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Sommario del 20/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa approva una Costituzione Apostolica per gli anglicani che desiderano entrare nella Chiesa cattolica. Dichiarazione congiunta dell’arcivescovo cattolico di Westminster e del primate della Comunione anglicana
  • Sinodo dei vescovi per l’Africa: presentato l’elenco unico delle proposizioni finali. Appello per la pace nella regione dei Grandi Laghi. Con noi, il vescovo burundese Joachim Ntahondereye
  • Rinunce e Nomine
  • Mons. Migliore all’Onu: rispettare le tradizioni e la cultura delle popolazioni indigene
  • Un’Enciclica per la dignità dell’uomo e contro la guerra: ricorre oggi il 70.mo della "Summi Pontificatus" di Pio XII. Il commento dello storico cattolico Malgeri
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Afghanistan: il ballottaggio Karzai-Abdullah si terrà il prossimo 7 novembre
  • Al Simposio per l'ecumenismo e l'ambiente, in corso a Memphis, in primo piano l'eredità spirituale di Martin Luther King
  • Si celebra oggi la Giornata mondiale per la prevenzione dell'osteoporosi. Con noi, il prof. Corsello
  • Per non dimenticare: presentato al Festival del cinema di Roma, il film su padre Popiełusko, martire della fede e della libertà

  • Chiesa e Società

  • Appello degli Ulema per liberare il missionario irlandese, Michael Sinnot, rapito nelle Filippine
  • Appello dei leader cristiani per la pace nel Sudan meridionale
  • Nella crisi globale priorità ai più poveri: lo chiede il Commissario Onu per i diritti umani
  • Liberia: per Msf il 90% della popolazione a rischio per mancanza di assistenza sanitaria
  • Siccità e fame in Guatemala: quasi 500 le vittime dall’inizio dell’anno
  • Brasile: il relatore Onu per l'Alimentazione difende i 'sem terra'
  • Grande successo di pubblico per il Concerto a Roma in occasione del Sinodo per l’Africa
  • Consegnato ai Padri sinodali un kit sanitario di pronto soccorso
  • Usa: alla plenaria dei vescovi prevista l’approvazione di un documento sul matrimonio
  • Sri Lanka: il vescovo anglicano di Colombo chiede giustizia per i profughi tamil
  • Vietnam: 30mila montagnard sono divenuti cattolici nel 2008
  • Indonesia: a West Java bloccata la costruzione della chiesa cattolica di Santa Maria
  • Cina: mese missionario nel segno della carità e del pellegrinaggio
  • Il cardinale Rodè inviato del Papa in Montenegro riafferma il primato dell’amore di Dio
  • Cile: il cardinale Errázuriz chiama 70mila giovani ad essere “luce di Cristo per il mondo”
  • Romania: le conclusioni del primo Incontro nazionale dei sacerdoti cattolici
  • Polonia: intenso mese missionario con incontri di formazione in tutto il Paese
  • A Parigi marcia contro la povertà
  • Ucraina: dopo 70 anni suona una campana a Dnepropetrovsk
  • Kenya: associazione cristiana chiede le dimissioni del presidente della Commissione costituente
  • Torino: già 3.500 volontari per la prossima ostensione della Sindone
  • Cordoglio per la morte della madre di mons. Georg Gänswein
  • 24 Ore nel Mondo

  • A Vienna, stallo nei negoziati sul nucleare iraniano
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa approva una Costituzione Apostolica per gli anglicani che desiderano entrare nella Chiesa cattolica. Dichiarazione congiunta dell’arcivescovo cattolico di Westminster e del primate della Comunione anglicana

    ◊   Benedetto XVI ha approvato una Costituzione Apostolica, di prossima pubblicazione, per rispondere alle numerose richieste di chierici e fedeli anglicani che desiderano entrare “nella piena e visibile comunione” con la Chiesa cattolica. Lo ha annunciato stamani, durante un briefing nella Sala Stampa della Santa Sede incentrato sui rapporti con gli anglicani, il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il cardinale William Joseph Levada ha spiegato che il Santo Padre ha introdotto una struttura canonica che “provvede ad una riunione corporativa tramite l’istituzione di Ordinariati Personali, che permetteranno ai fedeli già anglicani di entrare nella piena comunione con la Chiesa cattolica”, conservando elementi dello “specifico patrimonio spirituale e liturgico anglicano”. La “Chiesa cattolica – ha aggiunto il porporato - intende rispondere alle numerose richieste sottoposte alla Santa Sede da parte di gruppi di fedeli anglicani, provenienti da diverse parti del mondo. La Costituzione Apostolica, che sarà presto pubblicata, rappresenta una risposta “ragionevole e perfino necessaria ad un fenomeno globale, offrendo un unico modello canonico per la Chiesa universale adattabile a diverse situazioni locali”. Il cardinale William Joseph Levada:
     
    “Tale modello prevede la possibilità dell’ordinazione di chierici sposati già anglicani come sacerdoti cattolici. Ragioni storiche ed ecumeniche non permettono l’ordinazione di uomini sposati a vescovi sia nella Chiesa cattolica sia in quelle ortodosse. Pertanto la Costituzione determina che l’ordinario possa essere o un sacerdote o un vescovo non coniugato”.
     
    Gli Ordinariati saranno istituiti, secondo le necessità, previa consultazione con le Conferenze episcopali locali, e le loro strutture saranno in qualche modo simili a quelle degli Ordinariati Militari. Particolare rilevanza verrà data inoltre alla preparazione dei seminaristi:

    “I seminaristi dell’Ordinariato vengono preparati accanto ad altri seminaristi cattolici, anche se l’Ordinariato potrà aprire una casa di formazione al fine di rispondere ai particolari bisogni di formazione nel patrimonio anglicano”.

    In questo modo – si legge in una nota della Congregazione della Dottrina della Fede - la Costituzione Apostolica cerca di creare un equilibrio tra “l’interesse di conservare il prezioso patrimonio anglicano liturgico e spirituale e la preoccupazione che questi gruppi e il loro clero siano incorporati nella Chiesa cattolica”. Il Papa – ha concluso il cardinale Levada – spera che “i chierici e i fedeli anglicani desiderosi dell’unione con la Chiesa cattolica” troveranno nella struttura canonica “l’opportunità di preservare quelle tradizioni anglicane che sono preziose per loro e conformi con la fede cattolica”.

    A Londra, praticamente in contemporanea con la conferenza nella sala stampa vaticana, si è tenuto un incontro con la stampa inglese e sono stati pubblicati gli stessi documenti resi pubblici a Roma. Erano presenti l’arcivescovo cattolico di Westminster, Vincent Nichols, e l’arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana, Rowan Williams, che hanno firmato una dichiarazione congiunta. Presente anche il vescovo anglicano di Guildford, Christopher Hill. Il servizio di Fausta Speranza:

    La Costituzione Apostolica con cui la Chiesa cattolica risponde alle richieste degli ultimi anni di gruppi di anglicani di rientrare nella piena comunione con la Chiesa di Roma è la “conseguenza del dialogo ecumenico tra la Chiesa cattolica e la Comunione anglicana”. Sono parole dell’arcivescovo cattolico di Westminster e dell’arcivescovo anglicano di Canterbury. I due hanno ricordato il dialogo degli ultimi 40 anni e i “momenti di riflessione e preghiera che sono cominciati a Leeds nel 2006 e sono poi continuati con l’incontro a Lambeth nel 2008”, per poi ribadire che “altri incontri sono in preparazione”. Nel suo intervento alla conferenza stampa, l’arcivescovo Rowan Williams ha sottolineato l’importanza di lavorare insieme:

     
    “Let me say, first of all, how very grateful …”
    "Prima di tutto, voglio dire quanto sono riconoscente dell’opportunità di essere insieme a voi, questa mattina, per commentare insieme l’annuncio che viene da Roma. Il fatto stesso che siamo in grado di farlo, ancora una volta, insieme – come appunto questa mattina – è importante di per sé: ci dice che gli argomenti e le domande che ogni Chiesa cristiana si trova a dover affrontare, in questo momento, riguardano in realtà tutti noi. E noi crediamo che non ci sia nulla da guadagnare nell’ottenere punti a svantaggio dell’altro o di lavorare separatamente quando si può lavorare insieme. Per questo, la prima cosa che voglio dire è di grande significato: quello che accade oggi non è un elemento di rottura nei rapporti tra le nostre comunioni. Il lavoro svolto dalla Commissione internazionale, l’Arcic, in tanti anni, e il lavoro svolto più recentemente nella Commissione internazionale sull’unità e la missione tra le nostre Chiese, questo lavoro - come ama dire il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, già arcivescovo di Westminster - lo abbiamo ormai messo in banca: è consolidato come fondamento per la prosecuzione delle nostre relazioni. E mentre stiamo parlando, continuano i preparativi per ulteriori colloqui informali della prossima tornata di discussioni in seno alla Commissione. Ecco, questo è un filone destinato a continuare.”

     
    Il dialogo in corso a livello ufficiale tra Chiesa cattolica e Comunione anglicana offre le basi per la continuazione della coooperazione, hanno sottolineato l’arcivescovo di Westminster e il primate della Comunione anglicana. Gli accordi tra la Anglican Roman Catholic International Commission (Arcic) e la International Anglican Roman Catholic Commission for Unity and Mission (Iarccum) rendono chiaro il percorso che insieme sarà seguito. Un altro livello di incontri sul quale si confida di poter rafforzare lo scambio è quello locale tra la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles e la House of Bishops della Chiesa di Inghilterra. Resta da dire che davanti alla stampa britannica, l’arcivescovo anglicano di Canterbury ha sottolineato, tra l’altro, quello che ha definito un aspetto particolare:


    “What is to me very interesting about the Constitution proposed …”
    “Quello che io trovo molto interessante nella Costituzione proposta e nelle idee che ci sono dietro, è che essa stessa è un ulteriore prodotto degli anni di colloqui e preghiera che abbiamo fatto insieme. Il riconoscimento, come ha già detto mons. Vincent Nichols, che ci siano elementi del patrimonio anglicano che non rappresentano alcun problema per la Chiesa cattolica: c’è l’ammissione che esiste qualcosa di profondamente comune. E questo è un aspetto per il quale dobbiamo essere riconoscenti. Penso che sia molto importante per noi, per la Comunione anglicana, essere riconoscenti per quello che è stato raggiunto, riconoscere che esiste la conferma di una solida eredità comune, che la volontà di continuare nelle nostre relazioni e nei nostri colloqui è immutata, e quindi ammettere che non sappiamo esattamente quale sarà il risultato finale nei contesti specifici, in particolare in Inghilterra e nel Galles.”

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    Sinodo dei vescovi per l’Africa: presentato l’elenco unico delle proposizioni finali. Appello per la pace nella regione dei Grandi Laghi. Con noi, il vescovo burundese Joachim Ntahondereye

    ◊   Si avvia verso le conclusioni il Sinodo dei Vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano sui temi della riconciliazione, la giustizia e la pace. Stamani, nel corso della 17.ma Congregazione generale, è stato presentato l’elenco unico delle Proposizioni finali. Il documento, ancora provvisorio, verrà emendato e messo ai voti nei prossimi giorni. Alla presenza di Benedetto XVI, i Padri Sinodali hanno inoltre lanciato un appello per la pace nella Regione dei Grandi Laghi. Il servizio di Isabella Piro:

    Un appello sofferto e pressante perché cessino le violenze nella Regione dei Grandi Laghi. È quanto scrive la presidenza del Sinodo in una lettera indirizzata, tra gli altri, ai vescovi del Sudan, Paese che negli ultimi tempi ha visto l’orrore di cristiani crocifissi. "Non uccidere" è un comandamento scritto nel cuore dell’uomo, si legge nel testo. Il linguaggio delle armi sia sostituito da quello del dialogo.

     
    E la pace e la riconciliazione prevalgono, naturalmente, nell’elenco unico delle proposizioni presentato stamani. Nel documento, ancora provvisorio, si definisce l’attuale Sinodo come “Sinodo della Pentecoste”, si chiede che la cooperazione ispiri la società e si guarda alla solidarietà pastorale.

     
    Entrando nello specifico, i Padri Sinodali riflettono sul dialogo ecumenico ed interreligioso, in particolare con l’Islam. Sul modello della Giornata mondiale di preghiera per la pace, tenutasi ad Assisi nel 1986, la bozza di Proposizioni chiede il rispetto della libertà di culto e invita a non etnicizzare o politicizzare la religione. La libertà religiosa è un diritto fondamentale che va protetto e riconosciuto, dicono i Padri Sinodali: si restituiscano le chiese e le proprietà confiscate, si dica no al fondamentalismo.
     
    Centrale anche il rapporto con le Religioni Tradizionali Africane, che non vengono rifiutate a priori, ma che devono essere studiate in comparazione con la teologia. Nel contempo, il Sinodo raccomanda che la Chiesa sia capace di affrontare l’esoterismo e le pratiche occulte.

     
    Quindi, i Padri Sinodali guardano al progresso concreto dell’Africa: in quest’ambito, si chiede di fermare la “fuga dei cervelli” istituendo centri di eccellenza accademica, si auspica lo sviluppo di un programma di soppressione del debito estero, si sostiene il microcredito.

     
    Poi, la grande pagina della Dottrina Sociale della Chiesa, che va studiata e diffusa a tutti i livelli. E spazio viene dato alla tutela dell’ambiente, nel momento in cui l’Africa vede una desertificazione senza precedenti, all’auspicio di un trattato internazionale sul traffico di armi e alla difesa dei diritti dei migranti, che non vanno criminalizzati.

     
    L’elenco unico delle Proposizioni parla anche della globalizzazione, auspicando che essa sia etica e solidale e ribadisce che le risorse naturali dell’Africa devono essere gestite a livello locale, senza lo sfruttamento delle multinazionali.

     
    Forte anche l’auspicio che la democrazia si diffonda in tutta l’Africa, che siano garantite elezioni libere, imparziali e trasparenti, che i fedeli laici vivano la loro vocazione anche in politica, mentre ai leader religiosi si chiede di restare “super partes”.

     
    Il documento provvisorio si appella poi alla tutela della famiglia, spesso colpita dalla trivializzazione dell’aborto e dal disprezzo della maternità. In quest’ambito, si pensa ad una Federazione panafricana delle famiglie cattoliche. E di tutela si parla anche per le donne, i bambini, i giovani, i disabili, perché la loro integrazione nella Chiesa e nella società sia sempre più favorita.

     
    Poi, le Proposizioni si soffermano sul problema dell’Aids, ribadendo che questa patologia è non solo una questione farmaceutica, ma è un’istanza di sviluppo integrale e di giustizia. L’aiuto pastorale viene richiesto, in particolare, per le coppie sposate contagiate, si ribadisce il "no" all’infedeltà e alla promiscuità, si condanna chi diffonde il virus Hiv come arma di guerra, si chiedono, per i malati africani, gli stessi trattamenti medici forniti al resto del mondo.

     
    Quindi, attenzione viene riservata alla pena di morte, della quale si auspica l’abolizione totale, e ai detenuti, affinché non vengano violati i loro diritti. E pari attenzione viene riservata a seminaristi, per i quali si richiede l’accertamento delle loro intenzioni, e ai sacerdoti, perché siano immagine viva ed autentica di Cristo e vivano l’impegno alla castità e alla preghiera. L’ultima proposizione, invece, si sofferma sulla comunicazione: in particolare, si chiede che la Chiesa sia più presente nei mass media e che i giornalisti siano formati nell’etica.

     
    Infine, i Padri Sinodali ringraziano il Secam (il Simposio delle Conferenza episcopali dell’Africa e del Madagscar) per i sui 40 anni di attività ed auspicano un rafforzamento del suo operato.

    Questa mattina, dunque, i Padri Sinodali hanno levato un appello per la fine delle violenze nella Regione dei Grandi Laghi. L’area, che comprende Rwanda, Burundi Uganda e parte della Repubblica Democratica del Congo, della Tanzania e del Kenya, è divenuta negli ultimi decenni scenario di guerre civili che hanno causato situazioni di estrema povertà. Applaudita al Sinodo la proposta di convocare una Conferenza Internazionale sulla pace e la riconciliazione nella regione. A lanciarla è stato mons. Joachim Ntahondereye, vescovo di Muynga in Burundi. Paolo Ondarza lo ha intervistato.

    R. – E’ un evento che dovrebbe coinvolgere tutte le Conferenze episcopali della regione, e poi avremmo anche la partnership della rete cattolica per l’edificazione della pace, che ha base in America. Ci hanno assicurato il loro appoggio: dobbiamo fare tutto il possibile, prima anche di gridare aiuto. E così, magari anche gli altri ci verranno in aiuto, perché vedranno che stiamo facendo tutto il possibile.

     
    D. – Si tratta anche di realtà diverse tra loro, ma assieme possono riflettere sulla edificazione della pace, sulla fine delle violenze?

     
    R. – Sì, sicuramente. Perché già è stato fatto tanto, a livello di ogni singola nazione, e magari gli altri non lo sanno … Per questo è importante mettersi insieme per scambiarsi le informazioni, ma soprattutto anche per mettere in piedi una struttura che ci aiuti a coordinare tutto ciò che tentiamo di fare. Anche perché sì, è vero, ci sono differenze ma ci sono anche fattori comuni a tutte le nazioni della zona e che quindi dobbiamo tenere in conto quando cerchiamo di costruire la pace.

     
    D. - Dalla Regione dei Grandi Laghi ci giungono frequentemente notizie di violenze, povertà, guerre, talvolta notizie di difficoltà serie per la vita della Chiesa …

     
    R. – Questo è vero, le difficoltà ci sono. La Chiesa è molto impegnata a livello di ogni singola nazione ma anche a livello regionale. C’è la “Secam” per la Repubblica Democratica del Congo, il Rwanda e il Burundi e poi, dall’altra parte c’è l’“Amecea” per la Tanzania, Kenya, Uganda, Zambia, Sudan. Però ci rendiamo conto che le nostre problematiche vanno al di là dei confini di queste nostre due Conferenze. Lo abbiamo visto nelle guerre che si sono svolte e che si svolgono purtroppo ancora nella Repubblica Democratica del Congo: sono partite dall’Uganda, che appartiene all’Amecea e poi, quando si è trattato di negoziare, di cercare di porre fine a queste guerre, sono stati coinvolti questi Paesi. Per questo, anche a livello di Chiesa dobbiamo unirci, anche per quanto riguarda la lotta contro la povertà. Quindi, se noi andiamo avanti magari chiudendoci soltanto in queste strutture che abbiamo ereditato anche dalla colonizzazione, non potremmo mai riuscire a risolvere certi problemi.

     
    D. – Le violenze che vengono compiuti anche contro i cristiani, mi riferisco alla situazione della Repubblica Democratica del Congo: qual è il significato?

     
    R. – Non sono sicuro di avere tutte le chiavi di lettura che occorrono per poter interpretare la situazione, ma penso che non si tratti soltanto di colpire delle persone specifiche, quanto di far tacere l’istituzione come tale, perché purtroppo ci sono tanti gruppi e gruppuscoli armati che non accettano il lavoro della Chiesa, soprattutto quando denuncia le ingiustizie e gli atti di violenza che vengono commessi. Per questo, mirano a certe persone chiave per dire: se continuate su questa strada, anche voi correte il rischio di subire la stessa sorte.

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    Rinunce e Nomine

    ◊   Negli Stati Uniti, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Boston, presentata da mons. Francis X. Irwin, per sopraggiunti limiti d’età.

    In Polonia, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di Tarnów, presentata da mons. Władysław Bobowski, per sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato a succedergli il mons. Andrzej Jeż, del clero della medesima diocesi, finora parroco di Santa Margherita a Nowy Sącz, assegnandogli la sede titolare di Tigillava.

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    Mons. Migliore all’Onu: rispettare le tradizioni e la cultura delle popolazioni indigene

    ◊   E’ necessario affrontare i bisogni sociali, personali e spirituali degli oltre 370 milioni di indigeni che vivono nel mondo: è l’appello rivolto alla comunità internazionale dall’arcivescovo Celestino Migliore alla 64.ma sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. L’Osservatore permanente della Santa Sede al Palazzo di Vetro di New York ha sottolineato l’importanza di comprendere e rispettare le tradizioni culturali delle popolazioni indigene. Il servizio di Alessandro Gisotti:

     
    Riconoscere la dignità di ogni persona e promuovere i diritti umani rimane la strategia più efficace per un autentico sviluppo: è quanto ribadito da mons. Celestino Migliore che si è soffermato sulle grandi sfide che sono oggi di fronte alle popolazioni indigene. In tempi di cambiamento e di crisi economica, ha rilevato, va favorito un modello di sviluppo che eviti la distruzione della terra e lo sfruttamento ambientale in vista di interessi economici di breve termine. Le grandi industrie, è stato il richiamo del presule, non devono agire in modo da danneggiare i diritti delle popolazioni indigene che hanno sempre avuto un grande rispetto per il Creato e la vita umana. Ancora, ha rilevato che l’incremento della migrazione, spesso per esigenze di lavoro, può portare a situazioni di disagio umano e degrado culturale.

     
    L’interazione tra le culture, ha dunque affermato il presule, è sicuramente un valore positivo, ma deve essere svolto attraverso il dialogo interculturale e non in una logica di dominio. Soffermandosi poi sul problema alimentare, ha invocato una riforma agricola per le popolazioni indigene, attraverso investimenti nelle infrastrutture, nelle irrigazioni, nel trasporto e nella tecnologia. Infine, mons. Migliore ha rivolto il pensiero alla lotta all’Aids, tema della Giornata mondiale delle popolazioni indigene 2009. Per sconfiggere questa pandemia, ha detto, bisogna puntare sull’educazione per prevenire la trasmissione del virus, in particolare coinvolgendo le comunità locali nel rispetto dei valori morali fondati sulla natura umana.

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    Un’Enciclica per la dignità dell’uomo e contro la guerra: ricorre oggi il 70.mo della "Summi Pontificatus" di Pio XII. Il commento dello storico cattolico Malgeri

    ◊   Il 20 ottobre del 1939, Pio XII firmava la Summi Pontificatus, sua prima Enciclica. Da pochi mesi, Eugenio Pacelli era stato eletto alla Cattedra di Pietro e, da poche settimane, con l’invasione nazista della Polonia, era scoppiata la Seconda Guerra Mondiale. Pio XII dedica una parte importante di questa Enciclica programmatica proprio al tema della pace e all’antitesi tra Cristianesimo e totalitarismi. Su questo documento, che a 70 anni dalla pubblicazione mantiene una straordinaria attualità, Alessandro Gisotti ha intervistato lo storico cattolico Francesco Malgeri, docente all’Università “La Sapienza” di Roma:

    R. – Lo scoppio della guerra, e di questa guerra, che era una guerra legata ad una visione ideologica, porta il Papa ad intervenire con questa Enciclica dove, in qualche modo, l’idea della pace è legata anche al rifiuto dell’idea dei totalitarismi e cioè all’idea – disse il Papa – “di una concezione che assegna allo Stato un’autorità illimitata”. E quindi, proprio questa visione del totalitarismo in Europa lo giudica come elemento che favoriva i conflitti. Il problema era soprattutto quello di richiamarsi ai valori fondamentali del diritto delle genti, alla necessità di una intesa e di una convivenza pacifica tra i popoli.

     
    D. – In effetti, nella “Summi Pontificatus”, il Papa sottolinea questa antitesi tra la civiltà dell’amore – la civiltà cristiana – e la violenza dell’ideologia dei totalitarismi …

     
    R. – Il motivo sarà sempre ricorrente anche nei successivi documenti di questo Pontefice: penso in particolare ai suoi radiomessaggi natalizi, a partire da quello del 1939 fino a quello del ’42, dove viene delineato il disegno di una comunità internazionale ispirata appunto al rispetto della giustizia, del diritto; penso al radiomessaggio, poi, del ’44, dove c’è un richiamo preciso al valore della democrazia come sistema ispirato anche ad una concezione cristiana dei rapporti tra gli uomini e tra i popoli.

     
    D. – Questa Enciclica, questo documento viene poi ripreso, ribadito, attualizzato nel Magistero dei Pontefici successivi, da Giovanni XXIII a Benedetto XVI …

     
    R. – Certamente. La Chiesa, sulla spinta di queste prese di posizione di Pio XII, continuerà questo impegno legato – appunto – all’idea di una convivenza internazionale ispirata ad una pacifica collaborazione tra i popoli e al rifiuto, quindi, della guerra.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, Gabriele Nicolò sul ballottaggio per le presidenziali in Afghanistan.

    L’importanza della famiglia nella tutela dei diritti dei bambini: intervento della Santa Sede alla 64.ma sessione dell’Assemblea generale del’Onu.

    Perché Shoah e non Olocausto: in cultura, Mordechay Lewy su memoria e definizione dello sterminio degli ebrei.

    Quel che resta di Marx: l’articolo di Georg Sans – dall’ultimo numero de “La Civiltà Cattolica” - su economia di mercato e capitalismo dopo il crollo del Muro.

    Il giovane oratore che snobbava Mussolini: Sebastiano Corsanego ricorda il padre, Camillo, presidente della Gioventù cattolica italiana dal 1922 al 1928.

    Gaetano Vallini recensisce “Dawson, Isla 10” e “Tra le nuvole” presentati al Festival del film di Roma, con un articolo di Luca Pellegrini dal titolo “La commedia è una cosa seria”.

    Nell’informazione religiosa, la nota della Congregazione per la Dottrina della Fede circa gli ordinariati personali per anglicani che entrano nella Chiesa cattolica, accompagnata dalla dichiarazione congiunta firmata dall’arcivescovo cattolico di Westminster e dal primate della Comunione anglicana.

    I lavori sinodali.

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    Oggi in Primo Piano



    Afghanistan: il ballottaggio Karzai-Abdullah si terrà il prossimo 7 novembre

    ◊   In Afghanistan è stato fissato per il 7 novembre il ballottaggio tra il presidente Karzai e l'ex ministro degli Esteri, Abdullah. Un secondo turno, dopo le elezioni del 20 agosto scorso, resosi necessario viste le numerose schede invalidate "per brogli" in ben 210 seggi. Karzai, che ha ottenuto il 49, 67%, ha salutato la consultazione come "un passo avanti per la democrazia nel Paese". Precedentemente all'annuncio era circolata l'ipotesi di un governo di unità nazionale. Quali ricadute ci possiamo attendere ora sul già difficile processo di normalizzazione del Paese? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Emanuele Giordana, direttore dell’associazione “Lettera22”:

    R. – Possiamo dire che la buona notizia è l’accettazione da parte di Karzai, cosa che non era così scontata, come non era scontato il fatto che la Commissione per i reclami, cioè quella che ha avuto il compito di vedere in profondità il processo elettorale, avrebbe deciso di tornare a votare e di fare il ballottaggio. Queste elezioni si sono svolte in una maniera molto opaca. Ci sono state notizie di brogli da parte degli osservatori, delle persone che hanno fatto i conteggi, delle Nazioni Unite e addirittura della stampa. Di conseguenza questo significava avere un governo non legittimo. In questa situazione particolare diventa fondamentale, soprattutto per gli americani, avere un governo legittimo.

     
    D. – C’è chi parla, però, di una decisione abbastanza rischiosa, soprattutto per quanto riguarda il fronte dei talebani che si trovano adesso fortificati?

     
    R. – Certo, nessuno avrebbe voluto rifare le elezioni! Noi abbiamo visto come si sono svolte: sono andati a votare quattro afghani su dieci e, a parte la vicenda dei brogli, questo racconta di una situazione difficilissima sul campo. Quindi, è stata la realtà ad inchiodare un po’ tutti a questa decisione, nel senso che lo scontro è diventato molto forte, addirittura all’interno della missione Onu a Kabul, dove il numero due della missione si è detto chiaramente favorevole al riconteggio dei voti e a rifare nuove elezioni scontrandosi con il suo responsabile.

     
    D. – Il Paese vive, come purtroppo tutti sanno, un momento di grande instabilità. Quali reazioni possiamo attendere a questo punto dalla società civile?

     
    R. – Da una parte, penso che gli afghani saranno contenti di tornare a votare: questo significa che il processo democratico in Afghanistan ha qualche elemento di credibilità. Naturalmente, non si aspettano dalle elezioni una svolta sicura. La svolta dovrebbe arrivare da un nuovo impegno, soprattutto un impegno civile con un’attenzione ai settori più deboli di una società che ha lasciato indietro le persone maggiormente in difficoltà, che ha puntato innanzitutto sull’aspetto militare dimenticandosi dei bisogni primari.

     
    D. – Si può parlare, a questo punto, della necessità di avere un governo di unità nazionale?

     
    R. – Naturalmente, Karzai deve fare i conti con il suo rivale. Io mi permetto di segnalare il terzo candidato, Ramazan Bashardost, una persona di cui si è parlato molto poco, l’unico che ha fatto una campagna elettorale senza soldi e senza grandi appoggi e che è riuscito, pur essendo un azara, a raccogliere una sorta di voto trasversale e non etnico: un voto afghano, nazionale.

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    Al Simposio per l'ecumenismo e l'ambiente, in corso a Memphis, in primo piano l'eredità spirituale di Martin Luther King

    ◊   Prosegue la tappa a Memphis, in Tennessee, dei partecipanti al Simposio di Religione, Scienza e Ambiente. I lavori scientifici del convegno, dedicato quest’anno al Mississippi, si apriranno domani a New Orleans, alla presenza del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. Ma intanto i delegati hanno potuto visitare il Museo nazionale dei diritti civili, dedicato a Martin Luther King. Da Memphis, il servizio della nostra inviata, Giada Aquilino:

    Sono passati 41 anni dal quel 4 aprile 1968, ma il tempo sembra essersi fermato al Museo nazionale dei diritti civili a Memphis, sorto nel luogo esatto dell’assassinio di Martin Luther King, il leader del movimento per i diritti dei neri d’America e simbolo dell’impegno pacifista negli Stati Uniti e nel mondo. I partecipanti al Simposio di Religione Scienza e Ambiente hanno infatti visitato il Lorraine Motel, uno dei pochi alberghi in quegli anni ad ospitare anche afroamericani. Lì il reverendo King alloggiava. Poi, a togliergli la vita, sulla terrazza della stanza 306, fu una pallottola sparata da una finestra non lontana. A Memphis, in quei giorni erano in sciopero gli operatori dell’immondizia. Dopo la morte di due di loro in un incidente sul lavoro, chiedevano maggiori diritti, più sicurezza, in sintesi: il rispetto delle loro dignità. E Martin Luther King era venuto in città proprio per ribadire il suo credo in una giustizia sociale che fosse, senza distinzioni, giustizia per tutti. Intanto, nel resto degli Stati Uniti, erano gli anni delle proteste contro la guerra in Vietnam, delle contestazioni nei campus, delle rivolte nei ghetti urbani. Al Museo, risuonano forti la voce del leader del movimento per i diritti civili e il suo “I have a dream”. A fare da guida ai partecipanti al Simposio è stato un ospite d’eccezione, il reverendo Billy Kyles, che la sera dell’assassinio era accanto a Martin Luther King ed oggi è l’unico testimone di quanto successe. In lui rivive il ricordo di quell’uomo che sognava nuovi cammini per bianchi e neri, perché – sono parole dello stesso Martin Luther King – “potremo lavorare insieme, pregare insieme, lottare insieme, sapendo che un giorno saremo liberi”.

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    Si celebra oggi la Giornata mondiale per la prevenzione dell'osteoporosi. Con noi, il prof. Corsello

    ◊   Nove donne su dieci affette da osteoporosi postmenopausale vivono con il terrore di incorrere in una frattura: è quanto emerge dal capitolo italiano di un sondaggio internazionale svolto in occasione dell’odierna Giornata Mondiale per la prevenzione dell’Osteoporosi. Ma quali sono le caratteristiche di questa patologia? Eliana Astorri lo ha chiesto al prof. Salvatore Corsello, docente di endocrinologia all’Università Cattolica di Roma:

    R. – L’osteoporosi è una condizione di demineralizzazione dell’osso, cioè di perdita della massa ossea, in altri termini la perdita di calcio dell’osso e questo dipende dal fatto che l’osso è una struttura dinamica, è una struttura cioè in cui continuamente noi abbiamo un riassorbimento di osso vecchio dovuto a delle cellule che si chiamano osteoclasti e una contemporanea riapposizione, ricostituzione di osso nuovo da parte di cellule che si chiamano osteoblasi. Se questo processo viene alterato e quindi se la fase di distruzione è eccessiva rispetto alla componente di riapposizione di ricostituzione dell’osso, allora l’osso si impoverisce di minerale, diventa più fragile e diventa più esposto alle fratture.

     
    D. – Quali sono le cause di questo processo?

     
    R. - La causa più importante è rappresentata dall’invecchiamento. Con l’invecchiamento questa fase di distruzione tende naturalmente a eccedere rispetto alla fase di ricostruzione dell’osso. Questo è legato al fatto che in ambedue i sessi con l’invecchiamento abbiamo un ridotto assorbimento di calcio ma in più nella donna, e questo è il motivo per cui la donna è più esposta all’osteoporosi. Dopo la menopausa, la brusca caduta degli estrogeni riduce la possibilità di incorporare il calcio nell’osso. Quindi, l’invecchiamento da un lato e la caduta brusca degli estrogeni nella donna sono le cause più frequenti ma non esclusive di osteoporosi.

     
    D. – Ci sono altri fattori di rischio? L’ereditarietà ad esempio, la familiarità o altri?

     
    R. – Intanto l’ereditarietà, la componente genetica, ha un’importanza, tant’è vero che noi abbiamo gemelli identici che hanno ambedue l’osteoporosi. Abbiamo dei soggetti giovani che hanno l’osteoporosi e abbiamo casi familiari di osteoporosi. Per quanto riguarda casi che insorgono in età non abituale, per esempio in età giovanile, in realtà esistono osteoporosi secondarie ad altre malattie.

     
    D. – Quindi si può manifestare davvero a qualsiasi età?

     
    R. – Sì, per esempio c’è un’altra condizione che può essere il malassorbimento. I celiaci hanno un malassorbimento generalizzato ma hanno anche un malassorbimento proteico e un ridotto assorbimento di calcio. Pensiamo anche alle situazioni di malnutrizione e ovviamente non bisogna solo pensare all’osteoporosi dei Paesi in via di sviluppo. Per esempio ci sono disturbi del comportamento alimentare: le anoressiche sono predisposte all’osteoporosi e questo avviene normalmente in età giovanile. Si tratta ovviamente non delle condizioni più abituali ma sono delle condizioni che vanno comunque seguite ed eventualmente trattate.

     
    D. – Si può bloccare ma non si può guarire l’osteoporosi…

     
    R . – Si può bloccare e in altri termini i trattamenti servono in primo luogo ad evitare la progressione dell’osteoporosi, in secondo luogo se il trattamento funziona si può avere anche un certo grado di rimineralizzazione e questo ovviamente rappresenta il risultato migliore ottenibile, che è quello che tutti ci auguriamo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Per non dimenticare: presentato al Festival del cinema di Roma, il film su padre Popiełusko, martire della fede e della libertà
     

    ◊   E’ stato presentato, ieri al Festival Internazionale del Film di Roma, Popiełusko, freedom is within us del regista polacco Rafał Wieczyński, un’opera impegnativa che ricostruisce la vita del sacerdote ucciso negli anni più duri e dolorosi della nazione polacca, raccontati con rispetto dei fatti e grande intensità emotiva. Perché le giovani generazioni non dimentichino il passato recente e la sofferenza che costò ad un intero popolo la recuperata libertà. Il servizio di Luca Pellegrini:

    “Per rimanere uomini spiritualmente liberi bisogna vivere nella verità. La coraggiosa testimonianza della verità è la strada che conduce direttamente alla libertà”. Sorretto e confortato dalla forza di queste sue parole che hanno contraddistinto la coraggiosa attività pastorale e sociale, padre Jerzy Popiełusko ha percorso la sua strada irta di sofferenze. Con un risvolto intimo, delicato e fragile, tutto chiuso dentro le mura segrete dell’anima di un uomo che diviene anche eroe, il film di Rafał Wieczyński dedicato al sacerdote polacco ucciso in Polonia, riflette e racconta di fatti ancora drammaticamente vivi e recenti per molti. Impresa non facile, per questo, scrivere una sceneggiatura che comprendesse la storia di una nazione, di un popolo e di un sacerdote, dirigendo duecento attori e migliaia di comparse in un film lungo e complesso, che ha impegnato non poco le capacità produttive polacche in termini finanziari e organizzativi. I grandi e spesso indimenticabili episodi della storia polacca, quelli che dalla fine degli anni ’70 la colpiscono e la infiammano e la fanno precipitare nelle violenze scatenatesi all’indomani del colpo di Stato del 1981 e delle leggi marziali che inaspriscono un regime comunista già di per sè odioso, sono stati descritti in modo epico e lineare, senza sbavature ed eccessi.

     
    Nella durezza degli avvenimenti in cui testimonianza e pericolo ormai sempre più collimano nella vita di padre Jerzy, il film diventa poi meno distaccato e impersonale, acquista spessore e umore: un microcosmo di volti, parole, gesti, piccole e grandi forme di lealtà e di amicizia, si aggregano intorno a Popiełusko accompagnandolo nel suo faticoso e pericoloso pellegrinaggio polacco in cui, confessa, “Combatto il male, non le sue vittime”. Questo scontro tra il sacerdote sempre più debole e il male sempre più forte non ammette soste e il film genera in crescendo una tensione e un senso di solitudine che Adam Woronowicz nel ruolo del protagonista riesce a trasmettere con grande carisma e intensità. Di tutti i numerosissimi personaggi che entrano in contatto con lui il film, nella necessaria e mai distratta sintesi descrittiva, ne coglie bene lo spirito. Ci sono poi alcuni dettagli che riproducono con il massimo di verità ciò che accadde in quei giorni fatali, come quelli affidati al cardinale Glemp, allora Primate di Polonia, che si ritaglia il ruolo di se stesso in due colloqui decisivi avuti col sacerdote. Poi, nelle tenebre del martirio, la ricostruzione giustamente si allontana di nuovo, si fa pudica nell’orrore, perché mandanti e fatti non sono mai stati chiariti fino in fondo: è l’ora del sacrificio, quello che soltanto conta. Mentre per la Polonia si aprono altri drammatici giorni.

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    Chiesa e Società



    Appello degli Ulema per liberare il missionario irlandese, Michael Sinnot, rapito nelle Filippine

    ◊   “Condanniamo questo atto come fortemente contrario ai principi dell’Islam e della cristianità”: la Conferenza nazionale degli Ulema delle Filippine (Nucp), principale organizzazione di religiosi musulmani nel Paese a maggioranza cattolica, stigmatizza in un messaggio il sequestro del missionario irlandese, rapito da ignoti la scorsa settimana nel sud dell’arcipelago asiatico. “Riteniamo – scrivono gli Ulema - che questo atto sia quanto di più lontano dalla lunga tradizione di tolleranza, compassione e buona volontà che queste fedi hanno in comune”, e in contrasto anche con “tutte le altre fedi che hanno sempre promosso attivamente buone relazioni tra i vicini”. Nel messaggio i religiosi musulmani chiedono l’immediata e incondizionata scarcerazione dell’anziano missionario della Società di San Colombano; allo stesso tempo, rivolgono un appello ai media chiedendo di non usare a “sproposito” il nome dell’Islam – ricorrendo a termini come “militanti islamici” o “terroristi musulmani” – nel fare riferimento ai rapitori del religioso. “Così facendo – scrivono gli Ulema - si ottiene solo il risultato di creare una frattura tra i musulmani e i nostri fratelli, i cristiani, oltre a perpetuare odio e incomprensioni”. Intanto anche le autorità filippine sembrano aver accantonato la pista ‘religiosa’ del rapimento, privilegiando quella estorsiva. Conferma dei buoni rapporti tra musulmani e cattolici di Mindanao arriva dai confratelli di padre Sinnot. “Dalle alte autorità religiose alla gente comune”, la comunità musulmana ci ha dimostrato “incredibile vicinanza”, ha riferito alla Misna, padre Patrick O'Donoghue, superiore della comunità di San Colombano di Pagadian. Alcun contatto finora con i rapitori. Negli ultimi giorni le autorità militari filippine hanno accusato alcuni comandanti dissidenti del Fronte di liberazione islamico Moro (Milf), gruppo che si batte per l’indipendenza di alcune zone meridionali delle Filippine e che nel 2007 sequestrò il missionario italiano Giancarlo Bossi del Pontificio Istituto per le missioni estere (Pime). Notizie - precisano fonti della Misna contattate a Manila - che mancano di conferme e che potrebbero rispondere a ragioni politiche, visti i negoziati in corso tra il governo e il Milf per una ripresa dei colloqui di pace. Secondo la ricostruzione fornita dai confratelli, padre Michael, 78 anni, è stato rapito in pieno centro da un gruppo di sei uomini armati mentre stava passeggiando da solo a poche decine di metri dall’ingresso della Casa dei padri colombani di Pagadian. Padre Sinnott, originario di Barntown, nella contea di Wexford, è stato ordinato sacerdote nel 1954 e assegnato a Mindanao nel sud delle Filippine nel 1957 subito dopo gli studi compiuti a Roma. Ha servito a Mindanao fino al 1966 e dopo un periodo di dieci anni trascorso in Irlanda, è tornato stabilmente nelle Filippine nel 1976. (R.G.)

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    Appello dei leader cristiani per la pace nel Sudan meridionale

    ◊   Le Chiese cristiane del Sudan hanno rivolto un pressante appello a tutte le autorità del Paese e alla comunità internazionale affinché venga assicurata la piena attuazione al Comprehensive Peace Agreement (CPA), l’accordo di pace che dal gennaio 2005 ha determinato l’autonomia del Sud Sudan da Khartoum, fissando per il 2011 il referendum sulla sua eventuale secessione. In una dichiarazione congiunta diffusa nei giorni scorsi, i leader cristiani rilevano come sin dalla loro firma a Nairobi, i protocolli del trattato siano stati o attuati solo parzialmente, o rimessi in discussione, con il risultato che un Sudan pacificato e unito è oggi percepito come una opzione meno interessante dai cristiani e dalle altre minoranze del Paese. La conseguenza di questo ritardo è che “la riconciliazione non viene pienamente perseguita” e la legislazione nel Nord Sudan è ancora basata sulla legge islamica. Anche i recenti scontri tribali verificatisi in diverse parti del sud – afferma la dichiarazione, firmata tra gli altri da mons. Paulino Lukudu Loro, arcivescovo di Khartum - sono da attribuire a questo ritardo. Secondo i leader cristiani, inoltre, le violenze avrebbero potuto essere in larga parte evitate con un migliore dispiegamento delle forze di sicurezza. Essi chiamano quindi in causa le responsabilità del Governo autonomo del Sud Sudan (Goss) e i separatisti del Sudan People’s Liberation Army (SPLA) che - sottolineano - hanno il dovere di unire e proteggere tutti i cittadini nel sud , “quale che sia la loro etnia e ovunque siano esposti al pericolo di aggressioni”. “Dio – è il loro monito - giudicherà tutti quelli che operano contro i diritti del loro popolo”. Le Chiese cristiane, da parte loro, confermano il loro impegno per l’unità e la pace e per l’educazione dei cittadini sudanesi chiamati a votare nei prossimi due anni. Ogni contributo in questo senso da parte delle autorità, delle ong e delle istituzioni internazionali è benvenuto e auspicabile. Gli accordi pace di Nairobi del 2005 hanno posto fine a più di 20 anni di guerra civile tra il potere centrale di Khartoum, controllato dal National Congress Party, di ispirazione islamica, e il Sudan Peoples Liberation Army (SPLA), braccio armato degli insorti del Sud, in prevalenza cristiani ed animisti. Malgrado l’accordo, il Sudan è tutt’altro che pacificato, in particolare nella martoriata regione del Darfur dove – come è noto - un nuovo sanguinoso conflitto con il governo centrale sta mietendo centinaia di migliaia di vittime. (L.Z.)

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    Nella crisi globale priorità ai più poveri: lo chiede il Commissario Onu per i diritti umani

    ◊   “Gli Stati hanno il dovere di cooperare tra loro per eliminare gli ostacoli allo sviluppo”, ha ammonito ieri il Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, a margine della Giornata internazionale per la lotta alla povertà celebrata sabato scorso. “L'attuale crisi finanziaria ed economica – ha detto la rappresentante dell’Onu - è una minaccia per i diritti umani, ma anche un’opportunità per incentivare il diritto allo sviluppo, istituendo strutture nazionali e internazionali più forti, e costruendo un ordine economico internazionale che includa un progetto chiaro per sradicare la povertà”. Se la crisi è stata “il risultato di mercati finanziari scarsamente regolamentati e di altre distorsioni nelle economie globali'' – ha proseguito la Pillay – “la responsabilità di affrontare i suoi effetti negativi, sulla vita dei membri più poveri della società e sulla loro possibilità di godere dei diritti umani fondamentali, non deve limitarsi a risposte al livello nazionale''. Pillay ha quindi auspicato che la lezione della crisi economica globale sia colta per dare una nuova direzione alla ‘gestione’ di un mondo sempre più interdipendente. ''I governi – ha aggiunto - possono, e devono, rompere il ciclo della povertà per le generazioni future, garantendo fondi adeguati per l'istruzione dei bimbi, la salute, l'alimentazione, gli altri servizi e l'assistenza necessaria a garantire loro un normale tenore di vita. Dobbiamo fare in modo – ha sottolineato ancora Pillay - che la situazione per i milioni di bambini poveri che attualmente popolano questo pianeta, non si replichi di generazione in generazione semplicemente perché una volta calmata la tempesta finanziaria, ricadiamo nell’errore di affrontare il problema con leggerezza”. Secondo il commissario dell’Onu, solo attraverso una crescita economica equa e condotta nel rispetto dei diritti dell’uomo e dei popoli si potrà superare la crisi. “Un approccio alla crescita economica attento ai diritti umani – ha osservato infine - farà in modo che i più poveri, uomini, donne e bambini, invece di essere emarginati, saranno in grado di svolgere un ruolo attivo in tale processo, dando un contributo significativo alla società”. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Liberia: per Msf il 90% della popolazione a rischio per mancanza di assistenza sanitaria

    ◊   “Negli Stati Uniti 44mila persone muoiono ogni anno per la mancanza di un’assistenza sanitaria garantita a tutti. In Liberia e in numerosi altri Paesi il numero di decessi è ancora più alto”. La denuncia è di Robin Vincent-Smith - capomissione di Medici senza frontiere in Liberia, secondo il quale, “oltre a dover fare i conti con l’eredità traumatica lasciata dalla guerra conclusasi nel 2003, i liberiani devono lottare per sopravvivere alla grandissima miseria. Più del 90% dei 3,6 milioni di abitanti vive con meno di 2 dollari al giorno, il che significa che qualsiasi costo necessario per fruire dell’assistenza sanitaria risulta proibitivo”. Msf dal 1990 fornisce assistenza sanitaria alla popolazione del Paese, compresa la chirurgia d’urgenza, assicurata in alcuni dei peggiori momenti del conflitto. Al termine della guerra l’organizzazione si è impegnata a fornire sostegno alle strutture sanitarie fino al 2010 e oggi supporta gratuitamente diversi ospedali di Monrovia, la capitale del Paese. “Per rispondere ai bisogni di assistenza sanitaria della popolazione – conclude Vincent-Smith-, la Liberia deve avere un sistema sanitario basato su sovvenzionamenti. Solo il governo nazionale, i donatori internazionali quali Usaid e l’Ue possono accollarsi il costo di medicinali, esami diagnostici, retribuzione del personale, cliniche e ospedali”. (R.P.)

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    Siccità e fame in Guatemala: quasi 500 le vittime dall’inizio dell’anno

    ◊   Sono 469 le vittime in Guatemala dall’inizio dell’anno – riferisce l’agenzia Misna - per la più grave siccità che abbia colpito il Paese latinoamericano dal 1976. Secondo i dati del ministero della Sanità, sono stati persi finora 36 mila ettari di coltivazioni di mais e fagioli, elementi base della dieta quotidiana specie tra i ‘campesinos’. E, sono oltre 400 mila le famiglie a rischio per la mancanza d’acqua e di generi di prima necessità nel Paese in tutta l’America Latina con il più alto tasso - 51% - di malnutrizione cronica tra i bambini di età inferiore ai cinque anni. Per questo a settembre il Guatemala ha dichiarato lo “stato di calamità”. La situazione più grave è quella del cosiddetto ‘corredor seco’, che copre sette dipartimenti orientali. Huité, a Zacapa, è considerato il comune più arido a fronte di politiche inefficaci e nonostante ospiti lussuose ville private con piscina che si ritiene possano appartenere a narcotrafficanti. Secondo i rappresentanti dei contadini della zona, a un chilometro di profondità nel sottosuolo è presente una falda acquifera, su un totale di ben 32 contate nel territorio nazionale, che sarebbe largamente sufficiente a garantire l’approvvigionamento di Huité e dei comuni vicini. Nel tentativo di arginare le spese per l’agricoltura, mantenendo l’umidità nel sottosuolo e favorendo le coltivazioni, nella regione si stanno portando avanti con aiuti internazionali progetti agro-forestali come la semina di Gliricidia (anche detto Madre Cacao), un albero delle leguminose usato per fissare il nitrogeno e arricchire la terra di elementi organici naturali. “Non abbiamo bisogno di assistenzialismo, ma solo di imparare buone pratiche da trasmettere a lungo termine tra i contadini” ha detto il sindaco di Huité, Esbin René Guevara. (R.G.)

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    Brasile: il relatore Onu per l'Alimentazione difende i 'sem terra'

    ◊   “Queste persone meritano appoggio, le occupazioni di terre sono l’ultima risorsa che hanno per essere ascoltati. Il Brasile è un paese dove enormi porzioni di terra appartengono a una percentuale molto piccola della popolazione e gran parte di queste terre è improduttiva: per questo ci sono persone che non sanno come sfamarsi, perché non hanno accesso alla terra”. Concludendo una missione in Brasile, - riferisce l'agenzia Misna - il relatore speciale per il diritto all’alimentazione dell’Onu, l’avvocato belga Olivier de Schutter, ha richiamato l’attenzione sulla lotta del Movimento dei lavoratori rurali senza terra (Mst), che da 25 anni si batte per la riforma agraria. “C’è una strategia orchestrata per screditare il movimento” ha detto De Schutter da Brasilia, respingendo un recente studio commissionato dalla Confederazione nazionale dell’agricoltura all’Istituto di ricerche statistiche ‘Ibope’ che ha segnalato problemi di “produttività e manutenzione” dei piccoli insediamenti rurali affidati ai ‘sem terra’. “Esiste un contenzioso tra agricoltura familiare e agroindustria, ma la produttività non è il solo aspetto importante: l’agricoltura - ha detto - non serve solo a produrre alimenti ma anche a creare reddito per i produttori e posti di lavoro, oltre che a preservare l’ambiente e la biodiversità”. De Schutter ha elogiato le politiche sociali promosse dall’amministrazione del presidente Luiz Ignacio Lula da Silva, che hanno portato nell’ultimo decennio alla riduzione della malnutrizione e della mortalità infantile, giudicando tuttavia “inaccettabili” le sacche di povertà ed estrema povertà che sussistono in diverse zone del paese e incoraggiando il governo a un “maggiore rigore sulla loro applicazione per evitare la corruzione”. De Schutter ha espresso anche parere favorevole a una proposta per emendare la Costituzione e per inserire l’alimentazione tra i diritti fondamentali dei cittadini brasiliani, affermando che “i simboli sono importanti” e che l’iniziativa potrebbe rappresentare “un segnale di valore anche per altri paesi che stanno intraprendendo la stessa strada”. (R.P.)

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    Grande successo di pubblico per il Concerto a Roma in occasione del Sinodo per l’Africa

    ◊   Grande partecipazione - oltre 2 mila gli ospiti - ieri sera nell'auditorium della Conciliazione  per il Concerto-Spettacolo "Africa. Croce in mezzo al mare", dedicato alla musica e alla cultura africana, in occasione del Sinodo per l’Africa in corso in Vaticano. All’iniziativa, promossa dal Campidoglio in collaborazione con la struttura Hope del Servizio nazionale per la pastorale Giovanile, dalla Radio Vaticana e dal Sinodo dei vescovi, hanno preso parte duecento padri Sinodali e centinaia di rappresentanti delle comunità africane di Roma, che hanno letteralmente ballato, insieme al sindaco della città, Gianni Alemanno, sui ritmi  coinvolgenti delle musiche africane. Alla riuscita dell’evento hanno contribuito artisti di fama mondiale come il congolese Papa Wemba e l’angolano Bonga. La serata è stata guidata da Fifito e i Bumbulum, gruppo della Guinea Bissau. La direzione è stata affidata a Marco Brusati, esperto nella progettazione di eventi internazionali con valenza etica e sociale. Sul palco sono saliti diversi testimoni tra cui l’attrice e cantante italo-somala, Saba Anglana, il noto autore guineano, Gomes Ferreira ed il percussionista senegalese, Pape Kanouté. "E' stata una serata straordinaria – ha commentato il sindaco Alemanno - che ci ha permesso ancora una volta di ribadire, attraverso la musica e la cultura, la vicinanza di Roma con l'Africa". "Voglio ringraziare tutti i romani – ha aggiunto - per la straordinaria partecipazione ad un evento dedicato a tutto il continente africano e ai padri sinodali". (R.G.)

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    Consegnato ai Padri sinodali un kit sanitario di pronto soccorso

    ◊   Un kit sanitario di pronto soccorso contenente anche strumentazione medica di prima necessità: questo il dono offerto ai 275 Padri Sinodali riuniti nella II Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari in collaborazione con l'ambasciata della Repubblica di Taiwan presso la Santa Sede. I kit - riferisce l'agenzia Fides - sono stati consegnati questa mattina in Vaticano, tramite mons. Nikola Eterovic, Segretario generale del Sinodo dei vescovi, durante una pausa dei lavori assembleari. Nell'occasione, il Presidente del dicastero per gli Operatori Sanitari, mons. Zygmunt Zimowski, e l'ambasciatore di Taiwan, Larry Yu-Yuan Wang, hanno presentato due esemplari degli stessi kit a Benedetto XVI e al cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano. Il kit, che fra l’altro consente l'immediata verifica della pressione sanguigna e del battito cardiaco, è di dimensioni ridotte e perciò facilmente trasportabile. "È stato studiato – spiega mons. José L. Redrado, Segretario del dicastero vaticano - per poter essere di ausilio ai presuli in tutte le loro missioni sul terreno, spesso realizzate in condizioni di grande difficoltà e in ambiti poveri, se non privi, di infrastrutture sanitarie". Una cassetta di pronto soccorso ma soprattutto “un segno di solidarietà e di comunione – conclude il Segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari - con le popolazioni, anche quelle delle aree più remote”. (R.P.)

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    Usa: alla plenaria dei vescovi prevista l’approvazione di un documento sul matrimonio

    ◊   Alla loro prossima sessione autunnale a Baltimora, dal 16 al 19 novembre, i vescovi degli Stati Uniti dovranno approvare un importante documento pastorale sul matrimonio. La lettera, di 57 pagine, è intitolata “Il matrimonio: vita e amore nel disegno divino” e si inserisce nell’ambito della cosiddetta Iniziativa Pastorale Nazionale per il Matrimonio lanciata dalla Conferenza episcopale nel 2004. Essa è rivolta innanzitutto ai cattolici, a cominciare da chi opera nella catechesi, nella pastorale e nell’apostolato, ma è aperta a tutte le persone di buona volontà. L’obiettivo è di riaffermare gli insegnamenti della Chiesa sul matrimonio contro l’idea oggi in voga che esso sia “un affare privato” finalizzato esclusivamente alla soddisfazione dell’individuo. Nel documento – riferisce l’agenzia Cns - vengono elencate quattro gravi sfide che “minacciano oggi la natura e lo scopo del matrimonio”. La prima è la diffusione della contraccezione per il controllo delle nascite: anche se molte coppie non vi vedono nulla di male - evidenziano i vescovi - in realtà essa ha “molte conseguenze negative sia per l’individuo che per la società”. L’unione tra un uomo e una donna diventa, infatti, “un mezzo per gratificare qualsiasi desiderio individuale risultandone sminuito l’amore coniugale”. La capacità di procreare viene così “disumanizzata e ridotta a una sorta di biotecnologia gestita alla stregua di una qualsiasi altra tecnologia”. In alternativa alla contraccezione artificiale la Chiesa propone invece i metodi naturali di pianificazione familiare che – afferma il testo – hanno il pregio di promuovere un “atteggiamento di rispetto e quella autentica intimità che solo questo rispetto può portare”. Anche le tecnologie riproduttive - sottolineano ancora i presuli che dedicheranno all’argomento un documento specifico - degradano il valore della vita umana riducendola a un prodotto: “I figli sono visti sempre meno come doni ricevuti in una comunione di persone che si donano e sempre più come una scelta di vita, un bene di consumo al quale tutti i consumatori hanno diritto”. Le altre minacce all’istituto matrimoniale – prosegue il testo – derivano dai divorzi facili e dalle convivenze. A pagarne le conseguenze sono in primo luogo i figli che, come del resto confermano tutte le ricerche, hanno bisogno di stabilità per una crescita equilibrata. “Il matrimonio – insiste il documento – non è un’istituzione privata, ma il fondamento della famiglia, dove i bambini apprendono i valori e le virtù che faranno di loro dei buoni cristiani e dei buoni cittadini”. Particolarmente duro il giudizio dei vescovi sulle convivenze: “Avere rapporti sessuali fuori dall’unione matrimoniale è gravemente immorale, perché nel momento in cui si comunica fisicamente il dono di sé non si è disposti o capaci di un impegno totale e permanente”. Un quarto grave pericolo per l’istituto matrimoniale deriva, infine, da tutte quelle iniziative rivolte alla legalizzazione delle unioni tra persone omosessuali. Esse, sottolinea il testo, “minacciano il tessuto sociale”, colpendo la base stessa su cui poggia la società e la cultura. La lettera pastorale - spiega in una nota il direttore esecutivo del Segretariato dei vescovi per i laici, il matrimonio, la vita familiare e i giovani, Richard McCord – sarà la premessa del lancio di diversi progetti di pastorale familiare che si aggiungeranno alle numerose iniziative promosse con successo in questi anni, soprattutto nell’ambito della comunicazione, per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema. (L.Z.)

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    Sri Lanka: il vescovo anglicano di Colombo chiede giustizia per i profughi tamil

    ◊   Non dimenticare gli oltre 200mila rifugiati tamil che vivono nei campi profughi, operare per la riconciliazione del Paese, “fare i conti con gli errori del passato” e collaborare con tutte le confessioni religiose e le Chiese cristiane per “guarire” le ferite che affliggono la società dello Sri Lanka. Sono queste le preoccupazione principali del rev. Duleep de Chickera, vescovo anglicano di Colombo. Alla riunione annuale della diocesi, iniziata il 16 ottobre, la sua voce si è alzata ancora una volta a chiedere aiuto, libertà e uguaglianza per i rifugiati tamil. Il rev. de Chickera da tempo chiede giustizia per le migliaia di persone che da mesi vivono nei campi profughi in condizioni tragiche. L’incontro di clero e fedeli della diocesi di Colombo - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha dato occasione al reverendo per ricordare le 125 famiglie di cristiani anglicani del Vanni relegate nei campi. “Non dobbiamo mai dimenticare che tutti coloro che sono fuggiti nei campi sono cittadini dello Sri Lanka – ha ricordato de Chickera - e che lo hanno fatto perché il governo gli ha invitati ad essere liberati”. Nel Paese non si placano le polemiche sulle condizioni di vita dei campi profughi ed i continui ritardi nel reinsediamento dei rifugiati nelle loro terre di origine. Il prelato afferma che la liberazione promessa loro significa “uguali opportunità di educazione, sviluppo e crescita”. Chiede che “essi non siano ostacolati o oppressi da nessuna ideologia o potere che possa sfruttarli e sopprimerli di nuovo”. Per il rev. de Chickera “la disfatta militare del Liberation Tigers of Tamil Eelam(Ltte) non può rappresentare la soluzione della crisi nazionale”. Lo Sri Lanka ha bisogno di essere “guarito” da ferite profonde che segnano la sua storia sin dal raggiungimento dell’indipendenza. “Violenze inimmaginabili”, l’approfondirsi di divisioni etniche, “costanti fenomeni di intimidazione e discriminazione, hanno generato una società segnata dal sospetto e dall’antagonismo”. (R.P.)

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    Vietnam: 30mila montagnard sono divenuti cattolici nel 2008

    ◊   Sono stati 30mila l’anno scorso, i vietnamiti degli Altipiani (montagnard) che si sono battezzati e altri 20mila si preparano a divenire cattolici. Il dato è stato sottolineato dal vescovo di Kontum, mons. Michael Hoang Duc Oanh, in occasione della Giornata missionaria mondiale. “E’ opera dello Spirito Santo – dice ad AsiaNews – con la partecipazione e il sincero contributo di tante persone”. Fin dal 1926, papa Pio XI ha esortato tutte le Chiese a promuovere attività missionaria. Benedetto XVI, nel suo messaggio per la Giornata, ha ribadito che la missione è il compito fondamentale della Chiesa anche sotto le persecuzioni. “Ricordo a tutte le Chiese, antiche e giovani, che Dio li ha chiamati a essere il ‘sale della terra’ e ‘luce del mondo’. Li esorto ad annunciare la Buona Novella di Gesù per ognuno e ovunque nel mondo. Dovete considerare la missione verso i non cattolici come il primo lavoro pastorale”. Questo ha un valore particolare ora in Vietnam, dove la Chiesa di prepara a celebrare il Giubileo per i suoi 350 anni (1659-2009) e per i 50 anni (1960-2010) dalla creazione della Conferenza episcopale. Recentemente, in occasione del secondo incontro annuale dei vescovi, nella diocesi di Xuan Loc, in una lettera pastorale i presuli hanno scritto che “il Giubileo 2010 è occasione per spingerci a rendere partecipi della gioia della fede tutti i vietnamiti. Per realizzare questo, abbiamo bisogno della fede e della cooperazione di tutti i membri della Chiesa”. In questo periodo anche i Redentoristi celebrano i 40 anni della loro missione negli Altipiani. Sono qui dal 1969. La celebrazione è stata tenuta domenica scorsa al Centro missionario Pleiku della diocesi di Kontum. Erano presenti 5mila fedeli di cinque centri missionari, in maggioranza di etnia J’rai e Banar. Il rito è stato celebrato dal vescovo mons. Michael Hoang Duc Oanh, parte in vietnamita e parte in lingua J’rai. (R.P.)

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    Indonesia: a West Java bloccata la costruzione della chiesa cattolica di Santa Maria

    ◊   La chiesa cattolica di Santa Maria, nel distretto di Purwakarta, provincia di West Java, non verrà costruita; le autorità hanno revocato il permesso di edificazione, rilasciato due anni fa. Una delusione per i fedeli, che avevano curato la preparazione di tutti i documenti e avevano ottenuto tutte le autorizzazioni del caso. Vi sono state delle “irregolarità”, ribattono i funzionari locali, nei passaggi che hanno portato al rilascio del nulla osta. L’iter per la costruzione di una chiesa in Indonesia – cattolica o protestante – è assai complicato - riferisce l'agenzia AsiaNews - e possono trascorrere da cinque a dieci anni prima di ottenere tutte le autorizzazioni richieste dalla legge. Il procedimento è regolato dall’Izin Mendirikan Bangunan (Imb), una sorta di delibera scritta che permette l’apertura di un cantiere ed è rilasciato dalle autorità locali. La vicenda si complica se si tratta di un luogo di culto cristiano: serve infatti il nulla osta di un certo numero di residenti nell’area in cui viene costruito l’edificio e del gruppo per il dialogo interreligioso del posto. E pur disponendo delle autorizzazioni, possono subentrare “non meglio precisate motivazioni” che spingono i funzionari a bloccare i progetti, spesso dietro pressioni della comunità musulmana o di movimenti radicali islamici, in nome di un fanatismo religioso. Già in passato l’Indonesia ha registrato casi di revoche improvvise e misteriose delle autorizzazioni a costruire edifici di culto cristiani. (R.P.)

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    Cina: mese missionario nel segno della carità e del pellegrinaggio

    ◊   Oltre alla consacrazione delle chiese, alle ordinazioni diaconali ed all’emissione dei voti perpetui, anche le opere caritative ed i pellegrinaggi hanno contraddistinto il mese missionario nel mondo cattolico cinese, che coincide con il mese del Rosario, culminato nella Giornata Missionaria, ed anche con il periodo della raccolta nei campi. Secondo le informazioni pervenute all'agenzia Fides, la parrocchia di Xi Ning della diocesi di Qing Hai, guidata dal parroco e da alcune religiose, ha organizzato tre giorni di comunione e solidarietà con il tema “Far camminare l’Amore”. Hanno così visitato la casa degli anziani, le famiglie povere, cattoliche e no, quindi hanno partecipato ad una tavola rotonda sull’insegnamento della Carità paolina. Anche la cattedrale della diocesi di Yi Bin ha portato l’Amore di Cristo ai “fratelli più piccoli” della casa di cura degli anziani, sempre in questo mese missionario. Diverse diocesi della provincia dello Shan Xi hanno messo in pratica il comandamento dell’Amore di Cristo in maniera molto concreta, aiutando cioè i contadini in difficoltà nella raccolta. Infatti essendo in piena stagione di raccolto, tantissime famiglie si trovano prive di lavoratori. Quindi i cattolici si sono organizzati e distribuiti nei villaggi, secondo la loro suddivisione missionaria, per aiutare anziani, ammalati e poveri nel raccolto. Secondo un sacerdote della diocesi di Tai Yuan, “così viviamo il mese missionario, secondo la nostra realtà, in comunione con la Chiesa universale e con il Papa”. La parrocchia di Xing Ping della provincia di Shaan Xi e i giovani della diocesi di Yi Chang della provincia dell’Hu Bei, hanno compiuto un pellegrinaggio giovanile ai Santuari dedicati rispettivamente alla Santa Croce e alla Madonna di She Shan. In questo modo, come ha dichiarato il sacerdote organizzatore, “esprimono la comunione ecclesiale incoraggiando i giovani ad assumere la responsabilitа missionaria”. Le religiose che dedicano la loro vita ad assistere i lebbrosi della Provincia di Yun Nan hanno ricevuto la visita e il ringraziamento di alcune aziende locali. Secondo le suore “in questo modo abbiamo raccolto i nostri frutti missionari nel mese missionario”. (R.P.)

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    Il cardinale Rodè inviato del Papa in Montenegro riafferma il primato dell’amore di Dio

    ◊   “Dobbiamo riconoscere il primato dell’amore di Dio in un mondo che perseguita i cristiani con strategie meno cruente del passato ma sempre gravi”. Questo il messaggio che sabato scorso il cardinale Franc Rodè inviato speciale del Papa, ha rivolto in occasione dei 1200 anni della traslazione delle reliquie di San Trifone da Costantinopoli al Montenegro. È proprio dalla memoria del Santo che è partito un messaggio di speranza e di riconciliazione attestato dal suo martirio avvenuto nel 250 a Nicea per opera dell’imperatore Decio, per essersi rifiutato di sacrificare agli idoli pagani. Una testimonianza - riporta l'Osservatore Romano - che secondo le parole del porporato, interpella i cristiani di oggi e che è rimasta viva per ben 1200 anni nella storia della gente di Cattaro”. La diocesi di Cattaro ha conosciuto la persecuzione in anni recenti e sta faticosamente tentando di rialzarsi dopo essere stata ridotta a zero. Trenta milioni sono state le vittime solo nel secolo scorso, segnato dalle tre ideologie atee del nazismo, fascismo e comunismo. La celebrazione è stata anche occasione per rinsaldare i legami tra Santa Sede e Montenegro, primo stato balcanico a stipulare un concordato nel 1886. ”Oggi, sempre secondo le parole del cardinale, i nemici del cristianesimo non hanno smesso con le persecuzioni, solo che le tattiche usate sono diverse rispetto al passato: puntano sull’imposizione di principi atei, capovolgendo il sistema di valori e promulgando leggi contro natura. Non bisogna - ha concluso - far passare sotto silenzio la cancellazione delle radici cristiane”. (G.C.)

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    Cile: il cardinale Errázuriz chiama 70mila giovani ad essere “luce di Cristo per il mondo”

    ◊   Oltre 70 mila giovani hanno partecipato al pellegrinaggio a piedi verso il Santuario di Santa Teresa de Los Andes che si è svolto sabato scorso, vigilia della Giornata Missionaria. Provenienti da tutto il Paese, i giovani si sono impegnati ad essere “Luce di Cristo per il mondo”, come riportava lo slogan della marcia, riprendendo il Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la Giornata Missionaria Mondiale 2009. Durante la Santa Messa celebrata nella spianata del Santuario, l’arcivescovo di Santiago, il cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, ha affermato: “desideriamo essere luce del mondo attraverso il nostro spirito di servizio, anche perché vogliamo seminare speranza e gioia”. E rivolgendosi ai giovani partecipanti, il porporato ha aggiunto: “voi sapete quanta gente realmente non vive in pienezza il fatto di essere cristiani, in quanto da loro non viene la gioia e si percepisce soltanto indifferenza e tristezza. La nostra missione è che anche loro siano luce del mondo e per questo il nostro lavoro consiste nel condurli a Gesù”. Nel corso del pellegrinaggio, - riferisce l'agenzia Fides - quattro giovani, nella parte alta della Cuesta Chacabuco, hanno copiato alcuni versi del Nuovo Testamento per contribuire all’iniziativa del “Vangelo per il Cile”. A questo proposito, il cardinale ha ricordato “il grande regalo” che la Chiesa desidera fare alla nazione, in vista del suo Bicentenario. “Il dono per il Cile è che siamo Vangelo vivo, che questa parola trascritta dai giovani sia parola scritta nella nostra vita, nel nostro cuore e nelle nostre opere. Desideriamo essere luce del mondo precisamente facendo in modo che il Vangelo viva nella nostra patria e che, nuovamente, la cultura intera sia uno spazio di amore, di speranza, di giustizia, di pace e di verità”, ha concluso l’arcivescovo di Santiago. (R.P.)

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    Romania: le conclusioni del primo Incontro nazionale dei sacerdoti cattolici

    ◊   Si è concluso venerdì scorso il primo Incontro nazionale dei sacerdoti cattolici della Romania, ospitato dal 13 ottobre dall’arcidiocesi di Bucarest. All’evento hanno preso parte 65 sacerdoti - di ambedue i riti (romano e greco-cattolici) - provenienti da 9 delle 11 diocesi ed eparchie cattoliche romene. Sacerdoti di riti, etnie (romeni, ungheresi, tedeschi) e età diverse, hanno trascorso alcuni giorni nel monastero dei padri carmelitani a Ciofliceni (Snagov, non lontano da Bucarest) per pregare insieme e riflettere insieme sul tema “Il sacerdozio, tra servizio carismatico e funzionalismo istituzionale”. Le diverse conferenze – riferisce l’agenzia Zenit - sono state tenute da don Tarciziu Serban - professore di teologia nella Facoltà di teologia romano-cattolica dell’università di Bucarest -, da mons. Ioan Robu - arcivescovo di Bucarest e presidente della Conferenza episcopale romena -, da mons. Mihai Fratila - vescovo ausiliare dell’arcieparchia di Alba Iulia e Fagaras, con sede a Bucarest -, e da mons. Cornel Damian - vescovo ausiliare di Bucarest -. L’incontro di Snagov, sarà seguito da altri cinque Incontri di questo tipo, che verranno ospitati da altre diocesi ed eparchie. Con questi appuntamenti, i vescovi romeni intendono offrire ai presbiteri, durante l’Anno Sacerdotale voluto da Benedetto XVI, l’opportunità di pregare insieme, di riflettere insieme sulla loro missione, e di conoscersi meglio gli uni gli altri. Alcuni dei sacerdoti presenti a Snagov hanno espresso il desiderio di continuare simili incontri anche dopo la chiusura dell’Anno Sacerdotale, per una formazione permanente non solo a livello locale, ma anche nazionale, e per rafforzare l’unità nella diversità della Chiesa cattolica in Romania. In una lettera inviata a mons. Ioan Robu, il Cardinale Claudio Hummes, Prefetto della Congregazione per il Clero, ha incoraggiato i sacerdoti romeni a “vivere nel sì quotidiano” il motto “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”, scelto per questo anno indetto dal Papa in occasione dei 150 anni della morte del Santo Curato d'Ars, che proclamerà patrono di tutti i sacerdoti del mondo. Il porporato li ha quindi invitati tutti all'Incontro internazionale dei sacerdoti che si terrà a Roma dal 9 all'11 giugno 2010, per “vivere insieme la gioia della communio nella fraternità sacerdotale”. (L.Z.)

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    Polonia: intenso mese missionario con incontri di formazione in tutto il Paese

    ◊   “L’animazione e la formazione missionaria del Popolo di Dio sono un dovere nella Chiesa, che è per sua natura missionaria, e in questa prospettiva operiamo in Polonia”: è quanto scrive all’agenzia Fides mons. Jan Piotrowski, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Polonia, descrivendo l’animazione del mese missionario. La Giornata Missionaria Mondiale vanta ormai una sua tradizione, come gli strumenti per l’animazione realizzati dalle Pontificie Opere Missionarie, che quest’anno hanno avuto per tema “Che abbiano la vita”. Il dossier, il manifesto e il dvd delle POM sono stati utilizzati per l’animazione missionaria sia nella Giornata Missionaria che nella settimana che l’ha preceduta, definita la “Settimana Missionaria”. Il direttore nazionale delle POM della Polonia sottolinea anche la nuova veste grafica del sito (www.Czasmisji.pl), preparata appositamente per la circostanza, che offre un consistente contributo per l’animazione missionaria e la diffusione di questo messaggio e delle sue sfide, soprattutto tra i giovani. La conferenza stampa del 12 ottobre, con la partecipazione di missionari in Kenya e in Etiopia, ha offerto una panoramica sulle necessità delle giovani Chiese in differenti continenti, e soprattutto in Africa. Domenica scorsa, Giornata Missionaria Mondiale, la Santa Messa presieduta da mons. Wiktor Skworc, presidente della commissione episcopale per le missioni, è stata trasmessa dalla radio nazionale. “Gli animatori della direzione nazionale delle POM – prosegue mons. Piotrowski – hanno previsto numerosi incontri di formazione in tutta la Polonia per l’intero mese di ottobre, accompagnati dai Santi missionari San Bruno de Kwerfurt, San Damian de Veuster, Santa Teresa di Lisieux e della Beata Maria Teresa Ledóchowska, patrona della cooperazione missionaria della Chiesa polacca”. (R.P.)

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    A Parigi marcia contro la povertà

    ◊   “I bambini e le famiglie contro la povertà”, questo il tema della sfilata che si è tenuta sabato scorso per le vie della capitale francese per dire basta alla povertà e all’emarginazione, nell’evento che si ripete ogni 17 ottobre dal 1987. L’appuntamento - scrive l’Osservatore Romano - è stato inserito nell’agenda della comunità internazionale grazie all’impegno di un umile sacerdote impegnato nella difesa dei diritti dei senza tetto, padre Joseph Wresinski, fondatore del movimento “Adt quarto mondo”. In questa giornata in tutta la Francia si volgono numerose iniziative tra dibattiti, convegni sul tema della povertà e dell’emarginazione. Sono proprio i bambini a essere vittime dell’ingiustizia ma essi sono al contempo anche campioni di solidarietà come i piccoli europei che lo scorso giugno, nel raduno di Tapori, pur affermando di parlare lingue diverse ed avere età e colori di pelle diverse, hanno detto di avere in comune il gioco, che annulla ogni distanza. Il delegato generale di “Atd quarto mondo” Eugen Brand, ha spiegato che dato il numero consistente di cristiani impegnati nelle attività contro l’esclusione, quest’incontro annuale rappresenta la giusta occasione per rendere vivo e concreto il passo del Vangelo "Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me”. (G.C.)

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    Ucraina: dopo 70 anni suona una campana a Dnepropetrovsk

    ◊   Dopo 70 anni la piccola comunità cattolica di Dnepropetrovsk in Ucraina ha udito i rintocchi di una campana. L’ha donata alla chiesa, restituita all’Ordine cappuccino qualche mese fa, il ministro generale fra Mauro Jöhri in visita ai suoi confratelli, in occasione del terzo centenario della loro presenza nell’ex Repubblica sovietica. Per una decina di anni la comunità parrocchiale ha celebrato la liturgia sul marciapiede antistante la chiesa; oggi può celebrarla all’interno, anche se l’edificio è privo del tetto. All’omelia il ministro generale ha paragonato l’esperienza di San Francesco con quella dei suoi religiosi, affermando che, come 800 anni fa, ricostruendo le chiese in rovina Francesco ha contribuito alla costruzione della chiesa viva del popolo di Dio, così anche i frati cappuccini sono chiamati a edificare la Chiesa in Ucraina. Nel Paese vivono 39 frati, in maggioranza polacchi, distribuiti in sei fraternità (più una in Russia), impegnati nelle attività parrocchiali, formative e della comunicazione (stampa e televisione.) “Le nostre condizioni di vita sono semplici, hanno detto al ministro generale, e la nostra unica ricchezza, che è anche capacità di superare le differenze di cultura, di rito e di nazionalità, è l’incontro personale con Gesù Cristo nella Parola, nell’Eucaristia e nella vita fraterna”. (A cura di Egidio Picucci)

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    Kenya: associazione cristiana chiede le dimissioni del presidente della Commissione costituente

    ◊   Il Forum Costituzionale Cristiano del Kenya (Kccf) minaccia di fare fallire l’attuale processo di revisione della Costituzione, se il presidente della Commissione di esperti incaricata di proporre la bozza di riforma, Nzamba Kitonga, non si dimette. Secondo il Forum, di cui è membro anche la Chiesa cattolica, Kitonga è “un ostacolo” al corretto funzionamento della commissione. Questa – afferma una nota del Kccf – avrebbe scelto un “approccio sbagliato”, attribuendosi “un ruolo centrale” nella stesura del testo. “Chiediamo di essere ascoltati, o altrimenti non ci sarà alcuna nuova costituzione”, ha dichiarato il presidente della Kccf il pastore Gerry Kibarabara, citato dal “Daily News”. Le Chiese cristiane keniote rimproverano in particolare alla commissione di avere inserito un articolo che riconosce i cadis, i tribunali musulmani, un’ipotesi alla quale da sempre si oppongono. A loro avviso, la costituzionalizzazione di questi tribunali, rischia di alimentare i conflitti religiosi in Kenya, dove è ancora aperta la ferita degli scontri etnici e politici seguita alle contestate elezioni del 2007. La Costituzione keniota, risalente al 1963 e attualmente ancora in vigore nonostante i vari emendamenti, nel corso degli anni, ne abbiano profondamente modificato il contenuto originario, rappresenta uno dei temi principali all’interno del dibattito politico in Kenya, dove cresce la disillusione della popolazione per la lentezza decisionale del governo per quanto riguarda le riforme di cui il Paese ha bisogno. (L.Z.)

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    Torino: già 3.500 volontari per la prossima ostensione della Sindone

    ◊   “I volontari per la prossima ostensione della Sindone hanno già raggiunto quota 3.500 e potrebbero arrivare a sfiorare i 4 mila”. Lo ha annunciato – riferisce l’agenzia Sir - mons. Giuseppe Ghiberti, vicepresidente del Comitato per l’ostensione, prevista dal 10 aprile al 23 maggio del 2010, nel duomo di Torino. “In tanti hanno risposto al nostro appello e il numero è sufficiente a coprire tutte le necessità”, ha rassicurato mons. Ghiberti, durante la presentazione del rinnovato Sito internet , da cui a partire dal 1° dicembre sarà possibile prenotare gratuitamente la visita alla Sindone. Nei 44 giorni di ostensione – tolto il primo giorno e durante la visita non ancora definita di Benedetto XVI - le porte del duomo di Torino, si apriranno alle 7 per celebrazione della Messa, quindi dalle 7.30 e fino alle 20 potranno sfilare ininterrottamente i pellegrini. Alle 21 di ogni giovedì ci sarà la Messa e ogni venerdì sera la Via Crucis lungo il percorso di avvicinamento alla cattedrale. Inoltre sono già stati organizzati tre incontri con il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, e mons. Timothy Verdon, teologo e storico dell’arte. (R.G.)

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    Cordoglio per la morte della madre di mons. Georg Gänswein

    ◊   Si è spenta stamani la signora Gertrud, madre di mons. Georg Gänswein, segretario particolare di Benedetto XVI. La comunità della Radio Vaticana esprime il proprio sentito cordoglio a padre Georg per la perdita dell’amata madre.

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    24 Ore nel Mondo



    A Vienna, stallo nei negoziati sul nucleare iraniano

    ◊   Tutto fermo a Vienna dove, a partire da ieri, hanno preso il via i negoziati sul nucleare tra Iran, Stati Uniti, Russia e Francia. Stamani Teheran ha ribadito che, anche in presenza di un’intesa, non fermerà il proprio programma atomico. Empasse sulla presenza della Francia al vertice mentre in Iran si complica la situazione politica interna. Il nostro servizio :

    Sono cento i parlamentari che hanno sporto una denuncia contro il leader dell’opposizione Mussavi. Avrebbe commesso un “crimine contro la nazione” mettendo in discussione i risultati delle presidenziali dello scorso mese di giugno. Un’iniziativa che arriva a complicare quanto accade a Vienna. Non è infatti ripresa la riunione sul nucleare di Teheran fra Iran, Usa, Russia e Francia. Proprio Parigi è stata nel mirino del ministro degli Esteri iraniano Mottaki che ha definito “senza alcuna ragione” la presenza francese che invece è stata confermata. Mottaki ha anche ribadito che non è in discussione il “diritto” dell’Iran di sviluppare la tecnologia nucleare anche in presenza di un accordo con le potenze del 5+1, Paesi con diritto di veto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e la Germania. L’intesa riguarderebbe la fornitura all'Iran di uranio arricchito al 20% che, ha aggiunto Mottaki, “non ha relazione con il programma nucleare”. A pesare sulla riunione, intanto, c’è quanto accaduto domenica in Beluchistan, un attacco costato la vita a 41 persone, tra cui 15 guardie della Rivoluzione. Teheran ha assicurato una risposta schiacciante contro i separatisti del gruppo Jundullah, che ha rivendicato l’azione e che, secondo le autorità iraniane, sarebbero sostenuti dai servizi segreti di Stati Uniti, Gran Bretagna e Pakistan. Proprio fonti di Islamabad hanno affermato oggi che gli autori delle violenze avevano intenzione di mettere in crisi le relazioni tra Iran e Pakistan. Sono tre le persone sospette arrestate stamani, tutte di nazionalità iraniana.

     
    Pakistan-violenza
    Non si ferma l’ondata di attentati in Pakistan. Stamani due esplosioni all’università di Islamabad hanno provocato la morte di 7 persone e almeno 13 feriti. Gli ordigni sono esplosi in aria a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro. Le autorità pachistane hanno fermato un sospetto. In mattinata una bomba era stata disinnescata in una scuola femminile a Peshawar, nel nord ovest del Paese. L’attentato arriva mentre è in corso l’offensiva anti-talebana nel sud Waziristan, che ha provocato 80 vittime. Nel mese di ottobre ci sono state decine di attentati in tutto il Pakistan che hanno causato più di 170 morti.

    Iraq-violenza
    Episodi di violenza anche in Iraq. L’esplosione di un ordigno artiginale, nella provincia di Ninive, ha provocato ieri la morte di un soldato americano e il ferimento di altri due militari. Prosegue intanto la visita del premier iracheno Al Maliki negli Stati Uniti. Oggi è in programma una conferenza incentrata sugli investimenti americani nel Paese del Golfo. Ieri l’incontro con il vice-presidente americano Joe Biden che ha esortato Al Maliki a tenere elezioni trasparenti quando i cittadini saranno chiamati alle urne all'inizio del 2010.

    Medio Oriente-Onu
    Il rapporto Goldstone sarà discusso entro la fine dell’anno dall’Assemblea delle Nazioni Unite. L’annuncio è arrivato ieri. Il rapporto riguarda l’operazione Piombo Fuso che accusa Israele e i militanti palestinesi di Hamas di “possibili crimini contro l'umanità”, che sarebbero stati commessi durante l'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza avvenuta lo scorso inverno.

    Turchia-PKK
    Mano tesa del governo turco al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) dopo una quasi trentennale guerra tesa a creare uno Stato curdo in territorio turco, che fino ad ora ha provocato 40 mila morti. Stamani sono stati rilasciati 29 dei 34 dei militanti che ieri si erano consegnati alle autorità di Ankara su indicazione del leader storico Ocalan, ancora in carcere. Decisioni che rientrerebbero in un’iniziativa volta a risolvere la questione curda ma di cui non si conoscono i dettagli. La questione, insieme alla recente crisi fra Turchia e Israele e la situazione in Afghanistan, è al centro, secondo fonti giornalistiche, della riunione di oggi ad Ankara del Consiglio di Sicurezza Nazionale (Mgk), l'organo costituzionale che include i vertici politici e militari del Paese.

    Indonesia-presidenziali
    Giuramento stamani per il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono che, dopo la vittoria delle elezioni di luglio, guiderà il Paese per i prossimi 5 anni nel suo secondo mandato. Nel discorso di insediamento, Yudhoyono ha promesso un maggiore impegno nella lotta alla povertà e alla corruzione e, a livello economico, il mantenimento dei livelli di crescita.

    Kirghizistan-politica
    Crisi politica in Kirghizistan dopo le dimissioni del premier Ciudinov. Quest’ultimo aveva presentato un ampio ciclo di riforme che riguardavano gli organi del potere statale.

    Italia-mafia
    Nessuna trattativa tra lo Stato italiano e la mafia. E’ quanto ha assicurato l’ex comandante dei Ros Mario Mori, nel corso del processo a Palermo che lo vede imputato per favoreggiamento a Cosa Nostra. Mori ha ricostruito il clima nel quale maturarono le stragi di Capaci e di via D’Amelio costate la vita ai giudici anti-mafia Falcone e Borsellino.

    Italia- Abruzzo- Messina
    Paura a L’Aquila dove stamani si è registrata una nuova scossa di terremoto di magnitudo 3.5 che non ha provocato né danni né vittime. Intanto si attendono gli interrogatori per i 12 iscritti nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sul crollo della Casa dello Studente, costata la vita ad 8 ragazzi. A Messina inoltre la morte di Katia Panarello, ricoverata da tempo, fa salire a 31 le vittime del nubifragio che ha colpito la zona lo scorso primo ottobre.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Gaia Ciampi)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 293

     
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