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Sommario del 01/09/2009
Nomine
◊ Benedetto XVI ha nominato sottosegretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari mons. Jean-Marie Musivi Mpendawatu, finora officiale del medesimo Dicastero.
In Egitto, il Papa ha nominato vicario apostolico di Alessandria di Egitto padre Adel Zaky, dell'Ordine dei Frati Minori, finora parroco a Boulacco (Il Cairo) e segretario dell’Assemblea dei Gerarchi Cattolici in Egitto. Il neo presule, 61 anni, dopo aver conseguito il Baccalaureato in Teologia, nel 1972 ha emesso i voti perpetui ed è stato ordinato sacerdote al Cairo. L'anno dopo, si è iscritto all’Università St. Joseph dei Padri Gesuiti, di Beirut, dove ha conseguito la Licenza in Teologia Dogmatica. Fino al 1989, ha esercitato il suo apostolato presso le parrocchie di Assiut, El-Tawirat; e a Nag-Hammadi e si è occupato della pastorale giovanile ed è stato direttore scolastico. Poi, fino al 1998 è stato superiore provinciale, con residenza al Daher (Il Cairo). Parla l’arabo e l’italiano, conosce il latino e comprende il francese ed anche l’inglese.
L'intenzione missionaria di settembre del Papa dedicata ai cristiani in difficoltà di Laos, Cambogia e Myanmar. Intervista con padre Angelo Pelis
◊ “Perché i cristiani nel Laos, in Cambogia e in Myanmar, che incontrano spesso grandi difficoltà, non si scoraggino nell’annunciare il Vangelo ai loro fratelli, confidando nella forza dello Spirito Santo”. recita così l’intenzione di preghiera missionaria di Benedetto XVI per il mese di settembre. Ma qual è la situazione della Chiesa nel Laos? Lo abbiamo chiesto a padre Angelo Pelis, missionario Oblato di Maria Immacolata, che dal 1963 al 1985 ha svolto il suo servizio nel Paese e che oggi è postulatore della Causa di beatificazione di padre Mario Borzaga e di un catechista, uccisi nel Laos nel 1960.
R. - La Chiesa vive in una situazione che non chiamerei di persecuzione oggi. E’ stata perseguitata, perché sono stati perseguitati soprattutto i pochi sacerdoti e i laici nei villaggi: si è giunti al colmo di chiedere l’apostasia. Oggi, la Chiesa vive sotto il controllo delle autorità.
D. - Quali sono state le conseguenze nella Chiesa locale?
R. - Due dati concreti. Dal 1975, nel nord Laos c’è un solo sacerdote che purtroppo ha anche sofferto anni di prigionia. Poi però, liberato, è rimasto e dal 1998 è amministratore apostolico. il secondo dato è che dal 1975, nel nord Laos, non si è più celebrata l’Eucarestia. Questa è la grossa sofferenza che ancora viviamo.
D. - Padre Angelo, che cosa è cambiato in positivo in questi anni?
R. - Qualche mese fa, parlo del mese di gennaio, dopo 34 anni, a Luang Prabang - antica capitale reale, sempre nel nord Laos - è tornata una comunità religiosa femminile che si occupa di un gruppo di audiolesi, sordomuti. Nella capitale Vientiane, invece, c’è dal 1983 un vescovo oblato, nativo del Laos, mons. Jean Khamse Vithavong, che ha portato avanti la sua missione e con molta fatica. Era rimasto con pochissimi sacerdoti - alcuni di loro malati e anziani - che hanno sofferto soprattutto nello spirito i condizionamenti e i controlli delle autorità. Anche lui però ha avuto la soddisfazione e la grande gioia, dopo 30 anni, nel giugno di tre anni fa, di vedere ordinati sacerdoti due giovani che hanno fatto i loro studi al’estero.
D. - Qual è la sua speranza per il Paese?
R. - E’ che si possa trovare una via di maggior dialogo con il governo del Laos, che ultimamente sembra aver compreso la fondamentale missione umanitaria della Chiesa cattolica. Quindi la speranza è che un giorno possa essere dato anche a noi stranieri, che siamo stati i primi nell’evangelizzazione - parlo soprattutto dei francesi, ma anche noi italiani dal 1957 - di poter tornare nel Paese. Ma la speranza bella è lì sul posto. La realtà alla quale faccio riferimento è il seminario, per così dire, nazionale aperto nel sud Laos, che accoglie circa 20 giovani e da dove pian piano stanno venendo fuori i nuovi sacerdoti.
Il dicastero vaticano della Salute ha presentato al Papa la prossima Conferenza di novembre, dedicata alla presenza nella Chiesa dei non udenti
◊ "La finalità che ci proponiamo con la scelta di questo tema è quella di offrire alla Chiesa un'opportunità per valorizzare l'apporto delle persone non udenti nei diversi campi di apostolato, dando così pieno riconoscimento alla rilevanza del loro operato". In questo modo l'arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, ha presentato nei giorni scorsi a Benedetto XVI il programma della 24.ma Conferenza internazionale che si svolgerà in Vaticano dal 19 al 21 novembre prossimi, dal titolo “Effata! La persona sorda nella vita della Chiesa”. Incontrandolo al termine dell’ultima udienza generale a Castel Gandolfo, mons. Zimowski ha consegnato personalmente a Benedetto XVI la pubblicazione ufficiale della Conferenza per la cui preparazione determinanti sono stati, in particolare, i contributi dell'International catholic foundation for the service of deaf persons e della Congregazione religiosa Piccola missione per i sordomuti. "Gli interventi in aula - sottolinea il massimo responsabile del dicastero vaticano - si propongono di affrontare, sotto il profilo sociologico, psicologico, medico, familiare e soprattutto pastorale, la questione della condizione delle persone non udenti”, allo scopo di “sensibilizzare la comunità intera e dare un impulso per azioni concrete ed efficaci, a livello sociale ed ecclesiale, per alleviare il disagio delle persone non udenti”.
Tra i relatori che prenderanno parte alla Conferenza, figurano tra gli altri il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente emerito del dicastero, l’arcivescovo di Liverpool, Patrick Altham Kelly, presidente della International catholic foundation for the service of deaf persons, e padre Gerard Tyrrell, direttore della cappellania per le persone sorde di Dublino. Medici ed esperti internazionali prenderanno la parola nei giorni successivi su vari aspetti riguardanti la quotidianità, la sfera psicologica, l’ambiente familiare delle persone non udenti, fino alle conclusioni che verranno presentate la mattina di sabato 21 novembre. (A cura di Alessandro De Carolis)
Nel 70.mo anniversario dell’aggressione nazista alla Polonia, il pensiero di Benedetto XVI sulla Seconda Guerra Mondiale
◊ La Chiesa della Germania e della Polonia “devono chiedere congiuntamente la pace per noi e per il mondo”: è quanto sottolineato dai vescovi tedeschi e polacchi che in una Messa a Berlino hanno commemorato le vittime della Seconda Guerra Mondiale, a 70 anni dall’inizio del conflitto. Le celebrazioni per ricordare il tragico evento si svolgono oggi presso Danzica sulla penisola della Westerplatte, dove, il 1 settembre del 1939, l’aggressione nazista contro la Polonia. Alla commemorazione hanno preso parte, fra gli altri leader europei, la cancelliera tedesca, Angela merkel, il premier russo, Vladimir Putin, e quello italiano, Silvio Berlusconi. Alessandro Gisotti ricorda nel suo servizio alcune delle parole che Benedetto XVI ha dedicato in passato al tragico conflitto:
Un’immane tragedia che seminò nel mondo una distruzione mai sperimentata prima. Più volte, nel suo Pontificato, Benedetto XVI ha ricordato l’orrore della Seconda Guerra Mondiale, che Giovanni Paolo II definì “un suicidio dell’umanità”. Proprio al termine della proiezione di un film su Karol Wojtyla, nel maggio 2005, il Papa mise l’accento sul male che racchiudeva in sé l’ideologia nazista:
“Ogni volta che un’ideologia totalizzante calpesta l’uomo, l’umanità intera è seriamente minacciata. Col trascorrere del tempi, i ricordi non devono impallidire; devono piuttosto farsi lezione severa per la nostra e per le future generazioni. Abbiamo il dovere di ricordare, specialmente ai giovani, a quali forme di inaudita violenza possano giungere il disprezzo dell’uomo e la violazione dei suoi diritti”. (Discorso 19 maggio 2005)
Anche oggi, è l’esortazione del Papa, risuonino le parole contenute nella lettera che i vescovi polacchi consegnarono ai presuli tedeschi alla fine del Concilio Vaticano II: “Perdoniamo e chiediamo perdono”. Il male, infatti, ha ribadito Benedetto XVI, può essere superato solo con il perdono. E simbolo di questa riconciliazione è proprio il succedersi alla Cattedra di Pietro di un figlio della Germania ad un figlio della Polonia:
“Come non leggere alla luce di un provvidenziale disegno divino il fatto che sulla cattedra di Pietro ad un Pontefice polacco sia succeduto un cittadino di quella terra, la Germania, dove il regime nazista poté affermarsi con grande virulenza, attaccando poi le nazioni vicine, tra le quali in particolare la Polonia? Entrambi questi Papi in gioventù - seppure su fronti avversi e in situazioni differenti - hanno dovuto conoscere la barbarie della Seconda Guerra Mondiale e dell’insensata violenza di uomini contro altri uomini, di popoli contro altri popoli”. (Discorso 19 maggio 2005)
Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger. Due uomini, due Papi che nel loro servizio a Cristo e all’umanità sentono il dovere di recarsi ad Auscwitz, nel lager che rappresenta tragicamente l’orrore della Seconda Guerra Mondiale. Così, Benedetto XVI nella visita al campo di sterminio nazista, il 28 maggio 2006:
“Papa Giovanni Paolo II era qui come figlio del popolo polacco. Io sono oggi qui come figlio del popolo tedesco, e proprio per questo devo e posso dire come lui: Non potevo non venire qui. Dovevo venire. Era ed è un dovere di fronte alla verità e al diritto di quanti hanno sofferto, un dovere davanti a Dio, di essere qui come successore di Giovanni Paolo II e come figlio del popolo tedesco - figlio di quel popolo sul quale un gruppo di criminali raggiunse il potere mediante promesse bugiarde, in nome di prospettive di grandezza, di ricupero dell'onore della nazione e della sua rilevanza, con previsioni di benessere e anche con la forza del terrore e dell'intimidazione, cosicché il nostro popolo poté essere usato ed abusato come strumento della loro smania di distruzione e di dominio. Sì, non potevo non venire qui”. (28 maggio 2006)
Padre Lombardi conferma la solidarietà del cardinale Bertone a Dino Boffo: inconsistenti i tentativi di contrapporre Segreteria di Stato e Cei
◊ Questa mattina, rispondendo alle domande di alcuni giornalisti sulla vicenda riguardante il direttore di “Avvenire” Dino Boffo, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha confermato che il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, “ha parlato con il dott. Boffo manifestandogli la sua vicinanza e solidarietà”. “E’ chiaro - ha affermato padre Lombardi - che vi è accordo tra la Santa Sede e la Chiesa in Italia, nel rispetto delle rispettive competenze”, essendovi “frequente contatto e profonda conoscenza e stima fra il cardinale segretario di Stato e il presidente della Conferenza Episcopale”. Pertanto, ha sottolineato il direttore della Sala Stampa vaticana, “i tentativi di contrapporre la Segreteria di Stato e la Conferenza Episcopale non hanno consistenza”.
D’altro canto, ha proseguito padre Lombardi, “non vi è motivo di stupirsi peraltro se vi sono differenze di approccio fra i media vaticani e quelli del mondo cattolico italiano quanto ai temi e ai dibattiti in corso nella società e nella politica italiana, date le differenti finalità e attenzioni prioritarie di tali media”. Ed ha concluso: “”E’ ovvio che i media vaticani facciano riferimento alle posizioni degli episcopati dei diversi Paesi”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Nell’informazione internazionale, in primo piano le commemorazioni in Polonia dell’anniversario dello scoppio della seconda guerra mondiale.
Un articolo di Luca M. Possati dal titolo “Tra disoccupazione, povertà e sfruttamento, un Medio Oriente dimenticato”.
L’anonima fine del detenuto n. 368: in cultura, Adriano dell’Asta ricostruisce gli ultimi giorni di Pavel Florenskij.
Non c’è seconda classe sul “Gospel Train”: Luca Miele sul mito della ferrovia come metafora della salvezza nella canzone americana.
Nel bosco vaticano tra uccelli, scoiattoli e funghi: Francesco M. Valiante sul bosco dei Giardini Vaticani.
La formazione dei formatori una priorità nell’anno sacerdotale: Nicola Gori intervista monsignor Jan Dumon, segretario generale della Pontificia Opera Missionaria san Pietro Apostolo.
Dopo l'udienza ieri in Vaticano, il presidente della Comunità di Sant'Egidio, Impagliazzo, presenta i temi del prossimo Incontro "Uomini e religioni"
◊ Benedetto XVI ha ricevuto ieri in udienza Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, il presidente Marco Impagliazzo e il vescovo Vincenzo Paglia, che guida la commissione della Conferenza episcopale italiana per l’ecumenismo e il dialogo. Nel corso dell’incontro, svoltosi alla vigilia dell’odierna memoria liturgica di Sant’Egidio, sono stati affrontati i temi della povertà nel mondo, della cura dell’Aids in Africa, e soprattutto del prossimo Incontro interreligioso di preghiera per la pace “Uomini e Religioni”, che per il 2009 la Comunità organizza a Cracovia dal 6 all’8 settembre prossimi. Sull’importanza di quest’evento Stefano Leszczynski ha intervistato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio:
R. - L’importanza è legata al fatto che siamo a 70 anni dall’inizio della Seconda Guerra Mondiale e a 20 anni dalla caduta del Muro di Berlino. Ci sono due date che ci hanno spinto a ritrovarci a Cracovia, perché la Polonia fu proprio il luogo dove iniziò la Seconda Guerra Mondiale. Noi vogliamo dare un messaggio forte proprio da quel luogo e dalla città di Giovanni Paolo II: che bisogna superare la logica del conflitto e della guerra e scegliere definitivamente per il dialogo tra le religioni e le culture.
D. - Molti saranno gli incontri, moltissimi i temi che verranno trattati, tante le personalità. E’ possibile sintetizzarlo?
R. - Ci saranno dei temi di carattere spirituale: penso a quelli sul valore della preghiera nelle varie religioni o sul valore delle Sacre Scritture nelle tre religioni monoteiste, oppure temi legati al dialogo tra le religioni, tra le culture o al dialogo ecumenico. Ma poi anche temi di grande interesse sociale e politico: la questione dell’immigrazione in Europa, la questione del ruolo che l’Europa può giocare nel mondo. La Polonia, lo sappiamo, è un Paese che ha voluto fortemente la sua appartenenza europea. E poi guarderemo al mondo, all’America Latina, all’Africa e alle tante sfide che si aprono in questo tempo.
D. - Un evento particolarmente significativo sarà il pellegrinaggio ad Auschwitz, luogo di orrori, luogo legato alla Seconda Guerra Mondiale, ma anche luogo di dissapori contemporanei e di tensioni...
R. - Noi abbiamo voluto fermarci ad Auschwitz per rendere omaggio al luogo che più di ogni altro, nella storia del nostro mondo contemporaneo, ha segnato l’abisso della crudeltà e del dolore. Faremo un pellegrinaggio silenzioso, una visita al museo di Auschwitz, un pellegrinaggio silenzioso a Birkenau, dove prenderanno la parola soltanto due persone: un ex prigioniero ebreo, che oggi è il rabbino Lau - presidente del Museo Yad Vashem a Gerusalemme e che è stato prigioniero ad Auschwitz - e una donna zingara austriaca, perchè è stata prigioniera anch’essa come zingara in un campo di sterminio. Dopo queste due voci, poi, saremo tutti lì a deporre delle corone di fiori - compresi i musulmani - nel luogo dove si ricorda la morte di sei milioni di ebrei.
D. - Uno spazio è dedicato all’Africa. Quali sono i temi centrali per quanto riguarda questo continente, che è estremamente legato ormai al resto del mondo?
R. - Ne abbiamo discusso anche ieri con il Santo Padre nell’udienza che ci ha concesso per la festa di Sant’Egidio. Siamo alla vigilia del Sinodo africano. Il Papa ha compiuto da poco il suo primo viaggio apostolico in Africa, in Camerun e in Angola. Abbiamo constatato, anche parlando con il Santo Padre, la forza che può avere un discorso religioso per far sì che l’Africa rinasca. Qual è l’impegno di Sant’Egidio in Africa? Innanzitutto, l’impegno di far crescere, propagare la fede, l’evangelizzazione, ma anche di stare vicino ai tanti drammi che vive l’Africa oggi, primo fra tutti l’Aids. Noi siamo in dieci Paesi africani a curare l’Aids con 80 mila persone sotto trattamento antiretrovirale. Da queste persone - abbiamo raccontato anche al Papa, che si è molto rallegrato di questo - sono nate tante storie di resurrezione. L’Africa può risorgere se si comunica il Vangelo e se i cristiani del nord del mondo sanno essere vicini e più fratelli dei loro fratelli africani.
L'Unione Europea e la questione dei respingimenti di immigrati attuati da Italia e Malta. L'opinione di Peter Shatzer dell'Oim
◊ L'Unione Europea ha chiesto informazioni all'Italia e a Malta sul respingimento di domenica scorsa verso la Libia di un gommone con oltre 70 persone a bordo, provenienti forse da Eritrea e Somalia e secondo l’Acnur in condizione di fare richiesta d’asilo. Il ministro dell’Interno italiano, Maroni, si è detto convinto che su quanto accaduto ieri siano state date informazioni sbagliate e ha ribadito la necessità di usare "prudenza" sulla diffusione di notizie che riguardano la provenienza dei respinti. Fabio Colagrande ha sentito in proposito Peter Shatzer, direttore dell'Ufficio regionale per il Mediterraneo e capo missione in Italia dell'Organizzazione internazionale per le Migrazioni:
R. - E’ questo che preoccupa non solo i colleghi dell’Alto Commissario per i Rifugiati, ma credo anche tutti gli organismi umanitari. Persone che avrebbero il diritto di vedere almeno le loro richieste d’asilo accolte ed esaminate non possono più farlo con questo cambio della politica che è ed era destinata a prevenire le immigrazioni irregolari.
