato a Petach Tikwa (Tel Aviv) la scoperta di frasi inneggianti ad Adolf Hitler in una sinagoga cittadina. Svastiche e scritte, tracciate con vernice nera sulle pareti esterne e interne, sono state notate ieri dai fedeli giunti per partecipare alle preghiere del sabato. Già in passato, Petach Tikwa era stata oggetto di profanazioni che avevano portato all’arresto di giovani neonazisti, colpevoli di aver violato un'altra sinagoga disegnando svastiche al suo ingresso.
Medio Oriente, Bildt rinvia visita a Gerusalemme
Il ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt, presidente di turno dell'Unione Europea, ha cancellato la visita che aveva in programma in Israele l'11 settembre prossimo. Lo riferisce il quotidiano Haaretz. La motivazione ufficiale - sostiene il giornale israeliano - è la volontà di Stoccolma di non interferire nei contatti fra Netanyahu e Washington, visti i colloqui in corso tra Israele e Stati Uniti per la ripresa del processo di pace. Per Haaretz, invece, il rinvio è legato alle polemiche per l'articolo del giornale svedese Aftonbladet, che accusava l'esercito israeliano di aver asportato organi a bambini palestinesi morti.
Usa, si dimette il consulente “verde” di Obama
Un consulente del presidente statunitense, Barack Obama, si è dimesso dopo le polemiche sulla sua passata affiliazione a un gruppo che accusò il governo Usa di coinvolgimento negli attentati dell'11 settembre. Van Jones, consulente ambientale specializzato in ''lavori verdi'', si era scusato dopo la rivelazione che lo mostrava, in passato, tra i firmatari di una petizione che ipotizzava il coinvolgimento del governo Usa negli attacchi dell'11 settembre e dopo la diffusione di un video nel quale veniva usavato un epiteto molto crudo contro i repubblicani.
Kenya, estremisti progettavano attentati durante visita di Hillary Clinton
Gli estremisti islamici avevano intenzione di compiere una serie di attacchi a Nairobi, durante la visita in Kenya, del mese scorso, del segretario di Stato americano, Hillary Clinton. Lo ha rivelato oggi il quotidiano kenyota Sunday Nation, che cita una fonte della sicurezza. Il piano cui i terroristi stavano lavorando è stato sventato la settimana prima dell'arrivo del capo della diplomazia americana grazie a intercettazioni telefoniche. L'attentato prevedeva l'esplosione di una bomba nell'albergo in cui alloggiava la Clinton, un attacco contro una fermata degli autobus e un terzo contro un hotel vicino. Dietro il complotto si nasconderebbe la mano di estremisti legati al gruppo somalo Al Shabab, considerato molto legato ad Al Qaeda. Cinque persone sono state arrestate: tra queste un uomo e una donna con passaporto danese. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Rizzo)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 249
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