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Sommario del 09/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa al concerto nel 70° della Seconda Guerra Mondiale: mai più stermini e muri, i giovani difendano la pace e la libertà da ogni forma di odio
  • Sinodo per l'Africa: più spazio alle donne. L'arcivescovo di Accra: la sfida delle sette
  • Nomina
  • La Chiesa piange la scomparsa del vescovo cinese Lin Xili: testimone della verità, nella sua debolezza ha fatto paura ai potenti
  • Domenica la canonizzazione di Damiano De Veuster: si fece lebbroso per i lebbrosi
  • L’appello di mons. Migliore all’Onu: la comunità internazionale si impegni per un mondo libero dalle armi e dalla droga
  • Mons. Tomasi all’Onu: tutelare la libertà di religione con norme adeguate
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Nobel per la Pace a Barack Obama. Apprezzamento in Vaticano
  • Giornate sociali cattoliche a Danzica. L'intervento del cardinale Tettamanzi
  • Chiesa e Società

  • Devastazione nelle Filippine per il tifone Parma
  • A Samoa funerali di Stato per le vittime dello tsunami
  • La Fao chiede più investimenti nel campo agricolo
  • Crisi in Honduras: i vescovi chiedono una soluzione giusta e pacifica
  • I vescovi Usa: la riforma sanitaria rispetti la vita e la dignità di ognuno
  • Sri Lanka: celebrazione interreligiosa per il 60.mo anniversario dell’esercito
  • Aperto a Roma un convegno sulla cooperazione universitaria e l’Africa
  • Repubblica Democratica del Congo: i giornalisti chiedono protezione e giustizia
  • Zambia: quattro settimane di preghiera per le missioni
  • In Burkina Faso al via il Forum sullo sviluppo sostenibile
  • L’impegno dei medici del Cuamm in Mozambico
  • La Comunità di Villaregia in festa per i 25 anni di impegno missionario
  • Repubblica Dominicana: preparativi per la Giornata Missionaria Mondiale
  • A Roma una conferenza per combattere Aids e Tbc nei bambini
  • Grecia: in Parlamento il secondo deputato cattolico in cento anni di storia
  • Roma e Santiago de Compostela unite per l’Anno Santo Compostelano
  • Il cardinale Bagnasco: "L'identità culturale è condizione per il dialogo"
  • Si chiude stasera il secondo congresso mondiale degli Oblati Benedettini
  • A Bologna rassegna di documentari dal Sud del mondo
  • Editoria religiosa: in Italia aumentano i lettori e la produzione
  • Domani a Roma presentazione di un libro sul monte Athos
  • Agenzia Fides: il direttore Luca De Mata lascia per raggiunti limiti di età
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attentato contro un mercato in Pakistan: decine le vittime
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa al concerto nel 70° della Seconda Guerra Mondiale: mai più stermini e muri, i giovani difendano la pace e la libertà da ogni forma di odio

    ◊   I giovani non dimentichino che la libertà e la pace ai quali il mondo anela sono frutto di una civiltà basata sul rispetto e non sull’odio che eventi come la Seconda Guerra Mondiale, lo sterminio della Shoah e la costruzione del Muro di Berlino seminarono nel corso del Novecento. Con questi pensieri Benedetto XVI ha ringraziato l’Orchestra interregionale sinfonica (Iro), che ieri pomeriggio all’Auditorium Conciliazione ha eseguito musiche di Mahler e Mendelsshon nel concerto intitolato “70 anni dall’inizio della II Guerra Mondiale: Giovani contro la guerra”. Un evento realizzato su iniziativa del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e della Commissione della Santa Sede per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    (musica)

    Le note di due grandi compositori per far volare alto il sentimento della pace oltre l’odio della guerra, l’orrore di uno sterminio, l’indegnità di un muro. Hanno contribuito a questo le sinfonie di Gustav Mahler e Felix Mendelsshon, entrambi ebrei, entrambi vittime di odiose discriminazioni antisemite che, nel caso di Mahler, morto nel 1911, sollecitarono il fascismo a definire quella del maestro “arte degenerata”. Al cospetto del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, e dei vari organismi che hanno contribuito alla realizzazione del concerto - tra cui anche l’Ambasciata di Germania presso la Santa Sede, l’Europäisches KulturForum Mainau e l’International Jewish Committee for Interreligious Consultations - Benedetto XVI ha subito speso parole di apprezzamento l’idea alla base dell'evento:

    “Utilizzando l’universale linguaggio della musica, questa iniziativa vuole incoraggiare i giovani a costruire insieme il futuro del mondo, ispirandosi ai valori della pace e della fratellanza tra gli uomini”.

    Creata nel 1992 allo scopo di intensificare i rapporti culturali in Europa e di stimolare nei giovani la consapevolezza delle radici culturali comuni, l’Orchestra interregionale diretta da Joachem Hochstenbach e composta di giovani del land tedesco del Baden-Württemberg e delle regioni con esso gemellate (Coimbra, Emilia-Romagna e Lombardia, Fiandre, Kanagawa, Catalogna, Łódź) ha evocato con i suoi brani - ha detto il Pontefice - “la tragedia della seconda guerra mondiale, dolorosa pagina di storia intrisa di violenza e di disumanità, che ha causato la morte di milioni di persone, lasciando i vincitori divisi e l’Europa da ricostruire”. Nonostante l’invito alla ragionevolezza che lanciò in estremo Pio XII:

    “La guerra, voluta dal nazionalsocialismo, ha colpito tante popolazioni innocenti dell’Europa e di altri Continenti, mentre, con il dramma della shoah, ha ferito soprattutto il popolo ebreo, oggetto di uno sterminio programmato (…) Nessuno purtroppo riuscì a fermare quell’immane catastrofe: prevalse inesorabile la logica dell’egoismo e della violenza. Ricordare quei tristi eventi sia monito, soprattutto per le nuove generazioni, a non cedere mai più alla tentazione della guerra”.

    A novembre, l’Europa e il mondo celebreranno anche i 20 anni della caduta del Muro di Berlino che del secondo conflitto mondiale fu una diretta conseguenza. Se il movimento ecumenico, “che ha trovato nella seconda guerra mondiale un catalizzatore” può contribuire a costruire una nuova civiltà di rispetto e tolleranza, “operando - ha auspicato Benedetto XVI - insieme agli ebrei e a tutti i credenti”, il Muro di Berlino resta “simbolo eloquente della fine dei regimi totalitari comunisti dell’Est europeo” e rammenta - ha affermato il Papa, citando Giovanni Paolo II - che:

    “L’Europa, il mondo intero hanno sete di libertà e di pace! Occorre costruire insieme la vera civiltà, che non sia basata sulla forza, ma sia ‘frutto della vittoria su noi stessi, sulle potenze dell’ingiustizia, dell’egoismo e dell’odio, che possono giungere sino a sfigurare l’uomo’ (…) Ci benedica Iddio e conceda all’umanità il dono della sua pace”. (applausi)
     
    (musica)

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    Sinodo per l'Africa: più spazio alle donne. L'arcivescovo di Accra: la sfida delle sette

    ◊   Mattinata densa di riflessioni, oggi, al secondo Sinodo dei Vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano, sui temi della riconciliazione, la giustizia e la pace. In presenza di Benedetto XVI, i Padri Sinodali hanno concentrato la loro attenzione sull’importanza dell’educazione, sul bisogno di pace nella Regione dei Grandi Laghi e sull’Anno Sacerdotale. In chiusura di Congregazione, poi, spazio anche ad alcuni uditori. In programma per oggi pomeriggio, invece, l’intervento di Rudolf Adada, già Capo dell’Unione Africana delle missioni di pace per il Darfour. Il servizio di Isabella Piro:

     
    È sopravvissuta al massacro del Rwanda, ha perdonato i suoi aggressori ed oggi porta la riconciliazione nelle prigioni. La testimonianza di un’uditrice ha fatto tremare l’Aula del Sinodo, stamani. Davanti alla prova concreta che la pace è possibile anche nei contesti più atroci, le sue parole hanno lasciato tutti senza fiato.

     
    Ma sono state tante le riflessioni che si sono rincorse durante i lavori di oggi e tanti anche i suggerimenti arrivati dai Padri Sinodali. Innanzitutto, il grande tema dell’educazione: i vescovi auspicano un sistema di gestione scolastica che garantisca la libertà della Chiesa per una formazione di qualità dei giovani, sollecitando quindi un partenariato diretto tra l’Unesco e le istituzioni ecclesiastiche. E ancora, il Sinodo pensa alla creazione, in Africa, di un Istituto superiore cattolico, specializzato nell’insegnamento sociale, a partire dalla Dottrina Sociale della Chiesa.

     
    Nella riflessione dei Padri Sinodali, spazio anche alla comunicazione e all’informazione, con l’esigenza, emersa in Aula, di dare vita ad un’agenzia di stampa continentale per la Chiesa in Africa, continente in cui, tra l’altro, sono operative almeno 163 radio in 32 Paesi, gestite da diocesi ed organizzazioni cattoliche.

     
    Poi, i presuli si sono soffermati sul significato dell’Anno Sacerdotale, indetto da Benedetto XVI per commemorare i 150 anni dalla morte del Santo Curato d'Ars, colui che può ispirare quella fedeltà a Cristo che aiuta ad illuminare le possibili zone d’’ombra delle comunità ecclesiali.

     
    E ancora, i vescovi hanno riflettuto sui problemi relativi all’aborto che, nel linguaggio definito “sconcertante” delle organizzazioni internazionali, viene erroneamente associato alla salute riproduttiva. Centrale anche il tema del dialogo interreligioso con la proposta, avanzata in Aula, di inserire alcuni esperti del settore nelle Commissioni Giustizia e Pace. Altro suggerimento applaudito, quello di convocare prossimamente una Conferenza Internazionale sulla pace e la riconciliazione nella Regione dei Grandi Laghi.

     
    Poi, spazio alle donne: “Cosa sarebbe la Chiesa senza di loro?”, si è detto in Aula. Loro che donano la vita e non abbandonano mai i propri figli auspicano un maggior coinvolgimento nell’evangelizzazione.

     
    Quindi, la parola è andata ad uno dei delegati fraterni, Bernhard Ntahoturi, arcivescovo della provincia della Chiesa anglicana del Burundi, che ha sottolineato l’importanza dell’ecumenismo per rivelare al mondo il Dio dell’amore e della vita. L’Africa è il continente delle opportunità, ha continuato il delegato fraterno, e la Chiesa deve essere segnata dalla fraternità, per liberare il Paese dai suoi mali.

     
    Ieri pomeriggio, invece, il Sinodo ha volto il suo sguardo verso le donne africane costrette alla poligamia e quindi lontane dai sacramenti. Per loro, è stata chiesta una riflessione approfondita, così che possano godere della misericordia di Dio.

     
    E ancora, in Aula si è detto che la Chiesa non dimentica i malati di Aids, anzi: li aiuta e li sostiene, attraverso alcune agenzie, come il Cafod (Catholic Agency For Overseas Development), da più di vent’anni presente in Africa. Molti i risultati positivi ottenuti finora, anche grazie all’aiuto dei farmaci retrovirali che, però, hanno sottolineato i vescovi, restano ancora inaccessibili ai più poveri.

     
    Ampio spazio al Sinodo dei vescovi è stato dedicato alla sfida posta alla Chiesa africana dalla diffusione tra i giovani dei gruppi neo-pentecostali. Un problema presente in Ghana dove la comunità cattolica, nata meno di 150 anni fa, svolge un ruolo di primaria importanza a livello sociale, educativo e sanitario. Nel Paese il processo di inculturazione deve fare i conti con un diffuso sincretismo religioso: infatti, nonostante il cristianesimo sia la religione maggiormente professata, buona parte della popolazione resta legata alle tradizionali forme di spiritualità. Lo conferma l’arcivescovo di Accra in Ghana, mons. Gabriel Charles Palmer Buckle intervistato dal nostro inviato al Sinodo Paolo Ondarza:

    R. – In Ghana il cattolicesimo è arrivato appena 129 anni fa. I cattolici, nel Ghana, sono più o meno il 16 per cento della popolazione; è il gruppo religioso più grande. Come Chiesa abbiamo più del 20-21 per cento di tutti i centri sanitari del Paese e più del 15 per cento delle scuole di tutto il Ghana è gestito dalla Chiesa cattolica.

     
    D. – Lei diceva che è una realtà tutto sommato giovane, la Chiesa si è radicata in un terreno che, da un punto di vista anche religioso aveva delle altre tradizioni ed ecco che si presenta quindi il rischio di un sincretismo religioso…

     
    R. – Certamente. L’otto per cento della popolazione è ancora adesso aderente a queste religioni ancestrali. E’ compito nostro – particolarmente in quest’era in cui parliamo dell’inculturazione – capire la differenza tra una cultura religiosa che magari agisce contrariamente al cattolicesimo, al cristianesimo, e una cultura religiosa che si presenta più come una cultura sociale che può aiutare l’inculturazione stessa.

     
    D. – In Ghana sono presenti le comunità pentecostali, di cui si è parlato anche qui al Sinodo. In particolare, si è evidenziato il fatto che queste comunità facciano presa soprattutto tra i giovani…

     
    R. – Devo dire che questa è una preoccupazione abbastanza grande. L’Africa è molto giovane, più del 65 per cento della popolazione è al di sotto dei 35 anni. Dobbiamo ammettere che le sette, le chiese cosiddette pentecostali utilizzano molto i mass media, la televisione ed internet per offrire un messaggio diciamo religioso, pseudo-cristiano, una sorta di cristianesimo sentimentale. E allora quando al giovane viene chiesto di fare delle scelte forti, per il cattolicesimo in particolare c’è a volte qualche difficoltà e per questo abbiamo bisogno della pastorale d’accompagnamento. Già il 23 per cento del Paese si dice aderente a queste sette pentecostali e parecchi di questi aderenti sono cattolici che si sono allontanati dalla fede. La verità è che dopo qualche tempo – cinque o dieci anni – si accorgono che quello che viene offerto lì è fasullo e ritornano quindi alla Chiesa cattolica. Nel frattempo, però, sono stati fatti danni allo spirito. E’ una sfida ma siamo pronti ad affrontarla.

     
    D. – In che modo questo Sinodo può accompagnare e guidare la vita della sua Chiesa?

     
    R. – E’ la mia prima esperienza. E’ tutta la Chiesa universale ad essere riunita in ascolto, in preghiera sull’Africa e quest’Africa ha una potenzialità enorme. Basta vedere ad esempio le vocazioni che provengono dall’Africa o anche quanti cattolici che provengono dall’Africa siano all’altezza della vita politica. C’è perciò una potenzialità enorme e certamente – come diceva il Santo Padre – ci sono anche delle sfide. Tutta la Chiesa si preoccupa di vedere ed indagare in quale direzione lo Spirito Santo vuole che la stessa Chiesa cattolica vada. La Chiesa è una famiglia ed è una: santa, cattolica ed apostolica. Quest’esperienza la sto vivendo in modo molto forte e sento veramente una gioia profonda. Come diceva un Padre della Chiesa: “Ex Africa semper aliquid novi”, cioè dall’Africa viene sempre qualche novità. So che quest’assemblea ci porterà ad una novità non solo per l’Africa ma per tutta la Chiesa universale.

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    Nomina

    ◊   In Mozambico, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Gurué, presentata da mons. Manuel Chuanguira Machado, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico”.

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    La Chiesa piange la scomparsa del vescovo cinese Lin Xili: testimone della verità, nella sua debolezza ha fatto paura ai potenti

    ◊   Tutta la Chiesa si stringe attorno alla comunità cattolica cinese di Wenzhou, sulla costa orientale della Cina continentale, che ha perso il suo vescovo, mons. Giacomo Davide Lin Xili, morto il 4 ottobre scorso: fra pochi giorni avrebbe compiuto 91 anni. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    C’è grande attesa per i funerali di mons. Lin a cui intendono partecipare migliaia di persone. Le autorità locali hanno già previsto una serie di limitazioni: la salma del vescovo non potrà indossare i paramenti episcopali. Divieto simile ebbe anche da vivo, nel 2004, per la celebrazione dei suoi 60 anni di sacerdozio. In quell’occasione gli arrivò la speciale benedizione del Papa ma gli venne imposto di non accettare nessuna frase di congratulazione che facesse riferimento al suo episcopato, sotto pena di essere immediatamente posto agli arresti domiciliari. Neppure gli fu concesso di festeggiare con una cena insieme ai suoi sacerdoti. Del resto tutta la vita di mons. Lin è stata caratterizzata da una sofferta testimonianza. Sacerdote a 25 anni, rinuncia a terminare gli studi all’estero per amore verso i suoi fedeli che avevano bisogno di un pastore in un momento particolarmente difficile. Il 29 settembre 1955 è arrestato con l’accusa di essere un controrivoluzionario ed è condannato a 16 anni di lavori forzati. Liberato durante l’inverno del 1971, per una decina di anni lavora come calzolaio, un lavoro - disse - che gli serviva per riparare le sue scarpe, consumate a causa dei continui ed estenuanti viaggi, che fra umiliazioni e sofferenze intraprendeva per curare i propri fedeli. Le sue prestazioni di calzolaio in aiuto ai fedeli più poveri erano completamente gratuite. S’impegna a restaurare le vecchie chiese, danneggiate durante la Rivoluzione Culturale, e per costruire nuovi luoghi di culto.

     
    Il 4 ottobre 1992 è consacrato come primo vescovo della diocesi di Wenzhou, ma per molti anni è costretto a vagare senza una stabile dimora fino all’8 settembre 1999, quando le autorità cinesi lo obbligano a vivere sotto stretto controllo nella cattedrale della diocesi. Colpito dal morbo di Alzheimer, le sue condizioni si aggravano a tal punto da far temere alle autorità locali che i suoi funerali possano svolgersi il primo ottobre, con il rischio di un raduno di migliaia di persone in coincidenza con i festeggiamenti per i 60 anni della Repubblica Popolare Cinese.

     
    La figura di mons. Lin è stata molto importante per tutti in quanto uomo di profonda fede e di esemplare fedeltà alla Chiesa universale e al Papa: e per questa sua fedeltà ha sofferto moltissimo.

     
    E’ stato un eroe e un testimone della verità, che molto ha lavorato, sofferto e pregato per la Chiesa in Cina: nella sua debolezza, sempre vissuta con fede, nella malattia e nella morte ha fatto paura ai potenti di questa terra.

     
    La diocesi di Wenzhou, nella provincia di Zhejiang, conta più di 110.000 cattolici e ha 30 sacerdoti per lo più giovani, 36 chiese, 9 parrocchie, 36 luoghi di culto e più di 70 religiose, che sono molto attive nell’assistenza ai malati e agli anziani e nelle visite alle famiglie. Attualmente la diocesi ha una ventina di seminaristi maggiori e 9 minori.

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    Domenica la canonizzazione di Damiano De Veuster: si fece lebbroso per i lebbrosi

    ◊   Dal Belgio alle Hawai: è il viaggio che ha compiuto per dedicarsi alla missione Damiano De Veuster, religioso della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, che sarà canonizzato domenica prossima da Benedetto XVI a Roma, in Piazza San Pietro. Vissuto nel XIX secolo, nel 1873 si è offerto come volontario per assistere i lebbrosi che venivano confinati nell’isola lazzaretto di Molokai. Oltre che prete, è stato anche medico e si è prodigato in diversi modi per i malati, perfino sperimentando su di sé nuovi farmaci quando ha contratto la lebbra che lo ha condotto alla morte. Al microfono di Tiziana Campisi, padre Alfred Bell, della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, postulatore della Causa di Canonizzazione, descrive il modo in cui Damiano ha vissuto la sua vocazione:

    R. – Quando Damiano ha detto “sì” ha continuato in questa missione fino alla fine. Al vescovo, che domandava ai sacerdoti chi volesse andare ad aiutare questi poveri lebbrosi, egli ha risposto: "Lo voglio io!" Si è quindi recato lì e vi è rimasto fino alla morte. E’ rimasto 14 anni da solo, ha fatto esattamente ciò che Gesù Cristo ha detto: “Se uno ama una persona, un amico, dà la sua vita per lui” e lui lo ha fatto nel vero senso della parola.

     
    D. – Che esempio ci lascia?

     
    R. – Il governo delle Hawaii aveva portato gli ammalati in un’isola molto piccola, così la società non aveva più questo problema. Padre Damiano De Veuster ha fatto di questa gente una vera comunità, ha dato loro la speranza. Era un missionario attivo, che ha lavorato in ogni campo, con i lebbrosi. Con i più forti ha creato un ospedale, con altri invece un coro con degli strumenti, ha fatto tutto ciò che potesse aiutarli. E’ per questo che oggi egli è un esempio di comunità; in un tempo in cui tutti sono egoisti e pensano per sé egli ha dato un esempio di come si può condividere in una società e in una comunità in condizioni così difficili. Padre Damiano è anche un esempio per coloro che non hanno voce nella nostra società: i lebbrosi non contavano niente nella società delle Hawaii. Lui invece ha detto: “Voi contate, voi siete agli occhi di Dio pietre preziose” ed oggi per molta gente che non ha voce nei diversi ambiti della vita, padre Damiano è anche un “uomo della speranza”.

