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Sommario del 02/09/2009
Benedetto XVI all'udienza generale: la bontà di Dio salva il mondo dai suoi mali. Il ricordo della II Guerra Mondiale: insegni all'uomo lo spirito della pace
◊ In un’epoca di grandi fragilità, è la bontà del cuore di Dio a trasformare il mondo e a renderlo impermeabile ai suoi vizi. L’insegnamento che fu di un monaco medievale francese, Sant’Oddone, è stato riproposto da Benedetto XVI come pienamente valido per la realtà contemporanea. Il Papa ha parlato dell’abate Oddone all’udienza generale di questa mattina - presieduta in Aula Paolo VI davanti a circa ottomila persone - durante la quale ha ripreso dopo la pausa estiva le catechesi sui grandi scrittori della Chiesa antica. E ricordando “l’assurdità” della Seconda Guerra Mondiale, il Pontefice - che al termine dell’udienza ha fatto poi ritorno a Castel Gandolfo - ha pregato perché lo spirito di perdono e di pace “pervada il cuore degli uomini”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Un uomo interiormente buono ed esteriormente austero, la cui sobrietà si propose e si oppose come un argine ai “vizi” della società del suo tempo, quella medievale tra l’Otto e il Novecento dopo Cristo. Fu questo Sant’Oddone, abate di Cluny, che Benedetto XVI ha presentato - della Chiesa di quell’epoca - come “figura luminosa”:
“Essa si colloca in quel medioevo monastico che vide il sorprendente diffondersi in Europa della vita e della spiritualità ispirate alla Regola di san Benedetto. Vi fu in quei secoli un prodigioso sorgere e moltiplicarsi di chiostri che, ramificandosi nel continente, vi diffusero largamente lo spirito e la sensibilità cristiana”.
Illustrandone la biografia, il Papa ha spiegato che oltre al fascino dell’esperienza benedettina dal quale si lasciò catturare, in Sant’Oddone fu anche la percezione della vicinanza della Vergine nella sua vita - avvertita e pregata fin dall’adolescenza come “Madre di Misericordia” - a spingerlo sulla strada del monastero. Cresciuto all’ombra di un altro futuro Santo, Martino di Tours, Oddone approda a Cluny dove diventa abate nel 927. La sua personalità, ha affermato Benedetto XVI, eserciterà un “vasto influsso” sui monasteri europei, grazie soprattutto alle grandi virtù mostrate dell’abate: pazienza, disprezzo del mondo, attenzione ai poveri, cura dei giovani, rispetto degli anziani. Il Papa ha menzionato in particolare la devozione coltivata dell’abate verso il Corpo e al Sangue di Cristo in contrapposizione alla “trascuratezza” che si registrava nel suo tempo:
“Purtroppo, annota il nostro abate, questo ‘sacrosanto mistero del Corpo del Signore, nel quale consiste tutta la salvezza del mondo’, è negligentemente celebrato. Solo chi è unito spiritualmente a Cristo può partecipare degnamente al suo Corpo eucaristico: in caso contrario, mangiare la sua carne e bere il suo sangue non sarebbe di giovamento, ma di condanna. Tutto questo ci invita a credere con nuova forza e profondità la verità della presenza del Signore (…) che si consegna nelle nostre mani e ci trasforma come trasforma il pane e il vino, trasforma così il mondo”.
L’abate Oddone dunque, ha considerato in definitiva Benedetto XVI, spicca come un “riformatore” che, di fronte alla vastità dei vizi diffusi nella società”, proponeva “il rimedio” di “un radicale cambiamento di vita fondato sull’umiltà”, sul “distacco dalle cose effimere e l’adesione a quelle eterne”. Ma il velo di tale severità nascondeva, ha messo in risalto il Papa, una sostanziale qualità di Oddone:
“Era austero, ma soprattutto era buono, un uomo di una grande bontà, una bontà che proviene dal contatto con la bontà divina (…) In questo modo il vigoroso ed insieme amabile abate medioevale, appassionato di riforma, con azione incisiva alimentava nei monaci, come anche nei fedeli laici del suo tempo, il proposito di progredire con passo solerte sulla via della perfezione cristiana. Vogliamo sperare che la sua bontà, la gioia che proviene dalla fede, unite all’austerità e all’opposizione ai vizi del mondo, tocchino anche il nostro cuore, affinché anche noi possiamo trovare la fonte della gioia che scaturisce dalla bontà di Dio”.
Dopo la sintesi delle catchesi nelle altre lingue, al momento dei saluti in polacco, Benedetto XVI ha parlato del 70.mo anniversario dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale, ricordato ieri:
“W pamięci narodów pozostaje...
Nella memoria dei popoli - ha detto - rimangono le umane tragedie e l’assurdità della guerra. Chiediamo a Dio che lo spirito del perdono, della pace e della riconciliazione pervada i cuori degli uomini. L’Europa e il mondo di oggi hanno bisogno di uno spirito di comunione. Costruiamola su Cristo e sul suo Vangelo, sul fondamento della carità e della verità”.
Infine, Benedetto XVI ha rivolto un saluto anche ai partecipanti al Simposio Intercristiano promosso dalla Pontificia Università Antonianum e dall’Università Aristoteles di Tessalonica. “Auspico - ha concluso - che la riflessione comune tra cattolici e ortodossi sulla figura di Sant’Agostino possa rafforzare il cammino verso la piena comunione”.
Nomina
◊ Il reverendo sacerdote Jean-Pierre Kwambamba Masi è stato nominato cerimoniere pontificio.
Il Papa ribadisce il suo apprezzamento per l'impegno della Cei e del cardinale Bagnasco
◊ L’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana ha reso noto che Benedetto XVI e il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, hanno avuto un colloquio telefonico nel pomeriggio di ieri. Il Papa – riferisce il comunicato – ha chiesto notizie e valutazioni sulla situazione attuale ed ha espresso stima, gratitudine ed apprezzamento per l’impegno della Conferenza episcopale italiana e del suo presidente”.
Anteprima del film "Sant'Agostino" alla presenza del Papa
◊ Benedetto XVI assisterà oggi pomeriggio, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, alla proiezione di una sintesi del film “Sant'Agostino”. Si tratta di una miniserie diretta dal regista Christian Duguay e interpretata, tra gli altri, da Franco Nero, Alessandro Preziosi, Monica Guerritore e Johannes Brandrup. Il film è stato realizzato da Lux Vide, Rai Trade e Rai Fiction (Italia), Bayerischer Rundfunk/Tellux Film e Eos Entertainment (Germania), e Grupa Filmova Baltmedia (Polonia).
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ All’udienza generale Benedetto XVI ricorda che l’Europa e il mondo hanno bisogno di riconciliazione dopo le tragedie e l’assurdità della seconda guerra mondiale.
Nell’informazione internazionale, in primo piano l’Iran: mentre il gruppo negoziale si riunisce a Francoforte, Teheran avanza nuove proposte sul nucleare.
Se tutto il mondo diventa un chiostro: la relazione di Pietro Messa tenuta ad Assisi in occasione della Settimana nazionale di formazione e spiritualità missionaria.
Quando San Pietro era ancora una collina da spianare: Timothy Verdon su storia e arte della Basilica vaticana.
Contro il destino con più domande che risposte: Luca Pellegrini intervista il regista brasiliano Walter Salles vincitore a Venezia del Premio Bresson.
Se questo è un robot: Ernesto D’Avanzo fa il punto sullo stato degli studi sulle macchine che cercano di riprodurre i comportamenti umani.
Pakistan: uccisi 5 cristiani
◊ In Pakistan un’ennesima strage ha colpito la comunità cristiana: due uomini armati hanno aperto il fuoco nel pieno centro cittadino di Quetta, capoluogo del Belucistan, uccidendo cinque cristiani. Lo hanno reso noto fonti locali precisando che l'attacco è avvenuto lo scorso 28 agosto. Si tratta di un nuovo episodio ad un mese dal drammatico massacro nel Punjab, costato la vita ad 11 cristiani. Sui possibili autori della strage avvenuta nel Belucistan ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, Stefano Vecchia, esperto di questioni asiatiche:
R. – Molto probabilmente si tratta degli stessi estremisti che hanno già colpito il primo agosto nella città di Gojra, nella provincia confinante del Punjab. Nel caso di Quetta - capoluogo del Belucistan - potrebbero esserci anche i movimenti nazionalisti locali che vedono di mal occhio gli immigrati. Buona parte dei cristiani locali sono immigrati, originari di altre province. Va detto che, già da mesi, i cristiani che sono stati colpiti il 28 agosto erano già stati minacciati di morte qualora non avessero rinunciato alla loro fede.
D. – Dietro questo ennesimo episodio ci può essere anche la pista talebana?
R. – C'è l’influenza talebana in tutti questi eventi radicali e violenti. Tale influenza sembra essere sempre più certa. Molte fonti, in Pakistan, danno per certo un cambiamento di strategia dei talebani: non più attentati suicidi contro obiettivi sensibili - o a volte anche contro obiettivi civili - ma una strategia della tensione che metta l’una contro l’altra le comunità. Una strategia che vada a colpire, in particolare, le minoranze.
D. – Quindi una strategia del terrore che mira a contrapporre le minoranze al governo ad una maggioranza islamica che è invece pacifica…
R. – La maggioranza islamica è prevalentemente pacifica e, spesso, convive fianco a fianco nelle grandi città con le minoranze, a partire da quella cristiana.
D. – Questa strategia del terrore quali effetti sta portando nel Paese?
R. – Si inserisce in un contesto di forti tensioni interne, sia a livello politico sia a livello militare. E’ in corso una grande offensiva dell’esercito pakistano nel nord del Paese contro i talebani. I cristiani hanno più volte denunciato di essere vittime di discriminazione. Ma in questo momento sono anche l’avanguardia di una richiesta di maggiore uguaglianza, certezza identitaria e sicurezza. I cristiani del Pakistan hanno lanciato un ultimatum al governo per il 25 settembre affinchè il governo provveda a cancellare o almeno ad avviare un emendamento della cosiddetta “legge anti-blasfemia”. Questa legge rappresenta il pretesto per discriminare i cristiani ed anche per colpirli con la violenza, nel disinteresse o nell’incapacità d’azione delle forze dell’ordine.
