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Sommario del 16/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa alla Fao: per sconfiggere la fame nel mondo, cambiare stili di vita e mettere da parte privilegi e profitti
  • Pace, Europa, ambiente e difesa della vita tra i temi delle udienze del Papa al premier ucraino Timoshenko e al Principe Alberto di Monaco
  • Altre udienze e nomine
  • Africa schiavizzata dal potere del denaro. L’appello dei Padri sinodali: annullare il debito è un atto di giustizia, non di carità
  • Rispetto della libertà di coscienza e di religione, base di pace e sviluppo: così il Messaggio agli indù per il Diwali
  • Mons. Migliore all’Onu: non utilizzare mai le leggi come strumento di oppressione e rafforzare l'impegno per proteggere i diritti dei bambini
  • Inaugurata presso i Musei Vaticani la mostra "Astrum 2009"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Nuovo attacco talebano in Pakistan: numerose vittime
  • Indonesia. Nuova scossa di terremoto: proseguono le operazioni di soccorso
  • Il Programma “Dream” della Comunità di Sant’Egidio alla Conferenza sull’Aids pediatrico
  • Congresso a 30 anni dalla Redemptor hominis: intervista con il cardinale Caffarra
  • Chiesa e Società

  • Grande manifestazione a Madrid per la vita
  • Attese e speranze per la sorte di padre Sinnott, rapito nelle Filippine
  • Congresso Missionario dell’India. La testimonianza di mons. Barwa: i missionari mi hanno salvato
  • I vescovi libanesi: molti politici dominati da interessi personali
  • La Marcia per la Pace in Medio Oriente chiede di riaprire la striscia di Gaza
  • Il Pakistan si prepara ad affrontare una nuova emergenza umanitaria
  • "Stand up", tre giorni per ricordare ai governi gli impegni presi contro la povertà
  • Marcia in ricordo della deportazione degli ebrei di Roma avvenuta il 16 ottobre 1943
  • “Vangelo senza confini”, il tema della Chiesa italiana per l'83.ma Giornata missionaria
  • In Campidoglio pranzo per rifugiati politici, ex detenuti e senza fissa dimora in ricordo di don Di Liegro
  • Oggi a Firenze incontro sul pensiero di don Luigi Sturzo
  • Concluso ad Assisi il convegno sul Vangelo nelle opere di carità dei religiosi in Italia
  • Fiera del libro di Francoforte: i libri del Papa sempre più diffusi
  • 24 Ore nel Mondo

  • Il Consiglio dei diritti umani dell'Onu approva il rapporto che accusa Israele e Hamas di crimini di guerra a Gaza
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa alla Fao: per sconfiggere la fame nel mondo, cambiare stili di vita e mettere da parte privilegi e profitti

    ◊   “L’accesso al cibo è un diritto fondamentale delle persone e dei popoli”, si devono cambiare stili di vita, promuovere lo sviluppo agricolo dei Paesi più poveri e mettere da parte privilegi e profitti per sconfiggere il flagello della fame che colpisce oltre un miliardo di persone nel mondo. E’ quanto afferma Benedetto XVI nel messaggio per l’odierna “Giornata mondiale dell’alimentazione” inviato al direttore generale della Fao, Jacques Diouf. La crisi attuale – scrive il Papa - chiede ai governi e alle diverse componenti della Comunità internazionale di “operare scelte determinanti ed efficaci”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    “Garantire a persone e popoli la possibilità di sconfiggere il flagello della fame significa assicurare loro un accesso concreto a un’adeguata e sana alimentazione”. Si tratta di “una concreta manifestazione del diritto alla vita che, pur solennemente proclamato, resta troppo spesso lontano da una piena attuazione”. L’odierna Giornata, incentrata sul tema “Raggiungere la sicurezza alimentare in tempo di crisi”, invita a considerare il lavoro agricolo come elemento fondamentale della sicurezza alimentare. Per tale motivo – spiega il Santo Padre – l’agricoltura deve poter disporre di un sufficiente livello di investimenti e di risorse”. I beni della creazione sono limitati per loro natura e richiedono, pertanto, atteggiamenti responsabili: “Una profonda solidarietà e una lungimirante fraternità sono dunque necessari”.

     
    "In particolare – ha aggiunto - il dramma della fame potrà essere sconfitto solo 'eliminando le cause strutturali che lo provocano e promuovendo lo sviluppo agricolo dei Paesi più poveri mediante investimenti in infrastrutture rurali, in sistemi di irrigazione, in trasporti, in organizzazione dei mercati, in formazione e diffusione di tecniche agricole appropriate, capaci cioè di utilizzare al meglio le risorse umane, naturali e socio-economiche maggiormente accessibili a livello locale'” (Caritas in veritate, n. 27).

     
    Il Papa sottolinea che “il conseguimento di questi obiettivi richiede una necessaria modificazione degli stili di vita e dei modi di pensare”. “Obbliga la Comunità internazionale ad intervenire in maniera più adeguata e determinata”. Il Santo Padre auspica che tale intervento “possa favorire una cooperazione che protegga i metodi di coltivazione propri di ogni area ed eviti un uso sconsiderato delle risorse naturali”. Il Papa auspica anche che tale cooperazione “salvaguardi i valori propri del mondo rurale e i fondamentali diritti dei lavoratori della terra”.

     
    L’esperienza dimostra che le soluzioni tecniche, pur avanzate, mancano di efficacia “se non si riferiscono alla persona, principale protagonista che, nella sua dimensione spirituale e materiale, è origine e fine di ogni attività”. Mettendo da parte privilegi, profitti e comodità – conclude il Pontefice – questi obiettivi potranno essere realizzati a vantaggio di uomini, donne, bambini, famiglie e comunità che vivono nelle aree più povere del pianeta.

     
    Aprendo la celebrazione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, ha ammesso che l'obiettivo fissato dal precedente World Food Summit di ridurre della metà il numero di persone che soffrono la fame, "non sara' raggiunto". Nel 2009 tale numero è cresciuto del 9%. Sulle ragioni del fallimento nella lotta alla fame nel mondo, Stefano Leszczynski ha sentito Elisa Bacciotti, portavoce della Campagna Oxfam/Ucodep:

    R. – Il fallimento nella lotta alla fame non deve farci credere che la fame è sempre esistita e che in fin dei conti non si può sconfiggere, perché questo non è vero. Sconfiggere la fame è una questione di volontà politica, che deve esserci, sia da parte dei Paesi del nord del mondo sia da parte dei Paesi del sud del mondo. I Paesi del nord del mondo, negli ultimi 20 anni, hanno ridotto drasticamente il loro sostegno all’aiuto pubblico allo sviluppo per l’agricoltura. C’è bisogno di un aumento, in questo settore. Tuttavia, vorrei anche sottolineare che questi aiuti devono essere spesi in modo migliore: devono essere diretti al sostegno di politiche, capaci a livello nazionale, quindi nei Paesi in via di sviluppo, di sostenere i piccoli agricoltori.

     
    D. – Innestare questo circolo virtuoso, non solo aiuta ad eliminare il problema della fame, ma procura anche stabilità politiche, quindi pace e sviluppo...

     
    R. – I Paesi ricchi devono iniziare a considerare la sicurezza alimentare come una vera e propria questione di sicurezza globale, perché se la fame continuerà ad aumentare, il risultato sarà un mondo in cui migrazioni forzate, instabilità politica e conflitti non faranno che crescere e questo si tradurrà in un aumento della spesa anche dei Paesi ricchi per proteggersi da sfide connesse alla sicurezza globale.

     
    D. – Ecco, se da un lato si punta molto sulle responsabilità dei governi, quindi le responsabilità della politica internazionale, è possibile individuare delle responsabilità anche a livello culturale di opinione pubblica?

     
    R. – Sicuramente nei Paesi più ricchi, nei Paesi più sviluppati, il cibo è considerato una risorsa da darsi per scontata. Secondo le nostre analisi, la metà del cibo prodotto del mondo viene addirittura sprecata e proprio nei Paesi più ricchi. C’è sicuramente bisogno di sviluppare una riflessione nei nostri Paesi, per aumentare la sobrietà del nostro stile di vita. C’è sicuramente anche bisogno che i Paesi più ricchi, a livello di politica invece, riconsiderino le politiche nazionali, che hanno causato l’attuale crisi alimentare. Penso appunto ad alcune politiche europee di sostegno alla produzione agricola che hanno effetti perversi nei confronti della produzione agricola del sud del mondo.

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    Pace, Europa, ambiente e difesa della vita tra i temi delle udienze del Papa al premier ucraino Timoshenko e al Principe Alberto di Monaco

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani in udienza il principe Alberto II di Monaco e il primo ministro dell’Ucraina, Yulia Timoshenko. Nel corso dei cordiali colloqui con il premier ucraino, informa una nota della Sala Stampa vaticana, sono stati affrontati “temi inerenti la promozione della pace e la collaborazione internazionale, specie in ambito europeo”. Inoltre, il Papa e la Timoshenko si sono soffermati “sul contributo che la Chiesa cattolica, di entrambe i riti, offre alla società ucraina, soprattutto in campo educativo e nella diffusione dei valori umani e cristiani”. Inoltre, prosegue il comunicato, “si è richiamato l’insieme delle questioni di interesse comune nei rapporti tra le autorità civili e quelle religiose, auspicando che i recenti positivi sviluppi aiutano la soluzione delle questioni ancora pendenti”.

    Nell’udienza al Principe di Monaco, informa ancora la Sala Stampa della Santa Sede, si è parlato di “questioni di attualità internazionale, come lo sviluppo integrale dei popoli, la protezione delle risorse naturali e dell’ambiente”. Tra i temi di comune interesse affrontati, conclude la nota, “l’importanza di una solida formazione culturale e morale delle giovani generazioni e la difesa della vita in tutte le sue fasi”.

    Dopo i colloqui con il Papa, il premier Timoshenko e il principe di Monaco si sono incontrati con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e con mons. Dominique Mamberti, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e mons. Angelo Becciu, arcivescovo tit. di Roselle, nunzio apostolico a Cuba.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo di Radom (Polonia) mons. Henryk Marian Tomasik, finora vescovo titolare di Fornos minore ed ausiliare di Siedlce. Mons. Henryk Marian Tomasik è nato il 4 gennaio 1946 a Łuków (diocesi di Siedlce). E’ stato ordinato sacerdote il 31 maggio 1969. In qualità di presidente della Commissione per la Pastorale Giovanile della Conferenza episcopale polacca ha preparato decine di migliaia di giovani polacchi a partecipare agli incontri mondiali con il Papa ed è stato invitato dalla Santa Sede come catechista a tutte le Gmg. Attualmente nella Conferenza episcopale polacca ricopre gli incarichi di: presidente del Consiglio episcopale per la pastorale della gioventù, membro della Commissione per l’educazione cattolica, membro dei Consigli: per i polacchi all’estero, per le migrazioni, turismo e pellegrinaggi; per la famiglia.

    Il Papa ha nominato membro del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari il padre camilliano Felice Ruffini.

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    Africa schiavizzata dal potere del denaro. L’appello dei Padri sinodali: annullare il debito è un atto di giustizia, non di carità

    ◊   Il Sinodo dei Vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano sui temi della riconciliazione, la giustizia e la pace, lavora oggi alla preparazione delle Proposizioni finali. Le diverse bozze verranno consegnate alla segreteria generale del Sinodo, che provvederà poi ad unificarle ed emendarle. Il documento finale sarà, quindi, sottoposto al voto dell’Assemblea. Intanto, tra le varie proposte avanzate fino ad ora dai Padri Sinodali, spicca quella di annullare il debito estero dell’Africa. “Sopprimerlo, puramente e semplicemente, non è più un atto di carità, ma di giustizia”, ha detto in Aula il cardinale Bernard Agré, arcivescovo emerito di Abidjan, in Costa d’Avorio. “L’attuale Sinodo – ha continuato il porporato - dovrebbe considerare questo problema dell’annullamento dei debiti che incidono in modo troppo pesante su alcuni popoli”. Ma ascoltiamo lo stesso cardinale Agré al microfono di Paolo Ondarza:

    R. – Sono debiti così grossi, che mai i popoli saranno in grado di pagarli. E’ un modo per dire: “Voi non avete il denaro per pagare? Allora, date il petrolio, tutto quello che avete, le ricchezze naturali …”. E’ un contratto ingiusto! Si può dire che questi Paesi sono diventati prigionieri del denaro. E’ una sorta di schiavitù moderna. Secondo quanto affermano gli economisti, l'Africa per un dollaro ricevuto ne deve restituire otto!

     
    D. – Quindi, il Sinodo può essere l’occasione per chiedere ancora una volta, e con più forza: “annulliamo il debito”?

     
    R. – Sì, perché è una giustizia, non un atto di carità. Perché veramente abbiamo pagato! Perché continuare a pagare? Diamo ancora denaro a chi? E’ troppo pesante, per noi!

     
    D. – Lei è arcivescovo emerito di Abidjan. Per quanto riguarda la Costa d’Avorio, in che termini è schiacciata da questa realtà del debito?

     
    R. – Il debito della Costa d’Avorio è molto elevato; per questo debito, ogni anno dobbiamo pagare, pagare e pagare. Il debito riguarda almeno il 40 per cento del budget. Non c’è più denaro, e quindi non ci sono più fondi per l’educazione, per la sanità e per lo sviluppo … Cerchiamo di far sapere a chi va questo denaro, ma non è chiaro. Così, hanno ammazzato il Paese, con i debiti! Bisogna fermare questo: è troppo!

     
    D. – Cambiando completamente argomento: tra i temi affrontati durante questo Sinodo, c’è sicuramente quello della famiglia in Africa …

     
    R. – La famiglia è veramente la roccia sulla quale poggia la casa africana. Senza la famiglia non c’è storia: la famiglia è il luogo in cui si insegna la bontà, la condivisione; è veramente la scuola, la prima scuola, l’inizio di tutto. E poi la famiglia dà anche le vocazioni: in Africa ci sono ancora tante vocazioni. In Europa, in America, si sta distruggendo la famiglia e ora si vuole far passare la teoria del “gender”: ma è un errore grande!

     
    D. – Faceva riferimento, appunto, alla teoria del genere, una teoria che – da quello che si è detto anche qui, ai lavori del Sinodo – sta permeando anche l’Africa …

     
    R. – Noi abbiamo gli stessi film, le stesse parole pronunciate per radio … Quando non c’è la famiglia, la persona è lasciata a se stessa, non ha più riferimenti …

     
    D. – Ma la famiglia tradizionale, in Africa, è ancora forte?

     
    R. – Sì, è forte! E poi, il rispetto per gli anziani: non sono mai abbandonati! Quando si dice: “E’ vecchio!”, in Occidente significa che non conta più niente perché non ha più lavoro, perché non produce. Da noi, non è così: “vecchio” vuol dire “il capo”!

     
    E in occasione del Sinodo dei Vescovi per l’Africa, la città di Roma dedica un’intera giornata a questo continente. Lunedì prossimo, in mattinata, il Campidoglio, ospiterà un convegno internazionale dedicato alla cooperazione in Africa, mentre la sera alle 21.00, presso l’Auditorium della Conciliazione si terrà una serata di musica e cultura africana. Gli eventi sono organizzati dal Comune di Roma, in collaborazione con la Segreteria Generale del Sinodo, la Radio Vaticana, la Comunità di Sant’Egidio e Hope, l’iniziativa del servizio nazionale per la Pastorale Giovanile. La giornata del 19 ottobre vedrà la partecipazione di numerosi Padri Sinodali e del direttore generale della nostra emittente, padre Federico Lombardi. Il servizio di Isabella Piro:

    Roma si mobilita per l’Africa e il 19 ottobre dedica a questo continente un’intera giornata. In mattinata, la Protomoteca del Campidoglio vedrà i lavori del Convegno internazionale intitolato “Africa: quale partnership per la riconciliazione, la giustizia e la pace?” alla presenza degli stessi Padri Sinodali. Alle 21.00, invece, musica e culture africane animeranno l’Auditorium di Via della Conciliazione, in una serata intitolata “Africa: croce in mezzo al mare”. Ma cosa significa questo titolo? Marco Brusati, direttore di Hope:

     
    “Vuol dire che Africa è anche segno che Cristo è ancora presente ed è presente in un continente che soffre. E’ un continente oggetto della speciale attenzione di Cristo e quindi è un continente che è destinato a risorgere”.

     
    Anche i musicisti, gli artisti e i comunicatori sociali, dunque, possono contribuire alla pace. Ancora Marco Brusati:

     
    “Gli artisti fanno cultura, gli artisti non hanno confini. Vuol dire che l’artista in Africa, l’artista in Europa ha lo stesso compito, ha la stessa missione, ovvero quella di formare soprattutto le nuove generazioni ad essere persone e porre gli altri al centro del proprio cuore. Ciò significa che l’arte, in particolare la musica, entra nel cuore dei giovani, scava dentro e li rinnova profondamente, e li mette anche al centro di un pensiero che è questo: prendere coscienza che senza l’altro noi non ci possiamo salvare”.

     
    “Richiamare l’attenzione del mondo sull’Africa” è l’obiettivo di questo progetto, ha spiegato il direttore generale della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, esprimendo l’auspicio che lo spirito dell’iniziativa non si esaurisca in breve tempo:

    “Il nostro spirito è quello di far sentire tutti questi eventi come parte di un unico grande evento. Noi siamo tutti mobilitati e cerchiamo di fare rete, di metterci insieme, perché sia un tempo in cui noi e tutta la comunità cittadina ed ecclesiale ci mobilitiamo per l’Africa e perché questo possa anche continuare dopo”.

     
    Protagonisti degli eventi del 19 ottobre saranno anche i giovani delle associazioni e dei movimenti missionari, per i quali l’Africa non è sinonimo di guerra e disperazione, ma è qualcosa di più. Ascoltiamo le loro voci:

     
    R. – È un continente con mille possibilità davanti a sé, ricco di vita e di passione per la vita.

     
    R. – È una risorsa infinita che con tutte le sue peculiarità dovremmo imparare ad accogliere meglio.

     
    R. – È un cuore che batte. E’ veramente un Paese pulsante di risorse dal punto di vista umano.

     
    D. – Cosa si può fare, secondo te, per aiutare concretamente l'Africa?

     
    R. – Bisogna rispettare anche la gente del posto. Promuovere un progresso con loro e non senza di loro, a loro discapito. Ci vuole un progetto vissuto e pensato anche con loro.

     
    R. – Credo, incidere sulle politiche culturali. Credo che ci vogliano proprio persone che vadano a vivere in Africa, affinché possano conoscere anche un altro modo di investire nel quotidiano, nel lavoro.

     
    R. – Per me si potrebbe fare molto, ad esempio, sostenendo i sacerdoti e i missionari, coloro che spendono la loro vita in questi Paesi, perché le molte difficoltà che incontrano dal punto di vista pratico potrebbero condizionarli nella loro attività più propriamente pastorale e spirituale, che è poi quella che può davvero incidere dal punto di vista sociale.

     
    E tra gli artisti che animeranno l’evento, anche il gruppo degli “Whitest”: sei ragazzi bianchi che cantano la musica “nera” per eccellenza, quella gospel. A dimostrazione che l’Africa riguarda tutti e che tutti possiamo fare qualcosa per l’Africa.

     
    (musica)

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    Rispetto della libertà di coscienza e di religione, base di pace e sviluppo: così il Messaggio agli indù per il Diwali

    ◊   “Una pace duratura” si realizza solo in “un’atmosfera di libertà”: è quanto afferma il tradizionale messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso per la festa del Diwali (o Deepavali) che i fedeli indù celebreranno domani. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Il Diwali è una delle più antiche feste del mondo induista: simboleggia la vittoria del bene sul male, della vita sulla morte. In questa ricorrenza, che riunisce festosamente tutte le famiglie, i fedeli usano accendere candele e lampade per dire che la luce è più forte delle tenebre. Ascoltiamo in proposito mons. Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso:

     
    “La festa del Diwali è la più grande festa degli indù. Penso che spontaneamente il pensiero vada al Paese dove l’induismo è nato ed è maggiormente presente, cioè all’India, Paese nel quale, purtroppo, si sono verificati alcuni episodi di violenza a danno dei cristiani, specialmente nello Stato di Orissa. Questo è il contesto che potremmo considerare, proprio per avere una luce di corretta interpretazione per il messaggio”.

     
    Il messaggio giunge in coincidenza col primo Congresso missionario indiano, in corso a Mumbai, dove si è parlato anche delle violenze anticristiane da parte di estremisti indù scoppiate nell’agosto 2008 e che hanno causato oltre cento morti.

     
    Nel testo il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso si rivolge ai “cari amici indù”. Ma qual è il contenuto principale del messaggio? Ancora mons. Celata:

     
    “E’ consolidare le azioni di amicizia esistenti già con non pochi leader e con tutte le comunità indù. Poi, quanto alla sostanza, vi è un invito a farsi un po’ tutti responsabili di un autentico sviluppo integrale di tutti gli uomini, ad iniziare da quelli a noi più vicini. Uno sviluppo che include il rispetto della dignità di ogni persona umana, soprattutto nelle sue scelte fondamentali, come quella religiosa. Questo rispetto rende possibile la realizzazione spirituale della persona e qui sta la sorgente di energie preziose, per contribuire in un clima di armonia sociale al bene di tutti, cioè allo sviluppo umano integrale di una comunità e dei suoi componenti”.

     
    Lo sviluppo autentico – afferma il cardinale Tauran – suppone “il rispetto per gli altri” e “il riconoscimento della loro libertà: libertà di coscienza, di pensiero e di religione”. “Quando le persone si sentono rispettate nelle loro scelte di fondo come esseri religiosi solo allora esse sono in grado di incontrare gli altri e di cooperare per il progresso dell’umanità” creando “un ordine sociale più pacifico che contribuisce allo sviluppo”. Il messaggio sottolinea anche la necessità della “volontà politica di lavorare per garantire una maggiore protezione dei diritti umani” e finisce con un appello nello spirito della festa del Diwali: “Tutti insieme, come persone di buona volontà, uniamoci per dissipare ogni tenebra che nasconde una vera visione di coesistenza, l’armonia religiosa e lo sviluppo integrale per ogni singola persona”.

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    Mons. Migliore all’Onu: non utilizzare mai le leggi come strumento di oppressione e rafforzare l'impegno per proteggere i diritti dei bambini

    ◊   Lo Stato di diritto deve servire quale fondamento per una società più giusta: è quanto sottolineato, ieri, dall’arcivescovo Celestino Migliore alla sesta commissione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Sempre ieri, l’osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio Onu di New York è intervenuto sulla promozione e protezione dei diritti dell’infanzia. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Non bisogna mai dimenticare che dietro una legge giusta c’è sempre un valore, altrimenti anche il diritto può diventare uno strumento di oppressione: è il richiamo di mons. Celestino Migliore, che nel suo discorso al Palazzo di Vetro ha anche ribadito la necessità di una riforma dell’Onu. Il presule ha sottolineato che per promuovere pace e sicurezza, lo Stato di diritto deve sempre essere legato a principi di giustizia. Troppo spesso, infatti, ha rilevato, le leggi vengono usate come fonti di oppressione e violenza. L’osservatore vaticano ha quindi affermato che, di fronte alla crisi economica globale, lo Stato di diritto a livello internazionale diventa uno strumento vitale per raggiungere gli obiettivi indicati dalla Carta delle Nazioni Unite. D’altro canto, ha aggiunto, in una società globalizzata, la legge internazionale deve promuovere i diritti degli individui e delle società al di là dei confini nazionali. Ma, ha precisato, è opportuno intervenire solo quando una situazione “ha conseguenze globali o lo Stato e la comunità locale falliscono nel mantenere la responsabilità di proteggere”.

     
    Il presule ha rivolto il pensiero al settore dell’economia. Come la recente crisi finanziaria ha dimostrato, è stata la sua riflessione, le singole nazioni non sono più in grado di regolare le proprie economie. Per questo, mons. Migliore ha espresso il sostegno della Santa Sede agli sforzi del segretario generale dell’Onu in favore di un’agenda che evidenzi il legame tra povertà, esclusione legale e ingiustizia. Ancora, ha esortato a lavorare assieme per dare regole giuste agli scambi commerciali in vista di un pieno rispetto della dignità dei lavoratori. Ed ha ribadito che non ci si può concentrare solamente sugli aspetti tecnici ed amministrativi della implementazione dello Stato di diritto. A tal riguardo, ha concluso, una riforma delle Nazioni Unite sarebbe quanto mai utile per promuovere lo Stato di diritto a livello internazionale. La legge internazionale, infatti, continua ad avere una particolare importanza negli ambiti della pace e della sicurezza, dello sviluppo economico e dell’ambiente.

     
    L’osservatore vaticano è intervenuto ieri all’Onu anche sulla protezione dei diritti dei bambini. Mons. Migliore ha esortato i governi che hanno adottato la Convenzione sui diritti dell’infanzia ad applicarla in modo corretto ed efficace. E ciò, ha denunciato, soprattutto perché nell’ultimo decennio più di due milioni di bambini sono stati uccisi durante dei conflitti e sei sono diventati disabili, mentre oltre 300 mila sono stati reclutati come bambini-soldato. Sono troppi i bambini, ha detto mons. Migliore, che vittime della fame e della violenza, dell’Aids e dell’analfabetismo, vedono negato il proprio diritto alla vita. Il presule non ha mancato di rimarcare il compito delle famiglie nella protezione dei diritti dei bambini. Ed ha invitato i governi a promuovere il ruolo dei genitori. La Santa Sede, ha concluso mons. Migliore, ancora una volta riafferma la sua preoccupazione per il benessere di tutti i bambini e delle loro famiglie e continua a chiedere agli Stati di fare lo stesso, ribadendo che i bambini meritano di crescere in un ambiente che ne protegga la dignità.

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    Inaugurata presso i Musei Vaticani la mostra "Astrum 2009"

    ◊   Dare visibilità al patrimonio storico astronomico, presentare e far conoscere al grande pubblico gli strumenti con cui negli ultimi 400 anni, gli scienziati hanno studiato e osservato il cosmo, ma anche ribadire lo stretto connubio che c’è tra la contemplazione del cielo stellato e la teologia. Questi gli obiettivi della mostra “Astrum 2009” inaugurata ieri presso i Musei Vaticani e visitabile fino al 16 gennaio 2010. Presente all’inaugurazione anche il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, che ha sottolineato come l’armonia tra scienza e fede, visibile in questa mostra, sia uno degli aspetti caratterizzanti del Pontificato di Benedetto XVI. Ce ne parla Cecilia Seppia:

    (musica)

    La ricerca appassionata, la sete di conoscenza, il desiderio di superare i limiti ma anche l’amore per la verità, la gioia della scoperta: c’è tutto questo in “Astrum 2009”, un’esposizione completa che racconta l’evolversi di una scienza come l’astronomia e il suo continuo intersecarsi con la fede attraverso gli oggetti più vari: dal cannocchiale creato dagli olandesi per scopi bellici al più sofisticato misuratore astronomico, passando per astrolabi di ogni tipo, telescopi e poi carte d’archivio, codici, manoscritti. Strumenti preziosi prima di Galileo e dopo di lui, che hanno reso la maestosa volta del cielo meno sconosciuta. Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone:

    “L’astronomia, tra tutte le scienze, è forse quella che più possiede la più alta carica simbolica per alludere all’orizzonte dell’infinito, del mistero, a quello spazio – cioè – in cui l’uomo, con la sua fragilità e la sua grandezza, si trova immerso. E il cielo, simbolo per eccellenza di Dio, non è solo ‘sopra di noi’, ma anche ‘dentro di noi’, è anche lo spazio tra gli atomi, e l’amore che muove il sole e le altre stelle muove anche l’infinitamente piccolo”.

    Quella immensità cosmica attraversata dall’occhio vivido del poeta e del credente, ma anche dell’astrofisico, grazie a questa esposizione diventa patrimonio di tutti. Ma sulla scelta di ospitare una mostra dal carattere prettamente scientifico all’interno dei Musei Vaticani, luogo del bello e della poesia per eccellenza, sentiamo il direttore, il professor Antonio Paolucci:

    “La contemplazione dei cieli, dai tempi degli assiro-babilonesi fino ai telescopi a scansione atomica di oggi passando per Keplero, per Galileo, è sempre stata motivata da che cosa? Dall’ansia di conoscenza, dalla curiosità! Ma la curiosità e l’ansia di conoscenza producono emozione e stupore, e l’emozione e lo stupore sono i fondamenti della poesia, dell’arte! Non si può guardare il cielo, per quanto si sia astrofisici o astronomi, senza emozione, senza stupore!”.

    Così le stelle si accendono non solo per consegnare la loro luce agli astronomi, ma anche per far brillare gli occhi dell’anima, di chi non smette di sentirsi parte del Creato.

     
    (musica)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’acceso al cibo diritto fondamentale di persone e popoli: il messaggio del Papa per la Giornata mondiale dell’alimentazione, e un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “La fame e la politica”.

    Nell’informazione vaticana, i lavori sinodali.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, l’Afghanistan, dove si profila il ballottaggio presidenziale tra Karzai e Abdullah.

    Il cielo ci sovrasta eppure è dentro di noi: il cardinale Tarcisio Bertone all’inaugurazione - ai Musei Vaticani - della mostra “Astrum 2009. Astronomia e strumenti: il patrimonio storico italiano quattrocento anni dopo Galileo”.

    E’ di Eusebio la prima teologia politica del cristianesimo: in cultura, la laudatio di Manlio Simonetti in occasione del conferimento del dottorato honoris causa in Patristica al cardinale Raffaele Farina, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e la lectio magistralis del porporato.

    Il primato di Pietro è importante anche per chi non crede: Silvia Guidi recensisce il libro “Ti chiamerai Pietro. Autobiografia del primo Papa” del cardinale Angelo Comastri.

    Un articolo di Marcello Filotei dal titolo “Il pianoforte di Bach e il transatlantico di Colombo”: strumenti d’epoca per il concerto in onore di Benedetto XVI nell’Aula Paolo VI.

    I classici dell’influenza: Marco Ferrazzoli rivisita le epidemie letterarie dalla peste di Omero a quella di Manzoni.

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    Oggi in Primo Piano



    Nuovo attacco talebano in Pakistan: numerose vittime

    ◊   Prosegue l’offensiva dei talebani in Pakistan e Afghanistan. Stamani, dopo i sanguinosi attacchi in serie che giovedì hanno provocato la morte di oltre 40 persone, un nuovo attentato suicida contro un commissariato di polizia a Peshawar, città pakistana del nord, ha provocato almeno 11 morti e numerosi feriti. Questo episodio si aggiunge alla lunga serie di attacchi avvenuti negli ultimi tempi non solo in Pakistan, ma anche in Afghanistan. Quale è l’obiettivo che il movimento fondamentalista sta perseguendo? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Arduino Paniccia, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Trieste:

    R. – Credo che l’obiettivo sia quello della conquista strategica del territorio, in un’alleanza sempre più stretta tra i talebani ed Al Qaeda, per mettere in difficoltà i governi sia afghani che del Pakistan e, soprattutto, per cercare di ottenere l’uscita delle forze dell’alleanza dall’Afghanistan, onde poter poi avere campo libero sul territorio. Sembra quasi una strategia del “ping pong”, in quanto ad attacchi sul territorio afghano si alternano poi attacchi sul territorio pakistano. Quindi esiste una nuova pericolosa penetrante strategia da parte dell’alleanza talebana e di Al Qaeda.

     
    D. – Dietro questa strategia, quali interessi ci sono?

     
    R. – Sicuramente il traffico di droga. Su questo si è innestata una componente di criminalità transnazionale molto forte, che in questa area ha una delle basi principali oggi nel mondo. Su questo poi si innesta anche il fondamentalismo e l’integralismo, la speranza di ritornare ad un Paese nel quale possa prendere atto finalmente il califfato e l’applicazione durissima delle leggi islamiche e un punto di riferimento per tutti in una vittoria sull’Occidente.

     
    D. – La comunità internazionale attraverso le forze sul terreno sembra a volte impotente a far fronte a questa miriade di attacchi. C’è bisogno di cambiare strategia?

     
    R. – La situazione è molto complessa, va analizzata sicuramente ad un livello militare, ma anche diplomatico e di accordo fra i Paesi. Non basta quindi soltanto l’aumento delle truppe, ma va iniziato un coordinamento tra i due Paesi e, soprattutto, anche un intervento di tipo economico per combattere il narcotraffico.

     
    D. – Alcuni parlano di dialogo, sia pure con le frange più moderate dei talebani. E’ possibile secondo lei una cosa del genere?

     
    R. – E’ molto difficile. Questa cosa può avvenire soltanto se la sicurezza e la lotta alla droga sono assicurati. Aprire una trattativa mentre si è sconfitti, non si chiama trattativa ma resa.

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    Indonesia. Nuova scossa di terremoto: proseguono le operazioni di soccorso

    ◊   Nuova scossa di terremoto in Indonesia. Il sisma di magnitudo 6.4 ha avuto come epicentro una località sulla costa a più di mille Km a ovest di Giacarta dove però è stato avvertito. Non risultano vittime. Intanto bisogna ancora attendere per un bilancio definitivo del terremoto che ha colpito l’isola di Sumatra e in particolare la città di Padang il 30 settembre scorso. Le cifre ufficiali fornite dal governo indonesiano e confermate dall’ONU sono di 830-840 morti accertati, di 250 dispersi e di oltre 2.300 feriti. Esistono però ad oggi ancora alcune zone non raggiunte dai soccorsi. Sul fronte dei danni alle abitazioni si parla di 130 mila case crollate e di altre 120 mila danneggiate, ma recuperabili. A Padang e nei dintorni non mancano volontari e operatori umanitari nazionali e internazionali. Tra essi quelli della Caritas italiana che operano in stretto contatto con la Caritas locale. Adriana Masotti ha chiesto a Matteo Amigoni, da un anno in Indonesia, come si presenta attualmente la situazione del post terremoto:

    R. – A 15 giorni dal sisma, nella città di Padang la situazione è abbastanza migliorata nel senso che le strade sono state liberate dalle macerie e si può circolare abbastanza liberamente. Al di fuori della città, nelle zone montuose, ma anche soprattutto nella zona di Pariaman e di Pasaman che sono a un paio d’ore di distanza in macchina dalla città di Padang, la situazione è ancora abbastanza difficile. Alcuni villaggi sono molto difficili da raggiungere per via delle strade che sono state distrutte e abbiamo notizie anche di alcuni villaggi che faticano a ricevere gli aiuti. Per questo motivo negli ultimi giorni, il network della Caritas gestito da Caritas Indonesia ha inviato alcune squadre per andare a vedere la situazione in alcune di queste zone e sono tornati appunto con queste notizie. Sostanzialmente è necessario portare ancora aiuti di prima necessità, cioè generi alimentari e anche tende e coperte in alcune di queste zone nell’entroterra.

     
    D. – Quindi, il vostro lavoro come Caritas e quello delle altre organizzazioni umanitarie è proprio portare i soccorsi spiccioli, diciamo, per la sopravvivenza delle persone che sono senza casa?

    R. – Sì, è proprio così. Tende e soprattutto coperte, generi di prima necessità, e anche un kit sanitario e un kit di lavoro con martelli, chiodi e altro materiale, in modo tale che le famiglie che sono state individuate possano costruire la tenda e sistemare alla bell’e meglio quello che si riesce perché adesso è la stagione delle piogge. In attesa - questo Caritas Indonesia lo farà nei prossimi mesi - di partire con la ricostruzione.

     
    D. – Si è sentita la solidarietà internazionale in questo caso, che impressione ha?

     
    R. – Sì, nel senso che il network di tutte le Caritas internazionali ha cominciato a inviare aiuti e anche denaro. E proprio in questi giorni si stanno scrivendo i progetti in modo tale che si possa nei prossimi mesi utilizzarlo. Chiaramente - non ci stanchiamo mai di dirlo - ogni euro, ogni goccia in più è importante, in quanto il nostro obiettivo è andare in quei paesi e in quei villaggi dove faticano ad arrivare gli altri perché è più difficile e questa è un po’ la nostra sfida.

     
    D. – Quali sono i canali per poter offrire il proprio contributo?

     
    R. - Caritas italiana ha lanciato una raccolta fondi subito dopo il terremoto. Si può aderire con i versamenti con i conti correnti postali e tramite anche i bonifici bancari oppure rivolgendosi alle Caritas diocesane e parrocchiali. Nella zona di Sumatra, le diocesi vicine a quella di Padang stanno inviando in questi giorni sia un aiuto economico ma anche dei volontari, per cui stiamo assistendo a questa gara di solidarietà anche in Indonesia e questo è un segnale molto importante. Sicuramente si parla di un milione e 250 mila abitanti che sono stati colpiti o nella casa o nel lavoro o perché non hanno più la famiglia ecc… per cui un aiuto internazionale è ancora importante.

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    Il Programma “Dream” della Comunità di Sant’Egidio alla Conferenza sull’Aids pediatrico

    ◊   Si chiude oggi a Roma la Conferenza sull’Aids pediatrico, promossa dalla Caritas Internationalis e dell’ambasciata Usa presso la Santa Sede. Stamani, alla Pontificia Università della Santa Croce si è parlato, in particolare, della prevenzione della trasmissione dell’Hiv da madre a figlio. Uno dei temi, questo, su cui si sofferma il prof. Leonardo Palombi, direttore scientifico del Programma “Dream” della Comunità Sant’Egidio, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. – Dream ha dimostrato che si può evitare la creazione di un doppio standard, che prima del 2002 voleva dire il “trattamento” solo per i pazienti europei e per i pazienti africani, che rappresentavano la grande maggioranza di malati, solo la “prevenzione”. Dream porta un messaggio di speranza, nel senso che i dati dimostrano come sia possibile non solo troncare a livelli veramente minimi - lo 0,7 per cento - la trasmissione madre-bambino ma che la terapia con antiretrovirali permette anche l’allattamento in modo sicuro. Inoltre, vorrei dire, anche un messaggio di sviluppo nel senso che in realtà si va dimostrando il fatto che l’epidemia da Aids oltre a essere una grande sventura globale ha rappresentato una chance nel momento in cui la solidarietà di enti, agenzie, associazioni, donatori privati si è fatta concreta. Oggi noi possiamo vedere come intorno a un programma come Dream che cura 80 mila persone si va creando una generazione di malati consapevoli dei propri diritti - sono diventati un movimento, il movimento “I Dream” - fatto di queste donne, di questi uomini che si sono avvicinati ai centri del programma quando erano emarginati, quando erano veramente disperati e hanno ritrovato forze, peso, energie; sono tornati a lavorare e oggi sentono come un debito nei confronti della società.

     
    D. – Quindi c’è anche una dimensione culturale di questo progetto…

     
    R. – Assolutamente! Dream forma del personale sul posto. I centri e i laboratori Dream sono l’occasione per tirocini pratici che integrano i due corsi panafricani che ogni anno organizziamo proprio per rimediare a quella drammatica carenza di personale specializzato che purtroppo ancora oggi caratterizza l’Africa. Sono oltre 3.500 i professionisti formati al laboratorio, alla cura, alla gestione dei centri e sono molte migliaia i cosiddetti “attivisti”, cioè le persone del movimento “I Dream” che fanno educazione alla pari, che accolgono i nuovi malati e che curano i bambini malati nelle loro case con questa attività domiciliare molto importante.

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    Congresso a 30 anni dalla Redemptor hominis: intervista con il cardinale Caffarra

    ◊   Alla Pontificia Università Lateranense, a Roma, è iniziato oggi un Congresso di due giorni sul tema “Verso Cristo”, che riflette sull’attualità dell’Enciclica Redemptor hominis di Giovanni Paolo II a 30 anni dalla sua pubblicazione. Valentina Fizzotti ha intervistato il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, che ha aperto i lavori del Congresso, organizzato dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia insieme con i Cavalieri di Colombo.

    R. - La Redemptor hominis dice: l’uomo non conoscerà mai se stesso fino a quando non incontra una vera esperienza di amore, e pertanto dobbiamo testimoniare all’uomo questo. Perché questa risposta è attuale oggi? Perché l’uomo, di fatto, si trova come dentro ad una sorta di condizione che gli fa dire: 'mi trovo dentro a una situazione da cui ormai non posso più uscire, a un destino di tecnocrazia dentro al quale non conosco più me stesso'. L’unico modo per far scoprire all’uomo chi è - e fargli vedere la via - è una sorta di scossa, che fa dire: 'ma io non sono questo oggetto che mi vogliono far essere'. Perché? 'Perché c’è qualcuno che mi ama'.

     
    D. – Ma in che modo concreto la testimonianza di amore è la via per la conoscenza dell’uomo di sé?

     
    R. - Io non vedo altra strada che questa: di far sentire a questo uomo in carne ed ossa, come dice la Redemptor hominis, a questo ragazzo che ho di fronte, che io gli voglio bene, perché Cristo lo ama. In quel momento la persona, sentendosi amata, comincia ad avvertire l’importanza del suo esserci, cioè il valore, cioè il "prezzo" della sua persona. In questo senso, secondo me, l’intuizione di Giovanni Paolo II è formidabile, perché in sostanza dice: 'solo se tu incontri un atto d’amore storicamente accaduto verso l’uomo, che è il dono che Cristo ha fatto di se stesso, tu hai la giusta misura di te stesso'.

     
    D. – Su questo Benedetto XVI anche recentemente ha detto parole importanti…

     
    R. – Benedetto XVI in quel famoso Angelus dell’8 agosto, secondo me voleva dire questo: dentro all’inferno della pura insignificanza che è il campo di concentramento nazista e il gulag comunista, Edith Stein, Massimiliano Kolbe, sono riusciti a dire la verità sull’uomo, prendendo il posto di un altro e morendo per lui - questo lo ha fatto Massimiliano Kolbe; Edith Stein, invece, non tradendo la condivisione, il destino del suo popolo. Questo incontro ha un eminente valore conoscitivo. All’interno di questo incontro io, quindi, comincio ad avere una conoscenza di che cosa significa essere persona. Dobbiamo andare alla scuola dei greci che in fondo avevano già detto, in sostanza, cos’è che muove l’uomo: la conoscenza, un impatto con la realtà, cioè la realtà, e questa mi stupisce.

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    Chiesa e Società



    Grande manifestazione a Madrid per la vita

    ◊   A Madrid è prevista domani una grande manifestazione popolare contro il disegno di legge del governo dal titolo “La salute sessuale e riproduttiva e l’interruzione volontaria della gravidanza”. Gli organizzatori, appartenenti ad oltre 40 associazioni in diffesa della vita, chiedono il ritiro del nuovo testo, destinato a sostituire l’attuale legge in vigore promulgata nel 1985. Una dichiarazione della Conferenza episcopale spagnola contraria al disegno di legge è stata publicata lo scorso 17 giugno. Sulla manifestazione, la Commissione permanente dei vescovi spagnoli ha dato lo scorso primo ottobre il proprio parere favorevole affermando, esplicitamente, che “i vescovi ritengono legittima e conveniente una tale convocazione e la partecipazione a tale iniziativa”. Sul disegno di legge, la stessa nota della Commissione permanente ha aggiunto che “comporta un serio passo indietro per quanto riguarda la protezione del diritto alla vita dei nascituri, una riduzione dell’aiuto alle madri gestanti, e un danno irreparabile per il bene comune”. Secondo dati statistici, sono stati 112 mila gli aborti compiuti in Spagna nel 2007. La stragrande maggioranza degli interventi chirurgici per l’aborto vengono eseguiti in cliniche private. Il nuovo testo permette l’aborto libero fino alla 14.ma settimana di gravidanza. In casi eccezionali, di rischio per la vita e la salute della donna o di gravi anomalie del feto, sarà libero fino alla 22.ma settima di gravidanza, su decisione dei medici. In altri casi di malattia estremamente grave e incurabile del feto, l’aborto potrà essere eseguito senza limiti di tempo e su decisione di una commissione medica. Un altro aspetto molto controverso del nuovo testo è quello che permette alle adolescenti di 16 anni di accettare l’aborto solo su parere medico, indipendentemente dagli orientamenti dei genitori. Il Consiglio di Stato ha raccomandato l’intervento dei genitori, ma il testo in discussione non include questa raccomandazione. Gli organizzatori della marcia di domani nel centro di Madrid prevedono una partecipazione che potrebbe superare il milione e mezzo di persone. Lo slogan della manifestazione è ““In difesa della vita, della donna e della maternità”. Inizierà alle cinque del pomeriggio nella piazza chiamata “Puerta del sol”, cuore della città, e continuerà per il centro fino alla Porta di Alcala. Al termine della marcia, sarà letto un manifesto. (A cura di Ignacio Arregui)

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    Attese e speranze per la sorte di padre Sinnott, rapito nelle Filippine

    ◊   “Il comitato civile-militare che si occupa del caso del rapimento di padre Sinnott sta operando molto bene, anche grazie al lavoro di intelligence. Siamo fiduciosi. Vi sono sviluppi positivi nella vicenda, piccoli passi avanti ma non ancora contatti certi con i sequestratori. Ci siamo attivati cercando la collaborazione di tutta la popolazione per stabilire un canale e far recapitare le medicine che servono al missionario. Speriamo che presto la vicenda si concluda felicemente”: è quanto afferma all’Agenzia Fides padre Gilbert Hingone, vicario generale della diocesi di Pagadian, membro del comitato ristretto delle autorità ecclesiastiche che, in collaborazione con l’Unità di crisi istituita dal governo filippino, sono impegnate per la liberazione di padre Michael Sinnott, il missionario di San Colombano rapito domenica 11 ottobre a Pagadian, nell’isola di Mindanao, nelle Filippine. Il Vescovo di Pagadian, mons. Emmanuel Cabajar, ha scritto intanto un nuovo messaggio alla comunità che sarà diramato e letto domenica prossima 18 ottobre durante tutte le Sante Messe nella diocesi. Il messaggio invita i fedeli alla preghiera e a cooperare in tutte le forme possibili con le autorità. Secondo le ultime notizie diffuse dalle autorità filippine, i militari ritengono che padre Sinnott si trovi nella provincia di Lanao del nord. Probabilmente ai rapitori è giunto uno dei volantini stampati dall’unità di crisi, che contiene i numeri di telefono da contattare. Sembra che alcuni contatti siano stati stabiliti per cercare di far pervenire le medicine necessarie al missionario. I militari affermano di tenere sotto stretto controllo l’area dove si trova padre Sinnott. La banda avrebbe portato l’ostaggio in una zona controllata dai militanti del Fronte Islamico Moro. Secondo fonti locali, il gruppo starebbe mediando per il rilascio dell’ostaggio. Il generale Benjamin Dolorfino, capo del Comando di Mindanao Occidentale, ha anche confermato che la banda dei sequestratori è un gruppo di pirati capeggiati dal ricercato Guingona Samal, molto noto nella penisola di Zamboanga per altri precedenti crimini e per sequestri a scopo di estorsione. “Non sono previsti blitz delle forze speciali per la liberazione del religioso”, ha detto infine il generale. “Percorreremo tutte le strade possibili di negoziato, in quanto vogliamo dare una possibilità per la soluzione pacifica del caso”. (A.L.)

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    Congresso Missionario dell’India. La testimonianza di mons. Barwa: i missionari mi hanno salvato

    ◊   Testimonianze e racconti di vite trasformate dal messaggio evangelico hanno arricchito la seconda giornata del primo Congresso Missionario dell’India. Particolarmente toccante è stato l’intervento di mons. John Barwa, vescovo coadiutore di Rourkela e zio di suor Meena, violentata durante il drammatico periodo delle persecuzioni anticristiane compiute nel Kandhamal: “Ogni volta che suor Meena deve partecipare ad una identificazione dei colpevoli dell’aggressione soffre. Ma ora questo dolore ha assunto una dimensione salvifica perché per lei è diventato un modo di partecipare alla Passione di Cristo”. Mons. Barwa ha poi sottolineato che l’opera missionaria tra i tribali è l’unica ancora di salvezza per migliaia di persone. “Io stesso – ha detto il presule - sono un tribale e ho un doppio debito di gratitudine verso i missionari cristiani che hanno liberato la mia vita”. “Mi hanno liberato dandomi un’educazione, facendomi conoscere cosa sia la dignità di ogni persona umana”. “Se oggi sono un vescovo – ha aggiunto mons. Barwa - lo devo ai missionari cristiani che ci hanno portati fuori dalla giungla e ci hanno rivestito di una dignità che non conoscevamo”. “Noi tribali – ha concluso il vescovo le cui parole sono state riprese dall’agenzia Asia News - siamo gente della foresta, che vive in aree sperdute, attaccati alla nostra terra e al culto degli spiriti a cui chiediamo di proteggerci”. “Questa devozione è una schiavitù da cui i missionari cristiani mi hanno salvato facendomi conoscere l’unico vero Dio e vivere l’esperienza della luce che Gesù irradia nel mondo”. (A.L.)

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    I vescovi libanesi: molti politici dominati da interessi personali

    ◊   “Molti politici danno precedenza ai loro interessi personali e alle loro preoccupazioni private”: così, si legge nella dichiarazione finale emessa al termine di un raduno mensile di vescovi libanesi maroniti, tenutosi lo scorso 14 ottobre a Bkerkè, in Libano. Secondo il documento, compito precipuo dei governi è quello di essere la servizio dei cittadini e assicurare gli interessi della popolazione. Sempre secondo i presuli, riferisce l'agenzia Sir, dal 1970 più di un milione di libanesi, di tutte le confessioni, hanno abbandonato il Paese ed è giunto il momento di porre attenzione sul futuro delle giovani generazioni per evitare che emigrino. Intanto, fervono le attività della comunità cattolica del Libano, in vista dell’83.ma Giornata Missionaria Mondiale che comincerà domenica prossima, grazie al forte impegno delle Pontificie Opere Missionarie. Sacerdoti, religiosi e laici nelle parrocchie si sono attivati in una campagna di sensibilizzazione capillare per diffondere il messaggio di Papa Benedetto XVI per la Giornata, collegando l’evento all’Anno Sacerdotale in corso. Ribadito l’impegno del Libano nell’ambito delle missioni, ha sottolineato all’agenzia Fides padre Paul Karam, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie nel Paese, che ha affermato: "Il Libano è un luogo prezioso per la missione in lingua araba, proprio perché tutte le attività della Chiesa cattolica si svolgono in lingua araba, facilitando così la comunicazione con tutti i Paesi circostanti”. “Dunque - continua il sacerdote - la comunità cattolica libanese avverte la precisa responsabilità apostolica e pastorale nei riguardi dei cristiani in Medio Oriente, per i quali la Chiesa di questo Paese resta un solido punto di riferimento”. (G.C.)

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    La Marcia per la Pace in Medio Oriente chiede di riaprire la striscia di Gaza

    ◊   “Riaprire le porte di Gaza non è una concessione ad Hamas ma un premio alla dignità di ogni essere umano”. Con queste parole Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace, ha concluso - secondo quanto riporta il Sir - la visita di una delegazione nella striscia di Gaza, in rappresentanza dei 400 partecipanti alla Marcia Perugia-Assisi per la pace in Medio Oriente. Nel visitare Gaza, i manifestanti sono venuti a contatto con le dolorose storie dei sopravvissuti palestinesi ai quali il giorno dopo la guerra è toccato iniziare un’altra guerra, quella della sopravvivenza. "Il mondo - ha dichiarato Lotti - deve impedire che l’assedio di Gaza continui ad alimentare la disperazione, l’odio e la violenza. Dobbiamo chiedere agli Israeliani cosa pensano di fare di questo milione e mezzo di bambini e di persone dal momento che nessun essere umano può continuare a vivere in simili condizioni”. (G.C.)

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    Il Pakistan si prepara ad affrontare una nuova emergenza umanitaria

    ◊   L’emergenza umanitaria che si prepara a vivere il Pakistan nasce dall’annunciata offensiva dell’esercito contro le roccaforti dei talebani nel South Waziristan dove circa la metà dei 500mila abitanti della regione sono fuggiti. Dall’agosto scorso- secondo quanto riporta Asianews- oltre 200mila persone hanno abbandonato le proprie abitazioni, 90mila delle quali solo negli ultimi giorni. Il conflitto sta rendendo sempre più difficilie il reperimento del cibo e di altri generi di prima necessità. L’emergenza umanitaria desta preoccupazioni anche alle Nazioni Unite, mentre l’isolamento della zona da parte del governo non permette ai giornalisti pakistani e stranieri di verificare di persona le operazioni militari. (G.C.)

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    "Stand up", tre giorni per ricordare ai governi gli impegni presi contro la povertà

    ◊   Tre giorni di “Stand up” contro la povertà. Iniziano oggi e si concludono domenica le Giornate di mobilitazione mondiale "Stand Up! Take Action!" contro la povertà, promosse dalla Campagna per il Millennio. Il tema della Campagna di quest’anno è “Città unite contro la povertà e i cambiamenti climatici”. L'iniziativa coinvolge migliaia di persone che si alzeranno in piedi e faranno nodi per ricordare ai governi gli impegni presi nella lotta alla povertà. Una bandiera dalle finestre dei palazzi comunali, provinciali e regionali italiani rilancerà l’appello ai governi per rispettare le promesse contro la povertà e i cambiamenti climatici. Alla vigilia delle Giornate "Stand Up 2009" il presidente della Repubblica italiano, Giorgio Napolitano, ha rivolto un messaggio agli organizzatori della Campagna: “Nonostante gli sforzi compiuti dalla comunità internazionale e dalle organizzazioni intergovernative in troppe regioni del mondo continuano a registrarsi condizioni drammatiche di vita”. “La povertà – si legge nel messaggio - si può sconfiggere e al degrado ambientale si può porre rimedio. Si tratta di sfide indubbiamente difficili, ma non impossibili, che ci richiamano tutti a un impegno più forte, coerente e coordinato a livello internazionale”. Il capo di Stato italiano augura inoltre “pieno successo alla campagna affinché possa concorrere ad accrescere la sensibilità collettiva sulla necessità di assicurare alle nuove generazioni condizioni di vita migliori in linea con i valori universali della dignità umana". Le Giornate "Stand Up" in Italia sono promosse dalla Campagna del Millennio dell’Onu, Caritas Italiana, Uisp, Wwf Italia e e supportata dalla Coalizione Italiana contro la povertà e numerosi enti locali e organizzazioni: Acli, Agesci, Coord. Enti Locali per la pace e i diritti umani, Rufa, Isfci, Lega Calcio, Msn, Orchestra Sinfonica di Roma con il patrocinio del Coni, Segretariato Sociale Rai, Mediafriends Onlus e tanti altri. Per maggiori informazioni si può consultare il sito www.standupitalia.it (A.L.)

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    Marcia in ricordo della deportazione degli ebrei di Roma avvenuta il 16 ottobre 1943

    ◊   Il 16 ottobre 1943, durante l’occupazione nazista di Roma, oltre 1.000 ebrei romani furono presi e deportati nel campo di concentramento di Auschwitz. Solo 16 persone, e tra queste una sola donna, tornarono nelle loro case. A 66 anni dalla deportazione degli ebrei romani, la Comunità di Sant'Egidio e la Comunità ebraica di Roma, come ogni anno dal 1994, ricordano questo tragico momento della vita della città, organizzando un "Pellegrinaggio della memoria", per non dimenticare la deportazione avvenuta durante l'occupazione nazista. La marcia silenziosa si snoda a ritroso da Piazza Santa Maria in Trastevere lungo il percorso dei deportati di quel 16 ottobre 1943, che dal ghetto furono condotti al Collegio Militare a Trastevere prima di essere imprigionati nei treni con destinazione Auschwitz. La manifestazione si conclude in Largo 16 ottobre 1943, accanto alla sinagoga. (A.L.)

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    “Vangelo senza confini”, il tema della Chiesa italiana per l'83.ma Giornata missionaria

    ◊   "Vangelo senza confini" è il tema scelto dalla Chiesa italiana in occasione della 83.ma Giornata Missionaria Mondiale (Gmm), che sarà celebrata il 18 ottobre 2009. La Fondazione "Missio", organismo collegato della Conferenza episcopale italiana invita le comunità parrocchiali e tutte le realtà dell'associazionismo cattolico a ricordare il sacrificio di don Ruggero Ruvoletto, ucciso recentemente in Brasile. In occasione della Gmm sono disponibili materiali e sussidi, anche nel sito Internet www.chiesacattolica.it/missioni, per prepararsi alla Giornata. “Quest’anno vogliamo ricordare don Ruvoletto, un sacerdote fidei donum originario della diocesi di Padova - ha ricordato don Gianni Cesena, direttore di "Missio" - che fa onore al nostro Paese, essendosi sacrificato per la causa degli ultimi e del Vangelo a Manaus dove svolgeva il proprio apostolato”. Secondo don Cesena, sebbene la notizia della sua morte non abbia ricevuto la risonanza appropriata sulla stampa nazionale, è auspicabile che domenica prossima le comunità cristiane si impegnino a farne memoria. Il tema della Giornata è stato scelto nella consapevolezza che la missione ad gentes rappresenta un impegno costante per ogni battezzato. “La crescente diminuzione di vocazioni missionarie ad vitam in Italia - ha commentato don Cesena - è un dato sul quale occorre interrogarsi; soprattutto se si considera che nel 1990 i missionari italiani erano 24mila, mentre nel 2000 risultavano poco meno di 14mila. Attualmente la cifra è attestata attorno alle diecimila unità, ma non v'è dubbio, come peraltro indicato da una recente missiva dei missionari italiani alla Cei, che l'Italia non può più continuare ad essere considerata solo un retroterra di un impegno destinato altrove". “E' per questa ragione che il servizio missionario non va considerato come una sorta d'avventura solitaria, ma interpretato innanzitutto e soprattutto come impegno condiviso”. In un mondo divenuto villaggio globale, la vocazione ad gentes s'impone come profezia nell'ambito delle relazioni tra vecchie e giovani Chiese, tra nord e sud del mondo, nella certezza che proprio a partire dal Vangelo, vi è un destino comune. “Scopo della missione della Chiesa - ricorda Benedetto XVI, nel suo messaggio per la Giornata - è di illuminare con la luce del Vangelo tutti i popoli nel loro cammino storico verso Dio”. (A.L.)

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    In Campidoglio pranzo per rifugiati politici, ex detenuti e senza fissa dimora in ricordo di don Di Liegro

    ◊   Cannelloni ai formaggi magri gratinati al pesto, scrigni di melanzane con tagliolini al pomodoro e basilico e per secondo medaglioncini di manzo con patate sabbiate e ciuffetti di fagiolini. E per finire, gelato di crema con macedonia di frutta. E’ il menu per i 300 invitati al pranzo, svoltosi martedì scorso alla Sala della Protomoteca in Campidoglio, organizzato dall'amministrazione comunale romana in memoria di don Luigi Di Liegro, fondatore della Caritas diocesana di Roma, morto il 12 ottobre 1997. Tra gli invitati, rifugiati politici, ex detenuti, persone senza fissa dimora, immigrati, mamme sole con bambini, malati di Aids, sono stati i protagonisti del pranzo che non solo ha voluto ricordare don Di Liegro, ma anche rendere vive le sue intuizioni attraverso gesti concreti verso chi ha il volto spento e il cuore rinchiuso su sé stesso. Come diceva spesso il fondatore della Caritas romana, infatti, “la solidarietà non è compassione, ma nasce dall'analisi della complessità sociale, dai guasti del sistema sociale disordinato, dal degrado morale e culturale provocato dalla legge del più forte, dalla carenza di etica collettiva”. E le prime vittime di un mondo privo di cooperazione e pace sono i migranti. Al pranzo – riferisce Romasette, settimanale di informazione della diocesi di Roma- hanno partecipato anche molti minori provenienti dal Centro di pronto intervento minori. (A.L.)

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    Oggi a Firenze incontro sul pensiero di don Luigi Sturzo

    ◊   “Un profeta inascoltato. Politica ed economia nel pensiero di Luigi Sturzo”: è il tema dell’incontro che si terrà oggi a Firenze, presso l’Oratorio San Filippo Neri per iniziativa del Centro Tocquevilla-Acton. L’intento, spiegano i promotori, è quello di riflettere su una delle figure più importanti della storia civile e religiosa del secolo scorso. Come relatori interverranno Flavio Felice, presidente del Centro Tocqueville-Acton e docente di dottrine economiche e politiche all’Università Lateranense di Roma, Giovanni Palladino economista e Gaspare Sturzo, magistrato ed esperto giuridico. L’incontro sarà presieduto da Marcello Masotti, presidente di “Scienza & Vita” di Firenze. Il Centro Tocqueville-Acton fa riferimento all’intellettuale francese Alexis de Tocqueville e allo storico inglese Lord Acton, entrambi cattolici e impegnati a favorire un confronto tra il pensiero liberale e la dottrina sociale cattolica. Tra i temi proposti dal Centro, riferisce l’agenzia Sir, ci sono lo sviluppo economico, l’ambiente, l’energia, la liberalizzazione, la fiscalità, l’informazione e i media, il welfare, le riforme politico-istituzionali. (A.L.)

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    Concluso ad Assisi il convegno sul Vangelo nelle opere di carità dei religiosi in Italia

    ◊   Si è concluso ieri, 15 ottobre, a Santa Maria degli Angeli (Assisi) il primo convegno sull’attività dei Religiosi nei centri operativi di aiuto sociale da loro gestiti. Vi hanno partecipato 550 consacrati appartenenti a 150 Istituti, invitati dagli organismi nazionali a cui fanno riferimento per approfondire insieme gli aspetti teologici, storici, comunionali e profetici delle oltre 600 attività in cui lavorano. Si tratta di aspetti impegnativi ma indispensabili per una carità creativa, quanto mai necessaria in questo periodo che, per diverse ragioni (non ultima quella economica), impone una stretta collaborazione con tutti per affrontare le sfide che in Italia si delineano nelle opere di carità e di impegno sociale. Il successo sarà facilitato se si attueranno alcune strategie indispensabili, in parte risalenti ai Fondatori che “hanno avviato - ha detto mons. Giuseppe Pasini - la solidarietà istituzionale e la cittadinanza attiva quando nessuno ne parlava, mettendo le basi per i futuri sistemi pubblici di Welfare”. Altri requisiti di successo sono stati individuati nella “messa in rete” del lavoro, cioè nella collaborazione; nell’impegno nel territorio e nella collaborazione con i laici. Solo se fondata si questi principi, è stato fatto notare, la carità non si limiterà a rispondere a questa o quella emergenza, ma si inscriverà in una visione di futuro, calandosi e immedesimandosi nelle grandi prove che angustiano l’uomo e che si debbono conoscere “per poter seguire e servire il disegno di Dio”. Dove questo è stato attuato si sono raggiunti successi insperati, com’è trapelato dalle sorprendenti testimonianze di alcuni partecipanti, alcuni dei quali laici. Lì la carità ha accolto quel “colpo d’ala” che, secondo quanto ha detto mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, la rende umile, discreta e bella”. Il convegno si è chiuso con la proposta di alcuni orientamenti, tra cui vanno sottolineati quelli di rafforzare il lavoro in rete; di investire mezzi e risorse umane per creare mentalità e concretizzare un lavoro comune; di riportare la persona al centro delle attività; di costruire organismi di settore come piattaforma di dialogo con gli enti pubblici; di individuare un rappresentante unitario nel rapporto con essi; di diventare stimolo per la chiesa locale e testimonianza viva di fiducia nelle Provvidenza, attuando “un’economia della gratuità”. (A cura di padre Egidio Picucci)

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    Fiera del libro di Francoforte: i libri del Papa sempre più diffusi

    ◊   “Il contributo del mondo dell’editoria nella promozione e nella diffusione dell’opera di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI”. E’ il tema della tavola rotonda svoltasi ieri presso la Fiera internazionale del libro di Francoforte. Oltre al direttore della Libreria Editrice Vaticana don Giuseppe Costa, sono intervenuti tra gli altri il prof. Pierluca Azzaro, docente di Storia del Pensiero politico all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ed il prof. Paul Henderson, responsabile editoriale della Conferenza episcopale statunitense. “Oggi in Italia – ha detto Pierluca Azzaro – sono disponibili 178 titoli di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, dei quali 100 sono stati pubblicati dopo l’elezione”. I dati relativi alla tiratura e alle vendite dei libri del Papa testimoniano l’ampia diffusione del pensiero di Benedetto XVI in Italia. Ma il dato più significativo – ha aggiunto Azzaro – è che Benedetto XVi non è stato solo un forte volano per l’editoria cattolica. E’ entrato bene non già solo nelle librerie religiose, ma in tutte le librerie. La Caritas in Veritate del 29 giugno 2009, partita con una tiratura iniziale di 600 mila copie, si è subito esaurita. Già alla fine di luglio si è piazzata al primo posto delle maggiori classifiche dei libri più venduti in Italia. “Benedetto XVI – ha poi detto Paul Henderson – non vuole brillare di luce propria ma solo riflettere la luce di Cristo. Il suo magistero piace in America – e i dati lo dimostrano – perché indica ai fedeli in modo credibile e convincente l’accesso alla fede nel nuovo mondo del XXI secolo”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Il Consiglio dei diritti umani dell'Onu approva il rapporto che accusa Israele e Hamas di crimini di guerra a Gaza

    ◊   A Ginevra, il Consiglio dei diritti umani dell’Onu, riunito in seduta straordinaria, ha approvato il rapporto Goldstone che accusa Israele e i fondamentalisti di Hamas di crimini di guerra avvenuti durante il conflitto di Gaza. E' stata rinviata intanto a data da destinarsi la firma dell’accordo di riconciliazione tra fazioni palestinesi, messo a punto grazie alla mediazione dell’Egitto. Lo hanno reso noto fonti del Cairo. Ieri Al Fatah aveva consegnato agli intermediari egiziani il documento firmato mentre Hamas aveva chiesto tempo per esaminarlo.

    Afghanistan
    Si prospetta un ballottaggio in Afghanistan tra l’attuale presidente Karzai e l’ex ministro degli Esteri Abdullah. A renderlo noto l’ambasciatore afghano all’Onu, Tayeb Jawad. Si attende un annuncio ufficiale. Entro oggi, intanto, si concluderà il riconteggio delle schede votate nelle elezioni presidenziali del 20 agosto scorso. I controlli della Commissione, secondo alcune fonti, avrebbero ridotto il vantaggio di Karzai, ora al 47% contro il 54,6% conquistato inizialmente. Intanto sul terreno imperversa la violenza: 4 soldati americani della Nato sono morti per l’esplosione di una bomba artigianale nel sud dell’Afganistan. All’indomani della smentita da parte del governo italiano, il quotidiano britannico Times è tornato a ribadire che i servizi segreti di Roma pagarono i talebani per evitare attacchi nelle zone di loro competenza. Lo confermerebbero un comandante dei ribelli e due alti funzionari del governo di Kabul.

    Iraq-attentato
    Violenza in Iraq. Sono 12 le vittime di un attacco kamikaze avvenuto nei pressi di una moschea sunnita nella provincia di Niniveh. Oltre 40 le persone che sono rimaste ferite.

    Iran-Khamenei
    Resta l’incertezza sulla sorte della Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei. Ieri il giornalista americano Michael Ledeen, citando “fonti eccellenti”, ne aveva annunciato la morte a causa di un collasso. Teheran non ha smentito ma le ambasciate iraniane in Armenia, Georgia e in Libano hanno fatto sapere di non avere alcuna notizia in merito. Intanto sul web, sostenitori di Ali Khamenei hanno smentito le voci circolate sostenendo che proprio l’ayatollah si sarebbe presentato mercoledì scorso ad una funzione religiosa.

    Onu-membri non permanenti
    Per la prima volta, a partire da primo gennaio prossimo, la Bosnia-Erzegovina siederà al Consiglio di Sicurezza dell’Onu in qualità di membro non permanente. Ieri l’annuncio da parte dell’Assemblea Generale. Dopo più di 50 anni, tra i cinque membri, è stato scelto il Libano accanto a Brasile, Gabon e Nigeria. Questi ultimi prenderanno il posto di Costarica, Libia, Uganda, Vietnam e Croazia che termineranno il loro mandato a fine anno.

    Italia-giustizia
    Il premier Berlusconi, da Sofia dove era in visita, ha rilanciato l’idea di una riforma della giustizia attraverso la rivisitazione della Carta Costituzionale e anche con un referendum popolare. Una riforma – ha aggiunto – che realizzi una democrazia vera, “non soggetta al potere di un ordine che non ha legittimazione elettorale”. In proposito il presidente della Camera Fini ha auspicato riforme condivise con l’opposizione.

    Romania
    E’ ancora crisi politica in Romania. All’opposizione non piace la designazione, da parte del presidente Basescu, dell’economista Lucian Croitoru come nuovo primo ministro. Un incarico resosi necessario dopo la caduta del governo di Boc. Croitoru avrà 10 giorni di tempo per formare un nuovo esecutivo.

    Elezioni in Botswana
    Giornata di elezioni parlamentari oggi in Botswana. Gli oltre 700 mila elettori sono chiamati a rinnovare i 57 seggi dell'Assemblea Nazionale. Sulla carta è largamente favorito il partito democratico del presidente Khama, da 43 anni alla guida del piccolo Paese africano che è il maggiore produttore di diamanti al mondo.

    Gabon
    Il Gabon da oggi ha un nuovo presidente. Nel corso di una cerimonia a Libreville ha giurato Ali Bongo Ondimba, figlio di Omar morto a giugno scorso dopo aver governato per 41 anni. Solo qualche giorno fa, la Corte costituzionale aveva confermato la sua vittoria nelle elezioni di agosto, contestate dall’opposizione che aveva parlato di brogli nel conteggio delle schede.

    Nigeria-Mend
    Il Mend, Movimento per l’indipendenza del Delta del Niger, ha annunciato che è sospeso il cessate-il-fuoco decretato circa tre mesi fa. Gli insorti hanno anche aggiunto che riprenderanno gli attacchi contro le installazioni petrolifere e l’esercito nigeriano. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 289

     
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