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Sommario del 26/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa al Pontificio Istituto Biblico: la Sacra Scrittura, interpretata dalla Chiesa, dia forza ai credenti per affrontare le sfide del mondo secolarizzato
  • Altre udienze
  • Stamani in Vaticano, primo colloquio con la Fraternità San Pio X: evidenziate le principali questioni di carattere dottrinale
  • Il vescovo di Man in Costa d'Avorio, Gaspard Beby Gneba, sul Sinodo per l'Africa: bilancio positivo, il futuro del continente va progettato insieme
  • Aperta in Vaticano la plenaria delle Comunicazioni sociali. Mons. Celli: allo studio un nuovo documento pastorale che sostituisca l'"Aetatis Novae"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Concluso il Simposio sul Mississippi organizzato dal Patriarcato ortodosso ecumenico. Il prossimo evento dedicato al Lago Vittoria
  • Soccorsi in acque italiane i 200 immigrati in balia del Mediterraneo. Intervista con Laura Boldrini
  • Oggi pomeriggio Messa inaugurale nella Basilica di San Giovanni Laterano per i 70 anni della Lumsa: intervista con il rettore, Giuseppe Dalla Torre
  • Domani in San Pietro le esequie di Camillo Cibin. Il ricordo del cardinale Tucci
  • Chiesa e Società

  • Il vescovo anglicano di Fulham considera interessante e generosa la proposta della Santa Sede
  • Iraq: per mons. Warduni il "massacro" di ieri è legato alle prossime elezioni
  • Vietnam: per la prima volta nel Paese, riunione dei vescovi asiatici
  • Filippine: per i ribelli del Milf padre Sinnot è ancora in vita. Cautela della Chiesa
  • Pakistan: l’impegno della Chiesa contro il fondamentalismo islamico
  • India: lebbrosario di Bangalore a rischio chiusura per la costruzione di un centro commerciale
  • Sud Corea: campagna della Chiesa per l’abolizione della pena di morte
  • RD del Congo: un’associazione missionaria denuncia gli inganni della "guerra etnica"
  • Usa: trovato ucciso il parroco di San Patrizio a Chatham, nel New Jersey
  • Colombia: combattimenti nel sud provocano decine di sfollati
  • Perù: soddisfazione del cardinale Cipriani per la sospensione della pillola abortiva
  • Argentina: la celebrazione a Buenos Aires della Giornata arcidiocesana dell'Infanzia
  • Uruguay: i vescovi convocano l’annuale pellegrinaggio al Santuario della Vergine dei Trentatrè
  • Sudan: campagna delle Nazioni Unite per una corretta gestione dei rifiuti
  • Guinea Bissau: la radio missionaria al servizio della pace e della riconciliazione
  • Nigeria: la Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria per promuovere i diritti dei bambini
  • Usa: a novembre, la colletta per le famiglie in difficoltà
  • Prima suora cambogiana nella Congregazione delle Suore salesiane
  • Firmata collaborazione tra l’Università della Santa Croce e l'Università nazionale di Taiwan
  • Benedetto XVI conferirà il Premio Paolo VI alla collana Sources Chrétiennes
  • A Roma "La corsa dei Santi" per i bambini-soldato
  • Assisi: concluso l'incontro sulla Testimonianza nell'era di Internet
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Iraq, i funerali delle 165 vittime del doppio attentato a Baghdad. Riunione straordinaria del governo sulla sicurezza
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa al Pontificio Istituto Biblico: la Sacra Scrittura, interpretata dalla Chiesa, dia forza ai credenti per affrontare le sfide del mondo secolarizzato

    ◊   Avvicinare la Bibbia alla vita del Popolo di Dio: è l’esortazione rivolta da Benedetto XVI ai membri del Pontificio Istituto Biblico, ricevuti stamani in Vaticano in occasione del centenario di fondazione. Il Papa, salutando il preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Adolfo Nicolàs, ha ringraziato i Padri gesuiti a cui l’Istituto è affidato sin dalla nascita per volere di Pio X e che conta studenti provenienti da 60 nazioni diverse. Nel suo intervento, Benedetto XVI si è soffermato sull’importanza della Costituzione conciliare Dei Verbum, che ha dato rinnovato vigore agli studi biblici. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto dal cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Un traguardo e al tempo stesso un punto di partenza”: Benedetto XVI ha definito, così, il centenario del Pontificio Istituto Biblico. Ha quindi esortato la comunità dei docenti e allievi dell’istituzione universitaria a proseguire nel servizio di “avvicinare la Bibbia alla vita del Popolo di Dio, perché sappia affrontare in maniera adeguata le inedite sfide che i tempi moderni pongono alla nuova evangelizzazione”:

    “Comune auspicio è che la Sacra Scrittura diventi in questo mondo secolarizzato non solo l’anima della teologia, bensì pure la fonte della spiritualità e del vigore della fede di tutti i credenti in Cristo”.

     
    Il Papa ha così auspicato che il Pontificio Istituto Biblico continui a crescere come “centro ecclesiale di studio di alta qualità nell’ambito della ricerca biblica, avvalendosi delle metodologie critiche moderne” e “assicuri un’accurata formazione ai futuri professori della Sacra Scrittura”. Né ha mancato di ricordare che la prestigiosa istituzione, nel corso dei decenni, ha formato più di settemila professori di Sacra Scrittura. Ha poi messo l'accento sull'attività dell'Istituto "tesa ad interpretare i testi biblici nello spirito nel quale sono stati scritti ed aperta al dialogo con le altre discipline, con le diverse culture e religioni". Benedetto XVI si è così soffermato sul contributo dato dal Concilio Vaticano II all’accresciuto interesse per la Bibbia. In particolare, il Pontefice si è riferito alla Costituzione dogmatica Dei Verbum, alla cui elaborazione, ha ricordato, partecipò come teologo. Grazie a quel documento conciliare, ha ribadito, “si è avvertita molto più l’importanza della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”:

     
    “Ciò ha favorito nelle comunità cristiane un autentico rinnovamento spirituale e pastorale, che ha interessato soprattutto la predicazione, la catechesi, lo studio della teologia, e il dialogo ecumenico. A questo rinnovamento il vostro Pontificio Istituto ha dato un proprio significativo contributo con la ricerca scientifica biblica, con l’insegnamento delle discipline bibliche e la pubblicazione di qualificati studi e riviste specializzate”.

     
    La Dei Verbum, ha proseguito, ha “sottolineato la legittimità e la necessità del metodo storico-critico”. Al tempo stesso, mantiene “fermo” il carattere “teologico” dell’esegesi. E ciò, ha spiegato, perché “il presupposto fondamentale sul quale riposa la comprensione teologica della Bibbia è l’unità della Scrittura” ed a tale presupposto “corrisponde come cammino metodologico l’analogia della fede, cioè la comprensione dei singoli testi a partire dall’insieme”:

     
    “Essendo la Scrittura una cosa sola a partire dall’unico popolo di Dio, che ne è stato il portatore attraverso la storia, conseguentemente leggere la Scrittura come un’unità significa leggerla a partire dalla Chiesa come dal suo luogo vitale e ritenere la fede della Chiesa come la vera chiave d’interpretazione”.

    Se l’esegesi vuole essere anche teologia, ha rilevato Benedetto XVI, “deve riconoscere che la fede della Chiesa è quella forma di ‘sim-patia’ senza la quale la Bibbia resta un libro sigillato: la Tradizione non chiude l’accesso alla Scrittura, ma piuttosto lo apre”:

    “D’altro canto, spetta alla Chiesa, nei suoi organismi istituzionali, la parola decisiva nell’interpretazione della Scrittura. È alla Chiesa, infatti, che è affidato l’ufficio di interpretare autenticamente la parola di Dio scritta e trasmessa, esercitando la sua autorità nel nome di Gesù Cristo”.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, i cardinali Nicolás de Jesús López Rodríguez, arcivescovo di Santo Domingo nella Repubblica Dominicana, Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, e Severino Poletto, arcivescovo di Torino.

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    Stamani in Vaticano, primo colloquio con la Fraternità San Pio X: evidenziate le principali questioni di carattere dottrinale

    ◊   Si è tenuto stamani nel Palazzo del Sant’Uffizio, sede della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, il primo incontro della Commissione di studio, formata da esperti della medesima Commissione e della Fraternità Sacerdotale San Pio X, allo scopo di esaminare le difficoltà dottrinali che ancora sussistono tra la Fraternità e la Sede Apostolica. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “In un clima cordiale, rispettoso e costruttivo - informa una nota della Commissione Ecclesia Dei - si sono evidenziate le maggiori questioni di carattere dottrinale che saranno trattate e discusse nel corso dei colloqui che proseguiranno nei prossimi mesi probabilmente a scadenza bimensile”. In particolare, prosegue il comunicato, “si esamineranno le questioni relative al concetto di Tradizione, al Messale di Paolo VI, all’interpretazione del Concilio Vaticano II in continuità con la Tradizione dottrinale cattolica, ai temi dell’unità della Chiesa e dei principi cattolici dell’ecumenismo, del rapporto tra il Cristianesimo e le religioni non cristiane e della libertà religiosa”. Nel corso dell’incontro, conclude la nota, “si è anche precisato il metodo e l’organizzazione del lavoro”.

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    Il vescovo di Man in Costa d'Avorio, Gaspard Beby Gneba, sul Sinodo per l'Africa: bilancio positivo, il futuro del continente va progettato insieme

    ◊   “Africa alzati, non sei sola”. Queste parole pronunciate dal Papa a conclusione del secondo Sinodo dei vescovi per l’Africa sono state motivo di grande speranza per i presuli che nelle ultime tre settimane hanno partecipato ai lavori in Vaticano. Molti i temi affrontati e le sfide sollevate dai padri sinodali sui temi della giustizia, della riconciliazione e della pace. Per un bilancio, Paolo Ondarza ha intervistato mons. Gaspard Beby Gneba, vescovo di Man in Costa D’Avorio:

    R. - Secondo me, il bilancio è molto positivo. Il primo punto da sottolineare è la comunione ecclesiale: tutti i vescovi che pensano e che pregano per l’Africa attorno al Santo Padre, per me è una bellissima esperienza ecclesiale. Il secondo punto è la preghiera perché noi cristiani sappiamo che la pace, la riconciliazione, la giustizia vengono da Dio, cioè dal Signore Risorto. Pregare per tre settimane specialmente per l’Africa secondo me è stato molto importante. Infine c’è la riflessione: prima di agire, è importante essere insieme a pensare e progettare il programma pastorale per l’Africa.

     
    D. - Nel messaggio conclusivo c’è un’esortazione: “Africa, alzati!”, che riprende le parole che Gesù ha detto al paralitico. Quindi, se da una parte è un’esortazione all’Africa, dall’altra si dà per sottinteso che deve essere Gesù, Dio, ad aiutare questo movimento…

     
    R. - Al centro di tutto quello che facciamo come cristiani, come Chiesa, c’è la presenza salvifica del Signore Risorto: è lo Spirito Santo che deve sostenere i vescovi, i laici, i religiosi che lavorano in Africa, affinché trovino il coraggio di aiutare la gente a vivere in pace. Per noi cristiani la riconciliazione, la pace, la giustizia sono soprattutto un dono, un dono di Dio.

