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Sommario del 22/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • "I cristiani siano testimoni della salvaguardia del Creato": così il Papa al Patriarca Bartolomeo per il Simposio sul Mississipi
  • Il Papa nomina i segretari dei dicasteri per la Famiglia e Giustizia e Pace
  • Udienze
  • Sinodo. Un vescovo del Camerun: la voce della Chiesa contro la corruzione
  • I Padri sinodali incontrano il ministro degli Esteri Frattini
  • Mons. Migliore all'Onu: no ai pregiudizi sull'Africa, più giustizia nelle relazioni commerciali
  • Il cardinale Cañizares sul Compendio eucaristico: Chiesa viva solo a partire dall'Eucaristia
  • Il cardinale Bertone: aiutare i credenti a riscoprire il valore della Confessione
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Non privatizzare la famiglia, bene per tutta la società: l'appello del cardinale Antonelli
  • Rapporto Caritas-Zancan: famiglie italiane sempre più povere
  • Stati generali dell'Antimafia. Don Ciotti: insieme contro la globalizzazione del crimine
  • L'Onu sull'oppio afghano: uccide migliaia di persone e alimenta terrorismo e mafie
  • Cattedra del Dialogo in Milano con il cardinale Tettamanzi
  • Conferiti i premi al Religion Today Film Festival
  • Chiesa e Società

  • Nigeria: la Chiesa denuncia l’inefficacia dei programmi governativi per la lotta alla povertà
  • I vescovi argentini: dialogo e inclusione sociale per sconfiggere la violenza
  • Colombia: i vescovi ribadiscono che l’aborto non è un diritto
  • “Aiuto alla Chiesa che Soffre” sostiene i cristiani perseguitati del Pakistan
  • Thailandia: sacerdoti e suore inviati come missionari al nord, in Laos e Cambogia
  • Appello della Caritas per la crisi alimentare in Sudan
  • Argentina: campagna per sostenere le mense per l'infanzia nei quartieri poveri
  • Polonia: oggi a Skawina la prima 'casa famiglia' per giovani dell'Opera don Guanella
  • Francia: dai sacerdoti di Lione un mese di stipendio per i poveri
  • Rapporto della Caritas Internationalis sulla “giustizia climatica”
  • Gerusalemme: si conclude oggi il quarto incontro mondiale dei leader religiosi
  • La solidarietà al centro della Conferenza internazionale sul dialogo interreligioso in Qatar
  • Onu: iracheni, afghani e somali in cima alla lista delle richieste di asilo
  • Successo in tutto il mondo per la campagna Stand Up 2009
  • Premio Sakharov a Memorial per la difesa dei diritti umani in Russia e Paesi ex sovietici
  • Padre Enrique Sánchez González nuovo Superiore generale dei Comboniani
  • Canada: mons. Morissette eletto nuovo presidente della Conferenza episcopale
  • Italia: discorso ai giovani di mons. Crociata sulla proposta cristiana
  • Ad Assisi la conclusione del Convegno degli uffici diocesani Cei
  • 24 Ore nel Mondo

  • Mogadiscio: almeno 30 morti in scontri tra integralisti e truppe dell’Ua
  • Il Papa e la Santa Sede



    "I cristiani siano testimoni della salvaguardia del Creato": così il Papa al Patriarca Bartolomeo per il Simposio sul Mississipi

    ◊   Un appello ai cristiani, affinché offrano al mondo una testimonianza credibile della responsabilità per la salvaguardia del Creato e un commosso ricordo dell’uragano Katrina. Questo il messaggio che Benedetto XVI ha inviato ieri al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, per l’apertura a New Orleans, in Louisiana, del Simposio di Religione Scienza e Ambiente dal titolo "Ristabilire l'equilibrio: il grande fiume Mississipi". A leggere le parole del Papa, l’arcivescovo di New Orleans, mons. Gregory Michael Aymond. Poi l’intervento dello stesso Bartolomeo I, alla presenza del cardinale Theodore Mc Carrick, arcivescovo emerito di Washington, di mons. Alfred Clifton Hughes, arcivescovo emerito di New Orleans, e del Patriarca ortodosso d’America, Demetrios. Il servizio della nostra inviata in Louisiana, Giada Aquilino:

    “I cristiani sono chiamati ad unirsi nell’offrire al mondo una testimonianza credibile della responsabilità per la salvaguardia del Creato e a collaborare in ogni modo possibile per assicurare che la nostra Terra possa conservare intatto ciò che Dio le ha donato: grandezza, bellezza e generosità”. Affidando il suo messaggio all’arcivescovo di New Orleans, mons. Gregory Aymond, con queste parole Benedetto XVI ha voluto salutare il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, e i 150 partecipanti all’ottavo Simposio di Religione Scienza e Ambiente dedicato al Mississippi. “La soluzione delle crisi ecologiche del nostro tempo” - ha aggiunto il Pontefice - richiede necessariamente un cambiamento profondo “da parte dei nostri contemporanei”: il Pontefice, a tal proposito, si è detto “pienamente d’accordo” col Patriarca Bartolomeo sul fatto che “i problemi urgenti che riguardano la cura e la protezione dell'ambiente”, toccando importanti questioni politiche, economiche, tecniche e scientifiche, sono tuttavia “essenzialmente di natura etica”. Citando la Caritas in veritate, il Santo Padre ha ricordato che la natura “è una priorità per tutti” e, come fondamento della nostra vita, va usata “responsabilmente” e “con rispetto”. Una conoscenza del progresso “puramente economica e tecnologica” inevitabilmente provocherà “conseguenze negative” per individui, popoli e la stessa creazione. Uno sviluppo umano autentico - ha sottolineato - chiama a una giustizia tra generazioni e alla solidarietà con gli uomini e le donne del futuro, che hanno anch’essi il diritto di godere dei beni che la creazione, come voluto da Dio, elargisce in abbondanza a tutti. Questo simposio sul Mississippi - ha proseguito il Papa - ci ricorda quanto avvenuto a New Orleans e nelle zone vicine il 29 agosto 2005 col devastante passaggio dell’uragano Katrina: “i miei pensieri e le mie preghiere - ha scritto Benedetto XVI - sono con tutti coloro, specialmente i poveri, che hanno sperimentato sofferenza, privazione e spostamenti e con quanti sono impegnati nel lavoro paziente di ricostruzione e rinnovamento”. All’osservazione del Pontefice, secondo cui “oggi i grandi sistemi fluviali di ogni Continente sono esposti a serie minacce, spesso come risultato di attività e decisioni dell’uomo”, si è riallacciato il Patriarca Bartolomeo I che, nel suo discorso, ha sottolineato come “tutti noi abbiamo la nostra parte da giocare, la nostra responsabilità sacra” per il domani. Perché - ha concluso il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli - “ogni decisione, personale e collettiva, determina il futuro del pianeta”.

    Ma in che modo i cristiani possono testimoniare insieme il loro impegno per la salvaguardia della Creazione? Giada Aquilino lo ha chiesto all’arcivescovo metropolita di New Orleans, Gregory Michael Aymond:

    R. – First of all, to remember it from a theological point of view which obviously …
    In primo luogo, richiamandosi ad un punto di vista teologico che ovviamente fonda le sue radici nella storia della Creazione: “Quando Dio creò la terra e le acque, disse: è cosa buona”. Ed egli benedì la Creazione ed ha affidato a noi, esseri umani, il compito di essere suoi buoni custodi, di usare questo dono e di non abusarne. Invece, come abbiamo visto lungo la nostra storia, a volte non siamo stati buoni custodi. Abbiamo, quindi, una responsabilità teologica e morale: come popolo di Dio e in particolare come cristiani, dobbiamo assumerla e lavorare insieme. E’ una responsabilità spirituale e morale. Credo che dovremmo fare di più: dobbiamo predicare di più su questo argomento, dobbiamo fare di più considerandola una questione di giustizia sociale.

     
    D. – Nel suo messaggio, il Santo Padre ha ricordato Katrina. Cosa ha lasciato questo uragano?

     
    R. – It left the city tremendously wounded and the wounds are still there. …
    Katrina ha lasciato una città profondamente ferita, e le ferite ci sono ancora. E’ stato come l’esodo di un popolo, con una distruzione incredibile di case, strutture e altro … Questo è accaduto quattro anni fa. La ricostruzione è stata avviata, ma secondo la mia modesta opinione mancano almeno ancora cinque anni prima che la ricostruzione sia completata.

     
    D. – Quale la sua speranza?

     
    R. – My hope is that we continue the rebuilding. …
    La mia speranza è che la ricostruzione possa continuare. La gente qui è veramente piena di speranza: è gente che prende molto sul serio la propria fede, che crede profondamente in Gesù Cristo … siamo persone di speranza e con una grande forza d’animo. Temo che la città non tornerà mai ad essere quella che era prima di Katrina, ma credo che noi torneremo ad essere una comunità con una fede molto forte. Credo anche che quanto è accaduto qui sia una lezione per tutto il mondo, sicuramente per gli Stati Uniti, ma anche per il resto del mondo. Speriamo – qualora dovessero ripetersi disgrazie di questo genere in futuro – di essere meglio preparati ad affrontarle, con un maggiore senso di responsabilità da parte delle nostre autorità.

     
    D. – Questo Simposio sul Mississipi unisce cattolici e ortodossi in un comune impegno per la salvaguardia del Creato e rafforza dunque l’ecumenismo. A che punto è il dialogo tra le due Chiese sorelle?

     
    R. – The dialogue is very strong; it’s been taking place for 77 years …
    Il dialogo è molto intenso; è in corso ormai da 77 anni. Infatti, partirò oggi per andare a Washington per partecipare a questo dialogo: questo sarà il mio primo incontro. Il Santo Padre ci ha incoraggiato a continuare a partecipare al dialogo.

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    Il Papa nomina i segretari dei dicasteri per la Famiglia e Giustizia e Pace

    ◊   Il Papa ha nominato oggi i nuovi segretari dei Pontifici Consigli per la Famiglia e Giustizia e Pace. Al dicastero della Famiglia va mons. Jean Laffitte, 57 anni, francese, membro della Comunità dell’Emmanuel, finora vice-presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Nuovo segretario di Giustizia e Pace è stato nominato don Mario Toso, nato 59 anni fa a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, salesiano e finora consultore del medesimo dicastero.

    Mons. Laffitte è stato elevato alla sede vescovile titolare di Entrevaux. Dopo gli anni di liceo, ha frequentato l'Università di Tolosa, conseguendo il diploma in Scienze Politiche (1973). Ha seguito anche alcuni corsi all'Università di Cambridge (1979) e di Salamanca (1980). Nel 1984 è entrato nel Pontificio Seminario Francese a Roma. Ha frequentato i corsi di filosofia e teologia presso l'Università Pontificia Gregoriana, conseguendo il baccalaureato in Teologia e Filosofia (1988). È stato ordinato sacerdote, il 2 luglio 1989, per la diocesi di Autun, Chalon e Macon. Ha continuato gli studi presso il Pontificio Istituto "Giovanni Paolo II" per Studi su Matrimonio e Famiglia, conseguendo il dottorato in Teologia Morale. Dal 1994 è stato docente e, per un triennio (1999-2001), vice-preside del medesimo Istituto. Dal 2003 è consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede. Nel 2005 è stato sotto-segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Dal 2006 era vice-presidente della Pontificia Accademia per la Vita. E' autore di diverse pubblicazioni. Oltre al francese parla il tedesco, l'italiano, l'inglese e lo spagnolo.

    Don Mario Toso è stato elevato alla sede vescovile titolare di Acque regie. È professo nella Società Salesiana di San Giovanni Bosco dal 16 agosto 1967. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso la Facoltà di Teologia di Torino, ottenendo il baccalaureato in Teologia. È stato ordinato sacerdote il 22 luglio 1978. Ha conseguito la laurea in Filosofia, presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (1978); la licenza in Filosofia, presso l'Università Pontificia Salesiana (1981); la licenza in Teologia, presso l'Università Pontificia Lateranense (1982). Tra le molteplici attività accademiche, si ricorda che dal 1980 è docente di Filosofia presso l'Università Pontificia Salesiana e dal 1991 è professore ordinario di Filosofia Teoretica; dal 1994 al 2000 è stato decano della Facoltà di Filosofia della medesima Università e, dal 2003 al 2009, ne è stato rettore magnifico. E’ consultore del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. E' autore di diverse pubblicazioni. Parla anche il francese, lo spagnolo e l'inglese.

    Il Santo Padre ha quindi accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Budjala (Repubblica Democratica del Congo), presentata da mons. Joseph Bolangi Egwanga Ediba Tasame, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. Philibert Tembo Nlandu, della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria, coadiutore della medesima diocesi.

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    Udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi; mons. Francesco Coccopalmerio, arcivescovo tit. di Celiana, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, con il segretario del medesimo dicastero mons. Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru, vescovo tit. di Civitate; mons. Zygmunt Zimowski, arcivescovo-vescovo emerito di Radom, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari; mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare per l’Italia.

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    Sinodo. Un vescovo del Camerun: la voce della Chiesa contro la corruzione

    ◊   Proseguono, anche oggi a porte chiuse, i lavori del Sinodo dei vescovi per l’Africa. Domani si riunirà la 18.ma congregazione generale per la presentazione e la votazione del Messaggio finale. In molti lo hanno già definito il “Sinodo della Pentecoste” considerata la pluralità degli interventi e dei temi trattati. Tra questi ultimi, particolare attenzione è stata dedicata all’ambiente: deforestazione e desertificazione minacciano infatti vaste zone del Continente. Tra queste c’è anche il Camerun, Paese in cui è in atto un graduale, ma difficile processo di democratizzazione. Paolo Ondarza ha intervistato mons. Cornelius Fontem Esua, arcivescovo della diocesi camerunese di Bamenda:

    R. – La cosa interessante è che siamo arrivati come una Torre di Babele e torniamo a casa uniti. Come affrontare i problemi? Il Sinodo per me è un momento di grazia che ci fa capire innanzitutto che i problemi che abbiamo in un Paese sono gli stessi che si trovano in un altro e dunque bisogna lavorare insieme. Tutte le esigenze che abbiamo discusso sono anche le esigenze del Camerun. In Camerun abbiamo la fortuna di non avere conflitti etnici: è una benedizione! Però, nel Camerun la società civile non è contenta; il processo democratico è un po’ lento e non dà molto spazio alla libertà di espressione e alla possibilità di scegliere il proprio partito: la gente è praticamente obbligata a scegliere il partito del governo. Penso che in questo campo ci sia bisogno di riconciliazione. C’è poi in Camerun il problema della giustizia, perché i giovani soprattutto sono vittime della corruzione: l’80 per cento di loro non ha lavoro perché il lavoro si trova soltanto in base alle conoscenze.

     
    D. – La voce della Chiesa è una voce scomoda?

     
    R. – Qualche volta sì, noi non tacciamo. Abbiamo scritto una Lettera pastorale sulla corruzione e sulla base di questa lettera abbiamo avviato ora un programma di formazione, soprattutto nelle scuole. Bisogna rendere consapevoli i giovani del fatto che i problemi della corruzione possono essere risolti soltanto con una formazione che consenta loro di poter poi cambiare la società di domani.

     
    D. – Qui al Sinodo si è parlato anche di ambiente: deforestazione e desertificazione sono realtà che purtroppo interessano anche il Camerun …

     
    R. – Questo problema esiste nel Sud del Camerun, dove l’esportazione del legno dalle nostre foreste non avviene in maniera responsabile. Si esporta in Europa, soprattutto in Francia: si abbattono gli alberi e il Paese diventa deserto.

     
    D. - Lo definisce un modo di fare “irresponsabile” perché a poco a poco stanno scomparendo tutti gli alberi?

     
    R. – Sì, alberi che hanno impiegato almeno 100 anni per essere quello che vediamo oggi: e non si pensa al domani.

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    I Padri sinodali incontrano il ministro degli Esteri Frattini

    ◊   Una delegazione di Padri sinodali si è recata questa mattina nella sede del Ministero degli Affari Esteri per un incontro con il titolare della Farnesina, Franco Frattini. Un colloquio molto proficuo durante il quale sono emerse unità di intenti soprattutto in tema di lotta allo sfruttamento e aiuto ai Paesi più poveri. Ha seguito per noi i lavori Davide Dionisi:

    Cooperazione allo sviluppo, persecuzione anticristiane e lotta al traffico, di droga, di armi e di esseri umani. Sono i temi principali affrontati questa mattina nel corso dell’incontro tenutosi al Ministero degli Affari Esteri tra una delegazione dei Padri sinodali e il ministro Franco Frattini. Si è parlato anche di riconciliazione, giustizia e pace e nel corso del confronto con il titolare della Farnesina sono emerse diverse convergenze, tra queste l’attuazione di politiche che mettano al centro l’essere umano evitando che gli effetti negativi della globalizzazione colpiscano soprattutto i più deboli. Il significato dell’incontro nelle parole del cardinale Francis Arinze, presidente delegato del Sinodo per l’Africa:

     
    “E’ stata una cosa molto positiva ciò che il governo italiano ha fatto, ciò che progetta di fare, anche incoraggiando gli africani ad essere protagonisti del loro presente e del loro futuro, apprezzando il valore dell’interdipendenza che quando è accettata diventa solidarietà. Noi abbiamo aggiunto che ci sono aree dove il governo potrebbe fare più attenzione agli africani che sono in maggior parte studenti perché durante il loro soggiorno non siano obbligati a rinnovare i documenti ogni due anni. Anche la questione dell’immigrazione: ogni Paese ha diritto di avere le proprie leggi ma c’è tanta sofferenza, chi non muore nel deserto muore nel mar Mediterraneo. Occorre poi promuovere lo sviluppo, così la tentazione di migrare sarà ridotta. Non si può togliere a nessuno il diritto di cercare una sistemazione altrove per avere una vita più degna”.

     
    Il ministro Franco Frattini ha risposto agli appelli della Chiesa africana spiegando l’impegno del governo italiano contro le persecuzioni religiose e anticipando alcune proposte in tema di immigrazione e di formazione. Ha quindi detto che è giunto il momento di una presa di posizione forte e netta dell’Europa sul tema della libertà religiosa…
     
    R. – Io credo che l’Unione Europea debba intanto affermare con forza la sua volontà politica di agire nei confronti di tutti i governi dove si verificano questi episodi orribili per richiamare la loro attenzione. In secondo luogo dovrebbe monitorare la situazione della libertà religiosa dei cristiani in molte parti del mondo.

     
    D. – Durante l’incontro ha anticipato un’agenzia europea per i richiedenti asilo e per i rifugiati…

     
    R. - E’ un progetto che prevede un’agenzia per l’esame secondo procedure comuni delle domande di asilo provenienti da richiedenti non europei che arrivano in un qualsiasi Paese europeo: cioè, non ci sarà più quella diversità di criteri che oggi c’è, dove ciascun Paese ha le sue regole di giudizio, riconosce o non riconosce secondo criteri non omogenei, e coloro che saranno riconosciuti avranno il diritto di libera circolazione dell’intero spazio europeo.

     
    D. – Ha parlato anche di coinvolgere direttamente le università cattoliche africane…

     
    R. – Sollecitiamo ai Paesi e alle università dell’Africa dei progetti per borse di studio per corsi di formazione di giovani laureandi e laureati in modo che da queste università cattoliche cresca una classe dirigente che l’Italia ha un interesse generale a sostenere perché investire sull’Africa è investire sul futuro del mondo.

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    Mons. Migliore all'Onu: no ai pregiudizi sull'Africa, più giustizia nelle relazioni commerciali

    ◊   “Le condizioni di commercio internazionale devono conformarsi alle necessità e alle sfide economiche che l’Africa vive”. Sono parole di mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, intervenuto alla 64.ma sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite su una “Nuova Partnership Economica per lo Sviluppo dell’Africa”. Il servizio di Fausta Speranza:

    Mons. Migliore ha parole di apprezzamento per un impegno a favore dello sviluppo di una nuova cooperazione economica, ma chiarisce subito che innanzitutto “vanno eliminati i pregiudizi: “una volta per tutte”, dice. L’Africa non è solo corruzione, colpi di Stato, conflitti regionali. L’Africa ha espresso ed esprime anche “grande capacità di gestire i processi di transizione all’indipendenza o la ricostruzione dopo conflitti”. Inoltre contribuisce con personale qualificato al lavoro degli organismi internazionali o alla vita scientifica, accademica, intellettuale. “L’Africa – dice mons. Migliore - ha saputo offrire alla comunità internazionale esempi e valori degni di ammirazione e oggi può offrire anche segni di realizzazione di molte delle sue speranze”. Questo non va dimenticato – raccomanda mons. Migliore – se no si resta nell’ambito dell’assistenzialismo senza voler contribuire a dare atto alle “reali potenzialità del continente africano”. Quello che ci vuole – chiarisce – è “una solidarietà fattiva”, per risolvere i problemi che certamente non mancano. Primo fra tutti il livello drammatico di povertà: la maggior parte dei Paesi africani è molto lontana dall’obiettivo che si vorrebbe raggiungere entro il 2015: dimezzare la povertà di quanti vivono con meno di un dollaro al giorno. Mons. Migliore, dunque, raccomanda alcune scelte importanti per i Paesi più industrializzati: investire in Africa, sostenere programmi di diversificazione in campo agricolo e in generale programmi di diversificazione delle economie, rivedere le condizioni del commercio internazionale. Questo significa innanzitutto creare opportunità per i prodotti africani. Inoltre, mons. Migliore chiede di puntare al ruolo attivo che l’Unione Africana può assicurare nella cooperazione con gli organismi internazionali. Perché il G20 significhi davvero apertura a nuovi equilibri internazionali; perché sia un “forte punto di riferimento per l’economia mondiale” ma senza creare nuove esclusioni per i Paesi più piccoli.

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    Il cardinale Cañizares sul Compendio eucaristico: Chiesa viva solo a partire dall'Eucaristia

    ◊   Sarà distribuito domani a tutti i Padri sinodali il ‘Compendium Eucharisticum’ appena pubblicato dalla Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti per i tipi della Libreria Editrice Vaticana. Il testo è stato consegnato ieri a Benedetto XVI dal cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della stessa Congregazione. Stampato in questa prima edizione in latino, il Compendio sarà pubblicato in altre lingue per essere poi distribuito ai vescovi di tutto il mondo. Ma quali sono le sue finalità pastorali? Ascoltiamo lo stesso cardinale Cañizares Llovera al microfono di Fabio Colagrande.

    R. – El Sinodo de los obispos…
    Il Sinodo dei vescovi sull’Eucaristia aveva richiesto che fosse pubblicato un Compendio eucaristico, perché si concentrasse l’attenzione su quello che è il nucleo, il cuore della Chiesa: l’Eucaristia. Per questo bisognava ravvivare la fede, in continuità con tutta la Tradizione, nel mistero eucaristico, come fonte e culmine della vita cristiana di tutta la Chiesa; bisognava far conoscere quelle che sono le fonti liturgiche principali, anche per la corretta comprensione, celebrazione e adorazione del Santissimo Sacramento. Questo ha richiesto il Sinodo dei vescovi e questo è stato raccolto dal Santo Padre nell’Esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum Caritatis. Si è rivolto alla Congregazione che ha lavorato a questo Compendio in cui si raccolgono i principi dottrinali: dalla promessa dell’Eucaristia di Gesù nel Discorso del Pane della vita, nel Vangelo di San Giovanni, raccogliendo anche quelli che sono i principi basilari della dottrina cristiana, espressi nel Concilio di Trento e poi ripresi dal Catechismo della Chiesa cattolica e nel Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica. Tutto questo forma un’unità dottrinale, che è il mistero della nostra fede, il mistero dell’Eucaristia, perché si faccia la catechesi su tutto questo, perché si predichi su tutto questo, perché si conoscano quali sono gli spunti basilari che non possiamo dimenticare e da questo si arrivi ad un’adeguata catechesi, perché il popolo cristiano viva il mistero eucaristico mettendolo al centro della sua vita. Poi, nella seconda parte del Compendio ci sono anche i testi liturgici principali, soprattutto del Rito romano, in continuità con la ricchezza che ha l’unico Rito romano, che è la lex orandi e allo stesso tempo la lex credendi. Il Rito romano è incluso nelle sue due versioni: ordinaria e straordinaria. E alla fine si riprendono anche i testi devozionali di preparazione alla Santa Messa, di ringraziamento della Santa Messa e tanti, tanti altri che esprimono la fede del popolo cristiano, non solo nel momento della celebrazione eucaristica, ma anche nel momento di adorazione del mistero dell’Eucaristia.

     
    D. – Eminenza, il testo contiene delle novità per quanto riguarda le regole liturgiche?

     
    R. – No hay ninguna novedad…
    Non c’è nessuna novità: semplicemente si raccoglie ciò in cui la Chiesa crede, celebra e vive del mistero eucaristico. E’ un Compendio - la parola che lo esprime meglio – che riassume tutto quello in cui in questo momento, nei testi principali e fondamentali, la Chiesa crede e vive di quello che è il centro di tutta la Chiesa, di tutta la vita cristiana, perché solamente a partire dall’Eucaristia ci sarà una Chiesa viva.

     
    D. – Eminenza, a chi è destinato questo Compendio? Verrà distribuito ai vescovi di tutto il mondo?

     
    R. – Serà distribuido a los obispos de todo el mundo…
    Certamente sarà distribuito ai vescovi di tutto il mondo e verrà pubblicato anche nelle lingue principali. Uscirà l’edizione latina come lingua universale della Chiesa, ma già si stanno preparando subito dopo le traduzioni nelle diverse lingue principali della Chiesa.

     
    D. – Come ha accolto ieri il Papa questo Compendio, quando lei glielo ha consegnato?

     
    R. – Con mucha alegria…
    Con molta gioia ed anche vedendo che questo desiderio del Sinodo e questo suo desiderio si è già realizzato, tra l’altro in coincidenza con la celebrazione di questo Sinodo, che senza dubbio sarà di grande stimolo per la Chiesa in Africa, perché semplicemente, quando si vive l’Eucaristia, la riconciliazione e la pace, la Luce del mondo è presente in mezzo a noi.

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    Il cardinale Bertone: aiutare i credenti a riscoprire il valore della Confessione

    ◊   "Aiutare i credenti a riscoprire il valore del Battesimo e della Confessione è … renderli consapevoli della forza loro donata da Cristo per lottare efficacemente contro il peccato e le sue strutture che abbrutiscono il mondo; è offrire loro strumenti spirituali per costruire un’umanità ispirata alla cultura della vita e alla civiltà dell’amore". E’ quanto ha detto ieri pomeriggio il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, in occasione della presentazione del volume “La Penitenzieria Apostolica e il Sacramento della Penitenza” edito dalla Libreria Editrice Vaticana: l'incontro si è svolto nella sede del Tribunale della Penitenzieria.

    Il porporato ha sottolineato anche il valore ‘sociale’ del sacramento della Riconciliazione”. Quindi, alla luce del volume, ha analizzato “le attuali prospettive pastorali relative al sacramento della Confessione, in questa complessa società post-moderna”. “In questi giorni - ha spiegato - la liturgia ci fa meditare la lettera dell’apostolo Paolo ai Romani. Egli ci parla proprio quest’oggi delle condizioni e delle lacerazioni alle quali è sottoposto l’uomo, teso fra il peccato e la grazia, fra il dovere di compiere il bene e il desiderio e la possibilità di attuare il male, purtroppo sempre presente. Dio – commenta Paolo – interpella continuamente l’uomo e offre un senso positivo e definitivo alla sua esistenza ferita; ma quest’uomo, rifiutando l’aiuto divino, è sempre tentato di costruirsi autonomamente la propria felicità, alla quale però non arriverà mai definitivamente. E’ allora portato ad accontentarsi di gioie e felicità parziali ed effimere, spesso fallaci capaci di condurlo pian piano alla morte”.

    Il cardinale Bertone sottolinea perciò “l’urgenza di un rinnovato annuncio evangelico profondo e pervasivo che aiuti innanzitutto i cristiani a vivere con gioia e dedizione la loro fede e a testimoniarla in ogni stato e ambiente di vita”. In questo contesto – ha concluso il segretario di Stato - “il sacramento del perdono e della gioia – permettete che definisca così il sacramento della Penitenza – manifesta in maniera quasi tangibile il trionfo costante dell’amore di Dio sulla potenza del male; genera la forza rinnovatrice della misericordia divina che reca pace e gioia al cuore umano”. (A cura di Sergio Centofanti)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’imposizione del linguaggio: in prima pagina, Marguerite A. Peeters su Chiesa e globalizzazione.

    La cultura è ricerca della verità: nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla 35 sessione della Conferenza generale dell'Unesco.

    Il salario che basta anche nell’aldilà: in cultura, l'intervento del cardinale Tarcisio Bertone alla presentazione del volume “La Penitenzieria apostolica e il sacramento della penitenza. Percorsi storici, giuridici, teologici e prospettive pastorali” e un commento del vicedirettore dal titolo “Una riforma spirituale indispensabile”.

    La gloria in un bullone di ferro: Antonio Spadaro al convegno “Educare alla bellezza”.

    Il Corsaro Nero portava la kippà; storie di pirati ebrei tra il Mar dei Caraibi e il Mare del Nord: l’articolo di Anna Foa dal primo numero di “Pagine ebraiche”, mensile dell’Unione delle comunità ebraiche italiane.

    L’eccidio di Marzabotto nel film “L’uomo che verrà” presentato al festival di Roma: i contributi di Gaetano Vallini e Luca Pellegrini.

    La mille miglia della fede: Silvia Guidi sulla mostra “Non Angli sed Angeli, a Pilgrimage, a Mission” al Venerabile Collegio Inglese di Roma.
     Nell’informazione religiosa, sui lavori sinodali intervista di Nicola Gori al cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban.

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    Oggi in Primo Piano



    Non privatizzare la famiglia, bene per tutta la società: l'appello del cardinale Antonelli

    ◊   La famiglia non è una realtà privata ma è anche un soggetto di interesse pubblico, che porta un grande contributo alla società. Così il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, intervenuto oggi durante l’apertura dell’Anno accademico dell’Ateneo pontificio Regina Apostolorum, in occasione della quale ha tenuto una lectio magistralis sul tema “La famiglia e il bene della società”. Linda Giannattasio lo ha intervistato:

    R. – La famiglia non è semplicemente una realtà privata, è anche un soggetto di interesse pubblico, proprio perché la famiglia sana può dare un immenso, insostituibile contributo alla società, alla convivenza civile, alla coesione e allo sviluppo della società civile. E quindi ha anche diritto di essere sostenuta, non soltanto considerata portatrice di bisogni, ma anche soggetto, che deve avere un suo protagonismo, una sua attività responsabile e che può svolgere pienamente la sua missione procreativa ed educativa.

     
    D. – Come si può oggi sostenere la famiglia?

     
    R. – Deve essere sostenuta non solo dallo Stato, ma da tutta la società, anche dalle economie e dalle imprese. Per esempio, armonizzando i tempi del lavoro con i tempi della famiglia. E poi tutta una serie di provvedimenti: per esempio, l’equità fiscale nel prelievo delle imposte, i servizi educativi, assistenziali, l’assistenza integrata...

     
    D. – Quali sono le maggiori difficoltà che incontra oggi la famiglia?

     
    R. – La privatizzazione della famiglia, per cui si tende a fare della famiglia una realtà che non ha niente a che fare con la società, quando invece anche le indagini sociologiche fatte mostrano che la famiglia sana porta tutta una serie di benefici molto concreti alla società. Ovviamente, prima di tutto, alimenta le virtù sociali, cosiddette, che sono indispensabili per la convivenza civile. Ma c’è poi anche, per esempio, una maggiore frequenza e un maggior profitto negli studi dei figli, una migliore salute psichica e fisica anche. Quindi, meno droghe, meno alcool, non solo per i figli, anche per i genitori stessi. Viceversa, la famiglia incompleta, divisa, ha tutta una serie di costi, anche sociali e persino economici. Per esempio, si sa che i divorziati spesso finiscono nella povertà. A Milano, per esempio, mi pare che il 30 per cento dei divorziati frequenti le mense della Caritas.

     
    D. – Al Sinodo si è parlato anche di “teoria del genere”. In che modo questa influenza la famiglia?

     
    R. – Contraddice l’identità stessa della famiglia, anzi, prima ancora l’identità dell’uomo e l’identità della donna. Il genere è una cosa molto diversa dal sesso, perché il sesso è una realtà biologica, psichica, spirituale, ricevuta dalla nascita, che poi ovviamente deve essere interpretata, sviluppata dalla cultura, dall’educazione, dalla presenza nella società. Mentre invece il genere è una realtà puramente convenzionale. In sostanza, si dice, si nasce neutri: né uomini né donne, ed è la società che costruisce il genere, l’orientamento sessuale, che non è necessariamente di due tipi, ma può essere di molti. Questo ovviamente è un modo anche per giustificare poi il matrimonio degli omosessuali, l’adozione da parte di singoli e di omosessuali. Perché c’è un’azione culturale e politica che mira proprio a trasformare le regole del vivere civile, a governare in una prospettiva del genere, non più in una prospettiva di famiglia. Quindi, è proprio una minaccia grave alla famiglia.

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    Rapporto Caritas-Zancan: famiglie italiane sempre più povere

    ◊   La povertà assoluta ad oggi in Italia colpisce quasi due milioni e 900 mila cittadini, circa il 4,9% della popolazione. Un fenomeno che investe soprattutto il Sud e le famiglie numerose e monoreddito. Inoltre, nei centri d’ascolto Caritas, nel 2008 sono aumentati, del 20%, coloro che chiedono aiuto e cresce, di 10 punti percentuali, la presenza di italiani. Di questo si è parlato oggi a Roma alla presentazione del rapporto sull’esclusione sociale di Fondazione Zancan e Caritas. Ma in Italia gli aiuti forniti dallo Stato sono sufficienti? Ascoltiamo al microfono di Alessandro Guarasci, don Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana:

    R. – C’è un investimento in termini economici piuttosto consistente: quasi sei miliardi messi a disposizione per l’assistenza sociale di tutti i cittadini, 98 euro per ciascuno. E’ il modo con cui sono impegnati che di per sé non dà frutto o non va nella direzione giusta. Il trasferimento di risorse economiche non in termini di distribuzione a pioggia ma in termini di implementazione, di arricchimento del territorio attraverso i servizi.

     
    D. – Nei vostri centri continuano ad arrivare anche persone del ceto medio? E questa piccola ripresa che si dice che si inizia ad intravedere, voi ne avete qualche segnale?

     
    R. – Al momento, noi abbiamo i segnali in senso inverso, cioè il segnale è che si incomincia a percepire ed a cogliere una presenza nuova, volti nuovi con bisogni antichi, con bisogni vecchi. Una presenza non solo dettata dalla persona in difficoltà, frantumata per storie diverse, ma una presenza di volti nuovi segnata soprattutto da famiglie, da famiglie che di per sé non avevano grandi problemi per poter vivere in maniera dignitosa ma che da un momento all’altro, perdendo reddito, perdendo posto di lavoro, si trovano in una situazione di precarietà che si spera possa essere il più breve possibile. Ma ritornare nel lavoro, ritrovare lavoro, aver l’opportunità di nuovo di guadagnarsi la propria vita in modo dignitosa, l’accogliamo come cosa piuttosto difficile.

     
    D. – E’ normale, secondo lei, che la Chiesa in qualche modo debba poi sostituirsi allo Stato, soprattutto in momenti di crisi come questo?

     
    R. – Sostituzione, no. E’ normale che, essendo la Chiesa parte di questa società, essendo la Chiesa in modo fortemente radicato attraverso le sue comunità parrocchiali, i servizi delle varie espressioni caritative e di promozione umana, è normale che compartecipi. Che tutto questo, però, debba essere messo in atto dentro un contesto istituzionale di fragilità, certamente non porta frutto: rischia di vanificare la stessa capacità di incontro, di relazione, di intervento, di sostegno a tante persone sempre più in difficoltà.

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    Stati generali dell'Antimafia. Don Ciotti: insieme contro la globalizzazione del crimine

    ◊   Si aprono domani a Roma gli Stati generali dell’Antimafia. L’iniziativa promossa dall’Associazione Libera, riunirà fino a domenica, nell’Auditorium di Via della Conciliazione, 2500 persone della società civile - tra cui rappresentanti delle istituzioni e del governo - che si confronteranno sul contrasto e la lotta al crimine organizzato in economia e politica, ma anche nella cultura e nel sociale. Al microfono di Luca Collodi, il fondatore dell’Associazione Libera, don Luigi Ciotti:
     
    R. – Abbiamo creato una rete europea che è presente in 30 nazioni diverse perché c’è una globalizzazione del crimine. E’ questa volontà di mettere insieme – io spero con molta umiltà ma anche con molta concretezza - l’impegno dei cittadini, dei gruppi e delle associazioni. E’ un lavorare concreto: bisogna fare meno parole e più fatti, è un momento molto delicato. Dietro a questa crisi economica - che solo economica non è ma innanzitutto è una crisi politica ed etica - ci sono delle ricadute sullo sviluppo ma anche sulle forme di illegalità, di corruzione, di crimine, non indifferenti. Mi sembra importante e fondamentale trovarsi a lavorare in 2.500 persone per tre giorni, in un confronto, in un approfondimento, in un reciproco ascolto per fare delle proposte alla politica ma anche per interrogarci, per dare più senso, più significato, più forza, più coraggio, più impegno a ciascuno di noi. Perché non basta sempre e solo chiedere conto allo Stato e alle Istituzioni: dobbiamo anche chiedere più conto a noi stessi.

     
    D. – Don Ciotti, cosa fa la Chiesa contro il crimine organizzato e la corruzione?

     
    R. - Noi abbiamo avuto anche sacerdoti che hanno subito violenze, abbiamo avuto anche delle morti per la loro forza e il loro coraggio. Non vorrei mai dimenticare, a 15 anni dalla sua uccisione, proprio quest’anno, don Peppino Diana quando invitava la sua gente a riannunciare la Parola di vita, di speranza e di impegno. La Chiesa deve anche interrogarsi e noi dobbiamo sentire di più con forza la testimonianza cristiana ma anche la responsabilità civile: essere capaci di saldare di più la terra con il cielo. Nella Chiesa e nella lotta al contrasto alla criminalità, all’illegalità, alla corruzione si trovano delle bellissime espressioni, delle belle esperienze, delle grandi attività ma non basta: anche la Chiesa deve fare di più.

     
    D. – Il popolo di Dio dove rischia di più?

     
    R. - Noi abbiamo bisogno di stare dalla parte di chi fa più fatica. E’ necessario veramente sporcarci di più le mani per quel “fame e sete di giustizia” che è molto categorico nel Vangelo. Ma noi da soli non ce la faremo mai. Abbiamo bisogno di politiche sociali, politiche per la famiglia, politiche per il lavoro, per lo sviluppo, un sano protagonismo di giovani. Abbiamo bisogno di una società civile, ma non basta: una società responsabile che si assuma di più questo ruolo e questo impegno. E’ questo il nostro compito che va dalla dimensione educativa alla prevenzione, e quindi il ruolo dell’informazione: ci sia proprio un fermento sociale. Quindi il nostro impegno ad essere a fianco dei famigliari delle vittime, il nostro impegno alla confisca dei beni, l’uso sociale di questi beni e l’apertura di lavoro vero sui beni confiscati ai grandi boss. Il nostro compito è essere questo fermento nella società perché ognuno prenda coscienza che il cambiamento ha bisogno del noi, ognuno per la propria parte e per il proprio ruolo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    L'Onu sull'oppio afghano: uccide migliaia di persone e alimenta terrorismo e mafie

    ◊   L’oppio afghano alimenta la tossicodipendenza, la criminalità e il terrorismo. E’ la denuncia che arriva dal rapporto “Tossicodipendenza, Criminalità e Insurrezione” realizzato dall’Ufficio Onu contro la Droga e il Crimine (UNODC), reso noto ieri. Un documento nel quale si evidenziano le conseguenze devastanti per la salute pubblica e si spiega come funziona il mercato che vale 65 miliardi di dollari. Benedetta Capelli:

    Sono 900 le tonnellate di oppio e quasi 400 quelle di eroina esportate dall’Afghanistan ogni anno. Un pericolo per la sicurezza e la salute dei Paesi situati lungo le narco-rotte balcaniche ed euro-asiatiche, fino all’Unione Europea, alla Russia, all’India e alla Cina. Un fenomeno che produce 15 milioni di tossicodipendenti, causa 100 mila morti all’anno, diffonde l’Aids e soprattutto – ed è questa una novità importante - finanzia mafie, ribelli e terroristi. Il rapporto Onu evidenzia ancora l’incongruenza tra l’alto volume di consumo di eroina nel mondo e il basso volume di sequestri: un problema che nasce dai mancati controlli nelle regioni frontaliere e dalla costante violazione degli accordi sul transito di merci tra Afghanistan, Pakistan, Iran. Proprio nella Repubblica Islamica si sta registrando una diffusione dell’Hiv senza precedenti, perché Teheran vanta uno dei tassi più elevati di tossicodipendenza al mondo.

     
    Le Nazioni Unite si dicono preoccupate per l’aumento consistente di denaro che il traffico di droga oggi frutta ai talebani, almeno 125 milioni all’anno e che rischia di finanziare il terrorismo internazionale. “Una macchina da guerra sempre più complessa – ha detto Antonio Costa, direttore dell’ufficio Onu - e geograficamente vasta”. “I narco-cartelli – ha aggiunto - stanno annullando la distinzione tra affari ed ideologia. Il traffico di droga arricchisce sia gente dai colletti bianchi, quanto insorti dai turbanti neri”. I fondi – si legge ancora nel rapporto - servono anche a finanziare i gruppi terroristici nei Paesi vicini; i ribelli Baluchi, il Partito Islamico del Turkmenistan, il Movimento Indipendentista Islamico dell’Uzbekistan, e l’Organizzazione per la Liberazione del Turkistan Orientale in Cina.

     
    Altra anomalia, segnalata dal rapporto, è che i volumi di droga sequestrata calano in percentuale quanto più le droghe si avvicinano ai mercati lucrativi dell’Europa. Ciò significa che un grammo di eroina del valore di 3 dollari a Kabul può costarne 100 a Londra, Milano o Mosca. E’ quindi fondamentale stroncare il mercato sul luogo di produzione e non su quello del consumo. Una tragedia che è essenzialmente umana perché il numero dei morti per droga supera, ad esempio, quello dei soldati della Nato uccisi in 8 anni di conflitto. E’ necessario dunque, per le Nazioni Unite, dare assistenza ai contadini per ridurre l’offerta; investire sulla prevenzione e mettere in campo misure di contrasto per spezzare il ciclo letale di criminalità organizzata e terrorismo.

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    Cattedra del Dialogo in Milano con il cardinale Tettamanzi

    ◊   Nell’ambito della “Cattedra del Dialogo”, forum di approfondimento sui fenomeni e le crisi del nostro tempo promosso dall’arcidiocesi di Milano, si è svolta ieri sera la conversazione del cardinale Dionigi Tettamanzi e della prof.ssa Gabriella Caramore sul tema “Dialogo come ethos: nell’esperienza dei cristiani”. Da Milano, il servizio di Fabio Brenna:

    Un dialogo che diventa costume di vita ed anche una consuetudine del vivere ecclesiale è indispensabile, ma molto difficoltoso oggi. Secondo l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, il dialogo è un valore anche per la comunità cristiana, senza il quale non c’è vita religiosa e sociale. Dopo aver ricordato come sia abbastanza recente la prima Enciclica che pone l’esigenza del dialogo fra Chiesa e mondo, l’“Ecclesiam Suam” di Paolo VI, il cardinale Tettamanzi ha rilevato la tendenza al rallentamento, finanche un rifiuto del dialogo. Eppure non si può rinunciare a questa impresa, ha sottolineato il porporato, perché è il Vangelo, il dialogo trinitario che è in Dio, la dimensione escatologica dell’identità cristiana che ci porta oltre le semplici appartenenze sociologiche o culturali. Dialogare è frutto di ascolto e parola:

     
    “Senza questo ascolto, io penso che sia impossibile parlare e offrire una parola significativa, una parola che tenti di essere una risposta secondo verità e con amore al problema che la situazione di volta in volta mi presenta. Ma questo ascolto e questa parola hanno bisogno, mi pare, non solo di una grande pazienza quando uno cerca di conoscere la realtà e di dare, poi, alla realtà la giusta risposta; ma c’è bisogno di lungimiranza, c’è bisogno di guardare al domani”.

     
    Dobbiamo accettare che non esistiamo solo noi, ha quindi detto il cardinale, ed attraverso un rigoroso confronto delle differenze, evitiamo atteggiamenti di ingenuo irenismo:

     
    “La Chiesa cattolica non poche volte nella storia passata e a noi vicina, si è ripiegata su se stessa e quindi di fatto è stata lenta, è stata tardiva ad aprirsi con relazioni positive con il mondo. E, consapevole della delicatezza e della complessità di questa apertura, Montini esortava ad affrontare l’argomento del dialogo senza rimandi e senza titubanze”.

     
    Il cardinale Tettamanzi ha infine invitato a distinguere fra dialogo e annuncio. Gesù non indottrinava e non faceva proselitismo, ha concluso l’arcivescovo, ma piuttosto, attraverso l’ascolto dell’altro entrava in una relazione profonda, e la conversione arrivava da Dio.

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    Conferiti i premi al Religion Today Film Festival

    ◊   Nominati i vincitori della XII edizione del Religion Today Film Festival, il primo evento itinerante dedicato al cinema delle religioni, che si è svolto in diverse città italiane, Trento, Roma, Bolzano, Bassano e Nomadelfia. Molto apprezzati dalla giuria internazionale l’alta qualità tecnica e un approccio rispettoso nei confronti delle diverse religioni rappresentate: cristianesimo, ebraismo, islam. Un viaggio nelle differenze, alla ricerca di un linguaggio cinematografico comune nel tradurre la ricchezza dell’esperienza di fede. Per la categoria “Giovani e comunicazione” è stato conferito un premio anche da una giuria speciale di studenti dell’Università Pontificia Salesiana ad Every Night, Loneliness, di Rasoul Sadrameli. Alla cerimonia di assegnazione dei premi, tenutasi ieri presso la Sala Marconi della nostra emittente, c’era per noi Alessandra De Gaetano:

    Dopo cinque anni il Gran premio “nello Spirito della fede” è stato nuovamente assegnato ad un film cattolico. Si tratta di “Diario di un curato di montagna”, del regista Stefano Saverioni, ambientato in Abruzzo, nelle zone colpite dal terremoto, nei borghi solitari di Pietracamela, Cerqueto ed Intermesoli, incastonati nel Gran Sasso d’Italia. Il documentario si ispira ad un giovane ed inquieto sacerdote a confronto con un’umanità semplice e con le sue contraddizioni scopre la via per comprendere meglio se stesso e il proprio rapporto con Dio. Katia Malatesta, direttrice del Religion Today Film Festival:

     
    “Questo premio vuole essere proprio un tentativo di andare al di là di quella che è semplicemente la qualità filmica, per trovare un messaggio forte, che veramente possa anche unire, al di là delle differenze. Noi crediamo che sia giusto partire dall’esplorazione delle differenze, proprio con l’obiettivo di arrivare poi a ritrovare quel nocciolo comune che si ritrova in qualsiasi religione”.

    La giuria internazionale ed interreligiosa ha premiato anche, come miglior film, “Doubt” diretto da John Patrick Stanley e come miglior cortometraggio l’iraniano “God sees”, di Reza Jamali. Il riconoscimento come miglior documentario è stato assegnato a “Leaving the Fold”, del regista Eric Scott. Tra gli altri, sono stati premiati anche film musulmani ed ebraici, che rispondono alla vocazione interreligiosa del Festival, come sottolinea ancora Katia Malatesta:

    “Noi consideriamo i nostri film come delle finestre, che permettono di affacciarsi su mondi spesso poco conosciuti, altrettanto spesso travisati. L’obiettivo di lungo termine del nostro Festival è proprio il dialogo. E il cinema in questo può fare molto, sia proprio per metterci a conoscenza di aspetti della vita quotidiana di altri popoli, di altre religioni che non conoscevamo, sia perché ci fa provare delle emozioni”.

    Il tema di quest’anno del Religion Today è stato “Rinascere dall’Alto. Vita nuova nella fede”, attraverso un viaggio nelle differenze, come sottolinea mons. Luigi Bressan, arcivescovo di Trento:

    “La fede, certamente, è un grande motore, è un grande potenziale, che, diceva addirittura San Paolo, ci spinge ad operare. Ora si vede come anche le altre fedi ispirino l’impegno per la gente e ispirino anche ad affrontare la vita con la determinazione, che noi chiamiamo speranza, perché sappiamo che esiste un Dio. Cristo Signore ci aiuta a scoprire questi valori e, anzi, a perfezionarli”.

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    Chiesa e Società



    Nigeria: la Chiesa denuncia l’inefficacia dei programmi governativi per la lotta alla povertà

    ◊   Un responsabile della Commissione Giustizia, Sviluppo e Pace della Chiesa nigeriana ha denunciato nei giorni scorsi la totale inefficacia delle riforme economiche messe in atto dal governo per ridurre la povertà nel Paese. Più del 70% della popolazione nigeriana vive sotto la soglia di povertà, ha dichiarato mons. Joe Nkamuke, coordinatore aggiunto della Commissione episcopale. Parlando nel corso di una conferenza stampa in occasione della Giornata mondiale di lotta alla povertà, il presule – riferisce l’agenzia Apic - ha affermato che l’ultimo programma governativo ha addirittura accresciuto, anziché ridurre la povertà. Le attuali statistiche – ha detto - mostrano che la mortalità infantile, l’Aids, l’analfabetismo e la disoccupazione restano i “problemi chiave della Nigeria”. Gli indicatori disponibili – ha aggiunto - mettono in risalto che gli Obiettivi del Millennio per lo Sviluppo fissati dall’Onu nel 2000 non saranno raggiunti dalla Nigeria entro il 2015. Mons. Nkamuke ha chiamato in causa “il massiccio saccheggio” delle finanze dello Stato da parte dei funzionari pubblici, i licenziamenti di massa nell’amministrazione pubblica, le demolizioni e gli sgomberi forzati attuati dal governo nei quartieri poveri di Lagos, Port-Harcout e Abuja, le vessazioni e gli abusi quotidiani dei diritti dei cittadini da parte delle forze dell’ordine e la “notoria” insensibilità della classe dirigente del Paese per la sorte dei cittadini comuni. Il coordinatore della commissione Giustizia e Pace ha quindi sollecitato i nigeriani a esercitare pressioni sui loro dirigenti perché aprano un dialogo costruttivo con i cittadini per risolvere i problemi del Paese. (L.Z.)

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    I vescovi argentini: dialogo e inclusione sociale per sconfiggere la violenza

    ◊   “Occorre incoraggiare una cultura del dialogo, dell’incontro e della ricerca del consenso”. Così si è espresso ieri il vescovo di Sant'Isidro, in Argentina, mons. Jorge Casaretto, presidente della Commissione episcopale per la Pastorale sociale a proposito di diversi atti di violenza sociale e politica che preoccupano l’intero Paese. L’auspicio del presule è arrivato dopo l’aggressione assurda e gratuita al senatore dell’opposizione Gerardo Morales, avvenuta in località Mar del Plata, dove già si erano registrate alcune occupazioni violente da parte dei cosiddetti “piqueteros”. Si tratta, ha osservato mons. Casaretto, “di fatti preoccupanti” che ci ricordano che “se c’è un metodo che noi non dobbiamo usare mai è quello della violenza”. “Possiamo parlare su tutto e cercare accordi su ogni tipo di conflitto” ha concluso il presule per poi commentare la recente proposta della Commissione nazionale Giustizia e Pace che suggerisce l’istituzione di un “introito minimo in favore dell’uguaglianza e dell’equità nell’infanzia”. Eduardo Serrantes, presidente della Commissione ha precisato che in realtà è una proposta molto articolata, con diverse iniziative al suo interno, che ha uno scopo principale e fondamentale: favorire uguali opportunità nell’ambito dello sviluppo umano garantendo a tutti, in particolare i più deboli, un minimo di sicurezza sociale. In concreto, ad esempio, si propone alle autorità pubbliche di legiferare per garantire la parità di diritto sull’assegno familiare affinché tutti i bambini e le bambine possano avere questo beneficio indipendentemente da qualsiasi altra considerazione. Oggi, si è rilevato, non è così perché esistono radicali differenze fra figli di ragazze madri, figli di operai e contadini e figli di impiegati statali e del settore privato. Eduardo Serrantes ha precisato che non si tratta di iniziative politiche, nel senso che possono essere annoverate fra le proposte dei partiti, ma di iniziative che favoriscano il dibattito in materia per arrivare poi ad una vera politica statale a prescindere dalla maggioranza al governo. “La cosa fondamentale oggi è correggere al più presto le disuguaglianze per adempiere non solo al dettato della Costituzione, ma anche agli impegni assunti con la firma di Convenzioni internazionali sull’infanzia che l’Argentina ha ratificato”. La Chiesa e le sue strutture impegnate nella pastorale sociale ritengono che si tratti di un’iniziativa possibile e fattibile solo se tutte le parti accettano “un dialogo maturo e istituzionale” con l’obiettivo di individuare le soluzioni migliori. La proposta suggerisce una copertura finanziaria minima (180 pesos) a tutti, dalla nascita fino ai 18 anni, e ciò consentirebbe “un’inclusione sociale” di almeno 6 milioni di bimbi e adolescenti oggi completamente esclusi. Per la Commissione nazionale Giustizia e Pace dell’episcopato argentino, il costo totale della proposta è di quasi 13.000 milioni di pesos, finanziabili attraverso una ri-assegnazione dei fondi dell’attuale Programma per le famiglie e con una decisione politica ed etica che assegni il 4,4% della legge finanziaria, pari allo 0,9 del Pil, alla protezione e sostegno dell’infanzia senza distinzioni. (A cura di Luis Badilla)

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    Colombia: i vescovi ribadiscono che l’aborto non è un diritto

    ◊   “Le scuole cattoliche non possono essere costrette ad insegnare che l’aborto è un diritto”. Così l’episcopato colombiano a proposito di una sentenza della Corte costituzionale che, a margine di un suo verdetto in cui precisa i casi in cui è legale abortire, stabilisce che il governo e più in generale le istituzioni educative, sono obbligate a fornire informazioni e insegnamenti sull’interruzione della gravidanza. Il segretario della Conferenza episcopale della Colombia, mons. Juan Vicente Córdoba Villota, vescovo ausiliare di Bucaramanga, parlando ieri anche a nome dei rabbini per loro espressa richiesta, ha affermato: “Rifiutiamo categoricamente questo verdetto. Nessuno ci può chiedere di insegnare che l’aborto è un diritto in quanto sia noi cristiani che i rabbini, riteniamo che invece sia una delitto”. Il presule nell’incontro con i giornalisti ha precisato che non si tratta di creare alcun conflitto con la Corte poiché, in definitiva, la posizione della Chiesa non è altro che la sua conosciuta posizione in difesa della vita e al tempo stesso l’espressione di un’obiezione di coscienza, principi consacrati nella Carta Costituzionale. E’ un nostro dovere, ha osservato mons. Córdoba Villota, insegnare ai bambini e ai giovani che la vita è sacra e che nel difenderla ciascuno può avvalersi se necessario dell’obiezione di coscienza. La Corte costituzionale, nel suo verdetto T-388 che accompagna quello in cui si ribadiscono i soli tre casi in cui l’aborto è stato depenalizzato (gravidanza frutto di una violenza, pericolo di morte per la madre e gravi malformazioni del concepito), rileva che il governo è tenuto a diffondere in tutti i centri scolastici ad ogni livello, il contenuto delle disposizioni legali che depenalizzano l’interruzione della gravidanza. La Corte inoltre rinnova la richiesta a tutte le istituzioni sanitarie del Paese affinché abbiano il personale specializzato per praticare l’aborto nel caso in cui sia richiesto con la dovuta autorizzazione giuridica. La sentenza della Corte si è resa necessaria dopo il rifiuto della richiesta di aborto da parte di una donna della città di Santa Marta che aveva i requisiti legali; sia i giudici che i medici che hanno seguito la paziente, hanno opposto l’obiezione di coscienza. (L.B.)

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    “Aiuto alla Chiesa che Soffre” sostiene i cristiani perseguitati del Pakistan

    ◊   “Continueremo a testimoniare Cristo malgrado le difficoltà rappresentate dagli estremisti. Persino la nostra sofferenza è una testimonianza di Cristo”. Con queste parole mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad ha espresso i sentimenti dei cristiani pachistani durante l’incontro annuale organizzato dall’associazione caritativa internazionale "Aiuto alla Chiesa che Soffre" (Acs) nella Westminster Cathedral Hall a Londra. Durante l’incontro - riporta l'agenzia Zenit - è stato sottolineato dal presule l’aiuto pratico e il grande sostegno non solo materiale ma anche spirituale che l’associazione Acs offre ai cristiani oppressi del Pakistan la cui fede è messa a dura prova dagli attacchi e dalle continue persecuzioni che è costretta a subire quotidianamente. Sempre secondo il vescovo, i problemi principali per i tre milioni di cristiani del Pakistan sono rappresentati dall’uso improprio” delle cosiddette 'leggi sulla blasfemia', che fanno dei fedeli le vittime degli assalti degli estremisti per presunte offese contro Maometto o il Corano. “ Acs - ha concluso il presule – sta aiutando a portare la croce”. (G.C.)

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    Thailandia: sacerdoti e suore inviati come missionari al nord, in Laos e Cambogia

    ◊   Sebbene la Chiesa thailandese sia solo una piccola minoranza del Paese (lo 0,46%), essa comincia già a inviare suoi missionari all’estero. Domenica scorsa, Giornata missionaria mondiale, nella Chiesa dedicata a Maria Madre della Misericordia a Nonthaburi, alla periferia di Bangkok, si è svolta la funzione di partenza di tre sacerdoti e sette suore che presto partiranno per le missioni. Cinque di essi - riporta l'agenzia AsiaNews - sono destinati alla Cambogia per lavorare in un orfanotrofio e come catechisti tra la gente di Phnom Phen. Un sacerdote andrà nella città di Chaeng Kong, al confine con il Laos, dove si occuperà della formazione di alcuni cristiani che da anni non ricevono alcuna cura pastorale. Altre 4 suore, infine, saranno inviate nel nord della Thailandia tra le tribù Akha, Lahu e Hmong e per seguire i bambini di alcune famiglie povere della diocesi di Chiang Mai. Durante l’omelia, mons. Louis Chamnian Santisukniran, presidente della Conferenza episcopale thailandese ha ricordato che “la missione è compito di tutti i cristiani. Il Signore ha bisogno dei nostri piedi, dei nostri occhi, della nostra bocca per annunciare la buona novella oggi. Noi dobbiamo essere come dei ponti che permettono al Signore di raggiungere i nostri fratelli e le nostre sorelle e per far sì che essi possano andare verso il Signore”. Dopo la messa, mons. John Bosco Panya Kritcharoen, vescovo di Rachaburi, ha condiviso la sua grande gioia nel vedere i missionari partenti. Nonostante la Chiesa thailandese sia un piccolo seme (solo lo 0,46% della popolazione totale) “e’ bello vedere – ha detto - che anche noi iniziamo ad uscire fuori dal nostro Paese per annunciare la Buona Novella. Questa e’ una grande grazia del Signore”. I missionari partenti, che provengono da ordini religiosi e da varie diocesi della Thailandia, fanno tutti parte della “Thai Mission Society” (Istituto Missionario Thailandese). Tale istituto è promosso dai vescovi thailandesi sin dal 1987 e ora aspetta di essere riconosciuto giuridicamente in modo ufficiale dalla diocesi di Bangkok come Istituto di diritto diocesano. Al momento è composta da 26 membri, 12 preti e 14 suore. (R.P.)

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    Appello della Caritas per la crisi alimentare in Sudan

    ◊   La Caritas ha lanciato un appello per sfamare 35.000 persone vittime della crisi alimentare che affligge il Sud del Sudan a causa dei conflitti e della siccità. L'organizzazione ha chiesto 2,3 milioni di euro per fornire cibo negli Stati di Equatoria Occidentale ed Equatoria Orientale. Nell'Equatoria Orientale, - riferisce l'agenzia Zenit - due anni di siccità hanno lasciato centinaia di migliaia di abitanti nel bisogno. La Caritas fornirà cibo e sementi a 10.000 persone e formerà gli agricoltori sulle nuove tecniche per sostenere le popolazioni fino al raccolto del 2010. Nel frattempo, una recrudescenza di violenza nell'Equatoria Occidentale ha costretto 68.000 persone ad abbandonare le proprie case. Il conflitto si è aggravato con l'arrivo nella zona di una milizia che prima aveva base in Uganda, l'Esercito di Resistenza del Signore (Lord’s Resistance Army, LRA). La Caritas ha chiesto di aiutare 25.000 persone che hanno immediato bisogno di aiuto nell'Equatoria Occidentale. Il Sudan si sta riprendendo da 22 anni di guerra civile nel Sud tra il governo di Khartoum e l'Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese (Sudan People’s Liberation Army, SPLA), terminati con la firma di un accordo di pace tra le due parti nel 2005. Il direttore umanitario di Caritas Internationalis, Alistair Dutton, ha affermato che “la popolazione afflitta dalla siccità o dal conflitto nel Sud del Sudan ha urgente bisogno di aiuti alimentari. La Caritas può raggiungere villaggi e comunità isolati per fornire aiuto”. “La violenza nel Sud del Sudan è ora peggiore che nel Darfur, e molta è di origine tribale. I Governi del Nord e del Sud del Sudan devono affrontare la crescente insicurezza. Se la pace attuale si sfaldasse verremmo trascinati in una catastrofe ancor peggiore”. “La pace può essere raggiunta attraverso il dialogo – ha affermato –. La violenza è una questione regionale e deve essere affrontata non solo in Sudan, ma anche in Uganda, nella Repubblica Centroafricana, in Ciad e nella Repubblica Democratica del Congo”. “La missione ONU in Sudan deve difendere i civili da tutte le forme di violenza”, ha aggiunto. (R.P.)

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    Argentina: campagna per sostenere le mense per l'infanzia nei quartieri poveri

    ◊   “Andiamo alla festa, Gesù ci aspetta” sarà il tema della tradizionale Messa arcidiocesana per l’Infanzia che il cardinale arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, celebrerà sabato 24 ottobre nello Stadio Polivalente Mary Terán de Weiss, nel Parque Roca. L’iniziativa, organizzata come sempre dal Vicariato per l’Infanzia, viene anticipata da una campagna di solidarietà compiuta dai bambini dell’arcidiocesi, che raccolgono offerte per sostenere le mense infantili dei diversi quartieri poveri della capitale argentina, con lo slogan “dos pesos para que nadie pierda peso” (due monete di pesos affinché nessuno perda peso). A questo proposito, il Vicariato per l’Infanzia - riferisce l'agenzia Fides - ha ricordato che “la solidarietà si sostiene attraverso il bene comune, che è la possibilità per tutti di raggiungere ciò che rende migliore la nostra vita e il nostro cuore, ed essere così felici”. A ciascuno quindi “è richiesto di dare il meglio di sè”, nella consapevolezza che “il benessere di base della persona consiste nell’alimentarsi adeguatamente”. Sempre secondo il Vicariato per l’Infanzia, “nella nostra città molti fratelli non possono nutrirsi in famiglia perché i genitori non hanno un lavoro”. Pertanto “le mense infantili, che funzionano grazie alla solidarietà di tante persone, si preoccupano affinché i più piccoli ricevano il loro pane quotidiano”. Questo gesto di solidarietà è quindi importante perché “va forgiando nei piccoli una coscienza più solidale e permette di unire la fede e le opere”. (R.P.)

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    Polonia: oggi a Skawina la prima 'casa famiglia' per giovani dell'Opera don Guanella

    ◊   Inaugurazione oggi a Skawina, della prima 'casa famiglia' dell'Opera don Guanella in Polonia. A presiedere la celebrazione eucaristica sarà il cardinale Stanislao Dsziwisz, arcivescovo di Cracovia. "La casa, intitolata a Maria Madre della Divina Provvidenza - spiega don Pino Venerito, superiore provinciale - accoglie due sacerdoti guanelliani e quattro aspiranti” e “sarà punto di riferimento per l'accoglienza i giovani e adolescenti sbandati che i servizi sociali territoriali vorranno collocarvi perché possano trovare un clima adatto per crescere sani, buoni cittadini e cristiani. E' la prima casa famiglia per adolescenti in zona; partirà tra qualche mese e sarà diretta e gestita da sacerdoti”. Il Centro, che si occuperà anche di pastorale vocazionale e sarà sede del Movimento giovanile guanelliano, nasce come risposta all'invito di Giovanni Paolo II: "Come? In Polonia non ci siete ancora?" pronunciato nel 1981 durante la visita alla parrocchia San Giuseppe al Trionfale di Roma. "Nel contesto di emergenza educativa in cui anche la Polonia è venuta a trovarsi - sottolinea il superiore generale padre Alfonso Crippa - l’Opera si pone l’obiettivo di testimoniare la validità della pedagogia” che “previene e si fa carico di accompagnare i giovani”. “Se la Provvidenza lo vorrà”, conclude, è in progetto anche uno “sbarco” nella vicina Ucraina.

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    Francia: dai sacerdoti di Lione un mese di stipendio per i poveri

    ◊   Il Consiglio presbiterale della diocesi di Lione – mosso dal periodo di crisi finanziaria che ha toccato tante famiglie - ha approvato una proposta che “invita tutti i preti della diocesi, che lo vogliono e lo possono fare, a versare un mese del loro stipendio ad una associazione caritativa a sostegno delle vittime della crisi”. La somma proposta - riferisce l'agenzia Sir - è di almeno 900 Euro ma “ciascuno può dare ciò che vuole e può”. In un comunicato diffuso ieri dalla diocesi, il Consiglio spiega di non voler dare troppa pubblicità all’iniziativa ma non si vuole neanche far passare “sotto silenzio questo gesto di solidarietà e condivisione che può essere di incoraggiamento per altri”. “Sappiamo – si legge nella proposta – che tanti sacerdoti, individualmente e in maniera discreta, contribuiscono già al finanziamento di organismi caritativi e malgrado il loro modesto salario, sostengono opere diocesane e numerose associazioni. Ma in questo periodo di crisi economica particolarmente dolorosa per molte famiglie, soprattutto per quelle toccate dalla disoccupazione, vogliamo manifestare la nostra prossimità con un impegno finanziario particolare”. La proposta era stata suggerita da un giovane prete della diocesi, riprendendo un’analoga iniziativa promosso dai sacerdoti di una diocesi spagnola”. (R.P.)

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    Rapporto della Caritas Internationalis sulla “giustizia climatica”

    ◊   “Giustizia climatica: cercare una nuova etica globale”. Si intitola così il rapporto preparato dalla Caritas Internationalis in vista della 15.ma Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, che si svolgerà a Copenhagen dal 7 al 18 dicembre. “I gravi effetti dei cambiamenti climatici – informa una nota – stanno diventando già una realtà quotidiana per la maggior parte delle comunità povere presenti nei 200 Paesi in cui opera la Caritas Internationalis”. “Il rapporto – si legge – va al di là della scienza sui cambiamenti climatici e si concentra sulla dimensione etica, morale e teologica della crisi ambientale”. Il documento chiede, quindi, ai governi “di adottare un accordo legale vincolante per tagliare le emissioni di gas serra ed aumentare gli aiuti finanziari e tecnologici per le nazioni povere, così che possano affrontare le condizioni climatiche sempre più avverse”. “Il rapporto – spiega il presidente della Caritas Internationalis, cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga – sviluppa argomentazioni morali, basate sulla Bibbia e sulla Dottrina Sociale della Chiesa per cercare di guardare oltre gli interessi strettamente personali e nazionali e a favore del bene comune”. Quindi, il rapporto Caritas ricorda che “la Dottrina Sociale della Chiesa ci rammenta il nostro dovere condiviso di rispettare il bene comune, invece di sfruttare le risorse naturali della Terra semplicemente come vogliamo”. L’insegnamento cattolico, inoltre, sottolinea la responsabilità dell’uomo nei confronti della difesa dell’ambiente. Di qui, l’appello della Caritas perché i governi dei Paesi industrializzati diano la priorità assoluta alla riduzione di più del 40% delle emissioni di gas serra. Un obiettivo da raggiungere entro il 2020, ricorda la Caritas. “È importante – si legge nel rapporto – che lo sviluppo sostenibile delle popolazioni più povere sia riconosciuto e valorizzato”. “L’ambiente è un bene condiviso che trascende i confini nazionali – afferma la Caritas – Per questo, è necessario che gli Stati affrontino le cause e le conseguenze dei cambiamenti climatici, guardando anche alla promozione del dialogo e alla cooperazione fra nazioni confinanti nella gestione delle risorse naturali”. Quindi, la Caritas Internationalis si appella ai governi perché “sviluppino e rafforzino quelle strutture politiche nazionali che facilitano la scoperta di soluzioni alla questione climatica”. Infine, l’auspicio che l’integrità del Creato, dono di Dio, sia salvaguardata a favore delle generazioni future attraverso un’attenzione specifica sulla sostenibilità ambientale. (I.P.)

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    Gerusalemme: si conclude oggi il quarto incontro mondiale dei leader religiosi

    ◊   Leader buddisti, indù, baha’i, ebrei, cristiani, musulmani, drusi, hanno percorso insieme le vie della Terra Santa. Più di 50 capi religiosi, giunti da tutto il mondo, si sono riuniti a convegno in questi giorni in Galilea per il quarto incontro del Consiglio dei Leader religiosi mondiali, organizzato quest’anno in Israele, in continuità con i convegni svoltisi a Siviglia nel 2003, a Taiwan nel 2005 e Amritsar, in India, nel 2007. Nato in seno all’Istituto Elija per il dialogo interreligioso, fondazione che porta il nome del profeta Elia, questo comitato riunisce teologi e studiosi, imam e mufti, rabbini e vescovi, monaci cattolici e tibetani, sacerdoti e guide indù solo per indicare le confessioni più conosciute. Un programma fittissimo che si è articolato in visite ai luoghi santi per le diverse religioni, incontri con le comunità locali, sessioni di lavoro e conferenze, momenti di preghiera divisi per gruppi religiosi. Giornate che hanno visto crescere il confronto e il dialogo tra guide spirituali di tradizioni e culture così diverse. Tra i partecipanti al convegno, oltre a importanti figure religiose mondiali, anche i presuli di Terra Santa come il Patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal e il vicario generale del Patriarcato Giacinto Boulos Marcuzzo; l’arcivescovo di Akka dei greco-melkiti cattolici Elias Chacour, e l’emerito Boutros Mouallem. Era presente inoltre il cardinale Jorge Maria Mejia, archivista e bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa, mentre tra le personalità del giudaismo c’era il rabbino capo Ashkenazi di Haifa, Shear Yashuv Cohen. Argomento di questo quarto convegno: il futuro della leadership religiosa, tema che è stato approfondito nei diversi aspetti culturali e nel contesto delle sfide poste dalla nostra epoca. L’Elijah Interfaith Institute che ha il motto e lo scopo di “condividere la sapienza, e promuovere la pace”, è nato in Israele nel 1996 per iniziativa di Alon Goshen-Gotstein, il rabbino che nell’incontro interreligioso svoltosi nel maggio scorso a Nazareth cantò davanti al Santo Padre.(A cura di Sara Fornari)

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    La solidarietà al centro della Conferenza internazionale sul dialogo interreligioso in Qatar

    ◊   La VII conferenza internazionale sul dialogo interreligioso, cominciata martedi scorso a Doha, in Qatar, è centrata sul tema della “solidarietà umana”. All’incontro partecipano - secondo quanto riporta l'agenzia Misna - circa 170 delegati cristiani, musulmani ed ebrei, riunitisi per ribadire che la solidarietà umana è la risposta ai mutamenti climatici, al traffico dei minori, a malattie come l’Aids e a tutte le altre emergenze. Più di 800 milioni di persone patiscono la fame, delle quali 240 nella sola Africa. A presiedere ai lavori del forum che si conclude oggi, - riporta l'Osservatore Romano - vi sono, tra gli altri, il segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, mons. Pier Luigi Celata e il presidente del Council of French Jewish Institutions (Cfji), Bernard Kanovitch. “Tutta questa sofferenza - ha affermato Ibrahim bin Saleh al Nuaimi, presidente del consiglio direttivo del Centro internazionale di Doha per il dialogo interreligioso - necessita della creazione di un’organizzazione morale al fine di instaurare un dialogo che poggi su basi comuni”. Il presidente del Cfji, Bernard Kanovitch, ha sottolineato "che tutte le persone sono state create sulle stesse basi le quali chiedono all'uomo di lavorare per l'unità". Nell'ambito della conferenza, fra l'altro, è stato pubblicato un documento che in particolare mette in luce la grave situazione umanitaria in Rwanda e, in generale, nella regione dei Grandi Laghi in Africa. Nel documento si ribadisce, fra l'altro, che "la solidarietà umana è la risposta ai mutamenti climatici, al traffico dei minori, a malattie come l'aids e a tutte le altre emergenze. La solidarietà chiama ad agire e non è consentito compromettere il futuro del pianeta". (G.C.)

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    Onu: iracheni, afghani e somali in cima alla lista delle richieste di asilo

    ◊   Dalle statistiche preliminari diffuse dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) e riportate dall'agenzia Misna, si apprende che nei primi sei mesi del 2009 sono aumentate del 10% le domande di asilo nei Paesi industrializzati. Delle 185.000 domande, 13.200 sono quelle degli iracheni, 12.000 quelle degli afghani e 11.000 quelle dei somali. Se come continente, l’Europa ha ricevuto il 75% di tutte le domande di asilo, gli Stati Uniti restano il Paese nel quale sono state presentate il maggior numero di domande con il 13% del totale. Il rapporto evidenzia come anche i cambiamenti politici possono influire sulle tendenze dell’asilo come nel caso del netto declino delle domande presentate dagli iracheni in Svezia dopo che un tribunale per le migrazioni aveva stabilito nel 2007 che la situazione in Iraq non era caratterizzata da un conflitto armato. Tale decisione - osserva il rapporto dell'Onu - potrebbe aver deviato le domande di asilo degli iracheni verso altri Paesi come la Germania, la Finlandia e la Norvegia. ( G.C.)

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    Successo in tutto il mondo per la campagna Stand Up 2009

    ◊   Oltre 173 milioni di cittadini in tutto il mondo in più di 3mila eventi in 120 Paesi. Sono i numeri della mobilitazione Stand Up 2009 che si è svolta dal 16 al 18 ottobre scorso. L’Italia è il Paese con il primato di partecipazioni: almeno 820 mila persone, una su 70. In Asia hanno partecipato più di 100 milioni di persone, in Africa più di 37 milioni e più di 31 milioni nei Paesi arabi, in Europa più di 2 milioni, in America Latina più di 200mila persone, in Nord America quasi 200mila, in Oceania più di 170mila persone. Una mobilitazione che intende chiedere alle autorità di porre come priorità il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio, la lotta contro la povertà e i cambiamenti climatici. Richieste ancora più importanti in vista del vertice di Copenaghen sul clima a dicembre e a meno di un anno dal summit sugli Obiettivi del Millennio a New York. “Chi si è registrato alla mobilitazione chiede infatti due azioni specifiche al nostro governo – ha detto Marta Guglielmetti, coordinatrice Italiana della Campagna del Millennio delle Nazioni Unite – di aumentare l'aiuto pubblico allo Sviluppo in modo da raggiungere lo 0,7% del Prodotto Interno Lordo entro il 2015, come si é impegnato a fare in sede Onu, e di mantenere gli impegni presi durante lo scorso G8 all'Aquila per fronteggiare i cambiamenti climatici”. Una partecipazione che mostra una maggiore consapevolezza delle cause e delle conseguenze della povertà e del degrado ambientale. E’ quanto ha spiegato don Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana, che ha evidenziato anche come “sia aumentato l'impegno individuale e comunitario a sviluppare una cittadinanza globale, dove il valore dell'interdipendenza assume un significato nuovo e profondo nelle relazioni internazionali e negli stili di vita delle persone”. La rete delle Caritas diocesane in Italia ha dato un prezioso contributo nell'azione capillare di sensibilizzazione pre e durante lo Stand Up. Tra gli eventi più significativi nel mondo: la partecipazione a New York del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon che ha guidato un momento di Stand up con gli studenti. In Bangladesh il primo ministro ha invitato tutti i partiti politici ad unirsi nella lotta alla corruzione a favore della democrazia. Nelle Filippine colpite dal tifone, più di 35 milioni di persone si sono alzate in piedi contro la povertà.(B.C.)

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    Premio Sakharov a Memorial per la difesa dei diritti umani in Russia e Paesi ex sovietici

    ◊   L'Organizzazione Memorial, attiva nel campo della difesa dei diritti umani in Russia e nei Paesi ex sovietici, ha ottenuto oggi il premio Sakharov 2009, premio che il Parlamento Europeo assegna annualmente per meriti nel campo della difesa dei diritti umani. “Il premio - ha affermato il presidente dell’Europarlamento Buzek - va a Memorial, a Oleg Orlov, Sergei Kovalev e Lyudmila Alexeyeva e a tutti i difensori dei diritti dell'uomo in Russia”. “Il fatto che i russi che cercano la verità - ha aggiunto poi Buzek - non possano agire liberamente è un problema per tutta l'Europa”. Memorial è stata scelta questa mattina dalla Conferenza dei presidenti dei gruppi politici in un ventaglio di tre finalisti che includeva anche il ginecologo palestinese Izzeldin Abuelaish e il giornalista svedese di origine eritrea Dawit Isaak. In un primo gruppo di 10 candidati figurava anche il giornalista italiano Roberto Saviano. Annunciando il premio, che viene assegnato quest’anno a 20 anni dalla morte di Sakharov, Buzek ha ricordato il suo passato di difensore dei diritti umani nell'Urss. “Questo premio - ha aggiunto - vuole essere un contributo per eliminare le incertezze e le paure che circondano i difensori dei diritti dell'uomo nella Federazione russa. Tutti nel mondo devono avere il diritto alla libertà di pensiero e di parola, anche scritta, perchè necessaria ai fini della ricerca della verità”. La cerimonia di consegna del premio avviene tradizionalmente nel mese di dicembre. (F.S.)

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    Padre Enrique Sánchez González nuovo Superiore generale dei Comboniani

    ◊   Da ieri i Missionari comboniani hanno un nuovo Superiore Generale. Si tratta di padre Enrique Sánchez González, 51 anni, eletto nel 17.mo Capitolo generale in corso a Roma, cui partecipano 72 missionari comboniani. Resterà in carica per i prossimi sei anni. Prende il posto di padre Teresino Serra che, interrogato sulla nuova scelta, ha parlato di “una linea di continuità con la gestione della Congregazione”. Nato il 27 gennaio del 1958 a Sahuayo, nello Stato di Michoacan, uno dei 31 Stati della federazione messicana, padre Enrique Sánchez è stato ordinato sacerdote il 29 settembre del 1984, dopo aver studiato teologia a Parigi dal 1980 al 1984. Dal 1991 al 1998 è stato Superiore provinciale dei comboniani in Messico, quindi responsabile della formazione dei comboniani nella Repubblica Democratica del Congo tra il 2000 e il 2004, e poi delegato per il Centro America dal 2005 al 2009. Il Capitolo è alle battute finali, dopo l’approvazione di nove documenti che intendono rispondere alle sfide di oggi, l’assemblea è chiamata a scegliere i vertici dell’Istituto con l’elezione del nuovo vicario generale e del nuovo consiglio. I padri capitolari riuniti rappresentano 1.702 comboniani sparsi per il mondo (18 vescovi, 1.252 sacerdoti, 266 fratelli e 173 studenti di teologia). A essi si sono aggiunti come "osservatori", 11 studenti di teologia. (B.C.)

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    Canada: mons. Morissette eletto nuovo presidente della Conferenza episcopale

    ◊   Mons. Pierre Morissette, vescovo francofono di Saint-Jerôme, è il nuovo presidente della Conferenza episcopale canadese (Cecc). È stato eletto ieri dalla plenaria dei vescovi in corso da lunedì a Cornwall, nell’Ontario. Succede a mons. James Weisgerber, vescovo anglofono di Winnipeg, il cui mandato biennale è giunto a scadenza. Insieme a mons. Morissette sono stati eletti anche il nuovo vice-presidente nella persona di mons. Richard Smith, arcivescovo di Edmonton, e gli altri membri della direzione della Cecc per i prossimi due anni. Tra i principali temi al centro della giornata i rapporti tra cattolici e anglicani e l’identità cattolica nella sfera pubblica. L’assemblea ha invitato a parlare il Primate della Chiesa anglicana del Canada, il reverendo Fred Hiltz, che nel suo intervento ha riconosciuto gli importanti progressi compiuti negli ultimi anni verso una piena comunione tra le due Chiese: ”Sono cadute barriere – ha detto - e adesso percepiamo una accresciuta volontà di lavorare e camminare insieme”. Il reverendo Hiltz ha colto l’occasione per invitare i rappresentanti della Cecc a partecipare al prossimo Sinodo generale della Chiesa anglicana del Canada e per chiedere un incontro congiunto tra gli episcopati delle due Chiese. Dopo l'intervento del primate anglicano i vescovi canadesi hanno ascoltato la seconda conferenza del prof. Richard Gaillardetz, docente di Teologia all’Università di Toledo (Ohio), dedicata al rapporto tra il ministero sacerdotale e il sacerdozio dei battezzati. Quindi l’intervento del cardinale Marc Ouellet, arcivescovo di Québec e membro del Consiglio del Segretariato Generale del Sinodo dei Vescovi che ha relazionato l’assemblea sulle prospettive e gli orientamenti che si stanno delineando dopo il Sinodo dell’anno scorso sulla Parola di Dio. Ampio spazio è stato infine dedicato alla questione dell’identità cattolica nella sfera pubblica. Al centro delle riflessioni dei vescovi sono state in particolare le possibili strategie per incoraggiare i cattolici a vivere la propria fede e i principi cattolici con maggiore coerenza nella sfera pubblica. (L.Z.)

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    Italia: discorso ai giovani di mons. Crociata sulla proposta cristiana

    ◊   “La proposta cristiana non è una carezza illusoria, un discorso sentimentale, indulgentemente comprensivo, quasi complice di tante debolezze compiaciute. Essa è una proposta esigente non per costrizione o per dovere, ma per forza d’amore che brucia dall’interno, è la radicalità dell’annuncio cristiano”. A ricordarlo ai quasi 500 partecipanti al convegno nazionale della pastorale giovanile della Cei, che si è aperto stamattina a Metaponto e si concluderà il 25, è stato il segretario generale dei vescovi italiani, mons. Mariano Crociata. “Si ha l’impressione - ha detto mons. Crociata ripreso dall'agenzia Sir - di vivere in un tempo di tiepidezza, dove tutto, pare, privo di vigore, spiritualmente decadente, al quale si contrappone un certo fondamentalismo, anche nei nostri ambienti, che crede di colmare questo vuoto di verità con il fanatismo”. Per evitare questa deriva mons. Crociata ha ribadito “il valore della proposta cristiana che non è un vacuo accompagnamento ma proposta esigente, sana, motivante, capace di additare obiettivi forti ed orizzonti vasti”. Il dramma spirituale dei giovani, oggi, ha aggiunto il presule, “è quello delle grandi passioni che si estinguono dietro piccoli fuochi fatui. Serve, dunque, recuperare il fuoco di Gesù, quello che divora il male attraverso la donazione di sé. Gesù non è un fanatico o un esaltato ma è un fuoco che rinnova l’umanità”. Tuttavia, ha avvertito mons. Crociata, rivolgendosi ai presenti, “dobbiamo, noi educatori per primi, vivere secondo la grazia. Se non siamo capaci di questo le nostre parole saranno vane, inutili”. Dal canto suo il responsabile del Servizio nazionale Cei per la pastorale giovanile (Snpg), don Nicolò Anselmi, ha detto che “i giovani hanno ancora poco spazio nelle nostre Chiese, anche se possono offrire forza e slancio per cambiarle e rinnovarle. Lontano dal volere semplificare il ruolo della pastorale - ha spiegato don Anselmi - è necessario ricordare che ci sono giovani che lasciano le nostre comunità ecclesiali per andare lì dove sono apprezzati, valorizzati, accolti e ascoltati. La comunità ecclesiale quindi, deve dare loro fiducia e mettersi a servizio della loro crescita”. (R.P.)

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    Ad Assisi la conclusione del Convegno degli uffici diocesani Cei

    ◊   Una bussola per l’economia e la politica, per l’ecologia, la giustizia e la pace. Insomma per la società tutta intera. Questo è in effetti l'Enciclica Caritas in veritate. E il suo status di criterio orientatore è stato certificato ad Assisi dai lavori del Convegno nazionale Cei dei direttori degli Uffici diocesani per i problemi sociali e il lavoro, che si conclude oggi dopo quattro giorni di dibattito. “L’Enciclica di Benedetto XVI - ha rilevato monsignor Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente della Commissione episcopale Cei che ha organizzato il convegno – non è un documento in più, ma un vero e proprio evento che sta spingendo la Chiesa e l’intera società a interrogarsi e a mettersi in ascolto”. “Viviamo un tempo fecondo per la Dottrina sociale della Chiesa – ha aggiunto il presule – e lo vediamo dal fatto che anche alcuni ambienti laici chiedono criteri guida per una nuova progettazione sociale. Perciò il nostro impegno non può essere di nicchia, perché, come dice il titolo stesso dell’Enciclica, non è di nicchia la carità. Il documento di Benedetto XVI – ha concluso monsignor Miglio - ci fa sentire l’urgenza di essere operativi e creativi e ci esorta nel contempo a passare dalla riflessione teorica all’impegno concreto”. Sulla stessa linea anche monsignor Angelo Casile, il direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale sociale, che ha richiamato ad un impegno unitario per coniugare economia e attenzione alla persona, politica e salvaguardia del creato. Sulla scorta dell’Enciclica – hanno ricordato i numerosi esperti intervenuti al convegno - la politica è un’arte, non una tecnica, l’economia non è mai sganciata dall’etica e uomo e ambiente sono alleati, non nemici. Proprio perché, la Carità, come dice il Papa, è criterio guida anche delle macrorelazioni.(A cura di Mimmo Muolo)

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    24 Ore nel Mondo



    Mogadiscio: almeno 30 morti in scontri tra integralisti e truppe dell’Ua

    ◊   È di almeno 30 morti e oltre 70 feriti il bilancio dei violenti scontri a fuoco avvenuti oggi a Mogadiscio tra i miliziani integralisti e le forze di pace del contingente dell’Unione Africana. I combattimenti sono scoppiati nella zona dell’aeroporto mentre il presidente somalo Sharif Sheikh Ahmed stava lasciando il Paese per l'Uganda. Secondo le autorità locali pesanti bombardamenti avrebbero poi colpito aree densamente popolate di civili, tra cui tre mercati molto frequentati. Al momento i gruppi radicali Shebab e Hezb al-Islam controllano gran parte del territorio somalo fra cui diversi quartieri della capitale Mogadiscio.

    Pirateria nei mari: assaltati 3 cargo in 24 ore
    Un cargo battente bandiera panamense e i 26 membri dell’equipaggio che erano a bordo sono stati sequestrati da un gruppo di pirati a largo delle coste della Somalia. Pirati in azione anche contro due mercantili italiani della Compagnia Messina: la Jolly Rosso, assaltata sempre da un gruppo di somali nelle acque antistanti Monbasa, in Kenya, e la Jolly Smeraldo, avvicinata dai pirati mentre si trovava in navigazione dall'Arabia Saudita agli Emirati Arabi. Entrambi i convogli hanno respinto gli attacchi e nessun componente dei due equipaggi è rimasto ferito.

    Pakistan
    Prosegue la catena di violenze e attentati in Pakistan. Questa mattina alcuni uomini armati hanno aperto il fuoco contro un veicolo militare ad Islamabad uccidendo un ufficiale dell’esercito e il suo autista. Si tratta del secondo attacco in due giorni nella capitale pakistana, dopo il duplice attentato suicida all’Università islamica che martedì aveva causato sette morti. La recrudescenza degli attacchi degli integralisti coincide con l’offensiva dell’esercito pakistano lanciata lo scorso sabato nella regione tribale del Waziristan. Secondo fonti militari, dall’inizio delle operazioni sono morti 113 ribelli e 16 soldati. Oltre 120mila civili hanno lasciato la regione.

    Afghanistan
    L’Afghanistan rimette in moto la macchina per le elezioni presidenziali, il cui ballottaggio è stato fissato per il 7 novembre prossimo. Ieri primo contatto tra il presidente uscente Karzai e lo sfidante, l’ex ministro degli Esteri Abdullah, mentre dalle Nazioni Unite è giunta la notizia della sostituzione di più della metà degli osservatori incaricati di monitorare le elezioni. Ad annunciarlo il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha anche respinto le accuse rivolte al Palazzo di Vetro di aver cercato di nascondere brogli. Intanto sul terreno non si fermano le violenze: l'Isaf ha reso noto che ieri un soldato statunitense ha perso la vita in seguito alle ferite riportate nell'esplosione di un ordigno nell'Afghanistan meridionale.

    Nucleare iraniano
    Cautela e scetticismo sono stati espressi da Israele e Iran all’indomani dell’intesa di massima sul dossier nucleare iraniano raggiunta ieri a Vienna al vertice dell’Aiea. Stamane il capo dell’Agenzia atomica iraniana, Ali Akbar Saleh, ha detto che Teheran non rinuncerà al proprio “diritto” di arricchire l'uranio oltre il 5%, anche se dovesse mettere in crisi l'accordo ipotizzato per la lavorazione in un Paese terzo. Le autorità iraniane hanno inoltre negato le indiscrezioni su un incontro avvenuto a settembre al Cairo tra le delegazioni della Repubblica Islamica e Israele per discutere di un Medio Oriente libero da armi nucleari.

    Medio Oriente
    La notte scorsa l’aviazione israeliana è tornata a colpire alcuni obiettivi nel nord della Striscia di Gaza dopo il lancio di alcuni razzi sul Neghev da parte palestinese. Lo ha reso noto un portavoce dell’esercito israeliano precisando che a finire sotto l'attacco è stato “un edificio in cui venivano costruite armi e due tunnel”.

    Corea del Nord
    Gli Stati Uniti non avranno mai normali relazioni con la Corea del Nord finché Pyongyang non adotterà azioni verificabili e irreversibili circa la denuclearizzazione del loro Paese. Così il segretario di Stato Hillary Clinton in un discorso a Washington dedicato al problema della non proliferazione nucleare. Nei giorni scorsi, la Corea del Nord ha segnalato la propria disponibilità a tornare al tavolo dei negoziati a sei (Stati Uniti, Russia, Cina, Giappone e le due Coree), che aveva abbandonato nell'aprile scorso.

    Tibet
    Tre attivisti tibetani, coinvolti nelle proteste per le strade di Lhasa nel marzo del 2008, sarebbero stati giustiziati ieri dalle autorità cinesi. Lo scrive il sito vicino ai movimenti tibetani Phayul, riprendendo il comunicato del gruppo Gu Chu Sum, formato da ex prigionieri politici tibetani. L’esecuzione non è stata confermata dal governo tibetano in esilio a Dharamsala, che invece parla dell’arresto di tre tibetani rei di aver messo su internet immagini e discorsi del Dalai Lama in concomitanza con i festeggiamenti del primo ottobre scorso per il 60.mo della fondazione della Repubblica popolare cinese.

    Usa –Cina clima
    Il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, e il suo omologo cinese, Hu Jintao, durante una conversazione telefonica hanno ribadito ieri il comune impegno al successo del prossimo vertice sugli effetti dei cambiamenti climatici che si terrà in dicembre a Copenaghen.

    Turchia –Armenia
    In Turchia il governo ha presentato al Parlamento due protocolli che prevedono il ripristino di normali relazioni con l’Armenia. Si tratterebbe di un passaggio storico che metterebbe fine a quasi un secolo di ostilità tra le due comunità. Per un’eventuale ratifica dell’accordo tuttavia si prevedono tempi lunghi a causa della forte opposizione ad esso presente nel Parlamento di Ankara.

    Il Tribunale dell'Aia conferma l'inizio del processo a Karadzic
    Il Tribunale Penale Internazionale dell’Aia ha confermato che il processo contro l'ex leader dei serbi di Bosnia Radovan Karadzic avrà inizio, come stabilito, lunedì prossimo, nonostante l'imputato abbia fatto sapere ai giudici che non si presenterà in aula perché non ha avuto tempo a sufficienza per preparare la sua difesa. L’imputato, che deve rispondere di crimini di guerra e contro l'umanità per il ruolo svolto nella guerra di Bosnia, pur avvalendosi della consulenza di un team di legali in aula si difenderà da solo. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 295

     
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