D. – E’ realistica l’ipotesi di un’abrogazione di questa legge?
R. – E’ realistica, almeno in questo momento, per la congiuntura politica. Richiederà però molto tempo e ci sono comunque delle forti opposizioni. Opposizioni che non sono solo quelle dei radicali islamici, ma riguardano anche una parte della popolazione musulmana che in queste leggi, di fatto, vede anche un elemento identitario non necessariamente discriminatorio verso i cristiani. Inoltre ci sono forti resistenze politiche: la Carta musulmana integralista - utilizzata nel 1988 dai militari per creare questa legislazione – è una Carta che ancora troppe persone oggi in Pakistan tendono a giocare.
Il regime del Myanmar contro le minoranze: migliaia i profughi
◊ La situazione umanitaria continua ad essere drammatica nel nord-est del Myanmar, dove migliaia di civili hanno lasciato i loro villaggi riversandosi sul confine con la Cina in seguito all’offensiva militare dell’esercito birmano. Il regime sta cercando di porre fine alla ribellione dei gruppi etnici che abitano questa zona del Paese. Secondo Pechino i profughi starebbero rientrando. Sulla crisi umanitaria Emer McCarthy ha sentito Jeremy Woodrum, direttore della Campagna Stati Uniti per la Birmania:
R. – Basically, the area ...
Fondamentalmente, in quest’area della Birmania il regime militare non è molto presente. Il regime vuole prendere il controllo della zona e quindi sta effettuando attacchi da anni. Uno particolarmente tremendo è avvenuto nel 1996, quando il regime ha distrutto molti villaggi. E adesso sta intensificando le operazioni militari anche più che negli anni passati, in particolare dopo l’approvazione della nuova Costituzione che ha messo fuorilegge qualsiasi movimento operi al di fuori degli apparati nazionali. Quindi, ora il regime sta eliminando ogni sorta di opposizione nel Paese. Credo che quello che sta accadendo adesso in quell’area peggiorerà. In questa situazione molte persone scappano. L’informazione governativa dice che 10 mila persone sono fuggite, ma l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati parla di almeno 30 mila persone.
D. – Anche i civili sono rimasti coinvolti negli scontri?
R. – Yes, absolutely. Our sources are...
Sì, assolutamente. Le nostre fonti si trovano all’interno del Paese e lo confermano. Gli scontri stanno continuando in questi giorni. Il regime militare ha cominciato tutto questo e vuole raggiungere il suo obiettivo: vuole eliminare l’opposizione una volta per tutte. E i civili stanno pagando il prezzo più alto. Noi ci aspettiamo che il conflitto si estenda nella parte più settentrionale del Paese, dove ci sono molti cattolici, e dove è presente una minoranza che opera al di fuori del controllo del regime militare. Il regime sta cercando con forza di farli entrare nell’esercito nazionale, ma loro non ne hanno nessuna intenzione. Ritengo estremamente probabile che il conflitto si estenderà anche nelle aree cattoliche.
D. – Cosa sta facendo la comunità internazionale per affrontare la questione? Perché le sanzioni non hanno effetto?
R. – Well, I mean, basically...
Fondamentalmente, l’Occidente, gli Usa, il Regno Unito, la Francia, il Consiglio di Sicurezza, non stanno affrontando questi problemi. L’unica cosa di cui parla il Consiglio di Sicurezza, per quanto riguarda il Myanmar, sono i prigionieri politici e il caso di Aung San Suu Kyi, che sono delle questioni molto importanti, fondamentali per la riconciliazione in Birmania, ma nello stesso tempo c’è questa enorme crisi umanitaria, con migliaia di sfollati. E se non saranno affrontati questi problemi, se non se ne parlerà, non ci sarà nessuna pressione sulla Cina perché impedisca al regime di sferrare i suoi attacchi. Ma non fare pressioni sulla Cina è molto in contrasto con quanto stanno facendo gli Stati Uniti per la Corea del Nord, il Sudan e forse anche lo Zimbabwe. Si tratta di coinvolgere la Cina e spingerla a prendere una decisione, accettando anche dei compromessi: se la Cina mostrerà flessibilità sulla questione birmana, allora anche l’Occidente affronterà la questione.
Beslan ricorda l'anniversario della strage
◊ Cinque anni fa in Ossezia del Nord il massacro nella scuola di Beslan: oltre mille persone, tra bambini ed insegnanti, furono prese in ostaggio da un commando di ribelli che chiedeva la fine della guerra nella vicina Cecenia. Era il primo settembre 2004. L’assedio andò avanti per tre giorni e si concluse con una sanguinosa battaglia tra sequestratori e forze di sicurezza. Le vittime furono 330, perlopiù scolari. Mentre dal Caucaso arrivano notizie di continui attentati e violenze - le ultime oggi in Daghestan - cosa rimane dei tragici fatti di Beslan? Giada Aquilino lo ha chiesto a Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca del Corriere della Sera e testimone diretto di quelle terribili ore:
R. – Rimane il fatto che il Caucaso è ancora instabile e gli attentati si susseguono anche se la guerra in Cecenia, che è l’origine di tutto, è ufficialmente finita. Nelle altre regioni, come l’Ossezia del Nord, il Daghestan, l’Inguscezia, l’instabilità continua, gli attentati si susseguono e l’estremismo islamico colpisce ancora.
D. – Cosa ricordi di quei giorni?
R. - Ero a Mosca nel momento in cui arrivarono le prime notizie d’agenzia che parlavano di un sequestro di ostaggi in una scuola di Beslan. Presi il primo aereo disponibile. Sul volo incontrai una persona, Oleg, un osseto, il quale subito mi illuminò, perché sua moglie era insegnante in quella scuola ed era stata presa prigioniera. La figlia invece era riuscita a fuggire e gli aveva raccontato che, nel momento in cui i guerriglieri avevano preso il controllo della scuola, dentro c’erano non decine, non centinaia, ma migliaia di persone. Arrivati a Beslan ci rendemmo conto che ogni abitante del paese aveva almeno qualcuno dentro la scuola. Erano tutti là intorno. C’erano anche uomini armati. E c’era una grande disorganizzazione. Si tentava di trattare, ma i terroristi non cedevano. L’unico che riuscì ad entrare dentro l’edificio fu l’ex presidente dell’Inguscezia, che convinse i terroristi a consegnare i bambini più piccoli. Sembrò che ci si avviasse verso una soluzione positiva. Poi, purtroppo, come sappiamo, il giorno dopo le cose andarono diversamente.
D. – Si poteva evitare il massacro di Beslan?
R. – E’ difficile dirlo, anche perché ancora oggi non sappiamo esattamente cosa sia successo. Certamente fuori c’erano uomini armati dappertutto e al momento del disastro gli specialisti dei gruppi Alfa, cioè le truppe che avrebbero dovuto fare irruzione, si trovavano addirittura in un'altra scuola, dove stavano studiando le mosse da compiere. Altri uomini, sempre dei reparti Alfa, erano lì vicino. All’improvviso ci furono delle esplosioni. I kamikaze avevano minato tutta la palestra, dove avevano riunito centinaia e centinaia di persone e alcuni di questi kamikaze avevano un dispositivo con un pedale, sul quale tenevano il piede. Bastava che togliessero il piede da quel pedale perché una delle cariche esplodesse. E’ possibile che sia successo qualcosa del genere. Non è neanche da escludere, però, che da fuori qualcuno abbia sparato. Dopo è iniziata la carneficina.
D. – Centinaia di persone in questi giorni si sono radunate nella cittadina dell’Ossezia del Nord per commemorare la tragedia. Nel resto della Federazione russa, come è stata ricordata Beslan?
R. – Le autorità tentano di rimuoverla, perché certamente non fu un loro successo. Ma soprattutto nelle zone che ancora oggi sono colpite dal terrorismo ci sono state delle veglie e molte preghiere.
Conferenza internazionale nel centenario della nascita del cardinale Willebrands, protagonista dell'ecumenismo
◊ Il cardinale Johannes Willebrands, appassionato cultore dell’unità dei cristiani: nel centenario della sua nascita - il 4 settembre del 1909 a Bovenkarspel nella diocesi di Harlem in Olanda – si apre stasera ad Utrecht una Conferenza internazionale dedicata a questo grande protagonista nella storia della Chiesa del ‘900, soprattutto nei passaggi preparatori del Concilio Vaticano II e nella successiva costruzione della via ecumenica e del dialogo interreligioso. La Conferenza - promossa dall’Archivio cardinale Willebrands, in collaborazione con la Facoltà di Teologia cattolica di Tilburg e l’Università cattolica di Lovanio – presenterà due volumi del suo Diario, scritti fra il ’58 e il ’65. Pagine di particolare rilievo, considerato che nel 1960 il cardinale Willebrands era stato nominato da Giovanni XXIII segretario dell’appena costituito Segretariato per l’Unione dei crisitiani. Quali novità emergono da questi documenti, Philippa Hitchen lo ha chiesto al prof. Adelbert Denaux, decano di Teologia nell’Ateneo di Tilburg:
R. – Well, of course, one can see in this diary...
Certamente, si possono leggere in questo diario, tutte le possibilità dei contatti che il cardinale Willebrands ha avuto in questi anni, perché prima di diventare segretario del Segretariato aveva esplorato le possibilità di riunire gli “ecumenisti” cattolici e per questo aveva viaggiato per tutta l’Europa, per incontrare vescovi e teologi, allestendo conferenze cattoliche sull’ecumenismo. Quindi, era una sorta di vocazione dall’alto quella che sentiva, alla quale fu fedele per tutta la vita, in tutte le diverse circostanze.
D. – Pensando a quei tempi, agli anni ’50, la sua visione fu incredibilmente audace ed anche profetica. Da dove veniva, secondo lei? Quali sono state le esperienze che lo hanno portato a questa vocazione che lui sentiva così forte?
R. – In uno dei suoi scritti dice che lui sentì questa vocazione già nel 1946. Quindi, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. E certo nella Seconda Guerra Mondiale, i cristiani si associarono per aiutare quelli che avevano bisogno, le vittime della guerra. Quindi, quella fu la prima collaborazione in senso pratico e concreto dei cristiani in Olanda. In un modo o nell’altro egli ne rimase coinvolto e qui nacque forse la sua vocazione. Ma certo potevano esserci anche altre fonti, essendo lui uno studente di Newman. Aveva studiato Newman a Roma, all’Angelicum. Fece anche una tesi su Newman. Quindi, forse, anche questa è stata un’influenza, ma ancora non è stato stabilito con chiarezza.
D. – Come numero due del Segretariato per l’unità dei cristiani a quei tempi, egli partecipò ad un momento storico: ai primi contatti e incontri che Paolo VI ebbe con il Patriarca Atenagora e alla cancellazione della mutua scomunica. Quanto questi primi sviluppi possono essere considerati una sua personale eredità?
R. – He was a man…..
Era un uomo molto discreto, aperto, con molti contatti. In questo senso lui è stato veramente l’uomo che ha preparato tutti questi importanti incontri. Per esempio, durante il Concilio, aveva delle missioni segrete nei Paesi dell’Est, per cercare di calmare la reazione di alcuni vescovi cattolici della Chiesa dell’Est comunque unita a Roma: alcuni di questi vescovi erano contro la dichiarazione di libertà religiosa, per paura della loro situazione naturalmente. Quindi, il cardinale Willebrands fu l’uomo inviato dal Papa ad indagare in queste Chiese per cercare di riportare questi vescovi all’interno del movimento del Concilio. Lui ha dato un contributo molto importante, direi, per la conversione della Chiesa cattolica all’ecumenismo.
Viterbo festeggia Santa Rosa. Mons. Chiarinelli: ha annunciato Cristo ai più piccoli
◊ A Viterbo sono entrate nel vivo le celebrazioni per la festa di Santa Rosa, co-patrona della diocesi, che la Chiesa ricorderà domani. Questo pomeriggio il corteo storico sfilerà portando per le vie del centro il cuore della Santa. Domani sera la “Macchina di Santa Rosa” riproporrà la suggestiva processione che da sempre richiama centinaia di visitatori. In questi giorni l’entusiasmo che accompagna le manifestazioni popolari assume un significato speciale per l’attesa della visita che Benedetto XVI terrà “nella città dei Papi” domenica prossima. Il servizio di Antonella Palermo:
“Viterbo senza Santa Rosa è una comunità impensabile”. Così i viterbesi sottolineano il legame imprescindibile che da 750 anni hanno mantenuto con questa giovane che consacrò la sua breve vita – morì nel 1251 a soli 18 anni – all’amore per la Chiesa e per i poveri. Cagionevole di salute - era nata infatti senza lo sterno - proveniva da una umile famiglia di agricoltori. Diventò terziaria francescana e, sebbene molto malata, non mise a tacere la sua fede proprio mentre l’imperatore Federico II assediava la città prendendone il potere. Considerata un elemento di disturbo, Rosa fu costretta ad un breve ma duro esilio. Il luogo nei pressi della chiesa di Santa Maria in Poggio, dove fu poi seppellita nella nuda terra, divenne presto meta di molti pellegrini che raccontavano di guarigioni straordinarie. Avviato il processo di canonizzazione, si scoprì che il suo corpo era rimasto incorrotto. Fu Papa Alessandro IV, a cui Rosa era apparsa in sogno tre volte, che il 4 settembre del 1258 decise di trasferirlo nel monastero delle Clarisse, dove lei aveva desiderato di essere accolta, e dove è tuttora custodito in una teca di vetro davanti alla quale Benedetto XVI sosterà domenica prossima. Proprio l’anniversario della traslazione sarà rievocato domani sera con il trasporto della “macchina”, una torre illuminata alta una trentina di metri, portata per circa un chilometro da un centinaio di facchini. Ma quali sono le novità per la festa di quest’anno, alla vigilia della visita del Santo Padre? Mons. Lorenzo Chiarinelli, vescovo di Viterbo:
R. – Quest’anno, per richiamare l’aspetto di fede e di devozione che contiene la macchina, abbiamo benedetto per la prima volta la statua che si mette al vertice della macchina per indicare che la macchina è di Santa Rosa. C’è poi una preghiera che reciteranno proprio i facchini nell’attigua chiesa di San Sisto prima di procedere verso questo loro cammino.
D. - Quale modello di giovane cristiana si può cogliere dalla vita di Santa Rosa?
R. – E’ una Santa del tredicesimo secolo ma in quel contesto ecclesiale, culturale, civile ed anche politico emerge il suo legame essenziale con Cristo. Non è però una realtà di solitudine psicologica o che oggi potremmo definire di “intimismo”. E’ una realtà che la apre ai fratelli. Ecco la sua carità: annunciare Cristo anche ai più piccoli ed anche – tema molto impegnativo – la partecipazione alle vicende civili della sua città.
Pellegrinaggio della diocesi di Roma a Lourdes: intervista col medico della Grotta
◊ Un coordinamento internazionale tra le città meta di pellegrinaggi. E’ la proposta presentata oggi a Lourdes dall’Opera Romana Pellegrinaggi, in collaborazione con i comuni di Roma, Gerusalemme, Santiago de Compostela, Fatima e la stessa Lourdes. A questa lista si aggiungeranno le municipalità di Jasna Gora, in Polonia, e Parigi. L’iniziativa - alla quale hanno preso parte anche il cardinale vicario Agostino Vallini, il vescovo di Tarbes-Lourdes, mons. Jacques Perrier, e il sindaco di Roma Gianni Alemanno, - si inserisce nel pellegrinaggio della diocesi e del comune di Roma in corso da ieri al Santuario Mariano francese. Da Lourdes, il servizio del nostro inviato Luca Collodi.
“Si tratta di favorire, ha sottolineato padre Cesare Atuire, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, “una cultura dell’accoglienza e dell’incontro” proprio a partire dall’esperienza del pellegrinaggio. Il coordinamento avrà sede ogni anno in una città diversa e vi parteciperanno rappresentanti della Chiesa locale, sindaci e assessori al Turismo. Per l’Italia, si prevede una seconda tappa con il coinvolgimento dei comuni di San Giovanni Rotondo, Padova, Pompei e Loreto. Il coordinamento internazionale punta a valorizzare in particolare i cristiani della Terra Santa e più in generale offrire ai pellegrini pacchetti turistici a basso costo. Sono un migliaio i fedeli che partecipano al pellegrinaggio della diocesi di Roma guidato dal cardinale vicario Agostino Vallini a Lourdes, provenienti da 30 parrocchie e 25 sacerdoti, tra i quali i vescovi ausiliari di Roma, mons. Brambilla e mons. Di Tora. Per il cardinale Vallini, si tratta “di un pellegrinaggio dell’anima contro il rischio di inaridimento che percorre l’Occidente dove tutto sembra venire consumato e gettato, pericolo che contagia anche i credenti”. “Il senso del pellegrinaggio, spiega il cardinale Vicario, è allora quello di dare spazio al mistero cristiano, alla ragione del nostro vivere quotidiano”, riscoprendo il silenzio e guardando alla sofferenza dei malati”.
A Lourdes, opera ormai da più di un secolo il Bureau delle Constatazioni Mediche per accertare i presunti casi di guarigione: in quest'ufficio lavora come medico permanente il dott. Alessandro De Franciscis. Luca Collodi lo ha intervistato:
R. – Il Bureau ha una storia di ormai 125 anni, è una storia di grande serietà, che è riconosciuta anche dai non credenti, perché poggia fondamentalmente su due pilastri: il medico permanente e i suoi colleghi presenti a Lourdes, riuniti appunto in Bureau, quando convocati, sono alla ricerca sempre di una spiegazione medica, davanti ad una guarigione. Quindi, possiamo dire, il primo pilastro è il rigore scientifico; il secondo pilastro è quello della più grande collegialità e trasparenza. Qui nessuno decide da solo, qui tutto è deciso insieme tra medici, ossia tra colleghi, credenti, non credenti, agnostici, dubbiosi. L’importante è che i medici possano offrire il loro contributo per provare a spiegare queste storie.
D. – Dott. De Franciscis, qual è nella sua esperienza di medico a Lourdes il rapporto tra scienza e fede?
R. – Io vengo a Lourdes da tanti anni. Mi considero da sempre fortunato, prediletto, devo dire, per questa amicizia con la Grotta di Lourdes: ho cominciato a venire, quando avevo 17 anni, con i treni bianchi, da allora ininterrottamente. Detto questo, effettivamente in questa nuova esperienza così unica al mondo – sono da sei mesi il medico della Grotta qui a Lourdes – devo dire che effettivamente ho avuto modo di sperimentare che non c’è contrasto tra fede e scienza. E trovo che fede e scienza, quest’ultima illuminata dalla fede, l’altra aiutata dalla scienza, abbiano un terreno di incontro e di dialogo e questo terreno è quello della ragione umana; il terreno è quello della ragionevolezza. Credo che la Chiesa cattolica in 2000 anni, nonostante alcuni errori che la stessa ha riconosciuto nel tempo, per bocca dei Pontefici romani, sia una grande maestra di umanità e la ragionevolezza credo sia il terreno sul quale possiamo guardare anche con fiducia al futuro di questo momento così difficile.