D. - Si tratta di persone che arrivano da Paesi che, come la Somalia, si trovano da molti anni in condizioni di anarchia. E’ una situazione che colpisce soprattutto la popolazione civile, persone che erano in fuga da una condizione difficile dal punto di vista umanitario e politico…
R. - Questi immigrati, secondo le storie che abbiamo sentito quando eravamo ancora presenti a Lampedusa, vengono da situazioni disastrose: condizioni umanitarie molto difficili e spesso in pericolo di vita, sia come persone sia come membri di una clan e di una tribù. Questo è ciò che ci preoccupa molto in questo momento.
D. - Per L’Oim, quindi, persone che dovrebbero ottenere una protezione non possono ovviamente essere respinte, andrebbero contattate e bisognerebbe innanzitutto analizzare la loro situazione, poter parlare con loro e capire da dove provengono ed in caso, poi, accogliere la loro richiesta d’asilo…
R. - Sì. Oppure, creare anche delle condizioni, in Libia, per accedere ad un sistema di protezione, che però è al momento inesistente o quantomeno rudimentale. Noi, qualche settimana fa, abbiamo firmato un accordo con l’Alto Commissariato per i Rifugiati per lavorare insieme in Libia allo scopo di migliorare le condizioni, ma siamo ancora molto lontani da una situazione che ci permetterebbe di dire: “Ok, in Libia possono avere la protezione che stanno cercando”.
D. - La scorsa settimana, dopo la tragedia dei 73 migranti eritrei ed etiopi annegati nel Canale di Sicilia, si è riacceso il dibattito sulla necessità di una politica europea sulle migrazioni per governare insieme…
R. - Quello che ci vorrebbe sarebbe un sistema di divisione dei rifugiati richiedenti asilo tra i 27 Paesi membri dell’Unione Europea, più altri Paesi del mondo - come abbiamo visto per i “bot people” del Vietnam, dove ha funzionato molto bene questa distribuzione. Non abbiamo però un sistema di questo tipo e, secondo me, si dovrebbe lavorare proprio su questo campo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
La Chiesa italiana dedica la quarta Giornata del Creato all'aria, "bene indispensabile alla vita". Intervista con padre Enzo Fortunato
◊ “Un’occasione per riflettere sull’aria, bene indispensabile alla vita”. Con questo obiettivo oggi, primo settembre, la Chiesa italiana celebra la quarta Giornata per la salvaguardia del Creato. Per l’occasione, la Conferenza episcopale italiana ha invitato a riflettere sul problema dei gas serra. L’ambiente è al centro delle preoccupazioni di Benedetto XVI che, nell’Angelus di domenica scorsa, ha lanciato un appello ai leader del pianeta per cooperare per la difesa della terra. Ma quale sia il significato della quarta Giornata per il Creato, Roberta Rizzo lo ha chiesto a padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi:
R. - E’ un grande richiamo a prestare attenzione a ciò che ci circonda: la spiritualità legata all’ambiente prende spunto da uno degli scritti più famosi e più noti di San Francesco, il Cantico delle Creature, che sottolinea il rapporto di sororità e di fraternità con l’intera creazione. Vengono in mente in questo momento le parole di San Francesco: “Laudato sii mi Signore, per tutto ciò che ci circonda, laudato sii mi Signore per sora Luna, frate Vento, frate foco”. E’ un modo di guardare e di impostare la relazione con gli altri, con la natura, con le cose. Un modo dettato dalla consapevolezza profonda che in ogni cosa c’è il germe di Dio, l’impronta di un Dio amore.
D. - Quali saranno gli appuntamenti?
R. - La Conferenza episcopale italiana, ha voluto puntare su Assisi. Il 15 settembre prossimo, ci sarà una giornata interamente dedicata a questi problemi, con alcune tappe significative ed importanti. La prima con il contributo dell’Accademia delle Scienze: esperti di fama internazionale approfondiranno i temi legati all’aria - elemento importante in quanto datore di vita nell’uomo - che sono in sintonia con il tema che la Conferenza episcopale italiana ha proposto alla riflessione dei credenti.
D. - La crisi ecologica che stiamo vivendo appare come un cammino sbagliato che stiamo portando avanti nei confronti della natura. Può essere considerato un vero e proprio peccato?
R. - Credo di sì. Quando non rispettiamo la realtà che ci circonda o non rispettiamo il prossimo, credo che possiamo parlare di “ferita con la relazione”. E’ evidente che alcuni uomini non hanno tutelato il Creato e hanno sfruttato la terra come hanno sfruttato l’uomo. Ecco l’importanza di un capitolare di fronte ad un’emergenza che sta diventando giorno dopo giorno sempre più forte.
D. - Papa Benedetto XVI nella sua Enciclica Caritas in veritate ha richiamato a uno stile di vita più essenziale...
R. - Vi è la consapevolezza profonda che l’ambiente è il principale luogo dell’uomo. Quindi, l’ambiente dev’essere degno dell’uomo e l’uomo deve essere degno del luogo.
D. - Un impegno per la tutela della stabilità climatica - e quindi anche ambientale - coinvolge l’intera famiglia umana e pone al mondo stesso anche una grave questione di giustizia...
R. - Dove c’è giustizia c’è pace. Dove c’è pace c’è rispetto, c’è sostenibilità, c’è accoglienza dell’uomo, c’è possibilità di vivere in armonia. E’ una certezza, direi quasi un imperativo categorico.
Centinaia di fedeli della diocesi di Roma in pellegrinaggio a Lourdes fino a venerdì prossimo, sotto la guida del cardinale Agostino Vallini
◊ Come ogni anno, dal 1957, la diocesi di Roma si reca in pellegrinaggio a Lourdes. Da oggi a venerdì prossimo, guidati dal cardinale vicario Agostino Vallini, centinaia di fedeli romani si fermeranno in preghiera nei luoghi delle apparizioni di Bernadette Soubirous e nei siti del Santuario francese dove si tengono le tradizionali celebrazioni: dalla Fiaccolata alla Via Crucis, alla Processione eucaristica con la benedizione dei malati. Ad organizzare e accompagnare il viaggio sarà come di consueto l'Opera romana pellegrinaggi. Luca Collodi ne ha intervistato l'amministratore delegato, padre Cesare Atuire, che parla dello stretto legame spirituale che unisce Roma a Lourdes:
R. - Credo che ci sia una vocazione profonda che lega queste due città quali centri di pellegrinaggio. Roma e Lourdes sono delle città che vengono visitate ogni anno da milioni di persone, che cercano anche un conforto spirituale visitando questi luoghi. Esse rappresentano un faro di spiritualità nella geografia mondiale.
D. - La novità di quest’anno è che al pellegrinaggio partecipa ufficialmente anche il Comune di Roma, guidato dal sindaco Gianni Alemanno. A Lourdes, quindi, guardano anche le istituzioni laiche…
R. - Certo. A Lourdes, ci sarà anche un incontro con il sindaco di Lourdes, Jean-Pierre Artiganave, proprio per parlare di questa vocazione di Roma e Lourdes come città di accoglienza e nello stesso tempo aprire delle prospettive che possano favorire una collaborazione in questa direzione.
D. - Il pellegrinaggio della diocesi di Roma a Lourdes è una tradizione antica…
R. - Questa tradizione è talmente forte che per molti romani diventa l’appuntamento dell’estate. Ogni anno, alla fine del pellegrinaggio, ci salutiamo e ci diciamo: “Ci vediamo l’anno prossimo a Lourdes”.
D. - Roma culla del cristianesimo va a trovare la città di Maria…
R. - Roma è la città degli Apostoli, ma sappiamo anche che gli Apostoli Pietro e Paolo sono i primi devoti della Madonna, perché la prima comunità cristiana, quando si riuniva sul Monte Sion a Gerusalemme, lo faceva sotto la tutela e la presenza costante di Maria. Credo che questa profonda vocazione dei discepoli - che hanno appunto una venerazione ed una devozione verso la Madonna - resti in questo pellegrinaggio.
