Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 29/11/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'Angelus: il mondo ha bisogno di speranza e questa si trova solo in Cristo
  • Ieri pomeriggio i Vespri di apertura dell'Avvento presieduti da Benedetto XVI: "Un tempo liturgico di presenza e attesa dell'Eterno"
  • Il priore della comunità di Bose, Enzo Bianchi, sull'Avvento: pregare significa dare del "tu" a Dio
  • Oggi in Primo Piano

  • Oggi la Giornata di solidarietà con il popolo palestinese: ai nostri microfoni il coordinatore nazionale di Pax Christi Italia e l’imam di Firenze
  • Honduras al voto con la speranza di porre fine alla crisi innescata dal golpe
  • Il direttore di Save The Children Italia: l'Europa ha soggezione di forze che considerano le migrazioni lesive del benessere
  • In vista del vertice di Copenhagen sul clima proseguono i negoziati per la riduzione delle emissioni di gas serra
  • Anno Sacerdotale, la testimonianza del cappellano delle Guardie Svizzere Pontificie
  • A Roma, fino al 6 gennaio, la 34.ma Mostra dei 100 presepi
  • Chiesa e Società

  • Svizzera oggi al voto per il referendum sul divieto di costruzione di nuovi minareti
  • Argentina e Cile: vasta eco sulla stampa per l’incontro tra il Papa e i presidenti dei due Paesi
  • Forum internazionale clima: presentate iniziative per l'educazione ambientale
  • Repubblica democratica del Congo: la testimonianza dei missionari saveriani
  • Kenya: al via la Conferenza nazionale sull’adozione
  • Studenti libanesi e palestinesi finanziano un impianto di energia solare in un centro per disabili
  • Argentina: sabato 5 dicembre la festa di San Francesco Saverio
  • Brasile: fervono i preparativi per il primo Congresso nazionale dei seminaristi
  • Il cardinale Bagnasco scrive ai bambini in occasione del Natale
  • Polonia: le Pom promuovono la recita del Rosario
  • Francia: a Lione per l’Immacolata i ‘Missionari dell’8’
  • Spagna: Natale di preghiera e solidarietà nelle diocesi
  • Gran Bretagna: al via il programma ‘Fede e futuro’
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nucleare. L’Iran minaccia di ridurre la cooperazione con la comunità internazionale
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'Angelus: il mondo ha bisogno di speranza e questa si trova solo in Cristo

    ◊   E’ tempo di Avvento: siamo invitati ad andare incontro a Cristo, partecipando alla preghiera, dando una testimonianza eloquente di carità. E’ quanto ha affermato stamani Benedetto XVI all’Angelus. Il mondo contemporaneo – ha detto il Papa - ha bisogno soprattutto di speranza. E questa si trova solo in Gesù Cristo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    In questa domenica – ricorda il Papa – inizia un nuovo Anno Liturgico che si apre con l’Avvento, tempo di preparazione al Natale del Signore. La realtà dell’Anno Liturgico, vista "dalla parte di Dio" – spiega il Santo Padre - può essere così rappresentata:

    “Il centro della liturgia è Cristo, come il sole intorno al quale, al modo dei pianeti, ruotano la Beata Vergine Maria – la più vicina – e quindi i martiri e gli altri santi che “in cielo cantano a Dio la lode perfetta e intercedono per noi”.

    Ma quale rilevanza può avere la realtà dell’Anno Liturgico per l’uomo, la storia e la società?

    "La risposta ce la suggerisce proprio il cammino dell’Avvento, che oggi intraprendiamo. Il mondo contemporaneo ha bisogno soprattutto di speranza: ne hanno bisogno i popoli in via di sviluppo, ma anche quelli economicamente evoluti. Sempre più ci accorgiamo che ci troviamo su un’unica barca e dobbiamo salvarci tutti insieme".

    Ci rendiamo conto – aggiunge il Papa – che, “vedendo crollare tante false sicurezze, abbiamo bisogno di una speranza affidabile”. Questa speranza si trova solo in Cristo:

    “Il Signore Gesù è venuto in passato, viene nel presente, e verrà nel futuro. Egli abbraccia tutte le dimensioni del tempo, perché è morto e risorto, è ‘il Vivente’ e, mentre condivide la nostra precarietà umana, rimane per sempre e ci offre la stabilità stessa di Dio. E’ ‘carne’ come noi ed è ‘roccia’ come Dio”.

    “Chiunque anela alla libertà, alla giustizia e alla pace – osserva il Papa – può risollevarsi e alzare il capo, perché in Cristo la liberazione è vicina”:

    “Gesù Cristo non riguarda solo i cristiani, o solo i credenti, ma tutti gli uomini, perché Egli, che è il centro della fede, è anche il fondamento della speranza. E della speranza ogni essere umano ha costantemente bisogno”.

    Dopo l’Angelus il Papa ha ricordato che il prossimo primo dicembre si terrà la Giornata mondiale contro l’Aids. Il pensiero del Santo Padre è per ogni persona colpita da questa malattia:

    “La Chiesa non cessa di prodigarsi per combattere l’Aids, attraverso le sue istituzioni e il personale a ciò dedicato. Esorto tutti a dare il proprio contributo con la preghiera e l’attenzione concreta, affinché quanti sono affetti dal virus HIV sperimentino la presenza del Signore che dona conforto e speranza. Auspico infine che, moltiplicando e coordinando gli sforzi, si giunga a fermare e debellare questa malattia”.

    L’esortazione finale del Papa all’Angelus è di mettersi alla scuola di Maria. La Vergine – ricorda il Santo Padre – incarna pienamente l’umanità che vive nella speranza basata sulla fede nel Dio vivente. Maria è ben piantata nel presente, nell’oggi della salvezza: nel suo cuore raccoglie tutte le promesse passate ed è protesa al compimento futuro. Benedetto XVI ha salutato, infine, quanti hanno partecipato alla marcia promossa dal Movimento dell'Amore Familiare per "manifestare profondo amore al Crocifisso, riconoscendone il valore religioso, storico e culturale".

    inizio pagina

    Ieri pomeriggio i Vespri di apertura dell'Avvento presieduti da Benedetto XVI: "Un tempo liturgico di presenza e attesa dell'Eterno"

    ◊   L’Avvento come tempo della presenza e dell’attesa dell’Eterno e, per questa ragione, tempo di gioia interiorizzata che nessuna sofferenza può cancellare. E’ così che Benedetto XVI ha presentato ai fedeli l’inizio del tempo liturgico di preparazione al Natale, celebrando ieri pomeriggio nella Basilica vaticana, i primi Vespri della prima domenica di Avvento. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    Avvento significa presenza, arrivo, venuta. Termine tecnico per l’antichità divenne per i cristiani espressione della relazione con Gesù Cristo, col significato di “Visita di Dio”. Dio non ci ha lasciati soli, spiega il Papa, non lo possiamo vedere e toccare ma viene a visitarci in molteplici modi. Entra nella mia vita, vuole rivolgersi a me.

     
    "Tutti facciamo esperienza, nell’esistenza quotidiana, di avere poco tempo per il Signore e poco tempo pure per noi. Si finisce per essere assorbiti dal 'fare'. Non è forse vero che spesso è proprio l’attività a possederci, la società con i suoi molteplici interessi a monopolizzare la nostra attenzione? Non è forse vero che si dedica molto tempo al divertimento e a svaghi di vario genere? A volte le cose ci “travolgono”. L’Avvento,questo tempo liturgico forte che stiamo iniziando, ci invita a sostare in silenzio per capire una presenza. E’ un invito a comprendere che i singoli eventi della giornata sono cenni che Dio ci rivolge".

