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Sommario del 15/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Sinodo per l’Africa: il continente sia protagonista del proprio destino. Drammatica testimonianza di un vescovo del Sudan: cristiani crocifissi
  • Il Papa auspica la pronta ricollocazione della statua della Madonnina di Monte Mario
  • Il 26 ottobre primo incontro in Vaticano con la Fraternità San Pio X
  • Guardare con nuovo slancio all’ecumenismo: presentato il libro del cardinale Kasper sul dialogo tra cattolici e protestanti
  • Padre Lombardi sulla sentenza della Corte di Appello sul procedimento contro la Radio Vaticana
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Economia in ripresa: ma cresce la fame nel mondo
  • Conferenza sull’Aids pediatrico: interviste con l'ambasciatore Usa Diaz e padre Guarise
  • Inaugurazione del Festival del Film di Roma: il commento di Gian Luigi Rondi
  • La Chiesa ricorda Santa Teresa d’Avila
  • Chiesa e Società

  • Save the Children: ogni anno muoiono oltre 3 milioni di bambini malnutriti
  • Campagna di igiene pubblica “Lavarsi le mani salva la vita”
  • Avvistato nell’area di Lanao, padre Sinnot, il missionario rapito nelle Filippine
  • Aperto il primo Congresso Missionario della Chiesa indiana
  • Vescovi Usa chiedono uso proporzionato della forza militare in Afghanistan
  • Tradizione e innovazione alla Fiera del Libro di Francoforte
  • La Chiesa in Kerala: campagna di conversioni forzate di donne cristiane
  • Lago Vittoria: un battello-ospedale al servizio della popolazione locale
  • Spagna: lettera pastorale del cardinale Rouco Varela per la Giornata Missionaria
  • Libano: l’impegno per la missione nei Paesi di lingua araba
  • Australia: l’Ottobre missionario ispirato a padre Damiano
  • lndia: il governo non darà all'Albania le spoglie di Madre Teresa
  • Seminario a Madrid sulla comunicazione per venti vescovi
  • Veglia missionaria a Roma: due coppie di sposi e due suore ricevono il mandato
  • Il Vis, Ong di ispirazione salesiana, ottiene lo stato consultivo presso l'Onu
  • A Firenze la Conferenza delle Istituzioni locali europee e africane
  • Progetto Europeo per i giovani che concilia sport e studio delle lingue
  • 24 Ore nel Mondo

  • Serie di attentati in Pakistan: almeno 40 i morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Sinodo per l’Africa: il continente sia protagonista del proprio destino. Drammatica testimonianza di un vescovo del Sudan: cristiani crocifissi

    ◊   Gli africani diventino attori protagonisti del proprio destino: è l’auspicio espresso stamani dal secondo Sinodo dei Vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano sui temi della riconciliazione, la giustizia e la pace. La Congregazione odierna, la quindicesima in ordine cronologico, ha visto la presentazione delle relazioni dei Circoli minori. Alla presenza di Benedetto XVI, i Padri Sinodali hanno iniziato così a delineare le probabili tematiche da inserire nei documenti finali dell’Assemblea. Il servizio di Isabella Piro:

    Prendere in mano il proprio destino e viverlo da protagonisti per rilanciare l’Africa: è questo il mandato che i Padri Sinodali affidano a tutti gli africani. Il Sinodo li aiuti a prendere consapevolezza della propria dignità e sia un’Assemblea di speranza e di risurrezione, di impegno e di coraggio.

     
    Poi, i Circoli minori tracciano un bilancio di quanto fatto fino ad ora. Il risultato è positivo, dicono; tuttavia, alcuni aspetti andrebbero sottolineati di più. Ma quali? La scelta è ampia: si parte dalla necessità di tutelare l’ambiente, di guardare alle vocazioni con maggior discernimento, di pensare alle tradizioni africane come base del processo di riconciliazione. In esse, infatti, sono presenti molti spunti positivi, come il rito dell’ammissione della colpa o della promessa di non ricadere nell’errore, che possono conciliarsi con il cristianesimo.

     
    Quindi, i Padri Sinodali suggeriscono la diffusione di testi che informino sulla Dottrina della Chiesa nel campo della sessualità, chiedono una cura pastorale maggiore per i lavoratori, per la famiglia, che deve avere un ruolo “alto”, e per le donne, comprese le religiose. Attenzione viene invocata per la stregoneria che danneggia fortemente tutta la società africana, e per i rapporti con l’Islam, da analizzare caso per caso, dicono i Padri Sinodali, perché i musulmani in Africa non sono presenti in modo omogeneo, ma si differenziano a seconda dei Paesi.

     
    Maggiore spazio andrebbe dato anche al problema delle migrazioni, in relazione alla politica mondiale e al ruolo centrale della Chiesa nella tutela dei diritti umani e della dignità della persona. Ribadita la necessità di rafforzare i legami tra le Chiese locali e la Chiesa Universale e di far sì che, all’interno di associazioni che racchiudono numerose Conferenze episcopali, i vescovi parlino con una voce sola.

     
    E ancora, i Padri Sinodali ricordano l’importanza dei mass media per la comunicazione ecclesiale ed anche per la formazione della popolazione: radio e tv, ad esempio, possono contribuire a veicolare valori sani per la vita familiare. Quindi, la grande sfida dei Paesi in crisi politica: il processo di riconciliazione va depoliticizzato, dice l’Aula del Sinodo, la Chiesa non sia mai ostaggio di conflitti istituzionali e accompagni i leader verso un esercizio del potere lontano dalla corruzione.

     
    Inoltre, i Circoli minori chiedono azioni decise contro il traffico di armi e la droga, e contro le mutilazioni genitali femminili. Necessario anche un piano organico contro la pandemia di Aids: l’Africa deve svegliarsi davanti a tale dramma, dicono i Padri Sinodali, e deve cambiare il suo stile di vita.

     
    Ribadita poi l’importanza di sostenere le scuole e le università cattoliche, di avere regole forti per le persone consacrate, per le quali va pensata una formazione continua, e di coinvolgere maggiormente i laici nell’opera di evangelizzazione perché, si è detto in Aula, la Chiesa non deve aver paura di loro.

     
    Infine, i Padri Sinodali suggeriscono l’istituzione di un Congresso eucaristico continentale, di un incontro panafricano sulle donne e di un forum di preghiera interreligiosa perché, in un Paese segnato da conflitti e violenze, dicono, pregare insieme è il primo passo verso la pace.

     
    Come portare pace e riconciliazione in Africa? Se lo chiedono i Padri Sinodali. Particolare attenzione è dedicata al Sudan, Paese spaccato tra un Nord prevalentemente arabo che ha imposto la legge coranica e un Sud cristiano animista. Le elezioni politiche, previste dagli accordi di pace del 2005, dovrebbero svolgersi entro il 2010, mentre per il 2011 è fissato un referendum per l’autodeterminazione del Sud. Ma l’appuntamento con le urne è messo a rischio dalle continue violenze perpetrate da gruppi ribelli legati al governo di Khartoum. Lo conferma, al microfono di Paolo Ondarza, mons. Hiiboro Kussala, vescovo della diocesi meridionale di Tombura Yambio, teatro di ripetuti attacchi contro i cristiani.

    R. – Questi ribelli, a nostro modo di vedere, stanno ricevendo aiuti da parte del governo del Nord. Tutti hanno fucili, armi … Credo ci sia la volontà di lasciare il Sud Sudan in difficoltà perché non abbia quella pace necessaria per preparare il referendum che è previsto per l’anno prossimo.

     
    D. – Si verificano anche attacchi contro la comunità cristiana?

     
    R. – Sì. Il 13 agosto scorso, i ribelli sono entrati nella chiesa della mia parrocchia ed hanno preso tante persone in ostaggio. Mentre fuggivano nella foresta, ne hanno uccise sette: li hanno crocifissi agli alberi. Si verificano tanti drammi come questo. Alcuni di loro sono stati istruiti da al Qaeda in Afghanistan: sono contro la Chiesa. Il progetto è intimidire i cristiani.

     
    D. – Vivere il Vangelo è una scelta difficile: si può andare incontro al martirio …

     
    R. – Sì. Noi viviamo proprio in questo senso, perché stanno uccidendo la gente, bruciano le loro case, le chiese: questo è martirio.

     
    D. – I cristiani hanno paura di vivere la loro fede? Lei come pastore ha paura di operare nella sua diocesi?

     
    R. – Paura, sì: perché i ribelli continuano ad uccidere la gente. Questa è la nostra paura. Ma noi non vogliamo morire: tutto questo rafforza la fede della gente, la gente continua a venire in chiesa.

     
    D. – Ed essere un segno di pace e riconciliazione, è anche questo testimoniare il Vangelo in una terra che perseguita i cristiani?

     
    R. – Sì: questo è il nostro motto, continuare a vivere la riconciliazione e la pace. Dopo sei secoli, il cristianesimo è stato praticamente distrutto nel Nord del Sudan, e noi ne soffriamo in nome del Signore.

     
    D. – Pensando alla situazione nella sua diocesi e anche al conflitto nel Darfur, lei ha invocato l’aiuto da parte della comunità internazionale ma ha anche detto: “Abbiamo bisogno dei Buoni samaritani della Sacra Bibbia” …

     
    R. – Vogliamo i Buoni samaritani: i nostri fratelli, i nostri amici nella comunità internazionale possono venire in nostro aiuto. Ma più ancora di questo, chiediamo preghiere, tante! Per noi, affinché possiamo essere forti e proseguire su questo cammino così difficile. Ma con il Signore, lo sappiamo bene, alla fine vinceremo!

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    Il Papa auspica la pronta ricollocazione della statua della Madonnina di Monte Mario

    ◊   Il Papa auspica la pronta ricollocazione della Madonnina del Centro Don Orione di Monte Mario, a Roma, “a devozione” di tutti i cittadini della capitale. La statua, alta 9 metri e posta su una torretta di 19 metri, è crollata il 13 ottobre scorso a causa di una tromba d’aria. In un messaggio inviato a don Flavio Peloso, superiore generale degli Orionini, Benedetto XVI esprime la propria vicinanza alla famiglia religiosa per quanto accaduto, definendo la statua della Madonnina di Monte Mario “uno dei simboli religiosi più importanti e significativi di Roma".

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    Il 26 ottobre primo incontro in Vaticano con la Fraternità San Pio X

    ◊   Il prossimo lunedì 26 ottobre, nella mattinata, avrà luogo il primo incontro dei previsti colloqui con la Fraternità San Pio X. Lo ha reso noto il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi.

    Vi parteciperanno, per parte della Commissione Ecclesia Dei, oltre al segretario della stessa Commissione, mons. Guido Pozzo, il segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Luis F. Ladaria Ferrer, e gli esperti già nominati: padre Charles Morerod, segretario della Commissione teologica internazionale, consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Fernando Ocáriz, vicario generale dell’Opus Dei, consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede, padre Karl Josef Becker, consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    L’incontro avrà luogo presso il Palazzo del Sant’Ufficio. I contenuti delle conversazioni, che riguarderanno le questioni dottrinali aperte, rimarranno strettamente riservati. Al termine dell’incontro verrà rilasciato un comunicato.

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    Guardare con nuovo slancio all’ecumenismo: presentato il libro del cardinale Kasper sul dialogo tra cattolici e protestanti

    ◊   Un libro per dare nuovo slancio all’ecumenismo: è la finalità del volume “Harvesting the Fruits”, “Raccolta dei frutti. Aspetti fondamentali della fede cristiana nel dialogo ecumenico”, opera del presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani, il cardinale Walter Kasper. Il volume, pubblicato in inglese dalla Casa editrice Continuum di Londra, è il frutto di due anni di lavoro del dicastero vaticano sui risultati dei dialoghi ufficiali tra la Chiesa cattolica e le Chiese storiche protestanti. Il volume è stato presentato stamani nella Sala Stampa della Santa Sede dallo stesso cardinale Kasper e da mons. Mark Langham tra i principali collaboratori nell’elaborazione del documento. Il cardinale Kasper ha affermato che è intenzione del Papa visitare la Chiesa luterana in Roma. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Celebrare i risultati positivi di quarant’anni di dialogo ecumenico con uno sguardo al passato ed un invito al futuro. Il cardinale Walter Kasper ha sottolineato che il libro “Harvesting the Fruits” mostra la ricchezza dei documenti comuni, frutto del dialogo tra Chiesa cattolica e Chiese protestanti dal Concilio Vaticano II ad oggi. Lavorando su tali testi, rileva il porporato, “siamo stati positivamente sorpresi da quanto è stato conseguito in questi anni”:

     
    “Si tratta di una raccolta veramente molto ricca, che supera le tante polemiche ed i grandi problemi storici della Riforma. Ciò può rappresentare una chiara risposta alle opinioni che si stanno diffondendo talvolta anche nella Curia Romana, ovvero all’ingiustificata accusa che l’ecumenismo con le comunità protestanti non abbia finora portato frutti e ci abbia lasciato con le mani vuote. Chi leggerà questo libro sarà molto presto convinto del contrario”.

     
    D’altro canto, ha proseguito il cardinale Kasper, negli anni è cresciuta una “nuova generazione” di ecumenisti, laici e sacerdoti, professori e studenti che non conoscono più i risultati raggiunti in più di quarant’anni di dialoghi bilaterali. Questo libro, dunque, aiuta a non dimenticare documenti fondamentali per l’ecumenismo. E al tempo stesso avvia “un processo di recezione di questi ricchi frutti nel corpo del Chiesa stessa , per arrivare ad un nuovo tipo di comportamento ecumenico”. Il cardinale Kasper non ha poi mancato di offrire una riflessione sulla situazione ecumenica in Occidente, dove si riscontrano cambiamenti repentini:

     
    “Non siamo più nella situazione degli anni sessanta e settanta dopo il Concilio, che erano anni di un nuovo inizio, ma, come lo percepiamo oggi, anche di facile entusiasmo. Oggi si è diffusa una certa stanchezza, forse anche una certa delusione. Tuttavia, la nuova sobrietà instauratasi può essere anche un segno di maggiore maturazione, che riconosce il peso della realtà”.

     
    Per questo, ha proseguito, “il percorso ecumenico” sarà probabilmente “più lungo di quanto fosse sembrato dopo il Concilio”. In particolare, il capo dicastero ha menzionato le frammentazioni interne alle Comunità ecclesiali dei partner della Chiesa cattolica e ancora, nuovi problemi nel campo dell’etica. Né, ha detto, vanno sottovalutati i cambiamenti all’interno della Chiesa cattolica. “Talvolta – ha affermato – i nostri documenti sono difficili da digerire” per i partner ecumenici. Ma, ha ribadito, “nessuno può affermare che stiamo attraversando un ‘inverno ecumenico’”:

     
    “Al contrario, siamo in alta stagione, in piena estate e con questo libro raccogliamo già i primi, ricchissimi frutti: davvero una buona raccolta e –speriamo – un impulso ed una forte spinta per la continuazione dei dialoghi”.

     
    Rispondendo alle domande dei giornalisti, il cardinale Kasper ha sottolineato che le bozze del libro sono state viste dal Papa e dal prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ed ha affermato di ritenere che il Santo Padre abbia l’intenzione di visitare la Chiesa luterana di Roma. Quindi, ha messo l’accento sull’importanza della preghiera quale fondamento del dialogo ecumenico. Il cardinale Kasper ha sottolineato che il volume “Harvesting the Fruits” si sofferma più lungamente sulle tematiche ecclesiologiche, giacché sulla cristologia c’è un dialogo più agevole con i protestanti. Il porporato tedesco ha poi smorzato le polemiche che in Germania sono state suscitate da un documento evangelico dai toni molto duri nei confronti della Chiesa cattolica. A proposito della possibilità dei membri della Comunione anglicana tradizionale di entrare nella Chiesa cattolica, il cardinale Kasper ha detto che non si può negare a nessuno di convertirsi liberamente al cattolicesimo, ma al tempo stesso si conferma la volontà di dialogo con gli anglicani. Ancora, ha osservato che il fenomeno delle sette, obbliga i vescovi ad interrogarsi sull’efficacia della propria azione pastorale. Infine, il porporato, che nel marzo prossimo compirà 77 anni, ha commentato di non aver parlato con il Papa di un suo eventuale pensionamento, ma di essere pronto ad accogliere serenamente qualsiasi decisione del Pontefice.

     
    Dal canto suo, mons. Mark Langham ha illustrato la struttura del volume, che si articola in quattro capitoli: il primo sui “fondamenti della nostra fede comune”, il secondo capitolo sulla questione centrale per la Riforma, “Salvezza, giustificazione e santificazione”. Quindi, il terzo capitolo è dedicato alla Chiesa, la sua missione, la sua autorità ed il suo ministero. Il quarto capitolo si concentra invece su “Battesimo ed Eucaristia”. Nel capitolo conclusivo, il cardinale Kasper riflette sull’importanza di quanto conseguito, dimostrando che “molte delle controversie storiche sorte nel XVI secolo sono state ormai superate”.

