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Sommario del 02/10/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • L'appello del Papa per l'Indonesia colpita dal terremoto. Il vescovo di Padang: non chiedo soldi ma carità
  • Il Papa al nuovo ambasciatore americano Díaz: Stati Uniti e Santa Sede assieme per la pace e lo sviluppo. E ribadisce: non separare difesa della vita e promozione sociale
  • La solidarietà di Benedetto XVI per le vittime del tifone Ketsana espressa al nuovo ambasciatore delle Filippine
  • La libertà sia ancorata alla verità della persona umana: così il Papa al nuovo ambasciatore olandese
  • Altre udienze e nomine
  • La laicità non significhi emarginazione della Chiesa: le parole di Benedetto XVI al Ccee
  • Domani il Papa rientra in Vaticano. Il saluto ai dipendenti delle Ville Pontificie a Castel Gandolfo
  • Mons. Eterović presenta il Sinodo per l'Africa
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Progressi ai colloqui sul programma nucleare iraniano
  • La Chiesa celebra la festa degli Angeli Custodi
  • Chiesa e Società

  • I vescovi spagnoli ribadiscono il loro no alla nuova legge sull'aborto
  • La Chiesa in Honduras condanna la sospensione delle garanzie costituzionali
  • Colombia: i giornalisti aderiscono all’Accordo per la riconciliazione promosso dalla Chiesa
  • Il presidente dei vescovi peruviani: il giornalismo promuova la pacifica convivenza tra le persone
  • Bangladesh: aggressione ad uno studente cattolico a Dhaka
  • I vescovi del Kenya: governo incapace di porre fine alle violenze
  • Giornata Mondiale della non violenza: oltre 90 Paesi "si mettono in marcia"
  • L'Onu denuncia: una persona su cinque a Gaza vive in condizioni di "infima" povertà
  • Il cardinale Schönborn ad Ars: "Le vocazioni sono molte, importante è saperle riconoscere"
  • Dichiarazione del presidente dell'episcopato canadese in merito alla vicenda di mons. Lahey
  • Il programma di mons. Monterisi, nuovo arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura
  • 24 Ore nel Mondo

  • Cresce il numero delle vittime dello tsunami che ha investito Tonga e Samoa. Morti anche in Sicilia per il maltempo
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'appello del Papa per l'Indonesia colpita dal terremoto. Il vescovo di Padang: non chiedo soldi ma carità

    ◊   Il Papa ha espresso il suo profondo dolore per le vittime del devastante terremoto che ha colpito l’isola indonesiana di Sumatra mercoledì scorso. In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, inviato al nunzio apostolico a Giacarta, Leopoldo Girelli, Benedetto XVI assicura la sua preghiera per quanti sono morti e le loro famiglie, invocando forza e consolazione divina su quanti stanno soffrendo. Il Papa incoraggia inoltre i soccorritori e lancia un appello agli aiuti. Aiuti richiesti dallo stesso governo di Giacarta. Intanto il bilancio del sisma è stato nuovamente aggiornato: sono almeno mille e cento le vittime, più di duemila i feriti, decine di migliaia gli sfollati ed un’area urbana di oltre tre milioni di abitanti, quella di Padang, completamente distrutta e colpita nella notte da una nuova forte scossa. Ora c’è il rischio di epidemie. Sulla situazione Sergio Centofanti ha sentito il vescovo di Padang, mons. Martinus Dogma Situmorang:

    R. – La gente del Paese ha dato una risposta molto positiva in termini di solidarietà, però c’è tanto da fare per assistere materialmente, psicologicamente e anche spiritualmente le persone. Non si tratta solo di seppellire i morti ma di incoraggiare i sopravvissuti, soprattutto quelle famiglie che hanno subito molte perdite.

     
    D. - Si temono migliaia di vittime…

     
    R. – Sì, migliaia senz’altro, perché dicono che le case completamente distrutte sono più di 15 mila.

     
    D. – E c’’è bisogno dell’aiuto internazionale…

     
    R. – Senz’altro. Il vicepresidente ha detto che servono almeno tre miliardi di dollari americani per il momento: l’aiuto internazionale è sempre un’occasione per rafforzare questo sentimento di unità, per far sentire l’umanità come una famiglia.

     
    D. - Come sta reagendo la popolazione dell’Indonesia di fronte a questa catastrofe?

     
    R. – Molto positivamente. Non so se è un effetto emotivo e durerà poco ma, per esempio, io come vescovo di Padang ho già ricevuto offerte, promesse di aiuti: uno dei vantaggi di dare gli aiuti alla Chiesa è la certezza che l’aiuto non vada perso.

     
    D. – Lei ha visto qualche episodio particolare, qualcosa che l’ha colpita?

     
    R. – Sì, quello che mi ha colpito è vedere a Padang i volontari che fanno di tutto, scavano anche a mani nude per cercare qualche persona ancora in vita. C’è un senso di unità in questo momento. Ci siamo incontrati con persone di varie etnie, di varie religioni, e ci sentiamo tutti uniti.

     
    D. – Lei vuole rivolgere un appello particolare dai microfoni della Radio Vaticana?

     
    R. – Sì. Questi disastri naturali da dove vengono? Hanno solo cause naturali? Oppure c’è stato qualche effetto negativo dovuto ai nostri comportamenti nel corso della storia? E’ un momento di riflessione. E’ un appello molto forte a custodire la natura e poi a custodire l’un l’altro, perché siamo membri della stessa famiglia umana. In questo momento di dolore, ciascuno dovrebbe sentirsi vicino, dovrebbe domandarsi cosa fare. Pregare, portare parole di conforto, mostrare in che modo si possano alleviare le sofferenze. Ciascuno deve interrogare se stesso. Lo chiedo a tutti, a chiunque mi senta, che si rivolga a se stesso e si domandi di fronte al Signore, all’umanità: in questo momento cosa posso fare? Cosa devo fare? Troverà il suo modo e la sua misura. Io non voglio chiedere soldi … ma la carità, il sentirsi membri della stessa famiglia: e senz’altro ognuno sentirà il dovere ma anche la gioia e la responsabilità di rispondere, di fare, di essere vicino, così i nostri pesi saranno alleggeriti perché saranno condivisi da tanti.

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    Il Papa al nuovo ambasciatore americano Díaz: Stati Uniti e Santa Sede assieme per la pace e lo sviluppo. E ribadisce: non separare difesa della vita e promozione sociale

    ◊   Il multilaterismo per garantire pace e sviluppo all’umanità e la difesa della vita in ogni sua condizione sono stati i temi forti sviluppati da Benedetto XVI nel discorso al nuovo ambasciatore degli Stati Uniti d'America, Miguel Humberto Díaz, ricevuto stamani nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per la presentazione delle Lettere Credenziali. Il Papa si è soffermato sul binomio libertà e verità, fondamento di ogni sana democrazia ed ha sottolineato il contributo che la Chiesa locale offre alla società americana, soprattutto nella difesa della dignità umana. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Benedetto XVI si è detto fiducioso che le relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Stati Uniti continueranno “ad essere contraddistinte da un dialogo fruttuoso e dalla cooperazione per la promozione della dignità umana", il rispetto dei "diritti umani fondamentali" e per il “servizio alla giustizia, alla solidarietà e alla pace”. Il Pontefice ha apprezzato il riconoscimento da parte degli Stati Uniti del bisogno “di un più forte spirito di solidarietà e di impegno multilaterale nell’affrontare” i problemi urgenti del nostro pianeta. La difesa di valori come vita, libertà e ricerca della felicità, ha sottolineato, non possono più essere visti in termini individualistici o nazionali, ma vanno invece inseriti nella più ampia prospettiva del bene comune dell’intera società umana. Il perdurare della crisi economica, ha poi avvertito, “richiede chiaramente una revisione delle attuali strutture politiche, economiche e finanziarie” alla luce dell’imperativo morale di assicurare “uno sviluppo integrale” di tutti i popoli.

