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Sommario del 30/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il vero progresso non è solo sviluppo economico ma anche morale e spirituale: così il Papa al nuovo ambasciatore di Panama
  • Il Papa alla Specola Vaticana nell’Anno dell’Astronomia: non ridurre la scienza a mero calcolo ed esperimento, ma scoprire nel Creato l'amore di Dio
  • Altre udienze e nomine
  • Beatificazione del vescovo ungherese Zoltán Lajos Meszlényi, martire del regime comunista: la riflessione di mons. Amato
  • Gli artisti incontrano il Papa: intervista con mons. Ravasi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La genetica in cerca della vita artificiale: il commento di Dallapiccola
  • Honduras: raggiunto l'accordo per la fine della crisi politica
  • Al vertice Ue accordo sul clima
  • Aperta in Vaticano la mostra su padre Matteo Ricci, il gesuita "cinese tra i cinesi"
  • Chiesa e Società

  • I vescovi Usa: i bambini meritano di essere procreati non "fatti"
  • Crisi del matrimonio negli Usa: i vescovi preparano una lettera pastorale
  • Ban Ki-moon: Gerusalemme torni a essere simbolo di pace
  • Notizie positive su padre Sinnot, il missionario rapito nelle Filippine
  • Orissa: libero su cauzione il politico indù accusato di aver ucciso 7 cristiani
  • La Chiesa cinese celebra la Commemorazione dei defunti
  • Lettera dei delegati dei vescovi dell'Africa orientale al termine del Sinodo
  • Senegal: i leader religiosi auspicano un ritorno all’educazione familiare
  • Migliaia di senzatetto in Kenya e Somalia per le alluvioni
  • Pari opportunità tra uomini e donne: Islanda al primo posto, Yemen ultimo
  • Romania: le campane suonano per salvare la cattedrale di Bucarest
  • E' morto il vicepostulatore della causa di canonizzazione dei Pastorelli di Fatima
  • L’Università cattolica argentina: il matrimonio esiste soltanto tra un uomo e una donna
  • La Settimana della famiglia in Venezuela
  • Messico: nell'arcidiocesi di San Luis Potosì celebrata la Settimana della famiglia
  • Iniziative in Spagna, Francia e Cile in vista della Festa di Tutti i Santi
  • Incontro in Ghana dei direttori delle Pontificie Opere Missionarie africane di lingua inglese
  • Ciclo di incontri promossi dai medici cattolici di Milano su “migranti irregolari e diritto alla salute”
  • Regno Unito: i cappellani dello sport si preparano ai prossimi impegni internazionali
  • In Italia i sopravvissuti al disastro ecologico di Bhopal
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nucleare: no dell’Iran a un punto chiave dell’accordo sul nucleare
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il vero progresso non è solo sviluppo economico ma anche morale e spirituale: così il Papa al nuovo ambasciatore di Panama

    ◊   La collaborazione tra Stato e Chiesa nella promozione del bene comune e il concetto di progresso autentico della società sono stati i temi al centro del discorso del Papa, stamani, al nuovo ambasciatore di Panama presso la Santa Sede, la signora Delia Cárdenas Christie, ricevuta per la presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Benedetto XVI sottolinea le buone relazioni che intercorrono tra Santa Sede e Panama, evidenziate dall’accordo firmato il primo luglio 2005, che auspica “sia rapidamente ratificato” così che si possa “erigere una circoscrizione ecclesiastica che assista pastoralmente le Forze di sicurezza panamensi”.

     
    Ha ribadito quindi il concetto di una sana laicità: “Nel quadro delle loro rispettive competenze e del rispetto reciproco, l’impegno della Chiesa, che, in ragione della sua missione, non si confonde con quello dello Stato, né può identificarsi con alcun programma politico, si muove in un ambito di natura religiosa e spirituale, che tende alla promozione della dignità dell’essere umano e alla tutela dei suoi diritti fondamentali. Tuttavia – ha aggiunto - questa distinzione non implica indifferenza o reciproca ignoranza, perché, anche se a titolo diverso, Chiesa e Stato operano entrambi per il bene comune dei cittadini”.

     
    Il Papa sottolinea il fatto che Panama è “un mosaico di etnie, popoli e culture” presentandosi “come un segno eloquente dinanzi a tutta la famiglia umana di come sia possibile una convivenza pacifica tra persone di origine diversa, in un clima di comunione e cooperazione. Questa pluralità umana – ha detto – deve essere considerata un elemento di ricchezza” nella consapevolezza che è “il fattore umano il primo capitale da salvaguardare e valorizzare”. In questo contesto il Papa invita “a lavorare per una maggiore uguaglianza sociale, economica e culturale … rinunciando agli interessi egoistici, rafforzando la solidarietà”.

     
    “Il messaggio del Vangelo – ha proseguito - ha svolto un ruolo essenziale nel plasmare l'identità panamense… Una luminosa testimonianza di ciò è la Bolla ‘Pastoralis officii debitum’, con la quale, il 9 settembre 1513, Papa Leone X eresse canonicamente la diocesi di Santa Maria La Antigua, la prima sulla terra ferma del continente americano”. Il Pontefice ricorda “le numerose attività di promozione umana e sociale che svolgono a Panama le diocesi, le parrocchie, le comunità religiose, le associazioni laicali e i movimenti di apostolato. “Particolarmente rilevante – ha detto - è la presenza della Chiesa nel campo educativo e nell’assistenza ai poveri, gli ammalati, i carcerati e gli immigrati” e poi ancora il suo impegno per la giustizia sociale e la pace, la lotta contro la corruzione, la difesa della vita umana “dal momento del concepimento fino alla morte naturale, e la salvaguardia della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Questi – ha precisato - sono elementi insostituibili per creare un tessuto sociale sano e costruire una società forte, proprio per la solidità dei valori morali su cui si fonda”.

     
    In questo contesto, il Papa riconosce l'impegno delle autorità panamensi nel rafforzamento delle istituzioni democratiche e di una vita pubblica fondata su solide basi etiche. “A questo proposito – ha sottolineato – non si devono risparmiare sforzi per promuovere un sistema giudiziario indipendente ed efficiente”, che operi con onestà e trasparenza in tutti i campi per la soluzione dei problemi dei cittadini. “Ciò – ha detto - favorirà lo sviluppo di una società giusta e fraterna, in cui nessun settore della popolazione sia dimenticato o condannato alla violenza e all’emarginazione”.

     
    Infine, sul piano internazionale, Benedetto XVI rileva l’impegno di Panama per la stabilità politica dell’area centroamericana in un momento in cui si vede chiaramente come il progresso di una società “non dipende solo dallo sviluppo economico e dalle innovazioni tecnologiche” ma dalla compresenza di una dimensione etica e spirituale evidenziata dalla diffusione di “persone interiormente rette, dalla condotta irreprensibile e dalla ferma volontà di impegnarsi per il bene comune”.

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    Il Papa alla Specola Vaticana nell’Anno dell’Astronomia: non ridurre la scienza a mero calcolo ed esperimento, ma scoprire nel Creato l'amore di Dio

    ◊   La scienza deve aprire l’orizzonte della ragione verso la ricerca della verità: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nell’udienza di stamani ai partecipanti all'Incontro promosso dalla Specola Vaticana, in occasione dell'Anno Internazionale dell'Astronomia. Il Papa ha affermato che, nella contemplazione dell’universo come delle altre meraviglie del creato, possiamo riconoscere l’opera di Dio-Amore. Oggi e domani, la Specola Vaticana e il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano celebrano l’Anno dell’Astronomia con una serie di iniziative culturali a cui prendono parte astronomi di tutto il mondo. L'indirizzo d'omaggio al Papa è stato rivolto dal cardinale Giovanni Lajolo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    L’Anno Internazionale dell’Astronomia, dedicato a Galileo, ci invita a guardare l’universo con spirito di meraviglia, impegnandoci a ricercare la verità: è l’esortazione rivolta da Benedetto XVI agli astronomi internazionali riuniti a Roma dalla Specola Vaticana. Il Papa ha sottolineato che in Cristo, nuovo Adamo, riconosciamo “il vero centro dell’universo e della storia”. In Lui, Verbo incarnato, ha proseguito, vediamo nella sua totalità la nostra grandezza di esseri umani, dotati di ragione e chiamati ad un destino eterno. Il Papa ha così rammentato che la storia dell’Osservatorio è legata alla figura di Galileo, “alle controversie che hanno circondato la sua ricerca, e al tentativo della Chiesa di ottenere una comprensione corretta e fruttuosa della relazione tra scienza e religione”:

     
    “I take this occasion to express my gratitude…”
    “Colgo questa occasione - ha aggiunto il Pontefice - per esprimere la mia gratitudine non solo per i puntuali studi che hanno chiarito il preciso contesto storico della condanna di Galileo”, ma anche “per gli sforzi di coloro che sono impegnati in un dialogo continuo e in una riflessione sulla complementarietà della fede e della ragione, nel servizio di una comprensione integrale dell’uomo e del suo posto nell’universo”. Si è così soffermato sulla “sintesi umanistica della conoscenza” che ha ispirato i padri della scienza moderna. Una lezione sempre attuale:

     
    “Who can deny that responsibility for the future…”
    “Chi può negare – si è chiesto il Papa – che la responsabilità per il futuro dell’umanità e il rispetto della natura” richieda, “oggi più che mai”, “l’osservazione attenta, il giudizio critico, la pazienza e la disciplina che sono essenziali al metodo scientifico moderno?” Ma, allo stesso tempo, i grandi scienziati dell’era delle scoperte ci ricordano anche che “la vera conoscenza è sempre diretta verso la saggezza, e, piuttosto che restringere l’orizzonte della mente, ci invita a sollevare il nostro sguardo verso l’alto regno dello spirito”:

     
    “Knowledge, in a word, must be understood…”
    “La conoscenza, in una parola – ha detto ancora – deve essere compresa e perseguita” in tutta la sua dimensione liberatrice. Certo, ha riconosciuto il Papa, “può essere ridotta a calcolo ed esperimento”. Tuttavia, “se aspira ad essere saggezza, capace di orientare l’uomo”, deve essere tesa al perseguimento della verità ultima, che, seppure al di là delle nostre capacità, è "nondimeno la chiave della nostra autentica felicità e libertà". Il Papa ha chiuso il suo discorso con un’esortazione a tutti gli scienziati:

     
    “It is my hope that the wonder and exaltation…”
    “Ho la speranza – ha detto Benedetto XVI – che lo stupore e l’esaltazione”, frutti di questo Anno Internazionale dell’Astronomia, “condurranno al di là della contemplazione delle meraviglie della creazione fino alla contemplazione del Creatore”. Di quell’Amore, ha concluso riecheggiando Dante, che “move il sole e l’altre stelle”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, presidente della Conferenza episcopale italiana, e il prof. Angelo Caloia. Questo pomeriggio riceverà il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kohima (India), presentata da mons. Jose Mukala, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato membro della Congregazione per i Vescovi e della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo emerito di Westminster (Gran Bretagna).

