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Sommario del 28/11/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa commemora i 25 anni della pace tra Argentina e Cile mediata da Papa Wojtyla: un esempio di come evitare la barbarie della guerra
  • Ricordo e speranza di pace: editoriale di padre Lombardi
  • Altre udienze e nomine
  • Tempo di Avvento: il Papa presiede i Primi Vespri in San Pietro. La riflessione di don Piero Coda
  • Entro il prossimo anno la nuova fase di colloqui tra Chiesa cattolica e Comunione anglicana
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Tensione in Medio Oriente dopo la condanna dell'Iran per il nucleare
  • Incontro a Fiesole per la Giornata di solidarietà con il popolo palestinese
  • Marcia a Roma per testimoniare l'amore al Crocifisso
  • La dignità umana nel nascere e nel morire: convegno a Milano promosso dai medici cattolici
  • Colletta alimentare in Italia: fare la spesa anche per i più poveri
  • Arte e fede: conferenza a Roma sull’iconografia sacra
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Africa: oltre mille ospedali e 5 mila cliniche della Chiesa per assistere i malati di Aids
  • Il Patriarca di Mosca Kirill non esclude un incontro con il Papa
  • Il quotidiano 'Le Monde' torna sulla strage dei trappisti di Tibhirine
  • Filippine: conclusa la Giornata della Gioventù asiatica. La prossima in Corea
  • Colombia: il cardinale Castrillón Hoyos nominato mediatore ufficiale per le Farc
  • Bolivia: dalla plenaria dei vescovi l’invito a “costruire insieme il Paese”
  • Lancio della Missione permanente a La Paz
  • Argentina: le reliquie del Curato d’Ars nella cattedrale di Buenos Aires
  • Spagna: conclusa a Madrid l’Assemblea dei vescovi
  • Il 27 dicembre grande incontro europeo delle famiglie a Madrid
  • Sud Corea: il messaggio dei vescovi per l'Avvento
  • Doppio giubileo per le Chiese di Rwanda, Burundi e Congo
  • Congo: padre Lanaro ha fornito ai ribelli hutu solo aiuti umanitari
  • Algeria: appello dei vescovi al dialogo interreligioso e alla riconciliazione nazionale
  • Kisangani: concluso l'incontro per i formatori dei seminari
  • Cina: a Macao festa per i 400 anni dalla morte di padre Matteo Ricci
  • Francia: i vescovi ortodossi lanciano un appello per l’ambiente
  • Ucraina: a Leopoli il Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica
  • Roma: cerimonia per non dimenticare l’orrore del genocidio staliniano in Ucraina
  • Sindone: la visita si prenoterà on line
  • Don Chávez riconfermato alla guida dell’Unione Superiori generali

  • 24 Ore nel Mondo

  • Russia. Bomba fa deragliare un treno: decine di morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa commemora i 25 anni della pace tra Argentina e Cile mediata da Papa Wojtyla: un esempio di come evitare la barbarie della guerra

    ◊   Il Palazzo apostolico in Vaticano è stato teatro questa mattina di una importante cerimonia commemorativa. Ricevendo in udienza le presidenti di Argentina e Cile, Cristina Fernández de Kirchner e Michelle Bachelet, Benedetto XVI ha ricordato i 25 anni trascorsi dalla storica mediazione di Giovanni Paolo II che, nel 1978, riuscì a sventare tra i due Stati latinoamericani un conflitto armato per il controllo di una zona marittima australe del Sudamerica, strategica per il passaggio tra l’Oceano Atlantico e il Pacifico. I due capi di Stato si sono poi recati in preghiera sulla tomba di Papa Wojtyla e quindi nella Casina Pio IV, in Vaticano, per scoprire una targa commemorativa alla presenza del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. La cronaca di Alessandro De Carolis:

    Un braccio di mare a sud della Terra del Fuoco. Cento anni di contrasti, iniziati alla fine dell’Ottocento, tra due Paesi per stabilire a chi ne appartenesse la sovranità e poi la parola alle armi, considerate l’ultima opzione. Ma non andrà così tra Argentina e Cile nel 1978. I libri di storia oggi ricordano che il vero protagonista di una possibile guerra che si trasformò in pace fu il giovane e neoletto Pontefice, Giovanni Paolo II, il più tempestivo di tutti a sostituire l’arma della ragione all’irragionevolezza delle armi. Al cospetto di folte delegazioni dei due Stati latinomericani, ricevute in Sala Clementina poco prima delle 12, Benedetto XVI ha anzitutto ricordato il ruolo e i meriti giocati nella vicenda dal suo predecessore, che portarono nel 1984 alla firma di un documento ufficiale:

     
    “El Tratado de Paz y de Amistad, y la mediación…
    Il Trattato di Pace e Amicizia, e la mediazione che lo ha reso possibile, è indissolubilmente legato all'amata figura del Giovanni Paolo II che, mosso da sentimenti di affetto per quelle care nazioni e in linea con il suo lavoro instancabile come messaggero e artefice di pace, non ha esitato ad accettare il compito delicato e cruciale di essere un mediatore in questa disputa”.

     
    Un compito, ha proseguito il Papa, che Giovanni Paolo II svolse con successo grazie alla collaborazione di varie personalità ecclesiali, prima fra tutte quella del cardinale Samoré, che “seguì - ha detto - tutte le vicissitudini dei negoziati lunghi e complessi”, e dell’allora cardinale segretario di Stato, Agostino Casaroli, oltre che degli esponenti dei due governi. Venticinque anni dopo, ha osservato Benedetto XVI, “possiamo constatare con soddisfazione” come questo evento storico abbia “contribuito positivamente a rafforzare” in due “Paesi fratelli” sentimenti “di fraternità e di una più forte cooperazione e integrazione”. Ma soprattutto, ha soggiunto, il Trattato di pace:

     
    “…es un ejemplo luminoso de la fuerza…
    è un esempio luminoso della forza dello spirito umano e del desiderio di pace contro la barbarie e l'irrazionalità della violenza e della guerra come mezzo per risolvere i contrasti (…) E' pertanto necessario perseverare in ogni momento con ferma volontà e fino alle ultime conseguenze nel tentativo di risolvere le controversie con un reale desiderio di dialogo e di accordo, attraverso pazienti negoziati e i necessari impegni, tenendo conto delle giuste rivendicazioni e dei legittimi interessi di tutti”.

     
    Ciò è possibile, ha affermato il Papa, se chi è chiamato a servire i cittadini sia sostenuto “da forti convinzioni morali”, da serenità d’animo e dalla “costante ricerca del bene comune nazionale, regionale e mondiale”:

     
    “La consecución de la paz, en efecto, requiere…
    Il conseguimento della pace, in effetti, prevede la promozione di un’autentica cultura della vita, che rispetti la dignità umana nella sua pienezza, unita al rafforzamento della famiglia come cellula fondamentale della società. Richiede anche la lotta alla povertà e la corruzione, l'accesso a un'istruzione di qualità per tutti, un sostegno alla crescita economica, il consolidamento della democrazia e l'eliminazione della violenza e dello sfruttamento, in particolare contro le donne e i bambini”.

     
    Lo scambio dei doni ha suggellato l’incontro con il Papa, quindi le due delegazioni sono scese nelle Grotte Vaticane per venerare la Tomba di Giovanni Paolo II. A loro, il cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano, ha rivolto un breve discorso quindi le due presidenti hanno deposto una corona di fiori sulla tomba soffermandosi per qualche istante in raccoglimento. Tra le autorità religiose dei due Paesi presenti alla cerimonia spiccavano, per il Cile, il cardinale arcivescovo di Santiago, Francisco Javier Errazuriz, e il presidente dei vescovi cileni, il vescovo di Rancagua, Alejandro Goic, mentre per l’Argentina il vicepresidente della locale Conferenza dei episcopale, mons. José Maria Arancedo, arcivescovo di Sante Fe de la Vera Cruz.

     
    Terminata la preghiera, le due delegazioni si sono trasferite nella Casina Pio IV, dove le presidenti de Kirchner e Bachelet, alla presenza del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, hanno preso la parola per esprime la gratitudine dei loro Paesi per il dono della pace, specie nei riguardi di chi - come Giovanni Paolo II e il cardinale Samoré - lavorarono instancabilmente per raggiungerla. Una targa commemorativa del 25.mo dell’evento è stata scoperta nella Casina Pio IV, accompagnata dall'assicurazione da parte del cardinale Bertone che la Santa Sede continuerà "a offrire il suo contributo sincero e umile a tutto ciò che aiuti ad aumentare e consolidare i frutti del Trattato di Pace e di Amicizia", con "la speranza che il clima di collaborazione e di accordo raggiunto al sud si diffonda in tutto il continente e nel mondo”.

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    Ricordo e speranza di pace: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Sulle celebrazioni in Vaticano per il 25.mo del Trattato di Pace ed Amicizia tra Cile e Argentina ascoltiamo l’editoriale di padre Federico Lombardi per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Ringraziamento per il dono della pace. Messaggio di fiducia nella possibilità di costruirla con il dialogo paziente contro la sfiducia e la tentazione del ricorso alla forza. Un evento quanto mai significativo e importante la visita in Vaticano dei Presidenti di Argentina e Cile nel 25.mo della firma del Trattato di pace e amicizia fra i due Paesi grazie alla mediazione della Santa Sede.

     
    “Dinanzi a qualsiasi controversia, si deve sempre vincere lo sconforto e non dare mai per concluso il cammino del dialogo paziente e del negoziato condotto con sapienza e prudenza per raggiungere una soluzione giusta e degna con mezzi pacifici”. Così scriveva un anno fa Benedetto XVI ai due Presidenti, nel 30.mo dell’inizio della delicata mediazione voluta da Giovanni Paolo II quando Argentina e Cile si trovavano a un passo dal conflitto armato per la secolare contesa sui territori australi. E il Papa osservava che il successo dei cinque lunghi anni di trattative fu nel mondo “una gradevole e inaspettata sorpresa”, ma anche un “esempio”.

