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Sommario del 05/09/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa per la Giornata missionaria mondiale: la Chiesa esiste per portare la salvezza di Cristo a tutti i popoli
  • La visita del Papa a Viterbo e Bagnoregio: intervista con mons. Chiarinelli
  • Udienze
  • Le celebrazioni del Papa fino a novembre: tra gli eventi più significativi, il Sinodo per l’Africa, la canonizzazione di 5 Beati, i viaggi nella Repubblica ceca e a Brescia
  • Guerra e riconciliazione: l'editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • A Cracovia l'incontro interreligioso promosso da Sant'Egidio. Con noi il cardinale Dziwisz
  • No di Usa e Ue all'espansione degli insediamenti israeliani
  • Il cardinale Vallini affida alla Vergine di Lourdes la città di Roma
  • Pellegrinaggio dell'Unitalsi "Bambini di pace" in Terra Santa
  • Al Festival del Cinema di Venezia il film "Via della Croce" di Serena Nono
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Solidarietà dell’Ac a Dino Boffo. Mons. Crociata: i cattolici resistano alla sindrome da assedio
  • Il cardinale Kasper: nel dialogo ecumenico il futuro dell'Europa
  • I Vescovi di Ecuador, Venezuela e Colombia chiedono unità fra i tre Paesi
  • Il Cec condanna la violenza sulle donne in Congo e la legge sulla blasfemia in Pakistan
  • Nuovo appello dell'Onu a Ginevra per la tutela dell’ambiente
  • Ultimo giorno di lavori per il Simposio intercristiano su Sant'Agostino
  • Nairobi: Seminario nazionale di formazione dei laici
  • 24 Ore nel Mondo

  • G20 di Londra: accordo anticrisi. Disoccupazione record negli Usa e in Europa
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa per la Giornata missionaria mondiale: la Chiesa esiste per portare la salvezza di Cristo a tutti i popoli

    ◊   “Le nazioni cammineranno alla sua luce”: è il titolo del Messaggio del Papa per la Giornata missionaria mondiale che la Chiesa celebrerà domenica 18 ottobre. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    La Missione “essenziale” della Chiesa “è quella di chiamare tutti i popoli alla salvezza operata da Dio tramite il Figlio suo incarnato”. E’ quanto ribadisce il Papa nel Messaggio per la Giornata missionaria mondiale: “è in questione la salvezza eterna delle persone – sottolinea - il fine e compimento stesso della storia umana e dell’universo”. Quindi aggiunge: “Dobbiamo sentire l’ansia e la passione di illuminare tutti i popoli, con la luce di Cristo, che risplende sul volto della Chiesa”. Ed è in questa prospettiva che i cristiani “sparsi in tutto il mondo operano, si affaticano, gemono sotto il peso delle sofferenze e donano la vita”. “La Chiesa – prosegue il Pontefice - non agisce per estendere il suo potere o affermare il suo dominio, ma per portare a tutti Cristo, salvezza del mondo”. Una missione sempre più urgente ad una umanità che “conosce stupende conquiste, ma sembra avere smarrito il senso delle realtà ultime e della stessa esistenza”.

     
    Di fronte ai conflitti, alle povertà e alle sofferenze del mondo, dunque, “la missione della Chiesa è quella di ‘contagiare’ di speranza tutti i popoli”. Un servizio che non è “a misura dei bisogni materiali o anche spirituali che si esauriscono nel quadro dell’esistenza temporale, ma di una salvezza trascendente, che si attua nel Regno di Dio”. Regno che, “pur essendo nella sua completezza escatologico e non di questo mondo (cfr Gv 18,36), è anche in questo mondo e nella sua storia forza di giustizia, di pace, di vera libertà e di rispetto della dignità di ogni uomo. La Chiesa mira a trasformare il mondo con la proclamazione del Vangelo dell'amore, ‘che rischiara sempre di nuovo un mondo buio e ci dà il coraggio di vivere e di agire’”.

     
    Il Papa ricorda “quei missionari e missionarie che si trovano a testimoniare e diffondere il Regno di Dio in situazioni di persecuzione, con forme di oppressione che vanno dalla discriminazione sociale fino al carcere, alla tortura e alla morte. Non sono pochi – rileva - quelli che attualmente sono messi a morte a causa del suo ‘Nome’” e seguono “lo stesso destino del loro Maestro”: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15,20). Questo perché la Chiesa “non agisce in base ad una logica umana o contando sulle ragioni della forza, ma seguendo la via della Croce”.

     Il Papa invita i cattolici a “sostenere i missionari, le missionarie e le comunità cristiane impegnate in prima linea in questa missione, talvolta in ambienti ostili di persecuzione” e allo stesso tempo esorta “tutti a dare un segno credibile di comunione tra le Chiese, con un aiuto economico, specialmente nella fase di crisi che sta attraversando l’umanità, per mettere le giovani Chiese locali in condizione di illuminare le genti con il Vangelo della carità”.

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    La visita del Papa a Viterbo e Bagnoregio: intervista con mons. Chiarinelli

    ◊   La città e la diocesi di Viterbo stanno vivendo in queste ore la vigilia del loro incontro con Benedetto XVI, che domattina alle 9 giungerà in elicottero nel capoluogo laziale dove celebrerà la Messa, per poi spostarsi nel pomeriggio nella località di Bagnoregio che custodisce la reliquia di San Bonaventura. La cronaca dell’attesa è nel servizio della nostra inviata, Antonella Palermo:

    Ad una prova tecnico-logistica importante è stata sottoposta la città di Viterbo in questi ultimi giorni. Lungo le strette vie del centro – dove c’è ancora qualche traccia della festa della patrona Santa Rosa – le bandiere bianche e gialle hanno adornato i palazzi che sono di grande valore artistico e religioso. Siamo del resto nella “Città dei Papi”, nota per il primo Conclave della storia che nel 1271, dopo 33 mesi di sede vacante – portò all’elezione del Beato Gregorio X. Altri cinque Pontefici vi furono poi eletti, di cui quattro sono qui sepolti. Illuminate da un piacevole sole settembrino sono le nuove porte di bronzo che il vescovo ha voluto appositamente far realizzare per il Duomo di San Lorenzo e che il Santo Padre domani benedirà. In particolare le due laterali che completano il trittico e ricordano l’evento della riunificazione di sei diocesi nell’unica Viterbo, avvenuta nel 1986. Nella valle Faul, dove sarà celebrata la Messa alle 10.30, c'è fermento attorno al grande palco su due livelli a forma circolare. La struttura di copertura è in legno lamellare e ha la forma di una conchiglia aperta. Saranno oltre 180 fra diocesani e religiosi i sacerdoti concelebranti in rappresentanza di oltre 90 parrocchie della diocesi. Qui la gente si attende che il Papa esprima un messaggio di pace per tutti e che confermi nella fede. “Occorrono tanti nuovi sacerdoti. Speriamo che questa visita serva anche a far nascere nuove vocazioni”, dice una donna dell’Unitalsi che accompagnerà i malati, malati che saranno in prima fila per assistere alla celebrazione. Attesa anche al Santuario della Madonna della Quercia dove si spera che da questa visita pastorale si ravvivino i pellegrinaggi già numerosi. A Bagnoregio l’emozione è forte. “E’ il primo Papa che viene a visitarci e noi siamo felici”, ci dice il sindaco di questa piccola cittadina che ha dato i natali a San Bonaventura, di cui nella concattedrale si conserva l’unica reliquia al mondo, il suo braccio. Qui Benedetto XVI ricorderà un maestro spirituale e intellettuale importante per la sua formazione teologica.