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    Beatificazione del vescovo ungherese Zoltán Lajos Meszlényi, martire del regime comunista: la riflessione di mons. Amato

    ◊   Domani mattina nella Basilica di Esztergom, in Ungheria, nel corso di una Messa solenne, sarà elevato all’onore degli altari il Servo di Dio Zoltán Lajos Meszlényi, vescovo e martire. Il presule ungherese è stato un coraggioso pastore, che ha offerto la sua vita alla cura spirituale e alla promozione umana dei fedeli della diocesi di Esztergom, di cui fu ausiliare tra il 1937 e il 1950. Durante la persecuzione del regime comunista ungherese contro la Chiesa, fu deportato dalla polizia nel campo di internamento di Kistarcsa e morì in seguito alle torture, il 4 marzo 1951. La Santa Messa sarà presieduta dal cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, mentre a leggere la formula di Beatificazione sarà l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, rappresentante del Papa. Al microfono di Roberto Piermarini, mons. Amato indica i tratti della figura del nuovo Beato:

    R. - Zoltán Lajos nacque il 2 gennaio 1892 in una famiglia di solida tradizione cattolica. Chiamato al sacerdozio, conseguì presso la Pontificia Università Gregoriana il dottorato in Filosofia e in Teologia e il baccalaureato in Diritto Canonico. II 28 ottobre 1937 fu ordinato vescovo e nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Esztergom in Ungheria. La sua preparazione e il suo zelo pastorale gli permisero una notevole operosità pastorale e culturale. Subito dopo la seconda Guerra Mondiale, il regime comunista ungherese iniziò a infierire contro la Chiesa cattolica, applicando nei suoi confronti forme di intolleranza che sfociarono spesso in momenti di persecuzione violenta e sanguinaria. Evento emblematico di questo periodo di terrore e di vera e propria oppressione fu l’arresto del Primate d’Ungheria, l’arcivescovo Jozsef Mindszenty.

     
    D. - Quale fu il movente che scatenò l’ira del regime ungherese?

     
    R. - L’ “odium fidei”, l’odio verso Dio e verso la Chiesa. Le tenebre del male che non accettano la luce del bene.

     
    D. - Come si è consumato il martirio di mons. Meszlényi?

     
    R. - Nel 1950, in contrasto con il volere governativo, i canonici della cattedrale di Esztergom-Budapest elessero il Servo di Dio come nuovo Vicario capitolare, riconoscendone la rettitudine e la fermezza. Mons. Meszlényi, pur consapevole dei rischi, accettò la nomina con prontezza e disponibilità. La repressione del regime non si fece attendere. Dieci giorni dopo, il vescovo venne arrestato e, senza alcun processo, fu internato nello stabilimento penale di Recsk e poi deportato nel campo di concentramento di Kistarcsa, presso Budapest, in isolamento. Iniziarono così otto mesi di crudele prigionia, fatta di mancanza di cibo e riscaldamento, inasprita dal lavoro forzato e da violenze e torture indicibili, di cui sono maestri gli oppressori di ogni tempo. Dinanzi al dilemma ‘fedeltà-tradimento’, il Servo di Dio confermò con fortezza la sua fedeltà al Vangelo, vivendo la perversità degli eventi, fiducioso nella misericordia e nella provvidenza divina. Sopportò tutto con amore. Morì sfinito di stenti il 4 marzo 1951. La prigionia disumana lo aveva letteralmente ucciso. II movente del suo martirio fu l’ “odium fidei”, l’odio dei carnefici nei confronti di Gesù, del Vangelo, della Chiesa. E’ il mistero del male che genera odio, lasciando una scia di morte, distruzione e dolore indicibile.

     
    D. - Come reagì alla sua morte il regime comunista ungherese?

     
    R. - Appena si seppe la notizia della sua morte, coloro che lo avevano conosciuto videro nella vicenda di mons. Meszlényi il sigillo del martirio. II regime ostacolò in tutti i modi la possibilità di svolgere ricerche e approfondimenti. Ma, come si sa, la menzogna non può vincere a lungo sulla verità. Dopo la caduta del regime la verità si affermò in tutta la sua evidenza per la molteplice testimonianza di documenti e di persone.

     
    D. - Quale messaggio lascia all’uomo di oggi il nuovo Beato?

     
    R. - Ancora oggi la Chiesa è una Chiesa di martiri, cioè di testimoni forti e coraggiosi del Vangelo. Il martire cristiano ha una ben precisa qualifica. Viene ucciso, non uccide. Viene ucciso per odio nei confronti di Gesù e del suo Vangelo di vita e di verità. Ma la sua risposta non è l’odio ma l’amore, non è la vendetta, ma il perdono, non è il risentimento ma la preghiera per gli stessi persecutori e carnefici. E’ questa la grande lezione di vita che mons. Meszlényi lascia a noi oggi.

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    Gli artisti incontrano il Papa: intervista con mons. Ravasi

    ◊   Il 5 novembre prossimo, mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, presenterà nella Sala Stampa della Santa Sede l’incontro di Benedetto XVI con gli Artisti. L’evento, in programma per il 21 novembre, vuole ricordare il decimo anniversario della Lettera di Giovanni Paolo II agli Artisti. Sugli obiettivi di questo incontro Fabio Colagrande ha sentito lo stesso mons. Ravasi:

    R. – Vuole stabilire un contatto proprio per riannodare un filo che era stato aperto 45 anni fa, proprio nello stesso ambito della Cappella Sistina, da Paolo VI con un discorso memorabile, con il quale Paolo VI chiedeva agli artisti di continuare a carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme, di accessibilità ponendo così un legame tra fede e arte. Ecco, il filo conduttore parte da là e passa poi attraverso il decennio di questa Lettera degli Artisti. Il problema centrale è proprio che questo filo si è o allentato, in molti casi, oppure semplicemente interrotto, perché i due mondi dell’arte e della fede in questi ultimi tempi, rompendo una tradizione secolare, si sono avviati su sentieri che sono completamente divergenti.

     
    D. – Di un distacco tra il mondo dell’arte e il mondo della fede nell’età contemporanea parlava lo stesso Giovanni Paolo II, in quella Lettera. Quali le cause di questo distacco?

     
    R. – Questo distacco ha cause ben precise, che sono da un lato ormai la radicale secolarizzazione della società contemporanea, per cui anche gli artisti hanno lasciato su uno scaffale polveroso – potremmo dire – tutte le narrazioni, i simboli, le figure, le grandi tradizioni iconografiche che erano assunte soprattutto da quel grande codice che era la Bibbia. Per questo, riteniamo che sia importante che Benedetto XVI abbia voluto ancora fare incontrare questi due orizzonti, perché in effetti qualche elemento ha continuato a permanere, e soprattutto ha continuato la grande tradizione del passato. Voglio solo fare un esempio, quello riguardante l’architettura. L’architettura sacra in questi ultimi tempi ha visto i più grandi architetti che hanno voluto ancora tentare di riproporre lo spazio sacro secondo canoni nuovi. Quindi, non si era del tutto interrotto questo filo: bisogna cercare di riannodarlo perché questo sarà positivo sia per la fede, sia per l’arte.

     
    D. – Teologicamente, che cosa la colpì in particolare di questa Lettera scritta dieci anni fa da Giovanni Paolo II?

     
    R. – Da un punto di vista teologico, sicuramente il rimando a una teologia dell’arte che ha avuto la sua espressione più alta nel secolo scorso attraverso l’opera “Gloria” di Hans Urs von Balthasaar. Ma d’altra parte, anche – direi – quella “via pulchritudinis” - la via della bellezza - che era stato uno dei grandi percorsi d’altura, quasi, della fede, della teologia in certi periodi della storia. Secondo elemento che sicuramente è significativo, è aver usato ripetutamente gli artisti, i letterati, i poeti, le testimonianze musicali per intessere il discorso teologico: ricordando cioè quello che diceva un grande teologo, storico della teologia, come Chenu, il quale ricordava che nella sua opera sulla teologia del XII secolo, è importante considerare anche le espressioni artistiche come luoghi teologici, cioè come un modo anch’esso aperto per scoprire il mistero di Dio, come lo è la teologia. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La vera conoscenza è sapienza che dà felicità e libertà: il Papa incoraggia il dialogo tra fede e ragione per comprendere l'uomo e il suo posto nell'universo.

    Sulla questione nucleare, in prima pagina, un articolo di Giuseppe M. Petrone dal titolo “Tutti i nodi dell'accordo iraniano”.

    Beatrice il teologo: in cultura, Inos Biffi su filosofia e poesia nel quarto canto del “Paradiso”.

    Johan Ickx e Roberto Regoli ricordano l’arcivescovo belga de Merode che, nel segno del rinascimento urbano, cambiò il volto della Roma di Pio IX.

    Uno scudo per la tristezza con veri attori e goffi vestiti: Luca Pellegrini recensisce “Nel paese delle creature selvagge” di Spike Jonze.

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    Oggi in Primo Piano



    La genetica in cerca della vita artificiale: il commento di Dallapiccola

    ◊   ''E’ moralmente inaccettabile e pericoloso per il genere umano": così l'arcivescovo Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, commenta i risultati della ricerca effettuata da scienziati della Stanford University e pubblicati dalla rivista Nature, in base ai quali sarà possibile mutare cellule staminali in cellule germinali umane, precursori di ovuli e spermatozoi. Secondo gli autori della ricerca si aprirebbero così nuovi orizzonti nella cura dell’infertilità. Ma quanto c’è di vero in questo studio? Luca Collodi lo ha chiesto a Bruno Dallapiccola docente di Genetica medica all’Università romana La Sapienza.

    R. – Siamo ancora molto lontani dalla possibilità di avere cellule staminali che siano utilizzabili per correggere il problema dell’infertilità o della sterilità. E il risultato dei laboratori permette semplicemente di dire che cellule staminali embrionali umane trattate opportunamente permettono di ottenere cellule che esprimono tre proteine che sono caratteristicamente presenti negli spermatozoi umani. Teniamo presente che uno spermatozoo umano ne brucia centinaia di proteine. Quindi, non abbiamo assolutamente evidenza che queste strutture funzionino e questo è il problema più critico di tutto l’esperimento.

     
    D. – Questo esperimento punta a ricavare ovuli e sperma per la procreazione dalle cellule staminali. Possiamo dire questo?

     
    R. – Sì, aggiungerei dalle cellule staminali embrionali, il che comporta un altro tipo di problema, soprattutto in un momento in cui c’è una fetta importante di coloro che lavorano tradizionalmente con le cellule staminali embrionali, che si stanno sforzando in tutt’altro settore. Ormai da un paio di anni, prima sui modelli animali, poi sull’uomo, si è dimostrato che cellule adulte possono essere riprogrammate per produrre cellule staminali di caratteristiche simili o identiche a quelle embrionali. Questo naturalmente supererebbe il problema etico, perché non c’è dubbio che ci dobbiamo domandare se sia lecito creare in laboratorio un embrione per poi distruggerlo e ottenere dei gameti che diano la possibilità di fertilità.

    D. – Di fatto, noi avremo - ammesso che questo esperimento possa funzionare - dei bambini senza né padre né madre?

     
    R. – Assolutamente sì. E questo naturalmente è un altro tipo di riflessione, perché io penso che il problema dell’essere padre o madre non è frutto semplicemente di un capriccio: dovrebbe venire da due persone di sesso opposto che fanno un certo tipo di progetto che deve essere poi nell’interesse del figlio. La scienza sta proponendo qualcosa che solo pochi lustri fa non era pensabile. Qualcuno, però, credo, farebbe bene a riflettere che tutto ciò che il laboratorio produce effettivamente è un qualcosa che va poi applicato nella vita pratica. Insomma, quella barriera etica che dovrebbe minimamente guidare la ricerca, soprattutto quando si parla di vita umana, credo vada rispettata.

     
    D. – Chi punta a portare la nascita della vita in laboratorio?

     
    R. – Direi che di base ci vuole una spregiudicatezza nella ricerca. Secondariamente, assolutamente, problemi di tipo economico. Quando parliamo di coppie, che mediamente al 15 per cento hanno problemi di fertilità, e se pensiamo che si va verso un futuro in cui per questione di stili di vita, inquinamento e quant’altro, aumenterà la percentuale di coppie sterili, immaginiamoci che razza di business esiste.

     
    D. – Questo tipo di ricerca può fermarsi o no, secondo lei?

     
    R. – No, io penso che in questo momento non esistono forze che siano in grado di fermare ricerche di questo tipo. Lo vediamo anche in quello che capita con la ricerca delle cellule staminali in Europa, dove c’è stata una variegatura di interventi, ma una sostanziale apertura negli anni passati alle cellule staminali embrionali. Ci saranno pressioni e interessi economici che spingeranno molto più a favore del proseguimento di questo tipo di ricerche.

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    Honduras: raggiunto l'accordo per la fine della crisi politica

    ◊   Raggiunto, in Honduras, l’accordo tra il presidente deposto, Manuel Zelaya, ed il governo de facto guidato da Roberto Micheletti. L’intesa pone fine a quattro mesi di tensioni e punta a ricreare quel clima di distensione necessario in vista delle elezioni generali del 29 novembre prossimo e soprattutto della ripresa economica del Paese. In base all’accordo, Zelaya riassume la carica di capo dello Stato fino al giorno delle consultazioni. Per una valutazione dell’accordo, Giancarlo La Vella ha intervistato Luis Badilla Morales, esperto di America Latina della nostra emittente:

    R. – La valutazione non può essere se non assolutamente positiva. Secondo me, ha vinto il popolo dell’Honduras che tanto ha sofferto e continua a soffrire; nel senso che ha vinto la ragione. Come dicevano la Chiesa, i vescovi, il cardinale Rodriguez Madariaga e come diceva lo stesso mediatore del presidente dell’Honduras, Oscar Arias, l’accordo era possibile. Si trattava di vedere che cosa potessero concedersi reciprocamente le parti e qui si è arrivati – per così dire – ad una sorta di quadratura del cerchio. Il presidente Zelaya torna a fare il presidente, seppure per 29 giorni – e questo è il simbolo del ripristino dell’ordine costituzionale – e il presidente “ad interim” Micheletti ottiene, in cambio, che la data delle elezioni presidenziali del 29 novembre non venga modificata; e, soprattutto, vengono sospese le sanzioni internazionali. Tutto questo insieme di elementi – detto sinteticamente – sono positive per il Paese.

     
    D. – Quanto è importante per l’Honduras ritornare ad un clima di distensione?

     
    R. – E’ fondamentale, perché il problema dell’Honduras in questi mesi – dal 28 giugno fino ad oggi – ha distratto tutta l’attenzione della classe governante, dell’opinione pubblica, dei settori produttivi, anche dell’opinione pubblica internazionale, dai problemi urgenti del Paese. E’ uno dei Paesi più poveri dell’America Centrale, uno dei più colpiti dalla crisi … Quindi, oggi possono tornare ad occuparsi dei veri problemi della Nazione.

     
    D. – A questo punto, si guarda con più serenità alle elezioni presidenziali. Quali sono le forze in campo?

     
    R. – Sostanzialmente due. Il partito del presidente uscente “ad interim”, Micheletti: lui voleva essere il candidato, ma il partito non se lo è permesso; ha presentato un’altra persona e anche questo è positivo perché rompe un po’ con la storia dei mesi passati; e il partito del presidente Zelaya, il partito liberale, che non appare – tra l’altro – favorito nei sondaggi. Secondo i sondaggi internazionali ed interni, il 29 dovrebbe vincere il partito conservatore o nazionale dell’Honduras, che è il partito di Micheletti con un altro candidato. Se le cose andranno così, l’importante è che poi riprenda la dialettica democratica, reciproca, rispettosa senza violenza nel dialogo e nel negoziato.

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    Al vertice Ue accordo sul clima

    ◊   Il Consiglio europeo ritiene che i Paesi più poveri avranno bisogno, per portare avanti la lotta contro i cambiamenti climatici, di circa 100 miliardi di euro l'anno dal 2020. È quanto si legge nella bozza delle conclusioni del vertice Ue in corso a Bruxelles che sulle spese per affrontare i cambiamenti climatici sembra aver trovato un accordo di massima. Sulla base dell'accordo, l'Ue negozierà alla conferenza sul clima di Copenaghen un pacchetto di aiuti internazionali ai Paesi più poveri di 100 miliardi di euro l'anno tra il 2013 e il 2020, ma le cifre sulla quota europea saranno precisate solo dopo che gli altri partner internazionali, in particolare gli Usa, avranno assunto impegni comparabili. Anche sulla parte di aiuti per il cosiddetto “fast track” per il periodo 2010-2013 c'è un compromesso per i Paesi dell'Est: il contributo previsto (dai 5 ai 7 miliardi di euro l'anno) sarà dato in parte sulla base di un meccanismo volontario. Ma il clima è solo uno dei temi del vertice: si è discusso di immigrazione e soprattutto è emerso il via libera della Repubblica Ceca al Trattato di Lisbona, ultimo Paese a ratificarlo. Si apre dunque davvero l’epoca nuova delle istituzioni riformate per funzionare efficacemente a 27? Fausta Speranza lo ha chiesto a Andrea Bonanni, editorialista per le questioni europee del quotidiano La Repubblica:

    R. - Si direbbe proprio di sì. Formalmente c’è ancora un ostacolo che è la decisione della Corte costituzionale ceca che il 3 novembre dovrà decidere sull’ammissibilità di un ricorso presentato da un gruppo di senatori del partito di Klaus ma c’è comunque l’impegno del presidente della Repubblica ceca in base all’accordo che è sopraggiunto ieri di firmare il Trattato. Quindi io penso che nel giro di pochissimi giorni il Trattato di Lisbona potrà entrare in vigore.

     
    D. - Tra i punti forti del Trattato di Lisbona c’è una presidenza permanente, dunque due anni e non sei mesi e poi più poteri all’Alto rappresentante per la politica estera. Davvero un passo in avanti?

     
    R. - Sì, sono due cariche, per il momento ancora devono essere riempite di contenuti ma sicuramente sono un passo avanti. Il presidente del Consiglio dell’Unione Europea intanto potrà dare continuità al lavoro del Consiglio europeo, cioè della riunione dei capi di Stato e di governo che presiederà in modo permanente ponendo fine alle rotazioni e quindi all’incertezza ai continui cambiamenti di priorità che ogni nuova presidenza imponeva all’Unione Europea. Ancora forse più importante sarà il ruolo del ministro degli Esteri, il cosiddetto ministro degli Esteri, che in realtà sarà anche vicepresidente della Commissione quindi unirà i due cappelli della Commissione del Consiglio europeo nella sua persona e che sarà a capo di un servizio diplomatico unificato in cui entreranno a far parte sia funzionari europei sia anche diplomatici nazionali dei vari Paesi e che sarà la macchina che farà funzionare la politica estera europea.

     
    D. – Andrea Bonanni, per la presidenza si è tanto parlato di Tony Blair però a questo punto ancora i giochi sono aperti e se la sente di farci un nome?

     
    R. – Mi sembra difficile fare un nome in questo momento anche perché il vero king maker di questa nomina, che è la cancelliera Merkel, non vuole fare nomi finché non ci sarà una firma formale del Trattato di Lisbona che prevede questa carica. Mi sembra che in corsa, a questo punto, siano rimasti tre esponenti del Partito popolare europeo: uno è il lussemburghese Junker che ha già detto apertamente di essere disponibile ma verso cui ci sono delle perplessità francesi e gli altri due sono Balkenende, il primo ministro olandese, e Schüssel, ex cancelliere austriaco. Mi sembra che in questo momento la rosa dei nomi sia questa. Però naturalmente, siccome la decisione non verrà presa adesso, potrebbe saltar fuori un outsider dell’ultimo momento.

     
    D. - Tra i punti di questo vertice c’era anche l’immigrazione: davvero sono state soddisfatte le richieste di Francia e Italia di non essere lasciate sole sul Mediterraneo?

     
    R. – È molto difficile rispondere. Ci sarà un potenziamento di Frontex, l’agenzia che dovrebbe controllare i flussi migratori, però questo potenziamento è già stato annunciato molto volte e poi in realtà è rimasto sostanzialmente sulla carta. Io mi permetto di dare un giudizio personale, ma resto abbastanza pessimista perché un conto sono le dichiarazioni sempre un pò formali che ci sono in questi vertici e un conto poi è la pratica quotidiana e nella pratica quotidiana abbiamo visto che per ora l’Europa su questo campo rimane assente.

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    Aperta in Vaticano la mostra su padre Matteo Ricci, il gesuita "cinese tra i cinesi"

    ◊   “Precursore del Concilio Vaticano II”: così ieri pomeriggio il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato Città del Vaticano, ha definito padre Matteo Ricci in occasione dell’apertura della mostra a lui dedicata nel Braccio di Carlo Magno. “Ai crinali della storia. Padre Matteo Ricci tra Roma e Pechino” cade nel quarto centenario della sua morte, è visitabile a partire da oggi fino al gennaio 2010. Un’occasione per riscoprire la missione del gesuita maceratese che si fece “cinese tra i cinesi”. C’era per noi Benedetta Capelli:

    E’ nel cuore della cristianità che si ricorda padre Matteo Ricci. Non a caso. Perché lui fu vero testimone della Parola di Dio e fedele servitore del Papa. Si può anche pensarlo – come ha fatto ieri il cardinale Lajolo – con il Vangelo in una mano e nell’altra un cannocchiale, testimonianza della sua sapienza scientifica che trasmise ai cinesi. Una vita avventurosa e ricca raccontata in più di 150 opere organizzate in 5 sezioni. Ad aprire la mostra una grande statua dorata di padre Ricci che accompagna il visitatore nell’atrio completamente bianco dove campeggia una volta con la mappa della Cina. Per entrare si ha la sensazione quasi di abbassare il capo in segno di rispetto, lo stesso rispetto che Matteo Ricci ebbe per quella cultura. Due i colori che dominano la mostra. Pierluigi Pizzi, scenografo e curatore dell’allestimento:

     
    “L’azzurro è un colore che io ho sentito molto italiano, mi ricorda il manto delle Madonne di Sassoferrato. Il rosso, invece, è la Cina, le lacche, le architetture templari ma anche il sangue, la passione… Come sempre, poi, le cose a raccontarle si banalizzano. Io preferisco sempre che la spiegazione di certe scelte venga dall’impatto che il pubblico poi ha con quello che vede, perché – in fin dei conti – il nostro compito è di suscitare l’emozione attraverso le immagini e per questo bisogna trovare delle suggestioni che possano provocare delle reazioni nei visitatori”.