D. – Qual è il tema del pellegrinaggio di quest’anno?
R. – Il tema è quello pastorale della diocesi di Roma, cioè l’Eucarestia come momento di unione della comunità cristiana, che si esprime poi nell’esercizio della carità, che è la condivisione con il prossimo. L’Eucarestia allora è carità ed è proprio questo il tema che sarà sviluppato dal cardinale Agostino Vallini. Il santuario di Lourdes propone invece ogni anno un tema diverso. Quest’anno riguarda i passi di Bernadette, perché si celebrano 130 anni dalla morte di suor Bernadette. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Le Giornate degli Autori alla Mostra del Cinema di Venezia, che inizia domani. Intervista con il direttore Giorgio Gosetti
◊ Le Giornate degli Autori alla Mostra del Cinema di Venezia, al via il 2 settembre, sono una realtà più che mai interessante di scoperta delle nuove tendenze del cinema e dei registi che maggiormente le rappresentano. Storie, stili, sensibilità sono molto diverse: ma al cuore, sono i popoli della Terra e le singole persone che abitano un mondo talvolta crudele, altre volte difficile, altre ancora dichiaratamente grottesco. Opere tutte scelte con estremo rigore e una particolare attenzione all’attualità. Il servizio di Luca Pellegrini:
Le Giornate degli Autori hanno ormai consolidato la loro presenza, la loro vocazione e il loro pubblico. Delle tante anteprime mondiali - ben diciannove - alcune opere prime, sei documentari per consolidare un’attenzione al genere ormai popolare e più che mai d’autore. Le Giornate tornano per la sesta volta con titoli attenti ai temi più delicati, se non brucianti, che coinvolgono e affliggono, talvolta, la società e l’uomo. Arrivano racconti che toccano il dramma africano dell’infibulazione, oppure i diritti di popolazioni ai margini, le tensioni culturali e politiche tra etnie e popoli, le violenze nelle carceri e mali di non minore entità, anche se meno mediatici, come il problema dell’obesità e del cibo trattato in forma di commedia. Autori, dunque, e soprattutto autrici: molte le pellicole, quest’anno, firmate da donne e con particolari attenzioni nei confronti dell’universo femminile. Come conferma il direttore delle Giornate, Giorgio Gosetti:
R. - Le donne sono grandi protagoniste nella selezione delle Giornate degli Autori, forse perché lo sguardo che oggi una donna può portare all’universo che ci circonda è meno caotico, è meno travolto dall’emergenza e dall’urgenza di trovare dei significati, e viceversa ci restituisce una visione lucida sul mondo, non per questo confortante sempre, ma con un tocco in più che probabilmente spesso ai maschi sfugge.
D. - Vi sono fronti altrettanto importanti sui quali gli Autori delle giornate gettano il loro sguardo, opere alle quali lei tiene in modo particolare...
R. - Uno dei grandi temi che affrontiamo nei film delle Giornate, ma che sono alla ribalta delle cronache tutti i giorni, è il tema della migrazione, è il tema di coloro che non sono accettati. E qui penso in particolare a due registi importanti del nostro programma, come l’algerino, in parte francese, Merzak Allouache, che con i bruciatori, gli Harragas, racconta l’odissea dei “boat people”, di coloro che partono dalle coste algerine cercando di bussare alla porta dell’Europa tramite la Spagna, piuttosto che il serbo Goran Paskaljevic, che con “Honeymoons”, luna di miele, racconta le storie incrociate di ragazzi che sono nati o sono legati a famiglie nate in Kosovo e cercano di fuggire dall’inferno balcanico da cittadini europei. L’Europa però spesso è sorda a questo tipo di proposte, a questo tipo di richieste e confonde tutto, mette insieme ogni migrante con coloro che non hanno i permessi, con coloro che non sono accettati. Questo tema, unito a quello più grande, pervade tutta la selezione: il tema della famiglia, dei rapporti sociali, delle costruzioni su cui si regola la società civile. Mi sembra un programma che vale la pena vedere nell’ambito della Mostra di Venezia, perché è ricco di sorprese, fa pensare, ma fa anche divertire.
India: assaltate due chiese protestanti nello Stato del Karnataka
◊ Due chiese protestanti assaltate, bibbie e libri di preghiera distrutti o sequestrati, pastori e fedeli minacciati. È accaduto nel distretto di Tumkur nello Stato del Karnataka, nel sud dell’India. A denunciare l’accaduto è il Global Council of Indian Christians (Gcic) che attribuisce l’attacco a esponenti della Sangh Parivar e accusa di favoreggiamento alcuni ufficiali della polizia locale. Fonti locali affermano che, nella tarda serata del 28 agosto, un gruppo di radicali indù ha preso d’assalto la Gypsy Prayer Hall di Mavunakatte Palaya. Capeggiati da tre noti attivisti (Rangantha, Ramalingayya Gowda e Ramesh) i membri della Sangh Parivar sono stati visti arrivare sul posto a bordo di tre jeep insieme al vice-sopraintendente della polizia, all’ispettore e al vice-ispettore circondariale. Il gruppo - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha accusato il pastore Hanuma Naik, 33enne responsabile del luogo di culto, di conversioni forzate e raggiri a danno di abitanti del paese. Dopo aver malmenato il religioso ed uno studente del posto, la polizia ha portato Naik alla stazione di polizia aprendo un procedimento contro di lui. Il Gcic afferma che, dopo l’incursione di Mavunakatte Palaya, alcuni degli assalitori si sono diretti alla Chiesa battista Krupashraya. Anche lì la scena si è ripetuta. In mancanza del pastore i componenti del gruppo hanno minacciato la moglie di azioni punitive e hanno sequestrato bibbie e libri di preghiera. Gli attivisti della Sangh Parivar hanno poi fatto tappa alla chiesa protestante dell’International Cooperation Ministries (Icm) nei pressi di Agrahar. L’aggressione non è tuttavia andata a segno perché il pastore titolare del luogo da tempo passa la notte barricato in casa per il timore di assalti. Il Karnataka è da tempo teatro di aggressioni e violenze contro i cristiani. Già in coincidenza con i pogrom dell’Orissa dell’estate scorsa, lo Stato indiano aveva registrato attacchi contro le locali Chiese e comunità. Fonti locali affermano che l’aumento delle violenze è coinciso con l’avvento al governo statale del partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp). Nel 2009 il Karnataka ha registrato almeno 10 attacchi contro i cristiani, l’ultimo risaliva all’11 agosto. Ad essere prese di mira sono soprattutto le Chiese protestanti accusate di compiere conversioni forzate. (R.P.)
Pakistan: petizione per abolire la “legge sulla blasfemia”
◊ I cristiani in Pakistan si mobilitano contro la controversa legge sulla blasfemia: la Commissione “Giustizia e Pace”, in seno alla Conferenza episcopale del Pakistan, ha infatti indetto una petizione popolare, raccogliendo firme da presentare al governo per chiedere l’abolizione della legge. Si tratta, nel dettaglio, degli articoli del Codice penale pakistano, che determinano i provvedimenti sulla blasfemia utilizzati spesso per colpire le minoranze religiose come cristiani e ahmadi. Il Codice condanna “quanti con parole o scritti, gesti o rappresentazioni visibili, con insinuazioni dirette o indirette, insultano il sacro nome del Profeta”. Le pene relative prevedono carcere duro, fino all’ergastolo e alla pena di morte. L’iniziativa della petizione popolare - riferisce l'agenzia Fides - è stata lanciata nei giorni scorsi, dopo le nuove violenze subite dai cristiani a Kasur, Gojra e in altri luoghi del paese. In particolare, nota un comunicato di mons. Lawrence Saldanha, presidente della Conferenza episcopale, “gli episodi di Gojra sono un esempio emblematico di abuso della legge sulla blasfemia e delle sue conseguenze: è stata utilizzata per giustificare violenze e aggressioni”. La comunità cristiana in Pakistan e le altre comunità religiose, che spesso subiscono gli abusi della legge sulla blasfemia, da tempo chiedono la modifica o l’abolizione del provvedimento. Il Presidente Pervez Musharraf aveva già tentato di riformare la legge nel 2000, ma poi non era riuscito nel suo intento a causa delle pressioni di gruppi fondamentalisti e dei partiti religiosi. La Chiesa si è sempre opposta a una legge che è stata definita da mons. Saldanha, “ingiusta e discriminatoria”. Per questo ne ha chiesto ufficialmente l’abrogazione con diversi appelli pubblici, in nome di un principio di giustizia, equità, rispetto dei diritti umani, per tutti i cittadini pakistani, di qualsiasi religione. Le associazioni per i diritti umani denunciano che le condizioni delle minoranze cristiane sono peggiorate negli ultimi mesi, ed esiste un diffuso costume di utilizzare la legge sulla blasfemia in modo strumentale, per sbarazzarsi di avversari, nemici, persone scomode, specialmente se appartenenti alle minoranze religiose. Secondo i dati raccolti dalla Commissione “Giustizia e Pace”, l’abuso di tale legge porta numerose persone innocenti ad essere private della loro libertà e a rischiare anche per la propria vita. Dal 1986 al 2009 sono state 964 le persone accusate di blasfemia, e in molti casi il tribunale ha appurato che le accuse erano false e infondate. (R.P.)
Filippine: allarme per le centinaia di minori vittime di tratta
◊ Le autorità di Manila hanno lanciato un allarme: sarebbero centinaia i minori vittime di tratta. In un’intervista al quotidiano locale “Manila Times”, Rafael Tinio, direttore dell’Autorità centrale per le adozioni (Inter Country Adoption Board, Icab) ha espresso grande preoccupazione per i casi di coppie straniere che avrebbero adottato minori filippini dopo aver ottenuto la residenza nel Paese e, in un secondo momento, li avrebbero portati con sé all’estero con un visto turistico per evitare il controllo delle autorità. L’adozione sarebbe solo una facciata dietro alla quale si nascondono trafficanti privi di scrupoli. I bambini e adolescenti filippini, come si legge nel “Manila Times” ripreso dall'agenzia Sir, vengono consegnati alle organizzazioni criminali di tutti i Paesi del mondo per fare lavori pesanti, diventare schiavi del sesso o addirittura per il traffico di organi. L’Icab ha firmato un memorandum d’intesa con il Dipartimento degli Affari sociali e dello sviluppo, il ministro della Giustizia, ministro degli Affari esteri, il Dipartimento di giustizia, il Dipartimento degli Affari sociali e l’Ufficio immigrazione per tentare di individuare e sconfiggere le persone che gestiscono la tratta di minori. L’accordo mira a rafforzare la cooperazione e il coordinamento tra le agenzie del Governo per prevenire ogni abuso contro i diritti dei minori. (R.P.)
Incendio a Los Angeles fuori controllo
◊ Il violento incendio scoppiato alle porte di Los Angeles sarebbe fuori controllo. Il rogo principale, che è costato la vita a due pompieri, sulle montagne a nord della città, ha già ridotto in cenere oltre 42 mila ettari di bosco e continua ad espandersi. Secondo le autorita, occorreranno almeno due settimane per aver ragione delle fiamme. Un esercito di oltre 3.600 pompieri, aiutati da 8 Canadair e 13 elicotteri, sta cercando di contenere le fiamme nel parco di Angeles National Forest, da dove si leva una gigantesca nube di fumo sulla metropoli. L'inferno è vicino a Mount Wilson, dove sono situati tutti i ripetitori che inviano il segnale all'intera contea (a rischio dunque stazioni radio e e tv, provider dei telefoni cellulari, servizi d'emergenza). E le previsioni meteorologiche non fanno sperare nulla di buono perché non si prevedono cambiamenti per i prossimi 4-5 giorni. Finora sono state costretti a lasciare le abitazioni oltre 10 mila persone e 53 abitazioni sono state distrutte, ma il bilancio è destinato a salire, secondo il Los Angeles Times. Gli agenti di polizia sono andati a bussare porta a porta nelle case per convincere gli abitanti a mettersi al riparo. Ancora ignota, invece, la causa del disastro ambientale. Il governatore della California, Arnold Schwarzenegger ha compiuto un giro di ricognizione in una delle aree in fiamme, a nord di Sacramento, ed ha invitato la popolazione a collaborare con le autorità: "Quando le forze dell'ordine dicono che bisogna sgomberare, occorre eseguire l'ordine". (R.G.)
I vescovi colombiani chiedono un referendum chiaro in caso di nuova candidatura di Alvaro Uribe
◊ Nella cornice del lancio della Settimana per la pace 2009, il segretario dell’episcopato della Colombia, mons. Juan Vicente Córdoba Villota, interpellato dai giornalisti, ha parlato giorni fa anche dell’eventualità di una terza candidatura presidenziale di Alvaro Uribe e al riguardo ha chiesto “chiarezza e trasparenza”. Il presule si riferiva al referendum di cui si parla in questi mesi e che dovrebbe aprire o no le porte a tale ricandidatura. Infatti, Uribe che sta governando per la seconda volta, aveva promosso una modifica costituzionale per presentarsi nuovamente. Secondo il segretario dell’episcopato in queste circostanze si dovrebbe procedere rispettando severamente la legge “poiché è l’unico modo di far accettare dal popolo colombiano un passo di questo tipo”. In passato diversi esponenti della Chiesa colombiana si erano pronunciati contro questa possibile nuova candidatura del Capo dello Stato ritenendo che possa bloccare il ricambio generazionale del quale la politica del Paese ha un grande bisogno. Mons. Córdoba Villota ha ribadito che è necessario che “tutto sia molto chiaro e che non venga meno mai la trasparenza”. Con riferimento alla Settimana per la pace 2009, che si svolgerà dal 6 al 13 settembre così come si fa da diversi anni, il presule ha spiegato il senso ultimo dell’iniziativa che quest’anno chiama alla difesa della vita. “La pace è frutto della giustizia”, ha detto ricordando immediatamente che però alla base ci deve essere sempre “il rispetto e la difesa della sacralità della vita”. Da parte sua mons. Héctor Fabio Henao Gaviria, responsabile della Caritas colombiana ha osservato che la settimana ha come scopo un percorso preciso: “la logica che porta all’incontro della pace con la vita poiché una pace autentica è possibile solo se esiste consapevolezza sul rispetto della vita sin dal suo concepimento fino alla sua fine naturale”. I presuli durante l’incontro con la stampa si sono soffermati anche sul grave problema della povertà e della violenza, due flagelli che erodono la stabilità del Paese e che minano continuamente i molti sforzi che da più parte la società colombiana realizza per raggiungere la pace e la riconciliazione. Secondo le cifre pubblicate il 24 agosto dalle autorità di governo, nel 2008 in Colombia il 46% della popolazione, 20 milioni di persone circa, sono povere. La popolazione definita come “indigente”, al di sotto della soglia di povertà, nel 2008 si è attestata in un 17,8% (7,9 milioni di colombiani). Mons. Héctor Fabio Henao Gaviria ha rilevato che “occorre affrontare con decisione la lotta contro la povertà dando una maggiore attenzione alla situazione delle popolazioni che vivono e lavorano nella campagna e risolvendo il dramma della disoccupazione”. Così importante come la lotta contro la miseria e l’esclusione sociale, a giudizio dei vescovi, è quella contro ogni forma di violenza, inclusi i tristi sequestri che mortificano la vita di migliaia di colombiani tra vittime dirette e parenti. Perciò, ha spiegato il presule, si deve “lavorare per superare i conflitti; tutti i conflitti, da quelli politici e armati sino a quelli sindacali e più in generale sociali”. In questo quadro sono state ricordate anche le tensioni con l’Ecuador e, al riguardo, mons. Henao Gaviria ha confermato che si sta studiando e organizzando un incontro episcopale tra i presuli delle due nazioni per dare un contributo all’abbassamento di queste tensioni. (A cura di Luis Badilla)
Costa D'Avorio: avviati i lavori dell’ospedale “San Giuseppe Moscati” voluto da Giovanni Paolo II
◊ Il nunzio apostolico in Costa d’Avorio, mons. Ambrose Madtha, il Presidente ivoriano Laurent Gbagbo, la signora Therese Marie-Thérèse Houphouët-Boigny (vedova del primo Presidente della Costa d’Avorio) e mons. Siméon Ahouanan-Djro, presidente della Fondazione internazionale “Notre Dame de la Paix”, hanno firmato la pergamena dell’inizio dei lavori del futuro ospedale “San Giuseppe Moscati” di Yamoussoukro, la capitale del Paese. L’ospedale sorgerà accanto alla basilica di “Notre Dame de la Paix”. La cerimonia - riferisce l'agenzia Fides - si è svolta il 23 agosto scorso, all’indomani delle ordinazioni episcopali di tre nuovi presuli, alla presenza dei vescovi del Paese, di numerosi sacerdoti e suore, delle autorità dello Stato e della città e dei membri della famiglia del defunto Presidente Félix Houphouet-Boigny. Prima della preghiera d’apertura, il rappresentante pontificio ha chiesto a tutti un minuto di silenzio, per onorare la memoria del Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II, che nel 1992, insieme al Presidente Houphouet-Boigny, aveva delineato la costruzione dell’ospedale. Nel suo discorso, il nunzio ha enfatizzato il carattere missionario della Chiesa e particolarmente l’aspetto caritativo come Benedetto XVI ha sottolineato nell’enciclica “Deus caritas est”. Dopo aver ringraziato il defunto Capo dello Stato e la sua famiglia per la generosa donazione che ha permesso l’avvio del progetto, mons. Madtha ha espresso la sua viva gratitudine alla vice-provincia dei Padri Camilliani che hanno assunto la direzione dell’ospedale. Il cardinale Bernard Agré, arcivescovo emerito di Abidjan, ha presieduto la cerimonia della benedizione. L’ospedale prevede una struttura di 100 letti, oltre alle residenze per i Padri Camilliani e per le Figlie di San Camillo. Il centro sanitario dovrebbe essere terminato ed entrare in funzione alla fine del 2011. (R.P.)
Sri Lanka: migliaia di pellegrini e malati al Santuario di Nostra Signora di Lanka
◊ Erano tutti occupati gli oltre mille posti riservati ai malati sul piazzale del santuario di Nostra Signora di Lanka a Tewatta. Domenica scorsa migliaia di pellegrini hanno raggiunto la chiesa per l’annuale Giornata della bendizione dei malati che si celebra da 68 anni. Con loro circa 200 sacerdoti e 150 religiosi, provenienti da tutto il Paese e riuniti nel santuario nazionale per la cerimonia solenne che quest’anno ha avuto per tema: “Riconciliaci e guariscici Signore”. La recita del rosario in singalese e tamil e la “Preghiera per il Paese” hanno aperto la celebrazione. Durante l’omelia mons. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, ha ricordato ai pellegrini che “il cristiano è una persona che può attraversare con il sorriso anche le lacrime e le tribolazioni”. Invitando i fedeli “a vivere carichi di sentimenti di mitezza e fedeli ai principi morali” ha affermato che proprio la mancanza di questo animo ha portato “il terrore, le armi ed i bagni di sangue vissuti dal Paese dal 1970”. Alle celebrazioni hanno partecipato anche mons. Joseph Spiteri, nunzio in Sri Lanka, gli arcivescovi emeriti Nicholas Marcus e Oswald Gomis, mons. Thomas Savundaranayagam, vescovo di Jaffna, e mons. Marius Peiris, vescovo Ausiliare di Colombo. Tra i pellegrini giunti da ogni parte del Paese, molti sono i devoti che visitano il santuario di Tewatta rispettando una tradizione che si tramanda da generazioni. Insieme ai fedeli cattolici hanno visitato Nostra Signora di Lanka anche alcuni buddisti. Tra loro una giovane coppia di Colombo che ha voluto compiere il pellegrinaggio per ottenere la benedizione per il figlio in arrivo. “Abbiamo voluto ascoltare le parole di Gesù – spiegano ad AsiaNews - , purificare le nostre menti e chiedere protezione per noi e per il nostro bambino”. (R.P.)
India: anche nel Gujarat si celebra l’Anno Sacerdotale
◊ L’Anno Sacerdotale come rinnovata occasione di recupero della propria identità e di testimonianza cristiana da rendere al mondo circostante: questo il tema di una speciale giornata vissuta dai sacerdoti della diocesi di Ahmedabad, capitale dello stato del Gujarat, per celebrare l’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI. Il vescovo della diocesi, mons. Thomas Macwan, ha convocato preti e religiosi presso il Centro pastorale di Nadiad per una Giornata di formazione, comunione e condivisione, esortando il clero a cogliere l’occasione di grazia offerta dalla celebrazioni dell’Anno, ispirandosi alla figura di San Giovanni Maria Vianney, patrono di tutti i sacerdoti. I presbiteri presenti - riferisce l'agenzia Fides - hanno approfondito la figura e la vita del santo, hanno vissuto momenti di incontro e confronto in piccoli gruppi, concludendo la giornata con una solenne celebrazione eucaristica e un fraterno momento di agape. Mons. Macwan ha ricordato le difficoltà di vita dei sacerdoti e di tutti i fedeli cristiani del Gujrat, Stato indiano attraversato da fermenti di integralismo indù che spesso si sono tramutati in aperte violenze e aggressioni verso i fedeli. Ma ha esortato i presenti a rinnovare la loro testimonianza cristiana senza timori, nella certezza di essere sempre assistiti e consolati dalla grazia di Dio e dallo Spirito Santo. (R.P.)
Spagna: aborti in aumento negli ultimi 10 anni
◊ L'Istituto di politica familiare (Ipf) spagnolo ha denunciato che la Spagna è il Paese dell'Unione europea dove c'è stato un maggior aumento di aborti negli ultimi 10 anni di cui si dispongono i dati (1997-2007). Nell'Unione europea, ricorda l'Ipf, nel 2007 sono stati praticati un milione e 200mila aborti e dal 1997 a due anni fa sono stati 13 milioni i bambini non nati a causa dell'aborto. Mentre in Germania e Italia o nei Paesi dell'allargamento si è ridotto in forma considerevole il numero degli aborti, in Spagna in questo periodo si è verificato un aumento del 126%. Nel Paese iberico - riferisce l'agenzia Sir - sono stati almeno 112.138 gli aborti nel 2007; 15.307 di questi, cioè il 13,65%, hanno riguardato adolescenti. “Se a questa situazione aggiungiamo che il Governo ha progettato una riforma della legge sull'aborto che farà incrementare ulteriormente gli aborti, la Spagna diventerà nei prossimi anni il Paese dell'Unione europea con più aborti”, afferma Eduardo Hertfelder, presidente dell'Ipf. Il milione e 200mila aborti che si producono ogni anno in Europa costituiscono, secondo Hertfelder, “una delle cause dell'inverno demografico che si registra nel Vecchio Continente”. Inoltre, il fatto che una gravidanza su cinque finisca in aborto e che ci siano 176mila aborti tra adolescenti ogni anno “evidenzia che le politiche delle amministrazioni non siano adeguate” in questo campo. (R.P.)
Giornalista vietnamita licenziato per aver criticato l'ex regime sovietico dell'Urss
◊ Il giornalista vietnamita Huy Duc è stato licenziato dal quotidiano governativo Sai Gon Tiep Thi per aver pubblicato sul suo blog delle critiche all'ex Unione Sovietica ai tempi della guerra fredda. In un articolo apparso il 23 agosto sul sito www.blogosin.org, il giornalista – riferisce ISF-Information Safety and Freedom - aveva definito il muro di Berlino come il "muro dell'ignomia", denunciando le "purghe" commesse in Germania dell'Est dall'Urss, descritta come "una forza di occupazione che privava l'uomo dei suoi diritti fondamentali". Huy Duc è uno tra i più popolari blogger vietnamiti. I suoi articoli trattano di soggetti molto ‘sensibili’ per le autorità, con libertà di temi ed espressioni in un Paese che si trova da anni agli ultimi posti nella classifica mondiale della libertà di stampa. Il suo licenziamento si somma a tutta una serie di atti – osserva l’organizzazione per la libertà di stampa - che mirano ad aumentare il controllo sulla stampa on line e ad isolare i blogger che criticano il governo vietnamita. (R.G.)
Ue: calano le emissioni di gas serra
◊ Calano le emissioni di gas serra nell'Unione Europea per il quarto anno consecutivo. Lo annuncia l'Agenzia europea per l'ambiente. In particolare, le emissioni dei 15 vecchi membri dell'Ue sono scese nel 2008 dell'1,3% rispetto al 2007. A livello di Ue allargata a 27 Stati, si riscontra un calo dell'1,5% rispetto al 2007. La divisione tra 'vecchi' e 'nuovi' Stati membri è resa necessaria dalla loro diversa storia: 10 dei 12 nuovi Paesi sono infatti eredi dei regimi socialisti con industrie molto più inquinanti di quelle occidentali, e dunque vengono usati parametri diversi per evitare di penalizzare gli ultimi entrati. Questi dati - ha dichiarato a Bruxelles il commissario all'ambiente, Stavros Dimas - sono un'ulteriore conferma che l'Ue è sulla strada giusta per raggiungere il suo obiettivo di Kyoto, anche se occorre riconoscere che parte della riduzione nelle emissioni è dovuta al rallentamento economico". Dimas ha avvertito però che "è necessario consolidare ulteriormente questa tendenza”. “L'Ue ha già mostrato di potere slegare con successo le sue emissioni dalla crescita economica” – ha spiegato – e “la rapida attuazione del pacchetto (dell'Ue) su clima ed energia dovrebbe fornire nuovo slancio a questa tendenza. E' un messaggio tempestivo - ha concluso Dimas - al resto del mondo nella preparazione della Conferenza sul clima di dicembre a Copenaghen". (R.G.)
Cambiamenti climatici: l'Africa a Copenhagen con una posizione comune
◊ È l’Etiopia il paese incaricato dall’Unione Africana (UA) di coordinare le richieste dei paesi africani in vista del vertice di Copenhagen previsto a dicembre, dove dovrà essere approvato un nuovo trattato sulle emissioni di gas serra che sostituisca il Protocollo di Kyoto, in scadenza nel 2012. Lo hanno deciso i capi di stato e di governo riuniti a Tripoli per un vertice “straordinario” dell’UA. I partecipanti all’incontro hanno ribadito la richiesta di 46 miliardi di euro l’anno per far fronte agli effetti dei cambiamenti climatici. “La posizione comune dei paesi africani sul clima – ha detto il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika all'agenzia Misna – attesta la volontà di parlare con un’unica voce nelle arene internazionali e dimostra la profonda consapevolezza del continente per il ruolo che deve svolgere per garantire i diritti allo sviluppo e alla prosperità dei suoi popoli”. La scelta di una posizione comune, scrive oggi il quotidiano nigeriano ‘Business Daily’, aiuterà l’Africa a ottenere un risultato positivo in qualsiasi futuro accordo, ma i grandi temi devono essere tradotti in proposte concrete e dettagliate prima di raggiungere il tavolo delle trattative. I prossimi negoziati, prima della conferenza di Copenhagen, si terranno a Bangkok il 28 settembre e il 2 novembre a Barcellona; ulteriori colloqui avranno però luogo durante il vertice dei capi di stato e di governo convocato dal Segretariato generale delle Nazioni Unite il 22 settembre a New York, colloqui a cui parteciperanno rappresentanti dei 192 stati membri dell’Onu. (R.P.)
Unesco: Conferenza internazionale su “Radiotelevisione e cambiamento climatico"
◊ “Radiotelevisione e cambiamento climatico: una missione di servizio pubblico” è il titolo della Conferenza internazionale, la prima su questo tema, promossa dall’Unesco in collaborazione con il Programma Onu per l’ambiente (Unep) e alcune emittenti radiotelevisive. Il simposio – riferisce l’agenzia Sir - avrà luogo a Parigi il 5 e il 6 settembre. Oltre 180 emittenti, associazioni internazionali e organismi scientifici analizzeranno l’impegno del servizio pubblico radiotelevisivo e dei new media per sensibilizzare il grande pubblico al cambiamento climatico. In un tempo in cui, osserva Kofi Annan, già segretario generale Onu, “il silenzio assordante intorno alla crisi rischia di diventare un grande ostacolo all’azione internazionale”, la conferenza “intende migliorare - spiegano i promotori - la qualità dell’informazione e dei programmi sul cambiamento climatico, e rafforzare la cooperazione fra le emittenti radiotelevisive nazionali”. Verranno in particolare affrontate le difficoltà che incontrano al riguardo i Paesi in via di sviluppo, soprattutto nell’accesso ai contenuti e alle risorse: per sostenerli l’Unesco ha stretto partnership con la Bbc, France Télévisions, Global Humanitarian Forum, Tve, il ministero algerino dell’Ambiente e le società di produzione Dansk AV Produktion et Ki-Productions. L’obiettivo è quello di lanciare “una partnership globale fra tutti i media”. (R.G.)