D. – Sul piano più umano, lei qui a Lourdes come medico vive anche l’esperienza del mistero cristiano...
R. – Non c’è dubbio che nel servizio che rendo sono consapevole di essere, da una parte, medico, e lo dico anche a nome e insieme alle migliaia di medici che si alternano con la loro presenza in pellegrinaggio nel corso dell’anno. Noi abbiamo netta la sensazione di essere medici, ministri della vita, al servizio della vita e con le nostre conoscenze, il nostro bagaglio culturale. Però sento anche la consapevolezza di essere lì a pochi centimetri dal mistero. E lì credo che la fede illumini le mie conoscenze biologiche e scientifiche, perché lì è la fede che mi insegna ad alzare le mani e ad adorare il mistero.(Montaggio a cura di Maria Brigini)
Il tema del martirio al centro dell'Agorà dei giovani del Mediterraneo a Loreto
◊ E’ in corso a Loreto, fino a martedì prossimo, l’ottava Agorà del Mediterraneo che riunisce giovani di tre continenti per una settimana di preghiera, dibattiti, visite e testimonianze sul tema: “Beati quelli che sono perseguitati per aver fatto la volontà di Dio: perché Dio darà loro il suo regno”. Sono presenti giovani in rappresentanza delle comunità cattoliche del Nord Africa, del Medio Oriente e dell’Europa che rifletteranno in questi giorni, soprattutto, sulle persecuzioni ancora in atto nei confronti delle minoranze cristiane. All’Agorà interverrà domani anche padre Claudio Monge, della comunità domenicana di Istanbul e docente di teologia delle religioni all’Università di Friburgo, che al microfono di Amedeo Lomonaco sottolinea l’autentico valore del martirio:
R. – Credo che oggi abbiamo un’immagine spesso profondamente distorta del martirio, forse anche a causa di quell’immagine estremamente violenta, che giustamente ci indigna, dei cosiddetti “martiri kamikaze”. Questi sono espressione di un mondo che non ha niente a che vedere – e lo dico anche come studioso dell’islam – con il cuore stesso del messaggio islamico. Forse dobbiamo fare proprio un lavoro di comprensione del senso della parola “martirio”, a partire dal suo stesso significato, cioè testimonianza.
D. – Su quali pilastri si fonda l’identità del martire cristiano?
R. – In quella che è stata l’evoluzione della considerazione stessa del termine c’è stato un cambiamento di registro che si potrebbe riassumere in una frase: all’origine della storia cristiana, nei primi due secoli, si viene uccisi perché martiri e poi invece, nel corso della storia, si è martiri perché si viene uccisi. Il fatto di essere ucciso diventa assolutamente determinante quando invece, in realtà, in origine il martire è il testimone. Ciò che quindi caratterizza la base essenziale del martire è colui che è assolutamente radicato nella vita di Cristo tanto da lasciarne trasparire dei tratti essenziali nella Sua stessa vita. Uno de tratti essenziali e decisivi della missione del Figlio di Dio su questa terra è quella capacità d’amore estremo che arriva fino al dono totale di se stesso sulla Croce.
D. – Chi è perseguitato, chi subisce il martirio in realtà non è abbandonato. I martiri come sono riusciti a vincere sofferenze così disumane?
R. – Il martire, il perseguitato per la fede può sicuramente avere, spesso e volentieri nella sua esistenza, l’impressione di essere abbandonato dai suoi stessi fratelli, di essere una persona già “pre-martirizzata” dal fatto di essere messa al di fuori della storia nella quale cammina. Credo che solo identificandosi ulteriormente con la storia stessa del martire per eccellenza, che è il Figlio di Dio, si può arrivare a mantenere questa fedeltà alla comunione e alla testimonianza. Il Figlio di Dio è Colui che per eccellenza non è profeta nella sua patria e che finirà la sua vicenda terrena crocifisso su una croce al di fuori delle mura della città santa. Questo è il destino che poi si rinnova in qualche modo nel martirio dei grandi testimoni della fede nella storia.
D. – Ancora oggi, come ha detto il Papa, la fede cristiana “scandalizza”, c’è chi cerca di adattarla ai tempi e chi abbandona Cristo. Quali insegnamenti possiamo trarre, oggi, dai martiri e da chi, apparentemente, è andato controcorrente?
R. – Il martire è innanzitutto un testimone della fedeltà e della pazienza di Dio. Credo che il martirio, oggi, consista prima di tutto nel dover andare regolarmente controcorrente rispetto a quella che è la cultura dominante. San Paolo ce lo ricorda: è questa spina nella carne, quest’estrema e radicale esigenza della fede che ci costringe a fare i conti con la nostra coscienza, con il nostro riferimento alla Parola del Vangelo, a costo di dover remare controcorrente.
D. – Andare controcorrente vuol dire testimoniare il Vangelo là dove la società è secolarizzata, dove il cristianesimo è una minoranza…R. – Oserei dire anche testimoniare il Vangelo là dove le società, le persone che si definiscono cristiane, in realtà contravvengono a delle regole essenziali del cristianesimo.
Questa sera l'apertura della 66.ma Mostra internazionale del cinema di Venezia
◊ Con la cerimonia di apertura nel Palazzo del Cinema di Venezia, attorniato dagli scavi e dai cantieri che preludono alla costruzione del nuovo, si inaugura questa sera la 66.ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Sullo schermo, dopo la rituale presentazione della Giuria presieduta dal regista Ang Lee, scorreranno le immagini di "Baarìa", l’atteso affresco siciliano di Giuseppe Tornatore. Dalla città lagunare, il servizio di Luca Pellegrini.
Non sempre gli atti d’amore inseguiti per anni e vissuti con sincerità riescono a dimostrare tutto il buon cuore e la buona volontà di chi finalmente li mette in pratica. L’imponenza dei numeri parla chiaro nella presentazione di "Baarìa", kolossal siciliano scritto e diretto da Giuseppe Tornatore ed insignito dell’onere di aprire questa sera, a nome degli italiani numerosi in gara, la kermesse cinematografica veneziana. Costato cifre enormi, dilatatosi nel tempo delle riprese e nelle ricostruzioni accurate, fagocitato migliaia di comparse ed oltre duecento tra attori protagonisti e non, zeppo di macchine, carrozze e carretti d’ogni genere e di temi musicali scritti da Ennio Morricone, nelle sue oltre due ore "Baarìa", in italiano e dialetto siciliano sottotitolato, ci trasporta sulle strade di questo paese posato nella brulla provincia palermitana e luogo di nascita del regista. Il film scarica una dose massiccia di riflessioni e ricordi, personaggi e paesaggi, di sentimenti e curiosità etniche e antropologiche che dalle arretratezze dei primi anni del secolo scorso e dal fascismo degli anni Trenta si distendono allungandosi nelle stagioni tormentate del dopoguerra, nelle battaglie politiche della prima repubblica e si affloscia infine, quando delusioni personali e collettive creano la perdita degli ideali, riecheggiano la ben più nobile e scarna tragicità del Gattopardo. Tutto gira attorno alla famiglia di Cicco che cresce e dei figli che crescono a loro volta, mentre anche il paese cresce fisicamente aggiornando le sue caratteristiche urbane e umane negative, mentre i molti, troppi eroi anonimi e popolari ammiccano, corrono, si amano, piangono e uccidono. Il senso della collettività e delle tradizioni forse perdute, più che le storie e le passioni dei singoli, fanno di questo film un affresco imponente e qui Tornatore è davvero appassionato. Ma tanto amore, appunto, non basta a creare empatia, ad aggiornare il melodramma e a strappare consenso... oltre ad assicurare un Leone d’Oro tanto, troppo sperato.
Elezioni in Cile: il messaggio dei vescovi
◊ “Amicizia civica nel periodo elettorale”: è il significativo titolo della dichiarazione della presidenza della Conferenza episcopale del Cile, illustrata ieri ai giornalisti, da parte del presidente dell’episcopato e vescovo di Rancagua, mons. Alejandro Goić Karmelić. Di fronte agli impegni della società cilena e al suo corpo elettorale che a dicembre dovrà eleggere il nuovo presidente della Repubblica, i presuli richiamano ad una seria “riflessione” e “alla presa di posizione su grandi temi in un’ora di importanti decisioni”. L’episcopato osserva che occorre “avere un’alta considerazione per la vocazione politica e collaborare affinché la politica possa ricuperare pienamente la fiducia da parte della cittadinanza”. La Chiesa, ricordano i vescovi, non ha suoi candidati e non si fa rappresentare da nessun partito politico. La Chiesa - rilevano i vescovi cileni – “ha il dovere di dare un contributo per il discernimento dei fedeli, nella cornice della libertà di coscienza e doveri e diritti di ogni cittadino, offrendo la luce del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa”. I vescovi chiedono ai politici di “donare al Paese una campagna politica serena, nella quale l’amicizia civica tra i politici e tra questi e il popolo, sia un antidoto contro la non-cultura dell’offesa della dignità della persona”. L’episcopato esorta tutti a portare avanti una campagna elettorale “senza grandi parole, promesse vuote e attacchi personali” e inoltre chiede di “evitare la perdita di tempo in dibattiti che non interessano a nessuno poiché non servono a risolvere i problemi”. Secondo i vescovi del Cile il “Paese vuole vedere candidati che dialogano in forma onesta con le persone” e che sono in grado di offrire “proposte rinnovate e audaci che però sono al medesimo tempo responsabili e realistiche”. “La cittadinanza – si legge inoltre nella nota episcopale – è stanca di discorsi che contrastano con le politiche reali che sperimenta e subisce ogni giorno. Perciò l’umiltà, la trasparenza e la capacità di ascolto di coloro che aspirano a diventare delle autorità, i primi servitori della gente, sono atteggiamenti indispensabili per ricuperare il realismo e il fascino delle campagne politiche e dei progetti”. Infine i presuli lanciano un particolare appello, rivolto soprattutto ai più giovani, perché si iscrivano nei registri elettorali e sentano come proprio il destino della nazione. Destino al quale non si possono sottrarre in nessun modo. L’episcopato, prima di concludere la propria esortazione, sottolinea l’importanza reale e simbolica, morale e politica, di campagne elettorali austere e semplici, senza sprechi. In tempo di crisi - afferma - campagne dispendiose possono sembrare “un’offesa alla dignità dei cileni”. L’augurio finale dei vescovi si rivolge ai più poveri perché i loro bisogni e speranze siano presenti nella campagna, nei dibattiti e nelle proposte. Ribadiscono infine che tutte le celebrazioni in preparazione per il bicentenario dell’indipendenza, ma anche queste elezioni, possano aprire la strada per un Paese che sia “la mensa di tutti”. (A cura di Luis Badilla)
