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Sommario del 13/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Migliorare la sanità in Africa per sviluppare il continente: ne hanno parlato i Padri sinodali riuniti in Vaticano. Intervista coi cardinali Turkson ed Erdo
  • Il 17 gennaio 2010 Benedetto XVI visiterà la Sinagoga di Roma
  • A novembre il Papa alla sede della Fao in occasione del Vertice sulla sicurezza alimentare
  • Gli strumenti di 400 anni di osservazione del cielo in mostra ai Musei Vaticani. Intervista con la curatrice, Ileana Chinnici
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Violenze continue in Afghanistan e Pakistan orchestrate dai talebani
  • Padre D'Ambra del Pime: probabili interessi economici e non ideologici dietro il rapimento di padre Sinnott nelle Filippine
  • A Roma Conferenza internazionale su Aids e minori: 800 bambini al giorno muoiono per malattie legate all'Hiv. Intervista con mons. Vitillo
  • Apre domani la 61.ma Fiera del libro di Francoforte. Tra gli oltre settemila espositori anche la Libreria Editrice Vaticana
  • Chiesa e Società

  • L'arcivescovo di Kirkuk ricorda i 1600 anni del massacro dei martiri iracheni
  • Nelle Filippine alcuni villaggi isolati dopo il passaggio di due tifoni
  • In Nepal cresce il rischio di una crisi alimentare dopo le piogge dei giorni scorsi
  • Denuncia di Hrw sui campi profughi tamil nello Sri Lanka
  • India: un’equipe del Consiglio Ecumenico delle Chiese incontra i cristiani dell’Orissa
  • Il rapporto di Caritas Internationalis sui cambiamenti climatici
  • Nobel alternativo per ecologia, disarmo e impegno sanitario
  • Usa: le Chiese mobilitate in vista del Vertice di Copenaghen sul clima
  • I poteri delle donne vescovo accendono il dibattito nella Chiesa d’Inghilterra
  • Il primate cattolico mons. Nichols nella chiesa madre dell’anglicanesimo
  • Conferenza all’Angelicum sui 150 anni di evangelizzazione di Taiwan
  • Le Università luogo di cooperazione con l’Africa
  • Italia: l’impegno dei religiosi nei confronti delle nuove povertà
  • Uruguay: messaggio del vescovo di Melo per la Giornata Missionaria mondiale
  • Sud Corea: la Chiesa coinvolge bambini e laici per la Giornata missionaria mondiale
  • Incontro a Tunisi su "La religione e la cultura della pace"
  • Burkina Faso: i 40 anni dell’Unione fraterna dei credenti fondata da padre Bidaud
  • A Roma una mostra per ricordare i "Giusti dell’Islam"
  • Spagna: iniziative per la manifestazione per la vita del 17 ottobre
  • Romania: incontro dei preti cattolici per l'Anno Sacerdotale
  • Irlanda: boom di vocazioni dopo un decennio di costante declino
  • Domani la veglia missionaria della diocesi di Roma
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuovo lancio di missili nordcoreani, dopo che Pyongyang aveva accettato di tornare al tavolo negoziale sul proprio programma nucleare
  • Il Papa e la Santa Sede



    Migliorare la sanità in Africa per sviluppare il continente: ne hanno parlato i Padri sinodali riuniti in Vaticano. Intervista coi cardinali Turkson ed Erdo

    ◊   I problemi sanitari dell’Africa sono stati al centro, stamani, della 13.ma Congregazione generale del secondo Sinodo dei Vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano sui temi della riconciliazione, la giustizia e la pace. In particolare, i presuli si sono soffermati sulla piaga dell’Aids e sul commercio di medicinali illegali che attanaglia in continente. Ribadita, al contempo, la necessità di rispettare il valore della vita, messo a dura prova dalle politiche sulla salute riproduttiva. Il servizio di Isabella Piro:

    La vita è sacra, dal concepimento fino alla morte naturale e la Chiesa ha il compito di intervenire in sua difesa. Parlano chiaramente i Padri sinodali di fronte ad un’Africa attanagliata da Aids, malaria, tubercolosi. Chiedono un accesso equo e globale alle cure mediche, ricordano l’importanza di formare gli operatori pastorali sulle questioni bioetiche, plaudono all’impegno interreligioso ed ecumenico per fronteggiare le pandemie.

     
    Ma sono amare le pagine dell’Africa sulla sanità: vi si legge il dramma dell’aborto, della prostituzione, della promiscuità sessuale diffusa dal relativismo. E poi la piaga della vendita di medicinali non approvati nei Paesi di produzione, ma diffusi in Africa. Le proprietà curative di tali farmaci spesso non sono state provate, ma vengono venduti al continente africano in via sperimentale. I dosaggi, però, sono pericolosi e spesso se ne ignorano le conseguenze.

     
    Un’altra denuncia che arriva dal Sinodo riguarda i bambini-soldato, soprattutto in Uganda: 20 mila o 30 mila, nessuno sa con certezza quanti siano i minori costretti alla guerra, che diventano schiavi delle armi e dello sfruttamento sessuale, soffrono la fame, non ricevono istruzione né cure mediche. La loro difesa, allora, passa attraverso un’etica consistente che la Chiesa deve promulgare guardando alla Bibbia.

     
    Altro scenario tragico quello del Ciad, dove la riconciliazione sembra possibile solo a colpi di denaro e diventa un mercanteggiare. In questo contesto, forse un concordato tra il Paese e la Santa Sede, suggerisce il Sinodo, potrebbe aiutare a rafforzare l’autorità della Chiesa locale che si adopera per la pace.

     
    Dal fronte giovani, invece, arrivano notizie incoraggianti: la pratica delle Giornate nazionali della Gioventù sembra diffusa, in Africa, e i ragazzi diventano testimoni di una riconciliazione che oltrepassa i confini geografici, le razze le culture.

     
    Quindi, i Padri Sinodali si soffermano sul dialogo con l’Islam e sottolineano che esso può essere conseguito attraverso la carità: anche i musulmani, infatti, credono al Dio della carità. E nell’ambito di questa missione di concretizzazione della carità divina, diventa indispensabile operare perché la libertà religiosa sia diffusa in tutto il mondo musulmano.

     
    E ancora: il Sinodo si sofferma sullo sfruttamento minerario delle risorse naturali dell’Africa da parte delle multinazionali straniere. La Chiesa, dice, non può rimanere in silenzio di fronte a questo fatto che fomenta i conflitti interetnici e la vendita delle armi. Poi, un appello per i lavoratori cinesi che operano in tutta l’Africa, per i quali il Sinodo chiede una pastorale migrante per favorire la loro evangelizzazione.

     
    Infine, il richiamo dei presuli è all’autofinanziamento delle Chiese particolari in Africa, così da interrompere la dipendenza dall’Occidente.

     
    Ieri pomeriggio, invece, l’Aula Sinodale ha visto l’intervento di Jacques Diouf. Il direttore generale della Fao si è rivolto a Benedetto XVI e ai Padri Sinodali in veste di Invitato Speciale.
     
    "La sécurité alimentaire est indispensable à la réduction de la pauvreté…"
    La sicurezza alimentare è indispensabile, ha detto, alla riduzione della povertà, all’educazione dei bambini, alla salute della popolazione, ma anche ad una crescita economica duratura. Essa, ha aggiunto, condiziona la stabilità e la sicurezza del mondo.

     
    Diouf ha poi ricordato le tante risorse naturali dell’Africa, ribadendo che esse vanno messe al servizio dell’emancipazione economica della popolazione. Poi, i dati drammatici: a causa della crisi economica mondiale, l’insicurezza alimentare è cresciuta ed oggi in Africa il 24% della gente è malnutrita, con un aumento del 12% rispetto allo scorso anno.

     
    Quale soluzione cercare, dunque? Diouf ne ha indicate alcune, come migliorare le infrastrutture, incoraggiare il commercio interregionale, guardare ad un codice internazionale di buona condotta sugli investimenti stranieri diretti all’agricoltura.

    "Un monde libéré de la faim est possible…"
    Un mondo libero dalla fame è possibile, ha detto ancora Diouf, se esiste una volontà politica agli alti livelli, citando poi gli esempi del Cameroun, dell’Etiopia, del Ghana che hanno ridotto questa piaga.

    E ancora, il direttore generale della Fao si è detto soddisfatto dei risultati dell’ultimo G8, che ha visto lo stanziamento di 21 miliardi di dollari in tre anni per la sicurezza alimentare.

    "Je veux aussi rendre hommage à l’action de l’Église sur le terrain à côté des plus pauvres…"
    Infine, Diouf, di religione islamica, ha reso omaggio alla Chiesa, ai missionari, ai religiosi per il loro impegno attivo a fianco dei più poveri ed ha sottolineato la sintonia tra la Chiesa cattolica e l’Islam sul diritto all’alimentazione.

    Nel pomeriggio, i lavori del Sinodo proseguiranno con la “Relazione dopo la discussione” del relatore generale, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Occidentale. Al microfono di Paolo Ondarza, il porporato parla dell’impegno assunto dalle chiese africane, dopo il sinodo del 1994, in favore della formazione dei laici:

    R. - Il Sinodo per l'Africa ci ha invitato a considerare la Chiesa come famiglia di Dio. Questa è stata una delle grandi cose che il Sinodo ha lasciato alla Chiesa: pensare alla Chiesa come ad una famiglia che è esistita nel passato, con gli antenati, ed esiste nel presente e nel futuro, con i bambini che devono nascere. Ma ciò che è cambiato, nel frattempo, è stato il fatto che parecchi Paesi e Chiese locali per fare questo lavoro, questo compito di inculturazione, hanno dovuto cominciare a formare esperti. Non si può parlare di inculturazione senza esperti, geologi, glottologi, esperti del genere per fare questo lavoro. Parecchi hanno anche stabilito centri di studio in modo da dare ai laici e ai religiosi la possibilità di approfondire la loro stessa conoscenza della Chiesa e li hanno convinti a considerarsi responsabili per la Chiesa. In inglese c’è un’espressione molto bella - “they need to own the Church” - dove si parla di gente che deve considerare la Chiesa come propria, non solo dei preti e dei vescovi: loro non fanno la Chiesa, la Chiesa siamo noi.

     
    D. - Questa è la premessa per essere sale e luce in Africa?

     
    R. - Certo, considerando il ruolo che dobbiamo svolgere come un tipo di testimonianza, si finisce per adottare la presentazione di Giovanni Paolo II, che parlando ai laici dell’Africa dice che devono cercare di fare qualche differenza nell’ambiente in cui si trovano. Quelle due metafore sono molto potenti: il “sale” introduce la differenza e nel processo si perde; la “luce” illumina e poi nel processo pure si perde. Diventano come immagini di passione, come la passione di Gesù. Se gli africani amano la loro società e vogliono creare la Chiesa come famiglia di Dio, dimenticando tutti gli abusi del potere, abusi che hanno sofferto a causa dei politici, dei militari… Si deve dimenticare, si deve perdonare. Questa esperienza è un’esperienza di sale e luce. Si deve rinunciare a qualcosa per stabilire la comunione e i buoni rapporti fra la gente. Questo invito è suggerito a noi da queste due immagini.

     
    D. - Al Sinodo si è anche molto parlato delle economie africane e dei principali problemi, delle lacune che presentano…

     
    R. - Quasi tutti i Paesi africani sono deboli nel settore secondario, quindi non nella produzione delle cose primarie, ma in quella secondaria che è l’industria. E’ lì che tutti i Paesi in Africa sono deboli. Quando non c’è l’industria, vuol dire che mancano i posti di lavoro e non cresce l'economia. Questo è il problema che dobbiamo affrontare in questi giorni.

    Nei giorni scorsi è intervenuto al Sinodo per l'Africa anche il cardinale Péter Erdo, arcivescovo di Esztergom-Budapest e primate d'Ungheria, che si sofferma sul valore dell'assise sinodale nei confronti della Chiesa universale e su alcune questioni della Chiesa unghrese. Le parole del porporato nell'intervista di Marta Vertse, incaricata del programma ungherese della Radio Vaticana:
     
    R. - E' emerso il pensiero della responsabilità speciale di questo Sinodo, perché la riconciliazione, la promozione della giustizia e della pace, come funzione profetica della Chiesa, non sono soltanto una questione africana. Ma su questo punto l’Africa - per la sua situazione storica - può dare un insegnamento di valore universale, può contribuire all’insegnamento pontificio diretto alla Chiesa universale, verso tutti gli uomini di buona volontà. Ci sono le trappole del male, ci sono dei circoli quasi diabolici del peccato strutturale, come l’odio, l’ingiustizia, lo sfruttamento dei poveri, le vendette etniche, nazionali… Davvero, questo peso nel contesto della globalizzazione si sente ormai in tutti i continenti. Quindi, siamo in ferma comunione con l’Africa e ascoltiamo con interesse la voce dei confratelli africani.

     
    D. - Eminenza, la Conferenza episcopale ungherese recentemente ha emanato un documento col quale richiama l’attenzione al pericolo rappresentato dal neopaganesimo in Ungheria. Che cosa significa questa minaccia?

     
    R. - Anche questa questione è ormai globale: basta vedere ciò che accade in alcuni Paesi dell’America Latina o anche in diversi Paesi della vecchia Europa. Ci sono alcuni che cercano di ricostruire forme di paganesimo per farne una ideologia etnocentrica, se non proprio nazionalista, che da una parte presenta la Chiesa cristiana - o la Chiesa cattolica - come nemico della cultura nazionale e come una forza che ha distrutto qualcosa di molto prezioso, che era il paganesimo. In particolare, la religione cristiana si è dimostrata abbastanza aperta all’eredità culturale delle singole nazioni. Ma, a parte questa verità storica, c’è anche un punto attualmente delicato ed è che queste forme di paganesimo sono molto spesso ostili ad altri popoli, ad altri gruppi. Quindi, invece di rafforzare la solidarietà e la riconciliazione possono creare nuove tensioni e nuovi conflitti. Naturalmente, noi vescovi siamo responsabili della verità del Vangelo. Proprio nel crollo culturale attuale, alle generazioni giovani cominciano a mancare le giuste categorie, anche storiche. Per questo, bisogna essere responsabili anche per quanto riguarda la verità storica e bisogna promuovere soprattutto tra noi, nelle nostre comunità, la coscienza dell’identità cattolica, della fede cristiana e la differenza tra fede cristiana e paganesimo. Quindi, è un dovere di informazione che hanno i vescovi, che hanno i pastori della Chiesa.

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    Il 17 gennaio 2010 Benedetto XVI visiterà la Sinagoga di Roma

    ◊   Ventitré anni e nove mesi dopo la storica visita di Giovanni Paolo II, un Papa tornerà a varcare la soglia della Sinagoga di Roma. L’avvenimento, ufficializzato oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede, è stato fissato per il pomeriggio del 17 gennaio 2010, quando Benedetto XVI incontrerà la comunità israelitica della capitale in occasione della Giornata del dialogo tra cattolici ed ebrei e della commemorazione di un importante fatto storico per la comunità ebraica romana. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Era stato lo stesso Benedetto XVI, il mese scorso, a parlare della sua imminente visita alla Sinagoga di Roma nel telegramma di auguri inviato il 17 settembre al rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, per le ricorrenze ebraiche dello Yom Kippur e del Sukkot. Inizialmente, la visita era stata ventilata per questo autunno, poi la scelta è caduta significativamente sul 17 gennaio 2010, durante il quale è in programma la 21.ma edizione della Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. Quella di Roma sarà la terza Sinagoga che Benedetto XVI visiterà, dopo quelle di Colonia, in Germania, nell’agosto 2005, e di Park East a New York, nell'aprile del 2008. Già subito dopo l’elezione al Soglio pontificio, nell’aprile del 2005, Benedetto XVI aveva manifestato con un messaggio a Riccardo Di Segni la sua volontà di confidare “nell’aiuto dell’Altissimo per continuare il dialogo e rafforzare la collaborazione con i figli e le figlie del popolo ebraico”.
     
    Ma il 17 gennaio prossimo - giorno della visita di Benedetto XVI alla Sinagoga romana - vedrà anche il ricordo di un’importante pagina di storia per gli ebrei romani, quella del “Mo’ èd di Piombo”, che si celebra il 2 del mese di shevàt in memoria di un avvenimento considerato miracoloso. Nel 1793, gli ebrei del ghetto di Roma scamparono alla furia del popolino romano che si era radunato presso i portoni del ghetto per incendiarli e penetrare all’interno del recinto con intenzioni ostili, convinto che gli ebrei dessero aiuto e protezione agli odiati sostenitori delle nuove idee rivoluzionarie provenienti dalla Francia. Episodi di violenta intolleranza si erano già verificati altrove e si temeva il peggio quando un provvidenziale acquazzone, quasi un diluvio torrenziale, contribuì a spegnere le fiamme appiccate ai portoni e, insieme, anche i bollori dei più scalmanati. Il nome di “Mo’ èd di Piombo” sembra sia da ricollegarsi al colore del cielo di quella giornata, scuro e livido come il piombo. La ricorrenza era ricordata ogni anno nella Scuola Siciliana ad opera della congrega “Ezrà Betzaròt” con una luminaria e un rinfresco durante il quale erano raccolte donazioni in denaro tra i membri della Chevrà.

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    A novembre il Papa alla sede della Fao in occasione del Vertice sulla sicurezza alimentare

    ◊   Annunciata stamani dalla Sala stampa vaticana la prossima visita di Benedetto XVI alla Fao di Roma, il 16 novembre mattina, in occasione dell’apertura del Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare, nell’ambito della 36.ma Conferenza generale dell’Organizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura, che proseguirà i suoi lavori fino al 23 novembre. A precedere questo importante appuntamento, la Fao ha organizzato un Forum ad alto livello, riunendo 300 esperti di tutto il mondo intorno all’interrogativo “Come nutrire il mondo nel 2050? L’incontro in due giornate è stato aperto ieri dal direttore generale della Fao, Jacques Diouf, che ha ipotecato il futuro dell’umanità alla capacità di rispondere ai suoi bisogni alimentari. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Da qui al 2050, la popolazione sulla Terra crescerà da 6,7 miliardi attuali a 9,1 miliardi. Per sfamare tutta queste persone - ha ammonito Diouf - “non ci sarà altra scelta che aumentare la produttività agricola”. Di questo parliamo con il dott. Alberto Zezza, economista della Fao.

     
    D. - Secondo le vostre stime, incremento demografico, crescita del reddito, urbanizzazione porteranno ad una richiesta doppia di cibo da qui alla metà del secolo. Ma a che punto siamo oggi nella lotta contro la fame nel mondo?

     
    R. - Purtroppo, negli ultimi anni abbiamo assistito ad una stagnazione, a un rallentamento nei processi di riduzione della povertà e dell’insicurezza alimentare a livello mondiale, e questo si è aggravato soprattutto negli ultimi due anni, dapprima in seguito alla crisi dei prezzi degli alimenti, poi all’attuale crisi economica globale. Tuttavia, ci sono anche motivi di speranza ci sono molti Paesi anche grandi, e in diverse regioni, che registrano progressi notevoli nella riduzione della fame e dell’insicurezza alimentare. In particolare, lì dove si è investito in agricoltura e in interventi diretti a favore dei ceti più poveri - come in Brasile o in Thailandia o in Ghana - i progressi sono stati anche rapidi e notevoli.

     
    D. - La Fao stima siano necessari 83 miliardi di dollari netti di investimenti l'anno nel settore agricolo, ma oggi - nonostante la gravissima crisi finanziaria globale dello scorso anno - vediamo in ripresa l’economia virtuale piuttosto che quella reale. Chi metterà i soldi sul piatto in questa partita per il futuro dell’umanità?
     
    R. - Fortunatamente, il clima per gli investimenti in agricoltura sembra finalmente essere cambiato. I soldi, soprattutto dell’aiuto pubblico all’agricoltura, sono andati declinando costantemente negli ultimi 15-20 anni, ma negli ultimi due anni, anche sotto la spinta della crisi dei prezzi alimentari, finalmente le cose hanno iniziato a cambiare e i governi hanno preso atto dell’urgenza di investire in agricoltura. Vediamo come - per esempio - sia il presidente Usa, Obama, che la Banca Mondiale, o i donatori di organizzazioni come l’Ifad abbiano ripreso ad investire nell’agricoltura, considerata come l’ultima strada per ottenere progressi rapidi contro la fame e per la riduzione della povertà. Gli 83 milioni di dollari di cui si parla nel Rapporto, comunque, non includono soltanto investimenti del settore pubblico ma anche gli investimenti del settore privato. E’ importante sottolineare anche come per attirare gli investimenti del settore privato siano necessari a monte degli investimenti infrastrutturali o in altri beni pubblici da parte del settore pubblico che facciano poi da "volano" per gli investimenti del settore privato.

     
    D. - Da questo prossimo Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare si spera una consapevolezza maggiore e forse anche una volontà politica che segua alle parole...

     
    R. - Senz’altro. Bisogna richiamare di nuovo l’attenzione delle più alte cariche politiche e dell’opinione pubblica l’urgenza di questi problemi. Anche il fatto che ci siano così tante esperienze positive - dove la volontà politica ha fatto seguire alle parole anche risorse destinate all’agricoltura e ad interventi mirati per la nutrizione e per la sicurezza alimentare - fa capire che ha senso impegnarsi in questa lotta e che non è una lotta persa in partenza.

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    Gli strumenti di 400 anni di osservazione del cielo in mostra ai Musei Vaticani. Intervista con la curatrice, Ileana Chinnici

    ◊   Una mostra dedicata a 400 anni di osservazione del cielo: si tratta dell’allestimento presso i Musei Vaticani presentato stamani in Sala Stampa della Santa Sede. Si intitola “Astrum 2009: Astronomia e strumenti. Il patrimonio storico italiano quattrocento anni dopo Galileo” e sarà visitabile dal 16 ottobre al 16 gennaio. Il servizio di Fausta Speranza:

    E’ la prima volta che si raccoglie il patrimonio di tutti gli Osservatori astronomici italiani: l’idea è venuta quest’anno in cui si celebra l’Anno internazionale dell’astronomia. E’ un percorso scientifico di grande valore storico e culturale, con alcuni pezzi di particolare rilievo di cui ci parla la curatrice della Mostra, Ileana Chinnici, dell’Osservatorio di Palermo:

     
    “Ci sono dei pezzi di particolare interesse, sia dal punto di vista storico, sia dal punto di vista scientifico, e questa è stata l’opportunità migliore per dare visibilità e per mostrare ad un pubblico più vasto questa tipologia particolare, se vogliamo, non solo di strumenti ma anche di altri materiali conservati negli Osservatori astronomici: libri, carte d’archivio e altro. Certamente, per la parte relativa all’astronomia pre-galileiana ci sono gli astrolabi: sono tra i pezzi più pregevoli. Subito dopo, ci sono dei telescopi molto preziosi del ‘600, e poi dei telescopi abbastanza interessanti e dei documenti unici, come alcuni manoscritti, o alcuni degli strumenti di padre Angelo Secchi. Tra i manoscritti, ne cito uno che abbiamo messo in mostra ma appartiene alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze. E’ il manoscritto del “Sidereus Nuncius” di Galileo: ci sembrava particolarmente significativo, perché anche se non appartiene agli Osservatori è fortemente legato all’astronomia. In particolare, viene mostrata la pagina nella quale Galileo traccia uno schizzo del telescopio, questo strumento che in qualche modo ha cambiato il modo di fare astronoma. Inoltre, fra gli altri manoscritti ci sono, ad esempio, il diario delle osservazioni di Schiaparelli, che osserva quelle strutture sul pianeta Marte che poi chiamerà “i canali”, che apriranno una serie di dibattiti interessantissimi sull’esistenza o meno di vita su questo pianeta".
     
    La mostra in qualche modo fotografa l’uomo che in questi secoli ha guardato al cielo, con curiosità scientifica ma anche con slancio poetico e spirituale. Lo ha ricordato in Sala Stampa Vaticana l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, che ha sottolineato anche come la mostra riproponga alla riflessione la questione del rapporto tra scienza e teologia:

     
    "Due insegnamenti, due magisteri che non sono sovrapponibili: sono paralleli. Hanno loro statuti, loro metodologie, loro epistemologie e si devono - certo - anche ascoltare, però sono indipendenti e non conflittuali. E questa è stata indubbiamente una grande conquista rispetto a certe intersezioni che facevano sì che la teologia imponesse perimetri di ricerca e la scienza, d’altra parte, considerasse teologia o filosofia come reperti di un paleolitico intellettuale non rilevante. Ma, devo dire, che in questi ultimi anni - e forse proprio una mostra sull’astronomia è significativa a questo riguardo - senza cancellare la teoria dei due livelli ci si sta orientando verso una teoria del dialogo, che è stata sostenuta soprattutto da uno studioso, Tischner, e poi da Michael Heller, che ha vinto il Premio Templeton 2008. Secondo tale teoria, i due statuti sono indipendenti ma non è possibile camminare su uno senza sentire la voce dell’altro o guardare anche l’altro, se si vuole avere una visione d’insieme".

     
    La mostra è stata realizzata anche con il contributo della Specola Vaticana. Il suo direttore padre Josè Gabriel Funes ha spiegatio ai giornalisti quale oggetto della mostra appartenga alla Specola:

     
    “E’ un astrolabio del XVI secolo, prima ancora del calendario. E’ uno strumento pre-galileiano. Questo astrolabio fu regalato a Papa Leone XIII in occasione del suo giubileo sacerdotale. La rifondazione della Specola Vaticana nel 1891 è legata in qualche modo a questa esposizione. La mostra “Astrum 2009” percorre la storia della Specola Vaticana, che è la stessa storia degli Osservatori italiani e degli altri Osservatori di tutto il mondo. Alla fine, siamo arrivati in Arizona con il telescopio vaticano, perché lì ci sono i cieli oscuri dei quali hanno bisogno gli astronomi. Ricordo che poco tempo fa è stato pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana e da De Agostini il libro intitolato “Infinitamente grande - L’astronomia e il Vaticano”. Racconta la storia della Specola Vaticana e tratta anche alcuni temi che sono relativi alla ricerca di cui ci occupiamo noi, astronomi del Papa. Questo libro, ma in genere la storia della Chiesa, mostra l’interesse che i Papi hanno avuto per la ricerca astronomica. In questo libr,o ci sono diversi discorsi dei Papi sull’astronomia e si illustra il supporto che hanno dato all’Osservatorio della Santa Sede. Recentemente, Papa Benedetto XVI ha inaugurato i nuovi locali della Specola Vaticana che ci aiuteranno a svolgere meglio le nostre attività".

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Easy readers: in prima pagina, Luca M. Possati sulle nuove tecnologie e la rivoluzione del libro.

    Nell'informazione vaticana, i lavori sinodali.

    Disarmo e sicurezza rafforzando il multilateralismo: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla 64 sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

    Dal 16 ottobre al 16 gennaio, ai Musei Vaticani, la mostra "Astrum 2009: astronomia e strumenti. Il patrimonio storico italiano quattrocento anni dopo Galileo": in cultura, i contributi del direttore Antonio Paolucci e dell'arcivescovo Gianfranco Ravasi.

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    Oggi in Primo Piano



    Violenze continue in Afghanistan e Pakistan orchestrate dai talebani

    ◊   Una serie inarrestabile di violenze sta colpendo Pakistan e Afghanistan. L’ultimo episodio, ieri, in un bazar di Alpuri, cittadina al confine tra i due Paesi, dove un kamikaze si è fatto esplodere tra la gente, causando almeno 45 morti. Alla base degli attacchi sempre i talebani, che - secondo molti analisti internazionali - avrebbero ripreso il controllo di tutta l’area. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Elisa Giunchi, docente di Storia ed Istituzione dei Paesi Islamici presso l’Università Statale di Milano:

    R. - Si tratta di azioni che sono volte innanzitutto a vendicare la morte di Beitullah Masud, il leader del Ttp che è stato ucciso ad agosto dagli americani. Poi, si tratta di una reazione alle operazioni militari nello Swat, iniziate a maggio e concluse a luglio e, probabilmente, si tratta anche di un avvertimento alle autorità pakistane, in una fase in cui è imminente - così per lo meno sostengono le autorità pakistane - una nuova offensiva nelle agenzie tribali di confine, che sono poi quelle nelle quali è più forte, più consolidata, la presenza dei cosiddetti talebani pakistani. Credo che sia importante, comunque, tenere presente che siamo davanti ad una convergenza di gruppi diversi, quindi gruppi non tradizionalisti, presenti da decenni nell’area, che sono riusciti ad avanzare e a consolidare la propria presenza proprio perché, all’esterno e a livello regionale e internazionale, vi sono stati degli eventi che hanno creato o rafforzato movimenti di natura diversa: movimenti islamisti con respiro regionale assieme a un’agenda globale.

     
    D. - Le forze internazionali presenti nell’area sembrano indebolirsi sempre di più. Quali sono stati gli errori che hanno portato a questa situazione?

     
    R. - Direi che da parte delle autorità pakistane l’errore è stato alternare repressione e negoziato, senza rendersi conto che per decenni questa strategia non ha funzionato. In parte, il governo pakistano ha fatto degli accordi di cessate-il-fuoco, che hanno implicato anche delle concessioni, lasciando così spazio a questi movimenti di allargarsi e consolidare il proprio controllo sulla popolazione. Quindi, queste aree già tradizionalmente autonome dal governo centrale si sono staccate ulteriormente dal governo centrale.

     
    D. - La politica e la diplomazia possono ancora fare qualcosa? Come si può uscire da questa situazione?

     
    R. - Con un coinvolgimento di ampio respiro. La crisi è una crisi regionale che coinvolge l’Afghanistan e il Pakistan, come si è reso conto Obama, ma non solo: coinvolge anche l’Iran, la Cina, l’Arabia Saudita - di cui si parla molto poco, ma che ha chiare responsabilità in ciò che sta accadendo - e l’India. Ed è risolvendo i contenziosi che esistono tra questi Paesi, gli interessi divergenti nell’area, che si può sicuramente risolvere la crisi afghana. In secondo luogo, io credo personalmente che le strategie militari non solo siano state poco efficaci fino ad oggi, ma anche controproducenti, perché i raid aerei non hanno fatto che creare ostilità da parte della popolazione, sia pakistana, sia afghana, nei confronti delle truppe straniere e di riflesso nei confronti dei governi. Io credo che la soluzione possa trovarsi in entrambi i Paesi nello sviluppo e nell’integrazione delle aree pashtun all’interno dello Stato.

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    Padre D'Ambra del Pime: probabili interessi economici e non ideologici dietro il rapimento di padre Sinnott nelle Filippine

    ◊   Nelle Filippine, polizia ed esercito proseguono senza sosta le operazioni di ricerca di padre Michael Sinnott, il missionario irlandese di 78 anni rapito da un gruppo di uomini armati il 10 ottobre scorso a Pagadian, sull’isola di Mindanao. Secondo fonti locali, alcuni agenti avrebbero avvistato il sacerdote in una località a 70 chilometri dal rapimento. Al momento, nessun gruppo terroristico ha rivendicato l’azione. Sul sequestro del missionario irlandese, Amedeo Lomonaco ha intervistato padre Sebastiano d’Ambra, missionario del Pime nelle Filippine dal 1977 ed impegnato nel dialogo cristiano-musulmano:

    R. - E’ una forma di vergogna per noi - io ormai mi sento filippino - che queste notizie vadano in giro per il mondo. Ancora una volta, il mondo sa che purtroppo viviamo in questa situazione. Conosco bene il posto, conosco anche padre Sinnott. Quello che mi risulta è che nella zona ci sono almeno due gruppi. Le motivazioni per cui l’hanno fatto credo siano sempre le stesse: la speranza di avere dei soldi, considerando che è uno straniero.

     
    D. - Nel caso del sequestro di padre Sinott c’è poi grande preoccupazione per le sue condizioni di salute. Padre Sinott è stato operato al cuore lo scorso mese di luglio...

     
    R. - So che non sta molto bene, a parte la sua età. Quindi, il mio appello ai leader che sanno qualcosa è di considerare questo caso. Come al solito, c’è da ritenere che nelle prime settimane non ci saranno notizie, poi arriveranno le prime notizie e quindi diverse persone si offriranno per negoziare. In questo caso, le cose dovrebbero andare più in fretta, perché lui ha una certa età e non sta bene.

     
    D. - Padre, il fondamentalismo islamico non è la causa di questo rapimento?

     
    R. - Si potrebbe dire che il fondamentalismo islamico vada scartato nel senso generale. Ci sono questi gruppi che alla fine operano senza nessun senso di coscienza: purtroppo, ultimamente ci sono stati diversi casi di preti uccisi, rapiti o altro.

     
    D. - Come si convive con la paura?

     
    R. - Io sono qui da tanto tempo. Ci si abitua. Diventa una cosa normale. Sappiamo che può succedere anche a noi - può succedere anche a me - e ci si mette nella condizione di fare la volontà di Dio. Si dice: “Quello che Dio vuole. Io faccio la mia missione”. La gente poi in qualche modo apprezza, perché dice: “Questa persona sta con noi”. Quindi, offre una grande testimonianza. Vale la pena stare qui, anche per gli altri, che sono "disturbati" da questa situazione.

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    A Roma Conferenza internazionale su Aids e minori: 800 bambini al giorno muoiono per malattie legate all'Hiv. Intervista con mons. Vitillo

    ◊   Oltre 800 bambini al giorno muoiono per malattie collegate all'Aids, soprattutto nei Paesi poveri, dove ci sono enormi carenze nella diagnosi e nel trattamento. Si stima, inoltre, che siano affetti dall’Aids 2,1 milioni di bambini, il 90% dei quali si trova nell’Africa subsahariana. Solo il 10% di loro è curato in modo adeguato. E’ questa la drammatica realtà con la quale si confronteranno da domani esperti di tutto il mondo, convocati a Roma per una Conferenza internazionale sull’Aids pediatrico, promossa da Caritas Internationalis assieme all’Ambasciata americana presso la Santa Sede. L’evento, che si concluderà il 16 ottobre, si tiene alla Pontificia Università della Santa Croce. Sulle finalità di questa Conferenza, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Robert J. Vitillo, Consigliere speciale per l’Aids di Caritas Internationalis:

    R. - Nel marzo 2009, abbiamo lanciato una campagna per promuovere un migliore accesso alla diagnostica ed ai medicamenti per i bambini con Aids, e anche per avere una migliore copertura con i programmi di prevenzione della trasmissione dalla madre al figlio. Questa Conferenza è stata indetta sostanzialmente per attirare l’attenzione non solo della Caritas, ma anche degli altri organismi della Chiesa e anche degli organismi internazionali, come l’Onu, affinché si promuova questo accesso. In molti Paesi, abbiamo fatto molti progressi nel miglioramento dell’accesso ai medicinali per gli adulti: migliroamento che però non esiste ancora per molti bambini. Se i bambini con l’Hiv non assumono questi medicinali, la maggior parte di loro muore prima di avere compiuto due anni. Bisogna fare qualcosa, dunque, e per questo abbiamo indetto questa Conferenza: per migliorare questa situazione.

     
    D. - Cosa sta facendo Caritas Internationalis su questo fronte così delicato dei bambini affetti dall’Hiv?

     
    R. - Caritas Internationalis ha dei programmi di educazione, di responsabilizzazione per rivolgersi alle persone che detengono il potere politico, a coloro che prendono decisioni a livello nazionale, perché includano la questione dei bambini nei loro programmi dell’Aids nei rispettivi Paesi. Organizziamo anche riunioni con le case farmaceutiche perché bisogna sviluppare altri medicinali che siano più indicati per l’uso pediatrico. Non è possibile dover dividere una pillola per adulti da dare ad un bambino, perché l’organismo di un bambino reagisce in maniera diversa. Ci sono dei formulari di medicinali pediatrici, ma è necessario svilupparli ulteriormente. E’ necessario anche sviluppare i dosaggi di questi medicinali, affinché possano essere utilizzati nei Paesi poveri dove non ci sono frigoriferi e corrente elettrica. Poi, la Caritas hanno sviluppato molti programmi proprio per questi bambini. Molto spesso è la Caritas che arriva nelle zone rurali o lavora con i poveri; lavorano con persone che non hanno diritto a ricevere questi medicinali …

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    Apre domani la 61.ma Fiera del libro di Francoforte. Tra gli oltre settemila espositori anche la Libreria Editrice Vaticana

    ◊   Verrà inaugurata domani la 61.ma edizione della Fiera del Libro di Francoforte, che resterà aperta fino a domenica 18 ottobre. L’ospite d’onore sarà la Cina. Più di settemila gli espositori provenienti da tutto il mondo. I visitatori potranno sfogliare circa 380 mila libri. Sarà presente anche la Libreria Editrice Vaticana (Lev). Al direttore, don Giuseppe Costa, Sergio Centofanti ha chiesto cosa offrirà la Lev a questo importante appuntamento culturale:

    R. - Offre innanzitutto il magistero del Santo Padre che portiamo in tutte le Fiere. In particolare, quest’anno, abbiamo aggiunto dei volumi che commentano l’Enciclica Caritas in veritate, per esempio, oppure libri che partendo dal rinnovato interesse per i Padri della Chiesa commentano i momenti liturgici della stessa vita ecclesiale. Portiamo anche dei libri d’arte: l’ultimo volume, appena uscito, è di Timothy Verdon sull’arte nella vita della Chiesa, che bene si inserisce in questa rinnovata attenzione alla “Via Pulchritudinis”, la Via della bellezza, che ci viene richiamata continuamente dal Santo Padre. Portiamo anche dei saggi, come “Introspezione medievale”, di padre Samuele Sangalli, che è un bella riflessione sulle virtù di San Tommaso. Portiamo due volumi di letteratura: “Maria nella letteratura d’Italia”, di Neria De Giovanni, e “All'uscita dal tunnel” di Ferdinando Castelli, che diventa quasi un punto fermo del rapporto tra letteratura e religione. Sempre nei libri d’arte, portiamo "Il Cenacolo di Leonardo in Vaticano" e soprattutto alcuni volumi di eminenti cardinali: il primo, del cardinale Sodano, “Per una Europa cristiana”, e il volume del cardinale Martino, “Al servizio della giustizia e della libertà”, che raccoglie molti suoi discorsi - è un volume di oltre 200 pagine - sulla sua attività.

     
    D. - Quello di Francoforte è un appuntamento ormai tradizionale per la Lev. Che bilancio si può fare degli ultimi anni?

     
    R. - Il bilancio è costantemente in attivo, perché la Lev ha visto crescere attorno alla sua produzione l’interesse degli editori e quindi, essendo la Fiera di Francoforte una Fiera di contratti e di contatti, cioè si incontrano gli editori tra di loro e si pongono le premesse per scambiarsi i diritti. In questi ultimi anni, noi abbiamo visto triplicare il contatto con questi editori e di conseguenza anche i contratti stessi. Questo significa maggiore diffusione del magistero del Santo Padre e maggiore crescita della Lev.

     
    D. - Cosa si aspetta quest’anno dalla Fiera di Francoforte? Qual è il suo augurio?

     
    R. - Più che un augurio è una certezza che speriamo di concretizzare. Noi abbiamo già in calendario l’incontro con una cinquantina di editori ai quali offriremo i nostri prodotti e dai quali riceveremo certamente risposte positive. Certo, si va ad una Fiera come ad una competizione: il nostro desiderio è di allargare il più possibile il mandato che abbiamo come editrice, cioè di diffondere il magistero del Santo Padre e della Santa Sede.

     
    D. - Insomma, l’era dell’immagine non ha cancellato il libro: c’è un ritorno alla lettura?

     
    R. - Senz’altro per quello che riguarda il libro religioso, perché il rinnovato magistero del Santo Padre, le sue proposte, il suo impegno per la cultura, stanno portando ad una maggiore attenzione oltre che per il magistero stesso anche per il libro in genere, che è uno strumento di comunicazione particolare. Gli indici, anche a livello internazionale, di lettura del libro religioso danno un trend in crescita.

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    Chiesa e Società



    L'arcivescovo di Kirkuk ricorda i 1600 anni del massacro dei martiri iracheni

    ◊   Da 1600 anni l’Iraq è “un Paese di martiri”, che trova nello “Spirito Santo e nell’Eucaristia” la forza di “testimoniare la fede” nonostante le persecuzioni. È quanto dichiara ad AsiaNews mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, alla vigilia della settimana di celebrazioni per ricordare i 1600 anni dal massacro dei martiri irakeni. Una lunga serie passata e presente di violenze, che non hanno però interrotto “la storia sacra dei cristiani… e il loro cammino”. Nel 409 d. C. centinaia di cristiani sono stati decapitati per la loro fede. “Fra loro – racconta mons. Sako – una vedova chiamata Scirin-Miskenta, con due figli, e il generale Tahmazgerd, che ha eseguito il decreto del re”, il quale aveva ordinato il massacro. “Vedendo la fede, la serenità e la fiducia della vedova – continua il prelato – Tahmzgerd si è convertito al cristianesimo” e per questo è stato “decapitato in seguito”. Verso il 470, per ricordare il massacro dei cristiani, il vescovo di Kirkuk Maruta “ha costruito un santuario” sulla collina in cui “sono stati sepolti i martiri”. La "chiesa Rossa", questo il nome dell’edificio, unisce cristiani e musulmani ed è oggi “il cimitero dei caldei”; le reliquie dei martiri, esposte sull’altare principale, sono da sempre meta di processioni dei fedeli. Per celebrare l’anniversario del martirio, la diocesi ha organizzato una serie di eventi: domani, mercoledì, una giornata di digiuno per la pace; giovedì sono in programma gli inni dei martiri e una conferenza al Santuario, restaurato di recente; venerdì verrà celebrata la messa; sabato una recita, allestita dalla corale della cattedrale e della chiesa di San Giuseppe. All’insegna del motto “fedeli ai nostri padri nella fede”, i cristiani di Kirkuk vogliono “testimoniare la fede, l’amore, la fiducia e l’apertura”. La storia delle violenze e delle persecuzioni contro i cristiani non è mai stata interrotta. Rapimenti, sequestri, omicidi mirati, famiglie in fuga sono la drammatica testimonianza di una “catena di martiri – sottolinea mons. Sako – che continua. Il nostro Paese è disseminato di santuari dei martiri che la gente visita senza sosta, è una spiritualità del martirio”. I cristiani trovano la forza di “rimanere fedeli” nello “Spirito Santo, ma anche nella liturgia, soprattutto l’Eucaristia”. (R.P.)

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    Nelle Filippine alcuni villaggi isolati dopo il passaggio di due tifoni

    ◊   Sono molte le difficoltà che i soccorritori stanno incontrando nell’isola di Luzon, zona settentrionale delle Filippine, ancora isolata dopo il passaggio dei tifoni che hanno investito l’arcipelago. L’unico mezzo per portare aiuto nelle aree più interne, ma anche a quelle costiere, restano gli elicotteri. Secondo la Protezione Civile – riferisce la Misna - le vittime nella zona montana della Cordigliera sono salite a 254 e restano decine i dispersi. La provincia di Banquet è la più colpita dalle frane ma in questa zona, a maggioranza agricola, il cibo è sufficiente ma manca il carburante. Tra le province spazzate dal tifone c’è anche quella costiera di Pangagand, isolata e inondata dall’acqua. Le alluvioni sono una conseguenza delle forti precipitazioni, aggravate dalla parziale apertura di una diga, decisione presa dalle autorità locali per il rischio che il sovraccarico d’acqua la facesse crollare. (B.C.)

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    In Nepal cresce il rischio di una crisi alimentare dopo le piogge dei giorni scorsi

    ◊   C’è il rischio di una grave crisi alimentare in Nepal a causa dei danni alle coltivazioni provocate dalle piogge che hanno flagellato la zona. A lanciare l’allarme il World Food Programme. Asianews ha raccolto la testimonianza di una donna del distretto di Bardia che ha raccontato di aver visto l’acqua portare via la casa e il bestiame. Le piogge torrenziali hanno colpito soprattutto i distretti di Banke, Bardia, Kailali, Achham e Kanchanpur, sul confine con l’India, causando straripamenti dei fiumi e frane in cui hanno perso la vita oltre 50 persone. La Croce Rossa ha parlato di una preoccupante mancanza di aiuti e pertanto ha lanciato una raccolta fondi e di generi di primo soccorso in aiuto delle vittime. Intanto sono migliaia i senzatetto e si teme per la rapida diffusione di malattie tra gli sfollati. Inoltre i soccorsi faticano ad arrivare per l’inagibilità delle strade e la popolazione soffre la fame. (B.C.)

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    Denuncia di Hrw sui campi profughi tamil nello Sri Lanka

    ◊   L’organizzazione per i diritti umani, Human Right Watch, ha lanciato un allarme sulla situazione dei campi sfollati nei pressi di Vavunya, dove il governo cingalese tratterrebbe da almeno 4 mesi oltre 255mila civili. Sarebbero continue le risse tra profughi e militari, lo scorso 26 settembre – riferisce l’agenzia Misna – due persone sono rimaste ferite. Diverse le versioni dei fatti; per i soldati si trattava di una fuga organizzata da presunti terroristi mentre gli sfollati hanno riferito di essere stati colpiti mentre attraversavano il campo per andare a prendere legna. HRW ha chiesto a Stati Uniti, Giappone e Unione Europea di far pressioni sul governo di Colombo perché non trasformi i campi nell’occasione di trattenere più a lungo i civili tamil nonostante la fine del conflitto. L’esecutivo ha risposto che i profughi saranno rilasciati solo dopo lo sminamento delle zone d’origine e non prima di aver controllato se tra di loro ci siano ex-ribelli. A settembre Colombo aveva annunciato la liberazione di 162 mila persone ma secondo i dati Onu sarebbero solo 15mila i rilasci effettivi. Intanto nei campi, la situazione è drammatica: l’acqua scarseggia e questo costringe le donne a fare file di molte ore per assicurarsene una parte. (B.C.)

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    India: un’equipe del Consiglio Ecumenico delle Chiese incontra i cristiani dell’Orissa

    ◊   Ha visitato uno degli ultimi campi di soccorso allestiti dai cristiani nella regione di Kandhamal, nell’Orissa, l’equipe delle "Lettere viventi" del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) che ha visitato recentemente l’India. I rappresentanti del CEC che viaggiano per il mondo per visitare le comunità cristiane, per ascoltare e condividere difficoltà e preoccupazioni nella lotta contro la violenza e nell’edificazione della pace sono stati accolti dai dalit cristiani e da esponenti della tribù Kandho. Dall’estate dello scorso anno gli estremisti indù hanno distrutto 500 chiese e 5 mila case lasciando 50 mila persone senza un tetto. In tanti hanno cercato rifugio a Cuttack, Bhubaneswar, Berhampur e Jharsuguda ed ancora nell’Andhra Pradesh, nel Kerala e nel Tamil Nadu. Qualcuno ha cominciato a ricostruire case, altri temono di tornare nei loro villaggi. Rama Hansraj ha riferito che nell’Orissa sono giunti aiuti da più parti, e anche dal governo, ma che le Chiese hanno fatto molto. Mons. Samson Das, vescovo della diocesi di Cuttack, ha riferito che la situazione sta tornando alla normalità e che le autorità stanno riprendendo il controllo della situazione, ma che ci sono ancora dei villaggi dove è necessario lavorare per la pace e l’armonia. Il Forum cristiano unito ha riferito che, benché il governo si sia impegnato a versare 50 mila rupie per ogni casa distrutta e 20 mila rupie per le abitazioni danneggiate, le vittime dell’Orissa non hanno ancora ricevuto il denaro cui hanno diritto in base alla legge. In diversi villaggi sono stati costituiti dei comitati per verificare il buon esito delle ricostruzioni e il rispetto della legge nei tribunali. Mons. Das ha assicurato che la Chiesa si è impegnata a versare 30 mila rupie per 3 mila case mentre le organizzazioni ecumeniche e le Ong stanno realizzando progetti per favorire relazioni di amicizia fra indù e cristiani a Kandhamal. (T.C.)

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    Il rapporto di Caritas Internationalis sui cambiamenti climatici

    ◊   E’ stato presentato ieri il rapporto di Caritas internationalis: “Giustizia climatica: alla ricerca di una nuova etica mondiale”, nel quale si evidenzia l’impellente necessità di un approccio che tenga conto delle “dimensioni etiche, morali e teologiche della crisi”. Un rapporto – si legge sull’agenzia Sir – che guarda al prossimo vertice sul clima di Copenaghen e che chiede ai governi di “adottare un accordo giuridico efficace che miri a ridurre le emissioni di gas serra e rinforzare l’aiuto finanziario e tecnologico per i Paesi poveri, in modo che si adattino alle condizioni climatiche più severe”. “Il nuovo rapporto – ha affermato il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, presidente di Caritas internationalis – sviluppa argomenti morali basati sulla Bibbia e sull’insegnamento sociale cattolico, cercando di andare oltre gli interessi personali e nazionali in favore del bene comune e capaci di generare azioni sociali e politiche”. (B.C.)

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    Nobel alternativo per ecologia, disarmo e impegno sanitario

    ◊   Disarmo nucleare, opposizione allo sfruttamento delle risorse naturali in Congo, presa di coscienza della necessità di un uso responsabile della scienza e impegno per curare le donne in Etiopia sono le motivazioni che hanno portato quest’anno la fondazione svedese “Right Livelihood” ad assegnare il suo riconoscimento, noto come ‘premio Nobel alternativo’, al pacifista neozelandese Alyn Ware, al biologo congolese René Ngongo, allo scienziato canadese David Suzuki e alla dottoressa australiana Catherine Hamlin. Ware, - riferisce l'agenzia Misna - cofondatore del gruppo “Parlamentari per la non-proliferazione nucleare”, è stato premiato per il suo impegno pluridecennale a favore del disarmo; Ngongo, nato nel 1961 a Goma, in nord Kivu, ha denunciato senza timore le operazioni di sfruttamento delle risorse che rischiano di distruggere le foreste pluviali del suo paese con gravi conseguenze sull’equilibrio climatico globale. Suzuki ha incentrato la sua attività di ricerca su un uso responsabile della scienza, cercando di accrescere la consapevolezza sull’emergenza dei rischi ambientali; Hamlin lavora da 50 anni in Etiopia per curare le donne affette da fistula ostetrica. Creato nel 1980 dal filantropo tedesco-svedese Jakob von Uexküll per “onorare e sostenere quanti offrono risposte pratiche ed esemplari alle sfide più urgenti a cui siamo chiamati a rispondere oggi”, il premio non è legato ai premi Nobel e viene consegnato il 4 dicembre nel corso di una cerimonia che si svolge nel parlamento svedese. (R.P.)

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    Usa: le Chiese mobilitate in vista del Vertice di Copenaghen sul clima

    ◊   Anche le Chiese negli Stati Uniti si stanno mobilitando in vista del summit di Copenaghen sul clima. Un gruppo di organizzazioni di varie denominazioni religiose ha lanciato nei giorni scorsi una campagna di sensibilizzazione e pressione sul Senato americano affinché approvi il progetto di legge quadro sull’energia e il clima, promessa dal Presidente Obama, prima del vertice di dicembre. La campagna si intitola emblematicamente “DaySix” (in riferimento al sesto giorno della Genesi in cui Dio ha creato l’uomo) ed è stata presentata nei giorni scorsi a una tele-conferenza a Washington. All’iniziativa aderiscono, tra gli altri, i “Catholic Relief Services”, la principale organizzazione per gli aiuti umanitari ai Paesi d’oltremare della Chiesa negli Stati Uniti. Dall’approvazione della legge – sottolineano i promotori, - dipende in larga parte il successo del summit chiamato a varare un nuovo accordo post-Kyoto sul clima. Se infatti gli Stati Uniti si presenteranno all’appuntamento a mani vuote, le possibilità che venga finalmente raggiunto un accordo globale sul clima sarebbero fortemente compromesse. A pagarne le conseguenze, ha ricordato, tra gli altri, Bill O’Kleefe, direttore dell’Advocacy dei CRS, saranno soprattutto i più poveri nel mondo che pure non sono i responsabili del surriscaldamento del pianeta: “Noi già riscontriamo l’impatto dei cambiamenti climatici sulla vita delle persone nei 100 Paesi in cui operiamo o abbiamo dei progetti”, ha detto il responsabile. I promotori della campagna “DaySix” chiedono inoltre che la legge in discussione al Senato preveda anche fondi per aiutare i Paesi in via di sviluppo a far fronte al cambiamento climatico, in particolare per l’assistenza alle popolazioni costrette ad abbandonare terreni ormai incolti a causa della siccità o minacciati dall’innalzamento dei livelli del mare. Si calcola che siano milioni nel mondo gli abitanti esposte a questo rischio. (L.Z.)

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    I poteri delle donne vescovo accendono il dibattito nella Chiesa d’Inghilterra

    ◊   Sono contrastanti i pareri riguardo alla proposta adottata nei giorni scorsi dal Revision Committee del Sinodo generale della Chiesa d'Inghilterra, in base alla quale se alcune donne dovessero essere ordinate vescovo potrebbero avere poteri limitati. Come riporta l’Osservatore Romano, il portavoce del Revision Committee ha reso noto che se alcune parrocchie non dovessero riconoscere le donne vescovo, i doveri e le responsabilità saranno ridotte e passeranno ad un vescovo uomo. Le proposte adottate dal Revision Committee dovranno essere accettate o respinte dai gruppi regionali della Chiesa d'Inghilterra (Church of England) prima di essere sottoposte al Sinodo generale. In questa sede, le proposte verranno esaminate dal Consiglio dei vescovi, da quello del clero e da quello dei laici. Per la loro approvazione, è prevista una maggioranza di due terzi dei membri. Solo dopo l'approvazione da parte del Sinodo generale, le proposte del Revision Committee verranno inviate al parlamento di Westminster per diventare legge se verranno votate dalla maggioranza semplice dei rappresentanti. Intanto dal 1994, riferisce il quotidiano della Santa Sede, il numero dei fedeli della Chiesa d’Inghilterra che non accettano l’ordinazioni di pastori donna è cresciuto. Dal 1949 , i fedeli delle confessioni protestanti negli Stati Uniti, in Canada e in Australia hanno accettato l'ordinazione di pastori donna ma la maggioranza dei settantasette milioni di fedeli della Comunione anglicana rimane fedele alla tradizione. L’Osservatore Romano ricorda poi le decisioni prese lo scorso luglio dagli episcopaliani degli Stati Uniti, nel corso della loro Assemblea generale ad Anaheim in California, hanno provocato sconcerto anche nella maggioranza dei fedeli anglicani. Nel corso di quell'Assemblea vennero approvate due mozioni:  la prima per l'approntamento di una nuova liturgia per i matrimoni tra persone dello stesso sesso; la seconda, per procedere alla nomina episcopale di membri del clero maschile e femminile pur conviventi con persone dello stesso sesso. Il primate della Comunione anglicana, l'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, ha più volte condannato in modo inequivocabile le decisioni degli episcopaliani degli Stati Uniti e ha preso atto che quanto da loro è stato stabilito nell'Assemblea generale li pone su un "cammino separato" dal resto dei fedeli anglicani. (B.C.)

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    Il primate cattolico mons. Nichols nella chiesa madre dell’anglicanesimo

    ◊   Un evento che indica i buoni rapporti tra la Conferenza episcopale cattolica e la Camera dei vescovi anglicana. Così al Sir, mons. Andrew Faley, assistente segretario generale della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles per l’ecumenismo, commentando la celebrazione dei vespri, venerdì prossimo alla Westminster Abbey, da parte di mons. Vincent Gerard Nichols, arcivescovo di Westminster, e del Primate anglicano Rowan Williams. L’evento fa parte dell’ “Edwardtide Festival”, dedicato a sant’Edoardo il confessore, re di Inghilterra dal 1042 al 1066, i cui resti si trovano nell’abbazia. “Il dialogo tra le due chiese è vivo – ha aggiunto mons. Faley - i vescovi cattolici e quelli anglicani collaborano per diffondere il messaggio cristiano in Inghilterra e Galles oggi che la secolarizzazione è sempre più diffusa”. (B.C.)

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    Conferenza all’Angelicum sui 150 anni di evangelizzazione di Taiwan

    ◊   “La Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (già ‘De Propaganda Fide’) e l’Evangelizzazione di Taiwan”, “Storia, Politica e Missione nel contesto del secondo periodo dell’Evangelizzazione di Taiwan”, “L’esperienza missionaria dei missionari verbiti, delle suore orsoline”… sono alcuni degli argomenti trattati dai relatori durante la Conferenza intitolata “The Taiwan Story: The Second Wave of Evangelization” che si è tenuta ieri pomeriggio nell’aula minor della Pontificia Universitа San Tommaso d’Aquino (Angelicum) di Roma. La Conferenza - riferisce l'agenzia Fides - è stata frutto della collaborazione dell’ambasciata della Repubblica Cinese presso la Santa Sede con l’Università domenicana, per celebrare il 150° anniversario dell’introduzione del cattolicesimo a Taiwan. I Domenicani sono stati i protagonisti e i promotori dell’evangelizzazione di Taiwan, il loro cammino missionario sull’isola coincide con la storia stessa dell’evangelizzazione di Taiwan, con numerose brillanti figure di Domenicani che hanno dedicato la propria vita alla gente dell’isola. Presenti alla conferenza anche tanti operatori religiosi che curano la pastorale nelle comunità di lingua cinese, condividendo le esperienze più significative sulle attività di evangelizzazione di Taiwan. Mons. Luis Clavell sulla “Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e l’Evangelizzazione di Taiwan” nel suo intervento ha rilevato che alla fine del XVII secolo “l’importanza della Cina era tale che venne creata una Congregazione particolare, dentro lo stesso dicastero, incaricata di trattarne i problemi con indipendenza di azione”. Inoltre ha ricordato che “sebbene l’inizio del cattolicesimo a Taiwan risalga al 1626, per opera di padre Bartolomè Martìnez ed altri cinque domenicani, il dicastero missionario comincia ad interessarsi della missione nella Cina nella Congregazione dell’11 novembre 1625”. Oltre alle difficoltа e ai problemi, mons. Clavell ha indicato anche i momenti più significativi del rapporto tra la Congregazione di Propaganda Fide e Taiwan, concludendo con una nota di speranza: “Possiamo dire che, dopo secoli di semina evangelica, ci sono segni di un'acquisita maturità nella fede e di un promettente futuro”. (R.P.)

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    Le Università luogo di cooperazione con l’Africa

    ◊   “Le Università, laboratori non solo del sapere ma anche e soprattutto dell’agire liberante, devono poter esercitare un ruolo cardine nella Cooperazione congeniale alla loro natura di 'universitas'”. E’ il messaggio – reso noto da Zenit - diffuso al termine del convegno che si è concluso sabato sul tema “Per una nuova cultura dello sviluppo in Africa: il ruolo della cooperazione universitaria”. All’iniziativa, organizzata dall'ufficio diocesano per la pastorale universitaria del vicariato di Roma, ha preso parte anche il ministero degli Esteri italiano ed ha visto la presenza di monsignor Jean-Louis Bruguès, segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica. I partecipanti al convegno hanno affermato che “la comunità internazionale è alla ricerca di soluzioni e strategie per uscire dalla crisi”, che ha colpito soprattutto il continente africano. E’ stata così ribadita la necessità di nuovi rapporti strategici per il futuro e in questo senso le università potranno essere parte integrante “nei processi di ideazione, pianificazione ed attuazione non solo delle iniziative bensì anche delle politiche riguardanti la cooperazione stessa”. In questa fase, intanto, è stata decisa la costituzione di un comitato permanente per la Cooperazione Interuniversitaria Italia-Africa, sarà poi istituito un fondo a favore degli atenei africani e ogni due anni sarà organizzato un Convegno di studio della cooperazione universitaria Italia-Africa e si contribuirà presso le Università africane presenti all'incontro, alla creazione di una “Cassa per la Cooperazione” quale “fondo permanente e stabile per una rapida attuazione delle varie iniziative cooperative in termini di ricerca scientifica, attività culturali ed attività didattiche ordinarie o straordinarie”. (B.C.)

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    Italia: l’impegno dei religiosi nei confronti delle nuove povertà

    ◊   Usare la fantasia e la generosità di fronte ai nuovi bisogni e alle nuove povertà. E’ l’esortazione venuta stamani da mons. Giuseppe Pasini, presidente della Fondazione Zancan, all’apertura della seconda giornata del congresso su “Il Vangelo nelle opere di carità e nelle attività sociali dei religiosi d’Italia” che si tiene ad Assisi. Una riunione che vede la partecipazione – riferisce il Sir – di 450 delegati degli oltre 600 centri di aiuto sociale gestiti da ordini e congregazioni. Mons. Pasini ha invitato i religiosi, in particolare coloro che operano in campo sociale accanto ai diseredati, “a recuperare uno stile di vita caratterizzato da povertà, essenzialità, rinuncia al superfluo, uno stile che renda visibile la radicalità delle scelte evangeliche compiute”. Ricordando che i poveri relativi in Italia sono 8 milioni e ben 2 milioni e 893 quelli assoluti, ha invitato i presenti a revocare lo spirito dei fondatori delle loro congregazioni. “I fondatori – ha detto - sentivano il dovere cristiano di accogliere, educare, e hanno avviato modalità diverse e originali, oltre che profetiche per l’epoca” ed oggi è necessario fare lo stesso. “Così facendo – ha aggiunto - si offrirà anche un forte stimolo alle giovani generazioni a interrogarsi sul piano vocazionale. Occorre mostrare una forte carica profetica”. (B.C.)

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    Uruguay: messaggio del vescovo di Melo per la Giornata Missionaria mondiale

    ◊   “La Chiesa, la comunità che formiamo tutti noi battezzati, esiste per evangelizzare. Annunciare la Buona Novella di Gesù rappresenta la missione di ogni cristiano”. È quanto scrive mons. Heriberto Bodeant, vescovo di Melo, nel suo messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale. Citando Benedetto XVI, il presule sottolinea l’esortazione a “ravvivare la coscienza del mandato missionario di Cristo” e ricorda che nel 2008 “un vescovo, sedici sacerdoti, un religioso e due volontari laici sono morti come martiri della fede in luoghi di missione”. La Missione, tuttavia, “non necessita soltanto di persone disponibili ma anche di risorse materiali”, aggiunge. Riferendosi poi alla realtà diocesana, mons. Bodeant dà atto dell’esistenza, “nel passato e nel presente”, “di sacerdoti e religiosi che hanno lasciato la loro terra per annunciare il Vangelo tra noi” e del fatto che “da parte nostra, un sacerdote e recentemente una giovane laica si trovano in missione in Bolivia”. Evidentemente, “non tutti possiamo vivere la missione in questa maniera, ma ciascuno può contribuire al sostentamento dei missionari cattolici che vivono nei luoghi più difficili” scrive ancora il vescovo di Melo. A questo proposito, nel messaggio - riferisce l'agenzia Fides - viene ricordata la finalità della Colletta che si realizzerà in tutte le parrocchie del mondo domenica prossima, 18 ottobre: “tante volte pensiamo che è poco quello che possiamo donare, e che al tempo stesso necessitiamo di aiuti per sostenere la vita delle nostre comunità. Questo è vero. Ma è ugualmente vero che, sin dai primi tempi della Chiesa, furono molto spesso i più poveri a donare con maggiore generosità”. Pertanto “ognuno di noi contribuisca secondo le proprie possibilità, avendo fiducia che Dio provvederà alle nostre necessità”, conclude Mons. Bodeant. (R.P.)

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    Sud Corea: la Chiesa coinvolge bambini e laici per la Giornata missionaria mondiale

    ◊   In attesa della celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale a Seul, che si celebrerà il 18 ottobre, le Pontificie Opere Missionarie sudcoreane informano – secondo quanto riporta Fides - di aver avviato nelle scorse settimane una campagna di sensibilizzazione in tutte le diocesi, parrocchie, scuole e associazioni coinvolgendo soprattutto i più piccoli e il laicato. Le Pom hanno insistito sulla missionarietà dei laici, che devono assumere un ruolo chiave nell’evangelizzazione della società. Il loro apporto alla missione della Chiesa è essenziale e la loro missione deve essere vissuta in primo luogo in famiglia. La Pom ha inviato oltre 2.800 manifesti e opuscoli alle parrocchie per coinvolgere i bambini delle classi di catechismo e altri coetanei del territorio coreano in modo da rendere l’evento della Giornata Missionaria Mondiale un’occasione di evangelizzazione dei ragazzi presso altri ragazzi. (G.C.)

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    Incontro a Tunisi su "La religione e la cultura della pace"

    ◊   La possibilità per le religioni di servire la cultura della pace, suppone che, nelle relazioni interpersonali si sviluppi una emulazione spirituale: è quanto ha detto la prof. Milena Santerini dell’università cattolica di Milano che ha preso parte a Tunisi al colloquio internazionale svoltosi nei giorni scorsi sul tema “La religione e la cultura della pace”. L’incontro è stato organizzato dall’Istituto superiore di teologia di Tunisi dell’università della Zitouna e dalla Fondazione tedesca Konrad Adenauer-Stiftung. Vi hanno preso parte studiosi provenienti da Francia, Egitto, Germania, Algeria, Svizzera ed Italia che hanno discusso di cultura della pace nel mondo e di religioni monoteiste. All’apertura dei lavori il ministro tunisino dell’Insegnamento superiore, della Ricerca scientifica e della Tecnologia Lazhar Bououni ha ricordato che la Tunisia ha sempre favorito la coesistenza intercomunitaria garantendo la libertà del culto, proteggendo i diritti degli individui di qualunque razza o religione e promuovendo l’uguaglianza. Iqbal Gharbi, dell’università della Zitouna ha parlato della pedagogia della pace cui rimandano i testi sacri delle diverse religioni soprattutto quando si riferiscono al tema del perdono. Per lo studioso l’educazione alla pace è transdisciplinare e suppone un risveglio alla coscienza universale. Il prof. Walter Lesch dell’università cattolica di Lovanio, ha sottolineato invece che le religioni monoteiste hanno comunque una certa vocazione alla cultura della pace. (T.C.)

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    Burkina Faso: i 40 anni dell’Unione fraterna dei credenti fondata da padre Bidaud

    ◊   L’Unione fraterna dei credenti (UCF) di Dori, nel Burkina Faso ha festeggiato nei giorni scorsi 40 anni. Fondata da padre Lucien Bidaud, è nata durante la carestia del 1969 dall’incontro di volontari musulmani e cattolici che volevano offrire il loro aiuto ed è oggi un esempio di dialogo interreligioso. “Gioventù, cammina sui passi di Lucien Bidaud e dell’UCF per realizzare la tolleranza e il dialogo interreligioso”: questo lo slogan del quarantesimo anniversario dell’Unione fraterna dei credenti che ha visto la luce nella parrocchia di Sant’Anna di Dori. Diverse le manifestazioni per ricordare la figura di padre Bidaud, morto nel 1988 e che tanto si è speso per le popolazioni del Sahel. Attraverso l’UCF, secondo mons. Joachim Ouédraogo, vescovo di Dori, “le popolazioni di Dori hanno scoperto l’acqua viva e la vera pace”. “Cristiani e musulmani si sono risolutamente impegnati nella promozione dell’uomo” ha sottolineato il governatore della regione del Sahel Eloi Bambara, ed in effetti sono tanti i progetti realizzati in questi anni dall’UCF grazie alla quale le comunità cristiana e musulmana hanno raggiunto una buona convivenza. Attualmente l’UCF sta lavorando ad un progetto per la formazione di giovani “Dudal Jam”, che prevede la realizzazione di un centro per l’educazione alla pace e al dialogo interreligioso, e ad un programma che riguarda le donne. “Quale che sia la propria appartenenza politica, religiosa, razziale o culturale, ci si deve accettare – ha osservato il vescovo di Dori ricordando i frutti dell’Unione fraterna dei credenti – Dio ci ha creati diversi perché ci si completi … Facciamo lo sforzo di comprenderci, di lasciar cadere i pregiudizi, di relativizzare il proprio io e prendere in considerazione l’altro, per arrivare a fare belle cose insieme”. (T.C.)

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    A Roma una mostra per ricordare i "Giusti dell’Islam"

    ◊   Da domani fino al 23 ottobre nel complesso della Camera dei Deputati a Roma, sarà allestita una mostra - si legge sull’agenzia Sir - per ricordare quei musulmani che salvarono la vita ad alcuni ebrei nella persecuzione nazista. Si intitola “Giusti dell'islam” e si propone di raccontare la storia di musulmani che durante la Seconda guerra mondiale si adoperarono per nascondere e aiutare gli ebrei. Figure che per questo gesto di coraggio e umanità sono state riconosciute anche dallo Yad Vashem, il memoriale della Shoah a Gerusalemme. L’allestimento, promosso dalla Fondazione Pime onlus del Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano, è nato proprio nel capoluogo lombardo in occasione della Giornata della memoria 2008. Da allora ha fatto tappa in scuole, biblioteche, centri culturali, parrocchie di molte regioni d’Italia, divenendo ovunque occasione di dialogo tra ebrei, cristiani e musulmani. (B.C.)

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    Spagna: iniziative per la manifestazione per la vita del 17 ottobre

    ◊   Una serie di iniziative ludiche, accademiche e divulgative per sensibilizzare le famiglie a partecipare alla grande manifestazione che si terrà a Madrid sabato 17 ottobre a favore del diritto a vivere, della donna e della maternità. Le sta proponendo in questi giorni “Diritto a vivere” (Dav), impegnata in prima linea nell'iniziativa di sabato, a cui hanno aderito oltre 40 organizzazioni della società civile spagnola e che avrà per tema “Ogni vita importa”. L'obiettivo degli organizzatori - riferisce l'agenzia Sir - è incoraggiare la più grande mobilitazione possibile per quella che si ritiene una delle attività civiche più partecipate della vita democratica. Tra le iniziative previste in questi giorni, anche la presentazione da parte di Gádor Joya, portavoce di Dav, un'informativa sull'evoluzione della natalità, le adozioni internazionali e il numero di aborti in Spagna dal 1985. Anche le scuole cattoliche di Madrid, attraverso un comunicato, hanno reso nota la loro adesione alla manifestazione di sabato, denunciando la pretesa del governo di ampliare l'attuale legge sull'aborto. “Quando le leggi non proteggono la vita – si legge nel comunicato – è il momento di intensificare con più forza l'educazione. Perché crediamo in essa e per noi, come scuole cattoliche, è il nostro luogo specifico in cui operare”. (R.P.)

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    Romania: incontro dei preti cattolici per l'Anno Sacerdotale

    ◊   “Il sacerdozio, tra servizio carismatico e ministero istituzionale” è il tema dell’incontro nazionale dei sacerdoti cattolici della Romania, presso il monastero dei frati carmelitani a Snagov, vicino Bucarest. L’incontro – al quale stanno partecipando 80 sacerdoti di 10 delle 11 diocesi ed eparchie della Romania - si apre oggi con la celebrazione della santa Messa e si concluderà il 16 ottobre. Il programma include momenti di preghiera, conferenze sul tema e discussioni in gruppo. L’incontro nazionale è stato programmato dai vescovi romeni di ambedue i riti (romano e greco-cattolico), durante la sessione primaverile della Conferenza episcopale romena del maggio scorso. Si inserisce nell’ambito dell’Anno Sacerdotale e se ne prevedono altri 5 ospitati da altre diocesi o eparchie romene. ”La realtà della Chiesa cattolica romena – si legge in un comunicato diffuso dall’arcidiocesi romano-cattolica di Bucarest e ripreso dall'agenzia Sir – è complessa, con riti vari ed etnie diverse. Perciò, attraverso questi incontri nazionali, i vescovi romeni desiderano offrire ai loro sacerdoti l’occasione di pregare insieme, ma anche la possibilità di conoscersi reciprocamente e di dialogare”. Le Conferenze sono tenute dai vescovi greco-cattolici e romano-cattolici e così anche le messe saranno celebrate in questi giorni in entrambi i riti. (R.P.)

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    Irlanda: boom di vocazioni dopo un decennio di costante declino

    ◊   Buone notizie sul fronte delle vocazioni in Irlanda: dopo un decennio di costante declino, i seminari irlandesi registrano quest’anno un boom di iscrizioni. Secondo quanto reso noto dalla Conferenza dei direttori diocesani delle vocazioni, sono 36 i nuovi seminaristi che si apprestano ad iniziare i loro studi per diventare sacerdoti, il numero più alto registrato dal 1999 e quasi il doppio rispetto al 2003. Un record tanto più rilevante se si considera che avviene in un anno segnato dalla pubblicazione, nella scorsa primavera, di un nuovo rapporto governativo sugli abusi commessi in molti istituti di correzione gestiti da ordini religiosi cattolici fra anni Trenta e Novanta. Particolarmente soddisfatto il coordinatore nazionale dei direttori diocesani delle vocazioni, padre Patrick Rushe: “Nonostante gli ostacoli opposti dal mondo moderno al Vangelo, è incoraggiante constatare che Dio continua a ispirare le persone che rispondono alla Sua chiamata al servizio pastorale”, ha commentato all’agenzia Eni. Dei 36 candidati, 26 studieranno al Saint Patrick College di Maynooth che forma i sacerdoti irlandesi dal 1795. Altri sette si sono iscritti al Saint Malachy College di Belfast, in Irlanda del Nord, e due al Pontificio Collegio Beda a Roma. Un altro candidato studia invece a Valladolid, in Spagna. I nuovi seminaristi sono di età compresa tra i 18 e i 45 anni e sono di varia estrazione sociale. (L.Z.)

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    Domani la veglia missionaria della diocesi di Roma

    ◊   “Vangelo senza confini” è il tema della veglia missionaria che si terrà domani sera nella basilica di San Giovanni in Laterano. La preghiera – uno dei più importanti appuntamenti della diocesi in occasione dell’ottobre missionario – sarà presieduta dal cardinale vicario Agostino Vallini. Con lui ci saranno anche mons. Enzo Dieci, al suo ultimo appuntamento da incaricato per la cooperazione missionaria tra le Chiese in Roma, e mons. Antonio Zerdin, vescovo del vicariato apostolico di San Ramón, nella Selva Peruviana, che offrirà la sua testimonianza. A ricevere il mandato, due coppie di sposi e la religiosa delle suore della Carità di Santa Giovanna Antida. La liturgia sarà anche l’occasione per salutare mons. Dieci che lascerà dopo 17 anni il suo incarico di direttore del Centro missionario diocesano; resterà collaboratore ma per sei mesi sarà anche missionario in Perù.(B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuovo lancio di missili nordcoreani, dopo che Pyongyang aveva accettato di tornare al tavolo negoziale sul proprio programma nucleare

    ◊   La Corea del Nord torna a sfidare la comunità internazionale, lanciando cinque missili a corto raggio dalla sua costa orientale. A riferirlo, l'agenzia sudcoreana Yonhap. Pyongyang aveva recentemente accettato di tornare al tavolo negoziale sul proprio programma nucleare. Come interpretare, dunque, il test di queste ultime ore? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Francesco Sisci, corrispondente da Pechino del quotidiano La Stampa:

    R. - E’ l’ennesimo segnale non confuso ma che confonde lanciato dalla Nord Corea nel momento in cui sta trattando, anche perché noi sappiamo che proprio nelle stesse ore in cui Pyongyang si apprestava a lanciare questi missili a breve raggio - quindi in teoria contro la Sud Corea - proprio la Sud Corea annunciava che il Nord aveva accettato di aprire colloqui per la prevenzione di disastri naturali, di inondazioni.

     
    D. - Questa tattica di alzare il tiro non ha certamente pagato nel tempo. Non dimentichiamo che per i test nucleari degli scorsi mesi sono arrivati a Pyongyang nuove e pesantissime sanzioni…

     
    R. - E’ probabile che ci siano degli altri elementi. Innanzitutto, Pyongyang non ha una percezione chiara di come leggere e come anche guidare l’opinione pubblica internazionale. L’altra cosa, naturalmente, riguarda la politica interna: Kim Jong Il deve mostrare i muscoli anche per la sua opinione pubblica interna.

     
    Missioni diplomatiche di Russia e Stati Uniti
    Gas, economia, disarmo nucleare e difesa antimissile. Sono i temi al centro di due importanti missioni diplomatiche in corso. Quella del premier russo, Vladimir Putin, a Pechino e quella del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, a Mosca. Stamani, il numero uno della diplomazia americana e il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, hanno preso in esame il dossier nucleare iraniano concordando sulla necessità di proseguire sulla via diplomatica prima di ricorrere a nuove sanzioni. I due hanno poi annunciato “progressi significativi” sul nuovo trattato per il disarmo. Del nucleare coreano si è invece discusso nell’incontro tra il premier russo, Putin, e l’omologo cinese, Wen Jiabao. Nelle prime ore della visita a Pechino, la delegazione russa ha inoltre siglato accordi di diversa natura per un valore complessivo di 3,5 miliardi di dollari.

    Iran
    Dopo l’emissione di quattro condanne a morte nei processi per le manifestazioni di protesta post-elettorali, prosegue il pugno duro della magistratura iraniana contro gli esponenti dell’opposizione interna. L'ex candidato riformista alle presidenziali iraniane, Mehdi Karrubi, è stato messo sotto inchiesta per le sue denunce di stupri in carcere di alcuni degli arrestati nelle proteste del giugno scorso. L'ex candidato riformista aveva ribadito le sue denunce dopo che una Commissione d'inchiesta della magistratura aveva escluso violenze di natura sessuale. Karrubi è considerato assieme all'ex candidato moderato, Hossein Mussavi, il leader dell'opposizione alla rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad nel voto del 12 giugno scorso, del quale è stato chiesto l'annullamento dietro la denuncia di brogli.

    Cina
    In Cina, sei condanne a morte per “omicidi e saccheggi” sono state comminate in merito agli scontri che avvennero nel luglio scorso nello Xinijang, nel nordovest del Paese. Il Tribunale di Urumqui ha emesso anche una sentenza all’ergastolo. Secondo la comunità uigura all’estero, le decisioni confermano la volontà di Pechino di soffocare le istanze dell’etnia. Ce ne parla Stefano Vecchia:

    La durezza delle sentenze, indicata da Pechino come equa in base all’accusa di omicidio, rivolta e devastazione, è per l’opposizione uigura l’ulteriore dimostrazione di una volontà repressiva verso questa minoranza turcofona, di fede musulmana, i cui rapporti con l’etnia maggioritaria, sempre difficili, sono andati degradandosi negli ultimi tempi, fino allo scoppio della rivolta il 5 luglio scorso. I condannati hanno diritto a ricorrere in appello, ma non è chiaro se questo sia già avvenuto. Altre 14 persone sono sotto processo per gli stessi capi di imputazione. Complessivamente, erano stati 718, in maggioranza di etnia uiguri, gli arrestati per gli eventi che avevano interessato il capoluogo di provincia cinese di Urumqui e gli altri centri dello Xinjiang. Per giorni, dopo la protesta rabbiosa degli uiguri per l’uccisione e il ferimento di alcuni membri della stessa etnia nella provincia degli Urali del Guangdong, si erano succeduti gli scontri interetnici e la repressione, con un bilancio finale di 197 morti e 1700 feriti.

     
    Indonesia
    A pochi giorni dal forte sisma che ha provocato centinaia di morti sull’isola di Sumatra, la terra torna a tremare in Indonesia. Una forte scossa di magnitudo 6,2 gradi della scala Richter è stata registrata nella parte settentrionale del Paese. L'epicentro è stato localizzato nei pressi di Halmahera, nelle isole Molucche. Al momento non sono stati segnalati danni e non è stato lanciato l'allarme tsunami.

    Libano
    Tre palestinesi sono stati arrestati in Libano perché sospettati della pianificazione di attentati che avrebbero dovuto colpire l’esercito. Il gruppo è stato fermato dall'intelligence militare libanese nel campo profughi di Ayn al Hilwe. Altri sette loro compagni, di cui due siriani, sono riusciti a sottrarsi all'arresto. La cellula, guidata dal miliziano Usama Shihabi, faceva parte della rete di Fatah al Islam, il gruppo ispirato ad al Qaida.

    Gabon: convalidata vittoria Ali Bongo
    La Corte costituzionale del Gabon ha convalidato l’elezione di Ali Bongo, figlio dell’ex presidente Omar Bongo, contestata dall’opposizione con 11 ricorsi. Ufficiali, dunque, i risultati delle presidenziali del 30 agosto scorso, che avevano visto la vittoria di Ali Bongo con il 41,73% delle preferenze, davanti a Mba Obame (25,88%) e Mamboundou (25,22%).

    Guinea summit straordinario Cedeao su violenze
    La Comunità economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest ha convocato per sabato prossimo un vertice straordinario dedicato alla crisi politica e umanitaria creatasi in Guinea. Il 28 settembre scorso, secondo cifre fornite dalle Nazioni Unite oltre 150 persone erano state uccise dall’esercito nello stadio di Conakry, dove si stava svolgendo una manifestazione dell'opposizione.

    Italia - terrorismo
    In Italia, si allargano le indagini sul libico che ieri si è fatto esplodere davanti alla caserma "Santa Barbara" a Milano, riportando l’amputazione di una mano e la perdita della vista. Nella notte, la Digos ha fermato nel capoluogo lombardo i presunti complici dell’attentatore. Si tratta di un altro libico e di un egiziano che detenevano un’ingente quantità di esplosivo rudimentale: il nitrato di ammonio, un fertilizzante che si trova facilmente in commercio e che, assemblato con altre sostanze, permette di realizzare un ordigno.

    Influenza A
    L’Europa è pronta ad affrontare l’inverno e il picco della pandemia da influenza A. E’ quanto è emerso ieri dal Consiglio straordinario dei ministri della Sanità dell’Ue, in Lussemburgo. Parola d’ordine, è stato sottolineato dai 27, un’informazione corretta ed equilibrata. Saranno ora i cittadini a decidere se sottoporsi o meno alla vaccinazione, in modo particolare le categorie a rischio. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 286

     
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