     
    Tra le autorità che accoglieranno il Papa al suo arrivo - e che sarà con lui sull’altare al momento della Messa - è il vescovo di Viterbo, Lorenzo Chiarinelli. Al microfono della nostra inviata, Antonella Palermo, il presule esprime le aspettative sue e della sua Chiesa per la visita del Pontefice:

    R. - Il frutto fondamentale è quello espresso nel logo di questa visita, che è la Parola di Gesù a Pietro: “ Conferma i tuoi fratelli”, la conferma nella fede. Noi abbiamo bisogno di riprendere consapevolezza, di riprendere la gioia e la speranza nel vivere la fede in questo oggi. Per i giovani in particolare, ma per l’intero territorio, per questa Chiesa mi pare l’obbiettivo primario di questa visita del Santo Padre.

     
    D. – Come vive Viterbo oggi l’importante tradizione storica che l’ha legata per lungo tempo ai Pontefici?

     
    R. – La realtà di oggi è molto bella e forse anche in me, anche come vescovo, non solo ha destato sorpresa, ma ammirazione: la gioia, l’entusiasmo da parte delle persone, anche da parte di tutte le istituzioni, nel preparare questa visita, una coralità e una sinergia che veramente è ammirevole.

     
    D. – Viterbo fu sede papale in un periodo storico carico di tensioni per le lotte tra guelfi e ghibellini. Nella situazione di oggi, in cui la Chiesa vive talvolta momenti di difficoltà, qual è il significato di questa visita del Papa?

     
    R.- Per me sono due espressioni che prendiamo dal Concilio: la Chiesa come segno di comunione nella società e nella storia, la comunione. E Papa Benedetto XVI non da oggi insiste su questo nodo portante. Ne abbiamo bisogno perché la Chiesa è fraternità, è - diceva il Concilio - “Imago Trinitatis” e allora le relazioni vanno recuperate. Ma insieme l’altra espressione del Concilio, spazio di vera fraternità, è costruire questa realtà nuova, in cui l’altro è come te nella solidarietà e nella comunione con gli altri.

     
    D. – Perché è importante la tappa che Benedetto XVI farà nel pomeriggio a Bagnoregio?

     
    R. – Perché oltre quella esperienza di fede popolare che noi abbiamo vissuto in questi giorni, per esempio nella memoria di Santa Rosa, c’è la “docta fides”. La fede è una sfida per l’intelligenza, Benedetto XVI ha detto, ma la fede è amica dell’intelligenza, solo che l’intelligenza deve aprire i suoi spazi. Questa apertura alla trascendenza che nella realtà bonaventuriana e nella meditazione che Joseph Ratzinger ha fatto sulla teologia della storia di Bonaventura diventa una provocazione, ma anche a mio parere un appello molto forte per la cultura contemporanea.

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    Udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, alcuni presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Ovest 1-2), in visita "ad Limina Apostolorum".

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    Le celebrazioni del Papa fino a novembre: tra gli eventi più significativi, il Sinodo per l’Africa, la canonizzazione di 5 Beati, i viaggi nella Repubblica ceca e a Brescia

    ◊   Pubblicato stamani il calendario delle celebrazioni presiedute dal Papa fino a novembre. Tra gli eventi più significativi: le Messe per l’apertura e chiusura del Sinodo dei Vescovi per l’Africa, la canonizzazione di 5 Beati, il viaggio apostolico nella Repubblica Ceca, la visita pastorale a Brescia e l’ordinazione episcopale di 5 nuovi presuli. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Benedetto XVI presiederà sabato prossimo nella Basilica Vaticana, alle ore 10, la Messa per l’ordinazione episcopale di 5 nuovi vescovi. Si tratta di mons. Gabriele Giordano Caccia, nuovo nunzio in Libano, mons. Pietro Parolin, nuovo nunzio in Venezuela, mons. Giorgio Corbellini, neo presidente dell’Ufficio del lavoro della Sede Apostolica, mons. Franco Coppola, nuovo nunzio in Burundi e mons. Raffaello Martinelli vescovo eletto di Frascati. Dal 26 al 28 settembre, Benedetto XVI si recherà nella Repubblica Ceca per il suo 13.mo viaggio apostolico internazionale. Tra gli eventi più significativi della visita la Santa Messa di lunedì 28, a Stará Boleslav, nella memoria liturgica di San Venceslao, patrono della nazione. Il mese di ottobre si apre all’insegna della Chiesa africana. Domenica 4 ottobre il Papa presiederà in San Pietro, alle ore 9.30, l’apertura della II Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Sinodo che il Papa chiuderà con una Messa sempre nella Basilica Vaticana domenica 25 ottobre. Ecco come il Papa ha sottolineato l’importanza di questo evento, nell’udienza generale del primo aprile scorso, di ritorno dal suo viaggio in Camerun e Angola:

    “L’Assemblea sinodale si svolgerà a Roma, ma essa è in un certo senso già iniziata nel cuore del continente africano, nel cuore della famiglia cristiana che là vive, soffre e spera (…) In mezzo ai conflitti purtroppo numerosi e drammatici che ancora affliggono diverse regioni di quel continente, la Chiesa sa di dover essere segno e strumento di unità e di riconciliazione, perché tutta l’Africa possa costruire insieme un avvenire di giustizia, di solidarietà e di pace, attuando gli insegnamenti del Vangelo”.

     
    Sempre nel mese di ottobre, sabato 10 alle ore 18 in Aula Paolo VI, il Papa reciterà la preghiera del Rosario con gli universitari degli atenei romani. Quindi la domenica successiva, in Piazza San Pietro alle ore 10, Benedetto XVI celebrerà la Messa di Canonizzazione dei 5 Beati. Tra i nuovi Santi anche Josef Damiano de Veuster, prete olandese, apostolo dei lebbrosi nell’isola di Molokai nell’Oceano Pacifico. Accanto ai lebbrosi con amore e coraggio, contrarrà egli stesso il terribile morbo che lo porterà alla morte nel 1889 all’età di 49 anni. A novembre, dopo la Messa di giovedì 5 in suffragio dei cardinali e vescovi defunti nel corso dell’anno, il Papa si recherà in visita pastorale a Brescia domenica 8 novembre. Ecco l’annuncio del vescovo di Brescia, mons. Luciano Monari:

     
    “Il Papa verrà a visitarci domenica 8 novembre. Il motivo è naturalmente il trentesimo anniversario dalla morte di Paolo VI. Papa Ratzinger, come sapete, fu creato cardinale da Paolo VI ed ha sempre avuto verso il nostro Papa bresciano una riconoscenza ed un amore grande. Per questo verrà e vivrà con noi una giornata che sarà un momento intenso di comunione e di preghiera”. (9 aprile 2009)
     
    Benedetto XVI si recherà a Brescia per inaugurare la nuova sede dell'Istituto Paolo VI a Concesio. Dopo l'inaugurazione del centro, il Papa guiderà a mezzogiorno la preghiera mariana dell'Angelus e, nel pomeriggio, celebrerà la Messa per l'intera comunità diocesana.