     
    D. - Dopo questo Sinodo, la Chiesa universale cosa può fare per l’Africa?

     
    R. - Questo Sinodo è per l’Africa, ma secondo me non è l’Africa che fa il Sinodo: è tutta la Chiesa che pensa e che prega per l’Africa, il Papa stesso è stato sempre con noi. Questo per me già è abbastanza, è già tanto. Adesso viviamo in un mondo globalizzato, nessuno può risolvere tutti i suoi problemi da solo, non è più possibile. Quindi anche le altre Chiese - in Europa, in America, in Oceania - possono aiutare l’Africa ad alzarsi, soprattutto con la preghiera ma anche con la carità, con l’aiuto. In Africa abbiamo tanti problemi e bisogni: la salute, l’educazione, la formazione dei giovani… Noi da soli non possiamo farcela, abbiamo bisogno di Dio, ma anche dei nostri fratelli, delle Chiese negli altri continenti: abbiamo bisogno di tutti.

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    Aperta in Vaticano la plenaria delle Comunicazioni sociali. Mons. Celli: allo studio un nuovo documento pastorale che sostituisca l'"Aetatis Novae"

    ◊   La Chiesa sta studiando una nuova Istruzione Pastorale nel campo delle comunicazioni sociali, che dovrebbe sostituire l’Aetatis Novae, pubblicata nel 1992. Lo ha sottolineato questa mattina il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, l’arcivescovo Claudio Maria Celli, che ha inaugurato in Vaticano la plenaria del dicastero. Il presule ha messo in risalto la priorità pastorale nel campo dei media: quella della formazione alla comunicazione, a tutti i livelli della gerarchia. Il servizio Alessandro De Carolis:

    L’evoluzione della tecnologia mediatica, e con essa l’evoluzione dei contenuti che la tecnologia stimola od origina, chiede alla Chiesa un aggiornamento ormai ritenuto inderogabile delle proprie linee pastorali, tuttora ancorate all’Istruzione Pastorale Aetatis Novae che il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali firmò 17 anni fa sotto la guida dell’allora presidente, mons. John Patrick Foley. Ringraziando proprio il suo predecessore all’inizio della sua prima plenaria aperta in veste di massimo responsabile, l’attuale presidente, mons. Celli, ha riferito che “una prima bozza di un’eventuale Istruzione Apostolica” è stata sottoposta dal dicastero vaticano a “vari periti accademici dell’arte della comunicazione”, mentre - ha soggiunto - dall’attuale plenaria dovrebbero emergere “prospettive pastorali per il futuro”. Prospettive, ha osservato per un verso mons. Celli, che abbracciano un orizzonte molto vasto, al punto che volutamente l’assemblea in corso in Vaticano non ha un tema particolare ma va considerata una collegiale presa d’atto “dell’attuale situazione nel campo dei media”. Per la Chiesa, ha affermato il presule, la sfida spazia dal dialogo con quella che Benedetto XVI ha definito “cultura digitale” al confronto con quelle realtà dove i media non sono così preponderanti nel contesto socioeconomico, e dove è ad esempio ancora la carta stampata a svolgere un ruolo primario nella comunicazione.

     
    Con un resoconto a volo d’aquila, mons. Celli ha ricordato nel suo intervento i numerosi incontri, simposi e seminari internazionali che lo hanno impegnato alla guida del Pontificio Consiglio negli oltre due anni intercorsi dalla sua nomina a presidente, avvenuta nel luglio 2007. In quella occasione, ha detto mons. Celli, il Papa gli manifestò quali fossero i suoi desideri nel campo della comunicazione. Campo che il presidente del dicastero pontificio ha sintetizzato in alcuni punti, come l’attenzione al mondo accademico e alle radio cattoliche, ma soprattutto l’importanza della formazione alla comunicazione di tutto il clero e del mondo religioso. Soffermandosi sui criteri di scelta dei temi riguardanti l'annuale Giornata delle comunicazioni sociali, mons. Celli ha tra l'altro evidenziato il “grande successo” ottenuto dal sito web “pope2you”, operante dallo scorso maggio. Dopo 15 giorni, gli accessi sono stati contati in 5 milioni e a tutt’oggi, ha riferito, si è creato un gruppo di 30-40 mila giovani per i quali sono allo studio migliorie grafiche e di contenuto del sito. Guardando al futuro, infine, mons. Celli ha detto che, dopo il Congresso sulle TV cattoliche del 2006 e dopo quelli sulle università e le radio cattoliche, degli anni successivi, “mi sembra giunto il momento - ha concluso - di rivolgere uno sguardo attento alla stampa cattolica al mondo Internet”, facendo tesoro delle esperienze già accumulate da molte diocesi in entrambi i settori.

     
    Al microfono della collega della sezione inglese, Philippa Hitchen, l'arcivescovo Claudio Maria Celli entra nel merito degli argomenti che impegneranno da oggi i partecipanti alla plenaria:

    R. - L’Assemblea non ha un suo tema specifico, perché il tema di fondo sarà quello di studiare insieme, per cercare di capire in maniera sempre più approfondita la problematica creata dalle nuove tecnologie del mondo di oggi e le nuove tecnologie stanno creando una nuova cultura, quella che noi chiamiamo una cultura digitale. E la grande sfida che la Chiesa deve affrontare oggi non è quella di acquisire mezzi più potenti di trasmissione, ma quella di essere capace di dialogare con questa nuova cultura. Il nostro sogno è che in questo villaggio globale, creato dalle nuove tecnologie, la Chiesa e i discepoli di Gesù possano avere la loro tenda, la Sua tenda, la tenda di Gesù, perché l’attenzione sarà rivolta agli uomini e alle donne, a tutti coloro che passano per le strade del mondo. Così, riscopriremo che la missione della Chiesa è sempre la medesima: annunciare la Parola di Gesù, la Parola che salva, la Parola di vita, rendere Gesù presente nel mondo degli uomini di oggi. Oggi, questi grandi social network sono punto di incontro per centinaia di milioni di persone.

     
    D. - Quindi, in che modo la Chiesa può rispondere alle sfide poste da queste nuove tecnologie?

     
    R. - Io credo che una delle sfide della Chiesa di oggi sia come essere presente in questo mondo, che è vero che è un mondo virtuale, ma che è anche vero che è di uomini e donne reali. Io non penso che i mezzi di comunicazione siano l’unica azione pastorale della Chiesa, ma certamente nell’azione pastorale della Chiesa questi mezzi giocano un ruolo importantissimo.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La realtà nella prospettiva di Dio: in prima pagina, un editoriale del direttore a conclusione del Sinodo per l'Africa.

    Rinnovato impegno a tutelare i diritti delle popolazioni indigene: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla 64 sessione dell'Assemblea generale dell'Onu.

    Diplomazia da sesto grado superiore: in cultura, la prolusione del Nunzio Apostolico in Polonia, arcivescovo Jozef Kowalczyk, per il novantesimo anniversario dell'ordinazione episcopale di Achille Ratti, e un articolo di Paolo Vian sul "gran Papa alpinista".

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    Oggi in Primo Piano



    Concluso il Simposio sul Mississippi organizzato dal Patriarcato ortodosso ecumenico. Il prossimo evento dedicato al Lago Vittoria

    ◊   Si è conclusa ieri a New Orleans, in Louisiana, l’ottava edizione del Simposio di Religione Scienza e Ambiente, sotto l’alto patronato del Patriarca ecumenico, Bartolomeo I. L’appuntamento è stato dedicato al grande fiume Mississippi, con una tappa anche a Memphis. Il servizio della nostra inviata al Simposio, Giada Aquilino:

    Dal Mississippi al Lago Vittoria. Dal continente americano all’Africa. Il Simposio di Religione Scienza e Ambiente, promosso dal Patriarca ortodosso ecumenico Bartolomeo I, si è chiuso ieri a New Orleans e i partecipanti si sono dati appuntamento alla prossima edizione, che si terrà sul più grande lago africano. La data non è ancora certa, ma gli scienziati, gli esperti ambientali e i giornalisti che andranno sul Lago Vittoria - 70 mila km², spartiti tra Tanzania, Uganda e Kenya - faranno il punto sull’ecosistema della zona, saranno sulle sorgenti del Nilo bianco, il più lungo degli affluenti del Nilo, toccando con mano i danni causati da anni di interventi sconsiderati dell’uomo. D’altra parte, già qui sul Mississippi Bartolomeo I, nel suo discorso conclusivo, ha voluto richiamare all’urgenza di un “senso di responsabilità per la situazione ambientale globale”, che coinvolga religiosi, politici, studiosi, ong, cittadini. Chiudendo l’ottavo Simposio che, come ha ricordato lo stesso Patriarca, “è partito da Memphis ed è arrivato a New Orleans, è iniziato col soul ed è finito col blues”, Bartolomeo I ha ringraziato i partecipanti anche per i momenti di preghiera comune. Questi convegni rimangono infatti un’occasione d’incontro ecumenico, come dimostrato dalla presenza al Simposio del cardinale Theodore Mc Carrick, arcivescovo emerito di Washington, e dell’arcivescovo di New Orleans, mons. Gregory Michael Aymond, e dal messaggio inviato per l’occasione dal Papa al Patriarca, nel quale Benedetto XVI ha invitato i cristiani ad offrire una testimonianza forte della propria responsabilità per la salvaguardia del Creato. Ascoltiamo la soddisfazione di Bartolomeo I:

    “Noi abbiamo apprezzato molto il messaggio di Sua Santità, pieno di amore reciproco che è tale da ambedue le parti. E’ una partecipazione ai nostri sforzi e alle nostre iniziative e non è la prima volta che Sua Santità invia un messaggio così bello e un suo rappresentante: anche nei simposi precedenti, come per esempio in Groenlandia, ha inviato un lungo messaggio ed un cardinale. Di questo siamo grati a Sua Santità e possiamo pregare e lavorare insieme”.

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    Soccorsi in acque italiane i 200 immigrati in balia del Mediterraneo. Intervista con Laura Boldrini

    ◊   E’ entrato in acque di soccorso italiane il barcone con a bordo circa 200 immigrati, tra loro somali ed eritrei e molte donne e bambini, da venerdì in navigazione al largo delle coste libiche. Sul posto stanno arrivando alcune imbarcazioni di soccorso. Pessime le condizioni meteo, con il mare a forza 4 ed il vento di 20 nodi. Il servizio è di Francesca Sabatinelli:

    Il comando delle operazioni, ora, è di competenza italiana e la salvezza dei circa 200 migranti a bordo del barcone che da tre giorni è in balia del mare in tempesta è affidata a due motovedette inviate dalle coste siciliane per effettuare il trasbordo. Affianco dell’imbarcazione di circa 17 metri, partita dalla Libia, c'è ancora la motocisterna “Antignano”, che da venerdì segue a distanza la barca rifornendo le persone di cibo e acqua. Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati:

     
    “Io devo veramente esprimere tutta la nostra gratitudine al comandante della petroliera 'Antignano' e al suo equipaggio per il loro comportamento responsabile. Detto questo, però, a oggi ancora continua l’odissea di questa imbarcazione, in un ping-pong di responsabilità. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati chiede a tutti i governi rivieraschi nel Mediterraneo di porre il soccorso di vite umane come priorità assoluta. E se è vero che su questa imbarcazione c’è un motore e quindi non c’erano pericoli imminenti, è anche vero che con un mare in burrasca può sempre accadere il peggio. Per questo, noi chiediamo di porre fine a questa odissea!”.
     