     
    L’Avvento, prosegue il Papa, invita e stimola a contemplare il Signore presente, ma è anche tempo di attesa e quindi di speranza che ci spinge a capire il senso del tempo e della storia come occasione favorevole per la nostra salvezza. “L’uomo nella sua vita” - afferma Benedetto XVI - ”è in costante attesa, ma arriva il tempo in cui egli scopre di aver sperato troppo poco se, al di là della professione o della posizione sociale, non gli rimane niente altro da sperare”:

     
    “La speranza segna il cammino dell’umanità, ma per i cristiani essa è animata da una certezza: il Signore è presente nello scorrere della nostra vita, ci accompagna e un giorno asciugherà anche le nostre lacrime. Un giorno, non lontano, tutto troverà il suo compimento nel Regno di Dio, Regno di giustizia e di pace”.

     
    Ma ci sono modi molto diversi si attendere: solo quando il tempo è dotato di senso e in ogni istante percepiamo qualcosa di specifico e di valido - prosegue il Papa - la gioia dell’attesa rende il presente più prezioso. Da qui l’invito del Pontefice a vivere intensamente il presente dove già ci raggiungono i doni del Signore. L’Avvento cristiano diviene in questo modo occasione per ridestare in noi il senso vero dell’attesa, ritornando al cuore della nostra fede che è il mistero di Cristo, nato nella povertà di Betlemme.

     
    “Presente tra noi, ci parla in molteplici modi: nella Sacra Scrittura, nell’anno liturgico, nei santi, negli eventi della vita quotidiana, in tutta la creazione, che cambia aspetto a seconda che dietro di essa ci sia Lui o che sia offuscata dalla nebbia di un’incerta origine e di un incerto futuro”.

     
    A nostra volta possiamo rivolgergli la parola, presentargli sofferenze e domande che ci affliggono. Certi che ci ascolta sempre:

     
    “E se Gesù è presente, non esiste più alcun tempo privo di senso e vuoto. Se Lui è presente, possiamo continuare a sperare anche quando gli altri non possono più assicurarci alcun sostegno, anche quando il presente diventa faticoso”.

     
    L'Avvento - conclude il Papa - è il tempo della presenza e dell’attesa dell’eterno, per questo è il tempo della gioia interiorizzata che nessuna sofferenza può cancellare e che ci fa camminare fiduciosi con gli occhi volti al modello di questo intimo gaudio che è Maria Vergine.

    inizio pagina

    Il priore della comunità di Bose, Enzo Bianchi, sull'Avvento: pregare significa dare del "tu" a Dio

    ◊   Come ha ricordato anche il Santo Padre all'Angelus, il tempo di Avvento è un periodo di attesa e preparazione al Natale, alla venuta del Signore. In questo periodo la Chiesa ripete l’antica invocazione dei cristiani: “Maranathà! Vieni Signore!”. Il tempo di Avvento è un’ulteriore occasione per la riflessione, l’ascolto e la preghiera. In un tempo in cui si avverte una crescente “sete” di spiritualità, il tema della preghiera assume un'importanza decisiva. Ma come educare a pregare? Ascoltiamo al microfono di Fabio Colagrande il priore della Comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi, autore del libro “Perché pregare, come pregare” edito da San Paolo Edizioni:

    R. – I discepoli chiedono a Gesù: insegnaci a pregare, educaci alla preghiera, come ha fatto Giovanni con i suoi discepoli. Oggi, soprattutto, si fa urgente perché facilmente si pratica nelle chiese la preghiera comunitaria, la liturgia, e invece non c’è una adeguata educazione, un’attenzione alla preghiera personale. La preghiera comunitaria sostiene quella personale, quella personale sostiene quella comunitaria: se non c’è questa personalizzazione del rapporto con Dio, questa esperienza del sentire la presenza di Dio, questo esercizio a parlare a Dio e ad ascoltare la Sua voce, non c’è una preghiera veramente cristiana.

     
    D. – Quali sono gli ostacoli che si frappongono oggi alla pratica della preghiera? Ostacoli che bisogna individuare proprio per poterli superare…

     
    R. – Il primo grande ostacolo oggi è quello della mancanza di tempo. Noi viviamo in una società molto velocizzata e gli uomini fanno fatica a fermarsi, ad abitare con se stessi, a stare in silenzio e ad esercitarsi all’ascolto della Parola di Dio che ci abita in profondità; ci vuole attenzione e vigilanza, non fretta. E’ indispensabile una certa quiete. Io credo che questo sia l’ostacolo più grande che c’è oggi alla preghiera.

     
    D. – Cercando di dare proprio una definizione della preghiera lei che parole troverebbe?

     
    R. – Si potrebbe dire che la preghiera cristiana è un dare del tu a Dio, è un riuscire ad ascoltare la Sua voce, è un poter passare dalla comunicazione alla comunione, da quello che è certamente un mettersi davanti a Dio per sentire poi Dio dentro di noi.

     
    D. – Lei arriva ad una definizione di preghiera intesa come atto di amore; possiamo dire che il narcisismo è forse uno degli ostacoli più forti alla vera preghiera?

     
    R. – Sì, oggi oltre alla fretta, alla mancanza di tempo, c’è questo narcisismo imperante che qualche volta diventa un’idolatria in cui non c’è più la dimensione dell’alterità, dell’apertura all’altro, a Dio, ma c’è una concentrazione di attenzione, di ascolto, su se stessi. Questo è davvero l’inizio di un’idolatria che impedisce poi non solo la preghiera ma impedisce la verità dei rapporti anche con gli altri, la differenza nella comunicazione, l’accettazione dell’altro come colui che è il più grande dono ed è il segno della presenza di Dio davanti a me.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Oggi la Giornata di solidarietà con il popolo palestinese: ai nostri microfoni il coordinatore nazionale di Pax Christi Italia e l’imam di Firenze

    ◊   Si celebra oggi la Giornata di solidarietà con il popolo palestinese indetta dalle Nazioni Unite. I temi della pace e della questione palestinese sono stati al centro del Convegno “Zochrot: memorie negate, memoria condivisa”, organizzato da Pax Christi Italia e conclusosi ieri a Fiesole (Firenze). La nostra inviata, Giada Aquilino, ha chiesto a don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi Italia, quale sia il significato dell’odierna Giornata di Solidarietà con il popolo palestinese:

    R. - Stringere un patto di vicinanza, di comunione umana e cristiana di solidarietà, proprio quella che condivide le gioie ma anche le immense sofferenze. Sofferenze come questa di tutti i cristiani, di tutti gli abitanti della Terra Santa.

     
    D. – Come si vive oggi in Terra Santa?

     
    R. – Il verbo è “sopravvivere”. Il vivere presupporrebbe gli essenziali beni della vita quotidiana: il diritto all’acqua, il diritto al cibo, alla salute, alla scuola. Tutto questo invece non è garantito oggi e ormai da troppi anni. Quindi è ormai una sopravvivenza ed è una sopravvivenza che per quanto riguarda in particolare i territori occupati, poi la Striscia di Gaza, secondo gli ultimi appelli degli organismi umanitari tocca i livelli di catastrofe umanitaria.

     
    D. – Lei ha scritto un libro, “Un parroco all’inferno”: è un libro intervista con padre Musallam...

     
    R. – Noi per quanto viviamo tanti problemi nella nostra vita, non immaginiamo cosa significhi vivere in una terra che è la tua terra ma che è completamente devastata; e non è stata devastata solo dall’ultima guerra, ma è devastata da mesi, da decenni, da sempre. E’ un popolo, quindi, che chiede solo di vivere nella propria terra. Ed è interpretato questo desiderio dal parroco, padre Abuna Manuel Musallam che è parroco della comunità cristiana di Gaza.

     
    D. – Il 20 dicembre insieme con mons. Fouad Twal sarete a Gaza…

     
    R. - A Gaza con i cristiani che fanno Natale; saremo davvero pochi insieme al Patriarca. Ma sarà una festa grande e questo è il contrasto che ha nel suo Dna la Palestina: in una grande oppressione c’è una grandissima dignità. Quindi il programma è quello di fare una grande festa di Natale però in una grande immensa sofferenza perché è la più grande prigione a cielo aperto di tutto il mondo.

     
    D. - Quale è l’auspicio di Pax Christi Italia e di don Nandino Capovilla per la Terra Santa?

     
    R. – Che alla pace delle parole, alla pace dei desideri si sostituisca la pace dei fatti, la pace di un’innumerevole serie di iniziative di cooperazione che già legano i nostri comuni, le nostre province, le nostre regioni a città, province e regioni israeliane e palestinesi. Perché solo con questo ponte di comunione si può realizzare la pace e, soprattutto, quel sogno stesso di Isaia: che la pace finalmente si baci con la giustizia, altrimenti non sarà pace.

    Sulla Giornata di solidarietà col popolo palestinese si sofferma, al microfono di Giada Aquilino, anche l’imam di Firenze, Elzir Izzedin, palestinese di Hebron che ieri ha partecipato a Fiesole al Convegno “Zochrot: memorie negate, memoria condivisa”:

    R. – E’ una giornata molto importante perché realmente si costruisce la memoria della tragedia del popolo palestinese che sta vivendo da più di 60 anni in questo modo. Credo che noi possiamo dare un appoggio morale e spirituale ai palestinesi, a prescindere dalla loro fede o dal loro credo politico.

     
    D. – Come si vive oggi nei Territori?

     
    R. - Si vive nella sofferenza e purtroppo questo è il destino dei palestinesi cristiani, musulmani o ebrei. Si vive molto male, non si può andare a studiare, non ci si può curare, non ci può andare a mangiare. Ma credo che con la fede e con la speranza si possa superare tutta questa sofferenza.

     
    D. - Come è possibile che le religioni aiutino a trovare una soluzione per il Medio Oriente?

     
    R. – Io credo che, in particolare, i cristiani e i musulmani debbano lavorare insieme per creare un mondo nuovo, perché credo che la questione palestinese non sia una questione locale ma una questione mondiale. Penso che se avremo una pace in quella terra tutti quanti nel mondo possiamo vivre ancora meglio.

     
    D . – Lei ha detto: la rinascita può partire dalle donne palestinesi. Perché?

     
    R. – Perché la donna è quella che dà il presente e il futuro. La donna, ormai, fa parte integrante della vita e partecipa alla vita scolastica, alla vita universitaria, alla vita lavorativa e non solo. Credo che possano dare dei messaggi ancora migliori. Abbiamo il sindaco di Ramallah, una donna cristiana votata dalla popolazione palestinese. Dalle donne nasce il futuro.

    inizio pagina

    Honduras al voto con la speranza di porre fine alla crisi innescata dal golpe

    ◊   In Honduras oltre 4,6 milioni di elettori sono chiamati oggi all’appuntamento con le urne per le elezioni presidenziali. Tra i candidati non figurano né il deposto capo di Stato, Manuel Zelaya, né il presidente ad interim Roberto Micheletti, insediatosi dopo il golpe dello scorso 28 giugno. Sono cinque i contendenti in lizza: il favorito è Porfirio Lobo, del Partito Nazionale. Lo sfidante più accreditato è Elvin Santos del Partito Liberale. Ma la consultazione può realmente porre fine alla crisi politica in cui è precipitato il Paese dopo il colpo di Stato? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a Luis Badilla, esperto di questioni latinoamericane:

    R. – Per la comunità internazionale e lo stesso popolo dell’Honduras, le elezioni dovrebbero risolvere questa drammatica e lacerante crisi politica e istituzionale che si trascina dal 28 giugno, quando fu destituito il presidente Manuel Zelaya. Tutto adesso dipende innanzitutto dalla trasparenza di queste elezioni e dal fatto che i cinque candidati riconoscano il risultato e non vengano contestati. La comunità internazionale ha fatto moltissimo per fare in modo che queste elezioni siano trasparenti e corrette. Si è impegnata anche finanziariamente, appoggiando tutti i progetti e tutti i meccanismi che aiutano questa trasparenza.

     
    D. – Quale è la posizione della Chiesa su questa consultazione?

     
    R. – La Chiesa ha continuato a ribadire il suo magistero fin dal primo giorno della crisi. Il vescovo ausiliare di Tegucigalpa durante la Messa alla quale hanno assistito tutti i candidati che partecipano a questa elezione, ha detto: la consultazione deve essere la fine della crisi ma, soprattutto, l’inizio della riconciliazione.

     
    D. – Il Congresso honduregno dovrà pronunciarsi nei prossimi giorni sull’eventuale ritorno al potere di Zelaya, che ha chiesto di boicottare il voto. C’è in questa intricata situazione il rischio di una guerra civile?

     
    R. – Io penso che ormai questo rischio si sia molto allontanato e che sia poco probabile. Ma è sempre possibile: in America Latina, purtroppo, questi fatti sono sempre possibili. Il popolo honduregno e la comunità internazionale si aspettano che non si creino più ulteriori complicanze in questo meccanismo, che è già di per sé molto farraginoso. C’è una certa trepidazione per quanto riguarda quello che sarà il comportamento del presidente Zelaya. Ci si chiede, poi, come si possa fare in modo che Zelaya torni a fare il presidente per alcune settimane, pur sapendo che fra due o tre mesi dovrà consegnare il potere al nuovo presidente eletto.

     
    D. – A quali mosse sono allora affidate le speranze democratiche dell’Honduras?

     
    R. – Tutto è molto fragile. Le intese esistono, ma sono fragili. Quindi, a questo punto, l’unica cosa che c’è da aspettarsi è che la pressione morale della comunità internazionale faccia in modo che gli attori di questo processo possano mantenere l’equilibrio, la cautela e la prudenza per arrivare alla soluzione vera e definitiva: l’elezione di un nuovo governante democraticamente eletto.

    inizio pagina

    Il direttore di Save The Children Italia: l'Europa ha soggezione di forze che considerano le migrazioni lesive del benessere

    ◊   Nel Messaggio per la 96.ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebrerà il prossimo 17 gennaio, Benedetto XVI sottolinea che tanti minori immigrati rischiano di essere discriminati e sfruttati nonostante i proclami della Convenzione dei Diritti del Bambino. I loro diritti – aggiunge il Papa nel Messaggio - devono essere rispettati da tutti e sempre. Al microfono di Federico Piana il direttore generale di "Save The Children in Italia", Valerio Neri:

    R. – Apprezziamo particolarmente le parole del Papa che vogliono riportare anche ad una moralità del dire. La Convenzione dell’Onu è ancora una carta molto utopica. Questi diritti che lì vengono sanciti non sono in gran parte rispettati, perché i Paesi del mondo occidentale, e quindi anche l’Europa in particolare, hanno secondo me un atteggiamento di soggezione. Soggezione, per esempio, nei confronti di quelle forze europee che sentono le migrazioni come lesive di un proprio benessere. Quando i governi sono così soggetti a queste forze, che sono dentro la società, non riconoscono i diritti di questi ragazzi. Ragazzi che hanno il diritto di essere accolti, di essere indirizzati, di essere portati per mano nella legalità.

     
    D. – Come si può, nel concreto, dare un seguito alle parole del Santo Padre anche dal punto di vista legislativo, soprattutto per i minori che chiedono asilo, fuggendo per varie ragioni dal proprio Paese dove non ricevono adeguata protezione?

     
    R. – Per quei migranti minori non accompagnati, non sempre richiedenti asilo, questo dipende anche dai Paesi da cui provengono; quello che andrebbe senz’altro fatto è un sistema di accoglienza ben differente da quello attuale. Per esempio, per un ragazzo che in qualche modo riesce ad entrare in Italia, noi di Save the children o di altre organizzazioni riusciamo ad intercettarlo per tempo. Riusciamo quindi a dargli delle informazioni: gli diciamo nella sua lingua quali sono i diritti che in Italia possiamo riconoscergli, quale è la legalità e la legislazione che lo riguarda. Ammettiamo quindi di riuscire ad indirizzarlo verso la casa famiglia, un centro dove poi potrà ricevere quella tutela legislativa. Ma se in quel centro non troverà nessuna mediazione culturale, nessuno che parli la sua lingua, nessuno che riesca a fargli capire nella sua cultura di continuare quel lavoro di informazione già iniziato, quel ragazzo scapperà dal centro. Si disperderà nel territorio, finirà nel lavoro minorile, nella pornografia, nella prostituzione e nelle varie forme di sfruttamento perché questa molto spesso è la realtà. Oppure cercherà di continuare il suo viaggio, secondo il progetto migratorio che ha in testa, andando incontro a nuovi pericoli. Vanno accolti, vanno compresi e, quindi, va creata per loro una rete di accoglienza, che parta esattamente dai loro bisogni. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

    inizio pagina

    In vista del vertice di Copenhagen sul clima proseguono i negoziati per la riduzione delle emissioni di gas serra

    ◊   Passo in avanti per la riduzione delle emissioni di gas serra da parte di Stati Uniti, Cina ed India, a poche settimane dall’inizio del vertice Onu sul clima, che si terrà a Copenhagen. Come valutare, a questo punto, queste aperture? Molti esperti parlano di decisione epocale. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici presso l’Università di Trieste:

    R. - Sicuramente è una decisione di grande importanza perché è la prima volta che Paesi così importanti raggiungono un accordo generale e complessivo – anche se per il momento informale – sulla necessità della riduzione delle emissioni. Gli Stati Uniti da lungo tempo dibattono su questo tema, senza aver mai raggiunto una vera e propria decisione sulla riduzione. Altrettanto Cina e India. C’è, però, un elemento che divide sostanzialmente le impostazioni dei due gruppi occidentale e asiatico: il fatto di ammettere che ci deve essere una differenza tra le emissioni dei Paesi già industrializzati (Europa e Stati Uniti) e quello che dovranno invece fare i Paesi in via di industrializzazione. Si deve quindi raggiungere un vero e proprio formale accordo, che credo però non potrà essere raggiunto così rapidamente al Vertice di Copenhagen.

     
    D. – Quella della riduzione dei gas serra è stata una questione che da sempre ha diviso gli Stati fin dal Protocollo di Kyoto. Ma nonostante gli allarmi lanciati periodicamente da parte dei massimi esperti di tutto il mondo, i Paesi più inquinanti non hanno mai dato risposte concrete. E’ solo una questione economica o soprattutto politica?

     
    R. – Si tratta di una questione prima di tutto sociale. Per i Paesi che iniziavano il loro cammino industriale, partire con dei vincoli che avrebbero richiesto investimenti enormi per la riduzione delle emissioni e controlli altrettanto grandi, significava mettere in forse quello che per i cinesi e per gli stessi indiani è il cammino verso il benessere e, in qualche modo, anche verso la libertà. Su questo fronte non sono stati particolarmente avanzati neppure gli Stati Uniti, che hanno sempre posto dei veri ostacoli ad un accordo che portasse in breve tempo a delle riduzioni. Possiamo dire che, una volta tanto, l’Unione Europea è stata veramente all’avanguardia nel mondo globale.

     
    D. – In sostanza il Vertice di Copenhagen, quindi, possiamo definirlo non un punto di arrivo, ma un punto di partenza?

     
    R. – Definirlo un punto di arrivo sarebbe veramente esagerato. E’ un buon punto di partenza. Probabilmente, per la prima volta, i Paesi veramente indispensabili per riuscire ad ottenere delle reali riduzioni e quindi modificare il trend ambientale molto negativo che abbiamo preso, hanno espresso la volontà di trovare delle soluzioni comuni ed effettive. Anche se questo potrà accadere in un decennio.

    inizio pagina

    Anno Sacerdotale, la testimonianza del cappellano delle Guardie Svizzere Pontificie

    ◊   È cresciuto a Barcellona, in Spagna, ma ha origini svizzere, e da tre anni è cappellano delle Guardie Svizzere Pontificie. Padre Alain Guy de Raemy vive al fianco del corpo militare del Papa con uno spirito cameratesco, condividendo con i giovani svizzeri diversi momenti della giornata. Ma qual è la storia di padre de Raemy e com’è arrivato al sacerdozio? Ha raccolto la sua testimonianza Tiziana Campisi:

    R. – Io devo ringraziare i miei genitori per avermi portato alla messa ogni domenica. Il Signore ha 'lavorato' il mio cuore poco a poco. Non sono mai stato in parrocchia, ho solo frequentato la messa della domenica. Più di questo non c’era. Ma è questo che mi ha aperto il cuore poco a poco. Più tardi, durante le vacanze in Bretagna, in Francia, andando a messa abbiamo incontrato un parroco che mi ha colpito forse per il suo modo di essere; lavorava durante la settimana con i pescatori ed usciva con loro anche a pesca. Mi ha colpito il suo modo molto diretto di parlare.

     
    D. – Poi come è arrivata la scelta del sacerdozio?

     
    R. – E’ stata un po’ una battaglia. Non avevo alle spalle un'esperienza né di chierichetto né di scout né di un qualsiasi gruppo parrocchiale. Non sapevo cosa facesse un prete. Avevo questa idea, questa sensazione strana in me di fare il prete, ma mi faceva paura perché mi domandavo cosa facesse un prete. Io non sapevo cosa facesse un prete, lo vedevo alla messa la domenica. Ma sono timido e non mi vedevo davanti a tutta la gente a pronunciare un discorso. Quindi mi sembrava che quella fosse un’idea strana. Il mio progetto era quello di diventare architetto o diplomatico. Poi è arrivata questa idea dentro di me, sempre più insistente, e quando ho iniziato gli studi di diritto, ogni volta che passavo davanti ad una chiesa, mi colpiva. Durante gli studi al Collegio benedettino per la maturità ci facevano fare, all’inizio della Quaresima, gli Esercizi Spirituali con un prete gesuita. E’ lì che mi sono aperto e lui mi diceva sempre: “Continua il tuo percorso previsto, ma sempre chiedendo nella preghiera che il Signore ti mostri la strada”.

     
    D. – Lei oggi è cappellano delle Guardie Svizzere Pontificie. Questa missione a cosa la porta?

     
    R. – Mi porta ad essere molto, molto vicino a tanti giovani, che sono molto diversi fra di loro rispetto all’origine della famiglia, del contesto parrocchiale che li fa arrivare qui. Sono, quindi, molto vicino a loro e li accompagno in questo incontro-confronto forte con la realtà della Chiesa, la realtà anche della fede. Io mangio con loro e faccio anche la ronda con loro o sui posti di servizio quando sono soli. Sono queste occasioni belle di dialogo personale.

     
    D. – Ci sono delle esperienze che ricorda particolarmente?

     
    R. – Sì, ce ne sono tante e diverse. L’esperienza dell’inizio è stata quella caratterizzata dalla paura di celebrare il Sacramento della Confessione, di confrontarmi con gente matura, molto più matura e che viene da te per vivere la penitenza e la confessione. Questo impressiona. E’ stata per me veramente la scoperta della fede negli altri, di questa fiducia e che anche quell’ostacolo di differenza di maturità e di età non c’entra più, perché c’è il contatto con il prete, che è al di là delle apparenze o delle cose umane. Questo mi ha colpito: vedere la fede e toccare quasi la realtà della fede di chi si affida al sacerdote per incontrare Cristo.

     
    D. – Se dovesse fare un bilancio della sua vita, potrebbe dire di essere felice?

     
    R. – Sì, sì senza dubbio e questo grazie alla famiglia. Sono veramente debitore verso i miei genitori anche per il fatto di aver potuto ricevere una formazione ed una educazione buona, anche dal punto di vista intellettuale. Ho avuto questo privilegio. Poi c’è la fede, naturalmente, che mi ha accompagnato senza alcuna pressione. Penso che per tutto questo sono un uomo felice, anche perché il prete non si sente inutile. Dunque posso dire che la vita è bella.

    inizio pagina

    A Roma, fino al 6 gennaio, la 34.ma Mostra dei 100 presepi

    ◊   “Una fiaccola che illumina la famiglia, rispecchiando quella sacra di Gesù di Nazareth”. È l’immagine del presepe, regalata dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, intervenuto nei giorni scorsi a Roma, presso la Basilica di Santa Maria del Popolo, alla presentazione della mostra “100 Presepi”. Un appuntamento internazionale immancabile, giunto alla sua 34.ma edizione e curato dalla Rivista delle Nazioni. Con il patrocinio della Conferenza episcopale italiana, è in programma fino al 6 gennaio. Il servizio di Alessandra De Gaetano:

    (Musica)

    Una tradizione cara alla famiglia cristiana di tutto il mondo, quella del presepe, come testimoniano i 165 soggetti, provenienti dall’Italia e da Paesi esteri. Un incontro, questo, tra arte e fede, per aprire l’orizzonte ai valori, alle tradizioni e al senso del divino. È il mistero di Betlemme, illuminato dalla stella cometa e testimoniato dal Bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia. Ma quale è il mistero di Betlemme? Ascoltiamo il cardinale Angelo Comastri:

     
    “Il mistero di Betlemme oltre a cantare la famiglia, canta la presenza di Dio. Non siamo solo nelle bufere della storia. Pensare che dentro questa storia c’è inserito anche Dio, ci riempie di coraggio e di ottimismo”.

    Visitare i presepi esposti nella mostra è come fare un viaggio in tutto il mondo. Dai Paesi del Centro e del Sud America, che espongono Natività colorate ed esuberanti, al Medio ed Estremo Oriente, con le opere realizzate con carta di papiro e legno, provenienti dalle zone tormentate dai conflitti, come l'Iraq.

     
    (musica)

     
    Tra le novità di questa edizione, undici icone inviate dall'Accademia di Romania risalenti alla fine del'700 e dell'800. C’è poi un presepe che arriva dalla Croazia, intitolato Anno Sacerdotale, realizzato in polistirolo, gesso, stoffa e cartone. Particolare il presepe, costruito in uno scarpone, proveniente dalla Calabria. Due Natività provengono dalla città dell'Aquila: una rappresenta una tendopoli, l’altra riporta scritto il nome di ogni paese distrutto dal terremoto, come a voler ricordare nella preghiera il futuro di ognuno. Ancora il cardinale Comastri:

    “Il presepe non è altro che un canto alla famiglia ed è un canto che singolarmente viene fatto da Dio, perché Dio venendo in questo mondo non ci ha chiesto niente, non ha voluto né ricchezze né potere né onori, ma ha chiesto solo una famiglia, la più bella che ci potesse essere, con un padre giusto e una madre immacolata, per dirci che la famiglia è importante e che se perdiamo la famiglia perdiamo il vero tesoro della società. Betlemme grida l’importanza della famiglia”.

    Di grande rilievo le opere realizzate dai giovani di diverse comunità di riabilitazione, come la Fondazione Villa Maraini e il Centro diurno di Guidonia. Un’occasione particolare di condivisione in una grande famiglia, che attende il miracolo di Betlemme. La curatrice Mariacarla Menaglia:

    “Io li amo moltissimo questi presepi, come quello di Villa Varaini. Quelli delle comunità sono presepi particolari e molto sentiti. E questo perché sono presepi fatti insieme. Collaborano tutti insieme: chi costruisce un personaggio, chi fa la scenografia. C’è l’unione di questi ragazzi che hanno dei problemi”.

    Il presepe è anche un forte richiamo all’infanzia, che il cardinale Angelo Comastri ricorda così:

    “Dopo la Messa di Mezzanotte entravamo in casa, la mamma metteva la Madonna nella capanna, papà metteva San Giuseppe, io e mia sorella mettevamo il Bambinello e il nonno agricoltore metteva il bue e l’asinello. Ci guardavamo e ci sembrava di essere diventati noi il presepe. Ci sembrava che Gesù fosse nato veramente nella nostra casa”.

    (Musica)

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Svizzera oggi al voto per il referendum sul divieto di costruzione di nuovi minareti

    ◊   Cinque milioni di svizzeri oggi sono stati chiamati alle urne per pronunciarsi su due referendum riguardanti, rispettivamente, la costruzione di minareti e l’export di armi. Secondo i primi exit polls raccolti dall’Istituto Gfs di Berna per conto della televisione svizzera, il primo potrebbe essere stato accettato dal 59 per cento della popolazione, ribaltando così i sondaggi della vigilia, che incassavano una bocciatura al 53 per cento. In particolare, sembra che il cantone di Lucerna abbia votato per il sì. I cantoni di Ginevra e Vaud si sarebbero invece espressi per il no. Quello sui minareti, promosso dalla destra nazional-conservatrice, è certamente il quesito che ha fatto maggiormente parlare di sé: in sintesi propone il divieto di costruire nuovi minareti sul suolo svizzero, che finora ne ospita quattro, perché considerati non luoghi di culto, bensì “simbolo di una rivendicazione del potere politico e sociale dell’islam”. Contro questa posizione, giudicata discriminatoria, si sono espressi il governo della Confederazione elvetica e la Conferenza episcopale svizzera che, come riportato oggi dal quotidiano Avvenire, ha più volte ribadito la necessità di respingere un’iniziativa che innescherebbe una spirale di intolleranza sena fine. I vescovi, infatti, sono preoccupati da episodi violenti già occorsi, come gli atti vandalici ai danni della moschea di Ginevra (una delle quattro con minareto), che è stata oggetto di sassaiole, le cui pareti sono state imbrattate di vernice e dalla quale è stato diffuso un falso richiamo alla preghiera. Il referendum è stato presentato dalle formazioni di destra Udc e Udf con le centomila firme di sottoscrizione richieste, ma per essere approvato necessita di una modifica della Carta costituzionale. Avrà bisogno della doppia maggioranza: quella del popolo e quella dei cantoni. In Svizzera i musulmani sono circa 350-400mila (il 5 per cento della popolazione) e hanno a disposizione 200 luoghi di preghiera. L’altro referendum in programma, invece, riguarda la proibizione dell’esportazione di armi: è promosso dal Gruppo per una Svizzera senza esercito e viene da due precedenti bocciature, l’ultima delle quali nel 1997. Dovrebbe essere respinto anche stavolta, con il 68 per cento stando agli exit polls: una conferma agli ultimi sondaggi effettuati una decina di giorni prima del voto, in cui, però, si registrava ancora un 10 per cento di indecisi. (A cura di Roberta Barbi)

    inizio pagina

    Argentina e Cile: vasta eco sulla stampa per l’incontro tra il Papa e i presidenti dei due Paesi

    ◊   “Il Papa ha chiesto di lottare contro la povertà come requisito per la pace”. Questo il titolo in prima pagina del tradizionale quotidiano La 'Nación' di Buenos Aires. Il giornale, come tutta la stampa argentina e cilena, ha dato grande rilievo alle celebrazioni di ieri in Vaticano del venticinquesimo anniversario della mediazione tra Argentina e Cile nel conflitto per il territorio della zona australe. “La corruzione e la povertà minacciano la pace, ha detto il Papa” scrive in prima pagina il quotidiano Clarin sempre da Buenos Aires, mentre 'Ambito Financiero' riporta le parole di Cristina Kirchner. Il presidente argentino ha affermato, alla fine dell’incontro con Benedetto XVI, che la guerra con il Cile sarebbe stata per il suo Paese una tragedia irreparabile e che la pace è stata possibile solo grazie all’intervento di Giovanni Paolo II e del cardinale Samoré. “Il trattato tra le due nazioni è stato un esempio luminoso della forza dello spirito umano e della volontà di pace per far fronte alla barbarie della guerra”, scrive il quotidiano 'El Mercurio' di Santiago del Cile, citando le parole di Benedetto XVI. “Il presidente Bachelet celebra con il Papa i 25 anni del trattato” è il titolo di 'El Mostrador' di Santiago che mette in luce il fatto che, dopo l’intervento del Vaticano, Argentina e Cile, che erano sull’orlo della guerra, hanno stabilito un rapporto fraterno. La televisione dei due Paesi ha seguito in diretta ieri l’incontro di Michelle Bachelet e Cristina Fernandez Kirchner con il Papa, un avvenimento che ha avuto una significativa copertura giornalistica già dai giorni precedenti all’evento. (Da Buenos Aires Francesca Ambrogetti)

    inizio pagina

    Forum internazionale clima: presentate iniziative per l'educazione ambientale

    ◊   Il clima sta cambiando a causa dell’inquinamento, molte specie sono in via di estinzione e la siccità rende desertiche molte aree della terra. Se non agiamo subito, milioni di persone rischiano la miseria nel giro di pochi decenni. Con questo grido di allarme si è concluso oggi a Viterbo l'VII Forum internazionale della stampa sul tema ‘Il Clima sta cambiando. Storie, fatti persone’, organizzato dall' associazione culturale Green Accord. Chiediamo una road map concordata per una totale decarbonizzazione dell’economia mondiale entro il 2050, nella quale ogni Paese si assuma le proprie responsabilità in base alle emissione prodotte; da parte nostra ci impegniamo a diffondere una corretta informazione sui rischi dei cambiamenti climatici. È il memorandum che i 120 giornalisti a conclusione del Forum internazionale, hanno preparato per consegnarlo ai grandi della Terra il prossimo 7 dicembre a Copenaghen, in occasione del vertice mondiale sull’ambiente. “Se le cose non cambiano - ha spiegato ieri pomeriggio William Rees docente all’università della British Columbia - nel giro di pochi anni la temperatura terrestre aumenterà di circa 4 gradi con conseguenze molto pesanti per l’intero ecosistema. Per evitare ciò, bisogna fin da subito diminuire l’emissione dei gas serra del 6 per cento l’anno, e arrivare ad un’economia decarbonizzata entro la fine del secolo”. Questa mattina sono state presentate alcune iniziative per favorire un’educazione all’ambiente, come quella del giornalista ungherese Pavel Antonov, che ha spiegato il progetto ‘Clima creativo’, in cui diversi editori del suo Paese hanno deciso di creare insieme programmi televisivi e giornali sul tema dell’ecologia. Così in Spagna, in cui sono molte le trasmissioni che promuovono la conoscenza dei problemi legati all’ambiente, e in Brasile, dove un giornalista percorrerà l’Africa per otto mesi cercando di promuovere una sorta di gemellaggio ecologico attraverso documentari e testimonianze di progetti salvaclima. “Siamo convinti - ha concluso Andrea Masullo, presidente del comitato scientifico di Green Accord - che solo attraverso la vita reale si può trasmettere l’urgenza climatica che stiamo vivendo, rendendoci consapevoli che il cambiamento è attuale”. (A cura di Marina Tomarro)

    inizio pagina

    Repubblica democratica del Congo: la testimonianza dei missionari saveriani

    ◊   Quello che serve alla Repubblica Democratica del Congo è la creazione di un sistema di tracciabilità dei minerali estratti illegalmente nel Paese: così spiegano alla Fides due missionari saveriani con lunga esperienza nella Repubblica democratica del Congo, padre Silvio Turazzi e padre Loris Cattani, che pubblica una newsletter periodica sulla situazione nell’est. I media hanno parlato molto, negli ultimi giorni, di un rapporto dell’Onu il cui testo non è ancora stato pubblicato, e che metterebbe in luce una serie di complicità interne e internazionali che alimentano la guerra nel nord e nel sud del Kivu per sfruttarne le risorse minerarie. In particolare, il documento delle Nazioni Unite svelerebbe la rete che permette alle Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr) di finanziarsi con le esportazioni illegali di oro, stagno e coltan. “Esiste un’ambiguità di fondo perché ufficialmente le Fdlr e il Governo di Kigali si combattono – spiega padre Cattani – ma poi collaborano nell’esportazione dei minerali congolesi; mi chiedo se il rapporto Onu non è stato ancora pubblicato perché vi sono i nomi delle società implicate nei traffici illegali di minerali”. La via, come più volte proposto in Europa e negli Usa, sarebbe quella di creare un sistema di tracciabilità dei minerali provenienti dal Congo: queste iniziative sono seguite dalla rete Fede e giustizia tra Africa ed Europa’ (Aefjn), un organismo cui aderiscono una cinquantina di istituti cattolici presenti nei due continenti. “Il rappresentante negli Stati Uniti della Rete intende tenere informata l’amministrazione Obama sulla reale situazione congolese per cercare una pacifica soluzione alla guerra”, concludono i missionari. (R.B.)

    inizio pagina

    Kenya: al via la Conferenza nazionale sull’adozione

    ◊   Si aprirà domani e si chiuderà il prossimo 2 dicembre la Conferenza nazionale ‘Promoting the right of every child to a family’, organizzata in Kenya dal National Adoption Committe che lancia l’allarme: sono troppo pochi, nel Paese, i bambini abbandonati che riescono a trovare una casa e una famiglia che li adotti. Dal 1998 ad oggi, infatti, a causa dell’Aids ma non solo, il numero degli orfani e dei bambini abbandonati e ospitati negli istituti di assistenza all’infanzia, è cresciuto oltre misura, mentre non decolla l’adozione nazionale. Per quella internazionale ci sono ancora troppi ostacoli, come l’obbligo a vivere in Kenya per un periodo molto lungo, circa 8 mesi, per le coppie che intendono adottare. Così, dal 2003 al 2008, solo 781 bambini del Kenya sono stati accolti da famiglie all’interno del Paese. Nel corso della conferenza, riporta l’agenzia Sir, si analizzerà il fenomeno e si cercheranno risposte e soluzioni al problema dell’abbandono minorile. La conferenza è stata preceduta, ieri, dalla marcia simbolica ‘Adoption awareness walk’ a Nairobi. (R.B.)

    inizio pagina

    Studenti libanesi e palestinesi finanziano un impianto di energia solare in un centro per disabili

    ◊   Studenti libanesi e palestinesi insieme per un grande progetto di solidarietà: quello di costruire un impianto di energia solare termica che sarà installato in un centro per disabili dell’organizzazione ‘Arc en ciel’ ad Haiba, nella regione dell’Akkar, una delle più povere del Libano, al confine con la Siria. L’impianto, riferisce l'agenzia Sir, servirà a riscaldare la piscina del centro e renderla disponibile per tutta la durata dell’anno per le lezioni di nuoto e le sessioni di riabilitazione. L’iniziativa, cui parteciperanno una quindicina di studenti, alcuni libanesi provenienti dai campi profughi gestiti dall’Unrwa, è stata lanciata dalla scuola Don Bosco di al Fidar, e finanziata dall’Ufficio di cooperazione dell’Ambasciata d’Italia a Beirut. Il progetto è realizzato in collaborazione con il Volontariato internazionale per lo sviluppo (Vis). Nel centro vengono prestate cure e assistenza ai disabili della zona. C’è anche un laboratorio in cui gli stessi disabili realizzano strumenti per la deambulazione: da sedie a rotelle a stampelle a bastoni. (R.B.)

    inizio pagina

    Argentina: sabato 5 dicembre la festa di San Francesco Saverio

    ◊   Movimenti, gruppi impegnati nelle missioni, comunità e anche gruppi missionari non propriamente detti: tutti sono invitati a partecipare alla festa che si terrà sabato 5 dicembre in onore di San Francesco Saverio, Patrono delle missioni, presso il Santuario di San Cayetano, organizzata dalle Pontificie Opere Missionarie (Pom) di Salta, in Argentina. La festa chiuderà l’anno di attività dell’Infanzia e l’Adolescenza missionaria vista la pausa estiva imminente. Il programma della festa, riportato dall’agenzia Fides, prevede la Santa Messa in cui i gruppi di bambini e adolescenti ringrazieranno il Signore per l’anno di attività appena trascorso, la processione di San Francesco Saverio, e una recita teatrale sulla vita del Santo. Concluderà la giornata un’agape fraterna. (R.B.)

    inizio pagina

    Brasile: fervono i preparativi per il primo Congresso nazionale dei seminaristi

    ◊   Si sono riuniti presso la sede delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) a Brasilia, i rappresentanti delle istituzioni che promuovono e organizzano il primo Congresso Missionario Nazionale dei seminaristi. L’evento, riporta l’agenzia Fides, è previsto nella stessa Brasilia dal 4 al 10 luglio dell’anno prossimo. Obiettivo dell'iniziativa è alimentare la coscienza missionaria dei futuri sacerdoti, alla luce della Bibbia e degli orientamenti degli ultimi documenti della Chiesa, tenendo conto degli aspetti umani, spirituali, intellettuali e pastorali. Martedì scorso, una riunione di incaricati ha offerto i primi orientamenti per l'evento. Il congresso missionario si propone di raccogliere 150 seminaristi dalle varie diocesi. Il tema discusso sarà "la formazione presbiterale per una missione senza frontiere", con lo slogan "chiamati a stare con Lui e a essere inviati" (cfr Mc 3,14). Saranno invitati a partecipare i seminaristi diocesani e religiosi che frequentino il terzo anno di filosofia. Le iscrizioni saranno raccolte dai coordinatori dei Consigli Missionari Regionali (Comires) e dall'Organizzazione di seminari e degli istituti del Brasile (Osib). Hanno partecipato alla riunione di martedì: il direttore nazionale delle Pom in Brasile, padre Daniele Lagni; il segretario nazionale della Pontificia Unione Missionaria, padre Savio Corinaldesi; il segretario nazionale della Pontificia Opera della Santa Infanzia, padre Edson Assunta; il direttore del Centro Culturale Missionario (Ccm), padre Estevao Raschietti; il responsabile della Commissione episcopale per i ministeri ordinati e la vita consacrata della Cnbb, don Reginaldo Lima; il responsabile della Commissione episcopale Pastorale per l'Azione Missionaria e la Cooperazione interecclesiale della Cnbb e segretario esecutivo del Consiglio Missionario Nazionale (Comina), don Altevir da Silva. (A.M.)

    inizio pagina

    Il cardinale Bagnasco scrive ai bambini in occasione del Natale

    ◊   “Una storia d’amore in cui tutto trova senso: la vita, la gioia, le difficoltà. I sacrifici e perfino la morte”: così scrive il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana nella sua lettera sul Natale indirizzata ai bambini nell’età del catechismo. Come riferisce l’agenzia Sir la lettera, intitolata ‘Nascere nell’amore’ e contenuta nell’opuscolo curato dall’ufficio catechistico diocesano che viene consegnato in questi giorni nelle parrocchie, è un regalo che il porporato fa ai bambini, affinché leggano la storia di Gesù con le loro famiglie in occasione delle festività natalizie. “È una storia semplice, antica e nello stesso tempo quotidiana – ha spiegato il cardinale – Dio Padre ha inviato il Figlio Gesù nella nostra umanità come un bambino, per indicarci che sono i piccoli, i bambini, i primi nella mente e nel cuore di Dio”. (R.B.)

    inizio pagina

    Polonia: le Pom promuovono la recita del Rosario

    ◊   Finora sono attivi in 70 parrocchie e in 50 scuole, ma possono fare molto di più, i gruppi del ‘Rosario vivente’, formati da bambini e giovani, e i gruppi del ‘Rosario missionario’ creati nella diocesi di Czestochowa, in Polonia. Tra le iniziative dei gruppi, c’è quella di redigere il ‘Libro di preghiera del Rosario per le missioni’, in cui raccogliere le preghiere di bambini e giovani per le intenzioni della Chiesa e per le missioni. Preghiere anche per la beatificazione e la canonizzazione del servo di Dio Giovanni Paolo II, come spiega alla Fides il direttore delle Pontificie opere missionarie (Pom) dell’arcidiocesi, Jacek Gancarek, che è anche delegato dell’arcivescovo per le Missioni. Tra le ultime iniziative delle Pom, la pubblicazione sul proprio sito internet della traduzione dell’Ave Maria in sei lingue: inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo e latino, per allargare ancora di più la recita del Rosario. (R.B.)

    inizio pagina

    Francia: a Lione per l’Immacolata i ‘Missionari dell’8’

    ◊   Entra nel vivo l’attività dei ‘Missionari dell’8’: i volontari che dal 5 all’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, aiuteranno pellegrini e visitatori che si recheranno a Lione presso il Santuario mariano di Fourviére. La loro ‘investitura’ ufficiale, come riportato dall'agenzia Fides, è avvenuta qualche giorno fa, con la Messa solenne celebrata dall’arcivescovo della città, cardinale Philippe Barbarin, e con una riunione organizzativa. I volontari distribuiranno per le strade 80 mila piantine della città che riportano i principali luoghi di culto e il programma degli incontri previsti. Indirizzeranno i fedeli verso le chiese, eccezionalmente aperte fino alla mezzanotte. Daranno, così vita all’iniziativa ‘Porte aperte’, che prevede anche la scuola della missione presso il Santuario, in cui sono previsti momenti di preghiera e condivisione. Tutti possono diventare volontari e saranno impegnati con pellegrini e turisti in momenti di dialogo, di incontro amichevole o spirituale, anche solo di conoscenza del patrimonio artistico e culturale. I cittadini sono invitati a illuminare Lione con lampade e candele presso le finestre. Sono attesi quattro milioni di persone. (R.B.)

    inizio pagina

    Spagna: Natale di preghiera e solidarietà nelle diocesi

    ◊   Ci si prepara al Natale con preghiera e iniziative di solidarietà verso i più bisognosi, nelle diocesi della Spagna. L’agenzia Sir riferisce in particolare delle attività di due di queste: l’arcidiocesi di Valencia e la diocesi di Orihuela-Alicante. Nella prima si prevedono sussidi per la preparazione al Natale rivolti a sacerdoti, famiglie, docenti e alunni con riflessioni e attività pastorali e liturgiche che accompagnino per tutto il tempo di Avvento. I giovani nell’attuale contesto sociale e culturale, la difesa della vita e del valore del matrimonio e della famiglia, l’esercizio della carità, la celebrazione dell’Anno sacerdotale, sono tra i temi presi in esame. Nella seconda, invece, a partire da martedì 1 dicembre, saranno raccolti materiali indirizzati alla residenza per anziani e al centro medico di Casma, in Perù, organizzato dalla Fondazione ‘Missione e promozione’. Si raccolgono, fino al 31 gennaio 2010, alimenti non deperibili, biancheria, scarpe, utensili da cucina, per la pulizia e l’igiene, rasoi e disinfettante. (R.B.)

    inizio pagina

    Gran Bretagna: al via il programma ‘Fede e futuro’

    ◊   Si chiama ‘Fede nel futuro’ e in quattro anni ha già raccolto quasi quattro milioni di sterline, pari a quattro milioni e mezzo di euro. Il programma, lanciato nel 2006 dalla Chiesa cattolica inglese e gallese, è finalizzato a raccogliere finanziamenti per una vasta gamma di progetti come le vocazioni, la famiglia, il dialogo interreligioso. Tra essi anche il ‘Catholic Parliamentary Internship Scheme’, uno speciale programma di stage e tirocini rivolto a laureati di fede cattolica, cui viene offerta l’opportunità di trascorrere un anno a stretto contatto con parlamentari cattolici a Westminster o con europarlamentari cristiani nel Parlamento europeo di Strasburgo, o di lavorare nel settore affari pubblici di una organizzazione cattolica inglese. Soltanto nel 2008, riferisce l’agenzia Sir, è stato raccolto oltre un milione di sterline (più di un milione di euro) nonostante la crisi fosse già cominciata. L’obiettivo è di arrivare a 11,5 milioni di sterline, 12,8 milioni di euro entro il 2011. La strategia seguita è di organizzare eventi sociali o mediatici per attirare potenziali donatori. Ce ne sono stati otto nel 2008, tra i quali una cena al Claridges Hotel, nel centro di Londra, con il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, ex arcivescovo di Westminster, come ospite d’onore. Secondo Stephen Morgan, presidente della Conferenza degli economi diocesani inglesi, “se si comunica con chiarezza quello di cui si ha bisogno, la gente è più che disposta a dare sostegno. Ovviamente occorre render poi conto di come vengono spesi i soldi”. (L.Z.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Nucleare. L’Iran minaccia di ridurre la cooperazione con la comunità internazionale

    ◊   Il Parlamento iraniano ha chiesto al presidente Ahmadinejad di ridurre le relazioni con l’agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) che venerdì scorso ha chiesto di sospendere la costruzione del sito nucleare di Qom, la cui esistenza è stata resa nota solo a settembre. Secondo i parlamentari iraniani si tratta di una risoluzione “politica (…) adottata sotto la pressione degli Stati Uniti e della Gran Bretagna”. I parlamentari della Repubblica islamica minacciano anche l’uscita dell’Iran dal Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, di ostacolare le ispezioni dell’Aiea nei siti iraniani e di “ridurre la cooperazione” con il gruppo dei 5+1, che comprende Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania. Il documento sarà sottoposto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Il Parlamento iraniano ha inoltre deciso di stanziare 20 milioni di dollari per condurre indagini su possibili violazioni dei diritti umani negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Lo riferisce l'agenzia Isna secondo cui i fondi saranno gestiti dai ministeri dell'Intelligence e degli Esteri e dai Pasdaran.

    Iran, dimissioni dell'ayatollah Amoli
    L'ayatollah Javadi Amoli, incaricato di guidare la preghiera del venerdì nella città santa sciita di Qom, si è dimesso dal suo incarico di imam. Secondo il quotidiano Etemad che ne da notizia, si tratterebbe di una protesta contro la politica di repressione attuata dal presidente Ahmadinejad dopo la sua contestata rielezione. Nei mesi seguiti alle elezioni presidenziali del giugno scorso, l'ayatollah Amoli aveva più volte criticato i metodi di repressione delle proteste e aveva manifestato compassione per le sofferenze del popolo iraniano.

    Russia
    In Russia proseguono le indagini per individuare i responsabili dell’attentato che venerdì ha causato almeno 25 morti, 26 dispersi e un centinaio di feriti, fra cui un italiano, per il deragliamento di un treno sulla tratta fra Mosca e San Pietroburgo. L’incidente sarebbe stato provocato dall'esplosione di una bomba dalla portata equivalente a 7 kg di tritolo, posta sui binari. Un secondo ordigno è parzialmente esploso ieri, senza provocare feriti. La magistratura ha aperto un’inchiesta: al vaglio anche le ipotesi di un attentato terroristico e del coinvolgimento di ribelli ceceni. L’unica rivendicazione, da parte di un gruppo xenofobo, non viene giudicata attendibile.

    Afghanistan
    Nuova giornata di sangue in Afghanistan: almeno 30 i miliziani morti in un attentato ad opera dei guerriglieri talebani al confine con il Pakistan, nella regione di Khost. Catturato anche un ceceno rimasto ferito durante la battaglia.

    Pakistan
    In Pakistan, passaggio di consegne sul controllo delle armi nucleari. Il presidente pakistano, Asif Ali Zardari, ha trasferito oggi al premier Yusuf Reza Gilani il controllo dell'arsenale atomico, affidando nuovamente al primo ministro, e non al capo di Stato, la gestione della cosiddetta “valigetta nucleare”. Nel 2007 l’allora presidente Pervez Musharraf, per aver promulgato uno stato di emergenza, ne aveva assunto il controllo. A premere per il trasferimento sono stati i vertici militari, per evitare che la scadenza dell'amnistia che protegge Zardari dalle accuse di corruzione possa creare problemi.

    Venezuela
    In Venezuela, liberato con un blitz l'imprenditore italiano Antonio Banfi, rapito l’11 ottobre scorso da uomini armati a Maracaibo, dove gestisce un fast food. La notizia è stata confermata dalla Farnesina. L'uomo, di 64 anni, originario della provincia di Benevento, è in buone condizioni e si trova nella propria abitazione con i familiari. Arrestati tre dei suoi carcerieri.

    Colombia
    E’ giallo sulla scomparsa, due giorni fa, del cuoco italiano Angelo Faliva, di 31 anni, impiegato a bordo della nave da crociera Coral Cruise, in acque colombiane, tra Cartagena e Aruba. La conferma arriva dalla Farnesina che ha attivato l'ambasciata italiana a Bogotà. La nave, partita il 23 novembre da Miami, è attesa il 7 dicembre a Los Angeles. Le indagini sono affidate all’FBI.

    Arabia Saudita
    Si aggrava il bilancio dei morti in Arabia Saudita per i violenti temporali che mercoledì hanno colpito l’area nei pressi del porto di Ghedda, sul Mar Rosso: almeno 103 le vittime dell’alluvione secondo i servizi di emergenza sauditi che riferiscono di aver tratto in salvo circa 1400 persone. La protezione civile è alla ricerca dei dispersi.

    Repubblica Democratica del Congo
    Nella Repubblica Democratica del Congo, sono almeno 90 le vittime del naufragio di due barche avvenuto mercoledì scorso in un lago a nordest di Kinshasa. La conferma arriva oggi dai media locali. L'incidente sarebbe stato causato dalle avverse condizioni del tempo, anche se le imbarcazioni - secondo quanto riferito dalle autorità locali - non erano autorizzate al trasporto di persone. La Croce rossa riferisce di almeno 250 superstiti.

    Bangladesh
    Tragedia in Bangladesh: almeno 51 i morti e decine i dispersi per l’affondamento di un traghetto nel porto fluviale di Nazirhat, nel sud del Paese. L’imbarcazione, sovraccarica, con oltre mille persone a bordo, si sarebbe ribaltata piegandosi su un fianco.

    Namibia
    Procede in Namibia lo scrutinio dei voti per le elezioni politiche e presidenziali. Si tratta della quarta consultazione dall'indipendenza del Paese dal Sudafrica, nel 1990. Secondo gli analisti il favorito sarebbe il capo di Stato uscente Hifikepunye Pohamba, leader dello Swapo, l'Organizzazione del popolo del Sud Africa Occidentale, da sempre al potere con larghissima maggioranza. Suo principale avversario è l'ex ministro degli Esteri, Hidipo Hamutenya.

    Uruguay
    Ballottaggio in Uruguay per eleggere il nuovo presidente che governerà il Paese per i prossimi 5 anni. Oltre 2 milioni e mezzo di persone tornano alle urne per il secondo turno delle elezioni in cui si affrontano l'ex guerrigliero marxista Josè Mujica - grande favorito - e l'ex presidente conservatore, Luis Alberto Lacalle. (Panoramica internazionale a cura di Claudia Di Lorenzi)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 333

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina