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Sommario del 10/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il messaggio del Papa ai funerali delle vittime del nubifragio di Messina
  • Africa, Medio Oriente e crisi economica tra i temi forti nelle udienze del Papa ai reali del Belgio e al premier francese
  • Benedetto XVI proclama cinque nuovi Santi tra cui l’apostolo dei lebbrosi Damiano de Veuster: il messaggio di Obama
  • Sinodo per l'Africa: chiusa la prima settimana di lavori. Intervista con l'arcivescovo di Addis Abeba
  • Dignità dell’Africa dimenticata: l’editoriale di padre Lombardi
  • Nomine
  • Mons. Follo all'Unesco: la cultura sia legata alla verità
  • Lettera di Mons. Zimowski per l’Anno Sacerdotale: accanto al malato, il sacerdote rappresenta Cristo che soffre con noi
  • Il Cenacolo di Leonardo in Vaticano protagonista dei Venerdì di Propaganda
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Accordo storico tra Turchia e Armenia per l'avvio di relazioni diplomatiche
  • Giornata per l'abolizione della pena di morte
  • Torna nelle piazze italiane l'iniziativa "Una Mela per la Vita" per combattere la sclerosi multipla
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Messaggio di Benedetto XVI alla Caritas di Roma per i 30 anni di attività
  • Da Danzica un messaggio al Papa sul tema della solidarietà
  • Migliora la situazione nelle Filippine dopo le alluvioni
  • Giornata Mondiale della Salute mentale
  • Uruguay: lettera del cardinale Antonelli per la “Settimana della famiglia”
  • Lettera pastorale dei vescovi spagnoli per la canonizzazione di frate Rafael
  • Terminato a Cuba l’Incontro nazionale dei delegati per la pastorale diocesana
  • La missione della Chiesa argentina al centro della Settimana sociale
  • India: vigilia del Congresso Missionario chiamato a rilanciare l'evangelizzazione
  • Austria: il cardinale Schönborn invoca più coraggio nell'annuncio del Vangelo
  • Il cardinale Dziwisz in visita all’arcidiocesi di Ancona-Osimo
  • Congresso mondiale di Signis sui diritti dei bambini nel campo della comunicazione
  • Lunedì ad Assisi il meeting dei religiosi per rilanciare le attività sociali
  • Congresso a Roma sul "Volto di Cristo" nei testimoni del nostro tempo
  • Nuovo libro sull'opera di Pio XII in favore degli ebrei
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: nuovi attentati dei talebani
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il messaggio del Papa ai funerali delle vittime del nubifragio di Messina

    ◊   Grande partecipazione stamani nel Duomo di Messina ai funerali delle vittime del nubifragio che ha colpito la città la scorsa settimana. Il Papa si è unito al dolore delle popolazioni coinvolte, esprimendo in un messaggio la sua “intensa e affettuosa vicinanza, insieme al vivo auspicio di un comune e generoso impegno per superare difficoltà e sofferenze causate dal tragico evento”. Da Messina il servizio di Patrizia Casale:

    C’è il sole, ma oggi è un giorno triste per Messina. Dentro il Duomo le bare delle vittime dell’alluvione: sono 21. Alcune esequie si sono già tenute. Sono avvolte nel tricolore come in Abruzzo, perché questa è una tragedia nazionale. Una, quella di una donna straniera, con la bandiera romena. Su quella della piccola Ilaria De Luca, palloncini bianchi. Forte, dentro e fuori il Duomo, la commozione dei messinesi e quella di altri cittadini venuti dalla Calabria ed anche dall’Aquila per rendere omaggio ad una comunità colpita da un dolore troppo grande. In prima fila il premier Berlusconi, il presidente del Senato Schifani, i ministri siciliani Alfano e Prestigiacomo, il capo della Protezione Civile, Bertolaso. In apertura, è stato letto il messaggio del Pontefice, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone: il Papa ha espresso la sua intensa e affettuosa vicinanza invocando "dal Signore eterna pace e vita senza fine per i defunti" ed esortando quanti sono nel dolore ad affidarsi alla Vergine Santa. Poi, sono stati ricordati i nomi delle vittime uno per uno, scanditi dagli applausi. Fortissimo quello per Simone Neri, il giovane morto dopo aver salvato otto persone e a cui sarà conferita la medaglia d’oro al valore civile. Applausi anche per i dispersi. Durante l’omelia il vescovo di Messina, mons. Calogero La Piana, ha accostato la sofferenza delle vittime e dei loro familiari a quella di Cristo morente sulla Croce, la cui anima si affida a Dio:

    “Sul legno della Croce ha chiesto al Padre il perché di tanto dolore, di tanto abbandono, e di così grande ingiustizia che si abbatteva su di Lui: 'Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?' ... grido intenso di dolore ed atto di abbandono fiducioso al Padre. Sulla Croce, mentre avverte vicina la morte, un secondo grido risuona, ancora più forte e più intenso del primo, sulla bocca di Gesù: 'Nelle tue mani, o Padre, consegno il mio spirito'. E’ il grido della speranza, della sua ferma fiducia nel riconoscersi Figlio prediletto dal Padre, da Lui amato ed accolto”.

    Mons. La Piana ha poi esortato le autorità a restituire alla gente sicurezza e serenità:

    “Ci sentiamo profondamente ed intimamente uniti con quanti sono stati direttamente coinvolti nella tragedia di questi giorni, solidali con le loro sofferenze e le loro ansie, ma anche con le loro speranze e la loro volontà di ricominciare, ed uniamo la nostra voce alla loro per invocare aiuto, sostegno e vicinanza delle istituzioni ... Ciò che non riusciamo a tollerare è il reiterato tentativo di strumentalizzare per l’ennesima volta il dramma di questa nostra terra e di questa nostra amata gente”.
     
    Al termine delle esequie, applausi scroscianti all’uscita delle bare e tanta compostezza. Migliaia di persone in silenzio hanno atteso i feretri. Ora però bisogna dare corpo alla speranza, ridare una casa a chi l’ha perduta, ridare dignità a chi non ha più nulla.

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    Africa, Medio Oriente e crisi economica tra i temi forti nelle udienze del Papa ai reali del Belgio e al premier francese

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto, stamani, in udienza in Vaticano il re Alberto II del Belgio e la regina Paola, e successivamente il primo ministro di Francia François Fillon con la consorte. I reali belgi e il premier francese saranno presenti, domani, alla cerimonia di canonizzazione in Piazza San Pietro.

    Nel corso del colloquio con il re del Belgio, informa un comunicato della Sala Stampa vaticana, “sono state affrontate questioni concernenti l’Africa e la politica internazionale, il rispetto dei diritti umani e lo sviluppo dei popoli”. Richiamando la storia della Chiesa in Belgio, “ci si è poi soffermati sull’importanza della canonizzazione del Beato Damiaan Jozef de Veuster e sulla sua esemplarità per il Belgio e per tutto il mondo”.

    Nel corso dell'incontro con il premier francese François Fillon, riferisce una nota della Sala Stampa, “dopo aver ricordato il viaggio del Papa a Parigi e a Lourdes e l’importanza della canonizzazione della Beata Jeanne Jugan, sono stati passati in rassegna alcuni temi di comune interesse riguardanti i rapporti bilaterali, con l’intento di proseguire sulla buona via del dialogo e della collaborazione tra la Santa Sede e la Repubblica francese”. Tra il Papa e Fillon vi è stato anche uno “scambio di vedute” sulla “situazione in Medio Oriente e in alcuni Paesi africani con riferimento al Sinodo per l’Africa” e sul dialogo interreligioso e i cambiamenti climatici. Infine, conclude la nota, “si è rilevato l’influsso positivo dell’Enciclica Caritas in Veritate in relazione alla crisi economica mondiale e alle nuove regole da fissare per il buon andamento dell’economia, specialmente nei confronti dei Paesi più poveri”.

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    Benedetto XVI proclama cinque nuovi Santi tra cui l’apostolo dei lebbrosi Damiano de Veuster: il messaggio di Obama

    ◊   Questa domenica la Chiesa avrà cinque nuovi Santi: li proclamerà il Papa nella Messa solenne da lui presieduta in Piazza San Pietro a partire dalle 10.00. I cinque nuovi Santi sono: Zygmunt Szczęsny Feliński, vescovo, fondatore della Congregazione delle Suore Francescane della Famiglia di Maria; Francisco Coll y Guitart, sacerdote dell’Ordine dei Frati Predicatori, fondatore della Congregazione delle Suore Domenicane dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria; Rafael Arnáiz Barón, religioso dell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza; Marie de la Croix Jugan, vergine, fondatrice della Congregazione delle Piccole Sorelle dei Poveri. Tra i nuovi Santi figura anche padre Josef Daamian de Veuster, sacerdote della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria e dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento dell’Altare, vissuto nel XIX secolo, apostolo dei lebbrosi. Su questa luminosa figura, Roberto Piermarini ha chiesto una riflessione all’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi:

    R. - La sua è una vera e propria epopea di civiltà evangelica. Partito come missionario, questo sacerdote belga ebbe dai suoi superiori la missione nelle isole Hawaii. Qui si offrì volontario per andare tra i lebbrosi del’isola di Molokai. Allora i malati di lebbra erano totalmente ripudiati dalla società e vivevano confinati in una zona segregata dell’isola. II padre Damiano non si perse d’animo e iniziò subito la sua missione lavando, medicando, consolando e seppellendo i morti. Trattava i malati come suoi fratelli. Costruì per loro casette accoglienti, incanalò l’acqua potabile dalle vicine montagne, edificò due ospedali e due orfanotrofi, insegnò a coltivare la terra. La sua straordinaria carità fece moltiplicare le conversioni. Nella predicazione diceva con semplicità: “Noi lebbrosi”. E i malati presero a considerarlo come uno di loro.

     
    D. - Padre Damiano restò accanto ai suoi fratelli lebbrosi, fino alla morte…

     
    R. – Sì. Dopo undici anni di convivenza con i malati, padre Damiano scoprì di essere anche lui lebbroso. Fu questo un momento che lo avvicinò ancor più ai suoi fratelli sfortunati. Intensificò la sua pietà eucaristica con la celebrazione della santa Messa, dei Sacramenti, con la predicazione, con la visita agli ammalati. Si spense il 15 aprile 1889, a 49 anni. Sul letto di morte compì il suo ultimo gesto di carità. Pregò il suo medico curante di lasciarlo e di andare a prendersi cura di un’anziana malata. I 1.166 lebbrosi di Molokai lo piansero come padre e come fratello buono.

     
    D. - La sua figura ha ancora un significato per noi oggi?

     
    R. - Padre Damiano, imitando Gesù nel suo atteggiamento di accoglienza e di guarigione dei lebbrosi, è modello dei missionari cristiani, ma è anche un grande benefattore dell’umanità. In lui l’amore di Dio era accompagnato dalla pratica della carità verso i lebbrosi, che appartengono ancora all’umanità più emarginata della nostra società.

     
    D. – Un’altra grande figura della carità evangelica che viene canonizzata domani è la suora francese, Maria della Croce…
     
    R. - Maria della Croce, al secolo Jeanne Jugan (1792-1879), è un’autentica Madre Teresa di Calcutta ante litteram. Era denominata, ancora in vita, la madre dei poveri. Sin da giovane accoglieva e serviva gli anziani poveri e abbandonati. Con l’aiuto di altre giovani fondò la Congregazione delle Piccole Suore dei Poveri e prese il nome di Suor Maria della Croce. Nel 1845 l’Accademia di Francia la insignì del premio Montyon, destinato a un francese autore dell'azione più virtuosa. La sua opera benefica si diffuse prodigiosamente dentro e fuori Europa. Morì a 87 anni a La Tour Saint-Joseph, lasciando una congregazione fiorente con ben 2.200 religiose.

     
    D. – Dalla Francia alla Polonia, che festeggia la Canonizzazione del vescovo Felinski…
     
    R. - II polacco Sigismondo Felix Felinski (1822-1895), di famiglia nobile, a quattordici anni si impegnò con voto di castità davanti all’immagine dell’Annunciazione. Ordinato sacerdote fondò un rifugio per i poveri e la Congregazione della Famiglia di Maria. Pio IX lo nominò nel 1862 arcivescovo metropolita di Varsavia. La capitale polacca viveva un momento tragico. Da quattro mesi tutte le chiese erano state chiuse dalle autorità russe. Seguendo le direttive della Santa Sede, il nuovo presule riconsacrò la cattedrale e fece riaprire tutte le chiese con la celebrazione delle quarant’ore e l’esposizione del Santissimo Sacramento. Nei sedici mesi in cui resse la diocesi, si dedicò alla rinascita religiosa e morale della nazione. Soprattutto rafforzò la comunione dell’episcopato polacco con il Sommo Pontefice. Con coraggio si dedicò alla difesa della libertà della Chiesa di fronte al governo russo. Per questo il 14 giugno 1863 fu deportato in Russia ed esiliato a Jaroslavl sul Volga. Mons. Felinski è un grande esponente della santità cattolica in Polonia, sua patria amatissima. Morì in concetto di santità a Cracovia, dove si trovava di passaggio, l’11 settembre 1895.

     
    D. - Gli altri due nuovi Santi sono spagnoli, due religiosi. Può parlarci di queste figure?

     
    R. - II primo, Francisco Coll y Guitart (1812-1875) è un domenicano, fondatore delle Suore Domenicane dell’Annunciazione. Vivendo in un periodo molto critico per la Chiesa cattolica in Spagna si diede alla predicazione e alla diffusione della pratica del Santo Rosario. Fondò una congregazione di suore con lo scopo di occuparsi delle bambine bisognose, dando loro istruzione e possibilità di seguire la loro vocazione. L’altro Santo spagnolo, Rafael Arnaiz Baron (1911-1938), è un frate oblato dell’Ordine cistercense della stretta osservanza. Amante dell’arte, si iscrisse alla Scuola Superiore di Architettura. Avendo visitato la Trappa di San Isidro de Duenas fu attratto dalla vita monastica e chiese di esservi ammesso. Così a 22 anni si ritira in monastero. Morì di coma diabetico all’età di 27 anni il 26 aprile 1938. Fra Rafael lascia il ricordo vivo di un eroismo umile e sorridente. Fu il giovane ricco e dotato, che, affascinato dalla Croce di Gesù, sacrifica se stesso per la redenzione del mondo, guidato e sorretto da Maria.

     
    D. – Quale messaggio possiamo ricevere da questi nuovi Santi?

     
    R. - Cinque Santi, cinque figure di esistenza cristiana esemplare, fatta di amore a Gesù, di preghiera e di opere di carità. Sono altrettanti inviti a tutti i battezzati a trafficare i talenti di bontà e di carità per immettere nella famiglia umana una cultura non di odio e di divisione, ma di misericordia, di concordia e di pace.

     
    Grande apprezzamento per la figura di Damiano de Veuster viene espressa oggi dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. In un comunicato, il neopremio Nobel per la Pace, che è nato ad Honolulu, ricorda le tante storie apprese in gioventù sull’instancabile impegno di padre Damiano per i lebbrosi delle Hawaii. “Padre Damiano – si legge nella nota della Casa Bianca – ha sfidato gli effetti stigmatizzanti della malattia, dando voce a chi non ha voce fino a sacrificare la propria vita per dare dignità a molte persone”. Nel nostro tempo, prosegue Obama, di fronte a milioni di malati, specialmente vittime dell’Aids, bisogna seguire l’esempio di padre Damiano per “rispondere alla richiesta urgente di prendersi cura dei malati”. Il presidente americano “offre le sue preghiere nel momento in cui persone di tutte le fedi si uniscono al Santo Padre e a milioni di cattolici in tutto il mondo nel celebrare la straordinaria vita e testimonianza di padre Damiano”.

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    Sinodo per l'Africa: chiusa la prima settimana di lavori. Intervista con l'arcivescovo di Addis Abeba

    ◊   Stamani con la decima Congregazione generale, nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria di San Daniele Comboni, evangelizzatore e protettore del continente africano, si è chiusa la prima settimana di lavori del secondo Sinodo dei Vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano sui temi della riconciliazione, la giustizia e la pace. Oggi pomeriggio, alle 18.00, i Padri Sinodali si sposteranno in Aula Paolo VI per assistere alla Preghiera del Rosario “con l’Africa e per l’Africa”, guidata da Benedetto XVI, insieme agli universitari degli Atenei romani. Collegati via satellite ci saranno anche i giovani studenti di nove Paesi africani: Egitto, Kenya, Sudan, Madagascar, Sud Africa, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Mozambico e Burkina Faso. Durante i lavori sinodali di questa mattina, intanto, si è riflettuto sul ruolo primario della famiglia come strumento di pace, sulla difesa delle donne e sulla tutela degli immigrati. La cronaca nel servizio di Isabella Piro:

    Se educhiamo un uomo, educhiamo un individuo, ma se educhiamo una donna, educhiamo una famiglia e, attraverso di essa, un’intera nazione. Questa riflessione ha sintetizzato al meglio l’importanza che il Sinodo dei Vescovi ha riservato, durante i lavori odierni, alla difesa della famiglia e delle donne. Perché è da esse che inizia il processo di pace. Nel nucleo familiare, inteso come “Chiesa domestica”, infatti, si nutrono e si condividono i valori spirituali necessari alla riconciliazione. No, quindi, alle violenze sulle donne, no alla poligamia, no alla terribile usanza di sacrificare il figlio primogenito. Sì, invece, ad una maggiore diffusione della “Carta dei diritti della famiglia” perché diventi il cardine dei dibattiti democratici; e sì anche ad una catechesi familiare continua e ad organi diocesani speciali che siano in costante dialogo con le autorità civili, per assicurare che le necessità della famiglia siano rispettate.

     
    L’Aula del Sinodo ha guardato, poi, agli immigrati africani, presenti in molti Paesi dell’Occidente e si è appellata perché non vengano mai negati loro i diritti e l’assistenza, come invece avviene frequentemente. Allo stesso tempo, i Padri Sinodali ribadiscono: non saranno le barriere politiche a fermare le migrazioni clandestine, ma la riduzione effettiva della povertà attraverso lo sviluppo economico e sociale dell’Africa.

     
    Tra gli altri temi salienti, la necessità di una riflessione sui matrimoni misti, l’invito rivolto ai fedeli laici ad essere attivi nella vita politica, senza dimenticare i valori cristiani, e l’appello per l’abolizione della pena di morte in tutta l’Africa.

     
    Poi, alcuni suggerimenti: pensare ad un nuovo rito di esorcismo, basato sul vecchio, per combattere la stregoneria molto diffusa in Africa; puntare al microcredito per aiutare i poveri e proteggere l’ecosistema per conseguire la pace.

     
    Ieri pomeriggio, invece, i Padri Sinodali hanno riflettuto sul ruolo dei rappresentanti pontifici che, si è detto, danno voce al Papa nella difesa della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali. Centrale anche l’auspicio che si possa cancellare il debito estero dell’Africa e che si giunga alla creazione di un osservatorio permanente per la prevenzione dei conflitti. Particolare, inoltre, il suggerimento di pensare ad una pastorale nomade per tutti gli africani non stanziali.

     
    Ma a dominare il pomeriggio di ieri è stato l’intervento di Rudolf Adada, già capo dell’Unamid, la missione di pace nel Darfur istituita nel 2007 congiuntamente dall’Onu e dall’Unione Africana. In veste di Invitato Speciale al Sinodo e alla presenza del Papa, Adada ha ricordato che con 200mila militari, 6mila poliziotti e altrettanti civili, l’Unamid è la missione di pace più grande del mondo. Ma non basta, perché il conflitto nella regione sudanese occidentale del Darfur, che va avanti da sei anni, non vede all’orizzonte un accordo di pace e questa missione di peacekeeping, in realtà, non ha pace da mantenere:

     
    "Aujourd’hui, en termes purement numériques, nous pouvons dire…"
    Certo, ha ribadito Adada, dopo il periodo critico del 2004, oggi si può dire che il conflitto del Darfur è di bassa intensità, ma solo in termini numerici, perché esso non è affatto concluso. Serve un accordo di pace, allora, che sia inclusivo e comprenda tutta la società civile.

    "Il n’y a pas de solution militaire au problème du Darfour…"
    Non c’è soluzione militare per il Darfur, ha aggiunto Adada, ma occorre un accordo politico. Nel suo intervento, Adada si è soffermato anche sul mandato di arresto spiccato dalla Corte penale internazionale contro il presidente del Sudan, Omar al-Bashir e, a titolo strettamente personale, ha parlato della creazione di una situazione di stallo: chi vorrebbe negoziare con un presidente che finirà arrestato?

     
    Infine, l’Invitato Speciale al Sinodo ha chiesto un rafforzamento dell’Unamid e ha ribadito:

     
    "L’Église a un rôle majeur à jouer dans un Soudan…"
    La Chiesa è una forza di pace ed ha un ruolo preminente da svolgere nel Sudan, Paese cerniera tra due mondi, l’Africa e il mondo arabo.

     
    Dal Sinodo è partita intanto la proposta di nominare un rappresentante permanente della Santa Sede presso l’Unione Africana che partecipi alle riunioni e possa mantenere un contatto personale con i membri di questa istituzione. L’iniziativa è stata presentata dall’arcivescovo di Addis Abeba e presidente della Conferenza episcopale etiopica, mons. Berhaneyesus Demerew Souraphiel. Nel suo intervento il presule ha anche esortato il Sinodo a studiare le cause alla base del traffico di esseri umani e delle migrazioni. “La vita degli africani è sacra e non priva di valore come invece sembra essere vista da molti media”, ha detto mons Souraphiel. Paolo Ondarza lo ha intervistato a partire dalla proposta di un rappresentante della Santa Sede all’Unione Africana:

    R. – Questo sarebbe molto importante, perché la Chiesa universale ha una voce forte. Grazie a Dio, la voce del Papa e della Santa Sede ha un valore grande. Così, se la Santa Sede avesse un nunzio all’Unione Africana, la voce della Chiesa africana potrebbe essere sentita meglio.

     
    D. – E questo lei crede sarebbe accolto bene anche da quei Paesi a maggioranza musulmana?

     
    R. – Penso di sì, perché in molti casi i musulmani considerano la posizione cattolica, come per esempio per quanto riguarda il rispetto della vita. Noi educhiamo tanti musulmani, nelle nostre scuole e per questo loro sanno che noi svolgiamo questo lavoro senza forzare i musulmani a diventare cattolici; invece, diciamo loro che devono studiare per diventare voce per il loro popolo. Ma a livello dell’Unione Africana, più della metà dei membri sono cattolici! Ecco perché penso che questo nunzio possa anche aiutarli a prendere posizione secondo gli insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa.

     
    D. – Lei ha invitato a studiare le cause che sono alla base del traffico di esseri umani …

     
    R. – Io penso che questa situazione sia molto, molto seria per quanto riguarda la tratta delle donne e dei minori. Dal Sinodo deve uscire una forte presa di posizione su questo!

     
    D. – Lei crede che una delle cause della tratta risieda in Africa?

     
    R. – Sì: deve esistere una sorta di “accordo” internazionale, perché le persone non arrivano facilmente in Europa! Ci sono persone che hanno già pronti i visti d’ingresso: chi organizza tutto questo? Dopo gli armamenti e la droga, la tratta degli esseri umani è ora un business internazionale!

     
    D. – Mons. Souraphiel, mi volevo soffermare sulla situazione nel suo Paese, in particolare per quanto riguarda la vita della Chiesa, la condizione dei cristiani …

     
    R. – La Chiesa cattolica non è molto diffusa, in Etiopia, conta solo l’un per cento della popolazione. Lei sa che ha parlato, qui, il Patriarca Abuna Paulos della Chiesa ortodossa etiopica: loro rappresentano più del 45% della popolazione, per oltre 40 milioni di cristiani ortodossi in Etiopia. In Etiopia, i cristiani vogliono rimanere nel loro Paese …

     
    D. – Lei ha detto che la povertà è una piaga per l’Etiopia …

     
    R. – Devo dire che molte donne emigrano verso il Medio Oriente: perché vanno lì? Perché in Africa non c’è lavoro. Ma per andare lì, prima di tutto devono cambiare il loro nome cristiano in un nome musulmano, devono vestire come i musulmani … Posso dire che per la prima volta, in Etiopia, la povertà sta costringendo le persone a rinnegare la loro eredità cristiana. Quindi, emigrano, non sono pagati molto perché non sono qualificati … Ecco perché dico che ci sono cose che noi africani dobbiamo cambiare. Quando le donne o altre persone emigrano, è meglio preparare bene queste persone, offrire loro una preparazione professionale qualificata in modo che possano guadagnare di più e mandare più denaro alla loro famiglia, nel Paese d’origine.

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    Dignità dell’Africa dimenticata: l’editoriale di padre Lombardi

    ◊   Su questi primi giorni di lavori sinodali ascoltiamo l’editoriale di padre Federico Lombardi per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    “L’Africa è stata accusata per troppo tempo dai media di tutto ciò che viene aborrito dall’umanità; è tempo di ‘cambiare marcia’ e di dire la verità sull’Africa con amore, promuovendo lo sviluppo del continente, che porterà al benessere di tutto il mondo…Si spera che la ricerca della riconciliazione, la giustizia e la pace, che è eminentemente cristiana per il fatto di essere radicata nell’amore e nella misericordia, ristabilisca l’unità della Chiesa-famiglia di Dio nel continente e che quest’ultima, in quanto sale della terra e luce del mondo, guarisca ‘il cuore ferito dell’uomo, in cui si annida la causa di tutto ciò che destabilizza il continente africano’. In tal modo il continente e le sue isole comprenderanno le opportunità e i doni dati loro da Dio”.

     
    Così il cardinale Turkson ha espresso in sintesi la speranza che anima il Sinodo per l’Africa in corso a Roma. Un’assemblea veramente africana e universale insieme, che darà certamente un contributo formidabile per riaffermare e presentare alla Chiesa universale e al mondo la dignità dell’Africa, troppo spesso dimenticata. Dignità umana, culturale, spirituale, religiosa, cristiana. Il Patriarca etiopico ha affermato che l’Etiopia fu la seconda nazione a credere in Cristo, fin dai tempi apostolici. Il messaggio di Cristo non è un retaggio coloniale, si è inserito fin dall’inizio nelle culture africane ed è capace di scendere fino al loro cuore, per guarirlo e renderle feconde di vita per l’intera famiglia umana. Dobbiamo imparare a dire tutta la verità sull’Africa, nel rispetto e nell’amore.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato membri ordinari della Pontificia Accademia delle Scienze i professori Francis S. Collins, direttore dei National Institutes of Health, Bethesda (Usa), e Edward M. De Robertis, docente di chimica biologica presso l’Istituto di Medicina Howard Hughes dell’Università di California, Los Angeles (Usa).

    Il prof. Francis S. Collins, nato il 14 aprile 1950 a Staunton, Virginia, medico genetista, noto per le sue scoperte nel campo delle alterazioni genetiche responsabili delle malattie è stato direttore del National Human Genome Research Institute, presso i National Institutes of Health, dal 1993 al 2008. Sotto la sua direzione, nell'aprile 2003, il Progetto Genoma Umano ha ottenuto una sequenza completa ed accurata del Dna umano. Il laboratorio di ricerca del prof. Collins ha scoperto una serie di geni importanti, tra cui quelli responsabili della fibrosi cistica, della neurofibromatosi, della malattia di Huntington, di una sindrome tumorale familiare del sistema endocrino e, più recentemente, dei geni del diabete di tipo 2 e del gene che causa la Progeria o Sindrome di Hutchinson-Gilford. Il prof. Collins si occupa, da tempo, del tema dei rapporti tra scienza e fede, sul quale nel 2006 ha pubblicato il volume The Language of God: A Scientist Presents Evidence for Belief. Membro eletto dell'Institute of Medicine e della National Academy of Sciences degli Stati Uniti, nel novembre del 2007 ha vinto la Medaglia Presidenziale per la Libertà e, recentemente, è stato nominato direttore dei National Institutes of Health.

    Il prof. Edward M. De Robertis, nato il 6 giugno 1947 a Boston, Massachusetts, da una famiglia italiana originaria di Prepezzano, in provincia di Salerno, è cresciuto in Uruguay. Dopo aver fatto parte del personale scientifico del Laboratorio di Biologia Molecolare di Cambridge, nel 1980 è stato nominato professore ordinario di biologia cellulare presso l'Università di Basilea (Svizzera), dove ha isolato il primo gene responsabile del controllo dello sviluppo nei vertebrati. Nel 1985 ha assunto la Cattedra di Norman Sprague in chimica biologica presso la Scuola di Medicina dell'Università della California a Los Angeles dove, dal 1994, è anche ricercatore presso l'Istituto di Medicina Howard Hughes. Dal 2002 al 2006 è stato presidente della Società internazionale di biologi dello sviluppo. Le ricerche del prof. De Robertis sui meccanismi molecolari dell'induzione embrionica negli embrioni dei vertebrati hanno portato alla comprensione che il macchinario molecolare per il patterning embrionale è comune a tutti gli embrioni animali. Inoltre le sue scoperte hanno permesso la fondazione di una nuova disciplina scientifica dell'evoluzione e dello sviluppo, denominata Evo-Devo, abbreviazione di Evolutionary Developmental Biology (biologia evolutiva dello sviluppo).

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    Mons. Follo all'Unesco: la cultura sia legata alla verità

    ◊   Uno dei compiti dell’Unesco è far comprendere che “una cultura vive in interazione con le altre”, ma l’interculturalità, per essere autentica, deve permettere di essere fedeli a ciò che di meglio c’è nel passato, per cercare di costruire un futuro positivo per l’uomo e per lo Stato. Intervenendo all’Assemblea dell’Unesco, mons. Francesco Follo ha spiegato che la cultura è il collegamento fra verità e Stato, è quella che permette agli uomini di vivere assieme in una comunità, e al contempo porta con sé i valori. Per questo la cultura non è un lusso che appartiene soltanto alle economie più avanzate, ma esiste laddove gli uomini si preoccupano di cercare la verità. Perché da un lato significa educazione, insegnamento, ma dall’altro apertura di spirito, una forma di umiltà che accetta la ricchezza dell’altro. La risposta alla domanda “che cos’è l’uomo”, ha detto poi mons. Follo, deve oltrepassare tutte le barriere culturali senza ignorarle. E sta tutta nella verità. Bisogna colmare la separazione fra scienza e umanità, fra cultura in generale e cultura scientifica. Così noi siamo esseri umani perché abbiamo avuto il diritto di nascere. Per questo ogni diritto dell’uomo si basa sul rispetto dell’uomo nella sua totalità, dal concepimento alla morte naturale. Una cultura non si può dire nobile se non riconosce all’uomo i diritti che sono legati alla verità del suo essere. Perché, come ha scritto Benedetto XVI, “l’uomo è sempre al di là di ciò che si vede o che se ne percepisce attraverso l’esperienza”. (A cura di Valentina Fizzotti)

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    Lettera di Mons. Zimowski per l’Anno Sacerdotale: accanto al malato, il sacerdote rappresenta Cristo che soffre con noi

    ◊   Cristo non è indifferente alla nostra sofferenza: è quanto sottolinea l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari in una Lettera per l’Anno Sacerdotale. Nel documento, indirizzato in particolare ai malati e sofferenti e a quanti prestano servizio agli infermi, mons. Zimowski scrive che il sacerdote quando è accanto al malato rappresenta Cristo stesso. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Tramite i Sacramenti della Chiesa, amministrati dal sacerdote – scrive mons. Zimowski – Gesù Cristo offre al malato una guarigione attraverso la riconciliazione e il perdono dei peccati, attraverso l’unzione con l’olio sacro e infine nell’Eucaristia”. Per questo, sottolinea il presule, “nella persona del sacerdote è quindi presente accanto al malato lo stesso Cristo che perdona, guarisce” e conforta. Gesù, infatti, “Medico Divino”, “non è indifferente alla sorte di chi soffre”. Riecheggiando l’esortazione di Benedetto XVI nella Lettera per l’indizione dell’Anno Sacerdotale, l’arcivescovo Zimowski invita la comunità cristiana “a riscoprire la bellezza della vocazione sacerdotale e, quindi, a pregare per i sacerdoti”.

     
    Mons. Zimowski rammenta inoltre che l’Anno Sacerdotale si concluderà nel giugno del 2010, anno in cui il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari celebrerà il 25.mo anniversario della sua istituzione da parte di Giovanni Paolo II, con un pellegrinaggio dei cappellani ospedalieri prima a Lourdes e dopo ad Ars. Il presule sottolinea che la Chiesa ha bisogno delle preghiere dei malati e sofferenti e chiede loro una “preghiera speciale per i sacerdoti ammalati e provati nel corpo” che sperimentano “il peso del dolore, insieme alla forza della grazia salvifica che consola e risana l’anima”. La lettera si conclude con un invito a pregare per la Beatificazione e Canonizzazione di Papa Wojtyla e per le sante vocazioni sacerdotali e religiose.

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    Il Cenacolo di Leonardo in Vaticano protagonista dei Venerdì di Propaganda

    ◊   È stato presentato ieri a Roma, in occasione del battesimo del nuovo ciclo de “I venerdì di propaganda” il volume, edito recentemente dalla Lev, la Libreria Editrice Vaticana, in copie numerate, dal titolo “Il Cenacolo di Leonardo in Vaticano. Storia di un arazzo in seta e oro”. L’opera, aperta al pubblico, si trova nella Sala VIII della Pinacoteca Vaticana. Un grande risultato dal punto di vista artistico e teologico. C’era per noi Alessandra De Gaetano.

    Capolavoro dell’arte rinascimentale, l’arazzo in seta e oro raffigurante il Cenacolo di Leonardo svela per la prima volta al mondo la trama dei fatti sulle circostanze riguardo alla sua commissione. Uno scambio di doni tra un Papa e un Re, in occasione delle nozze tra Caterina de Medici, nipote di Papa Clemente VII, con Enrico d’Orleans, figlio del re Francesco I di Francia. Quest’ultimo - si racconta - donò al Papa l’arazzo di Leonardo. L’arazzo, autenticato su disegno di Leonardo, custodisce anche un messaggio cifrato in codice, nascosto tra le pieghe della sua tessitura. Ce lo svela l’autrice del volume, Sabrina Sforza Galitzia:

     
    “Leonardo vuole far capire che è necessario nella vita darsi un cammino, un percorso per raggiungere una meta. E per lui, la meta, in questo caso, nel Cenacolo, è Cristo, è Dio. Lui è il protagonista e Lui è il finale, nel momento in cui ritornerà e instaurerà il suo Regno”.  L’opera realizzata da Leonardo, che ne ha eseguito il disegno, è stata riprodotta nelle Fiandre su commissione di Luigi XII, re di Francia. Ma qual è la trama dei fatti? Ancora l’autrice:

     
    “La trama dei fatti è che questo arazzo è stato sicuramente elaborato in toto da Leonardo. Lui ha voluto soddisfare il desiderio immenso di un re – che pazzamente voleva addirittura spostare l’intero muro del Cenacolo di Milano in Francia – attuando un cartone per fare l’arazzo; lavora in grande segreto, e con molta probabilità si reca anche nelle Fiandre per supervisionare la tessitura, avendo enorme esperienza di telai e di tessitura e filatura”.
     
    Immagini simboliche, messaggi cifrati, emblemi araldici che arricchiscono l’iconografia religiosa dell’Ultima Cena del Cristo, nell’apice espressivo in cui l’arte si fonde con il sacro. Qual è il messaggio dell’opera di Leonardo? Ascoltiamo il cardinale Raffaele Farina, bibliotecario di Santa Romana Chiesa, autore della prefazione al volume:

     
    “Amore del bello e tutto ciò che è bello è vero porta a Dio. Per alcuni in una maniera più diretta, per altri con un’ascesa che fa parte del percorso dell’anima verso Dio”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un premio impegnativo: in prima pagina, Lucetta Scaraffia sul Nobel a Obama.

    Per una maggiore solidarietà globale: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla 64 sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

    In rilievo, gli scontri a Gerusalemme tra polizia israeliana ed estremisti palestinesi.

    Nell'informazione vaticana, un articolo del vicedirettore sulla prima settimana sinodale.

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    Oggi in Primo Piano



    Accordo storico tra Turchia e Armenia per l'avvio di relazioni diplomatiche

    ◊   Oggi a Zurigo storica firma dell’accordo per l'avvio di rapporti diplomatici e commerciali tra Turchia e Armenia. L’intesa, raggiunta con la mediazione della Svizzera, rappresenta un punto di partenza decisivo per la soluzione dei contrasti sulla questione del genocidio armeno del 1915 - come denuncia Ierevan - avvenuto per mano delle milizie ottomane e che la Turchia nega, e la disputa sulla regione di confine del Nagorno-Karabakh. Sull’importanza di questo accordo, Giancarlo La Vella ha raccolto il parere di Fulvio Scaglione, vicedirettore di “Famiglia Cristiana”:

    R. – La questione del genocidio degli armeni non riguarda solo i rapporti tra due Stati che in questo momento, con questo accordo, si riconoscono e riprendono le relazioni diplomatiche. Questa questione è molto più ampia. Riguarda per esempio i rapporti tra cristiani e musulmani, perché la Turchia è un Paese musulmano e gli armeni sono cristiani. Riguarda per esempio tutti gli approvvigionamenti di gas che passano da quell’area e arrivano verso l’Europa, quindi gas e petrolio. Riguarda i rapporti tra il nord e il sud dell’Asia centrale, in particolar modo tra la Russia e la Turchia. Insomma potenzialmente può essere di balsamo a tante questioni storicamente difficili.

     
    D. - La Turchia potrà arrivare a riconoscere il genocidio denunciato dagli armeni?

     
    R. - Il disaccordo tra i due Paesi largamente, in gran parte, fondato su questo contrasto storico, cioè sul disconoscimento della persecuzione degli armeni che - non dimentichiamolo - fu duplice: quella dell’aprile 1915 quando - secondo alcune fonti - i turchi sterminarono addirittura due milioni di armeni, e quella del 1894-1896, allorché ci fu un’ondata di pogrom antiarmeni in cui morirono 50 mila persone. Quindi è una cosa molto forte e che comunque non può essere limitata ad un solo tragico momento ma proprio ad una questione ben precisa di rapporti tra una maggioranza musulmana e una minoranza cristiana.

     
    D. - E’ una Turchia nuova quella che firma l’accordo con l’Armenia? Sullo sfondo c’è sempre l’obiettivo dell’ingresso nell’Unione Europea?

     
    R. - Io non so quanto l’obiettivo dell’ingresso nell’Unione Europea sia ancora così presente agli occhi di chi governa oggi la Turchia perché mi sembra che l’Europa sia assai poco incline e lo faccia capire in ogni modo. Ma, intanto, vedo una Turchia sempre più convinta del proprio ruolo internazionale e quindi sentendosi forte è capace di fare anche passi impegnativi, perché per l’opinione pubblica turca la questione del genocidio degli armeni è una questione ancora scottante: è vietato dalla legge turca riconoscerlo come tale e infatti per esempio il premio nobel Orhan Pamuk è sotto processo in questo momento proprio per averne accennato in un’intervista a un giornale svizzero.

     
    D. – Dimenticare per gli armeni sarà facile?

     
    R. – Io credo che gli armeni non dimenticheranno mai. Credo però anche che nessun popolo può vivere inchiodato al proprio passato, alle proprie anche giuste rivendicazioni, e ci sono anche gli armeni di oggi e gli armeni di oggi hanno bisogno di un Paese con confini internazionalmente riconosciuti ma anche praticabili e il blocco dei confini tra Turchia e Armenia era dannoso per la Turchia che non poteva approfittare di relazioni internazionali per sviluppare tutta una parte del proprio territorio ma era disastroso per l’Armenia. L’Armenia da questo accordo non può che guadagnare in termini di sviluppo e di apertura al resto del mondo.

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    Giornata per l'abolizione della pena di morte

    ◊   Si celebra oggi la settima edizione della Giornata mondiale contro la pena di morte, l’iniziativa promossa da Amnesty International e da altre organizzazioni abolizioniste. Incoraggiando dibattiti e incontri nelle scuole, quest’anno Amnesty mette al centro il percorso educativo dei giovani verso la cancellazione della condanna capitale. Ma qual è il significato di questo appuntamento? Giuseppe Petrocelli lo ha chiesto a Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International:

    R. – Oltre ad essere la settima edizione della Giornata mondiale contro la pena di morte, quest’anno ricorre anche il 20.mo anniversario della Convenzione sui diritti dell’infanzia. E’ un patto internazionale estremamente importante che prevede una serie di garanzie, tra le quali il divieto assoluto della pena di morte nei confronti dei minorenni al momento del reato. E quello che Amnesty International vuole mettere in luce quest’anno è che ci sono quattro Paesi che ancora continuano ad emettere e ad eseguire condanne a morte nei confronti di persone che avevano meno di 18 anni al momento del reato: Arabia Saudita, Iran, Sudan e Yemen.

     
    D. – In generale, qual è la situazione?

     
    R. – Al di là di questo aspetto particolarmente terrificante, di mettere a morte ragazzini, oggi il mondo in realtà è sempre più libero dalla pena di morte. I Paesi che l’hanno abolita sono 139: questo numero è aumentato anche quest’anno con il Burundi e il Togo entrati nella lista dei Paesi abolizionisti per tutti i reati. Negli Stati Uniti ci sono timidi passi avanti; in Paesi che mantengono la pena capitale si diminuisce il numero dei reati punibili con la pena di morte, come il Vietnam. Insomma, si può dire che, se la pena di morte è ancora prevista in una cinquantina di Paesi, una vera e propria emergenza c’è in Cina, Iran, Arabia Saudita. E c’è purtroppo anche una questione che riguarda il nostro continente, dove la Bielorussia continua ad emettere e ad eseguire condanne a morte, e ce n’è una prevista addirittura all’inizio della prossima settimana.

     
    D. – Che bilancio si può fare a due anni dalla moratoria delle Nazioni Unite?

     
    R. – E’ importante, questa moratoria; è importante dare continuità. Quindi, in ogni occasione, in primo luogo nell’Assemblea generale dell’Onu in corso, ribadirla e aumentare il consenso intorno all’idea che si debbano sospendere tutte le esecuzioni in vista dell’abolizione. Occorre lavorare sugli Stati che ancora mantengono la pena capitale e naturalmente bisogna salvare vite umane. Da qui, gli appelli che le organizzazioni abolizioniste promuovono ogni giorno … Insomma, è un mix di lavoro sulle istituzioni e lavoro sui singoli governi e quest’anno, in particolare, anche lavoro sui giovani perché poi siano loro a poter parlare di pena di morte e a spiegare ai loro genitori e ai loro amici, essere attivisti dei diritti umani – in poche parole – e raccontare le buone ragioni abolizioniste.

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    Torna nelle piazze italiane l'iniziativa "Una Mela per la Vita" per combattere la sclerosi multipla

    ◊   Oggi e domani in oltre 3.000 piazze italiane torna, per la quindicesima volta, l'iniziativa solidale "Una Mela per la Vita - Due giorni per combattere la sclerosi multipla". Un appuntamento ormai tradizionale per raccogliere fondi per la ricerca su questa grave malattia del sistema nervoso centrale, cronica e invalidante, che colpisce nel Paese 58 mila persone, principalmente giovani, tra i 20 e i 30 anni. Ma a che punto è la ricerca? Eliana Astorri lo ha chiesto a Claudio Conforti, consigliere del Comitato nazionale Aism, lAssociazione Italiana Sclerosi Multipla:

    R. – La sclerosi multipla è una malattia progressiva e cronica, finché non si riuscirà a scoprirne le cause, in maniera tale da poter intervenire su di esse. Per il momento si cerca e si sta riuscendo sempre meglio ad intervenire sugli effetti, per cercare quindi di rendere la progressione più lenta e la disabilità meno pronunciata. E diciamo che in questi ultimi anni la ricerca è andata avanti, i farmaci si sono evoluti e quindi la situazione, di anno in anno, è leggermente migliorata.

     
    D. – Siamo alla 15.ma edizione di “Una mela per la vita”, un appuntamento che, guardando al passato, ha avuto successo...

     
    R. – Sì, ha avuto successo e speriamo che anche quest’anno riesca perché le esigenze sono tante. Quindi, speriamo che le persone ci vengano incontro come tutti gli anni precedenti.Quest’anno, in particolare, abbiamo voluto dare un’impostazione sui giovani, perché la sclerosi multipla è una malattia che colpisce principalmente nella fascia dai 20 ai 30 anni. Quindi, un periodo molto importante per la vita dei giovani, che si aprono alla vita, alla professione, alla famiglia. In particolare, poi, colpisce più le donne degli uomini. Ma quest’anno abbiamo considerato, in generale, tutta la fascia giovanile.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 28.ma Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci presenta l’incontro di Gesù con un uomo ricco che chiede al Signore cosa deve fare per avere in eredità la vita eterna. Lui ha osservato i comandamenti fin dalla giovinezza. Gesù fissa lo sguardo su di lui e gli dice:

    «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Dogmatica alla Pontificia Università Lateranense:

    Gesù lo guarda, ferma su di lui il Suo sguardo. E’ lo sguardo del Figlio di Dio. E’ uno sguardo che crea e ricrea: “Noi infatti vediamo le cose perché esse sono, ma esse sono perché Dio le guarda” (Sant’Agostino). Dentro quello sguardo c’è l’amore, l’amore che ama, l’amore divino. E fin qui è tutta opera di Dio.

     
    Poi c’è l’interpellazione, e quel tale viene esplicitamente e inaspettatamente chiamato in causa, chiamato all’amore: “Vieni!”, “Vieni a me”. “Vieni con me e seguimi”.

     
    L’istante che segue questa sequenza di sguardo, di amore e di vocazione è tremendo e fascinoso. E’ un istante gravido di tutto. E’ un istante nel quale si è raccolto tutto: il Cielo e la terra, l’esistenza e l’eternità, il principio e la fine. E per di più tutto questo, ora, attende lui, solo lui, solo lui è interpellato e solo lui può rispondere di tutti i milioni di uomini che sono sulla faccia della terra: il Figlio di Dio intende lui, proprio lui. E’ l’istante in cui può cominciare ad essere, ad essere con verità, ad essere per la prima volta, ad essere per sempre.

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    Chiesa e Società



    Messaggio di Benedetto XVI alla Caritas di Roma per i 30 anni di attività

    ◊   A trent’anni dalla fondazione della Caritas della diocesi di Roma, istituita dal cardinale Ugo Poletti e affidata a don Luigi di Liegro, ieri il Papa ha inviato un messaggio per ricordare l’importante anniversario. “Una generosa opera svolta con amore evangelico al servizio dei fratelli bisognosi e più deboli, sull’esempio del Buon Samaritano” così Benedetto XVI ha sintetizzato l’attività della Caritas. Ieri sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano, è stata celebrata una messa presieduta dal cardinale vicario di Roma Agostino Vallini. Nella sua omelia – riferisce Avvenire – il porporato ha rammentato che la Caritas ha fatto tanto: “non possiamo accontentarci del bene compiuto” perché “siamo noi lo strumento attraverso il quale il Signore ascolta il grido dei poveri e li libera dai loro timori”. Inoltre il cardinale Vallini ha aggiunto che bisogna cooperare per creare “i presupposti per l’emancipazione e la liberazione dell’essere umano dall’emarginazione e dai meccanismi dell’esclusione sociale”. Accoglienza, condivisione e corresponsabilità diventano così “manifestazioni di quella carità vera - ha detto il porporato – inseparabile dalla giustizia”. Nel suo saluto, il direttore della Caritas diocesana, mons. Enrico Feroci, ha ricordato che bisogna guardare avanti ma “siamo qui - ha concluso - per dire grazie”. (B.C.)

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    Da Danzica un messaggio al Papa sul tema della solidarietà

    ◊   Danzica chiama Bruxelles. Se dalla città baltica dove sono riuniti i delegati delle prime Giornate sociali cattoliche per l’Europa viene un messaggio chiaro e forte per le Istituzioni comunitarie soprattutto in merito alla necessità di non stravolgere la famiglia, aprendo la strada all’equiparazione giuridica di altre forme di unione, da Bruxelles giunge una prima risposta. E’ il messaggio di saluto inviato oggi dal presidente della Commissione europea, Manuel Barroso. Non ci sono riferimenti espliciti, è vero, alla questione sollevata, ma il testo parla chiaramente di 'valori' e afferma che "la sfida da fronteggiare attualmente è non solo la crisi economica e finanziaria, ma soprattutto una crisi, appunto, di valori. E quando i valori sono messi in discussione – prosegue Barroso – è tempo di ricordare che la stessa Unione europea è un’unione di valori". L’Ue, infatti, "non si costruisce solo con l’efficienza, i mercati e la crescita economica". La "nostra Europa – sottolinea il presidente della Commissione – deve indirizzare le attività economiche al perseguimento del bene comune e deve mettere la persona, ogni persona e tutte le persone nella loro integralità, al centro dell’azione politica". Dichiarazione significativa alla quale ora i delegati chiedono da far seguire i fatti. Intanto, in attesa delle conclusioni di domani, da Danzica parte un messaggio di saluto per Benedetto XVI. A nome dei 500 delegati il vescovo di Rotterdam e presidente della Comece, mons. Adrian van Luyn - ricorda che ci si è riuniti "per riflettere insieme sul tema della solidarietà, la sfida per l`Europa, in profonda sintonia con l`insegnamento del Pontefice. Abbiamo cercato vie concrete per un’autentica solidarietà dell’Europa in vista della costruzione di una civiltà dell`amore, sia nel nostro continente che a servizio della pace e della giustizia nel mondo. E le assicuriamo, Santità, – conclude il messaggio – il nostro impegno per diffondere l`insegnamento della dottrina sociale della Chiesa e per viverla nella nostra testimonianza cristiana". (Da Danzica, Mimmo Muolo)

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    Migliora la situazione nelle Filippine dopo le alluvioni

    ◊   Nelle Filippine, sono 265 le vittime di frane e inondazioni che hanno flagellato il nord dell’arcipelago negli ultimi tre giorni. Seicento i morti in sole due settimane. La situazione sta comunque migliorando, tanto che il presidente Gloria Arroyo ha revocato lo stato di catastrofe naturale dichiarato nel Paese dopo il passaggio del tifone Ketsana. Nella regione di Manila sono ancora 300mila le persone che si trovano nei centri di accoglienza. Anche alcune chiese si stanno organizzando per dare assistenza a chi ha bisogno. Lo ha confermato ieri ad AsiaNews una religiosa che si trova nella diocesi di Urdaneta. La suora ha raccontato che la popolazione è in una situazione disperata ed ha chiesto preghiere per loro. (B.C.)

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    Giornata Mondiale della Salute mentale

    ◊   La Giornata Mondiale della Salute Mentale costituisce un'importante opportunità di mobilizzazione delle risorse internazionali per raggiungere l'obiettivo di fornire un’adeguata assistenza sanitaria. E’ uno dei passaggi del messaggio del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon in occasione della Giornata Mondiale della Salute che cade oggi. Il numero uno del Palazzo di Vetro invita i governi e le organizzazioni di sanità pubblica ma anche la società civile ad impegnarsi per assicurare il diritto alla salute. “Fornire efficaci servizi di assistenza sanitaria mentale in posizioni di assistenza primaria – si legge nel messaggio - aiuterebbe a ridurre lo stigma associato ai disturbi mentali e potrebbe prevenire ricoveri non necessari e violazioni di diritti umani di quanti soffrono di problemi di salute mentale”. Una strategia che ha un buon riscontro economico – insiste Ban Ki-moon - i disturbi mentali danneggiano la capacità dei bambini di apprendere e quella degli adulti di avere un ruolo nelle famiglie, nel lavoro e nella società in generale. “É anche una strategia a favore dei poveri. Studi dimostrano – si legge ancora - che i disturbi mentali sono concentrati nei gruppi a basso reddito; la povertà e i problemi a essa connessi, che includono disoccupazione, violenza, esclusione sociale e costante insicurezza, sono strettamente collegati al manifestarsi di disturbi mentali”. (B.C.)

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    Uruguay: lettera del cardinale Antonelli per la “Settimana della famiglia”

    ◊   Si concluderanno domani, con numerose celebrazioni eucaristiche in tutto l’Uruguay, i lavori e le manifestazioni che hanno caratterizzato la “Settimana della famiglia”, iniziata lo scorso lunedì e nella quale si è riflettuto soprattutto sui valori umani e cristiani che crescono e si rinforzano all’interno del focolare familiare. “Si tratta di un tema - scrive il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, cardinale Ennio Antonelli, in una lettera inviata alla Conferenza episcopale uruguayana - di un’iniziativa pastorale adeguata e urgente e che si colloca in continuità con il recente Incontro mondiale delle famiglie”, svoltosi a Città del Messico. Ricordando gli insegnamenti di diversi documenti pontifici e del suo stesso dicastero, il cardinale Antonelli sottolinea che “la famiglia cristiana è chiamata a farsi parte viva e responsabile della missione della Chiesa”. Citando poi la "Familiaris consortio" di Giovanni Paolo II aggiunge che questo compito la famiglia lo deve svolgere in una maniera propria e al tempo stesso originale: “mettendo al servizio della Chiesa e della società il suo essere e la sua opera in quanto comunità intima di vita e di amore”. Il porporato scrive poi che solo in questo modo “la famiglia, con la sua stessa vita, fatta di incontro e carità reciproche” può essere “un importante agente di evangelizzazione e conseguentemente di umanizzazione”. Per questo motivo, prosegue la lettera del cardinale Antonelli indirizzata alla Chiesa uruguaiana, “la famiglia ha bisogno di incontrare Gesù Cristo attraverso la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio e la vita sacramentale”. Secondo il porporato è fondamentale anche “uno sforzo continuo, sostenuto dalla grazia” per consentire “una continua conversione” di tutti. Occorre, dunque, un vero “esercizio ascetico per vivere le virtù che fanno di ogni membro della famiglia una cosa sola in Cristo”, per portare a termine così “la propria umanità fino alla sua piena maturità”. Prima di congedarsi il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia invoca sulla Chiesa dell’Uruguay e sulla “Settimana della famiglia” la protezione della Vergine Santa e rileva che “i grandi obiettivi dello sviluppo sociale, ecclesiale e comunitario si raggiungono a partire di una sana convivenza familiare”. Tale “sana convivenza”, che si deve “ispirare al Vangelo e che deve essere alimentata dalla grazia”, sarà al tempo stesso “convivenza educativa per ciascun membro della famiglia e potrà irradiare umanità e speranza per l’intera società”.(L.B.)

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    Lettera pastorale dei vescovi spagnoli per la canonizzazione di frate Rafael

    ◊   In occasione della canonizzazione del monaco trappista María Rafael Arnáiz Barón, domani in Piazza San Pietro, i vescovi spagnoli hanno pubblicato una lettera pastorale dal titolo “Cercate il volto di Dio”. L’auspicio dei presuli – riferisce l’agenzia Fides – è che l’esempio del frate possa “illuminare e fortificare la spiritualità di cristiani” in particolare dei giovani, affinché diventino, come il beato, “testimoni di Cristo nel mondo di oggi”. Una testimonianza di fede che stimola alla santità e che ha come essenza la “totale adesione a Cristo”, che fu per lui “centro di irresistibile attrazione”, a cui fece corrispondere “la madre di Gesù, Maria”. Per i vescovi spagnoli, l’esempio del frate trappista non va affatto smarrito: “Non avvenga che noi di casa non conosciamo il tesoro che abbiamo al nostro fianco, e che debbano giungere da lontano per aprirci gli occhi”. Da qui l’invito ad approfondire la conoscenza della vita del futuro Santo e l’esortazione ad essere “autentici” e ad andare “controcorrente”, pur nella consapevolezza che si tratta di una scelta difficile per i “tanti richiami e tante tentazioni contrarie al cammino del Vangelo”. (B.C.)

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    Terminato a Cuba l’Incontro nazionale dei delegati per la pastorale diocesana

    ◊   Sono terminati giovedì sera nella Casa sacerdotale “Juan María Vianney” dell’Avana i lavori dell’incontro nazionale cubano dei coordinatori per la pastorale diocesana, cui hanno preso parte anche i delegati diocesani per le celebrazioni del quarto centenario della scoperta della statua della Madonna della “Caridad del Cobre”. Al riguardo i partecipanti hanno tracciato un bilancio del primo anno del triennio voluto dai vescovi cubani in preparazione del giubileo del 2012. Oltre alla soddisfazione per gli obiettivi raggiunti sono state analizzate diverse proposte per rendere ancora più dinamico il secondo anno di questa tappa ritenuta fondamentale per la riuscita religiosa dell’iniziativa. Tra i presuli presenti c’erano, a guidare e coordinare i lavori, l’arcivescovo di Santiago di Cuba, mons. Dionisio García, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici di Cuba, mons. Juan García, arcivescovo di Camagüey, presidente della commissione episcopale per le missioni e mons. Juan de Dios Hernández, segretario generale dell’episcopato. I partecipanti hanno anche riflettuto su alcuni temi in particolare sul significato dell’Anno Sacerdotale in corso e per farlo hanno rivisitato diversi momenti del magistero di Benedetto XVI. A conclusione dell’evento sono state consegnate alle autorità della Conferenza episcopale quattro proposte che i partecipanti ritengono utili per dare ancora più slancio al lavoro pastorale in tutta l’isola: contenuti per la X Settimana sociale cattolica prevista per il 2010; il VI Incontro nazionale sulla storia del Paese in programma per il 2011; la realizzazione di un Congresso mariano così come un Incontro interdiocesano di laici fra un paio d’anni. Al termine dei lavori è stata ribadita la convinzione che la pastorale mariana, fortemente raccomandata nel documento di Aparecida, è uno dei sentieri più promettenti per far sì che l’evangelizzazione sia profonda e permanente come richiesto dalla Missione continentale. (L.B.)

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    La missione della Chiesa argentina al centro della Settimana sociale

    ◊   Bisogna riaffermare una “mistica del servizio agli altri”, una “diaconia della carità” per conseguire il bene comune. E’ una delle necessità che la Chiesa argentina ha evidenziato nel libro “Verso un bicentenario 2010-2016 nella giustizia e nella solidarietà”, per promuovere lo sviluppo integrale di tutti si propone di aiutare nell’educazione dei cittadini e dei responsabili della vita pubblica. Queste priorità pastorali sono al centro della Settimana sociale 2009, che si è aperta ieri a Mar del Plata e si concluderà domani con una Messa. E domani ai seminari interverrà anche l’Ambasciatore argentino presso la Santa Sede, Juan Pablo Cafiero, che parlerà di “Fede e politica, i contributi dell’umanesimo cristiano”. Ma il mese di ottobre è un’occasione per la Chiesa argentina per riflettere anche sulla dimensione missionaria. Che “è la ragion d’essere della Chiesa stessa, come spiega il vescovo di Posadas, mons. Juan Rubén Martínez, nella sua lettera pastorale per l’inizio del Mese delle missioni, ripresa dall’Osservatore Romano. “L’obiettivo della missione della Chiesa – spiega il presule – è in effetti illuminare con la luce del Vangelo tutti i popoli nel suo cammino storico verso Dio, affinché abbiano in lui la loro completa realizzazione”. La Chiesa, puntualizza mons. Rubén Martínez, “non agisce con l’obiettivo di estendere il proprio potere o affermare il suo dominio, ma per portare a tutti Cristo, salvezza del mondo. Noi soltanto chiediamo di metterci al servizio dell’umanità, in particolar modo quella più sofferente ed emarginata”. Il vescovo di Posadas è ritornato sulle parole di Benedetto XVI ad Aparecida, che aveva ribadito come analizzare la realtà senza Dio, che ne è la causa fondante, ha sempre portato a conclusioni errate. “Quando in diversi spazi – ha spiegato il presule – come nell’ambito scientifico ed educativo si pretende di eliminare Dio si nega la necessaria dimensione religiosa che esiste in tutto l’uomo, uomo e donna, e si assume una posizione ideologica attraverso una visione materialistica dell’uomo”. (V.F.)

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    India: vigilia del Congresso Missionario chiamato a rilanciare l'evangelizzazione

    ◊   Fervono i preparativi per il Congresso Missionario Indiano che si terrà a Bombay dal 14 al 18 ottobre. Padre Ignaci Siluvai, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in India, ha espresso l’auspicio che attraverso questo incontro, si apra una nuova era missionaria nel Paese. "E’ venuto il tempo – ha detto il sacerdote - di concentrare i nostri sforzi per il supremo compito dell’evangelizzazione. I partecipanti impareranno ad apprezzare la preziosità della fede in Cristo e a manifestare agli altri la gioia della fede. La fede si rafforza quando viene condivisa. Sono certo che il Congresso farà risvegliare una nuova vitalità per la missione e aiuterà a portare la luce di Cristo a tutti". Padre Siluvai ha ricordato che il Congresso indiano raccoglierà le riflessioni dell’Assise Missionario Asiatico, tenutosi in Thailandia nel 2006, cercando di contestualizzare e attualizzare le indicazioni emerse allora: "Occorre sempre tener vivo lo spirito missionario nelle Chiese locali e mantenere acceso il fuoco missionario", ha spiegato il sacerdote all’agenzia Fides. "Tramite il Congresso - ha ribadito - dobbiamo riscoprire la nostra identità di evangelizzatori e riconoscere le meraviglie che il Signore Gesù Cristo ha operato lungo i secoli, fino ad oggi, rinvigorendo così il nostro spirito missionario". Uno degli aspetti su cui l’assembla sarà chiamata a confrontarsi è la situazione delle minoranze cristiane in India, sottoposte a persecuzioni e agli attacchi di gruppi estremisti indù: "Le difficoltà - conclude padre Siluvai - sono divenute opportunità per rimanere fermi nella fede e portare ad altri la testimonianza della nostra fede in Cristo". (C.S.)

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    Austria: il cardinale Schönborn invoca più coraggio nell'annuncio del Vangelo

    ◊   "Occorre un maggior coraggio nell'annuncio del Vangelo e una maggior fiducia nell'azione di Dio nel mondo": lo ha detto il cardinale Christoph Schönborn, rientrato a Vienna dal ritiro sacerdotale internazionale che si è concluso il 3 ottobre ad Ars, in Francia. Come riferito dall'agenzia cattolica Kathpress ripresa dal Sir, il Presidente della Conferenza episcopale austriaca si è detto "impressionato" dalle "numerose testimonianze di fede di sacerdoti di tutto il mondo e dai resoconti di come essi affrontano difficili situazioni pastorali". L’arcivescovo di Vienna ha citato, ad esempio, il caso di sacerdoti che devono oramai occuparsi contemporaneamente di tante piccole parrocchie un tempo autonome. "È impressionante vedere come questi sacerdoti non si rassegnino nonostante le difficoltà e confidino in Dio". Nella situazione francese, ha aggiunto, "diventa evidente anche la grande forza proveniente da luoghi di pellegrinaggio quali Lourdes", che rappresentano "sorgenti di fede". Il cardinale ha inoltre sollecitato una nuova iniziativa missionaria, invitando "a non guardare ai numeri": “Compito dei cristiani è portare alle persone il messaggio di Cristo, nonostante tutte le presunte difficoltà e gli sviluppi sconfortanti". Di qui l'iniziativa missionaria "Storia degli apostoli 2010", che verrà realizzata nell'arcidiocesi di Vienna. "L'evangelizzazione avviene nell'incontro concreto con gli altri", ha affermato Schönborn. "È importante che venga dato l'annuncio del Vangelo. Ma non noi, Dio apre i cuori delle persone". (L.Z.)

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    Il cardinale Dziwisz in visita all’arcidiocesi di Ancona-Osimo

    ◊   In occasione dei dieci anni dalla visita di Giovanni Paolo II all’arcidiocesi di Ancona-Osimo e per i 15 anni di episcopato dell’arcivescovo Edoardo Menichelli, il cardinale Stanislaw Dziwisz ha fatto visita ai fedeli ed ha assistito al film-documentario: “La mia vita con Karol” proiettato in anteprima nazionale ieri sera al Palazzetto dello sport del capoluogo marchigiano. Parlando dell’inizio del Pontificato di Papa Wojtyla, il porporato – riferisce il quotidiano Avvenire – ha sottolineato che all’interno del Conclave tutti i cardinali espressero la stessa sensazione e cioè di avere avvertito la presenza dello Spirito Santo: “una forza palpabile” che orientò la loro decisione. Ricordando poi le tante opere di carità volute da Giovanni Paolo II, ha raccontato quando chiese a Madre Teresa di Calcutta di aprire una casa di accoglienza in Vaticano “perché non sopportava di vedere i senza tetto sotto il colonnato”. Si prodigava anche per i bimbi africani e gli studenti polacchi ma anche verso i docenti in difficoltà a causa del regime comunista. Oggi il cardinale Dziwisz è atteso a Loreto per la visita alla Santa Casa e per l’incontro con i giovani del Centro pastorale Giovanni Paolo II. (B.C.)

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    Congresso mondiale di Signis sui diritti dei bambini nel campo della comunicazione

    ◊   Il nuovo numero di "Signis Media" è dedicato al tema del prossimo Congresso mondiale dell’associazione “Diritti dei bambini, promessa del domani”. Il congresso si svolgerà a Chiang Mai, in Thailandia, dal 17 al 21 ottobre . Signis, l'Associazione Cattolica Mondiale per la Comunicazione, ha espresso recentemente pieno sostegno all'appello di Benedetto XVI ai sacerdoti e agli agenti di pastorale perché usino i nuovi mezzi digitali nel loro ministero. Il Papa ha scelto, infatti, come tema della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del prossimo anno: “Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola”. Commentando questo tema, il presidente di Signis, Augustine Loorthusamy, ha affermato che “come rete mondiale di professionisti cattolici della comunicazione e come membri attivi in più di 120 Paesi e in tutti gli ambiti della vita della Chiesa, siamo impegnati ad aiutare i sacerdoti e gli agenti di pastorale a comprendere e a utilizzare i media nel loro ministero”. “I sacerdoti e gli agenti di pastorale - ha aggiunto - devono imparare a comunicare nell'ambito digitale in cui si formano le menti e i cuori degli uomini e delle donne di oggi”. (A.M.)

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    Lunedì ad Assisi il meeting dei religiosi per rilanciare le attività sociali

    ◊   Approfondire gli aspetti teologici, storici e profetici della carità, per far emergere nuovi e profetici stili di vita e di missione. E’ lo scopo dell’incontro che si aprirà lunedì a S. Maria degli Angeli, ad Assisi, da titolo: “Il Vangelo nelle opere di carità e nelle attività sociali dei religiosi in Italia”. Una tre giorni alla quale – si legge sull’agenzia Sir – parteciperanno circa 350 religiose, religiosi e laici, in rappresentanza di oltre 600 centri operativi di aiuto sociale gestiti da Congregazioni e Istituti religiosi di tutta Italia. Promotori dell’iniziativa il Cism–Conferenza italiana superiori maggiori, l’Usmi–Unione superiore maggiori d’Italia e Firas–Federazione italiana religiosi per l’assistenza sociale. I promotori invitano in particolare a guardare ad una “carità creativa” che in questo momento di crisi economica e sociale diventa quanto mai necessaria. (B.C.)

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    Congresso a Roma sul "Volto di Cristo" nei testimoni del nostro tempo

    ◊   Apertura oggi a Roma, presso la Pontificia Università Urbaniana, del XIII Congresso internazionale promosso dall’Istituto internazionale di ricerca sul Volto di Cristo, sul tema “Il volto delle creature ad immagine e somiglianza di Cristo”. Il Congresso si pone in diretta continuità con il precedente incontro del 2008, dedicato al tema delle Beatitudini, e desidera proporre alcune figure del nostro tempo e del passato che con la loro testimonianza di vita hanno incarnato le realtà espresse da Gesù nel discorso della Montagna e sono espressione di quella spiritualità che emana dalla presenza del Volto di Cristo. Le riflessioni congressuali approfondiranno in particolare il significato concreto della contemplazione del Volto di Cristo e il modo in cui il contemplatore diviene trasparenza del Volto di Cristo. L’esperienza della contemplazione e della testimonianza colloca il fedele nel cuore stesso della Chiesa, il cui compito – come ha scritto Giovanni Paolo II nella Novo Millennio Ineunte - «è riflettere la luce di Cristo in ogni epoca della storia, farne risplendere il Volto» (n.16). Tra i testimoni che verranno evocati dalle relazioni del Congresso figurano Serafino di Sarov, il Mahatma Gandhi, Alcide de Gasperi e Giorgio La Pira, Massimiliano Kolbe ed Edith Stein, Jérôme Lejeune e Luigi Gedda, Igino Giordani e Piergiorgio Frassati, Madre Teresa e Ildebrando Gregori, Aldo Moro e Vittorio Bachelet. Interverranno tra gli altri, in qualità di relatori, il card. Tomáš Špidlík, mons. Stanley Roman, vescovo di Quilon (India), mons. Divo Zadi, vescovo emerito di Civita Castellana, il mariologo P. Stefano De Fiores S.M.M., mons. Vincenzo Bertolone, vescovo di Cassano allo Ionio, i gesuiti PP. Heinrich Pfeiffer e Marko Ivan Rupnik, il prof. Andrea Riccardi. (M.V.)

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    Nuovo libro sull'opera di Pio XII in favore degli ebrei

    ◊   Nel corso dell’attività della “Pave the Way Foundation”, l’organizzazione che ha proposto Papa Pacelli come Giusto tra le Nazioni, ha portato alla luce un estratto di un libro in inglese di Meir Mendes. Ne “Il Vaticano e Israele”, l’autore racconta un episodio che ha come protagonista il padre Guido, amico di infanzia di Pio XII, spiegando l’opera del Santo Padre a favore degli ebrei. Il professore Guido Mendes – riferisce Zenit - venne nominato consulente medico in molte istituzioni vaticane, in diverse occasioni i funzionari non mancarono di esprimere per iscritto la loro gratitudine. In particolare, nel libro viene resa nota una lettera scritta dal cardinale Eugène Tisserant, allora prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, che al tempo della campagna antisemita espresse la sua gratitudine per l’opera svolta da Guido Mendes nel sanatorio Cesare Battisti, dal quale venne rimosso. “Questa sacra congregazione – si legge nella missiva - desidera inviarle oggi una parola di conforto. La preghiamo di accettare la medaglia pontificia commemorativa per l'anno appena terminato, come segno di omaggio da parte di questo sacro dicastero, che sarà sempre lieto di poterle essere utile”. Dopo questa lettera, Guido Mendes chiese aiuto in Vaticano per ottenere un visto d'ingresso in Palestina, che gli venne concesso nel 1939. (B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: nuovi attentati dei talebani

    ◊   Nuova fiammata di violenza in Pakistan. All’indomani del sanguinoso attentato di Peshawar, duramente condannato dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, è stata attaccata una caserma dell’esercito a Rawalpindi, sei i miltari rimasti uccisi. Intanto Islamabad si prepara ad un’altra grande offensiva contro le roccaforti dei talebani nel sud del Paese. Il servizio di Marco Guerra:

    Sono almeno 11 le vittime dell’assalto al quartier generale dell'esercito pachistano a Rawalpindi, nei pressi di Islamabad. Si tratta di sei militari e cinque terroristi morti nello scontro a fuoco scaturito dopo l’irruzione e durato per oltre un'ora. Al momento i militari sono impegnati nella ricerca di due ribelli che sarebbero riusciti a fuggire. L'attacco è stato rivendicato, dal gruppo talebano Tahrik-e-Taliban, guidato dal cugino del leader Baitullah Mehsud, ucciso nelle scorse settimane in un raid aereo condotto da un drone statunitense. Nella rivendicazione, il portavoce del gruppo ha chiesto la fine delle operazioni dell'esercito nella parte occidentale del Paese ai confini con l'Afghanistan. Secondo la polizia, l'attentato di oggi e quello di ieri a Peshawar, nel quale sono morte 52 persone, arriva in risposta all'annuncio del governo sul'inizio di operazioni militari contro i talebani nella zona del Sud Waziristan. Un’operazione – ha spiegato il governo – che sarà nello stile di quella che ha liberato la valle dello Swat dai miliziani integralisti.

    Afghanistan
    Prosegue senza soste la violenza in Afghanistan, dove ieri tre soldati della Nato, tra cui un americano e due polacchi, sono rimasti uccisi in seguito all'esplosione di ordigni di fattura artigianale nell'est e nel sud del Paese. Lo ha annunciato oggi con un comunicato il comando Isaf. Intanto il presidente americano, Barack Obama, ha avuto un’incontro con i suoi consiglieri per discutere la nuova strategia per la guerra in Afghanistan. Secondo alcune indiscrezioni, nell'incontro alla Casa Bianca è stata esaminata per la prima volta in modo approfondito la richiesta di un aumento di 40 mila soldati avanzata dal generale americano Stanley McChrystal.

    Yemen
    Resta altissima la tensione nel nord dello Yemen, teatro da metà agosto di un'offensiva del governo tesa a soffocare la ribellione dei gruppi sciiti zaidisti. Le forze di sicurezza yemenite hanno reso noto di aver ucciso 100 ribelli e di averne feriti circa 280 in violenti combattimenti avvenuti ieri nella provincia di Saada. I ribelli zaidisti del nord, di religione sciita, affermano di lottare contro la discriminazione religiosa, perché la componente sciita del Paese è stata messa ai margini dopo l'alleanza del presidente yemenita Ali Abdullah Saleh con l'Arabia Saudita, potenza sunnita confinante.

    Nigeria
    Ennesimo dramma della povertà in Nigeria dove stamane almeno 80 persone sono morte per l’esplosione di un camion cisterna dal quale stavano tentando di estrarre del carburante. L’esplosione del camion ha coinvolto molti automezzi che transitavano nelle vicinanze rendendo il rogo ancora più distruttivo. Incidenti di questo tipo sono purtroppo frequenti in Nigeria, ma nonostante i controlli le autorità non riescono a porvi termine.

    La Polonia ratifica il Trattato di Lisbona
    Il presidente polacco Lech Kaczynski ha firmato stamani il Trattato di Lisbona in una cerimonia solenne a Varsavia, presenziata anche dal presidente della Commissione europea Barroso, da quello del Parlamento europeo, Jerzy Buzek, e dal premier svedese e presidente di turno dell’Ue, Fredrik Reinfeldt. La sigla della Polonia arriva a una settimana da quella dell’Irlanda ottenuta con un secondo referendum sul Trattato. Per l’entrata in vigore della nuova “Carta europea”, prevista per gennaio, manca solo l’adesione della Repubblica Ceca, che sarà espressa dal presidente ceco Klaus solo dopo il pronunciamento della Corte costituzione.
     Cecenia
    Nuovo attacco dei ribelli separatisti in Cecenia. Un agente di polizia è morto e altre 14 persone sono rimaste ferite nell'esplosione di una bomba a Grozny. L’attentato si inserisce nell’escalation di violenze che riguarda tutte le repubbliche del Caucaso russo a maggioranza musulmana.

    Francia: arrestato ingegnere del Cern sospettato di avere legami con al Qaeda
    Un ricercatore trentaduenne di origine algerina del Centro Europeo di Ricerca Nucleare (Cern) di Ginevra e suo fratello minore sono stati arrestati ieri a Vienne, in Francia, perché sospettati di essere legati alla rete terroristica di al Qaeda. Il fermo è scattato in seguito alla scoperta di un loro scambio di mail con alcuni membri dell’organizzazione terroristica da cui sarebbero emersi elenchi fatti dall’ingegnere di potenziali obiettivi di azioni terroristiche in Francia. Il Cern ha escluso che l’uomo abbia potuto sfruttare per fini terroristici la ricerca svolta a Ginevra.

    Nobel a Obama
    Congratulazioni continuano ad essere espresse da tutta la comunità internazionale all’indomani dell’assegnazione del Premio Nobel per la pace al presidente statunitense, Barak Obama. “Sono sorpreso e umilmente onorato, non sono sicuro di meritare di essere in compagnia con persone che hanno saputo produrre importanti cambiamenti”, ha detto lo stesso Obama commentando la decisione del comitato di Oslo. In molti lo hanno definito un premio alla speranza e alle intenzioni e all’impegno già dimostrato in favore della pace e del disarmo. Oggi è stata la volta di Medvedev, secondo il quale questa decisione rappresenta “un impulso per un nuovo clima nella politica internazionale”.

    Haiti: aereo Onu precipita provocando 11 morti
    Un aereo delle Nazioni Unite con 11 persone a bordo è precipitato schiantandosi contro una montagna ad Haiti, vicino alla città di Ganthier. Ancora sconosciute le cause dell’incidente avvenuto durante un volo di ricognizione. Le vittime, di origini uruguaiane e giordane, sono militari appartenenti al contingente di pace dell’ Onu che presidia il confine tra Haiti e Repubblica Dominicana.
     
    Cuba – Virus A
    L’influenza A colpisce anche Cuba. Il numero delle persone contagiate è salito a circa 700 casi, tra cui un centinaio di bambini. Tre donne incinte purtroppo le vittime del virus. Tuttavia, secondo l’Oms, la pandemia ha caratteristiche minori di una tipica influenza stagionale. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 283
     
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