    “La storia si ripete”, accusa la Boldrini: continua il palleggiamento delle responsabilità e a rischio è la vita di persone che cercano solo di fuggire dalle tragedie dei loro Paesi:

     
    “L’Italia, da maggio, ha adottato la politica dei respingimenti e in questo mare va detto che, se vediamo i dati dello scorso anno, il 75% di chi ha rischiato la vita è fatto da persone in fuga da guerre e da persecuzioni, quindi da persone che non possono essere rimandate indietro. Per quanto riguarda la situazione di Malta, questo Paese ha sempre fatto anche affidamento sulla collaborazione con i corpi dello Stato italiano. Anche perché Malta è una piccola isola, ha mezzi molto limitati e quindi in questi anni è stato possibile salvare migliaia di vite umane perché comunque c’era una sinergia tra i due Paesi. In questo momento, sembrerebbe invece che c’è più interesse a scaricare sugli altri le responsabilità anziché, come abbiamo visto in passato, fare una gara a chi salvava più vite umane”.

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    Oggi pomeriggio Messa inaugurale nella Basilica di San Giovanni Laterano per i 70 anni della Lumsa: intervista con il rettore, Giuseppe Dalla Torre

    ◊   Vocazione umanistica e ispirazione cattolica: i caratteri distintivi dell’Università Lumsa. Fondato a Roma nel 1939, l’Istituto Superiore di Magistero Maria SS. Assunta, trasformato nel 1989 in Libera Università, ha aperto nel corso degli anni nuove sedi a Palermo, Taranto, Caltanissetta e Gubbio. Attualmente, sono circa 9 mila i suoi studenti nelle tre Facoltà di Lettere e Filosofia, Giurisprudenza e Scienze della Formazione. Oggi pomeriggio, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, il cardinale vicario, Agostino Vallini, celebrerà la Messa inaugurale per i 70 anni della Lumsa. Evento che sarà contrassegnato da convegni, pubblicazioni, mostre oltre che l’emissione di un aerogramma delle Poste vaticane e di una cartolina filatelica della Poste italiane. Il servizio di Roberta Gisotti:

    “Nel futuro da 70 anni”, è il motto di questa celebrazione, che attraverso le vicende della Lumsa ripercorre un pezzo di storia d’Italia. Radici, identità, ruolo dell’Ateneo: al centro dei tanti eventi e convegni che animeranno l’intero Anno accademico. Al nostro microfono il rettore, il prof. Giuseppe Dalla Torre: qual è il messaggio al cuore di questo anniversario?

     
    R. - Direi essenzialmente l’attenzione alla persona umana e soprattutto non solo alla sua formazione professionale, la più alta, la più eccellente possibile, ma alla sua educazione. Credo che questo sia l’elemento di continuità. Si poneva nel 1939, quando è nata l’Università e quando i totalitarismi imperversavano, volendo avere allo Stato il monopolio dell’educazione. Si pone oggi in una società relativistica e senza valori, nella quale il nichilismo divampa e dilaga dappertutto.

     
    D. - Dal 1939 ad oggi, tante le innovazioni e trasformazioni adottate nell’offerta didattica dalla Lumsa, in un contesto socioculturale italiano a dir poco problematico sul versante universitario. Ecco, c’è stato un faro di orientamento per le autorità accademiche della Lumsa nel dare risposta alla crescente domanda formativa?

     
    R. - Diciamo che oggi l’Italia sta attraversando un periodo difficile per quanto riguarda il sistema università, perché queste sono chiamate in qualche modo quasi ad un compito di supplenza: quello di elevare il livello culturale delle più giovani generazioni. Noi abbiamo impostato la nostra politica degli ultimi anni proprio in questo senso: una particolare attenzione a colmare quel divario che c’è tra la preparazione che gli studenti ricevono nelle Scuole secondarie superiori e quella che è richiesta in Università per poter proseguire e concludere brillantemente gli studi.

     
    D. - L’annoso problema del collegamento tra università e il mondo del lavoro: che risposte date?

     
    R. - Noi puntiamo moltissimo su stage e tirocini. Ogni studente può contare di poter fare un’esperienza di questo genere, anche in quelle Facoltà, in quei Corsi che tradizionalmente non sono avvezzi a questo - penso a Giurisprudenza - non solo, anche fino a 18 mesi dopo la Laurea. Questa è una grande possibilità che si risolve anche in opportunità di lavoro.

     
    D. - C’è qualcosa di specifico nel rapporto che voi proponete tra gli studenti e la classe docente?

     
    R. - Il rapporto è dato dal fatto che, essendo i nostri numeri molto limitati, c’è una relazione ideale tra lo studente e il docente: c’è la possibilità di interloquire, di ricostituire quello che dovrebbe essere il proprio dell’Università, secondo le sue origini medievali: una comunità di persone - docenti e studenti - che attraversano insieme una grande esperienza intellettuale.

     
    D. - Professore, come vi state preparando ai tanti eventi in programma?

     
    R. - Innanzitutto, sono eventi connessi al nostro essere un’Università cattolica. Ci sarà una grande Messa a San Giovanni, la nostra cattedrale - il Vicariato è il nostro ente fondatore - quindi l’inaugurazione dell’Anno accademico e soprattutto ci sarà l’atteso incontro con Benedetto XVI il 12 novembre prossimo, da cui ci aspettiamo incoraggiamento e indirizzo di ricerca e indirizzo nella nostra attività didattica. Poi, ci sono molte manifestazioni di carattere scientifico: tre Convegni internazionali, uno su come si insegna la Teologia in Italia, uno che riguarda più specificamente l’Educazione e la Formazione a livello universitario, uno che riguarda la nostra fondatrice, la madre Luigia Tincani. E poi, vi sono una serie di altre iniziative anche di solidarietà: gli studenti si sono dati molto da fare per creare momenti di raccoglimento religioso e spirituale ma anche momenti di solidarietà con Paesi del Terzo Mondo, in particolare l’Inda.

     
    D. - Sappiamo che ci saranno anche degli eventi sportivi …

     
    R. - C’è un programma di attività sportive. Noi puntiamo molto anche su questo, perché riteniamo che proprio la formazione integrale - o meglio, l’educazione della persona - passi anche attraverso un’esplicitazione delle facoltà che ciascuno di noi ha, anche in questo settore.

     
    D. - Ci sono anche nuovi progetti didattici o di ulteriore espansione?

     
    R. - I progetti didattici sono soprattutto ai livelli più alti, cioè rafforzare e sviluppare il livello più alto del dottorato di ricerca e dei dottorati e delle esperienze internazionali, a livello di corsi comuni con altre Università straniere. Per quanto riguarda i Corsi ordinari, il mio sogno è sempre quello di creare una Facoltà scientifica.

     
    D. - Professore, quale augurio fare ad un giovane che si iscrive alla vostra Università?

     
    R. - Certamente, l’augurio di poter sfruttare al massimo tutte le opportunità che la nostra Università gli offre, gli dà per poter arrivare ad una preparazione davvero di eccellenza. Oggi non conta più avere il titolo di studio: bisogna sapere che cosa c’è dietro a quella Laurea. E noi possiamo darlo.

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    Domani in San Pietro le esequie di Camillo Cibin. Il ricordo del cardinale Tucci

    ◊   E’ stata allestita questa mattina in Vaticano nella chiesa di Santo Stefano degli Abissini la camera ardente di Camillo Cibin, già ispettore generale del Corpo di Vigilanza vaticana, spentosi ieri mattina a Roma all’età di 83 anni. I funerali si svolgeranno domani pomeriggio nella Basilica di San Pietro, all’Altare della Cattedra. Il servizio di Roberta Gisotti.

    Una vita spesa al servizio della Chiesa, Camillo Cibin era entrato nella Gendarmeria vaticana nel 1948, per oltre mezzo secolo custode dell’incolumità fisica del Papa, era stato nominato ispettore generale del Corpo di vigilanza nel 1971, servendo Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II - che aveva protratto la sua permanenza in servizio oltre i 75 anni - e infine Benedetto XVI, prima di andare in pensione nel 2006, lasciando l’eredità del prestigioso incarico al suo vice, Domenico Giani.

     
    Testimone di un pezzo di storia vaticana, sempre riservato e fedele al suo ruolo, il nome dell’ispettore Cibin era rimbalzato agli onori delle cronache internazionale quando il 13 maggio 1981 durante l’attentato a Giovanni Paolo II aveva saltato le transenne per fermare Ali Agca, ed ancora il 12 maggio 1982 a Fatima fece scudo al Papa proteggendolo dall’aggressione di uno squilibrato. Cibin fu accanto a Giovanni Paolo II nei 104 viaggi apostolici, per oltre 20 anni organizzati dall’allora padre gesuita, oggi cardinale Roberto Tucci, che lo ricorda con tanta stima ed affetto:

     
    R. - Ci siamo voluti molto bene. Mi ha scritto delle bellissime lettere in certe occasioni: veramente affettuosissime. E anch'io ero molto legato a lui. Era un uomo dedicato completamente alla Chiesa e soprattutto al Santo Padre.

     
    D. - Lei che ha organizzato per oltre 20 anni i viaggi del Papa, in che modo confidava nell’aiuto, nella collaborazione di Cibin?

     
    R. - Per me, Cibin era un grande amico, quindi non c’era nessuna difficoltà di rapporti: mi potevo fidare al 100% di lui. E poi, la sua dedizione anche fisica era totale, fino agli ultimi anni. Aveva conservato una grande resistenza fisica e mentale, per cui era un uomo sempre sveglio, sempre disponibile e soprattutto molto umile: non era un uomo che si sia mai dato delle arie. Mai. Molto semplice e molto fedele. E’ stato un esemplare, una persona da ricordare con rimpianto, con ammirazione e auspicando che la Chiesa ne trovi ancora, di gente simile.

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    Chiesa e Società



    Il vescovo anglicano di Fulham considera interessante e generosa la proposta della Santa Sede

    ◊   “Interessante”, così il vescovo John Broadhurst, presidente dell’organizzazione “Forward in faith UK” (che rappresenta l’anima tradizionalista della Chiesa anglicana di Inghilterra) definisce al “Sir” la proposta del Vaticano di consentire con una nuova Costituzione apostolica a pastori e vescovi anglicani di entrare in piena comunione con la Chiesa cattolica. Sabato scorso, si è conclusa l’assemblea generale che ha riunito per due giorni a Londra oltre 500 delegati di “Forward in faith” eletti in rappresentanza di parrocchie e organismi di Inghilterra, Scozia e Galles. Erano presenti rappresentanti anche da Stati Uniti e Australia e ospiti tra i quali l’arcivescovo australiano John Hepworth, primate della Traditional Anglican Communion. Nel discorso di chiusura, il vescovo Broadhurst ha detto che la proposta del Papa “è incredibilmente generosa, clamorosamente diversa da qualsiasi altra proposta simile del passato. Non è senza problemi, non senza difficoltà o questioni sospese ma dice a me e a te che Roma pensa in modo diverso da quello che ha pensato negli ultimi quarant’anni”. “In un momento in cui speravamo che la Chiesa di Inghilterra ascoltasse le nostre preoccupazioni e non l’ha fatto, il vescovo di Roma l’ha fatto e questo deve farvi fermare e riflettere”, ha detto ancora il vescovo Broadhurst. John Broadhurst è vescovo di Fulham nella diocesi anglicana di Londra ed ha la responsabilità pastorale delle parrocchie contrarie all’ordinazione delle donne. Sempre nel suo discorso, Broadhurst ha ricordato che l’ordinazione delle donne pastore ha reso la posizione del suo movimento all’interno della chiesa di Inghilterra molto difficile. Poi un appello per l’unità: “Dobbiamo cercare di rispondere a questo tutti insieme, soprattutto con la preghiera. Leggere la proposta, digerirla, vedere come evolve”. “Dobbiamo capire – conclude - chi siamo e che cosa ci riserva il futuro”. (R.P.)