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    Guerra e riconciliazione: l'editoriale di padre Lombardi

    ◊   Per un giorno, martedì scorso, la comunità internazionale si è fermata per ricordare e riflettere sulle sofferenze causate dal secondo conflitto mondiale. Numerosi leader politici si sono ritrovati all’alba del primo settembre sulla penisola polacca della Westerplatte, che nelle stesse ore e nella stessa data di 70 anni fa fu cannoneggiata dalla corazzata tedesca Schleswig-Holstein, segnando così il primo atto bellico della Seconda Guerra Mondiale. Anche Benedetto XVI - come pure i vescovi della Germania e della Polonia - hanno dedicato nei giorni scorsi alcune riflessioni a quell’evento. Lo ricorda padre Federico Lombardi nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    “Nella memoria dei popoli rimangono le umane tragedie e l’assurdità della guerra. Chiediamo a Dio che lo spirito del perdono, della pace e della riconciliazione pervada i cuori degli uomini” – così il Papa a proposito della commemorazione del 70° anniversario dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Ormai le generazioni dei testimoni diretti dell’immane tragedia si vanno assottigliando, ed anche quelle di chi ha avuto il coraggio di pronunciare parole di pentimento e di perdono e di fondare nuovi rapporti di pace fra i popoli. E’ giusto quindi che anche la Chiesa dia il suo contributo specifico alla memoria storica.

    Gli ultimi due Papi hanno un’autorità personale particolare per farlo. Come diceva Benedetto XVI il 19 maggio 2005, “entrambi questi Papi in gioventù – seppure su fronti avversi e in situazioni differenti – hanno dovuto conoscere la barbarie della Seconda Guerra Mondiale e dell’insensata violenza di uomini contro altri uomini, di popoli contro altri popoli”. Entrambi questi Papi si sono recati ad Auschwitz affermando: “Non potevo non venire qui”. E giustamente i vescovi polacchi e tedeschi hanno riaffermato insieme pochi giorni fa: “La riconciliazione fra i nostri popoli è un dono che possiamo portare nella storia dell’Europa unita”. Quando ricordano l’assurdità dell’odio, i credenti ricordano allo stesso tempo sempre la necessità e l’impegno del perdono e della riconciliazione. Solo così si può costruire la pace e dire con convinzione: “Mai più la guerra!”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo del vice direttore dal titolo “Da Agostino Bonaventura: la visita del Papa alla diocesi di Viterbo”.

    Il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale missionaria.

    Per la Tuscia una pietra miliare: Mario Ponzi intervista il vescovo di Viterbo, Lorenzo Chiarinelli, alla vigilia della visita del Papa.

    Nell’informazione internazionale, in primo piano l’Afghanistan: dopo il raid a Kunduz parte l’inchiesta di Nato e Onu.

    Il paradiso, il purgatorio, l’inferno e lo scandalo della libertà: il cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna, sul tema del giudizio universale e dell’al di là.

    Storico per vocazione: Marco Roncalli ricorda lo storico e teologo belga Roger Aubert.

    Nel segreto dei cuori degli altri: Luca Pellegrini sui film “Lourdes” e “Via della Croce” presentati al Festival del cinema di Venezia.

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    Oggi in Primo Piano



    A Cracovia l'incontro interreligioso promosso da Sant'Egidio. Con noi il cardinale Dziwisz

    ◊   “Lo spirito di Assisi a Cracovia”: con questo titolo prende il via domani in Polonia, l’Incontro interreligioso di preghiera per la Pace, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’arcidiocesi di Cracovia. All’evento, che avrà inizio con la Messa che sarà celebrata nel Santuario della Divina Misericordia, presieduta dal cardinale arcivescovo di Cracovia, Stanislaw Dziwisz, prenderanno parte numerose personalità del mondo politico polacco ed internazionale, oltre ad eminenti rappresentanti dell’economia, storici ed alti rappresentanti dell’universo religioso cristiano, ebraico e musulmano. Nel corso dei tre giorni di lavori sono previsti oltre 20 seminari su argomenti che spaziano dal dialogo interreligioso ed ecumenico ad argomenti di natura politica, economica e sociale. Filo conduttore di tutti gli incontri saranno le importanti ricorrenze dei 70 anni dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e dei 20 anni dalla caduta dei regimi comunisti in Europa orientale. Sull’importanza e il significato di questo incontro internazionale di preghiera e di studio, Stefano Leszczynski ha intervistato il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia:

    R. – Sono contentissimo e molto grato alla Comunità di Sant’Egidio che ha ripreso l’iniziativa di Giovanni Paolo II. Quest’iniziativa consisteva nel pregare per la pace e nel pregare Dio e, allo stesso tempo, parlare alla gente di pace e portare avanti proprio l’idea della pace tramite il dialogo e l’avvicinamento tra religioni e culture di tutto il mondo.

     
    D. – La Chiesa polacca, la Polonia, è forse il territorio occidentale più vicino all’Oriente e, come tale ha un ruolo particolarmente importante nel dialogo verso l’Oriente, verso i cristiani dell’Europa orientale e verso le Chiese sorelle. Queste iniziative come e quanto aiutano questo tipo di dialogo?

     
    R. – Non ci sono più le frontiere geografiche, ma c’è ancora una frontiera nei cuori della gente e bisogna superarla. Si deve tornare a quell’iniziativa dell’episcopato polacco e tedesco in occasione del “Millennium” della cristianità in Polonia. Una lettera molto bella e che è ancora attuale: “Perdoniamo e chiediamo perdono”. Questo cammino rappresenta una bellissima occasione dell’incontro a Cracovia, perché vengono tante persone dai Paesi dell’Est. Vengono gli ortodossi ma anche i cattolici e ci incontriamo qui, attorno a Gesù misericordioso. Speriamo che la preghiera di tutti questi cristiani possa portare il frutto dell’unità, possa farci essere ancora più fratelli, per proclamare una nuova evangelizzazione nel mondo che ha bisogno appunto dell’unità.

     
    D. – Il ruolo della Chiesa nel processo di riconciliazione, come lei ha appena sottolineato, è sempre stato molto importante, ha segnato un passo fondamentale. Quanto questa riconciliazione, che va ancora avanti, può influenzare anche la riconciliazione politica tra i popoli? Spesso ci sono ostacoli che appaiono insormontabili e che poi, alla luce di un dialogo fraterno, vengono invece risolti o sembrano facilmente risolvibili. E’ possibile questo percorso, anche verso Oriente?

     
    R. - L’unità politica dell’Europa più o meno c’è. Non c’è ancora però l’unità delle Chiese cristiane o delle comunità religiose cattoliche. Dobbiamo quindi fare tutto il possibile per sanare questa frattura che c’è in Europa, lavorare per l’unità anche spirituale. L’Europa ha radici cristiane e partendo da questo dobbiamo collaborare tutti insieme per creare l’unità spirituale dell’Europa.

     
    D. – Una riflessione sul ruolo dei laici. I laici hanno sempre avuto una grande importanza, valorizzata anche da Giovanni Paolo II. Quanto e come si dovrebbe sviluppare, oggi, questo ruolo dei laici all’interno della Chiesa per facilitare il riavvicinamento, la riconciliazione, il processo politico? I laici in fondo sono ovunque, sono in tutti i gangli della società. Come dovrebbero agire, su quali direttrici dovrebbero muoversi per agire ancora meglio?

