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Sommario del 12/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Dal Sinodo per l'Africa l'appello all'abolizione della pena di morte e la denuncia dei golpe silenziosi. Intervista con mons. Biguzzi
  • Non emarginare gli anziani, testimoni di valori intramontabili: il magistero di Benedetto XVI sulla ricchezza morale e spirituale della terza età
  • Terremoto in Indonesia: il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari invia aiuti all’ospedale cattolico di Padang
  • Il cardinale Rodé: la Chiesa cattolica è viva in Romania
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Filippine: rapito un anziano missionario cattolico
  • Nulla di fatto per la missione diplomatica Usa in Medio Oriente
  • Italia: famiglie sempre più indebitate per la crisi, soprattutto al Sud
  • Al via in Vaticano i Corsi in “Dottrina Sociale della Chiesa” della Fondazione Centesimus Annus
  • Un libro ricorda il sacrificio di due sacerdoti uccisi a Boves nella prima strage nazista in Italia
  • Chiesa e Società

  • Guinea: giornate di cordoglio a Conakry dopo la strage del 28 settembre
  • India: cristiani e indù insieme per la pace in Orissa
  • Tsunami a Samoa: centinaia di bambini salvati da una suora
  • Il cardinale Usa McCarrick ribadisce la linea dei vescovi sulla riforma dell’immigrazione
  • Usa: pellegrinaggio di una reliquia di San Damiano de Veuster
  • A Cordoba plenaria del gruppo misto Chiesa cattolica-Consiglio Ecumenico delle Chiese
  • A Cipro torna ad incontrarsi la Commissione per il dialogo cattolico-ortodosso
  • Aperta a Roma la Settimana mondiale dell’alimentazione
  • Povertà e clima: dal 16 al 18 ottobre Campagna Onu del Millennio
  • Costa Rica: l’arcivescovo di San Josè chiede agli sposi di resistere agli attacchi contro la famiglia
  • Argentina: aperti con una benedizione del Papa i lavori dell’Assemblea dell’Azione Cattolica
  • Dal 24 novembre il Giubileo della Chiesa vietnamita
  • India: nella Città dell’amore di Mangalore, 80 anziani ospitati dalle Piccole Sorelle dei poveri
  • Cina: grande partecipazione ai voti perpetui di 5 religiose nella diocesi di Yi Chang
  • Il cardinale Ruini: l’Italia è malata ma meno di altri Paesi europei
  • Nobel Economia per la prima volta ad una donna
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: oltre 40 morti per un attentato kamikaze in un mercato
  • Il Papa e la Santa Sede



    Dal Sinodo per l'Africa l'appello all'abolizione della pena di morte e la denuncia dei golpe silenziosi. Intervista con mons. Biguzzi

    ◊   I colpi di Stato “silenziosi” e l’esigenza di un “buon governo” hanno dominato, stamani, l’undicesima Congregazione generale del secondo Sinodo dei Vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano sui temi della riconciliazione, la giustizia e la pace. Alla presenza di Benedetto XVI, i presuli hanno riflettuto anche sui temi della migrazione interna e sui rapporti con le religioni tradizionali africane. In chiusura dei lavori, poi, l’Aula del Sinodo ha ribadito l’appello per l’abolizione totale della pena di morte. Il servizio di Isabella Piro:

    Un appello inequivocabile per l’abolizione, totale e universale, della pena di morte: l’Aula del Sinodo lo ribadisce e ricorda che la voce della Chiesa è quanto mai necessaria di fronte a crimini come i trattamenti brutali dei prigionieri di guerra, l’uccisione di civili nei conflitti, il reclutamento dei bambini-soldato. La strada della riconciliazione, dicono i Padri Sinodali, passa attraverso il rifiuto di simili violenze perché la guerra non è una giustificazione per i crimini contro l’umanità.

     
    Partendo poi dal caso del Sud Africa, il Sinodo riflette sui colpi di Stato “silenziosi”, quelli perpetrati da partiti magari eletti regolarmente dal popolo, ma che poi non ne ascoltano la voce, si identificano totalmente con lo Stato, non vogliono un’alternanza democratica al potere. Per questo, viene ribadita l’urgenza di riforme per un sistema di giustizia equo, perché il “buon governo” non è solo una priorità, ma una necessità.

     
    E in quest’ambito, la Chiesa ha il diritto di far sentire la propria voce: non si tratta di interferenza nel campo politico, dicono i Padri Sinodali, perché la Chiesa parla in difesa dei diritti degli uomini, figli di Dio. I pastori non vogliono prendere il posto degli economisti o dei politici, ma solo aiutare tutti i fedeli a vivere una vita più autenticamente cristiana.

     
    Quindi, il Sinodo per l’Africa guarda alle migrazioni interne che coinvolgono almeno 40 milioni di persone e auspica che tutte le Conferenze episcopali africane si dotino di una pastorale per la mobilità umana, coinvolgendo anche chi è migrato all’estero, ha trovato un lavoro ed ora può aiutare il proprio Paese d’origine. Centrale anche l’attenzione alle religioni tradizionali africane, che costituiscono la matrice per forgiare una cultura di riconciliazione.

     
    Poi, dai Padri Sinodali arrivano alcuni suggerimenti: istituire un fondo di solidarietà diocesano, regionale e continentale, gestito dalla Caritas, che aiuti l’Africa svincolandola dagli aiuti dell’Occidente; creare Facoltà universitarie per la pace e la riconciliazione; promuovere la devozione alla Divina Misericordia che può favorire il dialogo con l’Islam.

     
    E ancora: i presuli chiedono una riflessione attenta sul drammatico fenomeno della stregoneria, che vede molte persone discriminate, isolate, vittime di violenze perché accusate di poteri sovrannaturali. E attenzione viene richiesta anche per i giovani così che, attraverso una maggiore diffusione della Dottrina Sociale della Chiesa, imparino a lavorare per la pace. I piani pastorali, inoltre, dovrebbero assegnare un posto più importante al sacramento della riconciliazione.

     
    Spazio, poi, a donne e bambini: per le prime si richiede un maggior coinvolgimento nelle Commissioni Giustizia e Pace, mentre per i secondi, soprattutto per gli orfani di guerra, si auspica una sempre maggiore accoglienza in tutte le strutture ecclesiastiche, poiché troppo spesso questi piccoli hanno soltanto la Chiesa da chiamare “Madre”.

     
    Infine, i Padri Sinodali guardano avanti e suggeriscono che l’Assemblea Speciale per l’Africa si concentri sulla formazione dei sacerdoti perché il futuro di questo continente dipende anche da loro.

     
    E come abbiamo sentito stamani è stato lanciato un appello per l’abolizione della pena di morte. La proposta è partita dal vescovo di Makeni, in Sierra Leone, e presidente della conferenza episcopale nel paese, mons. Giorgio Biguzzi. Ascoltiamolo al microfono di Paolo Ondarza.

    R. – In Serria Leone c’è nella legge la possibilità della pena di morte. Il guaio è che è stata usata da regimi passati, spesso come un sistema per eliminare gli avversari politici. Mai la dottrina della Chiesa ha voluto questo: la pena di morte non è ammissibile. Io – ma non solo io – ho lanciato qui nel Sinodo, anche qualche giorno fa, nella discussione libera, questo tema perché il Sinodo ne faccia un punto fermo per tutto il continente.

     
    D. – Come viene recepito il no della Chiesa alla pena di morte nel suo Paese?

     
    R. – Io penso che la gran parte dei nostri cattolici lo accettano e lo vogliono. C’è però – devo riconoscerlo – un certo gruppo che pensa, ritiene che per i crimini più gravi sia una “giusta retribuzione”, per così dire.

     
    D. – Anche tra i cattolici?

     
    R. – Anche tra i cattolici c’è chi la pensa così. La Commissione Giustizia e Pace, nelle proprie raccomandazioni fatte al governo della Sierra Leone, ha chiesto l’abolizione della pena di morte. Però, appena è stato pubblicato il rapporto della Commissione, c’è stata una risposta dal governo in carica all’epoca che diceva: “No, non possiamo accettare l’abolizione della pena di morte per tutti i crimini. Per alcuni, molto gravi, la conserviamo”. Quindi non c’è ricezione generale di questo messaggio, che venga abolita in maniera completa.

     
    D. – Nel suo intervento, lei ha formulato una proposta che ha ricevuto anche molti consensi …

     
    R. – Sì: una proposta rivolta alle Chiese dell’Europa e del Nord America. Questo lo sento molto. Ho visto che gli altri vescovi sono d’accordo, e sono loro molto grato. Perché l’evangelizzazione e la crescita della Chiesa nell’Africa sub-sahariana la si deve all’aiuto in personale e in mezzi da parte delle Chiese dell’Occidente. Oggigiorno, però, queste Chiese intervengono e fanno progetti di sviluppo con i loro uffici. Questo è l’appello che voglio rivolgere, proprio cordialmente, umilmente. Io dico: perché fare questi progetti di sviluppo creando altre organizzazioni parallele a noi, e non invece attraverso le nostre Caritas o attraverso i nostri uffici diocesani di sviluppo, attraverso le nostre Commissioni di Giustizia e Pace?

     
    D. – Dall’Aula del Sinodo lei ha rivolto un appello: che il Papa venga a visitare la Sierra Leone.

     
    R. – Noi abbiamo già fatto domanda ufficiale attraverso i canali propri, cioè attraverso il nunzio e abbiamo ricevuto risposta che la domanda è arrivata a Roma. Noi speriamo che venga a confermarci nella fede e a gioire, anche, dell’ospitalità e della cordialità e della vitalità della nostra piccola Chiesa.

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    Non emarginare gli anziani, testimoni di valori intramontabili: il magistero di Benedetto XVI sulla ricchezza morale e spirituale della terza età

    ◊   Hanno destato ampia eco le parole di Benedetto XVI sulla condizione di solitudine in cui vivono spesso gli anziani. Ieri, durante la Messa per la canonizzazione di 5 nuovi Santi, il Papa ha sottolineato che nella società contemporanea, “tante persone anziane soffrono di molteplici povertà e di solitudine, a volte perfino abbandonati dalle loro famiglie”. Quello di ieri è solo l’ultimo di una serie di interventi del Pontefice sulle crescenti difficoltà degli anziani di fronte al “relativismo dilagante” che ha indebolito i valori fondamentali del nucleo famigliare. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Quando la vita diventa fragile, come negli anni della vecchiaia, non perde mai di valore e dignità: Benedetto XVI lo afferma con forza parlando alla Pontificia Accademia per la Vita, il 25 febbraio 2008. In una società complessa e influenzata dalle dinamiche della produttività, osserva il Papa in quell’occasione, le persone fragili rischiano “nei momenti di difficoltà economica” o di malattia “di essere travolte”. I primi a soffrire per questa condizione sono proprio gli anziani:

     
    “Sempre più si trovano nelle grandi città persone anziane e sole, anche nei momenti di malattia grave e in prossimità della morte. In tali situazioni, le spinte eutanasiche diventano pressanti, soprattutto quando si insinui una visione utilitaristica nei confronti della persona”.

     
    Per questo, è l’esortazione del Papa, serve uno sforzo sinergico affinché la società civile e la comunità di credenti facciano sì che tutti possano vivere dignitosamente e attraversare il momento della prova e della morte nella migliore condizione di fraternità e solidarietà. Sfida ancor più urgente, rileva parlando alla Plenaria del dicastero per la Famiglia, di fronte all’avanzare della cultura della morte “che insidia anche la stagione della terza età”:

     
    “Oggi, l’evoluzione economica e sociale ha portato profonde trasformazioni nella vita delle famiglie. Gli anziani, tra cui molti nonni, si sono trovati in una sorta di 'zona di parcheggio': alcuni si accorgono di essere un peso in famiglia e preferiscono vivere soli o in case di riposo, con tutte le conseguenze che queste scelte comportano”. (5 aprile 2008)

     
    Ma non bisogna scoraggiarsi. Benedetto XVI mette l’accento sul ruolo che i nonni, anziani per antonomasia, hanno sempre svolto per tenere unite le famiglie. I nonni, afferma il Papa il 26 luglio di quest’anno parlando dei Santi Gioacchino e Anna, genitori della Madonna, “sono i depositari e spesso i testimoni dei valori fondamentali della vita”. Un patrimonio prezioso che gli anziani donano alle famiglie con amore e generosità:

     
    Il compito educativo dei nonni è sempre molto importante, e ancora di più lo diventa quando, per diverse ragioni, i genitori non sono in grado di assicurare un’adeguata presenza accanto ai figli, nell’età della crescita”.

     
    I nonni, con la loro “robustezza di valori e progetti”, è il richiamo del Papa, “sono un tesoro che non possiamo strappare alle nuove generazioni”. E incoraggia a ripartire dai nonni, dagli anziani, per rispondere alla crisi della famiglia:

     “Ritornino i nonni ad essere presenza viva nella famiglia, nella Chiesa e nella società. Per quanto riguarda la famiglia, i nonni continuino ad essere testimoni di unità, di valori fondati sulla fedeltà ad un unico amore che genera la fede e la gioia di vivere” (Discorso del 5 aprile 2008 alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia)

     Gli anziani troppo spesso dimenticati, nella povertà e nella solitudine. In italia sono circa 11 milioni e 200 mila le persone le persone che hanno compiuto 65 anni, tra queste oltre 5 milioni hanno più di 74 anni e il 30 per cento abita da solo. Ma come vivono oggi gli anziani? Roberta Gisotti ha intervistato Claudio Regazzoni, presidente dell’Auser-risorsAnziani della Liguria, associazione di volontariato con oltre 1400 sedi sparse sul territorio nazionale, impegnata a promuovere il ruolo degli anziani nella società.

     
    D. - Dottor Regazzoni, efficienza e velocità appaiono i valori fondanti delle società odierne, dove tutto viene anche monetizzato. Allora come vivere al meglio la terza età?

    R. – Innanzitutto, sarebbe necessario costruire un’idea di solidarietà più complessa, e rispetto a questo considerare anche nuovi diritti, perché le persone anziane che invecchiano oggi sono tantissime. E questo è bello, perché la popolazione anziana diventa sempre più numerosa, ma a fronte di questi numeri che aumentano ci sono troppe persone a cui non viene data voce e che entrano in percorsi di solitudine. Penso però che ci siano le condizioni perché questo processo di invecchiamento nella nostra società possa riaprire un discorso intergenerazionale e interculturale per ridare dignità agli anziani. Io credo che le parole importanti che ha pronunciato il Papa abbiano questo significato, e cioè che le persone che invecchiano sono da rispettare in quanto persone, in quanto cittadini, e per questo, sino all’ultimo giorno della loro vita, non debbono essere lasciate sole. E. all’interno di questo percorso, la loro dignità possa essere un bene non solo per loro stesse, ma anche un bene per la società. Perché avere dignità vuol dire sentirsi persone protagoniste del proprio futuro e se sono protagoniste, le persone che invecchiano possono dare un contributo alle altre persone. Già fanno tanto gli anziani! Non dobbiamo dimenticarli, perché se li dimentichiamo vuol dire che neghiamo la nostra esistenza.

     
    D. - L’organizzazione mondiale della sanità, ha stigmatizzato la “mancanza di opportunità” per gli anziani spesso sofferenti di malesseri che dipendono dal loro stato sociale, dal sentirsi esclusi, inutili. Si parla anche di sindrome da “cuore spezzato”. Chi è responsabile di questo stato di cose la famiglia, i figli, i nipoti o gli stessi anziani che si isolano?

     
    R. – Io credo che ci sia un complesso di responsabilità. Innanzitutto, come noi viviamo questa modernità - come lei diceva all'inzio - rincorrendo il tempo e non invece valorizzandolo. Se si rincorre il tempo, il tempo degli anziani viene svalorizzato. Ci sono forse anche delle responsabilità di una parte di anziani di non mettersi in gioco, ma il vero punto è offrire loro occasioni e opportunità. Sicuramente ci vorrebbero per gli anziani malati più posti letto, più assistenza domiciliare, ci vorrebbero tante cose, ma ci vorrebbe anche l’offerta di opportunità per quelli che stanno ancora bene, che potrebbero far sì che il loro tempo non sia tempo vuoto. E allora bisogna offrire loro occasioni di tempo libero, di turismo sociale, occasioni di socializzazione, offrire l’opportunità di sentirsi utili in un percorso di volontariato sociale. Ecco, io credo che ci sia una ricchezza di un mondo, che sono gli 11 milioni di persone anziane che lei citava, che in qualche modo bisogna valorizzare. Valorizzare vuol dire anche ridiscutere così come è organizzata questa nostra società.

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    Terremoto in Indonesia: il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari invia aiuti all’ospedale cattolico di Padang

    ◊   Il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari ha inviato un primo aiuto di 10mila dollari all’ospedale cattolico Yos Sudarso di Padang, nell’Isola indonesiana di Sumatra, colpita il 30 settembre scorso da un devastante terremoto che ha causato la morte di oltre 800 persone: ma si calcola che altre 3mila siano sotto le macerie. La donazione servirà a coprire i bisogni immediati del nosocomio che continua a prestare cure e ad assicurare gli interventi chirurgici d’urgenza, senza distinzioni di etnia o di religione, nonostante i gravi danni e la perdita di numerose apparecchiature subiti nel corso del sisma. L’intervento in favore dell’Ospedale Yos Sudarso, diretto dai Missionari Saveriani, è stato deciso dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari come adesione all’appello lanciato, il 4 ottobre scorso, dal Papa. È stato inviato al vescovo di Padang, Martinus Situmorang, attraverso la Fondazione Il Buon Samaritano.

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    Il cardinale Rodé: la Chiesa cattolica è viva in Romania

    ◊   Nei giorni scorsi il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, ha presieduto, come Inviato Speciale di Benedetto XVI, i festeggiamenti a conclusione del Millennio dell’Arcidiocesi di Alba Iulia, nella regione romena della Transilvania. Fondata nel 1009 da Santo Stefano, re d’Ungheria, l’arcidiocesi di Alba Iulia conta oggi oltre 440 mila fedeli.  Ma ascoltiamo il cardinale Rodé al microfono di Romilda Ferrauto:

    R. – Alba Iulia è una diocesi cha ha mille anni, con tutte le prove, le persecuzioni, le difficoltà che ha conosciuto in questi mille anni, ma possiamo dire che è una diocesi che fino ad oggi è sempre rimasta fedele. La festa è stata una grande manifestazione di fede. Quello che mi ha colpito è stata la folla enorme, la cattedrale poteva forse contenere il dieci per cento dei presenti, tutto il resto era davanti al Duomo e la partecipazione dei fedeli è stata di una intensità che mi ha colpito.

     
    D. – Come mai una tale festa? I cattolici in Romania sono minoritari, anche un po’ marginalizzati…

     
    R. – La Romania è un Paese a maggioranza ortodossa che ha dei rapporti con la Chiesa cattolica non sempre facili e questo crea certamente un clima non proprio di grande fraternità. Ma da parte sua, la Chiesa cattolica fa quello che può per normalizzare questi rapporti. Del resto loro distinguono molto bene: i cattolici latini non sono un problema per gli ortodossi, lo sono piuttosto i cattolici di rito orientale uniti a Roma. Comunque il vescovo ortodosso, Sua Beatitudine Andrei, era presente, e il governo è stato rappresentato dal ministro della Cultura e da vari altri.

     
    D. - Lei ha ricordato la sofferenza dei cattolici di Romania: qual è stato il suo messaggio per loro?

     
    R. – Il messaggio che ho voluto portare a questa gente era soprattutto manifestare la vicinanza e l’amore del Santo Padre per questa Chiesa provata, che durante l’epoca del comunismo ha sofferto molto e ho rilevato nella mia omelia anche la grande figura del vescovo cattolico latino di Alba Iulia, mons. Aron Marton, il cui processo di beatificazione è in corso. Un vescovo che ha passato anni e anni nelle carceri comuniste e poi è morto nella sua residenza, una residenza coatta. L’impressione generale che mi ha fatto questo grande raduno ecclesiale è di una fede molto forte, una fede viva e profonda e qui si vede l’influenza profonda che il Vangelo ha avuto su questo popolo: il Vangelo come fonte di civiltà con un’influenza profonda sulla vita e sui costumi della gente.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Controcorrente secondo il Vangelo: il Papa invita a seguire l’esempio attuale dei cinque nuovi santi.

    Nell’informazione vaticana, i lavori sinodali.

    Più fame nel mondo: in evidenza, nell’informazione internazionale, un rapporto Fao che sottolinea l’esigenza di aumentare del settanta per cento gli investimenti in agricoltura.

    Ecco la più antica statua del mondo (alta 84 centimetri e risalente all’ottavo millennio): in cultura, Louis Godart, consigliere del presidente della Repubblica italiana per la conservazione del patrimonio artistico, anticipa i temi della mostra  “Giordania. Crocevia di popoli e di culture”, dal 21 ottobre al 31 gennaio al Palazzo del Quirinale.

    Il realismo del soprannaturale, grazia e natura secondo Luigi Sturzo: la relazione del vescovo Michele Pennisi, presidente della commissione storica per la causa di canonizzazione.

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    Oggi in Primo Piano



    Filippine: rapito un anziano missionario cattolico

    ◊   Un missionario colombano irlandese, padre Michael Sinnott, è stato rapito nelle Filippine da un gruppo di uomini armati. Il sequestro è avvenuto sabato scorso nella città di Pagadian, nella provincia di Zamboanga. Si tratta della stessa area dove nel 2007 è stato rapito padre Giancarlo Bossi. Polizia ed esercito hanno subito iniziato le operazioni di ricerca. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Finora nessun gruppo terroristico ha rivendicato il rapimento. Secondo autorità locali, i responsabili del sequestro sarebbero milizie islamiche ribelli. L'arcivescovo di Pagadian, mons. Emmanuel Cabajar, ha lanciato un appello ai rapitori per l'immediato rilascio di padre Sinnott, 78 anni. Il presule ha anche ricordato le precarie condizioni di salute del sacerdote, operato al cuore lo scorso mese di luglio. Secondo una prima ricostruzione e in base alle testimonianze raccolte dalle autorità, l’abitazione del missionario è stata assaltata da sei uomini armati che hanno costretto il sacerdote a salire a bordo di una camionetta, poi ritrovata bruciata sulla costa. Padre Sinnott è stato ordinato sacerdote nel 1954. Dal 1998 è responsabile della Hangop Kabataan foundation, che si occupa della cura di malati e bambini disabili. Sul sequestro del missionario irlandese nelle Filippine Irene Lagan ha intervistato il direttore della comunicazione della Conferenza episcopale delle Filippine, mons. Pedro Quitorio:

    "We have several priests being kidnapped in the past several years …
    Sono anni ormai che i sacerdoti vengono sequestrati; è facile rapirli. La nostra missione è proprio quella di aiutare la gente e questo ci rende molto vulnerabili. Ma ciò nonostante, la nostra opera di evangelizzazione continuerà e non ci faremo distogliere dal nostro lavoro. Al momento attuale, non sappiamo chi sia stato. alcuni pensano che sia ancora un gruppo musulmano, ma non possiamo averne certezza. Ci è stato detto che il sacerdote è stato rapito da un gruppo di persone armate ma non sappiamo chi siano. Anche il Fronte Moro per la Liberazione nella persona del suo capo ha condannato il rapimento del sacerdote irlandese. Non sappiamo chi sia stato".

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    Nulla di fatto per la missione diplomatica Usa in Medio Oriente

    ◊   “Occorrono atti concreti per il rilancio dei negoziati di pace in Medio Oriente”. Sono le parole dell’inviato speciale statunitense per la regione, George Mitchell, dopo il sostanziale nulla di fatto della sua missione a Gerusalemme. Alle parole del rappresentante di Washington fa riscontro il pessimismo della diplomazia egiziana che parla di tempi lunghi per la ripresa del dialogo. A fare da sfondo alla situazione di stallo la mancata riunificazione tra i palestinesi. Di questi temi Giancarlo La Vella ha parlato con Maria Grazia Enardu, esperta di Medio Oriente, docente di Storia delle relazioni Internazionali all’Università di Firenze:

    R. – La missione di Mitchell non ha avuto successo e, per di più, nei giorni in cui Gerusalemme era molto animata da manifestazioni contro la crescita della presenza ebraica, soprattutto nella città orientale. Il vero punto, però, lo farà la signora Clinton tra una settimana, quando, secondo quanto stabilito un mese fa durante il summit a tre a Washington tra Obama, Nethanyau e Abu Mazen, si era detto che, tempo un mese, il segretario di Stato americano avrebbe fatto una ricognizione e presentato un rapporto. Dal linguaggio e dal contenuto di questo rapporto si vedrà se gli americani considerano totalmente ferma la situazione o se prevedono qualche ulteriore passo.

     
    D. – Quanto stanno influendo sulla situazione le questioni interne sia israeliana che palestinese?

     
    R. – I palestinesi dovrebbero sulla carta fare a gennaio elezioni sia per il Parlamento, sia per il presidente. Ma di queste consultazioni non si parla, il che è molto preoccupante. Da parte israeliana, al governo c’è una coalizione di destra che, se facesse passi concreti verso la parte palestinese, automaticamente andrebbe in crisi. Quindi, c’è una sorta di doppia paralisi su due fronti. Molto attivo in questi giorni e molto preoccupato è stato re Abdallah di Giordania, che ha avvisato il governo israeliano che la situazione sta veramente sfuggendo di mano e, soprattutto, ha detto che c’è il rischio che la Lega Araba ritiri il piano di pace che prevede il pieno riconoscimento di Israele da parte di tutti i Paesi arabi, purché ritorni ai confini del ’67.

     
    D. – Siamo abituati ad una comunità internazionale sempre molto presente nelle questioni israelo-palestinesi. Possiamo dire che oggi c’è una maggiore unità, su posizioni favorevoli ad una distensione nella regione mediorientale?

     
    R. – Direi che c’è soprattutto un maggior frastagliamento. La comunità internazionale guarda allo stesso tempo con attenzione e con scetticismo. E all’interno di essa ci sono attori che stanno avviando una nuova politica. Ad esempio, la Turchia, Paese musulmano non arabo e da sempre amico d’Israele, sta mostrando grande freddezza verso Israele, sia annullando esercitazioni militari congiunte, sia anche rompendo un certo fronte del no e mettendosi d’accordo con gli armeni, certo con un’intesa che poi va verificata all’atto pratico. Comunque questo atteggiamento turco in Israele sta provocando grandissime preoccupazioni.

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    Italia: famiglie sempre più indebitate per la crisi, soprattutto al Sud

    ◊   La crisi economica internazionale si abbatte sulle famiglie italiane favorendo l’indebitamento, soprattutto al Sud. Lo denuncia una ricerca dell’associazione dei consumatori Adiconsum presentata oggi nella sede del Consiglio Nazionale dell’economia e del Lavoro. Massimiliano Menichetti.

    La crisi economica mondiale pesa sempre di più sui bilanci delle famiglie italiane e favorisce la tendenza all’indebitamento. Secondo l’associazione dei consumatori Adiconsum, particolarmente preoccupante è la situazione al Sud: Sicilia, Campania e Calabria sono le tre regioni dove maggiore è il rischio di bancarotta familiare. Secondo una ricerca presentata oggi nella sede del Cnel, il prodotto interno lordo nel 2008 nella gran parte del settentrione è doppio rispetto a quello del meridione che si aggira intorno ai 16 mila euro e la povertà relativa in Sicilia è 5 volte maggiore rispetto a quella della Lombardia. In controtendenza la Basilicata, l'unica al Sud a rientrare nelle 10 regioni con meno problemi di indebitamento. Giuseppe Petrocelli ha raccolto il commento di Fabio Picciolini segretario Nazionale Adiconsum:
     
    “Il reddito dei lavoratori italiani è fermo. La povertà relativa raggiunge ormai quattro milioni di individui. I protesti sono aumentati di circa il doppio in solo sei mesi, mentre stanno crescendo le rate di mutui e crediti al consumo, cosiddette sofferenze non pagate. Per cui le famiglie italiane sono quelle che, in questo momento, particolarmente in alcune aree del Paese, dove già esiste poco lavoro – penso al sud d’Italia chiaramente – si trovano in una situazione veramente molto, molto critica”.

    Veneto, Trentino Alto Adige e Val d'Aosta sembrano più al sicuro dal pericolo indebitamento, il Lazio, al quarto posto nella graduatoria, è tendenzialmente a rischio rate. L'indice dello studio prende in considerazione 12 parametri economico-sociali e finanziari come Pil procapite, povertà relativa, spesa media mensile e depositi bancari. Comune in tutta Italia la diminuzione del risparmio, ma quali le strategie per contrastare il fenomeno dell’indebitamento, ancora Fabio Picciolini:

    “Stiamo dicendo allo Stato che, avendo messo a disposizione un po’ di soldi, tipo i Tremonti bond, ne usi una piccolissima parte. E noi diciamo che lo 0,50 per cento venga utilizzato per ricreare fondi per le famiglie e per i precari”.

    L’Adiconsum si schiera contro la proposta della Commissione Europea che prevede di ridurre la soglia dei finanziamenti per l'acquisto della casa e nell’immediato l’estensione della moratoria sui mutui e sulle bollette delle utenze domestiche alle famiglie.

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    Al via in Vaticano i Corsi in “Dottrina Sociale della Chiesa” della Fondazione Centesimus Annus

    ◊   Prenderanno il via il 17 ottobre nella Città del Vaticano i Corsi in “Dottrina Sociale della Chiesa” organizzati dalla Fondazione “Centesimus Annus – Pro Pontifice”, in collaborazione con la Pontificia Università Lateranense. Le iscrizioni per il biennio 2009-2011 sono aperte ancora per pochi giorni. Ne abbiamo parlato con il segretario generale della Fondazione, Massimo Gattamelata, intervistato da Giovanna Bove:

    R. – Siamo stati creati nel 1993 da Sua Santità Giovanni Paolo II e quest’anno, nel corso dell’ultima udienza concessa al termine del nostro convegno l’11 giugno, il Santo Padre, davanti alla nostra base associativa, ha ufficialmente annunciato l’imminente uscita della nuova Enciclica “Caritas in veritate”. Ci ha affidato questo nuovo compito di allargare il nostro agire.

     
    D. – Tra le attività della Fondazione anche i corsi destinati ai laici e quest’anno anche ai presbiteri. Che tipo di corsi offrite?

     
    R. – Sono corsi a carattere biennale: sette weekend per inverno, una volta al mese. Sono mesi che hanno sempre riscontrato il massimo interesse nei partecipanti, i quali, alla fine – previo piccolo esame – ricevono, se promossi, un diploma in Dottrina sociale della Chiesa.

     
    D. – Tra le discipline?

     
    R. – C’è innanzitutto l’economia, la finanza, il diritto sociale e costituzionale e soprattutto si bada ormai molto all’esame dell’etica in ogni campo d’attività che le varie persone che partecipano ai corsi fanno. E’ un corso che mette in evidenza anzitutto l’amore che ognuno di noi deve portare per il suo prossimo e che dev’essere poi esplicitato nell’attività quotidiana.

     
    D. – Presentando l’iniziativa lei ha sottolineato, riprendendo anche le parole del Papa: “Per evitare gravi crisi economiche e finanziarie, come quella che stiamo attraversando, è auspicabile che certi principi di etica tornino ad essere conosciuti e rispettati”…

     
    R. – Esatto. L’esperienza recente insegna come il desiderio e la brama del potere economico abbia messo sotto i piedi tutti i valori. Lei sa bene tutta la questione dei derivati e non derivati lanciata dagli Stati Uniti; voglio dire che nel nostro convegno – che facciamo dal 2000 – preconizzammo il pericolo di questi mezzi e strumenti finanziari che stavano allora iniziando ad uscire. Sono quindi tutti quei mezzi che hanno messo dietro le spalle l’etica del comportamento.

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    Un libro ricorda il sacrificio di due sacerdoti uccisi a Boves nella prima strage nazista in Italia

    ◊   “Testimoni di libertà e di verità”: si intitola così un libro dedicato a due sacerdoti, don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo, uccisi il 19 settembre del 1943 nella cittadina piemontese di Boves, durante la prima strage compiuta dai nazisti in Italia. Il volume, realizzato per iniziativa della parrocchia di San Bartolomeo di Boves e sostenuto dalla diocesi di Cuneo, raccoglie una serie di testimonianze sull’eroismo dei due sacerdoti che persero la propria vita per non tradire Cristo e la loro comunità di fedeli. Intervistato da Alessandro Gisotti, il parroco di San Bartolomeo a Boves, don Bruno Mondino, si sofferma sulle figure dei due sacerdoti martiri:

    R. – Sono stati sacerdoti di Dio in mezzo allo scatenarsi della violenza. In poche ore a Boves è tutto un incendio e 23 persone vengono fucilate. In questa tragedia, i nostri due sacerdoti sono sostenuti da un’inesauribile fiducia nella grazia di Dio. Il parroco è costretto ad assistere alla tragedia, passando per il paese su un’autoblindo. In serata verrà poi ucciso, verrà cosparso di benzina e bruciato. Testimoni affermano che ha vissuto queste ore nella preghiera, nella premura per la gente. Anche il viceparroco, don Mario Ghibaudo, è in piazza, in mezzo alla gente, quel pomeriggio, e cerca di aiutare tutti. Mentre sta accompagnando un gruppo in fuga, si rende conto del pericolo di profanazione dell’Eucaristia nella chiesa. Torna indietro, va a vedere ma oramai è impossibile raggiungere il centro del paese. Riprende la strada con il gruppo, il gruppo viene raggiunto da un soldato armato, il soldato colpisce a morte un uomo anziano. Don Mario, non curante del rischio, si avvicina a quest’uomo per dargli i conforti religiosi, e il soldato prima gli spara e poi lo uccide pugnalandolo.

     
    D. – Quanto è viva la memoria di questi testimoni eroici?

     
    R. – Direi che è una memoria vivissima, e lo testimonia il libro che la nostra parrocchia ha appena pubblicato, un libro che ha per titolo “Testimoni di verità e di libertà”. E’ una memoria che riconcilia. La nostra parrocchia, ricordando il 19 settembre in questi ultimi due anni si è lasciata guidare da una frase di Benedetto XVI: “Il sangue dei martiri non invoca vendetta, ma riconcilia”. La loro presenza in quelle ore tragiche, è stata strumento di riconciliazione con Dio e oggi continua ad essere una presenza di riconciliazione perché ci fa vedere che lo schema “vincitori e vinti” è uno schema troppo riduttivo; che l’amore di Cristo tutto vince: quell’amore che fa dare la vita per i propri fratelli.

     
    D. – Quali frutti può dare una testimonianza come quella di questi due sacerdoti di Boves nel contesto dell’Anno sacerdotale?

     
    R. – Io penso che in questo anno sacerdotale sono per tutti testimonianza di una carità pastorale senza riserve e sono per noi sacerdoti una testimonianza, un incoraggiamento per apprezzare ed accogliere responsabilmente il dono di essere preti.

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    Chiesa e Società



    Guinea: giornate di cordoglio a Conakry dopo la strage del 28 settembre

    ◊   “A Conakry tutte le attività commerciali, pubbliche e private, sono interrotte oggi e domani mentre in moschee e chiese i guineani pregano in memoria dei connazionali uccisi lo scorso 28 settembre nella violenta repressione seguita a una manifestazione pacifica”: lo riferisce all'agenzia Misna il presidente dell’Organizzazione guineana dei diritti umani (Ogdh), Thiernou Sow, sostenendo che la maggioranza dei cittadini ha aderito all’iniziativa congiunta di sindacati, associazioni della società civile e capi religiosi. “Dopo essere stata informata dalla nostra proposta di interrompere ogni attività, la giunta militare, prima responsabile dei massacri, si è appropriata dell’iniziativa e ha indetto due giorni festivi”, ha detto ancora il responsabile dell’Odgh. Secondo stime provvisorie dell’organizzazione almeno 157 persone sono state uccise nella repressione militare e 1200 ferite; la giunta riferisce invece un bilancio di 56 morti. Intanto, il ‘Gruppo di contatto internazionale’ sta ricevendo ad Abuja (Nigeria) una delegazione della giunta militare e delle ‘Forze vive’ (della società civile) per fare il punto sulla situazione. La giunta (rappresentata dal primo ministro Kabiné Komara) difende il suo operato, in particolare il progetto di una commissione d’indagine ‘indipendente’; l’opposizione e le ‘Forze vive’ chiedono la creazione di una commissione d’inchiesta diretta dalle Nazioni Unite e le dimissioni di Dadis Camara. Il mediatore della Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale (Cedao/Ecowas), il presidente del Burkina Faso Blaise Compaoré, illustrerà alcune proposte per un’uscita di crisi consensuale mentre un gruppo di alto livello presenterà una relazione all’indomani di una missione di verifica in Guinea su richiesta della comunità internazionale. Il ‘Gruppo di contatto’, che non ha alcun potere decisionale sulla crisi guineana, dovrebbe comunicare una serie di raccomandazioni in vista del vertice dell’Ecowas convocato il 17 Ottobre. (R.P.)

