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Sommario del 19/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI: ridare slancio ai valori cristiani, fondamento dell'Europa, spesso soffocati da gruppi di pressione, individualismo e utilitarismo
  • Altre udienze e nomine
  • Convegno internazionale in Campidoglio sulla pace e la giustizia in Africa
  • Sinodo per l'Africa. Un vescovo dell'Uganda: continente sfruttato da multinazionali e poteri locali. Mons. Eterović: puntiamo sulle donne
  • Fiera di Francoforte. Don Costa: bilancio positivo per la Lev
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Tensione tra Iran e Usa. L'Iran continuerà l'arricchimento dell'uranio
  • Il cardinale Gracias alla fine del primo Congresso missionario dell'India: rinnovare le sfide dell'annuncio, del dialogo e dell'amore
  • Via libera dell'Aifa alla pillola abortiva Ru486. Il commento del dott. Romano
  • I diritti dei bambini al centro del Congresso mondiale di Signis in Thailandia
  • Aperto a Memphis il Simposio per l'ecumenismo e l'ambiente patrocinato da Bartolomeo I
  • A Roma il film su padre Popiełuszko a 25 anni dalla sua uccisione. Intervista con il regista
  • Chiesa e Società

  • Mindanao: ancora nessuna rivendicazione per il rapimento di padre Sinnott
  • In Uganda vertice dell’Unione Africana sui profughi del continente
  • Allarme per un nuovo tifone nelle Filippine. Rischio epidemie per gli sfollati
  • In tutto il mondo recita del Rosario dei bambini per la pace e l’unità
  • Quasi la metà dei bambini dello Yemen sono sottopeso
  • Il Movimento dei Focolari promuove un incontro con i partecipanti al Sinodo per l'Africa
  • Russia: preoccupazione delle minoranze religiose per la legge più restrittiva sulle religioni
  • Messa presieduta dal cardinale Bertone nel centenario del ritrovamento del corpo di Santa Maria Sàlome
  • Gli europei non conoscono gli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo dei Paesi poveri
  • Laurea “honoris causa” in medicina a suor Aguiar, da 30 anni al servizio dei malati di buruli
  • Ottobre missionario in Cina: consacrate chiese, ordinati diaconi ed emessi voti religiosi
  • Nella Giornata Missionaria ordinato il primo sacerdote camilliano indonesiano
  • Nel Nordest dell’India prosegue con successo la missione fra i tribali
  • Colombia: lanciata la Missione continentale nell’arcidiocesi di Popayán
  • Argentina: presentato il primo Congresso missionario della diocesi di Morón
  • Sud Corea: l’importanza della famiglia nel rapporto giovani e fede
  • Filippine: il cardinale Rosales sul prossimo presidente del Paese
  • Canada: Assemblea dei vescovi su temi ecclesiali internazionali e nazionali
  • Le iniziative dei Carmelitani scalzi per l'ostensione della Sindone
  • Al Festival di Roma la storia russa sullo sfondo di “The last station” e “Le Concert”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: violenti scontri nel Sud Waziristan
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI: ridare slancio ai valori cristiani, fondamento dell'Europa, spesso soffocati da gruppi di pressione, individualismo e utilitarismo

    ◊   Nel momento in cui l’Europa celebra il 20.mo anniversario della Caduta del Muro di Berlino, l’Europa deve attingere al suo patrimonio cristiano per guardare con fiducia al futuro: è l’esortazione che Benedetto XVI ha rivolto stamani al capo della delegazione della Commissione delle Comunità Europee, Yves Gazzo, ricevuto in Vaticano per la presentazione delle Lettere Credenziali. Si tratta del secondo capo della delegazione della Commissione dopo l’ambasciatore Leitao Ritto. Nel suo appassionato discorso sull’identità dell’Europa, il Papa ha sottolineato che la tradizione umanista, radicata nel Cristianesimo, è la forza del Vecchio Continente. Il servizio di Alessandro Gisotti:

     
    “La Chiesa – ha detto Benedetto XVI - desidera accompagnare la costruzione dell’Unione Europea, ecco perché si permette di ricordarle quali sono i valori fondativi e costitutivi della società europea, affinché possano essere promossi per il bene di tutti”. Il Papa si è soffermato proprio su questi valori che hanno fatto nascere l’Europa e che sono stati “la forza di gravità che ha attirato verso il nucleo dei Paesi fondatori” le altre nazioni.

     
    Questi valori, ha rilevato il Pontefice, “sono il frutto di una storia lunga e tortuosa nella quale, nessuno lo può negare, il Cristianesimo ha giocato un ruolo di primo piano”. L’eguale dignità di tutti gli esseri umani, la libertà religiosa come fondamento di tutte le altre libertà civili, la pace come elemento decisivo per il bene comune, e ancora lo sviluppo umano come vocazione divina sono elementi centrali della Rivelazione cristiana che continuano a modellare la civilizzazione europea.
     
    “Quando la Chiesa richiama le radici cristiane dell’Europa”, ha tenuto a precisare, “non è alla ricerca di uno status privilegiato per se stessa”. La Chiesa svolge un’opera di memoria storica, ricordando innanzitutto una verità, “sempre più passata sotto silenzio”: l’ispirazione cristiana dei Padri fondatori dell’Unione Europea. La Chiesa, ha detto, desidera manifestare anche che la base dei valori europei proviene principalmente dal patrimonio cristiano che ancora oggi continua a nutrire l’Europa. Questi valori, ha sottolineato, “non costituiscono un aggregato anarchico o aleatorio, ma formano un insieme coerente che si ordina e si articola, storicamente, a partire da una visione antropologica precisa”.

     
    L’Europa, si chiede dunque il Papa, può forse omettere il “principio originale dei suoi valori che ha rivelato all’uomo la sua eminente dignità e la realtà di una vocazione personale” che apre il suo orizzonte a tutti gli uomini con i quali è chiamato a costituire una sola famiglia? Benedetto XVI ha inoltre evidenziato il rischio che tali valori siano strumentalizzati da “individui e gruppi di pressione” desiderosi di far avanzare degli interessi particolari a detrimento di un “progetto collettivo ambizioso che gli europei attendono” volto al bene comune del continente e di tutto il mondo. Questo pericolo, ha proseguito, è già ora “percepito e denunciato da numerosi osservatori” di diversa estrazione. E’ importante allora, è stata la sua esortazione, che l’Europa non abbandoni il suo modello di civilizzazione. Il suo slancio originale, ha aggiunto, non può essere “soffocato dall’individualismo o dall’utilitarismo”.

     
    Le immense risorse intellettuali, culturali ed economiche del continente, ha proseguito, “continueranno a portare dei frutti” se saranno fecondate “dalla visione trascendente della persona umana che costituisce il tesoro più prezioso del patrimonio europeo”. Proprio questa tradizione umanista, che appartiene a più correnti di pensiero, ha constatato, rende l’Europa capace di affrontare le sfide del domani e di rispondere alle speranze dei popoli. Si tratta principalmente, ha spiegato, della “ricerca di un giusto e delicato equilibro tra l’efficacia economica e le esigenze sociali, la salvaguardia dell’ambiente” e soprattutto “l’indispensabile e necessario sostegno alla vita umana, dal concepimento alla morte naturale e alla famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”.
     
    “L’Europa”, è stata ancora la sua riflessione, “non sarà realmente se stessa” se non saprà conservare l’originalità “che ha fatto la sua grandezza” e che è in grado di “renderla, domani, uno degli attori principali nella promozione dello sviluppo integrale delle persone che la Chiesa cattolica considera come l’unico modo possibile per rimediare agli squilibri presenti nel nostro mondo”. La Santa Sede, ha concluso il Papa, ha un grande rispetto per le attività delle Istituzioni europee e si augura che, attraverso il loro lavoro, onorino l’Europa che è più di un continente: è “una casa spirituale”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto oggi anche mons. Renzo Fratini, arcivescovo tit. di Botriana, nunzio apostolico in Spagna e nel Principato di Andorra, osservatore permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione Mondiale del Turismo; il sig. Muammer Doğan Akdur, ambasciatore di Turchia, in visita di congedo; il sig. Fausto Cordovez Chiriboga, ambasciatore di Ecuador, in visita di congedo.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo di Cheyenne (Usa) il rev. Paul D. Etienne, del clero dell’arcidiocesi di Indianapolis, finora vice-rettore del "Bishop Bruté Seminary" e parroco della "St. Paul Parish" a Tell City. Il rev. Paul D. Etienne è nato a Tell City, Indiana, il 15 giugno 1959. È stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1992 per l’arcidiocesi di Indianapolis.

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    Convegno internazionale in Campidoglio sulla pace e la giustizia in Africa

    ◊   “Africa: quale partnership per la riconciliazione, la giustizia e la pace?”: con questo titolo si è svolto stamani, presso il Campidoglio, un Convegno internazionale organizzato dal Comune di Roma, in collaborazione con la Segreteria del Sinodo dei Vescovi, la Radio Vaticana e la Comunità di Sant’Egidio. L’evento ha avuto luogo in concomitanza della Seconda Assemblea Sinodale per l’Africa, in corso in Vaticano sui temi della riconciliazione, la giustizia e la pace. Tra i partecipanti al Convegno, anche alcuni Padri Sinodali. Il servizio di Isabella Piro:

    L’Africa e Roma, ovvero l’Africa e il mondo intero, che la capitale italiana, in un certo senso, rappresenta: è partito da questa premessa il Convegno, per ribadire che tra i due luoghi geografici c’è un legame forte, operoso, che si riversa poi su tutto il globo. Fondamentale, però, la promozione di uno sviluppo che non sia solo quello del mercato e del profitto, ma che guardi all’integrità dell’essere umano e permetta al continente africano di concretizzare le proprie potenzialità, rompendo il monopolio delle multinazionali. Gianni Alemanno, Sindaco di Roma:

    "Non c’è nessun progetto di sviluppo, nessuna impostazione di carattere tecnico che potrà avere successo se non sarà fondata su una base di valori e sul riconoscimento del valore universale della persona umana".

    Le analisi sociologiche non bastano, ha aggiunto mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, per risolvere i problemi dell’Africa bisogna essere illuminati dal Vangelo. Quindi, il presule ha ribadito alcune sfide dell’attuale Sinodo per l’Africa:

     
    "Intraprendere l’opera di evangelizzazione, anzi di una nuova evangelizzazione che tenga conto dei rapidi mutamenti sociali di questa nostra epoca e del fenomeno della globalizzazione mondiale. Lenire le ferite dovute alla povertà, alle malattie, alle violenze e alle guerre, alle nuove forme di colonialismo e di schiavitù, le cui principali vittime sono le persone più fragili i giovani e le donne".
     
    Una partnership del rispetto e della parità, non dall’alto in basso: ecco quello che cerchiamo, ha ribadito padre Federico Lombardi, direttore generale della nostra emittente. Una partnership che coinvolga tutti, leale ed aperta, aliena da discriminazioni, divisioni o meschine concorrenze fra i suoi attori:

    "Il movimento di partnership con l’Africa e per l’Africa che vogliamo promuovere non è qualche cosa di strettamente limitato alle forze ecclesiali, anche se alcune di queste assumono un ruolo animatore. Questo movimento di partnership non può che essere coinvolgente - almeno nelle intenzioni - di tutta la comunità civile, perché nella sua natura e nelle sue modalità deve portare i tratti che costruiscono riconciliazione, giustizia e pace, quindi ideali, modi di essere che sono universali, che sono di tutti e per tutti".

     
    L’Africa è il banco di prova della coscienza internazionale, ha aggiunto il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ed è ora che il continente veda un nuovo inizio, facendo leva sulla sua ricchezza più grande, ovvero la sua gente. Poi, Riccardi si è soffermato sul problema dell’immigrazione:

    "L’immigrazione va capita in un senso più largo, al di là del dibattito politico quotidiano. L’immigrazione non si ferma alle frontiere, l’immigrazione si ferma in Africa con lo sviluppo, con la cooperazione, dando opportunità agli africani che vogliono costruire un Paese, un futuro, un Continente migliore".

     
    Sul concetto di “EurAfrica” si è invece concentrato mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, il quale ha ribadito l’importanza che gli africani non abbandonino il proprio continente:

    "Vogliano che l’Africa sia in Africa, cioè mettiamo insieme le nostre intelligenze, le intelligenze del Nord e del Sud e arriveremo a creare un mondo più felice, in cui non è più la legge della forza, ma soprattutto la legge del diritto. Vogliamo tutti che l’EurAfrica sia una realtà grazie a questo partenariato delle 'materie grigie' e non delle materie prime".

    La necessità di una “good governance” è stata, invece, al centro dell’intervento di mons. José Camnate Na Bissign, vescovo di Bissau, in Guinea Bissau:

     
    "Se il malgoverno, se la crisi dei valori sono le cause principali dei conflitti attuali in Africa, la buona governance, l’educazione ai valori devono diventare la chiave per la pacificazione dei rapporti sociali".

     
    La riconciliazione deve svilupparsi su tre livelli, ha continuato il presule: nella società civile, perché prenda coscienza dei fattori endogeni dei conflitti; nel partneriato con i poteri pubblici che tengano conto del bene comune, e nell’alleanza con istituzioni che difendono i diritti umani.

     
    Infine, la toccante testimonianza del cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, il quale ha ricordato il lungo e doloroso percorso del Sudafrica, Paese passato dal colonialismo alla democrazia, raggiunta nel 1994 con le prime elezioni libere. Un lungo cammino segnato anche dall’apartheid, che il porporato ha definito come “il male, ingiustificabile in alcun modo”, ricordando poi il costante impegno della Chiesa per la sua abolizione.

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    Sinodo per l'Africa. Un vescovo dell'Uganda: continente sfruttato da multinazionali e poteri locali. Mons. Eterović: puntiamo sulle donne

    ◊   I lavori del Sinodo per l'Africa continuano a porte chiuse. Oggi è in programma l'unificazione delle Proposizioni da parte del relatore generale, dei segretari speciali e dei relatori dei Circoli Minori. Tra i tanti temi emersi finora, anche quello delle preziose risorse del continente africano, spesso causa di sfruttamento a vantaggio di interessi non africani. Il concetto è stato più volte viene ribadito in questi giorni nell'Aula del Sinodo. Lo ha ricordato anche mons. Giuseppe Franzelli, vescovo di Lira in Uganda. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. – C’è una presenza di gente che viene dal di fuori ancora purtroppo a sfruttare l’Africa e trova evidentemente dei complici per cui alla fine chi ci lascia la pelle e ci perde è la popolazione, il popolo, la gente comune.

     
    D. – Quindi, interessi economici non africani alla base della povertà e del disagio africano…

     
    R. – Sì, che si sposano evidentemente molto bene con gli interessi di alcune élite di potere locale. Questa è una miscela micidiale che fa esplodere i conflitti oppure mantiene in povertà la maggior parte della gente in Africa.

     
    D. – Il Papa ha sottolineato, oltre alle risorse materiali che fanno tanto gola ai Paesi industrializzati e alle multinazionali, anche la grande risorsa morale dell’Africa, tutto ciò che l’Africa può dare al resto del mondo: forse se ne parla troppo poco…

     
    R. – Se ne parla poco, è vero e bisognerebbe appunto dare più voce a questo. Oggettivamente risorse tradizionali, tesori dell’Africa, come il senso della signoria di Dio, il senso della vita, vengono davvero minate e messe in pericolo. Quindi il discorso del materialismo che viene importato diventa un vero pericolo per l’Africa di oggi, con il rischio di perdere di vista quelle che sono le proprie tradizioni e radici spirituali che possono e dovrebbero veramente aiutare anche il mondo intero a respirare meglio. Il Papa ha parlato dell’Africa come un polmone di spiritualità per la Chiesa.

     
    D. – Tra i valori messi in pericolo c’è anche quello della famiglia?

     
    R. – Basti pensare all’invasione di preservativi o allo scandalo suscitato dalle parole del Papa nel suo viaggio in Africa dietro il quale, anche poco maldestramente, si nascondevano evidentemente interessi di industrie farmaceutiche internazionali. Questo però purtroppo trova eco anche in governanti africani per portare avanti certe politiche che vanno contro i valori africani.

     
    D. - Quanto la Chiesa e quanto la fede può essere il centro e l’anima di una vera inversione di tendenza in Africa?

     
    R. - Per me questo è il fatto fondamentale, il cuore, il motore dello sviluppo vero e integrale dell’uomo.

     
    D. – Quali difficoltà vive la Chiesa in Uganda?

     
    R. – Posso parlare in prima persona della Chiesa locale di Lira, nel nord dell’Uganda. E’ una popolazione che sta uscendo ora a fatica da un tunnel di 23 anni di guerriglia del Lord’s Resistance Army (l’Esercito di Resistenza del Signore), un popolo che ha tante ferite che non sono solo quelle fisiche - gente che è stata mutilata, i bambini soldato - ma ferite anche morali - famiglie disgregate, l’esperienza della vita nei campi di concentramento e nei campi di sfollati - e che ora si trova con questa povertà di energie, un po’ dissanguata ad affrontare la sfida della ricostruzione. Bisogna ricominciare da capo un po’ tutto. C’è speranza, c’è volontà di continuare a camminare insieme e soprattutto c’è fiducia nella presenza di un Dio che non ci lascia soli.

     
    D. – La Chiesa ugandese ha fiducia in questo Sinodo?

     
    R. – Siamo venuti con speranza, con aspettative: realisticamente sappiamo che non tutto potrà essere realizzato. Basta pensare all’esperienza del primo Sinodo. Siamo ancora ben lontani dal costruire questa famiglia di Dio, ci sono ancora tante divisioni tra fratelli e sorelle, l’incapacità a riconoscersi come fratelli: c’è ancora molto da fare, ma abbiamo fiducia e speranza che si possa crescere e per questo siamo qui.

    Ma cosa fare per ridare speranza all'Africa? Luca Collodi lo ha chiesto a mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi:

    R. – In primo luogo occorre rilanciare il cammino della buona notizia che ha avuto una fase molto importante nel primo Sinodo africano, 15 anni fa. Dunque si riprende questo cammino con rinnovato vigore tenendo conto delle attuali situazioni religiose, culturali, sociali e politiche. Si potrebbe parlare di una nuova evangelizzazione del continente africano nei contesti attuali anche prendendo in considerazione le sfide della globalizzazione mondiale. Nel Sinodo è stata molto sottolineata l’importanza di portare avanti l’idea di Chiesa come famiglia di Dio puntando sempre più agli ideali alti, cioè alla santità. Una Chiesa famiglia di Dio che è aperta a tutti, soprattutto in un momento in cui l’istituzione familiare è un po’ messa in crisi da varie ideologie e movimenti non solo nel mondo intero ma anche in Africa. Poi ovviamente la Chiesa, la promozione umana dunque, ed è stato sottolineato ancora di più che bisogna lenire le ferite dovute alla povertà, alle malattie, alle violenze e alle guerre, lottando anche contro le nuove forme di colonialismo e di schiavitù. Le principali vittime di queste schiavitù sono i bambini e le donne.

     
    D. – Lei, questa mattina, ha partecipato al Convegno in Campidoglio sulla giustizia e la pace in Africa. Che risposta offre?

     
    R. - Ci sono iniziative nuove e concrete: l’Africa non può essere lasciata sola e ne va del bene anche dell’Europa e del mondo. Occorre potenziare la buona volontà che esiste e puntare molto sull’educazione. E’ stato molto sottolineato l’aspetto dell’importanza delle scuole cattoliche in vari Paesi dell’Africa che sono in grado di educare una nuova generazione anche a livello politico e sociale, giovani che si impegneranno anche in politica come una missione per promuovere il bene comune. Altro campo molto importante è quello della sanità, la lotta contro l’Aids e contro altre pandemie, la tubercolosi e la malaria, per cui ogni anno muoiono migliaia di persone. Poi ci sono anche progetti concreti di solidarietà, di promozione umana. Possiamo pensare quello che la Chiesa già da anni fa con la Fondazione per il Sahel ma anche piccoli progetti per sviluppare anche l’ambiente rurale dell’Africa. La Chiesa facendo tutto questo non dimentica che la sua priorità è l’evangelizzazione: annunciare la buona notizia di Gesù Cristo morto e risorto, presente anche in Africa, l’unico in grado di cambiare il cuore di tutti e di fare il numero più grande possibile di agenti attivi della riconciliazione della giustizia e della pace.

     
    D. – Il Sinodo guarda anche al ruolo dei laici in Africa...

     
    R. – Molto. Possiamo anche dire che si è molto occupato della posizione della donna, che spesso in varie situazioni è vittima. Le stesse donne presenti, sia laiche che religiose, hanno sottolineato questo aspetto che è stato accolto dai pastori. Io credo che anche da questo Sinodo i laici avranno più coscienza del loro ruolo insostituibile, soprattutto dove il clero non può arrivare, ma di importanza capitale è la donna in Africa e dunque la Chiesa punta molto sulle donne. Abbiamo già varie istituzioni di donne cattoliche che fanno un’opera eccellente e dal Sinodo trarranno ulteriore appoggio e coraggio per continuare la loro opera nella Chiesa e nella società, perché spesso si è detto che la donna ha anche una capacità speciale di essere agente di riconciliazione magari lì dove gli uomini falliscono.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Fiera di Francoforte. Don Costa: bilancio positivo per la Lev

    ◊   Si è chiusa ieri la 61.ma edizione della Fiera del Libro di Francoforte. All’evento hanno partecipato circa settemila espositori in rappresentanza di oltre cento nazioni. Presente anche la Lev, la Libreria Editrice Vaticana. Al suo direttore, don Giuseppe Costa, Sergio Centofanti ha chiesto di tracciare un bilancio dell’importante appuntamento:

    R. – Il bilancio della Fiera è certamente positivo per l’editoria in genere. L’editoria mondiale è in crisi e questo è un fatto risaputo, così come è in crisi l’economia. Il libro è specchio dell’economia dei popoli. Pur tuttavia ci si è resi conto che la politica produttiva degli editori si sta adattando a questa crisi e questo a livello generale e internazionale dove si nota uno sviluppo dei libri d’arte, per esempio, dei libri oggetto, i libri come fatto d’arte e di cultura, ben curati, ben rilegati. Quel che si può rilevare è il cammino che il libro fa a prescindere dall’eventuale crescita di e-book e di altre tecnologie che possono favorire la cultura stessa.

     
    D. – Quale invece il bilancio della Libreria Editrice Vaticana?

     
    R. – Noi abbiamo incontrato circa 60 editori di tutte le parti del mondo e possiamo dire di aver realizzato circa 150 contratti: cioè, su almeno 150 libri della editrice vaticana c’è stata l’attenzione di questi editori; editori dell’America Latina, editori dell’Asia, editori dell’Europa. Quindi è un bilancio decisamente positivo che incoraggia a proseguire sul nostro cammino e che vede come centrale la produzione e il sostegno del Magistero del Sommo Pontefice in particolare, con riferimento alle catechesi e ad altri discorsi e documenti del Santo Padre, ma che vede muoversi anche una serie di libretti che vengono accolti come sussidi, come indicazioni pedagogico-educative. In questo senso credo che all’orizzonte si intraveda un nuovo spazio per la Libreria Editrice Vaticana come un ponte che fornisce idee, che fornisce progetti che vengono poi portati a livello operativo dai singoli editori nelle Chiese locali.

     
    D. – Durante la Fiera la Lev ha organizzato un forum sul rapporto tra l’editoria e la produzione di Joseph Ratzinger quando era cardinale e dopo l’elezione al Soglio pontificio. Cosa è emerso?

     
    R. – Ci siamo resi conto che sta emergendo un secondo aspetto dell’insegnamento di Papa Benedetto. Un insegnamento fatto di spiritualità e santità: cioè, la docenza di Joseph Ratzinger diventa via spirituale, via verso la santità per l’intera comunità ecclesiale. Si scopre sempre più un Papa maestro di spiritualità man mano che ci si allontana dagli anni degli insegnamenti, mentre gli insegnamenti legati più alla scuola, alla docenza accademica di Joseph Ratzinger, vengono sempre più affrontati dagli studiosi. Abbiamo visto che ci sono diversi commenti alle sue opere che vengono pubblicati in vari Paesi e così abbiamo anche visto che la gente ha il piacere di accostarsi direttamente ai suoi testi, soprattutto alle catechesi del mercoledì, proprio per il piacere di meditare e il piacere di trovare parole di luce e di guida.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il regno di Dio nel mondo è forza di amore, libertà e solidarietà: all'Angelus Benedetto XVI parla della Giornata missionaria mondiale.

    L'Europa non deve permettere che il suo modello di civiltà si sfaldi: il discorso del Papa al nuovo Capo della Delegazione della Commissione delle Comunità Europee presso la Santa Sede.

    Lo sforzo di rendere visibile la fede: in cultura, Paolo Portoghesi su arte sacra e cultura architettonica a mezzo secolo dal Concilio Vaticano II.

    Come si giustizia un prete degli operai: Wlodimierz Rodzioch a venticinque anni dall'uccisione di padre Jerzy Popieluszko e Luca Pellegrini su "Popieluszko freedom is within" del regista polacco Rafal Wieczynski, presentato nell'ambito del Festival internazionale del film di Roma.

    Faraoni alla corte dei Papi: Alessia Amenta illustra il contributo dei Pontefici alla nascita dell'egittologia scientifica.

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    Oggi in Primo Piano



    Tensione tra Iran e Usa. L'Iran continuerà l'arricchimento dell'uranio

    ◊   Dopo il sanguinoso attentato di ieri nella regione iraniana del Beluchistan contro i Guardiani della Rivoluzione, che ha causato una cinquantina di vittime, l’Iran si siede oggi a Vienna al tavolo dei negoziati con la comunità internazionale sulla questione del suo programma nucleare. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    A Vienna difficili negoziati tra Iran, Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Germania, dopo le accuse, seccamente respinte, di Teheran a Washington e Londra di coinvolgimento nell’attentato, rivendicato da un gruppo sunnita indipendentista. Stamani, nella capitale austriaca, il portavoce iraniano ha già dichiarato che il suo Paese continuerà il processo di arricchimento dell’uranio. Sulla situazione creatasi dopo l’attentato Gabriella Ceraso ha raccolto il commento di Alberto Negri, inviato speciale del quotidiano “Il Sole 24 Ore”:

     
    R. – L’idea che possa esserci un attacco dall’esterno ricompatta sempre la leadership e in qualche modo radicalizza le posizioni.

     
    D. – Quali dunque i riflessi interni ed esteri per l’Iran?

     
    R. – Il governo centrale reagirà duramente sul piano repressivo. Sul piano internazionale io credo che questo possa suonare come una sorta di campanello di allarme anche per l’Iran perché chiaramente l’instabilità del Beluchistan avrà a che fare anche con l’instabilità dell’Afghanistan e del Pakistan e quindi vedremo se in qualche modo questo potrà costituire un ulteriore motivo per negoziare con gli americani la stabilità regionale.

     
    E sugli attuali rapporti della comunità internazionale con l’Iran, abbiamo intervistato Giorgio Alba di Archivio Disarmo, esperto di nucleare:

     
    R. – In questo momento c’è un conflitto sia all’interno degli Stati Uniti sia all’interno dell’Iran su quale strada percorrere nei prossimi mesi dal punto di vista dei negoziati. L’elemento di prova sarà vedere se rimarrà la fiducia da parte degli Stati Uniti nell’Iran nel portare avanti gli impegni sul nucleare, quindi trasparenza, apertura ad ulteriori controlli, disponibilità a trasferire parte dell’uranio e dell’arricchimento in Russia e, da parte dell’Iran, se ci sarà la fiducia che gli Stati Uniti smettano di mettere in difficoltà il regime iraniano. La questione essenziale sarà quindi una questione di fiducia reciproca.

     
    D. – Comunque questo episodio, dalle dichiarazioni che sono state fatte da parte iraniana, torna a raffreddare i rapporti con Washington che sembravano avviati, se non altro, verso una parziale distensione…

     
    R. – Sì è vero. Il problema principale però dei rapporti tra Iran e Stati Uniti non è di avere una distensione su alcune tematiche. L’Iran ha dichiarato chiaramente che l’insieme dei suoi problemi con gli Stati Uniti deve essere affrontato, non soltanto la questione del nucleare. E in questo caso l’Iran parla di sicurezza interna e di sicurezza regionale, quindi anche le questioni che riguardano Iraq, Afghanistan e anche Pakistan, la questione dei commerci, la questione delle sanzioni e dell’embargo, che è tuttora in atto contro l’Iran.

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    Il cardinale Gracias alla fine del primo Congresso missionario dell'India: rinnovare le sfide dell'annuncio, del dialogo e dell'amore

    ◊   Si è concluso ieri in India il primo Congresso missionario della Chiesa indiana. All’incontro hanno partecipato 1500 delegati per approfondire il tema “Risplenda la vostra luce”. Il Congresso è stata un’occasione per rafforzare la fede della comunità cattolica in India. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza episcopale indiana:

    R. – Tutti sono rafforzati nella fede, ascoltando la storia della Chiesa. Questa forza della fede si diffonderà dappertutto.

     
    D. – In india vivono circa 18 milioni di cattolici. Quali priorità e sfide sono emerse dal Congresso?

     
    R. – Prima di tutto la coscienza e la sicurezza che il Vangelo sia ancora vivo in India. Abbiamo avuto delle difficoltà in diverse parti del Paese negli ultimi anni, ma io penso che questo Congresso abbia rafforzato la fede della gente. Una sfida è poi il dialogo con gli altri, vivere con i non cristiani. Un’altra sfida è la formazione della fede dei cattolici. I laici, inoltre, devono avere il loro posto, voluto dalla Chiesa. Molti laici hanno dato testimonianza della loro fede, del loro lavoro per il Vangelo. E un altro aspetto riguarda i giovani, sul come anche loro possano vivere la fede.

     
    D. – Venerdì scorso si è tenuta in India la festa induista del Diwali, che celebra il passaggio dalle tenebre alla luce. Come far risplendere, non solo in India ma in tutta l’Asia, la luce di Gesù Cristo?

     
    R. – Noi abbiamo detto che Cristo è luce del mondo. Il Vangelo è veramente la risposta a tutti i problemi del mondo, anche dell’India. Pace, amore, armonia, vivere come una famiglia, comprendere gli altri, aiutare gli altri: il Vangelo ha tutte le risposte. Cristo è la nostra luce e noi abbiamo un grande desiderio: condividere Cristo con gli altri e offrire questa luce anche agli altri.

     
    D. – In India, però, è purtroppo drammatica l’oscurità provocata dalla fame, dalle sofferenze, dalle violenze anticristiane. Quali responsabilità hanno i cristiani in un Paese offuscato da queste forme di oscurità?

     
    R. – La Chiesa ha sempre aiutato quelli che sono in difficoltà. Le nostre scuole, i nostri ospedali, le nostre attività sociali sono sempre per tutti. Direi che l’80 per cento dei nostri beneficiari sono non cristiani. La Chiesa vuole sempre servire la nazione ed essere al servizio degli altri. Questo messaggio è chiaramente emerso dal Congresso. Noi saremo uomini e donne che servono gli altri, la Chiesa e anche la nazione.

     
    D. – Quale è oggi la situazione dei cristiani in Orissa ad oltre un anno dalle violenze anticristiane in questa regione?

     
    R. - La situazione è chiaramente migliore, ma in alcune zone c’è ancora tensione perché alcuni induisti hanno detto che i cristiani non possono tornare nelle loro case se non cambiano religione e se non diventano indù. Spero che presto, tra un mese o due, la situazione si normalizzi.

     
    D. – Di fronte a gravi oscurità, e nonostante le violenze, brilla comunque la luce di Cristo, risplende la luce di Madre Teresa di Calcutta, esempio vivo di missione in India e per l’India...

     
    R. – Madre Teresa è sempre un’icona per noi. Madre Teresa ha fatto questo, perché ha capito il Vangelo. Ha sempre avuto amore per gli altri e perciò ha potuto realizzare quello che ha realizzato.

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    Via libera dell'Aifa alla pillola abortiva Ru486. Il commento del dott. Romano

    ◊   Il Consiglio di amministrazione dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, ha conferito oggi l’incarico, sulla base di quanto già deciso a luglio, al direttore, Guido Rasi, di redigere le indicazioni relative all’applicazione clinica della pillola abortiva Ru486, che usciranno entro il 19 novembre. Dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, appunto tra un mese, la delibera diventerà esecutiva. “L’aborto deve essere effettuato in ambito ospedaliero”, come prescrive la legge 194, afferma Rasi in un’intervista. Tuttavia, spiega, sono “le Regioni che stabiliscono la definizione di ricovero, e potrebbero anche stabilire che la Ru486 venga somministrata in Day Hospital”. Debora Donnini ha intervistato il dott. Lucio Romano, ginecologo, presidente dell’associazione Scienza e Vita:

    R. – La 194 aveva la finalità di socializzare l’interruzione di gravidanza eliminando quindi la clandestinità. Ma aveva anche un altro scopo, quello di dar luogo a un’azione di prevenzione, ma devo dire che la 194 non è che abbia risposto a tutte queste esigenze, tant’è che oggi possiamo dire: la 194 nella prevalenza dei casi è essenzialmente la ratifica di una volontà da parte della donna ad abortire e su questo evidentemente ci trova tutti perfettamente contrari a questo tipo di applicazione, fermo restando l’aspetto morale dell’assoluta avversione nei confronti dell’interruzione di una vita. Per quanto riguarda poi l’Ru486 noi possiamo dire che è insito nella tecnica stessa l’impossibilità di rispettare la 194 perché l’aborto avviene nella prevalenza dei casi entro 24 ore dall’assunzione della seconda molecola, vale a dire la prostaglandina. Anche se si dovesse pensare, come è corretto che sia, il ricovero ordinario nessuno potrà costringere una donna ad allontanarsi o meno dalla struttura ospedaliera.
     
    D. Ma questo, secondo lei, a prescindere da qualsiasi indicazione?

     
    R. - Anche se l’Aifa o il Parlamento dovessero disporre il regime di ricovero ordinario nessuno può costringere una donna a rimanere in un reparto ospedaliero per tre giorni, sufficiente eventualmente a coprire la maggior parte dei casi di interruzione di gravidanza.

     
    D. – Ma la Ru486 è un prodotto pericoloso per la salute delle donne?

     
    R. – In ragione della letteratura scientifica noi sappiamo che questa molecola, la Ru486, comporta anche una riduzione delle capacità di difesa dell’organismo e a tutt’oggi non è ancora perfettamente chiara l’eziopatogenesi delle famose sepsi che hanno portato a decesso diverse donne. Quindi diciamo che è già di per sé una tecnica pericolosa. Un altro aspetto che vorrei sottoporre come riflessione è che l’introduzione della Ru486 significa modificare la 194 ed in particolare dare luogo alla privatizzazione dell’aborto. Vorrei ritornare su questo aspetto perché tra qualche anno noi assisteremo alla liceità procedurale di un aborto casalingo. Noi non siamo solo contrari all’aborto, ma siamo contrari a qualsiasi procedura che porti alla banalizzazione dell’aborto stesso.

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    I diritti dei bambini al centro del Congresso mondiale di Signis in Thailandia

    ◊   Oltre 250 delegati di tutto il mondo, impegnati a vario titolo nel campo dei media, sono convenuti a Chiang Mai, in Thailandia, per l’ottavo Congresso mondiale di Signis. L’Associazione Cattolica Mondiale per la Comunicazione ha scelto di celebrare così i suoi ottanta anni, dedicando l’incontro al tema dei “Diritti dei bambini, promessa del domani”. Una scelta fortemente motivata nel contesto asiatico, ma non solo, dove i bambini sono le prime vittime di situazioni di povertà, di conflitti, di emarginazione. La prima giornata del Congresso, apertasi alla presenza dei vescovi della Thailandia, del rappresentante del governo e delle comunità buddista e musulmana della città, ha offerto subito un’ampia e concreta analisi del ruolo cruciale dei media nel promuovere una cultura di pace. Il servizio di Pietro Cocco.

    Il rapporto tra media e bambini, soprattutto l’influenza della televisione ed ora anche di internet e dei social networks viene spesso analizzata dal punto di vista degli effetti negativi che essi possono avere sui bambini e gli adolescenti. Il Congresso di Signis è invece orientato ad esplorare, attraverso esperienze concrete realizzate in diversi Paesi del mondo, i modi in cui i media possono essere strumenti di trasformazione sociale, di difesa dei bambini e di protagonismo degli adolescenti. L’obiettivo è quello di incoraggiare prima di tutto la comunità cristiana e le Chiese ad un uso creativo delle nuove tecnologie, in modo da sfruttarne pienamente le potenzialità di democratizzazione dei rapporti nelle società. In tutti gli interventi è emerso come la difesa dei bambini sia strettamente legata alla difesa dei più deboli ed emarginati, all’impegno per uno sviluppo sostenibile e alla promozione della pace. Nel messaggio inviato a nome del Papa per l’apertura del Congresso di Signis, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, sottolinea il ruolo dei media professionali cattolici nell’aiutare a preparare le future generazioni a costruire la pace e l’armonia, e assicurare un futuro migliore per le nuove generazioni. Particolarmente incisiva l’esperienza portata al Congresso in corso a Chiang Mai, dalla dottoressa brasiliana Zilda Arns Neumann, una pediatra di fama internazionale, promotrice di un’iniziativa socio-sanitaria a favore dei bambini e delle madri. Diffusa in tutto il Paese grazie all’appoggio dei vescovi del Brasile, l’iniziativa è divenuta un’organizzazione ecumenica internazionale che aiuta milioni di bambini e le loro famiglie. La Pastoral da Crianca, questo il nome dell’Azione Pastorale dei Bambini, si avvale di tutti i mezzi di comunicazione per educare sia agli aspetti sanitari di base per ridurre la mortalità infantile, sia ai valori della solidarietà e della fraternità per costruire una società più giusta. Come cristiani, ha notato la dottoressa Arns, possiamo portare in questo campo la forza propulsiva dell’amore al fratello, che è il più forte agente di trasformazione sociale. Nelle successive esperienze illustrate al Congresso di Signis, è stata poi sottolineata l’importanza che i media ridiano valore all’educazione, quale strumento concreto per garantire i diritti dei bambini ad un futuro degno. E, come hanno mostrato in questa prima giornata alcune iniziative che sono in corso in India, in Indonesia, in Thailandia, in Malaysia, l’educazione oggi deve promuovere la collaborazione e il dialogo fra le culture e le religioni. Giornali, radio, televisioni e il variegato mondo di internet, devono essere sempre più strumenti per stringere legami di vita fraterni. Ed anche i media cattolici possono essere strumenti di concreta solidarietà tra comunità e persone di fedi e provenienze diverse.

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    Aperto a Memphis il Simposio per l'ecumenismo e l'ambiente patrocinato da Bartolomeo I

    ◊   Con una tappa a Memphis, in Tennessee, dedicata anche alla storia dei dritti civili americani, si è aperto ieri negli Stati Uniti l’ottavo Simposio di Religione, Scienza e Ambiente, sotto l’alto patronato del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. L’appuntamento, dedicato alla salvaguardia ambientale e con occasioni di incontro interreligioso, si intitola Restoring Balance: The Great Mississippi River (Ripristinare l’equilibrio: il Grande Fiume Mississippi). Mercoledì a New Orleans al via i lavori scientifici, inaugurati dal Patriarca Bartolomeo. Da Memphis, il servizio della nostra inviata al Simposio, Giada Aquilino:

    “Un libro meraviglioso, con una storia da raccontare ogni giorno”. Era il 1883 e così Marc Twain descriveva, in "Vita sul Mississippi", il grande fiume, the Big River. Allora come oggi, nonostante i profondi cambiamenti della società, il Mississippi rimane la spina dorsale degli Stati Uniti d’America. Sulle sue sponde quest’anno l’organizzazione "Religione Scienza e Ambiente" ha scelto di fare il punto sulla salvaguardia del Creato. A Memphis, 50 fra studiosi, esperti, giornalisti e rappresentanti religiosi si sono dati appuntamento per visitare l’isola di Mud, emersa dalle acque del fiume nel 1913, ed il Museo dedicato proprio al Mississippi. In programma anche una sessione di studi al Museo nazionale dei diritti civili, sorto nel luogo dove il 4 aprile del 1968 il Premio Nobel per la Pace Martin Luther King venne assassinato, e una visita al Museo del cotone, che racchiude in sé dolorose e insieme indimenticabili pagine di storia degli afroamericani. A precedere tutti gli appuntamenti, una celebrazione nella locale chiesa ortodossa dell’Annunciazione. Il tradizionale convegno propriamente scientifico - dopo le edizioni svoltesi, a partire dal ’95, su Mar Egeo, Mar Nero, Danubio, Adriatico, Mar Baltico, Rio delle Amazzoni e Groenlandia - si aprirà mercoledì a New Orleans, dove i delegati che parteciperanno ai lavori, 150 in tutto, saranno accolti dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, assieme al cardinale Theodore Mc Carrick, arcivescovo emerito di Washington che già nel 2007 partecipò al Simposio in Groenlandia come inviato del Papa, e al nuovo arcivescovo metropolita di New Orleans, mons. Gregory Michael Aymond.

    Al Simposio Religione Scienza e Ambiente attenzione puntata anche sugli uragani, in particolare su Katrina, che nell’estate del 2005 devastò New Orleans e la Louisiana meridionale, provocando oltre 1500 morti. Ma perché fu così distruttivo per quella parte degli Stati Uniti a ridosso del Golfo del Messico? Risponde il prof. Antonio Gaspari, direttore del Master in Scienze ambientali dell’Università europea di Roma, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – Gli uragani in quella parte degli Stati Uniti sono frequenti. Il problema che ha trasformato un evento naturale in un disastro ed ha ucciso tante persone è dovuto al fatto che le dighe che sostenevano il lago sopra New Orleans hanno ceduto, perché non erano state rinnovate e rinforzate come era stato programmato negli anni Settanta. Gli uragani e i tifoni sono un fenomeno molto complesso; in certe zone del pianeta sono frequenti. Quello che è possibile fare è prevederne l’arrivo e fare investimenti infrastrutturali necessari per resistere alla furia naturale. Dobbiamo provvedere alla salvaguardia della popolazione e delle cose e per far questo bisogna investire non speculando, bisogna costruire abitazioni che siano in grado di resistere ad eventi naturali di questo tipo, oppure non costruirle in zone in cui c’è rischio che tali disastri avvengano.

     
    D. – Sempre più spesso si parla di sviluppo sostenibile, di etica geoambientale, di azioni comuni a livello internazionale. Quanto vengono messi in pratica?

     
    R. – Più di quanto di fatto possiamo immaginare. Il vero problema è il sottosviluppo. Cioè, in molte parti del mondo non c’è proprio la concezione di costruire investendo e studiando e facendo tutto ciò che è necessario per edificare per esempio sulla roccia e non sulla sabbia.

     
    D. – Siamo alla vigilia del vertice Onu sul clima, a dicembre, a Copenhagen. Cosa succederà?

     
    R. – Si arriverà ad un accordo – si spera – che cercherà di continuare a ridurre le emissioni, perché ridurre le emissioni comunque è una politica virtuosa, ma non ai costi e alle condizioni che il Protocollo di Kyoto aveva indicato.

     
    D. – Quanto è servito il Protocollo di Kyoto?

     
    R. – Sono molto pochi i Paesi che sono rientrati all’interno dei limiti posti dal Protocollo di Kyoto. Si spera che molto del denaro e soprattutto delle iniziative che sono state prese per l’efficienza energetica abbiano migliorato i sistemi produttivi di energia e anche di consumo. E’ stato fatto un grande investimento anche in tentativi di nuove tecnologie che producono di più e meglio con meno emissioni. Tutto questo è sicuramente benefico. Molti stanno dicendo che il Protocollo è stato un vero e proprio fallimento: io non sarei così pessimista però, indubbiamente, non ha portato molti vantaggi.

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    A Roma il film su padre Popiełuszko a 25 anni dalla sua uccisione. Intervista con il regista

    ◊   Era il 19 ottobre del 1984, 25 anni fa, quando, in una Polonia che viveva il dramma della transizione da un regime totalitario alla democrazia, venne ritrovato il corpo senza vita di padre Jerzy Popiełuszko, cappellano del sindacato Solidarnosc, torturato e ucciso. Il film “Popiełuszko” del regista Rafał Wieczyński, sul sacerdote martire ucciso da emissari del regime, viene presentato oggi pomeriggio nel contesto del Festival internazionale del Film di Roma. A Rafał Wieczyński abbiamo chiesto perché oggi un film su questo importante sacerdote e quali sono state le difficoltà che ha incontrato. L'intervista è di Stefano Leszczynski:

    R. – (Parole in polacco)
    La cosa più difficile è stata, indubbiamente, quella di guardare la realtà di allora con gli occhi di un prete, con gli occhi di un uomo che aveva una missione da svolgere; poi il fatto di dover unire il complesso sfondo storico dell’epoca con la sua visione e il suo modo di agire, quasi mistico. Per circa 20 anni, nessuno aveva fatto il lavoro di scrivere la verità storica di quel periodo del regime comunista, di Solidarnosc e dell’importante ruolo della Chiesa, svolto nel processo di riconquista della libertà.

     
    D. – A quell’epoca la Chiesa era fortemente vicina al popolo, soprattutto nella resistenza al regime comunista. Oggi, come è cambiato il rapporto tra la Polonia e la Chiesa?

     
    R. – (Parole in polacco)
    Sicuramente la coscienza della presenza della Chiesa nella vita della Polonia è ancora molto, molto forte. Questo potrebbe essere testimoniato dal fatto che il film è ritornato nuovamente nei cinema, dopo essere stato distribuito in primavera e dopo essere stato visto già da oltre un milione e mezzo di persone. E’ tornato, perché le persone vogliono vederlo ancora. Quindi, la partecipazione è sicuramente grande nel vedere il film, come anche la coscienza dei polacchi di far parte di una comunità cristiana. Oggi, nei tempi moderni, è molto facile allontanarsi dalla Chiesa. La Chiesa in Polonia, però, ha già dimostrato diverse volte come i polacchi si uniscano sempre quando ce n’é bisogno, e storicamente parlando, proprio nel segno della Chiesa.

     
    D. – Cosa risponde a chi potrebbe dire che il suo è un film politico?

     
    R. – (Parole in polacco)
    Direi che è una domanda molto tendenziosa. Sicuramente si è voluto usare spesso il nome di padre Popiełuszko nelle lotte politiche. Per ciò che riguarda la sua storia, se andiamo a vedere bene a fondo, lui è stato un personaggio apolitico, perché ha lottato solamente ed esclusivamente per la libertà personale di ogni uomo, qualunque nome portasse. Molto spesso anche il regime ha cercato di allontanarlo dal suo ufficio di prete, dicendo che si occupava troppo di politica ed invece lui era apolitico.

     
    D. – Quindi, è d’accordo con il presidente Wałęsa, che dice che non si è trattato di un omicidio politico?

     
    R. – (Parole in polacco)
    Per il regime comunista la Chiesa nella sua totalità rappresentava il principale avversario. Dunque, alla domanda se padre Popiełuszko sia morto per motivi politici, rispondo che lo è nella stessa misura in cui Gesù Cristo è morto per motivi politici.

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    Chiesa e Società



    Mindanao: ancora nessuna rivendicazione per il rapimento di padre Sinnott

    ◊   Ancora nessun contatto con i rapitori di padre Michael Sinnott, missionario irlandese di 79 anni sequestrato lo scorso 11 ottobre a Pagadian (Mindanao) da un commando di sei uomini armati. Il sacerdote è stato avvistato l’ultima volta il 12 ottobre nella zona Lanao del Norte. Mentre polizia e membri della Chiesa continuano le operazioni di ricerca e mediazione con i sequestratori, cristiani e musulmani pregano per la salute e la pronta liberazione del missionario. Ieri Benedetto XVI ha ricordato il sacerdote nel suo discorso prima dell’Angelus. Il 18 ottobre a Pagadian genitori e membri della Hangop Kabataan Foundation, opera di carità per bambini disabili fondata nel 1998 da padre Sinnott, hanno sfilato in preghiera per le vie della città. Essi hanno invitato cristiani, musulmani e animisti, a pregare per la salvezza del missionario, da anni attivo nel dialogo interreligioso. La comunità islamica - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha condannato nella preghiera del venerdì il rapimento del sacerdote irlandese. Intanto il governo locale ha distribuito in questi giorni migliaia di volantini dove invita i rapitori a fare “appello al loro cuore affinché consentano l’invio di medicine per padre Sinnott” affetto da gravi problemi cardiaci. Secondo polizia ed esercito, il missionario di S. Colombano sarebbe ora nelle mani di Latip Jamat, uno dei comandanti del Moro Islamic Liberation Front (Milf) operativo nella città Sultan Naga Dimaporo (Lanao del Norte). Le notizie sono però confuse e il Milf continua a negare qualsiasi coinvolgimento nel sequestro. “Essi sono situati nella provincia di Lanao – afferma Benito de Leon, responsabile dell’esercito di Lanao del Norte - ma ci sono altri reports che segnalano la loro presenza a Zamboanga, e altri ancora a Basilan”. Padre Nador J. Jesulga, attivo nel 2007 nella liberazione di padre Giancarlo Bossi, del Pime, afferma: “Ci sono molti falsi mediatori che sostengono di rappresentare i sequestratori, per trarre vantaggio dalla situazione, guadagnando denaro oppure disturbando il processo di pace”. Partendo da questa passata esperienza egli invita le autorità a creare una Task Force composta di più livelli, che coinvolga non solo esercito e polizia, ma anche membri della comunità locale e quanti desiderano sul serio la liberazione di padre Sinnott. (R.P.)

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    In Uganda vertice dell’Unione Africana sui profughi del continente

    ◊   “Unione Africana: rispondere alla sfida degli spostamenti forzati in Africa”: è il tema del Vertice aperto ieri a Kampala, in Uganda, promosso dall’Ua, di cui riferisce l'agenzia Misna. Presenti alla sessione inaugurale 600 delegati di 13 nazioni africane, e altri sono attesi nei prossimi giorni in vista, giovedì, dell’incontro dei capi di Stato e di governo. Non si conosce ancora la lista completa dei presidenti che parteciperanno: al momento è nota l’adesione della presidente liberiana Ellen Johnson Sirleaf e del primo ministro ruandese Bernard Makuza. Da rilevare che il presidente ugandese Yoweri Museveni ha invitato anche il suo omologo sudanese Omar el Bashir, sul quale pende un mandato di cattura internazionale, emesso dalla Corte penale internazionale, dando garanzie che non verrà arrestato; ma non è chiaro se questo interverrà mentre è certa la presenza del ministro dell’Interno sudanese e del commissario per i rifugiati. L’agenda dei lavori di Kampala prevede lo studio della situazione migratoria nel continente africano, dove si stima siano 17 milioni i profughi e l’esame di una bozza di Convenzione per la protezione e l’assistenza degli sfollati interni. In Uganda, Paese ospite del summit, vivono mezzo milione di sfollati interni e oltre 143.000 rifugiati da Paesi vicini, tra cui Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Rwanda, Somalia, Eritrea e Kenya. Secondo dati dell’Onu, a settembre di quest’anno avevano fatto ritorno in patria oltre 175.000 sudanesi e circa 2500 ruandesi. (R.G.)

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    Allarme per un nuovo tifone nelle Filippine. Rischio epidemie per gli sfollati

    ◊   Popolazione e soccorritori sono in stato di allarme per l’avvicinarsi di un nuovo potente tifone verso l’isola settentrionale di Luzon, già colpita a breve distanza di tempo da due tempeste. 'Lupit', è il 18° evento climatico estremo della stagione a colpire le Filippine, dove si sta avvicinando con una forza di 175 chilometri orari ed è in aumento. Intanto è salito a 850 morti e 88 dispersi il bilancio complessivo del tifone 'Parma' e della tempesta tropicale 'Katsana', il primo abbattutosi sulle zone montane a nord di Manila il 3 ottobre, e il secondo responsabile dell’allagamento dell’80% della capitale e delle provincie vicine il 26 settembre. L’aumento delle vittime - riferisce l'agenzia Misna - è dovuto alle malattie infettive veicolate dall’acqua sporca, in particolare la leptospirosi, che, riferisce il ministero della salute, ha ucciso 93 persone. Secondo dati ufficiali 'Katsana' ha colpito oltre un milione di abitanti, mentre circa mezzo milione sono state costrette alla fuga da 'Parma', di questi 32.000 restano nei campi di accoglienza per sfollati; ma secondo altre stime, sono più di 4 milioni i filippini la cui vita è stata sconvolta dalle conseguenze delle tempeste. A Manila l’impatto delle tempeste è stato aggravato dalle cattive condizioni del territorio urbano, mentre a nord sono state le frane sui villaggi a fare il maggior numero di vittime. (R.P.)

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    In tutto il mondo recita del Rosario dei bambini per la pace e l’unità

    ◊   In preghiera per l’unità e la pace, nelle scuole, nelle parrocchie, in famiglia: come ogni anno dal 2005, il Consiglio nazionale dei laici del Venezuela – organismo in seno alla Conferenza episcopale – ha organizzato il 18 ottobre l’iniziativa “Un milione di bambini che recitano il Rosario”. L’obiettivo – rende noto “L’Osservatore Romano – è di spingere i più piccoli a comunicare con Dio attraverso il Santo Rosario e l’intercessione di Maria. In Venezuela, su invito del Consiglio dei laici, i bambini si sono riuniti in preghiera nelle scuole e nelle parrocchie. L’iniziativa non ha avuto luogo solo in Venezuela ma anche in altri Paesi. In Pakistan, ad esempio, i bambini hanno pregato per la pace nel loro Paese, al centro di un sanguinoso conflitto tra talebani e forze governative. “Chiediamo alla Madonna – dice Miriam, 14 anni, ad Asia News – di convincerli a smettere di combattere”. La recita del Rosario nelle diocesi di Faisalabad e in altre aree del Paese ha avuto inizio ieri mattina. Al termine della funzione padre Yaqub Yousaf, della parrocchia di San Paolo a Hajveri, ha ricordato che i bambini “sono i più colpiti” a causa della guerra. “I bambini – ha spiegato il sacerdote – devono portare numerose croci: analfabetismo, mancanza di cibo, discriminazioni”. (A.L.)

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    Quasi la metà dei bambini dello Yemen sono sottopeso

    ◊   A causa dell’aumento dei prezzi e del limitato accesso al cibo, la maggior parte dei bambini nelle regioni più povere dello Yemen sono vittime - riferisce l’agenzia Fides - di malnutrizione acuta. Il Programma alimentare mondiale (PAM) ha svolto una ricerca tra i bambini di Saada e quelli dei campi per i rifugiati intorno alla città, rilevando che erano più malnutriti della media nazionale. Secondo il Pam, oltre il 17% dei bambini nei campi soffrono di malnutrizione, il 4,5% in forma acuta, mentre la situazione nella città è ancora più seria, con quasi il 40% di bambini malnutriti, oltre il 27% grevemente. Oltre agli scontri tra i ribelli Houthi-led Shia e il governo che hanno limitato l’accesso al cibo, in particolare a Saada, dove le famiglie hanno perso mezzi di sussistenza e proprietà, l’aumento del prezzo del grano e di altri alimenti base hanno contribuito ad aggravare la situazione. Anche nel campo di Maraziq, a circa 250 km a nord ovest di Sanaa, il 7% dei bambini – documenta l’Unicef - sono gravemente malnutriti ed hanno urgente bisogno di cure. L’ospedale di Haradh ha prestato i primi soccorsi fornendo cibi pronti all’uso, alimenti arricchiti con micro-nutrienti, come la vitamina A, ferro e iodio. Lo Yemen è uno dei Paesi più poveri al mondo con il 35% dei suoi 21 milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà, e il 45% della popolazione infantile sottopeso, a fronte di una piccolissima oligarchia di governanti ricchi e potenti. (R.G.)

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    Il Movimento dei Focolari promuove un incontro con i partecipanti al Sinodo per l'Africa

    ◊   Squarci di vita del Vangelo mostrano quell’Africa “polmone spirituale dell’umanità, segno di speranza.” Come l’ha definita Papa Benedetto XVI. Una carrellata di testimonianze su riconciliazione e sviluppo, inculturazione e lotta alla corruzione, famiglia e sacerdoti, è stata presentata ieri pomeriggio a Roma, quale contributo al Sinodo in corso, all’incontro con i Padri sinodali, esperti, uditrici e uditori, promosso dal Movimento dei Focolari. La forza trasformante del Vangelo emerge dalle molte esperienze. Fontem, una regione sperduta nella foresta camerunense, terra del popolo Bangwa, diventa “terra di pace”. Diminuiscono i processi in tribunale. E così i divorzi. C'è più dialogo nelle famiglie. Le donne che vendono al mercato si rifiutano di imbrogliare i clienti. Tanti fanno il primo passo verso la riconciliazione. Lo testimonia una donna bangwa, la dott.ssa Mary Ategwa. E spiega: “Sono i frutti della nuova evangelizzazione di cui sono primi protagonisti proprio i leader del popolo e i capi villaggio. E’ un’ondata di vita nuova che nasce da un solenne patto d’amore reciproco, fatto da Chiara Lubich nel 2000 a Fontem con due capi tribù. Un patto a cui avevano aderito le migliaia di persone presenti nella grande spianata davanti al palazzo reale. Di qui l’impegno di sanare sempre ogni screzio e conflitto. In nove anni questa vita del Vangelo raggiunge altre tribù dal Sud-ovest al Nord-ovest del Paese". La piaga della corruzione mina tante società africane. Ma non manca chi la combatte dal di dentro. Patience Mollé Lobé, prima donna camerunese ingegnere del genio civile che entra in un ministero dei lavori pubblici, parla delle non poche difficoltà superate. Non è sola: "Crediamo fortemente che il nostro Paese andrà avanti solo con un cambiamento di mentalità. L’esperienza ci convince che la Parola di Dio ha una potenza straordinaria in qualunque ambiente ci troviamo". Pace e riconciliazione. E anche dialogo, ascolto, amicizia. Diventa metodo per la mediazione nei conflitti. Come testimonia Mario Giro della Comunità di Sant’Egidio, ricordando l’esperienza di pacificazione per il Mozambico. Povertà, Aids, piaghe del continente. Il principio di risanamento: ancora nell’amicizia che attinge forza dalla preghiera e si fa aiuto materiale, con il noto programma Dream. Lo testimonia il responsabile di questo progetto in Guinea Conakry, Kpakilé Felemou. Solo alcuni flash che svelano un altro volto dell’Africa, il volto della speranza. (A cura di Carla Cotignoli)

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    Russia: preoccupazione delle minoranze religiose per la legge più restrittiva sulle religioni

    ◊   Il governo russo ha in progetto un ulteriore indurimento della già restrittiva legge sulle religioni introdotta nel 1997. Il provvedimento vuole, in sostanza, vietare qualsiasi attività missionaria non autorizzata dallo Stato con l’obiettivo di contrastare il proselitismo delle sette e dei gruppi estremisti. Il nuovo testo - pubblicato sul sito del Ministero della Giustizia russo – definisce per la prima volta il termine “attività missionaria”. Esso comprenderà qualsiasi attività svolta da un ministro del culto fuori dalle istituzioni ufficiali della sua comunità religiosa e da luoghi assegnati, quali ad esempio i cimiteri. Per svolgere attività religiose negli ospedali sarà invece necessario ottenere un’autorizzazione. Il provvedimento stabilisce inoltre norme più rigide per la tutela dei minori, che potranno avere contatti con una comunità religiosa solo con l’accordo dei loro tutori legali. Anche il riconoscimento legale delle comunità religiose, che in Russia hanno l’obbligo di essere registrate, sarà reso più difficile. Contro il progetto – riferisce l’agenzia Kna ripresa dall’Apic - si sono già levate le critiche delle comunità protestanti e musulmana in Russia, mentre esso è stato accolto favorevolmente dalla Chiesa ortodossa. Secondo il Patriarcato di Mosca molti cittadini russi sono infastiditi dall’attività di certi missionari e la nuova legge colma un vuoto giuridico. L’attuale “Legge sulla libertà di coscienza e le associazioni religiose” – lo ricordiamo - era stata già oggetto di vivaci proteste a suo tempo, in particolare da parte della Chiesa cattolica, che aveva denunciato il carattere discriminatorio e vessatorio di alcune sue norme. (L.Z.)

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    Messa presieduta dal cardinale Bertone nel centenario del ritrovamento del corpo di Santa Maria Sàlome

    ◊   Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha presieduto ieri a Veroli, in provincia di Frosinone, la Messa in occasione dell’ottavo centenario del ritrovamento del corpo di Santa Maria Sàlome, moglie di Zebedeo e madre degli Apostoli Giacomo il maggiore e Giovanni l'Evangelista. Secondo la tradizione Santa Maria Sàlome fu testimone della crocifissione sul Golgota, accorse con gli aromi presso il sepolcro ormai vuoto e vide il Cristo Risorto. Ci si potrebbe chiedere – ha detto il cardinale Tarcisio Bertone – quale sia lo scopo di “ungere il corpo di un uomo ormai morto”. Non fu un gesto superfluo – ha aggiunto il porporato – ma “un delicato servizio di amore”. “Chi ama - ha spiegato il cardinale segretario di Stato – non si limita all’essenziale, sa compiere anche gesti e dire parole che i benpensanti possono considerare esagerati”. L’amore vero, invece, “non bada a calcoli”: “lo sanno i genitori e i nonni – ha affermato il porporato – quanto amore sia necessario per far crescere i bambini in modo umano e cristiano”. “E’ essenzialmente nella famiglia, quando è sana, che si sviluppa “la cultura della gratuità, della prossimità, in cui è più bello fare un regalo ad un figlio che tenerlo per sé”. “Facendo leva sul dono della fede cristiana che abbiamo ricevuto – ha detto il cardinale Tarcisio Bertone – non chiudiamo gli occhi alla domanda di amore che sale da questo mondo”. “Talvolta basta una parola, un’attenzione, una piccola solidarietà, un po’ di amicizia per rendere la vita migliore”. “Quell’unguento prezioso e profumato che Maria Sàlome portò quel giorno al sepolcro di Gesù è un segno di attenzione e di amore che può profumare la vita degli altri e umanizzare il mondo”. Maria Sàlome – ha sottolineato il porporato – “ci esorta a vincere la piccolezza e la grettezza del cuore”, a riempire l’esistenza di sentimenti nobili. Soffermandosi infine sulla crisi economica che ha colpito anche il territorio di Veroli, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha detto che la Chiesa “si affianca a coloro che soffrono per aiutarli a superare le difficoltà”: “L’esempio caritatevole che Santa Maria Sàlome aveva in seno alla prima comunità dei discepoli di Gesù, aiuti tutti ad essere uniti e solidali, in modo che prosperino le opere buone”. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Gli europei non conoscono gli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo dei Paesi poveri

    ◊   “Il 90% dei cittadini dell’Ue “continua a considerare importante lo sviluppo” dei paesi poveri, ma “il 74% degli europei non ha mai sentito parlare degli Obiettivi di sviluppo del Millennio”: sono i due dati, considerati abbastanza sorprendenti a Bruxelles, che emergono dall’ultimo sondaggio realizzato da Eurobarometro. L’istituto demoscopico comunitario ha diffuso tale ricerca, ripresa dall'agenzia Sir, in vista delle Giornate europee dello sviluppo che saranno celebrate a Stoccolma dal 22 al 24 ottobre. Dalla relazione finale emerge inoltre che “il 72% degli europei ritiene non solo che gli attuali impegni a favore dei Paesi in via di sviluppo vadano onorati, ma che vadano assunti ulteriori impegni”. “Questo sondaggio dimostra chiaramente che i cittadini si aspettano che i loro governi e la Commissione Ue scavino a fondo per trovare finanziamenti a favore dello sviluppo”, afferma il commissario Karel De Gucht. “Anche nel contesto della crisi economica, invito di nuovo gli Stati membri a mantenere il loro impegno ad aumentare l’aiuto allo sviluppo fino a 69 milioni di euro entro il 2010, per conseguire il traguardo a medio termine degli Obiettivi di sviluppo del millennio”. Dal sondaggio di Eurobarometro realizzato per le Giornate dello sviluppo si evince che “una vasta maggioranza dei cittadini (il 61%) ritiene che l’Ue possa contribuire positivamente alla discussione sullo sviluppo globale”; inoltre “il 42% chiede che i mezzi d'informazione dedichino maggiore spazio alle questioni relative allo sviluppo”. Margot Wallstrom, vicepresidente della Commissione, dichiara: “Gli europei capiscono sempre meglio perché lo sviluppo sia importante e chiedono che i mezzi d’informazione nazionali dedichino più spazio” a questi temi. Per Eurobarometro, “è interessante notare che la crisi economica non viene considerata una sfida cruciale per i paesi in via di sviluppo: per un europeo su due, la difficoltà principale per tali paesi è la povertà, che supera la crisi economica e alimentare (35%). Sembra che gli europei indichino che, al di là del declino economico, la povertà costituisce il problema strutturale fondamentale”. Tra i motivi per portare aiuti alle regioni del pianeta più in difficoltà vengono citate vari obiettivi, fra cui lo sviluppo mondiale del commercio, la lotta al terrorismo, il contenimento delle migrazioni e il miglioramento delle relazioni politiche con i paesi terzi. (R.P.)

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    Laurea “honoris causa” in medicina a suor Aguiar, da 30 anni al servizio dei malati di buruli

    ◊   Trent’anni di presenza ininterrotta tra i malati di vari ospedali del Benin hanno consentito a suor Julia Aguiar, appartenente all’istituto delle suore francescane della Madre del Divino pastore, di curare una delle più spaventose sconosciute malattie: il Mycobacterium ulcerans, meglio conosciuto come buruli. Si tratta di una malattia molto simile alla tubercolosi, tuttavia resistente a molte delle cure che si applicano in questi casi. Come la tubercolosi – ricorda l’Osservatore Romano – si sviluppa in zone paludose estremamente degradate e povere. Veicolata da una cimice acquatica, è molto resistente, provoca lesioni dei tessuti e delle ossa e causa la morte se non si ricorre subito ad un trattamento adeguato. Suor Julia è forse il massimo esperto al mondo di questa patologia. Nata come infermiera e ostetrica, la suora è diventata medico sul campo, studiando medicina tropicale e chirurgia. Se oggi nel Benin esiste un centro in cui visitare oltre 30 mila pazienti l’anno si deve anche alla tenacia e alle competenze di suor Julia. Negli ospedali aperti da lei e dai padri camilliani non si cura solo la malattia. Si cura, soprattutto, il malato. I bambini guariti sono aiutati a ricevere una formazione. Agli adulti si offre un supporto spirituale e un prezioso sostegno per il reinserimento nella società. Suor Julia Aguiar proviene da una famiglia contadina della Spagna. Fin da bambina ha manifestato l’intenzione di andare in missione per aiutare i bisognosi. Ha ricevuto la laurea honoris causa in medicina e chirurgia lo scorso 6 ottobre dalle mani di Guido Trombetti, rettore dell’università Federico II di Napoli. (A.L.)

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    Ottobre missionario in Cina: consacrate chiese, ordinati diaconi ed emessi voti religiosi

    ◊   Ottobre, “stagione di raccolta missionaria” anche in Cina, con la consacrazione di nuove chiese, ordinazioni diaconali e voti di religiose in diverse diocesi. La Congregazione dello Spirito Santo Consolatore della diocesi di Han Dan ha accolto ben cinque nuove religiose. Nella festa dedicata alla Santa Patrona delle Missioni, cinque novizie della Congregazione hanno emesso i primi voti. Nella Cattedrale della diocesi di Nan Ning, capoluogo della regione autonoma del Guang Xi, mons. Tan Yan Quan ha ordinato tre diaconi diocesani, durante una Messa concelebrata da una ventina di sacerdoti provenuti da tutto il Paese, ed anche dal Vietnam. Nella stessa liturgia, sei religiose della Congregazione diocesana della Sacra Famiglia hanno emesso i voti perpetui e quattro hanno rinnovato i voti temporanei, alla presenza di una quarantina di religiose del continente e di Hong Kong e di oltre mille fedeli. La Congregazione diocesana delle Piccole Sorelle di Santa Teresa della diocesi di An Guo della provincia dell’He Bei ha festeggiato 80 anni di fondazione nella festa della sua Patrona, insieme ad un gruppo di pellegrini olandesi e a più di cinquecento fedeli locali. Anche la parrocchia dedicata a Santa Teresa del Bambino Gesù del distretto di Chang An, della città di Hai Ning nella provincia di Zhe Jiang, ha festeggiato 80 anni di fondazione. E’ la prima chiesa cinese dedicata alla Santa Patrona delle Missioni, ed anche la prima chiesa costruita con le offerte dei fedeli. Oggi è il Santuario più frequentato nella zona a sud del fiume azzurro. Grazie ad una saggia e coraggiosa suora locale, le reliquie della santa conservate nel Santuario, sono state conservate intatte anche durante la rivoluzione culturale. Infine la parrocchia dedicata alla Risurrezione di Gesù della diocesi di Zhou Cun, nella provincia di Shan Dong, e la parrocchia di Xia Men dedicata alla Madonna del Rosario, sono state consacrate in questo mese dedicato alle missioni. (R.G.)

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    Nella Giornata Missionaria ordinato il primo sacerdote camilliano indonesiano

    ◊   Ieri, 83° Giornata Missionaria Mondiale, a Maumere nell’isola indonesiana di Flores, è stato ordinato il primo sacerdote camilliano indonesiano, padre Alfons Oles. Nella stessa celebrazione sono stati ordinati 17 giovani missionari verbiti. Secondo quanto comunica all’agenzia Fides padre Luigi Galvani, da oltre 30 anni missionario nelle Filippine, padre Alfons Oles è nato 32 anni fa nella zona montagnosa della stessa isola di Flores, ed ha completato gli studi filosofici e teologici e la sua formazione religiosa nel Teologato camilliano di Manila, nelle Filippine. L’ordinazione di padre Alfons, che non a caso è stata celebrata nella giornata che ricorda i missionari di tutto il mondo, conferma la vitalità della missione che porta l’annuncio del Vangelo fino agli estremi confini della terra, commenta padre Galvani. Questa ordinazione rappresenta infatti un momento importante per i missionari Camilliani che, già presenti in nove paesi dell’Asia, si apprestano ora a stabilire la loro presenza anche in Indonesia. Padre Alfons sarà, assieme ai suoi compagni, la “forza umana” pronta ormai a rientrare nel suo paese. Recentemente, infatti, è stato fatto il primo passo prendendo in affitto una piccola casa a Maumere, isola di Flores, per farne, quanto prima, il luogo del primo seminario camilliano in Indonesia. L’isola di Flores, la cui popolazione supera il milione di abitanti con 80% di cattolici, ha dato abbondanti vocazioni alla Chiesa cattolica: sono centinaia i sacerdoti, i religiosi e le religiose originari di quest’isola che lavorano, oggi, come missionari in diversi paesi del mondo. (R.P.)

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    Nel Nordest dell’India prosegue con successo la missione fra i tribali

    ◊   La giovane diocesi di Miao, nata nel 2006, in un angolo sperduto dell’India nordorientale, prosegue con successo l’opera di evangelizzazione delle popolazioni tribali, che abbracciano con gioia la Buona Novella: è quanto comunica all’agenzia Fides mons. George Pallipparambil, vescovo locale, che ha promosso una campagna di missione nei villaggi remoti della regione Himalayana, dove si estende il territorio diocesano. Nella diocesi fioriscono le vocazioni alla vita sacerdotale consacrata e l’evangelizzazione procede a gonfie vele. I numeri che il vescovo comunica all’agenzia Fides mostrano la crescita del personale e dei fedeli: nel 2006 vi erano 20 preti e 27 suore, mentre oggi i sacerdoti sono 59, operanti in 20 parrocchie e 5 nuove stazioni missionarie, con un numero crescente di catechisti e fedeli laici. Una delle attività regolarmente programmate nella diocesi è infatti il training e l’aggiornamento del laicato, che diventa protagonista della missione, specie nelle aree remote. “I progressi che abbiamo compiuto in questi anni sono sorprendenti : ringraziamo il Signore per questo fiume di grazia”, dice a Fides il vescovo. “Il numero dei villaggi tribali che si convertono cresce di continuo, la Chiesa riceve sempre nuove offerte di collaborazione da villaggi poveri, e questo ci dà ogni giorno la testimonianza di come lo Spirito agisca e conquisti i cuori a Cristo”. La diocesi di Miao si estende su un’area montuosa nel Nordest dell’India, abitata da gruppi tribali. Mons. George Pallipparambil, guida una comunità di oltre 75mila fedeli molto impegnati in attività missionaria e di assistenza sociale. La Chiesa, racconta il vescovo, “è fortemente impegnata nel campo dell’istruzione e dello sviluppo sociale, costruendo seminari, scuole, dispensari, ospedali per venire incontro alle esigenze della popolazione”. (R.P.)

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    Colombia: lanciata la Missione continentale nell’arcidiocesi di Popayán

    ◊   Alla presenza di numerosi fedeli provenienti da tutte le parrocchie, l’arcidiocesi di Popayán ha lanciato ufficialmente la sua Missione continentale il 12 ottobre. La celebrazione è stata presieduta da mons. Iván Antonio Marín López, arcivescovo di Popayán e concelebrata da mons. Julio Hernando García, vescovo ausiliare di Cali, il quale ha parlato ai partecipanti sulla spiritualità del processo della Nuova Evangelizzazione. All’evento hanno preso parte anche sacerdoti, seminaristi del Seminario Maggiore, religiosi e religiose, ed oltre 3500 laici delegati delle differenti comunità parrocchiali. Il momento centrale del lancio della Missione è stato costituito dalla consegna della Croce e del Trittico della Missione Continentale da parte dell’arcivescovo a ciascun parroco, con l’impegno di animare tutti i fedeli con entusiasmo, audacia e fervore, nell’urgenza della Missione e nello spirito del Piano pastorale della Nuova Evangelizzazione, che l’arcidiocesi va sviluppando, avendo come orizzonte la costruzione di comunità evangelizzate ed evangelizzatrici. Come si legge dalla nota informativa diffusa dal Dipartimento di Comunicazione della Conferenza Episcopale Colombiana, inviata all'agenzia Fides, con il lancio della Missione continentale, “la Chiesa arcidiocesana di Popayán si unisce al desiderio di tutta la Chiesa dell’America Latina non solo di dichiarare una Grande Missione Continentale come momento privilegiato per giungere ai più lontani ed indifferenti, ma come impegno di tutti i cristiani per una missione Integrale Permanente che mantenga la Chiesa in una costante azione evangelizzatrice”. (R.P.)

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    Argentina: presentato il primo Congresso missionario della diocesi di Morón

    ◊   “Discepoli missionari: Voi siete la luce del mondo ed il sale della terra”. E’ il tema del primo Congresso missionario della diocesi di Morón, previsto dal 21 al 23 maggio 2010. “Desideriamo che sia un impulso per la nostra diocesi e favorisca la partecipazione di tutti”, ha affermato don Silvio Rocha, direttore diocesano dell’equipe per l’animazione missionaria, in occasione della presentazione del documento di lavoro del Congresso e del relativo logo. Il documento è un sussidio per la preparazione dell’evento. Per quanto riguarda il logo, al centro vi è il riferimento alla terra”, rappresentata dalla mappa della diocesi”. I diversi territori della diocesi “hanno un colore differente per simboleggiare la diversità esistente in ciascun luogo”. Anche se sono molteplici le differenze, tutti però sono chiamati ad essere “sale della terra”. Si vedono quindi definite “moltitudini di uomini e donne”, chiamati da Gesù ad essere discepoli. Un invito – ricorda l’agenzia Fides – rivolto a tutti, “laici, seminaristi, catechisti, religiosi, religiose, giovani”. Dalla mappa fuoriescono infine raggi di luce verso ogni direzione. “Ci accompagna la presenza di Dio, rappresentata dallo Spirito Santo”, mediante una colomba. (A.L.)

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    Sud Corea: l’importanza della famiglia nel rapporto giovani e fede

    ◊   Gli adolescenti e i giovani coreani sono molto interessati alla fede e desiderano approfondire e vivere il rapporto con Dio: a dispetto di analisi esistenti e della fotografia di un mondo giovanile pervaso da consumismo e materialismo, l’inchiesta condotta dall’Istituto Don Bosco per la Pastorale giovanile a Seul, ha rivelato che il numero degli adolescenti che, per loro precisa volontà, frequentano la Santa Messa e vogliono compiere un cammino di fede è quattro volte più alto di quelli che non intendono farlo. Secondo i risultati dell’inchiesta, inviati all’agenzia Fides, per la larga maggioranza dei 2.796 ragazzi cattolici interpellati in 117 parrocchie di 13 diocesi, la fede rappresenta un punto importante della vita, mentre gli insegnamenti e gli esempi ricevuti dai genitori sono un’eredità importante che non va dimenticata. Il 91% dei giovani intervistati ha dichiarato di frequentare la Santa Messa regolarmente e con interesse, e solo il 9% ha detto di farlo senza motivazioni o per assolvere un obbligo. In particolare il 93,5 % dei giovani ha sottolineato di avere entrambi i genitori cattolici e di aver ricevuto da loro l’esempio a vivere con l’Eucarestia il giorno del Signore: “Questo elemento – ha commentato il salesiano padre Marcellino Baek Gwang-hyeon, direttore dell’Istituto – crea un evidente correlazione fra la fede e la pratica cristiana dei genitori e quella dei figli". Il 42,4% degli adolescenti ha detto anche di frequentare la Messa con piacere insieme con i genitori, confermando che i primi catechisti sono proprio i genitori, nell’ambito della quotidianità della vita familiare. Padre Marcellino ha concluso: “L’inchiesta dona speranza alla Chiesa coreana per la propensione dei giovani a vivere la fede e ci aiuta promuovere una pastorale giovanile che sia centrata sulla famiglia e cerchi collaborazione con le famiglie. I risultati ci mostrano quanto importante sia la vita di fede in famiglia per l’efficacia dei programmi di pastorale giovanile”. (R.P.)

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    Filippine: il cardinale Rosales sul prossimo presidente del Paese

    ◊   Una persona autenticamente devota, moralmente irreprensibile, corretta, rispettosa della vita umana e attenta ai poveri: questo è il presidente che i filippini dovranno eleggere alle prossime elezioni presidenziali del 2010. Lo ha detto il cardinale Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila, in un’intervista a “Radio Veritas”. Il 30 novembre è il termine ultimo per la presentazione delle candidature. Secondo il porporato è importante che la gente sappia cosa cercare in un candidato sin dalle prime battute della campagna elettorale, poiché il Paese ha bisogno di un buon leader, soprattutto nell’attuale congiuntura economica. Il cardinale ha indicato quattro qualità fondamentali per un buon leader, anticipando che il prossimo mese di gennaio l’arcidiocesi pubblicherà una lista più dettagliata. La prima qualità è il timore di Dio: “Se un candidato si mostra falsamente devoto solo per ottenere consensi, allora non dobbiamo votarlo. Un buon candidato – ha proseguito - dovrebbe poi rispettare la vita, preoccuparsi dei poveri e non essere coinvolto in alcuna malversazione. Se un candidato possiede tutte queste quattro qualità, allora merita di essere un leader, perché conosce il valore non solo del suo Paese e della sua gente, ma anche della vita”, ha detto l’arcivescovo di Manila. (L.Z.)

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    Canada: Assemblea dei vescovi su temi ecclesiali internazionali e nazionali

    ◊   I vescovi del Canada si riuniscono da oggi al 23 ottobre in Assemblea Plenaria a Cornwall, nell’Ontario, per riflettere sulle principali questioni ecclesiali internazionali e nazionali, affrontare collegialmente aspetti pastorali, ed esaminare tematiche sociali, politiche e culturali di attualità. I circa 90 vescovi presenti tracceranno un bilancio dell’ultimo anno pastorale, attraverso l’esame dell’attività svolta da consigli, comitati e commissioni della Conferenza medesima. Nel contesto dell’anno sacerdotale indetto dal Santo Padre Benedetto XVI, il prof. Richard Gaillardetz, docente di Teologia all’Università di Toledo (Ohio, Stati Uniti), terrà due conferenze, la prima dedicata all’impatto del Vaticano II sul sacerdozio e sulla sua realtà attuale e la seconda sul rapporto tra il ministero sacerdotale e il sacerdozio dei battezzati. Tra le questioni al centro del dibattito figurano inoltre l’identità cattolica nella sfera pubblica, i rapporti tra cattolici e anglicani, il ruolo dei vescovi nelle questioni attinenti alla vita e l’approccio pastorale in risposta alla povertà che tocca una fascia sempre più numerosa di lavoratori. I vescovi procederanno infine all’elezione dei membri del Consiglio permanete, alla scadenza del loro mandato biennale. (M.V.)

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    Le iniziative dei Carmelitani scalzi per l'ostensione della Sindone

    ◊   In occasione dell'Ostensione della Sindone, in programma a Torino dal 10 aprile al 23 maggio 2010, le Edizioni Ocd dei Carmelitani Scalzi si sono impegnate a realizzare uno strumento pratico, completo ed economico per venire incontro ai numerosi pellegrini che si recheranno a venerare il sudario che avvolse il corpo di Cristo. Realizzato con il Patrocinio del Comitato per l'Ostensione della Sindone, il volume intitolato “Cerco il tuo volto” - ha spiegato a Zenit padre Roberto Fornara, Superiore del Centro Interprovinciale dei Carmelitani Scalzi di Roma - è “una guida che contiene tutte le informazioni necessarie per organizzare il pellegrinaggio: dalle cartine del centro di Torino all’elenco delle chiese con indicazioni logistiche, orari delle celebrazioni, disponibilità per le confessioni, ecc”. “Non mancano ovviamente – ha precisato – spiegazioni sulla Sindone, le corrispondenze con i racconti evangelici, le ricerche scientifiche eseguite in questi ultimi decenni sul Sudario di Cristo. La parte descrittiva, poi, non si limita alla città di Torino, ma si allarga anche ai principali luoghi dello spirito nel territorio piemontese”. “Andare a vedere la Sindone – ha sottolineato – non ha senso per un credente se egli non si impegna a ricercare il volto di Cristo e se non si lascia incontrare dal suo sguardo di misericordia. Ecco perché la parte centrale e più consistente del volume è dedicata ad una Guida alla preghiera”. Il volume propone inoltre i testi liturgici della memoria della Venerazione della Sindone (Eucaristia e Liturgia delle ore), un aiuto per vivere il sacramento della Riconciliazione, il Rosario meditato, una Via Crucis, e soprattutto indicazioni e testi di riflessione per la preghiera personale. In concomitanza con l'Ostensione 2010, le Edizioni Ocd hanno poi annunciato la pubblicazione di una serie di libri di spiritualità di ampia divulgazione, per consentire di vivere spiritualmente al meglio questo evento. Fra le opere previste: una guida alla meditazione dei Vangeli della Passione; una meditazione del Cardinale Carlo Maria Martini sul mistero del male, dell’iniquità e del dolore dal titolo "Il Dio nascosto"; un'antologia di testi di Santi e mistici; un'introduzione alla preghiera contemplativa; e una meditazione sulla Sindone e la vita spirituale del sacerdote. (A.L.)

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    Al Festival di Roma la storia russa sullo sfondo di “The last station” e “Le Concert”

    ◊   La Russia di Tolstoj e quella degli oligarchi: con arguzia e ironia due film al Festival di Roma divertono e commuovono. “The last station” segue da vicino il grande scrittore russo nell’ultimo periodo della vita, mentre “Le Concert”, dopo un drammatico prologo ai tempi sovietici, trasforma in una farsa delicata le avventure di un’orchestra e del suo direttore alle prese con la Mosca di oggi e alla ricerca della gloria perduta. “Non cercherò delle spiegazioni per tutti i problemi. So che la spiegazione di tutto l’esistente – così come il principio di ogni cosa – deve nascondersi nell’infinito”. Era l’anno 1879 quando Tolstoj così rifletteva a chiusura della sua Confessione, un libretto non voluminoso, ma profondissimo, acuto e sincero quanto ad intenzioni. Viene citato da Christopher Plummer che nel film di Michael Hoffman "L’ultima stazione" impersona con grande carisma lo scrittore russo negli anni che precedono la sua scomparsa, avvenuta appunto alla stazione ferroviaria di Astapovo nel 1910. E’ un film attento ai caratteri e alle piccole situazioni più che allo sviluppo narrativo, che si sofferma soprattutto sulle figure, quasi titaniche nella loro forza travolgente, ma molto umane nella loro debolezza, di Tolstoj e della Contessa Sofia, sua moglie, amata e odiata, interpretata da una come sempre splendida Helen Mirren. Gli scontri e le carezze, le colazioni e i litigi, avvengono quotidianamente nel loro soltanto apparente buon ritiro di Jasnaja Poljana. Ci sono di mezzo i diritti delle opere immortali del russo, infatti, e le questioni ereditarie, ci sono i suoi principi filosofici che lo incupiscono più che dargli sollievo, c’è l’amore del passato e la coerenza difficile del presente, e quelle figure di contorno che plaudono incondizionatamente il genio e lo vezzeggiano adulandolo, cercando di sfruttarne gli ultimi pensieri. E’ un film prezioso ed elitario, visivamente pieno di fascino e che ripropone l’eterno confronto acceso dall’essere e dalle tentazioni dell’avere, qui complicate dalla fama e dalla bizzarria di chi ha anche quei requisiti letterari e spirituali di rara e singolare immortalità. Una Russia completamente diversa, farsesca, con pennellate ironiche e con un commovente finale, è quella che Radu Mihaileanu, il regista romeno del bellissimo "Train de vie", immagina fondendo insieme le note di Čajkovskij e del suo violino, le aspirazioni dell’arte e non poche passioni del cuore. "Le Concert" ha un prologo comunista: ai tempi di Brežnev l’Orchestra del Bolshoi viene depurata dagli elementi di origine ebraica, mandando tutti allo sbando. Il direttore Andreï Filipov è cacciato proprio in una serata a teatro esaurito nel corso della quale il suo concerto, quello dell’”armonia suprema” finalmente raggiunta, viene drammaticamente interrotto, facendo calare il sipario anche sulle aspirazioni di tutta una vita. Trent’anni più tardi, li ritroviamo a vivere di espedienti e con piccoli impieghi molto distanti da quello, assai nobile, legato al suono dei loro strumenti. Ma il destino offre una riparazione inaspettata e così, in un travolgente, secondo capitolo parigino, l’Orchestra e suoi professori hanno la possibilità di realizzare un sogno del passato e dare spazio alle lacrime del presente, proprio quando, finalmente, trionfa la bontà. (A cura di Luca Pellegrini)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: violenti scontri nel Sud Waziristan

    ◊   Sono proseguiti per tutta la notte i duri scontri tra esercito e talebani nel Sud Waziristan, la regione pachistana al confine con l'Afghanistan, dove le forze di Islamabad hanno lanciato tre giorni fa un’offensiva militare contro i ribelli e i miliziani di Al Qaeda. I morti si contano a decine, riferiscono testimoni citati dalla Bbc online. Le forze di sicurezza hanno bombardato con l'artiglieria le postazioni dei ribelli a Wana, Servakai, Manzai, Jandola e Razmak, mentre i caccia attaccano dal cielo i talebani a Makeen, Nawazkot, Spinkamar, Khaisora. E le operazioni nel Sud Waziristan sono state al centro dei colloqui tra il primo ministro pachistano Gilani e il generale americano David Petraeus, comandante del comando centrale Usa, e del generale Stanley McChrystal, comandante in capo delle forze Usa e Isaf in Afghanistan. Intanto, molte scuole in Pakistan resteranno chiuse per alcuni giorni a partire da oggi per paura di attentati. La decisione è stata presa a seguito dell'inizio delle operazioni militari in Sud Waziristan contro i talebani, che fanno temere una reazione violenta degli insorti nelle grandi città come Islamabad, Karachi e Lahore.

    Afghanistan
    La commissione reclami afghana (Ecc) presenterà oggi pomeriggio alla commissione elettorale (Iec) il risultato dell'esame sui voti delle elezioni presidenziali afghane, dopo le denunce di brogli. Lo ha annunciato una portavoce della Ecc. Da parte sua, un influente componente della campagna di Hamid Karzai ha criticato il metodo utilizzato dalla commissione reclami (Ecc) sotto l'egida Onu, denunciando i tentativi per portare la percentuale del presidente uscente al di sotto del 50%.

    Almeno nove persone uccise in attentati ieri a Baghdad
    Almeno nove persone sono rimaste uccise e una trentina ferite per una serie di attentati, avvenuti ieri a Baghdad, secondo quanto ha reso noto in serata la polizia. Nel quartiere sunnita di Adhamiya, due bombe - una collocata sotto un'auto e una nascosta su una moto - hanno ucciso otto civili ferendone altri 29. Le forze di sicurezza ritengono che il duplice attentato sia stato opera di attivisti vicini ad Al Qaeda. In un quartiere sud della capitale irachena, inoltre, nella tarda serata di ieri un poliziotto è stato ucciso da un franco tiratore.

    Negoziati israelo-palestinesi
    “La finestra della speranza, fra breve, si chiuderà. Entro la fine del 2010, se Israele non crederà nella soluzione dei due Stati, svanirà la possibilità di un futuro Stato palestinese, per questioni geografiche: i territori già sono frammentati in cantoni”. A sottolineare la necessità di un intervento rapido è re Abdallah di Giordania. Intervistato dal quotidiano italiano "La Repubblica", Abdallah sottolinea che intervenire “spetta all'America e all'Europa. Israele abbia il coraggio di sedersi al tavolo coi palestinesi, con una fortissima copertura del presidente Obama e il sostegno saldo della Ue. Decida se integrarsi nel mondo arabo-musulmano - prosegue - o continuare a essere una fortezza, con le calamità che ne derivano per lei e tutti noi. Per ora sta scavandosi una fossa, sempre più profonda”. Su Hamas, dice Abdallah, “noi appoggiamo la riconciliazione con Fatah promossa dall'Egitto. America ed Europa decidono da sè la loro politica. Riconoscano però l'urgenza, il prezzo terribile che tutti pagheremo. Capiscano anche che a Gaza sta consumandosi una catastrofe umanitaria, che l'assedio va sbloccato al più presto”.

    Turchia
    Con un segno di buona volontà nei confronti dell'apertura democratica del governo di Ankara nei confronti della minoranza curda, una trentina di militanti del fuorilegge Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) hanno fatto sapere di arrendersi alle autorità turche. Purtroppo, il rientro del primo convoglio di militanti provenienti dall'Iraq del Nord proprio per arrendersi è stato segnato stamane da un incidente d’auto in cui ha perso la vita una persona e altre tre sono rimaste ferite. I 34 militanti che si arrendono arriveranno in gruppi separati da un campo nella zona montagnosa di Kandil e dal campo di Makmur, alla frontiera con l'Iraq. Tra loro ci sono anche donne e bambini.

    Grecia
    Il nuovo governo socialista greco, guidato dal premier Georges Papandreou, ha ottenuto nella notte il voto di fiducia da parte del parlamento di Atene e potrà iniziare così la sua promessa battaglia contro la crisi economica e la corruzione. A favore dell'esecutivo hanno votato tutti i 160 parlamentari del Pasok, il Partito socialista che nelle elezioni del 4 ottobre ha nettamente sconfitto i conservatori di "Nuova democrazia" guidati da Costas Karamanlis. “Non sarà facile quanto ci attende ma sono ottimista, nei prossimi quattro anni faremo del nostro meglio per portare avanti il mandato datoci dal popolo e per questo chiedo la vostra fiducia”, ha detto Papandreou all'Assemblea prima del voto. Il votato di fiducia al governo Papandreou è giunto dopo tre giorni di dibattito sulle dichiarazioni programmatiche. Durante il dibattito, il leader uscente del partito "Nuova Democrazia" (Nd), l'ex premier Costas Karamanlis ha promesso una “opposizione costruttiva”.

    In Italia, 12 avvisi di garanzia per la casa dello studente dell’Aquila
    In Italia sono 12 gli avvisi di garanzia relativi alla casa dello studente dell’Aquila che stanno per essere recapitati ad altrettante persone che avrebbero avuto delle responsabilità per il crollo della struttura al momento del terremoto il 6 aprile scorso. Nel crollo sono morti 8 giovani. Lo ha reso noto oggi il procuratore della Repubblica, Alfredo Rossini. Il procuratore ha detto che "entro oggi le iscrizioni verranno notificate alle persone e probabilmente saranno fissati gli interrogatori che hanno una funzione importante per iniziare la dialettica processuale". Le ipotesi di reato sono omicidio colposo e disastro colposo anche se il procuratore capo ha sottolineato: "Ancora mi riservo di definire l'aspetto del dolo".

    Distrutta da integralisti islamici una moschea sufi in Somalia
    Gli integralisti islamici Shabaab, ritenuti il braccio armato di Al Qaeda in Somalia, hanno attaccato e distrutto una moschea sufi e la tomba del religioso, Sheikh Ali Ibaar, in onore del quale il tempio era stato eretto. L'attacco, preceduto da raffiche di colpi in aria per dar tempo di scappar via a quanti si trovavano in preghiera nella moschea, è avvenuto nella serata di ieri a Galhareeri, piccola località nel centro della Somalia. Non è la prima volta che gli Shabaab attaccano istituzioni sufi: una volta hanno ucciso anche molti studenti che studiavano in una loro scuola-moschea.

    Ucciso capo Al Qaeda in Algeria
    Era ricercato da 14 anni, Mourad Louzai, uno dei due uomini uccisi il 7 ottobre dall'esercito algerino e considerato uno dei più importanti emiri (capo terrorista) di Al Qaeda per il Maghreb Islamico. Louzai, alias Bouh Abou Qotada El Salafi, 43 anni, scrive l'agenzia Aps, era un responsabile dell'organizzazione criminale incaricato delle relazioni interne tra i comandi delle diverse zone del Paese. Entrato a far parte dei gruppi armati di matrice islamica già nel 1994, viene in seguito nominato emiro della 'katibat Al Ansar', cellula del Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento (Gspc) attiva nella regione di Algeri, e partecipa attivamente a numerosi attentati terroristici. L'emiro è stato ucciso il 7 ottobre nella regione di El Bayadh (sud-ovest algerino). Secondo fonti ufficiali, numerosi combattenti del braccio nordafricano di Al Qaeda sono stati uccisi nelle ultime settimane, gli ultimi tre durante una vasta offensiva militare ancora in corso sulle montagne della Cabilia.

    Nuovo round di negoziati tra Usa e Russia a Ginevra
    Un nuovo round di negoziati sulla riduzione di armi nucleari strategiche tra Stati Uniti e Russia è cominciato stamane a Ginevra. Lo ha riferito una fonte vicina alle trattative. I negoziati sono tesi a raggiungere un accordo sulla riduzione e la limitazione delle armi strategiche offensive per sostituire il Trattato Start (Strategic Arms Reduction Treaty) che scadrà il prossimo 5 dicembre. L'ultimo round, il sesto, si era svolto a fine settembre sempre a Ginevra. "Ci siamo accordati che faremo di tutto per terminare questo lavoro entro il 5 dicembre", aveva detto Lavrov al termine dell'incontro con la collega Usa, Hillary Clinton, lo scorso 13 ottobre a Mosca. I colloqui si svolgono a porte chiuse.

    Presto negli Usa il numero due della delegazione nordcoreana sul nucleare
    Gli Stati Uniti hanno dato luce verde alla visita in Usa di Ri Gun, alto funzionario di Pyongyang, già numero due della rappresentanza nordcoreana impegnata nei colloqui a sei nazioni sul nucleare. Il Dipartimento di Stato Usa ha, infatti, confermato il nulla osta alla concessione del visto per l'inviato nordcoreano, che ufficialmente si recherà a fine ottobre negli Stati Uniti per partecipare a una serie di conferenze sull'Asia. Secondo gli osservatori internazionali, tuttavia, la missione di Ri, attualmente responsabile degli affari nordamericani presso il Ministero degli Esteri nordcoreano, punterebbe in realtà a riavviare il dialogo con Washington nell'ambito delle trattative sul disarmo atomico di Pyongyang. Stando alle indiscrezioni, riportate dalla stampa di Seul, che aveva già segnalato la possibile trasferta di Ri negli Usa, il diplomatico nordcoreano avrà una serie di incontri informali con alcuni rappresentanti dell'amministrazione americana, mentre il regime comunista conterebbe in uno scambio di visite per accogliere in seguito a Pyongyang una delegazione statunitense. Ri in passato aveva già visitato gli Stati Uniti per far avanzare i negoziati sul nucleare a sei nazioni, cui partecipano le due Coree, Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone, adesso in fase di stallo. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 292

     
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