     
    Abbiamo bisogno, ha ribadito il Papa, di “un modello di globalizzazione ispirato da un autentico umanesimo” nel quale i popoli non siano visti solo come vicini, ma come fratelli e sorelle. D’altro canto, ha rilevato il Pontefice, il multilateralismo non dovrebbe essere ristretto alle questioni politiche ed economiche, ma dovrebbe essere utilizzato per far fronte a tutto lo spettro di temi legati al futuro dell’umanità, dall’accesso al cibo al clima, dalla sanità all’eliminazione delle armi nucleari. A tal riguardo, il Pontefice ha espresso soddisfazione per la recente riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, presieduto dal presidente Obama, che ha approvato una risoluzione sul disarmo atomico, in vista di un mondo libero dalle armi nucleari. Le religioni, è stata poi la riflessione del Papa, arricchiscono il discorso etico e politico, perché si occupano del destino ultimo di ogni uomo e sono chiamate ad essere una forza profetica di liberazione. Ha così rammentato la sua visita in Terra Santa dove ha voluto mettere l’accento sulla comprensione e la cooperazione tra le diverse religioni al servizio della pace. Un obiettivo, ha notato il Papa con soddisfazione, che viene promosso anche dall’attuale governo americano.

     
    Ha quindi rivolto il pensiero al contributo che la Chiesa dà allo sviluppo della società americana. Un contributo alle questioni etiche e sociali sviluppato attraverso argomenti ragionevoli radicati nella legge naturale. La preservazione della libertà, ha detto il Papa, è legata in modo inseparabile al rispetto della verità. La crisi delle moderne democrazie, ha affermato, esorta ad un rinnovato impegno “per discernere politiche giuste e sagge, rispettose della natura umana e della dignità umana”. La Chiesa statunitense, ha osservato, dà un positivo contributo alla vita civile e al confronto pubblico proprio attraverso questo discernimento mediante la formazione delle coscienze. In particolare, il Papa ha menzionato la necessità “di un chiaro discernimento riguardo ai temi che toccano la protezione della dignità umana e il rispetto dell’inalienabile diritto alla vita, dal momento del concepimento alla morte naturale, così come la protezione del diritto di obiezione di coscienza da parte degli operatori sanitari”. La Chiesa, ha concluso, insiste sul legame infrangibile tra l’etica della vita ed ogni altro aspetto dell’etica sociale.

     
    Nel suo intervento, il Papa ha inoltre ricordato con piacere il suo incontro con il presidente Barack Obama, lo scorso luglio, e la visita pastorale negli Stati Uniti dello scorso anno. Un’occasione, ha detto, nella quale ha potuto “incontrare una democrazia vibrante” impegnata a servire il bene comune e modellata da "una visione di eguaglianza e di equa opportunità basata sulla dignità e la libertà donata da Dio ad ogni essere umano". Questa visione, “consacrata nei documenti fondamentali della nazione”, ha proseguito, “continua ad ispirare la crescita degli Stati Uniti come società coesa e al tempo stesso pluralistica, arricchita” dalle nuove generazioni, “inclusi i tanti immigrati che continuano a migliorare e ringiovanire la società americana”. Nei mesi recenti, la riaffermazione di questa “dialettica di tradizione e originalità, unità e diversità hanno nuovamente catturato l’immaginazione del mondo”. Per questo molti popoli guardano “all’esperienza americana” nella loro ricerca di un modello possibile di democrazia e solido sviluppo, in un mondo sempre più interdipendente.

     
    Dal canto suo, l’ambasciatore Miguel H. Díaz, teologo 46enne di origini cubane, si è impegnato ad essere un “costruttore di ponti” tra Stati Uniti e Santa Sede. Il nuovo ambasciatore ha sottolineato nel suo intervento che il presidente Obama è rimasto profondamente toccato dall’incontro con il Papa ed ha apprezzato l’opportunità di ascoltare da Benedetto XVI la sua prospettiva su molti temi importanti. A proposito delle possibilità di collaborazione tra Stati Uniti e Santa Sede, l’ambasciatore Díaz ha ricordato che, fra pochi giorni, si terrà a Roma una Conferenza sull’Aids, promossa dall’ambasciata americana presso la Santa Sede e da Caritas Internationalis.

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    La solidarietà di Benedetto XVI per le vittime del tifone Ketsana espressa al nuovo ambasciatore delle Filippine

    ◊   La solidarietà di Benedetto XVI per le centinaia di vittime filippine del tifone Ketsana e l’incoraggiamento a insistere, nel Paese, su un tipo di dialogo che favorisca la pace contro chi nasconde dietro il nome di Dio propositi di violenza. Sono due dei temi principali che Benedetto XVI ha toccato questa mattina nella prima delle udienze concesse ai nuovi diplomatici accreditati in Vaticano. A presentare le Lettere credenziali al Papa come nuovo ambasciatore delle Filippine è stata la sig.ra Mercedes Arrastia Tauson, da anni attiva sui fronti della difesa della vita e della famiglia. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    I circa 300 morti e l’immane distruzione provocata nelle Filippine dal passaggio del tifone Ketsana - mentre si allunga su quelle terre l’ombra di un nuovo e più devastante ciclone - hanno subito orientato le prime considerazioni di Benedetto XVI. Il Papa ha espresso “vicinanza spirituale” e “preghiere” nei riguardi di quanti hanno perso la vita o sono stati colpiti dal tifone. Quindi, la sua attenzione, accompagnata da espliciti apprezzamenti, è anche andata ai vari trend di sviluppo e di modernizzazione - dai sistemi di irrigazione a quelli del trasporto pubblico - che si registrano da qualche tempo nelle Filippine e che stanno innalzando la qualità della vita della popolazione. Attenzione, tuttavia - ha osservato il Papa - a che si badi non solo alla crescita di un pur necessario “sviluppo giusto e sostenibile”, ma anche a utilizzare “risorse spirituali e materiali” affinché i cittadini “possano fiorire nel corpo e nell'anima, conoscendo la bontà di Dio e vivendo in solidarietà con i loro vicini”. Invitando a includere i poveri, in questo contesto di miglioramento sociale, il Pontefice ha ammonito: “Soprattutto la lotta contro la povertà richiede onestà, integrità, e un’incrollabile fedeltà ai principi della giustizia, soprattutto da parte di coloro ai quali sono direttamente affidati gli incarichi di governo e della pubblica amministrazione”.

     
    Benedetto XVI ha poi preso in esame la situazione sociale dal punto di vista dei rapporti con i musulmani, in quello che è lo Stato asiatico a maggioranza cattolica. All’ambasciatore filippino che aveva indicato in precedenza “nel dialogo e nella cooperazione” le “chiavi per la risoluzione” dei conflitti interni, il Papa ha replicato che “in un'epoca in cui il nome di Dio è abusato da alcuni gruppi, il ‘lavoro della carità’ è di particolare urgenza”. E questo è vero, ha soggiunto, “specialmente nelle regioni che sono state purtroppo segnate da conflitti. Incoraggio tutti a perseverare in modo che la pace possa prevalere”.

     
    Ma la pace, ha insistito Benedetto XVI, “non può avvenire semplicemente come il prodotto di un processo tecnico”, orchestrato “attraverso strumenti legislativi, giudiziari o economici”. Invece, ha constatato, sulla base della “convinzione che il male si vince solo con il bene”, in molti nel suo Paese stanno adottando misure coraggiose per unire le persone al fine di promuovere la riconciliazione e la reciproca comprensione”. E qui il Papa, ricordando che le Filippine ospiteranno all’inizio di dicembre il Meeting ministeriale speciale del Movimento dei non-allineati sul dialogo tra le fedi e la cooperazione per la pace e lo sviluppo - ha definito “encomiabile” il lavoro che svolgono abitualmente vari organismi come la Conferenza Vescovi Ulema, o la Conferenza del Popolo del Mindanao, lo Stato filippino al centro di una grave instabilità, nel quale - ha concluso Benedetto XVI - la pace ha bisogno di “progredire”.

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    La libertà sia ancorata alla verità della persona umana: così il Papa al nuovo ambasciatore olandese

    ◊   A Castel Gandolfo il Papa ha ricevuto anche l’ambasciatore dei Paesi Bassi, la baronessa Henriette Van Lynden Lejten. Al centro del discorso del Papa ancora l’importanza che la libertà sia “ancorata alla verità della persona umana e indirizzata al bene dell’individuo e della società”. Ce ne parla Valentina Fizzotti.

    Una nuova missione “ricca di opportunità” di collaborazione alla luce del comune desiderio di aiutare la persona umana. Benedetto XVI ha accolto il nuovo ambasciatore dei Paesi Bassi presso la Santa Sede, la baronessa Henriette Van Lynden Lejten, nata nel 1950 e impegnata nella diplomazia del suo Paese in Europa e Medio Oriente da quasi trent’anni. In questa occasione il Papa ha sottolineato l’importanza che la libertà, difesa e promossa sia dalla Santa Sede sia dai Paesi Bassi, venga legata alla verità della persona e che guardi al bene comune. Le conseguenze dell’individualismo esagerato che favorisce il vantaggio personale a esclusione di altri beni, d’altro canto, sono state evidenti nella crisi finanziaria dell’ultimo anno. Bisogna, ha ricordato il Papa, che “il nostro mondo si riappropri del vero significato della libertà”: su questo si basa il convincimento della Santa Sede sull’insostituibile ruolo delle comunità religiose nella vita e nel dibattito pubblico. “Mentre alcuni degli olandesi si dichiarerebbero agnostici o persino atei – ha detto il Pontefice -, più della metà della popolazione professa la fede cristiana, e il numero crescente di immigrati che seguono altre tradizioni religiose rende più che mai necessario che le autorità civili riconoscano il posto della religione nella società olandese”. Un’indicazione che il Governo olandese stia agendo proprio in questo senso è data dal fatto che nei Paesi Bassi le scuole religiose ricevono giustamente il sostegno statale, perché “sono chiamate a dare un contributo significativo alla mutua comprensione e alla coesione sociale”. Ma a questo riguardo più ancora delle scuole conta la famiglia, costruita “su un matrimonio stabile e fruttuoso fra un uomo e una donna”: “E’ probabile che una società che incoraggia modelli alternativi di vita domestica per il bene di una supposta diversità – ha spiegato il Papa - accumuli conseguenze sociali che non contribuiscono allo sviluppo integrale della persona”. Benedetto XVI ha poi auspicato che la voce dei cattolici sia ascoltata nel dibattito etico. L’ambasciatore Van Lynden Lejten, sposata e madre di tre figlie, dopo aver sottolineato l’importanza che il governo olandese attribuisce ai diritti umani, ha assicurato l’impegno dei Paesi Bassi a cercare continuamente il dialogo con la Santa Sede sulle questioni morali.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Papa ha ricevuto questa mattina in udienza il cardinale Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Successivamente, il Pontefice ha incontrato l’arcivescovo Orlando Antonini, nunzio apostolico in Serbia, e il signor Raúl Roa Kourí, ambasciatore di Cuba, con la consorte, in visita di congedo. Questo pomeriggio, Benedetto XVI riceverà in udienza il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    Benedetto XVI ha nominato membri ordinari della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali il prof. Russell Hittinger, docente di Filosofia e Religione presso l’Università di Tulsa (Usa), e la prof.ssa Janne Haaland Matlary, docente di Politica Internazionale presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Oslo (Norvegia).

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    La laicità non significhi emarginazione della Chiesa: le parole di Benedetto XVI al Ccee

    ◊   “La giusta distinzione tra Stato e Chiesa non separi quest’ultima dalla vita sociale e culturale”. E’ l’auspicio inviato dal Papa al cardinale Peter Erdö, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, la cui assemblea plenaria si è aperta ieri pomeriggio a Parigi. Benedetto XVI, scrive il cardinale Tarcisio Bertone nel messaggio mandato a nome del Pontefice, “assicura la sua calorosa vicinanza spirituale ai presidenti degli episcopati del continente”, che fino a domenica si occuperanno proprio del tema dei rapporti tra Chiesa e Stato. Perciò il messaggio ricorda che “la Chiesa è fedele alla sua missione di verità in favore di una società a misura d’uomo, della sua dignità e della sua vocazione”. E che questa fedeltà “è garanzia di uno sviluppo umano integrale, rimedio ai molteplici squilibri di cui il nostro mondo soffre oggi”. Dunque la Chiesa stessa, prosegue il testo, “desidera che il vissuto degli uomini e dei popoli sia ispirato e animato dalla carità. Così essa concorre all’edificazione di quella città di Dio verso cui cammina la famiglia umana”. Al centro dei lavori, che si concluderanno domenica, stanno proprio i rapporti Stato-Chiesa, molto migliorati nei diversi Paesi del continente, dopo il crollo del comunismo. Lo ricorda una ricerca presentata dal giurista Giorgio Feliciani. E un ulteriore segnale arriva dall’Eliseo, dove una delegazione di cardinali e vescovi incontrerà nel pomeriggio il presidente francese Nikolas Sarkozy. (Da Parigi, Mimmo Muolo)

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    Domani il Papa rientra in Vaticano. Il saluto ai dipendenti delle Ville Pontificie a Castel Gandolfo

    ◊   Benedetto XVI lascia domani mattina Castel Gandolfo per rientrare in Vaticano. Nella cittadina laziale il Papa si era trasferito il 29 luglio scorso per trascorrere il periodo estivo. Ieri pomeriggio si è svolta la cerimonia di congedo dai dipendenti delle Ville Pontificie che il Santo Padre ha ringraziato per l’attenzione ricevuta in questi mesi. Come per il saluto rivolto in mattinata alla comunità religiosa e civile di Castel Gandolfo, il Pontefice ha affidato i presenti all’intercessione di Santa Teresa di Lisieux, di cui ieri ricorreva la memoria liturgica: di Santa Teresa di Gesù Bambino ha quindi sottolineato il carisma:

    "Intuì e descrisse la profonda verità dell’amore quale centro e cuore della Chiesa e visse questo mistero intensamente nella sua pur breve esistenza. Proprio per la centralità che assume in lei il rapporto con Cristo e la scelta dell’amore, per lo spazio che ella riserva anche agli affetti, ai sentimenti nel cammino spirituale, Teresa di Lisieux è una santa molto attuale, che si propone quale singolare modello e guida di tutti, giovani e adulti".

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    Mons. Eterović presenta il Sinodo per l'Africa

    ◊   244 Padri Sinodali, 29 esperti, 49 uditori, 3 invitati speciali: con questi numeri, la Chiesa si prepara a vivere il secondo Sinodo speciale per l’Africa. L’evento si terrà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre e rifletterà sui temi della riconciliazione, della giustizia e della pace. Ai lavori parteciperanno anche i delegati fraterni, rappresentanti di sei Chiese e comunità ecclesiali presenti in Africa, tra cui quella copta, quella anglicana e quella metodista. L’assise sinodale è stata presentata stamani nella Sala Stampa della Santa Sede, alla presenza di mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi. C’era per noi Isabella Piro:

    Ottobre, mese dell’Africa. Nelle prossime tre settimane, lo sguardo della Chiesa universale si concentrerà, dunque, su questo antico continente. Era già accaduto nel 1994, con la prima Assemblea speciale dedicata alla terra africana e, a distanza di 15 anni, i Padri Sinodali hanno avvertito la necessità di riflettere sugli sviluppi del continente. Un territorio in crescita, che ha visto i cattolici aumentare da 55 a 164 milioni, in un arco di tempo che va dal 1978 al 2007. Cifre che hanno portato i cattolici dell’Africa al 17,5%, una percentuale superiore alla media mondiale, che si ferma al 17,3%.

     
    Il calendario dei lavori prevede 20 Congregazioni generali e 9 sessioni dei Circoli minori. Benedetto XVI presiederà tre celebrazioni eucaristiche: quella iniziale, domenica 4 ottobre, quella per la canonizzazione di 5 beati, l’11 ottobre, e la Messa finale, il 25 del mese. Il Papa guiderà anche il Santo Rosario con l’Africa e per l’Africa che si terrà in Aula Paolo VI sabato 10 ottobre, insieme agli studenti universitari sia italiani che africani, collegati via satellite. Da segnalare anche la riflessione sull’Esortazione apostolica post-sinodale “Ecclesia in Africa”, che avrà luogo il 5 ottobre, nel pomeriggio.

     
    Tre appuntamenti, poi, riguardano gli Invitati speciali che parleranno in Aula: si tratta del Patriarca della Chiesa ortodossa etiope Abuna Paulos, atteso per il 6 ottobre; di Rudolf Adada, già capo della missione di pace per il Darfur delle Nazioni Unite, che interverrà il 9 ottobre. Infine, il 12 ottobre si rivolgerà ai Padri Sinodali Jacques Diouf, direttore generale della FAO, di religione islamica.

     
    Nell’arco della riconciliazione, della giustizia e della pace, naturalmente, largo spazio verrà dedicato ai missionari, soprattutto a coloro che hanno donato la vita per portare il nome di Cristo in Africa. Solo nel 2008, dei 20 operatori pastorali cattolici uccisi nel mondo, 5 erano africani. Così li ricorda mons. Nikola Eterović:

     
    "Il Vangelo da loro annunciato è il vero sale della terra, garanzia di una evangelizzazione con profonde radici in grado di resistere a ogni possibile avversità. La buona notizia, accampognata dalla testimonianza limpida del loro servizio ecclesiale, diventa la luce che brilla nelle tenebre del mondo talvolta troppo densamente concentrate su alcune parti del contiente africano".

     
    L’Africa è un continente grande tre volte l'Europa, si è detto in conferenza stampa, con molte specificità regionali. Eppure, i temi analizzati dal Sinodo riguardano l’intero continente. Ancora mons. Eterović:

     
    "Per esempio, il dialogo cristiano con i musulmani è molto interessante per tutta l'Africa anche se ha una particolarità nel nord Africa e nella regione subsahariana, ma è una realtà che dovrebbe essere una ricchezza per tutti".

     
    Rispondendo alle domande dei giornalisti, poi, mons. Eterović ha anticipato che i Padri Sinodali si soffermeranno anche sulla questione dell’immigrazione:

     
    "E' un tema molto sentito sia in Africa che qui e io credo che sarà un tema ben presente. Anche i vescovi dovranno esprimere la loro posizione su questo tema che è essenziale per la Chiesa in Africa ma anche per le nostre Chiese qui in Europa e anche a livello sociale e politico".

     
    Da segnalare, infine, che dei 244 Padri Sinodali presenti, 197 provengono dall’Africa, 34 dall’Europa, 10 dall’America, 2 dall’Asia e uno dall’Oceania. Dati che ci ricordano che il Sinodo speciale per l’Africa riguarda tutta la Chiesa cattolica.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Presente e futuro della Chiesa in Africa: in prima pagina, il segretario generale arcivescovo Nikola Eterovic sull’apertura del Sinodo

    Nell’informazione internazionale, in primo piano l’udienza del Papa agli ambasciatori delle Filippine, dei Paesi Bassi e degli Stati Uniti d’America

    Il vero multilateralismo si basa sull’impegno per lo sviluppo: intervento della Santa Sede alla 64ma assemblea generale delle Nazioni Unite

    Il cattolicesimo e la modernità: in cultura, un articolo di Roberto Morozzo della Rocca dal titolo “Un presente eterno tra passato e futuro”

    La ragione non teme la verità: Raffaele Alessandrini incontra padre Charles Morerod, nuovo rettore dell’Angelicum

    All’ambasciata di Francia presso la Santa Sede un dibattito su scienza e fede: sul tema articoli dell’arcivescovo Gianfranco Ravasi e di Axel Kahn

    L’Europa di fronte alle prospettive aperte dalla globalizzazione: stralci di una delle prolusioni di Lech Walesa in apertura del convegno internazionale sturziano

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    Oggi in Primo Piano



    Progressi ai colloqui sul programma nucleare iraniano

    ◊   Arriverà domani a Teheran il direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Mohamed El Baradei. L’incontro con le autorità iraniane s’inserisce nel buon esito del vertice svoltosi ieri a Ginevra sul programma nucleare iraniano. Il gruppo dei 5+1, che riunisce i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania, ha espresso ottimismo per l’apertura agli ispettori internazionali dei siti nucleari iraniani, ma non mancano segnali di scetticismo. Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, giudica positivamente i risultati emersi dal vertice, ma avverte che per ora Teheran "continua ad andare avanti" con i suoi piani. Il servizio di Barbara Schiavulli.

    Inizio costruttivo, ma servono fatti. L’avvertimento che il presidente Obama ha lanciato all’Iran nel corso del vertice sul nucleare iraniano dei 5+1. Positivo anche il commento del ministro degli Esteri iraniano, Mottaki, in visita alle Nazioni Unite a New York. Entro 14 giorni gli ispettori dell’Agenzia Nucleare dovranno visitare l’impianto clandestino di Qom. Parziale accettazione, anche in vista delle possibili pressioni che la comunità internazionale è pronta a siglare: sanzioni economiche contro Teheran, definite dalla Casa Bianca “paralizzanti”. Ma l’America con il neo presidente non esclude che proprio a Ginevra si possa avviare un dialogo diretto con l’Iran. Non a caso segna una svolta la prima giornata a Ginevra, dove accanto ai colloqui tra iraniani e cinque grandi – Usa, Russia, Gran Bretagna, Cina, più la Germania – si è assistito ad uno storico incontro bilaterale tra il capo della delegazione iraniana e il sottosegretario americano per gli Affari Politici, William Burns, dove si è discusso anche di diritti umani e di come permettere all’Iran di arricchire l’uranio per scopi pacifici.

     
    Dunque l’ottimismo scaturito dai colloqui di Ginevra sembra giustificato dalla volontà di proseguire sulla via del dialogo. Eppure la comunità internazionale e gli Usa in testa sembrano ancora molto determinati a minacciare sanzioni severissime se Teheran non accetterà gli ispettori dell’Aiea. Sentiamo Paolo Mastrolilli, esperto di politica estera del quotidiano La Stampa, intervistato da Stefano Leszczynski:

    R. – Considerando le aspettative della vigilia, che erano molto basse, i colloqui sono stati un risultato positivo. Intanto, perché sono avvenuti, poi perché da parte dell’Iran c’è stata la disponibilità anche ad un colloquio bilaterale per discutere i diritti umani, e poi perché ci sono stati degli impegni generici che sono stati presi, cioè quello di fare visitare la centrale segreta di Qom nel giro di un paio di settimane e anche, forse, di mandare all’estero l’uranio arricchito per essere elaborato, cosa che impedirebbe all’Iran, se effettivamente esportasse questi materiali che ha prodotto nella loro completezza, di costruire una bomba atomica.

     
    D. – Tuttavia, la posizione della comunità internazionale, e in particolare degli Stati Uniti, è e rimane una posizione di severità …

     
    R. – Il problema è che l’Iran non è stato affidabile e credibile in passato. Appunto, solo pochi giorni fa, durante il vertice dei G20 a Pittsburgh, gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna hanno annunciato che esisteva una centrale segreta e quando accadono queste cose, la credibilità di un Paese viene scossa. Ora si tratta di vedere se gli impegni che hanno preso gli iraniani sono sinceri, se c’è effettivamente la volontà di dialogare oppure di prendere in giro l’Occidente per poi continuare a portare avanti dei programmi segreti nucleari, finalizzati non solo all’attività civile ma forse anche a quella militare.

     
    D. – E’ stata posta enfasi su questo incontro bilaterale avvenuto a margine del vertice …

     
    R. – L’importante è che il negoziatore Jalili abbia accettato di discutere a margine della questione nucleare anche altri problemi aperti. Naturalmente, gli americani hanno descritto questo incontro come una discussione molto franca, il che significa – in termini diplomatici – che hanno parlato chiaramente di tutte le questioni aperte e in particolare dei diritti umani. E’ importante che gli iraniani abbiano accettato di affrontare questi temi; ora però, bisogna vedere nella pratica che cosa seguirà al colloquio.

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    La Chiesa celebra la festa degli Angeli Custodi

    ◊   La Chiesa celebra oggi la festa dei Santi Angeli Custodi. Il Papa più volte durante il suo Pontificato ha parlato di queste creature spirituali che servono Dio e vengono in aiuto degli uomini. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Riguardo agli Angeli Custodi il Catechismo della Chiesa Cattolica così recita al paragrafo 336: “Dal suo inizio fino all'ora della morte la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione. ‘Ogni fedele ha al proprio fianco un Angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita’ (San Basilio di Cesarea)”. Il Papa invita ad invocare l’aiuto degli Angeli. “L’Angelo – ha spiegato - è una creatura che sta davanti a Dio, orientata con l’intero suo essere verso Dio”. La sua vera natura “è l’esistenza in vista di Lui e per Lui. Proprio così si spiega anche il secondo aspetto che caratterizza gli Angeli":

     
    “Essi sono messaggeri di Dio. Portano Dio agli uomini, aprono il cielo e così aprono la terra. Proprio perché sono presso Dio, possono essere anche molto vicini all’uomo. Dio, infatti, è più intimo a ciascuno di noi di quanto non lo siamo noi stessi. Gli Angeli parlano all’uomo di ciò che costituisce il suo vero essere, di ciò che nella sua vita tanto spesso è coperto e sepolto. Essi lo chiamano a rientrare in se stesso, toccandolo da parte di Dio. In questo senso anche noi esseri umani dovremmo sempre di nuovo diventare angeli gli uni per gli altri – angeli che ci distolgono da vie sbagliate e ci orientano sempre di nuovo verso Dio”. (Omelia del Papa del 29 settembre 2007)

     
    Nel deserto Gesù – ricorda il Papa - è servito dagli Angeli “figure luminose e misteriose”. E “la presenza rassicurante dell’Angelo del Signore accompagna il popolo d’Israele in tutte le sue vicende buone e cattive”:

     
    “Cari fratelli e sorelle, toglieremmo una parte notevole del Vangelo, se lasciassimo da parte questi esseri inviati da Dio, i quali annunciano la sua presenza fra di noi e ne sono un segno. Invochiamoli spesso, perché ci sostengano nell’impegno di seguire Gesù fino a identificarci con Lui!”. (Angelus del primo marzo 2009)

     
    “Molti santi – afferma il Papa - intrattenevano con gli Angeli un rapporto di vera amicizia, e numerosi sono gli episodi che testimoniano la loro assistenza in particolari occasioni”. Un esempio per tutti noi. “Gli Angeli vengono inviati da Dio ‘a servire coloro che erediteranno la salvezza’, come ricorda la Lettera agli Ebrei (1,14), e pertanto ci sono di valido ausilio nel pellegrinaggio terreno verso la Patria celeste”:

     
    “L’invisibile presenza di questi Spiriti beati ci è di grande aiuto e conforto: essi camminano al nostro fianco e ci proteggono in ogni circostanza, ci difendono dai pericoli e ad essi possiamo ricorrere in ogni momento”. (Saluto alle comunità religiose e civili di Castel Gandolfo del 29 settembre 2008)

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    Chiesa e Società



    I vescovi spagnoli ribadiscono il loro no alla nuova legge sull'aborto

    ◊   Al termine di una riunione a Madrid, la Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola ha reso pubblica ieri una importante nota informativa sugli argomenti affrontati ed in particolare sul disegno di legge approvato dal governo in materia aborto. In questa occasione, i vescovi confermano la validità della dichiarazione, anticipata lo scorso 17 giugno, sui contenuti di un nuovo progetto normativo con cui si intende sostituire la legge sull’aborto attualmente in vigore. Nella nota pubblicata ieri si ricorda che i vescovi sono stati sempre fedeli alla dottrina della Chiesa in difesa della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale. E aggiunge: “Dunque, non possiamo non condividere il rifiuto che la nuova normativa in esame ha ricevuto da parte di diverse e rilevanti istituzioni e anche di una parte importante della società”. I vescovi menzionano poi, tra le iniziative in favore del diritto alla vita e della protezione della maternità, alla manifestazione programmata da numerose associazioni per il prossimo 17 ottobre a Madrid. “I vescovi – si legge in proposito nella nota – ritengono legittimo e molto positivo questo appello e la partecipazione alla manifestazione”. Dopo aver messo in risalto l’importanza della posta in gioco e del diritto a manifestare pacificamente per esprimere il disaccordo con la nuova legge, dichiarano che essa comporta un passo indietro nella protezione del diritto alla vita dei nascituri, un peggioramento della protezione dovuta alle madri gestanti e un danno irreparabile per il bene comune”. La nota della Commissione permanente dei vescovi spagnoli tocca anche altri argomenti, tra cui la propria solidarietà con la Chiesa in Honduras, per la crisi che il Paese centroamericano sta, attualmente, affrontando. I vescovi spagnoli esprimono, infatti, l’auspicio che la Conferenza episcopale dell’Honduras e il suo presidente, il cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga, riusciranno a rendere possibile la riconciliazione del popolo, in cerca di una soluzione giusta, pacifica e senza pressioni all’attuale conflitto. (A cura di Ignacio Arregui)

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    La Chiesa in Honduras condanna la sospensione delle garanzie costituzionali

    ◊   Mentre mons. Juan José Pineda, uno dei vescovi ausiliari della capitale dell’Honduras, lavora per la ricerca “di un dialogo aperto e sincero” fra le parti con lo scopo di superare gli ostacoli al cosiddetto “Accordo di Tegucigalpa” proposto dal presidente della Costa Rica, Oscar Arias, la Pastorale sociale della Chiesa honduregna ha reso pubblica una nota sulla sospensione delle garanzie costituzionali. Il documento esprime “preoccupazione e costernazione” per la piega che ha preso la crisi del Paese e ribadisce l’impellente bisogno di lavorare tutti “per costruire una nazione capace di vivere nella pace, nella tranquillità e nella libertà”. Dopo l’analisi dell’acuirsi della crisi a seguito della destituzione, lo scorso 28 giugno, del presidente Manuel Zelaya, il documento definisce del tutto “sproporzionata” la misura del governo ad interim di Roberto Micheletti che, com’è noto, ha sospeso le garanzie costituzionali per 45 giorni. Si tratta, si legge nella nota, di un atto imposto che rappresenta “un ostacolo nel cammino del dialogo poiché lede i diritti fondamentali della persona, come la libertà di espressione, riunione e associazione”. La Pastorale sociale ritiene urgente il ripristino delle garanzie sancite nella Costituzione per evitare, tra l’altro, l’intensificarsi della paura tra la popolazione e l’aumento delle tensioni e dell’aggressività, tutte cose “che non aiutano a risolvere il problema reale del Paese”. Prima delle conclusioni, nella dichiarazione viene lanciato un “appello al dialogo, franco e veritiero, in grado di coinvolgere tutti i settori senza nessuna esclusione”. Questa strada, si aggiunge, “se sarà accompagnata da una riflessione matura”, potrà essere utile anche “per cercare, tutti insieme, gli spazi necessari per il consenso, evitando le imposizioni di posizioni politiche e d’interessi personali o di gruppo. Sarà il momento, dunque, di pensare al bene comune del Paese”. “Crediamo che il piano di vita che Dio ha per tutti, ci impegni come cittadini nella costruzione di una nazione in cui si incoraggi la convivenza rispettosa e dignitosa. Siamo convinti che solo con l’esercizio responsabile della libertà, possiamo lavorare per la difesa e la sicurezza della vita in quanto diritto e dovere di tutti”. Il documento ribadisce, infine, un appello urgente, nonché un sostegno convinto, alla “ricerca improrogabile della riconciliazione e della pace sociale nella cornice di un genuino stato di diritto che tutti desideriamo realizzare nel nostro Paese”. (A cura di Luis Badilla)

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    Colombia: i giornalisti aderiscono all’Accordo per la riconciliazione promosso dalla Chiesa

    ◊   La Commissione per la conciliazione nazionale e la sua iniziativa per un “Accordo per la pace e la riconciliazione in Colombia” - iniziativa promossa dalla Chiesa cattolica e da numerose altre organizzazioni territoriali, sociali e di base - dopo aver ricevuto ampi e forti sostegni dai sindacati, dal mondo accademico e dai partiti politici, ieri hanno avuto anche l’appoggio dei giornalisti. Gli operatori della comunicazione, nel corso di un incontro nella città di Cali, si sono impegnati, come avevano fatto i colleghi di altre città e regioni della Colombia, a fare il possibile per diffondere i contenuti dell’Accordo. Sotto la guida dell’arcivescovo della città, mons. Juan Francisco Sarasti Jaramillo, numerosi giornalisti e membri della Commissione hanno concordato sulla necessità di contribuire alla crescita di un’opinione pubblica favorevole alle iniziative di pace. Si tratta, secondo il giudizio dei presenti e degli intervenuti all’incontro, di una questione fondamentale poiché la pace vera e la riconciliazione sincera possono generare in modo autentico e duraturo solo dal cuore delle persone, dal comportamento dei singoli cittadini, dalla coscienza di ogni colombiano. Un tale compito, secondo quanto detto da Juan Mayr, rappresentante degli operatori della comunicazione, “passa attraverso la cultura dei diritti umani, del diritto internazionale umanitario e della ricerca permanente della pace così come si è fatto negli ultimi 15 anni”. Da parte sua Ernesto Borda, membro della Commissione per la conciliazione nazionale, dopo aver analizzato l’odierna e complessa situazione della Colombia, ha parlato ampiamente delle sfide etiche e politiche poste dall’Accordo, indicando come questioni di primaria importanza, da un lato il consolidamento del processo democratico e dall’altro il dialogo sociale. “Si tratta - ha precisato Borda – di due elementi indispensabili per arrivare a un minimo comune denominatore di pace e di riconciliazione in Colombia”. Concludendo l’incontro, padre Darío Echeverri, segretario generale della Commissione, oltre a ringraziare i giornalisti per il loro contributo e l’arcivescovo di Cali, mons. Sarasti Jaramillo, per aver dato ospitalità alla riunione, ha voluto rilevare i numerosi progressi che si registrano lungo il difficile sentiero della pace, insistendo soprattutto sul fatto che “alla pace va conquistato il cuore di ogni colombiano”. (A cura di Luis Badilla)

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    Il presidente dei vescovi peruviani: il giornalismo promuova la pacifica convivenza tra le persone

    ◊   In occasione della “Giornata del Giornalista”, celebrata ieri, l’arcivescovo di Trujillo e presidente della Conferenza episcopale del Perù, mons. Héctor Miguel Cabreros Vidarte, ha ricordato e salutato “tutti i giornalisti, uomini e donne, impegnati in questo importante lavoro in tutto il territorio peruviano”. Per l’occasione, l’arcivescovo ha invitato gli operatori della comunicazione a “continuare nel nobile e delicato compito di informare con fedeltà, facendo risplendere sempre la verità e creando opinione nella cittadinanza, con rispetto ed obiettività”. Allo stesso tempo, informa la Fides, il presidente della Conferenza episcopale, nell’impartire la benedizione di Dio ai destinatari del suo messaggio, ha chiesto di pregare affinché “il giornalismo contribuisca a mantenere una pacifica convivenza tra le persone, le famiglie e le comunità, promuovendo la dignità dell’essere umano ed il bene comune”. (S.G.)

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    Bangladesh: aggressione ad uno studente cattolico a Dhaka

    ◊   A Dhaka, in Bangladesh, alcuni aderenti al movimento islamico Hizbut Tawhid hanno aggredito uno studente cristiano, accusandolo di aver criticato Maometto. È accaduto domenica scorsa e la vittima è Anup Rodrigues, uno studente universitario cattolico di 25 anni, che era appena uscito dalla Messa, quando quattro sconosciuti, vestiti con abiti musulmani tradizionali, lo hanno assalito prendendolo alle spalle, mentre definivano i cristiani “la maledizione della nazione” che “vogliono convertire i musulmani”. “Senza nemmeno darmi il tempo di parlare - afferma lo studente ad Asianews - hanno cominciato a picchiare con bastoni di ferro e di bambù. Mentre mi pestavano ho pregato la Madonna che mi salvasse. Quando ho avuto un attimo per scappare sono corso via”. Il giovane ha ricostruito che pochi giorni prima aveva discusso di religione con alcuni amici in un parco della città e che tra gli aggressori c’era un giovane che aveva assistito al dibattito. Il ragazzo e la madre Monica non hanno sporto denuncia. La famiglia Rodrigues da tre anni aspetta notizie dello zio Paul e del padre di Anup, Peter, scomparsi dal loro posto di lavoro il 17 agosto del 2006. La madre si è rivolta alla polizia dopo aver ricevuto una richiesta di riscatto, ma le indagini non hanno portato a nulla. (S.G.)

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    I vescovi del Kenya: governo incapace di porre fine alle violenze

    ◊   “Signore Dio Onnipotente, dacci un cuore nuovo”. È questo il titolo della dichiarazione diffusa dai vescovi cattolici del Kenya alla fine dell'Assemblea Plenaria svoltasi a Nairobi a settembre. Nel testo, i presuli affermano di voler affrontare alcune questioni “che sono fonte di sofferenza per noi e per tutte le persone di buona volontà”. In primo luogo – informa Zenit – citano le divisioni e la violenza che hanno insanguinato ultimamente il distretto di Samburu. “L'uccisione di donne e bambini innocenti aggiunge una nuova e terribile dimensione al conflitto tra tribù”, denunciano, sottolineando che il Governo “sembra incapace o non desideroso di intervenire in questa situazione”. I vescovi chiedono quindi “un piano globale per evitare situazioni di questo tipo”, a loro avviso provocate da “mancanza di cibo, acqua e istruzione e dalla proliferazione delle armi di piccolo calibro”. “Noi kenyoti siamo davvero capaci di superare il tribalismo?”, si chiedono i vescovi. E ancora: “Le nostre scuole fanno abbastanza per sradicare questo male? La promozione dell'etica patriottica deve essere una priorità nelle scuole”. I presuli, inoltre, denunciano il disinteresse della classe politica nei confronti delle aspirazioni della popolazione e il senso di insicurezza che affligge i cittadini. La dichiarazione, firmata dal Cardinale John Njue, Arcivescovo di Nairobi e Amministratore Apostolico di Ngong, presidente dell'episcopato, e da tutti i vescovi del Kenya, si concentra poi sul dramma dell'insicurezza alimentare, rilevando l'urgenza di un “piano immediato per assicurare cibo sufficiente per il momento attuale e per gli anni a venire”. E, di fronte a tutti questi problemi, i presuli esortano a promuovere “la riconciliazione e un cambiamento del cuore”. (S.G.)

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    Giornata Mondiale della non violenza: oltre 90 Paesi "si mettono in marcia"

    ◊   Sei continenti, 90 Paesi, 160mila km: è il lungo percorso della "Marcia per la pace e la nonviolenza", al via oggi, Giornata internazionale della nonviolenza e anniversario della nascita del Mahatma Gandhi. L’idea è nata il 15 novembre 2008 nei Parchi di studio e riflessione svoltasi a Punta de Vacas, in Argentina e ha ricevuto moltissime adesioni di personalità politiche, religiose, sportive e dello spettacolo, dal Dalai Lama a Yoko Ono. La marcia è partita oggi da Wellington, in Nuova Zelanda, e si concluderà il 2 gennaio 2010 a Punta de Vacas. I partecipanti portano una “fiaccola dell'abolizione nucleare”, accesa dalla fiamma di Hiroshima, che arde sul luogo dell'esplosione atomica. Anche l’Italia marcia col resto del mondo: diverse città renderanno omaggio all’iniziativa con concerti e manifestazioni. “Un problema globale richiede una risposta globale”, ha spiegato Giorgio Schultze, portavoce europeo della manifestazione, che ha aggiunto: “Con il 10 per cento di quanto si spende ogni anno nel mondo in armamenti si potrebbe risolvere il problema della fame nel mondo e con il restante 90 per cento migliorare la vita della gente investendo in salute, educazione, lavoro”. Tra le finalità dell’iniziativa, infatti, il disarmo nucleare a livello mondiale e il ritiro delle truppe d’invasione dai territori occupati. “L’appello alla nonviolenza – ha spiegato tuttavia il segretario dell’Onu Ban Ki-moon nel messaggio scritto per l’occasione – non si riferisce soltanto all’uso di armi letali”, ma anche alla “spaventosa violenza inflitta alle donne” e all’“assalto umano al nostro pianeta”, ossia alla questione ambientalista. (S.G.)

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    L'Onu denuncia: una persona su cinque a Gaza vive in condizioni di "infima" povertà

    ◊   E’ triplicato, quest’anno, il numero degli abitanti di Gaza che vivono in “infima” povertà, una condizione che riguarda 300mila persone, cioè una persona su cinque. La denuncia della gravità della situazione è venuta dal capo dell’agenzia dell’Onu che si occupa dei palestinesi (Unrwa), John Ging. Nel corso di un incontro con i giornalisti, Ging ha indicato la causa dell’“insopportabile” crisi nel blocco dei confini della Striscia, seguito alla violenta presa di potere di Hamas della zona. “La situazione umanitaria – ha poi affermato – continua a deteriorarsi in un’allarmante percentuale”: “all’inizio dell’anno c’erano 100mila persone che facevano parte della nostra speciale categoria di sofferenti, ora ne abbiamo aggiunti 200mila”. Ci sono 80mila famiglie, cioè circa 400mila persone, che ci hanno chiesto un aiuto straordinario”. “La sofferenza, l’impoverimento e la miseria - ha commentato Ging - continuano a crescere a causa di una crisi creata dall’uomo, un fallimento politico”. L’Unrwa – informa Asianews – fornisce servizi, comprese razioni alimentari di emergenza, a 750mila (su 1,4 milioni) di abitanti di Gaza. Coloro che non riescono a sostenere le famiglie sono considerati poveri “infimi” e ricevono un aiuto extra. (S.G.)

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    Il cardinale Schönborn ad Ars: "Le vocazioni sono molte, importante è saperle riconoscere"

    ◊   “Siate testimoni di misericordia. Gli uomini di tutto il mondo implorano la misericordia di Dio”. Ai mille sacerdoti venuti ad Ars da tutti i Paesi in occasione del ritiro dell’Anno Sacerdotale, il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, rivolge le parole pronunciate in Polonia da Giovanni Paolo II nel 2002. Parole forti, dice Schönborn, quasi “un testamento” lasciato ai sacerdoti. Parole che – si legge oggi sul quotidiano cattolico Avvenire – scuotono nella Basilica di Ars questa schiera di preti – bianchi, neri, vietnamiti, indiani, o venuti fin qui da lontane isole del Pacifico – che nel piccolo paese francese meditano su “La gioia di essere preti”. Un titolo controcorrente, nello scenario di crisi delle vocazioni e secolarizzazione che il sacerdozio affronta almeno in Europa. Ai partecipanti, il porporato ricorda prima di tutto l’importanza di affidarsi sempre alla misericordia di Dio: solo così – ricorda – “possiamo guardare in faccia la nostra miseria. Se non c’è una percezione della misericordia di Dio, gli uomini non sopportano la verità. In un mondo senza misericordia tutti tendono ad autogiustificarsi, e ad accusare gli altri. E quando ci si accorge della nostra miseria, siamo tentati dallo scoraggiamento e dalla disperazione”. Ma il cuore stesso del ministero sacerdotale, sottolinea il cardinale Schönborn, è l’Eucarestia, “un sacrificio che esorta a celebrare nel silenzio interiore”. “Io stesso, lo confesso, spesso arrivo in sacrestia in ritardo – aggiunge l’arcivescovo di Vienna –. Soffermiamoci a pregare almeno mentre vestiamo i paramenti. Infine, la risposta ai giornalisti che, in conferenza stampa, insistono a chiedergli della crisi delle vocazioni: “Io credo – spiega il cardinale Schönborn – che le vocazioni in realtà ci siano, e molte. Spesso non maturano a causa di un clima di indecisione che la società contagia ai giovani. Incontro uomini di 40 anni che entrano in seminario. Già a 20 anni lo avevano desiderato, ma nessuno li aveva aiutati a capire. Dio, credo, chiama sempre. Il problema è saperlo ascoltare”. (S.G.)

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    Dichiarazione del presidente dell'episcopato canadese in merito alla vicenda di mons. Lahey

    ◊   “Ho appreso dai mezzi d’informazione delle accuse a carico di mons. Raymond Lahey, già vescovo di Antigonish, in Nuova Scozia. Sebbene sconvolto e addolorato da tali accuse, come presidente della Conferenza episcopale della Chiesa cattolica canadese, non sono nella posizione di fare commenti”. Si apre così la dichiarazione rilasciata ieri da mons. James Weisgerber, guida dei vescovi canadesi, dopo che mons. Raymond Lahey si è consegnato alla polizia che, contro di lui, aveva spiccato un mandato di arresto con l'accusa di essere in possesso di materiale pedopornografico. Mons. Lahey è stato poi rilasciato su cauzione in attesa della chiusura delle indagini e dell’eventuale processo. “Condivido con tutti i canadesi e, in particolare, con i fratelli e le sorelle cattolici – ha proseguito il presidente della Conferenza episcopale canadese – la grande consapevolezza dell’importanza delle indagini, indagini che devono essere svolte in profondità e con attenzione dalle apposite autorità giudiziarie”. (S.G.)

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    Il programma di mons. Monterisi, nuovo arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura

    ◊   “San Paolo ha ancora una parola da dire all’uomo di oggi”: così ieri pomeriggio, l’arcivescovo Francesco Monterisi, il pensiero rivolto a Benedetto XVI, ha introdotto il suo programma di arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, il nuovo incarico di cui era stato appena investito nel corso di una solenne cerimonia liturgica presieduta dal segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone. Si è riferito, infatti, a quel che il Papa aveva affermato lo scorso giugno, al termine dell’Anno Paolino, ossia che San Paolo deve sempre orientare “l’esistenza cristiana” dei seguaci di Gesù. E, “andando oltre l’ambiente dei credenti”, dovrà anche continuare ad essere il “Maestro delle genti”, maestro di umanità, comunione e dialogo fra gli uomini, in vista dell’incontro con il Cristo. “In qualche modo, soprattutto da questa Basilica, tutto ciò dovrebbe prendere origine e sviluppo - ha quindi dichiarato mons. Monterisi – e al nuovo arciprete spetta di assolvere il compito di custodire questa Basilica e di dare vita a questo programma, con la cooperazione di chi è qui da secoli, cioè dei Padri Benedettini dell’Abbazia, e degli altri collaboratori”, salutati con affetto,a cominciare dall’Abate padre Edmund Power. “Ovviamente tremano i polsi a chi è affidato tale compito – ha poi ammesso l’arciprete della Basilica di San Paolo – e nello stesso tempo, è un compito esaltante custodire ed amministrare questo tesoro prezioso”. Certo, ha aggiunto, “San Paolo si sentì dire dal Signore: «Non temere, ti basta la mia grazia». Per cui chiedo la vostra preghiera al Signore per intercessione di San Paolo”. Ha poi ringraziato il Papa per la nomina, “sperando di rispondere alle sue aspettative” e il cardinale Bertone anche per l’omelia ricca di ispirazione che ha ripercorso la vita, esaltato il carattere, indicato l’esempio dell’Apostolo delle Genti, con un felice accostamento tra il suo ardore missionario e quello vocazionale di Santa Teresa del Bambino Gesù, patrona delle Missioni, della quale ricorreva ieri la festa liturgica. Ed ha ringraziato anche il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, primo arciprete “che con iniziative straordinarie ha tanto operato per l’irraggiamento di questa Basilica” e che aveva letto il documento pontificio della sua nomina. Tra i presenti, i cardinali Bernard Francis Law e Salvatore De Giorgi, numerosi arcivescovi e vescovi, le autorità religiose e civili e i tanti parenti e amici venuti dalla città natale del nuovo arciprete, Barletta (rappresentata dal sindaco e dal gonfalone), dalla provincia di Barletta-Andria-Trani (con il presidente) e dalla regione Puglia. (A cura di Graziano Motta)

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    24 Ore nel Mondo



    Cresce il numero delle vittime dello tsunami che ha investito Tonga e Samoa. Morti anche in Sicilia per il maltempo

    ◊   Potrebbero essere 200 le vittime dello tsunami che martedì scorso ha investito le isole di Tonga e Samoa. Sono, infatti, ridotte al lumicino le speranze di trovare superstiti. Migliaia gli sfollati radunati in accampamenti di fortuna. Nella notte è tornata la paura per tre scosse - la più forte di 6.3 gradi sulla scala Richter - rilevate al largo dell’Oceano Pacifico.

    Tifone Ketsana-Parma
    Drammatico il bilancio anche del passaggio del tifone Ketsana che ha investito lo scorso fine settimana Filippine, Vietnam e Cambogia. Sono almeno 400 le vittime accertate. E proprio sulle Filippine sta per giungere il ciclone Parma. Secondo le Nazioni Unite, sarebbero due milioni le persone in pericolo.

    Italia-maltempo
    Stato d’emergenza in Sicilia, decretato dal Consiglio dei Ministri, dopo i violenti nubifragi che hanno investito la città di Messina ma anche i comuni tra Giampilieri, Scaletta Zanclea e Santo Stefano Briga. Sono 14 le vittime accertate almeno 10 i dispersi e circa 40 i feriti. Si scava ininterrottamente nelle macerie alla ricerca di sopravvissuti travolti dal fango o dai crolli dei palazzi. Decine di persone sono salite sui tetti per mettersi in salvo. Le frane hanno interrotto l'autostrada A18 Messina-Catania, la strada statale 114 e il tratto ferroviario all'altezza di Giampilieri-Scaletta. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso il suo cordoglio per le vittime.

    Italia-scudo fiscale
    In un clima di tensione, la Camera ha dato il via libero definitivo al decreto anticrisi che comprende le contestate norme sullo scudo fiscale per il rientro dei capitali all’estero dietro il pagamento di un’aliquota fissa. Il "sì" è arrivato con soli 20 voti di scarto, numerose le assenze tra i banchi della maggioranza. L’ultimo passaggio è ora la firma del presidente della Repubblica, Napolitano.

    Irlanda-referendum
    Seggi aperti in Irlanda, dove si vota per il secondo referendum sul Trattato di Lisbona. Una consultazione che segue quella dello scorso anno, quando gli irlandesi bocciarono la Carta. Secondo gli ultimi sondaggi, sarebbe certa la vittoria del "sì" e in questa direzione si è concentrato, nelle scorse settimane, l’impegno del primo ministro, Brian Cowen. A preoccupare gli irlandesi sono gli eventuali cambiamenti in campo fiscale, dal momento che Dublino vanta il più alto minimo salariale e le imposte societarie tra le più basse d'Europa.

    Medio Oriente-Shalit
    Sembra più vicina la liberazione del caporale israeliano, Ghilad Shalit, rapito tre anni fa da Hamas. Israele ha rilasciato oggi 19 donne palestinesi detenute nelle proprie carceri sulla base di un accordo, frutto della mediazione di Egitto e Germania, con il movimento palestinese che, a sua volta, ha consegnato un filmato nel quale viene mostrato Shalit. Secondo la tv israeliana, il giovane è in buone condizioni e sarebbe “lucido”.

    Birmania-Aung San Suu Kyi
    In Birmania, è stato respinto il ricorso dei legali della leader dell’opposizione, Aung San Suu Kyi, condannata a 18 mesi di arresti domiciliari per aver ospitato un pacifista americano. La sentenza, secondo i legali del Premio Nobel per la pace, sarebbe illegale dal momento che è basata su una legislazione non più vigente. Già pronto l’appello alla Corte suprema.

    India-violenza
    Un gruppo di guerriglieri maoisti ha attaccato un villaggio nel distretto di Khagaria, in India, uccidendo 16 persone tra cui 5 bambini. La strage è scaturita da un litigio sulla proprietà di alcuni terreni agricoli. Già 4 mesi fa, un gruppo di abitanti del villaggio aveva denunciato pressioni da parte dei maoisti che intimavano di lasciare la zona.

    Pakistan-leader talebano
    Solo oggi è stato resa nota la morte di un leader militante islamico uzbeko, Tahir Yuldashev, affilliato ad Al Qaeda e ucciso in Pakistan il 27 agosto scorso, durante l’attacco di un drone americano. Yuldashev era fuggito in Afganistan ed aveva combattuto con i talebani durante la guerra civile.

    Yemen-Usa
    Ribelli sciiti hanno abbattuto oggi nello Yemen un Mig delle forze armate locali che da tempo sono impegnate in un’offensiva contro le postazioni degli insorti nella regione di Saada.

    Olimpiadi-Cio
    Solo nel tardo pomeriggio di oggi si conoscerà il nome della città che ospiterà le Olimpiadi del 2016. A Copenaghen, dove il Comitato olimpico internazionale (Cio) è riunito, è tutto pronto per l’annuncio. Chicago, Rio de Janeiro, Madrid e Tokyo sono le 4 città candidate. Nella capitale danese, per sostenere la metropoli americana, è giunto anche il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Ma sono presenti pure il suo omologo brasiliano, Lula, il re di Spagna, Juan Carlos, e il premier giapponese, Hatoyama.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Gaia Ciampi)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 275

     
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