Argentina: commemorati i 160 anni di presenza della Pontificia Opera Missionaria
◊ Come ogni anno le Pontificie Opere Missionarie dell’Argentina hanno celebrato in tutto il Paese, durante l’intero mese di agosto, il “Mese dell’Infanzia e dell’Adolescenza Missionaria” (IAM). La Giornata Missionaria nazionale si è tenuta domenica 23 agosto, sul tema “160 anni di amicizia con Gesù… seminando Vita in Argentina”. In occasione del 160.mo anniversario, Benedetto XVI ha fatto giungere a tutti membri la sua benedizione apostolica attraverso un messaggio firmato dal Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone. Rivolgendosi ai bambini, agli adolescenti e agli animatori dell’IAM, il Papa li “raccomanda fervidamente nella sua preghiera, chiedendo a Dio che questo evento rappresenti un forte stimolo affinché si incrementi il loro ardore evangelizzatore e siano sempre più discepoli autentici di Gesù Cristo”. La ricorrenza di quest’anno ha rivestito un “valore singolare”, si legge nel Messaggio scritto per l’occasione dal direttore nazionale delle pontificie Opere Missionarie dell’Argentina, padre Osavaldo Leone. La Giornata ha proposto “a bambini ed adolescenti di tutte le diocesi, un programma di vita fondato sulla preghiera, sul sacrificio e su gesti concreti di solidarietà, come cammino di formazione dei discepoli missionari di Gesù” e per diventarlo “in una relazione di amicizia con i bambini e gli adolescenti del mondo intero”. “Sappiamo bene – si legge nel documento inviato all’agenzia Fides - che questo impegno di missione e di solidarietà non si limita ad alcune settimane, ma si estende a tutta la vita”. Per questo, occorre ancora una volta aprire gli animi per “rispondere generosamente alle innumerevoli richieste di aiuto che ci giungono dai Paesi più poveri del nostro”. Fortunatamente, “esistono storie bellissime di ragazzi che, per aiutare i loro amici, si sono immedesimati nel dolore e nelle sofferenze di moltissimi altri ragazzi come loro; per liberarli dall’obbligo della lotta, hanno rinunciato a un gioco o ad un divertimento costoso; e per finanziare i libri del catechismo o per costruire scuole in zone di missione si sono impegnati a realizzare differenti forme di lotteria” scrive ancora il padre Leone. Quindi, tutti sono chiamati a “partecipare a questo miracolo” ed è proprio “nei bambini e negli adolescenti più bisognosi” – si legge ancora nel testo - che “possiamo riconoscere il Volto di Gesù”, allo stesso modo in cui vissero “grandi missionari come Francesco Saverio, Matteo Ricci, Charles de Foucauld, Madre Teresa di Calcutta e tanti altri”. A conclusione del Messaggio viene ricordata la pratica del Rosario missionario, con la decina “bianca” per l’Europa, “affinché sia capace di recuperare la forza evangelizzatrice che ha generato tante Chiese”; la decina “gialla” per l’Asia, “affinché brulichi di vita e di gioventù”; la decina “verde” per l’Africa, “provata dalla sofferenza ma disponibile all’annuncio”; la decina “rossa” per l’America, “promessa di nuove forze missionarie” e la decina “azzurra” per l’Oceania, “che attende una maggiore diffusione del Vangelo”. (A.L.)
Colombia-Ecuador: gruppi religiosi e della società civile riflettono sulle sfide nei due Paesi
◊ Domani e dopodomani a Bogotà diversi rappresentanti della società civile dell’Ecuador e della Colombia si riuniranno per parlare delle grandi sfide che affrontano i due Paese e che, da più parti, si sostiene dovrebbero essere affrontate non solo in spirito di dialogo ma anche in modo coordinato. Il seminario, “Colombia-Ecuador: migrazioni, frontiere e politiche pubbliche”, già nel suo titolo individua subito queste sfide, comuni ai due popoli latinoamericani che, per di più condividono migliaia di chilometri di confine. L’evento, secondo gli organizzatori, “si propone di dare avvio ad un dibattito analitico di alto profilo affrontando, da un’ottica binazionale, la congiuntura politica dei due popoli, la situazione umanitaria e le risposte politiche, sociali e istituzionali”. L’incontro, al quale dovrebbero prendere parte una cinquantina di persone, si svolgerà presso l’auditorio “Virginia Gutiérrez de Pineda”, nell’Università nazionale della Colombia. Una questione centrale nelle discussioni sarà la situazione nelle regioni confinanti dei due Paesi sudamericani poiché si tratta, in realtà, di aree dove i problemi sono molti e spesso delicati poiché hanno a che fare con la presenza militare delle due nazioni che da tempo non sembrano fidarsi l'una dell’altra. Il clima di tensione che si vive in questi luoghi colpisce pesantemente le popolazioni locali che a loro volta già hanno a che fare con gruppi militari irregolari di sinistra e di destra (la guerriglia e i paramilitari). D’altra parte va anche ricordato che i confini sono poi i luoghi dove si fa sentire di più la realtà dei flussi migratori. La Chiesa cattolica colombiana oltre a prendere parte alle discussioni con alcuni suoi rappresentanti ha partecipato attivamente, tramite la Sezione per la mobilità umana del Segretariato per la pastorale sociale, alla preparazione dell’evento. Accanto alle organizzazioni ecclesiali parteciperanno i Gruppi di lavoro nelle frontiere, formati da esponenti della società civile e gruppi internazionali che lavorano nell’ambito della cooperazione allo sviluppo, diversi istituti accademici, comprese diverse università e rappresentati di alcuni uffici specializzati delle Nazioni Unite. Mons. Héctor Fabio Henao Gaviria, responsabile della Caritas colombiana e della pastorale sociale, giorni fa parlando sulla Settimana per la pace 2009 ha ricordato che si deve “lavorare per superare i conflitti; tutti i conflitti, da quelli politici e armati sino a quelli sindacali e più in generale sociali”. In questo contesto ha ricordato anche le tensioni con l’Ecuador e, al riguardo, ha anche confermato che si sta studiando e organizzando un incontro episcopale tra i presuli delle due nazioni per dare un contributo all’abbassamento di queste tensioni. (L.B.)
Brasile. Il cardinale Scherer: la laicità non diventi discriminazione
◊ La laicità dello Stato, invocata frequentemente e spesso in modo errato, “non autorizza la repressione delle idee o delle manifestazioni religiose”: osserva il cardinale Odilo Scherer, arcivescovo di San Paolo, in un articolo sul settimanale dell'arcidiocesi “O São Paulo”, di cui riferisce l’agenzia Zenit. Il cardinale Scherer interviene nel dibattito intorno ad un'azione civile per ritirare i simboli religiosi dai luoghi ad alta visibilità e di assistenza al pubblico negli organi federali dello Stato di San Paolo. L'azione, proposta il 31 luglio, argomenta che essendo lo Stato brasiliano “laico”, la presenza di questi simboli sarebbe contraria alla Costituzione. Risponde il cardinale nel suo articolo che non c'è nulla nel testo costituzionale che proibisca la presenza di simboli religiosi negli spazi dello Stato. “Intendiamo bene la laicità dello Stato: - scrive il porporato - si tratta della chiara separazione tra Stato e Chiesa, al contrario di ciò che era in vigore prima della Repubblica, quando il Brasile aveva nel cattolicesimo la sua religione 'ufficiale'”. Lo Stato brasiliano “non ha una religione ufficiale, ma le rispetta tutte e lascia al cittadino la libertà di scelta; e rispetta anche la libertà di avere o non avere una religione. La Chiesa cattolica lo accetta senza problemi”. D'altro lato, prosegue il cardinale, “la laicità dello Stato significa anche che questo non interferisce nelle Chiese e nelle religioni in modo indebito, rispettando la loro autonomia interna per organizzarsi, fatti salvi i principi costituzionali”. Secondo il porporato, “la laicità dello Stato è invocata troppo spesso e con troppa facilità, e in modo errato”. “Sicuramente non autorizza la repressione di idee o manifestazioni religiose, a meno che non siano chiaramente criminose, come nel caso dell'incitamento alla violenza o della promozione di atti disonesti”. “Non potrebbe nemmeno promuovere la discriminazione dei cittadini che confessano una religione, negando loro il libero accesso alle funzioni pubbliche o al loro esercizio; né autorizza la svalutazione preconcetta delle posizioni e delle idee dei cittadini per il fatto di essere membri di una o dell'altra religione; né potrebbe essere invocata per imporre a tutta la società una sorta di pensiero 'ufficiale', come unico valido e con diritto a che se ne tenga conto”. L'arcivescovo di San Paolo, sottolinea quindi che la presenza di simboli religiosi negli spazi pubblici “fa parte della storia e della cultura del popolo e delle sue libere manifestazioni; finora questo non è mai stato visto come mancanza di rispetto o offesa alla libertà religiosa”. “Al contrario – ritiene il porporato - l'esclusione forzata dagli spazi pubblici dello Stato da un momento all'altro potrebbe, questo sì, suscitare in molti brasiliani, e non solo cattolici, rimostranze e una sensazione di mancanza di rispetto”. Oltre a ciò, aggiunge il cardinale “l'esperienza ha dimostrato in più di cent'anni di Repubblica, il mantenimento dei simboli religiosi negli spazi pubblici non ha portato il Brasile ad avere una religione ufficiale”. Quindi conclude “resta da chiedersi se il Brasile sarebbe migliore se venissero eliminati i simboli religiosi”. (R.G.)
In Uruguay la 31.ma Giornata nazionale della gioventù
◊ La XXXI Giornata nazionale della gioventù si svolgerà nelle diocesi dell’Uruguay il 6 settembre e quest’anno avrà come tema “En la vida encontramos a Jesùs”. Come ha spiegato il presidente dell’organismo, mons. Heriberto Andres Bodeant Fernandez, vescovo di Melo, “il tema scelto diviene anche invito per tutti quei giovani che sono alla ricerca di Dio, affinchè cerchino nella loro vita questo incontro con Gesù“. Questo 31.mo incontro - riferisce l’Osservatore Romano - sarà celebrato nelle diverse diocesi dell’Uruguay nei modi decisi da ciascuna di esse ma attenendosi sempre al tema scelto dalla Commissione nazionale di pastorale giovanile e il testo biblico che l’ha ispirato. La scorsa edizione migliaia di ragazzi uruguaiani accorsero a Tacuarembò, per una veglia di preghiera e per la concelebrazione eucaristica domenicale a conclusione dell’ evento. (G.C.)
Corea del Sud: nel 2013 la 10.ma Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese
◊ Si terrà nel 2013 a Busan, in Corea del Sud, la decima assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec). Soddisfazione per la decisione è stata espressa dal reverendo Jong-Wha Park della Chiesa presbiteriana del Paese asiatico. “Celebrando la decima assemblea in Corea del Sud – ha detto – le Chiese possono essere testimoni in prima persona della pace e della giustizia in questa nostra penisola divisa”. “Le Chiese del nord e del sud – ha aggiunto il reverendo Jong-Wha Park – sono ancora separate. Noi, comunque, inviteremo le Chiese del nord alla prossima assemblea del 2013”. Nel corso di una sessione plenaria del Consiglio Ecumenico delle Chiese Mary Tanner, presidente del Cec, ha ricordato poi che sono trascorsi trent’anni dall’ultima conferenza svoltasi negli Stati Uniti sul tema: “Fede, scienza e futuro”. Mary Tanner – riferisce l’Osservatore Romano – ha esortato infine a “non limitarsi a guardare a quell’incontro, il cui tema è ancora attuale, ma osservare come continua a essere una tradizione viva e dinamica nel movimento ecumenico attuale”. (A.L.)
Nell’anniversario dell’indipendenza dell’Ucraina il cardinale Husar chiede verità, giustizia e carità
◊ “Dacci il coraggio e la forza spirituale di accettare l’unità e di vivere l’unità, e secondo verità, di essere giusti nelle proprie azioni e di amare la nostra nazione”: è l’invocazione al Signore pronunciata dall’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, cardinale Lubomyr Husar, capo del sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina, in occasione del 18.mo anniversario dell’indipendenza dell’Ucraina celebrato nei giorni scorsi nella cattedrale di Santa Sofia, a Kiev. Alla preghiera comune – guidata dai rappresentanti delle differenti confessioni religiose – erano presenti tra gli altri il presidente della Repubblica, Viktor Juščenko, che ha inaugurato questa tradizione alcuni anni fa, e il primo ministro Julija Tymošenko. “C’è un disordine che ci riguarda- ha detto il cardinale Husar – che noi chiamiamo crisi. Ciascuno di noi – ha aggiunto il porporato le cui parole sono state riprese dall’Osservatore Romano – ha cercato di analizzarla e di trovare una soluzione per uscirne ma finora senza successo e senza beneficio per tutta la comunità”. Nei giorni scorsi il presidente Juščenko ha firmato un decreto che prevede delle personali onorificenze per coloro che contribuiscono allo sviluppo della spiritualità in Ucraina. (A.L.)
Chiesa cattolica in Egitto: raduno dei giovani e ritiro spirituale per le donne
◊ Ad agosto la Chiesa cattolica egiziana ha offerto ai fedeli alcune iniziative di spiritualità e di riflessione. In particolare, a metà del mese, si è svolto un grande raduno dei giovani sulla collina Moukatam al Cairo. All’evento hanno partecipato circa 300 giovani cattolici, che si sono riuniti per pregare, meditare e ascoltare il catechismo e partecipare alla Messa. Il raduno è stato guidato da mons.Makarios Tawfik, vescovo di Ismaelia e responsabile della commissione giovanile, che si è molto impegnato affinché all’evento partecipassero il maggior numero possibile di giovani cattolici. Il Comitato delle Donne copte cattoliche ha invece partecipato a una due giorni di ritiro presso la Chiesa di Santa Caterina di Alessandria sul tema: “Voi siete la luce del mondo”. Hanno partecipato donne provenienti da diversi eparchie egiziane. La preghiera è stata guidata da mons. Hanna Kolta, vicario di Sua Beatitudine Antonios Naguib, Patriarca della Chiesa copta cattolica.Tra gli eventi in programma a settembre vi è un’iniziativa di preghiera e di riflessione Mariana organizzato dal Movimento dei Focolari d'Egitto, che si terrà dal 17 al 21 settembre a Villa San Marco a Borg El Arab, a 30 km a ovest di Alessandria d'Egitto. L’iniziativa è rivolta in particolare alle famiglie che potranno vivere un’esperienza spirituale e di aggregazione sociale. (R.P.)
Medici Senza Frontiere: situazione nutrizionale critica nella Repubblica Centrafricana
◊ L’organizzazione Medici Senza Frontiere (Msf) dopo una valutazione fatta con il Ministero della Salute della Repubblica Centrafricana, ha dato il via nei giorni scorsi ad un progetto di trattamento della malnutrizione nell’ospedale di Carnot, città del Paese africano. In questa parte del mondo - riferisce il Sir - la situazione nutrizionale è davvero preoccupante e dei 400 bambini già presi in cura dall’equipe di Msf, molti sono seriamente malati e il 40% urge di un ricovero immediato. Molti uffici vendita sono stati costretti a chiudere a causa della forte crisi economica, che però, sempre secondo l’organizzazione umanitaria, non basterebbe da sola a spiegare una situazione di malnutrizione così allarmante. Da ciò l'esigenza di scoprire in altre zone, oltre alla città di Carnot, le ragioni del problema. Medici Senza Frontiere sta discutendo anche sull’opportunità di aprire un progetto a Gamboula, città a sud ovest di Carnot. (G.C.)
Amnesty: in Iraq oltre un migliaio di detenuti nel braccio della morte
◊ Oltre un migliaio i detenuti iracheni nel braccio della morte. Tra questi circa 150 avrebbero esaurito ogni possibilità di appellarsi o essere graziati. A rivelarlo è Amnesty International in un rapporto pubblicato ieri e ripreso dall'agenzia Sir, che sottolinea come le procedure seguite dai tribunali iracheni non rispettino gli standard internazionali sul giusto processo. Tra i condannati a morte, riferisce Amnesty, c’è ad esempio la 27enne Samar Sa’ad’Abdullah, condannata per omicidio, che ha denunciato di aver confessato perché sottoposta a torture, scosse elettriche e percosse con cavi. Secondo la donna il suo processo sarebbe durato meno di due giorni e durante lo svolgimento un giudice avrebbe ordinato a uno dei suoi avvocati di lasciare l’aula. Nel marzo di quest'anno le autorità irachene hanno comunicato ad Amnesty International che 128 sentenze erano state confermate in appello; lo scorso 3 maggio sono state uccise 12 persone, mentre il 19 giugno altri 19 prigionieri, tra i quali una donna, sono stati impiccati. Solo nel 2008 285 persone sono state condannate a morte e ci sono state almeno 34 esecuzioni ma, conclude Amnesty, “i numeri reali potrebbero essere più alti, dal momento che non ci sono statistiche ufficiali” e “i dati riportati dalla stampa irachena sono incompleti”. (R.P.)
Incontro a Roma sugli attacchi anticristiani in Pakistan
◊ Domani saranno ricordati durante un incontro a Roma, promosso dall’associazione “Salvaimonasteri”, gli attacchi contro le comunità cristiane del Pakistan. L’estate – ricordano i promotori – è stata tragica per le comunità cristiane pakistane: a giugno sono state bruciate 50 case cristiane e Bammi Wala e il primo agosto 70 case e Gojram nel Punjab, dove sono stati arsi vivi 7 cristiani. In ultimo, i cinque cristiani uccisi nel Belucistan a fine agosto. Durante l’incontro, che si terrà presso il Centro Russia ecumenica nella zona di Borgo Pio, sarà anche proiettato un filmato realizzato durante l’attacco a Gojra. I cristiani in Pakistan – ricorda il Sir - costituiscono il 3% della popolazione. (A.L.)
Spagna: preoccupazione del vescovo di Almería per la legge sulla libertà religiosa
◊ “Quando si pretende di uguagliare le religioni, come se tutte avessero lo stesso significato storico e sociale nella genesi e nello sviluppo di un popolo”, si evidenzia l’inganno “di un egualitarismo di falsa impronta democratica” che in realtà “offende i più e sposta il significato storico e sociale della religione verso il limbo di una società senza storia e senza cultura”. Dopo l’arcivescovo di Madrid, cardinale Antonio Maria Rouco Varela, presidente della Conferenza episcopale spagnola, anche il vescovo di Almería, mons. Adolfo González Montes, interviene contro il progetto del governo spagnolo di modificare la legge sulla libertà religiosa. Progetto che prevede il ritiro di tutti i simboli religiosi dalle scuole e dagli istituti pubblici, eccetto quelli che hanno valore storico, artistico o per il patrimonio. “La regolamentazione della libertà religiosa – ha spiegato mons. Adolfo González Montes in un documento in vista della festa della Vergine del Mare – non sarà mai giusta né democratica se, di fatto, è diretta contro l’identità maggioritariamente cristiana della società”. Secondo il vescovo di Almería il rispetto della libertà religiosa permette che “la fede religiosa, senza essere ridotta a semplice libertà di credenze soggettive, ispiri tutti gli ambiti della vita, compresa l’economia”. E la libertà religiosa – si legge infine nel documento ripreso dall’Osservatore Romano – esige “un trattamento della condotta religiosa privata e pubblica degli individui che renda giustizia alla sua realtà sociale e storica”. (A.L.)
Caritas Internationalis e Cidse alla Conferenza Onu sui Cambiamenti climatici
◊ All’evento delle Nazioni Uniti sui Cambiamenti Climatici che si svolgerà a New York il 22 settembre, sarà presente anche una delegazione inviata dall’Unione di agenzie cattoliche per lo sviluppo (Cidse) e Caritas Internationalis, che rappresentano la più grande alleanza umanitaria e un valido sostegno ed aiuto allo sviluppo nella lotta alla povertà in ben 200 Paesi. Lo riferisce l'agenzia Zenit, a cui le agenzie cattoliche insieme ad esponenti ecclesiastici hanno inviato un comunicato in cui esortano i leader mondiali a dare la massima priorità a un nuovo assetto climatico. “Li esortiamo - affermano - a pensare alle popolazioni più povere del mondo, perché serve un’azione coraggiosa per difenderle dagli impatti devastanti dei cambiamenti climatici”. A rafforzare il contenuto del comunicato, anche la dichiarazione del cardinale britannico Keith O’ Brien il quale ha affermato che “i Paesi ricchi hanno un inequivocabile dovere morale di ridurre le proprie emissioni e aiutare i Paesi in via di sviluppo, che hanno già subito le conseguenze del nostro uso eccessivo di combustibili fossili a scopo di profitto”. (G.C)
Appello dei vescovi italiani nella Giornata per la Salvaguardia del Creato
◊ Si è svolta ieri nel cuore delle Dolomiti bellunesi, la IV Giornata nazionale per la Salvaguardia del Creato. La Conferenza episcopale italiana ha dedicato il suo messaggio per la giornata del creato al tema dell'aria, invitando a riflettere sul problema dei 'gas serra' anche in vista della prossima Conferenza di Copenhagen prevista per dicembre 2009. “Respirando l’aria di questi luoghi e contemplando la bellezza delle vallate da cui siamo circondati, - hanno detto i vescovi - ci sentiamo avvolti dalla sapienza e dalla bontà di Dio”. I metropoliti - riferisce il Sir - hanno letto un appello comune secondo cui l’ impulso ad un giusto equilibrio tra l’uso e il rispetto del creato non consiste soltanto nel porre un limite alla deriva individualistica, narcisista e autoreferenziale, ma costituisce anche la risposta dell’uomo al mandato di Dio. L’uomo ha il dovere di preservare la bellezza del Creato e di custodirne le risorse. “Il degrado ambientale - continuano i vescovi - minaccia anche la montagna che, rispetto alle nostre pianure europee, ormai così sfruttate, resta quasi l’ultimo esempio di biodiversità. Urge una conversione ecologica che faccia adottare stili di vita sostenibili e motivata dalla carità verso tutti arrivando a rappresentare una valore essenziale del cristianesimo”. Nell’appello è stato sottolineato anche che lo sfruttamento indiscriminato delle risorse coincide con lo spirito di superbia e nasce dal rifiuto della fede e dalla mancanza di speranza.( G.C.)
Il cardinale Tettamanzi: “radici cristiane, linfa vitale della nuova Europa”
◊ “In questi decenni la Fondazione ha dato vita a un affascinante itinerario tra i popoli del continente, alla riscoperta delle comuni radici cristiane, che sono fonti di linfa vitale per la costruzione della nuova Europa e che rendono le diverse componenti della realtà europea parte viva di una storia comune”. E’ quanto si legge nel messaggio del cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, ai partecipanti alla 31.ma edizione della Settimana di storia religiosa dedicata a Francia, Germania e Italia, organizzata dalla Fondazione ambrosiana Paolo VI. Il convegno, che si concluderà sabato prossimo, è un occasione per ricordare anche il vigoroso impulso di grandi figure come Adenauer, Schuman e De Gasperi. La riscoperta del “costitutivo apporto del cristianesimo – aggiunge il porporato - non è mai stata disgiunta dall’approfondimento del contributo dato alla formazione della civiltà europea, dall’eredità culturale greco-romana e da altre culture, in una prospettiva che ha sottolineato la storia religiosa, inserita nel contesto culturale, politico e sociale del continente”. Nel documento, ripreso dal Sir, il il cardinale Dionigi Tettamanzi sottolinea anche che la memoria e la riflessione sul passato “aiutano a far crescere, con la conoscenza, la comune responsabilità su come rispondere alle grandi sfide del nostro tempo, nell’ora presente e in vista del futuro”. Secondo l’arcivescovo di Milano “viviamo infatti in una società culturalmente e religiosamente pluralista, in un contesto di relativismo dilagante che sfocia spesso nel nichilismo, e forse per questo è ancor più evidente l’esigenza di riaffermare la componente spirituale che ha mosso la costruzione europea e ne ha alimentati i comuni ideali, per non cadere in visioni ideologiche o in fondamentalismi religiosi”. Il porporato ricorda infine che “molti sono i problemi e gli interrogativi da affrontare nel complesso mondo odierno”. “Ma è assolutamente urgente e indispensabile – conclude - che l’Europa ripensi le proprie idealità e la propria vocazione, anche a livello internazionale, riscoprendo e valorizzando la ricchezza della propria storia che ha saputo tenere sinfonicamente insieme una pluralità di tradizioni e identità”. (A.L.)
Iniziati a Roma i lavori del XVI Capitolo dei Comboniani
◊ “ Il Capitolo Generale sarà grazia se è un evento pentecostale. Dobbiamo quindi lasciare tutto lo spazio allo Spirito perché ci illumini, ci parli e ci guidi”. Con queste parole Padre Teresino Serra ha concluso la lettera ufficiale di indizione del XVII Capitolo Generale dei missionari Comboniani, di cui sono cominciati nel pomeriggio di lunedì scorso a Roma, lavori della prima assemblea organizzativa. Il Capitolo comincerà il 6 settembre con una solenne celebrazione eucaristica, ma secondo l'agenzia Misna - già da ieri l'altro i 72 delegati e gli 11 osservatori si sono riuniti in assemblea per pregare insieme e condividere esperienze e riflessioni. Per le loro attività di evangelizzazione i missionari Comboniani sono presenti in 182 diocesi di ben 42 Paesi. I problemi e le sfide che i Comboniani dovranno sostenere sono impegnative e si incentrano sostanzialmente su 2 domande: Cosa significa essere missionari oggi? Qual è l’apporto che la Chiesa missionaria si aspetta dai Comboniani e dal loro specifico carisma? I Comboniani il più delle volte sono costretti ad operare in aree quali Eritrea, Congo, Darfur, dove l’esperienza religiosa viene vissuta in contesti di guerra, violenza, tensioni politiche, economiche e sociali. Non è facile evangelizzare e portare il messaggio di Cristo in zone così calde e spesso ai limiti della sopravvivenza. “ Pieni di Spirito Santo – conclude padre Serra - come gli apostoli della Pentecoste, saremo in grado di mettere Dio e la missione al primo posto, forti del fatto che la preghiera di preparazione al Capitolo - aprirà le porte a quello Spirito di Dio che ispirò e comprovò la missione di Daniele Comboni”. ( G.C.)
Inghilterra: quiz sulla Bibbia per i ragazzi
◊ Chi è naufragato ed è stato in prigione più di una volta? Quanto pane e pesce è servito per dar da mangiare a cinquemila persone? Ecco come la Bibbia può essere trasformata in quiz per fare dei ragazzi di 11 e 13 anni dei veri e propri detective alla scoperta di Gesù e delle Scritture. Si intitola proprio “Bible Detectives’s Quiz”, una nuova idea pensata dalla Chiesa Cattolica di Inghilterra e Galles e diretta a quelli che in Gran Bretagna si chiamano “tweenagers”. La Bibbia “per i detective” si può scaricare dal sito www.yfaith.co.uk. “Coinvolgere i più giovani nelle storie della Bibbia - ha spiegato Emily Davis, coordinatrice del progetto che si chiama “Yfaith Project” - può essere una vera sfida e il ministero di chi si occupa dei giovani è fatto in gran parte della capacità di trovare modi divertenti di esplorare la fede. E’ quello che stiamo cercando di fare con l’idea del quiz sulla Bibbia. Da’ molta soddisfazione vedere questa fascia di età saper usare la Bibbia mentre scoprono verità fondamentali della loro fede. Il quiz e’ un ottimo mezzo per l’evangelizzazione”. Ogni mese - riferisce l'agenzia Sir - i ragazzi che completano il quiz sono invitati a partecipare a una gara nella quale si vince una Bibbia, una maglietta e una penna. (R.P.)
Oltre 20 morti in Afghanistan per un attentato kamikaze
◊ È di almeno 23 morti il bilancio, ancora parziale, dell'attentato compiuto oggi da un kamikaze nell'Afghanistan orientale. Nell'attacco, hanno perso la vita anche Abdullah Laghmani, numero due dell'intelligence afghana, e i leader del Consiglio e della Giunta provinciale. Il kamikaze si è fatto esplodere nei pressi di una moschea. Un portavoce dei talebani ha rivendicato l'attacco suicida.
In Pakistan attentato al ministro per gli Affari religiosi
Il ministro pakistano per gli Affari religiosi è stato ferito in un attentato. Lo riferisce la televisione pakistana Geo News. Nel fatto una persona sarebbe rimasta uccisa. Hamid Saeed Kazmi, ministro del governo federale per gli Affari religiosi, si trovava nel suo veicolo a Islamabad nei pressi del Melody Market quando alcuni attentatori hanno esploso colpi di arma da fuoco contro la sua auto e quella della scorta.
La Germania chiede un riesame della questione nucleare iraniana
La Germania preme per un “nuovo approccio” nei confronti del programma nucleare iraniano e ospita oggi una riunione dei direttori politici dei cinque membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu per fare il punto della situazione di Teheran, anche alla luce del nuovo rapporto elaborato dall'Agenzia atomica internazionale (Aiea). I direttori politici del 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna più la Germania) si incontrano oggi a porte chiuse a Francoforte. Secondo quanto annunciato dall'agenzia la settimana scorsa, l'Iran ha rallentato la sua produzione di uranio debolmente arricchito e ha permesso agli ispettori dell'Onu di accedere al reattore di ricerca di Arak: una richiesta, questa, che le Nazioni Unite avanzavano da tempo.
Dopo mesi, incontro a livello ministeriale tra Israele e Anp
Primo incontro ministeriale da mesi, oggi a Gerusalemme, fra Israele e Autorità nazionale palestinese (Anp). Protagonisti il vicepremier e ministro per lo Sviluppo regionale israeliano, Shalom, e il ministro dell'Economia palestinese, Khoury, ritrovatisi in una saletta dell'Hotel King David per discutere di cooperazione economica e di alcune concrete questioni amministrative. Si è parlato di facilitazioni all'ingresso in Israele di uomini d'affari palestinesi e del progetto di creazione di parchi industriali congiunti. L'iniziativa s'iscrive nella strategia di Netanyahu di puntare per ora più che altro sulla cosiddetta "pace economica" con i palestinesi, sullo sfondo di una situazione di parziale miglioramento degli indicatori della Cisgiordania, la parte di territorio palestinese controllata dall'Anp del presidente moderato Abu Mazen (Mahmud Abbas).
Uccisi in India 5 presunti terroristi infiltrati dal Pakistan
Le forze di sicurezza indiane hanno localizzato e ucciso oggi cinque uomini armati che si erano infiltrati nel Kashmir dal Pakistan. Lo riferisce l'agenzia di stampa indiana Ians. Il gruppo era stato localizzato nel settore di Gurez lungo la Linea di Controllo (LoC) che divide il Kashmir fra India e Pakistan. “Il gruppo di terroristi - ha detto al riguardo il portavoce della Difesa, il colonnello Uma Maheshwar - non ha risposto all'alt e anzi ha sparato sui soldati. Nell'aspro scontro a fuoco - ha aggiunto l'ufficiale - cinque guerriglieri sono stati uccisi”.
L’India conferma il tasso di crescita economica al 6% nonostante la crisi
L’India resiste alla crisi mondiale: lo ha sottolineato ieri il premier Singh, inaugurando la riunione plenaria della Commissione di pianificazione economica. Ce ne parla, da New Delhi, Maria Grazia Coggiola:
La recessione mondiale non sembra aver colpito duramente l’India, dove il tasso di crescita previsto per quest’anno si mantiene al di sopra del 6%. Negli ultimi tre mesi, dopo le elezioni che hanno riconfermato al potere il premier ed economista Manmohan Singh, la ripresa si è messa lentamente in moto, soprattutto grazie ad una forte domanda proveniente dal mercato interno. Ma a preoccupare ora è la siccità dovuta alle scarse piogge monsoniche estive che ha colpito il 40% delle coltivazioni. L’agricoltura è l’unica fonte di sostentamento per il 60% della popolazione indiana. Lo stesso Singh, parlando ieri alla prima riunione della Commissione del piano, ha però rassicurato che il Paese ha immagazzinato sufficienti scorte alimentari e che quindi non ci sarebbe il rischio di carestie. Non bisogna essere eccessivamente pessimisti, ha detto Singh, secondo il quale nei prossimi due anni l’India ritornerà ai livelli di crescita prefissati. Secondo gli economisti indiani, il prossimo anno l’espansione dovrebbe salire all’8%, mentre nell’anno fiscale 2011/2012 si prevede un tasso di crescita del 9%, che è quello del quale il gigante asiatico ha bisogno per uscire dal sottosviluppo.
Cena alla Casa Bianca con esponenti dell’Islam
Il presidente americano, Barack Obama, ha offerto ieri sera una cena alla Casa Bianca ad alcuni esponenti della comunità musulmana in occasione dell'iftar, il pasto che chiude il digiuno del Ramadan, e ha elogiato il mondo islamico che ha definito parte integrante degli Stati Uniti. “Per più di un miliardo di musulmani, il Ramadan è un periodo di devozione e di intensa riflessione”, ha detto il presidente accogliendo i suoi ospiti in una sala di ricevimento della Casa Bianca. “L'iftar di questa sera è un rito che si compie in occasione del Ramadan nelle cucine e nelle moschee dei 50 Stati americani”, ha sottolineato Obama. “L'Islam - ha proseguito - fa parte degli Stati Uniti. Come il popolo americano nel suo insieme, la comunità musulmana americana è molto dinamica e diversificata”. “In questa occasione - ha concluso il capo della Casa Bianca - noi celebriamo il mese sacro del Ramadan e celebriamo anche quanto i musulmani hanno arricchito gli Stati Uniti e la loro cultura”.
Presto il ritiro dell’Armenia dal Nagorno-Karabach
L'Armenia ritirerà le proprie truppe dall'enclave cristiana del Nagorno-Karabach, prima che i protocolli di riconciliazione concordati con Ankara vengano approvati dai rispettivi parlamenti. Lo rivela oggi, con un titolo cubitale in rosso in prima pagina, il diffuso quotidiano turco Yeni Safak, sostenendo che il ritiro delle truppe armene non è una condizione imposta da Ankara bensì una iniziativa unilaterale di Ierevan. Il quotidiano filo-governativo, che sostiene di essere venuto in possesso del testo completo di quello che definisce “lo storico accordo” fra Turchia ed Armenia - comprese clausole segrete - ricorda che prima che Ierevan ed Ankara raggiungessero l'intesa, il premier turco Tayyip Erdogan aveva dato assicurazioni al governo di Baku che l'Armenia avrebbe ritirato le proprie truppe dal Nagorno-Karabah. Proprio ieri, commentando l'accordo raggiunto il giorno prima dai suoi vicini per l'avvio di rapporti diplomatici e l'apertura delle frontiere, il governo di Baku aveva espresso le proprie perplessità in merito ed il portavoce del ministero degli Esteri azero, Elkhan Polukhov, aveva detto senza mezzi termini che “aprire le frontiere senza prima risolvere la questione del Nagorno-Karabach sarebbe contrario agli interessi dell'Azerbaigian”.
Ue. Junker: prudenza, ma la crisi fa meno paura
“Il peggio è passato”: lo ha detto il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, riferendosi alla situazione economica europea su cui oggi i ministri finanziari dell'Ue fanno il punto dopo la pausa estiva. Ci sono dati che “confermano che stiamo superando la crisì – ha detto - ma serve prudenza, perchè ci sono ancora problemi sul fronte della disoccupazione, dei conti pubblici e nel circuito del credito”. Lo stesso Juncker, poi, si è schierato con Parigi che chiede una stretta a livello mondiale sui bonus dei manager bancari e avanzerà una proposta in tal senso al prossimo G20 di Pittsburgh.
La Commissione Europea risponde a Berlusconi
I portavoce della Commissione Europea “sono i microfoni che diffondono la voce del livello politico” di Bruxelles. Lo ha detto Johannes Laitenberger, portavoce del presidente della Commissione Ue, Josè Barroso. Il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi aveva chiesto ieri che a parlare sia solo il presidente della Commissione, minacciando altrimenti veti a livello Ue e la richiesta di dimissioni di tutti i commissari. Laitenberger ha ribadito la collegialità dell'esecutivo europeo ed ha poi sottolineato come Barroso sia un “sostenitore intransigente” delle prerogative delle istituzioni europee. La Commissione Europea, ha proseguito, lavora con i mass media in modo “trasparente e aperto”. È un “diritto-dovere”, ha aggiunto Laitenberger, che deriva da quanto previsto nei trattati.
Ordigni artigianali ad Atene e Salonicco: una donna ferita
Due bombe artigianali di media potenza sono esplose stamane ad Atene, dove una donna è rimasta leggermente ferita, e nella città settentrionale di Salonicco dove il premier, Costas Karamanlis, inaugurerà nei prossimi giorni la Fiera internazionale. Gli attentati, preannunciati in telefonate ai media, non sono stati ancora rivendicati, ma le loro modalità li rendono attribuibili ad una delle organizzazioni armate rivoluzionarie anarco-marxiste attive nel Paese.
Il presidente della Moldavia pronto alle dimissioni
Il presidente moldovo uscente, Vladimir Voronin, si è detto pronto a dimettersi e a rimanere membro del parlamento: lo riferisce l'agenzia Interfax, citando fonti interne al plenum del partito comunista dove Voronin avrebbe annunciato la sua intenzione, che dovrebbe essere ufficializzata la prossima settimana. La notizia è stata diffusa anche dall'agenzia Ria Novosti. Il nuovo parlamento emerso dalle ultime elezioni vede in maggioranza una nuova coalizione liberale filo-occidentale, che tuttavia non ha i numeri per l'elezione del nuovo presidente. Le dimissioni di Voronin, secondo alcuni esperti, significano che il partito comunista ha scelto di stare all'opposizione e di non votare per la nomina del suo successore, preparandosi così a nuove elezioni parlamentari.
Georgia
La polizia georgiana ha reso noto di essere alla ricerca di una guardia di frontiera che si sospetta sia responsabile dell'uccisione di tre suoi colleghi, ritrovati stamani morti crivellati di colpi, asserendo che l'episodio non è da attribuire a un incidente di frontiera. Da Tbilisi, si è successivamente appreso che l'incidente è avvenuto alla frontiera della Georgia con la Turchia e non con l'Armenia, come si era pensato in un primo momento. Le tre guardie di frontiera georgiane sono state trovate uccise a colpi d'arma da fuoco nel villaggio di Adigeni, a ridosso del confine dell'ex Rrepubblica sovietica con la Turchia. Per la caccia all'uomo la zona è stata isolata dalla polizia.
15 migranti su gommone sbarcati in Sicilia
Sbarco la notte scorsa di migranti nella costa sud della Sicilia: sono arrivati in 15, secondo il racconto degli stessi migranti, ma solo nove sono stati rintracciati. Intanto, le motovedette maltesi hanno salvato 96 persone, tra le quali numerose donne e bambini, che erano a bordo di un gommone alla deriva nel Canale di Sicilia. L'imbarcazione, che ieri aveva lanciato l'Sos con un satellitare e che stava per affondare, è stata localizzata a 75 miglia a sudest di Lampedusa, in acque di competenza maltesi. Altre imbarcazioni sarebbero in difficoltà nel Canale di Sicilia, sulla base di numerose chiamate fatte con satellitari. Le condizioni meteo nella zona sono in netto peggioramento, con mare Forza 5.
Terremoto in Indonesia
È di almeno sei morti e cinquemila persone evacuate il bilancio parziale del forte sisma che ha colpito oggi l'Indonesia. Lo annunciano le autorità locali. L'epicentro del terremoto è stato localizzato vicino all'isola di Java. L'istituto geofisico statunitense (Usgs) ha diramato un allarme tsunami. L'osservatorio tsunami del Pacifico (Noaa) ha diramato un allarme valido in tutta l'Indonesia, precisando che l'allerta riguarda circa 100 chilometri lungo la costa nei pressi dell'epicentro del sisma. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 245
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