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Sommario del 04/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI apre in San Pietro il secondo Sinodo dei vescovi per l'Africa, "polmone spirituale" di un mondo in crisi di speranza
  • All'Angelus la solidarietà del Papa per le vittime dei disastri naturali in Asia, nel Pacifico e nel messinese. Appello alla pace per la Guinea
  • A Regensburg, in Germania, la solenne Beatificazione di fra Eustachio Kugler, apostolo della carità verso i malati
  • Oggi in Primo Piano

  • Assisi in festa nella ricorrenza del Transito di San Francesco, nel 70.mo anniversario della sua proclamazione a Patrono d'Italia
  • Anno Sacerdotale: la storia di don Bangaly Marra, da immigrato irregolare a parroco in una chiesa del milanese
  • In Italia, la Settimana nazionale di sensibilizzazione dedicata alla spina bifida. Intervista con il prof. Ezio Di Rocco
  • Chiesa e Società

  • Il cardinale Bagnasco alla Ccee: parte del mondo culturale e mediatico dipinge falsa "Chiesa del no"
  • Usa: Giornata del rispetto della vita. Il cardinale Rigali: riforma sanitaria ripetti i più vulnerabili
  • In Uruguay inizia la Settimana della Famiglia
  • Presentazione domani a Roma di un progetto per l'inserimento sociale dei giovani migranti
  • Il Portogallo comincia i preparativi per l'incontro iberico di Taizé
  • I Benedettini si incontrano a Roma per il loro secondo Congresso mondiale
  • In Australia la Chiesa si aggiorna su Internet
  • La comunità cattolica di Hong Kong studia la nuova Enciclica "Caritas in veritate"
  • Oggi è la Giornata italiana per l'abbattimento delle barriere architettoniche
  • 24 Ore nel Mondo

  • L'Irlanda approva il Trattato di Lisbona. La carta che riforma l'Unione Europea procede verso la sua entrata in vigore
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI apre in San Pietro il secondo Sinodo dei vescovi per l'Africa, "polmone spirituale" di un mondo in crisi di speranza

    ◊   L’Africa, immenso “polmone” spirituale per un’umanità in crisi di fede e di speranza. Così si è espresso Benedetto XVI celebrando stamani, nella Basilica Vaticana, la Messa di apertura del secondo Sinodo per l’Africa sul tema “La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo”. Nella sua omelia, il Papa ha messo in guardia dai pericoli del materialismo pratico e del fondamentalismo religioso ed ha ribadito i principi della difesa della vita e della famiglia fondata sul matrimonio. Tra i presenti alla celebrazione, anche il Patriarca della Chiesa ortodossa tewahedo di Etiopia, Abuna Paulos. Il servizio di Isabella Piro:

     
    (canto: Nakoma Peto)

     
    È un’Africa dinamica e ricca di possibilità quella che traspare dalla Basilica di San Pietro, un’Africa verde di speranza, come i paramenti dei celebranti, e colma di gioia, cantata dal coro congolese che accompagna il rito. È un’Africa “depositaria di un tesoro inestimabile per il mondo intero: il suo profondo senso di Dio”, come afferma il Papa nella sua omelia, ribadendo che “il riconoscimento della signoria assoluta di Dio è uno dei tratti salienti e unificanti della cultura africana”. I tesori del continente africano non sono solo le risorse materiali, che spesso causano sfruttamento, conflitti e corruzione. No, dice Benedetto XVI, l’Africa è ricca di ben altro:

     
    “La Parola di Dio ci fa guardare a un altro patrimonio: quello spirituale e culturale, di cui l’umanità ha bisogno ancor più che delle materie prime. (…) Da questo punto di vista, l’Africa rappresenta un immenso ‘polmone’ spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza”.
     
    Ma anche questo “polmone” può ammalarsi, continua il Santo Padre, innanzitutto di quella “pericolosa patologia” già diffusa nel mondo occidentale, ovvero “il materialismo pratico, combinato con il pensiero relativista e nichilista”:

     
    “Rimane indiscutibile che il cosiddetto ‘primo’ mondo talora ha esportato e sta esportando tossici rifiuti spirituali, che contagiano le popolazioni di altri continenti, tra cui in particolare quelle africane. In questo senso il colonialismo, finito sul piano politico, non è mai del tutto terminato”.
     
    Un secondo “virus” che potrebbe colpire anche l’Africa, aggiunge Benedetto XVI, è “il fondamentalismo religioso, mischiato con interessi politici ed economici”:
     
    “Gruppi che si rifanno a diverse appartenenze religiose si stanno diffondendo nel continente africano; lo fanno nel nome di Dio, ma secondo una logica opposta a quella divina, cioè insegnando e praticando non l’amore e il rispetto della libertà, ma l’intolleranza e la violenza”.
     
    Poi, Benedetto XVI si sofferma “sulla complessa tematica del matrimonio nel contesto africano ecclesiale e sociale”, ricordando che il matrimonio, così come è presentato nella Bibbia, “non esiste al di fuori della relazione con Dio”:

     
    “La vita coniugale tra l’uomo e la donna, e quindi della famiglia che ne deriva, è inscritta nella comunione con Dio e, alla luce del Nuovo Testamento, diventa icona dell’Amore trinitario e sacramento dell’unione di Cristo con la Chiesa. Nella misura in cui custodisce e sviluppa la sua fede, l’Africa potrà trovare risorse immense da donare a vantaggio della famiglia fondata sul matrimonio”.
     
    Di qui, l’invito del Pontefice a tenere presente “la realtà dell’infanzia, che costituisce una parte grande e sofferente della popolazione africana”. In Africa e nel resto del mondo, sottolinea il Papa, la Chiesa manifesta la propria maternità nei confronti dei più piccoli anche quando non sono ancora nati:
     
    “La Chiesa non vede in essi primariamente dei destinatari di assistenza, meno che mai di pietismo o di strumentalizzazione, ma delle persone a pieno titolo, che con il loro stesso modo di essere mostrano la via maestra per entrare nel regno di Dio, quella cioè di affidarsi senza condizioni al suo amore”.
     
    Ricollegandosi, poi, al primo Sinodo per l’Africa, tenutosi nel 1994, Benedetto XVI ricorda che di quell’assemblea rimane ancora valido ed attuale il compito primario dell’evangelizzazione. Anzi, di una “nuova evangelizzazione” che tenga conto dei cambiamenti sociali dell’epoca e della globalizzazione mondiale:
     
    “Con la sua opera di evangelizzazione e promozione umana, la Chiesa può certamente dare in Africa un grande contributo a tutta la società, che purtroppo conosce in vari Paesi povertà, ingiustizie, violenze e guerre. La vocazione della Chiesa, comunità di persone riconciliate con Dio e tra di loro, è quella di essere profezia e fermento di riconciliazione tra i vari gruppi etnici, linguistici ed anche religiosi, all’interno delle singole nazioni e in tutto il continente”.
     
    La riconciliazione è “fondamento stabile sui cui costruire la pace”, conclude il Papa, “condizione indispensabile per l’autentico progresso degli uomini e della società”. Per diventare “luce del mondo e sale della terra” tutti, religiosi e laici, devono puntare alla alla santità, così che la Chiesa in Africa possa essere sempre una famiglia di discepoli autentici di Cristo, dove “la differenza tra etnie diventi motivo e stimolo per un arricchimento umano e spirituale reciproco”.

     
    (canto: Ee Mfumu, yamba makabu)

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    All'Angelus la solidarietà del Papa per le vittime dei disastri naturali in Asia, nel Pacifico e nel messinese. Appello alla pace per la Guinea

    ◊   L’apertura dei lavori sinodali nella Basilica vaticana ha occupato anche il pensiero rivolto da Benedetto XVI alle molte migliaia di persone radunatesi a mezzogiorno in Piazza San Pietro per la preghiera dell’Angelus. Ma a commuovere la folla sono state soprattutto le parole di cordoglio del Papa per le vittime e gli scampati ai numerosi disastri naturali, che a più riprese nei giorni scorsi hanno colpito vaste zone dell’Asia, oltre alla tragedia consumatasi in Sicilia nell’area di Messina. Parole concluse da un appello alla distensione in Guinea, teatro di sanguinosi scontri interni. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    I confini geografici si dissolvono davanti ai volti in lacrime di chi è appena scampato a immani castatrofi come quelle che nelle ultime settimane hanno disseminato di lutti e di distruzione interi quadranti del pianeta, a cadenza drammaticamente serrata come quasi mai avvenuto nella storia. Ed è dunque con un unico, addolorato abbraccio di solidarietà e preghiera che Benedetto XVI ha dedicato le parole successive alla recita dell’Angelus alle vittime che dal Pacifico al sudest asiatico alla zona siciliana di Messina hanno perso la vita in “violente calamità naturali”:

     
    “Lo tsunami nelle Isole Samoa e Tonga; il tifone nelle Filippine, che successivamente ha riguardato anche Vietnam, Laos e Cambogia; il devastante terremoto in Indonesia. Queste catastrofi hanno causato gravi perdite in vite umane, numerosi dispersi e senzatetto e ingenti danni materiali. Penso, inoltre, a quanti soffrono a causa delle inondazioni in Sicilia, specialmente nella zona di Messina. Invito tutti ad unirsi a me nella preghiera per le vittime e i loro cari. Sono spiritualmente vicino agli sfollati e a tutte le persone provate, implorando da Dio sollievo nella loro pena. Faccio appello perché non manchi a questi fratelli e sorelle la nostra solidarietà e il sostegno della Comunità internazionale”.
     
    In precedenza, Benedetto XVI aveva spiegato alle persone in Piazza S. Pietro l’importanza della cerimonia conclusa poco prima nella Basilica vaticana. Il Sinodo, ha detto, “costituisce sempre un’intensa esperienza ecclesiale” e quello appena inaugurato dei vescovi dell’Africa è importante perché, ha sottolineato, riguarda un continente di quasi un miliardo di persone, di “straordinaria ricchezza umana”, che registra il più alto tasso di natalità al mondo mentre resta purtroppo segnato da povertà e “pesanti ingiustizie”. Ma il Pontefice ha voluto anche spiegare alla gente in cosa differisca una riunione sinodale da qualsiasi altro tipo di convocazione:

     
    “E’ importante sottolineare che non si tratta di un convegno di studio, né di un’assemblea programmatica. Si ascoltano relazioni ed interventi in aula, ci si confronta nei gruppi, ma tutti sappiamo bene che i protagonisti non siamo noi: è il Signore, il Suo Santo Spirito, che guida la Chiesa. La cosa più importante, per tutti, è ascoltare: ascoltarsi gli uni con gli altri e, tutti quanti, ascoltare ciò che il Signore vuole dirci. Per questo, il Sinodo si svolge in un clima di fede e di preghiera, in religiosa obbedienza alla Parola di Dio”.
     
    E dell’Africa, dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ha pure ricordato i conflitti che, attualmente, ha constatato, “mettono a rischio la pace e la sicurezza” dei popoli del continente:
     
    “In questi giorni ho seguito con apprensione i gravi episodi di violenza che hanno scosso la popolazione della Guinea. Esprimo le mie condoglianze alle famiglie delle vittime, invito le parti al dialogo, alla riconciliazione e sono certo che non si risparmieranno gli sforzi per raggiungere un'equa e giusta soluzione”.

     
    Sabato pomeriggio prossimo, assieme ai Padri sinodali il Papa guiderà nell’Aula Paolo VI una speciale recita del Rosario “con l’Africa e per l’Africa”, animata dai giovani universitari di Roma. Si uniranno alla preghiera, in collegamento via satellite, gli studenti di alcuni Paesi africani, che il Pontefice ha esortato a partecipare numerosi, per affidare a Maria Sede della Sapienza, ha detto, “il cammino della Chiesa e della società nel continente africano”. Infine, Benedetto XVI ha rivolto saluti particolari a vari gruppi, tra quali quello degli Oblati benedettini riuniti in congresso mondiale, ai giovani partecipanti alla missione “Gesù al Centro”, organizzata in questi giorni a Roma dal Servizio diocesano di pastorale giovanile, e ai motociclisti impegnati in favore della sicurezza stradale.

     
    Nel Pacifico, intanto, le vittime del sisma che ha colpito l'isola indonesiana di Sumatra, ricordate dal Papa, potrebbero essere più di un migliaio. Fra le macerie si cercano i sopravvissuti. Il servizio è di Valentina Fizzotti:

    In Indonesia, si scava a mani nude per cercare i superstiti del terremoto di magnitudo 7.6 che quattro giorni fa ha colpito l’isola di Sumatra, cui giovedì è seguita una seconda una scossa. Le escavatrici non riescono a raggiungere i centri abitati, sprofondati di trenta metri sotto una gigantesca frana di pietre, terra e alberi, che ha spazzato via quattro interi villaggi. In uno di essi, più di trecento persone stavano festeggiando un matrimonio e sono state sepolte vive. Se dovesse essere confermato l’ultimo bilancio, il numero dei morti salirebbe a più di 1.300, cui vanno aggiunte le 3.000 persone che ancora risultano disperse. Nel frattempo, le speranze di trovare ancora qualcuno in vita cominciano a vacillare: dopo quattro giorni, ha detto il vicepresidente indonesiano Kalla, “aspettiamo soltanto i funerali”. Oggi, all’aeroporto di Padang, epicentro delle scosse, sono arrivati aerei stranieri con a bordo cibo, tende e medicinali, ma soprattutto medici, infermieri ed esperti in operazioni di salvataggio. Ma per percorrere una strada lunga 25 chilometri ora ci vogliono dieci ore. Questa mattina nella Papua occidentale, a 3.500 chilometri da Sumatra, si è registrato un sisma di 7.6 gradi della scala Richter ma per il momento non ci sono notizie di morti o feriti.

     
    E mentre alla popolazione del messinese è giunta la vicinanza spirituale del Papa, la giornata sul luogo delle alluvioni ha visto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sorvolare l’area disastrata per poi incontrare le autorità locali ed illustrare le misure di emergenza con le quali il governo intende intervenire. tra di esse, il premier ha parlato di blocco di tasse e mutui e di ricostruzione di case come avvenuto dopo il sisma abruzzese. La cronaca di Patrizia Casale:

    In questo momento, il presidente del Consiglio sta tenendo una conferenza stampa in Prefettura. In elicottero, poco dopo le 12, ha compiuto un sopralluogo nelle zone colpite dal disastro: si è detto molto impressionato dai danni compiuti dalla furia delle acque. Successivamente ha visitato gli sfollati, ha portato la vicinanza del governo ma anche la certezza di interventi per avviare al più presto la ricostruzione. Ieri la Regione Sicilia aveva stanziato 20 milioni di euro. Intanto, il bilancio delle vittime si ferma a 22, ma a farlo salire sarà l’elevato numero di dispersi: 40. Gli sfollati sono 524 dopo l’evacuazione di Briga Superiore, avvenuta questa mattina. E nella notte si è verificata una nuova frana. L’arcivescovo di Messina, mons. Calogero La Piana, ha inviato un messaggio di cordoglio alla cittadinanza colpita dalla grave tragedia. “Ci chiniamo sulle loro sofferenze, siamo accanto a loro”. La Chiesa locale ha avviato una colletta nelle parrocchie attraverso la Caritas.

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    A Regensburg, in Germania, la solenne Beatificazione di fra Eustachio Kugler, apostolo della carità verso i malati

    ◊   E' iniziata pochi minuti fa, nel Duomo di Regensburg in Germania, la solenne cerimonia di Beatificazione di fra Eustachio Kugler, religioso tedesco dell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, noto come Fatebenefratelli. Alla Messa è presente a nome del Papa l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che nel Messaggio pronunciato per l'occasione definisce il neo Beato "un esempio di vita cristiana" e "un grande benefattore dell'umanità sofferente e biosognosa". Definito "Apostolo dell'ospitalità”, Eustachio Kugler si dedicò al servizio dei più deboli e dei disabili fino alla morte - avvenuta a Regensburg nel 1946, all’età di 79 anni - opponendosi coraggiosamente anche al regime nazista. Per un profilo della figura e del carisma del Beato Eustachio Kugler, Alessandro Gisotti ha intervistato il postulatore della Causa di Beatificazione, padre Félix Lizaso Berruete:

    R. - La vita del Beato Kugler ha avuto sempre due caratteristiche fondamentali: quella della vita religiosa, della vita di fede, di preghiera, della vita piena nel Signore, e poi una dedizione piena, completa, ai malati, che ha visto pian piano essere veramente i preferiti di Dio. E’ un uomo che ha vissuto l’ospitalità come un servizio a tempo pieno, perché la sua vita, la sua preferenza e l’unica ragione della sua vita erano l’assistenza agli ammalati.

     
    D. - Il nuovo Beato ci insegna l’attualità della carità, dell’ospitalità e dell’accoglienza...

     
    R. - Veramente, questo è il punto fondamentale. Ha organizzato insieme con l’autorità civile, a Monaco, un centro - forse il primo in Germania, almeno per quanto riguarda la nostra vita ospedaliera di San Giovanni di Dio - con un’assistenza per tanta gente che viveva in strada, che non aveva una casa, che non usufruiva di un’assistenza sociale. Dopo, il Beato Kugler ha organizzato un ospedale, l’ospedale più importante di tutta la Baviera, a Regensburg, dove lui è morto e dove è stato sepolto, un ospedale davvero fondamentale per la comunità.

     
    D. - Il Beato Kugler è un “apostolo della carità e dell’accoglienza”, ma anche un testimone della verità cristiana di fronte alle menzogne, alle violenze del regime nazista...

     
    R. - E’ vero. Ha sofferto tanto a causa della Gestapo. Ha dovuto subire più di 30 interrogatori, perché volevano da lui delle informazioni che potevano essere utili per criticare la Chiesa. E allora lui ha dovuto, in quelle occasioni, difendere la verità e dare una testimonianza di silenzio assoluto. In questi interrogatori non ha mai detto nulla. Ha sofferto moltissimo durante questi interrogatori.

     
    D. - Quali frutti può dare una figura come quella del Beato Eustachio Kugler alla Chiesa e alla Germania?

     
    R. - La testimonianza più forte è di essere convinto che la verità sta in Dio, sta nella Chiesa, nella vita cattolica, perché soltanto così si può avere questa comprensione. Solo così si poteva vedere la persona umile, la persona nel bisogno, nella debolezza, e lottare contro Hitler che fece morire tante persone perché malate o affette da patologie mentali. Fra Kugler è stato sempre un testimone forte a favore di tutto questo.

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    Oggi in Primo Piano



    Assisi in festa nella ricorrenza del Transito di San Francesco, nel 70.mo anniversario della sua proclamazione a Patrono d'Italia

    ◊   Assisi in festa oggi per la solennità di San Francesco. Nel 70.mo anniversario della proclamazione del Poverello come Patrono d’Italia, e a 800 anni dalla fondazione dell’Ordine francescano, i festeggiamenti vedono quest’anno coinvolti in prima linea i fedeli lucani. Alla Basilicata infatti tocca, per mano del sindaco di Potenza, l’accensione della lampada votiva dei Comuni d’Italia presso la tomba del Santo. Ieri, nella Basilica papale di Santa Maria degli Angeli, si è svolta la celebrazione del cosiddetto Transito di San Francesco. Ce ne parla padre Fabrizio Migliasso, custode del Convento di Santa Maria degli Angeli, al microfono di Paolo Ondarza:

    R. - San Francesco noi lo festeggiamo il 4 ottobre, tradizionalmente. Lui muore, però, la sera del 3 ottobre del 1226. Era un sabato quindi, dopo il tramonto, e liturgicamente si era già entrati nella domenica del 4 ottobre. Ecco perché, pur morendo il 3 ottobre, viene festeggiato il 4. Perché parliamo di “transito” di San Francesco e non di morte? Perché Francesco, come ha cantato nel Cantico delle Creature, vedeva la morte non come matrigna ma come sorella, quella sorella che lo prendeva per mano per farlo transitare in quella vita eterna verso la quale lui aveva camminato per tutta la sua vita. Allora, noi ricordiamo come Francesco nudo sulla nuda terra voglia essere deposto nella piccola cappellina, che allora era il luogo dell’infermeria, per poter incontrare il suo Signore.

     
    D. - Le celebrazioni sono state scandite da momenti particolari, anche suggestivi. Vuole aiutarci a capirli un po’ meglio?

     
    R. - Noi abbiamo da vent’anni circa un prologo mattutino del 3 ottobre. Vogliamo ricordare frate Jacopa. Jacopa era una nobildonna romana originaria di Marino, amica di San Francesco, una donna che possiamo identificare un po’ come la figura laicale che accompagna e vive anche lo spirito di San Francesco. Pochi giorni prima della sua morte, Francesco manifestò il desiderio di reincontrare frate Jacopa. Costei che, in visione, aveva percepito questo desiderio, nel momento in cui Francesco lo esprime frate Jacopa arriva portando dei dolcetti, il panno cenerino con cui Francesco sarà poi rivestito dopo la morte, le candele e l’incenso. Con questa celebrazione noi vogliamo ricordare al mattino questa memoria. Poi, alla sera - al momento appunto al Transito - celebriamo i Vespri e verrà esposta la tavola del maestro di San Francesco, che la tradizione vuole sia la tavola sulla quale è stato deposto e trasportato dopo la sua morte.

     
    D. - La sera si ricorda anche il pianto delle povere dame, che cos’è?

     
    R. - Dopo la sua morte, San Francesco viene trasportato presso il vescovado di Assisi dentro le mura della città, in quanto si temeva che vista la sua santità venisse rubato il corpo. Salendo verso Assisi, il corpo di Francesco passa attraverso la comunità di San Damiano, dove Chiara e le sorelle vivevano la loro esperienza di clausura e ogni anno, alle 21.30, si fa memoria di questo passaggio. Chiara può baciare quelle stimmate, può rivedere ancora una volta l’uomo che era stato per lei un po’ l’"apripista" del suo incontro con il Signore, nell’esperienza della clausura.

     
    D. - Quindi, momenti di liturgia canonici si mescolano anche alla rievocazione per immagini di ciò che accadde veramente?

     
    R. - Sì, questo rientra nella spiritualità francescana. La liturgia ha bisogno di segni, non solo di emozioni interiori. C’è anche il bisogno di essere coinvolti con gli occhi, con le orecchie, con le mani, per poter fare questa esperienza di preghiera totale.

     
    D. - Padre Migliasso, il suo augurio all’Italia, in questo giorno dedicato al Patrono San Francesco?

     
    R. - L’augurio è che, soprattutto in questo momento storico, possiamo riscoprire e ritrovare questa unità, anche all’interno dell’Italia, attorno a valori che non sono solo valori cristiani, ma sono prima di tutto valori umani.

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    Anno Sacerdotale: la storia di don Bangaly Marra, da immigrato irregolare a parroco in una chiesa del milanese

    ◊   Da islamico a cattolico, da operaio in fabbrica a sacerdote: la vita di don Bangaly Marra, 38 anni, si può riassumere così. Originario della Costa d’Avorio, questo religioso africano è arrivato in Italia 16 anni fa come immigrato irregolare ed è rimasto per due anni nella clandestinità. Poi, l’incontro con Cristo e la scelta di dedicare la propria vita al Signore. Ordinato sacerdote nel giugno scorso, oggi don Bangaly opera come vicario nella Comunità pastorale “Regina degli Apostoli” a Bernareggio, in provincia di Milano. Al microfono di Isabella Piro, il racconto di com'è nata la sua vocazione:

    R. - La mia vocazione è stata un lungo percorso: fin dall’infanzia sono stato sempre in cerca di un Dio che potesse darmi una risposta alle tante domande che avevo dentro. Ho sentito così la chiamata. Una chiamata intima, profonda, che mi ha portato a rispondere e a dire di sì. Posso dire che l’ho fatto sotto la mano di Dio: è stato il suo Spirito che mi ha guidato fin quando non l’ho trovato e ho detto di sì.

     
    D. - Lei viene da una famiglia islamica osservante. Da cosa nasce la sua necessità di convertirsi al cattolicesimo?

     
    R. - E’ vero, sono nato in un contesto islamico. Diciamo che non ero soddisfatto, cercavo qualcosa che andasse oltre a quello che i miei genitori mi avevano insegnato. Ho trovato così la risposta. Cercavo qualcosa di più grande e questa ricerca mi ha portato a ritrovare il Signore nella lettura del Vangelo. Nella Parola di Dio ho trovato quello che cercavo. Questo mi ha spinto ad aprirmi e ad accogliere quel dono che ho trovato nel Vangelo, a mettermi a servizio di Dio e degli altri. Anche per questo ho scelto di diventare sacerdote.

     
    D. - I suoi familiari come hanno accolto questa scelta?

     
    R. - Hanno cercato di sapere perché avessi fatto questa scelta ed ho dovuto spiegare loro le mie motivazioni: gli ho detto di come siamo tutti liberi, anche nelle vicende della fede e della religione, ed allora non hanno insistito più di tanto. Hanno capito che dicevo sul serio e che non era uno scherzo. Io sentivo veramente dentro di me questa strada. Loro l’hanno capito e mi hanno lasciato proseguire lungo questo cammino.

     
    D. - Lei è giunto in Italia sedici anni fa. Com’è stato l’impatto con questo Paese, si è scontrato con la diffidenza e i pregiudizi?

     
    R. - Nel 1993, non c’era ancora tutto questo. Sono arrivato e non esisteva ancora il visto tra la Costa d’Avorio e l’Italia, perciò sono rimasto in una situazione di clandestinità. Il problema vero era soltanto la lingua. Ho trovato delle brave persone, che non mi hanno creato problemi.

     
    D. - Prima di scegliere la vita sacerdotale ha lavorato in fabbrica. Cos’ha imparato da quest’esperienza?

     
    R. - E’ stata un’esperienza davvero bella. Ho faticato, ho conosciuto la vita degli operai e quando adesso mi trovo a parlare con qualcuno che lavora so veramente qual è la fatica che si fa. E’ stato un momento difficile, ma anche un momento in cui ho incontrato il Signore.

     
    D. - I suoi parrocchiani come l’hanno accolta?

     
    R. - Sono stato accolto bene. I parrocchiani mi manifestano sempre l’amore di Cristo, l’amore di Dio, l’amore fraterno.

     
    D. - L’accoglienza e l’integrazione, secondo lei, su quali principi devono basarsi?

     
    R. - Nella Parola di Dio troviamo tutto: per il prossimo, per il povero, quello che arriva e che non conosciamo, che bussa alla nostra porta. Il Signore ci insegna ad accogliere quelle persone che magari sono sfiduciate, che sfuggono dalla fame e dalla miseria. Quando bussano alla nostra porta siamo chiamati a non avere paura del prossimo, dell’altro, e ad accoglierlo, ad ascoltarlo e a cercare di aiutarlo.

     
    D. - Lei è stato consacrato sacerdote nel mese di giugno, mese in cui si è aperto ufficialmente l’Anno Sacerdotale. Cosa rappresenta, per lei, quest’evento?

     
    R. - E’ un anno in cui devo tornare all’essenziale della mia vita sacerdotale. Devo avvicinarmi, pregare, prendere i Sacramenti, ma anche essere più disponibile verso gli altri, verso i miei parrocchiani. L’Anno Sacerdotale non dev’essere soltanto per i sacerdoti, ma deve espandersi verso tutti i battezzati che devono riscoprire la loro vocazione sacerdotale, perché ogni battezzato partecipa alla missione di Cristo.

     
    D. - Il Sinodo dei vescovi per l’Africa quale aiuto potrà portare al suo continente d’origine?

     
    R. - Il mio augurio per i vescovi è che possano essere illuminati. Illuminati dallo Spirito per poter comprendere al meglio i veri problemi dell’Africa e delle sue comunità ed affrontarli. L’Africa ha bisogno di masticare bene la Parola di Dio, comprendere ed entrare nel mistero del Vangelo e nel mistero di Cristo. L’inculturazione e la tradizione del Vangelo possono fare in modo che i fedeli possano gustare e capire meglio la Parola di Dio. Il contatto con la Parola dev’essere una cosa prioritaria.

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    In Italia, la Settimana nazionale di sensibilizzazione dedicata alla spina bifida. Intervista con il prof. Ezio Di Rocco

    ◊   In Italia si è aperta ieri, e durerà fino al 10 ottobre, la Settimana nazionale dedicata alla spina bifida. L'appuntamento avviato sei anni fa da Asbi-Onlus, l’Associazione spina bifida italiana, è promosso quest’anno anche da tutte le associazioni del coordinamento nazionale spina bifida. L’obiettivo è quello di far conoscere questa patologia che colpisce il feto, causando una disabilità permanente. Su questa malformazione, Eliana Astorri ha sentito il prof. Ezio Di Rocco, direttore dell’Unità operativa di neurochirurgia infantile del Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma:

    R. - "Spina bifida" è un termine generale, che comprende tutti i disturbi di chiusura, di fusione nel tubo neurale. Questi difetti possono essere minimi rispetto a quello che invece è il grado più grave di questo spettro, la spina bifida aperta, che si vede già all’esterno, perché oltre al tubo neurale comporta la mancata chiusura dei rivestimenti, cioè delle vertebre e anche della cute. Quindi, il bambino nasce già con questa malformazione, che addirittura può essere riconosciuta in utero, perché in realtà si verifica alla fine del primo mese di gravidanza.

     
    D. - Da cosa viene causata questa malformazione?

     
    R. - Molte cause devono concorrere. Alcune sono riconosciute, come la carenza di acido folico, per cui l’unico elemento per una profilassi reale è la somministrazione di acido folico, almeno due mesi prima del concepimento.

     
    D. - Non si può intervenire chirurgicamente? Non c’è una soluzione?

     
    R. - Se si riferisce al momento in utero, c’è un programma in corso ancora in America, partito con molto entusiasmo. Lo scopo di questa chirurgia in utero era, oltre alla riparazione nel feto spinale, la prevenzione di alcune malformazioni che si associano, ad esempio l’idrocefalo. In realtà, i risultati sono stati un po’ diversi. Sicuramente, avrà un effetto importante sulla conformazione nella parte posteriore del cranio, che nei bambini con questo difetto è troppo piccola per ospitare il normale sviluppo del cervelletto.

     
    D. - Cosa succede quindi ad un neonato che nasce con questa malformazione? Una volta nato, come si gestisce?

     
    R. - La cosa principale sarà chiudere in tempi molto rapidi il difetto spinale. Tutta una serie di interventi devono essere programmati nel corso della vita. C’è però la possibilità di una lunga sopravvivenza e anche di raggiungere una qualità di vita tale da far raggiungere l’autonomia.

     
    D. - C’è un’assistenza psicologica ai genitori, quando sanno che il loro bambino avrà questo tipo di problema?

     
    R. - Indubbiamente, è una deformazione così drammatica, che spinge i genitori a chiedere informazioni. D’altro canto, accedere alle informazioni non è così facile e proprio per questo motivo stiamo costituendo qui, presso chirurgia, una federazione di associazioni di queste malattie rare, per insegnare ai genitori qual è la malattia dei loro bambini. E questo sta avendo un ottimo successo.

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    Chiesa e Società



    Il cardinale Bagnasco alla Ccee: parte del mondo culturale e mediatico dipinge falsa "Chiesa del no"

    ◊   “L’Europa costruisca il proprio futuro restando fedele alla sua storia e alla sua cultura”: sotto le volte gotiche di Notre Dame la preghiera dei fedeli riassume bene le conclusioni dell’assemblea del Consiglio delle Conferenze episcopali del continente (Ccee), che per quattro giorni ha riunito a Parigi i presidenti degli episcopati europei. La Messa che il cardinale arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, presiede nella sua cattedrale è l’atto finale dei lavori e vi partecipano, insieme a migliaia di fedeli, i 37 membri dell’organismo continentale. Sono i cardinali e vescovi che hanno animato il dibattito di queste giornate su argomenti come i rapporti Stato-Chiesa, la difesa della famiglia e della vita e hanno ascoltato anche un’importante relazione del cardinale Angelo Bagnasco sul tema “Il Papa e i media: un anno difficile”. Che effettivamente lo sia stato - ha fatto notare ieri pomeriggio il presidente della Cei - non v’è alcun dubbio: basti pensare a episodi come le critiche alla revoca della scomunica verso i lefebvriani, o le polemiche sui limiti dell’uso dei profilattici scoppiate durante il viaggio in Africa. Al punto che - ha aggiunto il porporato - certe letture volte a far dire a Benedetto XVI cose che egli con tutta evidenza non dice portano a domandarsi se in alcune componenti della cultura e dei mezzi di informazione non si stia facendo strada un anticlericalismo interessato a nascondere il vero volto della Chiesa e a presentarla come “la Chiesa dei no”. Tuttavia, la Chiesa stessa - ha ribadito il cardinale Bagnasco - non può restare muta o allinearsi sull’opinione prevalente. Perciò, il presidente della Cei ha richiamato i media alla loro responsabilità deontologica. Dall’assemblea del Ccee giunge anche un messaggio diretto a tutti gli europei: la costruzione della casa comune - vi si legge tra l’altro - è un’avventura che vale la pena di essere vissuta, senza - naturalmente - rinnegare le proprie radici cristiane. (A cura di Mimmo Muolo)

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    Usa: Giornata del rispetto della vita. Il cardinale Rigali: riforma sanitaria ripetti i più vulnerabili

    ◊   Una società giusta deve assicurare un’assistenza sanitaria soprattutto ai più vulnerabili: i bambini non nati, i poveri, gli anziani e gli immigrati. È quanto scrive il cardianle Justin Rigali, presidente del Segretariato delle attività pro-vita della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (USCCB), nel messaggio per la Giornata del Rispetto della Vita (“Respect Life Sunday”), in programma questa domenica. Nel documento - riferisce l’agenzia Cns - l’arcivescovo di Philadelphia torna a parlare della riforma sanitaria dell’Amministrazione Obama per ribadire le perplessità dei vescovi su alcuni punti poco chiari del progetto, in particolare, sui finanziamenti pubblici all’aborto, il mantenimento della la libertà di coscienza e la tutela sanitaria degli anziani e degli immigrati. Nonostante il 67 per cento degli americani si dichiari contrario a finanziare l’aborto con fondi federali, rileva il messaggio, “tutte le attuali proposte all’esame del Congresso vogliono permettere o rendere obbligatorio il finanziamento dell’aborto”. Per altro verso, in esse non si parla della copertura sanitaria per gli immigrati illegali o poveri. Il cardinale Rigali critica inoltre l’ipotesi, avanzata da alcuni, di finanziare la riforma riducendo il livello di assistenza agli anziani o fissando i livelli di trattamento in base alla qualità di vita del paziente. “Non dovrebbe sorprendere - osserva il porporato - che l’abbandono o anche la morte di alcune persone siano presentate come una soluzione ai crescenti costi della sanità. I fautori del controllo demografico da tempo propongono l’aborto nei Paesi in via di sviluppo come un mezzo scriteriato per combattere la povertà”. “La morte non è la soluzione ai problemi della vita”, sottolinea quindi con forza il messaggio. “Solo chi non vede la realtà trascendente e il significato della vita umana può accettare l’uccisione di esseri umani per ridurre problemi economici, sociali e ambientali. L’antidoto a tale miopia - conclude il documento - è rivalutare la sacralità e la dignità di ogni essere umano”. Nato nel 1972, il Programma per il Rispetto della Vita mira a portare gli insegnamenti della Chiesa cattolica concernenti il valore e la dignità umana a un pubblico più vasto. Il Programma unisce all’attività educativa, la preghiera e il servizio. Per l’edizione 2009, i vescovi hanno scelto il tema “Ogni bambino ci porta il sorriso di Dio”, tratto dall’omelia tenuta da Papa Benedetto XVI il 7 gennaio 2007 in occasione della ricorrenza del Battesimo del Signore. (L.Z.)

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    In Uruguay inizia la Settimana della Famiglia

    ◊   Si apre oggi in Uruguay la Settimana della Famiglia, organizzata dalla Chiesa nazionale, che avrà come tema “Famiglia casa di valori umani e cristiani”. Lo scopo - come si legge in una delle schede di orientamento preparate dalla Commissione nazionale di Pastorale familiare della Conferenza episcopale dell’Uruguay, formulate per offrire linee guida agli operatori pastorali impegnati durante la Settimana in attività missionarie - è quello di “favorire l’unione nelle famiglie, affinché da questo legame possa nascere un impulso per la comunità parrocchiale o educativa”. La famiglia, spiegano le schede, “dovrà sempre cercare di costituirsi in una scuola di valori umani e cristiani per i suoi membri”, permettendo in questo modo che “nella coscienza e nella vita dei suoi membri nasca la maggior parte dei valori per la convivenza quotidiana e concreta tra i componenti”. Proprio da qui emerge l’importanza fondamentale della “testimonianza”. I “valori dell’impegno nella società” devono essere testimoniati sotto forma di “solidarietà, giustizia, convivenza sociale e civile, in uno spirito di servizio e responsabilità”. Bisogna, si spiega, “coltivare l’impegno e la proiezione sociale della famiglia cristiana; interrogarsi sui diversi modi e ambiti di partecipazione sociale; impegnarsi, come famiglia, nell’apportare nella società i valori umani e cristiani”. La Chiesa ha scelto questo tema perché ha riscontrato la necessità della società di avere “famiglie cristiane che si sforzino di cercare il bene del maggior numero possibile di persone, anche remando controcorrente”. Ancora una volta dando testimonianza: “Di servizio ai bisognosi, di rispetto delle legge, di sostegno e collaborazione con la Chiesa e con lo stato”. Quello che serve davvero è una ricostruzione della società attuale, “così minacciata dagli antivalori”: i cristiani devo darsi da fare e partecipare a quelle associazioni che “trasmettono valori nella società, come ad esempio quelle che cercano di regolamentare i mezzi di comunicazione o che promuovono campagne in difesa del diritto alla vita”. Impegnandosi in tutti i campi, da quello religioso a quello civile, i genitori possono essere di esempio per i loro figli, cha a loro volta saranno coinvolti nella costruzione di una società migliore, “una civiltà dell’amore - scrivono i vescovi uruguayani - nella quale la vita e i diritti fondamentali della persona vengono rispettati e difesi al di sopra degli interessi personali”. (V.F.)

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    Presentazione domani a Roma di un progetto per l'inserimento sociale dei giovani migranti

    ◊   Sarà presentato domani mattina a Roma, al Centro amministrativo Giuseppe Altavista, il progetto “Oltre la discriminazione” che si occupa dei piccoli migranti. Il 45% dei minori coinvolti in procedimenti penali sono migranti e per loro, rispetto ai coetanei italiani, c’è ancora una forte difficoltà a usare misure alternative alla pena, aggravata dal fatto che alcuni di loro - circa 7-8 mila - sono minori non accompagnati. Ogni giorno, negli istituti penitenziari minorili ci sono in media 468 minori, di cui circa il 90% sono maschi, 257 sono di nazionalità italiana, 386 provengono dai diversi Paesi europei e 70 arrivano dall’Africa. Il progetto che sarà presentato, hanno spiegato i promotori, è “una campagna di comunicazione sociale”, il cui l’obiettivo è “favorire l’inserimento sociale e lavorativo dei minori migranti nei territori di riferimento dei Centri per la Giustizia Minorile”. Ovvero il Lazio, il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia e le Province Autonome di Trento e Bolzano. (V.F.)

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    Il Portogallo comincia i preparativi per l'incontro iberico di Taizé

    ◊   La città portoghese di Porto ha iniziato i preparativi per l’incontro iberico della Comunità di Taizé, che ospiterà dal 13 al 16 febbraio del prossimo anno. In vista di questa tappa del “Pellegrinaggio della Fiducia attraverso la terra”, animata dalla comunità ecumenica francese, un rappresentante di Taizé è arrivato in Portogallo per organizzare l’incontro in collaborazione con le 42 parrocchie della diocesi che hanno dato la loro disponibilità ad accogliere i giovani durante i quattro giorni dell’incontro. Durante lo scorso agosto, il vescovo di Porto, Manuel Clemente, accompagnando un gruppo di ragazzi portoghesi ha visitato la comunità di Taizè, nel sud della Francia. “Taizé - ha raccontato - trasmette quell’allegria cristiana delle origini, mediante la contemplazione, la preghiera, l’accoglienza e la convivenza evangelica, che ci auguriamo di poter condividere e contribuire a diffondere attraverso questa tappa iberica”. Il priore di Taizé, frate Alois, ha dichiarato che “ci sono molti portoghesi tra i giovani che, cresciuti nella tradizione della Chiesa, cercano simultaneamente nella nostra esperienza nuove e più ampie forme di espressione della fede e di impegno a livello locale e nelle parrocchie”. (V.F.)

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    I Benedettini si incontrano a Roma per il loro secondo Congresso mondiale

    ◊   Si è aperto venerdì a Roma e si chiuderà sabato prossimo il secondo Congresso mondiale degli Oblati Benedettini ricordato dal Papa durante l’Angelus di oggi. Il tema di quest’anno è: “Le sfide religiose di oggi - La risposta benedettina”. L’incontro, che si sta svolgendo presso il Salesianum, è organizzato in cinque diversi momenti. Il primo è la cura della liturgia e della preghiera, molto apprezzata nel corso del primo Congresso. Sono previste anche due veglie di preghiera, una a carattere ecumenico, l’altra più interreligioso. Per riflettere sulle sfide religiose di oggi dal punto di vista della contemplazione, quello della comunione e quello della missione, si svolgeranno tre conferenze alle quali parteciperanno altrettanti Oblati con le loro testimonianze. Alla tavola rotonda sul tema centrale del Congresso, sono stati invitati i rappresentanti del cattolicesimo, dell’rbraismo, dell’islam, dell’induismo e del buddismo. Interverrà anche uno studioso dei nuovi culti, che parlerà delle “religioni emergenti”. La fase finale dei lavori è costituita da gruppi di studio, divisi per lingua dei partecipanti, che approfondiranno quanto emerso nel corso degli incontri. I partecipanti, per onorare il luogo di nascita del monachesimo benedettino, visiteranno l’Abbazia di Montecassino. Tutti i congressisti sono stati invitati alla celebrazione dei Vespri presso l’Abbazia Primaziale di Sant’Anselmo, ai quali seguirà un concerto per flauto traverso dell’abate primate, Notker Wolf. All’Auditorium del Salesianum, infine, sarà proiettato il film “Il primo Congresso Mondiale degli Oblati Benedettini”, realizzato sull'evento dal Consiglio direttivo nazionale italiano. (V.F.)

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    In Australia la Chiesa si aggiorna su Internet

    ◊   Che i mezzi di comunicazione sociale si evolvano a una velocità incredibile è ormai assodato. Così come che da anni la Chiesa si sforzi per stare al passo con i progressi tecnologici e per cercare di utilizzare al meglio le opportunità che l’“aeropago moderno”, come lo chiamava Giovanni Paolo II, offre alla cristianità. Per questo in vista della Giornata mondiale delle comunicazioni del prossimo anno - dedicato a “Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale. I nuovi media a servizio della Parola” - i vescovi australiani si sono portati avanti: le diocesi dell’Australia riceveranno un “media kit” che spiega loro come si comunica il Vangelo attraverso le nuove tecnologie. Il vademecum, con tanto di vignette illustrative, dà consigli sulla trasmissione delle notizie dalle parrocchie o dalle diocesi ai media locali e sull’utilizzo di Internet, spiega come scrivere un comunicato stampa, invita diocesi, Istituti e parrocchie a dotarsi di un portavoce. La guida affronta anche il problema di un utilizzo responsabile dei media e illustra l’opportunità di testimoniare il Vangelo nel 21.mo secolo usando anche le nuove tecnologie. “L’opportunità che Benedetto XVI offre alla Chiesa attraverso il suo messaggio per la Giornata del 2010 è molto importante - ha detto il delegato per le Comunicazioni sociali dei vescovi australiani, Peter Ingham, - perché ci incoraggia a comunicare con professionalità all’interno della Chiesa per divulgarne il messaggio evangelico”. Il kit si può scaricare dal sito . (V.F.)

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    La comunità cattolica di Hong Kong studia la nuova Enciclica "Caritas in veritate"

    ◊   “Il Papa si sofferma sulla questione sociale attuale, ma allo stesso tempo ha offerto, alla Chiesa e alla società, la risposta e il metodo concreto dei principi da usare per risolvere tutti i problemi dello sviluppo”. E’ quanto padre Stephen Chan ha percepito dall’ultima Enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate, pubblicata il 7 luglio scorso. Il quotidiano della diocesi di Hong Kong, Kong Ko Bao (bollettino diocesano in versione cinese), dopo la pubblicazione dell’Enciclica ha raccolto le impressioni e le riflessioni dei sacerdoti e dei laici della Chiesa locale. Secondo padre Chan, “il Papa ha trattato un tema particolarmente attuale come la crisi economica, nella linea dello sviluppo e basandosi sulla solidarietà e sull’aiuto. Hong Kong sta affrontando la sfida dell’economia, del sistema politico e dell’inquinamento. L’attenzione della Chiesa locale, si legge su Fides, è anche sempre sullo sviluppo. Per realizzare la formazione umana integrale dell’uomo, come dice il Papa, possiamo dare il nostro contributo nel campo educativo per la società di Hong Kong; con lo spirito della fede e l’esempio di S. Francesco possiamo proteggere l’ambiente; l’attenzione alla famiglia e al matrimonio ci permette di contribuire alla difesa della vita umana permettendo lo sviluppo umano”. La signorina Mary Yuen Mee Yin, ricercatrice dell’Holy Spirty Center, ha affermato che la nuova Enciclica Caritas in veritate aiuta i fedeli di Hong Kong a rispondere alla povertà e alla disoccupazione giovanile: “Hong Kong è sotto l’assedio della globalizzazione, del consumismo. Il Papa ci fa ricordare che esiste una economia umana, cui si applica la solidarietà. Dobbiamo rispondere alla vocazione di solidarietà che il Signore ci ha dato”. (S.G.)

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    Oggi è la Giornata italiana per l'abbattimento delle barriere architettoniche

    ◊   Oggi a Roma è il “Fiabaday”, il giorno della Fiaba. Niente a che vedere con le storie, però: è la settima edizione della Giornata nazionale promossa dalla Federazione italiana per l’abbattimento delle barriere architettoniche. L’evento è iniziato questa mattina alle 9, quando gruppi di persone disabili hanno visitato palazzo Chigi, sede del Consiglio dei ministri italiano (fu proprio il governo a istituire la Giornata nel 2003). Sul palco allestito in piazza Colonna, per tutto il giorno saliranno personalità politiche, del mondo della cultura, dello sport, dello spettacolo e del no profit. Per tutto il mese di ottobre, saranno proposte visite guidate, uscite in mare nei maggiori porti nazionali (con la collaborazione delle Capitanerie di Porto) e iniziative con lo slogan comune “Per un nuovo senza barriere e una cultura della modernizzazione del vecchio”. Maggiori informazioni sul sito . (V.F.)

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    24 Ore nel Mondo



    L'Irlanda approva il Trattato di Lisbona. La carta che riforma l'Unione Europea procede verso la sua entrata in vigore

    ◊   L’Irlanda ha approvato il Trattato di Lisbona. I dati definitivi della consultazione referendaria, tenutasi venerdì scorso, vedono i "sì" raggiungere il 67,1% dei voti. Il Paese aveva già votato nel giugno 2008, bocciando però la carta che prevede importanti riforme istituzionali dell’Unione Europea. Il Trattato dovrebbe entrare in vigore nel prossimo gennaio, dopo aver ricevuto le ultime ratifiche di Polonia e Repubblica Ceca. Il servizio di Marco Guerra:

    A meno di un anno e mezzo dal primo referendum, gli irlandesi rovesciano il giudizio sul Trattato di Lisbona con i "sì" che raccolgono i due terzi dell’elettorato recatosi alle urne. La crisi economica e un tasso di disoccupazione al 12% hanno convinto gli irlandesi che per la "tigre celtica" è arrivato il momento di fare affidamento sulla solidità dell’Unione Europea e sui suoi preziosi finanziamenti. Questa volta, infatti, tutti partiti erano per il "sì" e la proposta del fronte opposto è risultata piuttosto appannata. “Hanno parlato con un voce forte è chiara”, ha detto il premier, Brian Cowen, alla cui soddisfazione si sono uniti tutti principali leader del Vecchio continente che contano di far entrare in vigore il testo in gennaio. Prima, però, bisognerà superare lo scoglio delle ratifiche da parte dei presidenti ceco e polacco. Il primo sta aspettando che la Corte costituzionale della Repubblica ceca si pronunci sull’accordo, mentre le riluttanze del secondo sembrano ormai superate e la firma dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Ad ogni modo, difficilmente saranno bloccate le riforme previste dal Trattato che garantiscono procedure di approvazione delle norme comunitarie più snelle e criteri di maggiore rappresentatività delle istituzioni dell’Unione Europea.
     
    Afghanistan
    Nuovo violento attacco alle forze della coalizione internazionale in Afghanistan. Otto soldati americani sono rimasti uccisi nell'Est del Paese, vicino alla frontiera con il Pakistan. Nei combattimenti sono morti anche due soldati afghani. Un comunicato ufficiale riferisce che gli attacchi da parte di “forze tribali” nel Nuristan sono stati due e sono partiti da una moschea e da un vicino villaggio verso due postazioni congiunte di forze della Nato e afghane. “Le forze della coalizione - aggiunge la nota dell'Isaf - hanno respinto l'attacco e inflitto serie perdite al nemico”. Quella di ieri è stata definita la giornata più sanguinosa per le truppe americane in Afghanistan da un anno a questa parte.

    Iran
    Gli ispettori dell'Aiea visiteranno l'impianto nucleare di Qom - la cui esistenza è stata rivelata dall’Iran solo la settimana scorsa - il prossimo 25 ottobre. Lo ha annunciato da Teheran, dove è in visita da ieri per colloqui, il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Mohammed El Baradei. “È molto importante per noi verificare la natura pacifica del nuovo impianto”, ha poi spiegato El Baradei, annunciando tra l'altro che il responsabile dell'agenzia atomica iraniana Ali-Akbar Salehi sarà a Vienna il prossimo 19 ottobre per discutere con Russia e Francia dell'ipotesi di arricchire in questi Paesi l'uranio necessario al reattore nucleare di Teheran. Il responsabile dell’agenzia Onu ha infine smentito le indiscrezioni pubblicate dal New York Times, secondo cui in un rapporto non ancora pubblicato dell’Aiea si affermerebbe che l'Iran ha acquisito “informazioni sufficienti per progettare e produrre un ordigno nucleare”. “L’Aiea non ha queste prove”, ha detto El Baradei, precisando tuttavia che restano “i timori sulle future intenzioni iraniane che non sono verificabili".

    Grecia
    Urne aperte in Grecia per le elezioni politiche anticipate. Favoriti nei sondaggi della vigilia i socialisti del Pasok guidati da George Papandreou, che dovrebbero conquistare la maggioranza dei seggi in parlamento ai danni dei conservatori di Nuova democrazia dell’attuale premier, Costas Karamanlis. Il voto anticipato era stato convocato il mese scorso dal primo ministro, il cui governo è stato indebolito da una serie di scandali e dagli effetti molto pesanti della crisi economica internazionale. Il punto della situazione nel servizio di Furio Morroni:

    Si vota in anticipo per decisione del premier Kostas Karamanlis, perché il Partito socialista d’opposizione Pasok aveva condizionato al voto prima della fine del quadriennio di legislatura il suo appoggio alla conferma dell’attuale presidente della Repubblica, Karolos Papoulias. Il Pasok, secondo i sondaggi, si prepara a tornare al potere dopo sei anni di governo di centrodestra, promettendo un futuro migliore alla Grecia ed una nuova speranza al centrosinistra europeo in crisi. Al voto di oggi, infatti, il partito di Giorgio Papandreu dovrebbe ottenere la vittoria con un margine del 6% su Nuova Democrazia di Karamanlis, incalzato dalla crisi economica, dagli scandali e dalla mancanza di sicurezza. Sebbene da alcuni giorni Nuova Democrazia sostenga che il vantaggio del Pasok sia ridotto di quasi la metà, è probabile che i socialisti ottengano quel 41% di voti che, grazie al premio di maggioranza, darebbe loro i numeri per governare da soli. Papandreu ha saputo ideare un piano che, mentre dà speranza ai più poveri, piace anche ai moderati. Niente nuove tasse per i lavoratori, ma difesa delle pensioni e aumenti salariali oltre l’inflazione, assieme a una redistribuzione fiscale e a una riduzione delle spese statali per finanziare investimenti tesi a stimolare i consumi e l’economia. Il leader socialista ha rilanciato inoltre una questione morale senza la quale - ha avvertito - anche il migliore dei programmi economici non ce la farà a imprimere una svolta.

     
    Giappone
    L’ex ministro delle finanze del Giappone, Shoichi Nakagawa, è stato ritrovato privo di vita nella sua casa di Tokyo dalla moglie. Gli inquirenti escludono del tutto la possibilità di un suicidio, anche se considerano l’ipotesi abbastanza remota. Nakagawa - costretto alle dimissioni dopo che a febbraio si era presentato in conferenza stampa al G7 di Roma all'apparenza ubriaco - ad un primo esame non mostrava ferite.

    India
    È salito ad almeno 205 morti e 750 mila flottati il bilancio delle violente alluvioni abbattutesi nel sud dell'India. Larga parte degli stati indiani dell’Andhra Pradesh e del Karnataka sono stati inondati. I soccorsi stanno raggiungendo i villaggi isolati con elicotteri trasportano beni di prima necessità.

    Filippine
    A una settimana dal devastante passaggio del tifone Ketsana, un nuovo uragano ha colpito le Filippine causando la morte di almeno 16 persone: si tratta del tifone Parma, che si è abbattuto sul nord del Paese. Ketsana aveva causato 293 vittime il fine settimana scorso nelle Filippine e 24 nel Laos, dove un centinaio di persone è tuttora ritenuto disperso. Il tifone aveva anche causato la morte di 17 persone in Cambogia. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 277

     
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