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Sommario del 28/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'udienza generale: migliore attenzione alla Messa e alla lettura della Bibbia per arrivare alla verità attraverso la fede e la ragione
  • Nomine
  • Esempio di testimonianza cristiana: così il Papa in un telegramma per i funerali di Camillo Cibin
  • Mons. Celli in missione a Cuba: opportunità per rilanciare un dialogo che già esiste
  • Il cardinale Kasper: piccoli passi avanti nel dialogo con gli ortodossi
  • La Chiesa ricorda i Santi Simone e Giuda Taddeo. Il Papa: vivere la diversità nell'unità, aperti al dialogo senza annacquare l'identità
  • Presentata in Vaticano la mostra su padre Matteo Ricci: intervista col prof. Paolucci
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il terrorismo colpisce Pakistan e Afghanistan: 100 morti a Peshawar
  • Cristiani, i più discriminati nel mondo: commento di padre Prezzi
  • Caritas-Migrantes: in Italia oltre 4 milioni gli immigrati regolari, importante risorsa per il Paese
  • Inaugurato l'Anno accademico dell'Urbaniana: la prolusione dell'arcivescovo di Kinshasa
  • Chiesa e Società

  • Libertà religiosa nel mondo: luci e ombre nel rapporto del Dipartimento di Stato Usa
  • Il 2010 consacrato Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale
  • La teologa Margot Käßmann eletta presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania
  • Filippine: esercito e Fronte islamico Moro insieme per liberare padre Sinnott
  • L’Orissa ricorda padre Digal, una delle prime vittime delle violenze anticristiane in India
  • Convegno a Roma su “Pio XII, un Papa profetico”
  • L'Ordine del Santo Sepolcro getta le basi della pace in Terra Santa
  • Burkina Faso: ancora migliaia di sfollati due mesi dopo le alluvioni
  • Premio per la pace Pax Christi alla congolese Masika Bihamba
  • Ad Addis Abeba vertice per preparare la Giornata della gioventù africana
  • America Latina: le conclusioni del seminario sulla Pastorale dei Diritti umani
  • Le nuove tecnologie danno impulso alla missione latinoamericana
  • Epidemia di dengue nella Repubblica Dominicana: 4 mila persone contagiate
  • Indonesia: inaugurata una sala di preghiera cattolica nonostante le proteste dei musulmani
  • Sri Lanka: mons. Ranjit ribadisce la centralità dell'Eucaristia nella vita cristiana
  • Taiwan: ultimi atti delle celebrazioni per il 150.mo dell'evangelizzazione dell'isola
  • Australia: conferenza nazionale sulla cura pastorale dei migranti e dei rifugiati
  • Polonia: celebrato il Forum per promuovere il messaggio di Papa Wojtyla
  • Spagna: i vescovi lanciano la campagna sui fondi raccolti con il 7 per mille
  • Laos: dopo più di 30 anni di assenza torna la Legione di Maria
  • Loreto: cittadinanza benemerita a Chiara Lubich
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuova ondata di violenza in Somalia: combattimenti a sud di Mogadiscio
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'udienza generale: migliore attenzione alla Messa e alla lettura della Bibbia per arrivare alla verità attraverso la fede e la ragione

    ◊   La fede e la ragione, quando sono in rispettoso dialogo fra loro, sono come ali con le quali “lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità”. L’affermazione di Giovanni Paolo II è stata ripresa da Benedetto XVI a conclusione dell’udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro. Il Papa ha dedicato la sua catechesi ai due modelli di teologia, quella monastica e quella scolastica, che si affermarono nel XII secolo in Europa, grazie a una felice congiuntura sociale e culturale. Ed ha invitato i cristiani di oggi a far tesoro di questa ricca eredità spirituale. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Nutrire la propria esistenza dei cristiani attraverso un “più attento” ascolto del Vangelo e delle Scritture, come insegnarono 800 anni fa i fautori della teologia monastica. E comprendere attraverso la ragione umana, con un’“amore che diventa intelligenza”, orizzonti sempre più vasti del mistero di Dio, come insegnarono i teologi scolastici in quello stesso periodo. Sono le due fondamentali eredità per i credenti di oggi che Benedetto XVI ha posto in luce parlando all’udienza generale della fioritura della teologia latina del XII secolo. Tratteggiando, per l’Europa dell’epoca, quello che fu un periodo di “vivace attività culturale” e di “maggiore purezza evangelica” all’interno della Chiesa, favorita dalla riforma gregoriana, il Pontefice ha affermato che in quello stesso contesto:

     
    “Rifiorì anche la teologia acquisendo una più grande consapevolezza della propria natura: affinò il metodo, affrontò problemi nuovi, avanzò nella contemplazione dei Misteri di Dio, produsse opere fondamentali, ispirò iniziative importanti della cultura, dall’arte alla letteratura, e preparò i capolavori del secolo successivo, il secolo di Tommaso d’Aquino e di Bonaventura da Bagnoregio”.
     
    Alle oltre 30 mila persone che lo ascoltavano, Benedetto XVI ha spiegato le differenze di metodo sulle quali monaci, da un lato, e colti pensatori dall’altro svilupparono in quella stagione medievale il loro rispettivo modo di fare teologia. Quella monastica - cosiddetta perché nata nei monasteri era legata, ha rilevato, “principalmente alla spiegazione della sacra pagina”, alla lectio divina, ovvero alla lettura pregata della Bibbia:
     
    “Per loro la semplice lettura del Testo sacro non bastava per percepirne il senso profondo, l’unità interiore e il messaggio trascendente. Occorreva, pertanto, praticare una 'lettura spirituale', condotta in docilità allo Spirito Santo. Alla scuola dei Padri, la Bibbia veniva così interpretata allegoricamente, per scoprire in ogni pagina, dell’Antico come del Nuovo Testamento, quanto dice di Cristo e della sua opera di salvezza”.

     
    I monaci dell’epoca, dunque, erano preparati non solo dal punto di vista spirituale ma anche da quello letterario del testo biblico. Per loro, fare teologia equivaleva ad ascoltare la Parola divina purificando il cuore che doveva accoglierla, in una costante meditazione che sfociava in lode a Dio. Questa dinamica, ha soggiunto Benedetto XVI, costituisce anche per noi oggi un invito:
     
    “...a nutrire la nostra esistenza della Parola di Dio, ad esempio, mediante un ascolto più attento delle letture e del Vangelo specialmente nella Messa domenicale. E’ importante inoltre riservare un certo tempo ogni giorno alla meditazione della Bibbia, perché la Parola di Dio sia lampada che illumina il nostro cammino quotidiano sulla terra”

     
    A coltivare invece la teologia scolastica - nata per l’appunto nelle scholae, che poi diventeranno le prime Università - erano, ha sottolineato Benedetto XVI, dei veri “professionisti della cultura”, appassionati di ricerca che desideravano “mostrare la ragionevolezza e la fondatezza dei misteri di Dio”, “creduti con la fede” ma “compresi pure dalla ragione”:
     
    “La teologia scolastica mirava a presentare l’unità e l’armonia della Rivelazione cristiana con un metodo, detto appunto 'scolastico', della scuola, che concede fiducia alla ragione umana (...) Ancora oggi, leggendo le summae scolastiche si rimane colpiti dall’ordine, dalla chiarezza, dalla concatenazione logica degli argomenti, e dalla profondità di alcune intuizioni”.
     
    Spiegando l’articolato procedimento della teologia scolastica - che partendo da un tema centrale metteva a confronto varie tesi fino a giungere a una summa, cioè a una sintesi “tra autorità e ragione”- il Papa ha osservato che tale teologia:
     
    “...ci ricorda che tra fede e ragione esiste una naturale amicizia, fondata nell’ordine stesso della creazione (...) La fede è aperta allo sforzo di comprensione da parte della ragione; la ragione, a sua volta, riconosce che la fede non la mortifica, anzi la sospinge verso orizzonti più ampi ed elevati”.

     Ai vari gruppi presenti in Piazza San Pietro e destinatari dei suoi saluti particolari - tra i quali l’Associazione regionale cori d’Abruzzo - il Papa ha augurato che “l’incontro con il Successore di Pietro susciti in ciascuno un rinnovato impegno di testimonianza cristiana”. Da sottolineare, infine, il breve colloquio che Benedetto XVI ha riservato al termine dell'udienza generale ai due coniugi olandesi Paul e Wilma Van Munster, violentemente aggrediti nell'agosto del 2008 alla periferia di Roma. La coppia era accompagnata dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha nominato vescovo di Essen (Germania) mons. Franz-Josef Overbeck, finora vescovo titolare di Matara di Numidia ed ausiliare di Münster. Mons. Franz-Josef Overbeck è nato a Marl (diocesi di Münster) il 19 giugno 1964. È' stato ordinato sacerdote il 10 ottobre 1989 a Roma per la diocesi di Münster. Il 18 luglio 2007 è stato eletto vescovo titolare di Matara di Numidia ed ausiliare del vescovo di Münster. Ha ricevuto l'ordinazione episcopale il primo settembre dello stesso anno.

    Il Papa ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di São Paulo (Brasile) il rev. Milton Kenan Júnior, del clero di Jaboticabal, finora parroco della parrocchia "Nossa Senhora Aparecida" a Bebedouro e coordinatore diocesano della pastorale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Acque di Bizacena. Il rev. Milton Kenan Júnior è nato il 24 novembre 1963 a Taiúva, Stato di São Paulo. Il 5 settembre 1987 ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale.
     
    Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare della diocesi di Joliet in Illinois (Usa) il rev. Joseph M. Siegel, del clero della diocesi di Joliet in Illinois, finora parroco della "Parish of the Visitation" a Elmhurst, assegnandogli la sede titolare vescovile di Pupiana. Il rev. Joseph M. Siegel è nato a Joliet, Illinois, sede della diocesi omonima, il 18 luglio 1963. È stato ordinato sacerdote il 4 giugno 1988 per la diocesi di Joliet in Illinois.

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    Esempio di testimonianza cristiana: così il Papa in un telegramma per i funerali di Camillo Cibin

    ◊   Si sono svolti ieri pomeriggio nella Basilica di San Pietro, all’Altare della Cattedra, i funerali di Camillo Cibin, ispettore generale della Gendarmeria Vaticana dal 1971 al 2006, spentosi domenica scorsa all’età di 83 anni. Ha presieduto la Messa il cardinale Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Durante il rito è stato letto un telegramma - a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone - in cui il Papa esprime il suo cordoglio per la scomparsa di Cibin “per tanti anni fedele servitore della Santa Sede e discreto quanto vigile custode della persona dei Papi”. Benedetto XVI ne ricorda la “probità di vita, l’esemplare testimonianza cristiana come pure la generosa e scrupolosa opera prestata in Vaticano”.