L'Unione Europea verso un sistema comune per il diritto di asilo
◊ L'Europa in cerca di strumenti per accogliere i rifugiati nel rispetto dei principi dell'Onu e della Commissione Europea dei diritti dell'uomo, senza gravare sui Paesi geograficamente più esposti come l'Italia e Malta. In una comunicazione che verrà adottata domani, il vicepresidente Jacques Barrot, propone un "sistema comune europeo per il diritto d'asilo", gestito da Ufficio ad hoc che sarà operativo nel 2010 e un Fondo europeo per i rifugiati. Si tratta di “mettere in moto un meccanismo – si legge nel documento - per garantire che gli sforzi di reinsediamento all'interno dell'Unione Europea siano più mirati, su base continuativa e dinamica, verso quelle persone che hanno più bisogno di reinsediamento. Ciò può essere realizzato – spiega ancora la nota - assicurando regolare definizione comune delle priorità chiave per il trasferimento e fornendo un incentivo finanziario agli Stati membri che rispettano tali priorità", incentivi che sono già stati previsti nel progetto pilota a Malta. Ma ci sono anche le migliori prassi, tra le quali il Centro di transito e di evacuazione in Romania, che ha suscitato l'interesse di diversi Paesi membri per il reinsediamento di rifugiati con necessità più urgenti. Il tutto avverrà in coordinamento con l'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati, con le linee di politica estera seguite nelle diverse regioni, e sarà oggetto di un rapporto annuale della Commissione al Consiglio ed al Parlamento. (R.G.)
Al Festival di Venezia un premio indetto dal Fiuggi Family Festival e dal Movimento per la vita
◊ Per la prima volta uno dei film della Mostra del Cinema di Venezia potrà ricevere un premio “pro life”. D'accordo con il Consiglio di amministrazione della Biennale che ha deliberato l'istituzione del nuovo riconoscimento non ufficiale, il Fiuggi Family Festival e il Movimento per la vita hanno proposto un premio per un film “che abbia maggiormente contribuito, con i contenuti della storia e con il linguaggio, alla promozione della difesa del valore della vita umana”. Il riconoscimento – riferisce l’agenzia Sir - sarà intitolato al medico pediatra Gianni Astrei, recentemente scomparso, medico pediatra, fondatore del Fiuggi Family Festival. Il film sarà selezionato fra tutti i titoli presentati nelle varie sezioni del Mostra del Cinema. La giuria sarà presieduta da Andrea Piersanti, direttore artistico del Fiuggi Family Festival, già presidente dell'Istituto Luce e dell'Ente dello Spettacolo. In giuria, insieme con Emanuela Genovese di “Box Office” e “Best Movie” e Saverio D'Ercole, direttore del settore cinema della Lux Vide, anche la vedova di Astrei, Antonella Bevere e il figlio Angelo. (R.G.)
Almeno 50 talebani uccisi nella valle di Swat mentre torna libero il "padre" dell’atomica pachistana
◊ Le forze di sicurezza pachistane hanno attaccato postazioni di estremisti islamici nella Valle dello Swat, causando la morte di 15 di essi, mentre altri 50 si sono arresi nella zona di Kabal. Arrivano così a circa 50 il numero degli estremisti uccisi nelle ultime 48 ore. Intanto, lo scienziato nucleare pachistano Abdul Qadeer Khan ha confermato oggi di essere tornato totalmente libero nei suoi movimenti dopo la sentenza della Corte suprema di Lahore che così aveva disposto la settimana scorsa. Khan era stato arrestato nel 2004 a seguito della sua ammissione di aver venduto segreti e tecnologie nucleari a Iran, Libia e Corea del Nord. Nel febbraio scorso era stato prosciolto da ogni accusa.
Più mezzi alle truppe Usa in Afghanistan
Il segretario della Difesa americano, Robert Gates, ha promesso oggi più veicoli blindati ai soldati Usa impegnati in Afghanistan. In questa fase del conflitto i cosiddetti Ied (Improvised Explosive Device), gli ordigni rudimentali spesso collocati ai bordi delle strade, hanno provocato decine di vittime tra le truppe e sono la causa del 90% delle perdite finora subite. Quanto all'atteso rapporto del generale Stankey McChrystal, che ha definito “seria” la situazione in Afghanistan, Gates ha commentato: “Penso che il rapporto sarà realista ed enumererà le difficoltà che stiamo incontrando”.
Salito ad agosto il tragico bilancio delle vittime in Iraq
Torna a salire, sensibilmente, il bilancio mensile delle vittime della violenza in Iraq: ad agosto, secondo i dati di fonti ufficiali, sono state uccise 393 persone. A luglio erano state 275. Lo riferiscono fonti dei ministeri della Difesa, degli Interni e della Sanità, aggiungendo che i feriti sono stati oltre 1.700. Ad aggravare il bilancio sono stati in particolare gli attentati multipli messi a segno il 19 agosto a Baghdad, quando almeno 95 persone sono morte e circa 600 altre sono rimaste ferite, in gran parte uccise dall'esplosione di due camion-bomba. Numerosi micidiali attacchi sono stati inoltre registrati nella città settentrionale di Mossul e anche in altre zone del Nord del Paese. Una nuova ondata di violenze che fa seguito al ritiro delle forze americane dai centri abitati a fine giugno, in virtù di un accordo tra Washington e Baghdad che ha segnato il primo passo del disimpegno degli Stati Uniti in Iraq, che porterà al ritiro totale dei soldati Usa entro la fine del 2011.
In Libia le celebrazioni per i 40 anni di rivoluzione
Tutto pronto in Libia per la festa che oggi celebra Gheddafi e la Rivoluzione che lo portò al potere il primo settembre 1969. Sulla celebrazione è scoppiata la polemica del fumo lasciato dalle Frecce Tricolori durante le esibizioni: i libici lo vorrebbero solo verde, ma senza quello tricolore gli aerei italiani non si esibiscono. Il leader libico intanto ha accusato Israele di essere dietro i conflitti in Africa. Pronta la replica di Tel Aviv che ha definito Gheddafi “un bulletto da circo”.
Turchia e Armenia annunciano: presto normalizzati i rapporti diplomatici
Sarebbe ormai questione di qualche settimana, al massimo di un paio di mesi: dopo decenni di reciproche ostilità, Turchia e Armenia hanno annunciato che presto sottoporranno ai rispettivi Parlamenti un protocollo per la normalizzazione dei rapporti diplomatici. Il gelo nelle relazioni tra i due Paesi era calato, tra l’altro, per le divergenze sui massacri di cui furono vittime gli armeni tra il 1915 e il 1917. Sui motivi che hanno spinto ora Ankara ed Erevan ad una normalizzazione dei rapporti, ascoltiamo Antonio Ferrari, inviato speciale ed editorialista del Corriere della Sera, intervistato da Giada Aquilino:
R. – Ci sono stati diversi passaggi importanti. Il primo, è la visita di Obama in Turchia e l’incontro con il ministro degli Esteri turco e il ministro degli Esteri armeno. Gli Stati Uniti premevano perché si arrivasse ad una soluzione. Il secondo fattore importante riguarda l’Azerbaijan, che è legatissimo alla Turchia. Ankara ha sempre sostenuto le rivendicazioni dell’Azerbaijan nei confronti dell’Armenia. Poi c’è anche un altro fatto, che sembra casuale ma di casuale nella politica poi c’è poco: il presidente armeno ha detto che non sarebbe andato in Turchia alla partita di ritorno per la qualificazione al prossimo campionato mondiale di calcio, tra Turchia e Armenia. L’anno scorso proprio la partita di andata segnò l’inizio del disgelo. Ora, il capo di Stato Sarkisian ha affermato: “Io non vado alla partita, se non si arriva subito a qualche accordo”. E probabilmente anche i turchi non aspettavano altro per poter accelerare i tempi.
D. – Alla base delle reciproche ostilità cosa c’è? Il genocidio armeno, il Nagorno-Karabakh…?
R. – Erevan contesta alla Turchia - non certo alla Turchia di oggi, ma quella della fine dell’Impero Ottomano - il genocidio degli armeni. Si parla di circa un milione di morti, alla fine di una guerra, quando i turchi accusavano gli armeni di essere alleati della Russia. Questo è sicuramente un grosso contenzioso e la Turchia ha fatto poco finora. E poi c’è la questione del Nagorno-Karabakh, l’enclave cristiana all’interno dell’Azerbaijan controllata da forze armene. È chiaro che un miglioramento così significativo dei rapporti tra Turchia e Armenia in questo momento può magari infastidire l’Azerbaijan, ma nel futuro Baku si troverà in una posizione doppiamente privilegiata, perché è un Paese ricchissimo di risorse naturali, come il gas. Potrebbe fornire gas al gasdotto "Nabucco", voluto dall’Unione Europea, ma potrebbe anche fornirlo alla Russia, permettendo a Mosca di aumentare la propria produzione.
A Danzica le commemorazioni per il 70.mo dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale
In Polonia minivertice europeo oggi a Danzica per commemorare il 70.mo anniversario dell'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Saranno presenti la cancelliera tedesca Angela Merkel, il premier russo Vladimir Putin, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi e il primo ministro svedese Frederik Reinfeldt, presidente di turno dell'Ue.
Merkel e Sarkozy chiedono regole più rigide sui bonus bancari
La cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ribadiscono con fermezza la necessità di avere regole piu' rigide sul pagamento dei bonus ai manager nel settore bancario e, in vista del G20 di fine settembre a Pittsburgh, propongono un summit per coordinare le posizioni dell'Ue in materia di regolamentazione dei mercati finanziari internazionali. La Merkel e Sarkozy si sono incontrati oggi a Berlino per fare il punto sui temi che verranno discussi all'appuntamento del 24-25 settembre negli Stati Uniti.
Il tasso di disoccupazione in Europa sale dal 9,4% di giugno al 9,5% di luglio
Il tasso di disoccupazione registrato nella zona dell'Euro nel mese di luglio è salito al 9,5%, contro il 9,4% del mese precedente. Lo rende noto Eurostat. Si tratta, spiega l'ufficio europeo di statistica, del tasso più elevato nei Paesi che compongono l'area dell'Euro dal maggio 1999. Nei 27 Paesi dell’Unione il tasso è stato del 9,0% contro l'8,9% di giugno. In questo caso si tratta del tasso più elevato dal maggio 2005. Per una valutazione della fase attuale della crisi Massimiliano Menichetti ha intervistato l’economista Alberto Quadrio Curzio che sottolinea innanzitutto la situazione più critica.
R. – Il dato spagnolo è certamente un dato molto brutto e, d’altra parte, è un dato atteso, perché quell’economia celebrata negli anni passati come un esempio da seguire sotto tutti i profili, in realtà era un’economia, come si suol dire, “drogata” da un settore edilizio che era cresciuto ben oltre la capacità di tenuta di quel sistema economico, con una manifattura sostanzialmente debole. Questo è il brutto conto che la Spagna si trova a dover pagare.
D. – Francia, Germania e Italia oscillano tra il 7 e 9 per cento…
R. – Credo che si assestino su un tasso di disoccupazione che in condizioni come quelle in cui ci troviamo, spiace dirlo, è accettabile, nel senso che poteva essere ben peggiore e tuttavia così non è. Tre grandi Paesi che indubbiamente hanno un punto di forza in economie bilanciate tra agricoltura, industria e servizi.
D. – Disoccupazione al 9 per cento nell’Europa a 27, al 9,5 per cento nell’area Euro: un dato che ci riporta indietro di 10 anni, al 1999…
R. – E’ certamente un dato preoccupante e, tuttavia, dobbiamo anche guardarci intorno a quello che sta succedendo in altri Paesi. Tutto sommato, l’Europa, avendo un sistema di ammortizzatori sociali, non espone a rischi come accade per esempio negli Stati Uniti dove chi si trova in condizioni di difficoltà sul lavoro ha quelle che sono delle derive di povertà che sono evidentemente incompatibili con la caratterizzazione di una democrazia civile. Ma io sono fiducioso che il futuro dell’Europa sia il futuro di un’area che si sviluppa con gradualità e che non fa della crescita economica l’unico obiettivo. Naturalmente bisogna anche osservare che la capacità di esportazione dell’Europa è una capacità assai marcata. Quindi, vuol dire che è anche un’economia competitiva su scala mondiale.
Scontri in Ulster
La polizia ha sparato proiettili di gomma ieri in tarda serata nella parte orientale di Belfast per disperdere le circa 200 persone coinvolte in una pesante rissa tra nazionalisti pro-irlandesi e unionisti pro-britannici. Nessun arresto e nessun ferito sono stati registrati, riferisce la polizia intervenuta nella zona dove convivono le due comunità, quella che vuole che l'Ulster rimanga parte del Regno Unito e quella che invece chiede un'Irlanda unita. Nonostante l'accordo di pace del 1998 che ha messo fine alle campagne condotte da rivali formazioni paramilitari, scontri tra sostenitori delle due parti continuano periodicamente a verificarsi.
In carcere per corruzione due ex ministri israeliani
L'ex ministro Shlomo Ben Izri, del partito ultraortodosso sefardita Shas si è presentato stamani davanti alla prigione di Maassiyahu, vicino a Tel Aviv, per scontare una condanna per corruzione a quattro anni di carcere. Nella moderna prigione Hermon, nel nord del Paese, è entrato l'ex-ministro del Tesoro, Avraham Hirschson, condannato a cinque anni e cinque mesi di carcere per essersi appropriato di fondi appartenenti a una mutua della quale era presidente. Intanto sempre oggi a Tel Aviv si è presentato davanti al tribunale l'ex-presidente Moshe Katzav, accusato di stupro, violenze e molestie sessuali nei confronti di sue ex dipendenti sia quando era presidente sia in passati incarichi ministeriali.
Rinviato di nuovo il dibattito politico sul clima in Usa
Le difficoltà con cui sta andando avanti il dibattito sulla riforma sanitaria e la morte di Ted Kennedy hanno provocato il rinvio a fine settembre dell'inizio della discussione sulla nuova legge sui cambiamenti climatici. Lo hanno reso noto due dei maggiori sostenitori di questa nuova normativa considerata una priorità dell'amministrazione Obama, il presidente della Commissione Esteri, John Kerry e la presidente della Commissione Lavori Pubblici, Barbara Boxer. Nonostante questo ritardo, ha detto il presidente dei democratici al Senato, Harry Reid “c'è la totale fiducia sul fatto che abbiamo tempo sufficiente per approvare questa riforma entro la fine dell'anno”. L'obiettivo, cruciale per la credibilità internazionale di Obama, è arrivare alla legge sulla diminuzione delle emissioni inquinanti entro dicembre, quando è in programma la conferenza internazionale dell'Onu sul clima, a Copenaghen.
Presto colloqui per il ripristino del servizio posta Usa-Cuba
Cuba e Stati Uniti dovrebbero avere a metà settembre una serie di colloqui all'Avana mirati a ripristinare il servizio postale diretto tra i due Paesi. Lo hanno confermato fonti del Dipartimento di Stato americano e del Servizio Postale Usa, precisando che alcuni rappresentanti parteciperanno all'Avana a una serie di incontri. Sono decenni che tra Cuba e Stati Uniti è stato sospeso il servizio postale. Il tentativo di riaprirlo è un ulteriore segno della volontà della nuova amministrazione americana di avviare con Cuba quel “nuovo inizio” di cui il presidente Obama aveva parlato all'ultimo vertice dell'Organizzazione degli Stati Americani, tenuto a Trinidad e Tobago. Cuba e Stati Uniti non hanno relazioni diplomatiche dal 1961, e dall'anno successivo gli Usa hanno imposto nei confronti dello Stato cubano un embargo commerciale che continua ad essere in vigore.
Chavez annuncia un nuovo giornale in Venezuela
Il presidente venezuelano Hugo Chavez ha annunciato l'uscita nelle edicole del "Correo del Orinoco", un nuovo quotidiano il cui obiettivo sarà quello di combattere il “terrorismo mediatico” dei grandi gruppi privati, usando la "verità". Nel 1818 l'eroe dell'indipendenza venezuelana Simon Bolivar, fondò il primo ed originale "Correo del Orinoco", testata pubblicata fino al 1822. Oggi, riprendendo il titolo dello storico e simbolico quotidiano bolivariano, Chavez ha dichiarato di voler combattere il “terrorismo mediatico” dei grandi gruppi di comunicazione di Caracas, apertamente critici nei suoi confronti e contro i quali il suo governo si trova da mesi ad avere un duro scontro. Per il momento, il quotidiano tirerà 50 mila copie e sarà disponibile in edicola al prezzo di un Bolivar venezuelano (0,46 dollari). Qualche giorno fa il governo Chavez ha d'altra parte ritirato la licenza di operare a 34 emittenti radio di tutto il Paese.
Normalizzato il traffico alla frontiera tra le due Coree
Il traffico alla frontiera tra le due Coree è tornato oggi regolare dopo nove mesi di restrizioni imposte da Pyongyang, permettendo la libera circolazione di merci e lavoratori del Sud diretti nel Nord. In seguito alle tensioni montate con l'amministrazione sudcoreana del presidente Lee Myung-back, il regime comunista nove mesi fa aveva deciso unilateralmente forti restrizioni per il transito di merci e lavoratori sudcoreani verso Kaesong, il complesso industriale congiunto dove operano più di 100 aziende del Sud che danno lavoro a 40.000 operai nordcoreani, riducendo drasticamente il personale autorizzato a valicare la frontiera. La normalizzazione del traffico di oggi è l'ultima di una serie di mosse distensive operate di recente dal regime comunista: solo il mese scorso Pyongyang ha consegnato all'ex presidente Usa Bill Clinton le due giornaliste condannate ai lavori forzati, trovato l'accordo con il Sud per ripristinare le riunificazioni delle famiglie divise dalla guerra del 1950-53 e permesso la ripresa dei progetti turistici congiunti, oltre ad aver inviato a Seul una delegazione funebre - che ha anche incontrato il presidente Lee Myung-bak - per rendere omaggio alla salma dell'ex presidente Kim Dae-jung. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 244
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