     
    R. – Dopo l’ultimo Concilio il ruolo dei laici nella Chiesa è diventato molto importante. La Chiesa è il Popolo di Dio, non è solo gerarchia, sacerdoti o suore. Tutti insieme sono il Popolo di Dio. Il sacerdote serve il Popolo di Dio, è il suo compito. I laici sono sempre più consapevoli che devono avere questa responsabilità nel mondo, perché arrivano in tutti gli ambienti e possono testimoniare la propria fede e far presente la Chiesa. Possono farlo anche a livello politico, sia in Europa sia nei Paesi in cui vivono. Credo che i laici abbiano una grande importanza e gioisco perché la loro consapevolezza aumenta sempre più. Questo è un grande aiuto per i vescovi ed i sacerdoti. Lo vediamo anche in occasione di questo congresso, fatto soprattutto dai laici.

     
    D. – Ci sono molti valori che la Chiesa cerca di comunicare al mondo. Spesso, però, i politici, i grandi economisti, coloro che hanno il potere non sembrano essere in grado di capire questi valori. C’è, secondo lei, una speranza di miglioramento, qualche segno di buona volontà da parte dell’alto mondo politico nel comprendere i valori proposti dalla Chiesa per il miglioramento della società e del mondo o continuano ad essere abbastanza chiusi?

     
    R. – I cattolici non devono lasciare la politica, l’economia agli altri. Devono entrare in politica. I laici devono aiutare questi nostri esponenti e leader ad entrare in questo mondo tramite le elezioni. Non si può lasciare la guida del mondo e dell’Europa a persone estranee ai valori morali e naturali. Dobbiamo portare avanti le persone sane, serie, che in futuro daranno la direzione all’Europa e al mondo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    No di Usa e Ue all'espansione degli insediamenti israeliani

    ◊   Stati Uniti e Unione Europea condannano fermamente il via libera all'espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, chiedendo con urgenza che vengano fermati. Una posizione chiara, dunque, che contrasta il piano del premier israeliano Benjamin Netanyahu che prevede il via libera alla costruzione di centinaia di nuovi appartamenti. Salvatore Sabatino ha chiesto a Maria Grazia Enardu, docente di Storia e Relazioni Internazionali presso l’Università di Firenze, quali ricadute ci possiamo attendere, a questo punto, sul processo di pace:

    R. – Nessuna in pratica, perché il piano di pace ha subito importanti cambiamenti, con la decisione americana di non occuparsi nel 2010, come era stato detto fino a pochi mesi fa, della questione della pace, ma di rimandarla all’anno successivo. Quindi, quello che il governo israeliano ha annunciato, allo scopo di tenere insieme la sua coalizione, che è di destra e di estrema destra, è semplicemente una fase tattica.

     
    D. – L’amministrazione Obama ha sostenuto il rilancio del piano di pace. Ora è prospettabile, secondo lei, un congelamento dei rapporti tra Washington e lo Stato ebraico?

     
    R. – Credo proprio di no, perché sono importanti, troppo importanti, l’uno per l’altro. Ci sarà una fase di ripensamento. La richiesta di congelare gli insediamenti dopo questa ultima fase sarà, immagino, controllata dagli americani. Però, per il momento, le priorità sono davvero cambiate.

     
    D. – Tra l’altro, il 23, 24 settembre prossimi, nell’ambito dell’Assemblea generale dell’Onu, si potrebbe assistere ad un vertice tra Nethanyau e Abbas con la presenza di Obama. Cosa possiamo attenderci da questo incontro?

     
    R. – La definizione di una sorta di scaletta temporanea, la presa di impegni precisi da Israele, e cioè di congelare a quel punto gli insediamenti e il concentrarsi di tutti sulla questione dell’Iran. Questo è da intendersi anche come una vittoria del governo Nethanyau, che ha sempre sostenuto che la vera priorità delle questioni mediorientali fosse l’Iran e non un trattato di pace con i palestinesi.

     
    D. – Professoressa, gli insediamenti dei coloni ebraici nei territori palestinesi hanno sempre creato grandi tensioni. Dopo un periodo di relativa calma, però, Nethanyau, ha preso questa decisione. Ci sono ovviamente dei motivi politici interni...

     
    R. – Si, sono soprattutto motivi politici interni. Ci sono, però, anche motivi politici ideali e generali. Il tipo di sionismo che ha costruito Israele - ce ne sono diversi tipi – è un sionismo fortemente pragmatico, fortemente costruttivo. Negare la crescita di insediamenti, in quella che gli israeliani chiamano Giudea e Samaria, è negare l’essenza stessa d’Israele.

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    Il cardinale Vallini affida alla Vergine di Lourdes la città di Roma

    ◊   Si è concluso ieri pomeriggio il pellegrinaggio annuale della diocesi di Roma a Lourdes, una tradizione che ormai si ripete dal 1957. Il pellegrinaggio è stato guidato dal cardinale vicario Agostino Vallini che ha affidato la città di Roma alla Vergine di Lourdes. Quest'anno era presente anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Sul significato di questo evento Luca Collodi ha intervistato lo stesso cardinale Vallini:

    R. – Dico che è un pellegrinaggio dell’anima, perché mi pare molto importante aiutare le persone al senso dell’ascolto di Dio e a Lourdes ho l’impressione che ci siano delle condizioni di particolare favore.

     
    D. – Come si inserisce questo pellegrinaggio nella vita pastorale della diocesi di Roma?

     
    R. – Si inserisce, perché il tema che abbiamo dato al pellegrinaggio è esattamente quello che ci sta impegnando come diocesi, il tema della verifica pastorale, che quest’anno avrà due ambiti della pastorale ordinaria: la celebrazione dell’Eucaristia domenicale e quello della testimonianza della carità. Dopo che abbiamo iniziato con un convegno aperto dal Santo Padre sul tema dell’appartenenza ecclesiale, della corresponsabilità pastorale, confido che anche questo pellegrinaggio possa aiutarci, affinché possa essere una luce e un incoraggiamento nel cammino della nostra Chiesa diocesana.

     
    D. – Lei da poco più di un anno è vicario del Papa per la diocesi di Roma. Che idea si è fatto di quest’esperienza e della città?

     
    R. - Molto positiva. Sono molto consolato. Innanzitutto, per la testimonianza esemplare che ricevo da tanti sacerdoti, che nel silenzio della vita quotidiana sono dei veri testimoni e annunciatori del Vangelo. La Chiesa di Roma è una Chiesa molto ricca di Vangelo, di servizio umile, nascosto, ma fecondo. Certo, ci sono anche in una città cosmopolita come la nostra degli aspetti che fanno pensare e che domandano un intervento. La verifica pastorale dovrebbe aiutarci anche a focalizzare meglio la presenza pastorale della nostra diocesi.

     
    D. – La Chiesa di Roma cosa può fare per richiamare i distratti ad una riflessione maggiore?

     
    R. – Io penso che la prima via è quella di una forte testimonianza, nella misura in cui noi cristiani abbiamo delle identità forti, chiare, che, umilmente, senza arroganza, testimoniano il Vangelo, come ci invita a fare il Santo Padre continuamente. Tutto questo è una grande voce, un interrogativo a tante coscienze che cercano...

