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Sommario del 21/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all’udienza generale parla di San Bernardo: l'uomo trova Dio più con la preghiera che con la ragione. Maria ci conduce a Gesù
  • Il cardinale Cañizares consegna al Papa una copia del ‘Compendium Eucharisticum’
  • Il saluto di Benedetto XVI all'Associazione Rondine Cittadella della Pace
  • Altre udienze e nomine
  • Sinodo. Il vescovo del Cairo: rilanciare l'evangelizzazione per non ridurre le Chiese nordafricane a monumenti di archeologia cristiana
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Campagna di solidarietà per i profughi iracheni
  • Chiuso in Thailandia il Congresso mondiale di Signis sui diritti dei bambini
  • Simposio per l'ecumenismo e l'ambiente sul Mississipi: intervista col reverendo Kyles
  • Al via il Prestito della Speranza promosso dai vescovi italiani
  • Pubblicato il libro del cardinale Comastri “Ti chiamerai Pietro, Autobiografia del primo Papa”
  • Chiesa e Società

  • Concluso a Cordoba l'incontro tra Chiesa cattolica e Consiglio Ecumenico delle Chiese
  • Il vescovo di Pagadian chiede di pregare per padre Sinnott, rapito nel sud delle Filippine
  • Indonesia: il terremoto a Padang rischia di causare 200 mila disoccupati
  • Vietnam: la polizia sequestra gli ultimi terreni della parrocchia di Loan Ly
  • In India la Chiesa chiede garanzie di sicurezza per le scuole cattoliche
  • Nello Stato indiano di Orissa arrestato un leader estremista indù anti-cristiano
  • Padre Najim: in Iraq rischio sharia per i non musulmani
  • Prima visita in Iraq del nuovo patriarca siro cattolico
  • La Fao rilancia la piattaforma mondiale per la sicurezza alimentare
  • L’Ifad chiede soluzioni per aumentare i flussi delle rimesse verso l’Africa
  • Casi di colera in Camerun e Nigeria
  • Angola: leader religiosi propongono la revisione della legge sulla libertà di culto
  • Argentina: i medici cattolici ricordano il genetista Lejeune
  • Bolivia: l’omelia di mons. Oscar Aparicio nella Giornata Missionaria Mondiale
  • A Lourdes il raduno dei Francescani francesi nel centenario dell’Ordine
  • Romania: no dei vescovi alla costruzione di un grattacielo accanto alla cattedrale di Bucarest
  • Canada: sono entrati nel vivo i lavori della plenaria dei vescovi
  • Le celebrazioni in Cina della Giornata missionaria mondiale
  • A Roma una mostra-mercato di antiquariato per aiutare i bambini africani
  • 24 Ore nel Mondo

  • Presentata una bozza di accordo sul nucleare iraniano
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all’udienza generale parla di San Bernardo: l'uomo trova Dio più con la preghiera che con la ragione. Maria ci conduce a Gesù

    ◊   La ragione non basta a risolvere questioni fondamentali su Dio, l’uomo e il mondo: così il Papa stamane nella catechesi, all’udienza generale in Piazza San Pietro, dedicata a San Bernardo Chiaravalle. Benedetto XVI ha inoltre ricordato il Sinodo per l’Africa che sta per concludersi e l’importante ruolo della Chiesa in questo travagliato continente. Circa 40mila i pellegrini presenti. Il servizio di Roberta Gisotti.

    Il francese San Bernardo, tra i grandi Dottori della Chiesa, che seppe raccogliere - nella seconda metà del Medioevo – “la ricca eredità della dottrina patristica”, fondatore a 25 anni del monastero di Clairvaux (Chiaravalle) e poi di altri monasteri femminili. Bernardo operò un grande rinnovamento nella vita monastica del tempo - ha ricordato Benedetto XVI - richiamando “con decisione la necessità di una vita sobria e misurata” e “raccomandando il sostentamento e la cura dei poveri”; prese poi “le difese degli ebrei, condannando i sempre più diffusi rigurgiti di antisemitismo”, e contrastò l’eresia dei Catari che disprezzando la materia disprezzavano il Creatore.

     
    Dalle sue numerose lettere, sermoni, sentenze e trattati Benedetto XVI ha tratto spunto per richiamare “due aspetti centrali” del pensiero teologico di Bernardo, che riguardano Gesù Cristo e sua madre Maria:
     
    “La fede è anzitutto incontro personale, intimo con Gesù, è fare esperienza della sua vicinanza, della sua amicizia, del suo amore, e solo così si impara a conoscerlo sempre di più, ad amarlo e seguirlo sempre più. Che questo possa avvenire per ciascuno di noi!”
     
    “Insiste Bernardo dinanzi ai complessi ragionamenti dialettici del suo tempo” che “solo Gesù è ‘miele alla bocca, cantico all’orecchio, giubilo del cuore”, da qui il titolo di Doctor mellifluus.

     
    E, Bernardo non ha dubbi che sia Maria a condurci a Gesù, tramite “la particolarissima partecipazione della Madre al sacrificio del Figlio”, conquistando “un posto privilegiato” “nell’economia della Salvezza”. Bernardo innamorato di Gesù e Maria provoca “ancora oggi in maniera salutare – ha detto il Papa – non solo i teologi ma tutti i credenti”:

     
    “A volte si pretende di risolvere le questioni fondamentali su Dio, sull’uomo e sul mondo con le sole forze della ragione”.
     
    Ammonisce infatti San Bernardo che “senza una profonda fede in Dio” alimentata da preghiera e contemplazione ogni riflessione sui misteri divini rischia di diventare “un vano esercizio intellettuale”, perdendo di credibilità.

     
    “Insieme a Bernardo di Chiaravalle, anche noi dobbiamo riconoscere che l’uomo cerca meglio e trova più facilmente Dio 'con la preghiera che con la discussione'”.

     
    Infine l’invocazione a Maria tratta da una “bella omelia” di Bernardo:

     
    “Nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze, - egli dice - pensa a Maria, invoca Maria. Ella non si parta mai dal tuo labbro, non si parta mai dal tuo cuore; e perché tu abbia ad ottenere l'aiuto della sua preghiera, non dimenticare mai l'esempio della sua vita”.

    Nei saluti ai fedeli Benedetto XVI, richiamando i lavori del Sinodo per l’Africa, ha sottolineato l’importante ruolo della Chiesa in questo continente, che malgrado le difficoltà cresce continuamente, e non solo propaga la fede ma porta aiuto ai popoli afflitti da povertà e guerre.

     
    Poi ancora un indirizzo particolare ai Missionari comboniani del Cuore di Gesù in occasione del loro Capitolo generale e ai religiosi Servi della Carità – Opera Don Guanella in vista della festa del loro fondatore. Un benvenuto infine alla delegazione del Patriarcato ortodosso di Bulgaria, con l’invio di un fraterno saluto in patria al Patriarca Maxim.

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    Il cardinale Cañizares consegna al Papa una copia del ‘Compendium Eucharisticum’

    ◊   Una copia del ‘Compendium Eucharisticum’, pubblicato il 19 ottobre dalla Libreria Editrice Vaticana, è stata consegnata oggi a Benedetto XVI, al termine dell’udienza generale, dal cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti. La pubblicazione del ‘Compendio’ era stata preannunciata dal Papa nell'Esortazione apostolica post-sinodale ‘Sacramentum Caritatis’, pubblicata nel febbraio 2007 a conclusione dell’XI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi tenutasi a Roma nel 2005 sul tema dell'Eucaristia. In quel documento il Papa spiegava che accogliendo la richiesta avanzata dai Padri sinodali, sarebbe stato pubblicato – a cura dei competenti dicasteri un ‘Compendio Eucaristico’. Il testo - scriveva il Pontefice – ‘raccoglierà testi del Catechismo della Chiesa Cattolica, orazioni, spiegazioni delle Preghiere Eucaristiche del Messale e quant'altro possa rivelarsi utile per la corretta comprensione, celebrazione e adorazione del Sacramento dell'altare’. La pubblicazione del ‘Compendio’ – spiegava Benedetto XVI - accoglie la richiesta che i Padri hanno avanzato ‘per aiutare il popolo cristiano a credere, celebrare e vivere sempre meglio il Mistero eucaristico’. Nella Sacramentum Caritatis il Papa esprimeva inoltre l’auspicio che il ‘Compendio’ potesse ‘contribuire a fare sì che il memoriale della Pasqua del Signore diventi ogni giorno di più fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa’. ‘Ciò stimolerà ogni fedele - concludeva - a fare della propria vita un vero culto spirituale’.

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    Il saluto di Benedetto XVI all'Associazione Rondine Cittadella della Pace

    ◊   Il Papa, al termine dell’udienza, ha salutato gli studenti dell’Associazione Rondine Cittadella della Pace che hanno consegnato al Pontefice il ‘Documento in 14 punti per la pace nel Caucaso’. Il testo è stato discusso e approvato da oltre 150 esponenti caucasici (giovani, famiglie, accademici, imprenditori, rappresentanti della società civile ed esperti) quale significativo gesto di diplomazia popolare. Fabio Colagrande ha intervistato il prof. Franco Vaccari, presidente della Cittadella dell Pace, e mons. Riccardo Fontana, arcivescovo di Arezzo, dove ha sede l’Associazione. Ascoltiamo il prof. Vaccari:

    R. – 150 persone sono venute da tutte le regioni del Caucaso, e a Rondine e a La Verna sono state insieme in un atteggiamento di dialogo, perché tutto è partito proprio dal conflitto, in cui il dolore e l’angoscia, riproposti da quella regione, sono rimbalzati a Rondine. E Rondine tiene sempre aperta una domanda: cosa si può fare? E’ nata l’idea di convocare tutti i popoli, perché a Rondine non ci sono solo georgiani e abkazi o georgiani e russi, ma ci sono anche ceceni, ingusceti e giovani che vengono da altri luoghi del Caucaso. Quindi, c’è stata l’idea di chiamare tutti questi popoli, e poiché, tragicamente, a turno, toccava a ciascuno di loro, c'è venuta l’idea di non fare una cosa settoriale, ma qualcosa che abbracciasse tutti quanti. Così è nata la conferenza a La Verna.

     
    D. – Prof. Vaccari, perché avete voluto consegnare questo documento anche al Papa?

     
    R. – Adulti e giovani insieme sono riusciti a realizzare qualcosa che poteva sembrare un sogno. Quando si parte, però, si trema un po’ e allora si cerca di avere una benedizione. E siamo venuti dal Santo Padre consegnandogli un’intenzione, che ha subito incoraggiato. E dobbiamo dire che l’incoraggiamento del Papa è stato davvero di grande forza morale per noi e per i giovani, che erano e sono i primi protagonisti, ma anche per chi si è messo a guardare che cosa stava succedendo a Rondine.

     
    D. – Mons. Fontana, che significato ha questa consegna oggi al Papa di un documento, frutto davvero di una delle attività più concrete e più belle dell’Associazione Rondine?

     
    R. – Intanto, è il riconoscimento di una sinergia naturale che c’è stata. Il Papa tramite i suoi nunzi apostolici, il nunzio Gugerotti e il nunzio Mennini, ha favorito la pace nel Caucaso in tutti i modi possibili. Un’esperienza bellissima è che c’è una convergenza ecumenica su questa realtà. Elia II di Georgia si è mosso concretamente, perché non si spargesse sangue tra fratelli. Il Papa - che è a conoscenza ed è ispiratore di quest’opera - è perfettamente convinto che la pace con l’ortodossia significa pace per molti popoli, ed era giusto che ricevesse il primo segno formale di questo lavoro fatto dai ragazzi intellettuali dei nostri popoli caucasici: i giovani sono la speranza, faranno loro il futuro. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Al termine dell’udienza generale, Benedetto XVI ha ricevuto il ministro degli Esteri di Giordania, Nasser Judeh.

    Il Santo Padre ha nominato segretario del Collegio Cardinalizio mons. Manuel Monteiro de Castro, arcivescovo titolare di Benevento, segretario della Congregazione per i Vescovi.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Catanduva (Brasile), presentata da mons. Antônio Celso Queiroz, pre raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. Otacílio Luziano Da Silva, del clero della diocesi di Assis, finora rettore del Seminario Provinciale "Sagrado Coração de Jesus" a Marília. Il rev. Otacílio Luziano Da Silva è nato il 31 ottobre 1954 a Maracaí, nella diocesi di Assis. Il 6 dicembre 1987 è stato ordinato sacerdote.

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    Sinodo. Il vescovo del Cairo: rilanciare l'evangelizzazione per non ridurre le Chiese nordafricane a monumenti di archeologia cristiana

    ◊   Lavori a porte chiuse, oggi, al Sinodo dei Vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano sui temi di riconciliazione, giustizia e pace. Questa mattina i Padri sinodali si sono riuniti nella nona sessione dei Circoli minori per la preparazione degli emendamenti alle Proposizioni finali, che ieri sono state presentate in forma provvisoria. I testi saranno nel pomeriggio esaminati dal relatore generale, dai segretari speciali e dai relatori dei circoli minori. Intanto, dal vescovo caldeo del Cairo, in Egitto, mons. Yussef Ibrahim Sarraf, è giunto il forte appello a non permettere che le Chiese orientali e dell’Africa del Nord siano ridotte a “monumenti di archeologia cristiana”. Il presule chiede che sia proseguita con coraggio, anche oggi, l’opera di evangelizzazione iniziata da San Marco in Egitto. “Dobbiamo fare un grande mea maxima culpa” ha ammonito mons. Sarraf. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. – L’evangelizzazione è iniziata dall’Egitto – la prima evangelizzazione – attraverso San Marco; e poi, giù fino alla Nubia, e lì si è fermata. Ecco perché dico il “mea maxima culpa” – nostra colpa – è che ci siamo fermati là: per motivi antropologici, storici e via dicendo.

     
    D. - … e oggi è troppo tardi?

     
    R. – Non è mai troppo tardi! Bisogna essere missionari, cioè andare a evangelizzare. E’ quello il mandato che abbiamo ricevuto dal Signore. Ci ha detto di andare a evangelizzare tutto il mondo: non una regione, ma tutto il mondo, fino alla fine dei tempi. E’ quello che dovrebbero fare le Chiese orientali cattoliche – ovviamente, secondo me.

     
    D. – Andare ad evangelizzare oggi, soprattutto in determinate aree, richiede oltre ad una grande preparazione, un grande coraggio …

     
    R. – Il coraggio non mancherebbe. Più che coraggio, io lo chiamerei “i doni dello Spirito”: lo Spirito Santo che accompagna, come gli Apostoli, che all'inizio non sapevano parlare altre lingue, non sapevano niente, eppure hanno predicato in tutto il mondo. Perciò, questo ci incoraggia: non dobbiamo parlare noi, come uomini, ma è Dio che parla attraverso l’uomo per annunciare Gesù Cristo.

     
    D. – Lei ha fatto un richiamo alla Chiesa universale, cioè non dovrebbe interessarsi all’Africa solo la Chiesa africana ma l’intera Chiesa. E’ un richiamo alla cattolicità della Chiesa?

     
    R. – Esatto. Mi sono domandato quanti abbiano letto “Ecclesia in Africa”. Prima di tutto, in Africa e poi, figuriamoci!, fuori dall’Africa …

     
    D. – Come vive la Chiesa cattolica in Egitto?

     
    R. – La Chiesa cattolica in Egitto è una minoranza, una minoranza della minoranza. La popolazione egiziana è di circa 85 milioni: circa 10-12 milioni sono cristiani copti ortodossi. Di questi cristiani, forse 200-250 mila sono cattolici: siamo veramente una minoranza della minoranza; divisi in sette riti – sempre cattolici; però abbiamo le scuole – 166 scuole cattoliche, alcune scuole hanno fino a 3 mila alunni, una cosa grande, e tutti sanno e rispettano molto le nostre scuole; abbiamo ospedali, dispensari, ambulatori … Questo è il lavoro della Chiesa cattolica. Ovviamente, la Chiesa cattolica è molto rispettata perché rispetta gli altri e cerca di dialogare con gli altri e vive in comunione: sette riti, ma viviamo in un’assemblea sola, prendiamo insieme decisioni che ci riguardano tutti. I cattolici, purtroppo, 30-40 anni fa hanno abbandonato l’Egitto e sono emigrati principalmente negli Stati Uniti, in Canada, in Australia: questo ha avuto grande peso, perché era anche l’intellighenzia, e ne risentiamo ancora. Molti anche oggi pensano di poter trovare una vita migliore fuori: io consiglierei di rimanere in Egitto, anche per dare un contributo al Paese. Anche noi siamo co-responsabili della vita dell’Egitto, non solo gli “altri”, i musulmani o gli ortodossi: anche noi siamo cittadini dell’Egitto a pieno titolo!

     
    Giustizia, pace e riconciliazione per la regione dei grandi laghi. Questo il tema al centro del quinto incontro dell’Osservatorio sul Sinodo africano, sul quale si sono confrontati ieri a Roma i Padri sinodali e i rappresentanti di Uganda, Sudan e Congo. Un’occasione per riflettere anche sulla dura realtà dei bambini soldato, raccontata attraverso una serie di testimonianze nel libro “Uccidi o sarai ucciso”, presentato durante il dibattito. Per noi c’era Linda Giannattasio.

    È la terra dai mille volti e dai tanti conflitti senza memoria l’Africa raccontata dall’Osservatorio sul Sinodo africano, che vuole riaccendere i riflettori sui problemi e le speranze di questo continente anche al di là delle aule del Sinodo in corso in Vaticano. Molte le guerre dimenticate, dal Congo alla Somalia, dal Ciad al Sahara occidentale, dal nord Uganda al Darfur. Paesi protagonisti di realtà complesse esacerbate da gruppi di ribelli e da continui colpi di Stato, tutti vittime della stessa violenza. Qual è allora la strada da seguire? Padre Fernando Zolli, missionario comboniano e creatore dell’Osservatorio:

    “Ci vuole una rete locale e una rete globale di solidarietà e di impegno: prima di tutto, delle Chiese locali, ma anche poi una rete interconfessionale, dove i cristiani e i musulmani, i centri delle religioni tradizionali, si mettono insieme per lavorare per la pace e così creare da noi questi ponti tra l’Occidente e l’Africa”.

    Ma la strada per la riconciliazione si realizza anche attraverso la memoria di ciò che è stato, come spiega padre Joseph Mumbere, della Repubblica Democratica del Congo:

    “Secondo le soluzioni che io sento è come se si debba cancellare tutto e ricominciare da capo, guardare avanti come se niente fosse successo, senza ascoltare le vittime, senza avere rispetto per tutte queste persone. E oggi si continua: i villaggi vengono bruciati, le donne vengono stuprate ogni giorno. Allora, prima sediamoci e guardiamo la realtà di queste persone. Questa è la cosa più importante: come dare voce, come fare memoria e da quella memoria ripartire.”

    Ancora un dramma che affligge il continente, quello dei bambini soldato. Tra il 2002 e il 2003 oltre 8.400 ragazzini fatti prigionieri dai ribelli. Una realtà ancora troppo presente, come racconta mons. Hilboro Kussala, vescovo di Tombura- Yambio, in Sudan:

    “Nella mia diocesi ogni giorno ci sono ribelli che prendono i bambini nelle foreste e ne fanno soldati. Io non ho militari, soldati, ma chiedo alla comunità di venire in nostro aiuto. Noi, come diocesi, abbiamo recuperato alcuni bambini. Abbiamo un centro in cui facciamo formazione per aiutarli a studiare, a rispettare gli altri, perché non hanno rispetto per nessuno. E’ facile uccidere per loro e psicologicamente si sentono distrutti. Quindi, bisogna aiutarli a cambiare, a rinnovare la loro vita, perché si sentano uomini, si sentano persone”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Dio si trova più facilmente con la preghiera che con la discussione: all’udienza generale il Papa ripropone l'insegnamento di san Bernardo di Chiaravalle.

    In prima pagina, un articolo di Giuseppe Caramazza dal titolo “L’Africa che attende la voce dei suoi anziani”: il continente vive con apparente distacco il Sinodo.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, il Vicino Oriente: Israele chiederà di modificare il diritto bellico internazionale.

    Sogno di sparire dentro i miei personaggi: in cultura, Giulia Galeotti intervista la scrittrice Melania Mazzucco.

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    Oggi in Primo Piano



    Campagna di solidarietà per i profughi iracheni

    ◊   La guerra in Iraq ha provocato uno dei più grandi esodi del Medio Oriente. Le agenzie delle Nazioni Unite parlano di quasi 2 milioni e mezzo di iracheni fuggiti nei Paesi vicini: Siria, Giordania, Libano, Egitto e Turchia. Altri 2 milioni di iracheni sono sfollati all’interno del Paese. Un movimento enorme e incessante, di cui poco si parla. È in questo contesto che nasce la campagna per la raccolta fondi di "Un Ponte Per...", dal titolo “Emergenza profughi iracheni”, con l’obiettivo di portare assistenza sanitaria e psicologica alla comunità di rifugiati iracheni in Giordania. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Paola Gasparoli, dell’Ufficio comunicazione di “Un Ponte Per…”:

    R. – Attualmente, la situazione rimane drammatica ed anche con conseguenze politiche importanti per i Paesi che hanno subìto l’arrivo dei rifugiati iracheni, anche perché le loro economie sono già deboli. Pensiamo alla Giordania, ma anche alla Siria. Internamente, l’esodo di oltre 2 milioni di persone ha portato ad ulteriori sfasamenti politici all’interno del territorio. Per quanto riguarda i rifugiati esterni, il grosso problema è che non sono riconosciuti come rifugiati, ma sono considerati ospiti dalla Siria, dalla Giordania, dal Libano, dall’Egitto, e sono pochissimi, se non inesistenti, le strutture per dargli un appoggio e un aiuto. La stragrande maggioranza di loro non ha accesso alle strutture sanitarie, non ha accesso alla scuola.

     
    D. – Tra questi due milioni e mezzo di iracheni fuggiti nei Paesi vicini ovviamente ci sono anche centinaia di migliaia di cristiani, che vivevano soprattutto nel nord dell’Iraq. Qual è la loro condizione?

     
    R. – Personalmente ho incontrato molti dei profughi cristiani, soprattutto nel nord del Paese, nell’area del Kurdistan iracheno e in Siria, e la loro situazione è una situazione molto spaesata. Lì ho incontrato cristiani che arrivavano da zone come Baghdad, per esempio, e che abitavano in zone anche ricche culturalmente. La loro situazione è decisamente di tristezza, di frustrazione, per un Paese nel quale prima vivevano serenamente, dove sentivano un contatto religioso. Parlando, per esempio, con il vescovo di Kirkuk, Louis Sako, diceva: “Noi eravamo distribuiti sul territorio. Questa nostra condizione adesso può diventare un pericolo futuro per il dialogo e il rapporto tra di noi”. Quindi, è veramente una condizione psicologica, umanitaria e anche per loro sanitaria, che implica spesse volte un lavoro molto forte.

     
    D. – In questo contesto davvero drammatico nasce la campagna di "Un Ponte Per...", intitolata “Emergenza profughi iracheni”. Come è possibile aiutare queste persone?

     
    R. – E’ partito un progetto di assistenza sanitaria sia con unità mobili sia con degli ambulatori. L’assistenza sarà sia sanitaria, di pronto soccorso e distribuzione di medicinali, sia socio-psicologica per i bambini e per le donne. Come si può aiutare? Si può aiutare fino al 30 ottobre, mandando un messaggio sms al 48587. E tutta la campagna, il progetto, le testimonianze dei profughi e dei rifugiati possono essere lette sul sito del Ponte, www.unponteper.it.

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    Chiuso in Thailandia il Congresso mondiale di Signis sui diritti dei bambini

    ◊   “Abbiamo il diritto di essere qui, siamo il futuro del mondo.” Con questo slogan gli oltre trecento ragazzi presenti al Congresso mondiale di Signis hanno salutato la conclusione dei lavori dei delegati di 70 Paesi di tutto il mondo, convenuti a Chiang Mai, in Thailandia. Il Congresso di Signis, l’associazione cattolica mondiale per la comunicazione, ha offerto una panoramica quanto mai efficace dell’impegno quotidiano di migliaia di operatori ed educatori cristiani a favore della promozione della pace, e in particolare dei diritti dei bambini e dei ragazzi. Questo era anche il tema dell’assemblea dedicata a “I Media per una cultura di pace – I diritti dei bambini, promessa del domani”. Così la partecipazione ai lavori del Congresso di ragazzi provenienti soprattutto dai Paesi del sudest asiatico, non è stata semplicemente una cornice. L’invito di Signis, rivolto a tutti i mezzi di comunicazione, è di prendere sul serio la difesa dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, non solo quelli indispensabili alla sopravvivenza, ma anche all’educazione e al diritto di essere protagonisti del proprio futuro. Da Chiang Mai, il servizio di Pietro Cocco.

    In un mondo che si trasforma sotto la spinta delle nuove tecnologie della comunicazione e attraverso i media, i bambini e i giovani rappresentano l’elemento centrale per la costruzione di un futuro di pace nel rispetto dei diritti di tutti. E’ questa la convinzione che ha animato i tre giorni di Congresso di Signis, senza facili demagogie ma forte di un’esperienza radicata nel territorio. I circa trecento partecipanti provenivano in gran parte dal sudest asiatico, Thailandia, Cambogia, Malaysia, Singapore, Giappone, e dall’Africa, ma anche dall’India, dal Bangladesh, dal Libano, dall’Europa, dal Nord e Sud America, dall’Oceania. Tutti ben consapevoli della dura realtà in cui spesso i bambini sono costretti a crescere. Allora l’invito al cambiamento lanciato dal Congresso non è un auspicio, ma è un impegno vissuto nel concreto delle società di oggi. Sono state presentate decine di iniziative, di programmi radio e televisivi, cortometraggi, film, esperienze di media education, tutte orientate a favorire la partecipazione dei bambini e dei giovani alla costruzione del loro futuro. Soprattutto nelle situazioni in cui i bambini sono vittime di violenze, di sfruttamento per il lavoro, di negazione dei loro sogni, privati di una famiglia. Sono tutte iniziative nate in ambito ecclesiale per i ragazzi e con i ragazzi, nella convinzione che tra i diritti fondamentali c’è quello all’educazione che solo può innescare processi di sviluppo duraturi. Grande enfasi è stata dedicata nei tanti workshop, ad essere costruttori di ponti attraverso i media, e non di barriere tra le culture, i gruppi etnici, le fedi religiose. Occorre favorire ed educare al più largo accesso ai new media, perché cresca la partecipazione di tutti, e non solo dei più ricchi, dei più avvantaggiati. E’ questa una responsabilità, è stato osservato, che interpella in modo particolare gli operatori cristiani nel campo della comunicazione, per portare la buona notizia del Vangelo di Gesù e contribuire ad un mondo migliore. “Non lasciateci soli” è stato uno degli slogan lanciati dai ragazzi agli operatori del mondo della comunicazione, che significa anche: non abbandoniamo i media ad essere strumenti di consumo, di potere politico, e di logiche di contrapposizione. Ed è l’impegno che Signis vuole portare avanti nei prossimi anni, sostenendo i media comunitari e la promozione sociale e civile, attraverso i media, dei diritti dei bambini e dei giovani, delle minoranze, di chi è considerato ‘altro’ nella società. Per saperne di più, è disponibile il sito web di Signis: www.signis.net.

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    Simposio per l'ecumenismo e l'ambiente sul Mississipi: intervista col reverendo Kyles

    ◊   Al via oggi a New Orleans i lavori scientifici del Simposio dell’organizzazione Religione Scienza e Ambiente, dedicato al Mississippi. Ad accogliere i 150 partecipanti, il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. Presenti anche il cardinale Theodore McCarrick, arcivescovo emerito di Washington, e l’arcivescovo di New Orleans, mons. Gregory Michael Aymond. Alcuni dei delegati giunti in Louisiana hanno preso parte pure alla prima fase del convegno, svoltasi a Memphis, in Tennessee. Lì scienziati, ambientalisti e giornalisti hanno potuto visitare il Museo nazionale dei diritti civili, dedicato a Martin Luther King, il leader del movimento per i diritti degli afroamericani e simbolo dell’impegno per la pace negli Stati Uniti e nel mondo. A far loro da guida è stato il reverendo Billy Kyles, che il 4 aprile del ‘68 era accanto a Martin Luther King quando questi venne ucciso ed oggi è l’unico testimone di quanto successe. La nostra inviata al Simposio, Giada Aquilino, ha chiesto al reverendo Kyles un ricordo di Martin Luther King:

    R. – He really cared about...
    Si preoccupava molto dei meno fortunati. Stava organizzando la “campagna dei poveri” quando è stato ucciso; aveva interrotto questo impegno per venire a Memphis ed aiutare gli spazzini, le persone meno istruite e quelle più povere. Ed ha lasciato tutto quello che stava facendo per venire a sostenerli.

     
    D. – Che tipo di Paese erano gli Usa, 41 anni fa?

     
    R. – Well, it was an infant Country...
    Beh, era un Paese neonato, molto giovane, che cercava di fare quello che era giusto, ma c’era anche una parte che non aveva nessuna intenzione di fare quello che era giusto: erano rimasti aggrappati ai vecchi sistemi … ma abbiamo fatto progressi incredibili, nonostante la guerra del Vietnam, nonostante le rivolte nelle università e nelle scuole. Man mano che il tempo passava, non siamo più stati oppressi dalla legge. La legge mi ha messo in prigione per essermi seduto in prima fila nell’autobus: sono stato arrestato dalla legge! Ma ce ne siamo liberati! Questo accadeva negli anni ’60. Quindi, nemmeno tanto tempo fa! Consideriamo i progressi che abbiamo fatto: per i miei antenati, era fuorilegge saper leggere. Se i bianchi insegnavano agli schiavi a leggere, potevano trovarsi in serie difficoltà. Ma eravamo usciti dalla schiavitù da non più di 150 anni e nonostante all’epoca non fosse legale imparare a leggere, poi abbiamo avuto giudici federali, giudici della Corte suprema, senatori, uomini del Congresso … e tutto questo è accaduto in meno di 150 anni! Penso che ciò sia notevole. Ma c’è ancora del lavoro da fare, e ci sono persone che lo stanno facendo. Ed io sto facendo il meglio che posso.

     
    D. – Quanto è importante oggi ricordare la lezione di Martin Luther King sui diritti civili?

     
    R. – It’s very important ...
    E’ molto importante. E si estende dai diritti civili ai diritti umani in tutto il mondo. E questo è quello che ci tiene uniti: abbiamo un obiettivo comune al quale stiamo lavorando. Ed io non ho dubbi che dal passaggio da Martin Luther King a Barack Obama potremo trarre grandi vantaggi.

     
    D. – Oggi nel mondo ci sono molte guerre: in Africa, in Asia, nel Medio Oriente. Dov’è il messaggio di Martin Luther King oggi?

     
    R. – Oh, it hasn’t changed! …
    Oh, non è cambiato! Lui ci invita a sognare, e noi sogniamo! Abbiamo sognato un presidente di colore alla Casa Bianca. Quindi, non rinunciate ai vostri sogni, continuate a sognare! Martin Luther King ci dice anche di essere responsabili, di prenderci cura del quartiere, dei vicini e di mostrare quel tipo di amore che può abbattere i muri della separazione, quel tipo di amore che può portare insieme le persone in armonia. Ed è interessante che persino alcuni dei suoi più severi critici ora ricordino le sue parole e le riaffermino, mentre quando era in vita a malapena riuscivano a stare nella stessa stanza, quando lui era presente. Ma questa è la caratteristica della verità: non cambia, è la stessa, è sempre la stessa. E se afferri la verità, le resti saldamente attaccato e non smetti di cercare le meravigliose opportunità che ti offre, allora tu potrai raggiungere e toccare la gente ed ispirare i giovani.

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    Al via il Prestito della Speranza promosso dai vescovi italiani

    ◊   Parte nella diocesi di Torino, come in altre 140 diocesi italiane, l’iniziativa della Conferenza episcopale italiana il “Prestito della Speranza”. Attraverso la raccolta di offerte sollecitata in tutte le chiese, l’obiettivo era la creazione di un Fondo per sostenere, attraverso un prestito, le famiglie particolarmente colpite dalla crisi con la perdita del lavoro o del reddito. Prestito che consentirà a queste persone di intraprendere piccoli percorsi auto-imprenditoriali o corsi di riqualificazione per un reinserimento lavorativo. I particolari del progetto sono stati illustrati stamane a Torino da Pierluigi Dovis, direttore della Caritas diocesana, che in questa operazione è affiancata dalla fondazione don Mario Operti e dalla Commissione regionale dell’Abi. Ma com’era andata la raccolta di fondi all’origine del progetto? Adriana Masotti l’ha chiesto allo stesso dott. Dovis:

    R. – La raccolta che è stata fatta il 31 maggio scorso sta ancora afferendo al salvadanaio centrale che la Conferenza episcopale italiana ha istituito. C’è stata una certa rispondenza alla chiamata che verrà integrata con fondi propri della Conferenza episcopale italiana. Bisogna, infatti, assolutamente raggiungere la quota di 30 milioni di euro per la costruzione di un fondo di garanzia che sia in grado di coprire le spalle a circa 30 mila famiglie in difficoltà che potrebbero venire aiutate da questo progetto attraverso un prestito erogato dagli istituti di credito che si sono convenzionati a questo progetto per dare la possibilità alle famiglie di trovare una strada di uscita dalla crisi.
     
    D. – Dunque siamo arrivati alla seconda fase, alla concretizzazione dell’iniziativa che sta partendo in alcune diocesi tra cui la vostra…

     
    R. – A Torino, il 27 ottobre, inizierà la fase operativa con l’ascolto delle prime persone che sono state segnalate e che saranno poi in seguito segnalate dai nostri sensori naturali che sono le parrocchie.

     
    D. – Non si sa ancora quante famiglie verranno aiutate?

     
    R. – No. Possiamo calcolare alcune migliaia di nuclei familiari. Non siamo in grado di dare numeri chiari per un motivo molto semplice, perchè non si tratta di poveri “conclamati”, ma di nuovi poveri, i poveri inclusi, che fino all’inizio o a metà del 2008 non avrebbero mai pensato di cadere in una situazione di questo tipo. Dunque, sono situazioni che fanno difficoltà ad emergere. Per il momento abbiamo dato il via a quello che è l’iter per arrivare ad aiutare queste persone.

     
    D. – Quando prevedete che possano arrivare i primi prestiti per queste famiglie?

     
    R. - Io penso che le prime persone potranno ricevere, spero, un bel regalo di Natale...

     
    D. – Questa operazione, al di là dell’aiuto ad alcune migliaia di famiglie, servirà anche, penso, alla Chiesa locale per venire a conoscenza della situazione delle persone… Forse è una sfida anche pastorale…

     
    R. – Sì, io spero proprio che nascano nuove sensibilità da parte delle comunità parrocchiali, perché la vita di carità per una comunità parrocchiale non è un abbellimento della vita consueta di fede e della vita pastorale, ma è talmente dentro che se non c’è e se non si esprime in forme mature, rischia di inficiare la stessa risposta di fede al mandato di sequela che il Signore ci da.

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    Pubblicato il libro del cardinale Comastri “Ti chiamerai Pietro, Autobiografia del primo Papa”

    ◊   In occasione dell’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI, il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica di San Pietro e vicario del Papa per la Città del Vaticano, ha presentato nei giorni scorsi presso l’Auditorium della Curia generalizia dei Padri Agostiniani, il suo ultimo lavoro dal titolo “Ti chiamerai Pietro, Autobiografia del primo Papa”. Un libro che ripercorre il cammino dell’Apostolo lungo le strade della Palestina fino a Roma, dove Pietro suggellò la sua fede con il sangue dando inizio alla grande storia dei Vescovi di Roma. Il servizio di Roberta Rizzo:

     
    (Ave Maria di Andrea Bocelli)

     
    Accompagnato dalla voce inconfondibile del tenore Andrea Bocelli, comincia il racconto del cammino interiore di un uomo che, da umile pescatore della Galilea, si trasforma in Pescatore di uomini. “Ti chiamerai Pietro, Autobiografia del primo Papa”. È questo il titolo dell’ultima fatica del cardinale Angelo Comastri. Sulle orme del primo Pontefice della Chiesa di Roma, il cardinale lascia che sia San Pietro a ripercorrere la sua storia: dal primo incontro con Cristo fino alla Confessione alle porte di Cesarea. La vita dell’Apostolo si snoda sui fatti narrati nel Vangelo ed è proposta in prima persona come originale auto-riflessione che lo stesso Apostolo offre di sé e della storia della Chiesa. Ma cosa significa oggi per noi la figura di Pietro? Ecco la risposta del cardinale Comastri:

     
    “Riscoprire la figura di Pietro è riscoprire la figura del Papa. Pietro ha camminato in mezzo alle bufere ma ha sentito la mano forte di Gesù che lo ha salvato. Anche oggi la Chiesa e il Papa camminano in mezzo alle bufere ma hanno una garanzia: le porte del male non prevarranno contro la Chiesa”.

     
    “Pagine vibranti”, come scrive nella prefazione al volume il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, e “che mettono il lettore di fronte alla decisione insindacabile di Gesù: sfidare l’orgoglio di tutti i tempi impegnandosi a costruire la sua Chiesa sulle fragili spalle di un uomo, alle quali ha dato la solidità della roccia”. Pietro rimane, infatti, una delle figure più affascinanti e drammatiche del Nuovo Testamento. È a lui, umile pescatore fragile e dubitoso, che Gesù ha affidato il compito di innalzare la prima “pietra”. Ma quant’è difficile diventare oggi “pescatore di uomini”? Ancora il cardinale Comastri:

     
    “E’ difficile com’era all’inizio. Non è stato mai facile fare il pescatore di uomini, però è possibile. Lo ha detto Gesù: 'Ciò che non è possibile agli uomini è possibile a Dio'. E’ con Dio che si pescano gli uomini”.

     
    Il compito di Pietro non termina con la sua morte ma, secondo le indicazioni di Gesù, prosegue nei successori: i Pontefici. È per questo motivo che l’opera del cardinale Angelo Comastri alterna pagine in cui si immedesima con Pietro, raccontando in prima persona la sua straordinaria esperienza a contatto con il Salvatore, a pagine in cui offre al lettore le testimonianze storiche del Primato petrino.

     
    Accompagna l’opera un cofanetto unito a un libricino intitolato “San Pietro, in cammino verso la tomba dell’Apostolo” in cui lo stesso cardinale, arciprete della Basilica di San Pietro, prende per mano il lettore in una suggestiva visita alla Basilica superiore, alle Sacre Grotte e alla necropoli Vaticana. Un viaggio attraverso i secoli, nei luoghi dove i cristiani mossero i primi passi di quello che diventerà un cammino per generazioni di fedeli in tutto il mondo.

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    Chiesa e Società



    Concluso a Cordoba l'incontro tra Chiesa cattolica e Consiglio Ecumenico delle Chiese

    ◊   Il cammino verso l'unità dei cristiani richiede un “profondo cambiamento di mentalità” e soprattutto una maggiore leadership dei giovani. E' quanto è emerso della sessione plenaria del Gruppo Misto di Lavoro (GML), riunitosi presso la Casa Sant’Antonio, un Centro di spiritualità della diocesi di Cordoba, in Spagna, dal 12 al 19 ottobre. Co-moderatori il metropolita romeno Nifon di Targoviste e mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino, in Irlanda. Presente anche il vescovo Brian Farrell, Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. Scopo dell'incontro del GML, un organismo incaricato di monitorare e promuovere la collaborazione tra la Chiesa cattolica ed il Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec), quello di dar forma al suo lavoro sui temi della “recezione ecumenica” e delle “radici spirituali dell’ecumenismo”. “La scelta di questi temi – afferma un comunicato stampa diffuso al termine dei lavori e ripreso dall'agenzia Zenit – è stata motivata dalla necessità di raccogliere i frutti di molti anni di incontri e di dialogo ecumenici”. “Le radici spirituali dell’ecumenismo – si legge ancora – sono alla base stessa della ricerca dell’unità dei cristiani e comportano conversione, rinnovamento, santità di vita secondo il Vangelo, preghiera individuale e comune”. All’interno del mandato del GML sono stati inoltre affrontati altri due temi: le “migrazioni” e i “giovani”. “Il fenomeno attuale delle migrazioni sta modificando il volto delle chiese locali in molte parti del mondo – prosegue la nota –. Ciò rappresenta una sfida ed al contempo un’opportunità per l’approfondimento delle relazioni ecumeniche oltre i confini nazionali e culturali”. “Il Gruppo Misto di Lavoro ha inoltre sottolineato la necessità di dare ai giovani più leadership e responsabilità nel movimento ecumenico”. A tal fine, il gruppo sta collaborando con la Commissione sui Giovani del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Echos) e con alcuni movimenti giovanili della Chiesa cattolica. Un momento centrale di questa sessione è stato poi un panel sulle sfide ecumeniche contemporanee e sull’attuale situazione dei dialoghi bilaterali tra le Chiese. “Con l’avvicinarsi della celebrazione del Centenario della Conferenza Missionaria Mondiale di Edimburgo del 1910 – si sottolinea ancora –, la plenaria ha ricordato che i pionieri del movimento ecumenico avevano sperato di raggiungere il loro obiettivo nell’arco di un secolo”. A questo proposito, hanno affermato i partecipanti, “l’esperienza ci ha mostrato che avanzare verso l’unità in Cristo richiede molto più tempo. Richiede un profondo cambiamento di mentalità, di atteggiamento, di vita”. Il Gruppo Misto di Lavoro è stato creato nel 1965, anno di chiusura del Concilio Vaticano II, ed è composto da 36 persone, 18 nominate dalla Chiesa cattolica e 18 scelte da varie Chiese membro del Cec. Il mandato del GML ha una durata di sette anni. L’attuale mandato va dall’ultima Assemblea generale del Cec, tenutasi a Porto Alegre, in Brasile, nel febbraio del 2006, alla prossima Assemblea generale che avrà luogo nel 2013 a Busan, in Corea. La prossima sessione plenaria del GML si riunirà nel settembre del 2010 in Medio Oriente. (R.P.)

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    Il vescovo di Pagadian chiede di pregare per padre Sinnott, rapito nel sud delle Filippine

    ◊   Mons. Emmanuel Cabajar, vescovo di Pagadian ha ribadito all’agenzia Fide le proprie preoccupazioni per le condizioni di salute di padre Michale Sinnott, rapito lo scorso 11 ottobre nel sud delle Filippine. “Attendiamo con ansia – afferma il presule – di stabilire un contatto con i rapitori. Urge consegnargli le medicine di cui ha bisogno per la vita. Chiediamo la preghiera di tutti i fedeli del mondo e l’aiuto degli uomini di buona volontà”. “Sappiamo – aggiunge il vescovo – che il Santo Padre ci è vicino e prega per padre Sinnott”. Mons. Emmanuel Cabajar sottolinea anche che “circolano numerose informazioni contraddittorie, tutte da verificare”. L’obiettivo – spiega il vescovo – è di salvare la vita del missionario ma anche quella dei suoi sequestratori. Attualmente sono in corso le operazioni di ricerca alle quali parteciperebbero, secondo fonti locali, anche uomini del Fronte di liberazione islamico Moro che ha nuovamente smentito le voci di un suo coinvolgimento nel rapimento. In base alle ricostruzioni fornite alla Misna dai suoi confratelli, padre Sinnott è stato rapito da un gruppo di sei uomini armati a poche decine di metri dall’ingresso della casa dei padri colombani di Pagadian. (A.L.)

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    Indonesia: il terremoto a Padang rischia di causare 200 mila disoccupati

    ◊   Dopo il devastante terremoto che ha raso al suolo gran parte della città, Padang deve affrontare un’emergenza ancora più grave: la disoccupazione. Il sisma ha distrutto infatti case, alberghi, negozi e ristoranti, mettendo in ginocchio il settore dell’ospitalità, motore trainante dell’economia locale: a rischio oltre 200 mila posti di lavoro. Il governo indonesiano - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha disposto lo stanziamento di 689 milioni di dollari per la ricostruzione della città e altre zone del West Sumatra; Jakarta chiede anche la “collaborazione” delle autorità locali per favorire la ripresa. Syamsul Maarif, capo del Protezione civile indonesiana, ha sottolineato che il terremoto di magnitudo 7,9 – non 7,6, come riferito in un primo momento – ha abbattuto 135.488 edifici, 65.380 abitazioni private, 2.164 scuole, 51 ospedali e 1.003 luoghi di culto, fra moschee e chiese; 30 i ponti danneggiati e 178 postazioni lungo le principali vie di comunicazione della provincia. (R.P.)

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    Vietnam: la polizia sequestra gli ultimi terreni della parrocchia di Loan Ly

    ◊   Il governo vietnamita ha sequestrato ciò che rimaneva dei terreni cattolici della parrocchia di Loan Ly, nell’arcidiocesi di Hue, dopo la chiusura delle classi per il catechismo nel settembre scorso e i successivi scontri fra fedeli e forze dell’ordine. Il 16 ottobre Huynh Duc Hai, vice-presidente del Comitato popolare comunista della città, ha ordinato l’attacco di centinaia di poliziotti contro un gruppo di parrocchiani, intenti a ripulire il terreno dove la domenica si dovevano tenere le nuove lezioni di catechismo. Nella vicina diocesi di Vinh, intanto, i cattolici lanciano l’allarme: il governo ha ripreso le operazioni per rimuovere una statua dedicata a Nostra Signora di La Vang, prospiciente il cimitero. Contro i cattolici in Vietnam accadono con sempre maggiore frequenza episodi di violenze, espropri forzati, violazioni. Di recente è intervenuta anche Elaine Pearson, vice-direttore di Human Rights Watch per l’Asia, che ha denunciato in Vietnam un “brusco peggioramento” nel rispetto di “diritti umani e libertà religiosa”. Il 16 ottobre la polizia di Loan Ly ha attaccato i cattolici che protestavano contro il sequestro delle classi di catechismo. A nulla sono valse le proteste dei fedeli, i quali spiegano che il terreno era stato donato ai cattolici nel 1956 dall’ex presidente vietnamita Ngo Dinh Diem. Terreni - riferisce l'agenzia AsiaNews - che fanno gola a molti politici locali e agli impresari edili, che lottano per accaparrarsi un pezzo di terra lungo l’esotica linea costiera del Vietnam centrale. Nel frattempo nella diocesi di Vinh sono riprese le operazioni del governo locale per rimuovere la statua dedicata a Nostra Signora di La Vang. I fedeli di Bau Sen hanno difeso con forza il simbolo religioso, costruito nell’aprile del 2008 su una sommità rocciosa che domina il locale cimitero cattolico. Passata l’emergenza causata dal tifone Ketsana, il 16 ottobre scorso il governo locale ha mobilitato bulldozer e ruspe per abbatterla. (R.P.)

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    In India la Chiesa chiede garanzie di sicurezza per le scuole cattoliche

    ◊   Maggiore sicurezza per gli istituiti e i dipendenti delle scuole cattoliche. E’ quanto chiede la Chiesa cattolica dello Jammu e Kashmir dopo alcune dispute riguardanti l’amministrazione di diverse strutture. Le autorità religiose hanno minacciato anche la chiusura delle scuole se non si dovesse provvedere alla loro tutela. Mons. Peter Celestine Elampassery, vescovo della diocesi di Jammu-Srinagar, ha spiegato ad AsiaNews che “la situazione politica nello Stato è molto instabile e c’è un clima di tensione tra le diverse fazioni”. Un clima che tocca anche la Chiesa “nonostante essa non sia legata a nessun partito”. Nello Jammu e Kashmir “i cristiani sono all’incirca 14mila – afferma il presule – e rappresentano una esigua minoranza, meno dello 0,0014% della popolazione a stragrande maggioranza musulmana”. Nonostante questo la Chiesa gestisce numerose opere nell’ambito dell’assistenza e dell’educazione. Le scuole ospitano circa 7mila studenti per lo più di religione islamica. Mons. Elampassery ha poi lanciato un appello all’amministrazione affinché vigili con attenzione sui fenomeni di discriminazione che interessano le minoranze dello Stato e soprattutto i cristiani. (B.C.)

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    Nello Stato indiano di Orissa arrestato un leader estremista indù anti-cristiano

    ◊   La polizia dell’Orissa ha arrestato Madhu Baba, leader dell’organizzazione indù Viswa Hindu Parishad (Vhp) e braccio destro dello Swami Laxmananda Saraswati dal cui assassinio sono scaturiti i pogrom anti-cristiani dell’agosto 2008. Domenica scorsa la polizia ha prelevato Madhu Baba dallo Jalespeta Ashram, a 310 km da Bhubaneswar, portandolo nella prigione di Baliguda dove ora si trova in custodia. L’autorità giudiziaria - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha rifiutato di offrirgli la libertà su cauzione. Fonti del commissariato di polizia di Baliguda affermano che l’arresto “non ha nulla a che vedere con le violenze estremiste dell’anno scorso” e che negli ultimi tempi gli agenti avevano ricevuto informazioni di minacce e possibili attacchi delle minoranze contro Madhu Baba. Il leader indù è una figura controversa del Vhp in Orissa, spesso criticato per le sue posizioni estremiste. Braccio destro di Laxmananda Saraswati e suo erede alla guida dello Jalespeta Ashram, Madhu Baba era sul luogo dell’omicidio dello swami il 23 agosto 2008 ed è uno dei principali testimoni. Lui stesso aveva presentato la prima denuncia che aveva contribuito a diffondere le voci secondo cui gli assassini del capo indù erano cristiani e non militanti maoisti come poi le indagini hanno rivelato. (R.P.)

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    Padre Najim: in Iraq rischio sharia per i non musulmani

    ◊   La recente introduzione, nella città santa di Najaf e nella sua provincia, di norme che vietano, anche a chi non è musulmano, di bere o vendere alcolici, poiché incompatibili con l’Islam, rischia di far cadere l’Iraq nell’applicazione della sharia, la legge islamica. “Si tratta di un rischio – commenta all'agenzia Sir padre Philip Najim, procuratore caldeo presso la Santa Sede – che allontanerebbe l’Iraq dal cammino verso una democrazia solida, laica, rispettosa dei diritti di tutti, anche quelli delle minoranze. La religione, sia essa musulmana o cristiana, deve contribuire a riconciliare il Paese e la sua gente. I politici devono comprendere che la fede è un valore aggiunto dell’Iraq e della sua voglia di rinascere”. “Credo – aggiunge Najim - che l’Iraq non abbia bisogno dell’introduzione di tali norme ma piuttosto di decisioni concrete che portino alla costruzione di strade, scuole, ospedali, al rilancio dell’economia per creare posti di lavoro e quindi un benessere per tutti”. Tuttavia, riconosce il procuratore caldeo, “la Costituzione irachena è in qualche misura ambigua dal momento che garantisce il rispetto della libertà religiosa, ma nello stesso tempo afferma che non si possono promulgare leggi contrarie alla religione musulmana”. (R.P.)

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    Prima visita in Iraq del nuovo patriarca siro cattolico

    ◊   Ha avuto inizio giovedì scorso in Iraq la visita del nuovo patriarca della Chiesa siro cattolica, Mar Ignatius Joseph III Younan. Ad accoglierlo c’erano mons. Mar Athanase Matti Shaba Matoka, arcivescovo di Baghdad dei siri e mons. Mar Basilius George Alqas Musa, arcivescovo di Mosul dei siri. Nel pomeriggio di giovedì – rende noto il sito "baghdadhope" – si è tenuta una celebrazione solenne nella chiesa di “Nostra Signora della Liberazione” a Baghdad. Alla cerimonia è seguita, il giorno dopo, una celebrazione nella chiesa di Mar Benham ed un pranzo al quale hanno partecipato diversi esponenti politici cristiani. La Chiesa cattolica sira è la Chiesa degli ortodossi siriaci che si sono riuniti con la Chiesa di Roma a partire dal 1783. La maggior parte dei fedeli vive in Siria, Iraq e Turchia. Dal 20 gennaio 2009 il nuovo Patriarca è Mar Ephrem Joseph Younan che ha assunto il nome di Mar Ignatius Joseph III Younan. (A.L.)

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    La Fao rilancia la piattaforma mondiale per la sicurezza alimentare

    ◊   In vista del vertice mondiale sulla sicurezza alimentare che si terrà a Roma presso la FAO, dal 16 al 18 novembre 2009, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura ha deciso di creare una piattaforma internazionale ed intergovernativa sulla sicurezza alimentare a livello globale. Una risposta necessaria dovuta all’aumento di fame e povertà ed in risposta alla richiesta di maggiore coordinamento e coerenza. Una strategia che prevede programmi ed iniziative anti-fame a livello nazionale; dando ascolto a tutte le voci presenti nel dibattito sulle politiche alimentari ed agricole; rafforzando i collegamenti con le realtà regionali, nazionali e locali; basando le decisioni su prove scientifiche e sulle conoscenze più avanzate. Accanto ai Paesi membri della Fao ci saranno tra l’altro le organizzazioni che lavorano sul terreno della sicurezza alimentare e della nutrizione, il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), il Programma Alimentare Mondiale (PAM), ma anche organizzazioni della società civile e non governative. “Creare questa importante piattaforma mondiale – ha precisato Hefez Ghanem, vice direttore generale della FAO - vuol dire che stiamo costruendo una casa migliore per affrontare la sicurezza alimentare, che includa i governi, le istituzioni internazionali, i ricercatori, la società civile ed il settore privato”. (B.C.)

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    L’Ifad chiede soluzioni per aumentare i flussi delle rimesse verso l’Africa

    ◊   A Tunisi, il prossimo 22-23 ottobre si terrà il Forum Globale sulle Rimesse 2009, organizzato dall’IFAD, Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo, e dall’ African Development Bank. Al centro della riunione la presentazione del rapporto “Sending Money Home to Africa” nel quale si evidenzia come i lavoratori africani inviino alle loro famiglie in Africa più di 40 miliardi di dollari ogni anno nonostante leggi restrittive e tariffe alte sminuiscano il potenziale di queste rimesse. Un flusso che è consistente, ammonta infatti a 300 miliardi di dollari all’anno. Mentre i costi per i trasferimenti di denaro sono diminuiti in modo significativo in America Latina e in Asia, mandare i soldi a casa in Africa è ancora molto costoso. Per i trasferimenti all’interno del continente i costi possono arrivare al 25% della somma inviata. Pertanto il rapporto sottolinea come il ricorso alle nuove tecnologie – i cellulari ad esempio – e attraverso un incremento di strutture come uffici postali o piccoli empori e stazioni di rifornimento potrebbero rendere più a portata di mano i servizi associati alle rimesse. L’Algeria, dove il 95% delle rimesse è pagato attraverso gli uffici postali, potrebbe essere presa a modello da altri Paesi africani. Intanto al vertice del G8 del luglio scorso a L’Aquila, i leader mondiali hanno riconosciuto l’impatto che i flussi delle rimesse hanno sullo sviluppo e si sono prefissati l’obiettivo di dimezzare il costo dei trasferimenti nei prossimi cinque anni attraverso la creazione di un ambiente competitivo e senza barriere per i trasferimenti. (B.C.)

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    Casi di colera in Camerun e Nigeria

    ◊   Almeno 51 persone sono morte nelle regioni settentrionali del Camerun, che devono fronteggiare da alcune settimane l’emergenza sanitaria provocata dal colera. Ad essere colpite sono soprattutto le province del nord (28 decessi) e dell’estremo-nord (23 morti). Sono inoltre 296 i casi di contagio confermati. Fonti umanitarie internazionali sottolineano la mancanza di punti di accesso all’acqua potabile, l’insalubrità e le precarie condizioni d’igiene diffuse nel Camerun settentrionale. Un allarme analogo – rende noto l’agenzia missionaria Misna - giunge dalla vicina Nigeria dove almeno 149 persone sono decedute da settembre. Le autorità sanitarie locali hanno riferito che la malattia è stata segnalata per prima a Gwoza alla frontiera col Camerun. Si è poi rapidamente diffusa in altri sei distretti, tra cui quello di Biu, al confine con il Ciad, il più colpito, dove sono stati accertati 650 casi. Gli altri Stati colpiti sono quelli di Jigawa, Taraba e Adamawa. Secondo fonti umanitarie delle Nazioni Unite, con l’inizio della stagione delle piogge, a novembre, il diffondersi del colera è quasi inevitabile. E’ inevitabile, in particolare, in zone dove milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari. (A.L.)

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    Angola: leader religiosi propongono la revisione della legge sulla libertà di culto

    ◊   I leader delle Chiese angolane chiedono al governo la revisione del sistema delle autorizzazioni concesse dal ministero della Giustizia per la costruzione di chiese e auspicano la creazione di un consiglio di teologi che assista il governo nello studio dei criteri per il riconoscimento della personalità giuridica ad una denominazione religiosa. È quanto emerge dal comunicato finale dell’incontro di consultazione che si è svolto lunedì scorso a Luanda, capitale dell’Angola, tra i responsabili delle Chiese e alcuni rappresentanti del ministero della Cultura. Al governo è stata chiesta anche la revisione della legge sulla libertà di coscienza, di culto e di religione. Il ministro della Cultura Rosa Cruz e Silva ha affermato che l’incontro con i leader religiosi è stato voluto anche per cercare soluzioni ai conflitti che possono sorgere tra le Chiese e che culminano con la proliferazione delle sette. “La proliferazione delle sette viola sistematicamente i principi costituzionali e mina l’integrità fisica e morale dei cittadini”, ha detto il ministro della Cultura che ritiene la povertà una delle cause dell’espansione delle sette. “Esistono dei criteri per la legalizzazione delle Chiese” ha precisato Rosa Cruz che ha annunciato per i prossimi giorni un incontro con le Chiese non legalizzate. (T.C.)

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    Argentina: i medici cattolici ricordano il genetista Lejeune

    ◊   L’omaggio al genetista francese Jerôme Lejeune, lo scopritore della causa della sindrome di Down, ha rappresentato uno dei momenti più interessanti del quinto Congresso della Federazione delle associazioni mediche cattoliche latinoamericane e del primo Congresso latinoamericano dell'èquipe Sanitaria che si è svolto a Buenos Aires, in Argentina, dal 16 al 18 ottobre scorso. “Un saggio, scienziato e santo” così è stato definito Lejeune per il quale due anni fa è stata avviata la causa di beatificazione. Il Congresso, sul tema “Scienza, tecnologia e fede”, si è svolto in coincidenza con l’80.mo anniversario del Consorzio dei medici cattolici di Buenos Aires. Papa Benedetto XVI - riferisce Zenit - ha inviato la sua benedizione apostolica ai partecipanti al Congresso. Sono stati 40 i laboratori svolti, cui hanno partecipato almeno 400 persone. Tra i temi affrontati: il rapporto medico-paziente; l’aborto; la droga; il programma nazionale di educazione sessuale integrale e la diffusione dell’Aids. (B.C.)

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    Bolivia: l’omelia di mons. Oscar Aparicio nella Giornata Missionaria Mondiale

    ◊   “Siamo chiamati a riempirci dell’amore di Dio per poi trasmetterlo agli altri”, in quanto “fa parte della nostra natura”. Lo ha affermato il vescovo ausiliare di La Paz, mons. Oscar Aparicio, durante l’omelia della Giornata Missionaria Mondiale. Commentando il Vangelo del giorno, il presule ha affermato che “Dio ci invita anche ad essere testimoni e annunziatori di questa stessa Parola, che è presenza di Dio”, ed è “molto eloquente e molto chiara”. D’altro canto - riferisce l'agenzia Fides - “conosciamo la missione del Signore, che è venuto per farsi presente in questo mondo con il suo amore”. L’annuncio di Gesù, dunque, “si trasmette a noi e ci chiama ad essere annunciatori e portatori dell’amore di Dio”. Facendo poi riferimento alla Conferenza di Aparecida, il vescovo ausiliare di La Paz considera questo momento “tanto opportuno” essendo stati chiamati ad essere “discepoli missionari del Signore” e “servitori affinché nel mondo si renda presente il regno di Dio”. “Se esistiamo in questo mondo è per annunciare la misericordia di Dio” e “ciò che ha fatto nel nostro battesimo il Signore è abilitarci ad essere autentici testimoni, non per guadagnare qualcosa o avere più onori e ricevere applausi”, ma per annunciare che “viene a salvarci, offre la sua vita e ci dona il suo amore e la sua grazia”. Da qui l’invito a tutti gli appartenenti alla comunità diocesana ad accogliere “il sommo ed eterno sacerdote”, “sforzandoci di conoscerlo ogni volta di più e meglio”, per essere suoi “missionari ed annunciatori”. Gesù infatti “ha bisogno di essere annunciato, mostrato, esplicitato nelle nostre comunità e nelle nostre famiglie” ha concluso il presule. (R.P.)

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    A Lourdes il raduno dei Francescani francesi nel centenario dell’Ordine

    ◊   “Vogliamo rivolgerci a Dio e chiedergli di darci un po’ di quella follia evangelica che animava San Francesco”: è quanto ha detto fra Nicolas Morin a proposito del raduno che dal 24 al 26 ottobre riunirà a Lourdes, oltre duemila francescani, fra religiosi e laici. Nella cittadina mariana dei Pirenei sarà festeggiato così l’ottavo centenario della nascita dell’Ordine fondato da San Francesco D’Assisi. “Vogliamo vivere insieme un tempo di rinnovamento” ha aggiunto fra Morin membro della fraternità di Brive e coordinatore di “Lourdes 2009”. La scelta di Lourdes come luogo d’incontro per frati francescani, cappuccini, conventuali, religiose e laici si accorda con il fatto che nel cammino spirituale di Bernadette e in quello di Francesco esistono delle similitudini, sono esempi che dimostrano come Dio si riveli ai piccoli. “Le persone che incontriamo hanno sete di Dio e hanno bisogno di rendersi conto che la fraternità è possibile malgrado le nostre imperfezioni – ha aggiunto fra Morin – noi possiamo vivere semplicemente su altri valori che su quelli oggi vissuti dai più. La nostra spiritualità è un tesoro: osiamo viverla e proporla agli altri”. Il raduno di Lourdes prevede momenti di preghiera, catechesi, veglie, celebrazioni liturgiche e spettacoli. “Che il tempo forte dell’anno giubilare sia un tempo di conversione – auspica fra Morin – che ciascuno ritrovi la gioia di credere. Dio è all’opera oggi, può fare cose nuove con ciò che noi siamo”. (T.C.)

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    Romania: no dei vescovi alla costruzione di un grattacielo accanto alla cattedrale di Bucarest

    ◊   Si è svolta nei giorni scorsi, nella diocesi di Satu Mare nel nord della Romania, l'Assemblea plenaria autunnale della Conferenza episcopale romena. I vescovi di entrambi i riti (romano e greco-cattolico) presenti alla sessione, hanno espresso in un comunicato stampa, a nome dell'intera comunità cattolica romena che conta "circa 2 milioni di fedeli", la propria preoccupazione per "i grandi rischi ai quali viene esposta la cattedrale di San Giuseppe, principale luogo di culto dell'arcidiocesi romano-cattolica di Bucarest e centro di gravità della nostra unità cattolica locale". L’integrità dell’edificio è infatti seriamente minacciata da un controverso progetto per la costruzione di un grattacielo di 19 piani destinato ad essere un albergo della catena Plaza. Il progetto è da anni osteggiato dall’arcidiocesi di Bucarest e non solo. La Conferenza episcopale – riferisce l’agenzia Sir - ha anche lanciato un appello "per la difesa della famiglia che è oggi in crisi e dalla quale dipende la vita della Chiesa e della società", dicendosi contraria a ogni forma di manipolazione genetica e fecondazione artificiale e alla “possibile legalizzazione della prostituzione e della droga" al centro di un vivace dibattito nel Paese. In vista delle prossime elezioni presidenziali, i vescovi hanno inoltre diffuso un altro comunicato in cui esortano "tutti i cristiani e le persone di buona volontà ad andare a votare" aggiungendo che "i fedeli devono avere un ruolo attivo e fondamentale nel difendere e promuovere i valori cristiani del nostro popolo, in linea con gli insegnamenti delle Sacre Scritture e della Chiesa". (L.Z.)

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    Canada: sono entrati nel vivo i lavori della plenaria dei vescovi

    ◊   La situazione dei cristiani in Iraq e dei Tamil in Sri Lanka, l’attività svolta da diversi consigli, comitati e commissioni episcopali, il sacerdozio dopo il Concilio. Questi alcuni degli argomenti che hanno caratterizzato la prima giornata di lavori della plenaria della Conferenza episcopale canadese (Cecc) che si è aperta lunedì a Cornwall, nell’Ontario. Ad aprire la sessione il presidente della Cecc mons. James Weisgerber che ha tracciato un bilancio dell’anno pastorale 2008-2009 e presentato i principali temi all’ordine del giorno. Al centro del suo intervento è stato in particolare il caso di mons. Raymond James Lahey, il vescovo di Antigonish costretto a dimettersi lo scorso settembre dopo l'emissione di un mandato di arresto a suo carico per l'accusa di pedopornografia. In proposito mons. Weisgerber ha ribadito la determinazione della Chiesa canadese a continuare “a proteggere e salvaguardare la famiglia umana e la comunità di fede dalle gravi violazioni della dignità umana con un’attenzione particolare alle vittime e ai loro familiari. Un impegno – ha ricordato - svolto con assiduità da quasi 20 anni ormai”. All’intervento di mons. Weigerber sono seguite due relazioni sulla situazione dei cristiani in Iraq e dei tamil in Sri Lanka. A svolgerle sono stati Carl Hétu, il segretario nazionale della “Catholic Near East Welfare Association” (Cnewa), l’ente cattolico con sede a New York che sostiene la missione pastorale della Chiesa in Medio Oriente, e Martin Mark, direttore dell’Ufficio per i rifugiati dell’arcidiocesi di Toronto. I vescovi canadesi hanno quindi ascoltato i rapporti sulle attività dell’Organismo cattolico per la vita e la famiglia, del Consiglio aborigeno cattolico canadese e della Commissione Sviluppo e la Pace della Cecc. Essi hanno inoltre seguito una conferenza del prof. Richard Gaillardetz, docente di Teologia all’Università di Toledo nell’Ohio sull’impatto del Vaticano II sul sacerdozio. Al termine della giornata l’assemblea ha salutato mons. Luigi Ventura che termina il suo mandato come Nunzio Apostolico in Canada. Il presule, che ha ricevuto in dono una scultura inuit, ha espresso profonda gratitudine “per le numerose espressioni di affetto e di amicizia” ricevute dalla Chiesa canadese. I lavori della plenaria, che dovrà eleggere i nuovi membri del Consiglio permanente, termineranno il 23 ottobre. (L.Z.)

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    Le celebrazioni in Cina della Giornata missionaria mondiale

    ◊   Anche il mondo cattolico cinese ha celebrato, con varie iniziative, la Giornata missionaria mondiale del 18 ottobre, in comunione con la Chiesa Universale e secondo il Messaggio di Papa Benedetto XVI: “Le nazioni cammineranno alla sua luce (Ap 21, 24)”. Secondo informazioni raccolte dall’agenzia Fides, i cattolici cinesi del continente, di Hong Kong e della diaspora si sono mobilitati dando prova di un quadro generale incoraggiante. Il piazzale davanti alla cattedrale della diocesi di Tai Yuan è stato trasformato in un campo di evangelizzazione. Sono stati distribuiti migliaia di volantini e altro materiale sui temi della fede e della missione. Sacerdoti, religiose, catechisti e fedeli sono stati protagonisti dell’iniziativa, rispondendo con pazienza a tutte le domande della gente. In vista dell’inverno, hanno anche distribuito vestiti pesanti ai lavoratori immigrati e alle persone più povere, invitandole a venire in chiesa in qualsiasi momento, perché “la casa di Dio è sempre aperta a tutti”. Nella diocesi di Bao Ding, nella provincia del’He Bei, sono state distribuite oltre 2.000 copie di materiale riguardante l’animazione missionaria. Dopo avere partecipato alla Messa, i fedeli sono usciti in strada per diffondere il messaggio di Gesù Cristo tra la gente e per portare il Vangelo a tutti. La missione della carità e del servizio sociale sono state il motivo principale della celebrazione delle suore della Congregazione di Santa Teresina della diocesi di An Guo, nella provincia dell’He Bei, che festeggiano 80 anni di fondazione. Nella diocesi di Hong Kong si sono svolte varie iniziative per celebrare la Giornata Missionaria. Gli “stand dell’evangelizzazione” hanno attirato l’attenzione di tanti cittadini. Mons. John Tong, vescovo di Hong Kong, ha impartito la benedizione alla fine della giornata, incoraggiando tutti “a rendere viva la fede con lo scambio reciproco”. Alla processione dell’evangelizzazione sul tema delle Beatitudini hanno partecipato oltre 1.200 persone nel decanato orientale dell’isola. (A.L.)

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    A Roma una mostra-mercato di antiquariato per aiutare i bambini africani

    ◊   Nel mondo ogni tre secondi muore un bambino, il 90% per cause prevenibili. Per questo l’associazione Provarte e i vari galleristi di “Antiquari nella Roma Rinascimentale”, hanno scelto di dare il loro contributo a “Save The Children”, la più grande e importante organizzazione internazionale indipendente per la difesa dei diritti dei bambini. Venerdì prossimo, nel pomeriggio, - riporta l'agenzia Fides - alla presenza di alte autorità istituzionali, verrà consegnato l’assegno di solidarietà ad un rappresentante di ‘Save the Children’. Malgrado il difficile periodo economico, ciò testimonia la sensibilità degli antiquari della mostra-mercato aperta a Roma fino al 25 ottobre al Santo Spirito in Sassia. ‘Save the Children’ ha anche lanciato da poco la nuova campagna globale “Every one”, contro la mortalità infantile, per salvare 500mila bambini all’anno. Tutti possono contribuire con un sms al 48544. Solidarietà anche dalla Regione Lazio, grazie alla quale quest’anno la mostra “Antiquari nella Roma Rinascimentale” ospita quattro galleristi della città terremotata dell’Aquila. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Presentata una bozza di accordo sul nucleare iraniano

    ◊   Una bozza di accordo sul nucleare iraniano è stata consegnata a tutti i Paesi partecipanti alla riunione cominciata lunedì - Iran, Usa, Russia, Francia - in vista di un’approvazione venerdì. Lo ha annunciato il direttore generale dell'Agenzia atomica internazionale, Mohammed El Baradei, al termine della riunione dell'Aiea a Vienna. La bozza annunciata da El Baradei riguarda il controverso arricchimento dell'uranio iraniano. Un accordo di principio raggiunto il primo ottobre a Ginevra prevede che l'Iran ceda gran parte del suo uranio leggermente arricchito (fino al 5%) a Paesi terzi (Russia e Francia) i quali poi lo riconsegnerebbero arricchito al 20% per uso esclusivamente civile in un reattore di ricerca medica controllato dall'Aiea. La bozza di accordo negoziato a Vienna dai delegati di Iran, Usa, Russia e Francia, sarà ora inviata nelle rispettive capitali.

    Pakistan
    Tre persone sono morte in seguito al lancio di un missile da parte di un drone americano nel villaggio di Spalga, nella zona nord occidentale del Pakistan, mentre continua l’offensiva dell’esercito pakistano contro i talebani nel sud del Waziristan. Intanto una forte esplosione è stata avvertita a Peshwar, nel nordovest del Pakistan dove già il 9 ottobre in un mercato della città persero la vita ben 41 persone e oltre 100 rimasero ferite in un attentato di rivendicazione talebana.

    Afghanistan
    Più di metà degli osservatori dell’Onu incaricati di monitorare le elezioni in Afghanistan saranno sostituiti in vista del ballottaggio del prossimo 7 novembre per le presidenziali. Lo ha annunciato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon che ha anche respinto le accuse rivolte all’Onu di aver cercato di nascondere brogli. Intanto Abdullah Abdullah, che sfiderà nel ballottaggio il presidente uscente, ha annunciato oggi di aver telefonato a Karzai, nel loro primo contatto dal controverso scrutinio del 20 agosto, felicitandosi con lui per aver accettato che si tenesse un secondo turno elettorale. Abdullah ha auspicato che il ballottaggio “si tenga alla data prevista, in condizioni ottimali sia sul piano della sicurezza che della trasparenza”.Sul significato del ballottaggio Antje Birgit Dechert, del Programma tedesco della nostra emittente, ha intervistato il padre barnabita Giuseppe Moretti, superiore della Missio Sui Iuris in Afghanistan, raggiunto telefonicamente a Kabul:

    R. – E’ un atto di maturità democratica. D’altra parte, questo è previsto dall’art. 61 del capitolo secondo della Costituzione: se il candidato non riesce ad ottenere al primo scrutinio il 50 per cento dei voti, si deve andare al ballottaggio. Quindi, nonostante tutto quello che si è detto in questi due mesi, il fatto che il presidente in carica abbia accettato il ballottaggio, per me è un atto di democrazia. E’ incoraggiante. E’ chiaro che andare a votare non sarà semplice. Poi, le perplessità sui tempi sono molte: si riuscirà in 15 giorni ad andare al voto? Però, nonostante le perplessità, credo che questo sia un insegnamento di vita democratica: il rispetto della Costituzione.

     
    D. – Come si può far avanzare la democrazia in Afghanistan e che cosa, in particolare, può fare la Chiesa nel Paese?

    R. – Noi, come Chiesa, offriamo la nostra testimonianza. La Chiesa può semplicemente, attraverso i suoi fedeli, che sono soltanto quelli della comunità internazionale, dare una testimonianza di vita di come si può aiutare questa popolazione nelle specifiche mansioni che ogni cattolico ha nel Paese. La Chiesa in Afghanistan può far capire che il cristiano lavora, si impegna, fa il proprio dovere anche per una grande carica di amore che ha dentro di sé, che gli viene dalla fede. Questo possiamo fare noi. Ricordatevi di questa comunità cattolica internazionale, un granello di sabbia nel deserto, una goccia nel mare. Anche noi ci sentiamo Chiesa. I fedeli partecipano perché credono fermamente e questa è una testimonianza che non sfugge agli afghani. Gli afghani hanno molta stima di coloro che, pur professando altre religioni, sono però coerenti con la religione che dicono di professare.

     
    L’Onu condanna l’attentato di domenica in Iran
    Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, riunito in serata a New York, ha condannato l'attentato suicida commesso domenica in Iran da ribelli sunniti. Lo ha annunciato al Palazzo di Vetro il presidente di turno del Consiglio, il rappresentante permanente del Vietnam Le Luong Minh.

    Usa-Iran
    La Casa Bianca ha duramente contestato, in serata, la condanna a 15 anni di carcere in Iran del sociologo iraniano-americano Kian Tajbakhsh, spiegando che l'uomo ''non rappresenta una minaccia per l'Iran e per la sua sicurezza nazionalè" e chiedendone la liberazione immediata. In una dichiarazione, il portavoce presidenziale Robert Gibbs, si è detto anche preoccupato dal fatto che il sociologo sia stato condannato da un tribunale rivoluzionario senza avere la possibilità di essere difeso dal suo legale. Tajbakhsh era stato arrestato a giugno nei disordini successivi alle elezioni presidenziali iraniane.

    Respinte dal Parlamento Europeo le risoluzioni sulla libertà di stampa in Italia
    Il Parlamento Europeo ha respinto due risoluzioni sulla libertà di stampa in Italia e in altri Stati europei. Nella prima, presentata dai gruppi di centrodestra, si afferma che in Italia non esiste alcuna minaccia alla libertà d'informazione. Nella seconda, presentata da gruppi del centrosinistra, si denunciano pressioni su giornali italiani ed europei da parte delle “autorità di governo italiane”. Ieri, intanto, Reporter senza frontiere ha pubblicato il rapporto sulla libertà di stampa nel mondo: in questa speciale classifica al primo posto ci sono Danimarca, Finlandia e Irlanda. In fondo alla lista, per il terzo anno consecutivo, si piazzano Turkmenistan, Corea del Nord ed Eritrea. Francia, Italia e Slovacchia perdono progressivamente posizioni. Gli Stati Uniti, dopo l’elezione di Barack Obama, sono saliti invece dal 40.mo al 20.mo posto.

    Indagini sugli appalti in Campania
    "Un ramificato sistema di potere e di gestione della cosa pubblica con appalti, assunzioni, nomine e sostituzioni dei vertici amministrativi locali”: è quanto è emerso dall’indagine della Procura della Repubblica di Napoli sull'Arpac: un arresto, 18 divieti di dimora, interdizione dall'esercizio dell'attività imprenditoriale e professionale per 6 dei 63 indagati in totale. Il sistema al di là delle rilevanti ricadute sull'efficienza e la regolarità della Pubblica Amministrazione si è contraddistinto per un improprio utilizzo delle funzioni pubbliche a fini privatistici: è quanto evidenziano in una nota, il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovandomenico Lepore ed il procuratore aggiunto, Francesco Greco. Il sodalizio, sottolinea la Procura, ''ruotava intorno ad alcuni esponenti di vertice del partito politico dell'Udeur e ad alcuni professionisti ed imprenditori ad esso collegati. Coinvolto lo stesso leader del partito Udeur, Clemente Mastella, all'epoca ministro della Giustizia, e sua moglie che è presidente del Consiglio regionale della Campania, Sandra Lonardo. La Lonardo è destinataria, con altri indagati, di un provvedimento di divieto di dimora che vale non solo per il territorio regionale ma anche per 6 province limitrofe. Sono inoltre emersi ''contatti fra esponenti casertani del sodalizio inquisito e esponenti di livello delle organizzazioni criminali. I fatti accertati sono relativi al triennio 2005-2008.

    In Lussemburgo il Consiglio dei ministri dell’Ambiente Ue
    È cominciato oggi a Lussemburgo il meeting dei ministri dell’ambiente dell’Unione Europea per adottare le conclusioni sulla posizione Ue nell’ambito di un accordo climatico post-2012. Tra i temi affrontati, la posizione sull’accordo post-Kyoto, eco-efficienza e settore navale. Fondamentale punto all’ordine del giorno: la tipologia di cambiamenti necessari per passare a un’economia eco-efficiente e che comprende anche la delicata questione fiscale. I ministri dell’Ambiente si trovano a fronteggiare oggi anche temi come la conservazione della biodiversità, lo smaltimento dei rifiuti elettrici ed elettronici e la restrizione di determinate sostanze in queste apparecchiature.

    Polonia
    È iniziata con l'omaggio agli eroi del ghetto di Varsavia la visita di Joe Biden in Polonia, durante la quale il vicepresidente americano, dopo l'archiviazione del progetto dello scudo antimissile, intende rassicurare i polacchi sulla cooperazione strategica con gli Usa, presentando il nuovo progetto di difesa antimissile. Biden si è recato fuori programma al monumento che ricorda l'insurrezione degli ebrei contro i nazisti nell'aprile 1943 e si è intrattenuto con il rabbino di Polonia, Michael Schudrich. Successivamente Biden si è recato all'incontro con il premier Donald Tusk. Nel pomeriggio vedrà il presidente Lech Kaczynski. In un'intervista, Biden, a proposito della rinuncia allo scudo spaziale, ha rassicurato i polacchi che “non è stato stretto nessun patto con la Russia a scapito dell'Europa centrale”. “Niente su di voi senza voi”, ha detto, usando la formula con cui l'Amministrazione Usa si impegna a non prendere decisioni che riguardano la Polonia (e gli altri alleati nell'est Europa) sulla loro testa. Biden ha assicurato che il nuovo sistema di difesa basato sui missili SM-3, che Washington intende realizzare al posto del vecchio scudo, sarà più efficace e coinvolgerà tutta la Nato.

    Eletto il nuovo premier del Kirghizistan
    Il parlamento del Kirghizistan ha approvato oggi la nomina del nuovo premier dopo le dimissioni presentate ieri da Igor Ciudinov. Si tratta di Daniar Usenov, 49 anni, fino a ieri capo dell'amministrazione presidenziale, votato all'unanimità dal partito del presidente Kurmanbek Bakiev, Ak Zhol, che domina l'organo legislativo. La notizia è stata data oggi dall'agenzia russa Ria Novosti. Usenov è stato uno dei principali alleati di Bakiev, salito al potere nel 2005 dopo le proteste di massa che costrinsero l'allora presidente Askar Akaiev a dimettersi. L'elezione di Usenov arriva subito dopo l'annuncio del presidente kirghizo di voler attuare una riforma radicale degli organi del potere statale, tra cui il governo, a suo dire “incapace di rispondere alla crisi”. L'opposizione ha criticato duramente Bakiev per l'approvazione della Costituzione del 2007 che ha aumentato i poteri presidenziali, ridimensionando quelli dell'esecutivo.

    India: almeno 21 morti in uno scontro tra treni
    È di almeno 21 morti e decine di feriti il bilancio di uno scontro avvenuto alle 5 di questa mattina tra due treni passeggeri in viaggio tra New Delhi e Agra, in India. Un treno espresso ha tamponato un altro convoglio che era fermo a un semaforo. I soccorritori hanno recuperato i feriti, facendosi largo tra i vagoni accartocciati con seghe elettriche. L’India ha un’articolata rete ferroviaria che soffre però di strutture obsolete. L’ultimo incidente risale all’8 ottobre scorso quando una carrozza di un treno è finito nel fiume sottostante mentre percorreva un ponte di Bihar provocando la morte e il ferimento di 20 tra i 65 passeggeri.

    Cina
    La dissidente in esilio Rebya Kadeer ha denunciato oggi da Tokyo l'esecuzione di nove uighuri dopo i disordini interetnici scoppiati nella provincia cinese del Xinjiang. “Degli 11 uighuri condannati a morte, nove sono stati giustiziati” ha detto Kadeer in un'intervista concessa durante la settimana di conferenze in Giappone dedicata alle condizioni di vita in Cina delle minoranze etniche e delle donne. A metà ottobre le autorità dello Xinjiang avevano pronunciato 12 condanne a morte, dopo i moti che all'inizio di luglio avevano insanguinato Urumqi, capitale della provincia dello Xinjiang, con la morte di 197 persone. Tra le vittime la maggior parte erano di etnia Hans, la principale in Cina ma minoritaria nel Xinjiang, dove sono maggioritari gli uighuri musulmani e turcofoni. Kadeer, che ha anche rinnovato il suo appello a negoziare con Pechino, ha detto che ''secondo informazioni in suo possesso, oltre 10 mila uighuri sono stati arrestati e incarcerati tra il 5 luglio e il primo ottobre... ma quanti siano davvero i morti e quanti siano ancora in prigione, nessuno lo sa'. La dissidente vive negli Stati Uniti dal 2005, dopo la liberazione da una prigione cinese, e milita in favore dei diritti degli uighuri, denunciando la repressione di Pechino nei loro confronti. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Gaia Ciampi)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 294

     
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