     
    Se una volta è stato possibile, perché non lo deve essere ancora? Certamente, si trattava di due Paesi a maggioranza cattolica, disponibili ad accettare la mediazione della Santa Sede. Ma il messaggio era molto più generale: “E’ stata una lezione pratica e convincente – diceva Giovanni Paolo II nel 1987 – che gli uomini e le nazioni, se davvero lo vogliono, possono convivere in pace, facendo prevalere la forza della ragione sulle ragioni della forza. E’ stata la conferma che la storia non è retta da impulsi ciechi, ma che dipende piuttosto, nel suo divenire, dalle decisioni giuste e responsabili adottate liberamente dagli uomini”. Continuiamo dunque a costruire le vie del dialogo e della pace. Ce n’è, dappertutto, un bisogno urgente e drammatico.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche mons. Airton José dos Santos, vescovo di Mogi das Cruzes (Brasile), in visita "ad Limina", con il vescovo emerito, mons. Paulo Antonino Mascarenhas Roxo.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Ljubljana (Slovenia), presentata da mons. Alojzij Uran, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato nuovo arcivescovo metropolita di Ljubljana mons. Anton Stres, finora coadiutore dell’arcidiocesi di Maribor. Mons. Anton Stres è nato il 15 dicembre 1942 a Donačka Gora, diocesi di Celje. Si è laureato prima in Teologia a Ljubljana (1974) e poi in Filosofia a Parigi (1984). Entrato nella Congregazione della Missione il 22 agosto 1960, ha emesso i voti il 28 marzo 1967. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 20 aprile 1968. È stato professore e decano presso la Facoltà Teologica di Lubljana, provinciale della Provincia slovena della Congregazione della Missione. Nominato vescovo titolare di Ptuj e ausiliare di Maribor il 13 maggio del 2000, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 24 giugno dello stesso anno. Il 7 aprile 2006 è stato trasferito come vescovo diocesano di Celje e il 31 gennaio 2009 è divenuto coadiutore dell’arcidiocesi di Maribor.

    Sempre in Slovenia, il Santo Padre ha nominato arcivescovo coadiutore di Maribor mons. Marjan Turnšek, finora vescovo di Murska Sobota. Mons. Marjan Turnšek è nato il 25 luglio 1955 a Celje.

    Ordinato sacerdote il 28 giugno 1981, il 7 aprile 2006 è stato nominato vescovo di Murska Sobota ed ha ricevuto la consacrazione episcopale il 25 giugno dello stesso anno.

    E ancora in Slovenia, il Papa ha nominato vescovo di Murska Sobota mons. Peter Štumpf, finora vescovo titolare di Musti di Numidia e ausiliare di Maribor. Mons. Peter Štumpf è nato il 28 giugno 1962 a Beltinci, diocesi di Murska Sobota. È entrato nella Società Salesiana di S. Giovanni Bosco e, dopo gli studi teologici presso l’Università Salesiana di Torino, ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 29 giugno 1990. Il 24 maggio 2006 è stato nominato vescovo titolare di Musti di Numidia e ausiliare di Maribor. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 10 settembre dello stesso anno.

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    Tempo di Avvento: il Papa presiede i Primi Vespri in San Pietro. La riflessione di don Piero Coda

    ◊   Questo pomeriggio, alle 17, nella Basilica Vaticana, il Papa presiederà la celebrazione dei Primi Vespri della Prima Domenica di Avvento. Con il tempo di Avvento, inizia un nuovo ciclo annuale, nel quale la Chiesa celebra il mistero di Cristo, dall’Incarnazione alla Pentecoste e all’attesa del suo ritorno. Il tempo di Avvento è anche un tempo mariano: riconduce infatti a Maria, la cui attesa del Signore è per tutti esemplare. Ma che cosa rappresenta esattamente per il cristiano l’Avvento? Tiziana Campisi lo ha chiesto a mons. Piero Coda, teologo, preside dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano:

    R. – L’Avvento è quel periodo forte che ci prepara immediatamente al Natale, comprende quattro settimane di vita liturgica ritmate da un cammino di avvicinamento a questo evento straordinario della nostra fede che è la venuta nel mondo del Figlio di Dio, l’incarnazione di Gesù.

     
    D. – Quattro domeniche, ciascuna con un significato particolare …

     
    R. – Sono quattro domeniche che hanno il significato di ritmare questo progressivo avvicinamento al Natale, quindi ci fanno ripercorrere interiormente il cammino di tutta la storia di Israele che in qualche modo è un riassunto della storia dell’umanità. Si tratta di quattro tappe di avvicinamento alla venuta di Dio in mezzo a noi, che non è solo la venuta in quel momento – più di 2000 anni fa – ma a partire da lì, è la sua continua venuta nel nostro cuore, attraverso la fede, attraverso i sacramenti, il Battesimo, l’Eucaristia. È la sua venuta in mezzo a noi come l’Emmanuele, cioè il Dio con noi.

     
    D. – Secondo lei, i segni dei tempi su che cosa ci invitano a riflettere in questo periodo d’Avvento?

     
    R. – Prima di tutto ci invitano a riflettere proprio sul fatto che noi, nella storia dell’umanità, dobbiamo essere in stato di avvento, cioè di attesa e di accoglienza di Dio che viene. Mai come oggi l’umanità ha delle piaghe profonde a tutti i livelli: spirituale, materiale, personale, collettivo. Queste piaghe invocano la venuta del Salvatore.

     
    D. – Quali sono i suoi consigli per prepararsi all’Avvento?

     
    R. – Penso che la prima cosa sia fare un po’ di azzeramento di tutto nel proprio cuore, nella propria mente e mettersi disarmati di fronte alla Parola di Dio che ci annuncia la venuta di Gesù, del Salvatore. Fare silenzio dentro di noi, perché la Parola che viene, che vuol farsi carne anche nella nostra vita, se non c’è silenzio, non solo non viene ascoltata, ma non viene nemmeno percepita.

     
    D. – Come fare silenzio oggi con tanto frastuono e tanto rumore attorno a noi?

     
    R. – Occorre trovare dei momenti precisi nella propria esistenza: possono essere proprio queste quattro domeniche di Avvento. Un momento di interiorizzazione della Parola che ascoltiamo, ad esempio, nella liturgia della Santa Messa, dove forse ci colpiscono dei riferimenti, qualche invito profondo; e poi ritornare a casa e rileggersi questa Parola ascoltata, lasciare che scenda nel nostro cuore, e dopo, alla luce di questa, prendere una decisione, semplice ma concreta, che cambi qualcosa nella nostra vita e che si esprima in quegli atteggiamenti di apertura all’altro, a chi è povero, a chi è ultimo – anche vicino a noi – a chi ha bisogno, quegli atteggiamenti che sono la vera espressione, l’unica, autentica espressione di una vera apertura al Dio che viene.

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    Entro il prossimo anno la nuova fase di colloqui tra Chiesa cattolica e Comunione anglicana

    ◊   “A seguito dell’incontro tenutosi in Vaticano il 21 novembre tra Papa Benedetto XVI e l’Arcivescovo di Canterbury, Dott. Rowan Williams, nel corso del quale essi hanno ribadito il desiderio di rafforzare le relazioni ecumeniche tra anglicani e cattolici, il 23 novembre si è riunito un Comitato preparatorio per approntare la terza fase della ‘Commissione Internazionale tra anglicani e cattolici’ (ARCIC, Anglican – Roman Catholic International Commission). E’ stato deciso che questa nuova fase avrà inizio entro il prossimo anno”. Lo riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana.

    “Nella terza fase – prosegue la nota - si tratteranno questioni fondamentali riguardanti la Chiesa – Chiesa locale e Chiesa universale – intesa come comunione, e del modo in cui la Chiesa, locale e universale, possa discernere, nella comunione, il giusto insegnamento morale. Nei prossimi mesi verranno nominati i membri della Commissione e sarà annunciata la data del suo primo incontro”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Violenza e guerra non sono mezzi per risolvere le controversie: nel 25 del Trattato fra Argentina e Cile, Benedetto XVI ribadisce che la pace si fonda su salde convinzioni morali e sulla ricerca del bene comune.

    Hai fatto della terra un secondo cielo: in prima pagina, Manuel Nin sull'Annunciazione nella tradizione siro-occidentale.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il nucleare iraniano: Teheran giudica inutile la risoluzione di condanna dell'Aiea.

    La ragione, terreno d'incontro tra scienza ed etica: in cultura, riguardo a politiche e a innovazione sulle due sponde dell'Atlantico l'intervento del direttore al settimo Aspen Transatlantic Dialogue.

    Il testo (nella traduzione di Emilio Bettini) di Philippe Nemo all'incontro "Crisi dell'Occidente? Luci e ombre di un'idea".

    Tre contributi di Inos Biffi sull'Avvento con sant'Ambrogio: a vespro, all'ufficio delle letture e alle lodi.

    La 52.ma edizione del Certamen Vaticanum: un articolo di Silvia Guidi e un brano della relazione del cardinale Giovanni Coppa "De sacerdotio ex operibus sancti Ambrosii episcopi" che il porporato leggerà in latino durante l'incontro.

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    Oggi in Primo Piano



    Tensione in Medio Oriente dopo la condanna dell'Iran per il nucleare

    ◊   Tornano a farsi difficili i rapporti tra comunità internazionale e Iran. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha varato a larga maggioranza una risoluzione di censura contro l’Iran e il suo programma nucleare. A testimoniare l’irritazione della comunità internazionale nei confronti di Teheran, anche il voto favorevole di Russia e Cina. Falliti dunque i tentativi negoziali per risolvere la crisi sul nucleare iraniano, si apre ora l’ipotesi di nuove e pesanti sanzioni. Stefano Leszczynski ha intervistato Riccardo Redaelli, docente di geopolitica all’Università del Sacro Cuore di Milano:

    R. – In realtà l’Agenzia ha tentato tutte le strade per offrire un compromesso ragionevole agli iraniani. Non c’era altra possibilità essendo andati così avanti, spingendosi così avanti, per offrire un buon compromesso con gli iraniani che constatare la loro non volontà e quindi procedere con una risoluzione di condanna.

     
    D. – Una novità da un punto di vista di equilibri internazionali è data dal fatto che Russia e Cina questa volta hanno deciso di adottare un atteggiamento rigido nei confronti dell’Iran…

     
    R. – Anche la Russia era coinvolta in prima persona nel progetto di compromesso. Bisognava spedire, come si sa, dell’uranio arricchito debolmente in Russia per poi trasformarlo in combustibile per un reattore di ricerca a scopi medici. La Russia si è esposta moltissimo e aveva appoggiato in tutti i modi anche le ragioni iraniane. Per quanto riguarda la Cina possiamo dire che ragiona in prospettive geostrategiche, energetiche, di lungo periodo. L’Iran è un punto chiave ma nello stesso tempo è importante il rapporto con gli Stati Uniti che sta migliorando con l’amministrazione Obama.

     
    R. - Si può dire che torna prepotentemente l’ipotesi di una soluzione anche militare contro quello che è il programma nucleare iraniano?

