Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 08/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa riceve il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas
  • Appello per la pace in Congo dal Sinodo per l'Africa
  • Concerto a 70 anni dall'inizio della Seconda Guerra Mondiale, alla presenza del Papa e del presidente Napolitano
  • Nomine
  • Inaugurata la mostra a Roma sui "Santi Patroni d'Europa". Il cardinale Bertone: formare onesti cittadini e buoni cristiani
  • Un predicatore domenicano fra i nuovi santi che saranno proclamati domenica da Benedetto XVI
  • La libertà di religione al centro dell’intervento all’Osce di mons. Fronteiro
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Pax Christi: aiutiamo i cristiani a restare in Iraq
  • A Danzica le Giornate Sociali Cattoliche per l’Europa
  • Giornata Mondiale della Vista dedicata alle donne
  • La Marcia per la Pace Perugia-Assisi si trasferisce in Terra Santa
  • Chiesa e Società

  • Indonesia: aumenta il pericolo epidemie. Il vescovo di Padang tra i terremotati
  • India: milioni di senzatetto per le peggiori inondazioni del secolo
  • Filippine: studenti cattolici in aiuto alla popolazione colpita dalla tempesta Ketsana
  • Pakistan: parlamentari musulmani contro la legge sulla blasfemia
  • Cina: deceduto il vescovo di Wenzhou, mons. Giacomo Lin Xili
  • Bartolomeo I chiede il dono dell'unità della Chiesa
  • Zambia: la Caritas lancia una campagna contro la corruzione
  • Angola: l’arcivescovo di Luanda condanna la pratica degli sfratti forzati
  • Nuova denuncia della Chiesa boliviana: Messe usate per fini politici
  • La solidarietà dei vescovi europei al popolo dell’Honduras
  • Accordo fra Santa Sede e Brasile per il ruolo giuridico della Chiesa nel Paese
  • Il cardinale Gracias parla del primo Congresso missionario indiano della storia
  • Appello dei leader cristiani inglesi per un Trattato sul commercio delle armi
  • I vescovi inglesi e gallesi chiedono norme più chiare e precise contro l’eutanasia
  • Le scuse dei vescovi irlandesi ai rappresentanti delle vittime di abusi sessuali
  • Francia: il problema dei suicidi sul lavoro in una riflessione del portavoce dei vescovi
  • Il presidente dei vescovi Usa: rinnovare l’impegno per l’evangelizzazione
  • Domani è il quarto centenario dalla morte di San Giovanni Leonardi, patrono dei farmacisti
  • Dalla Cei un milione di euro per le vittime del nubifragio di Messina
  • In Italia tre milioni di persone non hanno i soldi sufficienti per mangiare
  • La “Scalabrini-Festa dei Frutti”, laboratorio di accoglienza e amicizia
  • A Herta Müller il premio Nobel per la Letteratura
  • 24 Ore nel Mondo

  • Almeno 17 morti nell’attentato all’ambasciata indiana a Kabul
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa riceve il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas

    ◊   Questa mattina, Benedetto XVI ha ricevuto in Vaticano il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, che successivamente ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, accompagnato da mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

    “Nel corso dei cordiali colloqui – informa un comunicato della Sala Stampa vaticana - dopo aver ricordato il viaggio del Santo Padre in Terra Santa, si è aperto un dialogo sulla situazione in Medio Oriente e, in particolare, sulla necessità di trovare una soluzione giusta e duratura al conflitto israeliano-palestinese, in cui i diritti di tutti siano riconosciuti e rispettati. Al riguardo è stata rilevata l’importanza della cooperazione e del mutuo rispetto tra le parti e del sostegno della comunità internazionale. Non è mancato un riferimento alla situazione dei cattolici in Palestina, e più in generale nella regione, e al loro contributo alla vita sociale e alla convivenza pacifica tra i popoli”.

    inizio pagina

    Appello per la pace in Congo dal Sinodo per l'Africa

    ◊   Sesta Congregazione generale, stamani, per il Sinodo del Vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano sui temi della riconciliazione, la giustizia e la pace. Dopo il suffragio per l’elezione dei membri della Commissione per il Messaggio, la discussione è proseguita sui alcuni temi. Tra i principali, “la teoria del genere”, l’operato delle Commissioni Giustizia e Pace, i rischi rappresentati dai gruppi neo-pentecostali. In chiusura di Congregazione, poi, l’appello alla pace nella Repubblica Democratica del Congo. Il servizio di Isabella Piro:

     
    L’Africa si racconta, nell’Aula del Sinodo, racconta le sue difficoltà, ma anche le sue speranze, i suoi rapporti con il mondo Occidentale. Rapporti difficili, a volte, come nel caso del “pensiero unico” che vuole imporre all’Africa ciò che non le appartiene. Un esempio su tutti: la “teoria del genere” che nega il disegno di Dio, separando il sesso biologico dall’identità maschile o femminile. In questo modo, si è detto in Aula, si distrugge il senso della famiglia e si mira ad introdurre delle leggi favorevoli all’aborto e alla contraccezione.

     
    Di scena anche la Guinea Conakry, devastata, nei giorni scorsi, da violenze e disordini politici. I Padri Sinodali hanno quindi ringraziato il Papa per il suo appello alla pace nel Paese, lanciato domenica scorsa all’Angelus. E un secondo appello è giunto al termine della Congregazione, quando è stata letta una lettera a firma di alcuni Padri Sinodali. Nel testo, si esprime solidarietà nei confronti della Repubblica Democratica del Congo, in cui i cristiani hanno subito violenze negli ultimi giorni, e si auspica la pace per l’intero continente africano.

     
    Poi, spazio all’operato delle Commissioni Giustizia e Pace, per le quali si è raccomandato il rafforzamento dei legami con le Conferenze episcopali di competenza, per evitare strumentalizzazioni politiche. A questo proposito, suggerita l’istituzione di Osservatori regionali sulla politica nazionale per far sì che le istituzioni guardino sempre al bene comune.

     
    E ancora, i Padri Sinodali hanno riflettuto sul problema dei gruppi neo-pentecostali, che tanta presa hanno sui giovani. Per questo, si è detto in Aula, le parrocchie devono diventare un punto di riferimento per tutti i ragazzi, in modo che nessuno si senta anonimo, diventando preda delle sètte.

     
    Quindi,l’Aula ha guardato al grande esempio dei Santi, definiti “vero tesoro della Chiesa locale”, capaci di evangelizzare, inculturare e riconciliare.

     
    Ieri pomeriggio, invece, l’Aula del Sinodo ha affrontato il tema della corruzione, ribadendo un “no” fermo contro questa piaga, che a volte coinvolge anche politici cattolici, dimostrando che occorre una seria formazione sulla Dottrina sociale della Chiesa. Poi, spazio ai bambini, definiti “artigiani di pace” perché insegnano ai genitori che la violenza in famiglia è intollerabile. Ribadita, inoltre, l’importanza della comunicazione ecclesiale con l’auspicio che tutte le strutture della Chiesa dispongano di mezzi di comunicazione appropriati, così da inculturare l’educazione civica e favorire l’evangelizzazione.

     
    Infine, la riflessione sì è fermata anche sugli Ogm che offrono, sì, grandi possibilità di sviluppo, si è detto, ma il cui utilizzo richiede ancora uno studio accurato degli impatti sull’ambiente e sulla salute dell’uomo.

    Come abbiamo sentito particolarmente difficile la situazione per la comunità cristiana nella Repubblica Democratica del Congo: ascoltiamo in proposito la testimonianza di mons. Fridolin Ambongo Besungu, vescovo di Bokungu Ikela, al microfono di Paolo Ondarza:

    D. – Quali sono le aspettative di questo secondo Sinodo dei vescovi che si svolge a 15 anni di distanza dal primo dedicato all’Africa?

     
    R. – Ci aspettiamo tanto da questo Sinodo. Il nostro Paese, la Repubblica Democratica del Congo, ha molto sofferto in questi ultimi 10, 15 anni. Io non sono solo vescovo e pastore in Congo ma sono anche presidente della Commissione Giustizia e Pace. Abbiamo vissuto delle realtà dolorose e allora noi da questo Sinodo ci aspettiamo proprio che la Chiesa in Africa parli con voce forte per porre fine alla sofferenza del popolo africano, in particolare del popolo dei Grandi Laghi, cioè del Congo, del Rwanda e del Burundi, questi tre popoli hanno molto sofferto. Vogliamo anche sensibilizzare le altre Chiese a questa dimensione internazionale del conflitto che stiamo vivendo. Io penso in particolare allo sfruttamento delle risorse naturali di cui si approfittano tutti ma non i popoli che vivono lì.

     
    D. – Come il resto del mondo guarda a voi? Che percezione avete? Come la stampa parla di voi?

     
    R. – Non parlano di noi molto. Parecchi non dicono la verità sulla nostra realtà. Ognuno ha il suo punto di vista. Noi non abbiamo i mezzi di comunicazione come qui in Europa e per questo tramite questo Sinodo vogliamo che la verità esca fuori. Poi le altre Chiese possono anche aiutarci per far capire la realtà della nostra situazione in Africa.

     
    D. – Quali sono le difficoltà della Chiesa nella Repubblica Democratica del Congo?

     
    R. - Noi condividiamo la sofferenza del nostro popolo: se il popolo soffre anche la Chiesa cattolica soffre. Ma la più grande difficoltà è che a volte abbiamo l’impressione di predicare nel deserto, con tutti questi capi che ammazzano i popoli: noi parliamo ma la nostre voce non è influente.

     
    D. - In rapporto alle altre religioni come si pone la Chiesa cattolica?

     
    R. – C’è una buona collaborazione fra noi e le altre Chiese. Ma ci sono anche nuove Chiese e sètte che lavorano e che sono nate proprio dalla volontà di diminuire la forza della Chiesa cattolica, perché alcune di queste Chiese sono fondate dai politici proprio per…

     
    D. - …togliere consensi alla Chiesa…

     
    R. – Sì, e poi anche per indebolire la Chiesa cattolica.

     
    D. – E’ un problema che voi come cercate di arginare?

     
    R. – Noi cerchiamo di aiutare i fedeli cristiani a vivere la loro fede in profondità e anche a vivere le conseguenze della loro fede in pratica nella realtà sociale.

    inizio pagina

    Concerto a 70 anni dall'inizio della Seconda Guerra Mondiale, alla presenza del Papa e del presidente Napolitano

    ◊   Benedetto XVI e il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano assisteranno questa sera nell'Auditorium di Via della Conciliazione al concerto "Giovani contro la Guerra". L’evento, che avrà inizio alle 18.30, si inserisce nelle celebrazioni del 70.mo anniversario dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. L'orchestra tedesca InterRegionales JugendsinfonieOrchester, diretta da Jochem Hochstenbach e Wolfgang Gönnenwein, interpreterà musiche di Gustav Mahler e Félix Mendelssohn-Bartholdy. Parteciperanno anche l’attore Klaus Maria Brandauer, come voce recitante, e il mezzosoprano Michelle Breedt. Il concerto è stato promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e dalla Commissione della Santa Sede per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo, coadiuvati dall’Ambasciata di Germania presso la Santa Sede e l’Europäisches KulturForum di Mainau, mentre il Comitato Internazionale Ebraico per le Consultazioni Interreligiose ha accordato il suo patrocinio. Sulla scelta delle musiche Philippa Hitchen ha intervistato uno degli organizzatori, padre Oliver Lahl, segretario del cardinale Walter Kasper, presidente del dicastero vaticano per l'ecumenismo:
     
    R. – It’s Mendelssohn and Mahler, two jewish-born composers, …
    I brani scelti sono di Mendelssohn e Mahler, due compositori di origine ebraica. Entrambi sono diventati cristiani, Mahler cattolico e Mendelssohn protestante. E tutti e due hanno dovuto fare i conti, nella loro vita, con l’antisemitismo e con l’odio razziale. Ecco perché è importante suonare la loro musica, musica che era proibita durante il regime nazista.

     
    D. – Come è composta l’orchestra?

     
    R. – The orchestra itself is significant, because the orchestra is composed …
    L’Orchestra è interessante in sé, perché è composta da musicisti, tutti giovani, provenienti da una quindicina di Paesi che sono stati coinvolti nella Seconda Guerra Mondiale. Tutti i loro padri e nonni sono stati sui campi di battaglia e adesso loro fanno musica insieme. Fanno le prove insieme, vivono insieme, mangiano insieme, ridono e scherzano insieme e poi affrontano la musica in maniera molto seria. Credo che questo sia per il mondo un segno importante.

     
    D. – Perché è stata scelta questa data per il concerto?

     
    R. – It was placed during the time of the African Synod …
    La data del concerto è stata intenzionalmente stabilita nel corso del Sinodo per l’Africa per ricordare che molti conflitti e molte guerre che si svolgono in Africa hanno la loro origine nella storia europea, nel colonialismo, nell’istituzione di nuovi confini che non sono mai esistiti; le risorse dell’Africa sono sfruttate da Europa, Stati Uniti e Cina. Ecco perché le conseguenze della Seconda Guerra Mondiale riguardano da vicino l’Africa. Il concerto è un segno che vuole significare la nostra presa di coscienza, il nostro desiderio di aiutare l’Africa, e ricordare che anche noi, in Europa e nel mondo occidentale, abbiamo saputo superare i conflitti attraverso il dialogo, l’amicizia, la fiducia. Ecco, tutte queste dimensioni sono comprese nel concerto.

    inizio pagina

    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato consiglieri della Pontificia Commissione per l'America Latina i cardinali: Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; e mons. Jean-Louis Bruguès, arcivescovo-vescovo emerito di Angers, segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica.

    Il Santo Padre ha nominato membri della medesima Pontificia Commissione per l'America Latina i cardinali: Nicolás de Jesus López Rodríguez, arcivescovo di Santo Domingo (Repubblica Dominicana); Juan Sandoval Íñiguez, arcivescovo di Guadalajara (Messico); Marc Ouellet, arcivescovo di Québec (Canada); Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di São Paulo (Brasile); e poi: Mario Antonio Cargnello, arcivescovo di Salta (Argentina); Héctor Rubén Aguer, arcivescovo di La Plata (Argentina); Nicolás Cotugno Fanizzi, arcivescovo di Montevideo (Uruguay); Geraldo Lyrio Rocha, arcivescovo di Mariana (Brasile); Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida (Brasile); Leopoldo José Brenes Solórzano, arcivescovo di Managua (Nicaragua); Orlando Antonio Corrales García, arcivescovo di Santa Fe de Antioquia (Colombia); Juan José Asenjo Pelegrina, arcivescovo coadiutore di Sevilla (Spagna).

    inizio pagina

    Inaugurata la mostra a Roma sui "Santi Patroni d'Europa". Il cardinale Bertone: formare onesti cittadini e buoni cristiani

    ◊   “Una collezione entusiasmante di capolavori”. Così il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, ieri sera a Palazzo Venezia a Roma, all’inaugurazione della mostra:“Il Potere e la Grazia. I Santi Patroni dell’Europa”. Al taglio del nastro ha preso parte anche il premier Silvio Berlusconi e molte altre personalità politiche, della cultura e del mondo accademico. In programma fino a gennaio, la mostra propone opere di oltre 80 artisti fra cui Caravaggio e Tiepolo. Benedetta Capelli:

    Il saluto di Benedetto XVI, portato dal cardinale Tarcisio Bertone, ha dato il via alla visita della mostra: un viaggio nella storia dell’Occidente cristiano attraverso le immagini dei Santi che hanno edificato l’Europa. Partendo dalla riflessione sulla “vita di qualità” piuttosto che sulla “qualità della vita”, il porporato ha sottolineato come l’allestimento de “Il Potere e la Grazia. I Santi Patroni d'Europa” offra un’immagine delle “qualità che rendono grande ogni essere umano”:

     
    "In ogni secolo ed in mezzo ad ogni popolo il Vangelo ha suscitato gente buona, limpida, coraggiosa, gente che prega, gente che lavora, gente che cerca il Regno dei cieli e la sua giustizia, che consacra alle famiglie e al prossimo le sue migliori energie, di qualunque fede sia il prossimo o a qualunque etnia appartenga".

     
    Sottolineando che “il cristianesimo sarà sempre l’alleato migliore e più tenace” per aiutare le persone a costruire una vita di qualità, il cardinale Tarcisio Bertone ha evidenziato che non bastano “i ritrovati della scienza e della tecnica” per arrivare “ad un vero progresso di civiltà”:

     
    "E’ importante raggiungere questi obiettivi ed aiutare i nostri contemporanei a costruire vite piene di senso, a cui non bastano nemmeno le politiche più efficaci o le diplomazie più intelligenti. Bisogna che ci impegniamo a forgiare onesti cittadini e buoni cristiani, come diceva quel grande educatore pioniere che era Don Bosco".

     
    Indiscutibile il valore delle opere esposte che vanno dal San Giorgio del Mantegna, al San Giovanni Battista di Tiziano, al Martirio di San Pietro di Guercino. Una collezione di tesori che raccontano l’impegno e la carità di molti testimoni che con il loro esempio hanno segnato la storia dell’Europa.

    inizio pagina

    Un predicatore domenicano fra i nuovi santi che saranno proclamati domenica da Benedetto XVI

    ◊   Si deve a lui la fondazione della Congregazione delle Suore Domenicane dell’Annunciazione della Beata Maria Vergine nel 1856. Francesco Coll y Guitart, spagnolo, tra i Beati che domenica il Papa canonizzerà a Roma in Piazza San Pietro, era un sacerdote domenicano. E’ vissuto nel periodo delle leggi antiecclesiastiche che lo hanno costretto a lasciare il convento, cosa che non gli ha impedito di rimanere fedele ai voti per tutta la vita predicando il Vangelo. Ma che cosa ha reso santo Francesco Coll? Lo spiega il postulatore della causa di canonizzazione, il domenicano padre Vito Tomás Gómez, al microfono di Tiziana Campisi:

    R. – Io direi una fedeltà assoluta al Vangelo, una fedeltà assoluta alla vocazione domenicana ricevuta misteriosamente, perché lui era uno studente di filosofia al seminario di Vic, nella provincia di Barcellona, e una persona sconosciuta si è avvicinata e gli ha detto: “Tu Coll dovresti farti domenicano”. Mai aveva pensato ad una simile scelta, ma per tre anni non ha avuto altro nella sua mente. Così ha chiesto l’ingresso nel convento domenicano di Gerona; ma non ancora sacerdote, appena ordinato diacono, fu cacciato via dal convento. Non soltanto lui, tutti i religiosi della Spagna hanno sofferto le conseguenze delle leggi esclaustratorie. Francesco Coll ha vissuto questa vocazione domenicana senza convento e senza abito perché perfino l’abito religioso era proibito in Spagna.

     D. – Quale messaggio vuole dare Francesco Coll ai giorni nostri?

     R. – La fedeltà alla vocazione ricevuta dal Signore. Infatti, è il Signore che chiama. Lui ha sentito questa chiamata alla vita religiosa come predicatore nel servizio generoso alla Parola di Dio e ha corrisposto, ha dato il suo contributo all’evangelizzazione in circostanze veramente difficili, perché lungo la sua vita è stato un religioso con professione solenne fino alla morte. Ha osservato fedelissimamente le costituzioni professate. Dunque un messaggio di evangelizzazione, un messaggio di fedeltà che diventa veramente eroico, un impegno missionario nell’apertura al mondo intero. Aveva molto a cuore l’evangelizzazione sia dell’Europa, sia dell’America, sia dell’Africa, sia dell’Asia. Il mondo intero era il suo campo per propagare, per predicare il Vangelo.

    inizio pagina

    La libertà di religione al centro dell’intervento all’Osce di mons. Fronteiro

    ◊   “La libertà di religione è un diritto fondamentale e più importante della libertà d’espressione”. E’ uno dei passaggi dell’intervento di mons. Anthony R. Fronteiro, officiale del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, lo scorso 29 settembre a Varsavia nel corso della riunione dell'Ufficio per le Istituzioni democratiche e i Diritti Umani (Odihr) dell'Osce. l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea. Ricordando che le sfide riguardanti la libertà di pensiero, coscienza, religione e credo vanno affrontate, il presule ha ribadito che “alcune di queste sfide si manifestano in atti di intolleranza, violenza e discriminazioni ma anche nell’interferenza degli Stati nel culto”. Inoltre – ha evidenziato mons. Fronteiro – in tempi recenti sono sorte altre sfide legate ad una società sempre più relativista, nella quale si tenta di “subordinare la libertà di religione” o di eliminarla del tutto in nome della difesa di altri diritti. Centrale dunque per la delegazione della Santa Sede ricordare quanto è stato espresso dalla stessa Osce in tema di libertà religiosa: “la persona umana ha diritto alla libertà religiosa, un diritto che ha il suo fondamento nella dignità e nella natura stessa dell’uomo, un diritto che ricorda che tutti gli uomini e le donne sono dotati di ragione e di libera volontà e per questo investiti di responsabilità personale”. “Gli Stati – ha proseguito il presule – sono tenuti a far rispettare e garantire a tutti il diritto alla libertà di religione e di credo, a riconoscere che la libertà religiosa rappresenta ‘la prova del nove’ per il rispetto di tutti gli altri diritti”. Mons. Fronteiro ha poi aggiunto che ci deve essere una vera distinzione tra lo Stato e la religione ma quest’ultima non deve essere separata dalla vita sociale e culturale perché rappresenta un “vitale e positivo” contributo alle stesse società soprattutto in quelle che rispettano la sua libertà. In conclusione il delegato vaticano ha invitato gli Stati a promuovere l’apporto che la libertà di religione può offrire alla sfera pubblica.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “L’Africa emarginata dalle sedi decisionali”.

    Nell’informazione vaticana, i lavori sinodali.

    La libertà religiosa cartina di tornasole del rispetto dei diritti umani: nell'informazione internazionale, l’intervento della Santa Sede a Varsavia durante un incontro organizzato dall’Osce.

    In cultura, un articolo dal titolo “Quando Mahler e Mendelssohn erano degenerati”: un concerto questo pomeriggio - alla presenza di Benedetto XVI - a settant’anni dalla seconda guerra mondiale.

    Luca Pellegrini intervista Francois Ozon regista del film “Ricky” in uscita in Italia.

    Scuole di perfidia: Marcello Filotei e Giuseppe Fiorentino sui talent show televisivi.

    Inaugurata la mostra “Il Potere e la Grazia”.

    La notizia del premio Nobel per la letteratura, assegnato alla poetessa e saggista tedesca di origine romena Herta Muller.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Pax Christi: aiutiamo i cristiani a restare in Iraq

    ◊   L’Iraq, di fronte alle altre emergenze internazionali, rischia di venire dimenticato. Tensioni e violenze sono all’ordine del giorno. Tra ieri e oggi nuovi attentati a Mosul e Baghdad hanno causato diverse vittime. La piccola comunità cristiana continua ad essere vittima di attacchi indiscriminati ed è spesso costretta all’esodo. Una realtà, questa, probabilmente destinata ad aggravarsi, come afferma un comunicato di Pax Christi. Una delegazione del movimento cattolico internazionale per la pace è rientrata da poco dall’Iraq. Ne faceva parte don Renato Sacco. Sentiamo la sua testimonianza nell’intervista realizzata da Giancarlo La Vella:

    R. – Qualche anno fa Giovanni Paolo II diceva: “la guerra è un’avventura senza ritorno”. Oggi l’Iraq è una terra un po’ ignorata. In quella terra dove le guerre si sono succedute con un incalzare diabolico, le conseguenze le paga la gente e in particolare le minoranze e i cristiani.

     
    D. – Quali sono le testimonianze che lei ha raccolto dalla gente irachena?

     
    R. – Soprattutto i profughi. A nord, chi è dovuto scappare, in particolare da Baghdad e da Mossul, dice: “Non abbiamo lavoro, non abbiamo soldi per pagare l’affitto, non abbiamo neanche benzina”. Paradossalmente, nel Paese del petrolio, qualcuno controlla il petrolio, ma a noi non arrivano tutti questi benefici. Abbiamo incontrato alcuni esponenti della società civile, per esempio, chi lavora per la non violenza. In quella terra c’è ancora chi lavora per difendere non solo i diritti umani, ma anche chi crede che l’unica possibilità sia quella del rifiuto della violenza. Quindi, testimonianze dolorose spesso, ma anche cariche di grandi speranze, perché il futuro deve essere per forza diverso, deve essere un futuro di vita.

     
    D. – Una situazione, dunque, grave nella quale la comunità cristiana si trova sempre più in difficoltà…

     
    R. – Sì, i cristiani sono in difficoltà e molti hanno lasciato il Paese, ma tutti gli iracheni sono in difficoltà, perché quando scoppia un’autobomba muoiono i cristiani e muoiono i musulmani, muoiono i turkmeni, muoiono gli yazidi, i curdi, muoiono tutte le persone. Quindi, i cristiani, in quanto minoranza, sono spesso vittime. Proprio in questi giorni era stato liberato un medico a Kirkuk, torturato in modo barbaro. Il 3 ottobre scorso era stato rapito un infermiere sempre a Kirkuk e qualche giorno fa è stato ritrovato il suo cadavere con segni di tortura. Sicuramente questo spegne la speranza dei cristiani. Il sogno degli iracheni è quello di andare via. Noi dobbiamo aiutarli invece a restare, a tener viva la speranza nel loro Paese. Dobbiamo chiedere alla comunità internazionale che aiuti qui in questo Paese a ritrovare la pace, la concordia. E’ significativo che i capi religiosi di tutto l’Iraq siano andati in questi giorni a Kirkuk ad esprimere solidarietà per l’uccisione di questo infermiere cristiano. Credo che bisogna investire sul dialogo, sull’essere presenti, sul testimoniare che i cristiani sono iracheni e sono lì da sempre, perché un Iraq senza cristiani è un Iraq sempre più povero culturalmente, umanamente e anche religiosamente.

    inizio pagina

    A Danzica le Giornate Sociali Cattoliche per l’Europa

    ◊   Non si è ancora spenta l’eco del viaggio del Papa a Praga e della riunione dei presidenti delle Conferenze Episcopali Europee a Parigi che ecco subito un altro importante appuntamento per i cattolici del continente. Danzica, in Polonia, tiene a battesimo, da oggi pomeriggio fino a domenica, le prime Giornate Sociali Cattoliche per l’Europa, esperienza che nasce dichiaratamente sul modello delle Settimane Sociali di lunga tradizione, in Paesi come Italia, Francia, Belgio, Spagna e più recentemente nella stessa Polonia. 350 delegati provenienti dagli Stati dell’Unione Europea si confronteranno sul tema della solidarietà, scelto, non a caso, per sottolineare il particolare momento socioculturale e politico del Vecchio Continente. Così come non è stata scelta a caso Danzica, la città che ospita i lavori. Qui è scoppiata 70 anni fa la Seconda Guerra Mondiale, qui è nata Solidarnosc, “solidarietà” appunto, prima decisa spallata al Muro di Berlino. E da qui vogliono ripartire ora i cattolici per mostrare, come afferma mons. Piotr Jarecki, vescovo ausiliare di Varsavia e presidente del Comitato organizzatore che fa capo alla Comece, l’organismo che raggruppa gli episcopati dell’Unione, quanto sia indispensabile e importante oggi la solidarietà fra gli uomini e le nazioni. Essa, infatti, – ricorda il manifesto dell’iniziativa – è necessaria anche per uscire dalla crisi e assicurare una pace durevole. Oggi pomeriggio la sessione inaugurale, con gli interventi, tra gli altri, dell’arcivescovo della diocesi ospitante, Sławoj Leszek Głódź, e dell’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi. (Da Danzica, Mimmo Muolo)

    inizio pagina

    Giornata Mondiale della Vista dedicata alle donne

    ◊   Sono numerose le iniziative oggi in programma in occasione della Giornata Mondiale della Vista, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In diverse città italiane, ad esempio, è possibile effettuare controlli oculistici gratuiti. L’edizione odierna è dedicata alla disabilità visiva femminile che interessa oltre 175 milioni di donne. Benedetta Capelli ha intervistato Giusy Laganà, responsabile comunicazione e raccolta fondi di Cbm Italia, Missioni Cristiane per i Ciechi nel Mondo:

    R. – Sono circa 37 milioni le persone cieche nel mondo e a queste se ne devono aggiungere altre 8 milioni che sono cieche a causa di problemi refrattivi. Si tratta di quelle persone che, da piccoli e da grandi, non hanno ricevuto un paio di occhiali e quindi non hanno potuto correggere quelle patologie che li hanno portati poco a poco alla cecità. Sono 164 milioni le persone che hanno problemi visivi. Ogni cinque secondi una persona diventa cieca, ogni minuto tocca ad un bambino.

     
    D. – Cosa si può fare per contribuire a ridurre la cecità, in particolare cosa possono fare le donne?

     
    R. – Nei Paesi sviluppati bisogna soprattutto fare prevenzione all’interno della propria famiglia, all’interno del proprio nucleo di amici. Pensiamo ad una madre che può portare i propri figli prima che inizi la scuola a fare delle visite oculistiche, per capire e prevenire eventuali patologie. Nei Paesi in via di sviluppo aiutare – e il Cbm questo lo fa da 100 anni – le donne ad essere sensibilizzate, ad informarle, a far capire loro che è veramente importante. Da oggi fino al 25 ottobre si può aiutare il Cbm con un sms, al 48582 e con un euro si dona una dose di vitamina A. Una dose di vitamina A salva un bambino dalla vitaminosi A e dal diventare cieco. Quindi, gli si ridà la vista e la vita.

     
    D. – Quale messaggio si può lanciare in occasione di questa Giornata?

     
    R. – Che la cecità è prevenibile e curabile, che tanto si può fare aiutando le persone che hanno questi problemi visivi nei Paesi in via di sviluppo, aiutarli perché la cooperazione e lo sviluppo va fatta in questi Paesi e il Cbm lo fa. Aiutare il Cbm, aiutare l’Organizzazione Mondiale della Sanità a combattere la cecità vuol dire che prevenire e curare può aiutare queste persone e le loro comunità a ritrovare la dignità e la reintegrazione all’interno del contesto sociale a cui appartengono.

    inizio pagina

    La Marcia per la Pace Perugia-Assisi si trasferisce in Terra Santa

    ◊   La tradizionale Marcia per la Pace Perugia-Assisi, per l’edizione 2009, si trasferisce in Terra Santa. Una settimana dedicata alla riscoperta del dialogo, dal 10 al 17 ottobre prossimo, che prenderà il via da Betlemme fino a Gerusalemme, passando per Hebron, Tel Aviv, Gaza, Nazareth, Nablus e altri territori del conflitto. La marcia, intitolata “Time for responsibilities” e promossa dalla Tavola per la Pace, vedrà la partecipazione di 400 persone da tutta Italia e dal resto d'Europa, in cammino per portare un messaggio di solidarietà. Il servizio di Roberta Rizzo:

    Ascoltare le voci di due popoli vittime di una guerra che sembra infinita, promuovere un ruolo costruttivo dell’Europa per sanare le ferite del Medio Oriente e restituire – cosa, forse, più importante – valore al dialogo come strumento di pace. Quest’anno la Marcia Perugia-Assisi non seguirà il percorso tradizionale, si sposterà invece a Gerusalemme, in Israele e nei Territori palestinesi occupati. Un’iniziativa per invitare governi, istituzioni e cittadini a prendere sul serio la domanda di pace e giustizia che arriva dal Medio Oriente, come spiega Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola per la Pace:

     
    “Da quando gli israeliani ed i palestinesi hanno iniziato quello che noi abbiamo chiamato il processo di pace, sono passati più di 20 anni e la pace non è ancora arrivata. Non c’è un israeliano o un palestinese che creda più realmente alla possibilità di chiudere questo conflitto. Noi, comunità internazionale, abbiamo la responsabilità di aiutare questi due popoli ad uscire da questa morsa che li sta imprigionando”.

     
    Una marcia che arriva infatti a nove mesi di distanza dalla guerra di Gaza e che partirà da Betlemme, proseguendo attraverso 13 tappe per concludersi il 17 ottobre prossimo a Gerusalemme con un obiettivo importante. Ancora Lotti:

     
    “Comunicare un po’ di vicinanza, far sentire quei due popoli un po’ meno soli. Ma, allo stesso tempo, riscoprire anche quell’assunzione di responsabilità che spetta a ciascuno di noi”.

     
    Tra gli appuntamenti più importanti il 14 ottobre: l’incontro con i familiari delle vittime palestinesi e israeliane, che si terrà all’auditorio Notre Dame Center di Gerusalemme, inaugurato nel 2000 da Papa Giovanni Paolo II. Il viaggio in Medio Oriente è inoltre una tappa importante del cammino che porterà la Marcia per la Pace Perugia-Assisi del 2010, come ci spiega Carlo Maria Pesaresi, vice presidente del Coordinamento nazionale degli Enti locali per la Pace e i Diritti umani:

     
    “E’ una riflessione che il Coordinamento nazionale degli Enti per la Pace fa sulla Marcia Perugia-Assisi, per darle anche altri significati senza, naturalmente, perdere il suo valore e la sua origine. E’ un filo che la legherà al grosso lavoro sulle nuove generazioni che saranno le protagoniste della Marcia nel maggio 2010”.

     
    Un cammino di pace che è anche una risposta all’invito del presidente americano Barack Obama pronunciato all’Università de Il Cairo il 4 giugno scorso. “Per giungere alla pace in Medio Oriente”, aveva detto Obama, “è tempo di assumerci le nostre responsabilità”.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Indonesia: aumenta il pericolo epidemie. Il vescovo di Padang tra i terremotati

    ◊   704 morti, 295 dispersi, oltre 3 mila sfollati, più 200 mila le case e le strutture commerciali crollate. E’ questo, secondo il governo indonesiano, il bilancio ufficiale del terremoto di magnitudo 7,6 che, il 30 settembre scorso, ha devastato l’isola di Sumatra. Ad una settimana dal sisma le autorità hanno iniziato la disinfestazione degli edifici, per prevenire la diffusione di epidemie. Già ieri avevano interrotto le ricerche dei superstiti per concentrare gli sforzi sui programmi di assistenza medica e non solo ai senza tetto. Elicotteri dell’esercito sono impegnati nel trasporto di generi di prima necessità, cibo e acqua nelle zone più isolate; le operazioni di soccorso sono però ostacolate dalle abbondanti piogge, che cadono sull’isola da alcuni giorni.  Il comando Usa del Pacifico ha inviato due veicoli dell’esercito carichi di aiuti e materiale per un ospedale da campo a Padang, capace di ospitare fino a 400 persone al giorno. Dal canto suo mons. Martinus Dogma Situmorang, vescovo di Padang, ringrazia per gli aiuti ai “fratelli e sorelle” delle zone colpite dal terremoto, ma il pensiero va all’immediato futuro, alla ricostruzione in un clima di comune “compassione”, perché in uno scenario di totale devastazione “ho visto - ha detto - qualcosa di buono nella società”. All’indomani del sisma, il prelato ha visitato l’area e racconta del “buio totale”, della “mancanza di elettricità, eccettuate alcune zone che disponevano di generatori”. Egli sottolinea la “forte e grande compassione fra le persone”, tra cui il “lavoro dei volontari” e i centri di assistenza “allestiti in breve tempo”; questi aspetti lo hanno “toccato nel profondo”, perché in uno scenario di “tale devastazione, ho visto qualcosa di buono nella società”. Il vescovo di Padang - riferisce l'agenzia AsiaNews - conferma la morte di “dozzine di cattolici” e il lavoro “frenetico di dottori e infermiere nell’ospedale cattolico di Yos Sudarso, a Padang”, che ha supplito all’emergenza mettendo a disposizione la propria sala operatoria, perché le strutture governative RS M. Jamil e RS Pusat Daerah “erano totalmente paralizzate”. All’opera del personale sanitario si aggiungono gli sforzi compiuti dalla Caritas indonesiana, che “sta facendo di tutto per aiutare le vittime”, senza distinzioni di”etnia o credo religioso”. Numerosi edifici cattolici a Padang hanno riportato seri danni fra cui lo stesso ospedale, la cattedrale – i tecnici valuteranno se avviare la messa in sicurezza o costruire una nuova chiesa – diverse scuole, la casa pastorale, il monastero e l’annessa cappella, la curia vescovile. (C.S.)

    inizio pagina

    India: milioni di senzatetto per le peggiori inondazioni del secolo

    ◊   In India più di 2,5 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case per le forti piogge e le inondazioni che hanno colpito gli Stati del Karnataka e dell'Andhra Pradesh. E’ l’allarme lanciato da Caritas India secondo cui il peggio deve ancora arrivare: sono infatti previste nei prossimi giorni ulteriori piogge, che minacciano di rompere gli argini dei fiumi e le dighe e di inondare vaste aree. Nell'Andhra Pradesh più di 50 villaggi sono stati completamente sommersi o abbandonati, il fiume Krishna è esondato, la città di Mantralayam è rimasta sotto l'acqua per più di un giorno e quella di Kurnool resta del tutto inaccessibile, rendendo estremamente difficili le operazioni di soccorso. “Non abbiamo mai sperimentato niente del genere”, ha detto il responsabile Caritas per l'India del Sud, Ambrose Christy. Sono le peggiori inondazioni in 100 anni e la situazione potrebbe peggiorare se le piogge aumentassero”. “La Caritas - ha spiegato Christy - può fornire assistenza immediata agli sfollati e al momento, l'obiettivo principale è rappresentato dal cibo, dai medicinali, dall'acqua potabile, ma presto serviranno anche interventi più a lungo termine”. La Caritas, secondo quanto riferisce l’agenzia AsiaNews, era preparata ai disastri in alcuni dei villaggi interessati, per cui le squadre comunitarie sono riuscite efficacemente a portare al sicuro le persone più vulnerabili, come gli anziani o gli handicappati. I partner diocesani della Caritas a Kurnool hanno intanto aperto un campo di assistenza in un convento per 300 persone, fornendo anche acqua, pacchi di cibo nei campi allestiti dal Governo e progettano di allestire altri campi per gli sfollati. (C.S.)

    inizio pagina

    Filippine: studenti cattolici in aiuto alla popolazione colpita dalla tempesta Ketsana

    ◊   Migliaia di studenti e insegnanti di 15 istituti cattolici di Manila nelle Filippine donano ogni giorno il loro aiuto alla popolazione colpita il 26 settembre scorso dalla tempesta Ketsana. Ogni giorno – riferisce l'agenzia AsiaNews - gli studenti visitano gli alluvionati dei quartieri più poveri, distribuendo loro sacchi di riso, bottiglie d’acqua, vestiti e medicinali. Tutto ciò grazie ai fondi della Caritas filippina. La Chiesa ha finora aiutato circa 65mila famiglie nelle 50 province colpite. Intanto secondo i dati ufficiali dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) sono all’incirca quattro milioni gli alluvionati filippini che necessitano di aiuti umanitari a cui si aggiunge il bilancio del tifone Parma che il 3 ottobre ha provocato la morte di 16 persone e costretto alla fuga 300mila persone. (G.C.)

    inizio pagina

    Pakistan: parlamentari musulmani contro la legge sulla blasfemia

    ◊   “Provvedere all’abolizione della legge sulla blasfemia che continua a mietere vittime in Pakistan”. E’ l’appello lanciato da parlamentari cristiani e musulmani nel corso di una seduta dell’Assemblea Nazionale tenuta ieri ad Islamabad. Da diversi giorni intanto il Pakistan Christian Congress (Pcc) ha chiamato a raccolta tutte le organizzazioni cristiane per dar vita a una campagna nazionale volta alla “cancellazione totale” della normativa, utilizzata dagli estremisti per colpire le minoranze religiose del Paese. Alcuni ministri hanno poi denunciato gli abusi compiuti “dagli amministratori e dalle forze di polizia e si sono detti contrari a “tutte le leggi, come queste, introdotte dai dittatori”. Secondo il parlamentare cristiano Akram Masih Gill ad oggi sono stati infatti registrati 994 fascicoli contro cristiani colpevoli di blasfemia, il 90% dei quali sono risultati infondati. Il mese scorso anche Salman Taseer, governatore del Punjab, la provincia con il più alto numero di denunce per blasfemia, aveva chiesto l’abrogazione della legge per “proteggere le minoranze”. Nel frattempo le organizzazioni cristiane hanno avviato numerose iniziative volte alla cancellazione della norma e alla effettiva parità dei diritti fra i cittadini, come sancito dalla Costituzione. Il Pakistan Christian Congress (Pcc) ha indetto per il 24 ottobre prossimo una conferenza, da svolgersi nelle tre città più importanti del Paese a cui parteciperanno le principali organizzazione cristiane. Il Pcc intende coinvolgere persone di ogni estrazione sociale di tutte e quattro le province del Paese, inclusa la capitale Islamabad. Per favorire un’adesione massiccia, l’evento si terrà in contemporanea a Karachi, Lahore e Islamabad. (C.S.)

    inizio pagina

    Cina: deceduto il vescovo di Wenzhou, mons. Giacomo Lin Xili

    ◊   Domenica scorsa si è spento mons. Giacomo Lin Xili, vescovo di Wenzhou, diocesi ubicata nella provincia cinese di Zhejiang. Il presule, 91 anni, è deceduto nei locali adiacenti alla chiesa di Qiligang , una cinquantina di chilometri da Wenzhou. Da alcuni anni - riferisce l'agenzia Apic - soffriva di Alzheimer. Nella chiesa vi era stato trasportato, poche ore prima della morte, da un ospedale della stessa Wenzhou. Più di 100 mila fedeli hanno partecipato alle esequie. Mons. Lin venne consacrato vescovo clandestinamente proprio il 4 ottobre del 1992 divenendo il primo vescovo di Wenzhou, diocesi eretta nel 1949. Il regime comunista lo ha perseguitato costantemente come “controrivoluzionario” perchè fedele al Papa e alla Santa Sede. La prima condanna a 16 anni di galera venne spiccata nel 1955. Scarcerato nel 1971, don Lin Xili venne destinato all’edilizia sacra in diocesi. Già vescovo, venne arrestato ancora nel 1999 vivendo in pratica agli arresti domiciliari fino alla morte. (A.M.)

    inizio pagina

    Bartolomeo I chiede il dono dell'unità della Chiesa

    ◊   L’unità della Chiesa “alla quale noi aspiriamo è un dono che viene dall’alto e che dobbiamo cercare con costanza e pazienza”. E bisogna mettere al bando gli atteggiamenti di “impazienza” per la lunghezza del viaggio ecumenico, di “frustrazione” per i risultati mancati e di “orgoglio” e “arroganza” per imporre le proprie idee. Con queste “indicazioni di stile”, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, si è rivolto ai 120 membri – teologi e studiosi delegati di tutte le Chiese cristiane del mondo – che compongono la Commissione “Fede e Costituzione”, aprendo ieri pomeriggio a Creta, la sessione plenaria di questo organismo, che fa parte del Consiglio Ecumenico delle Chiese. “L’unità della Chiesa – ha detto Bartolomeo I – è una ricerca che non finisce mai, un viaggio che si persegue sempre”. Questa constatazione “esige da noi una capacità di pazienza, piuttosto che di impazienza. Non dovremmo pertanto essere frustrati dai nostri limiti umani che sono spesso la causa dei nostri disaccordi e delle nostre divisioni. La nostra ricerca dell’unità, in corso e persistente, testimonia il fatto che ciò che noi cerchiamo si produrrà ai tempi di Dio e non ai nostri tempi”. Il Patriarca ha aggiunto che “se dunque l’unità è un dono di Dio, allora essa esige un sentimento profondo di umiltà e non una insistenza orgogliosa, qualunque essa sia”. Significa essere capaci di “apprendere dagli altri”. “Il fatto di imporre agli altri le nostre visioni, siano esse conservatrici o liberali – ha proseguito il Patriarca -, è una manifestazione di arroganza e di ipocrisia. Per Bartolomeo l, al contrario, l’umiltà autentica esige da noi senso di apertura al passato e al futuro”. Questo atteggiamento “ci permette di credere che la luce di Dio è più forte dell’oscurità in questo mondo e che Colui che è l’Alfa e l’Omega opera in noi e per noi per la salvezza del mondo e l’unità della Chiesa”. “Le nostre Chiese – ha detto il Patriarca – sono chiamate ad un ministero e una missione comune, proclamando ed incoraggiamento una visione del mondo nella quale l’autorità di Dio, l’autorità del Regno, guida i nostri passi e determina le nostre azioni”. (V.F.)

    inizio pagina

    Zambia: la Caritas lancia una campagna contro la corruzione

    ◊   Una campagna di disobbedienza civile per dire no alla corruzione e per la legalità. A lanciarla in Zambia è la Caritas locale insieme alla “Civil Society for Poverty Reduction” e il “Center for Theological Reflection”, due organizzazioni gesuite impegnate nella promozione umana. L’iniziativa segue la contestata assoluzione, decisa lo scorso mese di agosto dall’Alta Corte dello Zambia, dell’ex-presidente Frederick Chiluba processato per corruzione, appropriazione indebita e abuso d’ufficio. L’obiettivo - riferisce l'agenzia Cns - è di chiedere la revisione del processo e più in generale di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei governanti su un fenomeno diventato ormai endemico nel Paese africano, come denunciato la scorsa primavera dai vescovi in un documento pastorale. La campagna, per la quale è stato scelto significativamente lo slogan “Una terra, una Nazione, una legge è il nostro grido” (estratto dall’inno nazionale zambiano), prevede il coinvolgimento diretto dei cittadini che sono stati invitati a manifestare la loro disapprovazione con gesti simbolici pubblici. Le 16 organizzazioni della società civile che hanno aderito all’iniziativa promuoveranno una vasta campagna di sensibilizzazione. “Non vogliamo istigare la gente all’anarchia, come vuole far credere il governo, ma chiedere giustizia", ha spiegato il direttore esecutivo della Caritas Zambia Samuel Mulafulafu. "Non si possono violare i nostri diritti solo perché il governo è più interessato a mantenere l’armonia sociale che a promuovere uno Stato di diritto”.(L.Z.)

    inizio pagina

    Angola: l’arcivescovo di Luanda condanna la pratica degli sfratti forzati

    ◊   L’inurbazione costante e progressiva delle maggiori aree metropolitane in Africa costringe le amministrazioni locali ad intensificare gli sforzi contro l’abusivismo. La pratica degli sfratti forzati sta diventando abituale. In uno dei quartieri perierici di Luanda, la capitale dell’Angola, alcuni giorni fa, 15 mila persone sono state sfrattate dalle loro modeste abitazioni e le loro case bruciate. La polizia è intervenuta per sedare la protesta. Questo episodio - riporta l'agenzia Fides - è stato commentato dall’arcivescovo di Luanda, mons. Damião António Franklin, in un incontro con alcuni missionari nel Seminario Maggiore di Luanda. Mons. Franklin ha condannato la brutalità delle demolizioni delle misere abitazioni e lo sfollamento forzato di coloro che l’abitavano ed ha richiamato i principi di umanità e di carità. L’arcivescovo ha riconosciuto le difficoltà nel varare piani regolatori adeguati, ma ha anche denunciato l’esistenza di taluni che fomentano l’anarchia sui territori urbani per speculazioni e per interessi. (A.M.)

    inizio pagina

    Nuova denuncia della Chiesa boliviana: Messe usate per fini politici

    ◊   La Chiesa boliviana, alle prese con tentativi politici ed elettorali volti a strumentalizzare la religione cattolica, i suoi riti e i suoi simboli, è dovuta intervenire ieri per la terza volta consecutiva, smentendo categoricamente di aver celebrato una Santa Messa per un partito politico. Il partito in questione è il “Convergencia Nazional” ed ha diffuso la notizia secondo cui mons. Tito Solari, arcivescovo della città di Cochabamba, avrebbe presieduto una celebrazione eucaristica per il gruppo politico esprimendo anche il suo sostegno al candidato presidenziale. La Segretaria della Conferenza episcopale ha precisato ieri che “mons. Tito Solari si trova fuori dal Paese dallo scorso mese per motivi di natura pastorale e dunque difficilmente avrebbe potuto prendere parte ad una simile celebrazione”. I vescovi hanno inviato al quotidiano “Cambio”, che aveva pubblicato la falsa notizia, una lettera chiedendo alla direzione di pubblicare una smentita immediata per ristabilire la verità e sanare il grave danno arrecato alla Chiesa e alle sue autorità. La lettera chiede ancora una volta che tutti s’impegnino in futuro ad evitare altre situazioni simili rispettando i criteri etici del buon giornalismo. Intanto, mons. Cristóbal Bialasik, vescovo di Oruro, analizzando il ripetersi di questi fenomeni ha osservato come “l’ importanza riservata alle campagne elettorali nel Paese non autorizza nessuno ad utilizzare la Chiesa e i suoi simboli né tantomeno a coinvolgerla in una realtà che non le appartiene né per missione né per ruolo”. Mons. Bialasik ha infine voluto insistere sul fatto che le campagne politiche si dovrebbero occupare di offrire progetti e programmi per realizzare meglio il bene comune dei boliviani, lasciando da parte la religione e la fede. Ad ogni modo, si legge su alcuni organi della stampa locale, questa specie di “corsa” alla strumentalizzazione della fede cattolica, difficilmente potrà dare qualche frutto non solo perché i vescovi l’hanno condannata e denunciata tempestivamente, ma anche perché appare troppo sospetto che coloro che in passato hanno attaccato la chiesa e i cattolici oggi tentino di trascinarla dalla propria parte. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    La solidarietà dei vescovi europei al popolo dell’Honduras

    ◊   “Offriamo le nostre preghiere e la nostra comunione collegiale augurandoci una rapida e giusta soluzione della crisi politica”. Così si legge nel comunicato che domenica scorsa i partecipanti all’Assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopale d’Europa (Ccee), riunito a Parigi dal 1° al 4 ottobre, hanno inviato all’arcivescovo di Tegucigalpa cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga. L’arcivescovo di Esztergom-Budapest e Presidente della Ccee, Péter Erdý, che firma la lettera, scrive che tutti gli episcopati europei hanno seguito “con molta attenzione, dal primo istante, la delicata situazione che vive l’Honduras” e poi afferma: “siamo a conoscenza del fatto che l’Episcopato honduregno accompagna il popolo nelle sue angosce e al tempo stesso è una voce di speranza per la convivenza e la pace di tutti”. I presuli europei nel ribadire che occorre una “soluzione rapida e giusta” alla crisi ricordano anche che ciò va fatto “rispettando le leggi del Paesi e anche i diritti umani”. “Che la Vergine Maria benedica l’Honduras e aiuti tutti a guardare il futuro con speranza”, conclude il messaggio. (L.B.)

    inizio pagina

    Accordo fra Santa Sede e Brasile per il ruolo giuridico della Chiesa nel Paese

    ◊   Ieri il Senato brasiliano ha approvato un accordo siglato da Santa Sede e Brasile lo scorso 13 novembre, che stabilisce una nuova cornice giuridica per il ruolo della Chiesa cattolica nel Paese, considerato lo Stato in cui vive il maggior numero di cattolici al mondo. Il documento ratificato dalla Camera alta del Parlamento nazionale riconosce il "diritto della Chiesa cattolica a compiere la sua missione apostolica e garantisce l'esercizio pubblico delle sue attività, sempre nell'osservanza dell'ordinamento giuridico brasiliano", sulla base della Costituzione e nel rispetto dello Stato laico. Nei 20 articoli del testo si riafferma "la personalità giuridica della Chiesa e delle sue istituzioni", fra le quali cita la Conferenza eopiscopale, le parrocchie e le diocesi. Il documento stabilisce ambiti di cooperazione fra Chiesa e Stato, compreso quello della "tutela del patrimonio culturale del Paese". Occasione della firma del testo è stata la visita del presidente brasiliano Lula a Benedetto XVI. Fino ad oggi gli aspetti giuridici del rapporto fra Santa Sede e Brasile erano sanciti da un decreto del 7 gennaio del 1890, in cui la neonata Repubblica riconosceva la personalità giuridica dell'istituzione religiosa. Negli accordi si spiega il ruolo della Chiesa cattolica nel matrimonio religioso e nel servizio sociale all'interno di scuole, ospedali e carceri. I prossimi passaggi istituzionali prevedono la promulgazione da parte del presidente, la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale e la conseguente entrata in vigore. (V.F.)

    inizio pagina

    Il cardinale Gracias parla del primo Congresso missionario indiano della storia

    ◊   La settimana prossima a Mumbai, in India, si svolgerà il primo Congresso missionario indiano della storia. Saranno in 15 mila i partecipanti che dal 14 al 18 ottobre lavoreranno per cinque giorni nel seminario San Pio di Goregaon sul tema “Lasciate brillare la vostra luce”. Fra loro ci saranno circa 120 vescovi, e centinaia di sacerdoti, religiosi e laici. “La nostra speranza è che il Congresso missionario aiuti tutta la Chiesa indiana ad avere una maggiore consapevolezza di cosa significhi essere Chiesa, una più grande coscienza della sua vocazione e un autentico impegno a vivere da cristiani”, ha detto il presidente della Conferenza episcopale indiana, il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai. Durante il “Prabhu Yesu Mahotsav”, ha spiegato, i partecipanti dovranno “condividere la fede in Gesù Cristo” e “illuminare l’India con il Vangelo della carità”. Ad AsiaNews il porporato ha sottolineato il valore dell’esperienza dei cristiani nel Paese e il valore del Congresso come occasione per far emergere la ricchezza della vita della Chiesa indiana e sollecitarne l’impeto missionario. “In India vivono circa 18 milioni di cattolici e ci sono decine di migliaia di sacerdoti, religiosi e religiose sparsi per il Paese – ha detto il cardinale - Il Congresso vuole sollecitare la loro missione ad illuminare tutta la popolazione con la luce dei valori e degli insegnamenti del Vangelo. Questa luce si diffonde attraverso il servizio, lo sviluppo di una sempre maggiore consapevolezza personale, e l’opera di costruzione del Paese”. Per il cardinale la beata Madre Teresa di Calcutta è l’esempio vivo di missione in India e per l’India: “Noi abbiamo il privilegio di averla”. In India la Chiesa svolge un grande ruolo educativo e formativo: è il più grande fornitore di educazione dopo il governo e scuole, università e istituti rispondono al “compito di un’educazione integrale degli studenti, non solo cattolici, perché possano portare un contributo effettivo alla società ed al Paese”. La Chiesa indiana è molto impegnata anche sul fronte della salute, con una rete di dispensari, centri sanitari e ospedali legati alla Chiesa che raggiunge tutto il Paese, comprese quelle aree rurali in cui vivono i poveri “altrimenti esclusi dai servizi sanitari di base”. Il cardinale Gracias ha poi spiegato che in India c’è una società “pluralistica, multi-culturale e multi-religiosa. In questo contesto siamo chiamati a riconoscere la chiamata di Gesù, ad immedesimarci con la cultura che ci circonda e vivere secondo le circostanze dei diversi luoghi in cui abitiamo. La Chiesa – ha detto - è immersa nella cultura e nel contesto dell’India, e non è un caso che celebri il suo primo Congresso missionario in concomitanza con il Diwali, la festa indù delle luci”, quella che celebra la vittoria del bene sul male. Il giorno di chiusura del Congresso, invece, coincide con la Giornata missionaria mondiale. E il tema scelto per il Prabhu Yesu Mahotsav ricalca quello indicato da Benedetto XVI per la Giornata missionaria: “Le nazioni cammineranno alla sua luce”. (V.F.)

    inizio pagina

    Appello dei leader cristiani inglesi per un Trattato sul commercio delle armi

    ◊   Un appello perché venga introdotto un trattato sul commercio delle armi è stato lanciato, dalle colonne del Times, dal vescovo ausiliario di Birmingham William Kenney, membro del dipartimento per gli affari internazionali della Conferenza episcopale, dai leader metodista Martyn Atkins e battista Jonathan Edwards, con il vescovo anglicano di Bath e Wells, Peter Price. “Abbiamo sempre sostenuto che il commercio globale di armi è un problema etico che può essere risolto a livello internazionale”, si legge nella lettera al Times ripresa dall'agenzia Sir. “A luglio siamo stati incoraggiati dal fatto che tutti gli Stati hanno concordato, alle Nazioni Unite, che era necessario affrontare i problemi provocati dal commercio non regolamentato di armi convenzionali. E’ ora che gli Stati mantengano la loro promessa assicurandosi che le discussioni di ottobre alle Nazioni Unite convergano in un chiaro e convincente programma che garantisca un trattato forte e efficiente”. “Benché sia importante assicurarsi che i controlli sulle esportazioni nazionali siano efficaci – concludono i leader cristiani - un trattato sul commercio delle armi eliminerebbe il vuoto che esiste tra accordi sui controlli di esportazioni nazionali e regionali impedendo così che le armi convenzionali raggiungano il mercato illegale”. (R.P.)

    inizio pagina

    I vescovi inglesi e gallesi chiedono norme più chiare e precise contro l’eutanasia

    ◊   I vescovi inglesi e gallesi chiedono norme più chiare e precise contro l’eutanasia, per evitare il ripetersi di casi come quello di Kerrie Wooltorton, la ragazza morta suicida nel 2007 avvalendosi della legge sulla capacità mentale (Mental Capacity Act). La giovane donna, da tempo depressa, aveva tentato di togliersi la vita nove volte, ma era sempre stata soccorsa dai medici ed aveva quindi deciso di stipulare un testamento biologico (il cosiddetto living will). Il caso - come è noto - è tornato alla ribalta in questi giorni dopo la sentenza che ha dato ragione ai medici che non avevano cercato di salvarla, perché temevano di essere incriminati per violenza, in quanto la donna sapeva cosa stava facendo ed aveva le capacità mentali di rifiutare le cure. Una posizione non condivisa dai familiari della ragazza e che divide l’opinione pubblica. Secondo i vescovi britannici il caso evidenzia i limiti dell’attuale normativa. La “Mental Capacity Act” , infatti, non specifica che le dichiarazioni anticipate di trattamento non dovrebbero essere valide nel caso di persone che abbiano manifestato intenti suicidi e non siano nel pieno delle proprie facoltà mentali. Un rilievo mosso a suo tempo già durante la discussione del provvedimento e al quale il governo inglese aveva risposto impegnandosi a introdurre le necessarie modifiche nel Codice di Deontologia Medica. La morte Wooltorton – affermano i presuli inglesi e gallesi in una dichiarazione all'agenzia CNS - dimostra che il Codice non è ancora abbastanza chiaro e netto e che i medici non lo interpretano allo stesso modo. Di qui la richiesta di una normativa che dica “in modo inequivocabile che la volontà anticipata di trattamento non è valida ed applicabile nel caso esprima un intento suicida e che le cure mediche devono essere garantite in ogni caso se ciò è nell’interesse del paziente”. (L.Z.)

    inizio pagina

    Le scuse dei vescovi irlandesi ai rappresentanti delle vittime di abusi sessuali

    ◊   I vescovi irlandesi hanno espresso le loro scuse alle vittime di abusi sessuali avvenuti nelle loro strutture, perché la Chiesa non ha saputo ascoltare e agire per prevenire l’abuso di bambini affidati alle sue cure. Lo hanno fatto ieri a Maynooth durante un incontro con le vittime durato tre ore, chiesto dalla rappresentanza delle vittime stesse. I vescovi irlandesi avevano già discusso della Commissione d’inchiesta sul Rapporto sugli abusi sui bambini del giudice Seán Ryan durante l’assemblea generale della Conferenza episcopale d’Irlanda. Durante l’incontro di ieri si è parlato del lascito doloroso dell’abuso sulle vittime e sulle loro famiglie e sono stati condannati i vili atti di abuso accaduti. Vescovi e rappresentanti delle vittime hanno concordato che l’incontro è stato un benvenuto inizio di un processo e che a questo seguiranno ulteriori incontri. I vescovi hanno deciso di creare un gruppo dedicato per mantenere anche in futuro i contatti con le vittime di abusi. Più tardi hanno incontrato la stampa il cardinale Seán Brady, arcivescovo di Armagh, l’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin, Michael O’Brien di Right to Peace, Tom Hayes di Alliance Support Group, Christopher Heaphy di Right of Place e John Kelly dell'Irish Survivors of Child Abuse. (V.F.)

    inizio pagina

    Francia: il problema dei suicidi sul lavoro in una riflessione del portavoce dei vescovi

    ◊   Il recente suicidio in Francia di un dipendente di France Telecom, il 24.mo della serie in diverse imprese, ha portato alla ribalta il problema sociale ed umano dei suicidi sul posto di lavoro. Nel dibattito in corso è voluto intervenire anche il portavoce della Conferenza dei vescovi francesi, monsignor Bernard Podvin. In una riflessione apparsa sulla pagina web della Conferenza episcopale e ripresa dall'agenzia Zenit, il portavoce ha invitato “i protagonisti coinvolti in questo grave problema sociale” a impegnarsi “per frenare questa disperazione di fronte alla quale non ci si deve rassegnare”. “Da alcuni giorni – aggiunge - molte persone ci hanno comunicato di sentirsi molto colpite dal numero di suicidi sul lavoro. Che significato dargli? Un solo suicidio sarebbe già troppo e basterebbe per colpirci! Che cos'ha questo economicismo che spinge l'uomo al punto da non fargli vedere altra via d'uscita che porre fine ai suoi giorni?”. Nella sua riflessione mons. Podvin ribadisce che “il lavoro umano è una dimensione fondamentale per lo sviluppo della persona e per il bene comune”. Se “la globalizzazione ha accentuato lo stress, l'incertezza per il futuro, l'individualismo, il riposizionamento, l'ansia, certe pratiche di gestione invitano ai licenziamenti. Una società che non fornisce lavoro, o che impone condizioni inaccettabili, non è più degna di se stessa”. La conclusione? “ La vita è un dono e ha un valore inestimabile”. (A.M.)

    inizio pagina

    Il presidente dei vescovi Usa: rinnovare l’impegno per l’evangelizzazione

    ◊   “Dobbiamo testimoniare Cristo e poi entrare in dialogo con tutti”: è questo, secondo il cardinale Francis Eugene George, arcivescovo di Chicago e presidente della Conferenza episcopale statunitense, lo stile di evangelizzazione più rispettoso ed efficace che tutti dovrebbero seguire, guardando e aspettando che le persone siano pronte ad ascoltare la verità che ci libera. Intervenendo ieri sera alla presentazione a Roma, presso la Pontificia Università Lateranense, del suo libro “La differenza che fa Dio. Una prospettiva cattolica su fede, comunione e cultura”, il presidente dei vescovi Usa ha osservato che “molte persone non credono si possa accettare la verità che qualcuno non si sia creato per conto proprio e rimanga comunque libero”. Ha poi ribadito come il senso della libertà nella fede e nella cultura occidentale sia un tema continuamente ripensato dal punto di vista teorico così come dal punto di vista pratico. La Chiesa – ha esortato il card. George deve farsi avanti con la verità di chi siamo realmente in Cristo e di ciò a cui siamo destinati per tutta l’eternità e questa è la verità che ci rende liberi. La missione della Chiesa è quella di cercare luoghi in cui poter annunciare il Vangelo chiamando uomini e donne alla conversione. Di qui il rinvio alle parole di Giovanni Paolo II: “proporre, mai imporre”. Tre le sezioni del volume: la missione della Chiesa, che consiste nel costruire la comunione universale; la vita della Chiesa nella comunione gerarchica, e la finalità della Chiesa, che è la comunione con Dio. “Ragionare in termini relazionali e ragionare in termini d’insieme sono abitudini propriamente cattoliche. Ci portano – conclude il card. George - a una comprensione più profonda di come Dio faccia la differenza”. (C.S.)

    inizio pagina

    Domani è il quarto centenario dalla morte di San Giovanni Leonardi, patrono dei farmacisti

    ◊   Un farmacista deve calcolare, pesare, misurare. San Giovanni Leonardi, patrono dei farmacisti, come "misura" scelse Cristo. Domani si celebra il quarto centenario della morte, avvenuta a Roma, del religioso nato a Lucca nel 1541. Ieri Benedetto XVI gli ha dedicato la catechesi in occasione dell’udienza del mercoledì. A Roma, nella chiesa di Santa Maria in Portico, domani il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione degli istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, presiederà una celebrazione eucaristica solenne con i superiori generali degli ordini dei chierici regolari. Il santo, proclamato patrono nel 2006 da Benedetto XVI, è stato il fondatore dell'Ordine dei Chierici regolari della Madre di Dio. Sempre nella stessa città si è aperto un convegno internazionale intitolato "San Giovanni Leonardi amico dei santi. Personaggi, movimenti e modelli nell'esperienza spirituale e pastorale del santo lucchese" per ricordare la sua opera di apostolato. A presiedere il convegno è padre Francesco Petrillo, rettore generale dell’ordine dei Chierici regolari della Madre di Dio. “Il IV Centenario – ha dichiarato all’agenzia Sir padre Petrillo – è un momento di grazia particolare. Siamo rimasti tutti colpiti dal fervore di fede suscitato dalla presenza dell’urna in tutte le comunità dove san Leonardi ha operato. Si tratta di pagine di fede concrete, che dicono la perdurante attualità della sua figura”. Negli ultimi due giorni, nella Sala Baldini in Piazza Campitelli, sono intervenuti alcuni esperti della riforma degli Ordini religiosi, avvenuta nel XVI secolo grazie anche all'importante apporto dato da san Giovanni Leonardi. Per domani pomeriggio l’appuntamento è nella sala della Protomoteca in Campidoglio dove il presidente del Pontificio consiglio della cultura, monsignor Gianfranco Ravasi, pronuncerà un intervento intitolato "L’esperienza pasquale di san Giovanni Leonardi nel suo commentario al libro di Giobbe". Mons. Ravasi presenterà la figura del santo e ne delineerà i tratti spirituali e pastorali alla luce delle sue meditazioni, raccolte in un commentario. Dal 16 al 18 ottobre si svolgerà l’itinerario romano del pellegrinaggio dell’urna contenente le reliquie del religioso. Nel pomeriggio di venerdì 16, una fiaccolata partirà da piazza della Consolazione per arrivare fino al Campidoglio, dove ad accogliere i fedeli ci sarà il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Sempre venerdì, alle ore 18, il Segretario  di  Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, presiederà la solenne concelebrazione presso la chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli. Domenica mattina poi, il 18 ottobre, Giornata missionaria mondiale, l’urna con le reliquie di Giovanni Leonardi sarà traslata nella basilica papale di San Pietro in Vaticano dove si svolgerà una solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli. (V.F.)

    inizio pagina

    Dalla Cei un milione di euro per le vittime del nubifragio di Messina

    ◊   La Chiesa italiana esprime la propria vicinanza alla comunità messinese, in particolare alle popolazioni di Scaletta Zanclea, Giampilieri Marina, Giampilieri Superiore, Molino, Altolia, Briga Marina Superiore del Comune di Messina, dell’arcidiocesi di Messina-Lipari - S.Lucia del Mela, rimaste vittime del nubifragio del 1° ottobre 2009. La Presidenza della Conferenza episcopale italiana - si legge in un comunicato diffuso oggi - invita le comunità ecclesiali a pregare per le vittime e le persone colpite da questo drammatico evento. In particolare si unisce alla preghiera di suffragio per le vittime della tragica alluvione le cui esequie saranno celebrate dall’arcivescovo di Messina il prossimo sabato in Cattedrale. La Presidenza della Cei, per far fronte all’emergenza e ai bisogni essenziali delle persone colpite da questo immane disastro, ha stanziato un milione di euro dai fondi derivanti dall'otto per mille ed ha rivolto l’invito a sostenere le iniziative di solidarietà promosse dalla Caritas Italiana per alleviare le sofferenze di quelle popolazioni. (C.S.)

    inizio pagina

    In Italia tre milioni di persone non hanno i soldi sufficienti per mangiare

    ◊   Tre milioni di persone in Italia vivono sotto la soglia di povertà alimentare. Ovvero un milione e 50 mila famiglie, il 4,4% delle famiglie italiane, spende meno di 222,29 euro al mese per cibo e bevande. La spesa media delle famiglie povere non raggiunge nemmeno i 39 euro a settimana. I dati, riferiti al 2007, sono quelli della Fondazione Banco Alimentare, analizzati in una ricerca realizzata dalla Fondazione per la Sussidiarietà e curata da Luigi Campiglio, prorettore dell’Università Cattolica, e da Giancarlo Rovati, docente di sociologia nello stesso ateneo. Quelle più in difficoltà sono le famiglie numerose (secondo le cifre il 10,3% delle coppie con tre o più figli vivono sotto la soglia di povertà alimentare) e quelle delle regioni meridionali (in Sicilia ogni mille residenti almeno 61 chiedono assistenza al banco Alimentare). Secondo i dati emersi, spesso a causare la caduta in uno stato di povertà sono eventi critici (nel 30% dei casi problemi di salute o disabilità; nel 59% la perdita o la mancanza di occupazione; nel 15% la morte di un familiare o una separazione). Come pure il rapporto fra povertà alimentare e istruzione: il 33,8% degli indigenti alimentari ha la licenza media; il 23,9% quella elementare. (V.F.)

    inizio pagina

    La “Scalabrini-Festa dei Frutti”, laboratorio di accoglienza e amicizia

    ◊   Promuovere l’accoglienza tra persone di generazioni, culture e provenienze differenti in Europa e nel mondo intero; prevenire le reazioni di rifiuto nei confronti di chi è straniero, immigrato o rifugiato e spesso vittima di episodi gravi di violazione dei diritti umani. Questi gli obiettivi della “Scalabrini Festa dei Frutti 2009” celebrata nei giorni scorsi a Stoccarda, sul tema, “L’incontro con lo straniero: una via per aprirci a Dio e al mondo?”. Un interrogativo che spinge ad andare alla radice del rapporto con l’altro e con ogni persona. Giovani, adulti, famiglie con bambini, circa 300 le persone di 32 nazionalità diverse, che hanno preso parte all’evento, promosso dal Centro di Spiritualità dei Missionari Scalabriniani in collaborazione con le Missionarie Secolari Scalabriniane. “Nell’amore verso il prossimo da sempre la vera questione è stata quella della vicinanza e della concretezza che disturba il nostro naturale egocentrismo” ha affermato il principale relatore del Forum, il Prof. Jörg Splett, filosofo della religione e antropologo tedesco, ribadendo che nessuna persona può essere ridotta a mezzo per raggiungere uno scopo e che la sua dignità è inviolabile. “Questa dignità - ha spiegato il professore - non deve venire mai meno, non dipende dal colore della pelle o dal permesso di soggiorno, vale in tutte le fasi della vita. Inoltre – ha affermato - “la chiamata personale di Dio fonda anche la stima per le diversità: ogni persona ci offre un punto di vista insostituibile ed è essenziale allo sviluppo della nostra stessa identità”. L’itinerario formativo delle Feste internazionali mira - attraverso l’approfondimento della fede cristiana - a creare un laboratorio di rapporti di accoglienza. In queste occasioni migranti, rifugiati e autoctoni possono incontrarsi alla pari e insieme cercare le vie della comunione tra le diversità, prendendo coscienza, come ha affermato padre Gabriele Bortolamai, direttore del Centro di Spiritualità dei Missionari Scalabriniani, della comune appartenenza all’unica famiglia dell’umanità. (C.S.)

    inizio pagina

    A Herta Müller il premio Nobel per la Letteratura

    ◊   Nel 1979 Herta Müller fu licenziata. Faceva la traduttrice di tedesco e si era rifiutata di collaborare con la polizia segreta del regime di Ceausescu. Oggi, 20 anni dopo, ha vinto il Nobel per la Letteratura. La cinquantaseienne scrittrice e poetessa di lingua tedesca è nata in Romania, nella regione del Baneto, ma oltre 20 anni fa è scappata in Germania con il marito, Richard Wagner. Con lui faceva parte di un gruppo di scrittori dissidenti che si opponevano al regime comunista. Ed Herta Müller nelle sue opere – come “Il macello di Ceausescu” e “Il paese delle prugne verdi”- ha raccontato proprio gli anni più bui della storia del suo Paese, quelli della dittatura. “Con la forza della poesia e la franchezza della prosa, descrive il panorama dei diseredati”, ha detto di lei l’Accademia di Stoccolma. Il suo primo libro stampato in Romania, “Niederungen”, scritto in tedesco, fu pubblicato soltanto in versione censurata. In un dossier segreto il suo nome in codice era Cristina e in quelle 914 pagine la polizia di regime la definiva “un pericoloso nemico dello Stato da combattere”. (A cura di Valentina Fizzotti)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Almeno 17 morti nell’attentato all’ambasciata indiana a Kabul

    ◊   Almeno 17 persone morte e 76 ferite questa mattina a Kabul, in Afghanistan, per un’autobomba nei pressi dell’ambasciata indiana. Il presidente afghano Karzai ha condannato con forza l’azione terroristica rivendicata dai talebani, che parlano di 35 vittime. Intanto la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza in Afghanistan (Isaf) ha annunciato che, nel corso di un’operazione militare nella provincia orientale di Logar contro un comandante talebano, è stato ucciso per errore un bambino. Era stato chiesto ai civili di abbandonare la zona. Intanto ieri il presidente americano Obama ha incontrato i suoi principali consiglieri per discutere della nuova strategia da adottare in Afghanistan. La riunione si è tenuta proprio nel giorno dell’ottavo anniversario dell’attacco anglo-americano contro il Paese asiatico, allora governato dai Talebani. Il servizio da New York di Elena Molinari:

    Barack Obama è alla ricerca di un compromesso sull’Afghanistan. Nell’ottavo anniversario dell’intervento americano nel Paese. Il presidente Usa resta contrario al ritiro ma è ancora incerto sull’invio di rinforzi richiesto dai militari. Intanto ieri è arrivata formalmente sulla scrivania di Obama la richiesta di 40 mila soldati in più che il generale McChrystal, il capo delle forze Usa e Nato in Afghanistan, aveva fatto trapelare alla stampa nei giorni scorsi. Obama la prenderà in esame a partire da domani ma i repubblicani gli fanno fretta e l’opinione pubblica resta incerta. “Non voglio che il dibattito sia ridotto a un aut-aut, o via dal Paese o raddoppiamo lo sforzo”, avrebbe detto Obama e il segretario generale Nato gli ha dato manforte. “È prematuro - ha detto Rasmussen - discutere di numeri”. Questo mentre un sondaggio vede una solida maggioranza di americani convinta che la guerra in Afghanistan valga il sangue versato, anche se 3 su 10 temono un altro Vietnam. Ieri Obama ha convocato il suo Consiglio di guerra alla Casa Bianca e la riunione è stata estesa al Pakistan che si aggiunge alla lista di chi mette fretta a Obama. Secondo il ministro degli Esteri Kureishi, infatti, abbandonare l’Afghanistan ai talebani sarebbe un colpo mortale per il suo Paese.

     
    Pakistan
    Una forte esplosione è stata avvertita a Quetta, in Pakistan. Secondo le prime informazioni, l'esplosione è avvenuta nei pressi di un centro telefonico a Zarghon Road. Al momento non ci sono notizie di vittime o di danni e la polizia sta indagando sulla natura dell'esplosione.

    Medio Oriente
    L'inviato degli Stati Uniti in Medio Oriente George Mitchell ha detto oggi “di sperare che sia possibile riprendere molto presto i negoziati politici israelo-palestinesi”. Mitchell, che si è così espresso prima di essere ricevuto a Gerusalemme dal presidente israeliano Shimon Peres, ha al tempo stesso aggiunto che il presidente Obama e il segretario di Stato Clinton sono anche consci degli ostacoli esistenti. Stamane Re Abdullah II di Giordania ha affermato che la paralisi diplomatica nell’iter di pace tra Israele e palestinesi rischia di riportare la situazione a tempi oscuri e il ministro degli Esteri israeliano, Lieberman, ha detto ad una radio israeliana di non ritenere possibile un accordo di pace con i palestinesi, tale da poter risolvere tutto il contenzioso.

    Somalia: intesa tra i due gruppi integralisti antigovernativi
    Con l’accordo raggiunto oggi a Nairobi, i due gruppi integralisti somali antigovernativi degli Shabaab e degli Hisbul Islam confermano di voler continuare uniti la lotta contro il Governo Federale di Transizione e le forze di pace panafricane (Amisom). I gruppi integralisti controllano il Sud, il Centro e ampie aree dell’Ovest del Paese, oltre alla gran parte di Mogadiscio.

    Deficit per Usa e Ue
    Deficit preoccupante per Usa e Paesi Ue. Gli Stati Uniti hanno accusato un debito del 9,9%, la percentuale più alta dal 1945, e l’Unione Europa registra un eccessivo disavanzo in 20 dei 27 Paesi membri. I solo 7 Stati, definiti “virtuosi”, che in questo 2009 avranno un deficit sotto il 3% sono Cipro, Finlandia, Lussemburgo, Bulgaria, Svezia, Danimarca ed Estonia.

    Vertice del FMI
    Migliaia di manifestanti anche ieri hanno sfilato nella città di Istanbul, in Turchia, dove era in corso la riunione del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Il vertice, che ha riunito 186 Paesi, si è concluso con un appello a proseguire sulla strada delle riforme per arginare la crisi economica globale.

    Reazioni politiche in Italia dopo la bocciatura del Lodo Alfano
    Mondo politico e istituzionale in fibrillazione dopo la sentenza di ieri della Corte Costituzionale che ha bocciato il lodo Alfano, la legge approvata lo scorso anno che prevedeva l’immunità durante il mandato per le quattro più alte cariche dello Stato. Durissima la reazione del premier Berlusconi, mentre le opposizioni chiedono il rispetto della sentenza ma si dividono sugli effetti politici. Il servizio di Giampiero Guadagni:

     
    Illegittimo nel metodo e nel merito. La Consulta ha dunque bocciato il lodo Alfano perché era necessaria una legge costituzionale e non ordinaria e perché viene violato il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. La decisione di ieri, presa a maggioranza, ha l’effetto di riaprire due processi a carico del premier Berlusconi: uno per corruzione in atti giudiziari dell’avvocato inglese Mills; l’altro per reati societari nella compravendita di diritti televisivi. E da Berlusconi è arrivata una reazione durissima. Il premier fa sapere che si difenderà in questi processi che definisce farsa ma che continuerà a governare, dice, con più grinta di prima. Il presidente del Consiglio attacca a tutto campo: a partire dalla Corte Costituzionale, che considera un organo politico dominato dalla sinistra come gran parte di stampa e televisione. Berlusconi chiama in causa anche il presidente della Repubblica: eletto, sostiene, da una maggioranza che non è più tale nel Paese. E aggiunge: Napolitano si sa da che parte sta. Pronta la replica del Quirinale: il capo dello Stato è dalla parte della Costituzione, esercitando le sue funzioni con assoluta imparzialità e in uno spirito di leale collaborazione istituzionale. Dal premier rozzezza senza limiti, sottolinea il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Nicola Mancino. Scende in campo anche il presidente della Camera Fini, che in una dichiarazione stampa, afferma che l’incontestabile diritto politico di Berlusconi di governare, conferitogli dagli elettori, e di riformare il Paese, non può far venire meno il suo preciso dovere costituzionale di rispettare la Corte Costituzionale e il capo dello Stato. Da parte sua, il ministro della Giustizia Alfano, autore del lodo in questione, si dice sorpreso per la sentenza della Consulta che, sostiene,  contraddice se stessa perché quando nel 2004 bocciò il lodo Schifani sulla stessa materia, non segnalò l’esigenza di una legge costituzionale. Cosa che peraltro indusse il capo dello Stato a controfirmare lo scorso anno il lodo Alfano. Sulla stessa linea tutta la maggioranza che fa quadrato attorno a Berlusconi e parla di sentenza politica da parte della Consulta. Rincara la dose il leader della Lega, nonché ministro delle Riforme Bossi,  che preannuncia battaglia nel caso la vicenda provochi lo stop al federalismo. L’opposizione definisce volgari e inaccettabili le accuse di Berlusconi, chiede il rispetto della sentenza, ma offre valutazioni diverse a proposito dei suoi effetti. Per Pd e Udc non ci sono conseguenze politiche dalla decisione dei giudici costituzionali. Il leader dell’Italia dei Valori Di Pietro, ancora critico con il capo dello Stato per aver firmato il lodo Alfano,  invoca invece le dimissioni del premier ed elezioni anticipate. Ipotesi, questa, ormai  entrata nel dibattito politico, così come quella di un governo tecnico. Ma per il presidente del  Senato Schifani maggioranza e opposizione sono decise dal voto del popolo e non sono praticabili vie di fuga parallele.

     
    Nubifragio di Messina
    È di 28 vittime, tre delle quali non ancora identificate, e di sette dispersi il bilancio dell'alluvione che ha colpito una settimana fa il messinese. In nottata sono stati estratti dalla macerie a Giampilieri superiore i cadaveri della piccola Ilaria De Luca, di quattro anni, della nonna della bimba, Giuseppa Calogero, di 82, e di Maria Li Causi, di 84. Il bilancio, ancora provvisorio, è stato diffuso dall'unità di crisi, istituita presso la Prefettura di Messina, che in realtà indica il numero di dieci dispersi, nel quale tuttavia sarebbero compresi anche i tre cadaveri non ancora identificati. Le persone attualmente ricoverate in ospedale sono 22, gli sfollati 889.

    Dibattito al Parlamento Europeo sulla libertà di informazione in Italia
    Al Parlamento Europeo oggi si parla della libertà di informazione in Italia. Il Commissario Ue ai media, Viviane Reding, ha ricordato la direttiva 'Tv senza frontiere” e le norme riguardanti le assegnazioni delle frequenze Tv per le quali la Commissione ha avviato una procedura nei confronti dell'Italia. Viviane Reding ha sottolineato che le autorità italiane stanno cambiando il loro approccio in materia. Ha invitato tutti a “concentrarsi nell'applicare le regole e i principi per i quali l'Ue è competente”, sottolineando però che non bisogna “fare uso delle istituzioni europee per risolvere problemi che in base ai trattati devono essere risolti a livello nazionale”. La Reding ha ribadito che la libertà di espressione è un “fondamento” del pluralismo e ha poi invitato il Parlamento europeo a discutere e a indicare quale dovrebbe essere la base legale sulla quale presentare una direttiva europea sul pluralismo e la concentrazione dei media in Europa. Negli anni '90 la Commissione europea aveva lavorato ad un progetto del genere ma tutti gli Stati Ue si sono opposti, ritenendola al di fuori delle competenze Ue. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Gaia Ciampi)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 281

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina