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Sommario del 11/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Festa oggi nella Chiesa universale arricchita di cinque nuovi santi, proclamati da Benedetto XVI: il dono della santità chiede di vivere controcorrente secondo il Vangelo
  • Veglia di preghiera del Papa con gli universitari romani, in occasione del Sinodo per l'Africa
  • Riconciliazione, giustizia e pace: obiettivo ancora lontano per la Somalia
  • Oggi in Primo Piano

  • La difficile ripresa per le popolazioni colpite dal terremoto in Indonesia
  • Oltre 500 morti nel nord delle Filippine dopo due settimane di inondazioni e tifoni
  • Giornata nazionale dedicata alle persone affette dalla sindrome di Down
  • L'omaggio oggi in Italia a tutte le vittime del lavoro per prevenire tante morti 'bianche'
  • Anno Sacerdotale: la testimonianza di padre Henry in Algeria
  • Chiesa e Società

  • Da Danzica, messaggio conclusivo delle Giornate sociali cattoliche: mai più guerra e violenza
  • Decennale dell’enciclica “Fides et Ratio”: Convegno alla Pontificia Università Urbaniana
  • Al via in 5 città italiane il “Religion Today FilmFestival”
  • Scelti dal Parlamento Ue i finalisti del Premio Sacharov 2009
  • A Milano la seconda giornata delle associazioni per la Terra Santa
  • A Manila contro la povertà, borse fabbricate con stracci e rifiuti
  • India: la Chiesa in aiuto delle madri per sconfiggere la mortalità infantile
  • Ad Assisi un convegno su Vangelo e opere di carità
  • La devozione cinese a Santa Teresina, patrona delle missioni
  • In Australia niente cauzione per i giovani detenuti senza un posto dove stare
  • In arrivo il rapporto della Caritas sulle famiglie italiane
  • Sud Corea: petizione dei vescovi per l’abolizione della pena di morte
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: liberati 40 ostaggi dei talebani in un blitz delle forze armate; 19 i morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Festa oggi nella Chiesa universale arricchita di cinque nuovi santi, proclamati da Benedetto XVI: il dono della santità chiede di vivere controcorrente secondo il Vangelo

    ◊   Giornata di festa oggi per la Chiesa universale arricchita di cinque nuovi santi, proclamati stamane dal Papa, che ha presieduto nella Basilica di San Pietro, affollata di pellegrini di tutto il mondo, la solenne Messa per la canonizzazione dei beati Sigismondo Felice Feliński, Francesco Coll y Guitart, Damiano de Veuster, Rafael Arnáiz Barón, Giovanna Maria Della Croce. Chi accetta “il dono della santità” - ha sottolineato il Papa - sceglie di andare controcorrente vivendo secondo il Vangelo. All’Angelus Benedetto XVI ha pregato perché il mondo non assista più alla tragedia di un attacco nucleare. Il servizio di Roberta Gisotti.

     
    ‘Vieni e seguimi!’ è l’invito di Gesù. “Ecco la vocazione cristiana - ha spiegato Benedetto XVI - che scaturisce da una proposta di amore del Signore, e che può realizzarsi solo grazie a una nostra risposta di amore”.

     
    “I santi accolgono quest'invito esigente, e si mettono con umile docilità alla sequela di Cristo crocifisso e risorto. La loro perfezione, nella logica della fede talora umanamente incomprensibile, consiste nel non mettere più al centro se stessi, ma nello scegliere di andare controcorrente vivendo secondo il Vangelo”.
     
    E, così hanno fatto i cinque santi proclamati oggi. Sigismondo Felice Feliński, fondatore della Congregazione delle Francescane della Famiglia di Maria, “testimone della fede e della carità pastorale – ha ricordato il Santo Padre – in tempi molto difficili per la nazione e la Chiesa in Polonia”, esiliato nel 1863 dopo l’annessione russa, per vent’anni in Siberia, “senza poter fare più ritorno nella sua diocesi”. Incrollabile la sua fiducia nella Divina Provvidenza, sempre invocando Dio di proteggerci non dalle tribolazioni e preoccupazioni di questo mondo ma di moltiplicare l’amore dei nostri cuori.

    Dziś jego ufne i pełne miłości oddanie Bogu...
    Oggi il suo donarsi a Dio e agli uomini, pieno di fiducia e di amore, - ha sottolineato il Papa - diventa un fulgido esempio per tutta la Chiesa.”
     
    Così anche il sacerdote spagnolo Francesco Coll Y Guitart, fondatore nel 1856 della Congregazione delle Suore Domenicane dell’Annunciazione della Beata Maria Vergine, “per dare ai bambini e ai giovani un’educazione integrale”, patì anch’egli le leggi antiecclesiastiche dell’epoca nel suo Paese che lo costrinsero a lasciare il convento, pure restando fedele ai suoi voti per tutta la vita.

     
    “Su pasión fue predicar, en gran parte de manera itinerante...
    La sua passione – ha rammentato il Papa - fu predicare, in gran parte in modo itinerante e seguendo la forma della ‘missione popolare’, con il fine di annunciare e ravvivare nel popolo e nei cittadini della Catalogna la Parola di Dio, aiutando cosi la gente all’incontro profundo con Lui”.

     
    Missionario belga tra gli esclusi nelle isole Hawaii, fu invece Damiano de Veuster, religioso della Congregazione dei sacri Cuori di Gesù e Maria, vissuto anch’egli nella seconda metà dell’Ottocento.

     
    “Non senza paura e ripugnanza, - ha detto Benedetto XVI - fece la scelta di andare nell’Isola di Molokai al servizio dei lebbrosi che si trovavano là, abbandonati da tutti; così si espose alla malattia della quale essi soffrivano. Con loro si sentì a casa”.

     
    "Il nous invite à ouvrir les yeux sur les lèpres …
    Egli ci invita ad aprire gli occhi sulle lebbre che sfigurano l’umanità dei nostri fratelli, e ci chiedono ancora oggi più che la nostra generosità, la carità della nostra presenza servile.”
     
    Particolare attrattiva per “i giovani che non si accontentano con poco, quando aspirano alla piena verità e alla più indicibile allegria, che si raggiunge con l’amore di Dio, riveste la figura di Fratel Rafael Arnáiz Barón, oblato dell’Ordine cistercense, vissuto nel secolo scorso. Giovane esuberante e intelligente, di famiglia benestante, che scelse la vita monastica lottando contro il diabete fino alla morte a soli 27 anni.

    “Vida de amor... He aquí la única razón de vivir…
    Una vita di amore… è l’unica ragione di vivere”, diceva Fratel Rafael, e insistendo “Dall’amore di Dio tutto deriva”.
     
    Ultima dei cinque beati canonizzati, Giovanna Maria Della Croce, nata nel 1792 nella Bretagna francese, fondatrice delle Piccole Sorelle dei Poveri, dedicate al servizio delle persone anziane più povere.

    Son charisme est toujours d’actualité, alors que tant de personnes âgées souffrent…
    Il suo carisma - ha detto Benedetto XVI - è tutt’oggi d’attualità, allorchè tante persone anziane soffrono di molteolici povertà e di solitudine, a volte perfino abbandonati dalle loro famiglie".

     
    Infine l’auspicio di Benedetto XVI che gli esempi luminosi di questi cinque santi possano guidare la nostra esistenza, perché diventi « un cantico di lode all’amore di Dio ».

     
    Al termine della celebreazione eucaristica, prima della recita dell’Angelus, il Papa si è rivolto alle migliaia di fedeli nella piazza, ha ricordato la prossima Giornata mondiale del rifiuto della miseria, ed ha salutato in particolare il gruppo di sopravvissuti all’attacco nucleare di Hiroshima e Nagasaki.

    "I pray that the world may never again …
    Prego – ha detto - che il mondo mai più possa essere testimone di tale massiva distruzione di innocenti vite umane".

    "La Vergine Maria - ha concluso Benedetto XVI - è la stella che orienta ogni itinerario di santità".

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    Veglia di preghiera del Papa con gli universitari romani, in occasione del Sinodo per l'Africa

    ◊   La nuova evangelizzazione in Africa conta sul generoso impegno degli studenti africani: lo ha detto Benedetto XVI, al termine del Santo Rosario “Con l’Africa e per l’Africa” presieduto ieri pomeriggio in Aula Paolo VI, insieme agli universitari degli Atenei romani. Collegati via satellite vi erano anche gli studenti di nove Paesi africani: Egitto, Kenya, Sudan, Madagascar, Sud Africa, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Mozambico e Burkina Faso. L’evento si è inserito nell’ambito del secondo Sinodo dei Vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano sui temi della riconciliazione, la giustizia e la pace, ed ha visto la partecipazione degli stessi Padri Sinodali. Il servizio di Isabella Piro:

    (canto)

     
    L’Africa irrompe, giovane e gioiosa, in Aula Paolo VI. Irrompe attraverso le immagini dei collegamenti via satellite, attraverso le musiche ed i balli tradizionali che accompagnano i momenti precedenti al Santo Rosario. È una rete di preghiera che collega Roma all’Africa, il Papa la definisce, e paragona la comunità cristiana “ad un’orchestra ben ordinata ed armonica”. “I giovani d’Africa sono presenti nel mio cuore e nelle mie preghiere”, continua Benedetto XVI. Quindi, rivolge i saluti in francese, inglese e portoghese ai ragazzi africani collegati via satellite e li invita tutti ad affidarsi a Maria, Nostra Signora d’Africa e protettrice nella pace.

     
    Poi, il Papa sottolinea l’importanza della formazione:

    “Desidero sottolineare quanto siano importanti la formazione di giovani intellettuali e la collaborazione scientifica e culturale tra gli Atenei, per proporre e animare uno sviluppo umano integrale in Africa e negli altri Continenti”.

    E affidando agli studenti l’Enciclica Caritas in Veritate, Benedetto XVI ricorda “l’urgenza di elaborare una nuova sintesi umanistica che riannodi i legami tra l’antropologia e la teologia”. Di qui, l’appello diretto ai giovani perché siano “nella società operatori della carità intellettuale, necessaria per affrontare le grandi sfide della storia contemporanea”:

    "Siate nelle Università sinceri e appassionati cercatori della verità, costruendo comunità accademiche di alto livello intellettuale, dove è possibile esercitare e godere di quella razionalità aperta e ampia, che apre la strada all’incontro con Dio. Sappiate creare ponti di collaborazione scientifica e culturale tra i diversi Atenei, soprattutto con quelli africani".

    In particolare agli studenti africani il Papa dice:

    "A voi, cari studenti africani, rivolgo un particolare invito a vivere il tempo dello studio come preparazione a svolgere un servizio di animazione culturale nei vostri Paesi. La nuova evangelizzazione in Africa conta pure sul vostro generoso impegno".

    Dal canto loro, i ragazzi si raccontano:

    (voci di giovani)

    Parlano di riconciliazione, ad esempio, tra scienza e fede, e della giustizia che non è solo una questione di Stato, ma che spetta ad ogni cittadino. E ricordano le guerre vissute sulla propria pelle che portano a dire: “Solo chi ha già vissuto momenti di conflitto sa quanto sia necessaria la pace”.

    Al termine della Veglia, la Croce dei giovani ha iniziato il suo pellegrinaggio. Prima tappa, l’Università LUMSA.
     
    Il Rosario con il Santo Padre ha visto la partecipazione di oltre 7 mila universitari romani ed africani. Ma perché è importante questa Veglia mariana per l’Africa e con l’Africa? Ascoltiamo alcune testimonianze dei presenti raccolte da Marina Tomarro.

    R. – E' importante per l’Africa, perché ci siamo resi conto che bisogna parlarci, bisogna discutere insieme i problemi, bisogna cercare di stare insieme. Recitare il Rosario con il Papa è anche dare voce agli africani.

     
    R. – E’ importante perché con i nostri fratelli dell’Africa possiamo avere un contatto che ci faccia sentire in maniera particolare e vicina il loro modo di sentire e vivere la fede nel loro Paese, dove c’è un grande spirito di evangelizzazione, che la Chiesa sta compiendo in questo ultimo periodo.

     
    R. – E’ sempre un’emozione accogliere il Papa e recitare il Rosario con lui, perché ha sempre dei messaggi di speranza e di unione per noi giovani e di incoraggiamento, soprattutto per noi universitari. Quindi, penso ci dia anche forza, all’inizio per tutti dell’Anno Accademico. E’ un momento, quindi, di incontro e di incoraggiamento per tutto l’anno.

     
    R. – E’ importante per la spiritualità del popolo africano fare emergere e conoscere i nostri valori: che crediamo in un solo Dio e che amiamo un solo Dio.

     
    D. – Il Papa vi ha invitato ad essere ricercatori della verità e costruttori della nuova civiltà dell’amore. In che modo accoglierai il suo invito?

     
    R. – La ricerca della verità si fa soprattutto con la cooperazione universitaria. I luoghi più adatti per la ricerca oggi - la ricerca della scienza, della verità intellettuale - sono le università. Quindi, è attraverso l’educazione che si può acquistare la verità.

     
    R. – E’ veramente una sfida impegnativa, possiamo dire, soprattutto per noi studenti africani che studiamo qui a Roma, perché i nostri cari fratelli e sorelle in Africa hanno tanto bisogno della nostra testimonianza: non soltanto di parole, ma di azioni e di opere. Quindi, è un invito che il Papa ci ha dato, che non deve rimanere tale, ma deve essere messo in pratica.

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    Riconciliazione, giustizia e pace: obiettivo ancora lontano per la Somalia

    ◊   Riconciliazione, giustizia e pace: i temi al centro del Sinodo sull’Africa in corso in Vaticano sembrano essere obiettivi lontani per alcune aree calde del continente devastate da violenze e guerre civili. E’ il caso della Somalia dove i combattimenti non cessano. Il nostro inviato al Sinodo Paolo Ondarza ha intervistato mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio:

    R. – Purtroppo sembrano essere traguardi molto lontani se si pensa che ci sono state 15 conferenze internazionali di riconciliazione e di pace per la Somalia che non hanno portato il frutto che desideravamo. Nonostante questo ho detto: se il male è forte la nostra speranza deve essere più forte del male.

     
    D. – Che cosa vuol dire portare il Vangelo ed essere cristiano in Somalia?

     
    R. - Il Cristo che noi possiamo portare in Somalia è quello che si identifica e che troviamo già tra i poveri, i percossi dalla storia, tra le vittime di questa assurda guerra civile. Questo per me significa arrivare con la propria fede cristiana e trovare Cristo crocifisso in Somalia.

     
    D. – Qual è la relazione tra i cristiani e i musulmani nella terra in cui lei si trova ad operare?

     
    R. – Mi trovo tra Gibuti e Somalia, due realtà distinte ma culturalmente e socialmente molto simili. La distinzione è soprattutto a livello politico: da una parte c’è uno Stato e dall’altra, in Somalia, la totale assenza dello Stato. Direi che le relazioni con la maggior parte degli abitanti di questi due Paesi, con quelli che poi ci conoscono soprattutto, sono state in genere relazioni umane semplici di rispetto reciproco. Il problema che si è sviluppato in modo molto chiaro in Somalia, ma che sta attecchendo un po’ a Gibuti, sono i diversi gruppi che si lasciano ispirare da un’ideologia islamista radicale di conquista del mondo e allora è difficile avere delle relazioni con loro perché, in effetti, stanno seminando odio e disprezzo per tutto ciò che non è musulmano. Ecco perché nel mio intervento avevo detto che bisogna cercare di isolare questi gruppi. Bisogna soprattutto che noi evitiamo di fare di ogni erba un fascio perché faremmo proprio il gioco di questi elementi fondamentalisti, musulmani, cioè dire che tutti i musulmani sono uguali, che tutti sono terroristi: non è vero, sono un gruppetto. E’ vero che però hanno una forte capacità di manipolare la loro gente.

     
    D. – Soprattutto laddove c’è povertà…

     
    R. – Soprattutto dove c’è povertà anche perché appunto la povertà si accoppia all’ignoranza. Ricordo che un somalo cattolico che è qui in esilio mi diceva: guarda, non ho paura dei cattivi ma degli ignoranti, perché i cattivi possiamo sperare di convertirli, ma l’ignorante è ignorante e non può neanche convertirsi.

     
    D. – La comunità cristiana ha paura di vivere a contatto con espressioni di fondamentalismo religioso?

     
    R. – A Gibuti, siccome c’è lo Stato, allora lo Stato garantisce una certa sicurezza e dunque più che paura, hanno un certo timore. Mentre certamente in Somalia, in questo momento, non esiste una comunità organizzata, ma esistono degli individui cristiani i quali certamente hanno paura a manifestare se stessi.

     
    D. – Crede che i cristiani - lei faceva riferimento non a una comunità ma a singoli individui - stiano guardando con speranza a questo Sinodo?

     
    R. – Certamente guardano con speranza a questo Sinodo, guardano con speranza alla comunità internazionale perché sono convinti che la Somalia non riesca ad uscire dal baratro in cui è piombata se non con l’aiuto della comunità internazionale e quindi, nella comunità internazionale, con l’aiuto anche della Chiesa.

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    Oggi in Primo Piano



    La difficile ripresa per le popolazioni colpite dal terremoto in Indonesia

    ◊   L’Indonesia tenta di ripartire dopo il violento sisma che il 30 settembre scorso ha devastato l’isola. Oltre 700 sono le vittime accertate, ma almeno 3000 persone potrebbero essere ancora sepolte dalle macerie. 450 mila gli sfollati. A Padang, il capoluogo regionale, domani riaprono le scuole e questa è la sfida principale per i Missionari saveriani che vivono in città. “Qui gli aiuti internazionale sono preziosi”, dice padre Angelo Cappannini, “e le ricerche vanno avanti”. Sentiamo la sua testimonianza da Padang, al microfono di Gabriella Ceraso:

    R. – Dobbiamo subito precisare che le ricerche non sono assolutamente finite. Ci si sposta nei villaggi più devastati, anche se non c’è più speranza di vita, per recuperare almeno i cadaveri.

     
    D. – Che impressione avete del bilancio di questo disastro?

     
    R. - Il giornale locale di Padang riferisce di 787 morti. Ci sono ancora molti dispersi. Chi può cerca alloggi presso i propri familiari, qualche altro fugge e qualche altro si ripara sotto le tende. Le istituzioni e gli ospedali attualmente stanno sfollando, ma adesso arrivano persone o per il tifo o per il colera che hanno bisogno di assistenza medica.

     
    D. – Padre, qual è il clima, lo stato d’animo che si è creato tra la gente che incontrate, che curate?

     
    R. – Per molti è un momento di forte preoccupazione, di depressione. Io, però, penso che vinca la ragione di riuscire a riprendersi e ricominciare.

     
    D. – Quali sono le emergenze per la gente?

     
    R. – Si cerca di riattivare la vita. Allora, da domani le scuole cercheranno di riaprire, anche se con mezzi provvisori. Questa è la prima urgenza. Anche per i ragazzi, per distrarli un po’, perché è tutto scioccante. Si continuano a dare quei primi aiuti di vitto e alloggio, ma nei villaggi gli aiuti tardano ad arrivare.

     
    D. – Per voi, padre, missionari e sacerdoti, che tipo di esperienza è questa?

     
    R. – Dolorosa e anche gioiosa. Abbiamo visto nel giro di pochi minuti che tante barriere, dovute a sospetti religiosi o altro si sono rotti, per creare solidarietà e fratellanza. Possiamo dire che il 90 e più per cento sono islamici che vengono a farsi curare. Per cui, in questi giorni, abbiamo vissuto un clima di fraternità con i dottori, gli infermieri e gli stessi ammalati.

     
    D. – Padre, quali sono le vostre speranze per i prossimi giorni?

     
    R. – Noi abbiamo a cuore di poter garantire la ripresa della scuola e poter riattivare, magari ricostruire anche provvisoriamente, le strutture minime per questo ospedale cattolico che è l’unico della zona, perché possa andare avanti.

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    Oltre 500 morti nel nord delle Filippine dopo due settimane di inondazioni e tifoni

    ◊   Il nord delle Filippine in ginocchio a causa dei tifoni che da due settimane flagellano la zona. Impressionante il bilancio delle vittime: si parla di un totale di oltre 500 morti e centinaia di migliaia di senza tetto. Grosse difficoltà per i soccorritori che non riescono a raggiungere molti centri abitati che rimangono tuttora inondati, ma nell’arcipelago stanno arrivando molti aiuti internazionali. La Chiesa locale si è subito mobilitata in aiuto ai sopravvissuti che hanno bisogno di tutti i beni di prima necessità. Sulla situazione Giancarlo La Vella ha raggiunto telefonicamente a Manila, padre Gianni Re, missionario del Pime:

    R. – L’acqua sta defluendo lentamente però purtroppo le strade, le case, tante cose sono ancora sotto l’acqua e soprattutto in alcuni posti ci sono stati anche delle piccole valanghe che stanno causando molte difficoltà nel portare soccorsi e anche nel cercare di recuperare sia le vittime o anche cercare di salvare se c’è ancora qualcuno vivo sotto le macerie. Oggi è uscito il sole e speriamo veramente che il tifone si stia allontanando dalle Filippine e ci dia qualche giorno di respiro, in modo che i soccorsi possano arrivare molto più in fretta e possano anche essere organizzati meglio.
     
    D. - A proposito di soccorsi, di che cosa c’è bisogno tra le comunità di sfollati?

     
    R. - Molte persone, si parla di centinaia di migliaia se non addirittura di qualche milione, hanno bisogno praticamente di tutto, soprattutto cibo, vestiti perché praticamente molti di loro hanno perso tutto. Li chiamano nei centri di evacuazione - palestre, centri sociali, qualche chiesa. Sono stati raccolti in questi centri dove è stato possibile alloggiare queste persone un po’ più al sicuro e al riparo dal vento e dall’acqua. Diverse organizzazioni stanno lentamente portando i soccorsi e per fortuna stanno anche arrivando aiuti dall’estero proprio per aiutare queste popolazioni.

     
    D. - La Chiesa locale, le organizzazioni legate alla Chiesa locale, sono in prima linea nei soccorsi. Si riesce a raggiungere tutti i punti?

     
    R. - Raggiungere tutti i punti non è facile, infatti hanno chiesto anche l’aiuto a diversi gruppi, soprattutto all’esercito americano di mettere a disposizione elicotteri per poter raggiungere i posti che sono rimasti praticamente isolati a causa di queste inondazioni e di queste frane, però la Chiesa si è mossa subito fin dai primi giorni organizzando raccolte di beni anche di soldi e cercando soprattutto qui nella grande Manila di aiutare le persone direttamente colpite nelle varie parrocchie, ma anche raccogliendo generi alimentari vestiti e soldi da mandare nei posti più colpiti che sono più a nord della città di Manila.

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    Giornata nazionale dedicata alle persone affette dalla sindrome di Down

    ◊   Si celebra oggi la Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down. Tra le iniziative di sensibilizzazione si segnala il concorso “Pinguini nel deserto”, rivolto a tutte le scuole d’Italia, promosso dall’Associazione Pianeta Down e patrocinato dal Ministero della pubblica istruzione, che si concluderà il 5 dicembre prossimo. Proprio a nome dell’Associazione Pianeta Down, Dario Mosconi - un ragazzo di 22 anni, affetto dalla sindrome – ha donato a Benedetto XVI, a margine dell’udienza generale di mercoledì scorso, la tessera “numero 1” dell’associazione e il bando del concorso, pensato per favorire l’accoglienza di bambini e ragazzi disabili. Il Pontefice è particolarmente sensibile alla tematica, avendo avuto un cugino Down ucciso dai nazisti nel 1941. Sulle finalità dell’Associazione Pianeta Down, Eliana Astorri ha intervistato il consigliere del sodalizio, Alessandro Mosconi, padre di Dario:

    R. - L’associazione ha come intento quello di diffondere la cultura della non diversità. Essendo nata su Internet non si caratterizza da un punto di vista territoriale e quindi è diffusa un po’ su tutto il territorio nazionale, per cui le sue iniziative sono essenzialmente di carattere culturale. Nel 2006 abbiamo pubblicato un libro che si chiama “Come pinguini nel deserto” e poi un opuscolo che parla di come affrontare la comunicazione della diagnosi di un bambino con la sindrome di Down. Ora stiamo tentando di raggiungere il mondo delle scuole dove in realtà si fa essenzialmente cultura ed educazione perché ci siamo resi conto che quello è il luogo dove si formano le persone del domani e quindi dove si gioca il futuro dei nostri figli e quindi la loro integrazione nella società.

     
    D. – Lo slogan del concorso “Pinguini nel deserto” sta a indicare cosa?

     
    R. - Indica essenzialmente quello strano stato di smarrimento che può nascere, sia nei nostri figli all’interno di un ambiente - che non è magari propriamente accogliente-, ma anche l’atteggiamento che magari le persone - cosiddette normodotate - possono avere quando incontrano una persona con cui magari non sanno precisamente come rapportarsi.

     
    D. – Quindi da entrambe le parti?

     
    R. – Da entrambi le parti, sicuramente. Quel piccolo muro di imbarazzo e di indifferenza che spesso è la causa principale dell’incomprensione di due mondi e basta smontare mattoncino per mattoncino perché a volte questo muro è proprio costruito sul nulla.

     
    D. – Lei ha un ragazzo con sindrome di Down: il bambino con questo tipo di difficoltà è ancora quindi percepito dagli adulti e dai coetanei come un diverso?

     
    R. – Diciamo che questa difficoltà certamente esiste, però io la vedo quasi esclusivamente come un problema di carattere culturale: penso che con l’abitudine, la frequentazione e la possibilità di vivere insieme esperienze che siano costruttive e creative, può sicuramente essere abbattuto. Mio figlio ha 22 anni ormai, dopo aver passato e concluso tutta l’esperienza scolastica ora è felicemente inserito anche nel mondo del lavoro e lavora come aiuto cuoco in un hotel della mia città. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    L'omaggio oggi in Italia a tutte le vittime del lavoro per prevenire tante morti 'bianche'

    ◊   Pregare per le vittime degli incidenti sul lavoro in Italia nella Giornata odierna a loro dedicata. Lo chiede l’Anmil, l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro, che ha promosso una serie di manifestazioni. In Italia ogni giorno si verificano in media 2.500 incidenti, 3 persone perdono la vita e 27 rimangono invalide in modo permanente. Un fenomeno, dunque, molto grave a fronte del quale l’Anmil chiede anche una tutela legislativa più adeguata. Ma cosa si può fare per prevenire queste tragedie? Debora Donnini lo ha chiesto a Franco Bettoni, presidente dell’Anmil:

    R. – Promuovere una cultura della sicurezza partendo dal mondo della scuola.

     
    D. – Cosa devono fare i datori di lavoro per mettere maggiormente in sicurezza?

     
    R. – Rispettare le norme che vi sono, soprattutto cercare di andare a lottare contro chi non applica le regole, perché ci sono imprenditori che applicano le regole e imprenditori che non lo fanno, e far capire ai lavoratori che se non vi è sicurezza, è meglio non fare il lavoro perché sono loro, e poi le famiglie, che perdono qualcosa di molto importante: la vita umana o una parte di sé.

     
    D. – In Italia ci sono oltre 800 mila invalidi e quasi 130 mila orfani e vedove di invalidi sul lavoro. Come chiedete che cambi la legislazione?

     
    R. – Noi vogliamo sicuramente che la legislazione che c’è venga attuata, e sicuramente chiediamo che per una morte sul lavoro di un caro, la famiglia – i figli, la moglie – abbiano un risarcimento che consenta loro di vivere degnamente. Non 700-900 euro al mese, con cui non si può portare avanti una famiglia! Noi chiediamo una modifica di questo e chiediamo sicuramente che vi sia la tutela completa del disabile e della famiglia, anche per un nuovo inserimento nel lavoro, tema fondamentale quando avviene un infortunio: la cosa più grave, è il reinserimento di nuovo nella società, o il lavoro alla vedova o ai figli dei caduti sul lavoro.

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    Anno Sacerdotale: la testimonianza di padre Henry in Algeria

    ◊   Per la consueta rubrica domenicale dedicata all’Anno Sacerdotale oggi ascoltiamo la storia di una vocazione nata in terra musulmana. E’ quella di padre Jean Pierre Henry, algerino, infaticabile sacerdote 74enne che da anni si spende per i cattolici della diocesi di Algeri e coltiva un buon rapporto con i fedeli dell’islam. Un’esperienza, la sua, in una realtà a volte difficile ma dove la convivenza tra cristiani e musulmani consente una conoscenza più profonda dell’essere umano. Al microfono di Tiziana Campisi padre Henry racconta la sua vita in Algeria:

    R. – Sono nato ad Orano e l’idea di farmi sacerdote mi è venuta quando avevo 24 anni. Avevo paura di fronte a questa prospettiva, però mi sono affidato ad un padre gesuita che mi ha fatto aspettare un po’ e sei mesi dopo sono entrato nel seminario di Lione, poi ho fatto il servizio militare, quindi sono diventato sacerdote a 32 anni.

     
    D. – Che cosa ha significato per lei scegliere il sacerdozio?

     
    R. – Non so, sono stato affascinato da questa idea. All’inizio era terribile per me, ma poi, poco a poco, ci ho preso gusto e ora sono molto contento di essere sacerdote in un Paese musulmano, dove non incontro tanti cristiani. Io vivo a 40 km da Algeri e vado ogni giorno, da 10 anni, a lavorare ad Algeri, in curia.

     
    D. – Cosa caratterizza le sue giornate?

     
    R. – Mi dedico a questioni amministrative in curia, e devo dire che mi sono occupato anche di cose interessanti, perché sono stato incaricato dell’archivio storico della diocesi che risale al 1838. Quindi, ho avuto begli incontri, sia con i musulmani che con cristiani o studiosi, ad esempio della Sorbona di Parigi. E’ stata un’occasione che mi ha consentito di conoscere diverse persone. Parlare della vita della Chiesa dal XIX secolo fino ad oggi è stato anche un modo per fare pastorale e far capire alla gente cosa è il cristianesimo.

     
    D. – A quali attività si dedica in particolare?

     
    R. – Sono un tuttofare ed ho varie responsabilità. Sono economo della diocesi ed ho anche l’incarico di occuparmi di un gruppo di giovani musulmani che si riuniscono nella casa diocesana e sono guidati da animatori musulmani. Sono incaricato anche della formazione biblica. Poi raggiungo quei cristiani che vivono da soli; una suora, ad esempio che vive in Cabilia e ha un laboratorio di ricami, un diacono che vive in montagna, sempre in Cabilia. Verso Orano c’è una piccola città che si chiama Tenès, un porto, dove vado a fare visita a delle suore e a dire Messa. Quindi, sono sovente in viaggio.

     
    D. – Dal punto di vista umano che cosa le ha dato il sacerdozio in tutti questi anni?

     
    R. – Il sacerdozio non mi ha fatto vivere soltanto esperienze dal punto di vista umano. Penso che il rapporto con gli uomini di fede, anche musulmani, sia un’esperienza spirituale molto importante. Quindi, rendo grazie a Dio per quest’esperienza di servizio. La gente talvolta non capisce quello che faccio, ma a volte mi fa intravedere un’efficacia che non conoscevo fino ad oggi.

     
    D. – Lei è felice?

     
    R. – Sì, io sono felice. E’ difficile, ma interessante ciò che io faccio. Anche se ho 74 anni, sono contento di impegnarmi, di darmi così.

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    Chiesa e Società



    Da Danzica, messaggio conclusivo delle Giornate sociali cattoliche: mai più guerra e violenza

    ◊   La solidarietà è il futuro dell’Europa. Da Danzica, dove questa mattina si sono concluse le prime Giornate sociali cattoliche del continente, la convinzione profonda che ha guidato i lavori viene ora rilanciata alle singole Chiese e ai diversi Paesi partecipanti, ben 29, tramite il messaggio finale letto in uno dei luoghi più significativi della città polacca. Piove e fa freddo nel parco delle Tre Croci, che ricorda i caduti della II Guerra mondiale. Ma i 600 delegati sono tutti lì. Per riaffermare con la loro presenza, oltre che con le parole del messaggio, il “mai più” alla guerra e alla violenza. La solidarietà, tema di queste Giornate, è appunto il miglior antidoto a tutto questo. “Una solidarietà in tre direzioni”, come afferma il testo. “Tra le generazioni per promuovere e proteggere la famiglia fondata sul matrimonio, difendere la vita umana dal concepimento alla sua morte naturale e accogliere degnamente quanti sono nel bisogno, compresi gli immigrati”. E poi una solidarietà “tra i cittadini europei per mettere l’economia a servizio di tutti e proteggere i più vulnerabili, assumendo misure più efficaci per ridurre la povertà e l’esclusione sociale”. Infine una solidarietà “tra l’Europa e il resto del mondo”, in particolare con l’Africa, “per sviluppare ulteriormente le pratiche del commercio equo, sia a livello nazionale che europeo” e infine per “promuovere la pace e la giustizia, basata sul rispetto della dignità dell’uomo, sui diritti e in modo particolare la libertà religiosa”. “Tutti i cittadini europei che condividono queste prospettive – afferma ancora il messaggio – si impegnino personalmente per la loro realizzazione ed assumano anche le necessarie responsabilità politiche ai rispettivi livelli”. “Dobbiamo evitare di cedere allo scoraggiamento o ad un nuovo nichilismo – conclude il testo - Dobbiamo avere più fiducia nella capacità di ogni persona di contribuire a dare forma ad una Europa basata sui valori”: l’unica Europa possibile in futuro.(Da Danzica, Mimmo Muolo)

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    Decennale dell’enciclica “Fides et Ratio”: Convegno alla Pontificia Università Urbaniana

    ◊   "Il legame intimo tra la sapienza teologica e il sapere filosofico. Fede, Ragione e Missione". E’ questo il tema dell’odierno convegno organizzato dalla Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Urbaniana sulla ricezione della “Fides et Ratio” alla conclusione del X anno. L’11 novembre 1998, infatti il Santo Padre Giovanni Paolo II, accompagnato dall’allora cardinale Josef Ratzinger, presentò la lettera enciclica Fides et Ratio nella Pontificia Università Urbaniana. La scelta del luogo non era, evidentemente, casuale. L’Urbaniana è l’università della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. La missione evangelizzatrice è generata dalla fede ed il suo scopo è suscitare la fede; tuttavia la fede – come dice sant’Agostino – “se non viene pensata è nulla”; il messaggio evangelico è “logico” e risponde alla ricerca di “logos” presente in ogni persona umana ed in ogni popolo. Ratio e Fides dunque sono alla base dell’ evangelizzazione. Al termine del decennale dell’Enciclica, questo incontro non vuol essere un evento celebrativo, ma un tentativo di elaborare un vero e proprio “status quaestionis” sui rapporti tra fede e ragione nei diversi ambiti disciplinari e pastorali.Il convegno prevede due relazioni magistrali: una di taglio pastorale, del segretario della Congregazione per il Clero, arcivescovo Mauro Piacenza, sulla importanza della Fides et ratio nella formazione dei sacerdoti; l’altra di carattere dottrinale, del segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, arcivescovo Luis Ladaria sulla mutua implicanza tra filosofia e teologia. (C.S.)

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    Al via in 5 città italiane il “Religion Today FilmFestival”

    ◊   Un seminario di studio su “Dire Dio nel cinema” con la partecipazione di ospiti internazionali tra cui registi, esperti, docenti di varie fedi, cristiani, ebrei, musulmani: è l’annuncio che viene dall’Università Pontificia Salesiana di Roma che terrà questo incontro il 20 ottobre, durate la tappa romana del “Religion Today Filmfestival”. La manifestazione prenderà il via il 14 ottobre e toccherà le seguenti città: Trento, Bolzano, Bassano, Nomadelfia (Grosseto) e Roma. I film in proiezione sono 57, provenienti da 26 Paesi di tutti i continenti. La giornata all’Università Salesiana di Roma è concepita come “laboratorio di convivenza” e prevede che gli esperti delle varie religioni riflettano insieme, anche grazie alla visione delle pellicole, su come sia possibile rappresentare la fede oggi. Si svolgerà quindi l’assegnazione del “Premio Facoltà di Scienze della Comunicazione – Giovani e Comunicazione” la cui selezione dei vincitori sarà effettuata dagli studenti della facoltà. (C.S.)

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    Scelti dal Parlamento Ue i finalisti del Premio Sacharov 2009

    ◊   Izzeldin Abuelaish, ginecologo palestinese, che esercita la professione dai due lati della frontiera, in Israele e in Palestina e che ha perso tre figlie a causa del conflitto mediorientale; Dawit Isaak, giornalista e scrittore svedese di origini eritree, prigioniero politico dal 2001; Lyudmila Alexeyeva, Oleg Orlov e Sergei Kovalev, in rappresentanza di tutti gli attivisti dei diritti umani in Russia. Sono i tre finalisti del Premio Sacharov 2009. Il riconoscimento viene conferito ogni anno dal Parlamento europeo a persone oppure organizzazioni distintesi per la difesa dei diritti umani, la libertà di parola e la democrazia nel mondo. I finalisti sono stati scelti in una rosa di nomi definita dagli eurodeputati e dai gruppi politici presenti nell’emiciclo di Strasburgo. I prossimi passi del Premio prevedono il 22 ottobre la scelta del vincitore, che spetta alla conferenza dei capigruppo dell’Eurocamera; il 14 dicembre, a Strasburgo, una conferenza internazionale sui diritti umani; il 16 dicembre, infine, la premiazione avrà luogo nell’emiciclo del Parlamento europeo. (C.S.)

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    A Milano la seconda giornata delle associazioni per la Terra Santa

    ◊   Si svolgerà il 17 ottobre a Milano, la Seconda giornata delle associazioni per la Terra Santa sul tema “Volontari in Terra Santa, strumenti di pace”. Promosso dal Centro di Terra Santa, in collaborazione con le Edizioni Terra Santa, quest’anno il programma vede la partecipazione del Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, che terrà una relazione su “Strumenti di pace, il ruolo del volontariato nella terra di Gesù” e di Sami Basha, dell'Università cattolica di Betlemme. L’incontro vuole essere un’occasione per le associazioni e i gruppi missionari che aiutano la Terra Santa di confrontarsi, di porre domande ed esporre idee e progetti. Nel corso dei lavori verrà inaugurata la nuova libreria delle Edizioni Terra Santa, specializzata in pubblicazioni sulla Terra Santa e il francescanesimo. Chiuderà i lavori la Messa per la Terra Santa celebrata da padre Roberto Ferrari, provinciale dei Frati Minori di Lombardia. (C.S.)

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    A Manila contro la povertà, borse fabbricate con stracci e rifiuti

    ◊   Nella discarica di Payatas a Manila (Filippine) oltre 300 donne hanno trovato un’alternativa alla povertà fabbricando borse con materiali riciclati, tra cui stracci e bottiglie di plastica, grazie al progetto ecologico “Rags to Riches bags“ realizzato da alcuni ex studenti cattolici dell’Ateneo de Manila University. “Cerchiamo di aiutare queste donne, che sono senza lavoro – afferma Reese Fernandez, studentessa di 25 anni coinvolta nel progetto – esse badano tutto il giorno alla casa e ai figli. Ciò non consente loro alcun guadagno”. Payatas è un’enorme discarica situata nella periferia di Manila. Qui le baracche si confondono con i cumuli di spazzatura e l’unico sostentamento della popolazione è la vendita dei rifiuti riciclati. Il progetto nasce nel 2006, quando cinque giovani laureati decidono di creare, secondo un design innovativo, borse e altri oggetti realizzati con materiali di riciclo, coinvolgendo un gruppo di 20 donne del distretto. Il ricavo è all’inizio di un solo pesos (0,01 euro) a borsa. In soli tre anni il progetto riscuote però un grande successo. Oggi le borse sono vendute al prezzo di 500 pesos (7 euro) e le 300 donne impiegate non bastano a soddisfare il continuo aumento delle richieste. Il gesuita p. Bienvenido F. Nebres, rettore dell’università, afferma che “numerosi studenti e laureati dell’ateneo sono coinvolti in progetti che mirano allo sviluppo dei quartieri poveri della città”. Secondo il sacerdote queste iniziative, oltre al ruolo sociale, sono una grande opportunità di lavoro per i giovani, spesso costretti a emigrare una volta laureati. (C.S.)

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    India: la Chiesa in aiuto delle madri per sconfiggere la mortalità infantile

    ◊   "Nel Chhattisgarh e nei vicini Stati dell’est, 40mila bambini muoiono entro il primo anno di vita: 10 mila entro il primo giorno e 20 mila nella prima settimana”. Sono le cifre ufficiali che un funzionario del progetto governativo Integrated Child Development Services (ICDS) cita per descrivere le dimensioni del fenomeno della mortalità neonatale ed infantile in India. Per sconfiggere questa piaga nell’arcidiocesi di Ambikapur sono operativi 93 centri di prima assistenza per donne incinta e bambini da zero a cinque anni. “Offriamo il nostro servizio senza discriminazione di religione o di casta e badiamo solo a prenderci cura di loro”, spiega suor Puspha, cordinatrice del centro Raha (Raigarh-Ambikapur Health Association) ad AsiaNew.”. Le principali cause di morte neonatale in queste aree sono spesso legate alle pratiche tradizionali dei tribali che si mischiano con la superstizione. Le suore del Raha spiegano inoltre che nei villaggi i neonati non vengono allattati subito e le madri non nutrono i bambini per tre giorni dopo il parto; moltissime donne soffrono di malnutrizione e anemia durante la gravidanza per cui i bambini nascono sottopeso, con problemi di respirazione e spesso già affetti da polmonite e diarrea. Dunque l’associazione si preoccupa anche di insegnare alle madri i metodi elementari per accudire i neonati, dalle vaccinazioni e alle esigenze minime dell’igiene. L’opera delle suore è una sfida culturale oltre che sociale, che deve fare i conti con una realtà complessa e va oltre le semplici cure mediche. “In questi villaggi sperduti –conclude Suor Puspha - le nostre donne incinta non hanno tempo per venire con regolarità ai controlli, sono gravate dai lavori in casa e dai piccoli impieghi con cui portano a casa magri stipendi. Avere tempo per prendersi cura di loro stesse e della loro salute è un lusso”. (C.S.)

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    Ad Assisi un convegno su Vangelo e opere di carità

    ◊   Da lunedì circa 350 religiose, religiosi e laici si troveranno ad Assisi per riflettere sul valore delle loro opere di carità e delle loro attività sociali, come “strumenti di annuncio del Vangelo nelle comunità e nel territorio”. Rappresentano oltre 600 centri operativi di aiuto sociale gestiti da Congregazioni e Istituti religiosi di tutta Italia, e fino al 15 ottobre parteciperanno al “Il Vangelo nelle opere di carità e nelle attività sociali dei religiosi in Italia”. L’iniziativa, promossa dal Cism (Conferenza Italiana Superiori Maggiori), Usmi (Unione Superiore Maggiori d’Italia) e Firas (Federazione Italiana Religiosi per l’Assistenza Sociale), si prefigge - spiegano i promotori - di “aiutare i religiosi a passare dalle opere della ‘legge’ alle opere della ‘fede’; valutare l’incidenza effettiva delle opere sociali dei religiosi sulla società italiana”; lavorare in comunione, perché “insieme” e “in rete” è “la strada” del “futuro” dei religiosi in Italia; far emergere “nuovi e profetici stili di vita e di missione, accanto a studi di fattibilità, soluzioni pratiche da offrire agli istituti religiosi”. Aspetti “impegnativi”, ma “indispensabili per una carità creativa, quanto mai necessaria in questo periodo che ha visto gravi ripercussioni della crisi in atto sulla realtà socio-economica del nostro Paese e sulla vita di migliaia di famiglie”. (V.F.)

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    La devozione cinese a Santa Teresina, patrona delle missioni

    ◊   In Cina, nella parrocchia dedicata a Santa Teresina del Bambin Gesù, nella diocesi di Hang Zhou, l'apertura del mese missionario è coincisa con la festa della sua patrona e della patrona delle Missioni. E anche con l'ottantesimo anniversario della fondazione della parrocchia. Secondo quanto scritto dall'agenzia Fides, alla Messa solenne - concelebrata da sette sarcerdoti - hanno partecipato oltre 300 fedeli. Durante l’omelia, don Wu Jian Xin ha ripercorso la storia di Santa Teresa, invitando tutti a prenderla come esempio per la missione dell’evangelizzazione nella Cina di oggi, soprattutto in attesa della Giornata missionaria mondiale. “Imitandola - ha detto -, collaborando con la Grazia del Signore, dobbiamo essere buoni figli del Signore”. In Cina ci sono moltissime parrocchie intitolate alla Santa, ma anche tanti gruppi caritativi o missionari, centri di spiritualità e congregazioni religiose cinesi. Questo perché i cattolici cinesi sono particolarmente legati alla Santa Patrona delle Missioni, anche per la particolare attenzione e l’amore verso i cinesi che la Santa ha dimostrato durante la sua breve vita terrena. Una delle lettere del suo carteggio con padre Adolphe Roulland, missionario della Società per le Missioni estere di Parigi, è stata collocata nella tomba del missionario, sepolto in Cina nel cimitero della parrocchia di Shi Ma del distretto di Da Shi, nella diocesi di Chong Qing. Questa è la meta preferita dei pellegrini cinesi nel corso di tutto l'anno. Oggi, grazie all’interessamento di mons. Raymond Zambelli, allora rettore del Santuario di Lisieux, qui si trova anche una reliquia della Santa. Durante il pellegrinaggio mondiale delle reliquie di Santa Teresa del Bambin Gesù, le diocesi di Jiang Zhou, Fen Yang, Da Tong, Yan An, Hu He Hao Te e Wu Meng, nella Cina continentale, hanno potuto venerarle. La parrocchia di Yang Jia Pu, diocesi di Tai Yuan, dove sono sepolti ben 78 martiri cinesi, dopo il pellegrinaggio delle reliquie ha costruito tre statue di marmo bianco alte quasi due metri, dedicate rispettivamente al Sacro Cuore di Gesù, all’Immacolata Concezione e a Santa Teresa del Bambino Gesù. (V.F.)

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    In Australia niente cauzione per i giovani detenuti senza un posto dove stare

    ◊   In uno stato australiano, il Nuovo Galles del Sud, ci sono ragazzini che restano in carcere perché non riescono a pagarsi la cauzione. Ma anche perché una volta fuori non c'è nessuno ad aiutarli. Secondo la ricerca "Rilasciati su cauzione: giovani colpevoli e rilasciati nel Nsw”, della Commissione di Giustizia per i Giovani dello Stato del Nuovo Galles del Sud, circa il 10% dei giovani detenuti, in particolare le giovanissime dai 12 ai 14anni, decidono di rimanere in prigione perché non possono permettersi la cauzione, non hanno qualcuno che la paghi per loro o non sono supportati dai servizi sociali. Le condizioni di rilascio su cauzione, inoltre, non sono collegate alla gravità del reato e spesso sono contraddittorie e impraticabili. Insomma il sistema di detenzione dello Stato australiano costa molto ma dà pochi risultati per i giovani. “Detenere i giovani soltanto per motivi legati alla loro condizione sociale piuttosto che alla gravità del crimine commesso è una palese violazione dei diritti umani - ha commentato il rappresentante dei diritti per l’infanzia della diocesi di Sydney, padre Chris Riley -. Poiché non hanno un posto dove stare viene loro rifiutata la libertà provvisoria”. Attualmente sono più di 10 mila i giovani detenuti. Tutti i centri di detenzione giovanile sono pieni e alcuni finiscono nelle prigioni per adulti. “Questo - conclude padre Riley – avrà un impatto devastante sulla violenza in questo Stato come stiamo già sperimentando”. (V.F.)

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    In arrivo il rapporto della Caritas sulle famiglie italiane

    ◊   Come vivono le famiglie italiane in tempo di crisi? Qual è il ruolo della Chiesa nella lotta alla povertà? Di questo e altro si occuperà il IX Rapporto Caritas Italiana – Fondazione E. Zancan, pubblicato da Il Mulino e intitolato “Famiglie in salita”, che il 22 ottobre prossimo sarà presentato a Palazzo Valentini a Roma. Il Rapporto, anticipa la Sir, “si sofferma sui nuovi fenomeni di difficoltà economica che coinvolgono il nostro Paese, a partire dai recenti sviluppi della crisi economico-finanziaria che interessa gran parte dei Paesi a economia avanzata”. La prima parte, curata dalla Fondazione Zancan, affronta il tema della lotta alla povertà nei sistemi regionali di welfare e propone diversi ambiti e temi di riflessione, tra i quali la crisi economica, lo stato attuale degli investimenti e delle risposte a livello nazionale e locale. La seconda parte approfondisce invece il legame tra comunità ecclesiale e povertà: si tratta dei dati su quanti si sono rivolte ai Centri di ascolto Caritas e sui progetti “8xmille” promossi dalle Caritas diocesane fra il 2001 e il 2008. Il Rapporto approfondisce la siatuazione di 8 regioni in particolare: Lombardia, Veneto, Toscana, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia. Interverranno, tra gli altri, il direttore Caritas italiana, mons. Vittorio Nozza, il presidente Fondazione Zancan, mons. Giuseppe Pasini, Giovanni Sarpellon, docente dell'Università Ca' Foscari di Venezia. (V.F.)

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    Sud Corea: petizione dei vescovi per l’abolizione della pena di morte

    ◊   La Chiesa in Corea del Sud scende nuovamente in campo per l’abolizione della pena di morte. In questi giorni i vescovi hanno consegnato all’Assemblea Nazionale una petizione a sostegno di una nuova proposta di legge in questo senso firmata da una cinquantina di parlamentari dell’opposizione. L’appello, preparato dalla Sottocommissione episcopale per l’abolizione della pena capitale, è stato sottoscritto da più di 100mila cattolici. Alla base dell’iniziativa, ha spiegato alla stampa il sottosegretario della Conferenza episcopale padre John Bosco Byeon Seung-sik, vi è “il principio universale del rispetto della vita e dei diritti umani”. La pena di morte è ancora in vigore in Sud Corea, ma non viene applicata da più di dieci anni, per cui il Paese è attualmente considerato come uno Stato abolizionista “di fatto”. L’ultima esecuzione è avvenuta nel 1997, quando furono giustiziati 23 condannati. In questi anni non sono mancati tentativi per abolirla definitivamente dall’ordinamento del Paese, ma il governo e il partito di maggioranza si sono sempre opposti, forti anche del sostegno dell’opinione pubblica: la maggior parte dei coreani, - il 64 % secondo una recente indagine del Ministero della Giustizia - continua infatti ad essere favorevole alla pena di morte. Anche la nuova proposta non ha quindi molte probabilità di successo. Tuttavia, ha detto padre Seung-sik, c’è ancora la speranza che il vento possa cambiare anche in Corea, come sta cambiando nel resto del mondo. Il Segretario generale della Commissione episcopale per i Diritti Umani, Kim Duck–jin, ha sottolineato, da parte sua, che “l’abolizione della pena capitale non dovrebbe essere condizionata dagli interessi di partito, perché si tratta di una questione che tocca la vita e i diritti umani”. Attualmente sono 58 i condannati a morte detenuti nelle carceri sud-coreane. La Chiesa coreana è da molti anni attivamente impegnata per l’abolizione della pena capitale. A guidare questa battaglia è stato per molti anni il compianto cardinale Stephen Kim Sou-hwan, scomparso il 16 febbraio di quest’anno. (L.Z.)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: liberati 40 ostaggi dei talebani in un blitz delle forze armate; 19 i morti

    ◊   Sono circa 40 gli ostaggi dei talebani liberati dai soldati pachistani in un edificio militare a Rawalpindi, vicino Islamabad. Lo rende noto il portavoce delle forze armate, il generale Abbas. "Gli ostaggi - riferisce - erano in una stanza con un terrorista che indossava un giubbotto esplosivo, ma i commando hanno agito celermente e lo hanno abbattuto prima che potesse azionare il congegno". Il bilancio finale è di almeno 19 morti. Fra questi si contano tre ostaggi, otto militari e otto talebani. Per Abbas: "L'intera area è stata ripulita, non ci sono più terroristi all'interno".

    Iraq
    Tre autobombe sono esplose oggi a Ramadi, capitale della provincia occidentale di Anbar, e hanno causato almeno 16 morti e una sessantina di feriti. Lo riferiscono funzionari locali. Le esplosioni si sono verificate a poca distanza dal palazzo del governo provinciale, nel quale si stava svolgendo una riunione.

    Iran
    Le autorità iraniane hanno reso note le prime tre condanne a morte emesse dalla Corte rivoluzionaria di Teheran nei confronti di persone accusate di avere organizzato o partecipato alle manifestazioni della scorsa estate contro la rielezione alla presidenza di Ahmadinejad. I primi due imputati sono stati riconosciuti colpevoli di legami con un'organizzazione monarchica e il terzo con i Mujaheddin del Popolo, la più importante struttura di opposizione armata. Le condanne non sono ancora esecutive, perchè gli imputati potranno fare ricorso in appello. E oggi a Teheran è stato impiccato un giovane iraniano condannato a morte per un omicidio commesso quando aveva 17 anni. Il ragazzo era recluso da quattro anni e sono stati vani gli appelli dell'Unione europea e di Amnesty International affinché gli fosse risparmiata la vita. Secondo i legali del giovane, altri sette condannati per omicidi commessi da minorenni dovrebbero essere impiccati in tempi brevi.

    Iran, questione nucleare
    Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, da Londra lancia un nuovo avvertimento al regime iraniano. Il mondo "non aspetterà all'infinto", ha detto il capo della diplomazia americana sulla questione nucleare. Teheran ha ribadito che se non si troverà un accordo con la comunità internazionale arricchirà autonomamente l'uranio che serve ad alimentare un reattore nucleare.

    Afghanistan
    Nelle elezioni presidenziali afghane del 20 agosto scorso sono state rilevate “frodi considerevoli”. Lo ha detto oggi a Kabul il rappresentante speciale dell'Onu nel Paese, Kai Eide. Intanto è giunto oggi in Afghanistan il Ministro degli Esteri giapponese Katsuya Okada, per una visita a sorpresa. Okada, primo esponente del governo del nuovo premier Yukio Hatoyama a recarsi nel Paese, si sposterà in giornata in Pakistan, dove rimarrà fino a domani. Nel Paese continuano gli scontri: forze congiunte americane e afgane hanno attaccato un insediamento di Al Qaida ed hanno ucciso decine di militanti. Lo scontro è scoppiato nell'area nella provincia di Konar. Mentre nell'Afghanistan occidentale un soldato americano della Nato è rimasto ucciso ieri nell'esplosione di un ordigno artigianale.

    Accordo Turchia-Armenia
    Turchia e Armenia hanno firmato ieri sera a Zurigo uno storico accordo di normalizzazione che dovrà porre fine a quasi un secolo di ostilità tra i due Paesi. La cerimonia della firma si è svolta con oltre quattro ore di ritardo sull'ora fissata a causa di difficoltà tra la delegazione degli Stati Uniti e quella armena. La Commissione europea ha accolto con favore la firma del protocollo, sottolineando che si tratta di un “passo coraggioso” verso la pace. L'Azerbaigian, invece, ha condannato l'accordo di normalizzazione ed ha ammonito su una possibile instabilità nel Caucaso meridionale.

    Medio Oriente
    La polizia israeliana oggi ha autorizzato la riapertura della Spianata delle moschee. I musulmani hanno libero accesso mentre per i turisti sono stati ripristinati i normali orari di visita. La concessione sarebbe stata ottenuta dai diplomatici giordani. La settimana scorsa, per non alimentare nuove tensioni, la polizia israeliana ha tassativamente vietato agli ebrei di entrare nella Spianata, dove fino al 70 d.C. sorgeva il Tempio di Gerusalemme.

    Russia
    Urne aperte oggi in diverse regioni della Russia, tra cui anche la zona di Mosca, la Cecenia e l'Ignuscezia per le elezioni amministrative. Più di 75 mila poliziotti stanno garantendo la sicurezza presso i seggi nelle 76 regioni in cui si vota. Trenta milioni di russi sono chiamati a votare.

    Stati Uniti
    Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha rivolto un appello ai legislatori affinché sostengano uniti la riforma della Sanità. Obama, nel consueto discorso del sabato, ha definito la riforma una "pietra miliare". "L'approccio che sta emergendo comprende le idee migliori sia da parte dei repubblicani che dei democratici", ha sostenuto. Ora la riforma è allo studio al Senato. La valutazione, ritenuta cruciale per l'iter del testo, è attesa per martedì.

    Cambogia
    E' affondato un traghetto fluviale lungo il corso di un affluente del fiume Mekong in Cambogia. Le vittime, fino a ora, sono 17, tra cui 14 donne e due bambini. Secondo le prime ricostruzioni l'incidente sarebbe stato causato dal sovraccarico del mezzo. Un responsabile della polizia cambogiana, ha dichiarato che il traghetto trasportava 30 persone, dirette a una cerimonia buddista. Tredici passeggeri sono stati salvati.

    Germania
    La Germania fa marcia indietro sulla richiesta di un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell'Onu. Secondo il settimanale Der Spiegel, il futuro governo di coalizione si batterà affinché il seggio sia assegnato all'Unione europea. I cristianodemocratici della Merkel e i liberali di Westerwelle avrebbero già raggiunto un accordo in questo senso, allineandosi alla posizione da tempo sostenuta dall'Italia. I precedenti governi tedeschi avevano lavorato per anni per tentare di ottenere un seggio permanente per Berlino.

    Olanda
    Venti attivisti di Greenpeace sono stati arrestati ieri dalla polizia olandese. Hanno impedito a tre navi, di cui una con un carico di carbone, di attraccare a Rotterdam, stendendo un cavo in mare aperto per ostacolare l'accesso al porto. Invitati a sospendere la protesta, gli attivisti hanno rifiutato e sono stati arrestati. L'azione aveva l'obiettivo di convincere il premier olandese Jan Peter Balkenende a prendere una posizione decisa contro l'impiego del carbone per la produzione di energia alla Conferenza sui mutamenti climatici di Copenaghen a dicembre.

    Inghilterra
    Sono 48 le persone fermate al termine di due manifestazioni tenutesi nel pomeriggio a Manchester. Hanno sfilato per le vie del centro due cortei, separati dalla polizia: da una parte la destra xenofoba della Lega di difesa inglese contro l'islam radicale, dall'altra la contro-manifestazione del movimento Uniti contro il fascismo. Schermaglie sono avvenute nei pressi di Piccadilly Gardens.

    Spazio: tornato sulla terra il turista-clown
    E' rientrata a terra la capsula Soyuz russa con a bordo il turista spaziale canadese Guy Lalibertè, patron del Cirque du Soleil, un astronauta russo e uno americano. Lalibertè era partito il 30 settembre e nei giorni scorsi aveva condotto uno spettacolo dalla Stazione spaziale internazionale (Iss), in collegamento con 14 città del mondo, per attirare l'attenzione sul problema della scarsità d'acqua nel mondo. (Panoramica internazionale a cura di Virginia Volpe)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 284
     
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