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    Iraq: per mons. Warduni il "massacro" di ieri è legato alle prossime elezioni

    ◊   Un massacro incredibile le cui cause potrebbero essere ricercate, anche, nelle prossime elezioni di gennaio. E’ in sintesi quanto ha spiegato all'agenzia Sir il vicario patriarcale di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, commentando l’attentato che ieri a Baghdad ha sconvolto la Zona verde, teoricamente quella più protetta data la presenza di Ministeri e ambasciate straniere, della capitale irachena. 165 le persone uccise e oltre 540 quelle ferite. “E’ sempre più difficile capire i motivi di tanta violenza – afferma il presule – le cause potrebbero essere ricercate nell’avvelenamento del clima politico in vista delle elezioni di gennaio”. Secondo il generale Usa George Joulwan, ex comandante supremo delle forze militari Nato, l’attentato, che sarebbe opera di Al Qaeda, deve far capire al governo di Nuri al Maliki che serve maggiore impegno da parte irachena nel garantire la sicurezza del Paese. “Certamente il governo dovrà fare ulteriori sforzi per permettere alla legge di trionfare – dichiara Warduni – ma questi atti continueranno se non ci sarà una pace generale, conseguita con la cooperazione di tutti. Le dichiarazioni di parte non sono utili alla pace, la politica deve servire all’interesse di tutto l’Iraq e non solo di una parte di esso. In occasione dei tre giorni di lutto nazionale proclamati dal governo, ci uniamo in preghiera per ricordare le vittime di questi attacchi”. (R.P.)

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    Vietnam: per la prima volta nel Paese, riunione dei vescovi asiatici

    ◊   Per la prima volta si è potuta svolgere in Vietnam una riunione della Federazione degli episcopati cattolici del’Asia (FABC). Il governo - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha infatti consentito che si tenesse a Ho Chi Minh City un seminario al quale hanno preso parte 40 cardinali e vescovi provenienti da Bangladesh, India, Giappone, Laos, Macao, Malaysia, Filippine, Corea del Sud, Sri Lanka, Taiwan e Thailandia, oltre naturalmente al Vietnam. Era dal 1970 quando, presente Paolo VI, i vescovi dell’Asia ebbero a Manila il loro primo incontro, che iniziative della FABC non si svolgevano in Vietnam, malgrado l’attiva partecipazione dei vescovi di tale Paese alla Federazione. L’incontro è stato aperto con una messa celebrata dal giapponese mons. Francis Xavier Osamu Mizobe, mentre il vescovo ausiliare di Saigon ha tenuto un’omelia sul compito dei cattolici nell'evangelizzare. Di particolare significato, nel corso dei lavori, l’intervento del cardinale della diocesi ospitante, Jean Baptiste Pham Minh Man, che ha illustrato “L’educazione per i cristiani per vivere il mistero della Santa Eucaristia nel contesto socio-economico del Vietnam di oggi”. Obiettivo del seminario era la condivisisone di informazioni, idee, innovazioni e strumenti tecnologici nell’amministrazione, nelle strategie educative e nelle attività sociali delle scuole cattoliche. I vietnamiti partecipanti hanno fatto del loro meglio per contribuire ai lavori, ma i loro interventi non potevano essere in linea con quelli degli altri, dal momento che da decenni i cattolici sono stati allontanati dal campo educativo, monopolizzato dallo Stato. Nel Nord del Vietnam, l’insegnamento cattolico è stato bandito nel 1954, con la presa del potere da parte del Partito comunista. Lo stesso è accaduto nel 1975 nel Sud. In quel momento, i cattolici avevano più di duemila strutture educative, dagli asili ai massimi livelli educativi. Da allora, nell’intero Paese la scuola è gestita unicamente dallo Stato. A più riprese, specialmente nelle maggiori città, i vescovi hanno chiesto che i cattolici possano partecipare al sistema educativo, citando gli allarmanti dati dell’attuale situazione. Hanno messo in guardia sul fatto che i bambini vietnamiti sono privati del diritto di avere una adeguata, effettiva e onesta educazione. (R.P.)

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    Filippine: per i ribelli del Milf padre Sinnot è ancora in vita. Cautela della Chiesa

    ◊   Padre Michael Sinnot, rapito due settimane fa a Pagadian, nel sud delle Filippine, è vivo. L’annuncio è stato dato da un esponente di punta del Fronte moro di liberazione islamico (Milf), Eid Kabalu, in una dichiarazione rilasciata al quotidiano filippino ‘The Inquirer’ e poi ripresa dall’agenzia Misna, in cui precisa che gli uomini del Milf, che da giorni stanno partecipando alle ricerche del missionario della Società di San Colombano, sono riusciti a “trovare il luogo esatto in cui è trattenuto, nella provincia di Lanao del Sur, e a identificare il gruppo che lo trattiene”. Il membro del movimento indipendentista del sud delle Filippine ha quindi definito un tentativo di depistaggio la notizia della presunta morte del religioso, e ha precisato di non poter fornire maggiori dettagli per non compromettere gli sforzi delle autorità filippine e di tutte le altre realtà impegnate per la liberazione del religioso. “Il rapimento di padre Sinnot - ha concluso l’esponete del Milf - richiede tutte le attenzioni possibili e tutto l’aiuto che qualsiasi persona che creda in Dio è in grado di dare per arrivare alla sua immediata liberazione”. Le dichiarazioni sono state accolte con le dovute cautele da padre Patrick O'Donoghue, superiore della comunità di San Colombano contattato nella casa di Pagadian, la stessa verso cui padre Sinnot si stava recando il giorno del rapimento: “Posso solo sperare che le dichiarazioni del Milf siano vere e personalmente posso solo dire che non abbiamo elementi nostri per confermare quelle parole”. Padre O'Donoghue ha confermato che non si è verificato ancora nessun contatto con i rapitori e che le preoccupazioni maggiori sono legate alle condizioni di salute dell’anziano missionario. Secondo la ricostruzione fornita alla Misna dai suoi confratelli, padre Michael (78 anni) è stato rapito in pieno centro da un gruppo di sei uomini armati mentre stava passeggiando da solo a poche decine di metri dall’ingresso della casa dei padri colombani di Pagadian. (M.G.)

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    Pakistan: l’impegno della Chiesa contro il fondamentalismo islamico

    ◊   In Pakistan c’è una chiesa “giovane, vibrante e coraggiosa” che si oppone al tentativo di “completa islamizzazione della società” portato avanti da una frangia di fanatici per imporre una visione fondamentalista dell’islam e della religione. Il drammatico fenomeno della radicalizzazione della fede islamica in Pakistan emerge dalla testimonianza rilasciata ad AsiaNews da padre Theodore Mascarenhas, del Pontificio consiglio della cultura e delegato per l’Asia, l’Africa e l’Oceania, rientrato di recente da un soggiorno al Seminario maggiore di filosofia, a Lahore, dove ha avuto “l’opportunità di interagire con 55 studenti e il rettore, padre Khalid Yusaf. Secondo padre Mascarenhas esiste una minoranza che non rappresenta “la media della società pakistana”, ma cerca comunque di forzare la mano sulle autorità del Paese. Questo è testimoniato dalla “nazionalizzazione degli istituti educativi cristiani” operata da Zulfikar Ali Bhutto, ex presidente e primo ministro, poi sconfessata dal generale Musharraf, che ha “restituito le proprietà ai cristiani”. E ancora la “licenza per la vendita di alcolici”, che non si capisce se è “un segno di tolleranza” verso una fede diversa o un modo per “considerarli infedeli” e, per questo, perseguitarli. Tuttavia,  la forma maggiore di repressione verso la minoranza resta comunque la famigerata legge sulla blasfemia, norma del codice penale pakistano che sancisce il carcere a vita o la pena di morte per chi profana il Corano o dissacra il nome di Maometto. “La temuta legge sulla blasfemia – afferma il sacerdote – è una delle armi più potenti ed è usata non solo per questioni legate alla sfera religiosa ma è sfruttata da persone gelose per colpire i cristiani che si arricchiscono” grazie al loro lavoro e al commercio. Egli aggiunge che il presidente Zardari “ha promesso al Papa di abrogare la norma”, ma “nessuno crede che lo farà davvero”. Il rappresentante del Pontificio consiglio della cultura spiega che “il processo di islamizzazione comincia dalle scuole”, dove i libri di testo hanno cancellato le “visioni moderate” della religione per “rimpiazzarle” con elementi che fomentano “le divisioni confessionali”. Il Paese ha inoltre “deviato dalla visione laica sancita dal fondatore” Ali Jinnah ed esercita pressioni per “cambiare le culture delle minoranze”. In questo quadro preoccupante si staglia il messaggio di pace lanciato dalla Chiesa cattolica. “La nota più incoraggiante – spiega padre Mascarenhas – è che la Chiesa, i suoi leader e i fedeli sono ammirevoli. Vivono la loro fede con coraggio. Soffrono le difficoltà di ogni cittadino pakistano in un Paese oppresso dalla corruzione, dalla violenza, dal terrorismo”. “Voglio anche – aggiunge – esprimere una parola di apprezzamento per il nunzio apostolico, mons. Adolfo Tito Yllana, che possiede una conoscenza immensa del Paese, delle persone e della situazione socio-economica e culturale”. La sopravvivenza della cultura cristiana in Pakistan – un Paese in origine multiculturale, dove convivevano templi buddisti, chiese e templi zoroastriani – è dunque affidata a istituti e scuole, che fanno “un lavoro straordinario” per tutti gli studenti “senza distinzioni di credo religioso. Loro rappresentano il futuro della Chiesa in Pakistan – sottolinea infine il religioso - sulle orme tracciate dal patrono del seminario, San Francesco Saverio”. (M.G.)

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    India: lebbrosario di Bangalore a rischio chiusura per la costruzione di un centro commerciale

    ◊   Un centro commerciale al posto di un lebbrosario cattolico. E’ il drammatico epilogo che rischia l’antico istituto di Sumanahalli, in India, gestito dalla comunità cattolica nella periferia nord di Bangalore. Per la struttura è sempre più probabile una chiusura obbligata a causa di un provvedimento del governo di Karnataka, importante Stato dell’India meridionale, dove è al potere il Baratiya Janata Party, partito nazionalista indù, che ha deciso di non rinnovare il contratto di affitto del terreno su cui sorge l’istituto, stipulato con la diocesi di Bangalore nel 1977. Il governo – riferisce la Fides - afferma che la sua politica prevede di non concedere appezzamenti di terreno demaniale in affitto per più di 30 anni, già scaduti due anni fa. Il terreno, inoltre, 30 anni fa, si trovava ben al di fuori della città di Bangalore, mentre oggi è all’interno dell’area metropolitana. Su quel terreno dovrebbe nascere un centro commerciale, molto più redditizio per il bilancio pubblico. Intanto cresce l’allarme in tutta la comunità locale. “Non toglieteci la speranza”, dicono volontari, religiosi e pazienti del Sumanahalli, che in questi giorni hanno esposto sull’ingresso del comprensorio lo slogan “Il villaggio della gente di buon cuore”. Tanti uomini e donne di buona volontà, di diverse religioni, vogliono infatti continuare a vivere in quest’oasi di carità nel cuore di Bangalore. Padre George Kannathanam, direttore del Sumanahalli, si sta battendo con ogni mezzo per evitare la chiusura del centro, ma è molto preoccupato: “Già due anni fa il governo ci aveva chiesto la restituzione di parte del terreno, lasciandoci però la possibilità di continuare a gestire l’istituto. Oggi rivuole l’intero appezzamento, e ciò significherebbe per noi chiudere i battenti”. “Centinaia di persone – prosegue il religioso - al Sumanahalli si sentono a casa . Hanno ritrovato qui la loro dignità e sono state guarite. Pensate a quale agonia andrebbero incontro molti malati nel doversi spostare. E dove andranno a finire i lebbrosi di Sumanhalli?”. L’arcivescovo di Bangalore, mons. Bernardo Moras, ha scritto una lettera ufficiale al governo dello stato chiedendo il rinnovo del contratto di affitto, elogiando la meritoria opera sociale svolta in trent’anni dall’istituto, senza alcun contributo pubblico. La Chiesa locale non esclude di portare il caso all’attenzione del governo federale dell’Unione Indiana. (M.G.)

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    Sud Corea: campagna della Chiesa per l’abolizione della pena di morte

    ◊   La Repubblica della Corea del Sud è divenuta nel 2007 un paese “abolizionista di fatto”, che quindi mantiene nel proprio ordinamento la pena di morte per reati ordinari e politici, a volte emettendo sentenze capitali, ma senza applicare esecuzioni da almeno un decennio. Come riportato dall’agenzia Fides, la Chiesa coreana si impegna a mantenere alta la speranza di una totale abolizione della pena di morte, attraverso una campagna di sensibilizzazione dal nome “La via della vita, la nostra via”, organizzata e messa a punto dalla sotto-commissione per l’Abolizione della pena di morte, in seno alla Commissione episcopale “Giustizia e Pace”. Secondo il segretario esecutivo della “Commissione Giustizia e Pace”, padre Thaddaeus Lee Ki-rak, “il solo modo di ridurre il crimine è un impegno costante del governo per la protezione dei cittadini, cambiando la cultura della morte e della violenza in cultura della vita”. “L’abolizione della pena di morte - ha proseguito il religioso - sarà il primo passo verso una società pienamente rispettosa dei diritti umani”. In occasione della “Giornata Mondiale contro la Pena di morte”, il 10 ottobre scorso, la Commissione episcopale “Giustizia e Pace” ha aderito alle manifestazioni abolizioniste che si sono tenute in tutto il Paese, a fianco di altre Ong e associazioni internazionali che hanno celebrato la Giornata. (C.P.)

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    RD del Congo: un’associazione missionaria denuncia gli inganni della "guerra etnica"

    ◊   La versione ufficiale parla di successo militare, restaurazione dell’Autorità dello Stato e pace ritrovata. Ma la realtà sembra diversa e la situazione sta diventando sempre più confusa e ambigua” afferma la “Rete Pace per il Congo”, in un rapporto inviato all’agenzia Fides, sulla situazione nel nord e sud Kivu, le due province dell’est della Repubblica Democratica del Congo, da mesi al centro di un’operazione militare per sconfiggere le Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (FDLR), un gruppo composto dagli ex membri delle milizie hutu rwandesi responsabili del genocidio del 1994, che da allora hanno trovato rifugio in territorio congolese. “L'operazione militare delle FARDC (l’esercito congolese) contro le Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (FDLR), ampiamente pubblicizzata dai mass media, è utilizzata dalle autorità militari e politiche, locali e nazionali, per non parlare del dramma dei due Kivu” afferma il rapporto della Rete, che è promossa dai missionari che operano in Congo. “In realtà, l'attrattiva delle risorse minerarie di queste due province continua a ravvivare gli appetiti delle multinazionali e suscita la creazione di nuovi gruppi armati. È provato che non passa una settimana senza che si segnali la nascita di un nuovo gruppo armato. Questi nuovi gruppi armati portano l’etichetta sia del CNDP (Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo) che dei gruppi Mai-Mai” afferma il documento. I Mai-Mai sono delle milizie locali, che in genere si alleano con le forze armate congolesi, mentre il CNDP è il gruppo guidato da Laurent Nkunda (agli arresti in Rwanda) che ufficialmente si batte per proteggere la minoranza tutsi nel nord Kivu. Ma come ricorda il rapporto di “Pace per il Congo”, “nel suo ultimo rapporto, International Crisis Group afferma anche che: ‘l'85 % delle truppe del CNDP era composto di Hutu e che il comando era nelle mani di Tutsi’”. Quindi la “guerra etnica” è solo un pretesto per sfruttare impunemente le ricchezze minerarie dell’area. I missionari affermano infatti che “Questi continui cambiamenti (di sigle) nascondono una sola cosa: la ricerca da parte di bande armate della loro autonomia di azione, per sfruttare a loro profitto le risorse minerarie della provincia. Questa mafia è incoraggiata dall'onnipresenza di commercianti, multinazionali e trafficanti d'armi. È sostenuta anche dall'assenza dell'autorità dello Stato in questi territori”. “Senza il controllo dei siti minerari da parte del governo della Repubblica, la pace resterà ancora molto tempo ipotetica per il Nord-Kivu e il Sud-Kivu” conclude il rapporto. (R.P.)

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    Usa: trovato ucciso il parroco di San Patrizio a Chatham, nel New Jersey

    ◊   Il corpo senza vita di don Ed Hinds, parroco della chiesa di San Patrizio a Chatham, nel New Jersey, a circa 10 miglia da Newark, è stato ritrovato sabato scorso, nella cucina del rettorato adiacente alla chiesa, coperto da numerosi traumi e ferite provocate da un’arma da taglio. Nella mattinata di sabato, poco dopo le 8, un diacono ed una persona della manutenzione lo sono andati a cercare, dato che non si era presentato per la Messa del mattino, ed hanno scoperto l’assassinio. Il sacerdote, 61 anni, era stato visto per l’ultima volta la sera precedente, intorno alle ore 23, durante un incontro comunitario nei locali della rettoria, e stava bene. Molto impegnato nel sostegno agli oppressi, - riferisce l'agenzia Fides - il sacerdote era considerato l’anima e il cuore della comunità di San Patrizio, dove era parroco da 7 anni. (R.P.)

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    Colombia: combattimenti nel sud provocano decine di sfollati

    ◊   Da oltre due settimane, 200 famiglie di afrocolombiani e indigeni, tra cui molte donne e bambini, sopravvivono in condizioni precarie con coperte e teli di plastica come unico giaciglio nelle località di Las Marias e Bocas de Vibora, nella zona nord della costa del Pacifico del dipartimento meridionale di Nariño: lo riferiscono fonti della Pastorale Sociale locale in una nota giunta all'agenzia Misna in cui precisano che si tratta di ‘desplazados’ (sfollati) fuggiti all’inizio del mese da almeno una decina di insediamenti a causa di combattimenti tra la fanteria della Marina e i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Da un mese, aggiungono le stesse fonti, la Marina è impegnata in una missione lungo il Rio Satinga per aprire la strada a un gruppo di circa 300 sradicatori manuali di piantagioni di coca in una zona dove si segnala la presenza delle Farc. Anche nel comune di Iscuandé, si segnalano scontri armati che hanno messo in fuga la popolazione civile. La maggior parte degli sfollati, 180 famiglie, sono afro-colombiani ospitati in un collegio a Las Marias che necessitano di aiuti immediati: visitati da una delegazione del Comitato internazionale della Croce Rossa e di ‘Medici senza frontiere’, che hanno consegnato loro alimenti di emergenza, dal 14 ottobre attendono ancora gli aiuti promessi dall’agenzia presidenziale preposta alle politiche sociali, ‘Accion Social’, che non sono ancora arrivati. “Le comunità sfollate si trovano in una situazione molto complicata...non gli sono ancora giunti aiuti, continuano a dormire su teli di plastica e coperte” riferiscono le fonti della Pastorale Sociale; una situazione “aggravata anche dal comportamento degli sradicatori manuali che, secondo le denunce degli abitanti, lungo il loro cammino rubano i prodotti agricoli trovati nelle proprietà dei ‘campesinos’ che, nella zona del Rio Satinga, ora non ne hanno a sufficienza”. Il pericolo rappresentato dai diversi attori armati impedisce inoltre alle popolazioni locali le attività quotidiane, come recarsi nei campi o a caccia; i combattenti di entrambe le parti ‘consigliano’ alla gente di non allontanarsi da casa. (R.P.)

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    Perù: soddisfazione del cardinale Cipriani per la sospensione della pillola abortiva

    ◊   "Lodo la decisione del Tribunale Costituzionale. Nella sentenza, c'è una dimostrazione della ricerca della verità attraverso mezzi scientifici e legali”. Così il cardinale Juan Luis Cipriani, che ha espresso il proprio apprezzamento per la recente sentenza del Tribunale Costituzionale (Tc) peruviano che sospende la distribuzione dell'Anticoncezionale Orale d'Emergenza (la cosiddetta "pillola del giorno dopo") di fronte alla possibilità che sia abortivo. L'arcivescovo di Lima nel programma "Dialogo di Fede", trasmesso sabato scorso e ripreso dall’agenzia Zenit, ha spiegato che è dovere dello Stato vegliare sul concepimento dell'essere umano". "bisogna cercare di far sì che il Paese vada avanti – detto ancora il porporato -. Dedichiamoci a ricercare il bene comune. Non possiamo sostenere un metodo abortivo". Per questo - ha sottolineato il porporato - che come non si distribuisce gratuitamente latte andato a male non si deve distribuire nemmeno la "pillola del giorno dopo", quando si menziona la possibilità che questo farmaco attenti contro il diritto alla vita del concepito, diritto difeso dalla Costituzione Politica del Perù. "Sia benedetto questo Stato che con la sua Costituzione difende il figlio fin dal primo istante". Ne consegue quindi che "se questa pillola ha effetti abortivi, allora non si deve vendere, a nessuno e in nessun luogo". Il cardinale Cipriani ha inoltre evidenziato l’impegno della Chiesa per il rispetto dei diritti umani. In quest’ottica “l'educazione sessuale non può limitarsi a un'istruzione tecnica, ma si tratta di promuovere uno stile di vita conforme alla dignità umana”. "Custodire la dignità dei giovani, è uno stile di vita. Dio ci ha creati liberi, per lottare contro quelle tendenze che costano a tutti noi, e non solo per contemplare la decadenza morale del mondo”. Il porporato ha quindi confessato di lavorare a un'iniziativa a favore della vita in Perù, che conterà anche sul sostegno di altre istituzioni. L'obiettivo è accogliere le madri che potrebbero abortire seguendo l'esempio di Madre Teresa di Calcutta: "Non lo abortire, dallo a me". (M.G.)

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    Argentina: la celebrazione a Buenos Aires della Giornata arcidiocesana dell'Infanzia

    ◊   “Affinché la festa sia completa, e per tutti, dobbiamo rendere partecipi della nostra gioia anche gli altri. Dobbiamo portare amore e pace là dove c’è rancore, odio ed invidia”. Lo ha chiesto l’arcivescovo di Buenos Aires e primate dell’Argentina, il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, durante la tradizionale Messa arcidiocesana dell’Infanzia celebrata sabato scorso presso lo Stadio polivalente Mary Terán de Weiss, nel Parque Roca. Secondo quanto rendono noto gli organizzatori, all’evento hanno preso parte oltre 10 mila bambini provenienti dalle quattro vicarie dell’arcidiocesi. Nel corso della celebrazione, sono state anche presentate le testimonianze di alcuni bambini che vivono in situazioni di disagio, raccolte durante la missione arcidiocesana. Questi bambini hanno chiesto a Dio “di poter avere qualcosa da mangiare”, “che tutti abbiano una casa riscaldata”, che “tutti possano avere attenzione e affetto”, e che “possano esserci meno bambini tristi”. Inoltre, hanno pregato affinché “vengano assistiti gli anziani” e “tutti i bambini del mondo abbiano una famiglia”. Prima di terminare la Santa Messa, l’arcivescovo ha rinnovato la consacrazione della città di Buenos Aires ed i cuori dei bambini a Santa Teresa del Bambino Gesù. L’iniziativa, organizzata dal Vicariato episcopale dell’Infanzia, è stata celebrata al termine di una campagna di solidarietà per raccogliere fondi per le mense infantili dei quartieri disagiati del Paese. (R.P.)

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    Uruguay: i vescovi convocano l’annuale pellegrinaggio al Santuario della Vergine dei Trentatrè

    ◊   Con una lettera pastorale "a tutte le comunità del Paese", la Conferenza episcopale uruguayana ha convocato l’annuale pellegrinaggio nazionale al Santuario della Vergine dei Trentatrè, patrona dell’Uruguay. La sua festa viene celebrata tradizionalmente nella seconda domenica di novembre. Quest’anno il pellegrinaggio si terrà l’8 novembre all’insegna del motto “Vieni con noi a camminare”. La giornata inizierà alle 10 con una solenne liturgia eucaristica concelebrata da tutti i vescovi e presieduta da mons. Octavio Ruiz, vicepresidente della Pontificia Commissione per l’America Latina (CAL). In occasione dell’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI, la celebrazione prevede anche il rinnovamento delle promesse sacerdotali. Seguirà nel pomeriggio un concerto e la tradizionale processione fino alla cattedrale con l’immagine della Vergine. Quindi, in conclusione, la supplica e la benedizione finale. Il Santuario della Vergine dei Trentatré si trova nella diocesi di Florida. La statuina della Madonna in esso ospitata, alta appena trentasei centimetri e scolpita in legno di cedro, proviene, secondo la tradizione, dalle Missioni dei Gesuiti ed è da sempre molto venerata dagli uruguayani. L’origine del suo singolare nome è legata alla storia della lotta per l’indipendenza del Paese: si deve infatti a trentatrè patrioti che nel 1825 avevano deciso di affidare a Maria l’esito della loro impresa. Dopo l’indipendenza, il santuario è diventato nel tempo una grande meta di celebrazioni e pellegrinaggi. Il primo pellegrinaggio nazionale, organizzato dalla Congregazione Mariana Maggiore di Montevideo, risale al 1908. (L.Z.)

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    Sudan: campagna delle Nazioni Unite per una corretta gestione dei rifiuti

    ◊   Combattere le minacce alla salute causate dallo scarico dei rifiuti in un'area metropolitana in rapida crescita. È questo l’obiettivo dell’iniziativa di pulizia dalle strade della capitale del Sud del Sudan, Juba, promossa dalle Nazioni Unite con la collaborazione del governo di Khartoum e di altre Agenzie Onu. Il 23 novembre prossimo 16mila volontari saranno impegnati in un’operazione senza precedenti per fronteggiare i focolai di colera e le malattie legate all'inquinamento dell'acqua e malaria. “La pulizia di Juba - ha spiegato Achim Steiner, direttore esecutivo del Programma Onu per l'Ambiente (Unep) - non solo segna l'inizio di un importante progetto che avrà impatti concreti e positivi sulla popolazione, ma fa fare un passo in avanti alla collaborazione con il Sudan per migliorare la gestione ambientale, pre-requisito di uno sviluppo sostenibile”. L'operazione pulizia, che verrà replicata in nove Stati del Sud del Sudan, sarà accompagnata da una campagna di informazione per incoraggiare i cittadini di Juba ad adottare un approccio amico dell'ambiente, nel gestire l'immondizia in città. Il progetto rientra in un programma finanziato dalla Gran Bretagna con 20 milioni di sterline, per migliorare l'uso sostenibile delle risorse nel più grande Paese dell' Africa, con la guida dell'Unep. L’agenzia dell’Onu ha proposto a sua volta un piano di azione ancora più ambizioso per un valore di 120 milioni di dollari in un periodo di almeno tre anni. (M.G.)

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    Guinea Bissau: la radio missionaria al servizio della pace e della riconciliazione

    ◊   In Guinea Bissau il processo di pacificazione corre via etere. In una nazione che viene da una guerra civile e da diversi colpi di Stato il principale strumento di incontro tra i cittadini e una parte dell’esercito è rappresentato infatti dell’emittente locale Radio ‘Sol Mansi’, nata dall’iniziativa di padre Davide Sciocco, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime). “In un momento in cui sono in discussione leggi e provvedimenti strutturali per riorganizzare l’esercito della Guinea Bissau – spiega il religioso alla Misna -, abbiamo avviato una trasmissione radiofonica particolare, rivolta proprio ai militari, per sensibilizzarli e portarli a riconoscere il loro ruolo all’interno di una democrazia e in tempo di pace”. “Con il sostegno di Caritas Germania, dell’ufficio locale delle Nazioni Unite e dello stesso capo di stato maggiore – continua padre Davide che opera in Guinea da diversi anni – vogliamo dare un contributo al dialogo e alla pace in un contesto difficile, dove però non mancano le potenzialità e la volontà di progredire. Un modo per aprire, anzi, spalancare le porte a un periodo di pace”. La Guinea Bissau è un piccolo paese dell’Africa occidentale. Ex-colonia portoghese, è abitato da circa un milione 700mila abitanti di varie etnie: circa due terzi professano religioni tradizionali africane, un terzo è musulmano, esiste una piccola minoranza cattolica. La lingua ufficiale è il portoghese, tra le lingue locali quelle più diffuse sono il mande e il fula. Dopo mesi di relativa instabilità dovuti alla morte del presidente João Bernardo “Nino” Vieira e del generale Tagme na Waie, capo di stato maggiore delle Forze armate - uccisi entrambi agli inizi di marzo in modalità ancora da chiarire - la Guinea Bissau è guidata dal presidente Malam Bacai Sanha, esponente del Partito per l’indipendenza della Guinea e di Capo Verde (Paigc) al governo fin all’indipendenza del paese, nel 1974. (M.G.)

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    Nigeria: la Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria per promuovere i diritti dei bambini

    ◊   Sono solo 12 su 36 Stati che formano la Nigeria a sottoscrivere la legge sui diritti del bambino (Child Rights Act) del 2003. È questo il dato preoccupante, riportato dall’Agenzia Fides, estratto dalla relazione di mons. Hypolite Adigwe, direttore nazionale delle Pom, Pontificie Opere Missionarie della Nigeria. Al fine di prestare maggiore attenzione alla formazione delle figure professionali religiose e laiche, si è tenuto il corso per animatori missionari, presso il Centro Diocesano Pastorale di Issele-Uku, nello Stato del Delta. Il filo conduttore su cui si articola la campagna di sensibilizzazione per promuovere i diritti dei bambini, si attiene ai seguenti punti: assistere i bambini perché conoscano i loro diritti nella Chiesa e nella società; organizzare seminari per i sacerdoti, religiosi, insegnanti, catechisti, genitori, tutori e altri agenti pastorali sul loro ruolo per la promozione e la tutela dei diritti del bambino; promuovere l’animazione dei bambini nelle parrocchie, nelle scuole e nelle famiglie. Mons. Hypolite Adigwe esorta infine la Chiesa e il governo nel continuare a perseguire i reati contro l’infanzia e a impegnarsi anche in quegli Stati che non hanno ancora approvato e promulgato la legge nigeriana. (C.P.)

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    Usa: a novembre, la colletta per le famiglie in difficoltà

    ◊   “Famiglie in difficoltà. La fede chiama” è il tema della Colletta della Campagna cattolica per lo sviluppo umano (Cchd), che si terrà in molte parrocchie degli Stati Uniti tra un mese, il 21 e 22 novembre. “La crisi economica – si legge in una nota – ha lasciato molte persone prive di sicurezza: la sicurezza di avere un lavoro, l’assistenza sanitaria o un fondo pensione”. Secondo gli ultimi dati, infatti, negli Stati Uniti i poveri sono circa 39,8 milioni, almeno 3 milioni in più rispetto allo scorso anno. “La missione della Cchd – afferma mons. Roger Morin, presidente della sotto-commissione relativa al progetto – è cruciale in questo 2009: risollevare e sostenere coloro che sono al di sotto della soglia di povertà o che rischiano di finirci per una malattia o un licenziamento”. “Quest’anno – continua il presule – il nostro appello a contribuire generosamente alla colletta è più importante che mai”. In 40 anni di attività, la Cchd ha sostenuto la Dottrina Sociale della Chiesa attraverso il perseguimento della giustizia e il sostegno alla dignità della persona umana. Da segnalare che nel 2008 le iniziative della Cchd hanno coinvolto 776 parrocchie cattoliche, 18 istituzioni caritative e 51 comunità religiose. (I.P.)