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    India: cristiani e indù insieme per la pace in Orissa

    ◊   Giovani indù e cristiani, di differenti caste e gruppi etnici si sono radunati per alcuni giorni a Phulbani (Orissa) per “dare una nuova possibilità alla pace”. Per tre giorni – rende noto l’agenzia Asia News - hanno vissuto insieme partecipando a un seminario dal titolo “Celebrare la diversità”, voluto e organizzato da un gruppo ecumenico guidato da mons. Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati (Assam). Il luogo del raduno è segnato da molte violenze di radicali indù contro i cristiani, scoppiate nell’agosto 2008. A Phulbani, nel distretto di Kandhamal, sono state uccise diverse persone, bruciate case e parrocchie. Visitando Kandhamal nei mesi scorsi insieme con altri responsabili cristiani, il vescovo di Guwahati ha proposto alle autorità del distretto di condurre un seminario residenziale per la riconciliazione e la pace. Tra gli organizzatori ci sono anche padre Thomas del Don Bosco Youth Services di Guwahati e suor Suma, superiora regionale delle Missionarie della Carità. Agli incontri, tenutisi dal 7 al 9 ottobre, hanno partecipato oltre 160 giovani, i capi governativi del distretto e 60 rappresentanti del governo locale. Durante le lezioni si è sottolineata l’importanza dell’accoglienza, del perdono e del vedere la diversità come un arricchimento reciproco. Si è fatto poi notare che senza la pace e la convivenza si minano anche le basi dello sviluppo e del benessere. E’ stato anche sottolineato che la violenza ricade su coloro che l’hanno compiuta. Attualmente, lo Stato indiano dell’Orissa soffre a causa delle violenze compiute da estremisti. Molte strutture educative e sanitarie sono distrutte. Progetti di sviluppo sono bloccati ed il commercio stenta a riprendere. Le autorità del distretto felici del successo, hanno deciso di ripetere il seminario anche in altre località del Kandhamal. Nei giorni del seminario, mons. Menamparampil ha incontrato i sacerdoti e i religiosi della zona per esortarli a ricostruire rapporti con i vicini. “L’ira – ha detto - deve spegnersi e devono crescere l’amore e il rispetto”. Nel Kandhamal e in Orissa la situazione tarda a tornare alla normalità dopo le violenze dei mesi scorsi. Ieri 10 giovani – forse degli estremisti indù – sono entrati al St Mary’s Hospital di Jharsuguda, gridando e minacciando le suore che tengono l’ospedale. La polizia, avvertita, ha fermato i giovani. (A.L.)

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    Tsunami a Samoa: centinaia di bambini salvati da una suora

    ◊   La giusta decisione di una religiosa australiana ha permesso che 320 bambini e adolescenti si salvassero la vita nel devastante tsunami che ha travolto le Samoa alcuni giorni fa. La suora salesiana Doris Barbero è incaricata della scuola elementare San Giuseppe nel villaggio di Leava, a Samoa Occidentale. Il terremoto della settimana scorsa, che ha provocato lo tsunami, li ha sorpresi in classe. Insieme alla sua équipe di religiose e laici, suor Doris sapeva di avere poco tempo per riunire gli alunni, tra i 4 e i 15 anni, e portarli sulle montagne per metterli in salvo. La religiosa - riferisce l'agenzia Zenit - ha raccontato che la sua prima reazione è stata di sollievo vedendo che tutti erano sopravvissuti al sisma e che la scuola, patrocinata dalla Missione Cattolica in Australia, non aveva subìto danni. La calma è tuttavia cessata quando si è sentito l'allarme tsunami. “Sapevamo di avere pochissimo tempo”, ha detto al telefono al Catholic Communications dell'Australia. Salendo sulle montagne, né la suora né la sua équipe sapevano quanto lontano avrebbero potuto arrivare per mettere tutti in salvo. Il gruppo si è rifugiato sui monti fino al giorno successivo ed è riuscito a sfuggire allo tsunami, ma molti bambini non sanno ancora dove possano trovarsi i loro familiari, rimasti nella parte bassa dell'isola. Suor Doris si è proposta di raccogliere fondi per costruire un rifugio sulle montagne per essere preparati ad altri eventuali tsunami. (R.P.)

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    Il cardinale Usa McCarrick ribadisce la linea dei vescovi sulla riforma dell’immigrazione

    ◊   Un sistema migratorio che sappia “conciliare l’immigrazione legale con le esigenze economiche del Paese, con la salvaguardia dell’unità delle famiglie degli immigrati e con il rispetto dei loro diritti umani fondamentali”: questo si aspettano dalla riforma dell’immigrazione i vescovi degli Stati Uniti. Lo ha ribadito il cardinale Theodore McCarrick ascoltato nei giorni scorsi dalla Sottocommissione per l’immigrazione del Senato in vista della ripresa in Senato del dibattito sulla riforma, da due anni in stallo. All’audizione l’arcivescovo emerito di Washington ha riaffermato la posizione dell’episcopato americano a favore di una riforma di ampio respiro che “ripristini lo Stato di diritto e assicuri ordine e legalità a un sistema che oggi è di fatto nel caos”. Il porporato ha ricordato, in particolare, quelli che per i vescovi dovrebbero essere i punti cardine della nuova legislazione: far uscire dall’ombra le persone senza documenti; garantire la salvaguardia dell’unità delle famiglie degli immigrati attraverso i ricongiungimenti familiari; creare canali legali di immigrazione in modo che i lavoratori stranieri possano entrare in sicurezza negli Stati Uniti; dare agli immigrati illegali la possibilità di ricorrere in tribunale ripristinando le tutele legali soppresse nel 1996; lavorare in collaborazione con i Paesi di provenienza e la comunità internazionale per affrontare le cause del fenomeno migratorio alla radice. Pur riconoscendo che la riforma dovrà tenere conto degli aspetti economici, sociali e legali del problema, il cardinale McCarrick ha sottolineato come per la Chiesa l’immigrazione sia una questione fondamentalmente umanitaria: “Dal nostro punto di vista le leggi sull’immigrazione devono essere giudicate dai loro effetti sulla dignità fondamentale e i diritti umani che Dio ha dato a ogni uomo”. Il porporato ha quindi invitato i senatori ad un dibattito civile evitando facili strumentalizzazioni contro gli immigrati e ha ribadito la disponibilità della Chiesa a collaborare per una riforma umana e giusta che ripristini la legalità e al tempo stesso rispetti la dignità propria di ogni essere umano. (L.Z.)

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    Usa: pellegrinaggio di una reliquia di San Damiano de Veuster

    ◊   In occasione della canonizzazione del missionario belga padre Damiano de Veuster, l’Apostolo dei lebbrosi di Molokai, è stata consegnata al Vvescovo di Honolulu, mons. Larry Silva, una reliquia di San Damiano, l’osso del tallone destro. Si tratta della seconda reliquia del Santo. Dopo una solenne Messa di ringraziamento, celebrata oggi al Pontificio Collegio Nordamericano a Roma, - riferisce l'agenzia Fides - la reliquia di San Damiano raggiungerà il Michigan, la California e infine le Hawaii. La Cattedrale del Santissimo Sacramento di Detroit (Michigan) accoglierà la reliquia del nuovo Santo il 14 ottobre, mentre il 15 ottobre riceverà la venerazione dei fedeli nella Cattedrale di St. Mary a San Francisco (California). Nella diocesi di Oakland, sempre in California, nella Cattedrale di Cristo Re, la reliquia verrà esposta il 16 ottobre, prima dell’ultima tappa, il 1° novembre, quando sarà collocata in un nuovo reliquiario, costruito appositamente, nella Cattedrale di Nostra Signora della Pace ad Honolulu (Hawaii), la chiesa dove padre Damiano fu ordinato sacerdote nel 1864. (R.P.)

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    A Cordoba plenaria del gruppo misto Chiesa cattolica-Consiglio Ecumenico delle Chiese

    ◊   Si apre a Córdoba, in Spagna, la Sessione Plenaria del Gruppo misto di lavoro tra la Chiesa cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese, organismo creato nel 1965 con il compito di valutare e sostenere la reciproca collaborazione tesa alla promozione del dialogo ecumenico. Si compone attualmente di 36 membri – 18 da parte cattolica e 18 in rappresentanza del Consiglio – che nel corso della sessione continueranno l’elaborazione di due studi dedicati alla recezione dei dialoghi ecumenici e alle radici spirituali dell’ecumenismo; l’attenzione dei partecipanti sarà inoltre rivolta al coinvolgimento delle giovani generazioni nel movimento ecumenico e alle implicazioni ecumenico del fenomeno delle migrazioni. Presiederanno i lavori il Metropolita Nifon di Targoviste, del Patriarcato di Romania e mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino (Irlanda); sarà anche presente, tra gli altri, mons. Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Durante l’incontro, che si protrarrà fino al 23 ottobre, sono previste visite agli edifici religiosi e ad altri luoghi di interesse della città e incontri con l'arcivescovo coadiutore di Cordoba, mons. Juan José Asenjo Pelegrina e con le autorità cittadine. I momenti liturgici in programma includono una celebrazione ecumenica, il 16 ottobre nella Chiesa parrocchiale dell’Immacolata e di sant’Alberto Magno, e una liturgia eucaristica presieduta da mons. Farrell nella cattedrale di Córdoba, al mattino di domenica 18 ottobre. (M.V.)

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    A Cipro torna ad incontrarsi la Commissione per il dialogo cattolico-ortodosso

    ◊   Torna ad incontrarsi a Cipro dal 16 al 23 ottobre la Commissione Mista Internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. Il tema della sessione plenaria è la continuazione di quello concluso a Ravenna nel 2007: “Il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio”. La Commissione mista è composta da 60 membri: 30 ortodossi e 30 cattolici. E’ moderata da due co-presidenti: il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, e il Metropolita di Pergamo, Ioannis. La Commissione ha anche due co-segretari: mons. Eleuterio Fortino ed il metropolita di Sassima, Gennadios. Tra le novità dell’incontro di Cipro – fa sapere al Sir mons. Eleuterio Fortino – c’è la presenza dei membri russi della Commissione Mista: “C’è stata una chiarificazione e un accordo fra Costantinopoli e Mosca e con le altre Chiese ortodosse”. “La completezza formale della rappresentanza delle Chiese ortodosse – aggiunge mons. Fortino - è essenziale per la riuscita del dialogo. Questo dialogo infatti, per la prima volta nella storia, dalla divisione in poi avviene fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme. Talvolta questa complessità rende il dialogo e il suo progresso più lento, ma il suo scopo giustifica la necessità di una chiarificazione e di un consenso che comprenda tutti”. “Le più intense relazioni fraterne fra le Chiese – conclude mons. Fortino - sono indispensabili per il progresso vero del dialogo. Nel passato si è giustamente molto parlato del dialogo della carità come presupposto del dialogo teologico”. “Il dialogo della carità da una parte fa vedere di fronte un fratello anche questi ispirato dalla fede e attento alla propria coscienza e dall’altro libera le questioni dottrinali da appesantimenti eterogenei alla fede. Un simile atteggiamento è particolarmente necessario nel lavoro che la Commissione svolgerà a Cipro dove prenderà in esame il ruolo del vescovo di Roma nella vita della Chiesa nel primo millennio”. (A.L.)

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    Aperta a Roma la Settimana mondiale dell’alimentazione

    ◊   "Probabilmente nessuno tra quelli che è in questa sala avrà a che fare con lo spettro della fame nel 2050, ma dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per sconfiggerlo per sempre non solo per ragioni morali, ma economiche. E' dimostrato, infatti, che l'aumento del Prodotto interno lordo in ambito agricolo è due volte più efficace per la riduzione della povertà nei Paesi in via di sviluppo di quello prodotto in altri ambiti. Ed in tempi di crisi, questo non è un fattore ignorabile''. E' quanto ha detto il direttore generale della FAO Jacques Diouf, aprendo oggi a Roma i due giorni di High level experts Forum su come sfamare il mondo nel 2050. Diouf ha puntato il dito contro la riduzione degli investimenti internazionali per lo sviluppo agricolo: ''L'aiuto ufficiale allo sviluppo indirizzato all'agricoltura - ha detto - si è contratto del 58% tra il 1980 e il 2005 scendendo dal 17% del totale dei fondi disponibili al 3,8%. Oggi siamo circa al 5% nonostante i grandi impegni assunti negli ultimi anni''. Dal 16 al 18 novembre prossimi, oltre 300 esperti si confronteranno in questi giorni sulle strategie piu' efficaci per sconfiggere la fame entro il 2050. Durante i lavori si cercherà di individuare soluzioni concrete. La settimana culminerà con il lancio di un rapporto sulla fame (Sofi), realizzato dalla Fao insieme con il Programma Alimentare Mondiale. Nello studio - ricorda la Misna - viene sottolineato come il dramma della fame nel mondo stesse aumentando già prima dell’attuale crisi economica e alimentare. Tra le soluzioni in esame ci sono l'aumento degli investimenti agricoli nella misura di circa il 50%. Verranno anche analizzati i punti deboli del mercato, come la conservazione in deposito dei beni alimentari e l’eccessiva distanza tra luoghi di produzione ed effettivo consumo dei prodotti. Secondo la Fao è necessario l’impegno concreto dei governi che devono aumentare gli stanziamenti in ricerca agricola, costruzione di infrastrutture, istruzione e sanità. (A.L.)

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    Povertà e clima: dal 16 al 18 ottobre Campagna Onu del Millennio

    ◊   Un nodo contro la povertà: è il gesto simbolico che verrà chiesto dal 16 al 18 ottobre prossimo ai partecipanti alla grande mobilitazione contro la povertà e i cambiamenti climatici “Stand up. Take action”, un invito ad “alzarsi in piedi” in tutto il mondo, promosso dalla Campagna del Millennio Onu e, in Italia, realizzato insieme a Caritas italiana, Wwf e Uisp (Unione italiana sport per tutti), insieme a numerose associazioni della società civile. L’iniziativa – presentata oggi a Roma – ha visto lo scorso anno l’adesione, in tutto il mondo, di 116 milioni di persone (il 2% della popolazione mondiale), oltre 406.000 in Italia. “Quest’anno speriamo di aumentare la partecipazione del 50%”, ha detto Paolo Beccegato, responsabile area internazionale di Caritas italiana: “Come Caritas - riferisce l'agenzia Sir - abbiamo contribuito ad organizzare 15 grossi eventi sul territorio nazionale, coinvolgendo le Caritas diocesane e soprattutto i giovani. Ricordiamo che le popolazioni povere sono colpite due volte: dalla povertà endemica e dai cambiamenti climatici. I disastri naturali, come pure le vittime, sono infatti aumentati del 900%”. Ai governi viene chiesto di “ridurre del 40% le emissioni di gas serra entro il 2020 – ha precisato Beccegato – per arrivare all’80% entro il 2050 ed evitare la catastrofe. E di assumere impegni concreti al vertice di Copenaghen a dicembre”. (R.P.)

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    Costa Rica: l’arcivescovo di San Josè chiede agli sposi di resistere agli attacchi contro la famiglia

    ◊   “La fede si trasmette come una lanterna di mano in mano; il matrimonio, da parte sua, è il fondamento della famiglia”. Lo ha affermato mons. Hugo Barrantes Ureña, arcivescovo di San José e presidente della Conferenza episcopale del Costa Rica, durante la sua ultima visita pastorale, nella Parrocchia “Immacolata Concezione di Maria” di Alajuelita. Il vescovo ha centrato la sua omelia in modo particolare sul tema della famiglia e del matrimonio, ricordando alle coppie di essere forti e non lasciarsi vincere “dalle costanti minacce di deterioramento e di peccato originale”. Esistono alcuni progetti di legge allo studio dell’Assemblea Legislativa che bisogna augurarsi che non vengano approvati, “perché sono contrari alla dignità umana, come lo sono l’aborto e la pillola del giorno dopo, e ancora le unioni tra persone dello stesso sesso, che rappresentano un'offesa a Dio”, ha sottolineato mons. Barrantes Ureña. Parlando della funzione della famiglia, l’arcivescovo di San José l’ha paragonata ad un “utero spirituale, la cui funzione non è solo quella di generare ma di educare, avere grande dedizione, impegno e costanza”. Infatti “la santità del matrimonio è qualcosa di grande, e la responsabilità dei genitori lo è ancora di più, perché rappresenta la radice dei principi”, ragion per cui “la Chiesa si oppone alla omosessualità, in quanto il progetto di Dio è il matrimonio e la famiglia”. L’arcivescovo ha inoltre fatto riferimento alle riforme costituzionali che intendono eliminare Dio dalla vita pubblica, affermando in proposito che è questa la mentalità che si intende cambiare “e tutti siamo convinti che c’è bisogno di evangelizzare, e questo è l’impegno della Missione Continentale: ‘bussare alle porte’”. Mons. Barrantes ha concluso la sua omelia rinnovando l’invito ai fedeli a continuare lungo la strada dell’impegno verso Dio e verso il prossimo. (R.P.)

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    Argentina: aperti con una benedizione del Papa i lavori dell’Assemblea dell’Azione Cattolica

    ◊   Con una speciale benedizione di Benedetto XVI si sono aperti ieri in Argentina i lavori della XXVI Assemblea federale dell'Azione Cattolica, alla presenza di oltre 5 mila partecipanti, riuniti nella diocesi di Lomas de Zamora. I lavori della plenaria si concludono oggi con le relazioni conclusive dei diversi gruppi di riflessione dedicate alla famiglia, al bene comune, alla giustizia e alla carità, alla partecipazione sociale e all'educazione. I partecipanti, in questi due giorni, hanno lavorato per approfondire il tema dell'assemblea: "Gesù, vita dignitosa e piena per tutti", convinti come hanno rilevato diversi relatori, esperti laici ed ecclesiastici, che la "vita dignitosa è un compito di tutti". Le stesse tematiche hanno avuto importanza in diversi momenti ecumenici che si sono tenuti nel corso della plenaria e anche in alcuni gesti concreti che i gruppi hanno voluto testimoniare visitando il carcere di Ezeiza, l'ospedale di Lomas de Zamoras, le mense popolari di Villa Albertina e un'azienda agricola nella zona di Burzaco. Mons. Jorge Rubén Lugones, vescovo di Lomas de Zamoras, all'omelia della Santa Messa per l’apertura dei lavori, oltre a leggere il breve messaggio del Santo Padre in cui esorta tutti a vivere l’azione cattolica come una vera scuola di formazione dottrinaria, ha rilevato che Gesù invita tutti “ad essere e vivere come persona in modo tale che quando ci si incontra in parecchi, come noi oggi qui, la moltitudine diventa comunità”. La conoscenza reciproca tra le persone è la via giusta, ha osservato il presule, “per essere comunione e questa ha una sola garanzia di verità e solidità: Gesù”. Il vescovo ha indirizzato un messaggio speciale ai giovani, la maggioranza dei presenti, per ricordare loro che possono contare sulla solidarietà dei cristiani e certamente dell’Azione cattolica, “chi soffre poiché non ha una famiglia o amicizie e perché la vita per lui è diventata pesante e oscura, senza speranza né progetto”. Occorre ricordare sempre, nelle proprie preghiere e nei quotidiani gesti di solidarietà concreta - ha detto mons. Jorge Rubén Lugones - “i giovani che patiscono la depressione, che sono stati oggetti di abusi, che sono vittime della violenza familiare e dell’esclusione, o sono emarginati perché aborigeni, diversi nel colore della pelle o della cultura”. Il presidente uscente, architetto Alejandro Madero, che per decisione della Conferenza episcopale argentina sarà sostituto da Emilio Inzaurraga, ha sottolineato che chi fa parte dell’Azione cattolica “deve assumere la realtà che vive ogni giorno, nella propria città, nel luogo di lavoro, lì dove studia, nel nucleo familiare, nella parrocchia, poiché la realtà sociale che raccontano i quotidiani, che mostra la Tv o che illustra la radio, spesso è una realtà parziale”. “Una realtà mutilata o semplicemente nascosta”. Solo la percezione vera di questa realtà - ha concluso - “ci permetterà di vedere, al di là delle polemiche sulle percentuali, lo scandalo della povertà, della droga e dell’alcoolismo che devastano importanti settori della gioventù argentina, e quindi di vedere anche ciò che “ciascuno di noi deve e può fare” . (A cura di Luis Badilla)

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    Dal 24 novembre il Giubileo della Chiesa vietnamita

    ◊   Lo speciale giubileo della Chiesa vietnamita e i gravi problemi creati dalle autorità governative in materia di beni di istituzioni religiose sono stati i temi principali affrontati dall’annuale assemblea generale della Conferenza episcopale, tenutasi a Xuan Loc dal 5 al 10 ottobre scorsi. I vescovi di 26 diocesi – rende noto l’agenzia Asia News - hanno inviato una lettera pastorale ai cattolici vietnamiti nella quale spiegano che il 2010 è stato scelto per esprimere la gratitudine ai martiri che con il loro sangue, insieme con quello di altri testimoni del Vangelo hanno reso feconda la Chiesa. “Il 2010 - si legge ancora nella lettera – segna i 350 anni dalla creazione delle due diocesi del Nord e del Sud Vietnam (1659-2009) e i 50 anni dall’istituzione della gerarchia cattolica in Vietnam”. Il Giubuleo sarà aperto a  So Kien, ad Hanoi, il 24 novembre di quest’anno, nella ricorrenza dei Martiri vietnamiti, e si concluderà nel 2011 , nel santurario mariano nazionale di La Vang. La celebrazione del Giubileo - scrivono i vescovi - “è un tempo propizio per uno sguardo retrospettivo allo scopo di ringraziare Dio, apprendere la lezione della storia; discutere la situazione attuale della Chiesa, le situazioni favorevoli e le sfide che ha e per guardare al futuro con la determinazione di costruire una Chiesa che discerne e obbedisce alla volontà di Dio”. E’ stata anche inviata una petizione alla Congregazione per le cause dei santi, per dare il via al processo di beatificazione dei vescovi Francois Pallu (1626-1684) e Lambert de la Motte (1624-1679). E’ stato poi rinnovato l’appello per un aiuto urgente alle vittime dei tifoni che recentemente hanno devastato il Paese. Sabato, inoltre, tutti i 31 vescovi presenti hanno preso parte all’ordinazione episcopale di mons. Thomas Vu Dinh Hieu, nominato dal Papa vescovo ausiliare di Xuan Loc lo scorso 25 luglio. Alla cerimonia erano presenti anche 600 sacerdoti e 15 mila fedeli. Mons. Joseph Vo Duc Minh, presidente del Bible Council del Vietnam ha detto che “il vescovo Thomas può proclamare a tutti che ‘Lo Spirito Santo mi ha chiamato ad andare verso i poveri e annunciare loro la Buona Novella”. (A.L.)

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    India: nella Città dell’amore di Mangalore, 80 anziani ospitati dalle Piccole Sorelle dei poveri

    ◊   “L’esistenza degli anziani è piena di significato, sono persone vive che ci comunicano una gioia profonda”. Suor Auxilia lavora alla Premnagar, la Città dell’amore, una casa di accoglienza per anziani poveri a Bajjodi, in India, nel Karantaka. Dice ad AsiaNews: “L’eutanasia è il più grande diavolo nel mondo. I nostri anziani sono un grande tesoro, la loro esperienza di vita è una ricchezza per la società e per tutti noi; gli anziani sono una benedizione”. Il centro Premnagar ha 80 posti, divisi equamente tra uomini e donne, dove “anziani poveri di tutte le religioni e caste vivono come in una famiglia”. Lo hanno costruito le Piccole sorelle dei poveri, la congregazione fondata nell’800 da suor Jeanne Jugan, canonizzata ieri da Benedetto XVI. Suor Auxilia è entrata nella congregazione 19 anni fa e spiega che “accogliere la prima santa del nostro ordine” è un invito a “continuare a ricevere la grazia del Signore e a servirlo attraverso i poveri”. La casa di Premnagar – rende noto Asia News - è una delle 13 aperte dalle Piccole sorelle lungo gli oltre 120 anni di presenza della congregazione in India. Arrivate a Calcutta nel 1882 hanno poi raggiunto anche Bangalore nel 1900 e quindi Mangalore nel 1978. “Tutti i nostri anziani – ha detto suor Auxilia - sono poveri e sono la nostra gioia. Siamo noi ad imparare da loro: le sofferenze e le gioie della vita hanno dato loro una saggezza immensa”. L’ospite più anziana della Città dell’amore è Cecilia D’Souza, “di 104 anni che vive nella casa da 16 anni”, racconta la religiosa. “Si muove per la casa su una sedia a rotelle e infonde felicità e gioia in noi, negli altri ospiti ed anche nelle tante persone che vengono a visitarci”. Suor Auxilia spiega che Premnagar ospita molte persone che hanno più di 90 anni: “sono tutti felici di essere qui e il loro amore per la vita è istruttivo”. “Questi anziani poveri partecipano ad ogni attività della Casa, si insegnano a vicenda mestieri, come fare oggetti di artigianato, cestini che poi vengono venduti e molte altre cose”.  La Città dell’amore è una grande famiglia in cui le giornate sono scandite dalla vita comune e da attività quotidiane di ogni tipo. “Il loro entusiasmo per le opere teatrali e gli spettacoli che organizziamo è incredibile. Anche se per alcuni la mobilità è una problema serio, questo non diminuisce il loro interesse a partecipare in modo attivo alle rappresentazioni teatrali o gli altri spettacoli”. Il momento della morte a Premnagar è speciale e commovente. A rotazione le Piccole sorelle sono accanto al letto del morente, non lo lasciano mai solo per accompagnarlo a morire circondato dall’amore. Suor Virginia, la madre superiora, racconta: “È un momento segnato dalla grazia, i nostri poveri anziani muoiono con dignità e amore, soprattutto pieni di gratitudine”. “Non ci manca nulla – conclude la madre superiora - ogni giorno dipendiamo dalla provvidenza e ci sono anche molte persone che sono davvero generose con noi. Oggi il mondo sta elemosinando l’amore e questo è ciò per cui pregano i nostri anziani poveri: che il mondo possa essere riempito di amore, l’amore vicendevole delle persone”. (A.L.)

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    Cina: grande partecipazione ai voti perpetui di 5 religiose nella diocesi di Yi Chang

    ◊   Cinque religiose della congregazione delle Francescane di Gesù Bambino della diocesi di Yi Chang hanno emesso i voti perpetui nella prima domenica del mese missionario di ottobre. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, la celebrazione è stata presieduta dal vescovo del luogo, mons. Lv Shou Wang, e concelebrata da 25 sacerdoti, diocesani e di altre diocesi. Inoltre 24 consorelle ed oltre 400 fedeli hanno partecipato a questo momento di gioia per le religiose, la loro congregazione e la diocesi. La lunga storia dell’evangelizzazione della diocesi di Yi Chang, della provincia di Hu Bei, risale al 1661, al gesuita francese padre Jacobus Motel, e poi al gesuita italiano padre Francesco Noel, dal 1702 al 1719. Nel 1870 la Santa Sede affidò la missione di E Nan, di cui Yi Chang faceva parte, ai Francescani belgi. Il Vicario apostolico venne istituito nel 1924 e quindi la diocesi nel 1946, anno in cui venne istituita la gerarchia cinese. Oggi la diocesi conta oltre 25.000 fedeli, 22 sacerdoti, 40 religiose della Congregazione delle Francescane di Gesù Bambino, 6 parrocchie con 13 chiese, 8 stazioni missionarie. La Congregazione delle Francescane di Gesù Bambino ha avuto ben tre iniziatori nella sua storia: mons. Alessio Maria Filippi, mons. Benjamin Christiaens, e mons. Theotime Verhaeghen, che formarono un gruppo di vergini che osservavano la vita comunitaria. Su questo solido fondamento, mons. Modest Eueraets, fondò la Congregazione delle Francescane di Gesù Bambino il 18 novembre 1906, con 7 novizie, affidando la loro cura spirituale a padre Mancel Sterckensies. Cinque anni dopo si contavano già 45 religiose. Un ramo della congregazione fondò la comunità di Tai Pei nel 1957. Dopo la rivoluzione culturale, la diocesi di Yi Chang decise di ridare vita alla congregazione. Le religiose oggi sono attive nel campo pastorale e sanitario. Inoltre lavorano anche in tipografia in collaborazione con enti secolari. (R.P.)

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    Il cardinale Ruini: l’Italia è malata ma meno di altri Paesi europei

    ◊   L’Italia è “meno malata di molti altri Paesi europei”: è quanto spiega, in un'intervista pubblicata oggi sul quotidiano Repubblica, il cardinale Camillo Ruini in vista del Congresso Nazionale della Società Italiana di Psichiatria apertosi oggi a Roma. Il porporato esorta a non ''mancare di realismo'': “Bisogna sconfiggere le paure immotivate”. “Per le paure che possono avere un fondamento, occorre neutralizzare o prevenire, per quanto possibile, i fattori di rischio''. Tra questi, il porporato cita l'''educazione'' e la ''crisi della natalità''', ''il più sicuro motivo di decadenza dell'Italia''. All'emergenza educativa, e alle sue possibili soluzioni, il cardinale Ruini ha dedicato il Rapporto-Proposta preparato dal Comitato Cei per il Progetto Culturale di cui e' presidente, pubblicato da Laterza. L'educazione – spiega il cardinale- ''e' il nostro comune futuro, per puntare alla nostra crescita e non adattarsi alla nostra decadenza''. ''Ogni società – afferma poi il cardinale - ha le sue patologie: in Occidente particolarmente pericoloso è un certo odio o disprezzo verso noi stessi e la nostra civiltà'''. Quanto al senso di precarietà, ''il futuro, per sua natura, e' sempre incerto e imprevedibile. Cercare troppe sicurezza - rileva Ruini - è dunque inutile, anzi può essere paralizzante''. La cura, aperta a tutti, credenti e non credenti, suggerita dal cardinale è quella di ''seguire nella propria vita la linea indicata da Gesu' Cristo con la parabola del buon samaritano. Coloro che hanno particolari responsabilità nell'ambito della legislazione, della cultura, dei media dovrebbero, nel loro lavoro, ispirarsi per quanto possibile a questo criterio''. (A.L.)

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    Nobel Economia per la prima volta ad una donna

    ◊   Il Premio Nobel per l'Economia 2009 è stato assegnato oggi a due studiosi statunitensi, la professoressa Elinor Ostrom e il professor Oliver Williamson, per il loro lavoro sulla ''governance economica''. Questa la motivazione dell’Accademia svedese delle scienze. La professoressa Ostrom è la prima donna ad esser insignita di questo riconoscimento: nata a Los Angeles nel 1933, è attualmente docente di Scienze Politiche presso l'università di Bloomington, nello Stato dell’Indiana. Ostrom è considerata una delle massime autorità nello studio delle risorse comuni. Nato nel 1932 a Middleboro, nel Maryland, Oliver Williamson è un esperto nel settore dei costi delle transazioni economiche e ha insegnato amministrazione aziendale, economia e legge all'università di Berkeley, in California. I due economisti divideranno in parti uguali il premio di 1,4 milioni di dollari.

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: oltre 40 morti per un attentato kamikaze in un mercato

    ◊   Un kamikaze si è lanciato contro un veicolo militare pachistano vicino ad un mercato ad Alpuri, capoluogo del distretto di Shangla confinante con la Valle dello Swat, facendosi esplodere e provocando almeno 41 morti, in gran parte civili, e decine di feriti. L'attacco nel Pakistan nord-occidentale è l'ennesimo di una lunga serie che in questi giorni ha insanguinato il Paese e segue di appena 72 ore l'assalto al quartier generale dell'esercito a Rawalpindi, concluso con un blitz delle forze di sicurezza che hanno liberato circa 40 ostaggi: il bilancio è stato di una ventina di morti, tra cui almeno otto talebani. Sia il presidente, Zardari, sia il primo ministro, Gilani, hanno condannato l'azione ed espresso condoglianze alle famiglie delle vittime. Dopo l'esplosione, indicano i media pachistani, è scoppiata una sparatoria fra gli insorti e un commando militare. Nella zona è stato imposto il coprifuoco.

    Iran
    La Corte rivoluzionaria di Teheran ha emesso la quarta condanna a morte nei processi per le manifestazioni di protesta avvenute dopo la rielezione del presidente Mahmuh Ahmadinejad, il 12 giugno scorso. Ma il condannato di cui si parla oggi era stato arrestato prima delle elezioni. Lo ha reso noto il sito riformista Mowjcamp. Il condannato si chiama Hamed Ruhinejad ed è stato riconosciuto colpevole di avere legami con un’organizzazione monarchica, come due degli altri condannati alla pena capitale di cui si è avuta notizia in precedenza. Il suo caso è legato a quello di Mohammad Reza Ali Zamani, il primo di cui lo stesso sito ha reso nota la condanna a morte, giovedì scorso, anche lui arrestato prima delle elezioni. Due giorni fa, il dipartimento di Giustizia della provincia di Teheran aveva annunciato tre condanne a morte, fornendo solo le iniziali degli imputati: M.Z., A.P. e M.E.. Di questi, M.Z. potrebbe riferirsi a Mohammad Reza Ali Zamani, mentre le altre iniziali non combaciano con i nomi resi noti da Mowjcamp.

    In Afghanistan si dimette un membro della Commissione per i reclami elettorali
    Un membro afghano della Commissione per i reclami elettorali (Ecc), Mustafa Barakzai, si è dimesso denunciando “l'interferenza di elementi stranieri negli affari interni” dell'Afghanistan. Per tutta la scorsa settimana la Commissione ha lavorato sul controllo a campione delle schede (circa 200.000) del 10% dei seggi utilizzati nelle presidenziali del 20 agosto in cui esisteva un sospetto di irregolarità. Durante il fine settimana è emerso che il lavoro di controllo era terminato e che si stava valutando il lavoro fatto, prima di trasmetterlo alla Commissione elettorale indipendente (Iec) che deve ufficializzare i risultati. Secondo alcune fonti afghane, Barakzai sarebbe un sostenitore del presidente uscente Karzai, ipotesi però categoricamente smentita dall'interessato.

    Inguscezia: sei morti in uno scontro a fuoco tra ribelli ed esercito
    Quattro guerriglieri e due uomini delle forze dell’ordine sono rimasti uccisi durante un’operazione antiterrorismo in Inguscezia, in Russia. Nel 2009 una serie di attentati terroristici ha colpito le più alte cariche della Repubblica: il 10 giugno è stata uccisa Aza Gazgireeva, vice presidente della Corte suprema; il 13 giugno è stato ucciso l'ex vicepremier Bashir Ausgev; il 22 giugno il presidente della Repubblica Iunus-bek Ievkurov è rimasto ferito in un attentato; il 12 agosto il ministro dell'Edilizia, Ruslan Amerkhanov, è stato ucciso nel suo ufficio nella città di Maghas ed un suo collaboratore è stato ferito gravemente.

    Russia Usa: Hillary Clinton a Mosca
    Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, comincia oggi una visita di tre giorni a Mosca per discutere del nuovo trattato sulla riduzione delle armi nucleari oltre al dossier nucleare iraniano, l’Afghanistan, e il processo di pace in Medio Oriente. Il nuovo trattato sul disarmo deve sostituire lo Start-1 del 1991, che scadrà il 5 dicembre prossimo. In luglio Medvedev e il presidente Obama hanno siglato un’intesa che contempla in particolare la riduzione dei rispettivi arsenali nucleari.

    Influenza A al centro del Consiglio straordinario dei ministri della Sanità dell'Ue
    È interamente dedicato all'influenza A il Consiglio dei ministri della Sanità, oggi a Lussemburgo. I responsabili della Salute dei 27 discuteranno dell'accesso al vaccino per tutti gli Stati membri e di come aiutare i Paesi in via di sviluppo. Inoltre, si cercherà di stabilire come coordinare gli interventi, come informare i cittadini in modo chiaro, e si metteranno a confronto le strategie di vaccinazione per assicurare funzioni essenziali per la società, dai servizi sanitari alle telecomunicazioni e trasporti. Alla riunione, che si aprirà nel primo pomeriggio, è prevista la partecipazione, per l'Italia, del viceministro per la Salute, Ferruccio Fazio.

    Il Tribunale penale dell'Aja preme su Belgrado per la cattura di Mladic
    Il procuratore capo del Tribunale penale dell'Aja (Tpi), Serge Brammertz, sarà a Belgrado il 2 e 3 novembre prossimi per fare il punto con le autorità serbe sullo stato della collaborazione con il Tpi. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Ratko Mladic, l'ex capo militare dei serbi di Bosnia accusato di genocidio e crimini contro l'umanità, è ancora latitante e la sua latitanza rallenta il processo di integrazione della Serbia nell'Unione europea. La visita del Procuratore capo del Tribunale penale dell'Aja ha come primo obiettivo proprio quello di tornare a chiedere la cattura in tempi brevi di Mladic. In particolare tra i 27 Paesi dell’UE è l'Olanda ad opporsi a ogni progresso nel negoziato europeo con la Serbia fino a quando Ratko Mladic non verrà catturato e consegnato al Tpi. L'Accordo di associazione e stabilizzazione (Asa) c’è già ma deve entrare in vigore, passo essenziale sulla strada verso l'integrazione europea. Il responsabile del comitato nazionale serbo per la collaborazione con il Tpi, Rasim Ljajic, si dice ottimista su una possibile cattura entro l'anno, affermando di ritenere che l'ex capo militare serbo-bosniaco non abbia bisogno di molto denaro per nascondersi. Che significa – forse - che Mladic si nasconde da solo, senza l'appoggio di una rete di fiancheggiatori e guardie del corpo.

     
    Bomba a Milano: l’attentatore perde una mano, ferito lievemente un militare
    Un libico di 35 anni ha fatto esplodere una bomba rudimentale, stamani alle 7.45, davanti alla caserma Santa Barbara in piazzale Perrucchetti a Milano. I feriti sono due: un militare colpito lievemente da una scheggia e lo stesso attentatore che ha invece riportato gravi lacerazioni a una mano, che gli è stata amputata, e al viso. L'attentatore è regolare in Italia, residente a Milano e con precedenti penali che, però, secondo fonti di intelligence, non hanno niente a che fare con il terrorismo. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Gaia Ciampi)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 285

     
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