     
    In Sala Stampa, è stato reso noto che il Pontificio Consiglio ha intenzione di organizzare nel mese di febbraio 2010 un Simposio per discutere sul futuro dell’ecumenismo occidentale. Intanto, a fine ottobre verrà celebrato il decimo anniversario della Dichiarazione Congiunta sulla Dottrina della Giustificazione ad Augsburg. Il prossimo anno si terrà l’Ökumenische Kirchentag a Monaco, la plenaria della Federazione Luterana Mondiale a Stoccarda ed il Centenario della Conferenza missionaria mondiale a Edimburgo, che nel 1910 ha segnato l’inizio dell’ecumenismo del XX secolo. Inoltre, il prossimo anno si celebrerà anche il cinquantesimo anniversario del dicastero vaticano per l’Unità dei Cristiani. La celebrazione avrà luogo in concomitanza con la plenaria del Pontificio Consiglio, che dovrebbe tenersi alla fine del 2010. “Veramente – ha commentato il cardinale Kasper - è un momento particolare nella vita ecumenica dei cristiani”.

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    Padre Lombardi sulla sentenza della Corte di Appello sul procedimento contro la Radio Vaticana

    ◊   La Corte di Appello di Roma ha emesso ieri una sentenza nell’ambito del procedimento a carico del cardinale Tucci e di padre Pasquale Borgomeo per il reato di “getto pericoloso di cose” per le emissioni elettromagnetiche del Centro Trasmittente della Radio Vaticana a Santa Maria di Galeria. La Corte ha dichiarato di non doversi procedere nei confronti di padre Borgomeo, perché deceduto nel frattempo e nei confronti del cardinale Roberto Tucci per prescrizione. Interrogato a proposito della sentenza della Corte di Appello il direttore della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, ha dichiarato: “La sentenza non ci soddisfa, perché ci aspettavamo il proscioglimento degli imputati in quanto il fatto non sussiste o comunque non costituiva reato. Tuttavia per una valutazione più approfondita occorre attendere il deposito delle motivazioni, che deve avvenire entro 60 giorni”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell’informazione vaticana, i lavori sinodali.

    Maggiore impegno contro l’intolleranza e la discriminazione dei cristiani: nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede durante un incontro organizzato dall’Osce.

    Una boccata d’ossigeno per il mondo: in cultura, il cardinale Agostino Vallini sulla “Caritas in veritate”.

    Un articolo di Ileana Chinnici dal titolo “Ai Musei Vaticani l’astronomia italiana in bella mostra”.

    Il “furto” di Papa Alessandro: Giulia Galeotti sulla biblioteca di Francesco Maria II Della Rovere da Urbania a Roma.

    Parigi 1256, parla Tommaso d’Aquino: Marco Tibaldi sui teologi a lezione di comunicazione.

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    Oggi in Primo Piano



    Economia in ripresa: ma cresce la fame nel mondo

    ◊   Per la prima volta da oltre un anno, il Dow Jones ha chiuso ieri sopra la soglia psicologica dei 10.000 punti, confermando come l'economia sia in ripresa dopo la peggiore crisi finanziaria dal 1929. Ottimismo è stato espresso da parte del presidente statunitense Barack Obama. Ma la crisi è davvero superata? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Stefano Zamagni, docente di economia politica presso l’Università di Bologna:

    R. – Le crisi hanno tutte sempre tre dimensioni: la dimensione finanziaria, la dimensione reale e la dimensione occupazionale. E’ vero che la prima dimensione, quella finanziaria, è stata superata ed è questo il motivo per cui il Dow-Jones ha superato la soglia di guardia. Però la dimensione reale non è ancora superata anche se è vero che è in via di superamento: nei prossimi mesi, il ciclo si invertirà completamente. E' invece la dimensione legata all'occupazione quella più seria perché i dati dell’occupazione del 2010 peggioreranno ulteriormente rispetto a quelli del 2009. Questo vuol dire che la disoccupazione aumenterà.

     
    D. – Proprio nelle stesse ore in cui arrivava la notizia sulla borsa di New York, sono stati diffusi i dati del Rapporto Fao-Pam sulla fame nel mondo, che coinvolge circa un miliardo di persone. Perché l’economia globale non si è mai occupata seriamente di questo problema?

     
    R. – Il fatto è che nessuno ne vuole mai parlare perché quando si parla di crisi il riferimento è solo al dato della finanza. C’è una disonestà intellettuale: se fallisce una banca o se vanno male i conti finanziari di certe imprese tutti si allarmano. Se veniamo a sapere che milioni di persone, soprattutto bambini, muoiono di fame, si dice: questo è poco rilevante perché evidentemente non è ancora percepita, nella nostra cultura economica, l’idea secondo la quale l’economia è per l’uomo e non viceversa! L’economia deve essere messa al servizio dell’uomo! Essere ancora schiavi di un’economia che ci trasciniamo dall’Ottocento porta esattamente a questa aberrazione. Ovviamente, quando poi i nodi arriveranno al pettine – e prima o poi arrivano al pettine! – molti grideranno si stracceranno le vesti. Sarebbe meglio pensarci per tempo perché un’economia di mercato non può essere sostenibile se le disuguaglianze di tipo distributivo, cioè legate alla distribuzione del reddito e della ricchezza, superano una determinata soglia.

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    Conferenza sull’Aids pediatrico: interviste con l'ambasciatore Usa Diaz e padre Guarise

    ◊   Seconda giornata di lavori della Conferenza sull’Aids pediatrico, alla Pontificia Università della Santa Croce. In particolare, stamani si è parlato di prevenzione e trasmissione dell’Hiv madre-figlio e della condizione dei bambini sieropositivi nei Paesi in via di sviluppo. La Conferenza è promossa dalla Caritas Internationalis e dall’ambasciata Usa presso la Santa Sede. Proprio il neoambasciatore americano, Miguel H. Diaz, intervistato da Alessandro Gisotti, si sofferma sull’importanza di questo evento:

    R. – Il bambino è il protagonista principale di questa Conferenza. Il nostro obiettivo è di poter aiutare, manifestare l’intenzione di promuovere l’istruzione e l’informazione. E ancora la prevenzione e l’accesso ai medicinali necessari per aiutare i bambini.

     
    D. – C’è anche un aspetto sociale, culturale della lotta all’Aids …

     
    R. – Credo che anche dal punto di vista sociale dobbiamo trasmettere il messaggio, in particolare per le donne che soffrono per questa malattia, che per loro c’è speranza, che esiste la possibilità di curarle e che la loro sofferenza non è una colpa. Tutti si devono impegnare a trasmettere questo messaggio. E’ importante l’unità tra tutti i settori della società che stanno lavorando seriamente per questa nobile causa.

     
    Alla Conferenza, partecipano molti religiosi impegnati nella lotta contro l’Aids. Un impegno che prosegue senza risparmio di energie, ha assicurato padre David Glenday, segretario dell’Unione Superiori Generali, intervenuto ieri. Proprio per questo, l’organismo che rappresenta i religiosi e le religiose di tutto il mondo, ha istituito una Commissione Salute. Al presidente di questa Commissione, il padre camilliano Paolo Guarise, Alessandro Gisotti ha chiesto di indicare quali finalità si propone la Conferenza sull’Aids:

    R. – Sensibilizzare specialmente le ditte farmaceutiche e i governi a ridurre i prezzi sia delle medicine sia dei test in modo che i bambini malati abbiano più facile accesso sia alle medicine che ai test.

     
    D. – Ci sono delle aspettative, delle speranze su questo fronte?

     
    R. – Che aumentino le donazioni, soprattutto la distribuzione di queste risorse, specialmente quando vengono dai governi. Purtroppo, infatti, non è detto che arrivino alle persone interessate. Si perdono per strada. Questa è una cosa molto importante da affrontare.

     
    D. – I religiosi, le religiose sono concretamente le persone che sul posto assistono i malati, i bambini come le madri …

     
    R. – Sì e qualche volta i religiosi o le religiose non hanno il tempo materiale o fisico di svolgere queste attività perché sono così presi dalla preoccupazione finanziaria. In altre parole, se i governi oppure le ditte fornitrici e le organizzazioni internazionali ci dessero maggiori risorse economiche, avremmo molto più tempo noi religiosi e religiose da dedicare alle risorse non economiche, sempre inerenti all’Aids e alla Tbc. Spesso la nostra preoccupazione è come trovare i fondi.

     
    D. – Lei accennava all’aspetto umano, quello che serve dove non arriva la medicina …

     
    R. – Senz’altro. Direi che il nostro impegno innanzitutto è un impegno pastorale, spirituale, religioso. Che poi, naturalmente, andando sul pratico, ha bisogno anche di cura. Quello che noi vogliamo è un accompagnamento, un approccio al malato prima di tutto per la sua dignità umana, per le sue esigenze di persona: uomo, donna, bambino, famiglia. Se noi saremo i primi a dare la precedenza a questo, anche le conseguenze verranno poi immediatamente. Però, prima c’è il rispetto della persona: non solo delle sue esigenze fisiche, ma nel complesso, cioè un approccio integrale alla persona.

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    Inaugurazione del Festival del Film di Roma: il commento di Gian Luigi Rondi

    ◊   La quarta edizione del Festival del Film di Roma si inaugura oggi al Parco della Musica con una buona scelta di titoli e un equilibrio tra le esigenze dell’arte e quelle del mercato. Un lavoro segnato dalla pluridecennale esperienza del presidente Gian Luigi Rondi e dalla squadra di lavoro che ha operato strettamente al suo fianco per costruire un’edizione interessante e attesa. Il servizio di Luca Pellegrini:

    La trasformazione sta dando buoni frutti: partita come una Festa senza identità con una pletora di titoli e protagonisti molto a servizio dei giornali e dell’immagine e poco del cinema, Roma ora offre un suo vero Festival del Film con le tradizionali sezioni molto più riconoscibili, un numero di pellicole limitate e scelte con cura dal direttore artistico Piera Detassis e forse meno velleità di accondiscendere e copiare i modi e le mode di altre storiche manifestazioni consimili. Così, sulla strada certamente difficile che contraddistingue i primi anni di vita di un Festival cinematografico, troviamo titoli molto attesi firmati da Giorgio Diritti, Jason Reitman, Danis Tanovíc, James Ivory, Carlos Saura, Nora Ephron ed altri non meno interessanti nelle sezioni Extra, in quel piccolo angolo delle curiosità che è “Alice nella città”, dedicata al pubblico dei ragazzi e in quell’Occhio sul mondo che punterà i riflettori sul tema dell’ambiente con una buona scelta di documentari. In questi giorni di preparazione, abbiamo raggiunto il “padre nobile” della manifestazione romana, Gian Luigi Rondi, chiamato lo scorso anno per ridisegnarla. Anche confortato dalla sua enorme e decennale esperienza, quale fisionomia ha impresso a questo giovane Festival?

     
    R. - Io amo il cinema. Dovunque mi sono mosso, in tutti i settori della mia lunga carriera, che io ho seguito, il cinema è sempre stato il vertice di tutte le mie attese. Dovendo organizzare un festival, dopo aver organizzato altri festival ed alte mostre come quella di Venezia, ho portato nella costruzione di questo festival tutto il mio amore, e cioè ho fatto in modo che questo festival rispecchiasse al meglio quello che io sentivo per il cinema, ossia proponesse il cinema dei grandi film con i grandi autori, i grandi interpreti, le grandi produzioni, i grandi spettacoli e poi il cinema di ricerca, il cinema d’avanguardia ed anche il cinema per i giovani.

     
    D. - Quello di Roma è un festival che arriva, anche cronologicamente nel calendario annuale, all’indomani di altri assai più antichi e consolidati: nonostante tutto ha una sua personale fisionomia...

     
    R. – Al di fuori del Festival di Berlino, nel mondo non esistono festival che si svolgono in grandi città. In più è addirittura la capitale d’Italia. Quindi, tutte le attenzioni convergono su di lei e in questo modo lo spettatore che viene dalla città verso di noi sa di essere al centro di un’attenzione che non hanno gli spettatori degli altri festival. Io ho dedicato ai romani questo festival ed è la prima volta che, avendo organizzato tanti festival, io ne organizzo uno nella mia città, di cui conosco tutti gli umori, tutte le attese, tutte le speranze, anche le molte delusioni nel passato. E, perciò, ho fatto in modo che sia la città da un certo punto di vista a venire al festival e poi anche il festival che riesca ad andare alla città.

     
    D.- Presidente, un titolo del Festival che le è particolarmente caro?

     
    R. - Vorrei dire che sono commosso all'idea che sia stato scelto il film polacco Popieluszko per il quale viene da Varsavia Lech Walesa. Sappiamo anche che sarà presente il cardinale Angelo Sodano. Sarà comunque un modo per commemorare un grande martire del cristianesimo e dell'idea e anche un martire della libertà. Sarà un filone spirituale che dovrebbe riecheggiare anche in altri momenti di questo Festival.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    La Chiesa ricorda Santa Teresa d’Avila

    ◊   Donna di eccezionali talenti di mente e di cuore: così viene definita Santa Teresa d’Avila che la Chiesa ricorda oggi. Vissuta nel XVI secolo ha scelto la vita monastica all’età di vent’anni ma ha faticato prima di arrivare a quella che lei ha chiamato la sua «conversione», a 39 anni. Ha legato la contemplazione ad un’intensa attività riformatrice dell’Ordine carmelitano e ha dato vita a diverse fondazioni. Fedele alla Chiesa, nello spirito del Concilio di Trento, ha contribuito al rinnovamento dell'intera comunità ecclesiale. Al microfono di Tiziana Campisi, suor Maria Assunta Colombo, vicaria generale delle Carmelitane missionarie di Santa Teresa del Bambin Gesù, descrive i tratti della spiritualità della mistica che nel 1970 Paolo VI ha proclamato Dottore della Chiesa:

    (Canto "Nada te turbe")

     
    R. – “Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Solo Dio basta. Chi ha Dio non manca di nulla”. Questa preghiera l’ha composta lei e veramente oggi è più importante di ogni altro tesoro avere Dio, perché oggi le situazioni, le crisi, le cose terribili che accadono, solo si possono comprendere, possono trovare un senso, se si ha Dio.

     
    D. – Quale patrimonio spirituale ha lasciato Teresa d’Avila?

     
    R. – Intanto ha spiegato che cos’è la preghiera. Lei dice che la preghiera è un colloquio a tu per tu con Colui da cui sappiamo di essere amati. Questo è un patrimonio altissimo: colloquio a tu per tu, cuore a cuore. Teresa d’Avila dopo aver peregrinato nella fede, alla fine è riuscita, con la sua preghiera, con la sua umiltà, a entrare in contatto con Gesù. Gesù si è rivelato a lei, lei lo ha visto nella sua persona, lo ha visto con la sua meditazione e ha detto che quando ha visto Gesù tutto ciò che è terreno è scomparso dai suoi desideri, non ha avuto più bisogno di nulla perché Cristo dà senso ad ogni cosa.

     
    D. – Cosa dice oggi la figura di Teresa d’Avila?

     
    R. - Non perderti nelle cose della terra, non perderti dietro a tante illusioni, vai dritto sulla via dell’amore, vai dritto, segui Gesù: è la sequela.

     
    D. – Santa Teresa è anche l’esempio di una donna che ha saputo portare avanti una bella amicizia, quella con Giovanni della Croce: questa amicizia a quali frutti ha portato?

     
    R. – Ha portato i frutti di una condivisione delle elevazioni spirituali. L’amicizia è bella quando insieme si loda, si ha lo stesso oggetto di amore, lo stesso soggetto di amore. La cosa più bella è avere qualcuno con la stessa sensibilità con cui puoi condividere questi sentimenti meravigliosi che Dio ti mette nel cuore.

     
    D. – Teresa d’Avila era una contemplativa. Cosa dice a voi religiose di vita attiva?

     
    R. - Noi siamo di vita attiva e contemplativa, mista. Ogni attività deve scaturire dalla contemplazione. Solo partendo da questo amore infuocato che Gesù mette nel cuore allora l’azione scaturisce a questa unione profonda, da questo amore. Quindi la vita mistica è importante per agire amando e per amare. Se non c’è questa vita mistica non si riesce ad amare e ci stanca facilmente, tutto fallisce e tutto si distrugge. E’ l’amore che cementa e che salda ogni attività.

     
    (Canto "Nada te turbe")

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    Chiesa e Società



    Save the Children: ogni anno muoiono oltre 3 milioni di bambini malnutriti

    ◊   La morte di 3,2 milioni di bambini l'anno è associata alla malnutrizione. E, si stima che a causa della crisi economica e finanziaria globale, tra il 2009 e il 2015, ci potranno essere dai 200 mila ai 400 mila bambini morti in più ogni anno. E' l'allarme dell’organizzazione non governativa Save the Children, a margine del rapporto sulla nutrizione nel mondo, diffuso ieri dalla Fao e dal Programma Alimentare Mondiale. Globalmente, ricorda Save the Children, ogni anno 18 milioni di bambini nascono con un peso molto basso in quanto prematuri o perché hanno ricevuto una scarsa nutrizione durante la gravidanza o nel periodo immediatamente post-gravidanza. L'Asia meridionale ha la più alta incidenza di basso peso alla nascita, un quarto dei neonati pesa meno di 2,5 chili, nonché la più alta prevalenza di bambini sottopeso. La denutrizione indebolisce il sistema immunitario del bambino, rendendolo più esposto alle malattie e meno capace di combattere le infezioni, così come la carenza di certi micronutrienti indispensabili può anche danneggiare la salute della madre e del figlio e incrementare il rischio di mortalità materna e infantile. Ad esempio l'anemia, che interessa il 42% delle donne incinte in tutto il mondo, aumenta il rischio di parto prematuro, peso basso alla nascita, emorragia, setticemia. ''Uno dei migliori strumenti per garantire la sopravvivenza di un bambino - afferma in una nota Valerio Neri, direttore generale di Save The Children - ad esempio, è l'allattamento al seno, che rafforza il sistema immunitario, favorendo la sua salute. I neonati che vengono allattati esclusivamente al seno per i primi sei mesi di vita sono dieci volte meno soggetti a morire di diarrea e 15 volte meno esposti a rischio di morte per polmonite, rispetto ai neonati che non lo sono''. ''Tuttavia - aggiunge - è necessario intervenire per fornire informazioni alle madri sulle corrette pratiche alimentari, così come sulla diagnosi precoce di malnutrizione e sull'importanza di procedere all'immediata cura del bambino in strutture adeguate''. L'Ong, che ha appena lanciato la campagna "Every One", per dire basta alla mortalità infantile, ricorda che basterebbero interventi semplici e a basso costo per fermare queste morti, che per la maggior parte avvengono in Paesi in via di sviluppo, dove le principali cause di mortalità infantile (complicazioni neonatali, polmonite, diarrea, malaria e morbillo) sono aggravate da povertà endemica e malnutrizione. (R.G.)

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    Campagna di igiene pubblica “Lavarsi le mani salva la vita”

    ◊   “Lavarsi le mani salva la vita”: si celebra oggi in oltre 80 Paesi la seconda edizione della Giornata dedicata a promuovere una pratica igienica fondamentale per la salute. Un’iniziativa della Global Public-Private Partnership, cui aderiscono governi, agenzie dell’Onu, Ong, aziende private e singole persone in tutto il mondo. Una “Giornata mondiale per la pulizia delle mani”: potrebbe sembrare un’iniziativa esagerata, ma questo semplice gesto di igiene quotidiana è tra i più efficaci per mettere al riparo da molte infezioni. Basti ricordare che 3 milioni e mezzo di bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno per malattie diarroiche e infezioni respiratorie collegate a scarsa igiene. Lavarsi le mani con l’acqua e sapone, specie dopo aver usato i servizi igienici e prima di toccare gli alimenti può ridurre le malattie diarroiche del 40 per cento e quelle infettive del 25%. Ma l’uso del sapone - nonostante sia disponibile nella maggior parte delle famiglie nel mondo - non è così diffuso. Solo una piccola parte tra lo 0 e il 34% fa uso abituale del sapone in questi momenti, della quotidianità ‘critici’ per contrarre malattie. Lavarsi le mani con acqua e sapone è pure tra le azioni fondamentali raccomandate per prevenire l’influenza H1N1. Una pratica quindi da non trascurare mai, “una pietra miliare per la salute pubblica”, che “può essere considerato – sottolinea l’Unicef, tra le agenzie che aderiscono alla Giornata – “come un vaccino ‘fai da te’ economico e accessibile.” (A cura di Roberta Gisotti)

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    Avvistato nell’area di Lanao, padre Sinnot, il missionario rapito nelle Filippine

    ◊   Novità sul rapimento di padre Michael Sinnott, sequestrato nelle Filippine lo scorso 11 ottobre a Pagadian nei pressi di Mindanao. Proprio ieri la polizia ha dichiarato di aver avvistato il missionario nell'area di Lanao del Norte. “Ci rincuora” sapere che padre Sinnott si trova in quella zona “dove è possibile trovare farmaci e assistenza medica”, ha dichiarato all’agenzia AsiaNews, padre Cyrill Lovett, missionario di S. Colombano e direttore della rivista Far East. Rimane alta la preoccupazione per la salute dell’anziano sacerdote irlandese, vicino agli 80 anni, che ha subito quattro interventi al cuore e necessita di cure mediche costanti. “Da testimonianze fornite da altri sacerdoti implicati in sequestri – ha spiegato padre Lovett – sappiamo che le bande si muovono in maniera costante, per sfuggire alle ricerche” e questo potrebbe arrecare danni fisici a padre Sinnott. Intanto il leader del Fronte di liberazione islamico Moro (Milf) smentisce la notizia circolata ieri, secondo cui il gruppo separatista è responsabile del rapimento. Il capo della polizia del Mindanao occidentale ha detto che i rapitori si sono messi in contatto con i missionari di S. Colombano a Pagadian; egli non ha però voluto fornire dettagli sulla conversazione. Padre Lovett è convinto che il confratello sia nelle mani di “una corrente scissionista del Milf” e considera credibile la versione di Eid Kabalu, portavoce del gruppo separatista, che “ha negato qualsiasi coinvolgimento nel sequestro”. “È una questione di soldi – ha sottolineato il direttore di Far East – i rapitori puntano al riscatto. Questa è la tesi più accreditata, mentre non ci sono elementi per pensare che siano in gioco altri fattori, fra cui rivendicazioni politiche o richieste autonomiste nella regione”.  Interpellato sulle trattative in corso per la liberazione del sacerdote, padre Lovett ha aggiunto che “il governo irlandese fa quello che può”, ma di contare “sull’opera del vescovo, della polizia e del governo locale, che sanno come operare nei casi di rapimenti”. “Non vogliamo un bagno di sangue” e non è possibile prevedere al momento “quali saranno gli sviluppi successivi”. Il missionario di S. Colombano ha confermato infine la politica di fermezza: pur bersaglio in passato di rapimenti, uno dei quali si è concluso in modo tragico con la morte di un confratello, l’istituto ha sempre escluso l’ipotesi di pagare riscatti. “Se i missionari diventano obiettivo di sequestri – ha concluso padre Lovett – perché i rapitori sanno che verrà pagato un riscatto è la fine, diventerà impossibile proseguire con il nostro lavoro”. (R.G.)

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    Aperto il primo Congresso Missionario della Chiesa indiana

    ◊   “La Chiesa esiste per evangelizzare, essere cristiani significa essere missionari e questo compito non riguarda solo i religiosi e le religiose , ma anche il laici perché la vera missione avviene quando il messaggero diviene messaggio”. Così si è espresso mons. Thomas Dabre, vescovo di Pune, nella sua relazione di apertura del primo Congresso missionario della Chiesa indiana, apertosi ieri a Mumbai sul tema: "Lasciate brillare la vostra luce” e che si concluderà il 18 ottobre. In un grande clima di festa i partecipanti sono stati accolti da una suggestiva scenografia creata con la luce di centinaia di lampade e con canti devozionali della tradizione cristiana dell’ Iindia. Oltre 1500 i rappresentanti della Chiesa indiana convenuti dalle 160 diocesi del Paese per essere testimoni della ricchezza della storia del cristianesimo in India e del suo impegno missionario lungo i secoli. Mons. Dabre - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha ricordato anche la testimonianza offerta a tutto il mondo dai cristiani dell’Orissa e di altre parti dell’India che hanno pagato con la vita la loro fede a Cristo. Numerosi sono stati i messaggi di augurio arrivati a Mumbai tra cui quello del cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli che ha ringraziato i partecipanti per il loro impegno alla diffusione del messaggio cristiano giunto in India 2000 anni fa. Secondo le parole del nunzio apostolico Pedro Lopez Quintana, “ la Chiesa indiana ha l’orgoglio di essere così antica, come la Chiesa di Roma, dal momento che è depositaria di una profonda tradizione cristiana e ha la responsabilità di fare in modo che la luce possa brillare con forza in tutto il Paese”. (G.C)

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    Vescovi Usa chiedono uso proporzionato della forza militare in Afghanistan

    ◊   “Anche se siamo pastori ed educatori e non esperti militari possiamo condividere la dottrina e l’esperienza cattolica che può aiutare a documentare le varie opzioni politiche”. Con queste parole il vescovo di Albany, mons. Howard Hubbard, presidente della Commissione episcopale Giustizia e Pace Internazionale ha rivolto un appello in una lettera datata il 6 ottobre scorso, al generale James Jonnes in cui propone un uso proporzionato e discriminato della forza militare in Afghanistan. Il presule - secondo quanto riferisce l'agenzia Zenit - esorta l’Amministrazione americana a concentrarasi di più sulla diplomazia, sullo sviluppo a lungo termine, sui programmi agricoli e sull’assistenza umanitaria in Afghanistan. “Le risposte su come realizzare al meglio questi obiettivi – prosegue mons. Hubbard - non sono facili ma vi è anche la speranza che queste riflessioni aiutino le autorità a pianificare una strategia sul futuro lavoro in Afghanistan”. (G.C.)

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    Tradizione e innovazione alla Fiera del Libro di Francoforte

    ◊   Si è aperta ieri a Francoforte sul Meno, e andrà avanti sino a domenica, la 61esima edizione della Buchmesse, la Fiera del Libro, che nella città tedesca raccoglie e mostra tutto quanto pubblicato e stampato sul pianeta durante l'anno. Come sempre un appuntamento dai grandi numeri e dalle immense polemiche, a cominciare dal Paese invitato d'onore che quest’anno è la Cina. Attaccato da più parti il povero Juergen Boos, direttore dell'evento, è stato costretto suo malgrado a difendersi dalle accuse di censura. In realtà il suo è un compito arduo: dare voce ad una ricchissima letteratura dissidente senza però dimenticare gli innegabili aspetti positivi della cultura cinese. E infatti il motto della fiera quest’anno è proprio tradizione e innovazione. Per tanti un ossimoro, per la Cina una sfida. La pre-apertura martedì ha visto il cancelliere Angela Merkel fare gli onori di casa per accogliere il vicepresidente cinese Xi Jinping. Lievissima dopo la prima giornata la flessione dei visitatori rispetto agli anni scorsi. Con la parola crisi ripetuta come un mantra, un Paese come la Cina è quasi una boccata d'aria per l'asfittico mercato dell'editoria mondiale, anche se c'è sempre il problema dei diritti umani. La sfida della Buchmesse resta quella se non di mostrare che la penna è più forte della spada quantomeno che possa essere una valida alternativa. Da citare la Libreria Editrice Vaticana ha uno spazio espositivo, nello stand “Stato della Città del Vaticano”. Un posto speciale sarà dedicato all’espressione del Magistero di Papa Benedetto XVI. In calendario oltre cinquanta incontri editoriali. Tra le novità, la presentazione dell’ “Enciclopedia della Preghiera”. (Da Francoforte, Alberto de Filippis)

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    La Chiesa in Kerala: campagna di conversioni forzate di donne cristiane

    ◊   La Chiesa e le autorità del Kerala sono preoccupati di una possibile campagna in atto nello Stato, finalizzata a convertire con la forza all’islam giovani donne di altre religioni. Il sospetto ha preso forma in queste settimane dopo la citazione in giudizio di due studenti musulmani vicini a un’organizzazione islamista locale, accusati di avere circuito due ragazze, una cristiana e una indù, per poi costringerle a convertirsi. Ai giudici dell’Alta Corte del Kerala le giovani hanno raccontato come, dopo averle sedotte, i due le avessero convinte a unirsi in matrimonio e successivamente sequestrate per convertirle con la forza. Il caso salito alla ribalta delle cronache, ha attirato l’attenzione delle autorità su un fenomeno che pare molto più diffuso di quanto non si pensi. Secondo la polizia sarebbero 8mila le donne vittime di quella che la stampa locale ha battezzato come una “guerra santa (jihad) dell’amore”. Il responsabile dell’inchiesta - riferisce l'agenzia Ucan - ha parlato di un movimento con un’organizzazione capillare. Anche nella Chiesa cattolica la vicenda è seguita con grande attenzione e preoccupazione: “È importante che la Chiesa si metta in allerta di fronte a un movimento che potrebbe minacciare la pace e l’armonia tra le varie comunità, ha dichiarato padre Johny Kochuparambil , segretario della Commissione per l’armonia sociale della Conferenza episcopale del Kerala. Prima ancora di conoscere l’esito del processo, i vescovi hanno deciso di fare distribuire in tutte le parrocchie dello Stato una brochure per mettere in guardia genitori e insegnanti e invitarli a proteggere le proprie figlie. Il Kerala è lo Stato che registra oggi la presenza cristiana più numerosa (oltre 6 milioni di persone, pari a circa il 20%) in India. Sinora è stato in larga parte risparmiato dalle violenze dell’estremismo religioso verificatisi in altri Stati dell’Unione indiana, soprattutto nel nord. Non sono peraltro mancati scontri, in particolare tra indù e musulmani. Pochi e di scarso rilievo gli episodi di violenza contro i cristiani. Le minacce di attentati lanciate lo scorso mese di agosto da un gruppo terrorista islamico, il “Lashkar-e-Taiba”, potrebbero tuttavia essere il segnale di una preoccupante escalation. (L.Z.)

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    Lago Vittoria: un battello-ospedale al servizio della popolazione locale

    ◊   Si chiamerà ‘Kushirikishana’, che in swahili significa ‘coperazione tra i popoli’ e sarà un vero e proprio ospedale galleggiante, un catamarano, che navigherà sulle acque del lago Vittoria, il più grande bacino di acqua dolce d’Africa, con l’obiettivo di raggiungere chi ha bisogno di cure mediche, ribaltando il concetto che sia il bisognoso a doversi recare in ospedale. L’imbarcazione non esiste ancora, - riferisce l'agenzia Misna - ma i fondi per realizzarla si stanno raccogliendo attraverso varie iniziative, l’ultima in ordine di tempo ieri a Roma presso la sede del Centro assistenza sociale e culturale (Casc) della Banca d’Italia; il progetto - chiamato Floating mobile hospital (Fmh), ospedale mobile galleggiante - nasce da un’idea di Luigi Gentilini, chirurgo oncologo italiano e fondatore dell’associazione Med e Med (Medicina e Mediterraneo). “Centrale per la realizzazione del progetto - ha detto Gentilini sentito dall’agenzia AdnKronos - sarà l’impiego della telemedicina che permetterà una costante cooperazione tra il personale medico navigante e l’università del Muhimbili National Hospital, in Tanzania”. La costruzione dell’imbarcazione sarà affidata a un cantiere navale tanzaniano che doterà il catamarano di pannelli solari e altri sistemi per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Dopo essere stata realizzata, l’idea potrà essere replicata anche in altre zone dell’Africa: “Il nostro equipaggio, composto da 25 persone in tutto, dovrà essere composto da soli africani, per garantire nuovi posti di lavoro e la possibilità di imparare un mestiere contribuendo al benessere della popolazione” ha detto ancora Gentilini. Una volta entrata in attività, navigando sul Lago Vittoria, la ‘Kushirikishana’ potrà raggiungere località di Tanzania, Uganda e Kenya. (R.P.)

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    Spagna: lettera pastorale del cardinale Rouco Varela per la Giornata Missionaria

    ◊   “La Chiesa del XXI secolo avverte l’urgenza della carità di Cristo per giungere al cuore di tutti, specialmente dei più poveri, di coloro che soffrono e degli emarginati”. Lo scrive l’arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale spagnola, il cardinale Antonio Mª Rouco Varela, nella lettera pastorale per la Giornata Missionaria Mondiale, “Domund 2009”, che si celebrerà domenica prossima. Riflettendo sul tema di quest’anno, “La Parola, luce per i popoli”, l’arcivescovo ricorda che la Parola di Dio “è viva ed efficace, non è antiquata né obsoleta, ma continua ad essere di piena attualità e rappresenta per l’uomo, per la società e per il mondo contemporaneo, luce e vita, che illumina ogni realtà e aiuta a comprendere e a superare tutte le circostanze della vita”. Il cardinale ricorda che “la Chiesa ha ricevuto da Gesù, come parte essenziale del suo testamento, il mandato di portare questa Parola, cioè Egli stesso, a tutte le genti. È questa la ragion d’essere della vocazione della Chiesa”. Da qui l’urgenza della carità cristiana verso i poveri, i sofferenti e gli esclusi. Parlando dell’importanza del “Domund”, il presidente della Conferenza episcopale spagnola spiega che si tratta di “una espressione concreta e consapevole della coscienza missionaria che tutti, dal Santo Padre fino all’ultimo dei battezzati, abbiamo in quanto cristiani”. La penultima domenica del mese di ottobre infatti, “la Chiesa ricorda il nostro impegno missionario, che sicuramente non può ridursi ad un semplice sostegno economico, quantunque necessario. Questo impegno richiede preghiera, molta preghiera e molti sacrifici per le missioni ed i missionari”. A questo proposito l’arcivescovo definisce i religiosi e le religiose di vita contemplativa della diocesi, “i primi missionari sui quali contiamo”. L’impegno missionario – continua ancora il testo – necessita anche della promozione delle vocazioni missionarie, “nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle scuole, nei movimenti e nelle associazioni apostoliche”. Forti dei numerosi sacerdoti, religiosi e laici che nel passato la diocesi di Madrid ha inviato in varie parti del mondo e “preoccupati per l’affievolimento di questo spirito” l’arcivescovo ravvisa il bisogno che “i giovani si interroghino con serietà sulla loro possibile vocazione missionaria”, senza omettere di interrogarsi sulle cause dello “squilibrio tra la crescita della solidarietà verso i bisognosi e la decrescita della risposta generosa alla chiamata di Dio alla missione”. Ricordando la Colletta missionaria che sarà realizzata domenica, il cardinale Rouco Varela ribadisce che l’impegno missionario “è anche economico”, poiché la missione “va unita, in molte occasioni, alla povertà dei popoli ai quali viene portato il Vangelo”, e “l’aiuto che noi prestiamo è per molti l’unico mezzo di sopravvivenza in situazioni di vera necessità materiale”. La Lettera si conclude con un ringraziamento “a Dio per i missionari dell’Arcidiocesi di Madrid, per il dono della loro vita e per i frutti del loro lavoro apostolico”, e con l’invito a tutti i fedeli della diocesi “a offrire a loro l’affetto e le preghiere”. (R.P.)

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    Libano: l’impegno per la missione nei Paesi di lingua araba

    ◊   Fervente attività nel mese missionario e in vista della Giornata Missionaria Mondiale (GMM) nella comunità cattolica in Libano, grazie al forte impegno delle Pontificie Opere Missionarie. Il mese missionario è stato presentato in una solenne concelebrazione svoltasi nella cattedrale di Batroun, presieduta da mons. Elias Nassar, presidente della Commissione episcopale per la Cooperazione missionaria fra le Chiese. Le attività missionarie della Chiesa - riferisce l'agenzia Fides - hanno trovato vasta eco nei mass-media cattolici libanesi, come “Tele Lumiere”. Intanto sacerdoti, religiosi e laici nelle parrocchie si sono attivati in una campagna di sensibilizzazione capillare, per la diffusione del messaggio Benedetto XVI per la GMM, collegando l’evento all’Anno Sacerdotale che la Chiesa sta vivendo. Una speciale attenzione è stata dedicata alle scuole, dove sacerdoti, religiosi e insegnanti hanno creato gruppi missionari locali, con il coinvolgimento di adulti e ragazzi. “Il Libano è un luogo prezioso per la missione nei paesi di lingua araba, proprio perché tutte le attività della Chiesa cattolica si svolgono in lingua araba, e ciò facilita la comunicazione con tutti i paesi circostanti”, ha spiegato il direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie nel paese, padre Paul Karam. La comunità cattolica libanese avverte dunque una precipua responsabilità apostolica e pastorale nei riguardi dei cristiani in Medio Oriente, per i quali la Chiesa in Libano resta un solido punto di riferimento. (R.P.)

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    Australia: l’Ottobre missionario ispirato a padre Damiano

    ◊   “Reach Out, Give Life”: con questo invito a raggiungere tutti coloro che hanno bisogno e a donare la propria vita per amore, le Pontificie Opere Missionarie in Australia (denominate “Catholic Mission”) hanno lanciato la campagna di avvicinamento alla Giornata Missionaria Mondiale. Il poster dove campeggia lo slogan ritrae un uomo indiano e sua figlia, che vivono nella zona dove sorge il St Joseph's Care And Support Centre in Tindivanam, nell’India meridionale. La struttura, dove si aiutano persone in difficoltà e si curano anche malati di lebbra, è fra i progetti sostenuti dalle POM australiane. "Quest’anno infatti – spiega all’agenzia Fides Martin Teulan, il laico che è direttore nazionale delle POM – la celebrazione della GMM si ispira alla figura di padre Damien di Molokai, che è stato canonizzato da Benedetto XVI l’11 ottobre scorso”. Riflettendo sul significato e i fondamenti della missione, per Teulan “in quanto cristiani, siamo chiamati a muoverci in due direzioni: raggiungere e aiutare le persone nel bisogno, condividere e testimoniare la nostra fede. Questo è quanto ha fatto Gesù stesso”. La GMM sarà celebrata in tutte le parrocchie e la campagna di sensibilizzazione ha messo in mostra i progetti missionari sostenuti dalle POM a cui saranno destinate le donazioni, come la “Our Lady of Refuge Boys’ Home” a Uthukottai, in India, una casa per ragazzi di strada e tante altre iniziative. Nelle parrocchie si mette in risalto la necessità di un sostegno spirituale (la preghiera) e materiale (donazioni economiche), e tale duplice binario viene seguito anche nelle scuole, dove i protagonisti diventano i ragazzi. Grazie alla sensibilità di presidi e insegnanti, ogni classe ha ricevuto un poster e una scatola-salvadanaio che bambini e ragazzi possono riempire con i loro risparmi, sviluppando il senso di solidarietà verso coetanei lontani. (R.P.)

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    lndia: il governo non darà all'Albania le spoglie di Madre Teresa

    ◊   L’India non darà all’Albania le spoglie di Madre Teresa di Calcutta. Lo ha detto il portavoce del Ministero degli Esteri indiano Vishnu Prakash in riferimento ad alcune voci di stampa secondo cui una richiesta in tal senso sarebbe stata presentata dal Primo Ministro albanese Sali Berisha in vista del centesimo anniversario della nascita della Beata, nel 2010. “La questione non si pone neanche”, ha detto l’esponente del governo indiano citato dall’”Indian Express”. “Madre Teresa era una cittadina indiana e riposa oggi nella terra che era diventata il suo Paese”. Soddisfatti della decisione i vescovi indiani. “Vogliamo che le sue spoglie restino in India”, ha dichiarato il portavoce della Conferenza episcopale Babu Joseph, che ha ricordato i forti legami di Madre Teresa con l’India dove “era rispettata da tutti”. “Questo fatto non può essere ignorato”, ha detto. Secondo il portavoce dei vescovi la decisione circa un eventuale trasferimento in Albania spetta comunque alle Missionarie della Carità, la Congregazione fondata da Madre Teresa. Queste, da parte loro, hanno fatto sapere di non avere ricevuto alcuna richiesta ufficiale in tal senso. Secondo una religiosa interpellata dall’Ucan, le notizie apparse sulla stampa sarebbero solo “speculazioni”. Mons. Henry D’Souza, arcivescovo emerito di Calcutta e amico di Madre Teresa, ha precisato che Madre Teresa non aveva mai espresso il desiderio di essere inumata altrove da Calcutta. (L.Z.)

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    Seminario a Madrid sulla comunicazione per venti vescovi

    ◊   Un seminario-laboratorio di comunicazione per migliorare le proprie capacità comunicative. Si sta svolgendo in questi giorni vicino Madrid e vi stanno partecipando una ventina di vescovi. L'iniziativa è promossa dalla Commissione dei mezzi di comunicazione sociale della Conferenza episcopale spagnola, che è presieduta da mons. Joan Piris, vescovo di Lleida. L'iniziativa, con il patrocinio della Fondazione “Carmen de Noriega”, segue le indicazioni del direttorio vaticano “Apostolorum successores” per il ministero pastorale dei vescovi, in cui si invitano i pastori della Chiesa a un uso adeguato dei mezzi di comunicazione nell'esercizio della loro missione, specialmente in riferimento al lavoro di evangelizzazione. Il coordinamento tecnico del seminario - riferisce l'agenzia Sir - è stato affidato a Santiago Álvarez de Mon, dell'Università di Navarra, coadiuvato da altri esperti, tra cui Joaquín Navarro-Valls e Giovanni Maria Vian. Il corso intensivo ha una caratterizzazione soprattutto pratica, con esercitazioni su come parlare in pubblico, la tecnica delle dichiarazioni in radio e televisione, la partecipazione a programmi in diretta, la realizzazione di conferenze stampa. La Fondazione “Carmen Noriega” è un'istituzione benefica che ha come fine aiutare la Chiesa a migliorare la comunicazione. (R.P.)

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    Veglia missionaria a Roma: due coppie di sposi e due suore ricevono il mandato

    ◊   Vangelo senza confini”, è il tema della Veglia missionaria, organizzata dal Vicariato di Roma che si è svolta ieri sera nella basilica di San Giovanni in Laterano. Durante la celebrazione, presieduta dal cardinal vicario Agostino Vallini, hanno ricevuto il mandato missionario due coppie di sposi dirette in America Latina e Asia e due suore che partiranno per l’Etiopia e la Guinea Bissau. “Il Vangelo è la buona notizia da dare a tutti e diventa il messaggio coraggioso della Chiesa verso il mondo. Tanti sono gli uomini che nel corso dei secoli hanno messo a servizio della Parola di Dio la loro vita e grande è stata la loro ricompensa” Cosi ieri sera il cardinale vicario Agostino Vallini, ha aperto la celebrazione. Poi rivolgendosi ai sei nuovi missionari in procinto di partire per l’Africa, l’Asia e l’America del sud ha spiegato “Loro sono stati pronti a dire non ho paura e non posso tacere. Nessuno di noi può fermarsi di fronte a questo bisogno di andare perché la Parola di Dio è parola viva e deve dare frutto”. Alla Veglia era presente anche mons. Antonio Zerdin, vicario apostolico di San Ramon nella selva peruviana, che ha raccontato ai presenti le difficili condizioni di vita dei popoli che vivono all’interno della foresta amazzonica, di come per loro sia prezioso l’apporto dei missionari che spesso diventano mediatori di pace nella lotta di resistenza indigena. E oggi grazie all’aiuto di tanti benefattori è stato aperto un centro di formazione interculturale, dove studiano giovani indigeni di differenti etnie per costruire insieme un futuro di pace. (A cura di Marina Tomarro)

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    Il Vis, Ong di ispirazione salesiana, ottiene lo stato consultivo presso l'Onu

    ◊   Nell'ultima sessione di lavori dell'Ecosoc, il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, il Vis (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo), unica Ong italiana tra le 100 esaminate che si occupano di cooperazione internazionale, ha ottenuto in prima istanza lo status consultivo (Special Consultive Status) presso questo organo di coordinamento dell`ONU. Un riconoscimento che premia l`impegno più che ventennale del Vis come agenzia educativa internazionale d’ispirazione salesiana, impegnata a realizzare interventi e programmi di lotta alla povertà e di promozione dei diritti umani, in particolare attraverso l’educazione a tutti i livelli, dalla scolarizzazione di base alla formazione post-universitaria. “Questo riconoscimento è come un privilegio, che premia la qualità del lavoro sinora svolto, ma anche una grande responsabilità, alla quale ci stiamo preparando con un piano di azione specifico che mira a valorizzarlo” ha commentato Massimo Zortea, presidente del VIS. (A.M.)

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    A Firenze la Conferenza delle Istituzioni locali europee e africane

    ◊   Il successo della I Conferenza tenutasi nel 2004 e concepita con il preciso intento dil sostenere il rafforzamento dei processi di decentramento delle nascenti istituzioni locali africane ha spinto il Dipartimento degli Affari Economici e Sociali del Segretariato Generale delle Nazioni Unite e la Regione Toscana ad organizzare la II Conferenza delle Istituzioni regionali e locali Europee ed Africane che si svolgerà a Firenze il 6 e il 7 novembre prossimi lanciando l’iniziativa “Euro-African Partnership for Decentraliced Governance”(EUAP) con cui si vogliono sostenere le istituzioni locali dell’Africa sub-sahariana attraverso lo sviluppo di partenariati con le istituzioni europee, locali e regionali. La Conferenza sarà preceduta dalla pre-Conferenza “Donne nelle assemblee e nei governi locali africani” che si terrà il 5 novembre e che si incentrerà sul ruolo delle donne elette nei governi locali. Per i due eventi è prevista la presenza di almeno 150 partecipanti di cui 60 africani rappresentanti di governi nazionali e locali, del mondo accademico e della ricerca provenienti da 19 Paesi del continente africano. (G.C.)

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    Progetto Europeo per i giovani che concilia sport e studio delle lingue

    ◊   “Oggi lo sport è il migliore traduttore del mondo perchè quando gli atleti si ritrovano in un campo di calcio o di qualsiasi altro sport si capiscono e instaurano subito una comunicazione reale e spontanea che supera ogni barriera linguistica” . Lo ha detto ieri Elio De Anna, assessore dello Sport del Friuli Venezia Giulia, nel presentare “ Languages meet Sport” , il primo convegno europeo sull’interconnessione tra il linguaggio e la pratica sportiva in programma domani e sabato al Savoia Excelsior hotel di Trieste. Si tratta di un progetto europeo per i giovani in grado di affiancare il già esistente Erasmus ed offrire loro la possibilità di praticare sport ad alto livello e al contempo studiare le lingue all’estero. “ Lo sport- ha continuato l’assessore - è l’ambito dove ancora si possono combattere concretamente le devianze giovanili e favorire la diffusione di quelle lingue che altrimenti rischiano ogni giorno di scomparire”. (G.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Serie di attentati in Pakistan: almeno 40 i morti

    ◊   Ancora una serie di attacchi terroristici in Pakistan: nel nord est del Paese uomini armati hanno assaltato la sede dei servizi segreti e altri due edifici della polizia. Le vittime sono almeno 28, tra cui poliziotti, funzionari e terroristi. Altre 11 persone, tra cui diversi bambini, sono morte in seguito ad un attentato suicida compiuto contro un posto di blocco a Kohat, nella provincia della Frontiera del nord ovest. A Peshawar, infine, l'esplosione di un ordigno nella residenza del governatore ha provocato la morte di un ragazzo.

    Secondo il Times, i servizi segreti italiani avrebbero pagato milizie talebane
    Il governo italiano definisce “infondata” la notizia diffusa oggi dal quotidiano britannico “Times” secondo cui i servizi segreti italiani avrebbero pagato comandanti talebani per mantenere tranquilla l’area di Surobi, in Afghanistan, ai tempi in cui era sotto il controllo delle truppe inviate da Roma. Il quotidiano, che cita funzionari militari occidentali, aggiunge anche che nel giugno del 2008 l’ambasciatore statunitense a Roma aveva presentato al governo guidato dal premier Silvio Berlusconi un formale richiamo. L’esecutivo italiano esclude che il reclamo riguardasse “ipotetici pagamenti in favore dell'insorgenza talebana”.

    Afghanistan, soldato italiano morto in un incidente
    Un militare italiano è morto in Afghanistan in seguito al ribaltamento del blindato su cui si trovava. La vittima è Rosario Ponziano, palermitano di 25 anni. L’incidente è avvenuto nei pressi di Herat. Finora sono 21 i soldati italiani morti in Afghanistan.

    Il Giappone sospende la propria missione nell’Oceano indiano
    Il Giappone ha ufficialmente informato gli Stati Uniti che a gennaio sospenderà la propria missione navale nell’Oceano Indiano di supporto logistico alla coalizione internazionale impegnata in Afghanistan. La decisione era già stata anticipata dal governo nipponico, che ha anche di annunciato di voler sostenere altre forme di supporto.

    In Italia indagini per far luce sull’attentato davanti ad una caserma di Milano
    Continuano in Italia le indagini per fare chiarezza sull’attentato compiuto lunedì scorso davanti alla caserma Santa Barbara di Milano. Saranno interrogati oggi per la convalida del fermo e la richiesta del carcere un egiziano e un libico, ritenuti complici di Mohamed Game, l'uomo che lunedì scorso ha tentato di farsi esplodere davanti alla caserma. Sull’allarme terrorismo in Italia Luca Collodi ha intervistato il magistrato Stefano Dambruoso, esperto di terrorismo di matrice islamica:

    R. – Sicuramente è un’occasione per richiamare un’adeguata attenzione su una problematica con la quale stiamo convivendo oramai da circa otto anni, da quando ci siamo risvegliati dopo l’11 settembre ed abbiamo capito con chi avevamo a che fare. Si tratta di un fatto grave che deve essere sviscerato ancora dagli investigatori e che coglieranno esattamente quali erano tutte le propaggini, i collegamenti e le connessioni fra l’attentatore, i due fermati successivamente ed eventualmente altri gruppi presenti sul nostro territorio.

     
    D. – Questo gesto, che al momento possiamo ancora ritenere isolato, può trovare consenso nelle realtà musulmane in Italia?

     
    R. – Sì, il rischio emulazione, il rischio di un consenso diffuso può esistere. Ma questo non vuol dire che la stragrande maggioranza della comunità musulmana supporti o sia vicina al terrorismo. C’è un disadattamento che può stimolare un consenso a gesti che vengono considerati non terroristici in senso stretto, ma come una contrapposizione, una rivolta contro un mondo in cui ci si integra con difficoltà.

     
    Crisi politica in Romania
    Prosegue la crisi politica in Romania dopo la caduta del governo di centro destra guidato da Boc. Ieri il presidente Basescu ha respinto l'ipotesi di un governo di tecnici, chiesto dall’opposizione, con mandato limitato fino alle presidenziali del 22 novembre. Per il capo dello Stato è necessario lavorare alla formazione di un esecutivo di unità nazionale.

    Bosnia, processo a Karadzic il prossimo 26 ottobre
    Si aprirà il prossimo 26 ottobre il processo a carico di Radovan Karadzic, l’ex leader politico dei serbi di Bosnia Erzegovina. Sono 11 i capi di imputazione, tra cui crimini di guerra e contro l’umanità durante il conflitto in Bosnia Erzegovina. Il processo, che dovrebbe durare due anni, sarà presieduto dal giudice O-Gon Kwon. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 288

     
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