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Sommario del 06/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • La situazione della Chiesa in Etiopia presentata al Sinodo dei Vescovi per l'Africa. Il saluto di Benedetto XVI al Patriarca ortodosso, Paulos
  • L'arcivescovo di Antananarivo in Madagascar, mons. Razanakolona, presente al Sinodo: la Chiesa in Africa educhi i giovani alla riconciliazione
  • Tra i Santi che il Papa canonizzerà domenica prossima, Giovanna Maria della Croce, fondatrice delle Piccole Sorelle dei Poveri
  • Fede e scienza il tema del recente confronto pubblico tra mons. Gianfranco Ravasi e il genetista Axel Kahn
  • I Musei Vaticani replicano per i venerdì di ottobre l'appuntamento con la "lezione pubblica serale"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Sabato, nel Duomo di Messina, i funerali delle vittime dell'alluvione
  • Il dogma dell'Assunzione di Maria al centro del 17.mo Simposio internazionale mariologico. Intervista con padre Lugi Gambero
  • Chiesa e Società

  • Sud Sudan: i guerriglieri ugandesi massacrano sette cristiani
  • Indonesia: dopo il terremoto in migliaia soffrono la fame. La Chiesa in prima linea
  • Australia: appello della Caritas per l’aiuto alle comunità colpite dai disastri naturali
  • Rapporto Unicef: rimane l’allarme su violenze e sfruttamento dei bambini
  • Una risoluzione dell'Onu per le donne nei processi di pace
  • Pakistan: le cinque principali Chiese cristiane creano un Forum contro le violenze anti-cristiane
  • Msf chiede alle case farmaceutiche di rendere disponibili i brevetti anti Aids
  • Il Nobel per la Fisica a tre scienziati che hanno rivoluzionato il mondo delle comunicazioni
  • Messaggio al Sinodo per l'Africa, dei delegati capitolari Comboniani
  • Le Misericordie d'Italia nella costruzione del primo ospedale chirurgico pediatrico di Betlemme
  • Nigeria: la Chiesa rilancia l’impegno nelle nuove forme di mass-media
  • Perù: incontro latinoamericano di pastorale per le persone coinvolte nell'aborto volontario
  • Argentina: lanciato l’Ottobre Missionario nei territori del Nordest del Paese
  • Hong Kong: il ruolo della famiglia nell'educazione vocazionale
  • Lettera pastorale ai giovani spagnoli per la canonizzazione del frate trappista Arnáiz Barón
  • Laurea honoris causa dell'Università di Napoli a una suora missionaria spagnola
  • Napoli e la Cina celebrano tre secoli di rapporti
  • Roma: entra nel vivo il secondo Congresso degli Oblati Benedettini
  • Inizia domani la "Cattedra del dialogo 2009" della diocesi di Milano
  • Domani a Roma il cardinale George presenta il suo libro su fede e cultura
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Afghanistan decine di morti in combattimento, mentre il governo raccomanda di chiudere al più presto il riconteggio dei voti elettorali
  • Il Papa e la Santa Sede



    La situazione della Chiesa in Etiopia presentata al Sinodo dei Vescovi per l'Africa. Il saluto di Benedetto XVI al Patriarca ortodosso, Paulos

    ◊   Le sofferenze, ma anche le speranze della Chiesa in Etiopia sono state le protagoniste, stamani, della terza Congregazione generale del Sinodo dei Vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano sui temi della riconciliazione, la giustizia e la pace. Ad aprire i lavori, è stato l’intervento del Patriarca della Chiesa Ortodossa di Etiopia, Abuna Paulos, cui è seguito il saluto di Benedetto XVI. Tra gli altri temi trattati in Aula, l’attività della Chiesa in Africa nel campo dell’educazione e il dialogo con l’Islam. Il servizio di Isabella Piro:

    Una presenza che testimonia in modo eloquente l’antichità e la tradizione della Chiesa in Africa. Così il Papa ha salutato il Patriarca Abuna Paulos, ricordando che la Chiesa etiope continua a testimoniare il Vangelo e l’obbedienza alla sua legge dell’amore, nonostante le persecuzioni e il sacrificio dei martiri. Quindi, Benedetto XVI ha aggiunto:

     
    The proclamation of the Gospel cannot be separated from the commitment…
    “La proclamazione del Vangelo non può essere separata dall’impegno a costruire una società conforme al volere di Dio e che protegga la dignità e l’innocenza dei bambini”, ha detto il Papa. “In Cristo sappiamo che la riconciliazione è possibile, la giustizia può prevalere, la pace può essere duratura”. Di qui, l’auspicio di Benedetto XVI che si lavori per lo sviluppo integrale della popolazione africana, rafforzando le famiglie, baluardo della società, educando i giovani e contribuendo alla costruzione di società oneste, integre e solidali.

     
    In precedenza, il Patriarca Abuna Paulos aveva ricordato le piaghe dell’Africa, segnata da sfruttamento, pandemie e carestie. Ma aveva sottolineato come essa presenti molte risorse naturali, che contribuiscono allo sviluppo di altri Paesi. Poi, l’appello alla difesa dei bambini:

     
    In what way should we denonce civil wars…
    “In che modo - ha detto il Patriarca ortodosso etiope - dobbiamo denunciare le guerre civili che spesso sono combattute da bambini-soldato?”. Di qui, l’appello all’unità perché tutti i leader della cristianità uniscano i loro sforzi a favore dell’Africa.

    Tra gli altri temi trattati in Aula, l’importanza della Chiesa in Africa nel campo dell’educazione, testimoniata dalle circa 56 mila scuole, frequentate da 19 milioni di alunni, e dalle 23 Università cattoliche. Centrale anche il dialogo con l’Islam: un’esperienza positiva arriva dal Nord Africa, zona a maggioranza musulmana, nella quale i cristiani godono comunque di una certa libertà, c’è un pensiero critico verso l’estremismo islamico e la Chiesa è chiamata a collaborare nella società. A questo proposito, è giunto l’auspicio che il Sinodo per il Medio Oriente del 2010 comprenda anche le diocesi del Nord Africa.

     
    Il pensiero, poi, è andato ai tanti martiri caduti in Africa e alle speranze che il cammino verso la democrazia di tanti Paesi non diventi un passaggio da una “dittatura pesante” ad altre più “leggere”.

     
    Ieri pomeriggio, invece, i Padri sinodali hanno riflettuto sui rapporti tra l’Africa e gli altri continenti. Molti i legami in comune, si è detto, poiché il continente africano presenta i problemi di tutto il mondo, come la povertà, l’assenza di una democrazia radicata, i fenomeni di ingiustizia contro le donne. Tuttavia, hanno ribadito i Padri Sinodali, l’Africa può rappresentare un modello di fede profonda e dinamica, di un cristianesimo giovane e volenteroso, di dialogo interreligioso. E dall’Africa, si può imparare ad intensificare l’evangelizzazione.

     
    Quindi, è toccato a mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, presentare un rapporto sull’Ecclesia in Africa, l’Esortazione apostolica post-sinodale siglata da Giovanni Paolo II nel 1995. Il presule ha sottolineato come il documento sia stato accolto con entusiasmo in Africa, dando luogo a Sinodi diocesani e regionali per riflettere sulla Chiesa famiglia di Dio o per elaborare progetti e piani pastorali. Con il risultato di donare un nuovo impulso alla vita e alla missione della Chiesa in Africa.

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    L'arcivescovo di Antananarivo in Madagascar, mons. Razanakolona, presente al Sinodo: la Chiesa in Africa educhi i giovani alla riconciliazione

    ◊   La Chiesa in Africa è chiamata ad esser coscienza delle nazioni ed educatrice delle coscienze. E’ quanto espresso da uno dei Padri presenti al Sinodo per l’Africa, l’arcivescovo di Antananarivo, in Madagascar, mons. Odon Marie Arsene Razanakolona. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. - L’impegno della Chiesa dovrebbe essere quello di educare la gente, perché la riconciliazione non avviene così semplicemente. C’è una strada da fare: educare la gente, perché esiste una cultura della violenza. Abbiamo bisogno soprattutto di educare i giovani ad entrare in un modo di fare, di pensare e anche di agire non con la violenza. E’ questo il compito della Chiesa nel Madagascar.

     
    D. - Come lei ha evidenziato, in Africa molte nazioni sono abitate prevalentemente da giovani - parlo da un punto di vista anagrafico - ed è sui giovani, lei ha detto, che bisogna puntare, evitando anche che questi abbandonino il continente...

     
    R. - Sì: che abbandonino il continente perché devono trovare da mangiare, trovare lavoro per nutrire tutta la loro famiglia. Questo traguardo è molto difficile per un giovane, che non sa dove è il suo futuro e, quindi, cerca dappertutto. Qui è l’impegno dei Paesi cosiddetti sviluppati a trovare un modo affinché i Paesi emergenti trovino la maniera di nutrire la propria gente.

     
    D. - La Chiesa non si stanca di difendere la giustizia e la pace e anche per questo talvolta si trova al centro di attacchi...

     
    R. - Noi dobbiamo sempre parlare, aiutare la gente a svegliarsi e ricordare ai governanti le loro responsabilità, anche se non sentono o non vogliono sentire. Dovremmo essere la coscienza di una nazione.

     
    D. - Il coraggio della vocazione apostolica...

     
    R. - Il coraggio si deve avere, perché dobbiamo appoggiarci a Dio, alla nostra fede. Si deve camminare con la gente. L’’educazione porta una persona verso la maturità.

     
    D. - Quando si parla di conflitti in Africa, spesso si pensa che questi dipendano solo dai problemi interetnici, ma è davvero così o, per lo meno, sempre?

     
    R. - No, l’esistenza delle etnie è reale, ma strumentalizzare queste etnie per fare il gioco di alcune persone che vogliono il potere è un’altra cosa. Non è tanto il problema della maggioranza, ma di una parte che strumentalizza quei fatti, e allora diventa un problema vero.