     
    Di grande fascino il percorso espositivo con gli orologi solari, un astrolabio nautico, la sfera armillare, il mappamondo disegnato per l’imperatore. Strumenti che si collocano accanto alle statue di Buddha, all’altare di Confucio e agli scritti di padre Ricci come il vocabolario portoghese-cinese e il suo “Trattato dell’amicizia”. Un vero colpo di teatro è poi la tela di Rubens raffigurante il miracolo di Sant’Ignazio di Lojola, proveniente dalla Chiesa del Gesù di Genova, collocata su un altare romano. Aspetti molteplici della vita del gesuita: “precursore del Vaticano II” secondo il cardinale Giovanni Lajolo:

     
    “Precursore non intenzionale ma nei fatti, perché ha agito secondo i criteri dell’inculturazione e della gradualità, che sono stati espressamente insegnati dal Concilio Vaticano II ma non sono stati un’invenzione del Concilio Vaticano II: appartengono al Vangelo. Matteo Ricci ha applicato proprio questi due criteri, con grande sapienza. Non si può essere molto semplici nel parlare se non si è molto sapienti; non si può essere graduali nel proporre ciò che si vuole proporre, se non si conoscono tutti i gradini che bisogna percorrere. In questo Matteo Ricci era anche uno scienziato di grande spessore!”.

     
    Furono circa tremila i cinesi convertiti in Cina da padre Matteo Ricci, tra questi Xu Guangqi, colto funzionario imperiale. Una figura importante e non separata dal gesuita ma anzi strettamente legata da quel vincolo dell’amicizia già esaltato nel suo trattato. Una mostra che ha quindi il merito di far conoscere la “straordinaria avventura missionaria” di padre Ricci così definita da mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata:

     
    “E’ una porta aperta su questa straordinaria personalità e quindi ci permette di incominciare a conoscere, a scoprire la grandezza di questo uomo. Alla mostra seguiranno altre iniziative in Cina, in Italia: convegni che contribuiranno certamente a riscoprire il suo spessore spirituale e intellettuale. Ci aiuteranno anche – spero – a comprovare ulteriormente quella fama di santità che fin dai primi momenti dopo la sua morte lo ha accompagnato. Speriamo che ci siano le condizioni per un riconoscimento della statura spirituale e anche della santità di questo straordinario uomo”.

     
    Una celebrazione sentita e appassionata di Li Madou, così veniva chiamato in cinese padre Matteo Ricci, ovvero il “saggio d’Occidente”.

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    Chiesa e Società



    I vescovi Usa: i bambini meritano di essere procreati non "fatti"

    ◊   “I bambini meritano di essere ‘procreati’, non fatti”. Lo scrivono i vescovi Usa in un documento che sarà discusso all’assemblea generale di Baltimora a novembre. L’agenzia Catholic News Service ha anticipato stralci di “Life-Giving Love in Age of Technology”, “L’amore che dà la vita nell’era della tecnologia”, 22 pagine nel solco di un documento pubblicato nel 2006, “Married Love and the Gift of Life”, “L’amore coniugale e il Dono della Vita”. La tecnoscienza non può sostituirsi all’atto d’amore dei genitori, mettono in chiaro i presuli. Le coppie che si trovano ad affrontare problemi imprevisti di infertilità – con il dolore che ne consegue – si trovano davanti diverse opzioni possibili per poter diventare genitori. Ma mentre alcune “rendono giustizia alla loro dignità come individui e come coppia e alla piena dignità umana dei loro figli aiutandoli nel loro atto matrimoniale genitoriale”, altre sono “moralmente inaccettabili” proprio perché cercano di sostituirlo. “La sfida – scrivono – è diagnosticare e affrontare questi problemi così che i corpi possano funzionare come dovrebbero, e in questo non c’è alcun problema morale, niente di più di quelli che ci sono con altri trattamenti medici che ristabiliscono la salute”. Sì quindi ai trattamenti ormonali, alla chirurgia riparativa, ai trattamenti per combattere l’infertilità maschile e a tutti i trattamenti ricostituenti, così come ovviamente alla pianificazione familiare basata su metodi naturali per massimizzare le probabilità di concepire. E la rivalutazione dell’adozione come opportunità di diventare genitori. Un rigoroso no, invece, alla donazione di gameti (ovuli e sperma) - da parte di “donatori” che spesso sono pagati per il loro servizio, quindi in realtà “venditori”-, alla maternità surrogata (il cosiddetto “utero in affitto”), l’inseminazione artificiale, la fecondazione in vitro e la clonazione umana. Nessun endorsement, invece, all’adozione di embrioni congelati, anche se rischiano la distruzione, viste “le serie questioni morali” che solleva. Per sanare la piaga degli embrioni abbandonati nei congelatori delle cliniche, invece, è necessario smetterla con tutte quelle pratiche di fecondazione in vitro “che producono regolarmente una quantità di esseri umani ‘in più’ o non desiderati”. Nell’introdurre il documento, il presidente del comitato per le Attività pro-life della Conferenza episcopale americana, il cardinale Justin Rigali di Philadelphia, ha detto che esiste una gran confusione fra i cattolici laici rispetto alla dottrina della Chiesa sulle tecnologie riproduttive umane: “Qualsiasi metodo per ‘fare bambini’ è considerato da molti come ‘pro-life’”. Ma non è così. In più, ha spiegato il cardinale, l’accettazione morale diffusa delle pratiche di fecondazione in vitro (Ivf) e il gran numero di embrioni avanzati hanno contribuito a diffondere la convinzione generale che “gli embrioni umani siano meno degli uomini e che andrebbero usati per la ricerca scientifica piuttosto che ‘sprecati’”. (V.F.)

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    Crisi del matrimonio negli Usa: i vescovi preparano una lettera pastorale

    ◊   Negli Stati Uniti è stato pubblicato uno studio sullo stato di salute della famiglia. Sono stati incrociati i dati riferiti a cinque indicatori: la percentuale di persone sposate tra i 20 e i 54 anni; la percentuale degli sposati che si definiscono “molto felici” del loro matrimonio; la percentuale di matrimoni rimasti integri tra persone tra i 20 e i 59 anni; la percentuale di nascite da genitori sposati; la percentuale di bambini che vivono con i genitori sposati. Dalla combinazione di questi dati si è ricavato un indice unico sulla salute del matrimonio, calato dal 76,2% del 1970 al 60,3% del 2008. Da segnalare, comunque, che aumentano i matrimoni rimasti integri (dal 59,9% del 2000 al 61,2% del 2008). E’ in crescita anche la percentuale di bambini che vivono con i loro genitori regolarmente sposati (dal 60,5% al 61%). Ma l’allarme rimane. Lo studio, a cura dell’Institute for American Values e il National Center on African-American Marriages and Parenting della Hampton University in Virginia, conferma che il matrimonio negli Stati Uniti è in pericolo. La Conferenza episcopale statunitense, che dal 14 al 16 novembre si riunirà a Baltimora per l’assemblea annuale, sarà chiamata a votare l’approvazione du una lettera pastorale intitolata “Matrimonio: amore e vita nel progetto divino”. Nel documento sono ricordati i punti essenziali del magistero cattolico sul matrimonio. “La lettera – si legge nella lettera di cui l'Osservatore Romano anticipa alcuni passaggi – è un invito a scoprire, o forse a riscoprire, la benedizione ricevuta quando Dio ha stabilito il matrimonio come istituto naturale e quando lo ha elevato a segno sacramentale di salvezza”. I vescovi “sollecitano un rinnovato impegno da parte dell’intera comunità cattolica per aiutare chi è stato chiamato alla vocazione del matrimonio a viverlo nella fede, fruttuosamente e gioiosamente”. L’intento dei vescovi – sottolinea il quotidiano della Santa Sede – è anche di invertire “quella che è stata definita un’inquietante tendenza a vedere il matrimonio come una questione fondamentale privata che ha come unico obiettivo il soddisfacimento di un’esigenza personale”. L’unione di un uomo e di una donna – scrivono i presuli – è ridotto “a mezzo di gratificazione di ogni proprio desiderio e in tal modo l’amore coniugale ne è diminuito”. Il documento incoraggia inoltre l’uso della pianificazione familiare naturale che secondo i vescovi promuove “un atteggiamento di rispetto e sviluppa la vera intimità che solo tale rispetto può condurre”. I vescovi affermano poi che le tecniche moderne, quali quelle usate per la fertilizzazione e la clonazione, possono “degradare la vita umana producendola e manipolandola in vario modo”. In tal modo “i figli sono sempre meno considerati come dono e sempre più come espressione di uno stile di vita, un bene che deve essere accessibile ai consumatori”. I presuli riconoscono infine che il divorzio possa essere a volte l’unica soluzione per “situazioni moralmente inaccettabili”, come quelle nelle quali “la sicurezza della donna e dei figli è a rischio”. Allo stesso tempo, a chi crede che il divorzio sia l’unica soluzione alla quale si possa ricorrere, suggeriscono di fare “frequente ricorso ai sacramenti, specialmente la penitenza e l’eucaristia”. Anche i cattolici che hanno divorziato e si sono risposati civilmente – concludono i presuli – dovrebbero “partecipare alla vita parrocchiale e alla Messa”, anche se “non possono ordinariamente ricevere la Santa Comunione”. (A.L.)