     
    D. – Quale messaggio giunge all’uomo di oggi da padre Damiano?

     
    R. – Damiano diceva: “Sì, io vado e non ritorno”. Questo non vuol dire che non abbia avuto dei problemi, ma quello che ognuno dovrebbe fare è ripensare se quello che sta facendo è giusto o meno. Damiano ha dato a molti l’esempio di come si può cambiare la vita. Noi non abbiamo soltanto la via economica e professionale, ma c’è anche quella che prevede l’aiuto all’altro. Quest’ultima via per lui ha significato anche isolamento, solitudine e questa è una cosa che nella società di oggi sperimentano in molti. Lui ha però mostrato che c’è sempre speranza. Oggi Damiano rimane chi ripete: “Voi avete un valore indipendente dalla vostra situazione”. E’ stato un servitore di Dio e resterà per tutti un servitore delle persone.

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    L’appello di mons. Migliore all’Onu: la comunità internazionale si impegni per un mondo libero dalle armi e dalla droga

    ◊   Anche in un anno di crisi economica, come il 2008, le spese militari sono aumentate del 4 per cento: è la denuncia dell’arcivescovo Celestino Migliore, che intervenendo, ieri, alla 64.ma Assemblea generale dell’Onu ha esortato la comunità internazionale a rispondere alle aspettative di tutti i popoli per un mondo finalmente senza armi. Sempre ieri, l’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu ha tenuto un discorso al Palazzo di Vetro sulla prevenzione, riduzione e soppressione dell’uso illecito della droga. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La società civile, le organizzazioni umanitarie e soprattutto quanti soffrono a causa dei conflitti armati sperano di vedere un mondo libero dagli armamenti nucleari e in cui il commercio delle armi sia strettamente controllato: è il vibrante appello lanciato dall’arcivescovo Celestino Migliore alla riunione del primo comitato dell’Assemblea generale dell’Onu sul disarmo e la sicurezza internazionale. Tutti i popoli, ha aggiunto, “vogliono vedere un mondo in cui educazione, cibo, salute e acqua siano più accessibili delle armi illecite”. Ha quindi denunciato che, mentre sono sempre più lontani gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, nell’anno 2008 - nel pieno della crisi economica - le spese militari sono aumentate del 4 per cento, ammontando a quasi 1500 miliardi di dollari. L’osservatore vaticano ha così indicato nel multilateralismo lo strumento adatto per ridurre le spese militari e promuovere il disarmo in vista di una sicurezza progressivamente demilitarizzata.

     
    A tal riguardo, mons. Migliore ha espresso apprezzamento per il recente Consiglio di Sicurezza dell’Onu sul disarmo e la non proliferazione nucleare, tenutosi il 24 settembre scorso. Ed ha accolto positivamente il nuovo clima politico promosso dai principali protagonisti del disarmo, citando in particolare l’adozione di una nuova Convenzione sulle armi a grappolo. Al tempo stesso, ha però ricordato che dopo 13 anni il Trattato per il bando dei test nucleari non è ancora entrato in vigore, ed ha lamentato che alcuni protagonisti internazionali hanno scelto di non approvare gli strumenti per bandire le mine anti-uomo. Infine, ha ribadito la posizione della Santa Sede in favore di un Trattato sul commercio delle armi. Queste, è stato il suo richiamo, "non possono essere considerate come qualsiasi altra merce scambiata nei mercati regionali e nazionali”. Ed ha concluso: “lo stoccaggio eccessivo e il commercio indiscriminato” di armi “non può essere moralmente giustificato in nessun modo”.

     
    L’arcivescovo Migliore è anche intervenuto ieri al Terzo comitato dell’Assemblea generale dell’Onu sul controllo internazionale della droga. Il presule ha subito sottolineato che la droga continua ad essere un ostacolo allo sviluppo economico, politico e sociale degli individui e delle nazioni. Ha così affermato che la Santa Sede chiede alla comunità internazionale di “proteggere la salute e la dignità delle persone, prevenendo l’uso pericoloso di droghe e alleviando la sofferenza di chi è tossico-dipendente”. Mons. Migliore ha rilevato che proprio le popolazioni più povere sono le più vulnerabili agli effetti devastanti del commercio di droga. Per questo, ha espresso sostegno per quei programmi che forniscono alle famiglie di agricoltori alternative valide alla coltivazione di coca e papavero. A tutti i livelli, ha detto, c’è bisogno di maggiori sforzi per evidenziare la relazione causale tra crescita dello sviluppo e sradicamento del commercio illecito di droga.

     
    L'osservatore vaticano si è poi soffermato sull’importanza della famiglia quale pietra angolare per combattere la droga. Ciò, ha detto, è quanto mai urgente poiché l’abuso di droghe può indebolire la famiglia, vero fondamento della società, e così facendo può seriamente destabilizzare la società stessa. E’ nell’ambiente famigliare, ha rilevato, che i bambini possono apprendere come evitare la droga e le sue devastanti conseguenze. D’altro canto, il presule ha voluto evidenziare che il traffico di droga è sovente collegato ad altri mali come la proliferazione delle piccole armi, il crimine organizzato, il terrorismo e il traffico di persone umane. Quanti cadono preda dell’uso della droga, ha concluso, hanno bisogno di sostegno da parte della famiglia e della società. Così come coloro che hanno vinto questa battaglia contro la droga possono essere dei modelli positivi e diventare “ambasciatori di speranza”.

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    Mons. Tomasi all’Onu: tutelare la libertà di religione con norme adeguate

    ◊   La libertà di religione “implica la tutela del diritto di ognuno a scegliere, professare e diffondere, individualmente o collettivamente, un credo secondo la propria coscienza … con il dovere corrispondente degli Stati di tutelare questo diritto umano fondamentale per mezzo di un corretto sistema legale”: è quanto ha affermato mons. Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, alla XII sessione ordinaria del Consiglio dei diritti dell’uomo che si è svolta il 30 settembre scorso a Ginevra. Nel suo intervento mons. Tomasi ha voluto ricordare quanto detto da Benedetto XVI il 18 aprile del 2008 a New York, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ribadendo che “i diritti collegati con la religione sono quanto mai bisognosi di essere protetti se vengono considerati in conflitto con l’ideologia secolare prevalente o con posizioni di una maggioranza religiosa di natura esclusiva”, che “non si può limitare la piena garanzia della libertà religiosa al libero esercizio del culto” e che “deve essere tenuta in giusta considerazione la dimensione pubblica della religione e quindi la possibilità dei credenti di fare la loro parte nella costruzione dell’ordine sociale”. Per l’osservatore permanente “è necessaria una nuova mentalità che tenga conto del crescente pluralismo nella maggior parte delle società e dell’interconnessione di un mondo globalizzato” di fronte alle “manifestazioni di intolleranza sempre più frequenti che minano i diritti delle persone di ogni religione e credo” e alle minoranze religiose che “vengono discriminate del mondo”. Secondo mons. Tomasi anche i mezzi di comunicazione possono contribuire ad una “consapevolezza maggiore della dignità e dei diritti umani della persona”, invece spesso, “ignorano ed emarginano la dottrina religiosa”. Quanto agli utenti “devono evitare la condivisione di parole e immagini che denigrano gli esseri umani, fomentano odio e intolleranza e sfruttano i deboli”, ha detto inoltre mons. Tomasi che ha incoraggiato le iniziative di dialogo “per promuovere la comprensione reciproca, sostenere la libertà di religione, di credo e di coscienza”. (A cura di Tiziana Campisi)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Mai più la guerra: il Papa ricorda la tragedia del secondo conflitto mondiale e invita a costruire una vera civiltà pacifica.

    In prima pagina, la notizia del Nobel a Barack Obama.

    Nell'informazione vaticana, i lavori sinodali.

    Nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla dodicesima sessione ordinaria del Consiglio dei diritti dell'uomo sulla libertà religiosa.

    Gabriele Nicolò sull'ipotesi - formulata dal segretario di Stato americano - di un Governo afghano con i talebani moderati.

    In cultura, Andrea Riccardi sul libro di Margherita Pelaja e Lucetta Scaraffia "Due in una carne. Chiesa e sessualità nella storia".

    Claudio Toscani e Maria Maggi rispettivamente sui vincitori del premio Nobel per la letteratura e per la fisica.

    Che Barba (rossa): Gaetano Vallini recensisce la deludente riduzione cinematografica delle gesta di Alberto da Giussano.

    Come vivere insieme e perdere il rispetto di se stessi: Giulia Galeotti sulla triste storia dei coniugi Masters e Johnson divenuti celebri, alla fine degli anni Sessanta, per gli studi sulla fisiologia sessuale: negli Stati Uniti esce una loro biografia.

    Anna Foa ricorda Josef Burg, uno degli ultimi scrittori in yiddish della tradizione europea orientale.

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    Oggi in Primo Piano



    Nobel per la Pace a Barack Obama. Apprezzamento in Vaticano

    ◊   E’ il presidente statunitense Barack Obama il premio Nobel per la Pace 2009. Il Comitato di Oslo ha comunicato questa mattina la propria decisione. Una scelta “salutata con apprezzamento in Vaticano alla luce dell’impegno dimostrato dal presidente per la promozione della pace nel campo internazionale, e in particolare anche recentemente in favore del disarmo nucleare”: è quanto ha affermato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, rispondendo ad alcune domande dei giornalisti. “Ci si augura - ha aggiunto - che questo importantissimo riconoscimento incoraggi ulteriormente tale impegno difficile ma fondamentale per l’avvenire dell’umanità, affinché possa portare i risultati sperati”. Il servizio di Giada Aquilino:

    E’ bastato meno di un anno al presidente Barack Obama per convincere il Comitato di Oslo: a nove mesi dal suo insediamento alla Casa Bianca, Obama ha infatti vinto il Nobel per la Pace 2009. La motivazione è legata agli “sforzi straordinari nel rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli”. Apprezzato l’impegno del presidente per “un mondo senza armi nucleari”, per “un nuovo clima nelle relazioni internazionali” e nella “sfida ai cambiamenti climatici”. Il riconoscimento - una medaglia d'oro, un diploma e un assegno da un milione di euro - sarà consegnato a Oslo il prossimo 10 dicembre. Sul significato di questa attribuzione, ascoltiamo l’ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, Miguel H. Díaz:

     
    R. – Siamo lieti per questo importantissimo onore. Al presidente sono stati riconosciuti gli sforzi di costruire la comprensione tra i popoli, come aveva già manifestato nel discorso al mondo musulmano al Cairo, nel corso dei suoi viaggi e in altri discorsi e iniziative. Credo che il Comitato abbia riconosciuto il suo impegno per l’eliminazione delle armi nucleari. Vorrei dire anche che nel colloquio che ho avuto venerdì scorso con il Santo Padre Benedetto XVI, anche il Pontefice ha ringraziato il presidente per i suoi sforzi a favore della pace. Questo Premio è per noi una grandissima opportunità di continuare il lavoro per la costruzione di un mondo e di un’umanità migliori.

     
    D. – È stato premiato lo sforzo per un mondo senza armi nucleari. Ecco: il riferimento è all’Iran e al Medio Oriente in generale?

     
    R. – Credo che il riferimento sia veramente a tutto il mondo. Abbiamo bisogno di pace e di un nuovo tipo di relazioni umane. Credo che il Premio riconosca l’impegno del presidente a costruire questo mondo: ad eliminare le armi nucleari in tutte le parti del mondo.

     
    D. – Che importanza ha il Premio Nobel al presidente Obama nelle relazioni tra Santa Sede e Stati Uniti?

     
    R. – Credo che per la Santa Sede – come ha detto anche il Papa nella conversazione che ho avuto con lui venerdì scorso in occasione della presentazione delle mie credenziali – l’abolizione delle armi nucleari sia una sfida per la quale dobbiamo lavorare insieme. Come ambasciatore degli Stati Uniti mi sento profondamente onorato che sia stato conferito al presidente Obama e speriamo che questo riconoscimento ci sostenga nel nostro impegno per la collaborazione tra i popoli e con tutte le persone di buona volontà, affinché con le parole e con le azioni si riesca ad abolire le armi nucleari.

     
    Per un commento sul Nobel per la Pace 2009 a Barack Obama, sentiamo Paolo Mastrolilli, esperto di politica statunitense del quotidiano La Stampa:

     
    “Obama si è impegnato a favorire il dialogo, in particolare quello con l’Iran e ha cambiato la politica americana in Medio Oriente. Il problema è che naturalmente Barack Obama è presidente da poco tempo e non ha avuto ancora la possibilità di ottenere dei risultati concreti con questa sua nuova politica. Quindi questo è un po’ un Nobel più alle intenzioni del presidente che non ai risultati”.

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    Giornate sociali cattoliche a Danzica. L'intervento del cardinale Tettamanzi

    ◊   Seconda giornata a Danzica, in Polonia, delle Giornate sociali cattoliche per l'Europa che si svolgono sotto gli auspici della Comece, la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea sul tema "Solidarietà - La sfida per l'Europa". Da Danzica il servizio di Mimmo Muolo, inviato del quotidiano Avvenire.

    L’Europa del futuro o sarà imperniata sulla solidarietà o avrà gravi problemi. Solidarietà a favore della famiglia, ad esempio, o dei figli e delle future generazioni. Spesso oggetto di attacchi pesantissimi da parte della cultura relativista. E’ il primo punto fermo posto dalle Giornate sociali cattoliche, la cui prima edizione si è aperta ieri a Danzica, città evocativa per molti motivi e in cui la parola solidarietà, solidarnosc in polacco, è praticamente di casa. La solidarietà, ha spiegato, infatti, il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, intervenuto nella sessione inaugurale, "è la miglior cura alla crisi economico-finanziaria che l’Europa e il mondo stanno subendo, ed è l’antidoto ad ogni futura crisi". Dunque la vera solidarietà, ha aggiunto l’arcivescovo di Milano, "non è affatto un ideale astratto, ma un appello ineludibile a farsi carico del bisogno altrui". Questa è dunque "la sfida che attende il continente nell’immediato futuro: un’unione di popoli – ha sottolineato il cardinale – basata su rapporti non soltanto contrattuali, ma fraterni e solidali, in cui ciascuno si lascia interpellare dai diritti altrui assumendoli come propri doveri; una solidarietà nuova da ricercare con pazienza e determinazione, anche al di fuori degli schemi e dei modi consueti". Gli ha fatto eco questa mattina l’arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin, secondo cui la solidarietà va coniugata con l’etica. Solo così lo sviluppo sarà fondato sul bene morale e non su quello materiale. E sarà possibile difendere vita, famiglia e valori non negoziabili. Anche rispetto a certe Risoluzioni del Parlamento di Strasburgo che, come ha denunciato la deputata europea slovacca Anna Zàborskà, "condannano in modo inequivocabile la famiglia naturale a favore di altre forme di vita comune". Una tendenza chiaramente inaccettabile. Così come è inaccettabile che nelle stesse risoluzioni non si parli più di padre e madre, ma genericamente di due gentori, aprendo di fatto la strada anche alle unioni omosessuali. Ma non è questa l'Europa che la gente vuole. E i delegati delle Giornate sociali cattoliche sono qui proprio per ricordarlo a tutti.

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    Chiesa e Società



    Devastazione nelle Filippine per il tifone Parma

    ◊   Drammatico il bilancio del tifone Parma che ha colpito le Filippine settentrionali. Si parla di 170 vittime ma la stima è destinata a salire. Gli smottamenti provocati dalle piogge torrenziali hanno interessato tre province nella regione di Cordillera. Le strade sono impraticabili e i mezzi di soccorso faticano ad arrivare nelle zone colpite, molte delle quali raggiungibili solo via mare o in elicottero. Nella località turistica di Baguio, 17 persone sono state uccise da una valanga di fango che ha sommerso gran parte della cittadina. Secondo fonti ufficiali anche la provincia di Pangasinan è ormai sommersa dalle acque e sono migliaia le persone rimaste senza casa. AsiaNews ha riportato la testimonianza di una suora benedettina della diocesi di Urdaneta che ha parlato di una popolazione in una situazione disperata. “Le varie strutture della Chiesa - ha aggiunto - sono state trasformate in centri di accoglienza per gli sfollati”. (B.C.)

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    A Samoa funerali di Stato per le vittime dello tsunami

    ◊   I nomi delle 143 vittime dello tsunami sono risuonati nello stadio di Apia dove ieri si sono svolti i funerali di Stato. Ad ogni nome - riferisce l'agenzia Misna - è stata deposta una corona di fiori bianchi, ed anche le vittime straniere sono state ricordate con corone di colore rosso. Erano 11 i feretri disposti davanti a un palco nello stadio, poiché, sebbene si pensasse di seppellire tutte le vittime in uno stesso sacrario, la maggioranza delle famiglie ha chiesto che i loro cari fossero sepolti nei pressi del loro villaggio. Per le 11 bare saranno deposte nella sepoltura comune preparata in una sezione dedicata nel cimitero Tafaigata, nella capitale. Il terremoto, superiore agli 8 gradi Richter che il 29 settembre a colpito il pacifico meridionale, e la potente onda anomala che ne è seguita, hanno provocato complessivamente 184 morti. Oltre le vittime a Samoa, cui vanno aggiunti sette dispersi, hanno perso la vita anche 32 persone nelle vicine isole americane di Samoa occidentale e nove nell’isola di Niuatoputapu, la più settentrionale delle isole dell’arcipelago Tonga. Lo tsunami ha ridotto in rovina la zona di Lalomanu, una delle più belle e frequentate località sulla costa meridionale dell’isola samoana di Upolu. I media locali sottolineano lo stato di shock in cui vive ancora la popolazione. (R.P.)

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    La Fao chiede più investimenti nel campo agricolo

    ◊   Secondo un rapporto, pubblicato ieri dalla Fao, saranno necessari investimenti netti di circa 83 miliardi l’anno nel settore agricolo dei Paesi in via di sviluppo per avere cibo a sufficienza per i 9,1 miliardi di persone che si prevede popoleranno il pianeta nel 2050. Ciò significa – si legge in un comunicato - che gli investimenti in agricoltura dovranno aumentare di circa il 50%. I dati saranno discussi nel prossimo Forum ad alto livello su come nutrire il mondo nel 2050, in programma a Roma da lunedì e che vedrà la partecipazione di circa 300 esperti internazionali. L’organizzazione delle Nazioni Unite indica anche gli ambiti nei quali è necessario investire in particolare nell’agricoltura e nella zootecnia, ma anche nei servizi di supporto derivanti quali la catena del freddo, l’immagazzinamento, le infrastrutture commerciali e la trasformazione dei prodotti. Sarà importante il contributo degli investimenti privati e pubblici che sono stati negli anni discontinui. Inoltre dei previsti nuovi investimenti netti in agricoltura, almeno 29 miliardi dovranno essere spesi nei due Paesi con la popolazione più grande: India e Cina. Per quanto riguarda le aree regionali, l’Africa sub-sahariana avrà bisogno di investimenti per circa 11 miliardi di dollari, l’America Latina e Caraibi di 20 miliardi, il Medio Oriente e Nord Africa 10 miliardi, l’Asia del Sud 20 miliardi e l’Asia orientale 24 miliardi. (B.C.)

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    Crisi in Honduras: i vescovi chiedono una soluzione giusta e pacifica

    ◊   “E’ urgente una soluzione giusta, pacifica e concordata” scrivono i vescovi della Conferenza episcopale dell’Honduras in una dichiarazione resa pubblica ieri sera al termine di una plenaria dedicata ad analizzare la grave e delicata situazione del Paese che, nella sua fase più acuta e conflittuale, si trascina dal 28 giugno, giorno in cui è stato deposto il presidente Manuel Zelaya. I presuli intendono seguire con particolare attenzione i numerosi tentativi di dialogo tra Zelaya e il governo ad interim di Roberto Micheletti, in particolare i colloqui in corso dal 7 ottobre con la mediazione di numerosi organismi internazionali, regionali e governi latinoamericani. “Si tratta - ricordano i vescovi - di trovare uno sbocco costruttivo alla crisi politica che vive il Paese” e perciò offrono tutto il loro sostegno alla “pedagogia del dialogo sincero che cerca con diligenza di trovare la soluzione migliore per tutti nella carità e nella verità”. Con le parole di Benedetto XVI, i presuli chiedono a chi è coinvolto nel negoziato di agire in modo tale che “superando le tendenze particolariste, ognuno si sforzi di cercare la verità e di perseguire con tenacia il bene comune: è questa la condizione per assicurare una convivenza pacifica e un'autentica vita democratica!” (Angelus del 12 luglio 2009). Rilevando l’importanza del contributo dell’Unione Europea e dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa), la Chiesa honduregna ricorda che “il popolo ripone molte speranze in questo dialogo nazionale” e perciò tali aneliti “non possono essere frustrati poiché ciò comporterebbe una grande delusione nonché crescenti tensioni sociali e personali”. Per la Conferenza episcopale occorre che il dialogo sia rispettoso e sincero e quindi si allontani qualsiasi tentazione violenta sia fisica che verbale. Questo dialogo, sottolineano i presuli, “non può essere ridotto solo ad una tecnica per risolvere i conflitti deve avere anche e soprattutto una dimensione etica perché implica atteggiamenti morali e deve stare al servizio del bene, della giustizia e della verità”. “Quindi coloro che si siedono a dialogare hanno una grave responsabilità davanti a Dio e alla società”. Per i responsabili dei negoziati in corso, i vescovi chiedono a Dio “saggezza, capacità di ascolto, sensibilità sociale e spirito di discernimento” e rinnovano il loro appello alla preghiera di tutti per sostenere questa possibile soluzione a tanta sofferenza, incertezza e scoraggiamento. Prima di concludere, i presuli dell’Honduras precisano: “Siamo consapevoli del fatto che un accordo politico non sia la soluzione totale dei gravi problemi che colpiscono l’Honduras, ma almeno potrebbe dare al Paese le condizioni istituzionali adatte per far fronte a queste sfide nella cornice di un piano organico, con la partecipazione di tutti secondo il criterio della sussidiarietà e con un stile nuovo nella gestione della cosa pubblica”. I presuli si congedano rinnovando lo steso appello contenuto nella loro dichiarazione del marzo scorso: “E’ ora di fare del bene comune lo scopo principale”. (A cura di Luis Badilla)

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    I vescovi Usa: la riforma sanitaria rispetti la vita e la dignità di ognuno

    ◊   L’episcopato degli Stati Uniti esprime preoccupazione per l’andamento del dibattito sulla riforma sanitaria in corso al Congresso di Washington. In una lettera firmata dal cardinale Justin Rigali, presidente del Comitato delle attività pro-life della conferenza episcopale Usa, e dai vescovi William Murphy e John Wester, rispettivamente responsabili del comitato per la Giustizia interna e lo Sviluppo Umano e del comitato per l’Immigrazione, ribadiscono i tre principali criteri indicati dai vescovi per la riforma: che nessuno sia obbligato a pagare la pratica degli aborti, che il sistema sanitario sia accessibile ai poveri e ai più deboli e che si risponda alle necessità degli immigrati regolari. I presuli riaffermano il loro impegno a lavorare con il Congresso e la Casa Bianca per l’approvazione di una buona riforma sanitaria, ma avvertono che qualora la legislazione finale non incontrasse i principi indicati dall’episcopato “non avrebbero altra scelta che opporsi alla legge”. Nell’auspicare che la riforma tenga conto dei tre criteri, esprimono tuttavia apprensione quando sono sconfitti in commissione quegli emendamenti volti a proteggere la libertà di coscienza e ad assicurare che i soldi pubblici dei contribuenti non siano impiegati per pagare l’aborto. La Conferenza episcopale degli Stati Uniti è impegnata da decenni in favore di una riforma sanitaria che protegga la vita, la dignità e la salute di ogni cittadino americano. (A.G.)

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    Sri Lanka: celebrazione interreligiosa per il 60.mo anniversario dell’esercito

    ◊   Una speciale celebrazione si è svolta mercoledì scorso nella cattedrale anglicana di Cristo Salvatore di Colombo in occasione del 60.mo anniversario della fondazione dell’esercito dello Sri Lanka.  Esponenti delle Chiese anglicana, metodista, battista e cattolica – riferisce Asianews - hanno pregato insieme a personalità politiche e istituzionali. Mons. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, ha invocato “la protezione di Dio sul Paese”, chiedendo che “tutti i leader ed il nostro popolo possano vivere in vera armonia”. Durante la celebrazione l’arcivescovo ha anche benedetto le bandiere dei diversi corpi dell’esercito e ricordato i soldati morti ed i feriti nel corso della lunga guerra che per quasi trent’anni ha visto contrapposto l’esercito di Colombo alle Tigri tamil. (B.C.)

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    Aperto a Roma un convegno sulla cooperazione universitaria e l’Africa

    ◊   “Per una nuova cultura dello sviluppo in Africa: il ruolo della cooperazione universitaria”. E’ il convegno promosso dall’Ufficio per la pastorale universitaria del vicariato di Roma e il ministero degli Affari esteri, che si è aperto questa mattina a Villa Madama nella capitale. Il meeting, che si concluderà domani pomeriggio, è stato aperto alla presenza tra gli altri del ministro dell’università e della ricerca Maria Stella Gelmini. In Africa un quarto dei bambini frequenta la scuola primaria ma solo il 2 o 3% di loro potrà accedere ad un’istruzione superiore e tutto questo è profondamente ingiusto. Con questi drammatici dati mons. Jean-Louis Bruguès, segretario della Congregazione per l’educazione cattolica della Santa Sede ha aperto l’incontro sulla cooperazione universitaria in Africa. “Oggi nel continente nero - ha continuato mons. Bruguès - sono presenti 24 università cattoliche completamente autonome”. “Nell’Africa dell’ovest sono in 11 Paesi e accolgono oltre 11 mila studenti ma è ancora troppo poco”. “Infatti - ha spiegato mons. Bruguès - solo la cultura e l’educazione portano all’autonomia e alla libertà dei popoli, quindi lo sviluppo delle università sono strettamente legate allo sviluppo e al futuro del continente africano”. E continuando proprio su questa tematica, anche mons. Lorenzo Leuzzi, direttore per l’Ufficio per la pastorale universitaria, ha evidenziato come la cooperazione è chiamata a compiere proprio questa rivoluzione: passare dall’assistenzialismo alla costruttività. Nel pomeriggio il convegno continuerà con tre sessioni cui prenderanno parte diversi rettori delle università africane e italiane che presenteranno alcuni interventi di cooperazione degli atenei per l’Africa in particolare sull’educazione, sull’ambiente, sulla prevenzione dei conflitti e promozione della pace. (A cura di Marina Tomarro)

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    Repubblica Democratica del Congo: i giornalisti chiedono protezione e giustizia

    ◊   Ampia la partecipazione alle manifestazioni convocate dall’Unione nazionale della stampa congolese (Unp) che ieri si sono svolte in diverse città della Repubblica Democratica del Congo. I giornalisti del Paese africano hanno chiesto a gran voce una maggiore protezione nell’esercizio della loro professione e inchieste più serie da parte delle autorità giudiziarie per fare luce sugli omicidi e punire i colpevoli. Il presidente dell’Unp – riferisce l'agenzia Misna - ha consegnato al presidente dell’Assemblea nazionale, Evariste Boshap, un memorandum per sollecitare una maggiore attenzione da parte del governo a quanto sta accadendo nelle ultime settimane. Si sono infatti intensificate le minacce di morte nei confronti dei reporter. Solo nel 2005 sono stati 7 i giornalisti uccisi da individui non identificati e spesso mai processati. (B.C.)

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    Zambia: quattro settimane di preghiera per le missioni

    ◊   Anche nello Zambia il mese di ottobre è dedicato in modo particolare alle Missioni: alla preghiera, all’animazione e alla cooperazione missionaria. Come comunica all’agenzia Fides il direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Zambia, padre Bernard Makadani Zulu, le quattro settimane di ottobre presentano ciascuna una particolare intenzione di preghiera, illustrata da un versetto biblico e da un brano del Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Missionaria Mondiale 2009 e per l’Anno Sacerdotale. Quindi seguono alcune domande per la riflessione e l’invito a recitare una decina del Rosario Missionario per uno dei cinque continenti Così nella prima settimana del mese di ottobre si è proposto di pregare per la Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, avendo come riferimento un passo del profeta Geremia e come obiettivo quello di “portare tutti a Cristo, nostra salvezza”. Tra le domande per la riflessione: “Chi mi ha aiutato ad incontrare la luce di Gesù? Quali segni della luce di Dio possiamo vedere nella nostra storia?”. Nella seconda settimana si invita a pregare per il Capitolo generale dei Missionari Comboniani, in corso a Roma, e ad interrogarsi sulla preghiera missionaria e per le vocazioni missionarie. L’intenzione della terza settimana prende spunto dall’Anno Sacerdotale, con l’invito a pregare per i sacerdoti, per sostenere il loro impegno “verso la perfezione spirituale” e perché, per intercessione di san Giovanni Maria Vianney, tutti i sacerdoti possano vivere la loro vocazione e missione con un cuore e una mente “autenticamente missionari”. “In che modo sosteniamo i nostri sacerdoti? Come possiamo promuovere più vocazioni al sacerdozio vissute nella dimensione missionaria ?” sono gli interrogativi posti. Infine, l’ultima settimana di ottobre, è dedicata alle conclusioni del Sinodo per l’Africa, con la proposta di interrogarsi su “Come siamo chiamati a continuare la missione di Cristo nel mondo” e “In quale modo possiamo promuovere la giustizia e la pace nelle nostre comunità”. L’intenzione per cui offrire la propria preghiera è che le conclusioni del Sinodo siano ben accolte e messe in pratica da tutta la Chiesa in Africa. (R.P.)

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    In Burkina Faso al via il Forum sullo sviluppo sostenibile

    ◊   Garantire al continente africano un nuovo sviluppo sostenibile attraverso l’impiego di fonti rinnovabili. E’ lo scopo del VII Forum mondiale sullo sviluppo sostenibile, che si apre oggi a Ouagadougou, sotto il patrocinio dell’Unione Africana e delle Nazioni Unite. Si tratta – riferisce l’agenzia Misna – di un’occasione per confrontarsi sull’impatto dei cambiamenti climatici e sulle potenzialità del patrimonio verde del grande continente. L’iniziativa intende anche raggiungere una posizione comune dell’Africa in vista del vertice internazionale sul clima in programma a dicembre a Copenaghen nel quale si dovrà trovare un nuovo accordo mondiale sulle emissioni di gas serra. Il Forum, che si chiuderà domenica, sarà anche l’occasione per mettere a punto strategie di contrasto alle conseguenze del riscaldamento globale sul continente (alluvioni, siccità prolungata), ma anche strategie finalizzate a proteggere l’ambiente (lotta alla deforestazione e alla desertificazione) e le popolazioni. (B.C.)

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    L’impegno dei medici del Cuamm in Mozambico

    ◊   “In Mozambico c’è un medico ogni 30mila abitanti, in Italia uno ogni 200 persone circa”. Lo riferisce all’agenzia Fides don Dante Carraro, direttore di Medici con l'Africa Cuamm, al ritorno da un viaggio nel Paese africano. Una visita alle strutture realizzate che – spiega – ha avuto lo scopo di mettere a punto gli ambiti concreti di intervento. Tre i settori individuati: l'assistenza clinica, la didattica e la ricerca. Messo a punto anche lo scambio di specialisti, l'invio di specializzandi e la docenza negli insegnamenti di medicina, chirurgia, ostetricia, pediatria e oculistica, anche con il supporto della telemedicina. La cooperazione sanitaria riguarda soprattutto il settore pediatrico, sono infatti moltissimi i bambini colpiti dall’Aids ma sarebbe necessario, per il Cuamm, una collaborazione anche in ambito oftalmologico e oculistico per affrontare un grave problema di cecità diffusa in Mozambico, che è uno dei dieci Paesi più poveri del mondo, afflitto anche da malaria, malnutrizione dei bambini e colera endemico. I medici del Cuamm sono presenti dal 2002, attualmente con 11 volontari, supportano l’ospedale di Beira, una struttura che con 750 posti letto serve una popolazione di 1,5 milioni di abitanti. (B.C.)

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    La Comunità di Villaregia in festa per i 25 anni di impegno missionario

    ◊   Sono attese circa 1.500 persone nella cattedrale di Chioggia dove domani 59 tra missionari, missionarie, missionari nel mondo e sposi missionari festeggeranno i 25 anni di impegno nella Comunità Missionaria di Villaregia. Accanto a loro – riferisce l’agenzia Fides - 5 missionari e 3 coppie di sposati missionari pronunceranno i voti per la prima volta, mentre una missionaria, originaria della diocesi di Padova, e un missionario peruviano emetteranno la professione perpetua. A celebrare la funzione religiosa sarà padre Luigi Prandin, mentre il vescovo di Chioggia, mons. Adriano Tessarollo, rivolgerà un saluto a tutti i presenti. La comunità è nata nel 1981, la sua attività è rivolta all’evangelizzazione e alla promozione umana a favore delle fasce più povere dell’umanità, ma anche all’animazione missionaria sul territorio italiano. Sono 20mila i volontari in tutto il mondo, numerosa la presenza tra l’altro in Brasile, Perù e Mozambico. Nel maggio 2002, è stata riconosciuta dal Pontificio Consiglio per i Laici come Associazione Pubblica Internazionale di Fedeli. (B.C.)

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    Repubblica Dominicana: preparativi per la Giornata Missionaria Mondiale

    ◊   “La tua Parola, Luce per i Popoli” è il tema scelto per la 83ma Giornata Missionaria Mondiale che si celebra anche nella Repubblica Dominicana il prossimo 18 ottobre. Come si legge nel bollettino diffuso per l’occasione dalle Pontificie Opere Missionarie del Paese e ripreso dall'agenzia Fides, “la missione della Chiesa impegna tutti i battezzati ad essere luce che aumenta fino al punto da illuminare i cuori di tutti gli uomini e donne del mondo”. In questo modo, “tutte le nazioni della terra cammineranno guidate dalla luce di Cristo” ma si può essere luce “soltanto praticando la Parola”. Da qui la scelta del tema, senza dimenticare che “il discepolo missionario deve avvertire l’ansia e la passione per illuminare tutti i popoli”, come afferma Benedetto XVI nel suo Messaggio . “La maniera tradizionale di fare missione – scrive il direttore nazionale delle Pom dominicane, padre Julio Martín Castillo Majía – necessita di essere impregnata di questa ansia e di questo ardore missionari”, presenti tra l’altro “in ogni giovane che si avvicina a Cristo per conoscerlo”. E se ci si mantiene uniti a Cristo, “l’ansia e la passione per la missione non scomparirà mai”. Attraverso la messa in pratica della Parola, la Chiesa missionaria diventa quindi “luce per le nazioni, anche fino al martirio” come testimonia il Crocifisso, che “è espressione della fede, dell’amore e della speranza anticipata”. Infatti a partire dalla Croce “la Chiesa deve contagiare di speranza tutti i popoli”, aggiunge il direttore delle POM. La celebrazione eucaristica della Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno, è “un momento propizio per renderci parte della missione della Chiesa con la nostra preghiera, la nostra donazione e il nostro sacrificio”, anche per mettere in pratica gli insegnamenti del Papa che a questo proposito chiede che “la missione Ad gentes deve costituire la priorità dei suoi piani pastorali”. La seconda parte del documento riporta il Messaggio del Santo Padre per la Giornata Missionaria 2009, così da “animare lo spirito missionario nelle nostre parrocchie e comunità ecclesiali, e ricordare ancora una volta l’impegno verso i nostro fratelli e sorelle missionari che contano sulle nostre preghiere ed il nostro sostegno finanziario”. Il testo si conclude con un invito “a tutti i Vescovi a motivare preghiera, la rinuncia e l’offerta come atto di amore ed impegno verso il lavoro missionario della Chiesa”. (R.P.)

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    A Roma una conferenza per combattere Aids e Tbc nei bambini

    ◊   Studiare strategie che permettano un maggiore accesso alla prevenzione, alla diagnosi e alle cure per i bambini che hanno già contratto o rischiano di contrarre l’Aids e la tubercolosi. E’ l’obiettivo della conferenza in programma a Roma dal 14 al 16 ottobre, promossa dalla Caritas Internationalis e l'ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede. “Un inaccettabile numero di bambini affetti da Aids muore prima di compiere due anni – ha detto a Zenit mons. Robert J. Vitillo, consulente speciale di Caritas Internationalis sull'Hiv - il mondo deve svegliarsi di fronte a questa terribile tragedia”. Sono necessari, ha aggiunto il presule, maggiori investimenti e competenze. Sono infatti quasi 800 i piccoli che ogni giorno muoiono per malattie collegate all'Aids come la Tbc, in maggioranza vivono in Paesi poveri in cui la mancanza di fondi rende difficile la diagnosi, il trattamento e la prevenzione della trasmissione della malattia dalle madri. “Dobbiamo aiutare le loro madri a ricevere cure per non trasmettere il virus ai loro figli, dobbiamo effettuare test sui bambini – ha aggiunto mons. Vitillo - e abbiamo bisogno di medicinali adatti a loro”. La conferenza riunirà voci di spicco delle Nazioni Unite, del mondo ecclesiale, di Ong, di compagnie farmaceutiche e di professionisti che lavorano nell'assistenza ai bambini affetti da Aids. L'evento si svolge nel 20.mo anniversario della Convenzione sui Diritti del Fanciullo, che afferma che ogni bambino ha il diritto di vivere, di raggiungere il massimo standard sanitario ottenibile e di avere accesso alle strutture sanitarie. (B.C.)

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    Grecia: in Parlamento il secondo deputato cattolico in cento anni di storia

    ◊   Un cattolico nel Parlamento greco, il secondo in cento anni di storia. Tra i parlamentari eletti nella fila del partito vincitore Pasok, lo scorso 4 ottobre in Grecia, c’è infatti anche Giorgio Papamanolis, 53 anni, nativo dell’isola di Syros. “La sua presenza in Parlamento, un segno per i cattolici greci – afferma all'agenzia Sir il presidente dei vescovi greci (Ceg), mons. Franghiskos Papamanolis, – sarà sicuramente una voce di tutti. Tuttavia è bene non dimenticare le difficoltà che hanno i cattolici greci qui nel Paese. Difficoltà superate, almeno questa volta, - aggiunge il vescovo – gli elettori, infatti, hanno votato la persona senza guardare alla confessione religiosa”. A Giorgio Papamanolis, rivela il presidente dei vescovi di Grecia, “sono giunte anche le congratulazioni dell’altro politico cattolico, di Nuova Democrazia uscita sconfitta dal voto. Quest’ultimo al momento della composizione delle liste non aveva accettato la candidatura, favorendo indirettamente il candidato del Pasok”. Secondo i risultati ufficiali, il partito socialista di Papandreou ha riportato il 43,9% dei voti, seguito da Nuova Democrazia (ND) del premier uscente Kostas Karamanlis con il 33,49% delle preferenze e 91 seggi. Terzo il gruppo Kke dei comunisti (7,53% e 21 seggi in Parlamento). Quarto il partito di estrema destra Laos che ottiene un significativo 5,6%. (R.P.)

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    Roma e Santiago de Compostela unite per l’Anno Santo Compostelano

    ◊   E’ prevista per domani pomeriggio, nell’aula della Conciliazione del Vicariato di Roma, la firma di un protocollo riguardante la “Collaborazione per la promozione del Cammino di Santiago de Compostela e le Vie dei pellegrini verso Roma nell’Anno Santo Compostelano del 2010”. L’iniziativa è stata organizzata dall’Opera Romana Pellegrinaggi. “Si tratta – si legge nel comunicato - di una dichiarazione di intenti in vista del gemellaggio tra la Regione Lazio e la Regione Galizia in occasione dell’Anno Santo Compostelano, che si aprirà ufficialmente il primo gennaio del 2010”. “La Regione Galizia, dove si percorrono gli ultimi 100 km degli 8 ‘cammini’ verso Santiago, e la Regione Lazio, dove si percorrono gli ultimi 100 km delle Vie verso Roma, firmano – prosegue il testo - una dichiarazione di intenti con lo scopo di promuovere il Cammino di Santiago e le Vie di Roma, valorizzando il comune patrimonio culturale europeo che unisce queste due importantissime mete di pellegrinaggio”. L’intento è di creare iniziative congiunte che mirino a valorizzare “il comune patrimonio spirituale e culturale”. “Quelle vie che conducevano a Roma, cuore del cristianesimo e faro culturale dell’Europa, e da Roma collegavano Gerusalemme e Santiago de Compostela, continuano anche oggi - si legge - ad essere luogo di comunicazione e di scambio tra i popoli, e ancora di più lo potranno essere grazie a questo gemellaggio che verrà firmato a Santiago de Compostela nel 2010”. Firmatari del protocollo: mons. Luigi Moretti, vicegerente della diocesi di Roma; don José Maria Diaz, canonico della Cattedrale di Santiago; il presidente della Regione Lazio e il presidente della Regione Galizia. (B.C.)

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    Il cardinale Bagnasco: "L'identità culturale è condizione per il dialogo"

    ◊   L'identità culturale di un popolo rappresenta una "categoria fondamentale, un criterio molto importante e da tutti oggi deve essere recuperato". Ad affermarlo ieri sera a Genova l'arcivescovo della diocesi ligure e presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, in occasione della presentazione del libro del presidente emerito del Senato, Marcello Pera, dal titolo “Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l’Europa, l’etica”. Oggi, ha detto il cardinale, l’identità è ritenuta erroneamente "una difficoltà al dialogo e all'incontro". "Al contrario – ha aggiunto – rappresenta una condizione, un prerequisito per l'inclusione che significa rispetto, comprensione e giudizio". A margine dell'incontro - riferisce l'agenzia Sir - il porporato ha poi ribadito il diritto-dovere della Chiesa di esprimere il proprio pensiero. "Laddove si parla di dimensione spirituale ed etica – ha affermato – la Chiesa ha il dovere di dire la parola evangelica e della ragione, secondo la sua tradizione, per la costruzione di una società basata sull'umanesimo". La Chiesa, ha aggiunto, ha il dovere di parlare a tutti, ai credenti ma anche agli uomini di buona volontà: la Chiesa parla “con molta semplicità, con rispetto e senza nessuna pretesa" perché "fa parte del compito ricevuto da Gesù di annunciare a tutti la buona notizia del Vangelo". (R.P.)

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    Si chiude stasera il secondo congresso mondiale degli Oblati Benedettini

    ◊   Dal “Giardino delle Rose” al colle Aventino, sostando alla basilica di Santa Sabina e portando un saluto all'abate Primate Wolf Notker all'abbazia di Sant' Anselmo. E’ il percorso della “Camminata di preghiera silenziosa”, cui parteciperanno 210 Oblati Benedettini di 37 Paesi di tutti i continenti, assieme ai rappresentanti di ebraismo, islamismo, buddismo e induismo. Si tratta – riferisce il Sir – dell’atto conclusivo pubblico del secondo congresso mondiale degli Oblati Benedettini. Nella giornata di mercoledì, dedicata al dialogo interreligioso, si è parlato de "Le sfide religiose di oggi”. “Il dialogo interreligioso – si è detto - non è un optional ma un'esigenza irrinunciabile, e cioè un vero e proprio atto religioso”. Un dialogo che esige – hanno sottolineato i rappresentanti delle 5 grandi religioni - un'identità forte dei partecipanti, che significa identità aperta e non chiusa, blindata nella presunzione di possedere tutta la verità in modo esclusivo. (B.C.)

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    A Bologna rassegna di documentari dal Sud del mondo

    ◊   Si è aperto giovedì a Bologna il “Terra di tutti Film Festival”, rassegna documentaristica dall’Italia e dal sud del mondo. Fino a domenica, al cinema Lumiere della città felsinea, oltre 140 documentari, non solo italiani, racconteranno quelle storie di solito confinate ad una breve in cronaca, storie che i telegiornali spesso si limitano a raccontare quando una carretta del mare affonda con il suo carico di speranza e di occhi venuti a vedere in Europa se è vero quello che raccontano in televisione. Un festival dei paradossi: uno dei temi è quello del respingimento dei migranti e delle storie di mari e immigrazioni con alcuni invitati che non hanno ottenuto i permessi per viaggiare in Italia. Fra le opere di maggior richiamo “Come un uomo sulla terra” di Andrea Segrè e Dagmawi Yimer, un pugno nello stomaco sulle peripezie di somali ed eritrei e dei centri di permanenza libici. Fuori concorso anche “Il mio nome è Emmanuel”, il reportage sulla vicenda del giovane Bonsu picchiato a Parma dai vigili, un reportage vietato nella città parmense. Oggi invece si parla d’acqua, in un momento in cui in Italia l’oro blu è dimenticato dai grandi media e questo proprio quando si riflette sulla possibilità di privatizzare le risorse idriche, attraverso l’articolo 15, e la modifica di leggi forse non più al passo dei tempi e impreparate a difendersi dagli attacchi di chi tutto vorrebbe rendere mercato. Un tema, spiegato da un film del francese Didier Bergounhoux, regista di “L’or bleu, ressource ou merchandise”. (Da Bologna, Alberto De Filippis)

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    Editoria religiosa: in Italia aumentano i lettori e la produzione

    ◊   In Italia aumentano i lettori di testi religiosi (350.000 in più dal 2000 al 2007), e cresce la produzione di questo tipo di titoli, circa quattromila nel 2008, per lo più del circuito dell’editoria cattolica, con un mercato che vale - a prezzo di copertina - 235 milioni di euro: sono questi i dati salienti dell’editoria religiosa, diffusi oggi dall’Uelci (Unione editori librai cattolici italiani) alla vigilia della “Buchmesse” di Francoforte, tra le principali fiere del libro a livello mondiale. Presentando il “Rapporto sul mercato dell’editoria cattolica e delle librerie religiose” in Italia, l’Uelci sottolinea che “il circuito distributivo specializzato non riesce a cogliere questo trend favorevole e si assiste ad una contrazione delle librerie cattoliche non legate a catene”. Infatti - riferisce l'agenzia Sir - oggi tali librerie sono 240 mentre nel 2002 erano 285, con una riduzione in sette anni di ben il 15,7%. A questa cifra bisogna aggiungere ben altre 488 punti vendita presso enti religiosi e monasteri, che però non vendono solo libri ma anche oggetti religiosi ecc. Le case editrici attive nel segmento religioso sono quasi 500, di queste 209 sono editori “laici”, mentre 274 sono editori religiosi puri, quasi tutti appartenenti al mondo cattolico. I titoli religiosi messi in circolazione nel 2008 sono stati ben 4.125 per 9,7 milioni di copie, vale a dire un totale del 9,7% della produzione editoriale italiana. (R.P.)

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    Domani a Roma presentazione di un libro sul monte Athos

    ◊   “La montagna di Dio” scritto da Armando Santarelli sarà presentato domani mattina alle 10 a Roma presso l’accademia di Romania a Valle Giulia. L’autore è da molti anni membro e sostenitore dell’associazione culturale “Insieme per l’Athos” onlus. Il libro, pubblicato dall’editore Rubbettino, rappresenta un importante contributo per la conoscenza dell’Agion Oros – nome greco del monte - una realtà tuttora sconosciuta per tanta gente persino per molti credenti. L’opera va ad aggiungersi alle molteplici iniziative dell’associazione - convegni, viaggi, mostre, pubblicazioni – diventando un’altra tangibile prova della passione che il monte Athos è capace di destare nei fedeli di ogni confessione religiosa. “La montagna di Dio” sarà presentata dal prof. Marco Testi, critico letterario dell’Osservatore Romano, e dal dott. Carlo Sacchettoni, giornalista del TG2, alla presenza di illustri ospiti e del direttore dell’accademia, prof. Mihai Barbulescu. Coordinerà l’evento il presidente dell’associazione “Insieme per l’Athos”, dott. Giuseppe Sergio Balsamà. Il "Santo Monte" è una parte dello Stato greco amministrata autonomamente. Dal punto di vista politico dipende dal Ministero degli Affari Esteri, da quello spirituale dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. E’ diviso in venti territori autonomamente amministrati, ognuno dei quali fa capo ad un monastero principale e può comprendere altri siti monastici. Per la parte politica sovrintende un "governatore" che dura in carica due anni ed è delegato dal Ministero degli Affari Esteri della Grecia. L'amministrazione civile del monte Athos è completamente indipendente e tale autonomia è salvaguardata dalla Costituzione dello Stato greco. Karyès è la capitale e qui ha sede la "Santa Comunità" organismo che, in linea con la Costituzione locale, provvede all'amministrazione ecclesiale. E' costituita da 20 monaci in rappresentanza dei 20 monasteri, che vengono delegati dal proprio monastero ogni inizio del nuovo anno. Nella chiesa di Protaton, dedicata alla dormizione della Vergine Maria (15 agosto) e splendidamente affrescata dal famoso Manuel Pansellinos nell'undicesimo secolo, ha sede la santa Epistasia che ha autorità esecutiva. Essa è costituita da 5 monaci eletti da ciascuno dei 5 gruppi in cui sono suddivisi i 20 monasteri. (A cura di Giovanni Peduto)

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    Agenzia Fides: il direttore Luca De Mata lascia per raggiunti limiti di età

    ◊   Nell'edizione odierna, la Fides annuncia che il suo direttore, il prof. Luca De Mata ha lasciato la Direzione dell'Agenzia, per raggiunti limiti di età. In attesa della nomina del nuovo direttore, la guida dell'Agenzia è stata affidata a padre Vito Del Prete, Segretario generale della Pontificia Unione Missionaria, per quanto riguarda i contenuti e gli orientamenti, ed a padre Timothy Lehane, Segretario generale della Pontificia Opera della Propagazione della Fede, per l’organizzazione e il personale. Mons. Piergiuseppe Vacchelli, come presidente delle Pontificie Opere Missionarie, resta la persona ultima responsabile dell’Agenzia. Le Pontificie Opere Missionarie, da cui l’Agenzia dipende, continueranno a sostenere e a rendere Fides uno strumento sempre più idoneo ed efficace per l’evangelizzazione. Come è nel suo statuto di fondazione, la Fides curerà il settore della Missio ad Gentes, con tutto ciò che questo comporta: annuncio, dialogo interreligioso, promozione umana nei suoi risvolti economici, sociali e culturali, cooperazione missionaria delle chiese. Sarà sensibile e attenta al cammino missionario delle Chiese, e al magistero missionario del Papa, cui è affidata direttamente da Cristo la missione evangelizzatrice. Al prof. De Mata è andato il ringraziamento della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e di tutto il personale di Fides, per il servizio svolto con passione e competenza. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Attentato contro un mercato in Pakistan: decine le vittime

    ◊   In Pakistan, sono almeno 42, ma il bilancio è destinato ad aumentare, i morti e oltre cento i feriti causati dall'esplosione di un'autobomba avvenuta oggi verso le 12 ora locale nel Karachi Bazaar, all'interno del mercato Khyber di Peshawar. Tra le vittime anche diverse donne e bambini. Secondo la polizia locale, la bomba fatta esplodere a bordo dell'auto pesava almeno 100 chilogrammi. Nella provincia sono stati annunciati tre giorni di lutto in memoria delle vittime dell'attentato. Tutte le scuole, i negozi e gli uffici rimarranno chiusi. Le autorità pakistane hanno duramente condannato l'attacco terroristico. Il presidente Zardari ha detto che “coloro che hanno messo in atto un crimine così atroce dovranno essere perseguiti”, esprimendo poi il suo profondo rammarico per la perdita di tante vite innocenti e ribadendo il forte impegno del governo a eliminare il terrorismo dal Paese.

    L’ambasciatore afghano negli Usa chiede altri 40 mila soldati
    Almeno sei lavoratori hanno perso la vita e altri tre sono rimasti feriti oggi in un attentato suicida nel sudest dell'Afghanistan. E sempre oggi, si è concretizzata la decisione annunciata il tre ottobre scorso del ritiro delle truppe statunitensi dall’avamposto in Nuristan, teatro della battaglia nella quale sono rimasti uccisi otto soldati Usa, 10 afghani e oltre 100 talebani. Intanto, l’ambasciatore afghano in Usa, Jawad, auspica che gli Stati Uniti decidano per l’invio di 40 mila soldati supplementari in Afghanistan viste le attuali minacce per la sicurezza. Sulla questione, il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, avrà una riunione oggi alla Casa Bianca. Dovrebbe decidere le richieste da presentare al vertice della Nato che si terrà a fine mese a Bratislava, in Slovacchia. Tra le ipotesi, ci sarebbe anche quella di inviare 40 mila militari in più. L’opinione pubblica americana si divide tra coloro che non vogliono che si inviino più truppe in Afghanistan e coloro che chiedono addirittura l’inizio del ritiro. Secondo fonti ufficiali citate dal New York Times, tra le opzioni sul tavolo del presidente americano c’è quella di intensificare la campagna contro al Qaeda.

    Schieramento di soldati sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme
    Migliaia di agenti della polizia israeliana sono dislocati anche oggi - come nei giorni precedenti - a Gerusalemme est per prevenire incidenti ai margini delle preghiere del venerdì nella Spianata delle Moschee. Quella odierna è stata infatti indicata dal Movimento islamico in Israele come una giornata di mobilitazione generale “in difesa della moschea al-Aqsa” da minacce che a suo parere potrebbero provenire da estremisti ebrei. Anche oggi, come nei giorni scorsi, l'ingresso alla Spianata delle Moschee è stato limitato dalla polizia israeliana ai musulmani di età superiore ai 50 anni, in possesso di documenti israeliani. L'accesso è vietato invece ai turisti e agli ebrei. Lo stato di allerta è stato rafforzato dai responsabili alla sicurezza anche in Cisgiordania e nelle città israeliane a popolazione mista di ebrei e musulmani.

    Ocse: segni positivi contro la crisi in particolare per Francia e Italia
    Si rafforzano i segnali di ripresa delle maggiori economie. È quanto risulta dal super-indice Ocse di agosto (il composite leading indicators), che segna complessivamente un aumento di 1,5 punti rispetto al precedente mese e di 0,6 punti in un anno. Tra i Paesi che hanno segnato ad agosto un incremento maggiore risulta l'Italia: +2 punti su base mensile e +10,4 punti su base annuale (il dato tendenziale più alto tra i Paesi considerati nell'analisi Ocse). Italia e Francia sono anche gli unici Paesi per quali viene indicata una “possibile espansione”, mentre per tutti gli altri si parla di “ripresa”. Su base mensile, l'aumento più consistente è segnato dalla Germania (+2,4 punti).

    Dal governo italiano via libera alla cosiddetta riforma "antifannulloni"
    In Italia, via libera definitivo del Consiglio dei ministri alla riforma voluta dal ministro Brunetta nella pubblica amministrazione. Si tratta del cosiddetto provvedimento "antifannulloni". Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Un'Authority di controllo, un’agenzia della valutazione: è questa, per Brunetta, la grande novità. Il ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, che dà il nome alla riforma, sottolinea che l’Authority verrà organizzata nelle prossime settimane al più alto livello possibile. Taglio allo stipendio e licenziamenti, ma anche premi al merito solo agli statali più produttivi: Brunetta sintetizza così la riforma abbastanza complessa messa a punto in soli 14 mesi. Per poi sottolineare un punto: “Ci sarà più mobilità, oggi è volontaria, non lo sarà più”. Potrà capitare che il dipendente sia spostato a seconda delle necessità: da un'area dove è meno utile ad una dove lo è di più. Illustrata lunedì scorso alle parti sociali, la normativa è stata emendata rispetto alla formulazione originaria, dopo i passaggi in Conferenza unificata Stato-Regioni e in parlamento, anche se, assicura Brunetta, resta imperniata sul meccanismo degli incentivi economici legati alla produttività, e alle sanzioni disciplinari fino al licenziamento (unite a decurtazioni dello stipendio) per i "fannulloni". Sarà attuata subito dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, anche se con un periodo di sperimentazione di due anni. Da parte sua, il premier Berlusconi, in conferenza stampa congiunta con il ministro Brunetta, ha sottolineato che si vuole ridare "fiducia e merito ai molti lavoratori eccellenti che fanno parte della pubblica amministrazione”. Il responsabile del dipartimento Settori pubblici della Cgil nazionale, Michele Gentile, afferma che la riforma è “un grave attacco al diritto alla contrattazione nei settori pubblici e segna il ritorno al primato della gestione da parte della politica dei diritti del lavoro nelle pubbliche amministrazioni e nei settori della conoscenza”. Secondo il sindacato Rdb Cub-Pubblico impiego, che ha indetto uno sciopero per il 23 ottobre, la riforma Brunetta della pubblica amministrazione “è finalizzata ad ulteriori tagli alle risorse per il funzionamento e il personale pubblico, un ulteriore passo indietro rispetto al livello di protezione sociale che lo Stato dovrebbe garantire ai cittadini”.

     
    Ancora tensione nel mondo politico italiano dopo la bocciatura del lodo Alfano
    Sempre in Italia, c’è ancora molta tensione nel mondo politico dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il lodo Alfano, la legge che prevedeva l’immunità durante il mandato per le quattro più alte cariche dello Stato. Intanto, il premier Berlusconi ridimensiona, almeno in parte, le critiche rivolte al capo dello Stato. Servizio di Giampiero Guadagni:

     
    Sono in molti in queste ore al lavoro per rasserenare il clima tra le istituzioni dopo la sentenza sul lodo Alfano. Tra questi, certamente i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, che ieri hanno incontrato il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, al quale hanno dato atto del suo rigoroso rispetto della Costituzione. Supereremo anche questo momento, si è limitato a dire Napolitano rispondendo ad una domanda dei giornalisti. E questa mattina, il premier Berlusconi, in una intervista televisiva, ha smorzato almeno in parte i toni nei confronti del Quirinale. Per il futuro, ha detto, sono convinto che sia possibile una leale dialettica tra presidenza della Repubblica e governo. Berlusconi ha però ribadito che Napolitano è stato un protagonista della sinistra e niente potrà cambiare la sua storia. E ha inoltre confermato le dure critiche alla Consulta, definita organo non super partes. Ieri sera, in occasione dell’ufficio politico del Pdl, Brelusconi aveva anche risposto indirettamente a Fini che lo aveva invitato a rispettare Corte Costituzionale e capo dello Stato. Il rispetto,  ha detto Berlusconi, è dovuto anche al presidente del Consiglio, unica figura eletta dal popolo. Il premier ha escluso comunque l’ipotesi di una manifestazione di piazza. In piazza vuole invece andare l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, che chiede le dimissioni del premier ed elezioni anticipate. Posizione non condivisa dal resto dell’opposizione. Pd e Udc difendono l’operato del capo dello Stato e accusano Berlusconi di volersi porre al di sopra della Costituzione.

     
    Riunione a Sarajevo con Ue e Usa sulla situazione della Bosnia
    È cominciata stamani a Sarajevo una riunione fra i rappresentanti di Unione Europea e Stati Uniti con i leader degli otto principali partiti della Bosnia-Erzegovina, convocata da Ue e Usa per cercare di far uscire il Paese balcanico da un preoccupante stallo politico che ne impedisce il cammino ulteriore verso l'integrazione euroatlantica. Alla conferenza - che si tiene nella base militare di Butmir, il quartier generale della Eufor poco fuori Sarajevo - sono presenti il ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt, il cui Paese detiene la presidenza di turno della Ue, il sottosegretario di Stato americano, James Steinberg, e il commissario europeo all'Allargamento, Olli Rehn. I temi sul tappeto, dei quali si è già discusso in una cena informale ieri sera fra tutti i partecipanti, sono eventuali cambiamenti nella costituzione bosniaca, la trasformazione dell'incarico di Alto rappresentante della comunità internazionale, le riforme necessarie per consentire la liberalizzazione del regime dei visti. Ai lavori, prendono parte i rappresentanti delle forze politiche delle tre componenti etniche della Bosnia-Erzegovina, la serba, la croata e la musulmana. Le posizioni più rigide sono quelle di Milorad Dodik, leader della Republika Srpska, che respinge ogni tentativo che limiti l'autonomia della comunità serba di Bosnia e rafforzi le strutture centrali dello Stato bosniaco, condizione per il suo avanzamento verso l'Europa. Con gli accordi di Dayton (Usa), che nel 1995 posero fine alla guerra di Bosnia - 100 mila morti e 2 milioni di profughi - il Paese fu diviso in due entità, la Republika Srpska e la Federazione Bh (Bosnia-Erzegovina) a maggioranza croato-musulmana.

    L’Armenia riconosce le frontiere turche
    Alla vigilia della storica firma dei protocolli in vista dell'allacciamento delle relazioni diplomatiche fra Turchia ed Armenia, che avverrà domani a Zurigo, l’Armenia ha annunciato di riconoscere i confini ereditati dall’Unione Sovietica dalla quale si è resa indipendente nel ’91. La Turchia si è a lungo rifiutata di ripristinare i rapporti diplomatici con l’Armenia, ricusando con forza i tentativi del premier armeno, Ierevan, di far riconoscere il massacro degli armeni come un vero e proprio “ genocidio”. Dopo la firma dei protocolli, Ierevan intende avviare con Ankara colloqui circa i beni immobili di proprietà degli armeni esistenti sul suolo turco prima del 1915, anno indicato come l’inizio della repressione ottomana contro la popolazione armena.

    Birmania
    Si è parlato delle sanzioni economiche internazionali che gravano sulla Birmania nell'incontro di oggi della leader dell'opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, con i diplomatici Usa, australiani e britannici in una residenza messa a disposizione dalla giunta. È la terza volta in sei anni che la giunta militare al potere ha permesso alla Premio Nobel per la pace, agli arresti domiciliari, di incontrare persone fuori dalla sua abitazione. Sembra che l’incontro, avvenuto oggi alle 10 ora locale, sia la conseguenza della disponibilità della leader a collaborare con la Giunta militare birmana perchè siano alleggerite le sanzioni economiche contro il Paese. Sabato e mercoledì scorsi, Aung San Suu Kyi ha incontrato il ministro del Lavoro birmano, Aung Kyi. Gli Usa hanno imposto sanzioni al Paese nel 1988, dopo che la Giunta andata al potere con un colpo di stato nel 1962 ha represso le manifestazioni pro-democratiche (3.000 vittime stimate). Le sanzioni Ue sono arrivate nel 1996 e sono state successivamente inasprite dopo una nuova ondata di violenze contro le rivolte popolari nel 2007.

    Nucleare
    La Corea del Nord ha deciso di inviare un suo negoziatore sulle questioni nucleari negli Stati Uniti entro la fine del mese, in una visita che punta a riavviare il dialogo tra i due Paesi nell'ambito delle trattative sul disarmo atomico di Pyongyang. È quanto afferma oggi a Seul la televisione sudcoreana Ytn, che cita una fonte diplomatica non meglio identificata. In ogni caso, Corea del Sud e Giappone concordano sulla necessità di riprendere i colloqui con Pyongyang, attualmente in fase di stallo, per la denuclearizzazione della penisola con un “nuovo approccio globale” che eviti gli errori del passato. Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak e il premier nipponico Yukio Hatoyama hanno spiegato, in una breve conferenza stampa congiunta al termine del loro faccia a faccia, che la Corea del Nord dovrà adottare misure specifiche e reali sulla questione nucleare prima di poter chiedere aiuti di natura economica. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Gaia Ciampi)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 282
     
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