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    Tra i Santi che il Papa canonizzerà domenica prossima, Giovanna Maria della Croce, fondatrice delle Piccole Sorelle dei Poveri

    ◊   Uno stile di vita umile: questo ha caratterizzato l’esistenza di Giovanna Maria della Croce, fondatrice delle Piccole Sorelle dei Poveri, che sarà canonizzata domenica prossima da Benedetto XVI in Piazza San Pietro. Vissuta fra il XVIII e XIX secolo, si è dedicata sin da giovane ai bisognosi e agli ammalati e per loro ha dato vita ad una Congregazione radunando donne desiderose di consacrarsi a Dio per servire gli ultimi. Ma quali tratti caratterizzano Maria della Croce? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre Vito Tomás Gómez, Domenicano, postulatore della Causa di canonizzazione:

    R. - Era veramente un’innamorata dei poveri. Ha vissuto la povertà nel suo Paese natio appartenente alla Bretagna francese. Maria della Croce ha dovuto fare un servizio domestico, impegnarsi nel lavoro per portare avanti anche i suoi fratelli, ha sofferto veramente in quel mondo della sua infanzia e anche della sua gioventù, in maniera particolare. Ma riceve un messaggio chiaro dal Signore: il servizio a Cristo nei poveri. Aiuta le parrocchie, insegna la dottrina cristiana, visita gli ammalati, gli anziani, i poveri e raduna persino delle persone per costituire la Congregazione delle Piccole Sorelle dei Poveri.

     
    D. - Oggi, a quale riflessione invita la fondatrice delle Piccole Sorelle dei Poveri?

     
    R. - Ci invita a seguire il cammino della povertà come cammino di servizio al Regno di Dio. Cristo e Maria sono stati al centro della sua spiritualità: presenza di Dio continua, anche continua preghiera, amore per il prossimo povero e bisognoso di aiuto spirituale e materiale, amore per gli anziani abbandonati, amore per la Chiesa, umiltà profonda, vita nascosta con Cristo in Dio, umiltà. La nuova Santa è un esempio eroico di umiltà. E’ stata allontanata dalla carica di superiora generale ricevuta, ha accettato con gioia anche quella decisione arbitraria, ha fatto un servizio straordinariamente generoso ed efficace per la nuova Congregazione, specialmente cercando di avvicinare le novizie al vero spirito di povertà, nel servizio alle persone che hanno bisogno.

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    Fede e scienza il tema del recente confronto pubblico tra mons. Gianfranco Ravasi e il genetista Axel Kahn

    ◊   “Fede e scienza” è la conferenza che si è svolta venerdì scorso a Roma presso il Centro culturale San Luigi di Francia. L’iniziativa, che rientra nelle manifestazioni per l’inaugurazione della nuova mediateca, ha visto la partecipazione di mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, e del professor Axel Kahn, genetista e presidente dell’università Descartes di Parigi. L’importanza di questo incontro viene sottolineata dallo stesso mons. Gianfranco Ravasi al microfono di Romilda Ferrauto:

    R. - L’esperienza prima di tutto è significativa anche per la cornice dell’ambasciata di Francia, un Paese che tradizionalmente è laico nella sua stessa struttura ma che rivela sempre di più, soprattutto in quest’ultimo periodo, un interesse anche per il dialogo interculturale con espressioni che siano anche differenti che provengono dal mondo religioso. Io con il professor Kahn affronto due temi in particolare. Da un lato, la necessaria distinzione tra scienza e fede: due ambiti che devono custodire le loro frontiere. Però, se è vero che i metodi, i percorsi, gli itinerari sono distinti, è anche vero che possono esserci degli incroci, degli incontri. Qualche volta, gli incontri possono avere anche scontri: però la via da seguire è quella di far sì che alla teoria dei due livelli subentri una teoria del dialogo tra i due campi.

    D. - Il professor Kahn, pur autodefinendosi un agnostico, dice che i suoi ragionamenti alla fine combaciano con quelli della Chiesa cattolica. Come accoglie, eccellenza, una dichiarazione di questo tipo?

     
    R. - Da un lato, egli sottolinea in maniera abbastanza netta la sua profonda formazione scientifica, però dall’altra parte continua a marcare con insistenza il fatto di interessarsi alla metafisica, alla filosofia, e anche a temi etico-religiosi. Questo fa sì che proprio una figura di questo genere diventi estremamente interessante per un confronto e un dialogo, perché anche la mia stessa esperienza personale nasce proprio da una matrice che è, ovviamente, di tipo teologico-filosofico e umanistico, però dall’altra parte ho sempre avuto una grande curiosità, un grande interesse per il mondo scientifico. Credo, quindi, che su questo possiamo trovare una specie di crocevia.

     
    D. - Si può arrivare alla fede passando per la scienza?

    R. - La tradizione cristiana, filosofica cristiana, afferma di sì. Anzi, se noi stiamo alla dichiarazione di Sant’Agostino, una fede che non è pensata - lui diceva - è nulla: cioè, la ragione e la fede devono ininterrottamente intrecciarsi tra di loro.

     
    D. - Comunque, siamo di fronte a una delle più grosse sfide della società attuale...

     
    R. - La società attuale, effettivamente, si trova di fronte, da un lato, a una tentazione molto forte di emarginare il pensiero religioso considerandolo come una sorta di reperto del paleolitico culturale. Questa tentazione qualche volta è espressa in un mondo secolarizzato in forme anche aggressive: pensiamo alla cosiddetta “ateologia”, cioè la negazione della religione in una maniera aggressiva, in una maniera molto superficiale, certe volte perfino fondamentalista. Dall’altra parte, dobbiamo riconoscere che la cultura, la società contemporanea si interessano sempre di più in maniera sorprendente alle domande che fioriscono e che non hanno risposta nel mondo della scienza: hanno risposta nel mondo della sapienza, cioè della filosofia, della teologia, di altri orizzonti.

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    I Musei Vaticani replicano per i venerdì di ottobre l'appuntamento con la "lezione pubblica serale"

    ◊   Dopo il grande successo riscosso dalla “lezione pubblica serale” sul Beato Angelico tenuta dal loro direttore, il prof. Antonio Paolucci, i Musei Vaticani hanno deciso di replicare l’iniziativa per i prossimi venerdì del mese di ottobre, coinvolgendo esperti dei Musei durante l’apertura notturna dei Musei dalle 19 alle 23, con l’ultimo ingresso alle 21.30. Il 9 ottobre, la dott.ssa Micol Forti parlerà de “L’arte contemporanea nei Musei Vaticani”, mentre il 16 ottobre la dott.ssa Alessia Amenta, tratterà de “I Faraoni alla corte dei Papi”. Sarà poi la volta del dott. Petro Beresh, che venerdì 23 ottobre si soffermerà sul tema “Il significato delle icone attraverso la collezione dei Musei Vaticani”. Infine, per l’ultimo appuntamento del mese, il 30 ottobre, il prof. Ivan Di Stefano Manzella, ordinario di Antichità Romane all’Università degli Studi della Tuscia e Consulente dei Musei Vaticani per le Raccolte Epigrafiche, terrà una lezione su “Divinità, imperatori, persone tra grandi eventi e vita quotidiana: testimonianze nella Galleria Lapidaria”. Chiunque fosse interessato a seguire le lezioni serali potrà accedervi - spiegano i Musei Vaticani - senza dover rinunciare al proprio programma di visita o potrà venire esclusivamente per la lezione serale. Obbligatoria la prenotazione online al sito www.vatican.va. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell'informazione vaticana, i lavori sinodali.

    Nell'informazione internazionale, Gabriele Nicolò sulla situazione in Pakistan all'indomani dell'ennesimo attentato talebano.

    Quando il Papa scrisse ai suoi colleghi (artisti): in cultura, Fabio Colagrande intervista Timothy Verdon a dieci anni dalla lettera di Giovanni Paolo II.

    Dubbi e dolori di un prete solo: Emilio Ranzato sulla figura del sacerdote nel "Diario di un curato di campagna" portato sullo schermo da Robert Bresson.

    Un articolo di Maria Maggi dal titolo "Dodici zolle galleggianti su un oceano di fuoco": solo una saggia opera di prevenzione può proteggere dalla violenza di terremoti e tsunami.

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    Oggi in Primo Piano



    Sabato, nel Duomo di Messina, i funerali delle vittime dell'alluvione

    ◊   Si celebreranno sabato prossimo alle 10.30, nel Duomo di Messina, i funerali solenni delle vittime dell’alluvione che ha colpito nei giorni scorsi i villaggi e le frazioni della città siciliana. Oggi, vertice in Prefettura per fare il punto della situazione, in mattinata il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, ha confermato che 35 persone risultano ancora disperse. Il Consiglio nazionale degli architetti, intanto, chiede piani di riassetto territoriale e l’inasprimento delle pene per gli abusi edilizi. Massimiliano Menichetti ha intervistato il presidente dell’Consiglio nazionale Architetti pianificatori, paesaggisti e conservatori, Massimo Gallione.

    R. - La condizione nel territorio italiano è che, dal Dopoguerra ad oggi, sono stati ricostruiti oltre 90 milioni di vani a forte rischio sismico o idrogeologico. Si può ricominciare ad abbattere quegli edifici che non vanno bene e ricostruirli in zone che danno più garanzie, o risistemare, senza abbatterli, quegli edifici che possono essere risistemati.

    D. - Ma, secondo lei, è fattibile controllare, eventualmente abbattere e ricostruire, il 70 per cento degli edifici costruiti dal Dopoguerra?

     
    R. - Finché non si inizia, è del tutto evidente che il problema non si affronta. Qui se ne parla ogni tanto, quando c’è il terremoto in Friuli, in Irpinia, in Abruzzo, o quando ci sono le calamità in Calabria o in Sicilia, dopodiché nessuno mai affronta seriamente questo tema. Sarebbe utopistico che possa essere fatto in breve tempo, ma occorre un piano pluriennale come, per esempio, ha fatto il Giappone, che ha censito tutte le abitazioni del suo Paese e sta procedendo molto rapidamente a una messa in sicurezza. Riteniamo che l’Italia - che ha situazioni purtroppo analoghe dal punto di vista dei vari rischi sin qui citati - incominci a fare un’opera non solo di censimento, ma anche di progettazione urbanistica. Questo è un aspetto conoscitivo e progettuale che l’Italia non può più rinunciare ad avere.

     
    D. - Le piogge, le frane, il terremoto e le case crollano. Di chi è la colpa?

     
    R. - La colpa è di più parti, non è solamente di uno. C’è l’abuso edilizio, ma c’è anche il fenomeno di una scarsa attenzione dell’ente pubblico, che consente di costruire legittimamente dove non si dovrebbe costruire. Troppo spesso vi è la burocrazia, in altri casi vi è l’interesse del politico nel rilasciare qualche concessione di troppo.

     
    D. - In tutto questo, voi invocate un intervento legislativo. In che senso?

     
    R. - Una riforma urbanistica. Sono quattro legislature che questa normativa è allo studio del parlamento e sono quattro legislature che questa normativa non esce. Il nostro Paese ha una situazione orografica assolutamente particolare: noi non possiamo non tenerne conto.

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    Il dogma dell'Assunzione di Maria al centro del 17.mo Simposio internazionale mariologico. Intervista con padre Lugi Gambero

    ◊   “Il dogma dell’Assunzione di Maria: problemi attuali e tentativi di ricomprensione”. Intorno a questo tema, da oggi fino a venerdì a Roma, teologi, cultori di mariologia e semplici appassionati rifletteranno nell’ambito del 17.mo Simposio internazionale mariologico, promosso dalla Pontificia Facoltà Teologica Marianum. In programma, anche la consegna del premio “René Laurentin - Pro Ancilla Domini”, che quest’anno andrà a padre Luigi Gambero, docente di Patristica mariana al Marianum. Benedetta Capelli gli ha chiesto quali sono le prospettive di questo Simposio:

    R. - Il Simposium ha come finalità quella di approfondire dei temi che poi dovrebbero ispirare anche la catechesi, la predicazione della Chiesa. Questo perché i dogmi, di solito, nella loro formulazione tecnica sono riservati ai teologi, ma nella loro essenzialità e nel loro contenuto sono verità che tutti i fedeli devono accettare e credere. Quindi, il Simposium vuole dare alla teologia gli strumenti perché poi diventi anche catechesi.

     
    D. - Padre, cosa dice Maria all’uomo di oggi?

     
    R. - Maria dice che quello che è toccato a lei toccherà anche a noi. Soprattutto, dice che lei dal cielo non è che si sia separata da noi, ma continua ad assistere la Chiesa, ad aiutare i credenti, come vogliono gli antichi Padri della Chiesa. Maria è andata in cielo non solo per ricevere il premio della sua santità, del suo servizio al Mistero del’incarnazione, ma è andata in cielo per essere anche la nostra mediatrice, pregare e intercedere per noi presso il Figlio suo. Nel capitolo VIII della Lumen Gentium, si dice chiaramente che Maria è per noi motivo di gioia, di speranza, di consolazione. Quindi, basta guardarla e subito abbiamo chiaro cosa faccia per noi credenti.

     
    D. - Venerdì, le verrà consegnato un premio per il suo lavoro. Cosa l’affascina in Maria?

     
    R. - Di Maria, mi affascina la sua persona come tale e la sua missione. Quello che ha ricevuto da Gesù: l’essere la Madre sua, di collaborare al Mistero della salvezza. E poi anche la sua persona umana, così semplice, così modesta, che parla al mondo senza tante parole, proprio attraverso queste doti così semplici. Il Vangelo ha registrato molto poco delle sue parole, però quelle poche incidono profondamente nella nostra fede: ci fanno capire che cosa dobbiamo fare noi per essere come Lei, all’altezza della missione che il Signore dà a ciascuno di noi. Guardando a Maria noi troviamo, non soltanto la forza per affrontare le cose che la volontà di Dio ci riserva, ma abbiamo anche un motivo di speranza, di consolazione, perché tutte queste cose che noi viviamo, nel bene o nel male, se accettate in ossequio alla volontà di Dio ci conducono dove hanno condotto Maria stessa.

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    Chiesa e Società



    Sud Sudan: i guerriglieri ugandesi massacrano sette cristiani

    ◊   Sette cristiani sono stati barbaramente assassinati dai guerriglieri ribelli in Sudan meridionale. A raccontarlo all’associazione Aiuto alla Chiesa che soffre è stato il vescovo della diocesi locale di Tombura-Yambio, monsignor Eduardo Hiibiro Kussala, che ha indetto tre giorni di preghiera e penitenza. Tutti e sette i giovani, fra i 15 e i 20 anni, sono stati rapiti mentre pregavano in Chiesa. Poi sono stati uccisi. Il corpo di un ragazzo è stato trovato mutilato e legato a un albero. Gli altri sei sono stati inchiodati a pezzi di legno e poi uccisi. Chi ha scoperto i cadaveri ha descritto la scena come la “parodia di una crocifissione”. Gli autori della strage sono miliziani del Lord’s Resistance Army (Lra), l’esercito di resistenza nato in Uganda del Nord. Il rapimento è avvenuto a metà agosto ma la storia macabra, ripresa anche da Avvenire, è stata resa nota soltanto in questi giorni. Il blitz dei guerriglieri ha colpito la chiesa di Nostra Signora della Pace nella città di Ezo, sul confine tra Sudan, Repubblica Centrafricana e Congo. La prima vittima è stata trovata il giorno dopo il rapimento, le altre invece una settimana dopo, nei pressi della città di Nzara. Alla violenza è riuscito a sfuggire invece il parroco di Ezo, padre Justin, che è riuscito a rifugiarsi in una foresta. Il vescovo di Tombura- Yambio ha lanciato un appello alla comunità internazionale: “Senza un intervento esterno non sarà possibile fermare le violenze e garantire la sicurezza di donne, bambini e civili innocenti, divenuti il bersaglio di attacchi quasi quotidiani. Il governo non può non agire e affrontare il problema dell’Lra. Ci aveva promesso di tenere la situazione sotto controllo, ma vediamo invece qual è la realtà. Chiediamo alla comunità internazionale di fare qualcosa”. Nelle mani dei miliziani ugandesi restano ancora altri dieci ragazzini. (V.F.)

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    Indonesia: dopo il terremoto in migliaia soffrono la fame. La Chiesa in prima linea

    ◊   L’Indonesia colpita dal terremoto ha urgentemente bisogno di aiuto. Lo ha detto ad AsiaNews il vescovo di Padang - la città più danneggiata dal sisma di mercoledì scorso sull’isola di Sumatra - mons. Martinus Dogma Situmorang. Il presule ha raccontato che migliaia di fedeli della diocesi hanno subito gravi danni alle loro case o le hanno viste rase al suolo. Anche le proprietà della Chiesa sono state gravemente danneggiate: una parte della cattedrale cittadina è crollata, le scuole elementari e gli asili cattolici sono rimasti danneggiati. La residenza delle suore della Society of Catholic Medical Missionaries è distrutta. Il tesoriere della diocesi, padre Alexius, ha detto che “c’è immediato bisogno di cibo, perché molti sopravvissuti sono affamati, e serve una rapida organizzazione della logistica per facilitare l’invio di alimentari e acqua potabile”. Perché nel distretto di Padang Pariaman migliaia di persone soffrono la fame. Nell’area di Korong, fra le più colpite, oltre 320 famiglie non hanno cibo, acqua potabile e medicine. Il terremoto ha distrutto strade e ponti e i primi aiuti sono arrivati soltanto domenica, portati a spalla dai soccorritori. Secondo il ministro locale della Salute, Fadillah Supari, i morti potrebbero essere 3mila, ma per avere una cifra definitiva bisognerà attendere ancora qualche settimana. Le autorità hanno ormai abbandonato le ricerche dei possibili superstiti ancora sepolti sotto le macerie delle 180 mila case e dei 20 mila edifici distrutti dal sisma. I sopravvissuti in attesa di aiuto sono spesso imprigionati in villaggi che restano ancora inaccessibili e nelle città il pericolo è la diffusione di malattie. Michael Utama, leader cattolico impegnato nelle opera di soccorso, ha raccontato ad AsiaNews che “in ogni angolo di Padang si sente il fetore dei corpi in decomposizione. Ci sono solo macerie. Niente elettricità, niente acqua potabile. Alcuni villaggi sono rasi al suolo, altri letteralmente scomparsi”. Irene Setiadi, medico tedesco dell’organizzazione cristiana Humanitarian and Charity Group (Kbkk), ha scritto ad AsiaNews raccontando che “diversi medici sono arrivati ad aiutare il personale dello Yos Sudarso Hospita di Padang”. Fra loro ci sono anche i membri di Perdhaki, l’associazione dei medici cattolici di Jakarta. La Kbkk ha allestito due magazzini per la raccolta degli aiuti presso le chiese di San Giuseppe e San Francesco d’Assisi. Da Jakarta sono arrivati volontari delle parrocchia di San Giacomo di Kelapa Gading e della Trinità di Bogor. “Vediamo ovunque corpi in decomposizione – ha raccontato Setiadi - e la situazione è davvero straziante. Siamo in grado di fornire cibo solo per le prossime due settimane”. Quello che serve con urgenza sono 20 generatori che riportino l’elettricità. E tende, tende grandi abbastanza da poter ospitare insegnanti e ragazzi che vorrebbero far riprendere le elezioni scolastiche. (V.F.)

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    Australia: appello della Caritas per l’aiuto alle comunità colpite dai disastri naturali

    ◊   “Diverse comunità dell’area del Pacifico e del Sudest asiatico soffrono per catastrofi naturali che hanno generato miseria, sfollamento, estremo disagio. Occorre un aiuto rapido ed efficace: è l’appello lanciato dalla Caritas Australia che si è prontamente attivata per rispondere alle emergenze nelle Isole Samoa, a Sumatra (Indonesia), nelle Filippine. In una nota inviata alla redazione di Fides, la Caritas informa che sta rispondendo a queste emergenze tramite l’invio di volontari e con il sostegno economico in aiuti umanitari. “Si tratta di intervenire per tamponare le emergenze a breve termine, ma anche di focalizzarsi sulla riabilitazione delle popolazioni sfollate e sulla ricostruzione a lungo termine”, nota Jack De Groot, direttore della Caritas Australia. L’appello è stato inviato anche alla rete della Caritas Internationalis e sta ricevendo il sostegno delle altre Caritas in tutto il mondo. De Groot nota che è urgente sostenere le Caritas locali nelle zone interessata dai disastri naturali, in quanto le persone in loco, conoscendo già la situazione e le esigenze, possono garantire un soccorso sul campo il più possibile efficiente ed efficace.La Caritas Australia ha subito stanziato 250mila dollari per le emergenze, come quella dello tsunami che ha colpito le Isole Samoa, e per il terremoto che ha sconvolto l’isola di Sumatra. “Nelle Samoa – spiega De Groot – il Centro pastorale di Logoipulotu è stato trasformato in Centro per l’emergenza e per lo smistamento degli aiuti umanitari. A gestirlo è la Caritas locale, che sta offrendo un grandissimo contributo”. “Il problema fondamentale è l’acqua”, ha informato Peter Bendinelli, coordinatore della Caritas Samoa, che sta provvedendo a fornire ai sopravvissuti alloggi temporanei e l’assistenza di base, necessaria alla sopravvivenza. (R.P.)

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    Rapporto Unicef: rimane l’allarme su violenze e sfruttamento dei bambini

    ◊   Più di un miliardo di bambini vive in Paesi o territori colpiti da conflitti armati e circa 300 milioni di questi bambini hanno meno di 5 anni. 64 milioni di giovani donne tra i 20 e i 24 anni hanno riferito di essersi sposate prima dei 18 anni. Nel 2007 non è stata registrata la nascita di circa 51 milioni di bambini, quasi metà dei quali in Asia Meridionale. Da un’indagine effettuata su 37 paesi, risulta che l’86% dei bambini dai 2 ai 14 anni patisce punizioni fisiche e/o aggressioni psicologiche. Sono solo alcuni dati del nuovo rapporto Unicef ‘I progressi dell’infanzia’ dedicato quest’anno alla protezione. Il documento è stato presentato oggi dal presidente dell’Unicef Italia Vincenzo Spadafora, il quale ha subito voluto sottolineare che “Nonostante i progressi compiuti, violenza e sfruttamento rimangono una dura realtà nella vita di molti bambini ”. “Milioni di ragazzi e ragazze di tutto il mondo sono vittime della tratta, sono privi delle cure genitoriali o della registrazione alla nascita di cui hanno bisogno per frequentare la scuola e per accedere all'assistenza sanitaria di base”. “I bambini in tali circostanze – prosegue il presidente Spadafora - subiscono violazioni fondamentali dei loro diritti umani, che provocano danni fisici e psicologici di ampia portata, con effetti a volte irreparabili”. In occasione dell’uscita del rapporto ha parlato anche il direttore generale dell’Unicef, Ann M. Veneman: "Una società non può prosperare se i suoi membri più giovani sono costretti a matrimoni precoci, se vengono abusati o costretti a prostituirsi o se vengono loro negati i diritti fondamentali”. “Comprendere la portata delle violazioni dei diritti dei bambini è un primo passo per costruire un ambiente in cui i bambini siano protetti e abbiano l'opportunità di sviluppare le loro complete potenzialità”. Il rapporto raccoglie per la prima volta i dati su una serie di violazioni che riguardano i bambini, comprese le violenze sessuali, la tratta, il matrimonio precoce, le punizioni corporali, il lavoro minorile, la registrazione delle nascite, la tradizionale pratica dannosa delle mutilazioni genitali femminili e gli atti di violenza verso le donne all'interno del matrimonio. Un lavoro molto difficile e impegnativo se si considera che alcuni abusi - come ad esempio lo sfruttamento sessuale e la tratta - sono spesso commessi in condizioni di segretezza e di illegalità e ciò rende difficoltoso il reperimento di dati accurati. Tuttavia dove i dati sono disponibili, alcuni progressi sono evidenti. Per esempio, i dati mostrano che in Bangladesh, Guinea e Nepal - tre Paesi dove il matrimonio precoce è diffuso- l'età media per sposarsi è in aumento, nonostante sia ancora al di sotto dei 18 anni di età. Il rapporto individua inoltre una lenta riduzione della mutilazione/escissione dei genitali femminili nei paesi in cui tale abuso è comune. Il rapporto offre, inoltre, una strategia per migliorare la protezione dei bambini, individuando cinque aree di attività che sono necessarie per rendere migliore l’ambiente che circonda i bambini: migliorare i sistemi di protezione dei bambini; promuovere il cambiamento sociale; rafforzare la tutela in caso di emergenza; consolidare le partnership per avere un maggiore impatto e raccogliere dati affidabili e utilizzarli per ottenere risultati concreti per i bambini. (M.G.)

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    Una risoluzione dell'Onu per le donne nei processi di pace

    ◊   Ieri il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità la risoluzione numero 1888, “Donne, pace e sicurezza”, dedicata al ruolo delle donne nella costruzione della pace: devono essere protette ed essere coinvolte fin da subito nei processi politici post-bellici. Il testo votato dai 192 membri sottolinea il ruolo di protezione delle missioni di pace nel contrastare le violenze sessuali ai danni di donne e bambini nel corso di conflitti armati e chiede al Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, di nominare un rappresentante speciale che coordini un meccanismo di lotta contro questi crimini. “Con questo documento il Consiglio sta mandando un chiaro messaggio, un appello all’azione”, ha detto Ban Ki-moon subito dopo l’adozione del provvedimento, denunciando che “negli scenari di guerra le parti armate continuano a usare la violenza sessuale con efficiente brutalità e in un clima di impunità”. Nella risoluzione il Consiglio chiede poi ai paesi membri delle Nazioni Unite di puntare sulla “partecipazione delle donne nelle decisioni politiche ed economiche fin dall’inizio del processo di costruzione della pace”. Secondo il vicesegretario generale delle Nazioni Unite, l’ex ministro degli Esteri della Tanzania Asha Rose Migiro, “portare le donne al tavolo delle trattative e della ricostruzione aumenta le possibilità di successo”. (V.F.)

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    Pakistan: le cinque principali Chiese cristiane creano un Forum contro le violenze anti-cristiane

    ◊   Le cinque principali Chiese del Pakistan hanno deciso di dare vita a un Forum di azione dei cristiani pakistani (PCAF) per coordinare una risposta unitaria alle minacce dei fondamentalisti contro le minoranze nel Paese. La decisione è stata presa lo scorso 26 settembre a un incontro a Lahore a cui hanno partecipato i rappresentanti della Chiesa cattolica, anglicana, presbiteriana, dell’Esercito della Salvezza e delle Assemblee Evangeliche. Il forum si propone di richiamare l’attenzione del governo e dell’opinione pubblica sulle violenze anti-cristiane ad opera dei gruppi islamisti nel Paese. “Le minoranze religiose in Pakistan – si legge in un comunicato - subiscono discriminazioni sociali, intolleranza religiosa, abusi di leggi e della religione e tuttavia il governo non sembra recepire la loro voce”. Il nuovo organismo sarà coordinato da mons. Joseph Coutts, arcivescovo di Faisalabad e dal vescovo anglicano di Raiwind Robert Azraiah, mentre padre Peter Jacob, attuale segretario della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale pakistana, è stato nominato segretario. L’iniziativa segue gli attacchi verificatisi in queste ultime settimane nello Stato del Punjab. L’ultimo il 15 settembre quando un giovane cristiano accusato di blasfemia ha perso la vita in carcere in circostanze tutte da chiarire. L’episodio era stato preceduto ad agosto da altre gravi violenze a Gojra in cui una decina di cristiani erano rimasti uccisi e più di cento case e chiese erano state saccheggiate e distrutte. A più di un mese dagli attacchi l’inchiesta, peraltro secretata, non sembra avere fatto alcun progresso: “La maggior parte dei fermati è stata rilasciata su cauzione per mancanza di prove”, ha riferito all’Ucan padre Jacob. Secondo il sacerdote responsabile di Giustizia e Pace dal 2001, 50 cristiani sono stati vittime di attacchi terroristici contro chiese. Prese di mira anche altre minoranze come gli ahmadi, una setta considerata eretica da molti musulmani: più di cento sono stati assassinati per la loro fede e 700 arrestati per blasfemia. La questione del rispetto dei diritti di tutti i cittadini senza distinzioni di appartenenza religiosa in Pakistan – lo ricordiamo - è stata al centro colloqui di Benedetto XVI in Vaticano con il Presidente pakistano Asif Ali Zardari. Il nuovo governo di Islamabad sembra più disponibile a considerare la revisione della controversa legge sulla blasfemia, di cui da tempo le minoranze e gli attivisti per i diritti umani denunciano gli abusi. Per chiedere l'abolizione del provvedimento le organizzazioni cristiane pakistane hanno indetto per il 24 ottobre una conferenza nazionale. (L.Z.)

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    Msf chiede alle case farmaceutiche di rendere disponibili i brevetti anti Aids

    ◊   Rendere accessibili al più presto i nuovi farmaci contro l’HIV ai milioni di persone colpite dalla malattia, inserendo i brevetti in un patent pool che comprende una lista di farmaci chiave contro l’HIV. È l'appello lanciato oggi da Medici Senza Frontiere (MSF) a nove compagnie farmaceutiche. Il patent pool è un meccanismo che permette la condivisione di un certo numero di brevetti detenuti da più soggetti e li rende disponibili agli altri membri del consorzio, che di conseguenza li possono produrre o sviluppare ulteriormente. I detentori ricevono le royalty da chi usa i loro brevetti. Questo meccanismo si è già rivelato uno strumento importante nella promozione e nello sviluppo dell’industria aeronautica e delle telecomunicazioni digitali. “L’idea è semplice: alcune compagnie mettono in comune le loro conoscenze in cambio di un equo pagamento delle royalty”, spiega Michelle Childs, direttore delle relazioni istituzionali della Campagna per l’Accesso ai Farmaci Essenziali. "Eppure è un’idea che potrebbe trasformare radicalmente il modo in cui le compagnie considerano la questione dell’accesso ai farmaci contro l’HIV, e potrebbe promuovere l’innovazione in un modo che rappresenta un’alternativa  ai rapporti conflittuali del passato”. La campagna è stata lanciata proprio mentre Unitaid, l’agenzia internazionale per l’acquisto dei farmaci, sta lavorando per costituire un patent pool per i farmaci contro l’HIV.  Per il successo dell’iniziativa è dunque indispensabile che le compagnie detentrici di brevetti accettino di partecipare facendo confluire i loro brevetti nel fondo comune. Il patent pool potrebbe accelerare la disponibilità di versioni più accessibili dei nuovi farmaci, dato che la produzione di versioni generiche di questi prodotti potrebbe iniziare ben prima dei 20 anni di validità del brevetto. Inoltre, le attuali restrizioni in termini di brevetti possono impedire ogni ulteriore sviluppo o perfezionamento dello stesso farmaco, per esempio una versione a uso pediatrico o le sempre più necessarie combinazioni a dose fissa. “Aderire all’iniziativa è un atto volontario, che le compagnie possono scegliere o meno di compiere, ed è proprio questo che noi oggi chiediamo loro di fare”, continua Michelle Childs.  “Per le compagnie questa è l’occasione di dimostrare che sono realmente interessate a trovare il modo di rendere i farmaci salvavita accessibili a tutte le persone colpite dall’HIV nei paesi in via di sviluppo. Alcune compagnie hanno mostrato un certo interesse verso questo progetto, ma a noi serve che facciano di più, che condividano cioè i brevetti dei loro farmaci-chiave facendoli confluire nel patent pool”. MSF chiede dunque ad Abbott Laboratories, Boehringer Ingelheim, Bristol-Myers Squibb, Johnson & Johnson, Gilead Sciences, GlaxoSmithKline, Merck & Co, Pfizer e Sequoia Pharmaceuticals di approfittare delle potenzialità del patent pool e di farvi confluire i brevetti dei loro farmaci contro l’HIV. Molti dei prodotti che MSF, sulla base della propria esperienza sul campo, ha individuato come indispensabili all’iniziativa sono raccomandati all’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’uso nei paesi in via di sviluppo. (M.G.)

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    Il Nobel per la Fisica a tre scienziati che hanno rivoluzionato il mondo delle comunicazioni

    ◊   Così come è accaduto ieri per il Nobel per la medicina, il riconoscimento per la Fisica dell’Accademia di Stoccolma quest’anno premia tre studiosi. Il primo è Charles Kao, nato a Shangai ma con la doppia cittadinanza britannica e statunitense. Fra Londra e Hong-Kong ha lavorato alla trasmissione della luce attraverso le fibre ottiche. E’ grazie ai suoi studi se testi, musica e immagini possono essere oggi trasmessi via cavo in frazioni di secondo. George Elwood Smith, americano, e Willard Sterling Boyle, con nazionalità statunitense e canadese, sono stati invece premiati per aver inventato nel 1969 un circuito semiconduttore di immagini, il sensore Ccd. In pratica “l’occhio elettronico” delle macchine fotografiche digitali. Sfruttando quell’effetto fotoelettrico teorizzato da Einstein (e che gli valse un Nobel) questa tecnologia permette di trasformare un impulso luminoso in un segnale elettrico. Grazie a questo sensore in pratica è stato possibile catturare la luce in maniera elettronica e non soltanto con un pellicola. Si deve quindi a loro la rivoluzione più recente nel mondo della fotografia. Tutte e due le tecnologie premiate sono state molto utili anche in ambito medico, sia per fare diagnosi che per operazioni delicate di microchirurgia. (A cura di Valentina Fizzotti)

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    Messaggio al Sinodo per l'Africa, dei delegati capitolari Comboniani

    ◊   “A noi Missionari Comboniani, nati in Africa e per l’Africa, sta a cuore più di ogni altra cosa il futuro di questo continente e soprattutto della sua Chiesa, che - sorta dall’opera di tanti missionari provenienti da nazioni e congregazioni diverse - è chiamata da Dio ad essere sale e luce per tutta la società”. E’ quanto scrivono i partecipanti al Capitolo generale dei Missionari Comboniani, in corso a Roma, in un loro Messaggio ai partecipanti alla Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi. “Con gioia abbiamo visto crescere la Chiesa africana – prosegue il testo ripreso dall'agenzia Fides - solidamente fondata sulla Parola incarnata in tanti martiri e testimoni, antenati nella fede, che hanno dato la vita per Cristo e a servizio delle comunità locali. Proprio per questo nostro amore per l’Africa, per le sue popolazioni e per la sua Chiesa, auspichiamo che il vostro riunirvi in assemblea sinodale rappresenti un momento di grazia e di comunione per un profondo esame della vitalità della Chiesa stessa e del suo essere per tutti luce e ispirazione”. I Comboniani inviano il loro saluto ai vescovi, quindi sottolineano come il tema scelto sia “di capitale importanza per il futuro del continente la cui popolazione soffre immensamente a causa di complessi conflitti che si prolungano nel tempo rimanendo irrisolti”. Rilevano le situazioni di ingiustizia “per la cui soluzione è indispensabile una sincera conversione del cuore e delle culture stesse, affinchè nel riconoscimento reciproco e nel rispetto della diversità intesa come ricchezza si rendano protagoniste attive nella costruzione di una società giusta, rispettosa delle differenze, tollerante ed impegnata nella ricerca del bene comune”. A conclusione del messaggio, i delegati al Capitolo generale assicurano la loro preghiera affinché “questa sia l’occasione voluta da Dio per un profondo rinnovamento interno alla Chiesa stessa, da rafforzarla nel suo grande ruolo morale e ispiratore di una nuova cultura di fratellanza universale”, ed invocano lo Spirito Santo per intercessione di san Daniele Comboni, Patrono dell'Africa. (R.P.)

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    Le Misericordie d'Italia nella costruzione del primo ospedale chirurgico pediatrico di Betlemme

    ◊   La prima pietra dell’ospedale per la chirurgia pediatrica di Betlemme sarà posata a fine mese e una delle sue stanze sarà costruita grazie all’intervento delle Misericordie d’Italia. Lo ha annunciato il presidente nazionale della Confederazione, Gabriele Brunini, che ha già sottoscritto un protocollo con la Fondazione Giovanni Paolo II, promotrice dell’iniziativa per la costruzione in Terra Santa di un ospedale per i bambini. La fondazione, con sede a Fiesole, è presieduta dal vescovo della diocesi, mons. Luciano Giovannetti. Il risultato di questo progetto sarà la prima clinica di chirurgia pediatrica con servizi di rianimazione e anestesia nei Territori palestinesi. I pazienti saranno i bambini a partire da 1 anno di età fino ai 14 anni. A loro disposizione ci saranno 40 letti e sono previsti appositi spazi dedicati anche alle famiglie. Per le Misericordie, secondo il presidente Brunini “questo è un momento forte che vede il coinvolgimento delle nostre realtà associative in un progetto della Chiesta italiana e in particolare della diocesi di Fiesole e delle altre chiese locali che lo sostengono. È quindi l’opportunità di lavorare ad un progetto comune - continua - su una realtà importante e simbolica come Betlemme”. (V.F.)

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    Nigeria: la Chiesa rilancia l’impegno nelle nuove forme di mass-media

    ◊   La chiesa nigeriana raccoglie la sfida dei nuovi strumenti mediatici: la formazione dei futuri sacerdoti sarà integrata da una serie di studi di scienze della comunicazione che forniranno ai religiosi le capacità per utilizzare al meglio le potenzialità dei Social Networking. Per questo motivo la direzione delle Comunicazioni Sociali del Segretariato Cattolico della Nigeria ha organizzato una serie di laboratori per la formazione degli animatori a livello provinciale. Mons. Emmanuel Badejo, vescovo coadiutore di Oyo e presidente dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale della Nigeria, ha incontrato gli animatori selezionati, a Lagos il 28 settembre scorso. Secondo quanto riferisce la Fides, il vescovo si è augurato che i partecipanti al seminario siano in grado di discernere tra i molteplici aspetti della realtà attuale, di affrontare la crisi di identità che tormenta spesso coloro che si dedicano ai nuovi media, di individuare la complessità del moderno uso del linguaggio. Mons. Badejo ha poi sottolineato l'importanza di acquisire un livello minimo di competenze nelle tecnologie dell'informazione, facendo fronte alla moderna forma di analfabetismo tecnologico, ma ha anche rimarcato che occorre essere consapevoli della pervasiva cultura della rete che consuma informazione e ne è allo stesso tempo produttore. Una situazione che richiede, secondo mons. Badejo, una riflessione critica al fine di studiare una nuova etica dei media e una teologia della comunicazione. Il 14 novembre è previsto l’inizio di un workshop, nella provincia di Owerri, presso il Seminario “Sede della Sapienza”, incentrato su come le infrastrutture per le telecomunicazioni possono aiutare la formazione in seminario, sull'importanza dei nuovi mezzi di comunicazione audiovisivi nei processi di apprendimento e insegnamento, sui principi umani e africani della comunicazione e sull’etica dei mezzi di comunicazione. (M.G.)

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    Perù: incontro latinoamericano di pastorale per le persone coinvolte nell'aborto volontario

    ◊   Tra il 23 e il 25 settembre, nella città peruviana di Arequipa, con il patrocinio della Sezione per la pastorale per la vita del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), si sono tenuti i lavori del secondo Incontro latinoamericano per l’accompagnamento delle persone che hanno affrontato un aborto. L’evento è stato organizzato con il contributo importante dell’Istituto per il matrimonio e la famiglia dell’Università cattolica di San Paolo. Lo scopo principale dell’incontro era quello di conoscere e unificare sforzi e iniziative al servizio della pastorale per l’accompagnamento delle donne, uomini e famiglie, che si sono trovati coinvolti nella dolorosa esperienza dell’aborto provocato. Tra i presenti c’erano rappresentanti di diversi Paesi della regione che offrono questo servizio, in particolare esperti, laici e religiosi, che lavorano pressi i Centri per l’accoglienza della donna (Cam). Mons. Antonio Dias Duarte, vescovo ausiliare di Río de Janeiro e responsabile della sezione per la Pastorale della vita del Celam, nella sua relazione introduttiva ha tracciato una panoramica degli scopi del programma pastorale ed ha tracciato i risultati registrati fino ad oggi, dal precedente incontro di due anni fa a Santiago del Cile. Inoltre il presule ha molto insistito sul rafforzamento della rete di scambio di esperienze e informazioni sulla situazione di post-aborto volontario e sul rinnovato slancio alla ricerca. Nel corso delle discussioni si è parlato ampiamente del “Progetto speranza”, nato a Santiago e dedicato specificatamente alla donna che ha subìto un aborto forzato e che poi deve fare i conti con numerose ferite spirituali, affettive e sociali dalle quale deve ripartire per ricostruire un percorso di accoglienza della vita e della sua difesa. Il progetto tra l’altro include la preparazione di personale adatto per assistere e seguire le donne coinvolte in questa dura esperienza. Elizabeth Bunster, è stata confermata alla testa della rete per un secondo periodo come coordinatrice responsabile mentre Gabriel González è stato designato a occuparsi dei collegamenti tra la rete e le diverse e numerose istanze di ricerca che operano in alcuni Paesi latinoamericani. Per i prossimi anni è stato deciso un rinnovato impulso ai centri già esistenti o da creare e rinforzare in Brasile, Guatemala, Nicaragua, El Salvador, Argentina e Colombia. Alla fine dell’incontro è stato consegnato il Premio internazionale “Amore e Vita” alla “Family Life Council Inc.” ed alla “Alianza Latinoamericana para la Familia”. (A cura di Luis Badilla)

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    Argentina: lanciato l’Ottobre Missionario nei territori del Nordest del Paese

    ◊   Il 1 ottobre, nella basilica Nostra Signora di Itatí, ha avuto luogo il lancio dell’Ottobre Missionario con una Santa Messa presieduta dall’arcivescovo di Corrientes, mons. Andrés Stanovnik, e concelebrata dal vescovo di Goya, mons. Ricardo Faifer, e dal vescovo di Formosa e presidente della Commissione episcopale per le Missioni, mons. Vicente Conejero, insieme ai sacerdoti del Nordest Argentino (NEA). “La Chiesa è mistero di comunione e missione, e per questo tutti noi qui presenti siamo missionari”, ha affermato il presidente della Commissione episcopale per le Missioni durante l’omelia, aggiungendo che la missione “è frutto dell’amore di Dio, nasce dal cuore del Padre ed è il suo figlio Gesù Cristo inviato al mondo che la realizza, attraverso l’unione dello Spirito Santo”. Mons. Conejero - riferisce l'agenzia Fides - ha poi ribadito che “l’amore di Dio è la fonte, il cammino e la forza della missione della Chiesa, che si manifesta a favore degli uomini per la salvezza, perché Egli ci ama profondamente”. Infatti “ci ama così tanto da inviare suo Figlio, il Figlio di Maria per la nostra salvezza”. L’amore di Dio, inoltre, “si manifesta nella gioia dello Spirito Santo che fu diramato nei nostri cuori affinché fossimo testimoni di Gesù Cristo Risorto”, ha proseguito il vescovo di Formosa. Successivamente ha fatto riferimento al Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Missionaria Mondiale 2009, dicendo che “il Santo Padre ci nvita a riscoprire la nostra identità attraverso la Missione”. Da parte sua, don Osvaldo Leone, direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Argentina, ha ricordato la decisione di dare inizio all’Ottobre Missionario ogni anno da una delle regioni pastorali più importanti del Paese, come un modo per “rafforzare la comunione, la partecipazione e l’animazione missionaria del mese delle missioni con il contributo di tutti”. “Desideriamo che questa celebrazione sia una festa di tutti ed un significativo inizio del mese delle missioni”, “a cui tutti siamo chiamati per impegnarci come battezzati con la missione universale della Chiesa”, ha concluso. (R.P.)

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    Hong Kong: il ruolo della famiglia nell'educazione vocazionale

    ◊   “Formare il genio per la Chiesa – la vocazione sacerdotale e la formazione” è stato il tema della Giornata dell’Educazione promossa dalla diocesi di Hong Kong. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), essendo nell’Anno Sacerdotale delle vocazioni, la diocesi ha voluto sottolineare l’educazione e la formazione delle vocazioni nella scelta del tema della Giornata, celebrata il 27 settembre scorso. Durante la solenne Eucaristia nella cattedrale, davanti ad oltre mille partecipanti, mons. John Tong, vescovo di Hong Kong, ha incoraggiato presidi ed insegnanti della scuola cattolica, insieme ai genitori cristiani, a prendersi cura della formazione vocazionale dei ragazzi. “Il buon esempio dei sacerdoti e delle persone che vivono la vita consacrata sono l’educazione più convincente. La famiglia, la parrocchia e la scuola cattolica assumono la stessa importanza nell’educazione vocazionale”. Quindi tutti gli educatori cattolici devono impartire un’ottima educazione, per formare “buone vocazioni e buoni studenti”. Infine tutti i presenti hanno rinnovato il proprio impegno davanti al loro Vescovo di “incoraggiare i giovani a rispondere alla chiamata del Signore; trasformare la parrocchia in un centro di servizio alle vocazioni attraverso la preghiera, il servizio e la testimonianza, per condurre i giovani alla ricerca della pienezza della vita”. (R.P.)

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    Lettera pastorale ai giovani spagnoli per la canonizzazione del frate trappista Arnáiz Barón

    ◊   “Cercate il volto di Dio” è il titolo della lettera pastorale che sette vescovi della Spagna hanno indirizzato ai giovani “in età e spirito”, in vista della canonizzazione del frate trappista María Rafael Arnáiz Barón. La canonizzazione avrà luogo domenica 11 ottobre in Piazza San Pietro a Roma. Sette i presuli che hanno firmato il documento – riferisce l’agenzia Fides - e che, direttamente o indirettamente hanno avuto a che fare con fra’ Maria Rafael. Essi sono i monsignori Francisco Hellín di Burgos, José Ignacio Munilla di Palencia, Ricardo Blázquez di Bilbao, Rafael Palmero di Orihuela-Alicante, Francisco Cerro di Cória-Cáceres, Manuel Sánchez di Mondoñedo-Ferrol e, infine, Gerardo Melgar di Osma-Soria). Il loro comune auspicio è che l’esempio del trappista possa “illuminare e fortificare la spiritualità di cristiani” dei giovani, affinché diventino, come il beato, “testimoni di Cristo nel mondo di oggi”. La testimonianza del giovane trappista, scrivono i vescovi, “ci stimola alla santità nella nostra vocazione particolare”. Infatti “la Chiesa ci propone fra’ Rafael come modello da imitare, non tanto per copiare pedissequamente la sua vita, ma affinché ci illumini nel discernimento dei cammini che Dio ha tracciato per noi” aggiungono. Dal momento che tutti seguiamo consapevolmente o meno dei modelli, questi “possono essere di poco conto o elevati e stimolanti. Un ideale di poco conto produce vite di poco conto e un santo ideale fa uomini e donne santi. Il modello di Rafael non fu altro che Gesù Cristo”, constatano ulteriormente i firmatari della lettera pastorale. Fu per Lui che il beato “rinunciò a tutto: ai suoi gusti raffinati, ai suoi affetti, alle sue vanità, ai suoi progetti”, riuscendo ad essere capace di “affrontare addii dolorosi per seguire la sua vocazione, abbracciare il sogno impossibile di essere monaco, accettare una malattia senza cura”. Questa totale adesione a Cristo del beato Rafael “non è un aspetto di tutta la vita, è la sua essenza, costituisce la sua stessa vita”. Infatti l’Eucaristia fu per lui “centro di irresistibile attrazione”, a cui fece corrispondere “la madre di Gesù, Maria”. Per i vescovi spagnoli, l’esempio del frate trappista non va affatto smarrito: “Non avvenga che noi di casa non conosciamo il tesoro che abbiamo al nostro fianco, e che debbano giungere da lontano per aprirci gli occhi”. Da qui l’invito ad approfondire la conoscenza della vita del futuro Santo e l’esortazione ad essere “autentici” e ad andare “controcorrente”, pur nella consapevolezza che si tratta di una scelta difficile per i “tanti richiami e tante tentazioni contrarie al cammino del Vangelo”. Accennando poi alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid 2011, i vescovi concludono la loro lettera confidando che “fra’ Rafael Arnáiz ci accompagni come uno dei co-patroni dell'incontro, perché tutti i giovani del mondo possano conoscere l'opera di Dio in questo ragazzo del XX secolo”. (A.M.)

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    Laurea honoris causa dell'Università di Napoli a una suora missionaria spagnola

    ◊   Questa mattina l’Università Federico II di Napoli ha conferito la laurea honoris causa in Medicina alla suora spagnola Julia Aguiar. La cerimonia si è tenuta nell'aula magna della facoltà di Medicina e chirurgia dell’ateneo partenopeo. La religiosa, nata 59 anni fa in un villaggio della Galizia, nel nordest della Spagna, a 15 anni entrò nel convento delle francescane della Madre del Divino Pastore e a 19 anni prese i voti. Dopo aver lavorato come insegnante in Venezuela, nel '79 si trasferì nella comunità francescana del Benin. Con il padre camilliano Christian Sténou lavorò nell'ospedale Saint Camille a Dogbo in condizioni di estrema povertà. Nel 1981 si trovò a fronteggiare una malattia simile alla lebbra, “l'ulcera di Buruli”. Proprio per curare questa malattia nel 1984 creò una struttura apposita, il centro nutrizionale e di consultazione di massa “Gbémontin” (che nel dialetto del Benin significa “il centro dove si riacquista la vita”) a Zagnanado. Sotto la guida di suor Julia il centro è diventato il più grande presidio multifunzionale del Benin, con 150 posti letto e 30 mila visite all’anno. “È la prima volta – ha sottolineato Enrico Di Salvo, direttore del Centro universitario di ricerca bioetica, cui è affidata la Laudatio academica – che un’Università italiana concede la laurea honoris causa ad una suora missionaria”. (V.F.)

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    Napoli e la Cina celebrano tre secoli di rapporti

    ◊   Nel XVIII secolo il sacerdote campano, Matteo Ripa, dedicò la sua vita alle missioni nelle terre dell'Estremo Oriente cinese. La sua opera missionaria ha gettato un ponte che a tre secoli di distanza continua ad unire il capoluogo partenopeo e la Cina in un dialogo tra culture che rafforza il rapporto tra i due popoli. A questo patrimonio di reciproci scambi secolari attinge il convegno “Un ponte tra Oriente e Occidente: Napoli e la Cina”, voluto dall’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, che si è aperto ieri pomeriggio a Napoli. “L’esperienza di Matteo Ripa – ha osservato il cardinale citato dal Sir -, la sua testimonianza, il suo credere fermamente nella possibilità concreta del dialogo tra culture e religioni differenti, il suo progetto di inculturazione insegnano a noi, uomini del terzo millennio, non più abituati a credere ai sogni, che le idee sane non conoscono frontiere”. Se in tempi lontani e diversi dal nostro, “Ripa seppe gettare un ponte tra Napoli e la Cina, oggi in un mondo globalizzato, che annulla le distanze ma non avvicina i popoli, è doveroso continuare a costruire il ponte del dialogo”. È significativo, secondo il porporato, “il valore simbolico di questo convegno in un momento in cui il mondo sembra essere lacerato da nuove divisioni, da una latente e pericolosa xenofobia, da individualismi di parte che rischiano di arrestare il cammino della storia verso l’unità dei popoli”. Il card. Sepe crede quindi che dalle grandi religioni “deve partire l’esempio, la testimonianza di una nuova alleanza capace di dialogo per ragionare pacificamente sui drammi che ancora affliggono l’umanità e dividono i popoli e condurre l’economia sulla via di un’etica che garantisca lo sviluppo e il progresso di tutto l’uomo e di tutti gli uomini”. “Questo Convegno – afferma infine il cardinale - apre le porte alla speranza di un futuro pacificato e alla consapevolezza che solo insieme, uniti, salveremo il mondo”. Il convegno si è poi avvalso dell’intervento dello storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, che nella sua relazione si è soffermato sui rapporti tra Oriente e Occidente alla luce della globalizzazione che ridefinisce tutte le identità. “Ormai i mondi si intrecciano – ha osservato Riccardi -. Si intrecciano nello scambio di messaggi. Lo fanno nelle convivenze nuove determinate dall’immigrazione, come qui a Napoli, che ospita una così grande comunità cinese, anche se non è nuova ad accogliere i cinesi. Nessuno è più estraneo”. Ma “l’unità di questo mondo non sarà fatta dal mercato, dagli scambi, dai riflettori accecanti della globalizzazione. Non credo a un mondo unificato solo dall’economia. C’è bisogno di un grande lavoro culturale, per apprendere il lessico del vivere insieme tra mondi, comunità, differenti”. Per lo storico “il mondo ha bisogno di cultura perché, nella realtà quotidiana, come sul virtuale, si vive insieme tra genti diverse. Spesso lo choc della diversità e la paura di orizzonti troppo larghi genera il fondamentalismo fanatico e aggressivo”. C'è quindi bisogno “di cultura, di uno sforzo di comprensione di altri mondi, di geopolitica, di senso della storia”. L’umanesimo della cultura “aiuta a far nascere quella civiltà del convivere, che non è la vittoria dell’una o dell’altra civiltà, ma lo stare insieme nella differenza”. (M.G.)

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    Roma: entra nel vivo il secondo Congresso degli Oblati Benedettini

    ◊   “Le sfide religiose di oggi”, è il tema scelto per il secondo Congresso mondiale degli oblati benedettini in corso al Salesianum di Roma. Al centro delle riflessioni dei 210 partecipanti, provenienti da 37 paesi dei 5 continenti, il dialogo interreligioso, che deve essere condotto – ha affermato mons. Tanya Anan, sottosegretario al Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso – “nel rispetto delle reciproche identità evitando i rischi del relativismo, del sincretismo e dell’indifferentismo”. Un dialogo che mons. Tanya Anan ha articolato in quattro momenti: Dialogo di vita, dialogo di azione, dialogo degli esperti (perché le religioni non sono – ha detto - tutte uguali), e dialogo delle esperienze spirituali. L’Africa e i suoi problemi sono stati invece affrontati nell’omelia delle messa celebrata ieri dal cardinale Frank Rodè: “I malati delle diverse pandemie, in particolare i malati di AIDS, gli immigrati, le famiglie impoverite e il numero crescente dei disoccupati a causa della crisi economica globale sono oggi il nostro prossimo e i cristiani autentici non possono far finta di non vedere, ma impegnarsi a fondo per risolvere secondo giustizia queste piaghe del mondo di oggi”. Citando Benedetto XVI, il cardinale Rodè ha poi affermato che “il dilemma di oggi è tra Cristo e l’indifferenza, in un tempo che ha ridotto la vita umana a semplice biologia, oscurando i valori all’ombra dell’idolo del mercato e del consumismo”. (M.G.)

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    Inizia domani la "Cattedra del dialogo 2009" della diocesi di Milano

    ◊   Inizia domani sera a Milano presso il Centro culturale dell'omonima piazza la "Cattedra del dialogo 2009" promossa dal Servizio ecumenismo e dialogo della diocesi di Milano, in collaborazione con il Centro culturale protestante, la Comunità di Sant’Egidio, la Fondazione culturale San Fedele, Jesus, Telenova. Il titolo della rassegna, composta da tre incontri, è “Dialogo: perché?”. A dialogare per primi saranno il giornalista Gad Lerner e Ugo Perone, ordinario di Filosofia della religione a Torino, che si confronteranno sul tema “Dialogare oggi: necessità e possibilità, libertà e rischio”. Il 21 ottobre sarà il turno del cardinale Dionigi Tettamanzi e della sociologa romana Gabriella Caramore sul tema “Dialogo come ethos”. L’ultimo appuntamento, intitolato “Cercare insieme? Oltre il presente: per la società e per la Chiesa”, si terrà l’11 novembre e a intervenire saranno Mario Tronti, presidente del Centro Studi Riforma dello Stato, e Ghislain Lafont, teologo e monaco francese. A condurre gli incontri sarà Maria Cristina Bartolomei, docente di Filosofia morale. (V.F.)

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    Domani a Roma il cardinale George presenta il suo libro su fede e cultura

    ◊   Domani alle 18, alla Pontificia Università Lateranense l’arcivescovo di Chicago e presidente dei vescovi statunitensi, il cardinale Francis Eugene George, presenterà il suo libro, “La differenza che fa Dio. Una prospettiva cattolica su fede, comunione e cultura”. In questa occasione il porporato parlerà di questo e di molto altro. Il cardinale George è convinto che la Chiesa possa diventare “punto di riferimento non soltanto per i cattolici, ma per qualsiasi individuo”, a patto però che “l’inizio e la fine di ogni relazione” sia “il nostro rapporto con Dio”. Centro delle riflessioni del cardinale è la consapevolezza che la Chiesa può ed è chiamata a “divenire collettore identitario tra coloro che sono separati da differenze di sesso, razza, nazionalità, in quanto è attraverso di essa come soggetto sociale che gli individui possono sentirsi parte di un tutto in considerazione del fatto di aver ricevuto lo stesso dono spirituale”. Alla presentazione del libro, insieme con l’autore, interverranno anche Flavio Felice, docente di dottrine economiche e politiche e Robert Royal, presidente del “Faith & Rean Institut” di Washington. (V.F.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Afghanistan decine di morti in combattimento, mentre il governo raccomanda di chiudere al più presto il riconteggio dei voti elettorali

    ◊   Dieci soldati afghani e uno britannico uccisi e più di cento ribelli talebani morti o feriti nelle ultime 24 ore nell'est e nel sud dell'Afghanistan. E' questo il bilancio degli scontri nel Paese, dove restano sempre in primo piano le prospettive del dopo-voto. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Secondo un portavoce del Ministero della difesa, l'esercito e i talebani si sono scontrati in due operazioni: una nella provincia di Helmand, roccaforte dei talebani nel sud, e l'altra nella provincia del Nuristan, nell'est del Paese. In quest'ultima provincia, le forze afghane e internazionali hanno lanciato ieri un’offensiva: si tratta della zona dove otto soldati americani e tre afghani sono morti il 3 ottobre scorso, durante i violenti combattimenti seguiti all'attacco di centinaia di talebani. Intanto, il governo afghano esprime grande preoccupazione per il ritardo accumulato dagli organismi elettorali nell'annunciare i risultati definitivi delle presidenziali del 20 agosto. Il governo di Karzai sostiene che il ritardo ha comportato un aggravamento di vari problemi, fra cui quello del terrorismo. In un documento del Consiglio dei ministri, si legge che “il Paese attraversa un periodo molto critico”, segnato da un “aumento delle attività terroristiche; crescita degli episodi criminali e dei sequestri e riduzione delle entrate e della capacità del governo di rafforzarsi in periferia”. La Commissione elettorale indipendente (Iec), sotto la supervisione della Commissione per i reclami elettorali (Ecc), ha avviato oggi il secondo giorno di revisione di un campione di circa il 10% dei voti di 3.063 seggi dove potrebbero esservi stati brogli. La verifica riguarda esattamente 358 urne scelte in base ad un criterio statistico.

     
    Pakistan
    Almeno sei militanti talebani sono morti oggi in un attacco aereo sul Waziristan meridionale, secondo l'emittente Dawn Tv, che non precisa se l'operazione sia legata ad un sorvolo di velivoli senza pilota Usa (i cosiddetti "droni"), o all'aviazione pakistana. Da qualche settimana, centinaia di famiglie fuggono dal Waziristan meridionale nell'imminenza di un’offensiva massiccia delle forze di sicurezza del Paese. Intanto, sconosciuti hanno lanciato tre razzi sulla città pakistana di Peshawar, capoluogo della Provincia della frontiera del nord-ovest (Nwfp), causando danni materiali e quattro feriti.

    Ancora allerta e tensione a Gerusalemme
    Migliaia di agenti della polizia israeliana sono dislocati anche oggi a Gerusalemme est e nella zona della Città Vecchia per prevenire nuovi incidenti, dopo quelli verificatisi negli ultimi giorni, in particolare sulla Spianata delle Moschee. Ad accrescere la tensione vi è una marcia popolare organizzata oggi in occasione della Festa ebraica dei Tabernacoli, che dovrebbe attraversare il rione palestinese di Silwan, alle pendici della Città Vecchia. Ieri, l'Autorità nazionale palestinese (Anp) ha emesso un comunicato in cui sollecita i palestinesi a “confrontarsi con Israele” e a impedire “attacchi alla moschea al-Aqsa”. Per prevenire disordini, la polizia israeliana ha vietato oggi ai turisti stranieri e agli ebrei l'ingresso nella Spianata della Moschee. Consentito l'accesso solo ai musulmani di età superiore ai 50 anni, purchè in possesso di documenti israeliani.

    Al bando in Iran tre quotidiani riformisti
    Tre quotidiani riformisti sono stati messi al bando in Iran per ragioni che non sono state rese note, secondo quanto riferiscono oggi agenzie di Teheran. I giornali presi di mira sono "Farhang Ashti" - giudicato vicino all'ex presidente, Akbar Hashemi Rafsanjani -e "Arman e Tahlil Ruz", quest'ultimo pubblicato a Shiraz, nel sud del Paese. Dal 2000, decine di pubblicazioni, soprattutto riformiste, sono già state chiuse dalle autorità di Teheran e molti giornalisti incarcerati. Migliaia di siti Internet sono inoltre censurati. La repressione si è accentuata dopo le proteste seguite alla contestata rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad, il 12 giugno scorso. Diversi giornalisti riformisti sono stati arrestati con l'accusa di avere istigato le contestazioni nell'ambito di una cospirazione.

    Teheran: presto centrifughe di nuova generazione nell’impianto nucleare di Qom
    L'Iran intende installare centrifughe di nuova generazione, varie volte più potenti di quelle finora impiegate, nel suo secondo impianto per l'arricchimento dell'uranio, vicino a Qom, del quale le autorità del Paese hanno reso nota due settimane fa l'esistenza. Lo ha detto il capo dell'Organizzazione nazionale per l'energia atomica, Ali Akbar Salehi, citato oggi dal quotidiano Iran Daily. “Nel corso degli ultimi mesi - ha sottolineato Salehi - abbiamo concentrato i nostri sforzi nello sviluppare nuovi macchinari ad alta efficacia, che possano essere costruiti nel Paese senza bisogno di componenti importate. Speriamo di installare le nuove centrifughe nel sito di Fordu”. Salehi ha ribadito che la Repubblica islamica non rinuncerà al suo programma nucleare.

    Il Giappone accoglie il "sì" nordcoreano per la ripresa dei colloqui a 6 sul nucleare
    Il leader supremo nordcoreano, Kim Jong-Il, ha affermato oggi, in un colloquio col premier cinese, Wen Jiabao, che il suo Paese è pronto a tornare ai colloqui a sei sullo smantellamento delle sue installazioni nucleari, a condizione che migliorino i rapporti tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti. In precedenza, il capo di Stato della Nord Corea aveva dichiarato “deceduti” i colloqui a sei. Il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Ian Kelly, ha affermato che la Corea del Nord deve “impegnarsi ad un dialogo che porti ad una denuclearizzazione completa e verificabile” e che gli Usa “continuano ad avere la volontà di discutere con la Corea del Nord in maniera bilaterale nel quadro delle discussioni a sei”. Il Giappone parla di “sviluppo positivo”.

    Fmi: senza aiuti la ripresa economica resta precaria
    L'economia globale “è in una posizione molto precaria. Il ritiro prematuro delle politiche di stimolo potrebbe uccidere la ripresa”: è l'allarme lanciato dal direttore generale del Fondo monetario internazionale (Fmi), Dominique Strauss-Kahn, all'apertura dell'assemblea annuale del Fondo a Istanbul. La crisi, a suo giudizio, “non è finita. La ripresa sarà debole e la domanda privata non è ancora in grado di autosostenersi”. Strauss-Kahn chiede di “proseguire gli sforzi per rendere il sistema finanziario più sicuro e stabile, allargando il perimetro di regolamentazione” e rafforzando i requisiti di capitale e liquidità.

    Il giuramento del nuovo premier greco, nel pomeriggio la lista dei ministri
    Il nuovo premier greco, il socialista Giorgio Papandreou, uscito vittorioso dalle elezioni politiche di domenica scorsa, ha oggi giurato davanti al presidente della Repubblica, Karolos Papoulias, e nelle mani dell'arcivescovo ortodosso di Atene e tutta la Grecia, Ieronimo. Successivamente, Costas Karamanlis gli ha passato le consegne di governo. Si attende entro oggi la lista dei nuovi ministri che potrebbero così giurare già domani. Reazioni favorevoli si sono registrate negli ambienti finanziari e della Borsa, che è oggi in rialzo di oltre il 2%.

    Nigeria
    In Nigeria, dopo i violenti scontri dei giorni scorsi tra i ribelli del Mend, il Movimento di liberazione del Delta del Niger, e le truppe governative per il controllo dei giacimenti petroliferi nella regione, cresce la preoccupazione degli osservatori internazionali delle Nazioni Unite. Ma sembra esserci un segnale positivo: alcuni ribelli hanno deposto le armi, dopo aver firmato due giorni fa l’amnistia incondizionata in cambio della fine degli attacchi alle installazioni petrolifere. Sulla situazione, Alessandra De Gaetano ha intervistato Ismael àli Farah, redattore di “Nigrizia”:

    R. - Hanno aderito all'amnistia comandanti famosi ed importanti del Mend. Ufficialmente, però, il Mend non ha ancora dato adesione a questa amnistia perché non c’è nessuna proposta per l’avvio di un tavolo di confronto politico. Ci si è messi d’accordo sull’indennità economica che viene data ai militanti - sono migliaia che hanno aderito a questa amnistia - sul loro possibile reinserimento sociale, però non si è parlato dei problemi della regione e delle popolazioni. Quindi, se questi militanti verranno nuovamente reinseriti nella società, si troveranno nuovamente a dover affrontare una regione messa in ginocchio dalle devastazioni ambientali operate dalle multinazionali del petrolio.

     
    D. - Dopo anni di violenze e sabotaggi agli impianti petroliferi, come ne ha risentito la produzione di petrolio in Nigeria?

     
    R. - La produzione, in tre anni, è stata ridotta di quasi un terzo. Dall’inizio della ribellione del Mend, la Nigeria è stata scalzata dall’Angola come primo produttore di petrolio del continente, e ha visto la sua produzione - le sue esportazioni - diminuire di due milioni di barili di greggio al giorno, oltre ad un aumento costante dei rapimenti nella regione. Purtroppo, è proprio questo il problema: dal punto di vista dello sfruttamento del territorio, le multinazionali non cambiano politica e il governo di Abuja non si è ancora impegnato a far cambiare politica alle multinazionali nella regione.

     
    D. - Cosa rivendicano i guerriglieri del Mend?

     
    R. - Rivendicano soprattutto una più equa ripartizione dei profitti che arrivano dal petrolio. Le popolazioni vivono in una situazione di degrado ambientale devastante: l’acqua è inquinata, l’economia tradizionale è in ginocchio, c’è moria di pesci. Quindi, i danni ambientali sono gravissimi, lo ha denunciato anche Amnesty International.

     
    D. - Qual è lo scenario futuro che si prospetta?

     
    R. - Il Mend chiede una smilitarizzazione della regione perché rimane ancora forte la presenza dell’esercito nella regione. La tregua annunciata dal Mend scade il 15 di ottobre. Staremo a vedere qual è il potenziale ancora che il Mend ha di portare danni al greggio o se i suoi comandanti realmente sono la maggioranza di quelli che hanno aderito all’amnistia.

     
    L’ONU lancia un invito alla prudenza in vista delle elezioni in Kosovo di novembre
    Un invito alla moderazione a tutte le parti coinvolte nella crisi del Kosovo, anche in vista delle elezioni locali del 15 novembre - le prime dopo l'indipendenza - è stato lanciato dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon. Questi si è riferito in particolare alla situazione che resta ancora “tesa” nel nord del Kosovo, a maggioranza di popolazione serba. Per Ban Ki-moon, tutti i partiti che prenderanno parte nelle elezioni di novembre devono evitare di far ricorso alla retorica nazionalista e alla istigazione, che favorisce la violenza, sopratutto al nord. La posizione inamovibile della Serbia, contraria all'indipendenza del Kosovo, è stata ancora una volta ribadita oggi dal ministro della Difesa. E ieri, a Mosca, il ministro degli Esteri russo, Lavrov, aveva ribadito il "no" del Cremlino all'indipendenza del Kosovo e il suo appoggio alla sovranità e integrità territoriale della Serbia.

    Trecento morti e due milioni e mezzo di sfollati dopo le alluvioni in India
    Nei villaggi-isole indiani, dove il fiume Krishna sfocia nel Golfo del Bengala, ci sono ancora 50 mila persone bloccate nelle loro abitazioni in attesa dei soccorsi, dopo le recenti e devastanti alluvioni che hanno colpito il sud del subcontinente. Il timore ora è che il maltempo possa interrompere la breve tregua concessa e rendere ancora più difficili i soccorsi. Sulla situazione ci aggiorna da New Delhi Maria Grazia Coggiola:

    È una corsa contro il tempo per soccorrere i sopravvissuti delle inondazioni, che hanno colpito larga parte del sud dell’India. Dopo cinque giorni di pioggia battente, ci sarebbero ancora circa 350 villaggi sommersi, in particolare negli Stati dell’Andra Pradesh e del Karnataka, due regioni che paradossalmente erano state duramente colpite dalla siccità durante la stagione estiva. Usando elicotteri e barche, i soccorritori stanno cercando di portare in salvo gli alluvionati, ma anche di distribuire cibo e medicinali a quelli che hanno trovato rifugio nelle zone più alte. Secondo alcune stime, 17 milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case allagate o distrutte dalle piene dei fiumi. Finora sono stati recuperati circa 300 corpi, ma il bilancio delle vittime probabilmente è destinato ad aumentare nei prossimi giorni, quando il livello dei fiumi tornerà normale. Le inondazioni - un fenomeno abbastanza raro per l’India del sud - avrebbero causato miliardi di dollari di danni all’agricoltura e al bestiame: gli unici mezzi di sostentamento per milioni di contadini. Con l’aiuto dell’esercito, le autorità stanno allestendo tendopoli e centri di accoglienza per gli sfollati. Dopo aver sorvolato le aree devastate, la leader del partito del Congresso, Sonia Gandhi, ha promesso fondi di emergenza e per la ricostruzione. I danni maggiori sarebbero stati causati dalla massa d’acqua fuoriuscita da alcuni grandi sbarramenti sui principali fiumi dello Stato del Karnataka.

     
    Honduras
    In Honduras, il presidente golpista, Roberto Micheletti, ha annunciato che, su sua richiesta, il Consiglio dei ministri ha revocato lo stato d'assedio decretato nove giorni fa. La concessione è venuta dopo giorni di critiche internazionali alla soppressione delle libertà fondamentali, come quelle di stampa e di protesta pacifica. La revoca potrebbe contribuire a migliorare il clima di colloqui previsti questa settimana con ministri degli Esteri dell'Organizzazione degli Stati americani (Osa). Micheletti ha anche ribadito che, qualora le elezioni presidenziali previste per novembre fossero corrette e la crisi politica fosse risolta con il dialogo, sarebbe disposto a rinunciare all'incarico, ma a patto che lo stesso venga fatto dal deposto presidente, Zelaya.

    Guerriglia nel sud della Thailandia
    Almeno due persone sono state uccise e 35 sono state ferite nella provincia di Narathiwat, nel sud della Thailandia al confine con la Malaysia, in una serie di attacchi attribuiti ai ribelli separatisti musulmani. L'azione di guerriglia si è svolta nella piccola città di Sungai Kolok: prima una granata contro un ristorante, lanciata dai ribelli che si sono avvicinati in moto e in auto, poi una raffica di fucilate contro i clienti del locale e infine l'esplosione di un'autobomba davanti ad uno degli hotel della città. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 279

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