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    Ban Ki-moon: Gerusalemme torni a essere simbolo di pace

    ◊   “Per musulmani, ebrei e cristiani, per israeliani e palestinesi, e per i popoli di tutto il mondo, Gerusalemme rappresenta un luogo di fede e di nostalgia, un simbolo di aspirazioni nazionali, e un luogo sacro che come tale deve essere aperto a tutti”. Ed è per questo che “dobbiamo far sì che la città santa diventi un vero simbolo di pace, capace di avvicinare le persone e di segnare una nuova era più positiva per l'intera regione”. Lo ha scritto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon in un messaggio al Forum Internazionale su Gerusalemme a Rabat, in Marocco, ospitato nei giorni scorsi dalla Fondazione di Yasser Arafat. “Israeliani e palestinesi – ha scritto - concordano da lungo tempo nel ritenere Gerusalemme una questione fondamentale che deve essere risolta con i negoziati, insieme a tutte le altre questioni fondamentali”. La comunità internazionale, ha spiegato, non riconosce l'annessione israeliana di Gerusalemme Est, che continua a far parte del territorio palestinese occupato secondo quanto stabilito nella Quarta Convenzione di Ginevra. “L`obiettivo del raggiungimento della pace implica che Gerusalemme diventi la capitale di due Stati – ha aggiunto - che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza, e che si raggiungano degli accordi sui luoghi santi. Questa è la strada giusta per accostare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza all’Iniziativa per la Pace Araba, e realizzare in questo modo la pace tanto desiderata dalle persone di tutto il mondo”. Il segretario dell’Onu si è congratulato “con quegli israeliani e palestinesi che stanno lavorando per superare le incomprensioni e i conflitti e per trovare il modo di cooperare costruendo il rispetto reciproco e la fiducia, anche a Gerusalemme”. Ban Ki-moon ha ribadito l’appello a Israele perché fermi gli insediamenti e riapra le istituzioni palestinesi a Gerusalemme. Le limitazioni agli accessi a Gerusalemme Est, ha scritto, “separano famiglie, limitano lo sviluppo economico della Palestina e rendono difficile per i residenti della Cisgiordania l’accesso a strutture sanitarie specializzate”. Ban Ki-moon ha chiesto a tutti i presenti di sostenere il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abbas, noto come Abu Mazen, nei suoi sforzi per raggiungere una soluzione negoziata al conflitto israelo-palestinese. “La strada da percorrere – ha concluso - non sarà facile, ma solo con il raggiungimento di una soluzione ‘a due Stati’, e una completa pace arabo-israeliana, a Gerusalemme sarà interamente restituito il legittimo ruolo di simbolo di santità, di fraternità e di pace per il mondo intero”. (V.F.)

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    Notizie positive su padre Sinnot, il missionario rapito nelle Filippine

    ◊   Padre Michael Sinnott, il missionario irlandese della società di San Colombano rapito quasi tre settimane fa a Pagadian, nel sud delle Filippine, è vivo e ha ricevuto le medicine che gli servono per sopravvivere. Lo ha confermato un parlamentare irlandese del partito indipendentista Sinn Fein, Gerry Kelly. Il deputato ha spiegato alla stampa di Belfast di essere coinvolto, insieme con un collaboratore dell’ex-premier britannico Tony Blair, in “negoziati segreti tesi ad assicurare la liberazione del missionario”. “Noi continuiamo a restare in attesa di un contatto e di notizie certe”, ha detto all’agenzia Misna il superiore provinciale della comunità di San Colombano, padre Patrick O'Donoghue, che si trova proprio nella casa di Pagadian verso cui padre Sinnot si stava dirigendo l’11 ottobre scorso, quando è stato rapito. Padre O’Donoghue ha evidenziato come sulla stampa stiano circolando notizie fortemente contraddittorie, mentre sul terreno la situazione è molto calma. “L’impressione è che tra le festività di Tutti i Santi in arrivo, e che qui sono molto sentite, e la minaccia di un nuovo tifone sull’arcipelago, l’attenzione sul caso di padre Michael stia diminuendo”, ha detto il religioso. Padre Sinnott, rapito in pieno centro da un gruppo di sei uomini armati mentre stava passeggiando da solo, ha 78 anni ed è malato. (V.F.)

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    Orissa: libero su cauzione il politico indù accusato di aver ucciso 7 cristiani

    ◊   L’Alta Corte dell’Orissa ha concesso la libertà su cauzione a Manoj Pradhan, parlamentare locale del Bharatiya Janata Party (Bjp), accusato di essere una delle menti dei pogrom anti-cristiani del Kandhamal dell’agosto 2008. La decisione del tribunale riguarda tutte e 14 le imputazioni formulate ai danni di Pradhan. Pradhan ha già ottenuto due assoluzioni “per mancanza di prove” in altrettanti casi di omicidio di cui era accusato. Padre Dibakar Parichha, sacerdote ed avvocato che assiste i cristiani nei processi sulle violenze indù, afferma ad AsiaNews che la decisione dei giudici suona come “una resa della giustizia”. Secondo il sacerdote, si tratta di “un messaggio intimidatorio per i testimoni ai processi che ora temono per la loro incolumità”. Per Akash Ray, 40enne attivista per i diritti umani, l’uscita su cauzione di Pradhan è “il definitivo deragliamento della giustizia per le vittime”. Il parlamentare del Bjp, eletto mentre era in cella, è accusato di 7 omicidi, roghi e aggressioni. La sua vicenda rappresenta un caso unico nella storia dell’Orissa poiché è il primo politico dello Stato incarcerato secondo il National Security Act. Tale legge viene utilizzata di rado per singoli e solo se questi hanno la fedina penale sporca. Per i cristiani dell’Orissa, Pradhan rappresenta il simbolo delle violenze subite; per gli estremisti indù è una bandiera che raduna tutte le fasce più oltranziste della popolazione. (R.P.)

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    La Chiesa cinese celebra la Commemorazione dei defunti

    ◊   Il mondo cattolico cinese si sta preparando a celebrare, il prossimo 2 novembre, la Commemorazione dei defunti in comunione con la Chiesa universale. In questi giorni le diverse comunità cattoliche stanno vivendo la preparazione con la Novena, ritiri spirituali, la celebrazione comunitaria dell’unzione degli infermi, l’omaggio e la visita alle tombe dei defunti, soprattutto dei missionari stranieri sepolti in Cina. Le parrocchie hanno reso noti gli orari delle celebrazioni eucaristiche di suffragio che si svolgono nelle chiese e nei cimiteri cattolici. Negli ultimi 4 anni i fedeli cinesi hanno sempre reso omaggio particolare in tale circostanza alla memoria di Papa Giovanni Paolo II, insieme al ricordo di tanti missionari. “Per fortuna - spiega un sacerdote dell’He Bei all’Agenzia Fides - abbiamo ancora tante tombe dei missionari ben conservate, come quella di Padre Matteo Ricci. La visita e l’omaggio alle loro tombe è un’esperienza straordinaria, che ci permette di recuperare il coraggio e l’entusiasmo, seguendo il loro esempio, per testimoniare a tutti l’Amore di Cristo”. (A.L.)

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    Lettera dei delegati dei vescovi dell'Africa orientale al termine del Sinodo

    ◊   Al termine dei lavori del Sinodo concluso a Roma domenica scorsa, i delegati all’assemblea dell’Associazione dei Membri delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale (Amecea) hanno diffuso una lettera per ringraziare le rispettive Chiese per il loro contributo al successo dell’evento, ma soprattutto per parlare del grande messaggio di speranza emerso dall’assise. “Nelle nostre preghiere e deliberazioni ci è apparso a tutti chiaro che l’Africa ha molto di cui essere orgogliosa e grata”, si legge nel testo che ricorda la bella immagine dell’Africa evocata all’apertura dei lavori dal Santo Padre come di “un immenso polmone spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza”. “Certo l’Africa deve confrontarsi con molti problemi, ma – rileva la lettera firmata dal Presidente dell’Amecea, mons. Tarcisius Gervazio Ziyaye - le nostre potenzialità sono molto maggiori”, a cominciare dalla “straordinaria ricchezza umana” del continente di cui ha parlato il Papa. “Come Chiesa Famiglia di Dio – sottolineano i padri sinodali dell’Africa Orientale - dobbiamo collaborare per attuare queste potenzialità e superare i problemi”. La lettera ricorda poi il contributo dato dai delegati dell’Amecea ai dibattiti sulle varie questioni sul tappeto: il ruolo della donna, l’influenza dell’insegnamento sociale della Chiesa, le difficoltà delle famiglie, il dramma dell’Aids, gli effetti dei cambiamenti climatici sulla sicurezza alimentare nel continente, il bisogno di riconciliazione nelle aree dei conflitti, l’importanza del dialogo interreligioso, la corruzione delle classi dirigenti. Il documento invita quindi le parrocchie e le piccole comunità cristiane a studiare il messaggio conclusivo dei padri sinodali e ad usarlo come sussidio nelle liturgie, nella preghiera e nell’azione per la riconciliazione, la giustizia e la pace. In attesa dell’Esortazione post-sinodale del Santo Padre, l’Amecea avanza diverse proposte per dare sin da ora seguito al Sinodo: il conferimento dell’incarico di coordinare l’attuazione delle indicazioni sinodali a un ufficio o istituzione ecclesiale specifica, a livello nazionale e diocesano; l’organizzazione di conferenze stampa per divulgare i contenuti dell’assemblea; la convocazione di assemblee plenarie straordinarie delle Conferenze episcopali per informare sul Sinodo i vescovi che non hanno partecipato; la promozione a tutti i livelli della Chiesa di un dibattito sulle questioni più scottanti emerse dal Sinodo, a cominciare dal tema centrale della riconciliazione la pace e la giustizia e, infine, lo studio insieme agli altri episcopati del continente di possibili iniziative comuni. (L.Z.)

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    Senegal: i leader religiosi auspicano un ritorno all’educazione familiare

    ◊   È necessario ritornare ad un’educazione parentale e familiare conforme e responsabile: è quanto ha sottolineato padre Alfred Waly Sarr all’incontro organizzato martedì scorso a Mermoz, in Senegal, dalla fondazione Konrad Adenauer sul tema “Gioventù e valori religiosi”. Padre Sarr ha spiegato che i giovani senegalesi di oggi sono in gamba ma dilaniati “tra valori e credenze radicati tradizionalmente e novità”. Divisioni tra ricchi e poveri, mancanza di fede nei corsi di formazione e nei mezzi impiegati per la stessa, preferenza di guadagni facili e immediati e accompagnamento religioso insufficiente per padre Sarr disorientano la gioventù che non si riconosce più nei discorsi degli uomini di fede. Un ritorno alla buona educazione, per padre Sarr, può aiutare i giovani, “la famiglia – ha aggiunto – è il luogo in cui si edificano le nazioni” e “nello squilibrio tra l’essere e l’avere … la gioventù ha bisogno di riscoprire i valori religiosi” tra quelli che possono guidarli nelle scelte di vita ed orientarli nel mondo di oggi. Il presidente del Movimento cittadino Penda Mbow ha osservato a sua volta che nel mondo si sta assistendo ad una grave crisi di valori e che nella società senegalese è evidente una corruzione dei valori. “L’educazione di base è di grande importanza nella vita di un individuo” ha affermato Mansour Sy Djamil, guida religiosa musulmana, e con lui si sono trovati d’accordo anche gli altri relatori dell’incontro cui hanno preso parte numerosi giovani. (T.C.)