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    Mons. Celli in missione a Cuba: opportunità per rilanciare un dialogo che già esiste

    ◊   L’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, si recherà Cuba dal 4 all’8 novembre prossimi. Un’occasione importante per rilanciare il dialogo tra Chiesa e Stato, in particolare nel settore dei mass media. Ascoltiamo mons. Claudio Maria Celli, al microfono di Luca Collodi:

    R. – I vescovi cubani mi hanno invitato: avrò degli incontri con la Conferenza episcopale e poi con coloro che operano nel settore dei media. Cuba, come lei può ben immaginare, ha dietro alle spalle grandi difficoltà. Adesso sembra che queste difficoltà incomincino ad essere superate e quindi Cuba sta chiedendosi cosa fare, come muoversi e verso dove muoversi. Allora ho accolto questo invito. Anche per me sarà una sfida e sarà molto interessante. Quindi, quando il cardinale dell’Avana mi ha invitato ho subito accettato, perché credo che per il Pontificio Consiglio sia interessante entrare in sintonia con le varie problematiche del mondo e vedere come possiamo collaborare.

     
    D. – Mons. Celli, dunque, la comunicazione sociale può essere un’occasione di sviluppo per la comunità cubana…

     
    R. – Se Dio è comunicazione, l’uomo che è creato ad immagine di Dio è comunicazione. E ogni volta che c’è qualche cosa che gli impedisce di comunicare, l’uomo non si realizza pienamente. Ecco, così è anche la Chiesa. Quando la Chiesa non è in grado - per motivi interni o soprattutto per motivi esterni - di comunicare, di essere ciò che è e deve essere, la Chiesa ne soffre al suo interno. Ecco perché io credo che questa opportunità sarà interessante per la Chiesa a Cuba: come affrontare questo dialogo che già esiste, ma cui adesso gli si permette di utilizzare delle tecnologie. Quindi questo sarà molto interessante.

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    Il cardinale Kasper: piccoli passi avanti nel dialogo con gli ortodossi

    ◊   Il dialogo tra cattolici e ortodossi va avanti. Questo il risultato dell'undicesima riunione della Commissione Congiunta Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, svoltasi nei giorni scorsi a Cipro sul tema cruciale del ruolo del Vescovo di Roma. Philippa Hitchen ha intervistato il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, co-presidente della Commissione:

    R. – A Cipro abbiamo avuto un’accoglienza veramente molto calorosa, sia da parte dell’arcivescovo di Cipro sia da parte dell’arcivescovo di Paphos, dove San Paolo annunciò il Vangelo; anche i rapporti tra i membri cattolici e ortodossi della Commissione sono stati molto buoni, amichevoli, sereni. Noi abbiamo discusso una questione molto, molto complessa, un tema che ha un peso emotivo da molti secoli: il ruolo del Vescovo di Roma nella comunione universale della Chiesa del primo millennio. Abbiamo fatto piccoli passi avanti nella giusta direzione. Sì, proprio perché è una questione delicata, i passi sono piccoli e lenti. Quello che è importante, però, è che - nonostante manifestazioni contrarie che ci sono state da parte di alcuni esponenti, soprattutto della Chiesa di Grecia - tutti i rappresentanti ortodossi sono stati decisi e determinati nel continuare il dialogo. Così, ci incontreremo l’anno prossimo a Vienna.

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    La Chiesa ricorda i Santi Simone e Giuda Taddeo. Il Papa: vivere la diversità nell'unità, aperti al dialogo senza annacquare l'identità

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria dei Santi Simone e Giuda Taddeo, Apostoli, le cui reliquie si trovano nella Basilica Vaticana. Il Papa oggi, durante l’udienza generale, ha invitato i fedeli a “testimoniare sempre Cristo e il suo vangelo di salvezza” come hanno fatto questi due discepoli di Gesù che, secondo la tradizione, avrebbero subìto insieme il martirio in Mesopotamia. Benedetto XVI ha dedicato ai Santi Simone e Giuda Taddeo l’udienza generale dell’11 ottobre 2006. Ecco una sintesi della sua catechesi in questo servizio di Sergio Centofanti:

    La prima riflessione del Papa è che Gesù sceglie persone molto diverse tra loro: Simone il Cananeo è “caratterizzato da un ardente zelo per l’identità giudaica, quindi per Dio, per il suo popolo e per la Legge divina”: è “agli antipodi di Matteo, che al contrario, in quanto pubblicano, proveniva da un’attività considerata del tutto impura”. Quindi Gesù – sottolinea il Papa “chiama i suoi discepoli e collaboratori dagli strati sociali e religiosi più diversi, senza alcuna preclusione”:

     
    “A Lui interessano le persone, non le categorie sociali o le etichette! E la cosa bella è che nel gruppo dei suoi seguaci, tutti, benché diversi, coesistevano insieme, superando le immaginabili difficoltà: era Gesù stesso, infatti, il motivo di coesione, nel quale tutti si ritrovavano uniti. Questo costituisce chiaramente una lezione per noi, spesso inclini a sottolineare le differenze e magari le contrapposizioni, dimenticando che in Gesù Cristo ci è data la forza per comporre le nostre conflittualità. Teniamo anche presente che il gruppo dei Dodici è la prefigurazione della Chiesa, nella quale devono avere spazio tutti i carismi, i popoli, le razze, tutte le qualità umane, che trovano la loro composizione e la loro unità nella comunione con Gesù”.

     
    L’unità nella diversità apre al dialogo ma senza annacquare l’identità della nostra fede cristiana. E’ la riflessione del Papa su Giuda Taddeo che nella sua Lettera, riportata nel Nuovo Testamento, mette in guardia i cristiani, con un linguaggio polemico, da quanti, affascinati dalle correnti della vita moderna, diffondono dottrine personali introducendo divisioni all'interno della Chiesa:

     
    “Certo, la via dell'indulgenza e del dialogo, che il Concilio Vaticano II ha felicemente intrapreso, va sicuramente proseguita con ferma costanza. Ma questa via del dialogo, così necessaria, non deve far dimenticare il dovere di ripensare e di evidenziare sempre con altrettanta forza le linee maestre e irrinunciabili della nostra identità cristiana. D'altra parte, occorre avere ben presente che questa nostra identità richiede forza, chiarezza e coraggio davanti alle contraddizioni del mondo in cui viviamo”.

     
    Infine il Papa eleva la sua preghiera:

     
    “Tanto Simone il Cananeo quanto Giuda Taddeo ci aiutino a riscoprire sempre di nuovo e a vivere instancabilmente la bellezza della fede cristiana, sapendone dare testimonianza forte e insieme serena”.

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    Presentata in Vaticano la mostra su padre Matteo Ricci: intervista col prof. Paolucci

    ◊   “Ai crinali della storia. Padre Matteo Ricci (1552-1610) fra Roma e Pechino” è la mostra, presentata stamani in Sala Stampa vaticana, per ricordare il missionario gesuita nel quarto centenario della sua morte. Un allestimento, composto da 5 sezioni e visitabile presso il Braccio di Carlo Magno, in Vaticano, a partire da venerdì fino al 24 gennaio 2010. Alla presentazione ha partecipato anche mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, che ha auspicato un’accelerazione del percorso di santità di padre Ricci, partito da Macerata e fattosi “cinese tra i cinesi” fino alla sua morte. Scienziato, sinologo e missionario: tanti aspetti ma come condensarli in una mostra? Benedetta Capelli lo ha chiesto al prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani e curatore della mostra:
     
    R. – Devo dire che ha avuto un grosso merito l’allestitore e lo scenografo Pierluigi Pizzi, il quale ha giocato la mostra su due colori: uno è un azzurro ghiacciato e luminoso, e questo è il colore dominante nella sezione dell’Occidente - l’Italia, Roma, l’Europa dalla quale veniva Matteo Ricci - l’altro invece è il colore rosso imperiale, il colore delle lacche cinesi, e questa è la parte che riguarda il nuovo mondo che Matteo Ricci ha abitato, ha scoperto e ha assorbito. Quindi, due mondi che si confrontano e hanno il loro “trait d’union” proprio in Matteo Ricci negli anni che vanno dal 1580 al 1610. E siccome Pizzi è molto bravo ha messo due fuochi che dominano il primo e secondo settore. In quello cinese c’è il grande altare di Confucio, che viene dal Museo etnografico missionario vaticano, e di fronte c’è l’immagine di Buddha, compassionevole e sorridente. Mentre invece il fuoco della “pars occidentis” è un grande e bellissimo quadro di Pier Paolo Rubens, con la glorificazione di Ignazio di Loyola, che viene dalla Chiesa del Gesù di Genova.

     
    D. – Cinque sono le sezioni dell’allestimento, l’ultima è l’eredità e l’inculturazione...

     
    R. – Per quanto riguarda l’eredità ho scritto, con una certa ironia, che ci voleva un Paese comunista e ateo come la Repubblica popolare cinese di oggi per esaltare il ruolo di Matteo Ricci. Infatti, per la Cina di oggi, Matteo Ricci è uno dei padri fondatori della civiltà cinese. Nel Millennium Center di Pechino, che è il luogo cerimoniale del partito di governo, c’è un fregio in marmi policromi di grandi dimensioni, che racconta in sintesi la storia cinese. Sono tutti cinesi, non ci sono stranieri, ad eccezione di due italiani: uno è Marco Polo e l’altro è Matteo Ricci. I cinesi hanno scelto dalle culture del mondo due soli stranieri e tutti e due sono italiani. Questo per dire chi è oggi per i cinesi padre Ricci o Li Madou, come lo chiamano loro.

     
    D. – Abbiamo parlato della figura e del peso di Matteo Ricci nel passato. Oggi cosa rappresenta ancora questo gesuita?

     
    R. – Matteo Ricci ha dimostrato con grande anticipo sui tempi, secondo me, che quando si entra a contatto con una cultura diversa bisogna diventare mimetici di quella cultura, bisogna farsi liquidi, flessibili, bisogna farsi penetrare in qualche modo dalla sensibilità, dallo spirito del popolo che ti ospita.

     
    D. – A chi non conosce padre Matteo Ricci cosa consegna questa mostra?

     
    R. – Questa capacità seduttiva e coinvolgente della cultura, perché lui non va in Cina a predicare il cristianesimo, questo lo fa in modo obliquo: lui porta lì la cultura di Occidente, porta la modernità occidentale di tipo scientifico e tecnologico e lui seduce il popolo, e soprattutto la corte imperiale con queste cose.

     
    D. – Se lei dovesse scegliere un’immagine che questa mostra contiene per raccontare Matteo Ricci quale sarebbe?

     
    R. – Io sceglierei l’Atlante della Cina. Matteo Ricci si fa anche cartografo. Per l’imperatore di Cina rappresenta il Paese asiatico e lo fa con grande abilità, perché fa capire in modo graduale che al mondo non c’è solo la Cina, ci sono anche le altre nazioni, gli altri continenti. Non era facile farlo accettare dalla cultura cinese e lui ci riesce. Fa un’operazione scientifica, introduce qualcosa di nuovo e riesce a farlo accettare.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Lontano dalla realtà: in prima pagina, il direttore replica al teologo svizzero Hans Kung, tornato a criticare - con asprezza e senza fondamento - Benedetto XVI.

    Tra fede e ragione una naturale amicizia: all’udienza generale Benedetto XVI parla della teologia monastica e della teologia scolastica.

    Responsabile impegno a sradicare le cause della povertà: nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla 64 sessione dell’Assemblea generale dell’Onu.

    Quando il “Times” canonizzò Newman: in cultura, la prefazione di Evandro Botto e Hermann Geissler al libro “Una ragionevole fede”, che raccoglie gli atti del convegno internazionale su John Henry Newman svoltosi all’Università Cattolica del Sacro Cuore.

    Novità architettoniche a ogni orto di Papa: l’introduzione di Alberta Campitelli al volume, presentato oggi a Palazzo Barberini, “Gli orti dei Papi. I giardini vaticani dal medioevo al Novecento”.

    Il mandarino di Cicerone: Antonio Paolucci su una mostra, al Braccio di Carlomagno, dedicata a Matteo Ricci.

    Cosa si intende per “salute”: Giulia Galeotti sul convegno, a Roma, su “Etica e spiritualità della salute”.

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    Oggi in Primo Piano



    Il terrorismo colpisce Pakistan e Afghanistan: 100 morti a Peshawar

    ◊   Afghanistan e Pakistan sempre più in balia del terrorismo filo-talebano. Un gravissimo attentato stamattina ha colpito il Bazar Meena, mercato nel centro della città settentrionale pachistana di Peshawar. Pesante il bilancio delle vittime: almeno cento i morti e oltre 200 feriti. Solidarietà al governo di Islamabad è stata espressa dagli Stati Uniti. “Washington resterà al fianco del Pakistan nella loro lotta contro i brutali gruppi estremisti”, ha detto il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, in visita ad Islamabad. Sempre questa mattina attacco dei terroristi ad una foresteria dell’Onu, nel centro della capitale afghana, Kabul. In questo caso si parla di nove persone rimaste uccise, tra cui 6 operatori dell’Onu. L’attacco, già rivendicato dai Talebani, ha visto il coinvolgimento anche di un vicino albergo, colpito da un razzo. Sugli obiettivi della guerriglia, Giancarlo La Vella ha sentito Alessandro Colombo, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Milano:

    R. – E’ molto probabile che gli obiettivi siano diversi in Afghanistan e in Pakistan e siano diversi persino all’interno dell’Afghanistan. Continuiamo a parlare di un soggetto talebano al singolare, mentre è evidente che la guerriglia ha assunto una forma molto diversa, nella quale confluisce ciò che resta del vecchio regime talebano, alcune altre milizie islamico-radicali, che avevano combattuto contro i talebani, in più altri soggetti che sono a cavallo tra obiettivi quasi privati e politici e quelli dei trafficanti di droga. Quindi, c’è un po’ di tutto che sta confluendo su un unico scopo, che è quello, naturalmente, di destabilizzare l’Afghanistan per rendere difficile o impossibile l’opera del contingente internazionale. L’obiettivo politico-militare è quello sostanzialmente di aumentare continuamente i costi della penetrazione americana, o occidentale in genere, nella propria regione di appartenenza e l’unico modo è quello di aprire sempre più fronti e di prolungarli nel tempo, perché il nemico possa porsi la domanda: “Ha ancora senso restare, oppure no?”
     
    D. – Che cosa lega l’Afghanistan e il Pakistan in questo momento?

     
    R. – Questo è forse uno dei paradossi centrali della strategia fallimentare, fino ad oggi, almeno, della politica degli Stati Uniti e dei loro alleati nella regione. L’idea originaria era che il Pakistan potesse procurare risorse per la stabilizzazione dell’Afghanistan, invece, è avvenuto esattamente l’opposto, e cioè l’instabilità afghana si è propagata al Pakistan fino a renderlo uno Stato al limite del collasso.

     
    D. – La comunità internazionale che utilità, strategica soprattutto, ha a questo punto nel rimanere in questa regione?

     
    R. – La sensazione è che, più che un’incertezza sul modo di gestire la missione, ci sia un’incertezza sull’obiettivo della missione. L’obiettivo della missione è diventato quasi incomprensibile, sinceramente. Non si può pensare, naturalmente, di ottenere ciò che si dichiarava all’inizio, cioè la democratizzazione dell’Afghanistan. Credo che la riflessione, soprattutto americana, su quello che dovrà essere fatto nel Paese nei prossimi mesi riguardi proprio gli obiettivi molto più che gli strumenti.

     
    D. – Dietro a queste frange talebane potrebbe esserci l’ombra di al Qaeda allo scopo di realizzare l’obiettivo di un’internazionale terroristica?

     
    R. – Al Qaeda c’è, sia in Afghanistan sia in Pakistan, ma non si capisce bene quale sia il peso della rete terroristica rispetto a tutte le alte componenti. La strategia di al Qaeda è quella di costringere Stati Uniti e alleati ad assumersi impegni eccessivi. Questa è precisamente la strategia ch viene dichiarata in molti documenti, in molte riflessioni anche di al Zawahiri, ovvero, non tanto la riconquista di un pezzo di territorio, ma l’apertura di una serie continua di fronti che mettano gli Stati Uniti di fronte all’impossibilità di gestirli efficacemente tutti insieme.

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    Cristiani, i più discriminati nel mondo: commento di padre Prezzi

    ◊   Non si dice sui mass media, eppure è così: i cristiani sono la comunità religiosa più discriminata nel mondo. A lanciare questa forte denuncia è stato mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenuto all’Assemblea generale dell’Onu, in corso nel Palazzo di Vetro a New York. A questo proposito Massimiliano Menichetti ha intervistato padre Lorenzo Prezzi, direttore della rivista dei Dehoniani, “Il Regno”:

    R. – I luoghi di vere e proprie persecuzioni sono facilmente riconoscibili … è una mappa abbastanza diffusa a livello mondiale.

     
    D. – Dunque, oggi il diritto alla libertà religiosa è tutt’altro che concretizzato …

     
    R. – E’ generalmente affermato, e questo è già un dato importante, ma è ben distante dall’essere ancora recepito sia nelle forme legislative di molti Stati sia soprattutto nella pratica amministrativa di molti luoghi della terra.

     
    D. – Una mappa di persecuzioni, vessazioni, discriminazioni non soltanto geografica, ma anche temporale …

     
    R. – Le forme della persecuzione, in senso forte, sono anche cambiate; c’è stata la persecuzione ideologica nel ‘900, sia sul versante comunista sia sul versante nazista, per esempio. Ma c’è stata anche una persecuzione conservatrice, il cui emblema che tutti oggi conoscono è mons. Romero, e ci sono certamente fenomeni di persecuzione legati alle ondate fondamentaliste religiose che sono emerse negli ultimi decenni del secolo.

     
    D. – C’è una differenza tra ciò che vuol dire persecuzione e violenza forte rispetto a ciò che vuol dire discriminazione …

     
    R. – All’interno di questo vario mondo bisogna ancora una volta distinguere fra persecuzione diretta e violenta in nome della fede, e forme meno esplicite ma non meno importanti con le forme di censura, di condizionamento che non si configurano in sé ancora come una vera e propria persecuzione ma che contengono elementi ingiustificati che attentano alla libertà di coscienza.

     
    D. – Mi può fare un esempio di discriminazione?

     
    R. – Facciamo un caso: nella tendenza che attualmente c’è nel Canada di impedire nelle scuole religiose, appartenenti alle Chiese, un insegnamento confessionale. In nome, appunto, di una laicità generica – ma sarebbe meglio dire: una laicità offensiva – per cui nessuno ha più diritto di dire espressamente la propria fede, anche dentro una scuola di propria appartenenza.

     
    D. – Il ministro degli esteri Franco Frattini, intervenendo al Consiglio dell’Unione Europea, ha chiesto che nella riunione di novembre si discuta della libertà religiosa, ci sia un pronunciamento formale, con particolare attenzione per la condizione delle minoranze cristiane …

     
    R. – Sembra opportuno che nelle sedi politiche si torni a riflettere sulla questione della libertà religiosa. E’ già stato fatto, ad esempio, a livello dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, qualche mese fa. Diciamo ancora una volta che l’atteggiamento corretto di questa attenzione deve – appunto – assumere da un lato l’insieme del fatto cristiano, dall’altro, devo dire in questo caso che risulta più credibile la difesa della libertà religiosa quanto più è generalizzata, cioè quanto più il credente – in questo caso il cristiano – la difende per tutti.

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    Caritas-Migrantes: in Italia oltre 4 milioni gli immigrati regolari, importante risorsa per il Paese

    ◊   “Conoscenza e solidarietà”: è lo slogan scelto quest’anno da Caritas e Migrantes che oggi hanno presentato a Roma il dossier statistico sull’immigrazione 2009. Sono oltre 4 milioni gli immigrati in Italia, 862 mila minori. In crescita la percentuale di nascite: il 10% del totale. Oltre 600 mila i ragazzi a scuola e di questi 6 mila sono quelli che raggiungono la laurea. Altro dato significativo sono i 200 mila imprenditori stranieri. Nell’attuale situazione, è il richiamo del rapporto, occorre portare gli immigrati a sentirsi inseriti nella società, affinché l’Italia possa costruire il suo futuro anche con il loro apporto. Servizio di Francesca Sabatinelli:

    Gli stranieri non delinquono più degli italiani, non stanno dando vita ad un’invasione di carattere religioso, partecipano con tasse e contributi alla ricchezza dell’Italia e sono un efficace ammortizzatore demografico. Il messaggio del dossier Caritas-Migrantes è ancora una volta che gli immigrati sono da considerarsi un’importante risorsa. Nonostante la crisi, la crescita dell’immigrazione in Italia non si ferma: gli stranieri sono oltre quattro milioni, considerando anche i regolari non registrati all’anagrafe. Un numero che colloca l’Italia subito dopo la Spagna e la Germania. Il 2008 è stato anche l’anno in cui la penisola è andata oltre la media europea per incidenza degli stranieri sul totale della popolazione, un abitante su 14. Ad influire sul numero degli immigrati non sono stati gli sbarchi, puntualizza il dossier, nonostante il contrasto dei flussi irregolari abbia monopolizzato sia le scelte politiche che l’attenzione dell’opinione pubblica, facendo scivolare in secondo piano l’obiettivo della convivenza nella diversità. L’Italia ancora una volta, spiega in sintesi il dossier, ha dimostrato il suo disimpegno rispetto al problema dello sviluppo mondiale e la sua chiusura nei confronti dell’immigrazione. Gli stranieri che vivono in Italia rappresentano una ricchezza sotto il profilo demografico, è il richiamo del Dossier, e il loro apporto è fondamentale nel mercato occupazionale. La ricerca poi dimostra ancora una volta l’infondatezza dell’equiparazione tra irregolare e delinquente e in conclusione elenca alcuni degli indicatori della voglia di integrazione degli immigrati: l’aumento delle acquisizioni di cittadinanza, quello dei matrimoni misti, la volontà di acquistare una casa. Un desiderio di convivenza non condiviso da molti italiani le cui diffidenze sono state anche alimentate dal pacchetto sicurezza che, sottolinea il dossier, si è occupato di immigrazione solo con misure di carattere restrittivo. Per Caritas-Migrantes fondamentale è unire la conoscenza alla solidarietà; per questo si ritengono necessarie politiche sociali e familiari più incisive e si chiede la partecipazione al voto amministrativo e la revisione della normativa sulla cittadinanza, ritenuta troppo rigida non solo per i bambini ma anche per i genitori insediati stabilmente.

    Il rapporto evidenzia dunque la necessità di politiche mirate nei confronti degli immigrati. Caritas-Migrantes invitano a “predisporsi a uno scambio positivo” con i migranti perché la vera sicurezza nasce dall’integrazione. E in proposito denunciano una mancanza di un “pacchetto-integrazione”. Di cosa si tratta? Fabio Colagrande ha rivolto la domanda a Franco Pittau, coordinatore del Dossier statistico:
     
    R. – Significa che fino ad oggi – se uno ascolta la televisione, legge i giornali, si basa sulle dichiarazioni dei politici – pensando all’immigrazione pensa che bisogna fare attenzione, che c'è un pericolo. Pensa agli immigrati, alla criminalità e ai problemi che ci pongono. E questo, per la Caritas Migrantes non è fondato. Ci sono anche reali problematiche, nessuno lo nega. Però, fondamentalmente, è una grande opportunità. Bisogna abituare gli italiani e dirlo con chiarezza, con i numeri, che l’immigrazione è una risorsa per l’Italia di oggi e per quella del futuro; se non ci fosse l’immigrazione noi non saremmo in grado di andare incontro al futuro. Questo mi pare positivo! Noi, oggi, in questa fase difficile in Italia, abbiamo bisogno di qualche motivo di speranza; bisogna lenire le nostre preoccupazioni! L’immigrazione è un’opportunità, e questo non si dice!

     
    D. – Spesso si guarda agli immigrati con paura perché si teme che la loro presenza in Italia possa mettere a repentaglio l’eredità culturale italiana e anche l’identità religiosa. Cosa dire su questo punto?

     
    R. – La Chiesa cattolica è stata la più grossa realtà che si sia schierata a favore degli immigrati. Bisogna avere rispetto di chi è responsabile della religione: la Chiesa ci ha sempre detto che Dio non può essere un pretesto per andare contro i fratelli. E poi, per le altre cose, si può aggiungere che le indagini che fanno - mi riferisco alla grande esperienza della rete Caritas Migrantes con migliaia di operatori sul territorio - e salvo frange molto ristrette, mostrano gli immigrati come gente affezionata all’Italia, che ne apprezza la cultura, l’arte, la storia, la lingua … Allora queste sono persone pronte a diventare nuovi cittadini. Se noi ci convinciamo di questo, abbiamo vinto la battaglia e la politica migratoria sarà veramente fruttuosa.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Inaugurato l'Anno accademico dell'Urbaniana: la prolusione dell'arcivescovo di Kinshasa

    ◊   “Usate questo tempo di studio e di formazione per captare il cuore di Gesù”. Così il cardinale Ivan Diaz, gran cancelliere della Pontificia Università Urbaniana durante la solenne Messa con cui si è aperto l’Anno accademico dell’Ateneo. A seguire una prolusione dell’arcivescovo di Kinshasa, mons. Laurent Monsengwo Pasinya, sul tema “Riconciliazione, giustizia e pace in Africa, sfida missionaria per la Chiesa universale”. C’era per noi Cecilia Seppia:

    Africani, giapponesi, vietnamiti, indiani, pakistani: sono i giovani studenti della Pontificia Università Urbaniana provenienti da oltre 100 Paesi del mondo, che hanno preso parte oggi alla Messa inaugurale dell’Anno accademico dell’Ateneo. A loro il cardinale Ivan Diaz ha rivolto l’invito a seguire Cristo come gli apostoli, lavorando incessantemente nel Regno di Dio. “Voi, ha ribadito il porporato, siete chiamati ad essere cittadini del Cielo, testimoni autentici di riconciliazione di giustizia e pace”. Agli studenti anche l’esortazione del rettore magnifico, il professor Cataldo Zuccaro, ad essere sempre di più protagonisti della loro vita e del futuro della società intera, ricordando che senza la comunione con Dio nulla è possibile e anche il percorso di studi più complesso senza la luce di Cristo perde il suo valore. L’intervento di mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, ha fatto sentire con forza agli oltre 1500 studenti la voce dell’Africa. A pochi giorni dalla conclusione del secondo Sinodo africano il presule ha voluto sollecitare l’impegno di tutta la Chiesa e delle istituzioni che ad essa fanno capo, alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace globale. Sentiamo lo stesso mons. Monsengwo:

     
    "Noi adesso viviamo in un mondo di conflitti, un mondo di divisioni, un mondo di separazioni, non soltanto in Africa ma ovunque, e questo suppone che occorre lavorare per la riconciliazione. Bisogna che ci uniamo, che mettiamo Cristo al centro, perchè è Cristo che ci fa 'uno'. Se noi vogliamo che la Chiesa sia famiglia dobbiamo per forza unirci: i membri di una stessa famiglia non si uccidono, non si vogliono male, vogliono assoltuamente il bene di tutti. Bisogna fare uno sforzo per alzarsi e camminare. La Chiesa cattolica è l'esempio perfetto dell'unione e della riconcilizione".

     
    Per lavorare alla riconciliazione c’è, infatti, bisogno di un impegno universale che coinvolga ancora di più le giovani generazioni. La Chiesa missionaria, ha ricordato l’arcivescovo di Kinshasa, si forma anche tra i banchi dell’Università. Qui l’annuncio del Vangelo deve essere coniugato con uno sforzo concreto per la realizzazione di questi valori, per l’edificazione di un mondo più giusto e fraterno.

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    Chiesa e Società



    Libertà religiosa nel mondo: luci e ombre nel rapporto del Dipartimento di Stato Usa

    ◊   La situazione della libertà religiosa nel mondo è al centro del rapporto presentato dal Segretario di Stato americano, Hillary Clinton, al Dipartimento di Stato: dallo studio emerge che “il nuovo inizio” promosso dal presidente statunitense Barack Obama nei rapporti degli Stati Uniti con i musulmani nel mondo non deve far pensare che venga meno l’attenzione dell’amministrazione di Washington verso quei Paesi, anche islamici, dove viene violata la libertà religiosa. Nel rapporto - ripreso dall’Osservatore Romano - sono citati, in particolare, otto Stati. La situazione peggiore è quella della Corea del Nord dove è proibita ogni attività religiosa. Almeno 150 mila nord coreani sono internati in campi di prigionia, in molti casi per motivi religiosi. Segue l’Iran, dove sono molteplici le testimonianze di cittadini imprigionati e vittime di violenze a causa della loro appartenenza a minoranze religiose. In Cina, invece, si notano miglioramenti per quanto riguarda la libertà religiosa nonostante le repressioni messe in atto, nel corso dell’anno, dal governo di Pechino contro le minoranze religiose buddiste in Tibet e quelle contro i musulmani dello Uighuri e nello Xinjiag. In Arabia Saudita le leggi vigenti proibiscono ogni altro culto diverso dalla religione di Stato islamica sunnita. Tuttavia è attualmente tollerato che gli immigrati stranieri possano riunirsi e compiere i riti previsti dalle loro diverse religioni. Le cerimonie, però, si devono tenere in abitazioni private. Il rapporto prende in esame anche la libertà religiosa in Eritrea, Myanmar e Uzbekistan. Si tratta di Paesi in cui le limitazioni hanno motivazioni diverse: l’intolleranza delle autorità verso le minoranze, il prevalere di gruppi fondamentalisti e il vuoto di potere che permette agli estremisti di esercitare prepotenze verso persone e comunità religiose ritenute avverse. Presentando il rapporto Michael Posner, funzionario del Dipartimento di Stato americano responsabile del settore “Democrazia e Diritti umani”, ha sottolineato infine che “la libertà religiosa è un diritto fondamentale, un bene sociale e una chiave per la sicurezza internazionale”. Le valutazioni sulla libertà religiosa si basano su informazioni fornite al Dipartimento di Stato americano da parte di giornalisti, accademici, e organizzazioni non governative. (A.L.)

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    Il 2010 consacrato Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale

    ◊   L’Ue ha consacrato il 2010 quale Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale: i programmi legati all’iniziativa vengono presentati oggi e domani nelle sedi comunitarie con una conferenza intitolata “La povertà, tra percezione e realtà”. La Commissione ha definito un “Documento quadro” di 26 pagine, in cui sono elencati gli obiettivi e le priorità dell’Anno, i temi che si intendono affrontare a livello comune e nazionale, il coordinamento delle azioni centrali e in ogni Stato membro, i finanziamenti riservati alle attività dal bilancio dei Ventisette. Il “Documento quadro” sottolinea, fra l’altro, che “la crisi economica e finanziaria internazionale del 2008 può avere conseguenze di lungo periodo per la crescita e l’occupazione e saranno le persone più vulnerabili nelle nostre società a risentirne probabilmente di più”. Tra gli impegni definiti per i prossimi dodici mesi nell’ambito dell’Anno contro la povertà, si segnala in modo specifico la “lotta contro la povertà infantile, compresa la trasmissione intergenerazionale della povertà, nonché la povertà all’interno della famiglia, prestando un’attenzione particolare alle famiglie numerose, alle famiglie monoparentali e alle famiglie che si prendono cura di una persona a carico, nonché la povertà vissuta dai bambini negli istituti”. Sempre tra i compiti per il 2010 figurano la “promozione di mercati del lavoro inclusivi, affrontando il problema della povertà lavorativa e la necessità di rendere il lavoro redditizio”; l’eliminazione degli svantaggi in materia di istruzione e di formazione, “prestando un’attenzione particolare alle esigenze delle persone disabili”; la necessità di “garantire parità di accesso a risorse e servizi adeguati, incluso un alloggio dignitoso”, la “protezione sanitaria e sociale”. Occorre poi, afferma l’Ue, “favorire l’accesso alla cultura e alle attività ricreative”; “eliminare la discriminazione” e favorire l’inclusione sociale degli immigrati e delle minoranze etniche”; dare risposta alle esigenze “dei senzatetto e di altre categorie o persone in situazioni vulnerabili”. (R.P.)

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    La teologa Margot Käßmann eletta presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania

    ◊   La teologa protestante Margot Käßmann è stata eletta oggi (132 voti su 142) presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania (Ekd). E’ la prima volta nella storia del Paese che una donna ricopre questo incarico. Margot Käßmann, 51.enne, ha affermato che lavorerà per una maggior giustizia sociale. Ha più volte ribadito che il suo impegno prioritario è quello di cercare di riavvicinare i tedeschi alla Bibbia. "Per me – ha detto - è una tragedia che tante persone nel nostro Paese non conoscano più la Bibbia". Al nuovo presidente della comunità evangelica sono arrivate le congratulazioni della Chiesa cattolica. Mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), si è rallegrato per l’elezione aggiungendo che “il Consiglio può essere certo che con la sua direzione, nei prossimi sei anni il servizio ecclesiastico verrà svolto in modo fedele, attento, intelligente e competente”. Il presidente della Conferenza episcopale tedesca – riferisce il Sir - ha invitato Margot Käßmann “a continuare, come negli anni passati, a lavorare per il futuro dell'ecumenismo”, sottolineando che “è importante guardare non solo a quanto non è ancora stato raggiunto, ma specialmente anche ai punti in comune già conquistati”. Margot Käßmann, molto nota in Germania, negli anni scorsi ha vinto una battaglia contro il cancro. Nel 1999 è stata eletta vescovo evangelico di Hannover. E’ madre di 4 figli e nel 2007, dopo 26 anni di matrimonio, ha divorziato dal marito, il pastore protestante Eckhard Kässmann. “Le persone – ha detto - possono fallire, per me è stata un’esperienza amarissima”. Si stima che in Germania siano oltre 25 milioni i cittadini tedeschi che seguono la Chiesa evangelica (A.L.)

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    Filippine: esercito e Fronte islamico Moro insieme per liberare padre Sinnott

    ◊   "Non possiamo ancora parlare di trattative dirette, ma vi sono passi avanti nei contatti con i rapitori" di padre Michael Sinnott, il missionario irlandese rapito lo scorso 11 ottobre a Pagadian. E' quanto afferma all'agenzia Fides padre Gilbert Hingone, vicario generale e portavoce della diocesi di Pagadian. Tra le novità si deve inoltre registrare il consenso, da parte dell’esercito filippino, alla collaborazione con il Fronte islamico Moro per arrivare alla liberazione del sacerdote. La decisione è conseguente all’accordo tra governo e ribelli sulla protezione dei civili, firmato ieri in Malaysia. La speranza - spiega padre Hingone - è che la mediazione offerta dal Fronte islamico Moro abbia successo. I militanti di questo gruppo – rende poi noto l’agenzia AsiaNews – saranno inseriti nell’unità di crisi di Zamboanga del Sur. Affiancheranno esercito, polizia e membri della Chiesa nelle operazioni di ricerca. La loro mediazione potrebbe risultare determinante. Sembra infatti che i rapitori siano ex membri del Fronte islamico Moro. Il superiore regionale della comunità di San Colombano, padre Patrick O’Donoghue, riferisce intanto alla Misna che “ovunque siano nel mondo, tutti i missionari della Congregazione pregano oggi per la liberazione di padre Sinnott”. “A loro – aggiunge padre Patrick O’Donoghue – si uniscono gli amici e tutte le persone di buona volontà, di qualunque nazionalità e di qualunque religione”. Fonti locali rivelano, infine, che sono critiche le condizioni di salute di padre Sinnott. A preoccupare sono lo stato di malnutrizione e la mancanza di cure adeguate. Il missionario colombano, 79.enne, lo scorso mese di luglio è stato operato al cuore. (A.L.)

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    L’Orissa ricorda padre Digal, una delle prime vittime delle violenze anticristiane in India

    ◊   E’ passato un anno dalla morte di padre Bernard Digal, una delle prime vittime delle violenze anti cristiane in India. Il sacerdote è deceduto il 28 ottobre del 2008 dopo due mesi di agonia in seguito a gravi ferite riportate durante un attacco di fondamentalisti indù nello Stato dell’Orissa. I suoi assassini non sono ancora stati arrestati e la famiglia non ha ricevuto alcun risarcimento. La Chiesa indiana ricorda oggi padre Bernard Digal con una Messa di suffragio presieduta dall’arcivescovo di Cuttack-Bubaneshwar, mons. Raphael Cheenath. “Nel Kandhamal e negli altri distretti – ha detto il presule all’agenzia AsiaNews – il pericolo è sempre dietro l’angolo per l’indifesa comunità cristiana”. “Un giornale locale – ha aggiunto – ha scritto che secondo gli estremisti le conversioni al cristianesimo sono il mio principale interesse”. Secondo un altro quotidiano, sono militanti maoisti gli autori dell’omicidio del leader induista Swami Laxmananda Saraswati che ha dato inizio alle violenze anti cristiane. Ma è stato anche affermato – ha detto l’arcivescovo di Cuttack-Bubaneshwar – che un’altra formazione sostiene i guerriglieri maoisti. Addirittura - sempre secondo il quotidiano che attacca il vescovo - alla guida di questo gruppo ci sarebbe proprio mons. Raphael Cheenath. “Gli attacchi contro i cristiani - ha affermato il presule - sono ancora una cruda realtà, non certo un problema risolto”. La situazione dei cristiani in India sta lentamente migliorando: molte persone, costrette a diventare indù durante il periodo delle violenze, ritornano nella Chiesa. Adesso raccontano senza timore ai sacerdoti l’angoscia profonda, le grandi sofferenze, il tormento di quando sono stati costretti ad accettare l’induismo. Attualmente, dei 50 mila cristiani del Kandhamal, circa 15 mila sono fuggiti. Altri 15 mila vivono come sfollati. Gli altri sono tornati nelle loro case. (A.L.)

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    Convegno a Roma su “Pio XII, un Papa profetico”

    ◊   Sacerdote e teologo, ecclesiologo e fine diplomatico, esperto di mariologia e di bioetica, amico degli ebrei, della scienza e delle comunicazioni sociali, convinto assertore di laicità nei rapporti Chiesa-Stato. È un ritratto a tutto tondo quello emerso dall’incontro di studi “Pio XII, un Papa profetico” che si è svolto ieri sera a Roma, nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura, per iniziativa del “Comitato Papa Pacelli” e della rivista “Cultura e libri”, in occasione del 70.mo anniversario della prima enciclica del Papa, la “Summi Pontificatus”. All’incontro è pervenuto il messaggio del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone con l’auspicio “che si conservi viva memoria del prezioso esempio di vita del venerato Pontefice”. Pubblicata il 20 ottobre 1939, “la Summi Pontificatus” “esprime in linea non solo teorica il programma del neoletto Pontefice e in essa troverà il proprio fondamento sociale, pedagogico e politico tutta l’opera successiva di Pio XII”, ha affermato lo storico e pedagogista Fabio Silvestri rilevando il ruolo educativo al quale Pio XII chiama la Chiesa cattolica, e la sua lucida professione di laicità. “La Chiesa – affermava infatti il Pontefice - non pretende di sostituirsi nel campo loro proprio” alle autorità terrene, “ma offre loro il suo aiuto… predica e inculca obbedienza e rispetto” a queste autorità attenendosi all’insegnamento evangelico “date a Cesare quello che è di Cesare”. Al convegno sono intervenuti, tra gli altri, anche il filosofo Gaspare Mura, mons. Nicola Bux, consultore della Congregazione delle cause dei santi, lo storico Giulio Alfano, il mariologo Stefano De Fiores. Nella seconda parte dell’incontro è stato proiettato il film “Pastor angelicus”, realizzato nel 1942 dal Centro cattolico cinematografico con la regia di Romolo Marcellini. (A cura di Giovanna Pasqualin Traversa)

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    L'Ordine del Santo Sepolcro getta le basi della pace in Terra Santa

    ◊   Sostenendo i cristiani in Terra Santa con più di 50 milioni di dollari in meno di 10 anni, l'Ordine Equestre del Santo sepolcro sta gettando le basi per la pace nella regione. Il Gran Maestro dell'Ordine, il cardinale John P. Foley, lo ha affermato illustrando il ruolo dell'Ordine durante una conferenza svoltasi a Washington, negli Stati Uniti. Il porporato – rende noto l’agenzia Zenit - ha ricordato come l'Ordine provveda a circa due terzi dei finanziamenti per il Patriarcato di rito latino, che gestisce molte scuole e ospedali aperti non solo ai cristiani, ma anche a musulmani, ebrei e a chiunque ne abbia bisogno. "Chiunque è il benvenuto perché crediamo che sia attraverso la carità che si costruiscono la comprensione e il rispetto reciproci. Queste – ha detto il cardinale John P. Foley - sono le pietre miliari della pace”. Il porporato ha anche riflettuto su alcuni degli ostacoli che affrontano i fedeli in Terra Santa: "Ho incontrato padri e madri che non riescono a trovare lavoro perché non possono avere la certezza che potranno spostarsi da casa al potenziale luogo di lavoro. "Ogni giorno, devono attraversare i checkpoint e non sono mai sicuri che verrà loro permesso di passare. Ho incontrato studenti desiderosi di imparare ma che non possono frequentare regolarmente la scuola. Ho visitato case in cui le famiglie accumulano l'acqua perché non sanno con certezza quando verranno riempite le loro taniche. Durante le vacanze natalizie dello scorso anno ho visitato il seminario cattolico, e sono rimasto rattristato ma anche ispirato dai tanti seminaristi che non erano andati a casa per le feste perché temevano che poi non sarebbe stato permesso loro di passare il confine tra la Giordania e Israele o di superare i checkpoint per tornare al seminario". Il Cardinale Foley ha definito il muro che separa Gerusalemme e Betlemme "la cosa più tragica che abbia visto". "E' umiliante e doloroso", ha aggiunto. "Apprezzo la preoccupazione del governo israeliano per la sicurezza e la rispetto, ma molte di queste misure sollevano serie questioni relative ai diritti umani ". Il porporato ha quindi sottolineato che i membri dell'Ordine Equestre sono chiamati a vedere in prima persona le sofferenze dei cristiani di Terra Santa. "Sono fortemente incoraggiati a visitare non solo i Luoghi Santi - e questo è sicuramente importante per la loro edificazione spirituale - ma anche i cattolici e gli altri cristiani che vivono in Terra Santa". "Li chiamiamo 'pietre viventi' perché offrono una testimonianza vivente della nostra fede nella terra in cui Nostro Signore visse e predicò, morì e risuscitò dai morti. Leggiamo o vediamo nei notiziari quasi tutti i giorni, resoconti della tragica lotta che si svolge nella terra che Nostro Signore ha reso sacra con la sua presenza. Per questo – concluso - dobbiamo continuare ad essere strumenti della sua pace". (A.L.)

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    Burkina Faso: ancora migliaia di sfollati due mesi dopo le alluvioni

    ◊   In Burkina Faso sono ancora diverse migliaia gli abitanti di Ouagadougou sfollati due mesi dopo l’inondazione dello scorso primo settembre, in seguito a piogge torrenziali. “Nella ricostruzione – spiega alla Misna padre Joseph Sawadogo, missionario della congregazione di San Vincenzo de Paoli - tutto è prioritario: strade, ponti, canali, centri sanitari e palazzi governativi”. Una delle principali difficoltà nella gestione degli aiuti – spiega il missionario - è la distinzione tra chi viveva in aree edificabili e chi in abitazioni di fortuna non registrate, in zone peraltro sottoposte a divieto di costruzione. Secondo quanto riferito dal governo – sostiene padre Pierre Bené, dei Missionari d’Africa - i proprietari di case distrutte riceveranno un lotto di terra e un aiuto finanziario fino a circa 427 euro. Secondo padre Joseph Sawadogo, “da quando il presidente Blaise Compaoré ha chiesto aiuto, la solidarietà nazionale e internazionale si manifesta quotidianamente; i media aggiornano di continuo il bilancio degli aiuti”. I Padri Bianchi sottolineano infine che “in città si può ormai circolare quasi normalmente. Le riparazioni delle strade sono a buon punto ma c’è ancora molto da fare per il locale ospedale Yalgdo, che ha subìto ingenti danni”. (A.L.)

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    Premio per la pace Pax Christi alla congolese Masika Bihamba

    ◊   E’ stato assegnato alla congolese Justine Masika Bihamba il “premio per la pace Pax Christi international 2009”. Si tratta di un riconoscimento per l’impegno in difesa dei diritti delle donne e per la pace nella Repubblica Democratica del Congo. Il Premio è stato consegnato a Roma presso il Centro Astalli alla presenza di personalità politiche e religiose. Tra gli altri – riferisce l’Osservatore Romano - erano presenti mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa e presidente della Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo, e mons. Dowling Kevin, vescovo di Rustenburg. Justine Masika Bihamba è nata a Goma, nel nord Kivu, e da diversi anni si batte per migliorare la vita delle donne congolesi, per la difesa dei diritti umani e per aiutare le vittime della guerra. E’ coordinatrice di “Synergie de femmes pour le victimes des violences sexuelles”, movimento che comprende 35 associazioni che operano per la tutela dei diritti delle donne. “Negli ultimi tempi – ha detto Justine ricevendo il premio – le violenze nei confronti delle donne sono aumentate in maniera considerevole. In centinaia di migliaia vengono violentate e torturate”. L’attivista per i diritti umani ha anche chiesto un deciso intervento da parte della comunità internazionale: “Non possiamo andare avanti in questo modo, tutti i congolesi hanno il diritto di vivere una vita normale”. Il premio per la pace di Pax Christi International è un riconoscimento per l’opera positiva di uomini e donne le cui azioni hanno avuto conseguenze effettive nel ridurre la violenza e l’ingiustizia. (A.L.)

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    Ad Addis Abeba vertice per preparare la Giornata della gioventù africana

    ◊   Un vertice dell’Associazione giovanile maschile cristiana (YMCA) dell’Africa, si apre oggi ad Addis Abeba, e si concluderà il 5 novembre, in coincidenza con la Giornata della gioventù africana, che ricorre il 1° novembre. All’incontro sono attese circa 60 delegazioni dei diversi Paesi del Continente, i cui membri si confronteranno sugli strumenti idonei a rendere i giovani africani parte attiva nello sviluppo delle rispettive comunità attraverso un impegno civico più consapevole ed una prospettiva più ampia dei mutamenti sociali in atto. Nel corso dei lavori i partecipanti individueranno le crisi che toccano ampie regioni dell’Africa, ne analizzeranno le cause ed elaboreranno un piano di azione per divenire essi stessi “agenti del cambiamento”. In occasione della celebrazione della “Giornata della Gioventù africana”, i giovani dell’YMCA lanceranno un appello per la ratifica della “Carta africana della gioventù” e per la sua attuazione in tutti i Paesi del Continente. (M.V.)

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    America Latina: le conclusioni del seminario sulla Pastorale dei Diritti umani

    ◊   Dal 19 al 23 ottobre si è svolto a Città del Guatemala un seminario-laboratorio sui Diritti Umani organizzato dal dipartimento di Giustizia e Solidarietà del Consiglio episcopale Latinoamericano, a cui hanno preso parte circa trenta delegati della Pastorale dei Diritti umani della regione del Centroamerica, Messico, Panama e dei Caraibi. Come si legge nella dichiarazione finale ripresa dall'agenzia Fides, l’Incontro ha permesso di esaminare “lo stato attuale della dignità della persona nel territorio di competenza, rilevando punti di forza, debolezze, mancanze, omissioni, opportunità e minacce”. I delegati hanno sottolineato che in ogni caso “è cresciuta la coscienza e la convinzione sulla necessità di difendere e promuovere i diritti e la dignità umana e diffondere la cultura della vita”. Pertanto la Pastorale dei Diritti umani “comincia ad essere intesa come spina dorsale della Pastorale sociale, per contribuire a mantenere la speranza verso il raggiungimento della giustizia e del bene comune, come reclamano i nostri popoli”. Tuttavia si registra “un crescente deterioramento in materia economica, sociale, culturale ed ambientale, che pregiudica gravemente la vita materiale e spirituale della nostra gente”. In particolare vi è un “incremento della violenza e dell’insicurezza”; cresce la vulnerabilità di “immigrati, bambini, giovani, donne, popoli indigeni ed afrodiscendenti, anziani e disabili”; mancano “politiche pubbliche” e non vi è la possibilità di garantire “l’autodeterminazione dei cittadini”; aumentano inoltre “la disoccupazione e la precarietà” e “l’insicurezza alimentare” e non vi è una “volontà politica che garantisca il rispetto dei diritti umani e promuova e protegga la dignità dell’uomo”. Di fronte a queste problematiche, i partecipanti al seminario-laboratorio intravedono una serie di “sfide” necessarie da affrontare “tanto nelle nostre comunità come nell’intera società”. Nello specifico si tratta di “convertire i diritti umani nella spina dorsale delle nostre attività pastorali”; “disegnare piani di formazione nel campo dei diritti e dei doveri umani, a tutti i livelli educativi, considerando la complessità della società nella quale viviamo”; “denunciare tutti i tipi di abusi che si registrano nel Paese”; “rafforzare lo studio della realtà, la pianificazione, la valutazione ed il monitoraggio di programmi e progetti”; “sviluppare piani pastorali che integrino la pastorale dei diritti umani, la riconciliazione e la pace”. La riflessione su queste problematiche e sfide – scrivono ancora i partecipanti al seminario regionale sui Diritti umani - non può in ogni caso prescindere dalla “difesa della vita in tutte le tappe della persona umana” e dall’ottenimento di “un cambio di mentalità nel modo di percepire ed appropriarsi della naturalezza, rispettandola come elemento essenziale per garantire la dignità di vita dei nostri popoli”. (R.P.)

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    Le nuove tecnologie danno impulso alla missione latinoamericana

    ◊   Una rete di collegamento tra mezzi di comunicazione cattolici, la lectio divina per i giovani per posta elettronica e la distribuzione di informazioni audiovisive prodotte da varie televisioni cattoliche. Sono questi alcuni dei frutti scaturiti dalla “Missione Continentale” lanciata dalla Chiesa in America Latina e nei Caraibi dopo la V Conferenza generale dell’episcopato, svoltasi nel maggio del 1007 ad Aparecida, in Brasile. La coordinatrice della Rete Informatica della Chiesa nel Continente, la dottoressa Leticia Soberón, ha sottolineato che la Missione sta ricevendo un impulso decisivo grazie alle nuove tecnologie della comunicazione. In un rapporto presentato all’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, in svolgimento dal 26 al 29 ottobre a Roma, si sottolinea che attualmente 14 mila parrocchie usano il software gratuito in lingua spagnola e portoghese. Almeno 25 diocesi partecipano inoltre ad un progetto pilota per lavorare in rete. L’obiettivo - sottolinea l'agenzia Fides - è di promuovere “una cultura e una spiritualità di comunione nel campo delle nuove tecnologie”. (A.L.)

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    Epidemia di dengue nella Repubblica Dominicana: 4 mila persone contagiate

    ◊   Circa 4 mila casi di dengue sono stati registrati dal sistema di vigilanza epidemiologica nella Repubblica di Santo Domingo. Solo pochi giorni fa, presso l’ospedale pediatrico Robert Reid Cabral, il più importante del Paese, sono stati ricoverati circa 30 bambini contagiati dal virus, dei quali il 57% di tipo emorragico. L’ultima vittima - riferisce l'agenzia Fides - è un bimbo di due anni della città di Azua. Salgono così a 28 i decessi causati da questa malattia. Ogni giorno si registrano da 10 a 15 ricoveri anche in altri ospedali del Paese. Gli esperti della sanità locale continuano a monitorare i casi giorno per giorno e sottolineano la necessità di eliminare le cause prime che favoriscono il propagarsi del virus, i focolai del mosquito vettore nei quartieri del paese. Riguardo all’influenza AH1N1, il paese è impegnato nella prevenzione, sottopongono ad esami tutte le donne incinte e i pazienti che soffrono di infezioni respiratorie gravi. Il Ministero della Sanità, inoltre, ha lavorato con 700 scuole per educare gli studenti alla prevenzione, sia della dengue sia dell’influenza AH1N1 e di altre malattie. Secondo l’ultimo bollettino della Direzione generale di Epidemiologia sono stati registrati circa 25 nuovi casi di influenza AH1N1 nelle ultime tre settimane, mentre i decessi rimangono 22. (R.P.)

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    Indonesia: inaugurata una sala di preghiera cattolica nonostante le proteste dei musulmani

    ◊   In Indonesia la comunità musulmana di Pangkalan Kerinci a Sumatra, ha lanciato una raccolta firme contro l’apertura di una cappella cattolica. La tenacia di migliaia di cattolici ha però vinto le resistenze dei musulmani. L’inaugurazione del luogo di culto si è svolta senza incidenti lo scorso 18 ottobre quando mons. Martinus Dogma Situmorang, vescovo di Padang, ha presieduto l’apertura ufficiale della 'Sala di preghiera parrocchiale del Sacro Cuore' . Durante la cerimonia il presule ha invitato i cattolici a mantenere una fede salda e ad essere pazienti: “L’opera misericordiosa di Dio - ha detto - alla fine vince sempre”. Alla funzione - rende noto AsiaNews - erano presenti almeno 2500 fedeli. Alla cerimonia ha partecipato anche padre Sapto Nugroho, superiore provinciale dei sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, che ha anticipato la “nomina di 100 cattolici locali” ai quali è affidato il compito di “realizzare una nuova chiesa parrocchiale”. L’idea di aprire una sala di preghiera nasce nel 2002. Ma a pochi giorni dall’inaugurazione è iniziata una massiccia campagna di protesta dei musulmani della zona. I leader islamici locali si sono rivolti anche al Forum per il dialogo interreligioso (Fkub) chiedendo la “demolizione” dell’edificio. Nonostante le pressioni e le minacce, il vescovo ha potuto inaugurare l’edificio. Anche i cattolici di Pangkalan Kerinci hanno ora un luogo per riunirsi e pregare. (A.L.)

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    Sri Lanka: mons. Ranjit ribadisce la centralità dell'Eucaristia nella vita cristiana

    ◊   Riscoprire la centralità dell’Eucaristia nella vita e nelle famiglie. È questo l’invito che mons. Malcom Ranjith, arcivescovo di Colombo, rivolge ai cattolici della diocesi della capitale dello Sri Lanka. Domenica scorsa il presule ha guidato la processione del Corpus Christi dalla Grotta della chiesa di Kalutara sino al giardino Grace Kumari di Katukurunda. Lungo il percorso di alcuni chilometri - riferisce l'agenzia AsiaNews - la folla di fedeli, religiosi e laici, hanno intonato canti e preghiere seguendo il Santissimo nel suo cammino per le strade della città. In un accenno alla situazione del Paese, da poco uscito da una guerra duranta 20 anni, mons. Ranjith ha affermato: “Ci sentiamo fiaccati e scoraggiati dalle difficoltà della vita e per questo continuiamo ad affannarci correndo in tutte le direzioni senza riconoscere che tutto è possibile a Dio”. Le preoccupazioni e le fatiche di tutti i giorni trovano riposo in Cristo per questo “la nostra vita deve mettere al centro l’Eucaristia in cui è risposta la soluzione a tutti i nostri problemi”. Invitando ad una conversione dei cuori, l’arcivescovo di Colombo, ha sottolineato che “l’Eucaristia è un atto dell’amore di Dio per l’uomo” che troppo spesso viene dimenticato o svilito alla stregua di un qualunque gesto devozionale. Invece “ogni volta che entriamo in Chiesa dovremmo sentire la gioia di essere davanti al Signore nell’Eucaristia – afferma il vescovo – e dire a noi stessi: ‘O Signore è meraviglioso essere qui!’”. Mons. Ranjith sente l’urgenza che “le famiglie guardino all’Eucaristia come alla sorgente del loro legame con Dio” e per questo ha annunciato che a partire dall’agosto prossimo l’arcidiocesi di Colombo celebrerà l’Anno dell’Eucaristia per riscoprire la “ricchezza di questo dono del Signore” e fondare su di essa “un’autentica vita cristiana”. (R.P.)

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    Taiwan: ultimi atti delle celebrazioni per il 150.mo dell'evangelizzazione dell'isola

    ◊   In vista della solenne chiusura, che avrà luogo il 21 novembre – vigilia della solennità di Cristo Re dell’universo – delle celebrazioni per i 150 anni dell’evangelizzazione di Taiwan, la comunità cattolica locale sta intensificando in tutti i modi il cammino spirituale e la preparazione logistica, sollecitando in modo particolare la partecipazione giovanile. In una lettera aperta ai giovani dell’isola, - ripresa dall'agenzia Fides - l’arcidiocesi di Taipei, organizzatrice dell’evento, ha lanciato un forte appello ai giovani taiwanesi, ricordando “l’incontro di Sydney dell’anno scorso con il Santo Padre e la sua raccomandazione di testimoniare Cristo” ed i missionari “che hanno lasciato la propria patria per soddisfare la fame e la sete di Cristo dell’isola, ormai 150 anni fa. Oggi come possiamo non seguire le loro orme per trasmettere il fuoco dell’evangelizzazione e il fuoco dello Spirito Santo della GMG 2008 ?”. Quindi l’arcidiocesi ha proposto ai giovani di unirsi all’Operation Andrew (Operazione di S. Andrea), di partecipare al coro, di offrirsi volontari facendosi accompagnatori dei non cristiani alla celebrazione del 21 novembre. L’Operation Andrew consiste nell’annunciare la fede ai vicini; intercedere per loro con la preghiera e il digiuno due volte alla settimana; meditare sugli Atti degli Apostoli ogni giorno; recitare il rosario settimanale. L’accompagnatore dei non cristiani deve pregare per i non cristiani affidandosi allo Spirito Santo. (R.P.)

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    Australia: conferenza nazionale sulla cura pastorale dei migranti e dei rifugiati

    ◊   “L’Australia è un Paese benedetto dai migranti. Dobbiamo ripensare alla nostra identità di Chiesa”. E’ quanto ha affermato mons. Philip Wilson, arcivescovo di Adelaide e presidente della Conferenza episcopale dell’Australia, che ha partecipato ad una conferenza sulla cura pastorale dei migranti e dei rifugiati. Il presule ha sottolineato che “due sono le sfide della Chiesa cattolica in Australia: occuparsi dei bisogni dei nuovi arrivati e ripensare l’identità cattolica”. Per l’arcivescovo, le cui parole sono state riprese dall’agenzia Sir, “la risposta pastorale deve tenere ben presente i motivi degli arrivi dei migranti in Australia, molti dei quali cacciati dalla loro patria o vittime di violenza e odio nei loro paesi di origine”. Il presidente della Conferenza episcopale australiana ha ribadito infine “l’obbligo morale di aiutare i migranti, andando oltre le parole e adottando misure concrete per ridurre la paura nei confronti dell’immigrazione, riconoscendo i doni che il fenomeno migratorio ha portato alla Chiesa Cattolica”. (C.P.)

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    Polonia: celebrato il Forum per promuovere il messaggio di Papa Wojtyla

    ◊   Nella città di Bialystok sono state presentate una serie di iniziative con l'obiettivo di far conoscere la vita e il messaggio di Papa Giovanni Paolo II. La rete sociale Loolek, ha reso noto all’agenzia Zenit le attività delle oltre 1.100 scuole polacche che portano il nome del Papa, e quelle di molte associazioni che lavorano con l'intento di elaborare un modello educativo efficace. Il forum si è aperto lo scorso 17 ottobre con il saluto di Marek Falkowski, rappresentante della rete sociale Loolek, e di Roman Czepe, presidente del Club degli Intellettuali Cattolici di Bialystok. Dopo la celebrazione eucaristica è stato presentato un asilo che porta il nome di Giovanni Paolo II. Si sono svolti in seguito la presentazione del Torneo di Conoscenza, rivolto a studenti delle scuole primarie e secondarie, ed il concorso di arti plastiche intitolato “Giovanni Paolo II visto con gli occhi di un bambino”. Tutte queste attività sono state patrocinate dal vescovo della diocesi di Drohiczyn, mons. Antoni Pacyfik Dydycz, e dal capo del distretto di Bielsk Podlaski. I responsabili delle varie attività traggono ispirazione dalle parole che il Papa pronunciò nel 1991 visitando Bialystok: "Bisogna soprattutto educare i giovani allo spirito moderno, allo spirito di aspirazione all'unità, all'unità di Cristo, per la quale Egli pregava e alla quale ci ha impegnati". All'incontro del 17 ottobre è intervenuto anche Maciej Trybulec in rappresentanza del gruppo "Santo Subito", fondato nel 2005 in una parrocchia polacca. (C.P.)

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    Spagna: i vescovi lanciano la campagna sui fondi raccolti con il 7 per mille

    ◊   La Conferenza episcopale spagnola ha lanciato la terza edizione di “Xantos”, la campagna informativa finalizzata a far conoscere l'opera della Chiesa cattolica e l'impiego dei fondi ottenuti attraverso la sottoscrizione dei cittadini sulla dichiarazione dei redditi. La Conferenza episcopale - si legge in un comunicato riportato dal Sir - intende anche incrementare il numero dei cittadini che segnano la "x" a favore della Chiesa cattolica nell'apposita casella della dichiarazione dei redditi. La nuova campagna prevede la messa in onda sulle televisioni di spot pubblicitari di 30 o 20 secondi. Da lunedì fino al 22 novembre, la campagna si svolgerà anche su Internet. Quest'anno la campagna di comunicazione "Xtantos" ha ottenuto il prestigioso premio "Efi" per la efficacia pubblicitaria nella categoria della responsabilità sociale, conferito dall'Associazione spagnola di inserzionisti. Dal 2008 il sostegno della Chiesa in Spagna dipende esclusivamente dalla scelta dei cattolici e di tutti coloro che riconoscono quest'opera della Chiesa. Il sistema funziona come l’8 per mille italiano: chi barra la casella della Chiesa cattolica nella dichiarazione dei redditi le destina lo 0,7% dell'imponibile. Sono quasi 500 mila in più i contribuenti spagnoli che nel 2008 hanno scelto di destinare alla Chiesa cattolica lo 0,7% del loro imponibile riferito all'anno 2007. Complessivamente, sono stati 6.958.012 i contribuenti che hanno firmato per l'"asignación tributaria" a favore della Chiesa cattolica, pari al 34,38% del totale (a fronte di un 33,45% registrato l'anno precedente). Alla Chiesa cattolica sono così giunti 241,3 milioni di euro, contro i 173,8 milioni di euro dell'anno precedente. (L.Z.)

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    Laos: dopo più di 30 anni di assenza torna la Legione di Maria

    ◊   Dopo più di trenta anni di assenza, nel Laos sta tornando la Legione di Maria, il noto movimento mariano internazionale fondato nel 1921 dall'irlandese Frank Duff. Il merito – riferisce l’agenzia Ucan - è di un sacerdote vietnamita, padre Rapahel Tran Xuan Nhan, direttore spirituale della Legione di Maria nella diocesi di frontiera di Vinh, in Vietnam, da cui è partita nel 2006 la prima missione di Legionari vietnamiti. Nel giugno 2008 è stato fondato il primo Praesidium (la più piccola unità in cui è suddiviso il movimento, ndr), composto da 25 laotiani di origine vietnamita. Oggi se ne contano 24 presenti in tre dei quattro Vicariati apostolici del Laos con un totale di 864 membri. La prima Curia - unità comprendente più presidi - è stata istituita lo scorso settembre a Vientiane. La Legione di Maria, che conta attualmente 10 milioni di membri in tutto il mondo ed è il più grande movimento laicale riconosciuto dalla Santa Sede, era scomparsa dal Laos con l’avvento del regime comunista nel 1975, quando insieme al clero e ai religiosi furono espulse dal Paese tutte le associazioni cattoliche. La speranza di padre Nhan è che il ritorno della Legione possa contribuire alla rinascita della Chiesa nel Laos dopo anni di repressione. (L.Z.)

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    Loreto: cittadinanza benemerita a Chiara Lubich

    ◊   “E’ questo un grande momento per la città di Loreto”, ma anche “per tutti coloro che condividono il progetto che Chiara Lubich aveva in cuore: legare le istituzioni e la politica alla spiritualità”. Con queste parole il sindaco di Loreto, Moreno Pieroni, ha aperto, domenica scorsa, la cerimonia per il conferimento della cittadinanza benemerita in memoria della fondatrice del Movimento dei Focolari. Il sindaco – si legge in una nota del Movimento dei Focolari ripresa dall’agenzia Zenit – ha ricordato l’attualità e la profondità del “messaggio spirituale, culturale e operativo” di Chiara Lubich. E’ stata ricordata anche “la sua opera incentrata sull’ideale della fraternità, l’impulso da lei dato al rinnovamento della politica, dell’economia, della pedagogia e dei diversi ambiti della società, al dialogo da lei aperto con l’umanità, superando le differenze tra razze, religioni e culture”. Il sindaco ha auspicato che “sia di esempio soprattutto per coloro che operano nel mondo politico”. Il riconoscimento – come evidenziato nella motivazione - cade “nella ricorrenza del 70.mo della prima venuta nella santa casa lauretana” di Chiara Lubich, dove “ebbe la prima intuizione di una nuova strada nella Chiesa: il focolare, definito, “cuore di una spiritualità comunitaria, la spiritualità dell’unità, ora diffusa nei 5 continenti”. “L’intuizione di Chiara appare un intervento di Dio, che precede i tempi e che non dà spiegazioni razionali”, osserva Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari. Un’esperienza che si incastona nella storia ed “accomuna semplici fedeli e santi che tra quelle pareti hanno avuto la rivelazione del progetto di Dio sulla loro vita. “Tra quelle pietre che sono state testimoni dell’Incarnazione del Figlio di Dio – come ha evidenziato l’Arcivescovo di Loreto, mons. Giovanni Tonucci - nasce in Chiara quell’intuizione da cui si apriranno orizzonti infiniti”, che attendono di essere ampliati e realizzati da tutti coloro che hanno raccolto la sua eredità. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuova ondata di violenza in Somalia: combattimenti a sud di Mogadiscio

    ◊   Violenti combattimenti nella parte sud di Mogadiscio: almeno cinque le vittime, ma il bilancio potrebbe aggravarsi. Secondo una prima ricostruzione, le truppe degli Al-Shabaab, gli integralisti islamici ritenuti il braccio armato somalo di al Qaeda, hanno attaccato una delle basi delle forze di pace panafricane. Sulla situazione, Alessandra De Gaetano ha sentito Angelo Masetti, portavoce del Forum Italia - Somalia:

    R. - La situazione umanitaria è drammatica: la gente è disperata ed è anche molto, molto sfiduciata perché vede che, nonostante i ripetuti tentativi di ristabilire in Somalia un ordine e la legalità, i tentativi sono completamente falliti in questi ultimi anni. La presenza militare internazionale che è rappresentata dall’Amisom è sufficiente solo a proteggere il simulacro di governo che esiste, ma non è in grado di affermare il controllo del territorio dello stesso governo legittimo. Quindi, è una situazione che possiamo definire di abbandono.

     
    D. - La Somalia è stata spesso in questi mesi teatro di violenze per mano delle truppe Al-Shabab, gli integralisti islamici. Qual è la sua valutazione su questi frequenti attentati contro le forze di pace panafricane?

     
    R. - È una strategia abbastanza semplice: Al-Shabab vuole che la missione internazionale vada via dalla Somalia e vuole la distruzione del governo legittimo. In sotanza, vuole impossessarsi del Paese.

     
    D. - In uno Stato senza Stato come quello della Somalia, come si inserisce il ruolo della comunità internazionale anche in relazione ai continui attacchi della pirateria?

     
    R. - La comunità internazionale, al di là delle attestazioni formali, non compie passi sostanziali di sostegno al governo. La pirateria è uno dei tanti fenomeni spontanei che si sono sviluppati in Somalia in questi anni, tenuto conto che la Somalia è l’unico Paese su questo pianeta che è privo di un governo, di uno Stato. La Somalia è un Paese grande due volte l’Italia, senza alcuna autorità che sia in grado di controllare le attività che vi vengono svolte. Quindi, è un paradiso per qualunque malvivente.

     
    Nessun accordo sulla nuova legge elettorale in Iraq
    In un Iraq fortemente destabilizzato dopo il sanguinoso attentato di domenica scorsa, che ha causato oltre 160 morti, rivendicato da gruppi vicini ad Al Qaida, si registrano difficoltà in vista delle elezioni del 16 gennaio prossimo. I responsabili dei vari gruppi parlamentari non sono riusciti ieri a trovare l’accordo su una nuova legge elettorale. L’Iraq rimane, quindi, un insieme di diversità etniche, politiche e religiose, che è difficile mettere insieme.

    Ancora un annuncio dai media iraniani: domani la risposta di Teheran sul nucleare
    L'agenzia semiufficiale iraniana Mehr scrive che Teheran darà domani, alla sede dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), a Vienna, la sua risposta ad una bozza d'intesa per esportare parte del suo uranio arricchito a bassi livelli all'estero per un ulteriore arricchimento a fini civili. È solo l'ultimo dei tanti annunci fatti negli ultimi giorni da organi di informazione iraniani sui tempi della risposta, sempre citando “fonti informate” ma anonime. La televisione di Stato in inglese ha detto che l'Iran accetterà il quadro generale dell'accordo, ma chiedendo “importanti cambiamenti”. La bozza d'intesa è stata preparata la settimana scorsa dal direttore generale dell'Aiea, Mohammed ElBaradei, dopo tre giorni di trattative fra Iran, Usa, Russia e Francia.

    Razzo dal sud del Libano verso Israele
    Un razzo katiuscia è stato lanciato ieri dal sud del Libano verso Israele, che ha risposto bombardando l’area di Wadi el Jamal, vicino al villaggio libanese di Houla. Secondo fonti dei servizi di sicurezza, prima del lancio del razzo, l’aviazione israeliana aveva sorvolato alcune zone del sud del Libano e vari elicotteri la regione delle Fattorie di Sheeba.

    Elezioni generali in Mozambico
    Quasi dieci milioni di mozambicani oggi alle urne per le elezioni generali, che riguardano le amministrazioni locali, il parlamento e la presidenza della Repubblica. Ad essere ampiamente favoriti sono i rappresentanti del Frelimo, il Fronte di Liberazione del Mozambico, che governa il paese dal 1975, anno della sua indipendenza. Il servizio di Giulio Albanese:

     
    Anche questa volta appare favorito il candidato del Frelimo, il presidente uscente Armando Guebuza, considerato l’uomo più ricco e facoltoso del Paese grazie ai suoi interessi in diversi settori dell’imprenditoria nazionale. Ad interrompere comunque il bipolarismo che si è instaurato tra il Frelimo e l’opposizione della Renamo, potrebbe essere la recente comparsa di un nuovo partito: il Movimento democratico del Mozambico, fondato da Daviz Simando, sindaco di Beira, la seconda città del Pese. La popolarità del governo uscente potrebbe essere messa soprattutto in discussione dalle numerose manifestazioni di protesta contro la politica sanitaria, tra cui la chiusura dei centri di salute per la cura dell’Aids. Questo non impedisce però alla stampa internazionale di definire il Mozambico “l’astro nascente dell’Africa australe”.

     
    Germania: Angela Merkel giura davanti al parlamento
    Dopo le elezioni dello scorso 27 settembre, Angela Merkel, presidente dell'Unione cristiano-democratica (Cdu) e presidente del gruppo parlamentare Cdu-Csu dal 2002 al 2005, ha giurato oggi per il nuovo mandato di cancelliere davanti al parlamento. Il servizio di Chiara Pileri:

    La Merkel, per i prossimi quattro anni, guiderà una coalizione di governo, insieme con Guido Westerwelle, capo del partito dell'FDP (Partito liberal-democratico). Nella nuova alleanza giallo-nera siederanno sette esponenti del Cdu, il partito della cancelliera, cinque del Fdp, il partito dei nuovi alleati, e tre del Csu, partito “gemello” bavarese dell’unione dei cristiani democratici. Dei 612 deputati presenti (10 in meno del totale), sono andati al cancelliere 323 voti favorevoli, rispetto a 285 contrari e 4 astenuti. In totale, sono venuti a mancare alla Merkel cinque voti tra gli appartenenti ai gruppi della Cdu e della Sdp. Il primo a congratularsi con Angela Merkel è stato il suo ex-vicecancelliere, Frank-Walter Steinmeier. Seguendo una tradizione consolidata da tempo, il primo appuntamento all'estero della Merkel sarà in serata all'Eliseo da Nicolas Sarkozy, mentre domani - insieme col nuovo ministro degli Esteri, Guido Westerwelle - sarà a Bruxelles. Nelle settimane scorse, la Merkel aveva più volte ribadito l'intenzione di entrare in carica prima del 9 novembre prossimo, ventesimo anniversario della caduta del muro di Berlino. Nel giuramento, Angela Merkel ha scelto la formula religiosa “con l'aiuto di Dio”.

     
    Vertice di sicurezza in Grecia dopo l’attacco alla polizia
    Il governo greco ha riunito oggi un vertice di sicurezza dopo che la guerriglia anarco-insurrezionalista aveva sferrato ieri uno dei suoi attacchi più sanguinosi, sparando un centinaio di colpi di kalashnikov contro agenti di polizia ad Atene e ferendone sei, di cui due in modo grave. Il ministro dell'Ordine pubblico Michalis Chrisochoidis, ha affermato: “Siamo in guerra, combatteremo”. Quasi a confermare tali parole, un ordigno è esploso nelle prime ore di stamani ad Atene contro un club della squadra di calcio Olympiakos, provocando danni materiali agli uffici e ad alcune auto ma senza fare vittime.

    In Italia via libera del Consiglio dei ministri alla riforma dell'Università
    Via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge per la riforma universitaria presentato dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini. “Una rivoluzione del sistema universitario”: così il presidente dei senatori del PdL, Maurizio Gasparri, ha commentato l'approvazione della riforma da parte del Consiglio dei ministri. Gasparri ha detto che in questo modo si apre la strada “ad una nuova governance dei nostri Atenei: organi più snelli, migliore definizione dei ruoli del rettore, del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione consentiranno di razionalizzare la gestione dell'università e renderla più efficiente”. "Restano, tuttavia - ha aggiunto Gasparri - delle perplessità che in sede parlamentare sarà nostro dovere chiarire".

    Italia, manifestazione delle forze dell’ordine contro i tagli alla sicurezza
    Un corteo formato da migliaia di poliziotti, agenti della polizia penitenziaria e del corpo forestale dello Stato italiano hanno sfilato ieri per le strade di Roma per protestare contro la politica del governo in materia di sicurezza. I sindacati hanno denunciato che sulla sicurezza è stata portata avanti dal governo soltanto una politica dei tagli: “Tre miliardi di euro tolti in tre anni al comparto”, uniti agli “effetti del decreto Brunetta” stanno producendo “una pesante riduzione di personale”. Tagli che “incidono pesantemente anche sulla spesa corrente” e che hanno fatto ulteriormente slittare il rinnovo del contratto, scaduto da due anni.

    Usa: segni di ripresa dalla crisi economica prima del previsto
    “Segni di un’iniziale ripresa economica sono giunti prima del previsto”. Lo ha detto ieri il segretario al Tesoro americano, Timothy Geithner, ribadendo, tuttavia, che l’economia statunitense “è solo nelle fasi iniziali di ripresa”.

    In Honduras delegazione Usa per mediare nella crisi istituzionale
    Giungerà oggi a Tegucigalpa una delegazione statunitense con l'incarico di favorire i colloqui tra le parti avverse ai vertici dell'Honduras. Dopo il golpe dello scorso 28 giugno, restano comunque divergenti le posizioni del presidente de facto, Roberto Micheletti, e del deposto capo di Stato, Manuel Zelaya. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 301

     
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