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    Prima suora cambogiana nella Congregazione delle Suore salesiane

    ◊   Le religiose salesiane, Figlie di Maria Ausiliatrice, hanno festeggiato di recente la prima suora cambogiana nella loro congregazione. Si tratta di suor Mary Tang Sovathanak, 29 anni, che ha professato i voti perpetui fra le Figlie di Don Bosco. Grande gioia per l’evento, che ha riunito fedeli da tutto il territorio per una Santa Messa di ringraziamento, è stata espressa da tutta comunità di Kompong Cham, da dove suor Mary proviene. Tuttavia – riferisce l'agenzia Zenit - la vocazione di suor Mary rappresenta solo l’ultimo dei segnali di vitalità giunti dalla giovane Chiesa del Paese del sud-est asiatico. In Cambogia la Chiesa è infatti risorta solo dopo il 1990 e le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno creato le prime piccole comunità circa 16 anni fa, sebbene fossero già giunte nella regione sulla scia dei missionari Salesiani, presenti in Myanmar, Thailandia, Vietnam e Cambogia dal 1927. Nel 2003 la loro presenza è stata istituzionalizzata in una Provincia religiosa intitolata a “Maria nostro Aiuto”, che abbraccia cinque case, tre si trovano in Cambogia e due in Myanmar. Le opere a cui si dedicano le suore sono varie, tutte a servizio dell’educazione dei bambini e delle giovani più povere. La formazione avviene nelle scuole materne ed elementari, nei centri di promozione della giovane donna, negli oratori-centri giovanili, nei doposcuola. Nelle visite alle famiglie e nelle case-famiglia si offre un percorso formativo destinato alla loro promozione integrale. Le religiose operano anche nelle strutture parrocchiali e collaborano a livello diocesano. Attualmente le religiose presenti nella Provincia sono trenta, finora tutte straniere, ma il continuo flusso di nuove vocazioni, promette una costante crescita dell'istituto, grazie a nuovi innesti di personale locale. (M.G.)

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    Firmata collaborazione tra l’Università della Santa Croce e l'Università nazionale di Taiwan

    ◊   La Pontificia Università della Santa Croce ha firmato un accordo con la National Chengchi University of Taiwan, uno degli istituti di ricerca più prestigiosi del Paese, allo scopo di promuovere una cooperazione accademica attraverso lo scambio di professori e studenti e la collaborazione nei diversi progetti di ricerca dei due Atenei. La National Chengchi University - riporta l'agenzia Fides - è stata fondata nel 1927 e conta circa 16.000 studenti provenienti da tutto il mondo. L’iniziativa si inserisce in un più ampio progetto di cooperazione globale tra l’Asia e l’Occidente, favorendo uno scambio culturale e intellettuale tra alunni di tutto il mondo. Alla firma dell’accordo, il 21 ottobre, era presente anche l’Ambasciatore di Taiwan presso la Santa Sede, Wang Larry Yu-Yuan. Secondo il rettore della Pontificia Università della Santa Croce, il prof. Luis Romera, “per uno studente del mondo asiatico, concretamente della Cina, venire a Roma significa aprirsi ad una realtà non solo europea ma mondiale”. Con questo accordo, gli studenti potranno quindi avvicinarsi “ad una cultura molto antica e arricchirsi grazie ad esperienze che ci aiuteranno a comprendere noi stessi come esseri umani”. Per il rappresentante della National Chengchi University of Taiwan, il prof. Wei-Wen Chung, il progetto avviato con la Pontificia Università della Santa Croce rappresenta l’inizio di un nuovo futuro per gli studenti dei due atenei, che permetterà loro di vivere “in un ambiente culturale molto diverso”, a beneficio della “propria formazione e dell’apertura di orizzonti”. (R.P.)

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    Benedetto XVI conferirà il Premio Paolo VI alla collana Sources Chrétiennes

    ◊   La collana francese Sources Chrétiennes fondata a Lione, nel 1942, vince il “Premio Internazionale Paolo VI 2009”, giunto alla sua sesta edizione. Tale riconoscimento verrà conferito personalmente da Benedetto XVI, in occasione dell’inaugurazione della nuova sede dell’Istituto Paolo VI a Concesio, in provincia di Brescia, che si terrà nel pomeriggio di domenica 8 novembre 2009. Secondo quanto riferisce Zenit, il Premio è stato indetto per la prima volta nel 1984 nell'ambito degli studi teologici, e attribuito ogni cinque anni ad una persona o a un'istituzione che abbia contribuito in modo rilevante alla cultura di ispirazione religiosa. Con questo riconoscimento si intende valorizzare l’impegno profuso dalla storica collana Sources Chrétiennes nella riscoperta delle fonti cristiane antiche e medievali. La collana, recita la motivazione, costituisce “un importante significato culturale ed educativo, oltre che teologico ed ecclesiale”, perché favorisce la “ricerca storica documentando momenti essenziali dello sviluppo del pensiero e contribuisce a illuminare l’incontro fecondo realizzato tra il messaggio cristiano e la cultura antica”. (C.P.)

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    A Roma "La corsa dei Santi" per i bambini-soldato

    ◊   Si snoderà domenica 1° novembre nel cuore di Roma la seconda edizione de “La corsa dei santi”, abbinata alla campagna solidale “Libera un bambino soldato”. L’iniziativa è promossa dall’Associazione Sportiva Dilettantistica della Fondazione “Don Bosco nel mondo” in collaborazione con “Romaratona”. La corsa - riferisce l'agenzia Sir - si articolerà su due percorsi di 10,5 e 3 chilometri. Prenderà il via da Piazza Pio XII e si concluderà in Piazza San Pietro dove alle 12 i partecipanti assisteranno all’Angelus del Papa. Il nome della manifestazione – spiegano i promotori della corsa - le deriva dall’essere collocata il primo novembre, giorno di Ognissanti. La corsa si propone quest’anno di portare all’attenzione di tutti la drammatica realtà dei bambini soldato. L’ultimo rapporto ufficiale delle Nazioni Unite precisa che oltre 250 mila minori sotto i 18 anni (di cui alcuni sotto i 10 anni) sono ancora coinvolti in conflitti armati e dunque in condizioni di estrema vulnerabilità. La manifestazione che è sostenuta anche dagli Uffici per il tempo libero, turismo e sport della Diocesi di Roma e della CEI, sarà ripresa in diretta da Canale 5 ed ha come madrina Stefania Belmondo, campionessa dello sci italiano. Parteciperanno atleti classificati nel ranking nazionale e internazionale provenienti da ogni parte del mondo. (R.P.)

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    Assisi: concluso l'incontro sulla Testimonianza nell'era di Internet

    ◊   “Testimoniare”, nell’epoca dell’internet 2.0, “vuole dire anzitutto incontrarsi”. Così mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, ha chiuso ieri ad Assisi il terzo incontro residenziale per animatori della comunicazione e della cultura che hanno frequentato il corso Anicec. Parlando della “Chiesa al tempo del 2.0”, mons. Pompili ha fatto ampiamente riferimento al convegno “Testimoni digitali per i nuovi media”, che si terrà a Roma dal 22 al 24 aprile 2010 ed è la prosecuzione ideale di una riflessione della Chiesa italiana sui media già avviata nel 2002 con il meeting “Parabole mediatiche” e poi, nel 2004, con il Direttorio sulle comunicazioni sociali “Comunicazione e missione”. Tra le qualità richieste a “una testimonianza ecclesiale 2.0”, ha sottolineato il direttore dell’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali, vi è “la leggerezza”, ossia avere “un equipaggiamento leggero, una dinamica evangelizzatrice sciolta e non ingessata, ovvero una più elastica capacità di adattarsi e di cambiare, riconoscendo nella mutevolezza non l’ostacolo, bensì la risorsa più verace per un annunzio fede a Dio e all’uomo”. Una testimonianza “leggera”, però, “non significa una verità diluita, svenduta o di minor profilo”, ha messo in guardia mons. Pompili, proponendo i criteri del “silenzio”, della “bellezza” e dell’“interpersonalità”. Il silenzio, ha precisato, consiste nella “capacità di superare le seduzioni prometeiche della tecnocrazia efficientista, facile preda del consumismo che induce bisogni e crea dipendenze”; la bellezza, invece, è “la capacità di riappropriarsi di un’espressività totale”; l’interpersonalità, infine, va intesa come “capacità di condividere, partecipare, collaborare, alimentandosi della comune ricerca di quel contenuto del credere che sfugge a ogni oggettivazione unilaterale”. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Iraq, i funerali delle 165 vittime del doppio attentato a Baghdad. Riunione straordinaria del governo sulla sicurezza

    ◊   Dopo la drammatica giornata di ieri a Baghdad, con il doppio attentato che ha colpito la "zona verde" della capitale, provocando oltre 160 morti e circa 500 feriti, oggi in Iraq è la giornata del dolore. Stamani sono stati celebrati i funerali delle vittime, durante i quali forti contestazioni sono state indirizzate contro l’operato del premier Nuri Al Maliki, al quale la popolazione ha chiesto maggiore sicurezza. Da parte sua, il presidente iracheno Jalal Talabani ha convocato oggi una riunione allargata straordinaria di sicurezza. Sulla situazione nel Paese del Golfo, Giancarlo La Vella ha intervistato l'inviato speciale de "Il Sole 24-ore", Alberto Negri:

    R. - Questo episodio sanguinosissimo sottolinea una situazione: l’Iraq è tutt’altro che un problema risolto, tutt’altro che un Paese stabile. Certo abbiamo "voltato la testa" da qualche altra parte, verso l’Afghanistan, verso l’Iran, ma l’Iraq costituisce ancora un problema per l’Iraq stesso e per tutta la comunità internazionale, anche se poi sul terreno ci sono ancora 120 mila soldati americani che si sono ritirati a giugno dalle città ma non da tutte. Questa situazione, cioè quella di uno Stato nazionale che continua comunque a essere dilaniato da divisioni etniche e settarie, è una questione che non riguarda soltanto l’Iraq ma riguarda molti altri Paesi della regione, dal Libano allo Yemen anch’esso oggi devastato da una sorta di guerra civile che potrebbe diventare un problema anche in futuro per Paesi multietnici come l’Iran. Insomma, si allunga fino all’Afghanistan questo problema del mondo arabo e musulmano che non ha ancora trovato una sua stabilità e una sua costituzione statale.

     
    D. – Riuscire a mettere insieme le diverse anime irachene: è un problema che passa solo attraverso una divisione dei poteri istituzionali ed economici?

     
    R. – Secondo me, è un problema destinato a durare per molto altro tempo e lo vedremo anche in occasione delle elezioni generali politiche previste il 16 gennaio, se non verranno rinviate. Abbiamo capito che c’è la questione della divisione delle risorse, ma anche dell’equilibrio tra gli sciiti a sud e i sunniti al centro e c’è oltre a questo una divisione che ormai diventa sempre più profonda. Il mondo sunnita stesso è molto frammentato, Al Qaeda comunque non è scomparsa, il radicalismo islamico ha fatto proseliti. Non è semplice rimettere insieme i pezzi di questo Paese.

     
    Iran - nucleare
    L'Iran dirà “nei prossimi giorni” se accetta o meno un accordo con Usa, Russia e Francia per fare arricchire all'estero gran parte del suo uranio a scopi civili. Lo ha ribadito oggi il ministro degli Esteri, Manuchehr Mottaki, citato dall'agenzia Irna. Venerdì scorso, Teheran aveva fatto sapere che avrebbe annunciato entro la metà di questa settimana la sua decisione sulla bozza d'accordo al quale Washington, Mosca e Parigi hanno già dato il loro assenso. Essa prevede che l'Iran consegni gran parte del suo uranio già arricchito al 3,5% perchè venga arricchito fino quasi al 20% in Russia e trasformato in Francia in barre di combustibile per alimentare un reattore a Teheran per la medicina nucleare. Negli ultimi giorni diverse voci critiche si sono levate nella Repubblica islamica contro questa soluzione. Intanto, gli esperti dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) sono tornati oggi ad ispezionare il nuovo sito per l'arricchimento dell'uranio iraniano nei pressi della città di Qom, la cui esistenza è stata rivelata circa un mese fa. La squadra di quattro ispettori dovrà tornare ancora diverse volte nel sito.

    Afghanistan
    Tre elicotteri statunitensi sono precipitati in Afghanistan, in due distinti episodi, causando nel complesso la morte di 14 americani, undici soldati e tre civili. La tensione resta alta anche in ambito politico, in vista del ballottaggio del 7 novembre, con Abdullah Abdullah, che ha chiesto la rimozione del capo della commissione elettorale, Iec. L'episodio più grave del lunedì di sangue per le truppe Usa si è consumato nell'ovest del Paese: un elicottero americano è precipitato per ragioni ancora da chiarire, causando la morte di sette soldati e tre civili Usa, ed il ferimento di altre 25 persone (14 soldati afghani, undici americani tra cui un civile). La Nato, in un comunicato, ha escluso “che il velivolo sia stato abbattuto dal fuoco nemico”. C’è poi grande tensione a Kabul, dove la polizia afghana ha fronteggiato per il secondo giorno consecutivo i dimostranti scesi in piazza per protestare contro i soldati stranieri che avrebbero bruciato una copia del Corano. Gli agenti afghani sono stati costretti ad usare le armi per disperdere la folla. Almeno tre i feriti tra i dimostranti, 15 tra gli agenti.

    Pakistan
    I talebani hanno attaccato una postazione militare in Pakistan, nell'area tribale di Bajaur, ai confini con l'Afghanistan, uccidendo quattro soldati. Lo rendono noto oggi fonti locali. All'attacco, sferrato nella notte tra domenica e lunedì, avrebbero partecipato circa venti combattenti islamici. Il distretto di Bajaur e il Sud Waziristan si trovano ai due opposti delle aree tribali di Amministrazione Federale (Fata Federally Administered Tribal Areas), la zona al confine con l'Afghanistan.

    Gerusalemme - Spianata delle Moschee
    Dopo i gravi incidenti di ieri la calma è tornata nella Città Vecchia di Gerusalemme ed in particolare nella Spianata delle Moschee, che è oggi aperta sia ai fedeli islamici sia ai turisti, stranieri ed israeliani. Anche oggi la polizia israeliana mantiene una presenza elevata per soffocare sul nascere possibili incidenti. Ma finora, ha confermato un portavoce, la giornata si è svolta nella tranquillità. Ieri, aspri scontri si sono verificati nella Spianata dopo che gruppi di fedeli islamici hanno assalito i primi visitatori della giornata, ritenendoli esponenti della destra religiosa ebraica. La polizia ha reagito con energia e ha chiuso al pubblico la Spianata per il resto della giornata. In serata, a Gerusalemme ovest, si è tenuto un convegno rabbinico in cui noti esponenti del nazionalismo religioso hanno ribadito il diritto-dovere per i fedeli di salire e pregare su quella Spianata dove fino al 70 d.C. sorgeva il tempio di Gerusalemme. La loro iniziativa è seguita con grande apprensione da parte dei dirigenti islamici della Spianata che temono che Israele voglia, presto o tardi, cambiare un decennale status quo.

    Tunisia - presidente Ben Ali
    Il presidente tunisino Zine Al Azidine Ben Ali, 73 anni, è stato ufficialmente rieletto per un quinto mandato con l'89,62% dei suffragi. I risultati definitivi delle elezioni presidenziali sono stati resi noti dal ministero dell'Interno tunisino. Dovrebbe essere l'ultimo mandato di Ben Ali: una modifica costituzionale del 2002 ha stabilito a 75 anni l'età massima per i candidati alle elezioni.

    Italia - Pd
    Il presidente del Consiglio regionale della Campania, Sandra Lonardo, è stata rinviata a giudizio per tentativo di concussione nell'ambito del procedimento sugli appalti e incarichi avviato nel gennaio scorso dalla procura di Santa Maria Capua Vetere. Lo ha deciso oggi al termine dell'udienza preliminare il gup di Napoli. Il processo comincerà il 15 febbraio 2010. Rinvio a giudizio anche per altri imputati, tra cui esponenti locali dell'Udeur. E al centro dell’attenzione in Italia in queste ore c’è anche un altro presidente regionale, il governatore della Regione Lazio, Piero Marrazzo, che ha annunciato le dimissioni dopo il video che lo ritrae in compagnia di un transessuale. Scandalo che ha colpito il Partito Democratico mentre era alle prese con l’elezione del nuovo segretario. Le primarie del partito di opposizione sono state comunque un successo: quasi tre milioni gli elettori che hanno eletto con oltre il 50% di preferenze Pierluigi Bersani. Il servizio di Giampiero Guadagni:

    Il risultato delle primarie ha confermato, dunque, quello emerso dai Congressi degli iscritti. “Saremo un partito di alternativa che vuole costruire alleanze con tutta l’opposizione”: è il primo messaggio politico che arriva da Bersani, subito dopo la sua elezione a segretario del Pd. E rivolto a Franceschini e Marino, Bersani li ha invitati a lavorare insieme. “Non sarà – ha detto – il partito di un uomo solo, ma un collettivo di protagonisti”. Hanno espresso il loro voto circa 3 milioni di persone, con lunghe file davanti a circa 10 mila seggi, organizzati in tutta Italia. Il più alto numero di elettori in Lombardia ed Emilia Romagna, percentuali più basse a Roma e nel Lazio, dove evidentemente ha pesato il caso del governatore Marrazzo, che ha annunciato di autosospendersi in seguito allo scandalo riguardante la sua vita privata. Una vicenda con molti contorni ancora da chiarire e con inevitabili riflessi politici: il Pdl chiede, infatti, immediate elezioni nel Lazio.

     
    Immigrazione - Canale di Sicilia
    Non si è ancora conclusa l'odissea del barcone, con oltre 200 migranti a bordo, che da tre giorni naviga nel mare in burrasca, “scortato” dalla petroliera italiana "Antignano". L'imbarcazione, che ieri sera si trovava a circa 50 miglia a est di Malta, oggi è entrata nelle acque italiane. Nel Canale di Sicilia, il Comando generale delle capitanerie di porto ha assunto il coordinamento delle operazioni. Ieri sera, erano partite dal porto di Pozzallo due motovedette della Capitaneria, con alcuni medici a bordo, costrette però a fare rientro a causa delle cattive condizioni del mare. Questa mattina una delle due unità è salpata nuovamente per raggiungere il barcone con gli immigrati. Intanto, si registra nel porto di Ancona un’altra vicenda di immigrazione irregolare: diciassette immigrati non in regola, tutti iracheni di etnia curda, sono stati scoperti allo sbarco da un traghetto greco nel porto di Ancona, nascosti nel doppiofondo di un Tir tedesco. L'autista, un cittadino greco, è stato arrestato.

    Processo Karadzic
    Alla notizia che è stata aggiornata a domani la seduta del processo a Karadzic, le "Madri di Srebrenica", le donne che hanno perso mariti e figli nel massacro di cui Radovan Karadzic è accusato, si sono dette furiose. I giudici del Tribunale penale internazionale dell'Aja, hanno dato all'imputato 24 ore di tempo per decidere se presentarsi o continuare a disertare l'udienza. Domani, anche in sua assenza, saranno letti i capi d'accusa. Sulla testa dell'ex leader serbo pendono 11 capi d'accusa tra cui genocidio e crimini contro l'umanità commessi durante la guerra di Bosnia (1992-1995). Per il procuratore Brammertz, è colpevole del massacro di Srebrenica, la pulizia etnica di 8 mila musulmani bosniaci avvenuta nel luglio del 1995, e dell'assedio di Sarajevo, durato 43 mesi. Per il procuratore capo il disegno criminale in cui era coinvolto Karadzic prevedeva l'uccisione di tutti i musulmani e i croati di Bosnia.

    Uruguay - ballottaggio
    Nelle elezioni presidenziali e politiche celebrate oggi in Uruguay, "El Frente Amplio", la coalizione di centro-sinistra al governo, non è riuscita a fare eleggere al primo turno di votazioni il proprio candidato, l'ex tupamaro Pepè Mujica, nè a mantenere la sua maggioranza in Parlamento, secondo le prime proiezioni su risultati parziali diffuse questa sera. Il Frente Amplio, la coalizione di centro-sinistra al governo in Uruguay, potrebbe ripetere la propria vittoria del 2004, ottenendo l'elezione al primo turno del suo candidato, l'ex tupamaro Pepè Mujica, e mantenendo la sua maggioranza parlamentare, ma i sondaggi exit poll non hanno ancora confermato questo dato, anticipato dalle indagini demoscopiche pre-elettorali.

    Aiuti alimentari - Corea del Nord
    La Corea del Sud ha deciso di inviare 10mila tonnellate di mais alla Corea del Nord, segnando una possibile svolta nei rapporti nei confronti di Pyongyang con i primi aiuti umanitari varati dall'amministrazione conservatrice del presidente sudcoreano Lee Myung-bak. La decisione è stata annunciata oggi dal portavoce del ministero per l'Unificazione sudcoreano, Chun Hae-sung, che ha tenuto a precisare come “gli aiuti saranno inviati esclusivamente su base umanitaria”, attraverso la Croce Rossa nazionale. La spedizione alimentare, si è appreso, oltre al mais comprende anche 20 tonnellate di latte in polvere e medicinali, e sarà effettuata verso la fine di novembre. In passato, la Corea del Sud era solita inviare al Nord quantità ben più ingenti di aiuti alimentari, nell'ordine delle 500mila tonnellate di riso annue donate dalla precedente amministrazione progressista di Roo Moo-hyun, ma dopo il cambio al potere nel febbraio del 2008 tali iniziative umanitarie si sono interrotte bruscamente. Le relazioni tra le due Coree, tecnicamente ancora in guerra dopo l'armistizio firmato tra le parti nel 1953, si sono drammaticamente raffreddate in seguito all'elezione del conservatore Lee Myung-bak, alla presidenza della Corea del Sud, che ha subito sposato una linea meno accondiscendente verso il Nord rispetto alle amministrazioni del passato.

    India
    Quattro poliziotti e sei ribelli maoisti sono morti in Chhattisgarh, nel nord ovest del Paese. Lo riferisce la stampa indiana. I poliziotti sono morti allo scoppio di una mina a circa 450 chilometri a nord di Raipur, la capitale dello Stato. In un altro scontro, invece, gli agenti di polizia hanno ucciso sei militanti maoisti naxaliti a seguito di un conflitto a fuoco. Il nord ovest del Paese principalmente, ma anche altre aree dell'India centrale da anni vedono un feroce scontro tra le forze di sicurezza indiane e i maoisti naxaliti. Nato come movimento sindacale pro contadini, il movimento dei maoisti naxaliti ha imbracciato le armi per combattere contro il governo centrale, che ritiene la minaccia dei naxaliti la più importante sul fronte terroristico interno. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 299

     
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