     
    R. – Una soluzione militare con un attacco preventivo sui siti nucleari iraniani è un’ipotesi che terrorizza un po’ tutti e che nessuno in realtà vorrebbe fare. Gli americani per primi, che hanno le forze troppo disperse, hanno i problemi in Afghanistan, un Iraq nient’affatto stabilizzato, e che quindi tutto vorrebbero tranne che imbarcarsi in un altro confronto militare. Israele, però, sta andando avanti, anche perché - pur non essendoci la prova che gli iraniani stanno davvero costruendo una bomba - in Israele sono molto avanti per progettare un possibile attacco militare, il quale avrebbe conseguenze davvero imprevedibili.

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    Incontro a Fiesole per la Giornata di solidarietà con il popolo palestinese

    ◊   Alla vigilia della Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese indetta dall’Onu, che si celebra domani come tutti i 29 novembre di ogni anno, oggi a Fiesole (Firenze) è in corso il Convegno “Zochrot: memorie negate, memoria condivisa”. L’appuntamento è organizzato da Pax Christi Italia. Il servizio della nostra inviata a Fiesole, Giada Aquilino:
     
    Il 29 novembre 1947 l’Assemblea generale dell’Onu adottava la Risoluzione 181, che prevedeva la divisione della Palestina in uno Stato ebraico e uno Stato arabo e riservava a Gerusalemme un “corpus separatum” sotto tutela internazionale speciale. L’anno seguente, il 14 maggio 1948, nasceva Israele. La soluzione dei “due popoli, due Stati” – uno israeliano e uno palestinese – auspicata dalla comunità internazionale, e la pace in Medio Oriente, divenuta priorità anche della nuova amministrazione statunitense di Barack Obama, rimangono ancora oggi al centro del dibattito. Anche qui alla Badìa fiesolana, dove ai lavori del Convegno di Pax Christi “Zochrot: memorie negate, memoria condivisa” hanno partecipato diversi testimoni d’eccezione: Raneen Jeries, palestinese, cittadina d’Israele, viene da Haifa e lavora per l’associazione israeliana Zochrot, una ong che dal 2005 si occupa di tenere viva la memoria storica palestinese, in particolare quella femminile. Raneen parla della tragedia di quel popolo dal ’48 in poi, con l’espulsione di 700 mila palestinesi dalle terre fin lì da loro abitate.

     
    L’importante, comunque, è “ascoltare e dialogare con l’associazionismo pacifista israeliano”, ha detto don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi Italia, che al Convegno ha parlato del ponte internazionale di solidarietà che si terrà il prossimo 20 dicembre, dal titolo Christmas in Gaza: cento città per la pace. Per l’occasione è giunto il messaggio di Sua Beatitudine Fouad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme, che ha annunciato come proprio domenica 20 dicembre sarà nella Parrocchia di Gaza, per celebrare il Santo Natale, ad un anno dalla guerra nella Striscia, durante la quale – ha scritto mons. Twal – “le nostre armi, per resistere alla rassegnazione e allo sconforto, sono state la preghiera e la comunione tra le Chiese e i cristiani di tutto il mondo”. Purtroppo, ha concluso il Patriarca latino di Gerusalemme, “dopo un anno non è certo migliorata la vita della gente a Gaza”. Il convegno di Fiesole è proseguito con la testimonianza di Majed Abusalama: doveva essere presente qui, alle porte di Firenze, ma – pur con i permessi in regola – non è riuscito a lasciare la Striscia di Gaza. In collegamento telefonico, ha parlato dei progetti educativi che svolge con i giovani di Gaza. Via cavo, sono arrivate pure testimonianze dalla zona a sud di Hebron, in Cisgiordania. Poi la proiezione del film “Piazza Pulita. Memoria di un popolo oppresso che si ostina a resistere”, di don Nandino Capovilla e Piero Fontana. Tanti contributi, qui al Convegno di Pax Christi, un’unica volontà: quella di costruire ponti, non muri, in questo “appassionato ritrovarsi” per il Medio Oriente, come ha concluso proprio don Nandino Capovilla.

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    Marcia a Roma per testimoniare l'amore al Crocifisso

    ◊   Si svolgerà domani a Roma una marcia promossa dall’Associazione “Famiglia Piccola Chiesa”-Movimento dell’Amore Familiare per testimoniare l’amore al Crocifisso. I partecipanti partiranno alle 10.30 da Piazza della Chiesa Nuova per giungere in Piazza San Pietro, dove prenderanno parte all’Angelus del Papa. Federico Piana ha intervistato don Stefano Tardani, rettore della Chiesa di San Tommaso ai Cenci e assistente spirituale del Movimento dell'Amore Familiare:

    R. – E’ ora che i cristiani escano allo scoperto sempre di più, si esprimano, non si chiudano nelle case e siano più uniti. E questa marcia è proprio l’occasione giusta per testimoniare l’amore a Gesù Crocifisso, segno del suo amore e della nostra fede. Ma poi la marcia è anche un evento sociale per il valore che comporta il Crocifisso come simbolo dell’arte e della storia della cultura italiana e di altri Paesi. Per questo è veramente importante partecipare come cristiani e come cittadini. Non mancate, venite con i vostri amici e parenti, venite numerosi e portate anche i bambini, che hanno diritto ad avere anche loro il Crocifisso, amico fedele della vita.

     
    D. – Don Stefano, per quale motivo c’è questa avversione, secondo lei, verso il Crocifisso?

     
    R. – C’è una mentalità secolarizzata che vuole isolare ciò che è più religioso e ciò che rappresenta la fede, relegandolo in un individualismo, in qualcosa di privatistico, perché non venga fuori nel sociale. Questo è un grande male, perché impoverisce la società. E poi ci si lamenta della mancanza dei valori e del fondamento dei valori. Ora, quando ci sono delle iniziative come questa e altre simili, bisogna che i cristiani escano fuori e si facciano sentire e mostrino certi valori, difendano certi valori. Sembra invece che spesso vadano avanti i valori più materialistici, direi più egoistici, oppure di parte.

     
    D. – Secondo lei, c’è la volontà di certi ambienti di relegare la religione a fatto puramente privato?

     
    R. – Purtroppo assistiamo a questo fatto per la paura di esprimere certi valori e la fede cristiana. Questa è la debolezza di tanti cristiani, che devono scrollarsi di dosso questo sentirsi inferiori, una specie di complesso d’inferiorità. Questo per il bombardamento della sottocultura che ha ridotto un poco la forza dell’impatto dei cristiani, che si sentono confusi. Basta che approfondiscano in se stessi la propria fede e si uniscano di più per avere possibilità di esprimersi anche nel sociale e di uscire fuori più compatti, direi anche più sereni.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    La dignità umana nel nascere e nel morire: convegno a Milano promosso dai medici cattolici

    ◊   L’Associazione Medici Cattolici Italiani (Amci) ha promosso questa mattina a Milano un Convegno sul tema “La dignità umana nel nascere e nel morire”. Il cardinale arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi ha fatto pervenire il suo saluto ai partecipanti, il cardinale Carlo Maria Martini ha inviato un messaggio. Da Milano il servizio di Fabio Brenna:

    Il nascere e il morire sono due momenti decisivi dell’esistenza, su cui si condensano moltissimi interrogativi. Come ha scritto il cardinale Carlo Maria Martini ai partecipanti al convegno milanese, la scienza, con le sue applicazioni prodigiose, ha complicato i problemi. Nascere e morire sono due frontiere – così le ha definite mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura - che non possono essere ricondotte al meccanismo della ricerca medica, delle analisi psicologiche o sociologiche, dell’opinione soltanto immediata della persona e del mondo. Su queste due frontiere è necessario andare oltre verso l’eternità cui rimandano:

     
    “Da un lato, certo, bisogna riconoscere che bisognerà studiare veramente fino a che punto è legittimo, e quali itinerari, quali protocolli, si devono determinare, per intervenire su quella materialità che l’uomo ha. Ma, dall’altra parte, bisogna che il medico, lo scienziato, il tecnico, continuino anche ad ascoltare quello che ha sempre detto la filosofia, la grande filosofia nei secoli e la grande teologia, anche se usa un linguaggio completamente diverso, una coerenza razionale differente rispetto alla sua. Ed è per questo che, allora, scatta anche il problema delle interrogazioni, che il moralista deve porre, che il teologo pone, e i limiti che anche le grandi religioni, non solo la religione cattolica, pongono al puro e semplice operare al primo livello”.

     
    Neonatologi, medici, moralisti si sono confrontati quindi sugli interventi esterni alla persona che oscillano fra le buone pratiche per il diritto alla vita, le cure nel rispetto della dignità della persona fino al limite dell’accanimento terapeutico. Dilemmi etici si pongono di fronte alla persona che non può prendere decisioni coscienti. Dilemmi etici che – ha detto nel suo intervento il filosofo Massimo Cacciari - nessuna legge potrà mai sciogliere.

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    Colletta alimentare in Italia: fare la spesa anche per i più poveri

    ◊   “Compra qualcosa in più per destinarlo a mense dei poveri, comunità e centri di accoglienza”. E’ un invito a compiere un gesto concreto di condivisione quello lanciato oggi dalla Fondazione Banco Alimentare e dalla Compagnia delle Opere in occasione della Giornata della Colletta alimentare che si svolge in oltre 7.600 supermercati in tutta Italia. Ma qual è il significato di questa iniziativa? Giuseppe Petrocelli lo ha chiesto a mons. Mauro Inzoli, presidente della Fondazione Banco Alimentare.

    R. – Un gesto come questo è una risposta semplicissima, concreta, e soprattutto commossa di chi guardando in faccia uomini e donne che soffrono non può restare indifferente.

     
    D. – E i nostri ascoltatori come possono contribuire?

     
    R. – Oggi, andando in qualunque supermercato d’Italia è facile riconoscere i volontari del banco dalla pettorina che portano indosso che sono lì a invitare tutti a fare la spesa non solo per la propria famiglia ma anche per coloro che non hanno la possibilità di farla. Acquistare i prodotti per l’infanzia, l’olio, i legumi che sono i prodotti che più difficilmente durante l’anno riusciamo a recuperare per i poveri del nostro Paese.

     
    D. – Abbiamo già dei dati sulla partecipazione?

     
    R. – Sicuramente il dato commovente è che in tutti i supermercati d’Italia sta accadendo questo. Secondo, quest’anno rispetto all’anno scorso abbiamo un numero molto più alto di volontari che sono davanti ai supermercati, sono più di 100 mila. L’anno scorso quasi 5 milioni di italiani hanno fatto la spesa e io spero proprio che quest’oggi questo numero sia superato.

     
    D . –Ci racconta qualche esempio concreto di questa iniziativa?

     
    R. – Proprio stamattina davanti a questo grande supermercato alla periferia di Milano ho visto con i miei occhi un signore molto distinto. All’uscita di un grande supermercato aveva un carrello strapieno e aveva in mano una busta. Io, guardando, ho pensato: "adesso darà la busta e se ne andrà col suo carrello strapieno". Si è fermato e ha detto: "il carrello è per voi". Poi - siccome quelli che erano lì erano stupiti - ha detto: "non stupitevi perché quando io ero giovane e sono arrivato a Milano ero veramente povero; so cos’è la povertà e adesso che posso permettermelo voglio aiutare anch’io chi è povero, perché anch’io quando sono stato povero c’è stato qualcuno che mi ha aiutato".

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    Arte e fede: conferenza a Roma sull’iconografia sacra

    ◊   Ricostruire la figura di San Paolo attraverso l'interpretazione di grandi artisti. E' stato l'intento della conferenza "Arte e fede: San Paolo nell'arte Sacra" promossa ieri sera a Roma dall'Associazione "Iniziative culturali, educative e familiari" (Icef). L'obiettivo è di offrire una lettura approfondita, alla luce della Scrittura, dei dipinti di straordinari maestri per coglierne i significati al di là della bellezza delle immagini. Ma l’arte può essere una strada per la fede? Chiara Pileri ha chiesto al prof. Rodolfo Papa, docente di storia delle teorie estetiche presso la Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Urbaniana:

    R. – Certamente. E’ uno dei ponti privilegiati da tutta la tradizione cristiana. Si può pervenire all’arte attraverso la fede ma si può anche arrivare alla fede attraverso l’arte.

    D. – Possiamo riscontrare una crisi nel linguaggio iconografico?

    R. – Più che crisi del linguaggio iconografico c’è una crisi ermeneutica, quella che poi ha evidenziato Sua Santità Benedetto XVI. Il problema è che la lettura dell’immagine, la lettura del dipinto non è così approfondita e di conseguenza anche gli artisti, i fruitori, i lettori non hanno a disposizione delle letture così complete, così compiute, tanto da poter poi riutilizzare l’iconografia tradizionale.

    D. – Qual è l’eredità che ci lasciano questi artisti?

    R. – Innanzitutto un’eredità di fede perché purtroppo noi siamo abituati ad ascoltare costantemente dalla storia dell’arte che gli artisti sono tutti laici e laicisti. Gli artisti, invece, per lo più sono cattolici, sono artisti che vivono profondamente la fede. L’eredità che ci lasciano è innanzitutto la bellezza da contemplare come ha detto Giovanni Paolo II parlando della cappella Sistina: questa bellezza sconvolgente che ci permette di contemplare l’azione dello spirito santo nella vita dell’uomo.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa Prima Domenica di Avvento, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù annuncia ai discepoli gli ultimi accadimenti della storia e la sua seconda venuta. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle – dice - le potenze dei cieli saranno sconvolte. Quindi aggiunge:

    “Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.

     
    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Dogmatica alla Pontificia Università Lateranense:

    “Ancora un poco, un poco appena e Colui che deve venire verrà e non tarderà” (Is  26, 20 tr. LXX). “La nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti” (Rm 13, 11). “La vostra redenzione - dice Gesù ai suoi - è vicina”, è sempre più vicina.

     
    Gesù Cristo è la nostra salvezza e la nostra redenzione e noi siamo chiamati a comparire e a stare di fronte a Lui. Gli eletti lo vedranno e staranno con Lui “faccia a faccia” (cf. 1Cor 13, 12 e Ap 22, 4). A cos’altro serve il tempo della vita se non a prepararsi a questo incontro? Tutta la nostra vita è composta da una spessa trama di incontri e tutti gli incontri veri non sono altro che una introduzione al “Tu eterno” (M. Buber), all’Incontro definitivo, presagito e anticipato in tutti gli altri “faccia a faccia”. “Allora Lo vedremo così come Egli è” (1 Gv 3, 2). “Lo conosceremo così come anche noi siamo conosciuti”.

     
    Fallire questo incontro con Lui significa fallire il senso e il fine della vita intera.

     
    Prepararsi “in ogni momento” (en panti kairò) ad esso significa riempire di senso ogni istante e iniziare già da ora a vivere “al cospetto di Dio”, a “stare davanti al Figlio dell’uomo”.

     
    “E ora, figlioli, rimanete in Lui, perché possiamo aver fiducia quando apparirà e non veniamo svergognati da Lui alla sua venuta” (1 Gv 2, 28).

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    Chiesa e Società



    Africa: oltre mille ospedali e 5 mila cliniche della Chiesa per assistere i malati di Aids

    ◊   “La Chiesa è all’avanguardia nella lotta contro l’Aids in Africa, sia per quanto riguarda la cura sia la prevenzione”, è quanto ha dichiarato all’agenzia Fides un portavoce dell’African Jesuit Aids Network (Ajan), compiendo una panoramica sull’impegno della Chiesa in Africa nella lotta contro il virus. Le sue vaste reti di ospedali, scuole, parrocchie ed altri istituti – si legge nel documento inviato all'agenzia Fides - si trovano in punti strategici per raggiungere le persone e le comunità maggiormente afflitte dalla pandemia. La Chiesa arriva dove altri non possono, non c’è bisogno di andare lì, in quanto si trovano già sul luogo. Per quanto riguarda il campo medico, il contributo delle istituzioni ecclesiali in Africa è notevole. In questo continente, le istituzioni cattoliche impegnate con i sieropositivi operano in oltre mille ospedali e 5 mila cliniche. Ci sono inoltre 800 orfanotrofi per bambini malati di Aids. Secondo le stime, le istituzioni cattoliche provvedono al 25% di tutti i trattamenti per l’Aids nel mondo, il 40% in Africa, e riescono ad offrire servizi anche nelle zone più remote. Né va trascurato il ruolo delle parrocchie nell’alleviare l’impatto di HIV e AIDS sugli individui, le famiglie e le comunità. Oltre al ministero pastorale, che va dall’accompagnamento individuale al sostegno e al conforto dei malati, un enorme lavoro viene svolto dalle Piccole Comunità Cristiane (Sccs), un servizio riconosciuto della Chiesa in Africa. Ogni settimana da 10 a 20 persone si incontrano per la lettura delle Scritture, condividono la loro fede, pregano ognuno per le necessità dell’altro. Si recano in gruppo presso le case degli ammalati per pregare o assisterli. In molte parrocchie sono in atto progetti a favore dei sieropositivi, degli orfani e dei bambini più indifesi. Oltre a prendersi cura dei malati di AIDS, la Chiesa investe molte energie per contenere la diffusione della pandemia, incoraggiare i test, puntando ad una accurata informazione su Hiv e Aids, sostenendo le persone a vivere in modo responsabile e sereno. La prevenzione è una priorità: ad esempio, in Kenya, si contano circa 600 programmi diffusi attraverso le rete ecclesiali di scuole e parrocchie. Circa il 45% dell’istruzione ufficiale in Kenya è fornita dalla Chiesa. Una strategia di prevenzione tra i giovani, un processo di cambiamento comportamentale conosciuto come Education for Life (Efl), è tipico dell’approccio della Chiesa in Africa che enfatizza l’astinenza e la fedeltà, come pietre miliari, ed è attuato in tutta l’Africa subsahariana. “L’Efl costituisce una soluzione, invitando i partecipanti a discussioni libere, rafforza le persone a prendere decisioni importanti,” ha detto suor Felicia Matola, delle Suore Missionarie Francescane Africane, che utilizza il programma. “Notiamo che l’Efl cambia la gente a vivere in meglio” ha aggiunto. (R.P.)

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    Il Patriarca di Mosca Kirill non esclude un incontro con il Papa

    ◊   La direzione ecclesiale della Chiesa ortodossa russa non ha mai escluso la possibilità di un incontro, adeguatamente preparato, fra il suo Primate e il Papa. Ad affermarlo è lo stesso Patriarca di Mosca, Kirill, che in un'intervista al settimanale italiano "Panorama", ripresa da “L'Osservatore Romano”, sottolinea come "le nostre Chiese possono lavorare insieme in molti campi e fronteggiare unite l’ideologia del consumismo e del rifiuto dei valori morali cristiani diffusa nella società contemporanea". Kirill osserva che "le nostre posizioni coincidono anche nell’ambito della difesa della moralità e dei valori tradizionali nel mondo moderno. Allo stesso tempo — aggiunge — non possiamo ignorare i problemi che permangono nei rapporti tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa". Il Patriarca di Mosca si riferisce, in particolare, alle questioni legate "all’atteggiamento dei greco-cattolici dell’Ucraina riguardo alla presenza del Patriarcato di Mosca in questo Paese". Kirill si augura che "alle dichiarazioni della parte cattolica di voler propiziare l'appianamento delle situazioni conflittuali seguiranno risultati". Una delle più grandi sfide al futuro dell'umanità è, per il Primate ortodosso, "il diktat dell'aggressivo secolarismo neoliberale". Cattolici e ortodossi possono essere "alleati strategici" nella risposta a questa sfida: "Dalla loro reciproca comprensione, dal successo delle azioni da intraprendere insieme dipende il futuro non solo dell'Europa ma, forse, del mondo intero", ha concluso il Patriarca. Kirill è stato tre volte a colloquio con Benedetto XVI in Vaticano quando era presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca: il 25 aprile 2005, per l'incontro del Papa con i rappresentanti delle Chiese e comunità cristiane e di altre religioni; il 18 maggio 2006, in udienza privata, dopo la benedizione, da parte del futuro Patriarca, della chiesa di Santa Caterina di Alessandria; il 7 dicembre 2007, in occasione della visita di Kirill a Roma per la festa della parrocchia ortodossa. (R.P.)

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    Il quotidiano 'Le Monde' torna sulla strage dei trappisti di Tibhirine

    ◊   Torna d’attualità la vicenda di Tibhirine, ovvero la strage che vide assassinati 7 monaci trappisti del monastero di Nostra Signora dell’Atlante, in Algeria. Tutto accadde nella notte tra il 26 e il 27 marzo del 1996. Un commando armato formato da una ventina di uomini fece irruzione nel monastero e sequestrò i sette trappisti di nazionalità francese. Un mese dopo l’atto criminale venne rivendicato dal capo dei “Gruppi islamici armati” (GIA), Djamel Zitouni, in un comunicato in cui proponeva alla Francia uno scambio di prigionieri. Il mese successivo, un secondo comunicato dei GIA annunciava la morte dei religiosi: “Abbiamo tagliato la gola ai monaci”. Era il 21 maggio 1996. Nove giorni dopo vennero ritrovate presso il monastero le teste decapitate, ma non i corpi dei 7 monaci. Domenica scorsa, il quotidiano di Parigi ha dedicato l’editoriale di punta in seconda pagina e tutta la terza pagina a nuovi risvolti giudiziari relativi al caso, ovvero all’annunciato via libera della pubblicazione di una parte dei documenti del ministero degli Esteri e della Difesa relativi alla strage dei 7 monaci Nei mesi scorsi, un generale in pensione dell’esercito francese, François Buchwalter, aveva rivelato a Le Figaro che i 7 trappisti erano stati uccisi per sbaglio dai militari algerini, e che in seguito elementi deviati dei servizi segreti algerini avevano inscenato il rapimento dei 7 da parte dei GIA. Ora Le Monde si chiede: “Si conoscerà un giorno la verità sull’assassinio dei monaci di Tibhirine? L’affaire potrebbe alla fine illuminarsi se le autorità francesi levassero tutti gli ostacoli con i quali la giustizia si scontra da 5 anni”. E sui documenti diplomatici tra Francia e Algeria, riferiti al rapimento e alla uccisione dei cistercensi riformati, che il governo di Parigi sta per rendere pubblici, Le Monde non ha dubbi: vi si trovano “elementi contradditori”. Il quotidiano ricorda che “né i familiari né l’Ordine dei cistercensi si sono mai dichiarati soddisfatti della spiegazione fornita all’unanimità da Parigi e da Algeri”. Tutto ruota, secondo i documenti “dissigillati” dai ministeri francesi, intorno a Djamel Zitouni, capo dei GIA, che – secondo quanto oggi pensano le autorità di Parigi – aveva rapporti a doppio filo con la sicurezza militare dello stesso governo algerino. Intanto, l’avvocato delle vittime, Patrick Baudoin, fa sapere che “si avanza” verso la verità, “ma Algeri nasconde ancora molte cose”. (A.M.)

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    Filippine: conclusa la Giornata della Gioventù asiatica. La prossima in Corea

    ◊   L’ultima volta era stata a Hong Kong nel 2006; la prossima a Seul, in Corea del sud, nel 2012. Si è conclusa ieri a Cavite, Manila, nelle Filippine, dopo una settimana di celebrazioni, la V Giornata della Gioventù asiatica, scandita dallo slogan ‘Yasia Fiesta’, come riferito dall’agenzia Asianews. Questo il messaggio conclusivo dell'arcivescovo di Cotabato, Orlando Quevedo: "Voi giovani siete la speranza della Chiesa in Asia. Condividete la vostra fede in Gesù insieme agli altri, con coraggio e convinzione". Vi hanno partecipato oltre duemila giovani provenienti da 22 Paesi del continente che hanno avuto la possibilità di “dialogare con i coetanei stranieri per conoscere come vivono e testimoniano la fede nonostante le differenze religiose e culturali presenti nelle loro società”. Abbiamo tentato di “dare una nuova prospettiva ai giovani di tutta l’Asia – ha spiegato il portavoce dell’organizzazione dell’evento, padre Conrad Amon – affinché le loro vite siano impregnate della Parola e del Corpo di Cristo. I giovani riusciranno ad affrontare la realtà del mondo e le difficili situazioni vissute nei loro Paesi”. La prima Giornata della Gioventù asiatica è stata celebrata nel 1999 in Thailandia, si organizza ogni tre anni e si svolge in tre giorni di incontri di approfondimento spirituale e culturale. (R.B.)

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    Colombia: il cardinale Castrillón Hoyos nominato mediatore ufficiale per le Farc

    ◊   “Alfonso: se ascolti questo messaggio, te l’ho detto un giorno, eravamo in montagna. Ho visto che sei un uomo intelligente, hai studiato, sei andato all’università. Confido che la tua intelligenza ti possa portare a compiere azioni intelligenti”: così il cardinale Dario Castrillón Hoyos, qualche giorno fa investito ufficialmente dal presidente della Colombia, Álvaro Uribe a negoziare il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie colombiane, lancia un messaggio direttamente al comandante supremo del gruppo, Guillermo León Saenz. La Chiesa cattolica, riferisce l'agenzia Zenit, da un po’ di tempo a questa parte, è in prima linea nella trattativa con le Farc, nelle cui mani restano ancora 24 membri della polizia colombiana. Il cardinale Castrillón è tornato a Bogotà per stabilire contatti con i guerriglieri e ha raccontato di aver avuto diverse conversazioni telefoniche con il comandante supremo, cui ha chiesto di cercare una via d’uscita al dramma dei sequestrati e al conflitto armato che affligge il Paese da oltre 40 anni. “Confido, e ora te lo dico, nel fatto che tu sia stato battezzato e che lo spirito di Cristo possa porre nel tuo cuore la luce per capire che la guerriglia non è una via per ottenere benefici”, ha concluso il porporato. (R.B.)

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    Bolivia: dalla plenaria dei vescovi l’invito a “costruire insieme il Paese”

    ◊   ‘Camminiamo nella speranza!’: s’intitola così il documento finale in cui è contenuto il “messaggio al popolo di Dio” della Conferenza episcopale boliviana al termine della 88esima assemblea plenaria tenutasi a Cochabamba dal 20 al 25 novembre scorsi. Come riportato dall’Osservatore Romano, la povertà come problema strutturale del Paese, il traffico della droga e i suoi effetti disastrosi sulla società e la gioventù, le divisioni interne fondate su motivi ideologici, sono le principali fonti di preoccupazione per i vescovi boliviani che auspicano una maggiore solidarietà con i poveri e i sofferenti. A questo e all’obiettivo della costruzione di una Bolivia unita, i presuli spronano i fedeli e i politici in vista anche dell’appuntamento elettorale del 6 dicembre prossimo, che richiamerà alle urne circa 5,1 milioni di elettori. Il cardinale Julio Terrazas Sandoval, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, infatti, ha invitato tutti a una “partecipazione responsabile” e all’esercizio di una “critica costruttiva” nei confronti dei programmi elettorali e dell’adeguatezza dei candidati. Ai politici i vescovi si rivolgono con la richiesta di sentirsi davvero rappresentativi di tutto il popolo boliviano, soprattutto dei più poveri e dei più deboli, “nella ricerca di soluzioni per garantire le istituzioni e la democrazia per mezzo del dialogo, del consenso e della capacità di lavorare insieme”. I presuli auspicano che si vada oltre “le differenze culturali e regionali” per trovare una soluzione duratura alla crisi del sistema giudiziario, alla crescita della criminalità, al clima d’insicurezza, agli abusi sessuali sui minori, al poco rispetto per la vita e al generale deterioramento dei rapporti sociali. In questo tempo d’Avvento si rinnova l’invito a una “conversione del cuore” con cui vivere quella “missione permanente” grazie alla quale la Chiesa boliviana porta a tutti la novità del Vangelo. (R.B.)

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    Lancio della Missione permanente a La Paz

    ◊   Un’altra città che entra nel clima missionario che sta vivendo tutta la Bolivia è La Paz. Oggi sarà infatti lanciata la Missione che guiderà il cammino della Chiesa locale per i prossimi due anni. Come spiega padre Mario Valda, vicario pastorale dell'arcidiocesi di La Paz, dopo il lancio della Missione è prevista una fase di formazione che è destinata agli operatori pastorali della Chiesa. Il piano si compone di due fasi: la prima mira a formare i missionari in modo sistematico, quindi costoro dovranno a loro volta formare altri missionari nelle rispettive vicarie. Un lavoro analogo sarà fatto nelle parrocchie. Questo cammino viene fatto ad un primo livello presso la Scuola di formazione arcivescovile dei Laici, con la partecipazione ai corsi di cristologia, ecclesiologia e missiologia, tra gli altri. La seconda fase missionaria mira a raggiungere i gruppi parrocchiali e i movimenti apostolici. Per questo si darà particolare attenzione alla missione durante le omelie. Anche a tutti i parrocchiani si chiederà di dedicare una parte del loro tempo per la formazione. Padre Valda ha detto che alcune parrocchie hanno preparato delle schede di formazione in modo che i credenti, nelle loro case, possano riflettere sui temi riguardanti la missione. Nella stessa ottica, si propone di raggiungere i movimenti attraverso sussidi che permettano loro di riflettere sulla loro missione nell’ambito delle proprie celebrazioni e delle loro riunioni. Come ha spiegato il sacerdote, a questa fase di formazione segue la fase della Missione intensa, quando le persone formate cominceranno a visitare le famiglie. (R.P.)

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    Argentina: le reliquie del Curato d’Ars nella cattedrale di Buenos Aires

    ◊   E’ stato celebrato con una Messa solenne officiata dall’arcivescovo di Buenos Aires, cardinale Jorge Mario Bergoglio, insieme con il cardinale Estanislao Esteban Karlic, arcivescovo emerito di Paraná e i vescovi della provincia cui fa capo la capitale argentina, tra cui il custode della diocesi di Belley-Ars, in Francia, il passaggio delle reliquie di San Giovanni Maria Vianney in Argentina. Come riferisce l’Osservatore Romano, per il penultimo giorno di viaggio nel grande Paese sudamericano, il cuore incorrotto del Curato d’Ars è stato esposto nella cattedrale di Buenos Aires. Il Santo è stato scelto da Papa Benedetto XVI come “luminoso modello e guida per l’Anno sacerdotale – ha ricordato nell’omelia il cardinale Bergoglio - che ha aperto il suo cuore a Cristo esortando sacerdoti e fedeli a fare lo stesso. Se noi sacerdoti, sull’esempio del Curato d’Ars, apriremo il nostro cuore a Cristo, Egli riempirà questa unzione che ci porterà a questo tipo di meravigliosa esperienza: pastori coerenti e fedeli che guidano il popolo di Dio, del quale anche noi siamo parte”. (R.B.)

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    Spagna: conclusa a Madrid l’Assemblea dei vescovi

    ◊   Si è conclusa a Madrid l’Assemblea autunnale della Conferenza episcopale spagnola in cui è stato completato il Comitato esecutivo con l’elezione del nuovo arcivescovo di Sevilla, mons. Juan Jose Asenjo Peregrina, in sostituzione del cardinale Carlos Amigo. I vescovi, riuniti in assemblea, hanno ricevuto in udienza un’ampia rappresentanza dei dirigenti dell’associazione contro la fame e la povertà ‘Manos Unidas’, nel 50esimo anniversario della fondazione. Tra gli argomenti più importanti è stato trattato il disegno di legge sull’aborto attorno al quale è iniziato il dibattito in Parlamento. I vescovi hanno confermato la validità della dichiarazione fatta a questo riguardo lo scorso 17 giugno e hanno affermato che l’attuale bozza “costituisce un passo indietro rispetto alla legge ancora in vigore che ha depenalizzato l’aborto, la quale a sua volta è di per sé ingiusta”. I presuli affermano che i cattolici che voteranno in favore della nuova legge si metteranno in situazione oggettiva di peccato e non potranno accedere alla comunione eucaristica: una posizione decisamente in favore della vita, dunque, di quella dei nascituri, e in favore anche di un’adeguata educazione sessuale e della protezione dovuta alla donna gestante. Durante l'Assemblea è stato presentato un documento sull’attuale crisi economica che sarà reso pubblico prossimamente ed è stato deciso di consegnare alla Caritas l’1’5% dei fondi comuni interdiocesani, come contributo ai crescenti problemi causati dalla crisi stessa. In occasione dell’anno sacerdotale, inoltre, è stato preparato un messaggio rivolto ai sacerdoti che sarà pubblicato a breve ed è stato annunciato che l’Anno giubilare compostelano inizierà con l’apertura della porta santa il 31 dicembre. In programma un pellegrinaggio europeo previsto dal 5 all’8 agosto a Compostela cui parteciperanno migliaia di giovani e il Congresso eucaristico nazionale dal 27 al 30 maggio a Toledo. Mons. José Ignacio Munilla ha infine fatto il punto sulla preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Madrid il mese d’agosto del 2011. (Dalla Spagna, Ignacio Arregui)

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    Il 27 dicembre grande incontro europeo delle famiglie a Madrid

    ◊   “Il futuro dell’umanità passa per la famiglia”. Questa celebre affermazione di Giovanni Paolo II pronunciata a Madrid nel 1982 in occasione della sua visita in Spagna ha ispirato l’arcidiocesi di Madrid che insieme al Cammino neocatecumenale ha lanciato un grande incontro delle famiglie a livello europeo. Lo slogan: “Il futuro dell’Europa passa per la famiglia”. L’appuntamento – scrive il quotidiano Avvenire – è a Madrid il 27 dicembre, festa liturgica della Sacra Famiglia: una ricorrenza che secondo l’iniziatore del Cammino neocatecumenale Kiko Arguello, è sempre passata un po’ in sordina. Forse perché schiacciata fra le feste di Natale e dell’Anno nuovo. Ma quest’anno a Madrid – nella stessa piazza di Lima in cui Papa Wojtyla parlò della famiglia come forza del futuro – potrebbe arrivare fino ad un milione e mezzo di persone. “Migliaia di famiglie arriveranno non solo da ogni angolo della Spagna, ma anche dall’Italia, dalla Polonia, dalla Francia, e un po’ da tutta Europa” sottolinea Kiko Arguello. Parteciperanno anche una decina di porporati: fra di loro il cardinale Peter Erdo, arcivescovo di Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee; il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia; il cardinale Agostino Vallini, Vicario del Papa per la diocesi di Roma; il cardinale Stanislao Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici; il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum ed ovviamente il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid. Numerosi anche i vescovi, soprattutto spagnoli. Sarà una celebrazione puramente religiosa, assicurano gli organizzatori e non politica. Lo conferma del resto, il programma dell’incontro incentrato sull’eucarestia e sulle testimonianze delle famiglie. (M.C.)

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    Sud Corea: il messaggio dei vescovi per l'Avvento

    ◊   Il tempo liturgico di Avvento come tempo e opportunità di cambiamento: è questo il tema che riecheggia nei messaggi e nelle Lettere pastorali dei diversi vescovi coreani, diffusi in occasione dell’imminente periodo di Avvento, che inizia domani. Come l’agenzia Fides apprende dalla Conferenza episcopale coreana, nella Lettera pastorale intitolata “La Chiesa per cambiare il mondo”, il cardinale Nicholas Cheoung, arcivescovo di Seul, sottolinea: “La nostra missione nella società è quella di promuovere l’unità e risolvere i problemi sociali dei conflitti di classe, che sono causa di sfiducia e antagonismo. I cristiani - continua il porporato - sono chiamati a convertire il culto di mammona, l’edonismo, il consumismo, la cultura contraria alla vita, diffondendo il lievito dei valori e degli atteggiamenti cristiani, offrendo un esempio di pratica evangelica in famiglia e sui luoghi di lavoro”. Dal canto suo mons. Andreas Choi Chang-mou, arcivescovo di Kwagju, scrive che: “abbiamo bisogno di una nuova evangelizzazione, basata sul rinnovamento interiore degli individui e della comunità cristiana. La nuova evangelizzazione deve essere rivolta e vissuta in questi ambiti: in famiglia, tra le persone circostanti, nella società, e va sostenuta dalla vita sacramentale”. Nell’arcidiocesi di Daegu, il focus del Messaggio è invece rivolto alle celebrazioni per festeggiare i 100 anni di istituzione della diocesi, che prevedono, fra l’altro, il Sinodo diocesano. In altri messaggi i vescovi sottolineano l’urgenza della cura pastorale dei giovani e il riferimento ai martiri coreani come ispiratori della vita spirituale dei fedeli di oggi. (R.P.)

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    Doppio giubileo per le Chiese di Rwanda, Burundi e Congo

    ◊   I 50 anni dalla nascita delle attuali diocesi con la nomina dei primi vescovi autoctoni e i 25 anni dalla creazione dell’Aceac, l’associazione delle conferenze episcopali dell’Africa centrale: sono queste le due occasioni speciali che saranno celebrate nel doppio giubileo festeggiato dal 30 novembre al 6 dicembre dalle Chiese della Repubblica democratica del Congo, del Burundi e del Rwanda. Secondo l’Osservatore Romano, le celebrazioni prenderanno il via con un convegno organizzato dall’università cattolica del Congo sul tema ‘L’autonomia e la collaborazione delle Chiese particolari dell’Aceac dall’erezione della gerarchia episcopale locale nel 1959’. Grande attesa, inoltre, per la visita del cardinale Renato Raffaele Martino, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che parlerà dell’enciclica "Caritas in veritate" e porrà simbolicamente la prima pietra di un edificio panafricano, che sorgerà in seno all’ateneo cattolico congolese e che si occuperà di Dottrina sociale della Chiesa. In programma anche visite ai luoghi storici della spiritualità, come le chiese di San Leopoldo e Sant’Anna, e un pellegrinaggio dalla nunziatura apostolica alla parrocchia di Sant’Anna a Kinshasa-Gombe. Infine, la celebrazione eucaristica di chiusura dei giubilei nello stadio dei Martiri della Pentecoste. Con l’occasione, i vescovi delle tre Conferenze episcopali, già riunitisi nel sinodo speciale per l’Africa in Vaticano un mese fa, si ritroveranno l’1 e il 2 dicembre per fare il punto della situazione nei tre Paesi. (R.B.)

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    Congo: padre Lanaro ha fornito ai ribelli hutu solo aiuti umanitari

    ◊   “Quando c’è gente ammalata, che siano ribelli o soldati, noi curiamo il malato. È un codice per i medici e anche per i preti”. Così padre Alberto Lanaro, della Congregazione dei missionari saveriani da anni impegnato in Burundi, ha giustificato in un’intervista al quotidiano Avvenire i duemila dollari da spendere in medicine che suo fratello, padre Pier Giorgio Lanaro, missionario della sua stessa Congregazione, ha consegnato nella Repubblica Democratica del Congo ai ribelli del Fronte democratico per la liberazione del Rwanda. Il religioso, insieme con Franco Bordignon, infatti, è citato in un rapporto Onu sulla missione di pace in Congo per aver finanziato gruppi hutu responsabili di efferati massacri nel Paese. “Mio fratello – ha spiegato padre Alberto – aiuta le persone che sono fuggite. Inizialmente si è trovato a fare assistenza religiosa a questi ribelli che vivono sopra gli Altipiani e che, con le loro famiglie, avevano messo su i campi profughi”. Padre Pier Giorio Lanaro vive dal 1966 in Africa e da sei anni nella Repubblica Democratica del Congo. (R.B.)

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    Algeria: appello dei vescovi al dialogo interreligioso e alla riconciliazione nazionale

    ◊   “Volgiamoci verso il nostro Dio e Padre pieno di misericordia perché aiuti ciascuno ad assumersi, nel proprio ruolo, le proprie responsabilità. Che il nostro Dio ci aiuti a lottare contro le ingiustizie e la corruzione”: è quanto scrivono i vescovi dell’Algeria in un messaggio inviato ai fedeli dopo la pubblicazione delle conclusioni del recente Sinodo dei vescovi per l’Africa. Nel documento i presuli osservano che manifestazioni di protesta e di violenza in Algeria non sono che espressioni di una grande sofferenza e di un profondo grido di sconforto. “L’Algeria – sottolineano i vescovi – come altri Paesi dell’Africa, sta portando avanti un processo di riconciliazione nazionale. Come ricorda il Sinodo, la riconciliazione, il cui cuore è il perdono, non può realizzarsi senza giustizia né senza parole di verità”. Il documento firmato da mons. Ghaleb Bader, arcivescovo di Algeri, mons. Alphonse Georger, vescovo di Orano, mons. Claude Rault, vescovo di Laghouat-Ghardaia e da mons. Paul Desfarges, vescovo di Costantina-Ippona ripropone alcuni punti fondamentali del messaggio finale del Sinodo rinnovando l’appello a coltivare il dialogo interreligioso e a consolidare le relazioni tra cristiani e musulmani. “L’Algeria è chiamata a guardare la speranza – si legge nel messaggio dei presuli – e noi piccola comunità cristiana cattolica, desideriamo continuare a fare la nostra parte a servizio del Paese e contribuire alla fraternità fra tutti”. Infine un pensiero per gli studenti subsahariani che con la loro presenza nel nord Africa intensificano le relazioni tra gli Stati. Rinnovando poi l’invito a leggere e meditare il messaggio del Sinodo, i vescovi dell’Algeria esortano le comunità a pregare perché “ciascuno possa, secondo la propria vocazione, rispondere meglio all’appello: Africa alzati! Algeria alzati!”. (T.C.)

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    Kisangani: concluso l'incontro per i formatori dei seminari

    ◊   “Ho trovato una Chiesa viva, desiderosa di apportare il proprio contribuito alla promozione dell’uomo e allo sviluppo dell’area” dice all’agenzia Fides don Giuseppe Magrin, incaricato della formazione per la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che è appena rientrato da Kisangani, la più importante città del centro-nordorientale della Repubblica Democratica del Congo. Don Magrin ha partecipato al Seminario di formazione per i formatori dei seminari dell’Assemblea episcopale provinciale di Kisangani, che si è aperta il 18 novembre e si è conclusa ieri. Gli altri conferenzieri oltre a don Magrin, erano mons. Julien Andavo, vescovo di Isiro-Niangara e incaricato delle case di formazione della provincia ecclesiastica, mons. Jan Dumon, segretario della Pontificia Opera di San Pietro Apostolo e don Archange Kampi, della diocesi di Bunia e insegnante presso i Seminari maggiore e minore. Al seminario hanno partecipato 25 preti diocesani. “ I partecipanti al seminario erano particolarmente motivati, come dimostrato dal livello e dal numero delle domande da loro poste” dice don Magrin. Il sacerdote è rimasto particolarmente colpito “dal desiderio di miglioramento da parte degli abitanti di Kisangani, una città che convive ancora con le ferite dei violenti scontri del 1999 tra le truppe ugandesi e rwandesi per il controllo delle miniere d’oro che si trovano nelle sue vicinanze”. “I giovani in particolare desiderano studiare per avere migliori possibilità nella vita. Il governo intende potenziare la locale università e anche la Chiesa vuole dare il proprio contributo al miglioramento degli studi universitari” dice don Magrin. “La Chiesa locale, pur tra le carenze materiali, vuole proseguire con entusiasmo l’opera di evangelizzazione iniziata dai primi missionari, i Padri Bianchi. Furono loro, esperti del mondo islamico, a essere inviati in missione nell’allora Stanleyville, dove Henry Morton Stanley aveva avviato la costruzione della ferrovia con immigrati sudanesi, in gran parte musulmani. Per questo motivo Kisangani ospita oggi un’importante comunità musulmana” ricorda don Magrin. “I missionari hanno lavorato bene e la Chiesa e il clero locale sono il risultato dei semi sparsi da loro” conclude il sacerdote. (R.P.)

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    Cina: a Macao festa per i 400 anni dalla morte di padre Matteo Ricci

    ◊   Sono passati quattro secoli dalla morte di Matteo Ricci, il gesuita missionario italiano che a Macao ha imparato la lingua cinese, ha familiarizzato con la cultura locale e da lì ha iniziato la sua attività di educazione ed evangelizzazione. Per ricordarlo, il Matteo Ricci Institute ha organizzato un simposio, appena conclusosi, sul valore che può avere l’educazione gesuita nella Cina di oggi. “Lo scambio reciproco di conoscenze è un’esperienza educativa fondamentale”, ha detto ad Asianews padre Arthur Wardega, che ha presentato l’iniziativa per la quale sono arrivati a Macao accademici e studiosi da ogni parte del Paese, ma anche da Taiwan, Singapore, Corea, Vietnam e da alcuni Paesi occidentali. L’esperienza delle scuole tenute dai gesuiti ha aperto un nuovo contatto tra fede e cultura in Cina e ha funzionato da ponte per lo sviluppo e la civiltà dei popoli asiatici, contribuendo all’educazione cristiana in Corea, Hong Kong, Taiwan e Cina stessa. Secondo He Jianming, docente dell’università Renmin di Pechino, che ha analizzato l’educazione gesuita prima del 1950, cioè all’avvento di Mao Zedong, il metodo educativo gesuita potrebbe essere un’offerta ancora valida nella Cina di oggi. (R.B.)

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    Francia: i vescovi ortodossi lanciano un appello per l’ambiente

    ◊   Un appello ai cristiani alla salvaguardia dell’ambiente contro il riscaldamento climatico è quello che arriva alla comunità dai vescovi ortodossi francesi riuniti nei giorni scorsi a Parigi in assemblea (Aeof). Nel documento ufficiale che ha accompagnato la chiusura dei lavori, riporta l’Osservatore Romano, si parla del ruolo che le Chiese devono assumere nei confronti delle problematiche ambientali anche in vista del vertice Onu in programma a dicembre. Tra gli altri argomenti affrontati dai presuli, gli uffizi per i Santi locali e i nuovi Santi, la proliferazione delle traduzioni liturgiche e l’impatto pastorale, a volte negativo, che può derivarne, il lavoro con i giovani, la catechesi, la cappellania negli ospedali e nelle carceri, la formazione pastorale dei sacerdoti. In programma l’organizzazione di incontri pastorali interdiocesani e la seconda edizione del ‘seminario allargato’ sul lavoro delle commissioni dell’Aeof, che si terrà nell’aprile 2010. I vescovi, inoltre, alla presenza del metropolita Emmanuel, hanno ricordato la figura spirituale del patriarca Pavle di Serbia recentemente scomparso, e l’inaugurazione del seminario ortodosso russo nella regione parigina, diocesi di Chersonèse. L’Aeof, che raggruppa i vescovi ortodossi di Francia, ha sede a Parigi ed è stata creata nel 1997 come prosecuzione del Comitato interepiscopale ortodosso che ha l’obiettivo di assicurare il coordinamento delle attività di interesse comune e di dare impulso alla formazione teologica e pastorale, alla catechesi, alla vita liturgica, alle edizioni religiose, alla comunicazione e all’informazione. (R.B.)

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    Ucraina: a Leopoli il Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica

    ◊   Da domani sino al 9 dicembre si terrà a Leopoli il Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina. Al centro della sessione il tema della evangelizzazione. In particolare si cercheranno nuove strategie di evangelizzazione non solo in Ucraina, ma anche nei Paesi della diaspora. “Il primo compito della Chiesa – ha detto il cardinale Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč - è di diffondere il Vangelo. Noi cercheremo di capire come farlo meglio, come prepararci e come intendere questo lavoro. Il Sinodo - ha aggiunto - è un momento importante nella vita della nostra Chiesa e chiediamo a tutti coloro che ne sono consapevoli e che da esso si aspettano qualcosa, di pregare perché il Signore illumini i 49 Padri sinodali, in modo che le decisioni prese possano beneficiare tutta la nostra Chiesa e il nostro popolo. Il Sinodo infatti non è un parlamento in cui si decide con la maggioranza dei voti: è la ricerca della volontà di Dio da parte di coloro a cui è affidata alla Chiesa: i vescovi”. Il card. Husar ha inoltre ringraziato coloro che hanno contribuito alla preparazione del Sinodo con pareri e proposte sul tema principale: “Siamo grati a tutti coloro che hanno inviato le loro opinioni. Esse vengono attentamente vagliate e inserite nel materiale per il Sinodo”, ha detto il porporato. (L.Z.)


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    Roma: cerimonia per non dimenticare l’orrore del genocidio staliniano in Ucraina

    ◊   L’Holodomor, lo sterminio per fame che negli anni 1932-33 causò in Ucraina milioni di vittime, è stato evocato ieri in Campidoglio con una cerimonia ufficiale, promossa dall’ambasciatore in Italia Heorhii Cherniavskyi, che ha unito autorità civili, parlamentari, diplomatici e alcune centinaia di giovani studenti, per mantenerne viva e incontaminata la memoria. Fu un genocidio, ancora oggi poco noto o misconosciuto, che provocato da una carestia artificiale consapevolmente messa in atto dal regime comunista di Stalin - investì anche altre regioni dell’Unione Sovietica – non solo annientò i contadini come classe sociale, ma tentò di distruggere le fondamenta dell’identità nazionale e religiosa cristiana. Lo hanno illustrato e documentato vari oratori: la storica Olena Ponomareva docente dell’università La Sapienza, i giornalisti Gabriele Ratini e Giulio de Nicolais. Quest’ultimo, e così pure, l’on. Riccardo Migliori, presidente della delegazione italiana nell’assemblea partlamentare dell’Ocse, hanno citato papa Benedetto XVI che il 23 novembre dell’anno scorso, nel 75esimo anniversraio dell’Holodomor, auspicò vivamente che "nessun ordinamento politico possa più, in nome di una ideologia, negare i diritti della persona umana e la sua libertà e dignità”, assicurando preghiere “per tutte le vittime innocenti di quell’immane tragedia”. Anche l’on. Tetyna Kuzyk, che ha incarichi di carattere europeo, ha ricordato nel suo intervento il Santo Padre che ha invocato “la Santa Madre di Dio perché aiuti le nazioni a procedere sulle vie della riconciliazione e a costruire il presente e il futuro nel rispetto reciproco e nella ricerca sincera della pace”. La dott.ssa Serena Tajè Forni, dell’ufficio Relazioni internazionali del Comune di Roma, ha recato non solo il saluto, ma anche l’impegno del sindaco Gianni Alemanno perché la città che in forza della sua tradizione cristiana dà voce a tutti i popoli, continui a farne rispettare l’identità, specie in quest’epoca di globalizzazione confusa. Infine è stato proiettato il film “I vivi” di Sergiy Bukovsy, con le impressionanti testimonianze di sopravvisuti all’Holodomor, allora bambini. (A cura di Graziano Motta)

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    Sindone: la visita si prenoterà on line

    ◊   La visita a Torino della Sindone, da martedì primo dicembre, si prenota on line. È questo il servizio offerto dal sito www.sindone.org per il prossimo periodo di ostensione, tra il 10 aprile e il 23 maggio 2010. Nel capoluogo piemontese quattromila volontari accoglieranno - secondo le stime - tra il milione e mezzo e i due milioni di pellegrini; tra loro anche Benedetto XVI che sarà a Torino il 2 maggio. Come riporta l'agenzia Sir, dal Comitato diocesano per l’ostensione raccomandano di preferire i giorni feriali ai festivi, già tempestati dalle prenotazioni dei gruppi, aperte da un mese, provenienti da tutto il mondo. “Nei giorni feriali si potrà sostare un po’ di più davanti al Telo”, ha spiegato il presidente del Comitato, Giuseppe Ghiberti. Molte le prenotazioni dalla Russia e dai Paesi dell’Europa orientale, tanto che è stato deciso di tradurre il sito anche in russo, oltre che in inglese, francese, spagnolo e tedesco. (R.B.)

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    Don Chávez riconfermato alla guida dell’Unione Superiori generali
     

    ◊   È stato confermato alla presidenza dell’Unione Superiori generali (Usg) per il triennio 2009-2012, don Pascual Chávez, rettore maggiore dei Salesiani. “Un plebiscito unanime che ha indicato la stima e l’apprezzamento per il lavoro svolto negli ultimi anni”, l’ha definito l’agenzia informativa salesiana (Ans) citata dal Sir. Sacerdote dal 1973, quando fu ordinato in Messico a Guadalajara, don Chávez è rettore maggiore dal 2002 ed è anche Gran cancelliere della Pontifica università salesiana. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Russia. Bomba fa deragliare un treno: decine di morti

    ◊   È stata una bomba la causa del deragliamento del treno passeggeri in viaggio da Mosca a San Pietroburgo, che ha causato almeno 30 morti, 18 dispersi e circa 96 feriti, la metà dei quali in gravi condizioni. Il Comitato investigativo presso la Procura generale ha reso noto il ritrovamento di frammenti di un ordigno della potenza di sette kg di tritolo, attualmente all'esame degli artificieri. Fra le vittime anche Boris Yevstratikov, capo della Rosreserve, la Federal Reserve russa. Si parla di attentato terroristico. Nel 2007, una bomba sulla stessa linea fece deragliare un treno causando 60 feriti.

    India - clima
    A poco più di una settimana dall’apertura della Conferenza sul clima di Copenaghen, l’India si è detta pronta ad impegnarsi per la riduzione delle emissioni di gas serra, a condizione che si raggiunga un accordo generale “equo”. New Delhi è considerata il quarto inquinatore mondiale dopo Stati Uniti, Cina, e Russia, ed era l’unica grande potenza a non aver ancora formalizzato una posizione ufficiale in vista del vertice delle Nazioni Unite.
      
    Svizzera - referendum
    Vietare o meno l’edificazione di minareti e l’esportazione di armi: sono i due quesiti, molto diversi tra loro, sui quali sono chiamati a pronunciarsi domani i cittadini svizzeri. La proposta di inserire nella Costituzione elvetica il divieto di costruire minareti è stata presentata dalla destra nazional-conservatrice. La questione delle armi è stata sollevata dal cosiddetto Gruppo per una Svizzera senza esercito. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Secondo gli ultimi sondaggi, i due punti del referendum saranno bocciati, ma bisogna sottolineare che i pareri favorevoli all'iniziativa contro i minareti sono lievemente cresciuti nelle scorse settimane. L'iniziativa contro i minareti è stata lanciata nel 2007, sulla scia delle contestazioni dei progetti di costruzione di un minareto a Wangen (Canton Soletta) e a Langenthal (Canton Berna) da rappresentanti dei due partiti di destra: l'Unione democratica di centro e l'Unione democratica federale. Nel luglio 2008, i promotori hanno depositato l'iniziativa munita di quasi 114 mila firme valide: 100 mila è il minimo necessario per sottoporre un'iniziativa al verdetto popolare. Il governo ed il parlamento hanno fatto campagna contro l'iniziativa. Per essere approvata, la proposta dovrebbe ottenere la doppia maggioranza, dei votanti e dei cantoni.

     
    Sulla questione, il nostro collega della redazione francese, Thomas Chabol, ha chiesto una riflessione a mons. Nicolas Betticher, vicario generale della Diocesi di Losanna, Ginevra, Friburgo:

    R. - Je penses que le débat aujourd’hui sera autour de la question…
    Io credo che il dibattito oggi sarà centrato anzitutto sulla questione della discriminazione e se ne comprende bene il perché. Bisogna anzitutto capire che la proposizione di questa iniziativa è finalizzata a modificare la Carta federale, introducendovi un articolo che discrimina una comunità religiosa o, meglio, discrimina le comunità musulmane nel nostro Paese. Questo è evidentemente e totalmente inaccettabile già dal semplice punto di vista del semplice diritto. Sistematicamente, noi abbiamo ricordato - e i vescovi lo hanno ribadito già dall’inizio di settembre - che non bisogna far subire ai musulmani quello che già i cristiani hanno vissuto nel XIX secolo, cioè impedire la costruzione di un vescovado senza l’autorizzazione del Consiglio federale. A questo riguardo, noi abbiamo impiegato 150 anni per correggere questa ingiustizia e questa discriminazione. Appare, quindi, molto importante oggi farsi guidare dalla storia e non dare inizio nuovamente ad una battaglia che è già stata condotta ormai due secoli fa.

     
    Conferenza internazionale per l'Afghanistan
    L’attesa Conferenza internazionale sull’Afghanistan si terrà a Londra il 28 gennaio 2010. Lo ha annunciato oggi il premier britannico, Gordon Brown. Per martedì prossimo è invece prevista la presentazione della nuova strategia militare statunitense da parte del presiedente americano Barack Obama.

    Afghanistan: presunte violenze in una prigione americana
    Due ragazzi afghani di 17 e 15 anni accusano i soldati americani di averli picchiati, fotografati nudi e privati del sonno in una cella d'isolamento di una sezione separata della prigione di Pul-i-Charkhi, in Afghanistan. Il più giovane, Abdul Rashid, ha riferito che gli venivano mostrate immagini pornografiche accanto a una foto di sua madre. Agli ispettori della Croce Rossa è stato negato l'accesso nella struttura, che ha continuato ad essere operativa anche dopo l'ordine esecutivo del presidente Obama di chiudere le prigioni segrete della Cia, ma non quelle delle Special Operations Forces. I due ragazzi sono stati trasferiti in un carcere minorile.

    Cina: nuovo incidente in una miniera
    Ancora un incidente, il terzo in una settimana, in una miniera cinese. Dieci minatori sono rimasti uccisi dopo un'esplosione, provocata da una fuga di gas, nella miniera di carbone di Zhenxing, nella provincia sud occidentale di Guizhoi. L'incidente è avvenuto mentre 172 persone si trovavano al lavoro. Un altro incidente è avvenuto ieri pomeriggio, nella provincia nord occidentale di Jilin, dove i soccorritori stanno ancora cercando di salvare 17 minatori intrappolati in una miniera allagata. Ma l'incidente più drammatico è avvenuto una settimana fa, quando 108 minatori sono rimasti uccisi nell'esplosione avvenuta in una miniera nella provincia di Heilongjiang.

    Cina: aereo cargo si schianta contro hangar
    Tre persone sono morte e altre quattro sono rimaste ferite in seguito allo schianto di un aereo cargo MD11 presso l'aeroporto internazionale di Pudong, in Cina. Il velivolo stava preparandosi al decollo quando ha preso fuoco, continuando a muoversi ancora per un chilometro sulla pista prima di schiantarsi contro un hangar. L'aereo cargo, immatricolato nello Zimbabwe, era diretto in Kirghizistan. Dopo l'incidente, le autorità cinesi hanno chiuso l'aeroporto.

    Bangladesh: affondato traghetto, morti almeno sette bambini
    È di 14 morti, la metà bambini, il bilancio delle vittime del naufragio avvenuto ieri sera nel fiume Tentulia, distretto bengalese di Bhola. Il traghetto “Coco-4” aveva a bordo 2000 passeggeri, il triplo della sua capacità normale. Secondo la stampa bengalese, sull'imbarcazione c'erano numerosi fedeli che si spostavano per le celebrazioni religiose di Eid al-Adha, la festa islamica del sacrificio.

    Italia: pillola abortiva
    “Una chiarificazione importante, ma i rischi per la donna non scompariranno, non condivideremo mai logiche di morte”. Così, in sintesi, si è espresso Lucio Romano, presidente dell’Associazione Scienza e vita dopo il parere, sulla pillola abortiva RU 486, del ministro della Salute, Maurizio Sacconi. In un documento inviato ieri all’Agenzia italiana del farmaco, si ribadisce che l’intera procedura abortiva va seguita esclusivamente in ospedale e si richiede l’emanazione di nuove linee guida da parte dell’Aifa. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dello stesso Lucio Romano:

     
    R. - Certamente doverosa era l’indagine conoscitiva da parte della Commissione igiene e sanità del Senato, così come altrettanto doveroso era l’intervento del ministro Sacconi. E’ una chiarificazione in merito alle criticità e alle incongruenze dell’uso dell’aborto chimico, non solo secondo l’applicazione della legge 194, ma anche per quanto riguarda tutte le perplessità inerenti alla sicurezza delle donne.

     
    D. - Il ministro ribadisce che tutto il procedimento dovrà svolgersi in ospedale...

     
    R. - Sulla reale applicazione di un regime ordinario, io ho delle grandissime perplessità in merito, perché ritengo che una donna - per quanto possa essere più o meno indotta con consenso informato sull’obbligatorietà di rimanere ricoverata in un regime per l'appunto ordinario - difficilmente rimarrà ricoverata per tre o quattro giorni. Se ne assumerà tutta la responsabilità attraverso la firma di autodimissione. Noi assisteremo così ad un aborto fai-da-te, ad un aborto in casa, ad un aborto nella solitudine.

     
    D. - Si attendono ora nuove linee dall’Aifa?

     
    R. - Senza dubbio, e soprattutto che siano più specifiche per quanto riguarda il regime di ricovero ordinario. Nella precedente delibera, l’espressione non era molto chiara, molto puntuale per quanto riguardava il tipo di ricovero: si parlava genericamente di un ricovero, ma non veniva specificato se avveniva in regime di day hospital o in regime ordinario.

     
    D. - L’utilizzo della RU486 entra in contrasto con la legge 194 sull’aborto. Alcuni parlano di un paradosso: chi prima difendeva la vita, adesso sostiene la legge abortista per impedire la commercializzazione della pillola…

     
    R. - E’ opportuno che tutti sappiano che, di fatto, coloro che vogliono la liberalizzazione dell’uso della RU486 in realtà vogliono modificare la legge 194 nella sostanza. Vale a dire anche per quanto riguarda quella minima azione di prevenzione cosiddetta "post-concezionale", molto, molto disattesa da coloro che applicano la 194. Che da parte nostra ci si esprima contro la RU486 non significa certamente che noi siamo a favore dell’aborto e tanto meno a favore dell’aborto chirurgico, ma siamo a favore di una educazione alla vita, alla formazione di un sentimento morale. Siamo a favore della prossimità umana, una vicinanza che significa sollievo sotto il profilo psicologico, economico, con politiche sociali e familiari di aiuto alle donne, che significa quindi una educazione alla vita.

     
    Honduras
    In Honduras,, oltre 4,6 milioni di elettori saranno chiamati domani all’appuntamento con le urne per le elezioni presidenziali. Tra i candidati non figurano né il deposto capo di Stato Manuel Zelaya, né il presidente ad interim, Roberto Micheletti, insediatosi dopo il golpe dello scorso 28 giugno. Sono cinque i contendenti in lizza: il favorito è Porfirio Lobo, del Partito nazionale. Lo sfidante più accreditato è Elvin Santos del Partito liberale.
     Namibia
    Sono stati aperti ieri mattina i seggi per le elezioni politiche e presidenziali in Namibia, che proseguiranno fino a stasera. Si tratta della quarta consultazione dall'indipendenza del Paese dal Sudafrica, nel 1990. L'esito del voto sembra scontato, con la vittoria quasi certa dello Swapo, l'Organizzazione del popolo del Sud Africa Occidentale, da sempre al potere con larghissima maggioranza.

    Terremoto in Nuova Zelanda e Indonesia
    Un terremoto di magnitudo 6,2 si è verificato nella remota isola di Sumba, nell’Indonesia orientale. L'epicentro del sisma è stato registrato ad una profondità di 30 chilometri, a circa 195 chilometri a sudovest da Waingapu. L'Agenzia di meteorologia e geofisica non ha lanciato l'allarme tsunami. Un altro terremoto di 6.1 è stato registrato a nord della Nuova Zelanda. L'epicentro si è verificato vicino a Raoul Island, un'isola disabitata. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 332

     
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