     
    D. – A Lourdes lei ha pregato personalmente per una preoccupazione particolare per Roma, per l’Italia...

     
    R. – Direi che tra le prime intenzioni c’è stata e c’è quella della santificazione dei sacerdoti. Roma ha bisogno di vocazioni. Abbiamo pochi sacerdoti a Roma. Se consideriamo che tanti sono i sacerdoti presenti a Roma, per motivo di studio, di servizio alla Santa Sede, ma non per i grandi quartieri di Roma. Roma è una città in espansione. Allora, vocazioni che maturino nelle comunità ecclesiali sarebbero tanto desiderate. Naturalmente ho anche pregato per la vita della città, in particolare per le tante famiglie che oggi sono in difficoltà. Questo è motivo di pena, al quale cerchiamo di sovvenire anche con tutte le attività della Caritas diocesana e delle altre organizzazioni cattoliche collegate. Certo, mi piacerebbe che questo periodo di crisi potesse essere superato presto. Tra le persone non posso dimenticare gli ammalati e, in particolare, i giovani, che sono una grande risorsa, ma che avrebbero bisogno anche di forti testimonianze da parte di noi adulti. Speriamo che anche da questo pellegrinaggio possa derivare un impulso maggiore all’offerta di questa testimonianza.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Pellegrinaggio dell'Unitalsi "Bambini di pace" in Terra Santa

    ◊   Grande entusiasmo al pellegrinaggio dell'Unitalsi "Bambini di pace" iniziato ieri in Terra Santa e giunto alla sua sesta edizione. Partecipano all'iniziativa 150 bambini, 300 papà, mamme e nonni e 150 volontari. Oggi tappa al Lago di Tiberiade dove gli animatori hanno inscenato la pesca miracolosa per spiegare ai più piccoli il significato dei segni di Gesù. Il pellegrinaggio è guidato da mons. Luigi Moretti, vicegerente della diocesi di Roma, e dal presidente nazionale dell'Unitalsi, Antonio Diella, che al microfono di Eliana Astorri racconta come i piccoli pellegrini si sono preparati a questa esperienza straordinaria nella terra di Gesù:

    R. – Noi abbiamo iniziato a lavorare con i bambini preparando tutto un percorso di conoscenza del territorio, dei problemi del territorio e delle persone di questo territorio. Per mesi i bambini hanno studiato i vestiti, le feste che realizzeremo insieme ai bambini del luogo, i posti che vedranno. Il tutto nell’ottica di far materializzare davanti ai loro occhi quello che hanno sempre sentito raccontare: i luoghi di Gesù, degli Apostoli, del primo popolo che è arrivato in quella terra con una promessa. C’è stato tutto un percorso, ma soprattutto un percorso di festa e di gioia che ha coinvolto i bambini ed anche i genitori per arrivare in Terra Santa sapendo di essere alla fine di un percorso che ci apre alla prospettiva di vedere il Signore con noi, in mezzo ai bambini, in segno di pace per tutti.

     
    D. – Quanti anni hanno questi bambini?

     
    R. – Partono da quattro anni per arrivare fino ai dodici, tredici.

     
    D. – I ragazzi più grandi, come diceva lei, di tredici-quattordici anni, hanno consapevolezza di quello che succede da decenni in quell’area, del conflitto israelo-palestinese?

     
    R. – Questi ragazzi hanno due consapevolezze: si rendono conto che andiamo in un luogo dove le persone non sono d’accordo tra loro e si rendono anche conto, però, che l’immagine di quella terra non può essere soltanto un’immagine violenta, perché in effetti non è così. Molti luoghi dove andremo sono zone dove non esiste un conflitto armato. Esiste piuttosto un’evidente difficoltà di rapporti tra popoli, tra persone che vivono vicine. Se ne rendono conto, hanno fatto degli studi anche su questo perché siamo arrivati insieme alla convinzione che anche la nostra presenza e quella dei bambini - che non hanno difficoltà a riconoscersi in un’amicizia con bambini di altri luoghi e di altre popolazioni - sarà un segno importante per dire: “Ricostruiamo insieme un rapporto ordinario di convivenza e di amicizia”. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Al Festival del Cinema di Venezia il film "Via della Croce" di Serena Nono

    ◊   Quando l’arte incontra la carità e la fede. Alla 66.ma Mostra del Cinema in corso a Venezia, un momento di grande intensità si è vissuto con la proiezione di "Via della Croce", nel quale gli ospiti della Casa dell’Ospitalità di Sant’Alvise a Venezia diventano i protagonisti di una Via Crucis cinematografica realizzata dalla regista veneziana, Serena Nono. Il servizio di Luca Pellegrini.

    La Casa dell’Ospitalità si trova a Canareggio. Accoglie ventidue ospiti dalle fedi e nazionalità diverse. Hanno in comune l’abbandono, la solitudine, il senso perduto della vita. Serena Nono, regista, pittrice e scultrice, ama Venezia, è attenta ai poveri, legge il Vangelo, conosce la musica, è figlia di Luigi, le cui musiche ha utilizzato nel film. Ha portato quei poveri, che di Gesù sono stati i compagni di strada, nelle calli e nei campi della città, li ha vestiti di poche cose, li ha fatti recitare la Passione, intercalando la lettura di brani del Vangelo di Giovanni e Matteo e le loro testimonianze di vita. Li ha posti davanti alla telecamera e li ha filmati così, in una sorta di neorealismo evangelico. Il processo con Pilato è nel Campo del SS. Salvatore, la flagellazione dinanzi a una chiesa, spesso l’acqua fa da sfondo. I temi del giudizio, dell’umiliazione, della solitudine, della morte e della Risurrezione sono resi attuali da chi nella vita li ha subiti e meditati e chi, sullo schermo, li recita, trovando forse così un senso nuovo per la propria esistenza. Incontrando la regista, le abbiamo chiesto quali sono le ragioni di questa scelta artistica:

     
    “Ho conosciuto gli ospiti della Casa dell’Ospitalità. In quest’ambiente, che accoglie le persone senza tetto e senza fissa dimora, ho trovato un’umanità talmente carica e forte, una forza di accoglienza ed anche una saggezza in queste persone che mi ha fatto venire l’idea di mettere in scena la Passione e di rappresentare queste stazioni della Croce frapponendole alle loro Vie Crucis personali. Si tratta di persone dalle provenienze più svariate, che hanno delle storie molto travagliate e particolari. Quello che soprattutto m’interessava condividere, e che ho riconosciuto nella loro comunità, è stata quest’enorme umanità e capacità d’accoglienza - che è poi quello che predicava Gesù“.

     
    Nerio Comisso, direttore della Casa dell’Ospitalità, che nel film si è ritagliato giustamente la parte del Cireneo, trova ci sia una forte lettura simbolica in questa Via Crucis cinematografica:

     
    “C'è la sofferenza dell’uomo, il disinteresse e l’abbandono che l’uomo opera nei confronti del più povero, che spesso è quello che ti è più vicino. C’è però anche un atto di fede nella Risurrezione: si può risorgere da queste sconfitte. L’identificazione della nostra vita con la Passione di Cristo e con la Sua Risurrezione”.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 23.ma Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù guarisce un sordomuto: “Effatà” – dice – cioè: “Apriti”. E dopo la guarigione comanda i presenti di non dirlo a nessuno. "Ma più lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano":
     
    «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:

    Sono sei, come i giorni della Creazione, le azioni che Gesù, l’Artista divino, compie per riportare al suo splendore originario la Sua opera principale: l’uomo. E come nel sesto giorno l’uomo fu creato, nella sesta azione che Gesù compie sul sordomuto, quando dice “effatà”, l’uomo è ricreato.

     
    È commovente la cura amorosa con la quale Gesù si appresta a ricreare nell’uomo la sua primitiva dignità. Solo Lui conosce fino in fondo quella dignità e, pertanto, solo Lui vede la portata della rovina nella quale la Sua opera principale è precipitata.

     
    “In principio” Egli aveva dotato l’uomo dell’udito e della parola perché l’uomo potesse udire quel che il Signore gli voleva comunicare e potesse, a sua volta, parlare con il suo Creatore. Ora Gesù si trova davanti l’uomo sordo e muto e con grande cura e affettuosa sollecitudine si adopera a risanarlo. La più grande dignità dell’uomo infatti consiste nell’ascoltare il Signore e nel comunicare con Lui.

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    Chiesa e Società



    Solidarietà dell’Ac a Dino Boffo. Mons. Crociata: i cattolici resistano alla sindrome da assedio

    ◊   “Siamo sconcertati di fronte a quanto accaduto e rigettiamo con forza l'intimidazione che l'attacco del Giornale ha comportato non solo nei riguardi di una persona ma anche della stessa libertà di espressione”: è quanto affermato stamani dal presidente nazionale dell'Azione Cattolica, Franco Miano, nel corso del convegno dei presidenti e assistenti diocesani dell’associazione. Miano ha voluto “riconfermare con grande forza” la solidarietà all'ex direttore di Avvenire, già espressa nei giorni scorsi. “Tuttavia – ha aggiunto Miano – c’è anche il desiderio di dire con chiarezza che la Chiesa non può tacere rispetto alle questioni che riguardano l'uomo e il nostro tempo. Nell'annunciare la pubblicazione nei prossimi giorni di un documento ''in cui affronteremo questa ed altre questioni che sinceramente hanno scosso la nostra coscienza di credenti nel periodo estivo”, il presidente di Azione Cattolica ha espresso la volontà di ''ritornare alla normalità della vita quotidiana''. La platea del convegno ha accolto queste parole con un lungo e caloroso applauso a cui ha partecipato il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata. Nel suo discorso all’Azione Cattolica, mons. Crociata ha esortato i cattolici italiani ad evitare di cadere in una “sindrome da assedio, propria di chi vede attorno a sé nemici e minacce alla fede e alla Chiesa”. Un altro rischio, ha spiegato il presule, è quello di indulgere, “più o meno consapevolmente, alla mentalità corrente”, lasciandosi “dettare dalle mode del momento il criterio di giudizio alla fin fine determinante anche sul piano dottrinale e morale”.

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    Il cardinale Kasper: nel dialogo ecumenico il futuro dell'Europa

    ◊   L’Occidente e l’Oriente cristiano uniti indissolubilmente, Roma e Costantinopoli due “polmoni” con cui oggi la Chiesa tutta respira e vive. Una visione rinnovata di comunione e sintesi è ciò che emerge dalle parole del cardinal Walter Kasper presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, nel corso del congresso Renovabis 2009 a Frisinga, in Germania, durante il quale viene affrontato il tema del dialogo ecumenico come unica via possibile per garantire all’Europa un futuro. Secondo la riflessione del cardinale Kasper le radici della comune fede cristiana affondano in Oriente: dall’Oriente è nata la luce grazie alla quale l’Occidente ha potuto crescere e svilupparsi. “Sebbene Est e Ovest abbiano accolto il cristianesimo fin dall'inizio in forma diversa e sebbene nel primo secolo si siano verificati differenti sviluppi e molte tensioni e scismi -scrive il cardinale Kasper- ci si sentiva e ci si considerava un'unica cristianità e un'unica Chiesa. Est e Ovest condividono ancora oggi un'unica immagine cristiana dell'uomo, la dignità inalienabile di ogni essere umano e la sua unione solidale nella famiglia, in un solo popolo e in una sola umanità. Entrambe si schierano a favore del rispetto reciproco fra le culture e le religioni e per la giustizia e per la pace nel mondo. Dopo l'unità nel primo secolo e la divisione nel secondo, ci viene trasmessa nel terzo una nuova unità pur nella diversità. “L'Ovest e l'Est oggi – sottolinea il porporato- non possono né assorbirsi né integrarsi reciprocamente, ma possono sempre sviluppare insieme ciò che hanno in comune, lasciando agire lo Spirito Santo. Per questo il movimento ecumenico del XX secolo, rispetto al processo di estraniamento durato mille anni, ha avviato un processo di riconciliazione”. Dunque la linea da seguire è quella di sviluppare una proficua collaborazione tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, perfezionando gli strumenti istituzionali per realizzare l’unità. “L’ecumenismo conclude il cardinale Kasper - non è più un lusso, che va ad aggiungersi alla normale attività ecclesiale e pastorale, ma un dovere essenziale e al contempo molto attuale della Chiesa e di tutti i cristiani. Oggi si tratta di una condizione fondamentale affinché l'Europa, la nostra Europa possa avere un futuro”. (C.S.)

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    I Vescovi di Ecuador, Venezuela e Colombia chiedono unità fra i tre Paesi

    ◊   Ecuador, Venezuela e Colombia si avvicinano al loro duecentesimo compleanno. E per l’occasione i presidenti delle rispettive Conferenze episcopali lanciano un appello all’unità e al rispetto fra le tre nazioni, che ieri pomeriggio si sono incontrati a Bogotà. In un comunicato congiunto il presidente dei vescovi colombiani, Rubén Salazar Gómez, il presidente di quelli ecuadoregni, Antonio Arregui, e il presidente dei presuli venezuelani, Ubaldo Ramón Santana, hanno spiegato che l’anniversario serve anche a prendere coscienza dei “doni Dio” che rendono irreversibilmente fratelli i loro popoli. Tutto è iniziato, spiegano, per il sogno di un unico “liberatore”, Símon Bolívar, seguendo l’ispirazione “dei principi e valori della fede cattolica”, sotto la protezione “di uno stesso tricolore, eredità della nostra unità 'colombiana' e il nostro ideale di superare il sottosviluppo e l’ingiustizia”. L’obiettivo dell’incontro, come avevano fatto sapere i presuli in precedenza, era quello di analizzare la situazione e cercare soluzioni allo stato di fatto delle relazioni fra i tre Paesi, sempre più tese negli ultimi anni. Nel 2008 Quito ha interrotto le relazioni diplomatiche con Bogotà dopo che la Colombia ha deciso di bombardare un accampamento dei guerriglieri delle Farc in territorio ecuadoregno, mentre Caracas si oppone alla decisione di Bogotà di ospitare in territorio colombiano una base militare statunitense. I vescovi hanno sottolineato l’importanza del patrimonio che accomuna le tre nazioni, quel “bene di tutti noi” di cui parla Benedetto XVI nella sua ultima enciclica, “un bene particolarmente necessario in questi momenti, nei quali sentiamo che la convivenza pacifica si rivela fragile e in serio pericolo di deteriorarsi ancora di più a causa delle relazioni tese, aggravate dalla corsa agli armamenti, in un mondo scosso da profonde crisi morali ed economiche”. Il “fragore” causato dai dibattiti a livello politico, hanno spiegato, “non deve mai farci perdere di vista la cosa fondamentale: che soltanto unendoci e mettendo in comune le nostre risorse, i nostri talenti e il nostro patrimonio religioso e morale potremo superare la miseria e la povertà che ancora affligge una grande percentuale della nostra popolazione urbana, rurale e indigena”. Per trovare una soluzione è necessaria un’apertura di vedute che trascenda i nazionalismi: per questo i presuli chiedono a tutto “il popolo di Dio” di “contribuire attivamente a creare una cultura di pace e fratellanza”. (V.F.)

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    Il Cec condanna la violenza sulle donne in Congo e la legge sulla blasfemia in Pakistan

    ◊   Basta alla violenza sulle donne nella Repubblica democratica del Congo. Da Ginevra l’assemblea del comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) ha condannato duramente i soprusi continui sulle donne congolesi e ha invitato le Chiese che ne fanno parte a fare pubblicamente lo stesso. “Nella Repubblica Democratica del Congo - si legge nel documento conclusivo del Cec, ripreso dall’Osservatore Romano - i crimini brutali di violenza sessuale nei confronti delle donne sono aumentati considerevolmente e sono diventati onnipresenti in tutto il Paese, in particolare dall’inizio delle operazioni militari dello scorso gennaio”. Sono migliaia le donne e le ragazze che sono state stuprate, trasformate in schiave sessuali e costrette ad arruolarsi nell'esercito. Nella regione del Sud Kivu, in particolare, le violenze sessuali sono in continuo aumento. Dal 1996 a oggi, secondo l’Onu, nella Repubblica Democratica del Congo sono state violentate almeno duecentomila donne. Il comitato centrale ha esortato tutte le parti coinvolte nel confitto ad abbandonare le armi e a porre immediatamente fine al massacro e agli atti di violenza. In più il Cec ha chiesto al governo congolese di mettere fine all’impunità per gli stupri e di elaborare una strategia efficace di lotta alla violenza sessuale, assicurando gli autori dei crimini alla giustizia. Il comitato si è occupato anche della legge sulla blasfemia in vigore in Pakistan, principale causa degli attacchi e delle persecuzioni nei confronti della minoranza cristiana pachistana, criticandone l’abuso. Secondo il Consiglio questa legge è “diventata una delle principali fonti di vittimizzazione e di persecuzione delle minoranze religiose costrette a vivere in uno stato di paura e di terrore”: dal 1988 al 2005 circa seicentocinquanta persone sono state accusate di aver violato la legge sulla blasfemia, e negli ultimi tre anni le accuse sono aumentate. Il Consiglio ecumenico delle Chiese ha chiesto al governo di Islamabad l’abrogazione della legge. (V.F.)

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    Nuovo appello dell'Onu a Ginevra per la tutela dell’ambiente

    ◊   “Abbiamo il piede sull’acceleratore e ci stiamo dirigendo verso l’abisso”, ha detto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, alla terza Conferenza mondiale sul clima che si è chiusa ieri a Ginevra. Di ritorno dal circolo polare artico, Ban Ki-moon ha detto di aver potuto vedere con i suoi stessi occhi l’impatto “delle forze potenti e imprevedibili” scatenato dall’uomo e ha chiesto ai Governi di muoversi in fretta. Servono politiche che contengano le emissioni di gas nocivi, quelli che provocano l’effetto serra, programmi che facilitino il passaggio a energie rinnovabili e più pulite. I cambiamenti climatici, ha denunciato più volte l’Onu, mettono a repentaglio non soltanto la tutela dell’ambiente, ma anche la vita di milioni di persone. Secondo la Banca per lo sviluppo asiatico i ghiacci dell’Himalaya si stanno sciogliendo e oltre un miliardo e seicento milioni di persone in Asia meridionale sono a rischio di rimanere senza cibo. In Africa alluvioni sempre più violente distruggono la già fragile agricoltura. Per cercare di attutire le conseguenze dei mutamenti climatici la Conferenza ha approvato un nuovo sistema di previsioni meteorologiche, una rete a livello mondiale che permetterà alle informazioni di circolare in tutti i Paesi. Così che anche i contadini africani possano sapere in anticipo che è in arrivo un ciclone. Il prossimo appuntamento sul clima è per il 22 settembre a New York, in attesa del vertice convocato a Copenaghen per dicembre, in cui i delegati dovranno stilare un nuovo accordo internazionale che sostituisca il Protocollo di Kyoto del ‘97. (V.F.)

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    Ultimo giorno di lavori per il Simposio intercristiano su Sant'Agostino

    ◊   Giornata conclusiva dell’XI Simposio intercristiano, in corso a Roma sul tema “Sant'Agostino nella tradizione occidentale e orientale”. Le 12 relazioni, affidate a diversi docenti hanno chiarito non solo che Sant'Agostino non divide le tradizioni cristiane dell’Oriente e dell’Occidente, come si riteneva da alcuni, ma hanno anche fatto emergere il latente desiderio di allargare le traduzioni delle sue opere “scoprendo – come afferma padre Paolo Martinelli, uno degli organizzatori del Simposio - che a volte si è avuto uno sguardo troppo superficiale nell’esaminare le differenze dottrinali tra alcuni Padri delle due tradizioni, orientale e occidentale, che in realtà possono aiutarci a capire alcune problematiche come, per esempio, la comunicazione della fede nell’era postmoderna. “Mi sembra di capire, ha aggiunto padre Martinelli, che ortodossi e cattolici hanno questo comune desiderio, che in fondo è simile a quello avuto dai Padri e che rivela la loro grande intelligenza. Essi hanno avuto espressioni diverse per illustrare la stessa verità, per poter rendere ragione della fede a gente che viveva in contesti differenti, per cui hanno dovuto inventare categorie nuove per comunicare, confrontandosi con i codici culturali del loro tempo”. Soddisfazione è stata espressa dai partecipanti al Simposio che ha avuto il merito di aumentare la conoscenza delle rispettive tradizioni e delle varie esperienze, senza abolire le differenze. ( A cura di padre Egidio Picucci)

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    Nairobi: Seminario nazionale di formazione dei laici

    ◊   Il Seminario nazionale di formazione per i laici svoltosi a Nairobi dal 18 al 22 agosto, ha scelto come tema centrale il versetto tratto dal Vangelo di Matteo “ Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo”, che sarà lo stesso a cui si ispirerà anche la II Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Africa in programma a Roma dal 4 al 25 ottobre prossimi. Il Seminario – riferisce Zenit- è nato su iniziativa del Forum internazionale di Azione cattolica e della Commissione per la pastorale, l’apostolato dei laici e la vita familiare della Conferenza episcopale del Kenya. All’incontro sono convenuti oltre 70 partecipanti provenienti da 15 diocesi delle 4 Metropolie del Kenya( Nairobi, Kisumu, Mombasa e Nyeri), e i rappresentanti di alcune associazioni e movimenti laicali dell’Africa. Al centro dell’evento il valore delle associazioni e dei movimenti dei laici e dell’Azione Cattolica operanti nelle diocesi del Kenya. Al riguardo il vescovo della diocesi di Marsabit, Peter Kihara, ha esortato a “ una comune assunzione di responsabilità per la necessità della formazione dei laici in relazione alle diverse età e alle diverse realtà in cui sono chiamati a essere presenza di Chiesa, ponendo sempre al cuore della formazione la lettura della Bibbia, la vita della prima comunità apostolica e la preghiera”. Il seminario si è concluso con la definizione di linee per un programma di azione comune per il 2010- 2011 che ha come obiettivo principale la formazione di base dei laici appartenenti a tutte le associazioni, parrocchie e altre forme di aggregazione anche grazie alla definizione di materiali formativi cartacei quali il nuovo catechismo, documenti sinodali e manuale di base.(G.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    G20 di Londra: accordo anticrisi. Disoccupazione record negli Usa e in Europa

    ◊   Giornata conclusiva a Londra del G20 finanziario. I leader mondiali si sono ritrovati sull’invito a non diminuire la spesa pubblica, fino a quando la ripresa non si sarà consolidata a livello globale. Accordo quasi raggiunto anche sui bonus ai banchieri. Il summit chiude una settimana contrastata con ulteriori segnali di crescita dell’economia, ma anche del tasso di disoccupazione in Europa e Stati Uniti. Il servizio di Marco Guerra:

    È troppo presto per ridurre gli stimoli fiscali e monetari dei governi che sostengono la domanda. La linea emersa nei giorni scorsi è stata messa nero su bianco nella bozza del comunicato finale del G20 dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali. Gli esponenti delle 20 economie più potenti del mondo, riuniti a Londra, avrebbero anche trovato un'intesa per fissare alcuni standard globali cui dovrebbero attenersi le paghe dei banchieri - compreso un sistema di "malus" in caso di cattivo andamento aziendale - ma non sulla creazione di un tetto ai salari. Secondo la bozza del documento finale, spetterà al Financial Stability Board - presieduto dal governatore di Banca d'Italia, Mario Draghi - mettere a punto tali principi. Queste posizioni erano già state espresse ieri dal presidente Fondo monetario internazionale, Strauss-Khan, e dai ministri dei Paesi Bric, Brasile, Russia, Cina, India. D’altra parte, in questa settimana le indicazioni sulla ripresa dell’economia sono andate di pari passo con la pubblicazione di allarmanti dati sulla crescita della disoccupazione in Europa e negli Stati Uniti. Fondo monetario e Ocse hanno infatti visto al rialzo le stime di crescita, ma sul fronte delle economia reale si continua a registrare una emorragia di posti di lavoro che negli Usa ha fatto salire il tasso di disoccupazione al 9,7%, il peggiore dall’1983. In Eurolandia, si è invece arrivati ai massimi da oltre un decennio con un indice del 9,5%.

     
    Gabon
    Hanno provocato due vittime i disordini in corso in Gabon, dopo il contestato annuncio della vittoria alle presidenziali di Ali Bongo, figlio del defunto ex presidente Omar Bongo. I sanguinosi incidenti sono avvenuti a Port-Gentil, la seconda maggiore città dell'ex-colonia francese africana. Nel mirino dei manifestanti, che denunciano brogli, sono anche simboli francesi e in particolare le strutture della compagnia petrolifera Total. Stamani, il ministro degli Esteri della Francia, Bernard Kouchner, ha ordinato l’evacuazione di tutti i cittadini francesi residenti in Gabon. Il clima è reso incendiario da appelli dell'opposizione, che invita alla “resistenza” contro l'elezione di Ali Bongo, confermata ieri dalla Corte costituzionale. L'Unione Africana ha invece invitato la popolazione “a dare prova della più grande moderazione”.

    Incontro Ahmadinejad- Chavez
    In visita da ieri in Iran, il presidente venezuelano, Hugo Chavez, ha preso le parti della Repubblica islamica e del suo controverso programma nucleare, che secondo l'ospite sudamericano costituisce un vero e proprio “diritto sovrano” per il regime di Teheran. “Noi solidarizziamo con l'Iran - ha dichiarato il leader di Caracas - e siamo certi che l'Iran, come già ha dimostrato, non arretrerà nei propri sforzi per ottenere ciò che corrisponde a un diritto sovrano del popolo: disporre di tutte le attrezzature e le strutture per utilizzare l'energia atomica a fini pacifici”. Nel previsto incontro di oggi con il presidente iraniano, Ahmadinejad, i due leader - entrambi netti avversari degli Stati Uniti nella richiesta di una riforma del Consiglio di Sicurezza dell'Onu - discuteranno un ulteriore ampliamento della cooperazione e un piano bilaterale per i prossimi 10 anni.

    Afghanistan
    Giornata di lutto nel nord dell'Afghanistan, dopo l'ennesima strage provocata da un bombardamento aereo dell'Isaf, che secondo l’ultimo bilancio ancora provvisorio avrebbe provocato la morte di 150 persone: molti civili sarebbero tra le vittime. L’Onu ha assicurato che “sarà fatta presto chiarezza sull’accaduto”, ma il governo tedesco difende il raid e ribatte: "Tra le vittime solo talebani, nessun civile". Intanto, oggi sul terreno ancora violenza mentre sul fronte interno la Commissione elettorale annuncia il rinvio dei risultati elettorali parziali previsto per oggi. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Tensione e rabbia in Afghanistan, a 24 ore dal bombardamento dell’Isaf nella provincia di Kunduz, che ha provocato la morte di almeno 90 persone, tra civili e ribelli secondo quanto riferito da un portavoce del governo, 150 invece secondo altre fonti. Dopo la condanna unanime della comunità internazionale e lo sdegno del presidente afghano, Hamid Karzai, che ha definito inaccettabile il coinvolgimento di civili innocenti durante operazioni militari, per cercare di placare gli animi l’Onu ha promesso di aprire un’indagine che faccia luce sull’accaduto e consenta di denunciare i responsabili. Inchieste incrociate sono già in corso da parte dalle autorità afghane, dello stesso comando alleato e persino della missione Isaf, ma Berlino, continua a giustificare l’attacco aereo, richiesto proprio dai soldati tedeschi che hanno il controllo della zona e ribadisce: tra le vittime non c'è nessun civile. Il ministro degli esteri francese, Kouchner, ha definito stamani un grosso errore l'operazione militare e ha affermato la necessità di indagare con rigore. Oggi, intanto, nuovi attentati, l’ultimo dei quali sempre a Kunduz, durante il quale tre soldati tedeschi sono rimasti gravemente feriti per una bomba esplosa al passaggio del veicolo su cui viaggiavano. L’attacco è stato rivendicato dai talebani.

    Yemen
    Nuova fiammata di violenze la notte scorsa tra i ribelli sciiti e le truppe governative nel nord dello Yemen, nella provincia di Sadaa, roccaforte dei miliziani. Secondo fonti militari, i combattimenti hanno causato “decine” di vittime in entrambi gli schieramenti. Il governo del Paese arabo a maggioranza sunnita ha lanciato un’offensiva contro i ribelli l'11 agosto scorso, dopo che gli sciiti avevano respinto un'offerta di tregua.

    Macedonia
    Drammatico incidente nel lago di Ocride, in Macedonia, dove un battello turistico è affondato provocando la morte di almeno dieci persone. Lo ha annunciato il governo di Skopie. L'imbarcazione trasportava prevalentemente turisti bulgari.

    Influenza A
    Sono nove i morti in Europa a causa del virus AH1N1, registrati nelle ultime ore. Lo hanno riferito i Centri europei per il controllo e la prevenzione delle malattie nel loro aggiornamento di ieri. Sale così a 120 il numero complessivo delle vittime, dopo cinque decessi in Gran Bretagna, due in Spagna, uno in Grecia e uno - il primo - in Italia. A Napoli, peraltro, si registrano altri due casi sospetti tenuti sotto stretto controllo dei medici. Quasi 400 i contagi in tutto il Vecchio continente. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 248

     
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