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    Migliaia di senzatetto in Kenya e Somalia per le alluvioni

    ◊   In Kenya e Somalia non ha piovuto per mesi, poi è arrivato El Niño, la fortissima perturbazione che arriva dall’Oceano Pacifico ogni 7 oppure ogni 14 anni. Sul terreno africano, inaridito al punto da non poter assorbire le grandi masse di acqua, le piogge incessanti stanno creando problemi molto gravi. Per quattro giorni di fila le alluvioni hanno colpito la regione di Gedo, nella parte sudoccidentale della Somalia, al confine con il Kenya. Secondo quanto riferito dall’agenzia d’informazione dell’Onu IrinNews, nella città somala di El-Waq la maggior parte delle case e dei negozi sono stati allagati e 15.000 senzatetto stanno cercando di sistemarsi in zone più sicure costruendosi ripari momentanei. Colpita anche la provincia costiera del Kenya: fra Malindi e Garsen la pioggia ha allagato centinaia di abitazioni, lasciando senza tetto almeno 2000 persone. Le precipitazioni senza sosta degli ultimi giorni hanno gravemente danneggiato il ponte all’altezza del villaggio Kinagoni, isolando 200.000 persone che vivono nei distretti di Lamu e del delta del Tana. Nello stesso villaggio ieri sono morte due persone sotto il crollo della loro casa. Camion e automezzi sono bloccati per l’inondazione dell’autostrada che collega Malindi a Garissa. (V.F.)

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    Pari opportunità tra uomini e donne: Islanda al primo posto, Yemen ultimo

    ◊   Forse non sorprenderà nessuno che lo Yemen è l’ultimo nella classifica del World Economic Forum per le pari opportunità fra i sessi, né che in termini di uguaglianza fra uomini e donne in società i primi della classe sono i Paesi nordeuropei con l’Islanda al numero uno, la Finlandia, la Norvegia e la Svezia a seguire. Ma di certo sarà un bel richiamo alla realtà per le donne di New York, Londra e Tokyo scoprire che le loro colleghe di Filippine, Sri Lanka e Mongolia subiscono meno discriminazioni di loro. Eppure il Global Gender Gap lo rivela, spiegando che se si misurano la partecipazione economica e politica, l’inclusione sociale, l’istruzione e la salute in molte nazioni in via di sviluppo, le donne stanno meglio che negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Per non parlare dell’Italia: se gli USA nel 2009 sono scivolati indietro di tre posti finendo in 31.ma posizione, le tre posizioni perse dall’Italia la piazzano al 72.mo posto. Uno dei risultati peggiori in Europa dovuto alla persistente scarsa apertura del mondo del lavoro e dell’imprenditoria all’universo femminile. Da segnalare, infine, che due Stati dell’Africa meridionale, il Sudafrica e il Lesotho, sono entrati nella top ten mondiale dei Paesi in cui le donne si trovano ad affrontare meno discriminazione; il Sudafrica, in particolare, è passato in un anno dal 22esimo al sesto posto. (Da New York, Elena Molinari)

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    Romania: le campane suonano per salvare la cattedrale di Bucarest

    ◊   In Romania le campane della cattedrale romano-cattolica San Giuseppe a Bucarest suonano incessantemente “in segno di protesta contro la mancata osservazione delle leggi del Paese e per chiedere la giustizia divina”. E’ uno degli ultimi atti di protesta organizzati dalla Chiesa romano cattolica di Bucarest per salvare la Cattedrale di San Giuseppe, principale luogo di culto cattolico, messa in pericolo dalla costruzione di un edificio a soli 8 metri dal muro della Cattedrale. In una lettera inviata al governo romeno, l’arcidiocesi ricorda che “nella Chiesa cattolica le campane vengono suonate di solito per chiamare i fedeli a messa” ma anche, in maniera eccezionale, “in caso di grave pericolo e di minacce reali, naturali oppure causate dell’intervento nefasto dell’uomo”. L’arcidiocesi – rende noto il Sir - fa appello a questa misura estrema di protesta per ottenere “l’arresto dei lavori alla costruzione che rappresenta un pericolo pubblico”. La decisione è stata presa in seguito alla mancata osservazione, da parte dell’impresa di costruzioni “Millennium Building”, della richiesta inviata la scorsa settimana da parte delle autorità locali di interrompere immediatamente i lavori ma – denuncia l’arcidiocesi - “non solo i lavori non sono stati fermati, bensì si sono intensificati”. (A.L.)

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    E' morto il vicepostulatore della causa di canonizzazione dei Pastorelli di Fatima

    ◊   Si sono svolti questa mattina alle 11, nella Basilica del Santuario di Fatima, in Portogallo, i funerali di padre Luís Kondor, il vicepostulatore della causa di canonizzazione dei Pastorelli di Fatima. Padre Kondor, nato in Ungheria nel 1928, dal 1946 era membro della Congregazione del Verbo Divino. Dopo essere stato in Austria e Germania fu inviato a Fatima, dove è rimasto per 55 anni. Ai nostri microfoni lo ha ricordato il vescovo di Leiria-Fatima, mons. Antonio Augusto dos Santos Marto, che ha raccontato come tutta la sua vita è stata dedicata al messaggio di Fatima, al processo di beatificazione e di canonizzazione dei Pastorelli. Il vescovo ha voluto sottolineare “la sua intima e totale dedizione alla diffusione del messaggio di Fatima”: “Forse perché lui veniva dall’Ungheria ha capito prima degli altri e anche più profondamente l’importanza del messaggio per la Chiesa, per il mondo e per la vita cristiana”. Mons. dos Santos Marto lo ha definito un vero “araldo” del messaggio e anche “un benefattore della Chiesa in Portogallo, perché era conosciuto in tutto il mondo”. E riusciva, ha raccontato, a ottenere fondi che servivano per le necessità delle parrocchie, dei monasteri e delle cause sociali. “Mi diceva – ha riferito – ‘Sono qui, crocifisso nell’amore. Vorrei vivere questa sofferenza come offerta di riparazione, come hanno fatto i Pastorelli”. (V.F.)

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    L’Università cattolica argentina: il matrimonio esiste soltanto tra un uomo e una donna

    ◊   “Il matrimonio si fonda nel vincolo, libero, permanente ed esclusivo tra un uomo e una donna, in ordine al sostegno reciproco, alla procreazione e all’educazione dei figli. In tal senso, rappresenta un autentico bene per la società”. È quanto si legge in una dichiarazione resa nota dall’Istituto per il Matrimonio e la Famiglia dell’Università cattolica argentina in vista della discussione di due proposte di legge sulle cosiddette convivenze civili tra persone dello stesso sesso. “Circoscrivere il matrimonio all’unione tra un uomo e una donna non è una discriminazione ingiusta”; “il diritto umano a sposarsi viene riconosciuto a tutte le persone, ma solo rispetto al matrimonio contratto tra un uomo ed una donna, come suggerisce esplicitamente il Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici. Diversamente – si legge nella dichiarazione ripresa dalla Fides - “equiparare le unioni tra persone dello stesso sesso al matrimonio” significherebbe “ridefinire il matrimonio, cambiandone dunque la sostanza e condizionando il bene comune”. Di fronte all’annunciato panorama legislativo, “la grande sfida” che l’Istituto per il matrimonio e l famiglia intravede è quella di “essere coscienti della necessità di una riflessione autenticamente profonda e serena sull’amore umano”, evitando “le ideologie” e proponendo “una cultura rispettosa della memoria e dei valori del popolo argentino”. (A.L.)

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    La Settimana della famiglia in Venezuela

    ◊   “Famiglia, sii discepola missionaria”: è il tema scelto quest’anno per la Giornata Nazionale dell’Abbraccio in Famiglia, che si svolgerà l’8 novembre in Venezuela a conclusione della Settimana della famiglia. L’iniziativa è organizzata, come avviene da 19 anni, dal Dipartimento di Pastorale Familiare della Conferenza Episcopale Venezuelana. Rappresenta un tempo “molto speciale”, perché “invita a riflettere, meditare, partecipare e celebrare a partire dalla realtà familiare, sull’essere famiglia, laddove nascono, crescono e si formano i nuovi membri della società e della Chiesa”. Il tema individuato cerca di far riflettere la famiglia “sul significato e sull’importanza del suo essere discepola missionaria”, cercando al tempo stesso di “analizzare l’importanza e la testimonianza di vita come trasmettitrice della fede e trasformatrice della società”. Per raggiungere questi obiettivi - rende noto l'agenzia Fides - verranno organizzati dei gruppi di lavoro secondo gli spunti forniti nel materiale messo a disposizione dalla Pastorale Familiare di ciascuna diocesi. La lettera di convocazione si conclude con una invocazione alla “Santa Famiglia di Nazaret”, affinché “benedica tutte le famiglie del Venezuela ed infonda in tutti gli operatori di pastorale familiare un ardore missionario a beneficio delle famiglie”. (A.L.)

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    Messico: nell'arcidiocesi di San Luis Potosì celebrata la Settimana della famiglia

    ◊   “Ricominciare da Cristo”: è il tema che ha scandito la Settimana della Famiglia, celebrata nell’arcidiocesi di San Luis Potosí, in Messico, dal 16 al 25 ottobre. L’iniziativa è stata organizzata dalla Pastorale Familiare dell’arcidiocesi come risposta “al preoccupante aumento della disintegrazione familiare”. La prima attività della Settimana, svoltasi sabato 17 e domenica 18 ottobre presso l’Auditorium Miguel Barragán, è consistita in un gruppo di lavoro sull’integrazione familiare, intitolato “La sfida di oggi: essere genitori integrali” e coordinato da Salvador Gómez. “La famiglia - ha affermato Gómez - suppone una profonda unità interna di due gruppi umani: genitori e figli che si costituiscono in comunità”. Una famiglia autentica – ha aggiunto - “possiede un ‘ambito spirituale’ che condiziona le relazioni all’interno del nucleo: casa in comune, legami di sangue, affetto reciproco, vincoli morali che la configurano come ‘unità di equilibrio umano e sociale”. Salvador Gómez ha anche sottolineato come la prima cellula della società abbia bisogno di “equilibrare se stessa”, in modo da “insegnare l’equilibrio ai figli” contribuendo, di conseguenza, “all’equilibrio della società”. “La famiglia – ha spiegato - rappresenta il luogo insostituibile per formare l’uomo e la donna nella loro completezza, per configurare e sviluppare l’individualità e l’originalità dell’essere umano” e per “vedere Dio”. Al gruppo di lavoro dei primi due giorni – riferisce l’agenzia Fides - hanno preso parte oltre cento persone, che hanno poi partecipato alla Santa Messa celebrata da padre Pedro Sánchez Solís. Le successive attività della settimana sono state scandite da momenti di preghiera. Domenica scorsa si è svolta una solenne processione della Vergine Maria dalla Parrocchia di Santiago alla Cattedrale di San Luis, dove si è poi celebrata una Santa Messa offerta per “l’unione di quelle famiglie che con il passare del tempo soffrono la disintegrazione”. (A.L.)

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    Iniziative in Spagna, Francia e Cile in vista della Festa di Tutti i Santi

    ◊   In Spagna, Francia e Cile sono molteplici le iniziative per offrire un’alternativa alla festa di Halloween e per testimoniare la fede e la speranza cristiana dinanzi alla morte in vista della festa di Tutti i Santi e della Commemorazione dei defunti. Padre Joan Maria Canals, membro della commissione episcopale per la liturgia della Conferenza episcopale spagnola ha dichiarato che “la festa di Halloween ha un sottofondo di occultismo ed è assolutamente anticristiana”. Padre Joan Maria Canals - rende noto l'Osservatore Romano - ha esortato i genitori e le famiglie ad “esserne consapevoli e a indirizzare il senso della festa verso il buono e la bellezza, piuttosto che verso il terrore, la paura e la stessa morte”. Nella diocesi spagnola di Alcalá de Henares, la comunità “Emmanuel” ha organizzato una veglia di preghiera dalle dieci di sera di domani. Altre iniziative riempiranno di gente piazza de Los Santos Niños e la cattedrale di Madrid. A Parigi, inoltre, l’arcidiocesi ha organizzato per il 31 ottobre “Holywins”, iniziativa che unisce le parole “santo” e “vince”. Si tratta di una campagna di sensibilizzazione alla quale sono invitati a partecipare sia i bambini sia i giovani accompagnati dai loro genitori. Secondo gli organizzatori della “Holywins” in una società che evita quotidianamente il problema della morte, la festa di Halloween ha almeno il merito di farci interrogare su questo importante tema. Una festa, quella pagana, che fa riferimento a rituali macabri. Per questo motivo – spiegano gli organizzatori di Holywins - i giovani di Parigi vogliono approfittare di Halloween per testimoniare con sincerità la loro fede e la speranza cristiana dinanzi alla morte. Nella notte del 31 ottobre in Cile si celebrerà, infine, la festa di primavera. L’obiettivo degli organizzatori è quello di “voler cambiare la morte e le tenebre con la vita, il terrore e la paura con la gioia”. (A.L.)

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    Incontro in Ghana dei direttori delle Pontificie Opere Missionarie africane di lingua inglese

    ◊   I direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie dei Paesi africani di lingua inglese hanno tenuto un incontro ad Accra, capitale del Ghana, dal 19 al 27 ottobre incentrato sul tema: “le Pontificie Opere Missionarie, strumento di evangelizzazione”. L'obiettivo della riunione era quello di discutere e pianificare le attività missionarie in forme concrete, per promuovere uno spirito di solidarietà al fine di evangelizzare tutti i popoli. “La riunione - afferma alla Fides padre Bernard Makadani Zulu, direttore nazionale delle Pom della Zambia - è stata un’occasione per i direttori nazionali di conoscersi di persona, di conoscere la situazione delle diocesi nei diversi Paesi, di condividere le proprie esperienze missionarie e di elaborare progetti di animazione missionaria e di cooperazione”. I delegati hanno anche visitato alcuni progetti finanziati dalle Pom nelle province ecclesiastiche di Accra e di Cape Coast. “Questo incontro – ha concluso padre Bernard Makadani Zulu - è stato un momento privilegiato di condivisione e di crescita nella comunione con gli altri. È stato un'occasione per riflettere sulla natura universale dell’animazione missionaria per ampliare i nostri orizzonti oltre la situazione locale e sentirci parte della Chiesa universale". (A.L.)

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    Ciclo di incontri promossi dai medici cattolici di Milano su “migranti irregolari e diritto alla salute”

    ◊   “Migranti irregolari e diritto alla salute”. Un tema non facile quello scelto dai Medici Cattolici di Milano per avviare il ciclo di incontri 2009/2010 da loro promossi. Dalla tavola rotonda è emerso un quadro per nulla scontato dell’attuale situazione che si sta vivendo in Italia e più nello specifico in Lombardia. Il professor Maurizio Ambrosini, sociologo dell’Università degli Studi di Milano, ha posto l’accento su chi è l’immigrato tipo che oggi raggiunge l’Italia. Solitamente appartiene alla classe media del suo Paese d’origine, è pronto a pagarsi il viaggio in aereo (entrando regolarmente in Italia con un visto turistico per poi darsi alla macchia) oppure a saldare il conto di uno scafista. E’ animato dal desiderio di affrancarsi, di mantenere e accrescere la propria posizione sociale nel Paese di origine che permetta di mandare i propri figli a studiare nelle scuole private o in Università. Ambrosini ha quindi focalizzato il proprio intervento sull’esigenza di eliminare facili stereotipi sulla figura degli immigrati che oggi stanziano in Italia andando oltre alle apparenze che portano a tollerare i migranti dalle 8 alle 17- quando operano nelle nostre case - e rifiutarli dopo quell’orario oppure nel fine settimana quando stazionano nei parchi o nelle piazze. Gli immigrati arrivano in Italia perché sanno che qui vi è necessità del loro lavoro. Don Roberto Davanzo, direttore della Caritas ambrosiana, ha rimarcato l’esigenza di un’omogeneizzazione che porti ad eliminare l’attuale arbitrio delle Asl ambrosiane nella gestione dei codici nazionali di accesso Stp (Stranieri temporaneamente presenti), strumenti che permettono l’accesso alle cure ritenute essenziali e non differibili. Il problema evidenziato da Don Davanzo si estende anche ai cittadini comunitari che non hanno accesso al Servizio Sanitario Nazionale – come rumeni e bulgari – che non hanno un regolare lavoro in Italia e che non pagano le tasse né nel Paese di origine né in quello che li accoglie. Questo comporta l’esigenza di utilizzare escamotage presso alcune strutture ospedaliere pur di dar loro l’assistenza sanitaria necessaria. Don Davanzo e il vicepresidente dei Medici Europei prof. Alfredo Anzani hanno richiamato l’esigenza di ricercare un approccio pragmatico che permetta di affrontare i problemi quotidiani legati ai migranti irregolari che hanno necessità di accedere alle cure. Non occorrono infatti dogmi e scontri ideologici. Il richiamo più volte fatto dai diversi relatori è stato diretto alla Caritas in Veritate del Sommo Pontefice. In quelle pagine è facile trovare una precisa indicazione di orientamento, una bussola verso cui rivolgersi. Il medico chiamato a dare una risposta concreta non deve adoperare sotterfugi; l’agire quotidiano è stato presentato da suor Anna Maria Villa responsabile dell’ambulatorio dell’Opera San Francesco di Milano. Dal primo marzo 2005 ad oggi questa struttura ha aperto 34000 cartelle con la presenza di 115 nazionalità, la maggioranza delle persone visitate appartenenti all’est Europa e all’America Latina. L’età delle persone che si rivolgono a queste strutture appartiene alla fascia 31-64 anni (64,44%) e a seguire 16-30 anni (30,69%). Queste strutture nel tempo si sono specializzate ed informatizzate. Ma svolgono un ruolo insostituibile. Opera San Francesco a Milano ha creato rapporti di sinergie in ambito di ricerca con alcune strutture ospedaliere di primo livello come Policlinico di Milano e Ospedale Sacco (per la tubercolosi). Un incontro quello promosso da Amci Milano che ha voluto porre attenzione su una problematica forse troppo facilmente archiviata dai mass media, ma che presenta elementi di gravità che necessitano l’esigenza di un urgente intervento correttivo. (Da Milano, Edoardo Caprino)

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    Regno Unito: i cappellani dello sport si preparano ai prossimi impegni internazionali

    ◊   La coppa del mondo del 2010, le Olimpiadi del 2012 e la coppa del mondo di rugby del 2015. Questi gli appuntamenti ai quali si stanno preparando i cappellani dello sport del Regno Unito che – riferisce l'agenzia Sir - hanno concluso il loro convegno annuale. Riuniti nell'associazione "Score", ovvero "Sports chaplains offering resources and encouragement", una charity fondata nel 1991, oltre settanta tra pastori e sacerdoti hanno fatto il punto sul loro lavoro di sostegno spirituale e psicologico ad atleti impegnati negli sport più diversi. "Score", che raccoglie complessivamente 170 sacerdoti, ha garantito la presenza e il supporto dei cappellani agli eventi sportivi più importanti degli ultimi anni come la finale del campionato del mondo di rugby del 2000 e i giochi del Commonwealth del 2002. In questo momento circa il 70% delle squadre della Lega calcio e molte che non appartengono alla lega possono contare su un cappellano e su sacerdoti che assistono gli atleti. "Score" è conosciuta nel Regno Unito dove i suoi rappresentanti compaiono a eventi sportivi e nei media. "Le squadre e le loro società mettono sotto pressione gli atleti professionisti e le loro famiglie che hanno bisogno, come qualsiasi essere umano, di un sostegno solido che consenta loro di dare il meglio come vuole Dio", commenta don Steven Billington, cappellano cattolico della squadra di calcio "Leeds United FC", parroco di Our Lady of Good Counsel a Seacroft, Leeds e membro di "Score". (L.Z.)

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    In Italia i sopravvissuti al disastro ecologico di Bhopal

    ◊   Il 2 dicembre 1984, a Bhopal, in India, da uno stabilimento di produzione di pesticidi fuoriuscirono migliaia di tonnellate di sostanze chimiche tossiche. La fuga uccise 25mila persone, la metà nei giorni appena successivi all’incidente e gli altri nei 20 anni seguenti. Furono mezzo milione le persone esposte ai gas, la maggior parte dei quali viveva in condizioni di povertà intorno alla fabbrica. A causa dei problemi di salute, in migliaia hanno perso il lavoro o la capacità di guadagnare denaro, diventando ancora più poveri. Venticinque anni dopo i sopravvissuti arrivano in Italia per raccontare (e ricordare) la tragedia. E’ il “Bhopal bus tour” promosso dalla sezione italiana di Amnesty International e Greenpeace Italia, una serie di manifestazioni, iniziative e incontri pubblici a Roma, Parma e Milano dal 2 al 6 novembre. Bhopal – denuncia Amnesty – è “un caso emblematico nel contesto della responsabilità delle aziende. E’ un triste esempio di come la legge protegga le imprese potenti ma spesso abbandoni a se stesse le persone che vivono in povertà”. Sono passati 25 anni da allora, ma di bonifica dell’area nemmeno l’ombra: il sito della fabbrica non è ancora stato decontaminato e così anche il terreno circostante e le falde acquifere. Lo stesso vale per gli accertamenti: nessuna inchiesta è stata aperta sull’incidente e sulle sue conseguenze. Eppure più di 100.000 persone continuano a soffrire di disturbi respiratori, malformazioni genetiche, cancro, ansia e depressione. I sopravvissuti aspettano ancora un risarcimento. Le misure prese dal governo indiano per avviare una riabilitazione (sia dal punto di vista medico sia da quello socio-economico) non sono bastate. I delegati del tour saranno a Roma il 5 novembre, alle ore 17, per partecipare a un convegno nell’Aula Magna della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi Roma Tre sulla “responsabilità delle imprese per l'impatto delle loro attività in India, Nigeria e Italia”. La mattina del 6 novembre manifesteranno davanti all’Ambasciata indiana per la consegna di 10.000 petizioni a sostegno della richiesta di giustizia per le vittime di Bhopal e nel pomeriggio saranno a Piazza della Repubblica per incontrare i romani. (V.F.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nucleare: no dell’Iran a un punto chiave dell’accordo sul nucleare

    ◊   L'Iran, al di là delle concilianti parole del suo presidente Mahmud Ahmadinejad, ha in realtà respinto l'idea di trasferire all'estero la gran parte delle sue riserve di uranio per il processo di arricchimento, punto centrale dell'accordo sul nucleare proposto dall'Aiea e ufficialmente approvato la settimana scorsa da Usa, Russia e Francia. Lo scrive il "New York Times" nella sua edizione online citando “diplomatici in Europa e funzionari americani” che sono stati messi al corrente dei contenuti della risposta iraniana all'Aiea. Ieri, il presidente Ahmadinejad ha detto che l'Iran era “pronto a cooperare” con l'Occidente. Da parte sua, la Francia chiede all'Iran di fornire una “risposta formale” al progetto di accordo per la cooperazione nucleare proposto dall'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica. Lo ha riferito oggi il ministero degli Esteri francese, Bernard Kouchner, precisando che fino ad ora Teheran ha risposto solo “oralmente”. Il quotidiano americano rivela che i dirigenti iraniani hanno rifiutato il trasferimento dei tre quarti dell'uranio a basso arricchimento detenuto dall'Iran.

    Pakistan - attentati
    Una scuola e una clinica pachistane sono state fatte esplodere da alcuni estremisti armati, senza fare vittime. La scuola statale si trovava ad Hangu, città principale dell'omonimo distretto, ed era riservata ai ragazzi. L’incessante timore degli attentati ha fatto innalzare l’allarme sicurezza anche a Karachi, (capitale economica e città più popolosa del Pakistan). Oltre 250 i sospetti arrestati nelle diverse zone intorno a Karachi. Secondo il Times, il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, si trovava a poche ore di distanza da Peshawar quando mercoledì scorso un'autobomba è esplosa nei pressi di un affollato mercato di Peepal Mandi, nel Pakistan nord-occidentale. Secondo la polizia ci sono state oltre 100 vittime, tra le quali molte donne e 11 bambini. Nonostante le continue minacce dei talebani, Hillary Clinton sembra determinata nel confermare ai pachistani “l'appoggio” di Washington nella lotta al terrorismo.

    Afghanistan
    Almeno otto civili, tra i quali una donna, sono rimasti uccisi dall'esplosione di una mina artigianale nella provincia orientale di Nangarhar, in Afghanistan. L'ordigno è esploso distruggendo un veicolo di civili diretto a Jalalabad, capoluogo della provincia. Non c'è stata rivendicazione dell'attentato, la cui modalità però è tipica dei miliziani talebani. Un'altra mina artigianale è esplosa nella provincia di Kunar, facendo un morto ed un ferito.

    Disoccupazione - Eurozona
    Ancora in crescita il tasso di disoccupazione nei Paesi dell'area dell'Euro: in settembre è stato del 9,7% contro il 9,6% di agosto e il 7,7% di un anno fa. Lo rende noto Eurostat sottolineando che si tratta del tasso più elevato dal gennaio 1999. Nell'Ue-27 il tasso è stato del 9,2% contro il 9,1% di agosto e il 7,1% di un anno fa. In questo caso di tratta del tasso più elevato dal gennaio 2000. Secondo le stime Eurostat, in settembre i disoccupati nell'Ue erano 22 milioni e123 mila di cui 15 milioni e 324 mila nella zona dell'euro. L'Italia, per il quale il rapporto Eurostat fa risalire gli ultimi dati al giugno 2009, mostra un tasso del 7,4% che la rende una delle nazioni, assieme alla Germania, con il più basso livello di disoccupazione su base annua (il dato era al 6,8% 12 mesi fa). Desta particolare allarme l'aumento dei senza lavoro fra chi ha meno di 25 anni, dove la percentuale dei disoccupati ha ormai superato il 20%, mentre nel 2008 era attestata intorno al 15,8%.

    Influenza A
    Il governatore dello Stato di New York, David Paterson, ha dichiarato lo stato d'emergenza per l'influenza A: una misura tecnica che consentirà a un numero maggiore di personale medico di ricevere e somministrare il vaccino. In Italia, solo negli ultimi giorni, ci sono stati 5 decessi. Si tratta però di persone il cui quadro clinico era già compromesso. Il vice ministro per la Salute, Ferruccio Fazio, ha affermato stamane che “il virus dell'influenza A è dieci volte meno aggressivo dell'influenza stagionale”: sino ad oggi ha fatto undici morti su 400 mila casi stimati, mentre lo scorso anno la stagionale ha fatto 8 mila morti su 4 milioni di casi”. Fazio ha annunciato anche che i 350 atleti olimpici e paraolimpici che parteciperanno ai giochi invernali di Vancouver 2010 saranno tutti vaccinati contro l'influenza A. In ogni caso, nel Lazio, in una settimana i contagi sono raddoppiati. Luca Collodi ha intervistato il prof. Aldo Morrone, direttore generale dell’Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni Migranti e il Contrasto delle Malattie della Povertà (Inmp) dell’Ospedale San Gallicano di Roma:

    R. – Il virus si trasmette con una certa facilità da soggetto a soggetto, ma le manifestazioni cliniche dell’influenza sono addirittura più benigne della normale influenza che noi viviamo tutti gli anni durante il periodo invernale.

     
    D. – Prof. Morrone, che differenza c’è tra questa influenza e l’influenza normale che noi in questo periodo, sotto Natale, "prendiamo" usualmente?

     
    R. – È il tipo di virus che cambia e questa influenza è caratterizzata da una condizione particolare. Sicuramente negli ultimi anni questo virus non era presente e questo è il motivo per cui viene consigliata la vaccinazione, soprattutto delle persone giovani, oltre alle persone che ovviamente lavorano negli ospedali o in situazioni di emergenza.

     
    D. – Abbiamo detto che questa nuova Influenza A non è particolarmente pericolosa per l’uomo. Anche l’informazione non sempre è stata chiara al riguardo...

     
    R. – Debbo dire che si è peccato forse di allarmismo e di sensazionalismo. In realtà, le istituzioni preposte alla tutela della salute dei cittadini italiani hanno sempre sottolineato la benignità di questa sindrome influenzale, che ha un rischio, quello di diffondersi più facilmente rispetto ad altre pandemie influenzali. Tuttavia, ha anche il vantaggio di essere accompagnata da una sintomatologia che nella stragrande maggioranza dei casi guarisce spontaneamente, senza neanche l’intervento di agenti farmaceutici. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

     
    Grecia - attentato
    In Grecia il sedicente gruppo “Organizzazione per l’Autodifesa Proletaria Popolare” ha rivendicato l’attacco compiuto stamani davanti alla residenza di un’europarlamentare. Un ordigno è esploso davanti alla residenza privata dell'europarlamentare Marietta Giannakou, esponente del Partito di opposizione "Nuova Democrazia" ed ex ministro dell'Istruzione. La deflagrazione, fortunatamente, non ha provocato vittime. Nei giorni scorsi un altro attacco, compiuto contro la sede di un commissariato di polizia e rivendicato dallo stesso gruppo responsabile dell’azione odierna, aveva provocato il ferimento di almeno sei persone. Il partito di estrema sinistra “Syriza” ha lanciato, intanto, la proposta di “una grande manifestazione popolare contro il terrorismo” da promuovere insieme con sindacati e organizzazioni sociali e di categoria.

    Polonia - Germania
    La capitale della Polonia sarà la prima tappa che Guido Westerwelle effettuerà nelle vesti di neo ministro degli Esteri tedesco. “Ho il piacere di annunciare che sabato Varsavia sarà la prima capitale dove il nuovo ministro degli esteri tedesco verrà nella veste di ministro”, ha così dichiarato Radoslaw Sikorsi, ministro degli Affari Esteri polacco, all'agenzia polacca "Pap" a margine ai lavori del Consiglio europeo di Bruxelles. "La Germania, attaccando la Polonia, scatenò la Seconda guerra mondiale e l’Olocausto, la pagina più buia della Storia europea - affermò tempo fa la cancelliera Merkel in occasione del 70.mo anniversario dello scoppio della Seconda guerra mondiale - qui, a Danzica, io, cancelliera tedesca m’inchino ai sessanta e oltre milioni di morti, penso a tutti i polacchi e a tutti gli europei cui i tedeschi inflissero anni di dolori indicibili, lutti e umiliazioni".

    Kosovo - immigrazione
    Sono sei i corpi recuperati finora nel fiume Tisa, in territorio kosovaro al confine tra Serbia e Ungheria, dove due settimane fa è affondata un’imbarcazione con a bordo tra 15 e 20 migranti kosovari che cercavano di passare illegalmente in Ungheria, e quindi nell'Unione Europea. Come riferiscono oggi i media di Pristina, il sesto cadavere è stato rinvenuto da alcuni pescatori in un tratto del fiume tra le località di Zrenjanin e Novi Becej, in territorio serbo. Secondo i giornali, un giovane sopravvissuto alla sciagura sarebbe stato arrestato in Austria, dove aveva cercato di entrare illegalmente. Si tratta, sempre secondo i media kosovari, della quarta persona sopravvissuta all'incidente avvenuto nella notte tra il 15 e il 16 ottobre scorsi. Secondo quando dichiarato da uno di tali sopravvissuti, tale Agron Rama arrestato dalle autorità ungheresi, a bordo della barca affondata si trovavano 18 migranti irregolari kosovari.

    Croazia
    Il vicepremier e ministro dell'Economia croato, Damir Polancec, si è dimesso oggi in conseguenza delle critiche e dei sospetti di corruzione avanzati dalla stampa e dall'opposizione, in base ai quali Polancec sarebbe stato implicato in un’operazione finanziaria illecita che coinvolge la maggiore società agroalimentare in Croazia, la Podravka con base a Koprivnica. La settimana scorsa quattro membri della direzione di tale società erano stati messi in stato di fermo perchè sospettati di aver tentato, con i fondi della Podravka e tramite conti prestanome o di favore, di acquistare a proprio titolo il pacchetto di controllo delle azioni della società di cui erano dirigenti. La procura nazionale croata li ritiene responsabili di un danno alla Podravka di circa 34 milioni di euro, di abuso d'ufficio, falso in bilancio e di associazione a fini criminali. Secondo la stampa il vicepremier, che in passato era anch'esso uno dei dirigenti della Podravka e che ha mantenuto legami stretti con la società, doveva essere al corrente delle operazioni di manipolazione con le azioni. Secondo altre fonti Polancec avrebbe personalmente dato il via libera all'operazione. Per ora non ci sono prove ufficiali che dimostrerebbero il suo coinvolgimento. Nel pomeriggio Polancec incontrerà i giornalisti.

    Congo - violenze
    Almeno 47 poliziotti che stavano cercando di sedare scontri nel nord della Repubblica Democratica del Congo sono stati uccisi da gruppi di civili armati. Lo rende noto "Radio Okapi", emittente locale finanziata dall'Onu. Sono morti anche diversi abitanti del villaggio di Dongo, nella provincia dell'Equatore, coinvolto in scontri con abitanti di diversi gruppi etnici dei villaggi vicini. Le violenze si susseguono da mesi e non hanno legami con gli scontri della zona est del Paese. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 303

     
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